Informazione


Un paio di lettere al Ministro Mogherini

1) Rete NO WAR Roma: Richiesta di incontro per consegna documento di proposte
2) Lettera dei rappresentanti della RS Krajina a Tusk e Mogherini


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Da: Vincenzo Brandi

A: <segreteriaministro.mogherini  @esteri.it>

Cc: <nowaroma  @googlegroups.com>, <unsc-nowar  @gmx.com>

Ogg: I: Richiesta di incontro per consegna documento di proposte

All’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri della EU (Mrs. PESC)
Dott.ssa Federica Mogherini
Ministero degli Affari Esteri - Roma
 
Oggetto: 1) RICHIESTA DI ATTUAZIONE DI UN’AUTENTICA POLITICA DI PACE NELL’EST EUROPA. 2) CESSAZIONE DEL FINANZIAMENTO DI FORMAZIONI TERRORISTICHE E DI FORNITURA DI ARMAMENTI A FAZIONI COMBATTENTI NEL VICINO ORIENTE. 3) RITIRO DI TUTTE LE MISSIONI MILITARI DI GUERRA ED OCCUPAZIONE. 4) RICONOSCIMENTO DEI DIRITTI DEL POPOLO PALESTINESE E CONDANNA DELLE STRAGI E DELLE OCCUPAZIONI MILITARI ISRAELIANE
 
Il drammatico precipitare della situazione in Iraq e in Ucraina, la perdurante guerra in Siria ed Afghanistan, l’orrenda strage di Gaza, il caos della Libia – tutti episodi su cui pesano i plateali errori, le forzature e le aggressioni militari, le colpevoli omissioni commesse in passato dai paesi della EU, dalla NATO, e dagli USA e dai loro alleati – ci induce a richiederLe una svolta decisa nella politica estera europea, finora asservita ad interessi che sono estranei all’interesse generale per la pace.
 
Le ricordiamo che:
 
-UCRAINA: la pericolosissima crisi in Ucraina – quasi un anticipo di una terza guerra mondiale - ha avuto inizio da una COLPO DI STATO sostenuto dagli USA e alcuni paesi della EU, con l’apporto di manovalanza neo-nazista locale che ha abbattuto un governo democraticamente eletto, con lo scopo finale di spostare i confini della NATO fino al cuore della Russia. E’ necessaria una soluzione negoziata basata sul diritto alla sicurezza della Russia e sul diritto all’autodeterminazione degli abitanti dell’Est dell’Ucraina attraverso forme significative di autonomia.
 
-IRAQ: vari paesi della EU, tra cui l’Italia, hanno partecipato direttamente alla Prima Guerra del Golfo (1990-91) ed hanno funzionato come base d’appoggio logistico per la Seconda Guerra (2003) condotta da USA e UK. Queste guerre hanno completamente destabilizzato e disintegrato l’Iraq, oggi diviso in fazioni confessionali ed etniche in lotta tra loro. Qualsiasi soluzione deve partire da una forte autocritica per il passato sostegno – con finanziamenti e fornitura di armi - a fazioni terroristiche e jihadiste che operano sia in Siria ed Iraq, e non può basarsi sulla fornitura di nuovi armamenti ad una singola fazione in lotta (il PDK guidato da Massoud Barzani). Questa soluzione è osteggiata anche da tutte la altre organizzazioni kurde che stanno lottando (con efficacia molto maggiore rispetto al PDK) contro i terroristi dell’ISIS (vedi il PKK-HPG del Nord-Kurdistan e il PYD-YPG del Rojava in Siria) e pone l’organizzazione kurda di Barzani in rotta di collisione con il governo centrale di Baghdad (unico governo riconosciuto a livello internazionale) che paventa l’ulteriore frammentazione del paese con la prevedibile esplosione di nuovi devastanti conflitti.
 
-SIRIA: vari paesi europei, tra cui l’Italia, partecipano tuttora al “gruppo di Londra” (ex “amici della Siria”) che – in alleanza con le peggiori dittature confessionali e petromonarchiche (Arabia Saudita, Qatar, per non parlare della Turchia islamica di Erdogan) rifornisce con finanziamenti ed armi i cosiddetti “ribelli” della Siria egemonizzati dai peggiori gruppi jahadisti. E’ ormai fatto accertato che armi e finanziamenti, per via diretta o indiretta, finiscono nelle mani e vanno a rafforzare gruppi terroristici quali l’ISIS che agiscono sia in Siria che in Iraq. Una soluzione del problema deve passare attraverso una forte autocritica per le politiche passate, la cessazione di ogni finanziamento e fornitura di armi anche alle presunte fazioni ribelli “moderate” come l’ESL (in realtà alleate organicamente con Al Nusra, costola di Al Queda, e di altri gruppi jihadisti), ed il ristabilimento delle relazioni diplomatiche con il governo siriano che da tre anni dimostra di saper lottare efficacemente contro il terrorismo jihadista.
 
-LIBIA: vari paesi della EU aderenti alla NATO, tra cui l’Italia,  hanno contribuito in modo decisivo nel 2011, nell’ambito di un attacco militare condotto insieme agli USA e al Qatar, alla completa destabilizzazione e disintegrazione di un paese prospero come la Libia, oggi nel caos e preda di una lotta intestina tra bande armate di tipo confessionale e tribale. Anche qui una soluzione può partire  solo nell’ambito di una decisa autocritica verso le azioni aggressive del passato, evitando nuove disastrose avventure militari e favorendo ogni iniziativa autoctona tesa al ristabilirsi di tentativi autonomi di nuovi sviluppi democratici.
 
-AFGHANISTAN: vari paesi della EU aderenti alla NATO partecipano insieme agli USA alla guerra in Afghanistan dove i passati interventi occidentali – già a partire dagli anni ’70 e ’80 dello scorso secolo - a favore dei jihadisti (spacciati per “combattenti della libertà”) hanno completamente destabilizzato il paese, e dove si preannuncia una permanenza di militari della UE – sotto sigle diverse - anche dopo la chiusura “ufficiale” dell’attuale missione. Anche in questo caso deve scaturire, nell’ambito di una serrata autocritica, un cambio deciso di politica con il ritiro di tutti i contingenti militari, sotto qualsiasi forma essi si presentino.
 
-PALESTINA/GAZA: vari paesi della EU aderenti alla NATO mantengono strette relazioni economiche e militari con uno stato occupante ed aggressivo quale Israele. Ogni soluzione di pace deve passare attraverso il pieno riconoscimento dei diritti del popolo palestinese. Vanno esercitate pressioni (anche per mezzo di sanzioni economiche ed embargo sulla fornitura di armi come già fatto dalla Spagna) verso Israele perché rispetti tutte le risoluzioni dell’ONU, comprese quelle che prevedono il diritto dei profughi palestinesi al ritorno in Palestina (194/1948) e la fine dell’occupazione militare dei territori palestinesi. Va inoltre smantellato il muro di separazione che accerchia i territori palestinesi, riconosciuto come illegale dal Tribunale internazionale dell’ONU dell’Aja; vanno smantellate le colonie che continuano a crescere su territori palestinesi, posto fine all’osceno assedio di Gaza e riconosciuto il diritto degli abitanti di Gaza alla loro sicurezza ed ad una vita normale; vanno portati di fronte da un tribunale internazionale i responsabili dei crimini contro l’umanità commessi durante il selvaggio bombardamento dell’operazione “Protective Edge” e quelli responsabili dei crimini compiuti durante la precedente operazione “Piombo fuso”, come riconosciuti ufficialmente dal rapporto Goldstone steso dalla apposita commissione dell’ONU.
 
Roma, 5 settembre  2014                               Rete No War Roma  
 
Per informazioni: nowaroma@  googlegroups.com,  unsc-nowar@  gmx.com,  Vincenzo Brandi: brandienzo@  libero.it 


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REPUBBLICA SERBA DI KRAJINA
Governo e Parlamento in Esilio
Zmaj Jovina 15, 11.000 Belgrado
N°1786/14 - Settembre, 7522 (2014)

