Informazione
Bivši šef diplomatije Živadin Jovanović promovisao knjigu u Novom Sadu. Predaja Kosova i Metohije značila bi pripremu terena za nove zahteve teritorija koje Srbiji pripadaju – poručio Jovanović...
У понедељак, 19. новембра у клубу „Трибина младих“ Културног центра Новог Сада, представљена је књига „1244 – кључ мира у Европи“ некадашњег министра иностраних послова СРЈ Живадина Јовановића. Поред аутора, о књизи су говорили: Драган Лакићевић, директор Српске књижевне задруге, Чедомир Штрбац, дипломата, и Милорад Вукашиновић, новинар и публициста...
VIDEO: https://www.facebook.com/237292086351340/videos/1903920453033752/
Реч амбасадора Драгомира Вучићевића на промоцији књиге „1244 – кључ мира у Европи“ 28. септембра 2018. у СКЗ
„Посета председника Вучића Кини и потписивање нових уговора доприносе јачању међународне позиције Србије. Није чест случај да овако мала земља има такву сарадњу и политичке контакте са Кином, то значи да јача и позиција Србије у преговорима о решавању статуса Косова и Метохије“, кажу саговорници емисије „На нишану Лазанског“...
Gosti Miroslava Lazanskog su Živadin Jovanović, bivši ministar spoljnih poslova SRJ i novinar, dugogodišnji dopisnik iz Amerike, Indije i Japana Milan Mišić....
http://www.beoforum.rs/komentari-beogradskog-foruma-za-svet-ravnopravnih/962-zivadin-jovanovic-intervju-odbrana.html
La più antica casa editrice serba, la Cooperativa letterari, ha di recente stamapato il libro “1244. Una chiave per la pace in Europa”, di Zivadin Jovanovic, ex ministro degli esteri della Yugoslavia (1998-2000). Il libro è stato presentato al pubblico e ai media da Dragan Lakicevic, direttore della Cooperativa, dal prof. Milo Lompare dall’ambasciatore in pensione Dragomir Vucievic e dall’autore.
Si tratta di una raccolta di articoli, interviste e discorsi in pubblico dell’autore, riguardo alla provincia autonoma serba del Kosovo e Metohija, pubblicati negli ultimi 20 anni (dal 1997 fino al settembre 2018). Le 890 pagine del libro sono suddivise in 5 capitoli: Il Tempo del Terrorismo, Il Tempo dell’Aggressione, Il Tempo delle Illusioni, Il Tempo del Risveglio e I Documenti.”.
I revisori sono stati l’accademico Vlado Strugar, il prof. dott. Milo Lompar, il prof. Cedomir Strbac e i redattori l’ambasciatore (in pensione) Dragomir Vucicevic e lo scrittore Dragan Lakicevic. Gli editori: il Forum di Belgrado per un Mondo di Uguali e la Cooperativa letteraria serba.
Secondo il prof. Lompar il libro riflette la continuità delle opinioni dell’autore sullo Stato e gli interessi nazionali della Serbia e del popolo serbo, chiaramente riconoscibili nella sua pluridecennale carriera in diplomazia e nei suoi impegni pubblici. L’impegno incessante dell’autore nel sostegno del totale rispetto dei principi fondamentali del Diritto internazionale e della risoluzione 1244[1] del Consiglio di sicurezza, nel risolvere il problema della provincia serba del Kosovo e Metohija riflette la sua comprensione dell’importanza attuale e a lungo termine del Kosovo e Metohija non solo per la Serbia e il popolo serbo, ma anche per la pace e la stabilità nei Balcani e in Europa.
Il prof. Lompar fa rilevare che con oltre 1.300 monumenti medievali serbi, sede del Patriarcato serbo ortodosso, la provincia del Kosovo e Metohija è profondamente intrecciata all’identità statale, nazionale, culturale e religiosa serba. E conclude affermando che il libro di Zivadin Jovanovic riafferma le radici dello Stato e la tradizione della nazione serba ristabilita nel XIX secolo, come pure il diritto all’uguaglianza e all’autogoverno di tutti i cittadini e comunità nazionali della provincia indipendentemente dalla loro nazionalità e religione. Lompar loda in particolare il grande valore documentario del libro come suo aspetto principale.
