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Un articolo del New York Times ha appena rivelato il nome in codice della guerra segreta multinazionale della CIA in Siria: il caso dell’Operazione Legno di Platano (“Timber Sycamore“)...
Dietro la maschera «anti-Isis»
Manlio Dinucci
Quest’anno il Carnevale romano si apre il 2 febbraio, quando si esibisce alla Farnesina lo «small group», il piccolo gruppo ministeriale (23 paesi più la Ue) della «Coalizione globale anti-Daesh/Isis», co-presieduto dal segretario di Stato Usa John Kerry e dal ministro degli esteri Paolo Gentiloni. Ne fanno parte, mascherati da antiterroristi, i maggiori sponsor del terrorismo di «marca islamica», da decenni usato per minare e demolire gli Stati che ostacolano la strategia dell’impero.
Alla testa della sfilata in maschera gli Stati uniti e l’Arabia Saudita. Quelli che – documenta una inchiesta del New York Times (24 gennaio) – armano e addestrano i «ribelli» da infiltrare in Siria per l’operazione «Timber Sycamore», autorizzata segretamente dal presidente Obama nel 2013, condotta dalla Cia e finanziata da Riyad con milioni di dollari. Confermata dalle immagini video del senatore Usa John McCain che, in missione in Siria per conto della Casa Bianca, incontra nel maggio 2013 Al Baghdadi, il «califfo» a capo dell’Isis.
È l’ultima delle operazioni coperte Usa-Saudite, iniziate negli anni Settanta e Ottanta: per destabilizzare l’Angola e altri paesi africani, per armare e addestrare i mujahiddin in Afghanistan, per sostenere i contras in Nicaragua. Ciò spiega perché gli Stati uniti non criticano l’Arabia Saudita per la violazione dei diritti umani e la sostengono attivamente nella guerra che fa strage di civili nello Yemen.
Fanno parte del gruppo mascherato anche la Giordania e il Qatar dove, documenta il New York Times, la Cia ha costituito le basi di addestramento dei «ribelli», compresi «gruppi radicali come Al Qaeda», da infiltrare in Siria e altri paesi. Il Qatar fornisce per tali operazioni anche commandos, come fece quando nel 2011 inviò in Libia almeno 5mila uomini delle forze speciali. «Noi qatariani eravamo tra i ribelli libici sul terreno, a centinaia in ogni regione», dichiarò poi il capo di stato maggiore Hamad al-Atiya (The Guardian, 26 ottobre 2011).
Tra gli «antiterroristi» che si esibiscono alla Farnesina ci sono anche gli Emirati Arabi Uniti, che hanno formato dal 2011 tramite la Blackwater un esercito segreto mercenario di circa 2mila contractor, di cui circa 450 (colombiani e altri latinoamericani) sono ora impegnati nell’aggressione allo Yemen.
C’è il Bahrain che, dopo aver schiacciato nel sangue l’opposizione democratica interna con l’aiuto delle truppe saudite, ora restituisce il favore affiancando l’Arabia Saudita nel massacro degli yemeniti, impresa a cui partecipa il Kuwait, anch’esso membro del gruppo «antiterrorista».
Di cui fa parte la Turchia, avamposto Nato della guerra contro la Siria e l’Iraq, che ha sostenuto l’Isis inviandogli ogni giorno centinaia di tir carichi di armi e altri materiali. Per aver pubblicato le prove, anche video, della fornitura di armi all’Isis da parte dei servizi segreti di Ankara, i giornalisti turchi Can Dündar e Erdem Gül sono stati arrestati e rischiano l’ergastolo.
Tra le presenze occidentali nel gruppo mascherato spiccano la Francia e la Gran Bretagna, che usano forze speciali e servizi segreti per operazioni coperte in Libia, Siria e altri paesi.
Fa gli onori di casa l’Italia, che ha contribuito a incendiare il Nordafrica e Medioriente partecipando alla demolizione della Libia. Dove ora si prepara a ritornare, addirittura col ruolo «guida», per un’altra guerra sotto comando Usa/Nato, che, mascherata da «peacekeeping», mira al controllo delle zone strategiche e delle risorse energetiche libiche. Nei saloni della Farnesina riecheggiano le note di «Tripoli, bel suol d’amore», la canzone che nel 1911 inneggiava alla guerra coloniale in Libia.