Sig. Tusk, Sig.ra Mogherini,
state appena iniziando il Vostro mandato in ruoli dell'Unione Europea a cui ci rivolgiamo da molti anni. Il nostro Governo in Esilio della Repubblica Serba di Krajina vuole ricordarvi la nostra vecchia, e a Voi ben nota, situazione al fine di darVi la possibilità di riconsiderare le Vostre politiche.
Nel 1990, prima della guerra in Jugoslavia, la nostra nazione Serba in Krajina votò un referendum che ne sanciva l'indipendenza dalla Croazia. Le Vostre istituzioni, un tempo fondate per diffondere la democrazia, non riconobbero la volontà popolare espressa dal voto delle nostre genti. Ripetemmo la consultazione nel 1991: il 99% dei Serbi della Krajina si espresse ancora per una libera, sovrana e indipendente Krajina. Ancora una volta, le Vostre istituzioni rigettarono la volontà del popolo serbo democraticamente espressa. Nel 1993, abbiamo allora scritto la nostra Costituzione e votato i nostri 84 parlamentari. Tuttavia, le Vostre istituzioni hanno deciso nel 1995 di bombardarci (eravamo un'Area Protetta dalle Nazioni Unite !!!!!!!!!!!!) ed espellerci dalle nostre terre ancestrali. Il nostro esodo dalla Krajina è stato occultato dai mass media di tutto il Mondo. Peggio, i Serbi sono stati demonizzati e accusati di genocidio! 400.000 Serbi tra vecchi, donne e bambini della Krajina sono stati scacciati in 48 ore dalle loro case. In totale, quasi 900.000 Serbi hanno lasciato le loro case in Croazia, 400.000 Serbi hanno lasciato Sarajevo e altre regioni della Bosnia, 400.000 Serbi hanno abbandonato il Kosovo per la Serbia centrale. Contemporaneamente, la bandiera albanese sventolava sul Kosovo, diventato base di affari malavitosi come traffico di armi, droga, di organi e base di mercato di donne per la prostituzione nell'Unione Europea. Ancora una volta, le Vostre istituzioni hanno optato per i "bombardamenti umanitari e intelligenti" che hanno saturato le nostre terre di uranio impoverito. Di crimini contro l'umanità però sono stati accusati i demoni Serbi i cui leaders sono stati inviati al Tribunale dell'Aia dove giudici di parte e imbarazzanti (è sufficiente vedere i filmati delle sedute o leggerne i verbali) si sono fatti beffe della Giustizia e della Verità. I generali croati responsabili del genocidio "Oluja" in Krajina sono stati invece liberati da quasi ogni accusa in quello stesso tribunale mentre i leaders Serbi hanno battuto i record mondiali di più lunga detenzione senza che fossero giudicati e senza che fosse applicato il Regolamento secondo lo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale sulla revisione semestrale della detenzione. Intanto, si dava al Kosovo un riconoscimento da parte di 100 Paesi, spalleggiati dai sempre presenti Usa, configurando così la nascita del secondo Stato albanese oltre all'Albania stessa.
Ad ogni modo, esistiamo ancora, sebbene in esilio e dispersi, sapendo ciò che dipende da noi e ricordando ciò che avete fatto alla nostra Nazione. Abbiamo imparato che i Vostri diritti "all'autodeterminazione dei popoli nella loro madrepatria" non si applicano al popolo serbo, specialmente della Krajina. Lo Stato croato si comporta come quando era un'alleato di Hitler nel 1941. La Croazia non ha mai pagato per 1.000.000 di Serbi uccisi nella Seconda Guerra Mondiale (lager di Jasenovac, Jadovno...) come ha fatto, per esempio, la Germania che si è scusata ed ha pagato, vivendo come una vergogna nazionale, ciò che ha fatto al popolo Ebraico. Ne ha mai pagato per il genocidio degli anni 90 che poi è proseguito silenzioso e strisciante per tutto il decennio successivo. Voi siete responsabili di aver consentito a questa Croazia di unirsi all'Unione Europea! Questa democratica Croazia, membro dell'Unione Europea, che ogni settimana, in spregio ai Diritti Umani relativi alla preservazione della propria cultura e della propria lingua, distrugge ogni traccia di alfabeto cirillico anche laddove è previsto che rimanga. Le Vostre istituzioni europee sono complici di tutto questo odio silenzioso che impedisce alla cultura e alla coscienza nazionale serba espulsa di ritornare alle sue terre d'origine nella Krajina. Comprendiamo la natura di questa Vostra Europa e delle Vostre istituzioni europee che, a dispetto del sogno di coloro che scrissero il Manifesto di Ventotene, sono uno strumento di pochi al servizio di pochi e con l'obiettivo di imporre un modello e un punto di vista unico al Mondo intero. Ma i Serbi della Krajina non possono essere governati dalle Vostre istituzioni nemmeno quando vengono bombardati o quando comperate alcuni loro fratelli come leaders in Serbia quali Kostunica o Nikolic. Siamo sopravvissuti a 500 anni di occupazione ottomana senza mai cambiare la nostra cultura.
A dispetto di tutti gli evidenti crimini contro la nostra sovranità e contro i nostri diritti umani Vi diamo la possibilità di ascoltarci ancora una volta. Chiediamo quindi:
1) il riconoscimento del nostro Stato votato nel 1991 nonchè il riconoscimento dei nostri parlamentari eletti nel 1993 che rappresentano l'attuale Governo ricostituito, per l'ennesima volta, il 26 Febbraio del 2006 nell'esilio di Belgrado con Milorad Buha nella veste di Presidente;
2) aiuto nel ripristino di una Repubblica Serba di Krajina sovrana, indipendente che risolva tutti le questioni legali, politiche e relative ai diritti proprietari;
3) la pulizia dell'area balcanica dalle scorie radioattive da parte dell'Unione Europea e delle forze armate USA, responsabili di secolari possibili contaminazioni;
4) il rispetto della Vostra stessa Carta dei Diritti Umani che garantirebbe molte delle questioni che abbiamo sollevato.
Speranzosi che la Vostra guida delle istituzioni dell'Unione Europea aprirà nuove inedite possibilità di confronto diretto col nostro Governo e con le nostre rappresentanze diplomatiche, attendiamo un Vostro riscontro.

Il Governo della Repubblica Serba di Krajina

dr. Milorad Buha;
Presidente della Repubblica Serba di Krajina
dr.ssa Jasmina Peev;
Ministro degli Affari Esteri della Repubbluica Serba di Krajina
dr. Aleksandar Bescapè
Ambasciatore Plenipotenziario della Repubblica Serba di Krajina in Italia



(deutsch / italiano)

L'Occidente contro l'Oriente, come sempre

1) Dmitry Sokolow-Mitritsch: Das Russland, was sie Verloren haben
2) Ezio Mauro: L'Occidente da difendere
* Il commento video di Giulietto Chiesa
* L’Occidente psichiatrico di Ezio Mauro (Miguel Martinez)
* Presto, armi a "La Repubblica" ! (Tommaso Di Francesco)
3) I nuovi crociati: Massimiliano Di Pasquale, Gianni Pittella… E La socialdemocrazia in camicia bianca che ci porta alla guerra!


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РОССИЯ, КОТОРУЮ ОНИ ПОТЕРЯЛИ (Дмитрий Соколов-Митрич, 8 сентября 2014 года)

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DAS RUSSLAND, WAS SIE VERLOREN HABEN

Wir haben Amerika geliebt, echt. Ich kann mit genau erinnern, wir liebten Amerika. Als wir Anfang der 90-er Jahre ins Erwachsenenleben traten, gab es für die Mehrheit meiner Altersgenossen nicht mal die Frage, wie man sich zur westlichen Zivilisation verhält. Natürlich gut, wie denn sonst?

Im Unterschied zu unseren Großväter und sogar Vätern betrachteten wir die “größte geopolitische Katastrophe des XX. Jahrhunderts” überhaupt nicht als Katastrophe. Das war für uns der Beginn eines weiten Weges. Endlich ausbrechen, raus aus der sowjetischen Nußschale in die große Welt – die wilde und wirkliche. Endlich können wir unseren Hunger nach Erlebnissen befriedigen. Wir waren vielleicht nicht am besten Platz geboren worden, aber auf jeden Fall zur richtigen Zeit – so dachten wir. Heute ist das schwer zu glauben, aber sogar die von der kommunistischen Aufsicht befreite Kirche stand damals in einer Reihe mit dem Triumph westlicher Werte. Die 1000-Jahr-Feiern der Taufe Russlands und das erste Konzert der Scorpions mit ihrem “Wind of Change” – das waren für uns Sachen ein und derselben Natur.

Der Irakkrieg und sogar Jugoslawien ging irgendwie an uns vorbei. Und das nicht deshalb, weil wir noch zu jung und übermütig waren. Ich arbeitete schon in der “Komsomolka”, in der internationalen Abteilung, saß am englischen Band von Reuters, voll von Izetbegović, Mladic und Karadžić, gab aber all diesen Ereignissen keine ernsthafte Aufmerksamkeit. Das war irgendwo dort, weit weg und nicht in unserem Gebiet. Und, natürlich, ein Krieg im Balkan passte nicht in irgendeine antiwestliche Logik. Was hat Amerika damit zu tun?

In den 1990-er Jahren stimmten wir für “Jabloko”, gingen zum Weißen Haus auf der Seite der demokratischen Kräfte, sahen das neugegründete NTV und hörten “Echo Mosky”. In unseren ersten journalistischen Artikeln bezogen wir uns in allen Fragen auf irgendeine “zivilisierte Welt” und glaubten fest, dass sie auch wirklich zivilisiert sei. Mitte der 1990-er gab es in unseren Reihen schon die ersten Euroskeptiker, aber die liefen eher in der Kategorie Außenseiter. Ich selbst lebte im Internat mit dem Kommunisten Petja und dem Monarchisten Arseni in einem Zimmer. Meine Kumpel aus anderen Zimmern verabschiedeten mich jeden Tag voller Mitleid: “Ok, geh schon in deine Irrenanstalt”.

Der erste ernste Schlag für unsere prowestliche Lebensorientierung wurde der Kosovo. Das war ein Schock, die rosarote Brille zerbrach. Die Bombardierung Belgrads wurde für meine Generation das, was für die Amerikaner die Attacke auf die Zwillingstürme war. Das Bewusstsein drehte sich um 180 Grad, zusammen mit dem Flugzeug des damaligen Premierministers Ewgeni Primakow, der vom Beginn der amerikanischen Aggression über dem Atlantik erfuhr – auf dem Weg von Irland in die USA – und das Kommando zur Rückkehr nach Russland gab.

Damals gab es noch keinerlei Surkowsche Propaganda. Das vertraute NTV erklärte uns jeden Tag, dass Bombenschmeißen auf eine große europäische Stadt schon etwas zuviel ist, aber immerhin wäre Milosevic ja so ein Schurke, wie ihn die Welt noch nicht gesehen hat, macht also nix, hält der schon aus. Das Satireprogramm “Puppen” stellte das Ganze wie einen guten Streit in einer Kommunalwohnung dar, wo der besoffene Nachbar die “Bürgerin Kosova” nervt, und keiner was gegen ihn machen kann außer ihrem Gast und Liebhaber, mit starker Brust und dem Gesicht von Bill Clinton. Wir sahen uns das an, glaubten es aber schon nicht mehr. Wir fanden es nicht mehr lustig. Wir hatten schon verstanden, dass Jugoslawien eine Demoversion dessen ist, was in der nächsten historischen Perspektive auch mit uns passieren kann.

Der zweite Irak, Afghanistan, die endgültige Abtrennung des Kosovo, der “arabische Frühling”, Libyen, Syrien – das alles verwunderte, aber erschreckte schon nicht mehr. Die Illusionen waren schon verloren: Mit wem wir auf einem Planeten leben, war uns mehr oder weniger klar geworden. Aber, ungeachtet all dessen, blieben wir all diese Zeit in einer westlichen Umlaufbahn. Es wirkte noch der Mythos vom bösen Amerika, aber guten Europa, die Kosovo-Angst stumpfte langsam ab, der Kompromiss sah in etwa so aus: Ja, in enger Umarmung mit diesen Jungs befreundet sein kann man natürlich nicht, aber gemeinsame Spiele spielen geht schon. Letzten Endes, mit wem soll man denn sonst spielen?

Sogar die Parade der Farbrevolutionen bis zur letzten schien nur sowas wie kleine Gemeinheiten zu sein. Erst der Euromaidan und der darauf folgende grausame Bürgerkrieg zeigte uns mit aller Deutlichkeit: Dieser völlig von Prozeduren und Regeln befreite “demokratische Prozess”, auf dem Territorium des Gegners losgelassen – das ist kein geopolitisches Spielchen, sondern eine echte, wirkliche Massenvernichtungswaffe. Die einzige Waffe, die anwendbar ist gegen einen Staat, der ein Atomschutzschild hat. Es ist alles ganz einfach: Wenn du auf den Knopf drückst und eine Rakete über den Ozean schießt, kriegst du mit hundertprozentiger Sicherheit genauso eine zurück. Wenn du auf dem Territorium des Gegners eine Kettenreaktion des Chaos erzeugst, kann er dir gar nichts. Aggression? Was ist das für eine Aggression? Das ist ein natürlicher demokratischer Prozess! Das ewige Streben der Völker nach Freiheit.

Wir sehen Blut und Kriegsverbrechen, wir sehen die Leichen von Frauen und Kindern, wir sehen, wie ein ganzes Land in die vierziger Jahre zurückgeworfen wird – und unsere von Kindheit an geliebte westliche Welt erzählt uns, dass wir nur träumen. Nichts davon sehen die Leute, aus denen Jim Morrison Mark Knopfler und die Beatles hervorgingen. Weder die Nachfahren der Woodstock-Teilnehmer noch die Woodstock-Teilnehmer selbst wollen das sehen – die alten Hippies, die tausende Male “all you need is love” gesungen haben. Und auch die nachdenklichen Deutschen aus der Baby-Boom-Generation, die sich die Stirn aufschlagen in der Reue für die Taten ihrer Väter.

