Informazione



Quattro investitori esteri interessati alla “Galenika”

Posted on 01/02/2016 by Iva Nikolic 

Quattro grandi aziende internazionali sono interessate a sviluppare un partenariato strategico con “Galenika”, il cui destino dovrebbe essere risolto entro il 31 maggio.
Una settimana fa, Anand Iyer, l’amministratore delegato dell’azienda americana “Pari Biomedical” ha visitato questa fabbrica di Zemun. La delegazione americana era interessata alle linee di produzione della “Galenika”, nonchè alla situazione nel settore farmaceutico in Serbia. Inoltre, ne hanno parlato con il ministro dell’economia, Zeljko Sertic.
“Si tratta di un’azienda che dovrebbe portare capitale circolante in “Galenika”. Vorebbero aumentare il fatturato, da 50 miliioni a 150 milioni euro a livello annuale. Il suo arrivo sarebbe utile sia per la fabbrica, sia per la Serbia, visto che la “Galenika” è una delle 17 aziende il cui destino dovrebbe essere risolto nei prossimi quattro mesi. Si tratta di unica fabbrica dei farmaceutici di proprietà statale che dà lavoro a 1400 persone.
La fonte del quotidiano “Blic” dice che questa fabbrica è stata visitata anche dalla delegazione dell’azienda “Piqur” di Basel. Inoltre, i manager dell’araba “Julfar” l’hanno visitata come anche i manager dell’azienda palestinese “Pharma Care PLC”.
Nedeljko Pantic, l’amministratore delegato della “Galenika” ha confermato che alcune aziende mondiali sono interessate al partenariato strategico. “Il management e i sindicati della “Galenika” sostengono il partenariato strategico. Credo che il partner sia una soluzione buona, anche se questo implica un nuovo management. L’azienda può lavorare bene, il che dimostrano i risultati del 2015 e 2014″, dice Pantic per “Blic”.
Fino al 2010 “Galenika” realizzava  unutile annuale fino a 500 milioni di dinari. La rovina di questa azienda è iniziata durante amministrazione di Nenad Ognjenovic che ha creato un debito di 220 milioni di euro e che oggi è sottoposto a processo per frode fiscale.

(Blic, 31.01.2016.)


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Sulla GALENIKA si era concentrata l'attenzione internazionale nei giorni immediatamente precedenti la aggressione della NATO alla RFJ (febbraio-marzo 1999). La fabbrica divenne infatti una specie di paradigma dello scontro in atto tra i governanti serbi e jugoslavi, da un lato, e il grande capitale transnazionale, dall'altro, come chiarisce la sintesi che facemmo all'epoca... (a cura di Italo Slavo)


Date: Fri, 19 Mar 1999 
From: Coordinamento Romano per la Jugoslavia 
Subject: Difficili le privatizzazioni in Serbia...


   IL SEQUESTRO DELLA ICN GALENIKA


All'inizio di febbraio 1999 la polizia serba ha fatto irruzione 
negli stabilimenti della ICN GALENIKA, la maggiore fabbrica 
chimica-farmaceutica del paese, siti a Zemun, alla periferia di 
Belgrado. Oltre al sequestro degli stabilimenti, a fare le funzioni 
del direttore, dopo la rimozione dall'incarico di Dusan Mitetic, e' 
da quel giorno subentrato il viceministro della Sanita' Marija 
Krstaijc.

L'azione, che ha causato disorientamento tra gli operai - circa
3000 - e' stata motivata dalle autorita' statali con il
mancato adempimento da parte del "partner straniero" dei suoi 
obblighi relativi all'investimento promesso per l'azienda: in questi
anni sono giunti infatti 50 milioni di dollari in contanti, ma 
nessuno ha ancora visto gli altri 220 milioni di dollari che il 
"partner" avrebbe dovuto fornire sotto forma di preparati chimici
secondo il contratto stipulato nel novembre 1990.

