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GIORNATA DELLA MEMORIA / DAN SEĆANJA
1) Beograd/Belgrado 27/1: VIE DI SALVEZZA / PUTEVI SPASA. LA ZONA DI OCCUPAZIONE ITALIANA
2) ADDIO MEMORIALE DEGLI ITALIANI. Il direttore del museo di Auschwitz ha dato l'ordine di smantellare l'opera d'arte dedicata agli italiani deportati e morti (di B. Andreose su Il Manifesto del 23.01.2016)
3) IL DISCORSO DI PRIMO LEVI ALL’INAUGURAZIONE DEL MEMORIALE AVVENUTA IL 13 APRILE DEL 1980
Segnalazione:
Paradossale iniziativa al Museo Cervi (Gattatico, RE), 27 gennaio 2016
ARTE E ARCHITETTURA D’OGGI PER LA MEMORIA
Una riflessione sugli spazi per la memoria e la commemorazione. Progetti recenti a confronto
Nel programma si parla apparentemente di tutto tranne che dello smantellamento del Memoriale degli Italiani di Auschwitz!
Auch lesenswert:
ARBEIT AM SCHLUSSSTRICH (27. Januar: Trauerrituale statt Entschädigung für NS-Opfer – GFP 27.01.2016)
BERLIN/DISTOMO/THESSALONIKI/DETMOLD (Eigener Bericht) - Begleitet von folgenlosen Trauerritualen am heutigen Auschwitz-Gedenktag verhärtet das offizielle Deutschland seine Opfer-Ignoranz. Sowohl im diplomatischen Verkehr mit mehreren EU-Staaten wie auch im innerdeutschen Dialog mit Gedenkorganisationen kommt es deswegen zu vermehrten Spannungen. Während Athen auf Verhandlungen über die NS-Schulden besteht und sich politischer Gegenmaßnahmen der Berliner Behörden erwehren muss, beklagt Warschau deutsche Interventionen in die Tätigkeit polnischer Verbände des Widerstands. In der Bundesrepublik versuchen offizielle Stellen, die Informationsarbeit einer Freiburger Bürgerinitiative einzuschränken, weil sie auf die Behandlung der vergessenenen Überlebenden von NS-Germanisierungsverbrechen in einer Ausstellung aufmerksam macht. Seit nunmehr zehn Monaten ohne Antwort bleibt ein Schreiben der Bürgerinitiative "Zug der Erinnerung" und der Jüdischen Gemeinde von Thessaloniki, die an die überfällige Rückzahlung deutscher Staatseinnahmen aus antisemitischen Massenverbrechen erinnert hatten. Für die Schuldabwehr verantwortlich ist das deutsche Außenministerium unter Frank-Walter Steinmeier (SPD) und Staatsminister Michael Roth
(SPD)...
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/59295
Vedi anche:
27 Gennaio 1945-2016, a fianco dell'Armata Rossa (JUGOINFO 18.1.2016)
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-------- Messaggio originale --------
Da: Info IIC Belgrado
Data: 26/01/2016 17:02 (GMT+01:00)
Oggetto: GIORNATA DELLA MEMORIA / DAN SECANJA
mercoledì 27 gennaio 2016, ore 18.00
Istituto Italiano di Cultura, Kneza Miloša 56, Belgrado
CONFERENZA
VIE DI SALVEZZA. LA ZONA DI OCCUPAZIONE ITALIANA
In occasione della Giornata della Memoria in ricordo delle vittime dell’Olocausto e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti, l’Istituto italiano di cultura di Belgrado in collaborazione la Federazione delle comunità ebraiche della Serbia e il Centro per la ricerca e l’educazione sull’Olocausto, organizzano una conferenza sul tema “Vie di salvezza. La zona di occupazione italiana”.
In questa occasione vogliamo ricordare prima di tutto le vittime dalla Serbia e da tutta l’Europa ma anche tutti quelli che sono riusciti a salvarsi. In questo spirito l’accento sarà posto sull’Olocausto in Serbia e nella regione in riferimento al ruolo del regime fascista italiano nell’istituzione e nella applicazione delle misure antisemitiche ma anche sulla salvezza di migliaia di ebrei che riuscirono a scappare dalle varie citta’ della Jugoslavia occupata, inclusa Belgrado, verso i territori occupati dagli italiani e lì trovare salvezza.