Parlando degli argomenti chiave dell’autore l’ambasciatore Vucicevic sottolinea la necessità che la Serbia rivolga maggior attenzione a se stessa e ai propri interessi a lungo termine, e in grado minore invece alle attuali aspettative di una certa cricca internazionale che, nella sua collocazione nei riguardi della Serbia, è guidata unicamente dai propri interessi geopolitici. La Serbia dovrebbe basarsi sui principi fondamentali della legge internazionale e sulle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, indipendentemente da chi trovi questo giusto o meno, e sviluppare rapporti equilibrati con tutti gli attori internazionali, in particolare con amici fidati di vecchia data che non hanno preso parte all’aggressione NATO e non hanno riconosciuto la successiva, illegale e unilaterale secessione. Vucicevic ha sottolineato la tesi dell’autore secondo cui la Serbia ha bisogno dell’Unione europea solo nella misura in cui l’Unione europea ha bisogno della Serbia, e che entrare nell’Unione come membro è un traguardo legittimo se non è condizionato dall’imposizione di rinunciare alla sovranità e all’integrità territoriale serba. Una soluzione equa e durevole per il Kosovo e Metohija, ammonisce Vucicevic. è possibile solo sulla base del rispetto dei principi espressi nella carta della UE, nell’Atto finale OSCE (1975), nella Risoluzione del CS ONU 1244 (1999) e nella Costituzione della Serbia. Tentativi di imporre alla Serbia soluzioni che legalizzino violazioni dei principi basilari della legge internazionale e della Cooperazione e Sicurezza europea, come pure delle risoluzioni del CS dell’ONU, aprirebbero la via al diffondersi dell’instabilità e all’escalation del potenziale di conflitto nei Balcani e in Europa.
L’autore Z. Jovanovic ha ricordato che la Risoluzione 1244 è stata il risultato di due mesi di negoziati estremamente difficili, con la mediazione russa e mentre l’aggressione NATO era in corso. Secondo lui è assai improbabile che gli odierni ristretti negoziati di Bruxelles possano produrre una soluzione equilibrata, giusta e sostenibile per il problema del Kosovo e Metohija. Se l’Occidente non fu in grado di porre fine alla guerra della NATO nel 1999 senza il ruolo chiave della Russia (Victor Chernomirdin) quanto è realistico ora, vent’anni dopo, risolvere la questione dello status del Kosovo e Metohija, che è la conseguenza principale di quella guerra, tenendo la Russia al di fuori dell’intero processo? Forse che la Russia di Putin è oggi meno rilevante, meno capace di soluzioni pacifiche ai problemi internazionali, incluso quello dal Kosovo e Metohija? O per metterla in modo diverso, forse che l’Occidente è oggi più forte e dominante nell’arena globale ed europea di quanto non fosse nel 1999? Jovanovic aggiunge che la Risoluzione 1244 del 1999 comprende le posizioni e gli interessi di tutti i principali attori nelle relazioni europee e globali, incluse Russia e Cina. Ammesso che ciò fosse vero nel 1999, al picco del dominio dell’ordine mondiale unipolare, ne consegue che oggi, sullo sfondo di rapporti globali multipolari, ciò è non meno che imperativo. La proposta di risolverlo all’interno di una modalità solo europea rivela l’intenzione di escludere la Russia e la Cina e di ricorrere al ricatto per imporre gli interessi geopolitici dell’Occidente, cioè, della UE e della NATO. Accettare questi tentativi andrebbe contro le tendenze globali e risulterebbe in ulteriore destabilizzazione dei rapporti nei Balcani e in Europa invece che giungere a una soluzione equilibrata e sostenibile.