Inoltre, la ICN non ha presentato il bilancio con la
indicazione del capitale totale, come sarebbe stata tenuta a fare 
entro il 4/7/1998. Secondo le autorita' l'Istituto per la Previdenza
Sociale della Serbia e' dunque a tutt'oggi proprietario di 90 milioni 
di dollari (64.3%) mentre il "partner" possiede 50 milioni di dollari 
(35.7%). Lo Stato accusa anche la passata gestione della ICN di 
avere ridotto la produzione, mettendo in cassa integrazione a zero 
ore parte dei dipendenti.

Ma chi e' "il partner straniero" con il quale e' in atto questo
contenzioso?

"Il partner" e' la multinazionale ICN Pharmaceutical Inc. del 
miliardario americano di origine serba Milan Panic
, noto alle 
cronache anche per essersi piu' volte affacciato alla scena politica 
serba da una decina d'anni a questa parte, diventando persino premier
federale nel 1992-'93. 
Panic e' un personaggio di spicco della lobby serbo-americana che 
muove le fila della "opposizione democratica"
(liberista, 
filooccidentale, nazionalista e monarchica): il Serbian Unity 
Congress, alcuni leader della ex-coalizione Zajedno ("Insieme"),
certi media "indipendenti", nonche' esponenti dei settori clericali
(cfr. http://www.suc.org). 

Secondo Panic non e' la sua multinazionale ad essere in debito,
bensi' la amministrazione belgradese che dovrebbe 175 milioni di
dollari alla ICN. Cosicche', mentre un portavoce della ICN annunciava
che il caso sarebbe stato sottoposto all'arbitrato di una corte
internazionale parigina, la ICN Pharmaceuticals Inc. sporgeva denuncia
penale contro il Primo Ministro della Serbia Mirko Marjanovic.

Il governo USA immediatamente il giorno dopo il sequestro 
degli stabilimenti dell'azienda ha inviato l'incaricato
d'affari a Belgrado Richard Miles a chiedere spiegazioni
ai rappresentanti del governo della Serbia, i quali gli hanno 
risposto semplicemente che solo le autorita' giudiziarie serbe sono
competenti in materia. Gli USA hanno protestato ufficialmente anche
tramite il portavoce del Dipartimento di Stato James Rubin.


(B92 Open Yugoslavia, February 7-9 and March 8, 1999;
 "Il Manifesto" 11/2/99)





A Roma si è aperto il Carnevale... sulla Siria

1) Dietro la maschera «anti-Isis» (Manlio Dinucci 2.2.2016)
2) Adesso si chiamano "SMALL GROUP" (Marinella Correggia 27.1.2016)
3) "Timber Sycamore": Il piano segreto degli Stati Uniti e dell'Arabia Saudita in Siria (24/01/2016)


Si vedano anche: 

L’asse segreto Usa-Arabia Saudita (Manlio Dinucci, 26 gennaio 2016)
Articolo su Il Manifesto
http://ilmanifesto.info/lasse-segreto-usa-arabia-saudita/
Video su Pandora TV 
http://www.pandoratv.it/?p=5952

Operazione “Legno di platano”: la guerra segreta della CIA in Siria finanziata dai Saud (di Maxime Chaix, 24.1.2016)
Un articolo del New York Times ha appena rivelato il nome in codice della guerra segreta multinazionale della CIA in Siria: il caso dell’Operazione Legno di Platano (“Timber Sycamore“)...
https://aurorasito.wordpress.com/2016/01/24/operazione-legno-di-platano-la-guerra-segreta-della-cia-in-siria-finanziata-dai-saud/


=== 1 ===

Il VIDEO su Pandora TV: http://www.pandoratv.it/?p=6025

http://ilmanifesto.info/

Dietro la maschera «anti-Isis» 

Manlio Dinucci
  

Quest’anno il Carnevale romano si apre il 2 febbraio, quando si esibisce alla Farnesina lo «small group», il piccolo gruppo ministeriale (23 paesi più la Ue) della «Coalizione globale anti-Daesh/Isis», co-presieduto dal segretario di Stato Usa John Kerry e dal ministro degli esteri Paolo Gentiloni. Ne fanno parte, mascherati da antiterroristi, i maggiori sponsor del terrorismo di «marca islamica», da decenni usato per minare e demolire gli Stati che ostacolano la strategia dell’impero. 

