Informazione
Sullo stesso tema si veda anche:
ANVGD chiede revoca dell’onorificenza a Tito (24 maggio 2013) / Lettera Aperta ad ANPI e ANVRG sulla onorificenza a Tito (Redazione Diecifebbraio.info, 25 luglio 2013)
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Nell'Italia disastrata a cosa deve pensare il Governo? Modificare legge per revocare onorificenza a Tito. Una mozione alla regione FVG
di Marco Barone, 21 agosto 2018
[FOTO: Tito a Ciampino
E' una loro ossessione. Sono anni che ci provano, ma non ci riescono. Nel 1969 Josip Broz Tito, venne insignito della distinzione di Cavaliere di Gran Cordone quale Presidente della Repubblica Socialista Federativa di Jugoslavia in occasione di una visita di Stato. L'onorificenza in questione è quella di Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana assegnata con decreto del 2 ottobre del 1969.
Cosa dice la normativa
Come si legge nella normativa di riferimento le onorificenze sono conferite con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, sentita la Giunta dell'Ordine. L'Ordine "Al Merito della Repubblica Italiana", secondo gli scopi indicati dalla legge 3 marzo 1951, n. 178, che lo istituisce, è destinato a ricompensare benemerenze acquistate verso la Nazione nel campo delle scienze, delle lettere, delle arti, dell'economia e nel disimpegno di pubbliche cariche e di attività svolte ai fini sociali, filantropici ed umanitari, nonché per lunghi e segnalati servizi nelle carriere civili e militari. Ma anche per benemerenze di segnalato rilievo nel campo delle attività indicate nell'articolo precedente e per ragioni di cortesia internazionale il Presidente della Repubblica può conferire onorificenze all'infuori della proposta e del parere richiesti dal primo comma dell'art. 4 della legge 3 marzo 1951, n. 178. Il decreto di concessione è controfirmato dal Presidente del Consiglio.
Il problema per la revoca è data dall'articolo 10 del D.P.R. 13 maggio 1952, n. 458 (Norme per l'attuazione della legge 3 marzo 1951, n. 178, concernente la istituzione dell'Ordine "Al Merito della Repubblica Italiana" e la disciplina del conferimento e dell'uso delle onorificenze).
Fuori dei casi previsti dagli articoli precedenti, le onorificenze possono essere revocate solo per indegnità. Il Cancelliere comunica all'interessato la proposta di revoca e gli contesta i fatti su cui essa si fonda, prefiggendogli un termine, non inferiore a giorni venti, per presentare per iscritto le sue difese, da sottoporre alla valutazione del Consiglio dell'Ordine. La comunicazione è fatta a mezzo di lettera raccomandata con avviso di ricevimento nell'abituale residenza dell'interessato, o se questa non sia nota, nel luogo ove fu data partecipazione del decreto di concessione. Decorso il termine assegnato per la presentazione delle difese, il Cancelliere sottopone gli atti al Consiglio dell'Ordine, per il parere prescritto dall'art. 5 della legge.
Fuori dei casi previsti dagli articoli precedenti, le onorificenze possono essere revocate solo per indegnità. Il Cancelliere comunica all'interessato la proposta di revoca e gli contesta i fatti su cui essa si fonda, prefiggendogli un termine, non inferiore a giorni venti, per presentare per iscritto le sue difese, da sottoporre alla valutazione del Consiglio dell'Ordine. La comunicazione è fatta a mezzo di lettera raccomandata con avviso di ricevimento nell'abituale residenza dell'interessato, o se questa non sia nota, nel luogo ove fu data partecipazione del decreto di concessione. Decorso il termine assegnato per la presentazione delle difese, il Cancelliere sottopone gli atti al Consiglio dell'Ordine, per il parere prescritto dall'art. 5 della legge.
In sostanza essendo Tito morto l'onorificenza riconosciuta dalla Repubblica italiana non può essere revocata. E contro ciò si sono scontrati già tutti coloro che hanno questa ossessione. Non è come revocare insomma una cittadinanza onoraria, il discorso è più complesso.
Ed allora ci penserà la regione del FVG, forse. Come?
