Informazione
SI STRINGE IL CAPPIO AL COLLO DELLA RF DI JUGOSLAVIA
Fondo monetario internazionale
WASHINGTON - La Jugoslavia è stata riamessa oggi nel Fondo monetario
internazionale. Lo ha reso noto con un comunicato lo stesso Fmi. "Il
comitato esecutivo - si legge nel documento - ha approvato l'ammissione
della Repubblica federale jugoslava. I paesi membri sono ora 183". La
Jugoslavia, durante il regime di Slobodan Milosevic, era stata
estromessa
dal Fondo nel 1992 e dalla Banca Mondiale nel 1993.
(Da repubblica on line del 20/12/00)
---
Bollettino di controinformazione del
Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'"
Sito WEB : http://digilander.iol.it/lajugoslaviavivra
I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
opinioni delle realta' che compongono il Coordinamento, ma
vengono fatti circolare per il loro contenuto informativo al
solo scopo di segnalazione e commento ("for fair use only")
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Fondo monetario internazionale
WASHINGTON - La Jugoslavia è stata riamessa oggi nel Fondo monetario
internazionale. Lo ha reso noto con un comunicato lo stesso Fmi. "Il
comitato esecutivo - si legge nel documento - ha approvato l'ammissione
della Repubblica federale jugoslava. I paesi membri sono ora 183". La
Jugoslavia, durante il regime di Slobodan Milosevic, era stata
estromessa
dal Fondo nel 1992 e dalla Banca Mondiale nel 1993.
(Da repubblica on line del 20/12/00)
---
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L'"URANIO IMPOVERITO" E' UN DEPISTAGGIO
Molto baccano si va facendo in questi giorni sulla storia dell'uranio
impoverito. La preoccupazione relativa ai (paventati) rischi per la
salute dovuti all'uso di proiettili costruiti con questa sostanza
sarebbe encomiabile, se fosse accompagnata da altrettanta preoccupazione
per i SICURI danni causati a larghi strati della popolazione dalla
dispersione nell'ambiente di sostanze letali come il mercurio, il VCM,
eccetera, in seguito ai bombardamenti sui petrolchimici. Un esempio e'
Pancevo, dove la NATO ha volutamente colpito i serbatoi di carburante
come forma di guerra chimica indiretta, superando per vigliaccheria ed
infamia criminale ogni crimine commesso dal nazifascismo durante la
Seconda Guerra Mondiale. La guerra chimica scatenata a Pancevo (a 30 Km
da Belgrado) contro la popolazione civile viene tuttora tenuta nascosta
dai nostri mass media, che anche in questa occasione dimostrano di
essere diventati meri strumenti di disinformazione militare.
---
Giovedi' 21.12.2000
"LA STAMPA"
http://www.lastampa.it/LST/ULTIMA/LST/NAZIONALE/CRONACHE/ZACCARIA.htm
Giovedì 21 Dicembre 2000
«Luranio delle bombe ci uccide»
Il dramma dei serbi a Pancevo: 10 mila tumori
Giuseppe Zaccaria
inviato a PANCEVO (Serbia)
Forse luranio delle decine di migliaia di bombe lanciate un anno
e mezzo fa sulla Jugoslavia si definiva «impoverito» per il contesto che
era
destinato a produrre. Chi ha inventato la definizione pensava forse che
simili
armi fossero destinate a cadere solo sugli angoli più poveri del mondo:
le
sabbie irachene, lo squallido Kosovo, o questa fetida area industriale
ai
confini della Vojvodina. Magari, una volta piovuti dal cielo, questi
ordigni
avevano il compito di impoverire definitivamente un luogo, una regione,
uno
Stato. Forse di determinare addirittura le esistenze di generazioni
sempre più
povere. Forse però è arrivato il momento di mettere da parte i «forse» e
i
«chissà» per prendere atto di una realtà infernale. Signori medici,
magistrati
e generali: trascurate per un momento le dispute parascientifiche sulle
morti
dei soldati e venite a Pancevo, vertice del Triangolo Nero. Qui
scoprirete che
a causa delluranio impoverito, del nitrossido dioxide, del cadmio e di
tutta
la
valanga di porcherie rovesciata dalla guerra su questi territori, non si
registrano alcune morti ma unecatombe.