Alla testa della sfilata in maschera gli Stati uniti e l’Arabia Saudita. Quelli che – documenta una inchiesta del New York Times (24 gennaio)  – armano e addestrano i «ribelli» da infiltrare  in Siria per l’operazione «Timber Sycamore», autorizzata segretamente dal presidente Obama nel 2013, condotta dalla Cia e finanziata da Riyad con milioni di dollari.  Confermata dalle immagini video del senatore Usa John McCain che, in missione in Siria per conto della Casa Bianca, incontra nel maggio 2013 Al Baghdadi, il «califfo» a capo dell’Isis. 

È l’ultima delle operazioni coperte Usa-Saudite, iniziate negli anni Settanta e Ottanta: per destabilizzare l’Angola e altri paesi africani, per armare e addestrare i mujahiddin in Afghanistan, per sostenere i contras in Nicaragua. Ciò spiega perché gli Stati uniti non criticano l’Arabia Saudita per la violazione dei diritti umani e la sostengono attivamente nella guerra che fa strage di civili nello Yemen. 

Fanno parte del gruppo mascherato anche la Giordania e il Qatar dove, documenta il New York Times, la Cia ha costituito le basi di addestramento dei «ribelli», compresi «gruppi radicali come Al Qaeda», da infiltrare in Siria e altri paesi. Il Qatar fornisce per tali operazioni anche commandos, come fece quando nel 2011 inviò in Libia almeno 5mila uomini delle forze speciali. 
«Noi qatariani eravamo tra i ribelli libici sul terreno, a centinaia in ogni regione», dichiarò poi il capo di stato maggiore Hamad al-Atiya (The Guardian, 26 ottobre 2011). 

Tra gli 
«antiterroristi» che si esibiscono alla Farnesina ci sono anche gli Emirati Arabi Uniti, che hanno formato dal 2011 tramite la Blackwater un esercito segreto mercenario di circa 2mila contractor, di cui circa 450 (colombiani e altri latinoamericani) sono ora impegnati nell’aggressione allo Yemen. 

C’è il Bahrain che, dopo aver schiacciato nel sangue l’opposizione  democratica interna con l’aiuto delle truppe saudite, ora restituisce il favore affiancando l’Arabia Saudita nel massacro degli yemeniti, impresa a cui partecipa il Kuwait, anch’esso membro del gruppo «antiterrorista». 

Di cui fa parte la Turchia, avamposto Nato della guerra contro la Siria e l’Iraq, che ha sostenuto l’Isis inviandogli ogni giorno centinaia di tir carichi di armi e altri materiali. Per aver pubblicato le prove, anche video, della fornitura di armi all’Isis da parte dei servizi segreti di Ankara, 
giornalisti turchi Can Dündar e Erdem Gül sono stati arrestati e rischiano l’ergastolo. 

Tra le presenze occidentali nel gruppo mascherato spiccano la Francia e la Gran Bretagna, 
che usano forze speciali e servizi segreti per operazioni coperte in Libia, Siria e altri paesi. 

Fa gli onori di casa l’Italia, che ha contribuito a incendiare il Nordafrica e Medioriente partecipando alla demolizione della Libia.  Dove ora si prepara a ritornare, addirittura col ruolo «guida», per un’altra guerra sotto comando Usa/Nato, che, mascherata da «peacekeeping», mira al controllo delle zone strategiche e delle risorse energetiche libiche. Nei saloni della Farnesina riecheggiano le note di «Tripoli, bel suol d’amore», la canzone che nel 1911 inneggiava alla guerra coloniale in Libia.
 
(il manifesto, 2 febbraio 2016)


=== 2 ===

http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=3121

ADESSO SI CHIAMANO SMALL GROUP

La Farnesina informa la stampa della prossima riunione a Roma, il 2 febbraio, del cosiddetto Small Group of the Global Coalition to CounterDaesh. Ovvero:  Gruppo ristretto della Coalizione globale per contrastare Daesh.