Modificare la legge per revocare onorificenza riconosciuta a Tito
Sul sito della regione FVG si legge: "Far sì che la Giunta regionale si adoperi nei confronti del Governo per modificare la legge che disciplina la concessione delle onorificenze (legge 178/1951), al fine di revocare quelle "Al merito della Repubblica italiana" conferite a Josip Broz Tito, dal 1945 primo ministro e dal 1953 al 1980 presidente della Repubblica socialista federale di Jugoslavia. È questo il senso della mozione depositata in Consiglio regionale, che vede come primo firmatario l'assessore regionale a Politiche comunitarie e corregionali all'estero, Pierpaolo Roberti, e punta a far decadere qualsiasi riconoscimento assegnato dallo Stato italiano nei confronti del Maresciallo per i crimini perpetrati contro le popolazioni italiane in Istria, Venezia Giulia e Dalmazia durante il suo periodo alla guida della Jugoslavia. Roberti ha evidenziato che "anche se è inusuale che un assessore proponga e sia primo firmatario di una mozione, ho scelto questa via per dare all'azione di pressing sul Governo una base condivisibile da tutte le forze politiche. La mozione, già depositata, è infatti aperta alla sottoscrizione di chiunque voglia contribuire a far in modo che quell'onorificenza ingiusta ed irrispettosa venga revocata". L'assessore ha quindi precisato che "quest'azione non può e non deve essere vista come un ritorno al passato ma, anzi, come la volontà di volgere lo sguardo al futuro. Revocare le onorificenze a Tito consentirà di relegare al passato una storia che ha lacerato le nostre terre, creando contrapposizioni che solo riconoscendo la verità potranno essere completamente e finalmente sanate".
Storia dell'onorificenza riconosciuta a Tito
Il 2 ottobre del 1969 Saragat e Moro si recheranno a Belgrado, per una visita ufficiale che durerà cinque giorni. Sarà questa la prima visita compiuta da un Presidente della Repubblica italiana in Jugoslavia dalla fine della guerra. Moro ripartirà prima di Saragat, per impegni già concordati, poiché a New York, doveva partecipare all'assemblea delle Nazioni Unite. Si affrontarono varie questioni, dagli investimenti italiani nelle infrastrutture Jugoslave, alla possibilità di prevedere ulteriori contratti tra la Zastava e la FIAT per arrivare alla produzione da 50 mila auto a 180 mila annue. Il 4 ottobre durante una partecipata ed attesa conferenza stampa Tito accetterà l'invito rivolto pubblicamente da Saragat, ovvero venire in Italia e si parlerà pubblicamente del 1970 e la dimostrazione che i rapporti erano non buoni ma ottimi venne evidenziata da un colloquio non programmato tra i due Presidenti tanto che Tito per la prima volta aprì alla possibilità di ridiscutere la questione dei confini con l'Italia.
La difficile visita di Tito tra attentati e colpi di stato
Intanto, contestualmente a ciò, a Trieste ed al confine di Gorizia ci saranno attentati antisloveni, chiaramente collegati alla visita di Saragat in Jugoslavia, ed il 12 dicembre 1969 giorno in cui ci sarà l'espulsione della Grecia dal Consiglio d'Europa, giorno in cui, a Lubiana, si doveva svolgere il difficile incontro, per ovvi motivi, tra Tito e Bascev, ministro degli esteri della Bulgaria, uno dei Paesi che riconobbe la reggenza del regime greco, a Milano esploderà anche la nota bomba di Piazza Fontana.
E veniamo al 7/8 dicembre 1970 ed alla mancata visita di Tito, programmata e come comunicata pubblicamente già ne '69. In Italia si doveva realizzare il noto golpe. Non è un mistero che durante il dibattimento in ordine ai fatti del golpe Borghese emerse che a detta di alcuni il motivo della visita di Tito era lo scorporo della zona B di Trieste per cui il contro-ordine fu emanato nel momento in cui Borghese seppe che l'arrivo di Tito era stato rinviato. Ed emerse anche che l'azione eversiva era stata suggerita dai servizi Segreti proprio per la visita di Tito.
Sarà interessante quanto riporterà anche il The Guardian ovvero che solamente due giorni prima della visita di Tito si era svolto in Italia il tentato colpo di stato e che dovevano essere state coinvolte anche alcune centinaia di emigranti sloveni che avrebbero avuto il compito di dare una mano ai gruppi neofascisti e di rendere impossibile la visita dello statista jugoslavo.( George Armstrong: Italians ready for Tito’s postponed visit. The Guardian, 22. 3. 1971. Il ritaglio si trova per es. in TNA FCO 28/1640 ). Ma a quanto pare la "notte della Madonna" doveva non solo coinvolgere Roma ma contestualmente anche Zagabria e la commissione d'inchiesta come istituita da Tito, che nel marzo del '71 presentò le conclusioni, fece trapelare che il tutto, per quanto riguardava le vicende croate, sembrava essere ricondotto ad un mero intrigo dei servizi segreti locali.