Dica, signor Zafirovic: è vero che in un anno a Pancevo le morti per
tumore o
leucemie sono aumentate del 70%? «Ecco la solita balla».
Unesagerazione? «No,
una balla per difetto. I decessi sono aumentati del 500%». Ivan
Zafirovic
nella municipalità di Pancevo è ciò che da
noi si definirebbe lassessore allecologia, e come esponente dei Verdi
lavora
sulle problematiche ambientali da 13 anni. Si era già pericolosamente
esposto
durante il regime di Milosevic, adesso dopo la «svolta democratica» apre
i
rubinetti della frustrazione. «Prima della
guerra - racconta - questa regione già registrava un alto numero di
tumori e
di leucemie: duemila allanno, a causa delle numerose fabbriche chimiche
e
delle pessime condizioni di sicurezza. Adesso, dopo i bombardamenti e
gli
incendi degli impianti i casi di neoplasie sono schizzati in alto fino a
toccare i diecimila. E per la prima volta si nota un aumento di simili
malattie anche fra i giovanissimi. Uno è morto proprio ieri nel nostro
ospedale, aveva 13 anni...».
Poco prima, alluniversità di Belgrado, il professor Vukasin Pavlovic,
decano
allistituto di Scienze Politiche ci aveva mostrato alcune mappe di
prossima
pubblicazione: «Vede? Abbiamo colorato in rosa le aree sottoposte a
bombardamenti meno intensi, in rosso quelle più martellate, in nero le
zone su
cui ogni giorno si sono rovesciati più di 130 attacchi aerei per
un periodo dai 51 fino ai 68 giorni consecutivi...». Quelle mappe,
ironia
della storia, stanno per essere pubblicate grazie a un finanziamento
inglese,
della stessa nazione che più di ogni altra sosteneva i bombardamenti.
Nella
divisione accademica fra «ottimisti» e non, Pavlovic si schiera con la
seconda
categoria. Gli ottimisti considerano quella jugoslava solo una
catastrofe
spaventosa, lui e molti altri una catastrofe irrimediabile. I più grandi
intellettuali di Serbia hanno appena fondato unassociazione, «Belj
Angeo» -
Angelo Bianco - che tenterà di fronteggiare il problema.
Sulle mappe la zone più scura è quella del Kosovo, ma fra Serbia e
Vojvodina
il Triangolo Nero si colloca nel cuore del territorio. I suoi vertici
sono
Belgrado, Novi Sad e Pancevo.
«Anche se non amo parlare di cifre prima di avere un quadro completo -
dice il
professor Pavlovic - posso anticiparle fin dora che nessuno si
aspettava nel
dopoguerra jugoslavo una mortalità così alta. Sto già tentando di
immaginare
che cosa accadrà agli albanesi del Kosovo...».
Ma dove sono, se esistono, le cifre di questa ecatombe? Da Belgrado il
professor Pavlovic dice: «Per avere una stima attendibile bisognerebbe
rivolgersi ai militari, e le fonti militari ancora tacciono. Io posso
dirle
quel che tutti hanno sperimentato: a Belgrado, fra settembre e
novembre scorsi, per far seppellire un proprio caro bisognava aspettare
anche
una settimana.
Era in atto una catena di decessi post-bellici che nessuno aveva
previsto.
Daccordo, persone anziane che non avevano retto allo stress, malati
cronici
che non avevano potuto curarsi ma anche molti, molti altri...».
Zafirovic fornisce una spiegazione più articolata: «Delle morti a
catena,
finora i medici non hanno parlato per due ragioni. La prima era la
pressione
del regime, ancora in atto un mese fa.