La nota per i media elenca i 24 membri dello Small Group, che si suppone essere la crème de la crème, il nocciolo duro e puro della lotta a Daesh. Ebbene, in ordine alfabetico, quasi ironicamente il primo dell’elenco è…l’Arabia saudita. Seguono poi (a parte l’Iraq come paese vittima, e altri paesi arabi; ma la Siria non c’è; e non c’è la Russia, né l’Iran) entità come Emirati, Francia, Kuwait, Qatar, Regno Unito, Turchia, Usa. Insomma proprio quei soggetti, diciamo Nato/Golfo (più i satelliti), che individualmente o in forma aggregata sono stati determinanti nel far esplodere l’atroce fenomeno autodefinentesi Stato islamico o Califfato, in sigla Isis o Is o Isil.

Le petromonarchie lo hanno nutrito sin da piccolo, con dollari e armi quando magari si chiamava con altro nome (i flussi di denaro dal Golfo proseguono). La Turchia ha retto il passeggino agevolando l’andirivieni di “combattenti” in Siria. La Nato gli ha fatto da forza aerea con la guerra in Libia del 2011, regalandogli l’ingresso nel paese nordafricano e in molte aree saheliane. Gli Usa e altri paesi Nato gli hanno fatto da maestri d’armi, addestrando a caro prezzo gruppi armati in Siria, poi sfociati in Daesh o parimenti demoniaci.

Qualcuno dirà: chi rompe paga e chi ha creato (o contribuito a creare) il problema deve essere chiamato a risolverlo, o quantomeno a non peccare più. In questo senso, potrebbe apparire logico il coinvolgimento dei vari Frankenstein nella Coalizione globale per combattere Daesh.

Il punto è che a) questi sono recidivi,tanto da apparire volpi a guardia del pollaio; b) non fanno quello che dicono (ad esempio, che fine ha fatto il Gruppo di contrasto economico all’Isis, creato a Roma nel marzo 2015 sempre con le stesse volpi?); c) non ammettono mai i propri errori, per i quali non pagano mai; d) si spacciano per “comunità internazionale”.

Ma sono sempre gli stessi compagni di merende. Creano alleanze escludenti e belligeranti, in realtà antagoniste alla comunità internazionale e altamente nocive. Si danno dei nomi carini, si riuniscono di continuonei paesi membri,prendono decisioni tossiche e poi,sperando che nessuno se ne ricordi, archiviano i nomi diventati ridicoli di fronte alle tragedie prodotte.

Adesso c’è lo Small Group. Nel 2011, all’inizio dei bombardamenti Nato, gli stessi soggetti -Nato/Golfo, satelliti e “ribelli” locali- si riunironodiverse volte come Gruppo di contatto sulla Libia. Dopo la conquista di Tripoli si rinominarono Gruppo Amici della Libia. Ma parallelamente, nel 2011 e fino al 2013, undici paesi si riunivano anche come Gruppo Amici della Siria, poi diventato Gruppo di Londra.

I compagni di merende danno sempre nomi carini anche alle loro devastanti guerre di aggressione travestite da agnelli. “Operazione di polizia internazionale” (Iraq 1991), “Operazione Forza alleata” (Serbia 1999), “EnduringFreedom” (Afghanistan 2001), “IraqiFreedom” (Iraq 2003), “Protettore unificato” (Libia 2011)…Invece i Saudhanno dato un nome bello deciso alla loro operazione di annientamento dello Yemen – insieme ad altri Stati sunniti loro affiliati. Le bombe che piovono sugli yemeniti, dal 26 marzo 2015, accompagnate da un affamante blocco navale, si chiamano infatti Decisive Storm.

Facciamo sì che questa tempesta sia invece decisiva per la fine del reame Saud.

 

Marinella Correggia


=== 3 ===

http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=14094

"Timber Sycamore": Il piano segreto degli Stati Uniti e dell'Arabia Saudita in Siria

24/01/2016

Il quotidiano statunitense The New York Times ha rivelato un piano segreto tra gli Stati Uniti e l'Arabia Saudita per equipaggiare e addestrare i terroristi in Siria.


Secondo un rapporto pubblicato dal quotidiano statunitense, "The New York Times", c'è un piano a conoscenza delle autorità degli Stati Uniti, noto come "Timber Sycamore", concordato a partire dal 2013, quando il presidente USA, Barack Obama ha autorizzato la CIA ad armare l'opposizione armata in Siria.
 
