Informazione


Una celebrazione non rituale a Colfiorito. Il resoconto

Unanime è stata la soddisfazione degli organizzatori e dei partecipanti per la ottima riuscita della iniziativa, tenuta sabato 22 settembre 2018 a 75 anni esatti dalla grande fuga di cui furono protagonisti circa 1200 prigionieri jugoslavi detenuti nell'allora campo di concentramento. Durante la guerra, nel campo di Colfiorito erano stati rinchiusi tra gli altri circa 1500 partigiani del Montenegro che si erano opposti all’invasione del loro territorio da parte dell'esercito italiano: il 22 settembre 1943 in grande maggioranza fuggirono trovando salvezza presso le famiglie contadine dell’Appennino, per poi prendere parte alla lotta di Liberazione.

Il programma dell'inedita iniziativa, promossa dal Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia (Jugocoord) Onlus e patrocinata da Regione Umbria e Comune di Foligno, si è articolato in una intera giornata di memoria e di studio, conclusa con uno spettacolo teatrale.

Ad aprire la prima parte dell'evento, dedicata ai saluti istituzionali ed agli interventi di saluto e testimonianza, è stato l'ex sindaco Manlio Marini, attuale presidente dell’Officina della Memoria di Foligno. Gli ha fatto seguito il presidente di Jugocoord Onlus, Ivan Pavičevac, che ha introdotto la giornata spiegandone le motivazioni ed i criteri adottati per la sua organizzazione: si è mirato a coinvolgere tutte le realtà potenzialmente interessate – istituzionali, antifasciste, istituti di storia – senza escludere proprio nessuno, per creare un tavolo comune di incontro e confronto reciproco, nel quale peraltro la questione della memoria delle “Casermette” fosse messa in relazione con analoghe esperienze in atto anche altrove, dall’Abruzzo al Friuli.

Sono seguiti gli interventi di ben quattro sindaci: Nando Mismetti, sindaco di Foligno, dopo avere ammonito a non dimenticare mai i crimini del passato, tenendo ben distinte le responsabilità storiche, affinché si possa affrontare con cognizione di causa il difficile presente ed il futuro, ha tra l'altro garantito la disponibilità della sua amministrazione a sostenere ulteriori iniziative di valorizzazione delle Casermette; Massimo Tiberini, sindaco di Casoli (CH) dove era presente un'analoga struttura di internamento durante la Seconda Guerra Mondiale, ha esposto le iniziative realizzate dal suo Comune a salvaguardia della memoria di chi è stato rinchiuso nel campo di Casoli auspicando l'instaurazione di un rapporto stabile tra i due Comuni nel segno della memoria storica;

Pietro Cecoli, sindaco di Monte Cavallo (MC), ha ricordato la strage dell'Eremo della Romita proponendo la creazione di un percorso tematico attraverso i comprensori limitrofi interessati da episodi di guerra, internamento e Resistenza collegabili alla storia delle Casermette; infine Giovanni Bontempi, sindaco della vicina Nocera Umbra, ha parlato delle iniziative sviluppate da anni sul suo territorio per ricordare i fatti sanguinosi di Collecroce e la Resistenza.
Paolo Gubbini, consigliere comunale di Foligno delegato per il Parco di Colfiorito, ha descritto gli ambienti originali dell'ex campo in cui si teneva l'incontro, sottolineando l'opportunità di annoverare anche questi temi tra le molteplici attività culturali attivate a Colfiorito sin dall'istituzione del Parco.
Diversi relatori hanno fatto riferimento a preoccupanti fatti di cronaca che indicano una recrudescenza dell'intolleranza e della prevaricazione di stampo fascista: è stata tra l'altro espressa solidarietà alla eurodeputata Eleonora Forenza ed agli altri feriti nel corso di una aggressione a Bari la sera prima.
Da registrare inoltre il messaggio pervenuto alla Onlus dall'Ambasciatore di Serbia Goran Aleksić, che, rammaricandosi per non poter essere presente, ha espresso apprezzamento per la "dedizione ai condivisi valori e tradizione antifascisti".

In qualità di testimoni hanno preso la parola Giorgio Vitali, ex postino di Taverne, Raniero Seri, parroco di Serravalle e Dignano, il generale Di Spirito, che fu in servizio negli ultimi anni in cui le Casermette erano ancora usate per addestramento militare. Due gli ospiti stranieri: Vladimir Kapuralin, figlio di un prigioniero politico istriano a Fossoli, e Dejan Karadaglić, nipote di uno dei 30 montenegrini ex-internati che risultano sicuramente caduti per mano nazifascista dopo la fuga dal campo. L'elenco dei prigionieri di Colfiorito caduti sul suolo italiano dopo la fuga e fino alla Liberazione è però ben più lungo.
In occasione della giornata di studio è stato presentato l'opuscolo "La lotta antifascista dei prigionieri di Colfiorito", curato da Andrea Martocchia e edito da Jugocoord Onlus, distribuito a latere del Convegno. Attraverso l'opuscolo sono state presentate significative novità storiografiche – come anche il testo integrale in lingua italiana della Risoluzione del Comitato del Fronte di Liberazione che fu istituito dai prigionieri stessi – oltre alle informazioni indispensabili a intavolare la discussione, sia di carattere storico sia sulle iniziative per la memoria realizzate negli anni.

La sessione scientifica è stata aperta da Andrea Giuseppini, curatore del progetto Campifascisti.it, che ha descritto il sistema concentrazionario fascista di cui faceva parte anche il campo di concentramento di Colfiorito. La storica Luciana Brunelli, esperta della storia delle Casermette, ha dato conto di come la struttura nei vari periodi abbia confinato una articolata pluralità di soggetti ed ha anche evidenziato alcune false concezioni che dominano la narrazione pubblica sulla II Guerra Mondiale. Alessandra Kersevan, intervenendo sulle politiche della memoria dell’internamento fascista, ha invece parlato di vero e proprio oblio, facendo risalire la rimozione della vicenda dei campi di concentramento fascisti alle operazioni della diplomazia italiana post-bellica, mirate a ottenere migliori condizioni al tavolo delle trattative di pace. Giuseppe Lorentini, storico dell’Università di Bielefeld (Germania) ed esperto del campo di Casoli, ha fornito esempi concreti di interventi per la salvaguardia della Memoria, ulteriormente sollecitando la costruzione di una rete dei siti d'internamento italiani. Infine Renato Covino, docente universitario, ha illustrato cause e conseguenze della prigionia dei montenegrini a Colfiorito, soffermandosi sulle loro strategie di lotta toccando poi alcune problematiche storiografiche relative al ruolo degli jugoslavi nello sviluppo della Resistenza in zona.