(il manifesto, 2 febbraio 2016)
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ADESSO SI CHIAMANO SMALL GROUP
La Farnesina informa la stampa della prossima riunione a Roma, il 2 febbraio, del cosiddetto Small Group of the Global Coalition to CounterDaesh. Ovvero: Gruppo ristretto della Coalizione globale per contrastare Daesh.
La nota per i media elenca i 24 membri dello Small Group, che si suppone essere la crème de la crème, il nocciolo duro e puro della lotta a Daesh. Ebbene, in ordine alfabetico, quasi ironicamente il primo dell’elenco è…l’Arabia saudita. Seguono poi (a parte l’Iraq come paese vittima, e altri paesi arabi; ma la Siria non c’è; e non c’è la Russia, né l’Iran) entità come Emirati, Francia, Kuwait, Qatar, Regno Unito, Turchia, Usa. Insomma proprio quei soggetti, diciamo Nato/Golfo (più i satelliti), che individualmente o in forma aggregata sono stati determinanti nel far esplodere l’atroce fenomeno autodefinentesi Stato islamico o Califfato, in sigla Isis o Is o Isil.
Le petromonarchie lo hanno nutrito sin da piccolo, con dollari e armi quando magari si chiamava con altro nome (i flussi di denaro dal Golfo proseguono). La Turchia ha retto il passeggino agevolando l’andirivieni di “combattenti” in Siria. La Nato gli ha fatto da forza aerea con la guerra in Libia del 2011, regalandogli l’ingresso nel paese nordafricano e in molte aree saheliane. Gli Usa e altri paesi Nato gli hanno fatto da maestri d’armi, addestrando a caro prezzo gruppi armati in Siria, poi sfociati in Daesh o parimenti demoniaci.
Qualcuno dirà: chi rompe paga e chi ha creato (o contribuito a creare) il problema deve essere chiamato a risolverlo, o quantomeno a non peccare più. In questo senso, potrebbe apparire logico il coinvolgimento dei vari Frankenstein nella Coalizione globale per combattere Daesh.
Il punto è che a) questi sono recidivi,tanto da apparire volpi a guardia del pollaio; b) non fanno quello che dicono (ad esempio, che fine ha fatto il Gruppo di contrasto economico all’Isis, creato a Roma nel marzo 2015 sempre con le stesse volpi?); c) non ammettono mai i propri errori, per i quali non pagano mai; d) si spacciano per “comunità internazionale”.
Ma sono sempre gli stessi compagni di merende. Creano alleanze escludenti e belligeranti, in realtà antagoniste alla comunità internazionale e altamente nocive. Si danno dei nomi carini, si riuniscono di continuonei paesi membri,prendono decisioni tossiche e poi,sperando che nessuno se ne ricordi, archiviano i nomi diventati ridicoli di fronte alle tragedie prodotte.
Adesso c’è lo Small Group. Nel 2011, all’inizio dei bombardamenti Nato, gli stessi soggetti -Nato/Golfo, satelliti e “ribelli” locali- si riunironodiverse volte come Gruppo di contatto sulla Libia. Dopo la conquista di Tripoli si rinominarono Gruppo Amici della Libia. Ma parallelamente, nel 2011 e fino al 2013, undici paesi si riunivano anche come Gruppo Amici della Siria, poi diventato Gruppo di Londra.
I compagni di merende danno sempre nomi carini anche alle loro devastanti guerre di aggressione travestite da agnelli. “Operazione di polizia internazionale” (Iraq 1991), “Operazione Forza alleata” (Serbia 1999), “EnduringFreedom” (Afghanistan 2001), “IraqiFreedom” (Iraq 2003), “Protettore unificato” (Libia 2011)…Invece i Saudhanno dato un nome bello deciso alla loro operazione di annientamento dello Yemen – insieme ad altri Stati sunniti loro affiliati. Le bombe che piovono sugli yemeniti, dal 26 marzo 2015, accompagnate da un affamante blocco navale, si chiamano infatti Decisive Storm.
Facciamo sì che questa tempesta sia invece decisiva per la fine del reame Saud.
Marinella Correggia
Il quotidiano statunitense The New York Times ha rivelato un piano segreto tra gli Stati Uniti e l'Arabia Saudita per equipaggiare e addestrare i terroristi in Siria.
"In base all'accordo, (...) i sauditi offrono tanti armamenti così come come un sacco di soldi, mentre la CIA prende l'iniziativa nella formazione dei ribelli per l'uso di fucili AK-47 e missili anticarro", si legge nel rapporto.
I funzionari degli Stati Uniti, si legge nell'articolo, non hanno rivelato l'importo del contributo saudita, tuttavia, le stime indicano che il programma di inserimento e di formazione dei terroristi è costata miliardi di dollari al regno arabo.