Partecipano Davide Scalmani (direttore IIC Belgrado), Aleksander Gaon (Federazione delle comunità ebraiche della Serbia), la storica Olga Manojlovic Pintar (Istituto di storia contemporanea della Serbia), Aleksander Lebl, Svetlana Djuric, Miroslava Demajo (famigliari e sopravvissuti). Moderatore Milovan Pisarri del Centro per la ricerca e l’educazione sull’Olocausto.
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sreda, 27. januar 2016, 18.00h
Italijanski instiut za kulturu, Kneza Miloša 56, Beograd
SUSRET
PUTEVI SPASA. ITALIJANSKA OKUPACIONA ZONA
Povodom obeležavanja Međunarodnog dana sećanja na žrtve Holokausta i deportovanja italijanskih vojnika i političara u nacističke logore, Italijanski institut za kulturu u Beogradu, u saradnji sa Savezom jevrejskih opština Srbije i Centrom za istraživanje i edukaciju o Holokaustu, organizuje razgovor na temu „Putevi spasa: Italijanska okupaciona zona“.
Ovom prilikom želimo da se setimo pre svega žrtava, kako iz Srbije, tako iz cele Evrope, ali i svih onih koji su uspeli da se spasu. U tom duhu, akcenat će biti stavljen na Holokaust u Srbiji i regionu, na ulogu italijanskog fašističkog režima u uspostavljanju i sprovođenju antisemitskih mera, ali i na spasavanje nekoliko hiljada Jevreja koje su iz raznih gradova okupirane Jugoslavije, uključujući i Beograd, uspeli da pobegnu na teritorije pod italijanskom okupacijom i da tu nađu utočište.
U razgovoru učestvuju: Davide Skalmani (direktor Italijanskog instituta za kulturu u Beogradu), Aleksandar Gaon (Savez jevrejskih opština Srbije), istoričarka Olga Manojlović Pintar (Institut za noviju istoriju Srbije), Aleksandar Lebl, Svetlana Đurić, Miroslav Demajo (preživeli odnosno potomci preživelih). Moderira Milovan Pisarri iz Centra za istraživanje i edukaciju o Holokaustu.
Istituto Italiano di Cultura
Kneza Miloša 56 - 11000 Beograd
tel. +381 11 3629347
fax: +381 11 3621411
e-mail: iicbelgrado @
esteri.itwww.iicbelgrado.esteri.it
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Addio Memoriale degli italiani
Giornata della Memoria. Il direttore del museo di Auschwitz dopo un preciso ultimatum ha dato l'ordine di smantellare l'opera d'arte del Blocco 21 inaugurata nel 1980 dedicata agli italiani deportati e morti
di Beatrice Andreose
su Il Manifesto del 23.01.2016
Quando Luigi Nono compose la sua opera per il Memoriale italiano che nel 1980 venne inaugurato ad Auschwitz, la commentò in questo modo «Non è una musica facile. È una musica dolorosa. L’unico consiglio che mi sento di darvi prima dell’ascolto: spegnete la luce, massimo silenzio, chiudete gli occhi». Un silenzio accorato, certo non quello dell’abbandono in cui versano le stanze che ospitavano l’opera e che da qualche mese si presentano ormai desolatamente vuote. Cancello sbarrato e memoria calpestata, dunque, per i nostri connazionali deportati e morti ad Auschwitz. Sino al 2011 i visitatori potevano visitare l’opera realizzata da alcuni tra i più importanti nomi della cultura italiana del Novecento tra cui gli architetti dello studio milanese BBPR (Lodovico Belgiojoso, Ernesto Rogers, Enrico Peressutti e Gian Luigi Banfi) che avevano lavorato assieme a Primo Levi per i testi, Pupino Samonà per i dipinti, Nelo Risi per la regia e Luigi Nono per le musiche. Una morte lungamente annunciata, quella del Memoriale italiano. L’ultimo capitolo è dell’aprile 2014 quando il direttore del Museo Statale di Auschwitz-Birkenau Dr Piotr M.A.Cywinski nella sua missiva all’Aned (l’Associazione degli ex deportati nei campi nazisti che del memoriale è titolare) e all’Ambasciatore d’Italia a Varsavia Riccardo Guariglia intimava un vero e proprio ultimatum per lo smontaggio del Memoriale dal Blocco 21. Chiedeva in modo perentorio una nuova installazione più conforme alle disposizioni definite dal Consiglio internazionale di Auschwitz. In sostanza il revisionismo polacco chiedeva che la Shoah oscurasse l’antifascismo esigendo che venissero rimossi i simboli comunisti e quella falce e martello che il Parlamento dal 2009 aveva messo fuori legge. L’accusa era che si trattava di «un’opera d’arte fine a se stessa, priva di valore educativo». Poco graditi soprattutto il racconto dell’ascesa del nazi– fascismo, del collaborazionismo, del razzismo di Stato, del ruolo delle multinazionali tedesche (soprattutto la Bayer). Per la Polonia era inopportuno ricordare oltre all’olocausto ebreo anche quello dei prigionieri politici comunisti, degli omosessuali, dei rom e dei disabili che trovarono la morte ad Auschwitz. E così, tra il silenzio ed il disinteresse assordanti dei governi italiani che si sono succeduti dal 2007 ad oggi e dopo anni di resistenze solitarie prima dell’Aned, poi del mondo accademico e artistico italiano capeggiato dall’Accademia di Belle Arti di Brera, nel maggio di quest’anno i tecnici e i restauratori dell’Istituto Centrale del Restauro e dell’Opificio delle Pietre Dure hanno smontato l’opera per trasferirla nello spazio Ex3 del quartiere Gavinana a Firenze, destinato a diventare Polo della memoria e centro di un museo diffuso sulla deportazione.