La Tavola Rotonda è stata introdotta da Andrea Martocchia, segretario di Jugocoord Onlus, che si è riallacciato ai precedenti riferimenti a oblio e rimozione auspicando una appropriata toponomastica dedicata a queste vicende e personaggi nonché la necessità di realizzare, a Colfiorito, qualche monumento, targa, centro visita, museo o manufatto che richiami la centralità del luogo per l’antifascismo umbro, italiano ed europeo – in attuazione di prese di posizione e deliberazioni che, negli scorsi anni, hanno attestato una volontà di realizzare un centro di visita e di documentazione storica proprio in quei locali.
A nome della Onlus, Martocchia ha perciò presentato il progetto di una targa commemorativa, che si potrebbe apporre in tempi molto brevi visti i costi contenuti ed il sostegno dichiarato da parte dei rappresentanti del Comune: si tratterebbe di un primo passo, da compiere a beneficio di tutti i soggetti interessati, grazie ad un testo inclusivo già condiviso con storici e rappresentanti istituzionali, del quale è stata data lettura.
Ezio Palini, dirigente dell'Area Sviluppo Economico del Comune, ha riferito del progetto presentato dalla Associazione Officina della Memoria, concordemente al Comune di Foligno, per la realizzazione di un museo / centro di documentazione a valere su fonte di finanziamento GAL Valle Umbra e Sibillini, di cui si attende l'esito a breve. Un tale spazio espositivo integrerebbe la offerta culturale di Colfiorito, contribuendo a rimediare per quanto possibile a trasformazioni urbanistiche e cambi di destinazione d'uso che l'area ha subito in passato, non sempre rispettosi della storia del sito, e potrebbe inoltre contribuire alla costruzione di una rete culturale e della memoria tra i luoghi che ospitarono strutture di concentramento.

Maura Franquillo, assessora delegata alle Iniziative per la pace e la memoria, ha ribadito l'appoggio del Comune per questi progetti, sottolineandone l'opportunità soprattutto nella pericolosa fase storico-politica che stiamo attraversando.
Nella discussione sono intervenuti i rappresentanti di ANPPIA (Serena Colonna, segretaria nazionale), ANED(Maria Pizzoni, responsabile per l'Umbria), ANPI (con la presidente provinciale Mari Franceschini – che ha rimarcato la positività dello spirito unitario con cui è stato convocato l'incontro – ed il rappresentante di Macerata Lorenzo Marconi – che ha menzionato il progetto di centro di documentazione sull'internamento riguardante l'Abbazia di Fiastra – nonché la rappresentante di Casoli Piera Della Morgia, che ha ricordato anche la formazione della Brigata Majella in quel territorio, ed il coordinatore della sezione di Bevagna il quale ha fornito una significativa traccia per l'approfondimento storiografico, riguardante un anonimo montenegrino ucciso su quel territorio). Günther Rauch di Bolzano ha riferito sul campo di concentramento di Blumau / Prato Isarco.

La lunga e densa giornata è stata inframezzata da quattro emozionanti letture dell'attore Pietro Benedetti, e precisamente: la Risoluzione dei prigionieri (Comitato del Fronte di Liberazione); la fuga dal Campo (Drago Ivanović); il partigiano Milan (Enzo Rossi); la visita del fratello di un ex-prigioniero (Bato Tomašević). Lo stesso Benedetti ha coronato il convegno-celebrazione con un ulteriore momento artistico, e cioè la pièce teatrale “Drug Gojko, ispirata alle vicende di Nello Marignoli, partigiano italiano in Jugoslavia: un vero e proprio inno alla fratellanza fra i popoli ed al ripudio della guerra.

 

(a cura di Jugocoord Onlus e Comune di Foligno)

 

Galleria fotografica e intervento audio di I. Pavičevac: https://www.cnj.it/home/it/valori/8912-colfiorito2018-2.html




Kosovo: un momento nella civiltà [Kosovo: A Moment In Civilization]

di Boris Malagurski (Serbia 2017, 47', v.o. sottotitolata

Il documentario sarà presentato per la prima volta in Italia, alla presenza dell'Autore,

a Vicenza, venerdì 28 settembre 2018
dalle ore 20:30 presso il cinema Primavera, Via A.F. Ozanam 11

a Milano, sabato 29 settembre 2018 
dalle ore 20:30 presso la Casa della Cultura, Via Borgogna 3

<< Il documentario "Kosovo: un momento nella civiltà" del regista Boris Malagurski ha l'obiettivo di presentare all'opinione pubblica mondiale lo stato in cui versa il patrimonio culturale serbo in Kosovo e Metohija, spiegando la ragione per cui debba essere ritenuto eredità della Serbia e per opera di chi esso si trova in serio pericolo. 
Va ricordato che ben quattro monasteri medievali serbi su questo territorio sono considerati Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO: il Monastero di Dečani, il Monastero patriarcale di Peč, Nostra signora di Ljeviš e il Monastero di Gračanica. Il film consente allo spettatore di ammirare la bellezza di questi edifici, la cui esistenza è purtroppo minacciata proprio da chi intende presentarsi in qualità di "protettore", e che ha avanzato la proposta di ammettere il Kosovo tra gli Stati membri dell'UNESCO.
In questo territorio, dal 1990 a oggi, sono stati distrutti più di 150 chiese e monasteri. Tuttavia, è bene precisarlo, il regista non è animato da alcun intento vendicativo: mostrando la realtà dei fatti, egli si prefigge lo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica mediante l'amore per l'arte, che deve essere alla base del progetto di conservazione di qualunque patrimonio culturale.
Attraverso il racconto della propria infanzia, il presentatore australiano di origini serbe, Stefan Popović, conduce lo spettatore alla scoperta dell'importanza spirituale che questi monasteri rivestono per i serbi e della rilevanza artistica per l'intera umanità.
Il testo narrato è a cura del teologo Miloš Ninković
Direttore della fotografia: Mladen Janković
Regia: Boris Malagurski >>




