Informazione

http://www.ansa.it/balcani/albania/albania.shtml

MADRE TERESA: CONTESA TRA ALBANIA E MACEDONIA / ANSA

(di Carlo Bollino) (ANSA) - TIRANA, 16 OTT - L'Albania si
prepara a festeggiare in grande stile la beatificazione di Madre
Teresa che avverra' domenica in Vaticano. Celebrazioni organizzate
non soltanto per celebrare l'evento, ma anche per sottolineare
l'origine albanese della prossima beata, che in verita' era nata in
Macedonia. Anche a Skopje l'evento e' particolarmente sentito, sia
pur per ragioni in un certo senso opposte a quelle albanesi: i
macedoni rivendicano infatti Madre Teresa come propria connazionale
aprendo con Tirana una disputa che e' lontana dal trovare una
soluzione. Madre Teresa, al secolo Gonxhe Agnese Bojaxhiu, nacque
il 26 agosto 1910 a Skopje da una famiglia cattolica di origine
albanese. Per i macedoni e' chiaro: la nascita su un territorio deve
bastare a chiarire la nazionalita'. Gli storici albanesi pero'
contestano questa conclusione, e ricordano che nel 1910 la Macedonia
non esisteva ancora come Stato poiche' l'intera regione faceva parte
dell'Impero ottomano, quindi quel che conta e' l'appartenenza etnica.
Da Skopje rispondono con un libro pubblicato dal giornalista
Stojan Trencevski, che ricostruisce nei dettagli l'infanzia e
l'adolescenza di Madre Teresa. ''Secondo l'archivio ottomano a
Costantinopoli, la sua famiglia dalle lunghe tradizioni artigiane e
commerciali viveva a Skopje dalla meta' del Settecento - annota
Trencevski - era proprietaria di un alberghetto, con annessa scuderia
per i cavalli, nel quale alloggiavano commercianti e viaggiatori che
arrivavano nei giorni del mercato''. Il bisnonno Lazar combino' il
matrimonio fra il figlio Nicola e Drane Bernai, figlia di un suo
abituale cliente e ricco signore d'affari di Novo Selo, in Kosovo.
Dalla loro unione nacquero Age, Lazar e Gonxhe: la futura Madre
Teresa venne battezzata nella chiesa cattolica del Cuore di Gesu', a
Skopje. Il parroco del tempo, Zef Ramai, la registro' pero' con il
nome di Agnese. Solo nel 1928 la ragazza, ormai diciottenne e dopo
aver preso i voti, lascio' Skopje per andare prima a Dublino ed
infine a Calcutta, dove fondo' la missione. Il giornalista
macedone attribuisce a Madre Teresa una frase apparentemente decisiva
sulla sua origine: ''Io appartengo a Dio - avrebbe detto - amo tutti
gli uomini del mondo ma sono nata a Skopje. Io sono cittadina di
Skopje''. Cittadina di Skopje, replicano gli studiosi di Tirana,
non macedone. E citano a loro volta una frase pronunciata da Madre
Teresa nel 1979 quando, ritirando il premio Nobel per la pace, nel
corso di un breve discorso avrebbe indicato l'Albania (e non la
Macedonia) come sua nazione. Dall'archivio di Stato e' poi uscito un
manoscritto inviato da Madre Teresa nel 1989 all' allora presidente
comunista Ramiz Alia, al quale chiedeva il permesso di far visita
alle tombe della madre e della sorella, vissute e morte a Tirana: nel
testo originale, scritto in inglese, la suora parlava ad Alia della
''nostra Albania'', mentre nella versione tradotta in albanese si
legge un piu' esplicito ''la mia Albania''. A sostegno
dell'origine albanese c'e' infine il nome originale della suora:
Gonxhe e' una parola albanese che vuol dire ''bocciolo'' cosi' come
Bojaxhiu, che invece significa ''imbianchino''. Ma a complicare
la ricerca sono intervenuti altri studi a ricordare che a quel tempo
nella zona vivevano valachi e zingari, e che la famiglia di Madre
Teresa abitava in un quartiere valacco della vecchia Skopje. Dai
valacchi discende la minoranza arumena che vive tuttora anche in
Albania e i cui antenati diedero origine all'attuale Romania. ''I
dubbi sulla appartenenza di Madre Teresa pero' persistono''
sottolineano i ricercatori, lasciando persino intendere come non sia
possibile escludere che l'origine della suora sia zingara.(ANSA).
BLL-COR 16/10/2003 19:14