«Mai avrei voluto vedere le immagini dei restauratori che smontano pezzo per pezzo il Memoriale italiano – commenta Dario Venegoni, presidente ANED — Ricordo ancora lo sforzo immane da noi sostenuto quasi 40 anni fa per progettare, finanziare e allestire quell’opera nel Blocco 21 del campo; ricordo la generale commozione il giorno dell’inaugurazione, a cui io ero presente con mia madre ed un centinaio di altri ex deportati e familiari giunti appositamente dall’Italia. Che l’opera alla quale hanno lavorato così illustri autori sia smontata fa male al cuore. Nonostante ciò nell’aprile 2005 abbiamo raggiunto un accordo per il suo spostamento a Firenze, il pericolo era che venisse chiuso e disperso» conclude rispondendo così ad alcune critiche di cedimento rivolte da più parti all’Aned. A battersi per la conservazione in loco del memoriale anche l’arch. Gregorio Carboni Maestri autore nel 2013, assieme all’arch. Emanuela Nolfo, del progetto Glossa che proponeva una nuova contestualizzazione del Memoriale». Auschwitz, svuotata di qualsiasi contenuto politico, secondo Primo Levi è un luogo tragicamente destinato a diventare inutile, perché non spiega alle nuove generazioni alcunché. Diventa solo «un tragico evento». Questo evento — spiega Carboni Maestri– è fatto invece da elementi precisi, che vanno analizzati e compresi, uscendo dalla balla dell’uomo malvagio che ha ipnotizzano una nazione e ucciso milioni di vittime per il semplice gusto di farlo. Ad Auschwitz va spiegato da dove veniamo e verso dove andremo, da cosa nasce la barbarie. E la barbarie nasce solo da un elemento: dalla sconfitta del mondo del lavoro, come intuì Rosa Luxembourg. Quella vicenda ne fu la prova, oggi ne vediamo la tragica conferma, giorno dopo giorno. La storiografia di regime odierna preferisce una narrativa di Auschwitz alla «Schindler List», manichea e ingenua, con un «cattivo» (Hitler) e delle «vittime inerti» (i soli ebrei, «apatici») in modo che nessuno capisca, in definitiva, alcunché uscendo da quel campo di sterminio. Solo scossi dall’orrore, per poi essere incapaci di vedere l’orrore odierno o i possibili Auschwitz futuri. In modo che nessuno capisca che il nazifascismo nacque (e rinascerà) dalla sconfitta del mondo operaio, che lo stesso fu sconfitto solo dalla lotta vittoriosa di milioni di sovietici, dalle lotte dei partigiani, degli operai in sciopero a Sesto, degli operai statunitensi e inglesi al di là e al di qua dell’oceano che, soli, hanno sopportato lo sforzo di guerra in Regno Unito e Stati Uniti». A battersi contro lo smantellamento anche l’associazione Gherush92 che in una nota commenta «Al pari delle azioni belliche che mirano alla demolizione di mausolei ed antichi monumenti, anche le manipolazioni storico-politiche come la deportazione del nostro Memoriale, possono disintegrare la memoria delle vittime del Nazifascismo e della Shoà e abbandonare — come anziani archeologi a difesa di antichi monumenti — i partigiani e i deportati e, con loro, la Resistenza Italiana». Per vedere la storia del memoriale, il suo smontaggio ed il trasferimento l’Aned da appuntamento il pomeriggio del 27 gennaio alla Casa della Memoria di Milano. Gherush92 invece propone il 27 gennaio alle 10 al Centro Russo di Scienza e Cultura di Roma la conferenza «Come l’Armata Rossa liberò Auschwitz». Sarà presentato il progetto «Auschwitz Liberation» e si analizzerà la liberazione del campo di sterminio da parte dell’Armata Rossa.