Il secondo motivo è ancora valido: nessuno vuol essere accusato di aver
creato
panico». A Pancevo i Verdi avevano cominciato unattività di ricerca già
durante gli ultimi mesi del regime, partendo da una circostanza strana
eppure
visibile a tutti: da molti mesi morivano i
cani,carcasse di animali nelle campagne, ai bordi delle strade, appariva
intuitivo il fatto che quelle bestie vivessero più degli uomini a
contatto col
terreno. Dai cani alla selvaggina il passo è stato breve. Dice Pavlovic:
«Luranio impoverito lanciato sullIraq colpì in gran parte distese
sabbiose,
eppure negli Usa si discute del fatto che 80 mila soldati possano essere
stati
infettati.
Nessuno immagina che cosa possa provocare lo stesso inquinamento in un
ecosistema diverso, ricco di boschi, di specie animali, di acque che
scorrono
e trascinano residui...».
Da Novi Sad, terzo vertice del Triangolo Nero, un altro assessore
ecologista,
Nikola Aleksic, descrive la situazione in termini più ampi: «Già durante
i
bombardamenti dicevo che la Nato non stava bombardando solo la
Jugoslavia ma
lEuropa, le particelle di uranio impoverito sono
pericolose solo da vicino ma restano in sospensione, vengono trasportate
dal
vento, rimangono nocive per 4 mila anni. Noi aspettiamo sconsolati che i
veleni penetrati nel terreno raggiungano le falde acquifere sotterranee.
Tutto
ciò dovrebbe avvenire entro 3 anni dal momento del disastro: dagli
ultimi
bombardamenti sono trascorsi 19 mesi».
Unaltra fonte che preferisce non esporsi ci ha fornito una cifra:
sarebbero
192 i soldati jugoslavi ricoverati negli ospedali militari a causa di
tumori o
leucemie. Il numero dei civili che hanno preso parte alla guerra come
«richiamati» e oggi soffrono di immunodeficienze non si
calcola.
---
Bollettino di controinformazione del
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Molto baccano si va facendo in questi giorni sulla storia dell'uranio
impoverito. La preoccupazione relativa ai (paventati) rischi per la
salute dovuti all'uso di proiettili costruiti con questa sostanza
sarebbe encomiabile, se fosse accompagnata da altrettanta preoccupazione
per i SICURI danni causati a larghi strati della popolazione dalla
dispersione nell'ambiente di sostanze letali come il mercurio, il VCM,
eccetera, in seguito ai bombardamenti sui petrolchimici. Un esempio e'
Pancevo, dove la NATO ha volutamente colpito i serbatoi di carburante
come forma di guerra chimica indiretta, superando per vigliaccheria ed
infamia criminale ogni crimine commesso dal nazifascismo durante la
Seconda Guerra Mondiale. La guerra chimica scatenata a Pancevo (a 30 Km
da Belgrado) contro la popolazione civile viene tuttora tenuta nascosta
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Giovedi' 21.12.2000
"LA STAMPA"
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Giovedì 21 Dicembre 2000
«Luranio delle bombe ci uccide»
Il dramma dei serbi a Pancevo: 10 mila tumori
Giuseppe Zaccaria
inviato a PANCEVO (Serbia)
Forse luranio delle decine di migliaia di bombe lanciate un anno
e mezzo fa sulla Jugoslavia si definiva «impoverito» per il contesto che
era
destinato a produrre. Chi ha inventato la definizione pensava forse che
simili
armi fossero destinate a cadere solo sugli angoli più poveri del mondo:
le
sabbie irachene, lo squallido Kosovo, o questa fetida area industriale
ai
confini della Vojvodina. Magari, una volta piovuti dal cielo, questi
ordigni
avevano il compito di impoverire definitivamente un luogo, una regione,
uno
Stato. Forse di determinare addirittura le esistenze di generazioni
sempre più
povere. Forse però è arrivato il momento di mettere da parte i «forse» e
i
«chissà» per prendere atto di una realtà infernale. Signori medici,
magistrati
e generali: trascurate per un momento le dispute parascientifiche sulle
morti
dei soldati e venite a Pancevo, vertice del Triangolo Nero. Qui
scoprirete che
a causa delluranio impoverito, del nitrossido dioxide, del cadmio e di
tutta
la
valanga di porcherie rovesciata dalla guerra su questi territori, non si
registrano alcune morti ma unecatombe.