A questo proposito, è stato ricordato che gli sforzi sauditi in Siria sono stati guidati, soprattutto, dal principe Bandar bin Sultan, l'ex capo dell'intelligence saudita, che ha ordinato l'acquisto di migliaia di AK-47 e altre armi che dall'Europa orientale sono arrivate ad i gruppi armati Siria.
Giovedi scorso, il quotidiano libanese Al-Mayadeen ha rivelato in un rapporto, secondo il quale, le armi acquistate dall' Arabia Saudita e da alcuni dei suoi alleati arabi da paesi dell''Europa orientale sono stati consegnate ai terroristi ed ai mercenari stranieri in Siria e Yemen.
Inoltre, Al-Mayadeen cita documenti divulgati alla fine del 2015, da Cyber Berkut e comprendono la vendita di armi e attrezzature militari ucraini a Qatar e Arabia Saudita, per mandarli a gruppi terroristi in Siria.
Migration of peoples is the consequence of voracity and interventionism
FORUM OF INDEPENDENT THOUGHT:
The Belgrade Forum has accrued 16 years of activities invested in promoting the idea of peace and cooperation, equality of individuals, nations and states. Over these years, the Forum has published almost 200 books, organized numerous international and national conferences, participated in various international gatherings, and took part in peace building activities across the world. We maintain contacts and cooperation with a significant number of similarly oriented organizations, in the country and abroad, both bilaterally and within the World Peace Council. Recent international conferences dedicated to the marking of the 100th anniversary of the First World War and the 40th anniversary of the establishment of the OSCE, organized by the Forum with partner associations from Russia, brought together intellectuals, diplomats and other prominent experts from Serbia, the region and from about 40 countries, thus illustrating the range of contacts and the reputation of the Forum.
These are some of the highlights presented at the annual assembly of this independent, non-partisan association, held in the Belgrade`s “Progress” Gallery, attended by a large number of members, friends, and representatives of other associations, scientific and cultural institutions, and the diplomatic corps.
The Forum was appraised as an established meeting place of the independent and open-minded thinkers and researchers engaged in the dialogue on the most important national, regional, European and global issues, such as: development in the period of crisis, policy of active neutrality, global interventionism, the background of rewriting the history, international terrorism. The Forum stands for the respect for the system of the international law based on the UN Charter, and the strengthening of the role of the United Nations, whose Member States, as equals, embody the only legitimate international community. In accordance with this, the Forum holds that the Dayton Accords on peace in Bosnia and Herzegovina and UN SC Resolution 1244 on Kosovo and Metohija, being of a permanent nature, make an integral part of the international law. The pressures and manipulation used by foreign power canters, aiming at either, revising both of them, or making Serbia abandon them in return for the promise of a faster pace towards EU membership, in the view of the Forum, pose a threat of renewed destabilization in the region, and are unacceptable.
The Forum has achieved significant publishing result. Its publications have evolved into references for numerous researchers, analysts, and scientist all over the world who are interested in facts and undistorted evaluations of vital regional and global issues. It is especially encouraging to see the growing interest for the Forum’s editions among the young researchers from Europe, Asia and Americas. The book titled “Serbia in the Great War 1914-1918”, prepared by Prof. Mira Radojević and Academician Ljubodrag Dimić, was published jointly by the Belgrade Forum and the Serbian Literary Association, in Serbian, Russian, English and German languages. This scientific-popular book has been promoted throughout the region, Europe, Asia, America and Australia, arousing significant interest among the scientist and the general public.
The majority of the Forum’s publications are dedicated to the problem of status of the province of Kosovo and Metohija, to the goals and consequences of NATO aggression against Serbia (the FRY), and the breaking up of Yugoslavia. The latest book of Prof. Radovan Radinović, retired General, titled “The Character of Wars Breaking Up Yugoslavia”, recently published and presented in this Annual Meeting, reveals the thematic orientation and analytical ranges of the Forum and its members. The book was presented by Dr. Stanislav Stojanović, as its editor and the author of the Foreword.
International terrorism is a long-standing, global threat, one that may not be eradicated by applying military and repressive measures only, but rather by resorting to a coordinated global strategy under the auspices of the UN Security Council. Such strategy should comprise measures conducive to an accelerated economic, social, educational and cultural development of the regions of the origin of extremism and terrorism. A renewed support was given to the initiative for holding a world summit to prepare and adopt an international convention on combating terrorism, under UN auspices. At this stage, it is essential to cut all channels of funding, arming, infiltrating and training of the terrorists.
