Informazione
Beograd, 22 feb: Protest protiv održavanja konferencije "Srbija i Rusija - ruski uticaj na stabilizaciju, demokratizaciju i evropske integracije Srbije"
Protiv održavanja konferencije „Srbija i Rusija – ruski uticaj na stabilizaciju, demokratizaciju i evropske integracije Srbije”. Protest je održan 22. 02. 2016. godine ispred hotela „Metropol“ u Beogradu...
A una conferenza internazionale che vedeva la partecipazione di numerosi boss legati all'Alleanza Atlantica, incluso il nuovo ambasciatore USA in Serbia, Kyle R. Scott...
Grupa omladinskih aktivista iz redova naše Partije i naše omladinske organizacije SKOJ, prisustvovala je debati o američkoj spoljnoj politici i ulozi SAD u savremenim međunarodnim odnosima, koja se održala u Beogradu, u hotelu Metropol, 11. februara...
http://www.tanjug.rs/multimedia.aspx?izb=v&GalID=203141&vs=0&page=0
http://www.b92.net/video/vesti.php?yyyy=2016&mm=02&dd=11&nav_id=1095876
JOŠ TEKSTOVA:
http://www.tanjug.rs/full-view.aspx?izb=228637
http://www.blic.rs/vesti/svet/incident-na-debati-vuka-jeremica-napolje-fasisti-iz-nato/m0j9bnh
http://www.blic.rs/vesti/politika/debata-cirsd-a-svet-se-ne-nalazi-u-novom-hladnom-ratu/snhzfq3
http://www.nspm.rs/hronika/incident-u-hotelu-metropol-grupa-mladica-prekinula-tribinu-cirsd-o-americkoj-spoljnoj-politici.html
www.resistenze.org - popoli resistenti - serbia - 15-02-16 - n. 576
NCP di Jugoslavia: Yankee go home!
Nuovo Partito Comunista di Jugoslavia (NKPJ) | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
15/02/2016
I membri del Nuovo Partito Comunista di Jugoslavia (NKPJ) e della sua organizzazione giovanile, la Lega della gioventù comunista (SKOJ), hanno dimostrano chiaramente che cosa pensano della politica estera degli Stati Uniti e del ruolo della Nato durante il dibattito pubblico sulla politica estera americana e il ruolo degli USA nelle attuali relazioni internazionali che ha avuto luogo a Belgrado l'11 febbraio.
I membri del NKPJ - SKOJ si sono presentati davanti una platea di 1.200 persone all'inizio della conferenza, indossando una t-shirt con la scritta "USA OUT" e "NKPJ-SKOJ", così dichiarando inequivocabilmente che noi in Serbia non guardiamo di buon occhio gli obiettivi della politica estera degli Stati Uniti e che i fascisti della Nato non sono i benvenuti. Il sistema di sicurezza operativo durante il dibattito, ha reagito rapidamente e in modo repressivo: i membri del NKPJ e del SKOJ sono stati minacciati di percosse dai servizi, che hanno utilizzato anche la ruvida forza fisica, e poi sono stati consegnati alla polizia per essere interrogati.
Il dibattito pubblico è stato aperto dall'ex ministro degli esteri della Serbia, Vuk Jeremic, che accanto al nuovo ambasciatore statunitense in Serbia ha ospitato anche un politologo americano, Joseph Nye, un decano della "Fletcher", scuola d'élite americana, James Stavridis, il presidente della Washington Center for New American Studies, Richard Fontaine e l'ex ministro degli esteri polacco Radoslaw Sikorski. Tutti questi sono feroci sostenitori dell'aggressiva politica imperialista occidentale, in primo luogo di quella statunitense. Inoltre, bisogna ricordare che gli Stati Uniti e la Nato nel 1999 hanno commesso crimini di guerra orribili contro il nostro paese e il nostro popolo che hanno causato danni materiali per 100 miliardi di dollari, usando armi proibite dalla Convenzione di Ginevra, come le bombe all'uranio impoverito e le bombe a grappolo.
Anche loro sono responsabili dell'occupazione politica ed economica e per l'alienazione del Kosovo e di Metohjna, la provincia meridionale serba, dalla Serbia, così come della frammentazione della nostra Patria, la Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, e per l'avvio delle guerre fratricide sul nostro suolo.
La stampa scandalistica e i media di regime hanno stigmatizzato l'incursione dei membri di NKPJ e SKOJ come una "operazione estremista". Ma l'unica cosa estrema oggi è la situazione in cui versano i cittadini della Serbia: estreme differenze sociali, con lo Stato spinto a unirsi alle strutture della Nato e dell'Ue, soppressione delle libertà di espressione e negazione dei diritti umani fondamentali, genuina guerra ideologica di classe che mira non solo a demonizzare il passato socialista ma a mostrare con la forza bruta che non c'è altra via se non la barbarie e lo sfruttamento capitalista.
La lotta continua! Siamo sicuri che in futuro saremo più organizzati e militanti e porremo fine allo sfruttamento e alla barbarie capitalista.
Ono po čemu će događaj ostati upamćen je uspiješna organizirana i zapažena akcija intervencije koju je izvela grupa članova SKOJ-a, podmlatka Nove komunističke partije Jugoslavije, koji su ušli na skup u hotelu Metropol obučeni u partijske majice i prekinuli debatu uzvikujući parole: “Van NATO fašisti”, “NATO ubojice, marš iz Srbije”. Nakon što ih je osiguranje izvelo iz sale, odvedeni su na informativni razgovor.
Vijest je dobro primljena među elektronskim i pisanim sredstvima informiranja i prenio ju je neutvrđan broj medija iz Srbije i ostalih dijelova nekadašnje Jugoslavije.
NATO oslobođen poreza u Srbiji
Blic, 20.2.2016.
Šta sve piše u zakonu koji je Nikolić potpisao
Borba protiv terorizma, rešavanje problema izbeglica i brza reakcija u kriznim situacijama tri su osnovne stvari od kojih će Srbija imati koristi posle usvajanja zakona o saradnji sa NATO.
Ovaj zakon, o kojem se danima govorilo i koji je čekao konačan sud predsednika Srbije Tomislava Nikolića, potpisan je juče. To u praksi znači da bi njegova primena mogla da počne već od 1. marta.
- Cela priča o tom zakonu je bila predimenzionirana, a on u suštini ništa novo ne donosi. Suština je pružanje logističkih i tehničkih servisa i operativno-tehnička podrška. Ovo je samo korak ka uspostavljanju regionalnog sistema u kojem Srbija priskače u pomoć i dobija pomoć u trenutno tri najvažnije stvari: borbi protiv terorizma, situaciji sa izbeglicama i u kriznim situacijama - objašnjava za „Blic“ Jelena Milić, direktorka Centra za evroatlantske studije.
Kako kaže, usvajanje ovog zakona ne znači da će po Srbiji svako vršljati kako mu se hoće i da se zna ko, kada, kako i zašto dolazi, postoje procedure, protokoli, pravila...
Na potpis predsednika Nikolića na ovaj zakon danima se čekalo. Međutim, bez obzira na to, ni juče, kao ni prethodnih dana, nije bilo moguće čuti šta šef države misli o njemu.