Dieser Schock ist stärker als der vom Kosovo. Für mich und viele tausende “Fastvierzigjährige”, die in die Welt mit dem amerikanischen Traum im Schädel aufbrachen, ist der Mythos von der “zivilisierten Welt” endgültig zusammengebrochen. Vor Schrecken tönt es in den Ohren. Es gibt keine “zivilisierte Welt” mehr. Und das ist nicht einfach nur ein bisschen traurig, es ist eine ernste Gefahr. Die Menschheit, die ihre Werte verloren hat, verwandelt sich in einen Haufen von Raubtieren, und ein großer Krieg ist nur noch eine Frage der Zeit.

Vor zwanzig Jahren hat man uns nicht besiegt. Man hat uns überwältigt. Wir haben nicht im Krieg verloren, sondern in der Kultur. Wir wollten einfach so werden wie sie. Rock’n’Roll hat dafür mehr gemacht als Atomsprengköpfe. Hollywood war stärker als Drohungen und Ultimaten. Das Aufheulen der Harley-Davidson im Kalten Krieg war effektiver als das von Abfangjägern und Bombern.

Amerika, wie dumm bist du doch! Du hättest bloß noch zwanzig Jahre warten müssen, wir wären dein gewesen, ohne Rückkehr. Zwanzig Jahre Vegetarismus – und unsere Politiker hätten dir unsere Atomwaffen geschenkt, und noch lange die Hand gedrückt aus Dankbarkeit dafür, dass du sie nimmst. Was für ein Glück, dass du so dumm warst, Amerika!

Von uns hast du überhaupt keine Ahnung! Das sind, nebenbei bemerkt, Worte, die wir vor zwei Jahren noch in Richtung Kreml geschrien haben. Seitdem, dank dir, Amerika, ist die Zahl derer, die auf diesen Platz gehen wollen, deutlich gesunken. Du erzählst Dummheiten über uns, denkst Dummheiten über uns, und machst im Endergebnis Fehler über Fehler. Früher warst du mal ein tolles Land, Amerika. Du hast dich moralisch über Europa erhoben nach dem ersten Weltkrieg, und gefestigt nach dem zweiten. Ja, du hattest Hiroshima, Vietnam, KuKluxKlan und überhaupt – den Schrank voller Skelette, wie jedes Imperium. Aber über lange Zeit hinweg hat dieser Mist nicht die kritische Masse erreicht, die Wein in Essig verwandelt. Du hast der Welt gezeigt, wie man für Aufbau und schöpferische Freiheit leben kann. Du hast auf dem Planeten viele Wunder der Entwicklung geschaffen: BRD, Japan, Südkorea, Singapur. Aber seitdem hast du dich stark verändert. Du hast schon lange keine Lieder mehr geschrieben, die die ganze Welt singt. Du hast dein wichtigstes Kapital verbraucht – das moralische. Und das hat eine sehr schlechte Eigenschaft: Es kann nicht wiederhergestellt werden.

Du hast begonnen, langsam zu sterben, Amerika. Und wenn du denkst, dass ich schadenfreudig bin, irrst du. Eine große Änderung der Epoche wird begleitet von viel Blut, und ich mag kein Blut. Wir, Menschen, die selbst den Untergang ihres Imperiums erlebt haben, könnten dir sogar erklären, was du falsch machst. Werden wir aber nicht tun. Krieg es selbst raus.

Dmitry Sokolow-Mitritsch


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http://www.repubblica.it/esteri/2014/09/05/news/l_occidente_da_difendere-95037708/

L'Occidente da difendere

di EZIO MAURO, su La Repubblica del 5 settembre 2014

La terza Nato nasce in Galles dopo la prima, figlia della Guerra Fredda e la seconda dell'età di mezzo, quando con la caduta del Muro sembrò aprirsi un secolo lungo senza più nemici per le democrazie che avevano infine riconquistato il Novecento. La guerra di Crimea riporta nel cuore d'Europa, dove sono nate le due guerre mondiali, truppe, missili, carri armati, morti, feriti, aerei abbattuti. Ritorniamo a guardare i nostri cieli e le nostre mappe con quella stessa inquietudine per il futuro dei nostri figli che i nostri padri avevano ben conosciuto, e noi non ancora. E dagli arsenali della politica, della cultura, della diplomazia e della strategia militare rispuntano insieme con vecchie paure i concetti dimenticati delle "zone d'influenza", dei "blocchi", delle "esercitazioni", dei Muri, della frontiera europea tra Occidente e Oriente, con l'Ovest che ritrova il suo Est e il Cremlino fisso nuovamente nella parte del "nemico ereditario".

Misuriamo con uguale inquietudine gli sconfinamenti ucraini di Putin e la sua popolarità crescente in patria, nonostante le sanzioni. Scopriamo quel che dovevamo sapere, e cioè che l'anima imperiale e imperialista della Russia è eterna e insopprimibile, dunque non è una creatura ideologica del sovietismo ma lo precede, lo accompagna e gli sopravvive. Anzi: dopo gli anni di interregno, con il pugno di ferro interno e la spartizione oligarchica del bottino di Stato, l'Oriente russo torna a marcare un'identità forte, una sovranità territoriale e politica che mentre si riprende la Crimea non nasconde velleità su Kiev e tentazioni sui Paesi baltici, come se Mosca si ribellasse alla storia e alla geografia d'inizio secolo, contestandole e impugnandole davanti alla sua ossessione ritrovata: l'Occidente.

Nello stesso momento il Califfato islamista appena proclamato tra Siria e Iraq non ha ancora un vero Stato, una capitale, un sistema di relazioni, ma ha un pugnale puntato alla gola di uomini scelti per simboleggiare nel loro martirio individuale una sorta di sfida universale, che va addirittura oltre lo spettacolo di morte dell'11 settembre. La morte sceneggiata come messaggio estremo alla potenza americana, sotto gli occhi di tutto il mondo, rito primitivo del fanatismo religioso e marketing modernissimo del deserto. Nella sproporzione assoluta tra l'inermità innocente del prigioniero e la potestà totale del suo assassino (uno squilibrio miserabile, che esiste soltanto fuori dallo Stato di diritto, dai tribunali, dalle garanzie e dai diritti) si radunano i simboli e le vendette per la guerra del Kuwait dopo l'invasione di Saddam, la caccia ad Al Qaeda in Afghanistan con la ribellione all'attacco contro le Torri, la guerra in Iraq, l'uccisione di Bin Laden, ma anche la sfida islamista tra ciò che resta di Al Qaeda e l'Is, lo Stato Islamico, una partita aperta per l'egemonia politico-religioso-militare del fanatismo. Costruire sul terrore il Califfato significa soprattutto cancellare ogni rischio di contagio democratico anche parziale nei Paesi islamici, ogni istituto prima ancora di ogni istituzione, in nome di quell'"isolazionismo" che Bin Laden predicava e minacciava per cacciare dalla penisola musulmana "i soldati della croce", con i loro "piedi impuri" sui luoghi sacri. Il nemico definitivo è dunque chiaro: l'Occidente.

Ma nel momento in cui due parti del mondo lo designano contemporaneamente come il nemico finale e l'avversario eterno, l'Occidente ha una nozione e una coscienza di sé all'altezza della sfida? Ha almeno la consapevolezza che quel pugnale islamista è puntato alla sua gola, mentre Putin sta rialzando un muro politico e diplomatico che fermi l'America, delimiti l'Europa e blocchi la libertà di destino dei popoli? La risposta della politica è inconcludente, quella della diplomazia non va oltre le sanzioni. Resta la Nato, il vertice del Galles, la polemica sulle spese, il progetto di esercito europeo. Ma la domanda si ripropone oltre la meccanica militare: la Nato può funzionare e avere un significato da protagonista delle due crisi senza una soggettività politica chiara dell'Occidente? In sostanza, il nemico (o meglio: colui che ci elegge a nemico) ha una nozione di noi più chiara di quella che noi abbiamo di noi stessi.

Per tutto il breve spazio "di pace" che va dalla caduta del Muro all'11 settembre abbiamo lasciato deperire nelle nostre stesse mani il concetto di Occidente, mentre altri lavoravano per costruirlo come bersaglio immobile. Lo abbiamo svalutato come un reperto della guerra fredda e non come un elemento della nostra identità culturale, istituzionale e politica, quasi che fossimo definiti soltanto dall'avversario sovietico, e solo per lo spazio della sua durata. Anche gli scossoni geografici nell'Europa di mezzo, seguiti alla caduta del blocco sovietico, e le proposte di allargamento dell'Unione sono stati gestiti con parametri più economici, di mercato e di potenza che ideali. Quel pezzo di Occidente che si chiama Europa è sembrato a lungo incapace di avere un'idea di sé che non nascesse per differenza dal confronto con il comunismo orientale, e quando il sovietismo è caduto è parso in difficoltà a definirsi, a concepirsi come la terra dov'è nata la democrazia delle istituzioni e la democrazia dei diritti. Qui sta la ragione della comunità di destino - e non solo dell'alleanza - con gli Stati Uniti, e stanno anche le ragioni specifiche che l'Europa porta in questa intesa, il rispetto degli organismi internazionali di garanzia e delle regole di legalità internazionale, che per un'alleanza democratica (anche quando è guidata da una Superpotenza) valgono sempre, anche quando è sotto attacco: perché la democrazia ha il diritto di difendersi, ma ha il dovere di farlo rimanendo se stessa.

Oggi noi dobbiamo vedere (se non fosse bastato l'11 settembre) che non è l'America soltanto il bersaglio, ma è questo nostro insieme di valori e questo nostro sistema di vita, fatto di libertà, di istituzioni, di controlli, di regole, di parlamenti, di diritti. E contemporaneamente, certo, di nostre inadeguatezze, miserie, errori, abusi e violenze, perché siamo umani e perché la tentazione del potere è l'abuso della forza. Ma la differenza della democrazia è l'oggetto dell'attacco, il potenziale di liberazione e di dignità e di uguaglianza che porta in sé anche coi nostri tradimenti, e proprio per questo il suo carattere universale, che può parlare ad ogni latitudine ogni volta che siamo capaci di comporre le nostre verità con quelle degli altri rinunciando a pretese di assoluto, ogni volta che dividiamo le fedi dallo Stato, ogni volta che dubitiamo del potere - sia pur riconoscendo la sua legittimità - e coltiviamo la libertà del dubbio.

Hanno il terrore di tutto questo, nonostante la nostra testimonianza infedele della democrazia e il cattivo uso delle nostre libertà. Lo ha Putin, con la sua sovranità oligarchica. E lo ha radicalmente l'Is. Ma noi, siamo in grado di difendere questi nostri principi e di credere alla loro universalità almeno potenziale, oppure siamo disponibili ad ammettere che per realpolitik diritti e libertà devono essere proclamati universali in questa parte del mondo, ma possono essere banditi come relativi altrove? In sostanza, siamo disposti a difendere davvero la democrazia sotto attacco?