Jovanovic ha anche ricordato il prossimo 80° anniversario dell’Accordo di Monaco sui Sudeti, concluso per ‘proteggere’ i diritti della minoranza nazionale tedesca e ‘salvare’ la pace in Europa. Tutti sappiamo, ha ammonito Jovanovic, chi prese parte a questo accordo e chi fu intenzionalmente escluso, e quale fu il risultato di questo ‘accordo legalmente vincolante’ del 30 settembre 1938.
Traduzione di Claudia B. per Forum Belgrado Italia/CIVG
[1] Questa risoluzione che, adottata al Consiglio di sicurezza il 19 giugno 1999 pose fine all’aggressione NATO alla Serbia (FRY) durata 78 giorni, garantisce la sovranità e l’integrità territoriale della Serbia e la sostanziale autonomia per la provincia del Kosovo e Metohija all’interno della Serbia (FRY). Ciò nonostante, la leadership della provincia ha proclamato unilateralmente la secessione dalla Serbia nel 2008, che venne riconosciuta dai membri della NATO e della UE, a parte la Spagna, la Romania, la Slovacchia, la Grecia e Cipro
According to Professor Milo Lompar the book reflects continuity of the author’s views on statehood and national interests of Serbia and the Serbian people, readily recognizable in his decades-long career in diplomacy and in his public engagements. Author’s continuous advocacy for the full respect of the basic International Law Principles and UN Security Council Resolution 1244 in resolving the problem of the Serbian Province of Kosovo and Metohija reflects both – his understanding of the long-term and current importance of Kosovo and Metohija, not only for Serbia and the Serbian people, but also for the peace and stability in the Balkans and Europe. With over 1.300 Serbian medieval monuments, headquarters of the Serbian Orthodox Church Patriarchy - Kosovo and Metohija is deeply interwoven in the state, national, cultural and religious identity – considers professor Lompar. He concluded that the book of Mr. Živadin Jovanović reaffirms the statehood roots and tradition of the Serbian nation re-established in XIX century as well as the right to equality and self governance of all citizens and national communities living in the Province regardless of their nationality or religion. He particularly praised high documentary value of the book as its special feature.
The author recalled that UN SC Resolution 1244 (1999) was the outcome of extremely difficult two-month negotiations under Russian mediation, while the NATO aggression was unfolding. According to him, it is quite improbable that present day narrow and closed Brussels’ negotiations format would produce balanced, just, and sustainable solution to Kosovo and Metohija problem. If the West was unable to end the NATO War in 1999 without the key role of Russia (Victor Chernomirdin) how realistic is now, 20 years after, to resolve the issue of the status of Kosovo and Metohija being the main consequence of that war, keeping Russia outside of the whole process! Is Russia of Putin today less relevant, less capacitated for peaceful solution of international problems, including problem of Kosovo and Metohija?! Or to put it differently, is the West stronger, dominant player in the global and European arena today than it was in 1999!? Jovanovic added that UN SC Resolution 1244 (1999) comprises the positions and interests of all key actors in European and global relations, Russia and China included. Taking that this was true back in 1999 -- at the peak of dominance of the unipolar world order – it follows that today, under the backdrop of multipolar global relations, this is no less than imperative. A bid to resolve it within an EU-only format reveals intention to exclude Russia and China and to resort to blackmailing in order to impose geopolitical interests of the West, namely, the EU and NATO. Acceptance of such attempts would go against the global trends, and would result in further destabilization of relations in the Balkans and in Europe rather than in introducing a balanced and sustainable solution.
Jovanović recalled of the coming 80th anniversary of the Munich Agreement on Sudetenland ostensibly to ‘protect’ the rights of the German national minority and ‘save’ the peace in Europe. We all know who took part in, and who was intentionally excluded from, this ‘agreeing’ and what was the outcome of this ‘comprehensive legally binding agreement’ of 30 September 1938 – warned Jovanović.
di Davide Conti, 20.11.2018
Un programma razzista, liberticida e dittatoriale fin dagli anni 20. Le sanguinarie imprese del fascismo in Jugoslavia, Albania, Grecia. Il duce: “Quando l’etnia non va d’accordo con la geografia, è l’etnia che deve muoversi; gli scambi di popolazioni e l’esodo di parti di esse sono provvidenziali perché portano a far coincidere i confini politici con quelli razziali”
Il consiglio ha reso pubblica la dichiarazione speciale sulla "Posizione della Chiesa Ortodossa Serba sulla crisi della chiesa in Ucraina dopo le recenti decisioni del Patriarcato di Costantinopoli".