S druge strane, premijer Aleksandar Vučić smatra da je Srbiji potrebna saradnja s NATO.
- Naša politika je jasna, a to je da hoćemo da budemo nezavisna suverena zemlja koja hoće da sarađuje i s NATO i s Ruskom Federacijom. Ovaj sporazum se ne primenjuje automatski, ne omogućava nekontrolisani prolazak i boravak, nego važi za konkretan događaj. On se primenjuje na pripadnike stranih oružanih snaga. Prvi put Srbija obezbeđuje sebi prava koja je pre mnogo godina Alijansa dala svojim članicama, da kad ide preko teritorije neke zemlje, u Liban ili gde već, ne plaća dažbine, već prolazi isto kao drugi kod nas - objasnio je Vučić.
Šta je dobio NATO
Sloboda kretanja i diplomatski imunitet svim pripadnicima NATO u Srbiji po Bečkoj konvenciji
Razmena poverljivih informacija i opreme sa srpskom vojskom
Čvršća saradnja Srbije i NATO, odnosno njenih organizacija NSPO i NSPA
Pripadnici NATO i njihova vozila imaće slobodan prolaz kroz Srbiju, a ulazak u bezbednosne zone usaglašavaće se sa srpskim nadležnim organima
Osoblju NATO se na njihov zahtev odobrava pristup državnim i privatnim objektima u kojima se radi, uključujući i one u kojima se obavljaju probe i ispitivanja
Imovina NATO i njegovog osoblja biće oslobođena poreza i carina
Lotta contro il terrorismo, risoluzione del problema dei migranti e risposta rapida nelle situazioni di crisi sono tre aspetti di cui beneficierà la Serbia a seguito dell'adozione della legge sulla cooperazione con la NATO
Questa legge, di cui si parla da giorni e che aspettava il giudizio finale del presidente serbo Tomislav Nikolić, è stata firmata ieri. L'applicazione potrebbe iniziare già dal primo marzo.
“Tutto il trambusto attorno a questa legge è stato esagerato, mentre la legge stessa non comporta nulla di nuovo. Si tratta della fornitura di servizi logistici e tecnici e supporto tecnico-operativo. Questo è solo un passo nella costituzione di un sistema regionale nel quale la Serbia accorre in soccorso e riceve aiuto in tre aree attuali: la lotta contro il terrorismo, il problema dei migranti, e le situazioni di crisi”, spiega al “Blic” la direttrice del Centro per gli studi euroatlantici, Jelena Milić.
La stessa afferma che l'adozione di questa legge non significa che chiunque potrà frugare per la Serbia a proprio piacimento, e che sarà noto chi, quando, come e perché del suo arrivo. Esistono procedure, protocolli, regolamenti...
La firma del presidente Nikolić è stata attesa da giorni. Tuttavia né ieri né nei giorni precedenti era possibile sentire che cosa pensi il capo dello stato di questa legge.
Dall'altro lato, il primo ministro Aleksandar Vučić sostiene che alla Serbia è necessario cooperare con la NATO.
“La nostra politica è chiara, vogliamo essere un paese indipendente e sovrano che vuole cooperare sia con la NATO che con la Federazione Russa. Questo accordo non verrà applicato automaticamente, non consente il passaggio e permanenza incontrollati, ma vale per eventi particolari. Verrà applicato ai membri di forze armate estere. Per la prima volta la Serbia si fornisce dei diritti che molti anni fa l'Alleanza aveva dato ai suoi membri, che quando passa per il territorio di un paese, in Libano o altrove, non paga alcuna imposta, ma passa allo stesso modo come altri passano da noi”, ha spiegato Vučić.
Che cosa ha ricevuto la NATO
Posted on 24/02/2016 by Iva Nikolic in Politica
Il partito socialista serbo (SPS) ha comunicato che Boris Tadic sarà ricordato come il presidente cha ha perso tutti i collaboratori, i partner politici, gli amici e la dignità personale, solo perchè “ha dimenticato tutto ed ha provato a costrigere gli altri di dimenticare tutto”.
“Alcune persone non sanno quando è arrivato il tempo di ritirarsi. Alcune persone non sanno accettare la responsabilità per i propri sbagli e riconoscere la propria colpa. Alcuni percepiscono il momento per un ritiro dignitoso. Alcuni capiscono che sono diventati ex e lasciano altri a lavorare. Tutto questo non lo sa Boris Tadic”, viene comunicato dal partito socialista. Ieri, nelle comunicazioni al Comitato organizzativo del Partito socialista è stato affermato che loro non si occuperanno più della questione di Tadic.
Precedentemente, Tadic ha detto che il leader dei socialisti, Ivica Dacic dovrebbe dare le dimissioni dall’incarico di ministro degli affari esteri, perchè lo ritiene risponsabile per la morte dei due cittadini serbi in Libia. Alla conferenza stampa, Tadic ha ricordato che il sequestro è successo un mese prima e che Dacic è responsabile perchè l’indagine non era fatta prima.
“Dobbiamo avere delle risposte alla domanda perchè Dacic ha autorizzato il viaggio che ha avuto come risultato il sequestro”, ha detto Tadic.
(Mondo 23.02.2016.)
La declassificazione e la pubblicazione on-line, voluta dalla Camera, di una parte dei documenti della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle «cause dell’occultamento dei fascicoli relativi ai crimini nazifascisti» è senz’altro un fatto significativo per gli studi e per la «lettura pubblica» del nostro passato prossimo. Tuttavia la ricercata catarsi della memoria nazionale, che sottende a queste operazioni, fatica a tradursi in compiuta nemesi storica in un paese come l’Italia.
Per «ritrovare» nella Procura Militare Generale di Roma i 695 fascicoli relativi alle stragi nazifasciste ed ai crimini italiani all’estero si dovette attendere il 1994 allorché la documentazione «dell’armadio della vergogna» (come recitò il titolo dell’inchiesta di Franco Giustolisi) riemerse dalla «archiviazione provvisoria» stabilita il 13 gennaio 1960 dal Procuratore militare Enrico Santacroce, già noto all’epoca per la sentenza di assoluzione emessa il 19 febbraio 1949 in favore di Mario Roatta e altri generali fascisti responsabili con il re della vergognosa fuga da Roma dell’8 settembre 1943.
La Commissione d’inchiesta istituita nel 2003 (dal governo Berlusconi con dirigenti post-fascisti ascesi al rango di ministri della Repubblica) si prefissò lo scopo di ricercare le «cause dell’occultamento dei fascicoli» ma concluse i suoi lavori con due diverse relazioni finali, come quasi sempre accade quando nella camere di compensazione politica si cerca di scrivere la storia «condivisa».
In verità il lavoro d’individuazione delle «cause» era stato già svolto e sintetizzato in modo esplicito e disarmante pochi anni prima da Paolo Emilio Taviani preminente figura della Resistenza cattolica, segretario nazionale della Dc, ministro dell’Interno e della Difesa nonché responsabile politico di primo piano di «Gladio».
