Informazione

Da: icdsm-italia@...
Oggetto: In che cosa consiste lo "scandalo di Telekom Serbia"?


IN CHE COSA CONSISTE LO
"SCANDALO DI TELEKOM SERBIA"?

(Lettera aperta a "Liberazione" dalla Sezione Italiana del
Comitato Internazionale per la Difesa di Slobodan Milosevic)


Fiumi d'inchiostro ed ingorghi di parole sono stati e vengono tuttora
dedicati alla vicenda dell'acquisto di una quota di minoranza di
Telekom Serbia da parte dell'Italia nel 1997.

Particolarmente interessante a riguardo e' l'editoriale di Giovanni
Russo Spena, apparso su "Liberazione" del 28 settembre 2003. Assodato
che lo "scandalo", o meglio il polverone, scatenato soprattutto nelle
ultime settimane attorno alla vicenda serve essenzialmente a fini di
strumentalizzazione politica interna (Russo Spena parla addirittura di
"verminai di Stato"), bisogna tuttavia rilevare che e' impossibile
capire, nel merito, su che cosa si stia effettivamente polemizzando. Lo
"scandalo Telekom Serbia" riguarda uno dei tanti episodi di corruzione
italiana? Oppure si ritiene che tangenti in lire italiane siano state
incassate dall'entourage di Milosevic? Forse si contesta il fallimento
di quella operazione, dal punto di vista economico? O fa scandalo
piuttosto il fatto, in se e per se, che si sia voluta realizzare una
operazione finanziaria con la Jugoslavia di Milosevic (ritenuto un
dittatore sanguinario, vedi una recentissima copertina di "Panorama")?

Andiamo ad esaminare queste ipotesi, una per una.

A tutt'oggi, la magistratura non ha accertato che siano state pagate
tangenti di alcun tipo ad alcuno dei protagonisti italiani, politico o
manager o mediatore che fosse. Viceversa, sono fioccate a raffica
denunce per calunnia e diffamazione contro i cosiddetti
"supertestimoni". Idem sul versante jugoslavo e serbo, dove la locale
magistratura pare abbia avviato una inchiesta su quei fatti solo
qualche giorno fa, e solo in seguito alle forti pressioni del governo
italiano: nessun elemento concreto infatti sussiste a carico di
Milosevic, della sua famiglia o del suo piu' stretto entourage,
nonostante numerosissime siano ormai le inchieste a loro carico, per
reati di tutti i tipi, intentate nell'ambito della campagna
denigratoria condotta dal regime (iperliberista ma profondamente
illiberale) oggi al potere. Gli interrogatori per "Telekom Serbia"
condotti a Belgrado a fine settembre su richiesta dei magistrati
italiani non hanno dato alcun esito, dal punto di vista
dell'accertamento di un qualsivoglia reato.

Piu' verosimili appaiono allora le altre due ipotesi: ovvero che la
polemica sia rispetto all'opportunita' di quella operazione dal punto
di vista finanziario-imprenditoriale, oppure dal punto di vista
strettamente politico, cioe' di politica internazionale. Russo Spena,
legittimamente, non entra nel merito dei risvolti imprenditoriali,
ovvero del successo o meno dell'investimento; ci si attende pero' da
lui, come anche da "Liberazione" ovvero dal PRC, una analisi politica
di merito. Che cosa si evince, in questo senso, dall'articolo di Russo
Spena?

Secondo Russo Spena, "all'epoca dei fatti, la comunita' internazionale
(e il governo USA in primo luogo) aveva investito su Milosevic come
l'uomo della pacificazione nei Balcani, delle liberalizzazioni e delle
privatizzazioni dell'economia jugoslava, di cui molti paesi occidentali
usufruirono."

Dunque, secondo Russo Spena, gli USA volevano la pace nei Balcani, e
per questo si appoggiavano a Milosevic. In realta', ne' l'una ne'
l'altra idea corrispondono al vero: piuttosto, puo' darsi che, dopo gli
accordi di Dayton, ci fosse una linea diplomatica europea di questo
tipo, della quale certamente anche Dini e' stato un rappresentante. Gli
USA, viceversa, preparavano ulteriore destabilizzazione dell'area,
oltre ad un cambiamento di classe dirigente in Serbia: lo dimostrano i
fatti, sui quali non abbiamo nemmeno bisogno di argomentare.

Economicamente, gli USA non investirono neanche un fico secco nella
Jugoslavia di Milosevic: Russo Spena dimostri il contrario, se puo'.
Furono solo pochissimi paesi europei ad interessarsi alle prime
privatizzazioni jugoslave: Italia, Grecia, Francia.

Prosegue Russo Spena: "Successivamente, dopo due anni (...) si
realizzo' il tragico paradosso del governo D'Alema che bombardo', a
Belgrado, manufatti e strutture di telecomunicazioni a partecipazione
azionaria italiana."

Giusto, ma come spiegare questa contraddizione? Anzi: se addirittura
gli USA avessero davvero investito su Milosevic, approfittando della
liberalizzazione dell'economia jugoslava eccetera - come ipotizza Russo
Spena - la contraddizione rappresentata da quei bombardamenti sarebbe
ancora piu' stridente, ed inspiegabile.