Novità sull'abbattimento del volo MH17

1) La Russia smentisce le conclusioni della Commissione olandese sull’MH-17 (Rete Voltaire)
2) Volo malese MH17. La Russia presenta le prove: il missile che ha abbattuto l'aereo apparteneva all'Ucraina (L'Antidiplomatico)


Sullo stesso argomento si vedano anche i nostri precedenti post su JUGOINFO, in ordine cronologico inverso:

QUARTO ANNIVERSARIO DELLA "USTICA" UCRAINA [21 luglio 2018]
VOLO MH17: IL REGIME EUROPEISTA UCRAINO LO HA FATTO ABBATTERE ED HA CERCATO DI ADDOSSARE LA COLPA ALLA RUSSIA PER AGGRAVARE LA CRISI [2017]
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/8731
LA USTICA UCRAINA – UN ANNO DOPO [2015]
NOME E COGNOME DELL'AVIERE UCRAINO CHE HA ABBATTUTO IL VOLO MH17 / Malaysian Boeing hit by an Ukrainian pilot [2015]

nonché i link sul nostro sito:

17 LUGLIO 2014: DUE CACCIA UCRAINI ABBATTONO AEREO DI LINEA AMSTERDAM - KUALA LUMPUR [2014]
https://www.cnj.it/documentazione/ucraina.htm#mh17


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La Russia smentisce le conclusioni della Commissione olandese sull’MH-17

Rete Voltaire, 18 settembre 2018 

Le autorità russe, che contestano da sempre la versione della distruzione del volo MH-17 da parte di un missile terra-aria, hanno desegretato le informazioni che contraddicono le conclusioni della Commissione d’inchiesta olandese sul crash.
Il 17 luglio 2014 il volo 17 della Malaysia Airlines, partito da Amsterdam per Kuala Lampur, è stato abbattuto mentre sorvolava la regione di Donetsk (Ucraina), dove erano in corso i combattimenti tra il governo putschista di Kiev e gl’indipendentisti del Donbass. I morti sono stati 298.
Sin dal primo momento i due campi si addossano l’un l’altro la responsabilità del disastro aereo: l’Ucraina accusa gli insorti di aver tirato un missile terra-aria Bouk, la Russia accusa l’aeronautica militare ucraina di aver abbattuto il Boeing civile.
Mosca solleva subito 10 questioni che Kiev però ignora [1].
Con la risoluzione 2166 il Consiglio di Sicurezza dell’ONU stabilisce che venga svolta un’«inchiesta internazionale esaustiva, minuziosa e indipendente» [2].
La Commissione ONU comprende, oltre all’Ucraina, la Germania, l’Australia, gli Stati Uniti, la Francia, la Malesia, il Regno Unito e la Russia, ed è coordinata dall’Olanda. La Russia, sospettata di essere l’autrice dell’attacco, ne viene subito estromessa.
La ricerca della verità è però ostacolata dal conflitto Est-Ovest: gli Stati Uniti mirano a sottoporre il presidente Putin al giudizio della Corte Penale Internazionale e il sito internet Bellingcat (legato all’Atlantic Council) fornisce indizi alla Commissione olandese.
Il 7 ottobre 2014 Frans Timmermans, ministro degli Esteri olandese all’epoca dei fatti, ora primo vicepresidente della Commissione Europea, rivela che uno dei passeggeri ha avuto il tempo di prendere una maschera per l’ossigeno, fatto che contraddice la versione del missile [3].
L’8 ottobre 2014 i servizi segreti tedeschi (Bundesnachrichtendienst, BND) sono chiamati a deporre a porte chiuse davanti alla Commissione del Bundestag per il controllo dell’intelligence. 
Secondo lo Spiegel hanno dichiarato che: 
1. Le fotografie fornite dal governo ucraino sono false; 
2. La tesi russa secondo la quale l’aereo sarebbe stato abbattuto da jet dell’esercito ucraino che si sarebbero avvicinati all’aereo civile è parimenti falsa [4].
Secondo l’esame minuzioso dei rottami, realizzato dal professore Ivan A. Andrievskii, primo vicepresidente dell’Unione degli Ingegneri russi, l’aereo sarebbe stato colpito da tiri di mitragliatrice mentre era in volo [5].
Secondo Komsomolskaï Pravda, che riporta la testimonianza di un ufficiale, l’aereo sarebbe stato abbattuto da caccia ucraini [6].
Il 22 marzo 2016 il deputato olandese Pieter Omtzigt (cristiano democratico) twitta che la Commissione d’inchiesta parlamentare ha concluso le audizioni a porte chiuse: soltanto l’Ucraina può aver abbattuto l’aereo [7].
Il 24 marzo 2018 la Commissione internazionale — cui la Russia non ha partecipato — in una conferenza stampa ad Amsterdam presenta il risultato dell’inchiesta: l’aereo è stato distrutto da un missile terra-aria Bouk della Brigata 53 di Difesa Aerea russa, con base a Kursk. Olanda e Australia notificano le conclusioni alla Russia [8], che le respinge mettendo in evidenza una serie di anomalie nel lavoro della Commissione [9].
Il 17 settembre 2018 la Russia risale, basandosi sulle fotografie della Commissione e partendo dall’ugello e dal motore, al numero del missile, concludendo che al momento dei fatti l’arma non era in possesso della Russia, bensì di un’unità delle Forze Ucraine a Lvov. La Russia ha inviato all’Olanda le prove su cui si basa il suo ragionamento.

Traduzione 
Rachele Marmetti
Il Cronista 


[1] « Vol MH17, les 10 questions de Moscou à Kiev », Réseau Voltaire, 20 juillet 2014.

[2] « Résolution 2166 sur le vol MH 17 de la Malaysia Airlines et débats », Réseau Voltaire, 21 juillet 2014.

[3] « Crash du vol MH17 : le BND allemand avait été démenti par Frans Timmermans », Réseau Voltaire, 21 octobre 2014.

[4] « Ostukraine : BND macht Separatisten für MH17-Absturz verantwortlich ». Version anglaise : « Deadly Ukraine Crash : German Intelligence Claims Pro-Russian Separatists Downed MH17 », Der Spiegel, 19 octobre 2014.