Il messaggio dell'ANPI per la visita del '71 di Tito
[FOTO: Tito e Agnelli (fonte: https://archivioirredentista.wordpress.com/2014/03/08/josip-broz-tito-con-giovanni-agnelli-agli-stabilimenti-fiat-di-torino-marzo-1971/ )
L'importante visita avverrà nel marzo del 1971. Il 24 marzo 1971, il giorno antecedente la vista di Tito in Italia, l'ANPI saluterà il tutto in modo positivo così scrivendo: “la visita affonda le sue radici ideali nella comune resistenza al nazismo, quando tutti e due i nostri popoli lottarono non solo per la cacciata dell'invasore straniero ma anche per il radicale rinnovamento delle vecchie strutture politico sociali ed economiche che avevano fino ad allora impedito lo sviluppo dei nuovi ordinamenti democratici e popolari (...) Nell'impegno che ci deriva dal comune passato di lotte nel nome di una amicizia che nell'odierna visita trova una ulteriore conferma ed alimento. salutiamo il maresciallo Tito, da partigiani a partigiano, col vecchio grido di guerra della resistenza: " Morte al fascismo. libertà ai popoli”. Nel primo comunicato congiunto emesso tra le autorità Jugoslave e quelle Italiane si evidenziava innanzitutto che “le due parti hanno concordato circa la necessita di continuare ad adoperarsi per un rafforzamento di un clima di fiducia e di distensione internazionale che consenta di individuare adeguate soluzioni alle crisi che tuttora turbano la pace nel mondo”. Tito visiterà anche la FIAT e sarà nota la foto sorridente tra Tito ed Agnelli con una delegazione dello stabilimento di Torino, visita che si ripeterà nel 1973. Probabilmente l'elemento più importante della visita di Tito in Italia sarà l'incontro, di oltre due ore, avuto con il Papa Paolo VI. La Jugoslavia veniva considerata come l'unico Paese socialista europeo che aveva completamente normalizzato le proprie relazioni diplomatiche con il Vaticano.
Il messaggio del Papa
A conclusione dell'incontro il Papa, rivolgendosi a Tito ed alla Jugoslavia, riconobbe che “non senza interesse abbiamo visti affermati nei fondamenti della vostra Carta principi come quelli della umanizzazione dell'ambiente sociale e del rafforzamento della solidarietà e della collaborazione fra gli uomini e del rispetto della dignità umana”.
[FOTO: messaggio di Pertini per Tito, conservato a Belgrado
Nell'Italia disastrata, dove succede di tutto e di più, a cosa deve pensare giustamente il Governo? Quale la sua priorità? Modificare legge per revocare la giusta onorificenza riconosciuta a Tito ai cui funerali parteciparono tutti i più importanti capi di Stato del mondo, a partire dal nostro.
Nell'anniversario della strage di Vergarolla, un nuovo approfondimento a cura di Claudia Cernigoi
https://www.facebook.com/notes/la-nuova-alabarda/la-strage-di-vergarolla/769410839896151/
https://www.facebook.com/notes/la-nuova-alabarda/la-strage-di-vergarolla/769410839896151/
La Nuova Alabarda, domenica 19 agosto 2018
[trascrizione del colloquio tra Tito e "Che" Guevara, svoltosi in occasione della prima visita del "Che" in Jugoslavia, solo pochi mesi dopo la vittoria della Rivoluzione cubana]
PRVI SUSRET DRUGA TITA I ČE GEVARE
Na današnji dan 18.avgusta 1959.godine Drug Tito je primio Kubansku delegaciju na čijem čelu je bio drug Ernesto Če Gevara.