The problem of refugees and mass economic migrations is the result of sustained policies of exploitation and global interventionism against the developing countries, which paved the way for a gaping social and economic chasm between the rich and poor parts of the world. In essence, the egotism, voracity and racism exercised by the multinational corporations led to the rise of all kind of extremism, terrorism, and mass migrations of people. Still worse, certain wealthy powers are misusing terrorism for the purpose of expanding their own geostrategic interests, thus stimulating the actual dissemination of terrorism and its boomerang effects.
The refugee and immigrant crisis are evolving into a lasting process and the state of the modern civilization. It is but an illusion that this crisis can be resolved by means of palliative, technocratic and/or Cold War methods such as erecting walls, deploying the military and the police along the borders, setting up a quota system, separating immigrants into desirable and undesirable ones, establishing mammoth collective centres, invoking the readmission rules, or the like. Certain European countries act as if they wished the Balkans of today to function as an updated Austro-Hungarian day Krajina, namely, as a barrier or an immigrants sanctuary, so to allow these countries keep enjoying the benefits of the accumulated wealth! Unfortunately, this is presently not viable. What is necessary are the fundamental, long-term changes in global approaches of the most responsible states: abandoning the policy of military expansionism and global interventionism, the policy of violent overthrowing of the legally elected governments of the countries pursuing independent policies. It should be clearly stated that the wars, instigated by the Western countries and NATO and the resulting uncertainty and havoc, are the key driving forces that push the millions of hopeless, rather than these peoples’ laziness or wish for an easy life!
The report and the discussion participants underlined that Serbia should take a more resolute stance concerning the persecution of Serbs from Kosovo and Metohija, and also concerning the disenfranchisement of parts of the Serbian nation residing in the former Yugoslav republics, especially those living in Croatia and Montenegro. Also reaffirmed was the Forum's initiative to establish the Council of Serbs from the Region, to address their common problems and monitor the state of human rights in line with the international standards.
The gathering also expressed unanimous solidarity with Oliver Ivanović and with all other victims of the politics, the political persecution and the policies of double standards prevalent in EU institutions. Serbian national and state interests and the dignity of the Serbian nation must take precedence over any other values and short-term calculations.
Belgrade Forum for a World of Equals
Belgrade, 23 January 2016
Извештај са годишње скупштине Беофорума 23.1.2016
Саопштења ФОРУМ НЕЗАВИСНЕ МИСЛИ
Сеоба народа последица незајажљивости и интервенционизма богатих
Београдски форум има за собом 16 година рада на промовисању идеја мира и сарадње, равноправности људи, народа и држава. За то време објавио је близу 200 књига, организовао много међународних и националних конференција, учествовао на међународним скуповима и у мировним активностима широм света. Одржава контакте и сарадњу са великим бројем организација сличног усмерења, у земљи и иностранству, како у оквиру Светског савета за мир, чији је члан, тако и на билатералној основи. Недавне међународне конференције поводом 100-те годишњице Првог светског рата, као и поводом 40 година од оснивања ОЕБС-а, које је Форум организовао са партнерским удружењима из Русије, окупиле су интелектуалце, дипломате и друге стручњаке високих стваралчких домета из Србије, окружења и преко 40 земаља света, што илуструје ширину, ниво контаката и углед Форума.
Ово су неке од констатација изнетих на редовној годишњој Скупштини овог независног, нестраначког удружења одржаној у галерији «Прогрес», уз присуство великог броја чланова, пријатеља и представника других удружења, научних и културних институција и дипломатског кора.
Оцењено је такође, да се Форум афирмисао као место окупљања и дијалога слободних, независних мислилаца и истраживача о најважнијим националним, регионалним, европским и светским проблемима, као што су: развој у условима кризе, политика активне неутралности, глобални интервенционизам, позадина ревизије историје, тероризам. Форум се залаже за поштовање система Међународног права заснованог на Повељи УН и за јачање улоге Уједињених чије раноправне чланице представљају једину легитимну међународну заједницу. У складу са тим, Форум сматра да Дејтонски споразум и Резолуција СБ УН 1244 о Косову и Метохији, представљају интегрални део међународног права, имају трајни карактер. Притисци и манипулације страних фактора да се изврши њихова ревизија, или да Србија одустане од њих зарад обећања бржег кретања ка чланству у ЕУ, по оцени Форума, представљају опасност, воде дестабилизацији у региону и нису прихватљиви.