MADRE TERESA: ALBANIA CELEBRA SUA PRIMA EROINA CATTOLICA

(di Carlo Bollino) (ANSA) - TIRANA, 19 OTT - Ormai incurante del suo
passato ateo e dell'essere oggi un paese a maggioranza musulmana,
l'Albania ha celebrato con entusiasmo e solennita' la beatificazione
di Madre Teresa, prima eroina cattolica della nazione. Mentre una
delegazione partita da Tirana con i piu' alti vertici dello Stato (il
solo rimasto in patria e' stato il primo ministro Fatos Nano)
assisteva in Vaticano alla cerimonia officiata da Giovanni Paolo II,
nella capitale si e' celebrato l'evento con manifestazioni sportive,
concerti e la collocazione di una simbolica statua della neo-beata
sulla vetta del monte Korabi, il piu' alto del paese. La giornata
di oggi e' stata proclamata festa nazionale e da domani decorre il
primo ''anno di Madre Teresa'' che sara' scandito, dicono le
autorita', da manifestazioni e iniziative in onore della suora nata a
Skopje ma che era di origine albanese. Sembrano lontani un secolo
i tempi del rigido ateismo di Stato imposto dal regime comunista, e
del quale la stessa Madre Teresa aveva fatto le spese: la mamma e la
sorella erano venute infatti a vivere a Tirana nel 1947 e da allora
la suora, emigrata in India, non ebbe mai piu' il diritto di
incontrarle. Solo nel 1989, quando ormai il regime filo-stalinista
era agonizzante, Madre Teresa giunse in Albania per far visita alle
loro tombe su invito di Nexhmje Hoxha, moglie dell'ormai defunto
dittatore. In quella che fu una vera e propria visita di Stato, la
suora ebbe in dono un tappeto che ha poi conservato nella sua stanza
a Calcutta e che ora e' custodito come preziosa reliquia nella
cattedrale ''San Paolo'' di Tirana. Fra le iniziative svolte oggi
nella capitale, la piu' seguita e' stata la prima edizione della
''Maratona dei popoli'' aperta dal presidente della Regione Lazio,
Francesco Storace (fra i patrocinanti dell'iniziativa insieme alla
Regione Puglia) e vinta, per la cronaca, da un emigrante marocchino
residente nel Leccese, Ritnani Marsali, che ha coperto i 21
chilometri e 95 metri di percorso cittadino (si trattava tecnicamente
di una ''mezza maratona'') in 1 ora, 6 minuti e 15 secondi.
''Madre Teresa e' nei cuori di tutti noi, sia cattolici che
musulmani'' ha commentato l'atleta al termine della gara. La fiaccola
simbolo della maratona, benedetta dal Papa, era giunta di prima
mattina nel porto di Durazzo a bordo della nave ''Pantelleria'' della
marina militare sulla quale avevano viaggiato anche 200 atleti. Un
tedoforo delle forze armate italiane l'ha poi consegnata nella piazza
di Tirana dedicata a Madre Teresa alle autorita' locali, che hanno
dato il via alla competizione. Gli albanesi hanno seguito in
diretta televisiva la cerimonia di beatificazione mentre i
telecronisti si affannavano nel dover spiegare i vari passaggi del
rituale cattolico che qui sono ancora in gran parte sconosciuti. La
cultura religiosa in Albania presenta tuttora profonde lacune
lasciate dai 50 anni di ateismo comunista: e se alla prima messa
celebrata a Scutari nel 1991 in molti si chiedevano cosa fosse quel
''biscottino'' che il prete porgeva in bocca ai fedeli, oggi un
importante quotidiano di Tirana non ha esitato a titolare in prima
pagina ''la figlia del Papa scrive di madre Teresa'' avendo confuso
la parola ''omelia'' con il nome di una ragazza.(ANSA) TF
19/10/2003 19:58

 
FACCIAMO SENTIRE LA NOSTRA PROTESTA CONTRO LA REPRESSIONE DEL MOVIMENTO
PER LA PACE E ANTI-NATO
www.solidnet.org

 

Dal Partito Comunista di Grecia, lunedì 20 ottobre 2003

http://www.kke.gr , mailto:cpg@...