"Nutro qualche fondato sospetto che i dossier, in gran parte falsi, sui
quali lavorano le destre in commissione, giungano da Oltreatlantico,
dagli ambienti neoconservatori intorno a Bush, ansiosi di riscrivere,
nell'ottica della guerra preventiva, la storia dei rapporti balcanici
fra paesi europei e la Jugoslavia (presunta comunista) di Milosevic."

E' certo assai probabile che i dossier abbiano questa provenienza. Dini
sin dall'inizio ha parlato esplicitamente, addirittura in Senato, di
"manovali della CIA" (vedi "Il Manifesto",1/3/2001). Tuttavia, i
neoconservatori USA non hanno bisogno di ri-scrivere proprio niente: la
politica USA verso i Balcani negli ultimi 10 anni non e' mai veramente
cambiata: essa e' stata sempre coerentemente ostile alla Jugoslavia. Si
legga ad esempio (su "Panorama" del 4/9/2003) l'intervista a Robert
Gelbard, inviato di Clinton nei Balcani all'epoca dell'acquisto della
società serba da parte della Telecom Italia: "Eravamo contrari
all'operazione ed è falso che l'America incoraggiasse investimenti a
favore di Milosevic". Come puo' Russo Spena asserire il contrario?

Il vero "scandalo di Telekom Serbia" per noi e' allora proprio questo:
e cioe' che si continui ad insistere, a sinistra come a destra, con
l'uso ossessivo dei soliti luoghi comuni sulla Jugoslavia di Milosevic,
nonostante tutto quello che e' successo nel frattempo. Vale a dire a
piu' di 12 anni dalla scelta occidentale di approvare le secessioni; a
piu' di 4 anni dai bombardamenti su Belgrado; a piu' di due anni dalla
cattura di Milosevic da parte dell'illegale e politico "tribunale"
dell'Aia. E mentre resta ancora drammaticamente aperta la crisi
balcanica in tutti i suoi aspetti - a partire dalla situazione ignobile
del Kosovo, trasformato oggi in campo di concentramento e di sterminio,
sorvegliato da aguzzini NATO, per tutte le minoranze non albanesi come
anche per gli albanesi-kosovari democratici.

In realta' quella che emerge dallo scritto di Russo Spena e' una
interpretazione maliziosa, contraddittoria, ma per un verso corretta
delle politiche di Milosevic: politiche da leader socialista moderato,
mirate ad addivenire ad accordi con l'Occidente ed a sostenere
l'economia nazionale nell'epoca della guerra e delle sanzioni,
conservando pero' allo Stato quote di controllo ("golden share") in
tutti i settori strategici. Il centrosinistra al governo nell'Italia di
quegli anni faceva le stesse identiche cose: e cioe' le privatizzazioni
con il "golden share". Ed il partito di Russo Spena, allora, appoggiava
quelle politiche.

L'operazione "Telekom Serbia" fu dunque una legittima operazione tra
due Stati che perseguivano ciascuno il proprio interesse nazionale. Al
di la' di possibili malversazioni - mai da escludere conoscendo il
nostro paese, ma ancora indimostrate - ed al di la' degli aspetti
relativi al successo o meno dell'investimento in quanto tale, il vero
"fallimento" della operazione e' consistito nel suo essere indigesta ed
inaccettabile al padrone statunitense, che non voleva ne' la pace ne'
tantomeno la normalizzazione dei rapporti tra Jugoslavia e resto del
mondo.

Certo, proprio la Serbia - ma quella di oggi e non quella di Milosevic!
- si configura ormai come caso esemplare di privatizzazione selvaggia,
di svendita agli stranieri, con tutto quanto di tragico questo comporta
dal punto di vista sociale ed umano. Di questo, e di centomila scandali
reali inerenti alla selvaggia ricolonizzazione economica dei Balcani,
Russo Spena dovrebbe anche occuparsi.

5 ottobre 2003


ICDSM - Sezione Italiana
c/o GAMADI, Via L. Da Vinci 27
00043 Ciampino (Roma)
email: icdsm-italia@...