Форум је остварио значајне резултате у издаваштву. Издања Форума постала су референца за многе истраживаче, аналитичаре и научнике из разних делова света, којима је стало до чињеница и оцена најважнијих регионални и светских тема и проблема. Посебно охрабрује растуће интересовање за издања Форума који испољавају млади истраживачи из Русије, Европе, Америке. Књига „Србија у Великом рату 1914-1918“, аутора проф. Мире Радојевић и академика Љубодрага Димића, коју је Форум издао заједно са Српском књижевном задругом, и то два издања на српском и по једно на руском, енглеском и немачком језику, промовисана је у Европи, Азији, Америци и Аустралији где је побудила велико интересовање научника и шире читалачке публике.
Највише публикација Форума посвећено је проблему статуса Покрајине Косово и Метохија, циљевима и последицама агресије НАТО против Србије (СРЈ) и разбијању СФРЈ. И књига Проф Радована Радиновића, генерала у пензији, „Карактер ратова за разбијање Југославије“, која је управо изашла из штампе и представљена на Скупштини, показује тематску оријентацију и аналитичке домете Форума и његових чланова. О књизи је говорио др Станислав Стојановић, уредник и аутор предговора.У излагањима је речено да је међународни тероризам дуготрајна и глобална опасност, која се може не искоренити само војним и репресивним средствима, већ координираном глобалном стратегијом, под окриљем Савета безбедности УН, која обухвата мере за бржи економски, социјални и образовно-културни развој делова света порекла тероризма. Обновљена је иницијатива за одржавање светског самита ради припрема и усвајања међународне конвенције о борби против тероризма. У овој фази, најважније је да се пресеку канали финансирања, наоружавања, инфилтрације и обуке терориста. Проблем избеглица и масовне економске миграције, резултат је дуготрајне политике експлоатације и глобалног интервенционизма према земљама у развоју која је довела до огромног социјално-економског јаза између богатих и сиромашних делова света. Суштински говорећи, егоизам, незајажљивост и расизам богатих довео је и до раста свих врста екстремизма, тероризма и масовних миграција становништва. Што је још горе, поједине богате силе злоупотребљавају тероризам за експанзију својих гоестратешких интереса стимулишући на тај начин његово ширење и бумеранг ефекте.
Избегличка и емигрантска криза претвара се у трајнин процес и стање савремене цивилизације. Велика је илузија да се то може решити палијативним, технократским или хладноратовским методима, као што су: подизање зидова, слање војске и полиције на границе, одређивање квота, подела на пожељене и непожељне, изградња мамутских сабирних центара, позивањем на одредбе о реадмисији и слично. Поједине европске земље понашају се тако као да би желела да Балкан постане нова Крајина из доба Аустроугарске: брана или сабиралиште емиграната да би оне и даље могле да уживају благодети акумулираног богатства! На њихову жалост, то данас није могуће! Неопходне су дугорочне, корените промене у глобалним прилазима најбогатијих и најодговорнјих: напуштање политике војног експанзионизма и глобалног интервенционизма, политике насилног обарања легално изабраних влада земља са независном политиком. Треба јасно рећи да ратови које покрећу најбогатије земље, неизвесност и пустош које изазивају главни су покретачи милиона безнадежних, а не њихова лењост или похлепа за лагодним животом!
У извештају за Скупштину и у излагањима је истакнуто да се Србија одлучније мора поставити у односу на прогон Срба са Косова и Метохије, као и у односу на обесправљеност делова српског народа у бившим југословенским републикама, посебно у Хрватској и Црној Гори. Реафирмисана је иницијатива Форума за оснивање Савета Срба у региону, који би се бавио њиховим заједничким проблемима, остваривањем људских и грађанских права, у складу са међународним стандардима.
Изражена је једнодушна солидарност са Оливером Ивановићем, као и свим другим жртвама политике, политичког прогона и политике двостуких стандарда који и даље преовлађују у институцијама Европске Уније. Српски национални и државни интереси, достојанство српског народа, морају бити изнад свих других вредности и краткорочних калкулација.