"In base all'accordo, (...) i sauditi offrono tanti armamenti così come come un sacco di soldi, mentre la CIA prende l'iniziativa nella formazione dei ribelli per l'uso di fucili AK-47 e missili anticarro", si legge nel rapporto.
 
I funzionari degli Stati Uniti, si legge nell'articolo, non hanno rivelato l'importo del contributo saudita, tuttavia, le stime indicano che il programma di inserimento e di formazione dei terroristi è costata miliardi di dollari al regno arabo.
 
A questo proposito, è stato ricordato che gli sforzi sauditi in Siria sono stati guidati, soprattutto, dal principe Bandar bin Sultan, l'ex capo dell'intelligence saudita, che ha ordinato l'acquisto di migliaia di AK-47 e altre armi che dall'Europa orientale sono arrivate ad i gruppi armati Siria.
 
Giovedi scorso, il quotidiano libanese Al-Mayadeen ha rivelato in un rapporto, secondo il quale, le armi acquistate dall' Arabia Saudita e da alcuni dei suoi alleati arabi da paesi dell''Europa orientale sono stati consegnate ai terroristi ed ai mercenari stranieri in Siria e Yemen.
 
Inoltre, Al-Mayadeen cita documenti divulgati alla fine del 2015, da Cyber ​​Berkut e comprendono la vendita di armi e attrezzature militari ucraini a Qatar e Arabia Saudita, per mandarli a gruppi terroristi in Siria.



(srpskohrvatski / english.
Di seguito il resoconto della Assemblea annuale del Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali)



Migration of peoples is the consequence of voracity and interventionism

 

FORUM OF INDEPENDENT THOUGHT: 

The Belgrade Forum has accrued 16 years of activities invested in promoting the idea of peace and cooperation, equality of individuals, nations and states. Over these years, the Forum has published almost 200 books, organized numerous international and national conferences, participated in various international gatherings, and took part in peace building activities across the world. We maintain contacts and cooperation with a significant number of similarly oriented organizations, in the country and abroad, both bilaterally and within the World Peace Council. Recent international conferences dedicated to the marking of the 100th anniversary of the First World War and the 40th anniversary of the establishment of the OSCE, organized by the Forum with partner associations from Russia, brought together intellectuals, diplomats and other prominent experts from Serbia, the region and from about 40 countries, thus illustrating the range of contacts and the reputation of the Forum.

These are some of the highlights presented at the annual assembly of this independent, non-partisan association, held in the Belgrade`s “Progress” Gallery, attended by a large number of members, friends, and representatives of other associations, scientific and cultural institutions, and the diplomatic corps. 

The Forum was appraised as an established meeting place of the independent and open-minded thinkers and researchers engaged in the dialogue on the most important national, regional, European and global issues, such as: development in the period of crisis, policy of active neutrality, global interventionism, the background of rewriting the history, international terrorism. The Forum stands for the respect for the system of the international law based on the UN Charter, and the strengthening of the role of the United Nations, whose Member States, as equals, embody the only legitimate international community. In accordance with this, the Forum holds that the Dayton Accords on peace in Bosnia and Herzegovina and UN SC Resolution 1244 on Kosovo and Metohija, being of a permanent nature, make an integral part of the international law. The pressures and manipulation used by foreign power canters, aiming at either, revising both of them, or making Serbia abandon them in return for the promise of a faster pace towards EU membership, in the view of the Forum, pose a threat of renewed destabilization in the region, and are unacceptable. 

The Forum has achieved significant publishing result. Its publications have evolved into references for numerous researchers, analysts, and scientist all over the world who are interested in facts and undistorted evaluations of vital regional and global issues. It is especially encouraging to see the growing interest for the Forum’s editions among the young researchers from Europe, Asia and Americas. The book titled “Serbia in the Great War 1914-1918”, prepared by Prof. Mira Radojević and Academician Ljubodrag Dimić, was published jointly by the Belgrade Forum and the Serbian Literary Association, in Serbian, Russian, English and German languages. This scientific-popular book has been promoted throughout the region, Europe, Asia, America and Australia, arousing significant interest among the scientist and the general public. 