[5] “Analisi delle cause del disastro del volo MH17”, di Ivan A. Andrievskii, Traduzione Guido Fontana Ros, Оdnako (Russia) , Rete Voltaire, 6 novembre 2014.

[6] “Capitano Voloshin: “l’aereo era nel posto sbagliato al momento sbagliato“”, di Dmitry Steshin, Nicholas Varsegov, Vladimir Sungorkin, Traduzione Alessandro Lattanzio, Komsomolskaïa Pravda(Russia) , Rete Voltaire, 31 dicembre 2014.

[7] “Only Ukraine could bring down MH17”, Regnum (Russia) , Voltaire Network, 21 March 2016.

[8] « Lettre de l’Australie et des Pays-Bas à la Russie concernant le vol MH17 », Réseau Voltaire, 25 mai 2018.

[9] “Statement by the Foreign Ministry regarding the press conference of the Joint Investigation Team on the preliminary findings of the criminal investigation into the crash of the Malaysian Boeing in eastern Ukraine”, Voltaire Network, 24 May 2018.



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Volo malese MH17. La Russia presenta le prove: il missile che ha abbattuto l'aereo apparteneva all'Ucraina

19 settembre 2017

Durante la conferenza stampa di oggi, i rappresentanti del ministero della Difesa hanno anche diffuso una serie di audio che dimostrano la complicità del regime di Kiev e capovolgono la versione parziale fatta dal cosiddetto "Gruppo di esperti"


Tre prove molto convincenti presentate oggi dal Ministero della difesa russo smentiscono il resoconto molto parziale formato dal cosiddetto gruppo di esperti sull’abbattimento del volo malese MH17 avvenuto nel 2014. Il ministero della Difesa russo, nel dettaglio il portavoce portavoce del ministro, il generale Igor Konashenkov, e il capo del dipartimento missilistico e dell'artiglieria del ministero della Difesa russo, il tenente generale Nikolai Parshin, hanno mostrato come i video che mostrano il movimento di un sistema missilistico Buk dalla Russia all'Ucraina - preso per valido dal Joint Investigation Team (JIT) che riunisce la visione parziale di Ucraina, Malesia, Paesi Bassi, Australia e Belgio - sono stati in realtà fabbricati; hanno mostrato ai giornalisti come i numeri di serie trovati sui detriti del missile Buk che hanno abbattuto il volo MH17 della Malaysian Airlines sull'Ucraina orientale rivelino che l’arma sia stata prodotta nel 1986 e che il proiettile era di proprietà dell'Ucraina; hanno fatto ascoltare, infine, ai giornalisti presenti una registrazione audio che dimostra la complicità dell'Ucraina nel disastro del MH17 nel 2014. Lo riporta nel dettaglio Tass.
 
L'esercito russo lunedì ha annunciato di aver rintracciato il missile che ha abbattuto l’aereo malese. Il missile aveva il numero di serie 8868720. Parlando con i giornalisti, il gen. Nikolay Parshin ha mostrato una scia documentale del missile Buk. Secondo i documenti, alcuni dei quali sono stati declassificati per la presentazione, il missile è stato prodotto in uno stabilimento militare a Dolgoprudny nella regione di Mosca nel 1986 per poi essere trasferito il 29 dicembre 1986 e consegnato all'unità militare 20152 situata nell'attuale Ucraina. Secondo Parshin, i frammenti di missili presentati dal Joint Investigation Team (JIT) che ha esaminato l'incidente del MH17 riportavano il numero dell'ugello e del motore del missile. "Una volta avuti i numeri siamo stati in grado di scoprire la matrice del missile", ha detto. "Ci sono documenti negli archivi del Dolgoprudny Research Institute, che hanno permesso di scoprire il numero di coda del missile: è emerso che il missile è stato assemblato il 24 dicembre 1986 e consegnato per ferrovia all'unità militare numero 20 / 152, ufficialmente chiamata la 223a Brigata missilistica di difesa aerea, è stata dispiegata nella regione Ternopol della Repubblica socialista sovietica ucraina, che faceva parte del Distretto Militare Subcarpatico ", ha aggiunto. Il 223esimo reggimento di difesa antiaerea delle forze armate ucraine è l'unità che ha partecipato alla repressione di Kiev contro i ribelli nell'est dell'Ucraina nel giugno 2014.
La prova confuta quindi le accuse dell'Ucraina e di altri paesi vicini al regime di Kiev, secondo cui ad abbattere l’aereo sarebbe stato un missile sparato da un lanciatore, segretamente consegnato dalla Russia ai ribelli. Tutti i materiali sono stati inviati agli investigatori olandesi, ha aggiunto l'esercito russo.


Nel corso della conferenza stampa, i due generali hanno anche sfidato apertamente come “fabbricati” i video della Ong inglese Bellingcat, che si definisce un'organizzazione di citizen journalism, che proverebbero la consegna russa del lancia missili ai ribelli. Il Ministero della Difesa ha mostrato un video con alcuni filmati, evidenziando le incoerenze e dimostrando come il filmato fosse stato manipolato. L'inchiesta di Bellingcat è stata utilizzata nell'ultimo aggiornamento dei cosiddetti  esperti sul MH17 e questo ha spinto l'esercito russo a studiarlo in dettaglio. Il video russo ha mostrato come un carro armato Abrams può essere trasportato da un rimorchio nelle strade dell'Ucraina allo stesso modo. Secondo le parole del portavoce, gli esperti russi hanno studiato a fondo quei video e sono giunti alla conclusione che sono stati fabbricati.


La terza parte della presentazione è stata quella che i funzionari russi hanno definito un record di comunicazioni intercettate di funzionari ucraini che discutono, nel 2016, del rischio di volare attraverso lo spazio aereo limitato sull'Ucraina. In particolare poi, il ministero della Difesa russo ha presentato una registrazione audio che dimostra la complicità dell'Ucraina nel disastro del MH17 nel 2014. Il generale Konashenkov ha detto che la registrazione audio si riferisce ad una conversazione tra militari ucraini ed è stata effettuata nel 2016 nella regione di Odessa durante l'esercizio Rubezh-2016 e pubblicata sui mass media ucraini. "Se è così, abbatteremo un altro boeing malese”, si ascolta uno dei militari ucraini durante la conversazione. I militari russi affermano che le dichiarazioni arrivano dal Col.. Ruslan Grinchak, che serve in una brigata responsabile per il controllo radar dello spazio aereo ucraino. La sua unità ha tracciato il volo MH17 nel 2014, quindi potrebbe avere avuto informazioni che non sono pubblicamente disponibili sul disastro.