Београдски форум за свет равноправних
Београд, 23. јануар 2016.
con Pietro Benedetti
regia Elena Mozzetta
produzione ANPI Viterbo
in collaborazione con Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia
Drug Gojko (Compagno Gojko) narra, sotto forma di monologo, le vicende di Nello Marignoli, classe 1923, gommista viterbese, radiotelegrafista della Marina militare italiana sul fronte greco-albanese e, a seguito dell'8 settembre 1943, combattente partigiano nell'esercito popolare di liberazione jugoslavo. Lo spettacolo, che si avvale della testimonianza diretta di Marignoli, riguarda la storia locale, nazionale ed europea assieme, nel dramma individuale e collettivo della seconda guerra mondiale. Una storia militare, civile e sociale, riassunta nei trascorsi di un artigiano, vulcanizzatore, del Novecento, rievocati con un innato stile narrativo, emozionante quanto privo di retorica...
LINEA VERDE intero ridotto*
Platea e Palchi I e II ordine € 10.00 € 8.00
Palchi III ordine € 8.00 € 6.00
ore 21:00 conferenza
Italiani in Jugoslavia 1941 - 1945
dall'aggressione fascista alla Resistenza
e alla Divisione Partigiana Garibaldi
ore 21:30 filmato
PARTIZANI
La Resistenza italiana in Montenegro
Conferenza e film di ERIC GOBETTI
ricercatore dell'Istituto Piemontese per la Storia della Resistenza
ingresso gratuito
ANPI - ANPPIA - COMITATO ANTIFASCISTA ANTIMPERIALISTA E PER LA MEMORIA STORICA
Una riflessione sugli spazi per la memoria e la commemorazione. Progetti recenti a confronto
(SPD)...
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/59295
- ROMA 27/1: “COME L’ARMATA ROSSA LIBERÒ AUSCHWITZ”
- MILANO 27/1: SOLIDARIETA’ AI COMUNISTI UCRAINI
- COAZZE (TO) 29/1: NICOLA GROSA E I PARTIGIANI SOVIETICI IN ITALIA
- VENEZIA 14/1--7/2: IN MEMORIA DELLO STERMINIO DEI DISABILI
2) PRIMO LEVI E LODOVICO BELGIOJOSO SFRATTATI DA AUSCHWITZ
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/8457
Da: Info IIC Belgrado
Data: 26/01/2016 17:02 (GMT+01:00)
Oggetto: GIORNATA DELLA MEMORIA / DAN SECANJA
mercoledì 27 gennaio 2016, ore 18.00
Istituto Italiano di Cultura, Kneza Miloša 56, Belgrado
CONFERENZA
In occasione della Giornata della Memoria in ricordo delle vittime dell’Olocausto e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti, l’Istituto italiano di cultura di Belgrado in collaborazione la Federazione delle comunità ebraiche della Serbia e il Centro per la ricerca e l’educazione sull’Olocausto, organizzano una conferenza sul tema “Vie di salvezza. La zona di occupazione italiana”.
In questa occasione vogliamo ricordare prima di tutto le vittime dalla Serbia e da tutta l’Europa ma anche tutti quelli che sono riusciti a salvarsi. In questo spirito l’accento sarà posto sull’Olocausto in Serbia e nella regione in riferimento al ruolo del regime fascista italiano nell’istituzione e nella applicazione delle misure antisemitiche ma anche sulla salvezza di migliaia di ebrei che riuscirono a scappare dalle varie citta’ della Jugoslavia occupata, inclusa Belgrado, verso i territori occupati dagli italiani e lì trovare salvezza.
Partecipano Davide Scalmani (direttore IIC Belgrado), Aleksander Gaon (Federazione delle comunità ebraiche della Serbia), la storica Olga Manojlovic Pintar (Istituto di storia contemporanea della Serbia), Aleksander Lebl, Svetlana Djuric, Miroslava Demajo (famigliari e sopravvissuti). Moderatore Milovan Pisarri del Centro per la ricerca e l’educazione sull’Olocausto.
Italijanski instiut za kulturu, Kneza Miloša 56, Beograd
SUSRET
PUTEVI SPASA. ITALIJANSKA OKUPACIONA ZONA
Povodom obeležavanja Međunarodnog dana sećanja na žrtve Holokausta i deportovanja italijanskih vojnika i političara u nacističke logore, Italijanski institut za kulturu u Beogradu, u saradnji sa Savezom jevrejskih opština Srbije i Centrom za istraživanje i edukaciju o Holokaustu, organizuje razgovor na temu „Putevi spasa: Italijanska okupaciona zona“.