"In primo luogo il consiglio si rammarica che il Patriarcato di Costantinopoli abbia preso una decisione canonicamente irragionevole per riabilitare e riconoscere i due leader scismatici della chiesa ortodossa in Ucraina Filarete di Kiev e il metropolita Makariy insieme al loro clero", si afferma nella dichiarazione.
Si fa notare che "il Santo Concilio dei Vescovi ritiene che questa decisione del Sinodo di Costantinopoli non sia vincolante per la Chiesa Ortodossa Serba".
Le autorità di Kiev stanno cercando di ottenere l'autocefalia dal Patriarcato di Costantinopoli per la struttura ecclesiastica non canonica in Ucraina. A metà ottobre il Patriarcato di Costantinopoli ha annunciato l'avvio di questa procedura.
Il Sinodo della Chiesa Ortodossa Russa ha definito le azioni di Costantinopoli scismatiche ed ha rotto i rapporti.
Secondo il metropolita Hilarion, Costantinopoli ha perso il diritto di definirsi il centro di coordinamento dell'Ortodossia.
Дводневно заседање Светог Архијерејског Сабора Српске Православне Цркве (6. – 7. новембар текуће године) било је посвећено трима главним темама – стању на Косову и у Метохији, унапређењу школства и просвете у Српској Православној Цркви и црквеној кризи у Украјини после најновијих одлука Цариградске Патријаршије. Своје виђење стања на Косову и Метохији, као и перспективу борбе за очување те мученичке српске покрајине у саставу Србије у условима непрестаних провокација вођства лажне државе и сталних притисака великих западних сила, Сабор је предочио нашој јавности посебним саопштењем.
Њој је мање-више већ позната и делатност Сабора на пољу црквеног школства и просвете, али саборски став по питању Цркве у Украјини само делимично. Разлог за то је чињеница да је о саборском ставу требало најпре службено обавестити све Православне Цркве, почевши од Цариградске и Московске Патријаршије, и то на одговарајућим језицима (грчки, руски и енглески), а за тај посао је било потребно извесно време. Пошто је то учињено, сада је тренутак да се став Српске Православне цркве изнесе у целости пред нашу јавност.
Сабор најпре са жаљењем констатује да је Цариградска Патријаршија донела канонски неутемељену одлуку да рехабилитује и за епископе призна двојицу вођâ расколничких групација у Украјини, Филарета Денисенка и Макарија Малетича, заједно са њиховим епископатом и клиром, од којих је први својевремено канонски лишен чина, а потом искључен из црквене заједнице и подвргнут анатеми, а други је ионако лишен апостолског прејемства као духовни изданак секте такозваних самосветих, због чега Свети Архијерејски Сабор ту одлуку цариградског Синода сматра необавезујућом за Српску Православну Цркву.
Сабор не признаје наведене личности и њихове следбенике за православне епископе и клирике и, следствено, не прихвата литургијско и канонско општење са њима и њиховим присталицама.
И на крају, Сабор предлаже Цариградској Патријаршији и свим осталим помесним аутокефалним Православним Црквама да се питање аутокефалије и питање православне дијаспоре што скорије размотре на свеправославном сабору, како би се потврдили и оснажили саборност и јединство Православне Цркве и убудуће избегла искушења као што је ово кроз које сада пролази свето Православље.