Dica, signor Zafirovic: è vero che in un anno a Pancevo le morti per
tumore o
leucemie sono aumentate del 70%? «Ecco la solita balla».
Unesagerazione? «No,
una balla per difetto. I decessi sono aumentati del 500%». Ivan
Zafirovic
nella municipalità di Pancevo è ciò che da
noi si definirebbe lassessore allecologia, e come esponente dei Verdi
lavora
sulle problematiche ambientali da 13 anni. Si era già pericolosamente
esposto
durante il regime di Milosevic, adesso dopo la «svolta democratica» apre
i
rubinetti della frustrazione. «Prima della
guerra - racconta - questa regione già registrava un alto numero di
tumori e
di leucemie: duemila allanno, a causa delle numerose fabbriche chimiche
e
delle pessime condizioni di sicurezza. Adesso, dopo i bombardamenti e
gli
incendi degli impianti i casi di neoplasie sono schizzati in alto fino a
toccare i diecimila. E per la prima volta si nota un aumento di simili
malattie anche fra i giovanissimi. Uno è morto proprio ieri nel nostro
ospedale, aveva 13 anni...».
Poco prima, alluniversità di Belgrado, il professor Vukasin Pavlovic,
decano
allistituto di Scienze Politiche ci aveva mostrato alcune mappe di
prossima
pubblicazione: «Vede? Abbiamo colorato in rosa le aree sottoposte a
bombardamenti meno intensi, in rosso quelle più martellate, in nero le
zone su
cui ogni giorno si sono rovesciati più di 130 attacchi aerei per
un periodo dai 51 fino ai 68 giorni consecutivi...». Quelle mappe,
ironia
della storia, stanno per essere pubblicate grazie a un finanziamento
inglese,
della stessa nazione che più di ogni altra sosteneva i bombardamenti.
Nella
divisione accademica fra «ottimisti» e non, Pavlovic si schiera con la
seconda
categoria. Gli ottimisti considerano quella jugoslava solo una
catastrofe
spaventosa, lui e molti altri una catastrofe irrimediabile. I più grandi
intellettuali di Serbia hanno appena fondato unassociazione, «Belj
Angeo» -
Angelo Bianco - che tenterà di fronteggiare il problema.
Sulle mappe la zone più scura è quella del Kosovo, ma fra Serbia e
Vojvodina
il Triangolo Nero si colloca nel cuore del territorio. I suoi vertici
sono
Belgrado, Novi Sad e Pancevo.
«Anche se non amo parlare di cifre prima di avere un quadro completo -
dice il
professor Pavlovic - posso anticiparle fin dora che nessuno si
aspettava nel
dopoguerra jugoslavo una mortalità così alta. Sto già tentando di
immaginare
che cosa accadrà agli albanesi del Kosovo...».
Ma dove sono, se esistono, le cifre di questa ecatombe? Da Belgrado il
professor Pavlovic dice: «Per avere una stima attendibile bisognerebbe
rivolgersi ai militari, e le fonti militari ancora tacciono. Io posso
dirle
quel che tutti hanno sperimentato: a Belgrado, fra settembre e
novembre scorsi, per far seppellire un proprio caro bisognava aspettare
anche
una settimana.
Era in atto una catena di decessi post-bellici che nessuno aveva
previsto.
Daccordo, persone anziane che non avevano retto allo stress, malati
cronici
che non avevano potuto curarsi ma anche molti, molti altri...».
Zafirovic fornisce una spiegazione più articolata: «Delle morti a
catena,
finora i medici non hanno parlato per due ragioni. La prima era la
pressione
del regime, ancora in atto un mese fa.