Il 20 ottobre 1956 nel suo diario di memorie (pubblicato postumo nel 2000) Taviani sintetizzò in poche righe ciò che le istituzioni ed il paese avrebbero fatto fatica a raccontare per altri quarant’anni: «Gaetano Martino [ministro degli Esteri] mi scrive che non è opportuno chiedere alla Germania l’estradizione di Speidel ritenuto (ma ci sono dubbi) uno dei responsabili della strage di Cefalonia. I russi stanno per invadere l’Ungheria. Il riarmo tedesco è più che mai indispensabile. Moro [ministro della Giustizia] mi aveva detto che la competenza non è sua, ma mia e degli Esteri.
Mi ero imposto per iniziare la pratica dell’estradizione. Ma ora non ci penso neppure ad insistere per questo Speidel. Martino ha ragione».
Gli equilibri della Guerra Fredda, la necessità del riarmo tedesco-occidentale e la «ragion di Stato» divennero la base del paradigma dell’impunità sia per i crimini di guerra compiuti dai nazifascisti in Italia sia per quelli commessi dal regio esercito in Africa e nei Balcani.
Tuttavia a distanza di settant’anni dai fatti il vero nodo di criticità che rischia di far rimanere deboli iniziative come quella della Camera rimane il cortocircuito memoriale avviato proprio alla metà degli anni novanta attraverso la retorica dei «ragazzi di Salò» che trovò la tribuna più importante proprio dallo scranno più alto della stessa Camera, all’epoca presieduta da Luciano Violante.
Così il combinato disposto dell’omertoso silenzio sui crimini di guerra e della comprensione della «buona fede» dei fascisti che «andavano a cercar la bella morte» (ma più volentieri la infliggevano con stragi e torture a civili e partigiani) ha finito per tradursi politicamente con lo «sdoganamento»
post-missino e con la fine della «conventio ad excludendum» contro gli eredi del Pci. Approdando, in ultima istanza, al loro reciproco riconoscimento di accesso al governo del paese.
Mentre la documentazione sulle stragi nazifasciste rimaneva quasi sullo sfondo del dibattito nazionale, nello stesso 1994 l’opinione pubblica «moderata» considerava i partigiani dei GAP come i «veri» responsabili della strage delle Fosse Ardeatine e soltanto una protesta clamorosa davanti al Tribunale militare di Roma impedì che il capitano delle SS Erich Priebke tornasse libero in Argentina
Tra il 2003 e il 2004 seguirono poi la denuncia «del sangue dei vinti» e l’istituzionalizzazione del «giorno del ricordo» durante il quale, a suggello di una ricostruzione «narrativa» e non storica, sono stati premiati decine di repubblichini di Salò di cui il caso di Paride Mori (a cui la medaglia alla memoria dello scorso anno è stata poi revocata) non è che un esempio.
Ben vengano, dunque, le declassificazioni dei documenti che favoriscono i conti col passato perché nella conservazione e nella resa di accessibilità delle fonti risiedono il ruolo e le funzioni che le istituzioni hanno il dovere di esercitare nei confronti della storia.
Scriverla sarà compito della ricerca.
https://archivio.camera.it/desecretazione-atti/commissione-parlamentare-inchiesta-sui-crimini-nazifascisti-leg-XIV/list
Di seguito ne riproduciamo l'indice nella sua interezza.
Tra gli altri documenti segnaliamo che alcuni riguardano eccidi in Jugoslavia, criminali di guerra italiani in Jugoslavia e richieste di estradizione da parte jugoslava.
Richiesta documenti
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Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause dell'occultamento di fascicoli relativi a crimini nazifascisti
XIV Legislatura
Documenti
- Ministero Affari Esteri
- 101/1
giovedì
14 ottobre 1965 (734 KB)Lettera di trasmissione con allegato foglio riservatissimo n. 5491/2053 del 14/10/65 verosimilmente proveniente dalla Delegazione italiana presso il Consiglio Atlantico e inviata al Ministero degli affari esteri - DGAP - Ufficio IV (SS NATO).
Il materiale allegato è compreso nell'elenco dei documenti rinvenuti dall'avv. Simone Sabattini e richiesto dalla Commissione con nota 2005/0001685/SG-CIV/1944 del 28/10/05. - 103/0
giovedì
22 dicembre 2005 (4 MB)Documentazione della DGAP (Direzione Generale Affari Politici) pervenuta in Commissione a cura dell'Ispettorato generale del Ministero degli affari esteri. Lettera di trasmissione con allegato elenco riepilogativo della documentazione (p. 2-94).
Trattasi di "documentazione indicata negli elenchi di massima redatti dall'avv. Sabattini" (consulente della Commissione) e richiesta appositamente dalla Commissione con nota 2005/0001685/SG-CIV/1944 del 28/10/05. - 103/1
(6 MB)Documentazione pervenuta dall'Ispettorato generale del Ministero degli affari esteri e relativa (come da elenco compreso nelle p. da 1 a 7) ai seguenti fascicoli:
- trattative per indennizzi del nazismo;
- contenzioso finanziario italo-tedesco;
- trattative italo tedesche per indennizzi vittime del nazismo (danni di guerra). - 103/2
(3 MB)Documentazione pervenuta dall'Ispettorato generale del Ministero degli affari esteri e relativa (come da elenco compreso nelle p. da 1 a 3) ai seguenti fascicoli:
- interpellanza n. 253 del sen. Polano ed altri riguardante magg. delle SS Joachin Peiper (presunti crimini commessi a Boves - Cuneo). - 103/3
(7 MB)Documentazione pervenuta dall'Ispettorato generale del Ministero degli affari esteri e relativa (come da elenco compreso nelle p. da 1 a 7) ai seguenti fascicoli:
- Herbert Kappler - detenuto militare. - 103/4
(18 MB)Documentazione pervenuta dall'Ispettorato generale del Ministero degli affari esteri e relativa (come da elenco compreso nelle p. da 1 a 9) ai seguenti fascicoli:
- criminali nazisti;
- richiesta di informazioni sul trattamento pensionistico riservato ai perseguitati politici del regime fascista;
- massacro di Cefalonia della divisione Aqui (passato tutto al 1970);
- richiesta tedesca di informazioni su campi di internamento in Italia della II guerra mondiale;
- prescrizione crimini nazisti;
- trattative italo-tedesche per indennizzi vittime del nazismo (danni di guerra);
- Mons. Matthias Defregger vescovo ausiliare di Monaco. - 103/5
(33 MB)Documentazione pervenuta dall'Ispettorato generale del Ministero degli affari esteri e relativa (come da elenco compreso nelle p. da 1 a 29) ai seguenti fascicoli:
- indennizzi a vittime del fascismo;
- visite a Kappler;
- Kappler (domanda di grazia);
- criminali nazisti ed internati o prigionieri;
- crimini di guerra in Italia - accuse mosse da un redattore del settimanale "Stern";
- criminali nazisti. Parte generale;
- fucilazione 85 civili italiani nel 1944;
- Inchiesta su fatti di Cefalonia;
- Schmidt Helmut a Roma;
- Protezione interessi tedeschi in Guinea;
- Rendiconto trimestrale maggio-luglio 1971;
- contatti R.F.G. - Guinea;
- interessi tedeschi in Guinea - Marche consolari;
- Adolf Marx - Passato al 1972;
- sorvolo della Guinea da parte del Ministro Scheel durante il viaggio in Africa;
- centro cinematografico di Boulbinet. - 103/6
(9 MB)Documentazione pervenuta dall'Ispettorato generale del Ministero degli affari esteri e relativa (come da elenco compreso nelle p. da 1 a 11) ai seguenti fascicoli:
- politica militare - notizie militari;
- esplosioni e ricerca nucleari e spaziali;
- leggi e regolamenti;
- Marina militare, navi scuola e crociere d'istruzione;
- marina mercantile;
- associazioni;
- rappresentanze diplomatiche e consolari;
- pubblicazioni;
- telegrafo radio televisione;
- film documentari e politica culturale;
- traffico aereo e permessi sorvolo;
- consultazioni a livello funzionari;
- protezione interessi tedeschi nella RAU (cittadini tedeschi nella RAU accusati di spionaggio). - 103/7
(27 MB)Documentazione pervenuta dall'Ispettorato generale del Ministero degli affari esteri e relativa (come da elenco compreso nelle p. da 1 a 18) ai seguenti fascicoli:
- crimini nazifascisti e criminali nazisti - parte generale;
- SS Kappler - detenuto a Gaeta;
- domande di grazia per Kappler;
- risiera di S. Sabba - procedimento penale per criminali nazisti;
- comunicati stampa. - 103/8
(5 MB)Documentazione pervenuta dall'Ispettorato generale del Ministero degli affari esteri e relativa (come da elenco compreso nelle p. da 1 a 5) al seguente fascicolo:
- varie. - 103/9
martedì
16 gennaio 1968 (9 MB)Documentazione fornita dal Ministero Affari Esteri e classificata segreta dalla Commissione su richiesta del predetto ministero. In particolare trattasi delle note di cui ai nn. 123, 168, 177, 260, 264, 271, 279, 280, 281, 303, 306, 380, 402, 447, 448, 456, 465, 466, 485, 518, 527, da 555 a 558, da 563 a 568, da 570 a 571, 573, 578, 587, 589, 595, 603, 605, 606, 616, 619, 624 e 625 dell'elenco fornito dal predetto ministero.