La sfida è anche all'interno del nostro mondo. Perché nell'allontanamento dalla politica e dalle istituzioni dei cittadini dell'Occidente c'è la sensazione che siano diventate strumentazioni inutili di fronte alla grande crisi economica e alle crisi locali aperte nel mondo. E che la stessa democrazia oggi valga soltanto per i garantiti, lasciando scoperti dalle sue tutele concrete gli esclusi. La somma delle disuguaglianze sta infatti facendo traboccare il nostro vaso: sono sempre esistite, nella storia dei nostri Paesi, ma erano all'interno di un patto di società che prevedeva mobilità sociale, opportunità, libertà di crescita e questo teneva insieme i vincenti e i perdenti del boom, delle varie congiunture, dello sviluppo, della globalizzazione. Oggi si è rotto il tavolo di compensazione dei conflitti, il legame sociale tra il ricco e il povero, la responsabilità comune di società. Tra i precari fino a quarant'anni e licenziati di 50, produciamo esclusi per i quali la democrazia materiale non produce effetti: e perché per loro dovrebbe produrne la democrazia politica, la partecipazione, il voto?

Contemporaneamente, una parte sempre più larga di popolazione ha la sensazione davanti alle crisi che il mondo sia fuori controllo. E cioè che il sistema di governance che ci siamo dati faticosamente e orgogliosamente nel lungo dopoguerra si sia inceppato, e non produca governo dei fenomeni in atto. Per la prima volta si blocca quello scambio tra il cittadino e lo Stato fatto di libertà e diritti in cambio di sicurezza. Ci si sente cittadini dentro lo Stato nazionale, ma si percepisce che lo Stato-nazione non controlla più nessuno dei fenomeni che contano nella nostra epoca, non ha prodotto istituzioni e democrazia in quello spazio sovranazionale dei flussi finanziari e informativi dove non per caso la nostra cittadinanza - il nostro esercizio soggettivo di diritti - è puramente formale. Delle istituzioni sovranazionali a noi più vicine - la Ue - sentiamo nitidamente il deficit di rappresentanza e quindi di democrazia. Portiamo in tasca una moneta comune senza sapere qual è la faccia del sovrano che vi è impressa, senza un'autorità capace di spenderla politicamente nelle grandi crisi del mondo, senza un esercito che la difenda. Alla fine dell'Europa sentiamo il vincolo, certo, ma non la sua legittimità.

La stessa America, che doveva essere la Superpotenza superstite al Novecento e dunque egemone, avverte la crisi della sua governance proprio quando l'elezione di Obama aveva dispiegato tutta l'energia democratica di quel Paese, come se quel voto avesse avvertito la coscienza dell'ultimo limite (la differenza razziale come impedimento ad un pieno dispiegamento dei diritti) e la necessità infine di superarlo. Ma nel momento in cui spezzando l'unilateralismo bushista Obama, dopo aver offerto invano il dialogo all'Islam, porta l'America fuori dalle guerre sul terreno, chiudendo un'epoca, la democrazia americana si scopre disarmata e in difficoltà a tradurre la sua forza in politica, e vede Mosca riarmarsi e Pechino lucrare vantaggi competitivi all'ombra delle crisi che investono direttamente Washington.

È come se stessimo testando il confine della democrazia, quasi non riuscisse più a produrre rappresentanza, governo e istituzioni capaci a rispondere alle esigenze dell'epoca. Come se fosse una costruzione del Novecento, giunta esausta a questo pericoloso inizio di secolo. Non sarebbe la fine di un'ideologia, ma di tutto il fondamento dello Stato moderno, di una cultura politica, di un'identità. Per questo l'Occidente oggi va difeso, con ogni mezzo, da chi lo condanna a morte. Anche Vladimir Putin dovrebbe riflettere sulla sfida islamista, domandandosi per chi suona la campana, magari recuperando negli archivi del Cremlino la lettera che l'ayatollah Khomeini scrisse all'ultimo segretario generale del Pcus nel gennaio del 1989: "È chiaro come il cristallo che l'Islam erediterà le Russie".

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Il commento di Giulietto Chiesa sull'editoriale di Ezio Mauro
VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=Ih4svTAhbN0

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L’Occidente psichiatrico di Ezio Mauro

Posted on 06/09/2014 by Miguel Martinez

Leggo ieri, sul sito di Repubblica, un editoriale di Ezio Mauro che riesce a riassumere due secoli di paranoia in quattro luoghi comuni.

Mauro ci spiega che esiste l’Occidente e che l’Occidente ha un “nemico ereditario“, l’Oriente.

Egli adopera in modo intercambiabile il termine “Occidente” e il pronome “noi“, e già questo è clinicamente interessante.

Il signor Ezio Occidente precisa comunque di non essere paranoico: è il mondo, spiega, che ce l’ha con lui/noi.

Ci rivela che “l’anima imperiale e imperialista della Russia è eterna e insopprimibile” e vuole bloccare “la libertà di destino dei popoli“.

Poi ci sono i musulmani. Ezio Occidente, parlando del cosiddetto califfato islamico a cavallo tra Siria e Iraq, si chiede se l’Occidente (anzi “la comunità del destino”) abbia

“almeno la consapevolezza che quel pugnale islamista è puntato alla sua gola“.

E si pone l’eterna domanda di tutti coloro che temono la Decadenza dell’Occidente:

“Ma nel momento in cui due parti del mondo lo designano contemporaneamente come il nemico finale e l’avversario eterno, l’Occidente ha una nozione e una coscienza di sé all’altezza della sfida?”

la risposta, per lui è chiara:

” Per questo l’Occidente oggi va difeso, con ogni mezzo, da chi lo condanna a morte.”

Ragionare con i matti, in particolare con quelli paranoici, non è sempre facile, perché richiede che si applichi una regola di di buon senso, che si può riassumere così:

1) Se qualcuno dice che Jack lo Squartatore fu colpevole di alcuni omicidi avvenuti nella Belle Epoque londinese, se ne può discutere.

2) Se qualcuno dice che Jack lo Squartatore lanciò la bomba atomica su Hiroshima, ho il diritto di esprimere i miei dubbi, senza per questo diventare necessariamente un difensore del personaggio.

Quindi, premetto che la parte antirussa degli ucraini ha tanti validi motivi per non voler restare nella sfera di Mosca, e non ho particolari simpatie per l’attuale governo russo (e nemmeno per altri governi, se è per questo).

Però constato che nessuno sta cercando di conquistare né l’Ucraina, né l’Occidente: c’è la parte di ucraini – diciamo un terzo della popolazione – che si sente russa che non ha intenzione di farsi sottomettere o cacciare dalla parte antirussa, e in questo godono del sostegno del governo russo.

Il signor Ezio Occidente sappia quindi che i russi non vogliono far abbeverare i loro cavalli nella fontana di San Pietro, al massimo faranno abbeverare le loro Ferrari dai benzinai della Versilia.

Per quanto riguarda l’ISIS [1], non si tratta di una “parte del mondo” – come scrive Ezio Occidente – che ha come “nemico definitivo” l’Occidente. Si tratta piuttosto dell’ennesima tegola in testa agli iracheni, da quando hanno scoperto il petrolio da quelle parti.

Mettere i fatti in ordine cronologico è istruttivo.

A giugno l’ISIS si è vantato di aver fucilato in un solo giorno tra 600 e 3.000 prigionieri iracheni (accusati di appartenere al “criminale esercito safavide“, un termine che mette insieme i concetti di sciita e di iraniano) catturati nell’ex-base statunitense di Camp Speicher.

Tutto in video,  ovviamente; e devo dire che è il video più terrificante che mi sia mai capitato di guardare. Lo so che ogni battaglia della Rivoluzione Messicana finiva con la fucilazione finale dei soldatini/contadini prigionieri; e più o meno lo stesso capitava durante tutti i grandi eventi del Novecento, però questa volta i media non hanno la scusa che non ci sono le immagini.

Che cosa ne avrà pensato Ezio Occidente?

Vado su Google: Nessun risultato trovato per “camp speicher” “ezio mauro”.[2]

Evidentemente i soldatini sciiti non fanno Occidente Minacciato.

Per sostenere il governo che avevano installato in Iraq, e perché una nuova guerra ogni tanto ci vuole, gli Stati Uniti hanno in seguito bombardato alcune basi dell’ISIS. Basi, ricordiamo, messe in piedi grazie alla lunga accondiscendenza del governo turco.

Infatti, l’ISIS è il nemico più agguerrito e capace del governo siriano, un governo da anni ormai sotto sanzioni e minacce di ogni sorta proprio da parte dell’Occidente: lo scorso giugno, Obama ha proposto di dare 500 milioni di dollari per addestrare e armare chi sta combattendo contro il governo siriano.

Anche il governo siriano avrà le sue pecche, ma non ha certo mai minacciato l’Occidente.

Solo dopo i bombardamenti statunitensi, è avvenuto il video-omicidio del giornalista Sotloff: il decapitatore ha spiegato chiaramente il messaggio“un’occasione per avvertire i governi che entrano in questa malvagia alleanza con l’America contro lo Stato Islamico: si tirino indietro e lascino il nostro popolo in pace; e rivolto a Obama,“Fintanto che i tuoi missili continueranno a colpire il nostro popolo, i nostri coltelli continueranno a colpire il collo del tuo popolo”.

Non esiste, insomma, nessun pugnale puntato alla gola dell’Occidente.

Non escludo che se l’aeronautica americana bombardasse di nuovo una città controllata dall’ISIS, a qualche giovane esaltato potrebbe venire in mente di farsi saltare in aria in un supermercato di Parigi, e sarebbe una cosa sicuramente orribile.

Ma il punto è che l’Occidente non salta per un supermercato che chiude (ne hanno chiuso uno dietro casa mia l’altra giorno, e ti assicuro che l’Occidente respira uguale).

L’Occidente salterebbe, casomai, se non arrivasse più petrolio. Ma anche lì, non c’è da preoccuparsi.

L’ISIS, infatti, pare che viva del petrolio che riesce a vendere. Come tutto ciò che riguarda il Medio Oriente, sarà una cifra un po’ a caso, ma qualcuno calcola che l’ISIS guadagni tre milioni di dollari al giorno grazie proprio al petrolio  (e vendono pure l’energia elettrica prodotta dalla diga di Raqqa, che si sono ben guardati dal danneggiare).

Passiamo a guardare la filosofia sottostante alla costruzione di Ezio Occidente.

Lui che scrive e il lettore formano un “noi”, unito dal nemico che ci odia perché il nemico è intrinsecamente perverso: odia la libertà, la pace e probabilmente anche i bambini.