Il secondo motivo è ancora valido: nessuno vuol essere accusato di aver
creato
panico». A Pancevo i Verdi avevano cominciato unattività di ricerca già
durante gli ultimi mesi del regime, partendo da una circostanza strana
eppure
visibile a tutti: da molti mesi morivano i
cani,carcasse di animali nelle campagne, ai bordi delle strade, appariva
intuitivo il fatto che quelle bestie vivessero più degli uomini a
contatto col
terreno. Dai cani alla selvaggina il passo è stato breve. Dice Pavlovic:
«Luranio impoverito lanciato sullIraq colpì in gran parte distese
sabbiose,
eppure negli Usa si discute del fatto che 80 mila soldati possano essere
stati
infettati.
Nessuno immagina che cosa possa provocare lo stesso inquinamento in un
ecosistema diverso, ricco di boschi, di specie animali, di acque che
scorrono
e trascinano residui...».
Da Novi Sad, terzo vertice del Triangolo Nero, un altro assessore
ecologista,
Nikola Aleksic, descrive la situazione in termini più ampi: «Già durante
i
bombardamenti dicevo che la Nato non stava bombardando solo la
Jugoslavia ma
lEuropa, le particelle di uranio impoverito sono
pericolose solo da vicino ma restano in sospensione, vengono trasportate
dal
vento, rimangono nocive per 4 mila anni. Noi aspettiamo sconsolati che i
veleni penetrati nel terreno raggiungano le falde acquifere sotterranee.
Tutto
ciò dovrebbe avvenire entro 3 anni dal momento del disastro: dagli
ultimi
bombardamenti sono trascorsi 19 mesi».
Unaltra fonte che preferisce non esporsi ci ha fornito una cifra:
sarebbero
192 i soldati jugoslavi ricoverati negli ospedali militari a causa di
tumori o
leucemie. Il numero dei civili che hanno preso parte alla guerra come
«richiamati» e oggi soffrono di immunodeficienze non si
calcola.
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Bollettino di controinformazione del
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South of Serbia: American setup
By: Aleksandar Djaja
The newly appointed American ambassador in Yugoslavia, Mr.
William Montgomery, has delivered the handful of compliments to
the Yugoslavian federal government,
because it did not use any "brutal force" against the "Albanian
guerrilas" that had invaded some regions in the south of Serbia.
More precisely, the FRY federal government did nothing. The
Albanian (Sqipetar) UCK terrorists of Hashim Taqi, the killers of
Serbian policemen, have been
"camping" in that part of the Republic of Serbia, where they calmly
and undisturbed, dig trenches, establish communications, logistics
and transport links, and
amass ammunition, passing through the "security zone" which is,
according to the Kumanovo accord, (surprisingly!) guarded by the
American troops from the KFOR.
Certainly, Mr. Montgomery did not miss the opportunity to
indicate that the "Albanian guerrilas" made a big mistake, while his
fellow-countryman Mr. Richard Hollbruck
(better known as "the spice in every soup"-man) grabbed this
opportunity to announce the need for a new "Dayton".
Unfortunately, neither of the above gentlemen, nor any members
of the FRY federal government and of the federal parliament from
DOS, considered a trivial
question. Is the presence of a foreign army at the territory of the
Republic of Serbia normal, and can it be permitted, as if it was a
visiting football team, rather
than the Albanian terrorist gang, set to kill and slaughter any
Serbian policeman or farmer they would come across? Either the
newly formed DOS/Montenegrin federal authorities and their
diplomacy are exhibiting an utmost shrewdness and exceptional
wisdom, or we shall soon have to ask the American permission
even when we want to cross the street.
Certainly, we do not want to go to a war. What this nation and
this country have been through in the past ten-odd years, many
nations have not experienced in their entire history. However, what
is the lower limit of the human, national and political dignity? Can
it, indeed, be lowered for ever? Perhaps, there is somebody who
believes in the newly devised alchemical formula that giving up the
right to defend ones own territory and of the national integrity, is
the best way to defend both the territory and the national integrity!
Should we all go along by the recommendations of some of our
present political leaders, and become deaf and blind for everything
that occurs around (and also inside) us? Should we entrust our
destiny, totally and without any reserves, to those who, for a long
time, have not even tried to conceal the fact that the sole goal of
their last year's aggression was the occupation of the Kosovo and
Metohija, and the establishment of the largest American military
base in this part of the world?