FOIBE E MONUMENTI

Sta facendo parlare in città l’iniziativa dell’associazione
“Promemoria” contro il previsto obelisco “pacificatore” che il Comune
di Trieste ha intenzione di erigere in piazza Goldoni quale monumento
alle “vittime di tutti i totalitarismi”. Va subito detto che tale
iniziativa non è dovuta alla fantasia della giunta Di Piazza, ma risale
ancora alla gestione di Riccardo Illy, persona che comunque sembra dare
particolare importanza al concetto di “pacificazione” e di
“riconciliazione”, dato che in una delle sue prime esternazioni dopo
l’elezione a “governatore” della Regione ha nuovamente manifestato
l’intenzione di indire una giornata pacificatrice tra Italia e
Slovenia, al momento dell’ingresso di quest’ultima nell’Unione Europea,
con cerimonie in quelli che è diventato in voga definire “luoghi
simbolo” della barbarie dei totalitarismi, cioè la Risiera di San Sabba
e la “foiba” di Basovizza.
A prescindere dalle connotazioni revisionistiche storiche di tali
iniziative, vorremmo iniziare a dire qualcosa in merito alla cosiddetta
“riqualificazione” di piazza Goldoni.
Piazza Goldoni non è che sia poi una gran bella piazza. Incastrata tra
le principali direttrici del traffico cittadino, piena di rumore e di
inquinamento, ha perso le sue iniziali connotazioni di piazza di
mercato e quindi di ritrovo; ciononostante, con quella miseria di
arredo urbano (quattro panchine e qualche aiuola con degli alberi
volonterosi che hanno resistito negli anni all’inquinamento del luogo),
è rimasta un punto di ritrovo di pensionati al mattino, di giovani nel
pomeriggio ed alla sera, punto base per decidere di andare da qualche
altra parte. Farne una spianata con obelisco, così come appare dal
progetto pubblicato sul “Piccolo”, è semplicemente demenziale.
Intanto non si riesce a capire perché i megagalattici progettisti della
“riqualificazione” urbana non riescano a considerare, nei loro
progetti, la possibile presenza di qualche zona verde (alberi, aiuole,
fiori, cespugli) e di panchine degne di questo nome (forse per non fare
concorrenza sleale ai locali che possono sistemare le proprie sedie
nelle zone riqualificate, cosicché chi si vuole sedere potrà farlo solo
a pagamento e non usare le gratuite panchine pubbliche?); ma poi ci
chiediamo il significato urbanistico di un obelisco e di una specie di
porticato stile Ventennio in una piazza ottocentesca. Non sarebbe
possibile lasciare le aiuole, magari curandole un po’ meglio, ed
impedire la sosta selvaggia dei motorini per fare di piazza Goldoni un
luogo vivibile, nei limiti del possibile stante la sua posizione in
pieno centro città? Oppure se non si parla di grandi opere non ci si
volta neppure indietro, in questi tempi di progresso?
Torniamo all’obelisco. Bontà loro, i progettisti hanno progettato un
“normale” obelisco e non hanno seguito l’esempio dei loro colleghi di
Crotone, dove è stato eretto un monumento dedicato sia ai caduti della
Repubblica sociale che della Resistenza, monumento che ha la forma
inequivocabile di un gladio romano (che vi sia qualche doppio senso non
tanto nascosto?), come vediamo in una foto pubblicata sul “Secolo
d’Italia”.
Però il senso del monumento è lo stesso: pacificare, ovverosia
parificare le vittime ai carnefici, senza stare a distinguere che
quando c’è una guerra, di solito c’è sempre qualcuno che la inizia, e
forse ha più torto di chi non avrebbe voluto farla però è stato
costretto a difendersi.
Così l’obelisco di piazza Goldoni servirà a ricordare alla popolazione
coloro che sono stati impiccati e fucilati nelle rappresaglie
nazifasciste, che sono stati massacrati in Risiera o nei rastrellamenti
in Carso ed in periferia; ma nello stesso tempo ricorderà anche quelli
che sono poi stati uccisi, per vendetta personale o condannati a morte
dopo processo in Jugoslavia. Ricorderemo così assieme ai caduti
partigiani del rastrellamento di Borst del 10/1/45 (Dusan Munih, Stanko
Gruden, Ivan Grzetic e Danilo Petaros, poi ucciso in Risiera), anche
uno di coloro che parteciparono al rastrellamento operato dalla “banda
Collotti”, Mario Fabian, infoibato a Basovizza. Ricorderemo un altro
aguzzino della “banda Collotti”, Alessio Mignacca, che fu fucilato a
Lubiana: era specializzato nella ley de fuga (sparò uccidendo Francesco
Potocnik e ferendo Roberto Caprini), ma fu responsabile di avere fatto
abortire una prigioniera picchiandola; lo ricorderemo assieme alle
persone che lui uccise.
Ricorderemo Ernesto Mari, capo degli agenti di custodia al Coroneo,
infoibato nella foiba Plutone, assieme agli agenti di custodia che egli
fece deportare in Germania e trovarono la morte nei campi, come
Salvatore Leone. Ma ricorderemo altri agenti di Collotti, Ferruccio
Soranzio e Domenico Sica, fucilati anch’essi a Lubiana: li ricorderemo
assieme alle vittime del rastrellamento di Longera del 21.3.45 (Andrej
Pertot, Pavel Petvar, Angel Masten ed Evald Antoncic) al quale essi
parteciparono attivamente; e Soranzio, partigiano traditore detto Crok,
lo ricorderemo anche assieme alle 25 vittime del rastrellamento di
Ronchi del 25.4.44, che furono deportate in Germania dopo la sua
delazione.
Potremmo andare avanti a lungo su questo argomento, ma ci fermiamo qui.
Un unico suggerimento: se si vuole ricordare assieme tutti questi
morti, lo si faccia almeno con una nota biografica a fianco di ciascun
nominativo, in modo che si sappia chi era civile, chi partigiano, ma
soprattutto anche chi era SS, chi della “banda Collotti”, chi delatore
e via di seguito.


La Redazione di "La Nuova Alabarda", Trieste
nuovaalabarda@...

http://www.wsws.org/articles/2003/oct2003/germ-o02_prn.shtml

World Socialist Web Site www.wsws.org
WSWS : News & Analysis : Europe : Germany


Germany deports 50,000 immigrants a year

By Elizabeth Zimmerman
2 October 2003


The current policy in Germany of widespread detention of those awaiting
deportation was introduced when the right of asylum, originally
guaranteed in the German constitution of 1949, was largely abolished in
1993. The imprisonment of asylum-seekers is based on paragraph 57 of
the Aliens Act, a paragraph with a long and terrible tradition. Its
forerunner was paragraph 7 of the Aliens Police Regulation, which goes
back to the days of Nazi rule, and was in force from 1938 to 1965,
enabling the forcible deportation of foreigners who refused to leave
the country voluntarily. Detention pending deportation served to
prepare and effect this measure.