Епископ бачки Иринеј,
портпарол Српске Православне Цркве
La concessione dell'autocefalia alla Chiesa ortodossa ucraina da parte del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli non solo ha incrinato i rapporti tra Kiev e Mosca (già non proprio idilliaci), bensì anche quelli tra le varie Chiese e, in particolare, tra Mosca e Costantinopoli
(Pubblicato originariamente da East Journal il 12 ottobre 2018)
Si è concluso l'11 ottobre scorso il Sinodo del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, dove è stata a lungo discussa la discordante questione sulla concessione del tomos per l’autocefalia della Chiesa ortodossa ucraina, facendo rimanere col fiato sospeso i media internazionali per ore. In seguito a tre giornate di incontri, la decisione è stata emessa a favore di Kiev.
La vittoria di Kiev
La proclamazione di autocefalia concessa dal Patriarcato ecumenico nella giornata di ieri è stata acclamata dal presidente ucraino Petro Porošenko come un successo ed un sogno realizzato: “Questa è la caduta della Terza Roma, l’antichissima formula utilizzata per definire Mosca e il suo dominio sul mondo”, ha sottolineato il presidente in carica, il quale considera il tomos l’ennesimo atto di dichiarazione d’indipendenza per il paese. La campagna elettorale di Porošenko può quindi proseguire tranquilla e smentire i primi commenti sarcastici apparsi sui social ancora prima dello concludersi del concilio ecumenico, che avevano definito “sfortunato” il mese di ottobre per il presidente. La conquista di questa nuova indipendenza, tuttavia, non termina qui: la strada è ancora lunga e si parla di un processo che si dilaterà sui prossimi 4-5 anni almeno.
La disposizione di autocefalia è ufficiale, tuttavia i dettagli del tomos sono ancora in fase di studio. Il Sinodo li ha discussi in presenza degli arcivescovi Danil e Hilarion, rappresentanti esteri della Chiesa ortodossa ucraina, nominati lo scorso 7 settembre. Tra le risoluzioni che sono state confermate finora compaiono il ripristino dell’unità stavropegica del Patriarcato ecumenico a Kiev e la reintegrazione ufficiale del patriarca Filaret Denisenko e i suoi seguaci a capo della nuova Chiesa ucraina ortodossa. Inoltre, si revoca la lettera sinodale del 1686, che concedeva al patriarca di Mosca il diritto di ordinare il metropolita di Kiev, proclamando così la dipendenza canonica dalla Chiesa Madre di Costantinopoli.
La sconfitta di Mosca
La principali preoccupazioni che hanno tenuto per mesi il mondo religioso ortodosso con il fiato sospeso sembrano quindi essere diventate realtà. Non si sono incrinati solamente i rapporti tra Kiev e Mosca (già non proprio idilliaci), bensì anche quelli tra le varie Chiese e, in particolare, tra Mosca e Costantinopoli.
L’effetto che la notizia ha avuto su Mosca, sebbene prevedibile, è da considerarsi addirittura catastrofico. La Chiesa ortodossa russa aveva già avvertito il sommo patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I, che nel caso in cui il Sinodo avesse concesso il tomos (se non ora, in futuro), qualsiasi rapporto tra Mosca e Costantinopoli sarebbe cessato, portando ad un nuovo scisma. “Conoscete bene la posizione della Chiesa ortodossa russa su questo tema e, naturalmente, non vogliamo che venga presa alcuna decisione che possa condurre a una profonda spaccatura nel mondo dell’Ortodossia”, ha dichiarato Dmitrij Peskov, portavoce del presidente russo Vladimir Putin. Il tomos, quindi, provocherà inevitabilmente il distacco della Chiesa ucraina dall’orbita della Russia, la quale definisce il verdetto tragicamente: “Oggi il Patriarcato di Costantinopoli ha preso decisioni catastrofiche, in primo luogo nei riguardi di se stesso e dell’Ortodossia intera”, ha riferito Aleksandr Volkov, portavoce del patriarca ortodosso russo Kirill, aggiungendo: “Il Patriarcato di Costantinopoli ha oltrepassato il limite”.