Has any of the State Department officials refuted the cynical
statement of Ibrahim Rugova (the one who has "dismissed' Mr.
Kostunica) that NATO is, actually, the "private army" of the
Albanians in Kosova, which should remain there for ever?
Finally, what was the NATO/American reply to the DOS cry for
the establishment of the mutual diplomatic relations?
It was, as we have seen, both quick and resolute: the Sqipetar
gangs, escorted and protected by the American helicopters,
carrying heavy weapons, crossed the so-called "security zone" to
the territory of the Bujanovac community, and attacked our
policemen, that had been disarmed by the Kumanovo accord.
And that's it. "The sight of sad events" (I use here the title of the
play by my esteemed colleague), that has lately befell to all of us,
quite logically (but that is the logic of demons) come from one
another, so that only the persons without morality, or those whose
mind has become sick, may regard this malignant process of the
destruction of Serbia as - xenophobia!
How will the events in the communities of Bujanovac, Presevo
and Medvedja, unfold in the future?
The goal of American government has been the same for several
years. It is that the American soldiers should get as deep into
Serbia as deep as possible, no matter whether they would be
wearing the uniforms of the NATO, KFOR, ice cream salesmen or
janitors. The means they use for this purpose is called the
Sqipetari terrorist armies, ranging from the OVK (UCK) to the
Kosovo Protection Corps, to the latest invention called OVBPM.
This unnatural "political-military debauchery" between the largest
military and economical power of the world and a small, autistic,
tribally organized nation, with the largest birthrate on Earth,
realizes a seemingly contradictory, but mutually beneficial
symbiosis. In other words, NATO indeed is the Albanian "private
army", but the Albanians are the American "private soldiers", too.
In their long time political, economical and military engagement
against the Serbs, if necessary, the Americans will, no doubt,
wage a war until the last Albanian.
However, how to continue the old policy of the breaking up of the
Serbian state and of the Serbian nation, when it can not be pushed
any longer under the old guise called "the struggle against the
dictatorship regime" of the previous Yugoslavian authorities? How
to publicly support the "democratic changes" in Serbia, tapping the
Yugoslavian president on the shoulder at any occasion, even
pushing such a Yugoslavia into the United Nations, and
simultaneously being aware that it is just a political "soap opera",
in whose scenario even the actors do not believe.
For America and its strategic interests on the Balkans the
answer seems to be simple. It will resort to its favorite method,
tested in the innumerable occasions - the "stick and carrot"
method. Which means, if you are good and obedient, we will give
you a few million dollars' loan (note, a loan, not aid or war
reparations!). However, if you attempt to thing by your own brains,
we will, as usually, unleash a few thousands of Albanian terrorists
to "camp" in your land, and you should continue to be "shrewd"
and not use any "brutal force" against them.
Who is the ass (donkey) in this story?
It is not the worst thing, however, if a small nation, exhausted by
the economical sanction, political blackmails and the military
aggression, had the moment of weakness when confronted the
ultimatum of arrogant bullies. The biggest humiliation is that we
should accept such a situation as the large success of our
diplomacy!
How will the situation in the communities of Presevo, Bujanovac
and Medvedja evolve in the future?
Unfortunately (somebody might say luckily), that virtually does
not depend upon our present authorities. As some of the DOS
leaders used to refer to the (still) actual president of the Republic of
Serbia, Mr. Milutinovic, as the man who "does not interfere in his
business", I fear that many of the present leaders, with the
corresponding responsibilities in the government, will be referred to
as the "men not knowing what their business is".
Well, at least until the Serbian elections, scheduled for 23rd
December. After that, as DOS is claiming, everything will "fall at its
place". I wonder, wasn't all this time sufficient for the Albanian
terrorists around Bujanovac, and should we allow them the
overtime, too?