Today, any foreigner residing in Germany without legal immigration
status can be arrested and placed in detention pending deportation.
This includes refugees who are refused asylum, civil war refugees whose
right to remain has not been extended, and immigrants in the broadest
sense, who either entered Germany without a valid visa or whose
residence permit has expired.

Since the beginning of the 1990s, the law has allowed the detention of
such people, in order to procure passports or travel documents before
deporting them. Those affected are in a desperate situation lacking any
recourse. The reason for their arrest is not any criminal offence they
have committed, but restrictive German laws that turn them into
“illegal immigrants.” Moreover, deportation detention can drag on for
up to 18 months. During this time, people threatened with deportation
are almost completely cut off of from the external world and can
neither seek legal advice nor—if they prefer to leave the country
“voluntarily”—even obtain their departure papers.

The Berlin Initiative Against Deportations has recently documented how
many people are affected and, citing individual examples, has shown the
desperate situation of many of those arrested.

According to the Initiative, over 50,000 migrants and asylum-seekers
are deported from Germany each year, most of them by plane. Each day,
130 to 140 are returned to the conditions from which they fled—civil
war, political persecution, dire economic hardship and regimes that
suppress ethnic minorities and women.

Deportees are frequently accompanied by the paramilitary German Border
Police or private security agents, who are prepared to use force. Those
who resist are beaten, restrained and injected with drugs. A number
have already been killed, but the culprits and the authorities
responsible have so far escaped prosecution. The dead and abused
refugees and immigrants are consciously accepted as the price of a
brutal deportation practice.

Since 1993, 99 people have taken their own lives or died trying to
avoid deportation, 45 while in detention.

In 2000, more than 7,000 were taken into detention in Berlin; at any
one time there were about 50 women and 250 men being held. In 2001,
there were over 5,000 in detention in the city. Those arrested are
between 16 and 65 years old. Pregnant woman are detained in hospital
six weeks before they are due to give birth. German objections to the
UN Rights of the Child Convention mean that minors can also be detained
and deported without an accompanying adult. Those aged 16 years and
over count as refugees and are subject to the restrictive asylum law.
They are also prohibited from seeking training and work.

The massive introduction of deportation detention is a part of the
dismantling of democratic rights and the almost complete abolition of
the right of asylum in Germany. It is part of a system of state
deterrence and intimidation.

For 10 years, detention facilities in North Rhine-Westphalia have been
used to hold those facing deportation. According to official figures,
in 2002 the biggest detention facility in Bueren held on average 599
detainees at any one time, most of them for many months. On one day in
April, seven young people under 18 years old were being held in
detention in Bueren, and four at another facility in Moers.

Deportation detainees frequently resort to desperate acts to protest
their imprisonment. On July 31, Hueseyin Dikic set himself on fire when
faced with deportation to Turkey. He died recently as a result of his
injuries.

It is no wonder that those taken into detention to ensure their
deportation from Germany, and are then exposed to subhuman prison
conditions and mistreated by the guards, try to resist. In the Berlin
detention facility, there have been several hunger strikes.

Sixty-eight prisoners took part in the last hunger strike at the end of
January, predominantly emigrants from Russian-speaking countries and
India. Their demands included the immediate release of those who could
not be deported for legal reasons but who had nevertheless spent more
than six months in detention, an end to inhumane treatment by the
guards, and an improvement in their intolerable hygienic conditions.

A March 11 report in the Frankfurter Rundschau exposed the situation
for those in deportation detention: before the fall of the Berlin Wall,
“the Gruenauer building was a women’s prison. Since 1995, the Berlin
city government has jailed accommodated those awaiting deportation
there. It is a collection centre for those who are now stranded and who
wanted a better life for themselves in Germany, but were prevented from
remaining in the country. Like Larissa from Azerbaijan, a woman of 34,
who has lived in Germany for 10 years, with some interruptions. In
Hanover and Berlin she worked illegally looking after old people at
home. Her mobile phone rang and an old woman asked whether she could
come today. But Larissa cannot, she is sitting in detention.”

Another detainee, who features in the report, is a student from
Moldavia who has attempted suicide in the past. He is now free, but is
required to leave the country. He expects to be deported to Moldavia at
any time. He has no legal possibility of entering Germany again. If he
nevertheless tried to, the German government would ask him to pay 60
euros per day for holding him in deportation detention. That is as much
as he could earn as a bookkeeper in a month in Moldavia, if he could
get at a job there.

Desperate living conditions in their home countries push people again
and again to risk mortal danger to emigrate. The reaction of the German
authorities and politicians, whether in Berlin or elsewhere, is to
sharpen the policy of deterrence.

The governing SPD (German Social Democratic Party) and the Greens, as
well as the PDS (Party of Democratic Socialism, governing in a state
coalition with the SPD in Berlin), have no other answer to the social
and political problems bound up with immigration than to intensify
repression. They attempt to save money for the state coffers by
increasing the use of private security agencies to carry out the dirty
work in the detention facilities.