riguardante: Herbert Kappler; Mons. Matthias Defregger; Reder e Kappler; crimini di guerra in Italia, accuse mosse da un redattore del settimanale « Stern »; prepotenze naziste a Zeltweg (Stiria); fucilazione 85 civili italiani 1944, Castelnuovo Val di Cecina (PI); massacro di Cefalonia della Divisione Acqui; protezione interessi tedeschi; sorvolo della Guinea da parte del ministro Scheel durante il viaggio in Africa; politica militare, notizie militari (Germania occidentale); associazioni; telegrafo radio televisione; protezione interessi tedeschi nella RAU (cittadini tedeschi nella RAU accusati di spionaggio); varie (contratti di lavoro sospetti); criminali nazisti - parte generale, criminali di guerra detenuti in Pesi europei; risiera di San Sabba, procedimento penale per criminali nazisti. - 107/0
mercoledì
11 gennaio 2006 (345 KB)Lettera di trasmissione della documentazione acquisita in copia presso il MAE - 107/1
(6 MB)Busta 96 - Ufficio DGAP I - Anno 1952.
Pratiche nominative.
Dollmann Eugenio (Larcher Enrico). - 107/2
(23 MB)Busta 21 - Ufficio DGAP - Anno 1951.
Criminali di guerra tedeschi.
Processo a carico di Petitto Rocco, cap. Meir, magg. Haren, Lanz Hurbert, Mayr Ernst (fucilazione cap. Pierluigi Chiaramonte e Mario Pezzoli e altri).
Processo a carico del cap. tedesco Krumhaar Waldemar.
Notizie dalla Germania.
Atteggiamento U.S.A.
Atteggiamento della Gran Bretagna.
Stampa.
Atteggiamento inglese, danese, norvegese, francese - anno 1951.
Atteggiamento inglese, danese, norvegese, francese - anno 1952. - 107/3
(4 MB)Busta 162 - Ufficio DGAP I - Anno 1950 - 1957.
Criminali di guerra richiesti da alcuni stati esteri.
Pratiche di estradizione. - 107/4
(6 MB)Busta 79 - Ufficio MAE GAB - Anno 1945.
Processo Mario Roatta. - 107/5
(10 MB)Busta 661 - Ufficio DGAP II. Anno 1953.
Grecia - Criminali di guerra.
Pratiche nominative relative a: sergente Stellà Panaiotti e altri. - 107/6
(1 MB)Busta 172 - Ufficio DGAP I. Anno 1953.
Criminali di guerra richiesti da altri stati.
Esecutorietà delle sentenze penali a carico di cittadini italiani emesse da autorità militari straniere. - 107/7
(4 MB)Busta 172 - Ufficio DGAP I. Anno 1953.
Criminali di guerra richiesti da altri stati.
Criminali di guerra richiesti dal comando alleato. - 107/8
(7 MB)Busta 172 - Ufficio DGAP I. Anno 1953.
Criminali di guerra richiesti da altri stati.
Criminali di guerra richiesti dalla Gran Bretagna. - 107/9
(19 MB)Busta 172 - Ufficio DGAP I. Anno 1953.
Criminali di guerra richiesti da altri stati.
Criminali di guerra richiesti o detenuti dagli americani. - 107/10
(8 MB)Busta 172 - Ufficio DGAP I. Anno 1953.
Criminali di guerra richiesti da altri stati.
Criminali di guerra italiani richiesti dalla Francia. - 107/11
(16 MB)Busta 172 - Ufficio DGAP I. Anno 1953.
Criminali di guerra richiesti da altri stati.
Criminali di guerra italiani reclamati o detenuti dagli inglesi. - 107/12
(179 KB)Busta 130 - Ufficio DGAP I. Anno 1957.
Jugoslavia.
Washington 1 novembre 1957 telespresso n.14092/3792. - 107/13
(720 KB)Busta 20 - Ufficio DGAP I. Anno 1964.
Germania nominativi.
Lettera del cittadino tedesco W. Wehner relativa a italiani deportati in Bassa Sassonia. - 107/14
(1 MB)Busta 20 - Ufficio DGAP I. Anno 1964.
Germania nominativi.
Avv. J. Tochtrop - fucilazione a Garessio (Cuneo) nel luglio 1944 di civili italiani. - 107/15
(1 MB)Busta 78 - Ufficio DGAP I. Anno 1956.
Traccia di conversazione.
Incontro Italo-tedesco, traccia di conversazione. - 107/16
(694 KB)Busta 78 - Ufficio DGAP I. Anno 1956.
Traccia di conversazione.
Documentazione inerente all'incontro Italo-tedesco. - 107/17
(18 MB)Busta 1160 - Ufficio DGAP IV. Anno 1951.
Criminali di guerra reclamati dai russi.
Promemoria sulle accuse mosse da parte russa a militari italiani. - 107/18
(3 MB)Busta 15 - Ufficio DGAP I. Anno 1964.
Germania 1/1.
Theodore Saewecke ex capo SS Milano. - 107/19
(839 KB)Busta 139 - Ufficio DGAP I. Anno 1947.