 

Cari compagni,

 

Come probabilmente sapete, 5 attivisti anti-NATO greci sono stati
chiamati a rispondere in tribunale lo scorso novembre 2002 per le loro
azioni (aver impedito il passaggio delle truppe NATO) durante
l’aggressione della NATO contro la Jugoslavia. Sono stati tutti assolti.

Ma ora, con l’intervento di un pubblico ministero, gli attivisti della
pace saranno sottoposti ad un nuovo processo a Salonicco il 29 ottobre.

Tra essi Nikos Christanis, membro del Comitato Centrale del nostro
Partito.

Di seguito, troverete l’appello che l’organizzazione del PCG di
Salonicco ha lanciato in questa occasione, chiamando alla solidarietà e
alla protesta.

Saluti da compagni.

 

La sezione internazionale del Partito Comunista di Grecia 

 

 

FERMIAMO LA CONDANNA PENALE DELLE LOTTE POLITICHE E CONTRO LA GUERRA

 

La stragrande maggioranza del popolo greco ha opposto resistenza alla
sporca guerra della NATO, degli USA e dell’Unione Europea in
Jugoslavia, che fu scatenata nel 1999.

A quel tempo, il movimento pacifista greco intensificò le sue azioni
per oltre due mesi, cercando di sbarrare la strada alle truppe NATO,
che transitavano in violazione dell’articolo 27 della Costituzione
Greca.

Per la loro attiva partecipazione a queste mobilitazioni, 5 combattenti
per la pace sono stati rinviati a giudizio il 26 novembre 2002. Il
tribunale li ha assolti da tutte le accuse.

Malgrado questa prima decisione della corte, con l’intervento del
pubblico accusatore, gli attivisti della pace dovranno subire un nuovo
processo a Salonicco il 29 ottobre 2003.

L’azione della corte, il particolare periodo scelto, destano in noi
molte preoccupazioni. Questa azione è una provocazione per il popolo
greco.

E’ frutto dell’incoraggiamento dell’isteria antiterrorista, che trama
contro le libertà e le conquiste popolari e che costituisce un passo in
avanti verso la colpevolizzazione del sindacato e dell’attività
politica.

E’ parte dello sforzo teso ad imporre il silenzio dei cimiteri, nel
momento in cui la situazione nei Balcani, in Palestina, in Iraq diventa
sempre più pericolosa, e richiede una risposta di massa dei popoli
contro i piani degli USA, della NATO e dell’Unione Europea.

 

LA PERSECUZIONE DEVE CESSARE ORA

LE LOTTE PER LA PACE E LE LIBERTA’ NON DEVONO ESSERE INCRIMINATE

 

Facendo affidamento sui vostri sentimenti contro la guerra e
democratici, ci sarebbero molto graditi vostri messaggi di solidarietà.

I messaggi di solidarietà con gli attivisti della pace incriminati
verranno anche letti nella manifestazione che si svolgerà il 29 ottobre
all’esterno delle aule del tribunale.

 

Potete inviare messaggi a

cpg@...

e

kkethess@...

 

Potete anche indirizzare lettere di protesta al primo ministro della
Grecia

mail@...

e segnalarcele agli indirizzi e-mail sopra indicati

 

Traduzione dall’inglese di Mauro Gemma

 

Spett. Redazione
"L’UNITA’ ", Roma

Leggo l’articolo "Muore Izetbegovic, l’eroe dell’assedio di Sarajevo",
del 20 ottobre. L’articolo non è firmato, dunque deve essere il frutto
del "pensiero unico" di tutta la redazione, e non solo dei soliti o
solite "Boschero" (l'autrice dell’articolo su Ceca Raznatovic Arkan,
che contestai a suo tempo).

Atteniamoci pure alla buona regola di "non parlare male dei morti", ma
andiamo almeno a guardare ai fatti: da questo punto di vista il Vs
articolo abbonda di falsità storiche e di faziosità. Definendo Alija
Izetbegovic "eroe dell’assedio di Sarajevo" e "grande vecchio dei
Balcani" voi "non chiamate le cose col loro nome", e dunque "seminate
disgrazie tra la gente" - per dirla con le parole di A. Camus. Di
"Grande dei Balcani", e "Vecchio" nel senso di saggio, ce n'e' stato
uno solo nella storia recente, e non certo Izetbegovic, ma un altro,
del quale voi con questa vostra continua disinformazione infangate la
memoria e tradite gli ideali antifascisti, di pace e fratellanza.