Germany’s conservative parties also adopted repressive immigration
measures, but the situation facing asylum-seekers and immigrants has
worsened considerably since the SPD and Greens entered government in
1998 and were re-elected in 2002. Although the number of asylum-seekers
has declined to an historic low due to the restrictive laws and
deterrence measures employed by the federal and state governments,
deportations have increased—even of those with families who have lived
in Germany for a long time.

Those migrants who have work, whose children were born here and go to
school, or are undertaking an apprenticeship and are fully integrated
into society, can also face deportation. A sinister statement issued in
December 2001 makes clear that this is the declared policy of the
Social Democratic-Green Party government: “The government will also in
future undertake all steps required to safely and securely return
foreigners subject to deportation—if necessary, also against their
will.”


Copyright 1998-2003
World Socialist Web Site
All rights reserved

1. Tribunal lazi
("Sovjetska Rusija", 2. oktobra 2003. godine)

2. Hag: Sudije - advokati NATO-a protiv naroda
(Konferencija za stampu Medjunarodnog komiteta,
Hag, 30. septembar 2003.)


=== 1 ===


Da: "Vladimir Krsljanin"

"Sovjetska Rusija",
2. oktobra 2003. godine

Tribunal lazi

Sta se sada desava na procesu Slobodanu Milosevicu? Evo sta se desava.
Nepravedno sudjenje traje vec skoro dve godine. Za to vreme su tuzioci
Medjunarodnog tribunala za bivsu Jugoslaviju (MTBJ) na sudski sto
istresli brda sumnjivih dokumenata i izveli stotine laznih svedoka.
Cinovnici "tribunala" su potrosili stotine miliona dolara iz budzeta
OUN, obezbedivsi poprilicne prihode sebi i Holandiji gde MTBJ konaci.
Gigantski napori, ali je rezultat - nula. Optuzba dozivljava potpuni
krah.

Sud je doneo odluku da optuzba mora zavrsiti za tri-cetiri meseca. Onda
pocinje etapa odbrane. Tada ce Milosevic moci da deluje znatno
aktivnije, iznoseci svoja dokumenta i pozivajuci svedoke odbrane. Jer,
dosad je mogao samo da ucestvuje u ispitivanju svedoka optuzbe.
Medjutim, o nepristrasnosti sudjenja nema vajde govoriti. Sudskim
procesom iza kulisa upravlja engleska obavestajna sluzba. Prosudite
sami: glavni sudija je Englez Ricard Mej; mnogi svedoci su priznali da
ih je zavrbovala engleska obavestajna sluzba. Naslednici Dzemsa Bonda
rediguju "iskaze svedoka". Eto, takav je to "medjunarodni tribunal" -
privezak uz englesku obavestajnu sluzbu...

Posle neuspeha da Milosevica slome u direktnom okrsaju, lutkari koji
stoje iza "tribunala" pokusavaju da ga moralno slome. Njemu kao i
ranije ne dozvoljavaju kvalifikovanu lekarsku pomoc. Dobro je poznato
da bivsi predsednik SRJ boluje od ishemijske bolesti srca. Potrebno mu
je specijalisticko lecenje na kardioloskom odeljenju krupne bolnice.
Ali nikako ne u zatvoru.

Pocetkom godine, na preporuku izvesnih holandskih "velicina" koje svog
pacijenta nisu ni videle, Milosevicu su poceli da daju lek koji mu
izaziva naglo zamaranje i nesanicu. Milosevic je telefonirao svom
dugogodisnjem lekaru u Beograd. On mu je rekao da smesta prestane s
uzimanjem tog "leka".

Sta stoji iza tih sitnih i krupnih pakosti? Evo sta. Milosevic je s
njegovim disciplinovanim umom, izvanrednim (do najsitnijih pojedinosti)
poznavanjem dogadjaja tog vremena (cime se tuzioci ne mogu pohvaliti) -
grozan protivnik. On rusi lazi tuzilaca i brzo obnavlja svoju
popularnost u Srbiji. Zapadu bi, jasno, bilo bolje kad bi bivsi lider
SRJ dao Bogu dusu. Nema coveka - nema problema. Medjutim, optuzbe bi i
dalje ostale da vise na njemu. Eto otkud cudovisne manipulacije s
njegovim zdravljem. Coveka u predinfarktnom stanju (pritisak 240 sa
130) vuku u sudsku dvoranu. Kud cete dalje.

Postepeno se otkrivaju skandalozne pojedinosti toga kako su SAD,
Engleska i Nemacka raspirivale rat u Jugoslaviji, obezbedjivale
finansiranje separatista, isporuke oruzja i, sto je najvaznije,
prebacivanje stranih placenika koje je svojevremeno CIA pripremila za
rat protiv SSSR u Avganistanu. Ti su placenici vrsili najkrvavije
zlocine u Jugoslaviji. Tako da su mnogi zapadni lideri zainteresovani
za to da se Milosevic ucutka.