The majority of the Forum’s publications are dedicated to the problem of status of the province of Kosovo and Metohija, to the goals and consequences of NATO aggression against Serbia (the FRY), and the breaking up of Yugoslavia. The latest book of Prof. Radovan Radinović, retired General, titled “The Character of Wars Breaking Up Yugoslavia”, recently published and presented in this Annual Meeting, reveals the thematic orientation and analytical ranges of the Forum and its members. The book was presented by Dr. Stanislav Stojanović, as its editor and the author of the Foreword. 

International terrorism is a long-standing, global threat, one that may not be eradicated by applying military and repressive measures only, but rather by resorting to a coordinated global strategy under the auspices of the UN Security Council. Such strategy should comprise measures conducive to an accelerated economic, social, educational and cultural development of the regions of the origin of extremism and terrorism. A renewed support was given to the initiative for holding a world summit to prepare and adopt an international convention on combating terrorism, under UN auspices. At this stage, it is essential to cut all channels of funding, arming, infiltrating and training of the terrorists.

The problem of refugees and mass economic migrations is the result of sustained policies of exploitation and global interventionism against the developing countries, which paved the way for a gaping social and economic chasm between the rich and poor parts of the world. In essence, the egotism, voracity and racism exercised by the multinational corporations led to the rise of all kind of extremism, terrorism, and mass migrations of people. Still worse, certain wealthy powers are misusing terrorism for the purpose of expanding their own geostrategic interests, thus stimulating the actual dissemination of terrorism and its boomerang effects.

The refugee and immigrant crisis are evolving into a lasting process and the state of the modern civilization. It is but an illusion that this crisis can be resolved by means of palliative, technocratic and/or Cold War methods such as erecting walls, deploying the military and the police along the borders, setting up a quota system, separating immigrants into desirable and undesirable ones, establishing mammoth collective centres, invoking the readmission rules, or the like. Certain European countries act as if they wished the Balkans of today to function as an updated Austro-Hungarian day Krajina, namely, as a barrier or an immigrants sanctuary, so to allow these countries keep enjoying the benefits of the accumulated wealth! Unfortunately, this is presently not viable. What is necessary are the fundamental, long-term changes in global approaches of the most responsible states: abandoning the policy of military expansionism and global interventionism, the policy of violent overthrowing of the legally elected governments of the countries pursuing independent policies. It should be clearly stated that the wars, instigated by the Western countries and NATO and the resulting uncertainty and havoc, are the key driving forces that push the millions of hopeless, rather than these peoples’ laziness or wish for an easy life! 

The report and the discussion participants underlined that Serbia should take a more resolute stance concerning the persecution of Serbs from Kosovo and Metohija, and also concerning the disenfranchisement of parts of the Serbian nation residing in the former Yugoslav republics, especially those living in Croatia and Montenegro. Also reaffirmed was the Forum's initiative to establish the Council of Serbs from the Region, to address their common problems and monitor the state of human rights in line with the international standards.

The gathering also expressed unanimous solidarity with Oliver Ivanović and with all other victims of the politics, the political persecution and the policies of double standards prevalent in EU institutions. Serbian national and state interests and the dignity of the Serbian nation must take precedence over any other values and short-term calculations.

Belgrade Forum for a World of Equals

Belgrade, 23 January 2016




Извештај са годишње скупштине Беофорума 23.1.2016

Саопштења
 

ФОРУМ НЕЗАВИСНЕ МИСЛИ

Сеоба народа последица незајажљивости и интервенционизма богатих

 
 

Београдски форум има за собом 16 година рада на промовисању идеја мира и сарадње, равноправности људи, народа и држава. За то време објавио је близу 200 књига, организовао много међународних и националних конференција, учествовао на међународним скуповима и у мировним активностима широм света. Одржава контакте и сарадњу са великим бројем организација сличног усмерења, у земљи и иностранству, како у оквиру Светског савета за мир, чији је члан, тако и на билатералној основи. Недавне међународне конференције поводом 100-те годишњице Првог светског рата, као и поводом 40 година од оснивања ОЕБС-а, које је Форум организовао са партнерским удружењима из Русије, окупиле су интелектуалце, дипломате и друге стручњаке високих стваралчких домета из Србије, окружења и преко 40 земаља света, што илуструје ширину, ниво контаката и углед Форума. 