Izetbegovic dovreste ricordarlo piuttosto, voi italiani, come probabile
mandante dell’omicidio di Gabrielle Moreno Lucatelli. Per la
popolazione musulmano-bosniaca Izetbegovic passerà alla storia come
colui il quale mando' al macello la gente due volte sulla piazza di
Markale, nell'ambito di una criminale strategia della tensione
smascherata dalla stessa ONU in rapporti che voi avete zelantemente
censurato.
Piu' in generale Izetbegovic sara' ricordato come "padre" della guerra
fratricida di secessione, guerra nella quale peri' la sua stessa gente
(tanto lui li rimpiazzava con "islamisti doc" e tagliagole... lo si
deduce anche dal Vs articolo, ma Voi usate tutti quei: "presunti",
"secondo"... Sull’appartenenza ai Giovani Musulmani collaborazionisti
delle SS, sulla "Dichiarazione islamica", eccetera).

Un particolare voglio aggiungere: personalmente sono stato nella
"Sarajevo assediata", e precisamente nel quartiere serbo di Nedjarici:
quello si che era assediato, da tre parti – dagli uomini di
Izetbegovic!

Ivan Pavicev. – Istrijan

Roma, 22 ottobre ‘03

http://chiffonrouge.org/resistance/article.php3?id_article=281


Devoir de mémoire : le croissant et la croix gammée

Alija Izetbegovic : grand recruteur des SS de Bosnie à Sarajevo


Ce que les médias taisent sur l'ex président de la FBiH
lundi 20 octobre 2003.

A 78 ans, Alija Izetbegovic vient de décéder. Présenté par les médias
occidentaux comm un "homme de paix" et un musulman modéré", il fut très
tôt engagé dans l'islamisme radical allant jusqu'à collaborer avec
l'Allemagne hitlérienne. Retour sur un passé honteux caché par les
"bien-pensants" et intellectuels autoproclamés.

A 78 ans, Alija Izetbegovic, l'ex président de la fédération de
Bosnie-Herzégovine, vient de décéder. La plupart des médias occidentaux
ont salué « l'homme de paix » et « le musulman modéré » en taisant
volontairement ce que fut Alija Izetbegovic lors de la seconde guerre
mondiale. C'est l'occasion de le rappeler.

Au service de l'Ordre noir

Au printemps 1943, au plus fort de la guerre des partisans dans les
Balkans, le SS-Führerhauptamt (office supérieur des SS à Berlin)
d'Heinrich Himmler décide de lever une nouvelle division de Waffen-SS
destinée à renforcer en Bosnie, et en Yougoslavie en général, les
unités de lutte anti-partisans. Ce sera la division de montagne
Handschar. A Sarajevo, ce sont les Jeunes musulmans de Bosnie, dirigés
par Alija Izetbegovic, qui mènent à bien le recrutement de ces
volontaires musulmans de la Waffen-SS. A 18 ans, le jeune Alija
Izetbegovic s'est déjà fait une réputation de dur de l'islam
balkanique. A ce titre, en avril 1943, c'est lui qui organise dans la
capitale de la Bosnie, la visite officielle du grand mufti de
Jérusalem, Hadj Amine El-Husseini. Cette visite intervient dans le
cadre d'un accord officiel avec Hitler. En effet, Husseini, ami
personnel du Führer, doit jouer le rôle de pilier
islamo-national-socialiste dans les Balkans pour appeler ses frères
musulmans au Jihad. Il édicte même à cet effet une fatwa stipulant que
l'enrôlement des quelque 4,5 millions de musulmans des Balkans dans les
forces du Reich est une « obligation religieuse » (1).

Comme les Frères musulmans d'Egypte, Adj Hamine El-Husseini prône la
guerre sainte contre les Juifs, présentée comme étant « le combat sacré
sur le chemin de Dieu » (2). Aussi, Alija Izetbegovic met-il en place
des bureaux (appelés Ersatzkommando der Waffen-SS) pour faire enrôler
les milices musulmanes jusqu'alors soumises à l'Etat indépendant de
Croatie d'Ante Pavelic. Ce qui ne va pas sans créer quelques frictions
avec les Ustaci. Les miliciens de Nasid Topci, les Cadres verts du
major Muhammad Hadziefendic ainsi que de nombreux éléments de la Légion
islamique d'Huska Miljkovic en Bosnie orientale (3), comptent parmi
les premiers volontaires pour la division Handschar. La haine
antichrétienne et antijuive d'Alija Izetbegovic et de ces Jeunes
musulmans n'a rien à envier à l'antisémitisme de l'extrême-droite
croate. C'est lui qui organise la réception officielle à Sarajevo lors
de la visite d'inspection d'Himmler à la division Handschar en avril
1944. Pourtant, Izetbegovic ne s'engagea jamais sous l'uniforme des
Waffen-SS, préférant laisser le don du sang à d'autres.