Medjutim, Milosevic se odvazno bori ne samo sa lazljivim tuziocima i
fals "svedocima", nego i sa svojom bolescu. Njegov duh ostaje
nesalomiv. A to je glavno. Zato se novi udarac nanosi upravo u tom
pravcu. I to na najpodliji nacin. Dobro je poznata vezanost Milosevica
za njegovu porodicu. Redovni mesecni dolasci u zatvor njegove zene -
Mire Markovic - bili su mu mocna potpora. Znacajni su bili i susreti sa
drugovima iz Socijalisticke partije Srbije, ciji je S. Milosevic i
dan-danas
opstepriznati vodja. E, tu su i resili da udare.

Ne moze se M. Markovic zabraniti da posecuje muza u zatvoru. To bi
protivrecilo pravilima samog MTBJ. Zato su pronasli gnusan nacin. Na
brzu ruku su smislili nekakvu smesnu optuzbu i raspisali medjunarodnu
poternicu za Mirom Markovic. I gotova stvar - M. Markovic vise nema
mogucnosti da putuje u Hag. Cist jezuitizam - niko zeni ne brani da
posecuje muza u zatvoru. Ali ona to ne moze uciniti posto ce se smesta
i sama naci u zatvoru. Ista shema je ponovljena i protiv Milosevicevog
sina - Marka (lazna optuzba, medjunarodna poternica).

E, a da ne bi pustali u Hag rukovodioce Socijalisticke partije, latili
su se primitivne provokacije. Nedavno je kod Milosevica u zatvoru bila
delegacija SPS. Uobicajena stvar. Takvih je susreta bilo dosta. Ali, tu
je iznenada "tribunal" optuzio clanove delegacije da su po povratku u
Beograd navodno dali izjave koje krse pravila MTBJ. I zabranili
predstavnicima SPS posete njihovom lideru. Usput su posete Milosevicu
zabranili i predstavnicima drustvenog komiteta "Sloboda" koji
podrzavaju Milosevica, ali nemaju nikakve veze sa SPS. Eto, takvim
podlim metodama pokusavaju da izbiju jos jedan oslonac borbenom duhu S.
Milosevica.

Sada o samom procesu. Nastavlja se ispitivanje svedoka optuzbe. Svedoci
su razni. Na primer, nedavno je ispitivan holandski general Van Bal
koji je 1995. godine komandovao mirotvorcima u Bosni. Taj je general,
odgovarajuci na pitanja S. Milosevica, priznao da su antisrpske snage
imale podrsku SAD i da je u Srbe pucano iz zgrada bosanske vlade u
Sarajevu. To jest, potvrdio je Milosevicevu tvrdnju da krvoprolice nisu
isprovocirali lideri SRJ, vec bosanski ekstremisti uz podrsku Zapada i
stranih placenika. Sudija Mej je, zabrinut sto Van Bal fakticki svedoci
u Milosevicevu korist, nekoliko puta zabranjivao generalu da odgovara
na pitanja.

Medjutim, postoji i druga kategorija svedoka. Najrasirenija. Nedavno je
istupao izvesni Mustafa Ramic, bivsi gradonacelnik bosanskog grada
Brcka. Taj covek je 1994. godine naredio unistenje nekoliko srpskih
sela u Bosni zajedno s njihovim ziteljima. Jula 1995. godine je isti
taj Mustafa bio osudjen (u odsutnosti) na 15 godina zatvora zbog ratnih
zlocina.
I evo sad zlocinac istupa kao tuzilac.

Ali to jos nije nista! Nedavno je u "tribunalu" saslusavan posebno
zasticeni, tajni svedok. On je svedocio iz druge prostorije, glas mu je
bio izmenjen. Ipak ga je beogradska stampa brzo "provalila". E, pa,
najnoviji "kljucni" svedok je bio sadista koji je streljao preko sto
ljudi. Tog nitkova su 1996. godine sami Srbi uhvatili i poslali u Hag.
Dalje su pocela da se desavaju cuda. Tog patoloskog ubicu su osudili na
samo deset godina zatvora. A kroz cetiri godine oslobodili, dali mu
stalni boravak u jednoj zapadnoj zemlji i poceli... da ga pripremaju za
ulogu svedoka. Od takvog "pravosudja" se kosa dize na glavi.

Uzgred, dok u Hagu uzaludno pokusavaju da dokazu Milosevicevu krivicu,
na Kosovu pod budnim okom "mirotvoraca" i dalje ubijaju Srbe. Ali, MTBJ
cak i ne pokusava da sudi albanskim banditima koji prolivaju Srbima
krv. To je sasvim svesno prikrivanje zlocina.

Sta ce biti dalje? Dalje mora poceti faza odbrane. Naizgled je sve
pravicno. Ali, ne. Stvar je u tome sto je optuzba pocela da se priprema
jos povetkom 1999. godine kada su protiv Milosevica iznete optuzbe u
vezi dogadjaja na Kosovu. (To je bila ucena sefa drzave koji odbija da
se potcini ultimatumima Zapada). Dok je Milosevic sedeo u sudskoj
dvorani, braneci se od klevetnickih optuzbi, stotine cinovnika
"tribunala" nastavljale su da "prekopavaju zemlju" u potrazi za
dokazima.

Da bi raskrinkao falsifikovana dokumenta i lazne svedoke, Milosevic je
morao pregledati ta dokumenta i upoznati se sa pismenim izjavama
svedoka. Zato je, presedevsi citav dan u sudskoj dvorani, on umesto
odmora morao da se u celiji priprema za sledecu porciju "svedoka" i
dokumenata. To je prekomeran posao koji je Milosevicu upropastio
zdravlje.