Il resto del mondo ortodosso non si è ancora pronunciato apertamente in merito, sebbene la posizione timorosa del patriarca serbo Ireneo fosse già nota, come anche quella del metropolita bielorusso Pavel , preoccupato relativamente al sorgere di tensioni ulteriori e di una scissione definitiva all’interno del mondo ortodosso. A schierarsi dalla parte dei russi sembra esserci la Chiesa ortodossa di Antiochia. Guidata da Giovanni X (Yagizi) la Chiesa siriaca è da sempre molto vicina a quella russa, in quanto storicamente è quella tra i cinque patriarcati (Roma, Costantinopoli, Gerusalemme, Alessandria e Antiochia) che ha ricevuto una protezione politica e ecclesiastica da Mosca durante la dominazione ottomana. Yagizi e i suoi vescovi considerano Mosca la “Chiesa Madre”, titolo che le due capitali si contendono da secoli. Il patriarca Filaret Denisenko, tuttavia, lo ribadisce : Kiev, dal punto di vista ecclesiastico, è la Chiesa madre di Mosca, e non viceversa. È stata la Chiesa russa a separarsi dalla metropoli di Kiev, facente parte del Patriarcato di Costantinopoli. Ciò evidenzia che noi, Chiesa ucraina, siamo figli del Patriarcato di Costantinopoli, e la Chiesa russa è una chiesa figlia, e non madre, della Chiesa ucraina”.
Insomma, la situazione attuale, oltre ad essere ingarbugliata, sembra proprio aver scatenato l’inferno. Il famoso teologo e e filosofo russo Andrej Kuraev lo aveva previsto, scrivendo sul suo blog: “La questione è una sola: quando la locomotiva di Mosca si scontrerà con l’espresso di Istanbul, mandando in frantumi il calice eucaristico, quali altre Chiese avranno il coraggio di seguire Mosca e rompere con Costantinopoli?”.
Breve riassunto delle tappe per la richiesta di autocefalia:
- Il 19 aprile, la Verchovna Rada ha sostenuto l’appello che il presidente ucraino Petro Porošenko ha rivolto al patriarca ecumenico di Constantinopoli Bartolomeo I al fine di ottenere la concessione dell’autocefalia per la Chiesa ortodossa ucraina.
- Il 22 aprile il presidente Porošenko annuncia che il Patriarcato ecumenico ha iniziato a considerare la richiesta.
- A luglio, Bartolomeo conferma la sua intenzione di conferire l’autocefalia.
- Il 7 settembre il patriarca ecumenico Bartolomeo nomina due esarchi in preparazione alla concessione dell’autocefalia alla Chiesa ortodossa ucraina.
- L’11 ottobre il Sinodo firma ufficialmente il tomos per concedere l’indipendenza della Chiesa ucraina da Mosca.
Dichiarazione di Natalia Vitrenko, Presidente del "Consiglio delle donne ortodosse di Ucraina"
Il golpe di Maidan ha portato al popolo ucraino. Nascondendosi con cura dietro slogan patriottici, teorizzando il tema dell’aggressione russa, crescendo sulla fiducia, sulla mancanza di informazioni e la mancanza di organizzazione della popolazione nel nostro paese, si implementano processi socio-economici e politici devastanti.
Utilizzando la protezione dei padroni occidentali, calpestando i diritti costituzionali e della Convenzione dei cittadini, la Rada Suprema dell'Ucraina si è azzardata a toccare i valori spirituali di milioni di cittadini ortodossi del nostro paese, includendo nell'ordine del giorno per il voto del 18/05/2017, i disegni di legge "Sulla modifica della legge dell'Ucraina circa la libertà di coscienza e le organizzazioni religiose», (N4128 del 2016/02/23 e "Sullo status speciale di organizzazioni religiose, i cui capi si trovano nel paese dichiarato dalla Rada Suprema dell'Ucraina, come uno stato-aggressore », (N4511 del 22.04 del 2016.