Ovom prilikom želimo da se setimo pre svega žrtava, kako iz Srbije, tako iz cele Evrope, ali i svih onih koji su uspeli da se spasu. U tom duhu, akcenat će biti stavljen na Holokaust u Srbiji i regionu, na ulogu italijanskog fašističkog režima u uspostavljanju i sprovođenju antisemitskih mera, ali i na spasavanje nekoliko hiljada Jevreja koje su iz raznih gradova okupirane Jugoslavije, uključujući i Beograd, uspeli da pobegnu na teritorije pod italijanskom okupacijom i da tu nađu utočište.
U razgovoru učestvuju: Davide Skalmani (direktor Italijanskog instituta za kulturu u Beogradu), Aleksandar Gaon (Savez jevrejskih opština Srbije), istoričarka Olga Manojlović Pintar (Institut za noviju istoriju Srbije), Aleksandar Lebl, Svetlana Đurić, Miroslav Demajo (preživeli odnosno potomci preživelih). Moderira Milovan Pisarri iz Centra za istraživanje i edukaciju o Holokaustu.
Istituto Italiano di Cultura
Kneza Miloša 56 - 11000 Beograd
tel. +381 11 3629347
fax: +381 11 3621411
e-mail: iicbelgrado @ esteri.it
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Giornata della Memoria. Il direttore del museo di Auschwitz dopo un preciso ultimatum ha dato l'ordine di smantellare l'opera d'arte del Blocco 21 inaugurata nel 1980 dedicata agli italiani deportati e morti
«Mai avrei voluto vedere le immagini dei restauratori che smontano pezzo per pezzo il Memoriale italiano – commenta Dario Venegoni, presidente ANED — Ricordo ancora lo sforzo immane da noi sostenuto quasi 40 anni fa per progettare, finanziare e allestire quell’opera nel Blocco 21 del campo; ricordo la generale commozione il giorno dell’inaugurazione, a cui io ero presente con mia madre ed un centinaio di altri ex deportati e familiari giunti appositamente dall’Italia. Che l’opera alla quale hanno lavorato così illustri autori sia smontata fa male al cuore. Nonostante ciò nell’aprile 2005 abbiamo raggiunto un accordo per il suo spostamento a Firenze, il pericolo era che venisse chiuso e disperso» conclude rispondendo così ad alcune critiche di cedimento rivolte da più parti all’Aned. A battersi per la conservazione in loco del memoriale anche l’arch. Gregorio Carboni Maestri autore nel 2013, assieme all’arch. Emanuela Nolfo, del progetto Glossa che proponeva una nuova contestualizzazione del Memoriale». Auschwitz, svuotata di qualsiasi contenuto politico, secondo Primo Levi è un luogo tragicamente destinato a diventare inutile, perché non spiega alle nuove generazioni alcunché. Diventa solo «un tragico evento». Questo evento — spiega Carboni Maestri– è fatto invece da elementi precisi, che vanno analizzati e compresi, uscendo dalla balla dell’uomo malvagio che ha ipnotizzano una nazione e ucciso milioni di vittime per il semplice gusto di farlo. Ad Auschwitz va spiegato da dove veniamo e verso dove andremo, da cosa nasce la barbarie. E la barbarie nasce solo da un elemento: dalla sconfitta del mondo del lavoro, come intuì Rosa Luxembourg. Quella vicenda ne fu la prova, oggi ne vediamo la tragica conferma, giorno dopo giorno. La storiografia di regime odierna preferisce una narrativa di Auschwitz alla «Schindler List», manichea e ingenua, con un «cattivo» (Hitler) e delle «vittime inerti» (i soli ebrei, «apatici») in modo che nessuno capisca, in definitiva, alcunché uscendo da quel campo di sterminio. Solo scossi dall’orrore, per poi essere incapaci di vedere l’orrore odierno o i possibili Auschwitz futuri. In modo che nessuno capisca che il nazifascismo nacque (e rinascerà) dalla sconfitta del mondo operaio, che lo stesso fu sconfitto solo dalla lotta vittoriosa di milioni di sovietici, dalle lotte dei partigiani, degli operai in sciopero a Sesto, degli operai statunitensi e inglesi al di là e al di qua dell’oceano che, soli, hanno sopportato lo sforzo di guerra in Regno Unito e Stati Uniti». A battersi contro lo smantellamento anche l’associazione Gherush92 che in una nota commenta «Al pari delle azioni belliche che mirano alla demolizione di mausolei ed antichi monumenti, anche le manipolazioni storico-politiche come la deportazione del nostro Memoriale, possono disintegrare la memoria delle vittime del Nazifascismo e della Shoà e abbandonare — come anziani archeologi a difesa di antichi monumenti — i partigiani e i deportati e, con loro, la Resistenza Italiana». Per vedere la storia del memoriale, il suo smontaggio ed il trasferimento l’Aned da appuntamento il pomeriggio del 27 gennaio alla Casa della Memoria di Milano. Gherush92 invece propone il 27 gennaio alle 10 al Centro Russo di Scienza e Cultura di Roma la conferenza «Come l’Armata Rossa liberò Auschwitz». Sarà presentato il progetto «Auschwitz Liberation» e si analizzerà la liberazione del campo di sterminio da parte dell’Armata Rossa.