Sada je sud doneo odluku da Milosevic dobije svega tri meseca za
pripremu odbrane. To jest, stotine cinovnika MTBJ pripremale su optuzbu
cetiri godine. A Milosevic mora sam da podnese punovredan komplet
dokumenata i svedoka odbrane maltene sutra. I to jos iz zatvorske
celije. Zamislite dva boksera. Jedan je dobro uhranjen, ispavan. Drugi
- lisen hrane i sna, pa jos i vezanih ruku. Eto to se naziva
"ravnopravnoscu strana". Tu nema cak ni privida ravnopravnosti.
Predsednik Ruskog drustvenog komiteta za odbranu Milosevica, poznati
pisac i filozof A.A. Zinovjev tu je sudsku odluku nazvao sramotnom i
skandaloznom.

Jednakost strana u sudskom procesu (ukljucujuci pravo optuzenog na
dovoljno vremena i potrebne uslove za pripremu odbrane) - jedna je od
kljucnih normi medjunarodnog prava, predvidjena, na primer, Evropskom
konvencijom o ljudskim pravima. Milosevic zahteva da se proces
privremeno prekine na dve godine, da bi prikupio potrebna dokumenta. On
zahteva da mu se omoguci da sa svedocima razgovara bez tuzilackih
usiju. Podsetimo da Milosevic moze da se sretne sa posetiocima samo u
prisustvu cinovnika MTBJ. To jest, on bi unapred tuziocima davao
potpunu sliku svoje odbrane. On takodje mora povratiti svoje zdravlje,
upropasceno iscrpljujucim procesom i odsustvom lekarske pomoci.

No, sud je odbio. Dakle, sta to dobijamo u "suvom ostatku"? Neskriveni
politicki obracun. Prosudite sami: coveka, cija krivica nije sudski
dokazana, prvo lisavaju kontakata sa stampom, zatim ga lisavaju
kvalifikovane lekarske pomoci i mogucnosti vidjanja sa clanovima
porodice i prijateljima. Zatim mu uskracuju uslove za pripremu odbrane.
U sustini, Milosevica pokusavaju da zivog zazidaju u zatvorsku celiju,
nadajuci se da ce on umreti pre nego sto krah "sudjenja" postane svima
ocigledan. Jos jednom potvrdjujem svoju ubedjenost - engleski sudija
Ricard Mej i svajcarski tuzilac Karla Del Ponte stvar vode ka polaganom
fizickom unistenju Slobodana Milosevica.

Stotine evropskih i americkih politicara, hiljade podmitljivih novinara
u nebrojenim clancima i televizijskim reportazama gradili su predstavu
o S. Milosevicu kao surovom diktatoru. I Zapad je poverovao u sopstvenu
laz. Ali, kad je doslo vreme da se gnusne optuzbe potvrde na sudu,
ispostavilo se da su one (te optuzbe) sazdane od vazduha, tacnije od
smrdljive lazi spomenutih zapadnih dzentlmena. Zato se moraju oslanjati
na "izjave svedoka" koji su sadiste i patoloske ubice.

Ipak, rusi se ogromna zgrada lazi koja je maltene citavo desetlece oko
S. Milosevica gradjena. Nedavno je Brazilska konfederacija rada -
najvece udruzenje sindikata Brazila - protestovala protiv obracuna. To
je dogadjaj od principijelne vaznosti. Pre toga je sudjenje Milosevicu
predstavljalo pre svega evropski dogadjaj. Sada solidarnost sa
Milosevicem postaje deo svetske borbe protiv globalizacije.

Vjaceslav Tetjokin


=== 2 ===


www.ICDSM.org
Medjunarodni komitet za odbranu Slobodana Milosevica

Hag, 30. septembar 2003.                        

SAOPSTENJE ZA JAVNOST

DVE GODINE SLOBODE ZA SLOBODANA MILOSEVICA

DA SE ZASTITI NJEGOV ZIVOT, ISTORIJSKA ISTINA I PRAVDA ZA NARODE BALKANA

·       SUDIJE TRIBUNALA KAO ADVOKATI NATO-a

Tribunal je doveo u pitanje zivot Predsednika Milosevica. Zasto?

Vec na pocetku haskog procesa, Predsednik Milosevic je najavio da ce
zahtevati da se osobe kao sto su Bil Kilinton, Medlin Olbrajt i Vesli
Klark pojave kao svedoci.

Logicni i legitimni kurs njegove borbe za istinu je da dokaze krivicu
onih koji su ubijali Jugoslaviju i njene narode podrzavajuci
separatiste, teroriste, paravojske i trgovce drogom i oruzjem, namecuci
genocidne sankcije, bombardovanjem, nametnutom promenom rezima i
uvodjenjem pro-NATOovske diktature povezane sa mafijom. Ako bude
prikazana njihova ocigledna krivica, onda su Slobodan Milosevic i
srpski narod nevini!

Posto je pokusaj tuzilastva da dokaze lazi i izmisljotine NATO
propagande, propao zahvaljujuci velicanstvenoj borbi Predsednika
Milosevica, u pomoc NATO-u su priskocile sudije tribunala.