Questa condivisione paranoica permette di spazzare sotto il tappeto tutto ciò che in realtà “ci” divide, a partire dal fatto che lui ha alle spalle Benetton, e io no, ad esempio.

Il nemico viene ingigantito oltre ogni misura: stendiamo un velo pietoso sui disastrati villaggi polverosi da cui il Califfato emana i suoi video, sgozza i suoi sciiti e vende il suo petrolio. Ma anche il PIL di tutta la vasta Russia rimane inferiore a quello della nostra piccola Italia.

La comunità paranoica non è mai dichiaratamente aggressiva: il suo motto è dobbiamo difenderci – dagli slavi, dagli sciiti, dagli ebrei, dagli arabi, dai cristiani, dai serbi, dai musulmani, dai neri che violentano le nostre donne, dagli Invasori di Lampedusa, dagli alieni di Zeta Reticuli… Il “bersaglio“, scrive il direttore di Repubblica“è questo nostro insieme di valori e questo nostro sistema di vita”.

Una difesa da condurre, come scrive in tono sinistro il nostro (ricordiamo che sta parlando di un vertice della NATO, cioè della massima organizzazione armata del pianeta), “con ogni mezzo”. Ma dietro le parole difensive, Ezio Occidente si lascia sfuggire un concetto interessante. Eggli accusa infatti Putin di voler che si  “fermi l’America, delimiti l’Europa“. Nessuno osi delimitarci.[3]

Anzi, “la democrazia” (ricordiamo che per il nostro autore, i termini “Occidente”, “Ezio Mauro”, “democrazia” e “noi” sono tutti sinonimi perfettamente intercambiabili) ha un “carattere universale che può parlare a ogni latitudine“. Che è all’incirca ciò che sostengono alcuni a proposito dell’Islam.

I difensori paranoici non sono mai contenti. Lo scarto tra le loro fantasie di trionfo totale e la realtà la attribuiscono in genere a una caduta di morale. Il difensore paranoico vive sempre all’undicesima ora, in cui solo uno scossone potrà risvegliare la Fibra Morale; e quindi cerca avidamente i segni del declino e del pericolo, da agitare confusamente davanti a coloro che vorrebbe appunto risvegliare. E l’articolo di cui parliamo è pieno di preoccupazioni per i dubbi che pervadono un Occidente che invece  dovrebbe pensare solo a combattere.

Qui non ci piace giocare con la parola fascismo. Però nella sequenza filosofica che abbiamo esposto, credo che troverete la chiave per capire tante caratteristiche di movimenti che i media chiamano neofascisti.

La differenza però è sempre quella del vecchio detto su chi rapina una banca e chi la fonda.

Ezio Occidente non è Roberto Fiore perché Roberto Fiore non fa il direttore del principale quotidiano italiano.

Note:

[1] Invitiamo i lettori a ricordare che ISIS in questo caso si riferisce al cosiddetto Islamic State of Iraq and Syria, e non all’Institute for the Secularization of Islamic Society, delle cui bizzarre attività abbiamo già avuto occasione di parlare.

[2] Se poi cerco Speicher sul motore di ricerca interno di Repubblica, trovo un  giocatore di basket di Cremona e un articolo curioso su Michael Speicher, il pilota cui fu dedicata la base.

[3] Possiamo suggerire al signor Ezio Occidente la lettura di qualche breve e semplice testo, alla portata anche di un direttore di quotidiano, come ad esempio questo intitolato Accettare i propri limiti per trovare l’autostima.


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Il mondo caotico di Ezio Mauro. Presto, armi a Repubblica 

Tommaso Di Francesco 

su Il Manifesto del 6.9.14

A chi inviamo armi oggi? Dopo i kurdi, dopo quelle alla Libia e alla Siria (finite irreparabilmente ai jihadisti), dopo aver letto l’editoriale di Ezio Mauro, non abbiamo dubbi: inviare subito armi alla «Repubblica». Difficile, francamente, leggere un editoriale più caotico e sospeso in un vuoto davvero pericoloso. A un certo punto abbiamo temuto che un virus o un copia-incolla sbagliato abbia immesso nella riflessione autorevole una lunga giaculatoria di Oriana Fallaci, l’ennesima lode al «civile» Occidente insidiato dall’inferno barbaro che lo circonderebbe, dall’Islam al resto del mondo. 
Dunque per Mauro sarebbe cominciata la terza era dell’Alleanza, dopo la prima della Guerra Fredda e la seconda, quando con la caduta del Muro «sembrò aprirsi un secolo lungo senza più nemici per le democrazie che avevano infine riconquistato il Novecento». 
Eppure le date non tornano: la prima Nato nasce preventiva nel 1949 (il Patto di Varsavia nascerà solo nel 1951) e la seconda stagione atlantica si avvia nell’aprile del 1999 (dieci anni dopo l’89) a Washington in piena guerra «umanitaria» di 78 giorni di raid sull’ex Jugoslavia. Con una nuova guerra espansiva: altro che alleanza di «difesa». 
Ma la democrazia non aveva vinto? Non era il caso di rivedere quell’Alleanza sciagurata, invece di mantenere l’ideologia del nemico necessario. 
Ma ora la terza fase, quella nata ieri in Galles, è davvero necessaria: guardate il Califfato islamico con la sua morte sceneggiata. Ma chi ha usato questi macellai nei vari teatri di guerra, dall’Afghanistan alla Bosnia, se non l’Occidente e per portare alla vittoria, contro il socialismo realizzato morente e per geostrategie di potenza, l’ideologia atlantica della primazia di civiltà? Che rapporto c’è ora tra pugnale insanguinato islamista e cluster-bomb americane e israeliane? 
Niente dubbi. Anche se la democrazia ormai «esclude», serve solo ai garantiti, «non è più garanzia di governance», saltati gli Stati nazionali, nelle sedi sovranazionali. Il mondo è «fuori controllo» ed è «impossibile» lo scambio tra cittadini e Stato, tra diritti e «sicurezza». Militare, naturalmente. ma allora, si chiede Ezio Mauro siamo comunque disposti a difendere la democrazia sotto attacco? 
Pure se esausto e senza contenuto, per Ezio Mauro l’Occidente va difeso «ad ogni costo». E anche Putin - è il caos - deve rispondere alla sfida islamista (come se avesse dimenticato Beslan a tre giorni dall’anniversario). Quindi nuove guerre «umanitarie» insieme a tante basi della Terza gloriosa fase Tre della Nato, a ridosso della Russia. Un nuovo Muro militare. 
Subito, ad ogni costo, armi a Repubblica. 


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I NUOVI CROCIATI


1) MASSIMILIANO DI PASQUALE

Fonte: profilo facebook "VOGLIAMO RADIOANCHIO E LA RAI SENZA BERLUSCHINI", 2/9/2014

"Scopriamo" che dei sostenitori italioti dei golpisti ucraini, finanziati da Ue e USA, che hanno per idolo uno schifoso collaborazionista nazista come Stepan Bandera quando parlano di questo criminale omettono delle notizie non di poco conto.
Uno di questi "intellettuali" è Massimiliano Di Pasquale, sodale di personaggi del PD come Matteo Cazzulani che insieme con Gianni Pittella si facevano foto con sfondo di bandiere dei nazi ucraini a Kiev durante i disordini che hanno portato al colpo di stato in Ucraina.
Questo Di Pasquale (chiamato anche dalla RAI in varie trasmissioni, tipo Rainews.it a commentare (!!) la situazione in Ucraina) in un suo articoletto postato anche su delle pagine Web dovrebbe spiegarci come mai nel 2014 lui che si considera così tanto esperto della storia Ucraina definisce "accuse NEOSOVIETICHE" le accuse di collaborazionismo con il nazismo di Bandera e i suoi scagnozzi. 
Come mai Di Pasquale nel 2014 nel suo articolo ignora il giudizio ("NAZI COLLABORATOR") che hanno di Stepan Bandera quei giocherelloni del Centro Wiesenthal che probabilmente di criminali nazisti se ne intendono molto più di lui? Ignoranza o malafede?

Che forse anche al Centro Wiesenthal siano imbevuti di "propaganda neosovietica" , eh Di Pasquale, che non riescono a considerarlo come un romantico "eroe nazionale" come lo vedono i golpisti fascistoidi di Kiev e certi sostenitori italioti?

Link alla pagina del Centro Wiesenthal : 
http://www.wiesenthal.com/site/apps/nlnet/content2.aspx?c=lsKWLbPJLnF&b=4441467&ct=7922775#.VAX5QktEOWF
[January 28, 2010: WIESENTHAL CENTER BLASTS UKRAINIAN HONOR FOR NAZI COLLABORATOR]

PS: qui l'articoletto di Di Pasquale dove potrete leggere che - NEL 2014 !!! - non fa assolutamente cenno a come viene considerato quel criminale di Stepan Bandera dal Centro Wiesenthal : http://massimilianodipasquale.wordpress.com/2014/06/19/stepan-bandera-tra-mito-nazionale-e-propaganda-neosovietica/


2) GIANNI PITTELLA

Pittella è vice-presidente del Parlamento europeo.

«Io sono andato giù a Roma... ho parlato con... e poi ho incontrato anche Gianni Pittella... è il presidente del Consiglio europeo (lapsus, ndr )... grande... potere enorme... al posto di parlamentare europeo... nel Pd è considerato potente ecco... io l’ho incontrato... sul piano casa abbiamo parlato parecchio... magari strumenti europei perché...» (Primo Greganti, intercettazioni inchiesta EXPO)

Dalla pagina FB di Gianni Pittella, "Viaggio a Kiev":
«L'Ue non é sorda alla battaglia per la democrazia del popolo ucraino. Sia il popolo ucraino a decidere liberamente se entrare a far parte della grande famiglia europea.»

FOTO: Gianni Pittella arringa la folla di ultranazionalisti sulla piazza di Kiev. In primo piano le bandiere di "Svoboda" e "Pravij Sektor" (dicembre 2013)

Gianni Pittella è il datore di lavoro di

(francais / srpskohrvatski / italiano)

Monumenti in Kosovo

1) MISSING – Gračanica: Spomenik kao brana zaboravu [inaugurato memoriale ai desaparecidos serbi a Gracanica]
2) A Vitina distrutto il Monumento in memoria della lotta di liberazione dal nazifascismo
3) Gračanica retrouve son monument à Miloš Obilić


Vedi anche:

Predsenik Tito na Gazimestanu / Il presidente Tito in visita al grande memoriale di Gazimestan (Kosovo Polje)


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Gračanica: Spomenik kao brana zaboravu (RTV KIM, 17/mar/2014)

Povodom obeležavanja martovskog pogroma umetnička instalacija MISSING postavljena je danas ispred Doma kulture u Gračanici…



Gračanica: Spomenik kao brana zaboravu

17.03.2014

Povodom obeležavanja martovskog pogroma umetnička instalacija MISSING postavljena je danas ispred Doma kulture u Gračanici. Tom prilikom članovi Udruženja porodica kidnapovanih i nestalih „Kosovske žrtve“ pozvali su nadležne da se pitanje nestalih reši.