Il generale Igor Konashenkov, che ha ospitato il briefing, ha detto che l'Ucraina non è riuscita a fornire dati radar dalle sue stazioni agli investigatori olandesi. Ha anche suggerito che i documenti di archivio dell'unità ucraina, che ha ricevuto il missile Buk nel 1986, sarebbero stati utili alla sonda, a meno che Kiev non affermasse di non essere più disponibile. Ha sottolineato che sono in vigore regole che significano che tali documenti dovrebbero ancora essere archiviati in Ucraina.
 
Il volo Malaysia Airlines MH17, un aereo passeggeri Boeing-777 in viaggio da Amsterdam a Kuala Lumpur, è stato abbattuto il 17 luglio 2014, nella regione orientale dell'Ucraina di Donetsk. L'incidente ha ucciso tutti i 283 passeggeri e i 15 membri dell'equipaggio. C'erano cittadini di dieci stati tra i morti. Il Joint Investigation Team (JIT) che esamina l'incidente comprende rappresentanti di Paesi Bassi, Australia, Belgio, Malesia e Ucraina. Il 24 maggio, il cosiddetto team di esperti ha dato un aggiornamento sullo stato delle cose nell'indagine criminale, sostenendo che "il BUK-TELAR che era usato per scendere MH17, proviene dalla 53a brigata missilistica antiaerea .... un'unità del russo esercito di Kursk nella Federazione Russa. "

Il ministero della Difesa russo ha respinto tutte le accuse e ha affermato che nessuno dei sistemi missilistici appartenenti alle forze armate russe è mai stato portato all'estero. Tuttavia, il 25 maggio, Australia e Paesi Bassi hanno rilasciato una dichiarazione in cui affermano di "ritenere la Russia responsabile per il proprio ruolo nel downing del volo MH17".  



[deutsch / english.

Da un anno il Sovrano Militare Ordine di Malta -SMOM- è stato riconosciuto diplomaticamente come "Stato" dalla RF di Germania, che con esso collabora attivamente nelle molte operazioni neocoloniali in corso. 
D'altronde, con la fine della "guerra fredda" lo SMOM ha enormemente accresciuto la sua influenza nell'Europa centroorientale, in virtù della sua funzione di collegamento tra le nuove dirigenze anticomuniste/neofasciste e la struttura di potere transnazionale della NATO. 
Ricordiamo in particolare le intromissioni dello SMOM nella crisi jugoslava e l'esplicito appoggio fornito da questo potente parastato di impronta massonica, proprietario di enormi possedimenti immobiliari, ai settori reazionari nemici dell'unità jugoslava. Il 4 ottobre 1990 la dirigenza sciovinista croata ottenne un prestito ad interesse zero attraverso lo SMOM, per l'esattezza due miliardi di dollari USA restituibili entro 10 anni ed un giorno. A Zagabria, la villa sede nel 1990-'91 dell'HDZ di Tudjman diventerà Ambasciata dello SMOM in Croazia subito dopo l' "indipendenza".
Non bisogna nemmeno dimenticare che lo SMOM fu, insieme al Vaticano ed alla Croce Rossa, una delle ancore di salvezza per i nazisti ustascia in fuga alla fine della II G.M. (Per le fonti si veda: https://www.cnj.it/CHICOMEPERCHE/sfrj_01.htm ) ]



A Religious Order as Germany's Partner

09/20/2018

BERLIN/ROME(Own report) -The German government's remarkable decision to establish diplomatic relations with a religious order will have its first anniversary in the next few days. During its last session prior to last year's parliamentary elections, the German cabinet chose to establish diplomatic relations with the Sovereign Order of Malta, thereby ostensibly valorizing this Catholic organization. The Order disposes of no genuine sovereign territory, is seen as an archconservative association of aristocrats, and has been repeatedly suspected of involvement in dubious financial transactions in Germany and elsewhere. It has proven, however, to be a useful tool for Berlin's foreign policy - with its medical emergency missions accompanying NATO operations or in regions of German interests, such as Syria and Northern Iraq. Within the Order, which is active on a global scale, the German Association has systematically risen in status over the past few years to assume leadership of the organization today.

Diplomatic Relations

A year ago, in its last session before parliamentary elections, the German cabinet ruled to grant diplomatic recognition to the Order of Malta - with its full name being the "Sovereign Military Hospitaller Order of St John of Jerusalem of Rhodes and of Malta."[1] In mid-November, Sigmar Gabriel (SPD), Foreign Minister at the time, traveled to Rome, to formally seal the establishment of relations.[2] Annette Schavan (CDU), former Minister of Education and, at the time, Ambassador to the Vatican, also became Germany's first ambassador to the Sovereign Order of Malta.[3] Together with politicians of the CDU/CSU and the SPD, Schavan had been pushing for Berlin's recognition of the Order.

From the Era of the Crusades

From a formal point of view, the Order of Malta is a subject of international law without a genuine sovereign territory - comparable to the Vatican, only smaller. The Order was founded in Jerusalem in 1048. Down through the centuries, it moved its seat to Cyprus and later to Malta. After Napoleon Bonaparte's troops forced it out of Malta, it settled in 1834 in Rome, where it resides today. Since 1869, the Order has extraterritorial status - analog to that of the Vatican. In 1994, the Order received permanent observer status at the United Nations General Assembly. Four years later, the Maltese government leased the Order a late-medieval fortress, which today serves as its diplomatic academy, playing an important role in its foreign policy. At present, the subject of international law without a genuine sovereign territory has diplomatic relations with 107 countries, mainly in Europe and Latin America and those parts of Africa that had become Catholic during colonialism.