TITO je primio Če Gevaru samo pola godine nakon svrgavanja Batistine diktature. Bilješkom (od 4. avgusta 1959) Tito je upoznat da sredinom toga mjeseca u Jugoslaviju stiže kubanska Misija dobre volje, sastavljena uglavnom od predstavnika armije i privrede, sa majorom i izvanrednim ambasadorom Če Gevarom na čelu. Podsjeća se da je u posjeti nizu zemalja Afrike i Azije sa ciljem uspostavljanja bližih veza sa njima. Dok se Misija nalazila u Tokiju, Če Gevara je po instrukciji Fidela Kastra zatražio prijem kod jugoslovenskog ambasadora i zamolio posjetu Jugoslaviji. Naglasio je da “želi prenijeti Titu pozdrave Kastra, jer ga na Kubi smatraju herojem i uzorom u borbi za nezavisnost i ravnopravnost”. Na pomenutoj bilješci u kojoj Državni sekretarijat za inostrane poslove predlaže da predsjednik primi kubansku misiju, Tito je u gornjem lijevom uglu napisao: “Ako ću moći, primiću je.” Vrijeme se našlo iako je u toku bila posjeta etiopskog cara Haila Selasija i do susreta je došlo na Brionima 18. avgusta 1959. godine.
RAZGOVORU su prisustvovali državni sekretari za inostrane poslove i narodnu odbranu, Koča Popović i Ivan Gošnjak, kao i generalni sekretar predsjednika Republike Leo Mates. Bila je to interna prijateljska razmjena mišljenja. Za neke i danas može biti interesantna kao primjer korisnih sugestija starijeg revolucionara mlađem. Na samom početku Kastrove Kube.
Citati su samo dijelovi razgovora.
Tito: – Pozdravljam drugove sa Kube i izražavam radost što su danas naši gosti predstavnici jene nedavno izvršene revolucije, u zemlji koja se bori za svoju nezavisnost… Ako drugovi žele nešto da čuju od mene, rado ću im odgovoriti.
Če Gevara: – Doputovali smo u Jugoslaviju da se upoznamo sa vašim iskustvom i da ga naučimo na najbolji mogući način.
Tito: – Nas mnogo interesuje vaša borba, a naročito vaše sadašnje iskustvo.
Če Gevara: – Mi smo mislili da smo svojom revolucijom ponovo otkrili Ameriku. Međutim, da smo ranije upoznali zemlju kao što je Jugoslavija, možda bismo još prije počeli našu revoluciju…
Tito: – Sudbina je svih revolucija u malim zemljama da imaju teškoće. Prema njima mnogi su oprezni, neki su protiv njih, a vrlo je malo onih koji im daju podršku. U svojoj borbi imaćete još dosta muka. Ali kad ste već zbacili stari režim, teškoće ne treba da vas dekuražiraju. Teže je, doduše, sačuvati vlast, ali vi ćete u tome uspjeti ako budete uporni. Važno je da sada ne napravite neku veću grešku, i da dalje idete postepeno, korak po korak, vodeći računa o međunarodnnoj situaciji, unutrašnjim mogućnostima i odnosu snaga. Neke stvari moraćete odložiti za bolja vremena. Sada je potrebno da se stabilizirate. Po mome mišljenju, opasno bi bilo da se zaletite u potpunu agrarnu reformu. Oružani dio revolucije kod vas je izvršen, narod očekuje nešto i jedan dio agrarne reforme morate sprovesti. Ali ne dozvolite takođe da vas izoliraju u inostranstvu…
Če Gevara: – Na Kubi je agrarna reforma vrlo blaga jer se dozvoljava posjed od 1.300 hektara obradive površine. Ipak, agrarna reforma pogađa 99 odsto latifundista, i to, uglavnom, pet američkih kompanija, koje imaju preko pola miliona hektara obradivih površina.
Tito: – Trebalo bi objasniti, u formi vladine deklaracije, da se stranim kompanijama neće oduzeti zemlja bez naknade, već da će one biti obeštećene. Tako biste u svijetu mnogo dobili u moralnom pogleđu.
Če Gevara: – Mi smo promijenili Ustav i na osnovu te promjene, možemo se obavezati da ćemo naknadu isplatiti u roku od 20 gođina…
Kuba nije malo izolirana. Za vrijeme revolucije u Gvatemali, velike zemlje Latinske Amerike – Argentina, Meksiko i Brazil – bile su na strani progresivnog pokreta u toj zemlji. Sada baš te zemlje ne pomažu revoluciju na Kubi, jer i same imaju tešku situaciju…
Tito: – Utoliko više je potrebna opreznost… Dobro bi bilo da čujemo vaše mišljenje što bi se već sada moglo učiniti u Ujedinjenim nacijama. Trebalo bi već sada da se sondira teren za slučaj nekog jačeg pritiska.