Plato ispred Doma kulture u Gračanici mesto je gde se sada nalazi spomenik koji seća na sve nestale u ratu 1999. godine. Umetničko delo MISSING koje je na dan sećanja na martovski pogrom postavljeno u Gračanici rad je autora Gorana Stojčetovića. 
„Ne mogu da prihvatim da se mnoge stvari guraju u ćošak i da nisu drušveno aktuelne. Ja se kao umetnik inače bavim temama koje društvo izbegava, tako da je ovo deo moje lične umetničke poetike. Ovo ovde mi je bilo i lično potrebno jer na ovim slikama su moji rođaci, prijatelji i komšije, a 15 godina o njima se ništa ne zna“, rekao je Stojčetović.
Iz Udruženja porodica kidnapovanih i nestalih kažu će i dalje biti istrajni u svojoj borbi za istinu i pravdu za sve nestale i stradale na Kosovu.
„Trudimo se da budemo istrajni u borbi da se sazna istina za svako nestalo lice, da se procesuiraju ratni zločini i da se dođe do pravde za sve žrtve. Želimo da ovaj spomenik bude trajna opomena i pokazatelj da se nikada i nikome na ovim, i bilo kojim prostorima, ne dogodi ono što se dogodilo nama“, rekla je predsednica ovog udruženja Nataša Šćepanović.
Gradonačelnik Gračanice Branimir Stojanović rekao je da je čekanje na pravdu nešto što će nas uvek podsećati na 17. mart.
„Ono što će nas svakako podsećati na 17. mart je čekanje pravde i sudskih presuda. U narednom periodu tražićemo da se pokrenu sudski postupci ne samo za 17. mart nego i za sve ono što nas i dalje boli“, istakao je Stojanović.
Iz Udruženja porodica kidnapovanih i nestalih pozvali su gradonačelnika Prištine da dozvoli da se ova instalacija i tamo postavi da podseća na sve nevino stradale.


=== 2 ===

http://www.civg.it/index.php?option=com_content&view=article&id=407:kosovo-a-vitina-distrutto-il-monumento-in-memoria-della-lotta-di-liberazione-dal-nazifascismo&catid=2:non-categorizzato

Kosovo: a Vitina distrutto il Monumento in memoria della lotta di liberazione dal nazifascismo

Scritto da Enrico Vigna


Un monumento che era stato costruito in onore dei partigiani Serbi e Albanesi che combatterono contro l’occupazione nazifascista è stato distrutto nel centro del paese di Vitina da estremisti albanesi. L’atto vandalico è avvenuto sotto gli occhi della polizia kosovara, alcuni membri della quale hanno infatti tranquillamente osservato la distruzione del Memoriale, senza minimamente intervenire.    

Il fatto che che l’obiettivo non sia stato attaccato per motivi “etnici”, (era dedicato alla memoria sia dei serbi che degli albanesi) chiarisce ancora meglio la situazione di violenza, di sopruso e di aggressività presenti nella realtà del Kosovo “liberato”. Ma soprattutto fa capire quali sono i valori e le radici storiche cui si rifanno le forze secessioniste.

La memoria dei partigiani antifascisti del Kosovo, ormai annientata.

Il patrimonio e la memoria storica e culturale del Kosovo, fino al 2000 conservato nelle tradizioni della ex Jugoslavia, viene oggi sistematicamente rimosso e spesso distrutto dai “nuovi” governanti della provincia serba. Agim Gerguri, direttore dell'Istituto per la Protezione dei Monumenti in Kosovo, membro del consiglio di governo, ha dichiarato che nessun monumento legato alle vicende della Seconda guerra mondiale è sulla lista dei monumenti che lo “Stato” del Kosovo protegge. Un altro monumento jugoslavo sulla ex piazza “Fratellanza e Unità” a Pristina, sarà sostituito da un monumento al comandante UCK ucciso, Adem Jashari.

La sistematica e pianificata opera di distruzione dei Monumenti e Memoriali che ricordano il sacrificio dei combattenti serbi, albanesi e delle altre minoranze del Kosovo Methoija contro il nazifascismo nella Seconda Guerra mondiale può dare un idea  dellareatà vergognosa che esiste oggi in quella provincia; possono essere utili alcuni elementi di storia, che fanno capire da dove vengono le forze terroriste dell’UCK, i cui capi sono oggi ministri e politici vezzeggiati e protetti dall’occidente, e chi sono i loro maestri. "…Quando la Germania invase la Jugoslavia nel 1941, il popolo kosovaro fu liberato dai tedeschi. Tutti i territori albanesi di questo stato, come il Kosovo, la Macedonia occidentale e le regioni di confine del Montenegro furono riunificate con l'Albania propriamente detta. Furono ristabilite le scuole in lingua albanese, l'amministrazione del governo, la stampa e la radio solamente albanesi…" (Da: www.klpm.org, uno dei siti UCK).

Il progetto nazifascista della " Grande Albania "

Il Kosovo Metohija con la protezione di Hitler e Mussolini divenne il cuore del progetto della Grande Albania; il nazifascismo permise la realizzazione dell'ideologia della Grande Albania, teorizzata fin dal 1878 dalla Lega di Prizren, che prevedeva l’unificazione delle aree albanesi situate nei Balcani, dal Kosovo Metohija, alla Macedonia occidentale, dal Montenegro meridionale alla Grecia settentrionale. Dopo che la Germania ebbe invaso ed occupato la Jugoslavia nella primavera 1941, il grosso dell'attuale Kosovo-Metohija fu posto sotto il controllo del governo collaborazionista italo-albanese ed annesso all'Albania, allora occupata dall’Italia. Il movimento nazionalista albanese kosovaro legato alla Grande Albania pianificò l’assassinio dei civili serbi del Kosovo e si appropriò delle loro terre e case. Molte donne serbe del Kosovo furono sistematicamente violentate; così come sacerdoti ortodossi del Kosovo furono arrestati, torturati e uccisi. Chiese ortodosse e monasteri serbi furono attaccati e distrutti. Monumenti della cultura serba, cimiteri e tombe furono profanati e demolite. La primamilizia kosovara, composta da circa 1000 uomini, fu la "Vulnetari", cui furono affidati prevalentemente compiti di polizia locale.

Poi il movimento nazionalista per la Grande Albania formò nel Kosovo le forze militari delBalli Kombétari (Unione Nazionale, ovvero i Balisti, Partito Nazista Albanese), il Comitato albanesi del Kosovo ( esuli e rifugiati all’estero), e il 17 aprile 1944 la SS-Divisione Skanderbeg  (la 21° "Waffen-Gebirgsdivision SS") composta da 11.400 effettivi, due terzi dei cui membri erano kosovari albanesi musulmani.

La Divisione Skanderbeg aveva capi tedeschi e ufficiali e truppa kosovaro-albanese. In generale la politica tedesca era quella di organizzare unità militari volontarie fra i simpatizzanti nazisti dei paesi occupati. Fra tutte le nazioni occupate solo i serbi, i greci e i polacchi rifiutarono di formare unità volontarie naziste. Piuttosto che unirsi ai nazisti, come avevano fatto molti albanesi del Kosovo, i serbi organizzarono la più grande resistenza antinazista in Europa dopo quella sovietica. Sia i partigiani comunisti, la grande maggioranza, che i monarchici cetnici, di cui molte migliaia si incorporarono poi nell’AVNOJ, erano principalmente serbi, e combatterono i tedeschi e i loro alleati locali in tutta la Jugoslavia. I tedeschi reclutarono gli uomini della divisione Skanderbeg per combattere questi gruppi di resistenza, ma gli albanesi della Skanderbeg non avevano interesse ad affrontare i soldati; essi volevano principalmente terrorizzare i civili serbi, zingari ed ebrei locali. Molti di questi albanesi kosovari avevano prestato servizio in precedenza nelle divisioni SS bosniaco-musulmane e croate, note per i loro massacri di civili.La prima operazione della divisione Skanderbeg, nota come "Einsatztruppen", fu un'incursione contro gli ebrei, e la seconda fu lo sterminio del villaggio serbo di Velika, dove più di 400 serbi furono uccisi.Estremisti kosovari albanesi musulmani giocarono un ruolo attivo anche nella persecuzione degli ebrei. Infatti kosovari albanesi incorporati come truppe delle SS naziste partecipavano normalmente al rastrellamento degli ebrei del Kosovo che furono poi uccisi a Bergen Belsen. Si è stimato che 550 ebrei vivessero in Kosovo al momento dell'invasione nazista; 210 di essi, ossia il 38 per cento, furono uccisi.  "…La popolazione serba in Kosovo deve essere cacciata il prima possibile. I coloni serbi vanno ammazzati…". Così si esprimeva il leader fascista albanese Mustafa Kruja, nel giugno 1942. Mentre un altro capo albanese-kosovaro, Ferat-Bej Draga diceva: "…E' arrivato il momento di sterminare i serbi. Non rimarrà alcun serbo sotto il sole del Kosovo…”.

Sotto l'occupazione tedesca dal 1943 il terrore fu continuato dal famigerato Kosova Regiment (Reggimento Kosova), che devastà le zone da Pec a Prizren e Djakovica,  in tutto il Kosovo e Metohija. Gli storici hanno stimato una cifra tra i 30.000 e 40.000 Serbi uccisi in Kosovo. Oltre ad un numero sconosciuto di morti nei Campi di lavoro nazisti a Pristina e Mitrovica o uccisi dalle rappresaglie tedesche contro le azioni dei partigiani. Si stima che gli espulsi siano stati circa 100.000.
La pulizia etnica e l’esodo dei Serbi di quegli anni fu superato soltanto nel 1999, dopo la fine dei bombardamenti NATO, che costrinse oltre 230.000 serbi, rom, gorani, albanesi jugoslavisti, ebrei, ashkali e di altre minoranze alla fuga.

Tutto ciò fu possibile soprattutto grazie alla leadership politica e militare della “Seconda Lega di Prizren”, costituita il 16 settembre 1943da Xhafer Deva, un albanese kosovaro, in continuità ideale con la Lega di Prizren, fondata a fine ottocento in questa cittadina del Kosovo Methoija; anche oggi, dopo 15 anni di occupazione NATO, la cittadina è stata una delle roccaforti dei terroristi dell’UCK, che hanno terrorizzato e assassinato i serbi del posto (un dato su tutti: dei 20.000 serbi che vivevano lì fino al 2000, oggi ne restanomeno di dieci), radendo anche al suolo l’antico monastero ortodosso.