Archconservative Aristocrats

The Order of Malta is subdivided in several classes, some, reserved exclusively for men. The First Class is made up of "Knights of Justice," "who have made vows of poverty, chastity, and obedience aspiring to perfection according to the Gospel." The members of the Second Class, the "Knights of Obedience," are only required to make a "Promise of Obedience." Until 1998, only men had been accepted in the Second Class, whose families had been bearing titles of aristocracy for at least 300 years.[4] Since 20 years, commoners may, in principle, join the Order - and even move up to the First Class. However, still around 75 percent of the Order's German members are aristocrats.[5] The archaic structure is accompanied by archconservative mindsets. The crucial and ambiguous influence exerted by the Order of Malta on the "Malteser Hilfsdienst" (MHD, Emergency Corps of the German Association of the Order of Malta) has already provoked criticism. The MHD has been repeatedly suspected of "mobbing out homosexuals, if their orientation becomes apparent." Divorcees have complained of having encountered particular difficulties, as well as employees demanding better pay.[6]

The Rise of the "German Faction"

Over the years, a "German Faction" began to have considerable influence within this Catholic order. The German Faction is considered - comparatively - liberal and has good ties to the Vatican under Pope Francis, who, on some questions, is reform-oriented. The best-known representative of this Faction is Albrecht Freiherr von Boeselager, who, since 2014, officiates as Lord High Chancellor of the order, and therefore as quasi its foreign minister. The archconservative "Anglo-Saxon Faction" around Cardinal Raymund Burke, from the USA, on the other hand, had sought to depose Boeselager back in late 2016 - early 2017. Burke maintains very close ties to the well-known far-right wing US American Steve Bannon, as well as to influential extreme right-wing European leaders, including Matteo Salvini, who has been Italy's minister of internal affairs since June 2018.[7] Boeselager referred to the attempts to depose him, as a "rebellion against the Pope."[8] In fact, Francis, under whom the Order of Malta is a subordinate, intervened in its affairs of state and confirmed Boeselager in his office.[9]

An Image Campaign

The rise of the "German Faction" was accomplished against the backdrop of a systematically prepared empowerment of the German Association of the Order of Malta, which was playing an increasingly important role among the numerous other Maltese associations. To promote the German branch, the US McKinsey business management consultancy donated "pro bono" its services for a new image campaign of the German Hilfsdienst.[10] The bookkeeping was modernized with the help of software from the SAP Group, and the various regional organizations were centralized. "All of the instruments of business administration" were activated,[11] to create a "modern emergency aid network" out of a volunteer association, according to observers.[12] Alongside the strong German Association, the "Maltese International" has its headquarters in Cologne, from where it administers 200 projects in many countries of the global south.[13]

A Partisan of NATO

"Maltese International" has carried out several emergency medical missions parallel to NATO interventions as well as UN missions involving NATO countries. The German Ministry of Foreign Affairs helped finance some of these. For example, "Maltese International" has dispatched first aid teams to Bosnia-Herzegovina, to Afghanistan and Kuwait - at times, when Bundeswehr soldiers were stationed there.[14] Even though the Order of Malta has no genuine national territory of its own, since 1877, it has maintained a military corps within Italy's Armed Forces. Currently, it has around 600 members, who participate in humanitarian interventions - for example, administering to the humanitarian refugee crisis on Lampedusa island.[15] In 2013/14, the Maltase Corps participated in the Italy's "Mare Nostrum" naval operations rescuing refugees from the Mediterranean.[16] The German foreign ministry explicitly characterizes the Order of Malta as an "important partner." This is referring to Syria or Northern Iraq, but also "to many other locations in Africa and Asia," the ministry declares. "Germany and the Order of Malta are working together all over the world."[17]

Dubious Financial Transactions

The Order of Malta - the German section, and the association as a whole - has been suspected for many years of engaging in dubious financial transactions. In the Maltese branch office in Munich, according to one report, there is often the "impression of self-service and nepotism."[18] For example, some of the members of the Order financed a pilgrimage to the Middle East with money that had been earmarked for "supporting youth." From 2001 - 2003 the aristocratic chair of Germany's Maltese Association had collected funds for an Earl in financial difficulties. The Munich headquarters of the Maltese Emergency Corp had accepted these donations and even issued donation receipts to the donors, it is reported - clearly an illegal practice, which was halted in 2003. However, these irregularities have had no consequences on the Order of Malta's close cooperation with the German government.[19]

 

[1] Peter Brors, Tanja Kewes: Für Gott und die Welt. Handelsblatt 29.03.2018.

[2] Gabriel bei Maltesern erwartet. Frankfurter Allgemeine Zeitung, 24.10.2017.

[3] First german Ambassador presents her credentials to the Lieutenant of the Grand Master. orderofmalta.int 27.04.2018.

[4], [5] Klaus Werle: Mantel und Segen. Manager Magazin 01.05.2010.

[6] Nicolas Richter, Matthias Drobinski: Hilf dir selbst. Süddeutsche Zeitung 02.07.2018.

[7] Anna Miller, Lukas Häuptli: Umstrittener Trump-Berater befeuert den Machtkampf im Vatikan. Neue Zürcher Zeitung am Sonntag 16.04.2017.

[8] Anna Miller: Das Malteser-Komplott. Neue Zürcher Zeitung am Sonntag 16.04.2017.

[9] Matthias Rüb: Ein Ministaat in Aufruhr, in: Frankfurter Allgemeine Zeitung, 18.07.2018.
[10], [11] Werle: Mantel und Segen. Manager Magazin 01.05.2010.

[12] Peter Brors, Tanja Kewes: Für Gott und die Welt. Handelsblatt 29.03.2018.

[13] Werle: Mantel und Segen. Manager Magazin 01.05.2010.

[14] Bosnia-Herzegovina: first-aid service in the pilgrim village of Medjugorje. orderofmalta.int 19.07.2005. United Nations assistance mission Afghanistan. orderofmalta.int 10.11.2002. The Order action in Kuwait and Afghanistan. orderofmalta.int 14.02.2003.

[15] Defence - Military Order of Malta: cooperation agreement. difesa.it 29.01.2014.

[16] Pierluigi Musarò: Mare Nostrum: The Visual Politics of a military-humanitarian Operation in the Mediterranean Sea, in: Media, Culture & Society, Jg. 39 (2017), Nr. 1, S. 11-28 (hier: S. 16).

[17] Deutschland nimmt diplomatische Beziehungen mit Malteserorden auf. auswaertiges-amt.de 15..11.2017.