L'essenza di questi disegni di legge è l'eliminazione della Chiesa canonica ortodossa ucraina, con la scusa di una sua presunta subordinazione di uno stato-aggressore. Il meccanismo del sequestro per la distruzione dei luoghi di culto della Chiesa ortodossa canonica sta nel fatto che la legge N4128 permetterà a qualsiasi persona, attraverso una "autocertificazione", di dichiararsi fedele di una Chiesa qualsiasi, e poi con una semplice maggioranza dei presenti alle riunioni, attraverso cambiamenti nello statuto della chiesa di effettuare un esproprio dalla Chiesa Madre (Patriarcato di Mosca) per aderire all’autoproclamato, non riconosciuto da nessuno e non canonizzato “Patriarcato di Kiev".
Questo apre la possibilità per i gruppi di altre fedi di un'alleanza con i militanti neonazisti, di andare in giro per le parrocchie ortodosse dell’Ucraina e con l'inganno, il terrore e la maggioranza creata artificialmente, di appropiarsi dei luoghi di culto della Chiesa Ortodossa Ucraina e metterli a loro disposizione.
Con un'altra delle leggi, congiuntamente alla N4511, in realtà lo stato crea una autorità di controllo regionale e centrale delle comunità ortodosse sequestrate ed esercita il suo controllo sulle attività della chiesa.
Una tattica simile per favorire la separazione, lo smembramento in più piccole "chiese autocefale", apparentemente indipendenti, fu utilizzata dagli occupanti nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Secondo i piani dei nazisti, per la conquista dei popoli, di coloro che consideravano “razza inferiore”, come per esempio tutti gli slavi, la loro libertà religiosa doveva essere un fenomeno temporaneo, una "transizione" prima del pieno controllo delle loro coscienze, della modifica dei loro valori morali, privati della fede ortodossa.
La nostra organizzazione ortodossa delle donne ucraine condanna fermamente le proposte di legge di cui sopra, le considera anticostituzionali, provocatorie di una sanguinosa guerra civile, sulla base dei conflitti interconfessionali e gravi violazioni dei diritti e delle libertà dei credenti ortodossi in Ucraina.
Questi due progetti di legge sono volti a minare la sicurezza nazionale dell'Ucraina, perché sono in contrasto con gli art.2 , 5 e 6 della legge dell'Ucraina "sui fondamenti della sicurezza nazionale dell'Ucraina", con gli art.3, 21, 22, 23 e 35 della Costituzione Ucraina, con gli articoli 9 e 10 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, e con l'articolo 19 del Patto internazionale sui diritti civili e politici.
Gli articoli citati non solo proteggono i diritti e le libertà dei credenti ortodossi, ma anche impediscono allo Stato di interferire negli affari della Chiesa e non consentono ai deputati di votare per questi disegni di legge.
Un falso cinico nel progetto di legge N4511 è la pseudo-subordinazione della Chiesa Ortodossa Ucraina allo stato aggressore. Questo è un falso perché sia in Russia sia in Ucraina, la Chiesa è separata dallo Stato, fatto questo sancito nelle norme delle costituzioni nazionali. Mai, in qualsiasi forma, la Chiesa ortodossa ucraina ha contribuito ai piani di qualsiasi aggressore.
L’Ortodossia sul territorio dei nostri paesi è nata 1029 anni fa, e i fedeli che vanno in chiesa lo hanno sempre fatto essenzialmente per realizzare i propri valori spirituali in comunione con Dio. L'attribuzione ai fedeli e ai preti della Chiesa Ortodossa Ucraina del servilismo verso l’aggressore è una menzogna palese e provocazione politica contro i credenti ortodossi. Si tratta di una violazione del principio fondamentale della presunzione di innocenza sancito sia nella Costituzione dell'Ucraina che nel diritto internazionale..
Inoltre, il termine "Stato aggressore" rivolto alla Russia è stato adottato dalla Rada Suprema dell'Ucraina per varare una raffica di leggi anti-costituzionali e anti-ortodossia, ma per motivi ignoti non è diventato oggetto di rivendicazioni legali dell’Ucraina verso la Federazione Russa al tribunale dell'Aja, non è diventato la causa dello scioglimento del Trattato di amicizia e di cooperazione tra la Federazione Russa e l'Ucraina ratificato dalla Rada Suprema dell'Ucraina il 14.12.1998, non ha prodotto la rottura delle relazioni diplomatiche con la Russia.