Stati vari V.
Conferenza di Mosca - Parigi, 3 giugno 1947 telespresso n.476/5977/1663. - 107/20
(676 KB)Busta 87 - Ufficio MAE GAB. Anno 1945.
Criminali di guerra.
Criminali di guerra - Archivio del Gabinetto di S.E. il Ministro. - 107/21
(61 KB)Busta 10 - Ufficio DGAP I. Anno 1961.
Italia 1/8.
Visita del presidente Fanfani a Bonn (Roma 12 dicembre 1958 appunto caso Kappler)
(Message over 64 KB, truncated)
By Greg Butterfield
On Feb. 15, seven anti-fascist political prisoners in Chisinau, the capital of the eastern European country of Moldova, were brutalized in court by armed riot police, while a three-judge panel looked on. The prisoners are leaders of a popular uprising against a pro-West, oligarch-backed regime.
One of the prisoners, Grigory Petrenko, leader of the leftist Red Bloc party, had his wrists “cut to the bone” by his handcuffs as he was dragged from the courthouse, according to his spouse, Lilia Petrenko. (1News.md, Feb. 16)
Another prisoner, Pavel Grigorchuk, youth leader and editor of the communist news site Grenada.md, was dragged headfirst down a flight of stairs. Others were dragged by their feet. Omega News Agency reports that the prisoners appealed for medical help after their return to Penitentiary No. 13.
Outside, more than 1,000 protesters held an angry but peaceful demonstration, surrounding the courthouse and blocking traffic. Later, masked riot police, carrying shields and swinging billy clubs, attacked the action. The protest continued late into the evening, with activists eventually marching from the courthouse to Chisinau’s central square. (MoldNews.md, Feb. 15)
The political prisoners — including Petrenko, Grigorchuk, Mikhail Amerberg, Alexander Roshko, Andrei Druz, Oleg Buzni and Vladimir Zhurata — were violently arrested on Sept. 6, during a protest against the Western-backed government dominated by oligarch Vlad Plahotniuc.
The prisoners, known collectively as the “Petrenko Group,” were denied release by the judicial panel on Feb. 15 — despite four leading European parliamentarians agreeing to serve as their guarantors, which under Moldovan law is sufficient for pretrial release.
Omega also reported that for the first time, representatives of the U.S. and European embassies were present in the courtroom. So far it’s unknown why they chose to show up on this particular day, after months of entreaties from local activists to monitor the case.
After the judges announced their decision, the political prisoners held a sit-down protest. Armed police in riot gear swept the media from the courtroom, pushing reporters, family members and friends of the prisoners down corridors and stairs. Then, they moved in to brutalize the prisoners and remove them by force. The attack in the courtroom was captured on a cellphone video.
Despite the attack, the prisoners raised their fists outside and chanted in solidarity with the protesters as they were herded into a police van to be returned to jail. Demonstrators surrounded the van, rocking it, until forced back by truncheon-wielding riot cops.
Popular uprising against oligarchy
Moldova, a former republic of the Soviet Union, is a small country of about 3.5 million people in eastern Europe. To its north and east is Ukraine, where a U.S.-backed coup powered by fascist gangs seized power two years ago, unleashing a war on Russia’s western border. To its south is Romania, a member of the NATO military alliance ruled by a U.S. puppet regime.
Moldova is also in the throes of a popular uprising against oligarchy and neoliberal reforms.
The movement sweeping Moldova has a fundamental difference from the right-wing, Euromaidan movement that seized power in Ukraine two years ago: It has a powerful left, anti-fascist and anti-imperialist wing.
Because of this — and despite the country’s modest size — this movement threatens to upset the reactionary tide throughout the region, built up over decades by Washington/Wall Street and the Western Europe imperialist powers.
On Jan. 20, dramatic footage was broadcast around the world of protesters entering and occupying the Parliament building in Chisinau, as a new government headed by Prime Minister Pavel Filip was sworn in two days after receiving the U.S. State Department’s blessing.
U.S. and Western media provided no context for these seemingly chaotic images to a public kept largely unaware of Moldova’s existence, much less the economic and political plight of people suffering under International Monetary Fund-European Union “reforms,” including privatization and the cutoff of traditional trade with Russia and other former Soviet republics.
The current wave of protests was sparked in 2015 with the revelation that leading politicians appointed by the country’s top oligarch and political kingmaker, Vlad Plahotniuc, had embezzled more than $1 billion from Moldova’s banking system.
At first, in early 2015, the protests were dominated by pro-“Euro-integration” forces, including the ultraright that seeks the country’s merger with Romania. The movement seemed similar to the one in Ukraine, known as Euromaidan, that overthrew the government in February 2014.
But in the summer of 2015, the recently formed Red Bloc party led a working-class campaign to turn back government-mandated utility-rate and fuel-price hikes. This party includes independent leftists and communists who had left or been expelled from the old Party of Communists of the Republic of Moldava.
Red Bloc leadership turns the tide
The Red Bloc campaign spread like wildfire. Pensioners, students and workers occupied city halls and held mass assemblies in towns and villages across the country. The regime was forced to step back and temporarily halt the rate hikes.
In Chisinau, the Red Bloc erected a tent city outside Plahotniuc’s home and staged protests at his businesses and media holdings. At this time, Red Bloc leader Petrenko was cast as “Public Enemy No.1” by oligarch-controlled media.
This mobilization of the working class, rooted in the anti-fascist traditions of Soviet times, began to shift the center of gravity in the protests. Instead of the pro-Western capitalist and middle-class opposition keeping the leadership, the protesters moved toward those who favor friendly relations and economic partnership with Russia. They also want to preserve the country’s agriculture and industry. They reject the NATO military alliance and oppose unification with pro-West Romania.
The Red Bloc began to build a pole of attraction in the movement of the left, anti-fascist and anti-EU forces, including the Party of Socialists of the Republic of Moldova and Our Party, a party representing Russian-speaking Moldovans based in the city of Balti.
When protests resumed in the autumn, there were two distinct wings in the movement — the “Euro-integration” forces of the Civic Platform “Dignity and Truth” (the DA Platform), which held a protest of tens of thousands in central Chisinau on Sept. 6, and the smaller but class-struggle-based movement headed by the Red Bloc, which held a demonstration of about 1,000 people the same day. It was at this protest where seven Red Bloc activists, including party leader Petrenko, were arrested.
Since that time, the left pole, numerically dominated by the Party of Socialists, has overtaken the pro-Euro-integration forces. The left pole has been playing the leading role in the recent mass demonstrations against the new regime, which, as before, is dominated by protégés of Plahotniuc.
The shift in momentum is clearly visible in the words and actions of the pro-Euro-integrationist DA Platform. Shortly after the Petrenko Group’s arrest, the political prisoners’ supporters were kept to the outskirts of DA Platform protests. Some leftists who entered were attacked by fascist elements — similar to the Maidan protests in Ukraine in 2013-2014.