[18], [19] Nicolas Richter, Matthias Drobinski: Hilf dir selbst. Süddeutsche Zeitung 02.07.2018.



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Deutschlands Partnerorden

20.09.2018

BERLIN/ROM(Eigener Bericht) - In diesen Tagen jährt sich die ungewöhnliche Entscheidung der Bundesregierung, diplomatische Beziehungen zu einem religiösen Orden aufzunehmen, zum ersten Mal. Vor einem Jahr beschloss das Bundeskabinett in seiner letzten Sitzung vor der Bundestagswahl, diplomatische Beziehungen zum Malteserorden zu etablieren und die katholische Organisation damit sichtbar aufzuwerten. Der Orden verfügt nicht über ein echtes Staatsgebiet, gilt als erzkonservative Adligenvereinigung und stand im In- wie auch im Ausland des Öfteren im Verdacht, in undurchsichtige Finanzgeschäfte verwickelt zu sein. Für die Berliner Außenpolitik hat er sich allerdings immer wieder als nützliches Instrument erwiesen - indem er NATO-Operationen mit Sanitätseinsätzen flankierte oder auch in Gebieten, in denen die Bundesrepublik Interessen verfolgt, humanitär tätig war, etwa in Syrien oder im Nordirak. Innerhalb des weltweit aktiven Ordens ist die deutsche Sektion ("Assoziation") in den vergangenen Jahren systematisch gestärkt worden und stellt heute die Führung der Organisation.

Diplomatische Beziehungen

Vor einem Jahr, in seiner letzten Sitzung vor der Bundestagswahl, hat das Bundeskabinett beschlossen, den Malteserorden - mit vollem Namen heißt er "Souveräner Ritter- und Hospitalorden vom heiligen Johannes von Jerusalem von Rhodos und von Malta" - diplomatisch anzuerkennen.[1] Mitte November reiste der damalige Bundesaußenminister Sigmar Gabriel (SPD) dann nach Rom, um die Aufnahme der Beziehungen zu besiegeln.[2] Die damalige Botschafterin Deutschlands beim Vatikan, Ex-Bundesbildungsministerin Annette Schavan (CDU), erhielt die Aufgabe, die Bundesrepublik von nun an zusätzlich beim Malteserorden zu vertreten.[3] Zuvor hatte sich Schavan gemeinsam mit weiteren Politikern aus den Unionsparteien sowie der SPD für die Anerkennung des Ordens durch Berlin eingesetzt.

Aus der Ära der Kreuzzüge

Der Malteserorden ist, formal betrachtet, ein souveränes Völkerrechtssubjekt ohne ein wirkliches eigenes Staatsgebiet - vergleichbar mit dem Vatikan, nur noch kleiner. Gegründet wurde der Orden im Jahr 1048 in Jerusalem. Im Lauf der Jahrhunderte verlegte er seinen Sitz zunächst nach Zypern und später nach Malta. Nach der Vertreibung von dort durch napoleonische Truppen ließ er sich 1834 in Rom nieder, wo er bis heute residiert. Seit 1869 hat der Ordenssitz exterritorialen Status - analog zum Sitz des Vatikans. Im Jahr 1994 wurde der Orden als Beobachter in die Generalversammlung der Vereinten Nationen aufgenommen. Vier Jahre später verpachteten ihm die Behörden der Republik Malta eine spätmittelalterliche Festung; dort unterhält er jetzt eine diplomatische Akademie, die eine wichtige Rolle in seiner Außenpolitik spielt. Derzeit unterhält das staatenlose Völkerrechtsgebilde offizielle diplomatische Beziehungen zu 107 Staaten, die meisten davon in Europa, Lateinamerika und den infolge des Kolonialismus katholisch geprägten Teilen Afrikas.

Erzkonservativer Adel

Der Malteserorden ist in mehrere Stände untergliedert, von denen einige ausschließlich Männern vorbehalten sind. Der erste Stand besteht aus "Justizrittern" ("Professrittern"), die ein Armuts-, Keuschheits und Gehorsamsgelübde abgelegt haben. Die Mitglieder des zweiten Standes ("Obödienzritter") müssen lediglich ein religiöses Versprechen geben. In den zweiten Stand wurden bis 1998 nur Männer aufgenommen, deren Familien bereits seit mindestens 300 Jahren über einen Adelstitel verfügen.[4] Seit 20 Jahren dürfen im Prinzip auch Nichtadlige in den Orden eintreten - und sogar in den oberen Stand aufrücken. Dennoch sind weiterhin rund 75 Prozent der rund 700 deutschen Ordensmitglieder Adlige.[5] Die archaische Struktur geht einher mit erzkonservativen Haltungen. Für Aufsehen sorgt immer wieder der - entscheidende und zugleich intransparente - Einfluss des Malteserordens auf den Malteser Hilfsdienst, der des Öfteren etwa im Verdacht stand, "dass Homosexuelle" aus ihm "herausgedrängt werden, wenn ihre Orientierung auffällt". Außerdem beklagten sich, heißt es in Berichten, Geschiedene über besondere Schwierigkeiten im Malteser Hilfsdienst, darüber hinaus auch Mitarbeiter, die sich für eine bessere Bezahlung einsetzen.[6]

Der Aufstieg der "deutschen Fraktion"

In den vergangenen Jahren hat in dem katholischen Orden eine "deutsche Fraktion" erheblich an Einfluss gewonnen. Sie gilt als - vergleichsweise - liberal und unterhält gute Beziehungen zum Vatikan unter dem in mancher Hinsicht reformorientierten Papst Franziskus. Bekanntester Vertreter dieser Fraktion ist Albrecht Freiherr von Boeselager, der seit 2014 als Großkanzler des Ordens und damit als dessen Quasi-Außenminister amtiert. Die erzkonservative "angelsächsische Fraktion" um US-Kardinal Raymund Burke wiederum hatte Ende 2016, Anfang 2017 versucht, Boeselager abzusetzen. Burke pflegt enge Beziehungen zu dem bekannten US-amerikanischen Rechtsaußen Steve Bannon, aber auch zu einflussreichen Anführern der extremen Rechten in Europa, darunter Matteo Salvini, der seit Juni 2018 das Amt des italienischen Innenministers innehat.[7] Boeselager sprach angesichts der Bestrebungen, ihn abzusetzen, von einer "Rebellion gegen den Papst".[8] In der Tat hat Franziskus, dem der Malteserorden untersteht, in dessen Regierungsgeschäfte eingegriffen und Boeselager in seinem Amt bestätigt..[9]