Yet, there is a conclusion that we may unmistakably draw: the
previous SPS/SRS/Montenegrin SNP coalition at the federal level,
and the present DOS/Montenegrin SNP government, had
diametrically opposed attitudes towards the American-Albanian
unnatural "political debauchery". While their predecessors, mostly,
refused the blackmails and ultimatums, and after the two-and-a-half
months' bombardment signed a document that is somewhere half
way between the agreement and surrender, the current DOS
authorities de facto give up the destiny of both the Kosovo and
Metohija and the south of the Serbia proper to the Americans.
Seemingly, they think that the Americans, burdened with such a
responsibility, will decide in the Serbian favor?
And, why not in the Albanian favor? But, most likely, in the favor
of their policy of the global economical and military domination over
small states and nations, according to their neocolonial vision of
the New World Order.
Manipulation - attraction!
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By: Aleksandar Djaja
The newly appointed American ambassador in Yugoslavia, Mr.
William Montgomery, has delivered the handful of compliments to
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because it did not use any "brutal force" against the "Albanian
guerrilas" that had invaded some regions in the south of Serbia.
More precisely, the FRY federal government did nothing. The
Albanian (Sqipetar) UCK terrorists of Hashim Taqi, the killers of
Serbian policemen, have been
"camping" in that part of the Republic of Serbia, where they calmly
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and transport links, and
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according to the Kumanovo accord, (surprisingly!) guarded by the
American troops from the KFOR.
Certainly, Mr. Montgomery did not miss the opportunity to
indicate that the "Albanian guerrilas" made a big mistake, while his
fellow-countryman Mr. Richard Hollbruck
(better known as "the spice in every soup"-man) grabbed this
opportunity to announce the need for a new "Dayton".
Unfortunately, neither of the above gentlemen, nor any members
of the FRY federal government and of the federal parliament from
DOS, considered a trivial
question. Is the presence of a foreign army at the territory of the
Republic of Serbia normal, and can it be permitted, as if it was a
visiting football team, rather
than the Albanian terrorist gang, set to kill and slaughter any
Serbian policeman or farmer they would come across? Either the
newly formed DOS/Montenegrin federal authorities and their
diplomacy are exhibiting an utmost shrewdness and exceptional
wisdom, or we shall soon have to ask the American permission
even when we want to cross the street.
Certainly, we do not want to go to a war. What this nation and
this country have been through in the past ten-odd years, many
nations have not experienced in their entire history. However, what
is the lower limit of the human, national and political dignity? Can
it, indeed, be lowered for ever? Perhaps, there is somebody who
believes in the newly devised alchemical formula that giving up the
right to defend ones own territory and of the national integrity, is
the best way to defend both the territory and the national integrity!
Should we all go along by the recommendations of some of our
present political leaders, and become deaf and blind for everything
that occurs around (and also inside) us? Should we entrust our
destiny, totally and without any reserves, to those who, for a long
time, have not even tried to conceal the fact that the sole goal of
their last year's aggression was the occupation of the Kosovo and
Metohija, and the establishment of the largest American military
base in this part of the world?
Has any of the State Department officials refuted the cynical
statement of Ibrahim Rugova (the one who has "dismissed' Mr.
Kostunica) that NATO is, actually, the "private army" of the
Albanians in Kosova, which should remain there for ever?
Finally, what was the NATO/American reply to the DOS cry for
the establishment of the mutual diplomatic relations?
It was, as we have seen, both quick and resolute: the Sqipetar
gangs, escorted and protected by the American helicopters,
carrying heavy weapons, crossed the so-called "security zone" to
the territory of the Bujanovac community, and attacked our
policemen, that had been disarmed by the Kumanovo accord.
And that's it. "The sight of sad events" (I use here the title of the
play by my esteemed colleague), that has lately befell to all of us,
quite logically (but that is the logic of demons) come from one
another, so that only the persons without morality, or those whose
mind has become sick, may regard this malignant process of the
destruction of Serbia as - xenophobia!
How will the events in the communities of Bujanovac, Presevo
and Medvedja, unfold in the future?