Now, however, the DA Platform has had to adjust its actions in response to mass pressure, and has even joined with the leftists in the Civil Forum coalition calling for unconditional release of the political prisoners, along with early parliamentary elections. (Omega, Feb. 4)
A poll taken after the January protests showed that if parliamentary elections were held soon, the Party of Socialists and Our Party would win a decisive victory, with the DA Platform coming in third. The current governing parties — the so-called Democrats, Liberal Democrats and Liberals — were far down the list.
Comunicato del Partito dei Comunisti della Repubblica di Moldova
Nei giorni scorsi centinaia di persone hanno fatto irruzione in Parlamento per protestare contro un nuovo governo gradito all'Unione Europea, installatosi con le modalità di un vero e proprio colpo di stato. La notizia, come sempre quando non è conforme ai progetti imperialisti, non è stata riportata dai media. Per contribuire alla comprensione degli eventi, traduciamo qui il comunicato del Partito dei Comunisti della Repubblica di Moldova, emesso pochissimi giorni prima delle clamorose manifestazioni di protesta.
Dopo aver ignorato il risultato internazionalmente riconosciuto delle elezioni del 2009, i partiti che allora formavano l'Alleanza per l'integrazione europea hanno dato il via a pogroms e agli incendi del Parlamento e dei palazzi presidenziali, alla violazione della Legge Fondamentale nell'elezione del capo dello Stato, alla suddivisione dei ministeri e di altre posizioni tra i vari partiti secondo il manuale Cencelli, alla violazione della Costituzione, delle leggi e dei regolamenti, oltre ad aver aizzato disordini che hanno portato alla perdita del controllo sul paese e alla sua trasformazione in una enclave mafiosa e corrotta. La corruzione e la mancanza di leggi sono penetrate in ogni sfera della società, peggiorando ulteriormente la vita delle persone.
E' stato sferrato un forte attacco a tutte le strutture democratiche del paese, sono state chiuse le reti televisive sgradite, fatte pressioni politiche ed economiche sulla carta stampata, limitato il diritto di assemblea e di manifestazione e contro i partecipanti è stata usata la violenza e la persecuzione. La televisione pubblica "Moldavia 1" è controllata dal Partito Liberale ed è usata per sostenere le politiche di unione all'Europa, mentre tutte le restrizioni e le proibizioni sono dirette verso i partiti e i movimenti di opposizione.
Questo ha portato negli ultimi tempi al degrado e alla paralisi completa del sistema socioeconomico del paese, alla stagnazione e alla distruzione di qualsiasi forza di sviluppo della società.
La partecipazione diretta alla corruzione del Primo Ministro, dei vari ministri, dei parlamentari, degli ufficiali e di numerosi rappresentati a livello nazionale e locale non sarebbe stata possibile senza il supporto dato dal gruppo parlamentare dell'Alleanza per l'Integrazione Europea. I parlamentari democratici e liberali, attraverso la manipolazione delle leggi e attraverso l'intervento diretto negli specifici affari dei ministeri, hanno contribuito alla truffa da un Miliardo di Euro della Vem, alla svendita dell'aeroporto di Chisinau, alla fissazione di altissime tariffe del gas, della luce e dei trasporti e dei servizi e a una diffusione mai vista prima di corruzione ed estorsione. Questi gruppi parlamentari hanno votato la chiusura di scuole, di asili, di ospedali e per l'innalzamento del prezzo di generi alimentari e medicine, per licenziamenti di massa...
Il risultato di questa tragedia nazionale è il completo disprezzo per la volontà degli elettori espressa nelle elezioni del Novembre 2014.
La Moldavia è una vergogna mondiale. Ciò che è accaduto sembrava impossibile fino a poco tempo fa. Grossi gruppi parlamentari sono stati acquistati come merci al mercato, come dei servi. Con nostra grande vergogna, 14 dei nostri deputati hanno lasciato per questo il gruppo parlamentare comunista. Appena se ne sono andati, hanno cominciato a servire gli interessi di quelli che volevano restare al potere con ogni mezzo. È possibile che queste “anime morte” riescano nel loro intento.
Ma questi deputati traditori cosa diranno agli elettori, alle proprie famiglie, agli amici? Ormai hanno assunto le caratteristiche di Giuda e non se ne libereranno finché vivranno.
E' importante sapere che la pratica diffusa dell'acquisto di parlamentari ha portato al ridisegno del Parlamento, che non corrisponde più alla volontà degli elettori, così come è stata espressa nel Novembre 2014. Questi traditori e i loro acquirenti si sono presi gioco della volontà degli elettori e hanno perso il loro supporto elettorale.
In queste condizioni, non è importante sapere a quale risultato porterà questo tradimento. In ogni caso, è certo che questo potere sarà privo del supporto pubblico, e non sarà capace di consolidarsi, e invece di risolvere i problemi dello stato continuerà la sua pratica distruttiva in base al principio del “divide et impera”.
Chi ha abbandonato il gruppo parlamentare, usurpando i seggi vinti dai partiti ha perso la propria qualità di rappresentante. Costoro e i loro acquirenti hanno acquistato il potere di rappresentanza al mercato, perdendo tutto il supporto sociale degli elettori e sono corresponsabili ai loro occhi.
Il Parlamento, da allora, non è più rappresentativo delle persone, e quindi non ha il diritto di agire in loro nome.
Il Comitato Centrale del Partito dei Comunisti della Repubblica di Moldova pensa che quello che sta avvenendo oggi in merito alla questione del potere non ha niente a che vedere con la politica e non rappresenta le vere aspirazioni del popolo moldavo. L'imminente fiducia al governo non è altro che una farsa.
Di conseguenza il PCRM non darà alcuna fiducia alla composizione di questo governo.
Il Comitato Centrale del PCRM
20 Gennaio 2016
Traduzione dal russo di Mauro Gemma
Dichiarazione del Partito dei Comunisti della Repubblica di Moldova
Il Partito dei Comunisti della Repubblica di Moldova esprime la sua indignazione e protesta contro la decisione della Corte Costituzionale della Repubblica di Moldova, del 23 novembre 2015, che di fatto ha legalizzato l'attività delle organizzazioni fasciste e i simboli fascisti.
Attraverso la lettura attenta delle tesi contraddittorie esposte nella sentenza della Corte Costituzionale, i cui membri sono cittadini di un altro stato (la Romania), emerge chiaramente il carattere mirato di tali insinuazioni anticostituzionali e contro l'umanità.
Per ogni persona di buon senso e che abbia qualche conoscenza della storia la riabilitazione del fascismo, in qualsiasi forma, significa genocidio, morte e distruzione.
Probabilmente i cosiddetti “costituzionalisti” e coloro che li manipolano non sanno che, sotto i simboli nazisti nei campi di concentramento sono state bruciate vive milioni di persone. Sotto i simboli nazisti è stata ripristinata la schiavitù a metà del XX secolo. Sotto i simboli del nazismo è stata uccisa e violentata gente non solo in Unione Sovietica, ma in tutto il mondo.
Ormai da tempo l'umanità ha imparato a giudicare i gruppi criminali, banditeschi e le formazioni armate illegali. Il Tribunale Internazionale di Guerra di Norimberga per la prima volta nella storia ha condannato i crimini commessi a livello di stato dalla Germania nazista, ha condannato i suoi caporioni politici, l'ideologia e i simboli del fascismo. Da allora sono passati 70 anni... Si è informato in merito a queste pagine di storia quel deputato di un partito che in Moldavia pratica la corruzione e il latrocinio, prima di rivolgersi alla Corte Costituzionale?