Če Gevara: – Imamo, svakako, u vidu da osiguramo sebi bolju situaciju i pomoću Ujedinjenih nacija.
Tito: – Kako stojite s oružanim snagama? Vrlo je važno da imate čvrstu armiju, moralno–politički učvršćenu… Uslovi za agresiju na Kubi, ipak nisu tako laki, jer je to otok. Invazija nije za vas tako opasna, jer bi to već bila krupna agresija. Daleko je opasniji vazdušni desant koji se može izvršiti sa nekoliko aviona.
Če Gevara: – Desant može doći samo iz SAD. Ali, mi se ne bojimo ovakvih akcija, jer imamo jedinstvo u našoj zemlji, naročito među seljacima.
Tito: – To je vrlo važno.
Če Gevara: – Padobranci koji bi se iskrcali na Kubi ne bi poznavali teren. Oni ne bi mogli da idu dalje od mjesta desanta… Brzo bi bili onemogućeni.
Tito: – Zato je važno da sačuvate seljaštvo na svojoj strani. Ako budete sačuvali jedinstvo u zemlji, i ako budete imali čvrstu i dobro naoružanu armiju, makar ona ne bila velika, teško da će se moći nešto izvana učiniti.
Če Gevara: – Upoznali smo se sa raznim fazama vaše velike borbe. Bili smo u Muzeju u Beogradu, razgledali prostor gdje je vođena Četvrta neprijateljska ofanziva… Smatramo da vaša pobjeda u ratu predstavlja pravu epopeju… Trudićemo se da vaša iskustva na što adekvatniji način prenesemo svom narodu. U spoljnoj politici nastojaćemo da budemo na vanblokovskim pozicijama…
Tito: – Ako vam bude potrebna pomoć i podrška u UN, vi možete na nju računati. Mi ćemo vas svakako podržati kao što podržavamo sve narođe koji se bore za nezavisnost… Gdje, u našoj blizini, imate ambasadu?
Če Gevara: – Ambasade smo imali (misli se na vrijeme prethodnog režima) svuda gdje se dobro živjelo. Ja se izvinjavam za odnose bivše vlade prema Jugoslaviji. Malo je teško to objasniti, ali postojao je izvjestan strah od Jugoslavije kao socijalističke zemlje… Mogu vas uvjeriti da ću čim dođem na Kubu poraditi na tome da se otvori predstavništvo u Beogradu, bilo kao ambasada ili na nivou otpravnika poslova u prvo vrijeme…
PONUDA JE PALA – ŠEĆER ZA PIRINAČ
TOKOM prijema bilo je riječi i o nizu drugih pitanja, u prvom redu iz oblasti ekonomije. Kubanci su se interesovali za kupovinu brodova, nekih industrijskih proizvoda, posebno električnih aparata za domaćinstvo. Izrazili su želju da vide još neka industrijska postrojenja, među kojima i fabrike traktora i poljoprivrednih mašina. Iznijeli su utiske iz zemalja u kojima su bili i u kojima su prevashodno dogovarani mogući trgovinski aranžmani, uključujući, kako su konkretno naveli, i ponude “šećera za pirinač”. Sam razgovor – slika zemlje u zanosu pobjede, ali bez iskustva u rješavanju onoga što poslije dolazi.
Če Gevara, tada još bez oreola slave. Jednostavan i skroman, sa likom koji će docnije ovjekovječiti poznata fotografija. Prenio je na kraju želju predsjednika Vlade Republike Kube Fidela Kastra da od Tita dobije fotografiju sa posvetom, dodavši da bi to bila i njegova želja.