Ово су неке од констатација изнетих на редовној годишњој Скупштини овог независног, нестраначког удружења одржаној у галерији «Прогрес», уз присуство великог броја чланова, пријатеља и представника других удружења, научних и културних институција и дипломатског кора.

Оцењено је такође, да се Форум афирмисао као место окупљања и дијалога слободних, независних мислилаца и истраживача о најважнијим националним, регионалним, европским и светским проблемима, као што су: развој у условима кризе, политика активне неутралности, глобални интервенционизам, позадина ревизије историје, тероризам. Форум се залаже за поштовање система Међународног права заснованог на Повељи УН и за јачање улоге Уједињених чије раноправне чланице представљају једину легитимну међународну заједницу. У складу са тим, Форум сматра да Дејтонски споразум и Резолуција СБ УН 1244 о Косову и Метохији, представљају интегрални део међународног права, имају трајни карактер. Притисци и манипулације страних фактора да се изврши њихова ревизија, или да Србија одустане од њих зарад обећања бржег кретања ка чланству у ЕУ, по оцени Форума, представљају опасност, воде дестабилизацији у региону и нису прихватљиви.

Форум је остварио значајне резултате у издаваштву. Издања Форума постала су референца за многе истраживаче, аналитичаре и научнике из разних делова света, којима је стало до чињеница и оцена најважнијих регионални и светских тема и проблема. Посебно охрабрује растуће интересовање за издања Форума који испољавају млади истраживачи из Русије, Европе, Америке. Књига „Србија у Великом рату 1914-1918“, аутора проф. Мире Радојевић и академика Љубодрага Димића, коју је Форум издао заједно са Српском књижевном задругом, и то два издања на српском и по једно на руском, енглеском и немачком језику, промовисана је у Европи, Азији, Америци и Аустралији где је побудила велико интересовање научника и шире читалачке публике.

Највише публикација Форума посвећено је проблему статуса Покрајине Косово и Метохија, циљевима и последицама агресије НАТО против Србије (СРЈ) и разбијању СФРЈ. И књига Проф Радована Радиновића, генерала у пензији, „Карактер ратова за разбијање Југославије“, која је управо изашла из штампе и представљена на Скупштини, показује тематску оријентацију и аналитичке домете Форума и његових чланова. О књизи је говорио др Станислав Стојановић, уредник и аутор предговора.

У излагањима је речено да је међународни тероризам дуготрајна и глобална опасност, која се може не искоренити само војним и репресивним средствима, већ координираном глобалном стратегијом, под окриљем Савета безбедности УН, која обухвата мере за бржи економски, социјални и образовно-културни развој делова света порекла тероризма. Обновљена је иницијатива за одржавање светског самита ради припрема и усвајања међународне конвенције о борби против тероризма. У овој фази, најважније је да се пресеку канали финансирања, наоружавања, инфилтрације и обуке терориста. Проблем избеглица и масовне економске миграције, резултат је дуготрајне политике експлоатације и глобалног интервенционизма према земљама у развоју која је довела до огромног социјално-економског јаза између богатих и сиромашних делова света. Суштински говорећи, егоизам, незајажљивост и расизам богатих довео је и до раста свих врста екстремизма, тероризма и масовних миграција становништва. Што је још горе, поједине богате силе злоупотребљавају тероризам за експанзију својих гоестратешких интереса стимулишући на тај начин његово ширење и бумеранг ефекте.

Избегличка и емигрантска криза претвара се у трајнин процес и стање савремене цивилизације. Велика је илузија да се то може решити палијативним, технократским или хладноратовским методима, као што су: подизање зидова, слање војске и полиције на границе, одређивање квота, подела на пожељене и непожељне, изградња мамутских сабирних центара, позивањем на одредбе о реадмисији и слично. Поједине европске земље понашају се тако као да би желела да Балкан постане нова Крајина из доба Аустроугарске: брана или сабиралиште емиграната да би оне и даље могле да уживају благодети акумулираног богатства! На њихову жалост, то данас није могуће! Неопходне су дугорочне, корените промене у глобалним прилазима најбогатијих и најодговорнјих: напуштање политике војног експанзионизма и глобалног интервенционизма, политике насилног обарања легално изабраних влада земља са независном политиком. Треба јасно рећи да ратови које покрећу најбогатије земље, неизвесност и пустош које изазивају главни су покретачи милиона безнадежних, а не њихова лењост или похлепа за лагодним животом!