Nell’estate del 1999 quando i Tedeschi sono entrati a Prizren per la prima volta dopo la II Guerra mondiale, un corrispondente della NBC ha riportato: "…L'altra sera ero a cena con una gentile famiglia di kosovari musulmani, quando il discorso e' caduto sulle truppe NATO tedesche che entravano in città per farne il quartier generale del loro distretto di peacekeeping, il capofamiglia, un uomo abbastanza anziano da ricordare l'ultima volta che le truppe germaniche erano entrate a Prizren, disse che si sentivano tutti al sicuro ora. 'I soldati tedeschi sono eccellenti', egli disse. Poi aggiunse: “Lo so ben io, ero uno di loro”. Allora ha sollevato il braccio in un saluto nazista, ha detto 'heil' e si e' messo a ridere tutto contento…". (NBC, 18 giugno 1999)

Persino le autorità italiane in Kosovo parvero alquanto spiazzate dal terrore contro i serbi, e occasionalmente intervennero per prevenire attacchi albanesi, per lo meno nelle aree urbane. Cosi' riporta lo storico serbo jugoslavo Smilja Avramov: "…Le truppe italiane furono dislocate nelle città del Kosovo e agivano come forza contenitrice...".Carlo Umiltà, un ausiliario civile del Comando delle forze di occupazione italiane, descrisse diversi episodi in cui le truppe italiane aprirono il fuoco sugli albanesi per evitare massacri di serbi. A causa della scarsità di forze e dell'alleanza de facto fra albanesi e forze dell'Asse, questi tentativi di contenimento costituirono ben poca cosa. Tuttavia gli occupanti italiani riferirono il loro disgusto per le azioni degli albanesi alle autorità di Roma. L'esercito italiano riferì che gli albanesi "stavano dando la caccia ai serbi", e che "…la minoranza serba viveva in condizioni veramente miserevoli, continuamente perseguitata dalla brutalità degli albanesi che alimentano l'odio razziale…". Carlo Umiltà ha descritto alcune delle atrocità nelle sue memorie :"…gli albanesi stanno sterminando gli slavi…". Al diplomatico italiano si aggiungono le parole di Hermann Neubacher, il rappresentante del Terzo Reich per l'Europa sud-orientale: "…Gli schipetari avevano fretta di espellere il maggior numero possibile di Serbi dal paese…".

I tedeschi si arresero nel 1945, ma i resti dei gruppi nazisti e fascisti kosovaro-albanesi continuarono a combattere il governo jugoslavo ancora per sei anni, fino al 1951, e vi fu ancora una grande ribellione durata dal 1945 al 1948 nella valle della Drenica sotto il comando di Shabhan Paluzha. Corsi e ricorsi della storia: è proprio in questa valle, che e' stata l’epicentro del reclutamento UCK nel '98-'99, che sono avvenuti gli scontri più duri tra l’Esercito Jugoslavo e i terroristi dell’UCK.

Ciò che è avvenuto in Kosovo durante la Seconda Guerra Mondiale fu un processo sistematico  e pianificato di persecuzioni, che potrebbe essere definito un genocidio. Le ricostruzioni relative alla seconda guerra mondiale hanno occultato il ruolo degli estremisti albanesi del Kosovo nell’eccidio contro i serbi del Kosovo e il contributo dei kosovari albanesi all'Olocausto. Ma il passato nazifascista del Kosovo rimane una storia documentata e agli atti della storia. Ed è in queste radici e patrimonio che lo stesso UCK e la sua dirigenza hanno fondato il processo di secessione del Kosovo di oggi.

 

A cura di Enrico Vigna per KOSOVO NOTIZIE,

Forum Belgrado Italia  -   luglio 2014


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http://balkans.courriers.info/article25215.html


Kosovo : Gračanica retrouve son monument à Miloš Obilić


B92, 27 juin 2014
Traduit par Persa Aligrudić

Un monument consacré à Miloš Obilić, héros de la bataille médiévale de 1389 a été réinstallé dans l’enclave serbe de Gračanica. Cette statue se trouvait autrefois dans la ville d’Obilić/Obiliq, également située dans la banlieue de Pristina, mais elle avait été vandalisée en 1999.

Le monument a été inauguré à la veille de la célébration du 28 juin, jour de Vidovdan, la Saint Vitus. C’est la commune de Gračanica qui est à l’origine de cette décision d’ériger le monument conformément à la loi en vigueur au Kosovo. Le monument qui avait subi d’importants dommages, avait trouvé refuge durant 14 ans à la base de la KFOR à Obilić, puis dans l’enceinte du monastère de Gračanica.

Le monument de Miloš Obilić a été installé à l’endroit où se trouvait autrefois la mosaïque dédiée à la reine Simonide. Les passants interrogés ont exprimé leur satisfaction pour cette initiative des autorités locales.

Après la démolition du monument d’Obilic/Obiliq par des vandales, les soldats de la Kfor l’ont sauvegardé, tandis que le gouvernement norvégien a octroyé des fonds pour sa restauration.

Branimir Stojanović, le maire de Gračanica, estime que la situation s’est améliorée et que le monument a trouvé sa vraie place car il n’était pas possible de le réinstaller là où il avait été détruit. Il s’attend toutefois à des réactions de la part de certaines personnes qui seraient gênées par le monument..

Avec l’arrivée de la communauté internationale au Kosovo, presque tous les monuments érigés à la mémoire des grandes figures serbes ont été détruits. Ainsi ont été démolis, dans la seule ville de Priština, les monuments de Vuk Karadžić, Njegoš et Dositej Obradović.




(slovenscina / italiano)


Leggi anche:

Sulla vicenda dei Martiri di Bazovizza Bidovec–Marušič–Miloš–Valenčič, fucilati nel 1930
https://www.cnj.it/PARTIGIANI/basovizza.htm
https://www.cnj.it/VALORI/Bazovica.htm

Il Sindaco di Udine a Basovizza: “l'Italia deve riconoscere le sue responsabilità per la bonifica etnica”contro gli sloveni (di M. Barone, 8/9/2014)
http://xcolpevolex.blogspot.it/2014/09/il-sindaco-di-udine-basovizza-litalia.html

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http://www.primorski.eu/stories/trst/232262_vsi_smo_slovenski_partizani/#.VA1XVFd0mwF

«Vsi smo slovenski partizani!«

V Bazovici, na proslavi ob usmrtitvi štirih junakov, dva zanimiva govora

nedelja, 7. septembra 2014 | 18:10

Ob prisotnosti številnih političnih predstavnikov, s slovenskim obrambnim ministrom Romanom Jakičem na čelu, predvsem pa številnih pohodnikov in drugih udeležencev, je sončno nedeljsko popoldne v Bazovici minilo v znamenju hvaležnega spomina na štiri usmrčene antifašiste, ki so se v našo kolektivno zavest zapisali kot Bazoviški junaki. Tradicionalni proslavi, ki sta jo sooblikovala tudi proseška godba na pihala in Tržaški partizanski pevski zbor, sta borbeno in pomensko noto dala predvsem osrednja govornika - videmski župan Furio Honsell in tržaški novinar in pesnik Marij Čuk. Njuna govora je občinstvo večkrat prekinilo s ploskanjem, županu so prisotni namenili celo stoječe ovacije, kar se na bazovski gmajni ne zgodi ravno pogosto. Tudi zato, ker udeleženci tradicionalne proslave niso še slišali iz ust italijansko govorečega politika, da so bazoviški junaki "naši mučeniki" in da bi morali vsi pristni Evropejci ponosno izjaviti "vsi smo slovenski partizani", saj so se ravno Slovenci (s Hrvati) prvi uprli fašizmu. 
Čuk je daljše in razčlenjeno razmišljanje ob obletnici smrti Ferda Bidovca, Franja Marušiča, Zvonimirja Miloša in Alojza Valenčiča posvetil manjšini in številnim odprtim vprašanjem. Neenotno nastopanje je pogubno, bodimo ubrani in harmonični kot pevski zbor, je ob koncu pozval pesnik: danes nujno potrebujemo strnjenost, vsebino in kakovost!


https://www.facebook.com/notes/tržaški-partizanski-pevski-zbor-pinko-tomažič/discorso-di-furio-honsell-sindaco-di-udine-il-792014-per-i-martiri-di-basovizza/10152455464868392

Discorso di Furio Honsell, sindaco di Udine, il 7/9/2014, per i martiri di Basovizza


Presidente del Comitato per le onoranze degli eroi di Basovizza, Milan Pahor, Ministro Jakič, Ambasciatore Mirosič, Console Sergaš, Onorevole Blazina, Sindaci in rappresentanza delle vostre comunità, familiari e amici degli eroi, cittadine e cittadini antifascisti,
spoštovani, Vsi lepo pozdravljeni

con grande emozione prendo la parola oggi in un’occasione così intensa sia sul piano etico e politico, sia su quello umano. Sento profondamente il significato che questa ricorrenza ha per la comunità slovena di Trieste, e quindi deve avere per la città di Trieste tutta, per la nostra regione, per l’Italia e per tutti quei cittadini italiani e sloveni che sentono il dovere di riaffermare i valori di libertà, di pluralità, di solidarietà,  di uguaglianza, di pari opportunità, di giustizia, di democrazia. Valori che sono la nostra unica speranza per il progresso civile dell’umanità. Ma questa è anche un’occasione per condannare i fascismi e la loro barbarie, per condannare le politiche di omologazione che vogliono negare le specificità  e azzerare le differenze, togliendo così la dignità alle diverse identità e culture che sono invece gli autentici fondamenti delle comunità. 

La feroce politica di denazionalizzazione forzata, ma sarebbe più corretto dire di fascistizzazione, di cui fu fatta oggetto la popolazione di lingua slovena di queste terre a partire dagli anni venti da parte del governo Italiano di allora rimarrà per l’eternità simbolo di atrocità e barbarie. L’eliminazione delle scuole slovene prima, poi della lingua slovena dalle scuole e dalle chiese, la messa al bando delle associazioni culturali e addirittura sportive slovene, la chiusura dei giornali sloveni, la soppressione di qualsiasi attività culturale slovena e in lingua slovena, la progressiva eliminazione di cognomi e toponimi, sin dei nomi dei corsi d’acqua, sono tra le forme più abominevoli e più subdole di negazione della cultura di una comunità.  Particolarmente vigliacca fu la messa al bando dello sloveno nei tribunali negando così il diritto ai cittadini ad avere pari opportunità nel  potersi difendere. 

In aperta violazione dei trattati internazionali le autorità italiane non repressero le violenze fisiche di cui era fatta oggetto la minoranza slovena da parte degli squadristi, ma anzi con il rafforzarsi del Fascismo la violenza nei loro confronti fu legittimata sempre di più e crebbe a livelli più alti con l’incendio di varie Case del Popolo e del Narodni Dom a Trieste, per venire infine pienamente legalizzata con l’internamento dell’intellighenzia slovena e il trasferimento di insegnanti e clero sloveno.