TITO je primio Če Gevaru samo pola godine nakon svrgavanja Batistine diktature. Bilješkom (od 4. avgusta 1959) Tito je upoznat da sredinom toga mjeseca u Jugoslaviju stiže kubanska Misija dobre volje, sastavljena uglavnom od predstavnika armije i privrede, sa majorom i izvanrednim ambasadorom Če Gevarom na čelu. Podsjeća se da je u posjeti nizu zemalja Afrike i Azije sa ciljem uspostavljanja bližih veza sa njima. Dok se Misija nalazila u Tokiju, Če Gevara je po instrukciji Fidela Kastra zatražio prijem kod jugoslovenskog ambasadora i zamolio posjetu Jugoslaviji. Naglasio je da “želi prenijeti Titu pozdrave Kastra, jer ga na Kubi smatraju herojem i uzorom u borbi za nezavisnost i ravnopravnost”. Na pomenutoj bilješci u kojoj Državni sekretarijat za inostrane poslove predlaže da predsjednik primi kubansku misiju, Tito je u gornjem lijevom uglu napisao: “Ako ću moći, primiću je.” Vrijeme se našlo iako je u toku bila posjeta etiopskog cara Haila Selasija i do susreta je došlo na Brionima 18. avgusta 1959. godine.
RAZGOVORU su prisustvovali državni sekretari za inostrane poslove i narodnu odbranu, Koča Popović i Ivan Gošnjak, kao i generalni sekretar predsjednika Republike Leo Mates. Bila je to interna prijateljska razmjena mišljenja. Za neke i danas može biti interesantna kao primjer korisnih sugestija starijeg revolucionara mlađem. Na samom početku Kastrove Kube.
Citati su samo dijelovi razgovora.
Tito: – Pozdravljam drugove sa Kube i izražavam radost što su danas naši gosti predstavnici jene nedavno izvršene revolucije, u zemlji koja se bori za svoju nezavisnost… Ako drugovi žele nešto da čuju od mene, rado ću im odgovoriti.
Če Gevara: – Doputovali smo u Jugoslaviju da se upoznamo sa vašim iskustvom i da ga naučimo na najbolji mogući način.
Tito: – Nas mnogo interesuje vaša borba, a naročito vaše sadašnje iskustvo.
Če Gevara: – Mi smo mislili da smo svojom revolucijom ponovo otkrili Ameriku. Međutim, da smo ranije upoznali zemlju kao što je Jugoslavija, možda bismo još prije počeli našu revoluciju…
Tito: – Sudbina je svih revolucija u malim zemljama da imaju teškoće. Prema njima mnogi su oprezni, neki su protiv njih, a vrlo je malo onih koji im daju podršku. U svojoj borbi imaćete još dosta muka. Ali kad ste već zbacili stari režim, teškoće ne treba da vas dekuražiraju. Teže je, doduše, sačuvati vlast, ali vi ćete u tome uspjeti ako budete uporni. Važno je da sada ne napravite neku veću grešku, i da dalje idete postepeno, korak po korak, vodeći računa o međunarodnnoj situaciji, unutrašnjim mogućnostima i odnosu snaga. Neke stvari moraćete odložiti za bolja vremena. Sada je potrebno da se stabilizirate. Po mome mišljenju, opasno bi bilo da se zaletite u potpunu agrarnu reformu. Oružani dio revolucije kod vas je izvršen, narod očekuje nešto i jedan dio agrarne reforme morate sprovesti. Ali ne dozvolite takođe da vas izoliraju u inostranstvu…
Če Gevara: – Na Kubi je agrarna reforma vrlo blaga jer se dozvoljava posjed od 1.300 hektara obradive površine. Ipak, agrarna reforma pogađa 99 odsto latifundista, i to, uglavnom, pet američkih kompanija, koje imaju preko pola miliona hektara obradivih površina.
Tito: – Trebalo bi objasniti, u formi vladine deklaracije, da se stranim kompanijama neće oduzeti zemlja bez naknade, već da će one biti obeštećene. Tako biste u svijetu mnogo dobili u moralnom pogleđu.
Če Gevara: – Mi smo promijenili Ustav i na osnovu te promjene, možemo se obavezati da ćemo naknadu isplatiti u roku od 20 gođina…
Kuba nije malo izolirana. Za vrijeme revolucije u Gvatemali, velike zemlje Latinske Amerike – Argentina, Meksiko i Brazil – bile su na strani progresivnog pokreta u toj zemlji. Sada baš te zemlje ne pomažu revoluciju na Kubi, jer i same imaju tešku situaciju…
Tito: – Utoliko više je potrebna opreznost… Dobro bi bilo da čujemo vaše mišljenje što bi se već sada moglo učiniti u Ujedinjenim nacijama. Trebalo bi već sada da se sondira teren za slučaj nekog jačeg pritiska.