=== 3 ===
(...)
Il discorso di Primo Levi all’inaugurazione del Memoriale avvenuta il 13 aprile del 1980:
La storia della Deportazione e dei campi di sterminio, la storia di questo luogo, non può essere separata dalla storia delle tirannidi fasciste in Europa: dai primi incendi delle Camere di Lavoro nell’Italia del 1921, ai roghi di libri sulle piazze della Germania del 1933, alla fiamma nefanda dei crematori di Birkenau, corre un nesso non interrotto.
È vecchia sapienza, e già così aveva ammonito Enrico Heine, ebreo e tedesco: chi brucia libri finisce col bruciare uomini, la violenza è un seme che non si estingue. È triste ma doveroso rammentarlo, agli altri ed a noi stessi: il primo esperimento europeo di soffocazione del movimento operaio e di sabotaggio della democrazia è nato in Italia.
È il fascismo, scatenato dalla crisi del primo dopoguerra, dal mito della «vittoria mutilata», ed alimentato da antiche miserie e colpe; e dal fascismo nasce un delirio che si estenderà, il culto dell’uomo provvidenziale, l’entusiasmo organizzato ed imposto, ogni decisione affidata all’arbitrio di un solo.
Ma non tutti gli italiani sono stati fascisti: lo testimoniamo noi, gli italiani che siamo morti qui. Accanto al fascismo, altro filo mai interrotto, è nato in Italia, prima che altrove, l’antifascismo. Insieme con noi testimoniano tutti coloro che contro il fascismo hanno combattuto e che a causa del fascismo hanno sofferto, i martiri operai di Torino del 1923, i carcerati, i confinati, gli esuli, ed i nostri fratelli di tutte le fedi politiche che sono morti per resistere al fascismo restaurato dall’invasore nazionalsocialista. E testimoniano insieme a noi altri italiani ancora, quelli che sono caduti su tutti i fronti della II Guerra Mondiale, combattendo malvolentieri e disperatamente contro un nemico che non era il loro nemico, ed accorgendosi troppo tardi dell’inganno. Sono anche loro vittime del fascismo: vittime inconsapevoli. Noi non siamo stati inconsapevoli.
Alcuni fra noi erano partigiani; combattenti politici; sono stati catturati e deportati negli ultimi mesi di guerra, e sono morti qui, mentre il Terzo Reich crollava, straziati dal pensiero della liberazione così vicina. La maggior parte fra noi erano ebrei: ebrei provenienti da tutte le città italiane, ed anche ebrei stranieri, polacchi, ungheresi, jugoslavi, cechi, tedeschi, che nell’Italia fascista, costretta all’antisemitismo dalle leggi di Mussolini, avevano incontrato la benevolenza e la civile ospitalità del popolo italiano. Erano ricchi e poveri, uomini e donne, sani e malati.
C’erano bambini fra noi, molti, e c’erano vecchi alle soglie della morte, ma tutti siamo stati caricati come merci sui vagoni, e la nostra sorte, la sorte di chi varcava i cancelli di Auschwitz, è stata la stessa per tutti. Non era mai successo, neppure nei secoli più oscuri, che si sterminassero esseri umani a milioni, come insetti dannosi: che si mandassero a morte i bambini e i moribondi. Noi, figli cristiani ed ebrei (ma non amiamo queste distinzioni) di un paese che è stato civile, e che civile è ritornato dopo la notte del fascismo, qui lo testimoniamo. In questo luogo, dove noi innocenti siamo stati uccisi, si è toccato il fondo delle barbarie. Visitatore, osserva le vestigia di questo campo e medita: da qualunque paese tu venga, tu non sei un estraneo.
Fa che il tuo viaggio non sia stato inutile, che non sia stata inutile la nostra morte. Per te e per i tuoi figli, le ceneri di Auschwitz valgano di ammonimento: fa che il frutto orrendo dell’odio, di cui hai visto qui le tracce, non dia nuovo seme, né domani né mai.
http://www.deportati.it/news/memausch_restauro.htmlhttp://caraterramia.blogspot.it/2014/01/27-gennaio-il-giorno-della-memoria.html