Gli ordini di chi eseguono questo membro del Partito Liberal Democratico e la Corte Costituzionale, composta esclusivamente da cittadini della Romania?
Dobbiamo constatare che le riabilitazioni del passato nei giorni attuali stanno diventando sempre più frequenti. Si sono attivizzate forze che desiderano riconsiderare i risultati della Seconda Guerra Mondiale, sminuire e persino annullare il ruolo decisivo dell'Unione Sovietica nella sconfitta del fascismo, equiparare la Germania nazista, stato aggressore, all'URSS, che ha condotto la guerra di liberazione e ha avuto un numero enorme di vittime per salvare il mondo dagli orrori del nazismo.
Viviamo in un mondo turbato e instabile, di anno in anno sempre più fragile e vulnerabile. Le contraddizioni tra gli stati sviluppati e gli altri sono sempre più acute, investono la cultura, le religioni e producono disuguaglianze sociali.
La decisione della Corte Costituzionale, che di fatto ha autorizzato l'uso nel territorio del nostro paese dei simboli del nazismo, non è solo cinica, ma criminale. In tal modo viene assecondata la logica perversa dei cinque giudici romeni della Corte Costituzionale moldava, che utilizzano i loro poteri contro lo stato e il popolo. Costoro non si pongono solo al di sopra del Parlamento. Stanno cercando di riscrivere la storia. Giudici, che sono cittadini della Romania, negano le decisioni del processo di Norimberga, che ha giudicato l'ideologia e i simboli fascisti crimini contro l'umanità. Chi credono di essere questi piccoli servi dei nuovi ideologi del neonazismo e del fascismo? Il sistema parlamentare moldavo è forse così debole da non essere in condizione di reagire adeguatamente ad azioni scorrette della Corte Costituzionale?
Il Partito dei Comunisti della Repubblica di Moldova ribadisce che tutti i tentativi di riscrivere la storia conducono a gravi conseguenze, e per questa ragione non permetterà che in Moldova i neonazisti alzino la testa e che la nostra società sia nuovamente contagiata dalla “peste bruna”?
Il fascismo non passera!
Il Comitato Centrale del Partito dei Comunisti della Repubblica di Moldova
El organismo continental debatía este jueves qué estrategias debe adoptar para defenderse en la guerra mediática, mencionando "la propaganda rusa" como una de las principales amenazas a las que tiene que hacer frente...
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=uB9xNWf-TF0
oppure: https://www.youtube.com/watch?v=dk9I5MDYhJs
SANDRO TETI EDITORE
IN PREPARAZIONE:
GUY METTAN
Mille anni di pregiudizi
Guy Mettan, RUSSOFOBIA - Mille anni di pregiudizi – In preparazione l’edizione italiana
Titolo originale: Russie-Occident, une guerre de mille ans : La russophobie de Charlemagne à la crise ukrainienne, Editions des Syrtes, 2015 5
Con i recenti accadimenti in Ucraina a seguito dell’Euromaidan e le conseguenti reazioni in ambito politico, diplomatico e di opinione pubblica negli USA e in Europa, il tema delle relazioni tra Russia e Occidente, con particolare attenzione alle categorie secondo cui l’Occidente guarda, pensa e racconta la Russia, è di estrema e scottante attualità. Guy Mettan, giornalista, politico e direttore del Club Suisse de la Presse, si propone di analizzare nelle sue coordinate storiche e geopolitiche, nella sua dimensione propagandistica e nelle sue conseguenze psicologiche e fattuali il fenomeno della russofobia, quella che l’autore non esita a chiamare «una guerra millenaria», condotta dagli Occidentali contro il loro «grande vicino» a colpi di cliché, rappresentazioni (spesso consciamente) distorte e persino mistificazioni della Russia e di tutto ciò che attorno ad essa gravita.
Il saggio, pubblicato per la prima volta a Ginevra nel 2015, è articolato in tre parti, nelle quali l’autore affronta il ‘cosa’, il ‘quando/dove’ e il ‘come’ del fenomeno in analisi, con il costante obiettivo di spiegarne il ‘perché’. Nella prima parte delinea il profilo della russofobia, non complotto ma vera e propria predisposizione d’animo occidentale (a volte, paradossalmente, condivisa e alimentata dagli stessi Russi), mostrando con una puntuale critica delle fonti la messa in atto del discorso russofobo in occasione di quattro eventi di recente memoria: il disastro aereo di Überlingen (2002), il sequestro di Beslan (2004), la seconda guerra in Ossezia (2008), i Giochi olimpici di Soči (2014); speciale attenzione, poi, è dedicata a riconsiderare la crisi Ucraina mettendo in questione la rappresentazione unilaterale e distorta che i media occidentali ne hanno fornito.
Nella seconda parte si segue l’evoluzione storica e ideologica del sentimento russofobo, individuandone le origini nella rivalità politica e religiosa che prende avvio sotto Carlo Magno, colui che contese a Bisanzio il ruolo di erede dell’Impero romano. L’ossessione imperialistica resta la costante di fondo delle successive declinazioni nazionali della russofobia: quella francese, che con l’allestimento del falso testamento di Pietro il Grande sotto Luigi XV inaugura il mito dell’espansionismo russo; quella inglese, meno ‘dottrinale’ ma più capillarmente propagata, che rovescia nel XIX secolo il rapporto con la Russia dopo l’alleanza antinapoleonica; quella tedesca che, nata sotto il Secondo Reich nell’ambito della temperie culturale del nazionalismo romantico, troverà un fertile terreno nella teoria del Lebensraum; quella americana, sintesi delle precedenti, efficace risorsa per la retorica della tutela di libertà e democrazia volta a coprire e legittimare la penetrazione dei valori neocapitalistici.
La terza parte del libro, una sorta di manualetto della russofobia, mette a nudo le dinamiche della realizzazione e del funzionamento del discorso antirusso nei media e nel mondo accademico. Tale discorso si concretizza in racconto attraverso la costruzione del cattivo perfetto, Vladimir Putin, alla guida del nemico perfetto, il feroce orso russo che brama di divorare l’Europa: l’autore torna così sugli eventi recenti, e in particolare sulla crisi ucraina, per mostrare in azione tutto il potenziale del soft power occidentale.