Če Gevara: – Imamo, svakako, u vidu da osiguramo sebi bolju situaciju i pomoću Ujedinjenih nacija.
Tito: – Kako stojite s oružanim snagama? Vrlo je važno da imate čvrstu armiju, moralno–politički učvršćenu… Uslovi za agresiju na Kubi, ipak nisu tako laki, jer je to otok. Invazija nije za vas tako opasna, jer bi to već bila krupna agresija. Daleko je opasniji vazdušni desant koji se može izvršiti sa nekoliko aviona.
Če Gevara: – Desant može doći samo iz SAD. Ali, mi se ne bojimo ovakvih akcija, jer imamo jedinstvo u našoj zemlji, naročito među seljacima.
Tito: – To je vrlo važno.
Če Gevara: – Padobranci koji bi se iskrcali na Kubi ne bi poznavali teren. Oni ne bi mogli da idu dalje od mjesta desanta… Brzo bi bili onemogućeni.
Tito: – Zato je važno da sačuvate seljaštvo na svojoj strani. Ako budete sačuvali jedinstvo u zemlji, i ako budete imali čvrstu i dobro naoružanu armiju, makar ona ne bila velika, teško da će se moći nešto izvana učiniti.
Če Gevara: – Upoznali smo se sa raznim fazama vaše velike borbe. Bili smo u Muzeju u Beogradu, razgledali prostor gdje je vođena Četvrta neprijateljska ofanziva… Smatramo da vaša pobjeda u ratu predstavlja pravu epopeju… Trudićemo se da vaša iskustva na što adekvatniji način prenesemo svom narodu. U spoljnoj politici nastojaćemo da budemo na vanblokovskim pozicijama…
Tito: – Ako vam bude potrebna pomoć i podrška u UN, vi možete na nju računati. Mi ćemo vas svakako podržati kao što podržavamo sve narođe koji se bore za nezavisnost… Gdje, u našoj blizini, imate ambasadu?
Če Gevara: – Ambasade smo imali (misli se na vrijeme prethodnog režima) svuda gdje se dobro živjelo. Ja se izvinjavam za odnose bivše vlade prema Jugoslaviji. Malo je teško to objasniti, ali postojao je izvjestan strah od Jugoslavije kao socijalističke zemlje… Mogu vas uvjeriti da ću čim dođem na Kubu poraditi na tome da se otvori predstavništvo u Beogradu, bilo kao ambasada ili na nivou otpravnika poslova u prvo vrijeme…
PONUDA JE PALA – ŠEĆER ZA PIRINAČ
TOKOM prijema bilo je riječi i o nizu drugih pitanja, u prvom redu iz oblasti ekonomije. Kubanci su se interesovali za kupovinu brodova, nekih industrijskih proizvoda, posebno električnih aparata za domaćinstvo. Izrazili su želju da vide još neka industrijska postrojenja, među kojima i fabrike traktora i poljoprivrednih mašina. Iznijeli su utiske iz zemalja u kojima su bili i u kojima su prevashodno dogovarani mogući trgovinski aranžmani, uključujući, kako su konkretno naveli, i ponude “šećera za pirinač”. Sam razgovor – slika zemlje u zanosu pobjede, ali bez iskustva u rješavanju onoga što poslije dolazi.
Če Gevara, tada još bez oreola slave. Jednostavan i skroman, sa likom koji će docnije ovjekovječiti poznata fotografija. Prenio je na kraju želju predsjednika Vlade Republike Kube Fidela Kastra da od Tita dobije fotografiju sa posvetom, dodavši da bi to bila i njegova želja.
Abolire le armi nucleari! Mai più Hiroshima e Nagasaki!
In occasione dei bombardamenti atomici su Hiroshima e Nagasaki avvenuti il 6 e 9 agosto 1945 il Consiglio Mondiale della Pace rilancia l'appello per l'abolizione delle armi nucleari.
di Consiglio Mondiale della Pace della regione Europa
da cppc.pt
Traduzione di Mauro Gemma per Marx21.it
A seguito delle iniziative decise nel corso della riunione delle organizzazioni che fanno parte del Consiglio Mondiale della Pace della regione Europa, tenutasi a Londra il 26 maggio, e la successiva consultazione di queste organizzazioni divulghiamo il testo "Abolire le armi nucleari – Mai più Hiroshima e Nagasaki" per celebrare i 73 anni del combardamento statunitense d queste due città giapponesi.