Eine Imagekampagne

Der Aufstieg der "deutschen Fraktion" gelang vor dem Hintergrund eines systematisch vorbereiteten Erstarkens des deutschen Landesverbandes ("Assoziation") des Malteserordens, die eine immer wichtigere Rolle unter den zahlreichen Assoziationen der Malteser einnimmt. Um den deutschen Ableger zu fördern, hatte die US-Unternehmensberatung McKinsey dem deutschen Hilfsdienst eine neue Imagekampagne "pro bono" spendiert.[10] Mithilfe von Software des SAP-Konzerns wurde die Buchhaltung modernisiert; die verschiedenen regionalen Organisationen wurden zentralisiert. Das "ganze BWL-Instrumentarium" sei angewandt worden [11], um aus der ehrenamtlichen Vereinigung ein "modernes Hilfsnetzwerk" zu machen, urteilen Beobachter.[12] Neben dem starken deutschen Verband hat "Malteser International" seinen Sitz in Köln und verwaltet von dort 200 Projekte in vielen Ländern des Globalen Südens.[13]

An der Seite der NATO

"Malteser International" hat - teilweise finanziert durch das Auswärtige Amt - mehrere Sanitätseinsätze parallel zu NATO-Interventionen sowie zu UN-Einsätzen mit Beteiligung von NATO-Staaten durchgeführt. So entsandte "Malteser International" Sanitäter nach Bosnien-Herzegowina, Afghanistan und Kuweit - zu einer Zeit, als dort auch Bundeswehrsoldaten stationiert waren.[14] Obwohl der Malteserorden kein eigenes Staatsgebiet hat, unterhält er - seit 1877 - ein eigenes Militärkorps innerhalb der italienischen Streitkräfte. Aktuell gehören ihm rund 600 Mitglieder an, die an humanitären Einsätzen teilnehmen - so zum Beispiel an der Versorgung von Flüchtlingen auf Lampedusa.[15] In den Jahren 2013/14 nahm das Malteserkorps an der Operation "Mare Nostrum" der italienischen Marine zum Aufgreifen von Geflüchteten im Mittelmeer teil.[16] Das Auswärtige Amt stuft den Malteserorden ausdrücklich als einen "wichtige[n] Partner" ein. Dies gelte etwa in Syrien oder im Nordirak, aber auch "an vielen Orten in Afrika und Asien", teilt das Ministerium mit: "Deutschland und der Malteserorden arbeiten rund um die Welt zusammen."[17]

Undurchsichtige Finanzgeschäfte

Dabei steht der Malteserorden - die deutsche Sektion, aber auch der Gesamtverband - seit vielen Jahren im Verdacht, undurchsichtige Finanzgeschäfte zu tätigen. In der Münchner Zweigstelle der Malteser etwa entstehe des Öfteren der "Eindruck von Selbstbedienung und Vetternwirtschaft", heißt es in einem Bericht.[18] So hätten einige Ordensmitglieder eine Pilgerreise in den Nahen Osten über Gelder des Malteser Hilfsdienstes in München finanziert; dabei habe es sich um Mittel gehandelt, die eigentlich für die "Unterstützung von Jugendlichen" vorgesehen waren, heißt es. Von 2001 bis 2003 sammelte der adelige Vorsitzende der deutschen Malteserassoziation Gelder für einen in Finanznot geratenen Grafen. Die Münchner Zentrale des Hilfsdienstes habe die Spenden angenommen und sogar Spendenquittungen ausgestellt, wird berichtet - eine klar rechtswidrige Praxis, die 2003 unterbunden wurde. Auswirkungen auf die enge außenpolitische Zusammenarbeit der Bundesregierung mit dem Orden hatten die Unregelmäßigkeiten nicht.[19]

 

[1] Peter Brors, Tanja Kewes: Für Gott und die Welt. Handelsblatt 29.03.2018.

[2] Gabriel bei Maltesern erwartet. Frankfurter Allgemeine Zeitung, 24.10.2017.

[3] First german Ambassador presents her credentials to the Lieutenant of the Grand Master. orderofmalta.int 27.04.2018.

[4], [5] Klaus Werle: Mantel und Segen. Manager Magazin 01.05.2010.

[6] Nicolas Richter, Matthias Drobinski: Hilf dir selbst. Süddeutsche Zeitung 02.07.2018.

[7] Anna Miller, Lukas Häuptli: Umstrittener Trump-Berater befeuert den Machtkampf im Vatikan. Neue Zürcher Zeitung am Sonntag 16.04.2017.

[8] Anna Miller: Das Malteser-Komplott. Neue Zürcher Zeitung am Sonntag 16.04.2017.

[9] Matthias Rüb: Ein Ministaat in Aufruhr, in: Frankfurter Allgemeine Zeitung, 18.07.2018.
[10], [11] Werle: Mantel und Segen. Manager Magazin 01.05.2010.

[12] Peter Brors, Tanja Kewes: Für Gott und die Welt. Handelsblatt 29.03.2018.

[13] Werle: Mantel und Segen. Manager Magazin 01.05.2010.

[14] Bosnia-Herzegovina: first-aid service in the pilgrim village of Medjugorje. orderofmalta.int 19.07.2005. United Nations assistance mission Afghanistan. orderofmalta.int 10.11.2002. The Order action in Kuwait and Afghanistan. orderofmalta.int 14.02.2003.

[15] Defence - Military Order of Malta: cooperation agreement. difesa.it 29.01.2014.

[16] Pierluigi Musarò: Mare Nostrum: The Visual Politics of a military-humanitarian Operation in the Mediterranean Sea, in: Media, Culture & Society, Jg. 39 (2017), Nr. 1, S. 11-28 (hier: S. 16).

[17] Deutschland nimmt diplomatische Beziehungen mit Malteserorden auf. auswaertiges-amt.de 15.11.2017.

[18], [19] Nicolas Richter, Matthias Drobinski: Hilf dir selbst. Süddeutsche Zeitung 02.07.2018.