Chassez le naturel...

En 1946, Alija Izetbegovic est condamné à trois ans de prison pour
« nationalisme et islamisme » par le pouvoir communiste yougoslave. En
1970, il publie à Sarajevo une première version de la Déclaration
islamique, brûlot destiné à jeter les bases d'une grande Bosnie
musulmane et ethniquement purifiée sur les principes de la Charia. Il
se rapproche alors des islamistes iraniens. Il est condamné en 1984 à
14 ans de prison (non effectuées dans leur totalité) pour
« nationalisme musulman visant à faire de la Bosnie un Etat
ethniquement pur ». Ce qui ne l'empêche pas de faire une deuxième
édition de son ouvrage en 1990. De 1992 à 1995, il dirige la lutte
armée contre les Serbes et les Croates avec l'aide des pays musulmans
du Golfe persique, de l'Union européenne, des USA et de l'OTAN.
Pratiquant la purification ethnique, il est alors perçu par les
extrémistes islamistes comme un chef de guerre musulman à soutenir. Il
devient ainsi la coqueluche des médias occidentaux politiquement
corrects et des « intellectuels » autoproclamés. En 1995, après s'être
momentanément allié aux ultra-nationalistes croates (Ustaci), il édifie
une entité musulmane au sein de la Fédération de Bosnie-Herzégovine
(FBiH) sur des bases islamistes. Il est devenu depuis le président de
cette FBiH avant de se retirer à la fin des années 1990.


Notes :

(1) La correspondance entre le Grand Mufti et le SS-Führer-Haupthamt,
qui est conservée aux archives yougoslaves (Sarajevo et Belgrade) et
aux archives militaires allemandes, est particulièrement explicite à ce
sujet : AVII (archives yougoslaves) - Na - NAV-T-120 - r.2908 - Berlin
12. Mai 1943 - An das SS-Haupthamt Z. Hd v. SS-Obersturmmbannführer Dr.
Reiding - E 464782 et AVII - Na - NAV-T-120 - r.2908 - Berlin 18. Mai
1943 - An das Auswärtige Amt - Betr. Vorschläge des Grossmufti -
SS-Gruppenführer G. Berger - E 464779-464780. BA/MA (archives
militaires allemandes de Fribourg en Brisgau), RS 3-13/3-5 : 13. SS
Division Handzar et archives de l'Oberbefehlshaber Südost, KTB (journal
de marche) : BA/MA, RW 40/81.

(2) Hadj Hamine El-Husseini est né à Jérusalem dans une riche famille
palestinienne. Il part étudier au Caire à l'université El-Azhar où il
en ressort diplômé d'un doctorat de théologie. Cadet à l'académie
militaire d'Istambul, il devient officier d'artillerie dans l'armée
ottomane avant de devenir mufti après le conflit. C'est là qu'il se lie
avec les Frères musulmans égyptiens avant d'être élu président du
Congrès islamique mondial à La Mecque. Cheville ouvrière de l'agitation
pan-arabe et anti-britannique, Adj Hamine El-Husseini est l'inspirateur
des insurrections de Jaffa et Jérusalem. Mais, c'est l'échec : il
s'enfuie en Syrie, gagne l'Irak, puis Téhéran. En 1937, on le retrouve
aux côtés de l'Italie fasciste avant de se rapprocher du IIIème Reich
pour la formation d'un islamisches zentral Institut à Berlin, puis la
Ligue des volontaires arabes. Il étend alors son influence dans les
Balkans à partir de 1942 grâce à l'appui de milieux derviches. Puis,
c'est après une première entrevue avec Ante Pavelic à Zagreb qu'il
entame une tournée en Bosnie.

(3) Il s'agit de la tristement célèbre Huskina Milicija ou Huskina
Legija, formation comptant 11 bataillons et quelque 3 000 volontaires
dirigés par Hussein Miljkovic à partir de novembre 1943.


Gordana Kostic


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