У извештају за Скупштину и у излагањима је истакнуто да се Србија одлучније мора поставити у односу на прогон Срба са Косова и Метохије, као и у односу на обесправљеност делова српског народа у бившим југословенским републикама, посебно у Хрватској и Црној Гори. Реафирмисана је иницијатива Форума за оснивање Савета Срба у региону, који би се бавио њиховим заједничким проблемима, остваривањем људских и грађанских права, у складу са међународним стандардима.

Изражена је једнодушна солидарност са Оливером Ивановићем, као и свим другим жртвама политике, политичког прогона и политике двостуких стандарда који и даље преовлађују у институцијама Европске Уније. Српски национални и државни интереси, достојанство српског народа, морају бити изнад свих других вредности и краткорочних калкулација.

Београдски форум за свет равноправних

Београд, 23. јануар 2016.





A MONTE SAN SAVINO (AR): DRUG GOJKO
A PARMA: FOIBE E FASCISMO 2016


=== MONTE SAN SAVINO (AR) mercoledì 10 febbraio 2016

*** alle ore 18.30 all’Interno 43 – via Sansovino 43

incontro/aperitivo con i protagonisti dell'evento teatrale DRUG GOJKO sui temi:
* Diventare testimoni. Ricordo del partigiano Nello Marignoli (con l'attore Pietro Benedetti)
* Partigiani italiani in Jugoslavia, un esempio di unità e fratellanza (con Andrea Martocchia, segretario del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia ONLUS)

*** alle ore 21:15 presso il Teatro Verdi – Via Sansovino 66

DRUG GOJKO
con Pietro Benedetti
regia Elena Mozzetta

produzione ANPI Viterbo
in collaborazione con Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia

Drug Gojko (Compagno Gojko) narra, sotto forma di monologo, le vicende di Nello Marignoli, classe 1923, gommista viterbese, radiotelegrafista della Marina militare italiana sul fronte greco-albanese e, a seguito dell'8 settembre 1943, combattente partigiano nell'esercito popolare di liberazione jugoslavo. Lo spettacolo, che si avvale della testimonianza diretta di Marignoli, riguarda la storia locale, nazionale ed europea assieme, nel dramma individuale e collettivo della seconda guerra mondiale. Una storia militare, civile e sociale, riassunta nei trascorsi di un artigiano, vulcanizzatore, del Novecento, rievocati con un innato stile narrativo, emozionante quanto privo di retorica...

Prezzi dei biglietti:
LINEA VERDE intero ridotto*
Platea e Palchi I e II ordine € 10.00 € 8.00
Palchi III ordine  € 8.00 € 6.00
* ridotto: soci Rete Teatrale Aretina, Arci, Acli; studenti (fino a 25 anni), minorenni, ultra sessantacinquenni, abbonati alle stagioni dei teatri aderenti alla Rete Teatrale Aretina.


=== PARMA mercoledì 10 febbraio 2016

alle ore 21 presso il Cinema Astra – Piazzale Volta 3 (43123)

FOIBE E FASCISMO 2016
Manifestazione Antifascista alternativa al "giorno del ricordo" del 10 febbraio

ore 21:00 conferenza
Italiani in Jugoslavia 1941 - 1945 
dall'aggressione fascista alla Resistenza
e alla Divisione Partigiana Garibaldi

ore 21:30 filmato
PARTIZANI
La Resistenza italiana in Montenegro

Conferenza e film di ERIC GOBETTI

ricercatore dell'Istituto Piemontese per la Storia della Resistenza

ingresso gratuito

ORGANIZZANO:
ANPI - ANPPIA - COMITATO ANTIFASCISTA ANTIMPERIALISTA E PER LA MEMORIA STORICA