Oni su odlucili da bolesni i utamniceni Predsednik Milosevic mora da
predoci njima i tuzilastvu (!) sve detalje svoje odbrane u roku od sest
nedelja!A posle toga sudije ce odluciti sta od toga sme, a sta ne sme
da bude izlozeno! Svakako ne Bil Klinton i njegov drugar Vesli Klark.
Svakako ne deca koja su umrla pod bombama.To je irelevantno!

Na ovaj nacin, posto mu je uskraceno lecenje, Predsedniku Milosevicu je
uskraceno i pravo na odbranu.

Kao dopunska garancija da ce istina biti ucutkana, protiv Predsednika
Milosevica se primenjuje tortura. Ne moze da vidja svoju porodicu. Ne
moze da vidja svoje prijatelje. Stotinama hiljada clanova
Socijalisticke partije Srbije i Udruzenja „Sloboda“ zabranjeno je da
posecuju svog predsednika. Ne moze da vidja ni svoje lekare iz
Beograda. A cak su i lekari koje je odredio tribunal morali da priznaju
da obim procesa i zatvorski uslovi ugrozavaju njegov zivot. Zatvoren u
svojoj celiji on mora da se suoci sa svim onim sto je ceo aparat
tribunala pripremao deset godina.A jedino u njegov proces je bas sve to
ukljuceno! Sa svojih 1248 zaposlenih i desetogodisnjim prilivom samo iz
budzeta UN od 694828400 dolara, tribunal je 75% te sume ili pola
milijarde dolara, potrosio u poslednjih pet godina, od vremena agresije
NATO i podizanja prve optuznice protiv Predsednika Milosevica. Uz sve
to, tribunal prima podrsku i pomoc zapadnih vlada i njihovih tajnih
sluzbi, a od nedavno i od marionetskog rezima u Beogradu. Nasuprot
tome, da pripremi svoju odbranu Predsedniku Milosevicu je ostavljeno
samo tri meseca, tacnije sest Nedelja, u zatvorskoj celiji, i samo uz
pomoc volontera, bez fondova, infrastrukture i pristupa drzavnim
arhivama. Da li je to nacin da se tretira osoba ciji je zivot ugrozen?
Da, ako je on vodja naroda koji se suprotstavio NATO-u.

Medjunarodni komitet optuzuje tribunal za kriminalno ponasanje i
kriminalno saucesnistvo sa NATO-om.

Danasnji pokusaj da se nametne advokat Predsedniku Milosevicu protiv
njegove volje i da se sudjenje odvija u odsustvu bolesnog Predsednika
je jos jedan dokaz za to. Tribunal krsi medjunarodne norme pravosudja i
zastite ljudskih prava. Tribunal krsi svoj sopstveni Statut.

Dve godine na slobodi, koje je zatrazio Predsednik Milosevic su
minimalna garancija da ce njegov zivot biti sacuvan i da ce se istina
cuti.To je velikodusna, dzentlmenska ponuda. A odgovor tribunala je
sraman i skandalozan.

Ruska Duma je zatrazila akciju Ruske Vlade da se zastiti medjunarodno
pravo i da se spreci ova sramota i zlocin.

Deset profesora i doktora medicine iz Nemacke poslali su tribunalu
peticiju u kojoj se naglasava da bolest Predsednika Milosevica zahteva
njegovo oslobodjenje. Medjunarodni komitet prima poruke od lekara iz
drugih zemalja, koji osudjuju tretman Predsednika Milosevica i
izrazavaju spremnost da se ukljuce u njegove preglede i lecenje.

Predsednik Milosevic mora biti odmah oslobodjen!

Mnoge partije i organizacije iz velikog broja zemalja podrzavaju nasu
poziciju. Medjunarodni komitet i Nacionalni komiteti u Rusiji, SAD,
Nemackoj, Kanadi, Italiji, Britaniji, Irskoj i drugim zemljama zapoceli
su kampanju usmerenu prema odgovornim telima Ujedinjenih nacija i prema
vladama zemalja clanica sa ciljem da se zaustavi zlokobna farsa u Hagu.
Medjunarodne demonstracije 8. novembra u Hagu, koje organizuje komitet
Srba iz dijaspore uz podrsku Medjunarodnog komiteta treba da budu
vrhunac kampanje.


Medjunarodni komitet za odbranu Slobodana Milosevica

Hag, 30. septembar 2003.                     
SAOPSTENJE ZA JAVNOST
KOJE JE IZNEO g. IAN JOHNSON,
clan Borda Medjunarodnog komiteta i Koordinator njegove Britanske
sekcije, a zatim odgovarao na pitanja novinara.

www.ICDSM.org


=== * ===

SLOBODA urgently needs your donation.
Please find the detailed instructions at:
http://www.sloboda.org.yu/pomoc.htm

To join or help this struggle, visit:
http://www.sloboda.org.yu/ (Sloboda/Freedom association)
http://www.icdsm.org/ (the international committee to defend Slobodan
Milosevic)
http://www.free-slobo.de/ (German section of ICDSM)
http://www.icdsmireland.org/ (ICDSM Ireland)
http://www.wpc-in.org/ (world peace council)
http://www.geocities.com/b_antinato/ (Balkan antiNATO center)