La storia della Deportazione e dei campi di sterminio, la storia di questo luogo, non può essere separata dalla storia delle tirannidi fasciste in Europa: dai primi incendi delle Camere di Lavoro nell’Italia del 1921, ai roghi di libri sulle piazze della Germania del 1933, alla fiamma nefanda dei crematori di Birkenau, corre un nesso non interrotto.
È vecchia sapienza, e già così aveva ammonito Enrico Heine, ebreo e tedesco: chi brucia libri finisce col bruciare uomini, la violenza è un seme che non si estingue. È triste ma doveroso rammentarlo, agli altri ed a noi stessi: il primo esperimento europeo di soffocazione del movimento operaio e di sabotaggio della democrazia è nato in Italia.
È il fascismo, scatenato dalla crisi del primo dopoguerra, dal mito della «vittoria mutilata», ed alimentato da antiche miserie e colpe; e dal fascismo nasce un delirio che si estenderà, il culto dell’uomo provvidenziale, l’entusiasmo organizzato ed imposto, ogni decisione affidata all’arbitrio di un solo.
Ma non tutti gli italiani sono stati fascisti: lo testimoniamo noi, gli italiani che siamo morti qui. Accanto al fascismo, altro filo mai interrotto, è nato in Italia, prima che altrove, l’antifascismo. Insieme con noi testimoniano tutti coloro che contro il fascismo hanno combattuto e che a causa del fascismo hanno sofferto, i martiri operai di Torino del 1923, i carcerati, i confinati, gli esuli, ed i nostri fratelli di tutte le fedi politiche che sono morti per resistere al fascismo restaurato dall’invasore nazionalsocialista. E testimoniano insieme a noi altri italiani ancora, quelli che sono caduti su tutti i fronti della II Guerra Mondiale, combattendo malvolentieri e disperatamente contro un nemico che non era il loro nemico, ed accorgendosi troppo tardi dell’inganno. Sono anche loro vittime del fascismo: vittime inconsapevoli. Noi non siamo stati inconsapevoli.
Alcuni fra noi erano partigiani; combattenti politici; sono stati catturati e deportati negli ultimi mesi di guerra, e sono morti qui, mentre il Terzo Reich crollava, straziati dal pensiero della liberazione così vicina. La maggior parte fra noi erano ebrei: ebrei provenienti da tutte le città italiane, ed anche ebrei stranieri, polacchi, ungheresi, jugoslavi, cechi, tedeschi, che nell’Italia fascista, costretta all’antisemitismo dalle leggi di Mussolini, avevano incontrato la benevolenza e la civile ospitalità del popolo italiano. Erano ricchi e poveri, uomini e donne, sani e malati.
C’erano bambini fra noi, molti, e c’erano vecchi alle soglie della morte, ma tutti siamo stati caricati come merci sui vagoni, e la nostra sorte, la sorte di chi varcava i cancelli di Auschwitz, è stata la stessa per tutti. Non era mai successo, neppure nei secoli più oscuri, che si sterminassero esseri umani a milioni, come insetti dannosi: che si mandassero a morte i bambini e i moribondi. Noi, figli cristiani ed ebrei (ma non amiamo queste distinzioni) di un paese che è stato civile, e che civile è ritornato dopo la notte del fascismo, qui lo testimoniamo. In questo luogo, dove noi innocenti siamo stati uccisi, si è toccato il fondo delle barbarie. Visitatore, osserva le vestigia di questo campo e medita: da qualunque paese tu venga, tu non sei un estraneo.
Fa che il tuo viaggio non sia stato inutile, che non sia stata inutile la nostra morte. Per te e per i tuoi figli, le ceneri di Auschwitz valgano di ammonimento: fa che il frutto orrendo dell’odio, di cui hai visto qui le tracce, non dia nuovo seme, né domani né mai.
http://www.deportati.it/news/memausch_restauro.html
http://caraterramia.blogspot.it/2014/01/27-gennaio-il-giorno-della-memoria.html