Abolire le armi nucleari! Mai più Hiroshima e Nagasaki!
di Consiglio Mondiale della Pace della regione Europa
da cppc.pt
Traduzione di Mauro Gemma per Marx21.it
A seguito delle iniziative decise nel corso della riunione delle organizzazioni che fanno parte del Consiglio Mondiale della Pace della regione Europa, tenutasi a Londra il 26 maggio, e la successiva consultazione di queste organizzazioni divulghiamo il testo "Abolire le armi nucleari – Mai più Hiroshima e Nagasaki" per celebrare i 73 anni del combardamento statunitense d queste due città giapponesi.
Abolire le armi nucleari! Mai più Hiroshima e Nagasaki!
6 e il 9 agosto 1945, sono date che gli amanti della pace di tutto il mondo conservano nella memoria, per mantenere vivo il ricordo del terribile crimine rappresentato dal lancio, da parte degli Stati Uniti, delle bombe atomiche sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki, e per ricavare da questa tragedia che ha causato migliaia di morti e sofferenze che continuano ancora oggi, la necessità di continuare e rafforzare la lotta contro il militarismo e la guerra, per la pace e il disarmo, in particolare il disarmo nucleare.
L'abolizione delle armi nucleari è oggi più urgente che mai, se vogliamo evitare una catastrofe umana, come quella subita dal popolo giapponese, 73 anni fa, o una di ancora maggiori proporzioni.
L'arsenale globale è superiore alle 13.000 testate nucleari - 1.800 delle quali sono in stato di allerta - e i nuovi sviluppi della tecnologia e dei vettori di trasporto delle testate stanno guidando la proliferazione nucleare.
Oggi, con le armi esistenti, una nuova guerra di grandi dimensioni significherebbe la distruzione dell'umanità come la conosciamo.
Ricordiamo l'Appello di Stoccolma, una storica iniziativa del Consiglio Mondiale della Pace, firmato da centinaia di milioni di persone preoccupate che manifestarono il loro rifiuto dell'uso e dell'esistenza di armi nucleari.
Il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, adottato il 7 luglio 2017, rappresenta una pietra miliare sulla via verso la completa eliminazione delle armi nucleari, un obiettivo a lungo ricercato dagli Hibakusha (i sopravvissuti al bombardamento nucleare, NdT) e dai popoli del mondo.
Tutti gli Stati dovrebbero, senza indugio, firmare il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari. Gli Stati dotati di armi nucleari non hanno firmato questo trattato. In considerazione della gravità e della minaccia rappresentate dagli Stati Uniti nel voler mantenere nella propria dottrina militare il diritto di usare armi nucleari in un primo attacco, anche contro agenti "non nucleari", e in vista dei conflitti armati generati dagli Stati Uniti e da altre potenze imperialiste occidentali, dalla NATO e dall'Unione Europea, la sopravvivenza di tutta l'umanità è in gioco.
I popoli del mondo devono operare per approfondire la presa di coscienza dell'opinione pubblica allo scopo di premere per l'abbandono della politica di "deterrenza nucleare" e per la promozione del disarmo universale, simultaneo e controllato.
La sopravvivenza dell'umanità dipende da un mondo libero da tutte le armi nucleari. Ci appelliamo a:
- porre fine alle guerre imperialiste di aggressione contro i popoli e a rispettare la sovranità e l'integrità territoriale degli Stati;
- rispettare i principi della Carta delle Nazioni Unite e dell'atto finale della Conferenza di Helsinki da parte di tutti gli Stati, ponendo fine alla minaccia e all'uso della forza nelle relazioni internazionali e a impegnarsi per la risoluzione pacifica delle controversie internazionali;
- impegnare tutti gli Stati a vietare totalmente test nucleari e a sviluppare nuove armi nucleari, incluso il divieto di militarizzazione dello spazio;
- porre fine alla minaccia dell'uso di armi nucleari da parte di tutti gli Stati che le posseggono;
- impegnarsi globalmente per vietare tutte le armi nucleari e le altre armi di distruzione di massa;
- firmare e ratificare il trattato sulla proibizione delle armi nucleari da parte di tutti gli Stati;
- adottare le misure necessarie per garantire la pace nel mondo, la sicurezza, la smilitarizzazione delle relazioni internazionali e il disarmo generale e controllato.