The goal of American government has been the same for several
years. It is that the American soldiers should get as deep into
Serbia as deep as possible, no matter whether they would be
wearing the uniforms of the NATO, KFOR, ice cream salesmen or
janitors. The means they use for this purpose is called the
Sqipetari terrorist armies, ranging from the OVK (UCK) to the
Kosovo Protection Corps, to the latest invention called OVBPM.
This unnatural "political-military debauchery" between the largest
military and economical power of the world and a small, autistic,
tribally organized nation, with the largest birthrate on Earth,
realizes a seemingly contradictory, but mutually beneficial
symbiosis. In other words, NATO indeed is the Albanian "private
army", but the Albanians are the American "private soldiers", too.
In their long time political, economical and military engagement
against the Serbs, if necessary, the Americans will, no doubt,
wage a war until the last Albanian.
However, how to continue the old policy of the breaking up of the
Serbian state and of the Serbian nation, when it can not be pushed
any longer under the old guise called "the struggle against the
dictatorship regime" of the previous Yugoslavian authorities? How
to publicly support the "democratic changes" in Serbia, tapping the
Yugoslavian president on the shoulder at any occasion, even
pushing such a Yugoslavia into the United Nations, and
simultaneously being aware that it is just a political "soap opera",
in whose scenario even the actors do not believe.
For America and its strategic interests on the Balkans the
answer seems to be simple. It will resort to its favorite method,
tested in the innumerable occasions - the "stick and carrot"
method. Which means, if you are good and obedient, we will give
you a few million dollars' loan (note, a loan, not aid or war
reparations!). However, if you attempt to thing by your own brains,
we will, as usually, unleash a few thousands of Albanian terrorists
to "camp" in your land, and you should continue to be "shrewd"
and not use any "brutal force" against them.
Who is the ass (donkey) in this story?
It is not the worst thing, however, if a small nation, exhausted by
the economical sanction, political blackmails and the military
aggression, had the moment of weakness when confronted the
ultimatum of arrogant bullies. The biggest humiliation is that we
should accept such a situation as the large success of our
diplomacy!
How will the situation in the communities of Presevo, Bujanovac
and Medvedja evolve in the future?
Unfortunately (somebody might say luckily), that virtually does
not depend upon our present authorities. As some of the DOS
leaders used to refer to the (still) actual president of the Republic of
Serbia, Mr. Milutinovic, as the man who "does not interfere in his
business", I fear that many of the present leaders, with the
corresponding responsibilities in the government, will be referred to
as the "men not knowing what their business is".
Well, at least until the Serbian elections, scheduled for 23rd
December. After that, as DOS is claiming, everything will "fall at its
place". I wonder, wasn't all this time sufficient for the Albanian
terrorists around Bujanovac, and should we allow them the
overtime, too?
Yet, there is a conclusion that we may unmistakably draw: the
previous SPS/SRS/Montenegrin SNP coalition at the federal level,
and the present DOS/Montenegrin SNP government, had
diametrically opposed attitudes towards the American-Albanian
unnatural "political debauchery". While their predecessors, mostly,
refused the blackmails and ultimatums, and after the two-and-a-half
months' bombardment signed a document that is somewhere half
way between the agreement and surrender, the current DOS
authorities de facto give up the destiny of both the Kosovo and
Metohija and the south of the Serbia proper to the Americans.
Seemingly, they think that the Americans, burdened with such a
responsibility, will decide in the Serbian favor?
And, why not in the Albanian favor? But, most likely, in the favor
of their policy of the global economical and military domination over
small states and nations, according to their neocolonial vision of
the New World Order.
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"posso garantire che non c'è nessun legame tra le morti per leucemia e
i proiettili di uranio impoverito"Carlo Cabigiosu, comandante della
Kfor (STEFANO CITATI - Repubblica) "I proiettili da 30 mm controcarro
contenenti DU [uranio impoverito][...] costituiscono una particolare
forma di rischio [...] sia dal punto di vista chimico sia dal punto di
vista radiologico."Stato maggiore dell'esercito italiano (sito di
Repubblica) "I decessi per leucemia sono aumentati del 500%" Ivan
Zafirovic municipalità di Pancevo(la stampa)
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