L’indagine di Mettan non si pone l’obiettivo di trascinare al banco degli imputati l’Occidente per rovesciare, conservandola, la visione manichea della storia che la propaganda russofoba vorrebbe delineare; l’operazione mira piuttosto a concedere alla Russia – la cui parte di responsabilità nella drammatica degenerazione di questo bipolarismo non è taciuta – quella parola che le viene con una certa metodicità negata dal sistema di informazione occidentale, in un tentativo di ricostruire la complessità dei rapporti Russia-Occidente e smascherare i pregiudizi che ci impediscono di apprezzare i tanti aspetti positivi del nostro grande vicino. Allo stesso modo, per quanto i giornalisti siano i principali responsabili, o meglio, i ‘finalizzatori’ del discorso russofobo elaborato dagli establishment e dalle lobby occidentali, il libro non vuole essere nemmeno una condanna tout court dei media (la cui libertà di azione non è mai peraltro un dato scontato); ciò che si auspica, a più riprese, è piuttosto un recupero della deontologia giornalistica. L’onestà intellettuale, la capacità (e la volontà) di informarsi cercando e interpellando fonti di opposto schieramento, soprattutto il senso critico, quell’esigenza di porre e porsi continuamente domande, anche e soprattutto quelle più scomode e che meno convengono agli schemi precostituiti: questo è ciò che Mettan – procedendo lui stesso con stile giornalistico e guarnendo con voluta insistenza e abbondanza le sue pagine di punti interrogativi – vuole risvegliare nella coscienza non solo dei giornalisti, ma di tutti coloro che, quotidianamente, sono esposti al bombardamento della russofobia e ne diventano quasi inconsciamente vittime, se non addirittura attori stessi.
Nella consapevolezza che sono i rapporti di forza a regolare le relazioni internazionali, Mettan insiste tuttavia sul potere che le domande, le giuste domande, possono esercitare sull’opinione pubblica, tanto cara ai governanti. Sensibilizzare la gente a chiedersi se le responsabilità non siano condivise, se il proprio punto di vista unilaterale sia l’unico che conti, se i propri interessi e sistemi di valori siano davvero superiori, è il solo modo per incamminarsi verso un futuro dove finalmente non ci si dichiarerà più contro l’Altro, bensì con lui.
On February 1 the New York Times ran a front page story by two of their journalists confirming the intentions of the United States to increase its occupation of and military presence in Europe particularly the east. Under the title “U.S. Fortifying Europe’s East to Deter Putin” the story sets out just one in a continuing series of acts of aggression against Russia. At the same time as the Americans announced this action they pretended to negotiate with Russia in Geneva about a solution to the American and allied aggression against Syria.
Of course, the story begins with the lie in the headline of a need to “deter Putin.” It then continues with the standard set of lies and propaganda about world events that we always get from the government of that country. No one outside the United States can read these things without laughing or crying, but of course they are intended to justify the criminal actions of the American government and ruling elite to the people who have to pay for the criminal wars they conduct, that is, to justify the unjustifiable, to the citizens of the United States.
There is no need to enter once again into the real history of events in Ukraine, Syria, Europe, Asia, Africa and all the places in the world where American and European meddling have wreaked havoc and loosed Chaos with the dogs of war. The history is well known by those who are interested. But there is a need to comprehend the meaning of what the United States is doing by announcing that it will increase its military budget for eastern Europe by 400%, from a current budget of $789 million to $3.4 billion in 2017. Since the Russians are not the threat in the region, but the United States and NATO are, the placement of military hardware to support a full armoured combat brigade in the region, and right on top of Russia’s borders can have only one other purpose, aggression.
Once can even argue that the pattern of moving equipment and forces continually nearer to Russia’s border, the continuous military exercises and their increasing control of the governments of the east European states in lockstep with this military build up, looks far too much like Nazi Germany’s build of forces prior to Operation Barbarossa, the Nazi invasion of the Soviet Union in 1941. History never repeats itself exactly, we have learned that much. But the overall pattern is very similar and the objectives and motivations remain the same.
The story also quoted American officials as stating that the equipment could be used in Syria, another threat to Russia. But the main threat is against Russia itself. Indeed the writers stated,
“Still, there is no doubt the primary target of the funding is Russia.”
The Times admits that the 1997 agreement known as the NATO-Russia Founding Act stipulates that neither side can place forces along their respective borders and admits that the deployment of American and NATO troops along Russia’s borders is a clear violation of the agreement. But, being the weasels that they are, they always state that wrong is right and so they simply deny they are in violation of the agreement or excuse it based on ”Russia’s incursion” into Crimea. This makes no sense of course since the United States took over Ukraine as its protectorate in the coup in 2014. Its forces have been there ever since and it has been in violation of the agreement from the day it was signed as NATO occupied, one by one, the countries formerly protected from NATO by the Soviet Union. The agreement means nothing to them. They just shrug their shoulders if it is mentioned and chew their gum.
Since the build-up of American forces in Europe is explicitly directed at Russia and since a few months ago an American general stated that they expected Russia to engage in “hybrid warfare” in the Baltic states and regard this as a “certainty” for which NATO has to prepare, an objective observer must ask whether the US itself intends to stage a series of provocations in the Baltic and blame them on Russia.
The Americans, British and Turks have created a series of provocations in the past weeks, accusing Russia of killing civilians in Syria, of violating Turkish, therefore NATO airspace, of murdering Russians abroad on the personal orders of President Putin, and as with other leaders they have attacked and murdered in the past, now accuse President Putin of corruption, a charge they levelled at President Milosevic when he was attacked and then finally arrested in Serbia.
This writer had the opportunity of meeting with Serbian officials who were in charge of the case against Milosevic at that time and I asked them if the corruption charges were true. They told me that they were completely false but that the Americans pushed them to charge Milosevic in order to undermine support for him in Serbia and as an excuse to hold him until they could kidnap him and take him in chains to their NATO tribunal in The Hague. They further told me that the Americans had threatened to bomb them again if they refused to cooperate.
The accusations made against President Putin are in line with this strategy of setting him up to be labelled in the west as a criminal with whom negotiations are impossible and therefore, setting the stage for sowing confusion amongst the Russian people about their own leaders, and undermining support for their government. But this is only one purpose and since the Russian people are very aware of how the game works, it is unlikely that this campaign of defamation against President Putin will have any success inside Russia. So, the primary objective is to demonise him in the eyes of the western public in order to justify further aggression against Russia and since these stories receive saturation coverage in the west, the NATO propagandists are succeeding.
It took nearly ten years for Operation Barbarossa to be set up and put into effect, from the time that Hitler was made Chancellor of Germany and began to discuss with the British and French his intentions of attacking the Soviet Union. The British and French were very content for the Nazis to do that and there is no doubt that the primary objective of Hitler was always the crushing of Russia. That the attack failed is one of the reasons the NATO leaders snubbed the Moscow Victory Parade last summer since they now identify themselves with the objectives of the defeated Nazi regime.
Some doubt that the NATO powers will actually attack Russia and risk a world war and point out that the forces being placed in eastern Europe are too weak to mount any attack. But they miss the point, which is that the build up is steady, and it is increasing, along with the propaganda and increased economic warfare. The Americans are really prepositioning resources, stores, equipment and headquarters and logistics bases that can be rapidly used to build up NATO forces at the right moment. The question is when that moment will be.
Unless the European powers can escape the American pressure and become independent states once again and unless a new regime dedicated to peace arises in the United States, neither of which look likely for the foreseeable future, it rests with us, the citizens of the world to get off our chairs and get on the streets and demand that these preparations for world war be stopped. For, unless that happens, the march to war by the Americans and their NATO lieutenants appears to be inexorable.
Christopher Black is an international criminal lawyer based in Toronto, he is a member of the Law Society of Upper Canada and he is known for a number of high-profile cases involving human rights and war crimes, especially for the online magazine “New Eastern Outlook”.