In questo contesto, ritenere la Chiesa Ortodossa Ucraina - Patriarcato Mosca come se fosse controllata dallo Stato aggressore è falsa legalmente e politicamente insostenibile. Quindi una dichiarazione del genere da parte degli autori del disegno di legge non può essere usata come un argomento per prendere una tale pericolosa decisione, che provocherà collisioni durissime e una guerra civile devastatrice in Ucraina.
Il Consiglio delle donne ortodosse in Ucraina chiede ai deputati ucraini, al Presidente dell’Ucraina Poroshenko, garante dei diritti costituzionali dei cittadini, di fermare la denigrazione dei credenti ortodossi della Chiesa canonica ortodossa ucraina e di bloccare l'adozione di queste leggi discriminatorie.
La Presidente dell’Associazione "Consiglio donne ortodosse di Ucraina ", Natalia Vitrenko
PS: Su richiesta dei fedeli ortodossi, scriviamo i nomi degli autori dei disegni di legge controversi:
N 4128
Yelenskyi VE ( "Fronte popolare")
Wojciechowska S. ( "Fronte popolare")
Kishkar PN (Frazione "Petr Poroshenko Block")
Taruta SA (deputato indipendente)
Lozovoj AS (Partito radicale Oleg Lyashka")
Gherasimov AV ("Petr Poroshenko Block")
Podoliak II ("Auto-aiuto")
N 4511
Petrenko O. ("Petr Poroshenko Block")
Briginets AM ("Petr Poroshenko Block")
Levus AM ( "Fronte popolare")
Vysotsky SV ( "Fronte popolare")
Medunitsa OV ( "Fronte Popolare")
Artyushenko IA ("Petr Poroshenko Block")
Tymchuk DB ( "Fronte popolare")
Y. Tymoshenko ( "Fronte popolare")
Skrypnyk AA ("Auto-aiuto")
Matkivsky BM (deputato indipendente)
Bagel Y. (deputato indipendente )
Opanasenko AV ("Auto-aiuto ")
Masorin ES ( "Fronte popolare")
Traduzione di Oxana L. per CISDU/CIVG
SOS Ucraina resistente/CIVG - info@...
Manifestazioni e proteste a Kiev insieme alle forze popolari di opposizione, davanti al Parlamento ucraino (Rada) per difendere il diritto ad esistere della Chiesa Ortodossa Ucraina del Patriarcato di Mosca, infatti il 18 maggio, all'ordine del giorno del Parlamento dell'Ucraina c’erano le proposte di legge N4128 e N4511 finalizzate all’eliminazione ed alla messa fuorilegge della Chiesa Ortodossa Ucraina del Patriarcato di Mosca in Ucraina.
Un passo che calpesta le norme degli obblighi internazionali dell'Ucraina e in flagrante violazione della garanzia costituzionale della non interferenza negli affari della Chiesa e della tutela dei diritti dei credenti. Violando le procedure costituzionali per l'adozione di leggi, è evidentemente un atto voluto per fomentare su larga scala, l’aggravamento pesante del sanguinoso conflitto nel Donbass , i deputati della Verkhovna Rada stanno facendo una provocazione politica pericolosissima se queste leggi verranno adottate, in quanto al di là delle popolazioni nel Donbass, nella stessa Ucraina vi sono milioni di fedeli della COU legati al PO di Mosca.
Essendo vietate manifestazioni, i fedeli, ma anche personalità laiche dell’opposizione popolare hanno espresso la loro protesta con una manifestazione pacifica sotto la Verkhovna Rada dell'Ucraina, dove hanno tenuto un servizio di preghiera.
Il VIDEO della manifestazione: https://www.youtube.com/watch?v=Vt0Oj9arywA
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