Questa drammatica vicenda, così tragica per chi l’ha vissuta in prima persona o nelle narrazioni dei propri anziani, oggi non va inquadrata meramente come un problema di una minoranza oppressa, ma ne va colto il valore simbolico più ampio. Riconoscere e ammettere pienamente la responsabilità di questi atti di “bonifica etnica” è oggi un dovere, per un paese come l’Italia che non ha mai saputo fare i conti con i suoi crimini fascisti, per un paese che non ha avuto una sua Norimberga. E quest’oggi da autentici cittadini europei, cittadini di un’Europa antifascista che ha come motto “uniti nella diversità” e quindi sull’antitesi dell’idea di Europa nazifascista, dobbiamo dire siamo tutti partigiani sloveni “vsi smo slovenski partizani”. Questi eroi sono martiri universali perché hanno saputo resistere contro la dittatura, e non solamente esistere, hanno saputo sacrificarsi nel nome di valori e  diritti umani e civili per tutti noi. Sono i nostri martiri. 

Per onorare questi eroi barbaramente trucidati alle 5.43 del 6 settembre 1930, dopo atroci torture e un processo farsa, basterebbe pronunciare, anzi gridare i loro nomi, Ferdinand Bidovec di anni 22, Franjo Marušič di anni 24, Zvonimir Miloš di anni 27 e Alojz Valenčič di anni 34, unendo ad essi  anche il nome dell’eroe croato istriano Vladimir Gortan, fucilato a Pola il 17 ottobre del 1929. 

Quanto erano giovani e quanto erano coraggiosi. Avevano capito che era importante resistere, che a un certo punto giunge l’ora di agire. Quanto sarebbe stato più facile, allora, ma forse in tutte le epoche, essere invece spettatori piuttosto che attori. Questi giovani capirono invece prima degli altri che la vera etica è quella che impone di reagire  perché l’attesa, ma soprattutto l’indifferenza, di fronte all’ingiustizia, sono già complicità.  E oggi nella perdurante crisi antropologica, prima ancora che economica che stiamo vivendo, della quale i giovani sono le prime vittime non possiamo non trarre profonda ispirazione dall’età giovanissima di questi eroi. Dai giovani nasce la libertà e la giustizia. Erano giovani ma erano già dei giganti.

La solenne occasione di oggi è piccola cosa di fronte alla grandezza della loro epopea. Ma nondimeno è un’occasione importantissima per noi per rinnovare il significato universale di quanto seppero dimostrare con le loro gesta. Questi eroi sono un modello da non dimenticare. E mi sento profondamente onorato nell’avere l’opportunità di prendere parte a questa manifestazione in rappresentanza di tutta la comunità udinese.

Il Fascismo è infatti sempre in agguato, soprattutto in Italia. Come disse Gobetti all’indomani della marcia su Roma: “Questa non è una rivoluzione ma una rivelazione degli antiche mali d’Italia”.  In ogni epoca c’è il rischio di una deriva fascista, di una deriva totalitaria. L’abbiamo visto anche in anni recentissimi in Italia e oggi in altri paesi della “civilissima” Europa. La deriva fascista è lenta, quasi impercettibile, si alimenta di consensi diffusi costruiti sui pregiudizi e sui luoghi comuni, fino a quando è troppo tardi, e perduti i diritti democratici si instaura la dittatura. E allora ci vuole una sanguinosa lotta di Liberazione per potersene liberare. Questa è l’unica grande lezione del XX secolo, il tragico secolo breve. Bisogna dunque resistere sempre e non stancarsi mai di condannare il fascismo stigmatizzandone i segnali deboli quando fanno “capolino”. Ma non basta essere consapevoli dei rischi del fascismo, bisogna vivere l’impegno antifascista quotidianamente anche quando sembra che il rischio sia lontano. Per questo motivo occasioni come questa, non sono mere cerimonie retoriche, ma sono invece occasioni molto significative anche sul piano etico e politico.

Ma questa giornata è molto importante anche sul piano storico, perché è l’occasione per sottolineare quanto forse è poco conosciuto, oppure viene dimenticato, o addirittura deliberatamente misconosciuto: la portata europea della resistenza antifascista slovena e croata a Trieste e Gorizia, sul Carso, in Istria e nel litorale. 

Vi ringrazio anche personalmente per avermi dato l’opportunità oggi di rendermene pienamente conto, e di rendermi interprete di questo fatto che purtroppo è ancora troppo poco noto, e che andrebbe invece fatto conoscere di più anche nelle scuole: “quello che si diffuse nei territori sloveni a partire dagli anni venti fu la prima autentica forma in Europa di antifascismo come movimento diffuso in un popolo.”  Se si pensa a quale consapevolezza avesse, negli stessi anni, l’opinione  pubblica, soprattutto italiana, esaltata dalla mistificazione e dalla propaganda fascista, si coglie pienamente la grandiosa portata ideale e profetica della comunità slovena. A parte alcuni settori dell’élite intellettuale antifascista e i membri del Partito Comunista, pochissimi in Italia seppero rendersi conto allora di quanto stava avvenendo.  La piena consapevolezza nella popolazione italiana e il dissenso esplicito al fascismo arrivarono solamente dopo le prime sconfitte militari nella guerra imperialista dell’Italia a fianco della Germania, quindi quasi vent’anni dopo. In Italia un’autentica presa di coscienza dal basso, un convinto sentimento antifascista e lo slancio ideale resistenziale si diffusero in un movimento collettivo e in un bisogno di partecipazione attiva, sia di resistenza armata che di resistenza civile, solamente dal 1943 in poi. 

Solamente allora la popolazione italiana divenne ciò che mirabilmente espresse  Calamandrei e oggi è riportato sul monumento alla Resistenza a Udine: “Quando io considero questo misterioso e meraviglioso moto di popolo, questo volontario accorrere di gente umile, fino a quel giorno inerme e pacifica, che in una improvvisa illuminazione sentì che era giunto il momento di darsi alla macchia, di prendere il fucile, di ritrovarsi in montagna per combattere contro il terrore, mi vien fatto di pensare a certi inesplicabili ritmi della vita cosmica , ai segreti comandi celesti che regolano i fenomeni collettivi, come le gemme degli alberi che spuntano lo stesso giorno, come le rondini di un continente che lo stesso giorno s’accorgono che è giunta l’ora di mettersi in viaggio. Era giunta l’ora di resistere, era giunta l’ora di essere uomini: di morire da uomini, per vivere da uomini.“

È decisivo sia sul piano etico che storico riconoscere oggi come i primi a prendere coscienza che in Italia si stava delineando un abominevole e barbaro mostro fascista fu proprio la popolazione di lingua slovena di Trieste e del goriziano, così barbaramente brutalizzata. Furono loro questi eroi i primi antifascisti d’Europa. A loro il merito e l’onore.  La loro è una grande lezione di civiltà e di libertà della quale tutti siamo debitori. Se solamente i cittadini italiani avessero guardato a questi loro concittadini sloveni quanto avrebbero saputo riconoscere prima i segnali di una tragedia che avrebbe di li a poco travolto tutti. Quanto dolore e quanta sofferenza e violenza contro innocenti si sarebbero potute evitare. 

Va dunque ribadito “quant’era pien di sonno”, come direbbe Dante, la coscienza italiana in quegli anni, e va riconosciuta e condannata la violenza contro la popolazione slovena e croata che l’esercito fascista avrebbe ancora perpetrato nel ventennio successivo culminata con l’invasione della Slovenia stessa nel 1942, fino alla repressione e ai rastrellamenti di Lubiana e alla deportazione in massa dei dissidenti sloveni nei campi di concentramento italiani, come quello di Gonars. 

Qui sul Carso e in Istria e nel litorale la grande anima slovena fu invece profetica della tragedia ma anche della Liberazione. Per cosa combattevano quei giovani se non per un futuro di dignità che non avevano mai potuto veramente conoscere, ma solamente immaginare con la forza dei loro ideali. Quale consapevolezza avevano questi ragazzi che furono i pionieri della Resistenza antifascista, come movimento di popolo, in Europa! Proprio la giovane età di questi eroi ci fa capire quanto fosse profonda e radicata nella comunità slovena questa consapevolezza di libertà e di giustizia. 

Manifestazioni come questa sono anche importanti perché sono momenti nei quali bisogna ribadire e combattere il revisionismo storico che proprio a Basovizza assume un significato ancora più drammatico. La tragedia dei profughi italiani dall’Istria e dalla Dalmazia, del dopoguerra, non deve essere sottovalutata e dimenticata, furono anch’essi vittime, vittime della tragedia della guerra imperialista nazifascista. Ma ricordare Basovizza, come purtroppo viene fatto, solamente per la sua Foiba, e non per questi eroi, è una mistificazione che non aiuta a capire la Storia e quindi a non ripetere gli errori e gli orrori. Accresce solamente i pregiudizi, gli stereotipi e offende la memoria di questi eroi. Va riconosciuto invece che la retorica delle foibe è stata inventata dalla propaganda nazista già nel 1943, paradossalmente addirittura prima che accadessero i fatti drammatici per i quali oggi è stata istituita la giornata del ricordo. È decisivo per costruire un’Europa di pace e convivenza che si riconoscano invece i crimini fascisti e ci si liberi dalle mistificazioni riconoscendo le tragedie senza fare una contabilità delle vittime e ricercare inqualificabili giustificazioni. Vanno dunque respinti e condannati tutti i tentativi di riscrivere la Storia. Le responsabilità non si cancelleranno mai. La forza oscurantista del revisionismo è sempre in agguato come dimostrano i numerosi (13) attentati anche contro questo monumento.

Concludo con tre brevi considerazioni. La prima è che il monumento più importante per una comunità è costituito dalla propria lingua, quella slovena qui. Non fu certo a caso se la violenza legalizzata fascista si abbatté con tanta ferocia proprio contro la lingua slovena. La lingua è cultura. Il bisogno di identità di una comunità e di un popolo si realizza attraverso le proprie narrazioni. Ed è proprio la lingua nella quale queste narrazioni sono espresse che diventa essa stessa la prima e autentica narrazione, “il mezzo stesso è messaggio” La lingua è narrazione di identità allo stato puro. Un appello quindi che come riscatto per questi martiri siano sempre più le occasioni per tutti i giovani di questi territori italiani e sloveni di poter imparare lo sloveno. Tutte le scuole dovrebbero insegnare lo sloveno, almeno in questa regione, molte di più dovrebbero diventare almeno bilingui.

L’importanza della Resistenza slovena è decisiva proprio per capire il senso della nuova cittadinanza Europa che dobbiamo costruire. I nazionalismi quando diventano fondamentalismi generano mostri. La Resistenza slovena in queste terre fa invece capire come possa esserci una difesa della propria identità che non è distruzione del diverso ma anzi è opportunità di confronto con il diverso. Il pluralismo è il più grande valore democratico da difendere oltre ad essere una grande opportunità. Si conosce se stessi anche per contrasto. L’idea di Europa nazifascista prevedeva un’omologazione totale e l’azzeramento delle differenze, l’Europa nata della Resistenza invece fa delle differenze il proprio fondamento: “unita nella differenza” è il suo motto. I nazionalismi sono un dramma quando diventano, come in recente movimenti politici anche in Italia, rifiuto e annientamento del diverso, le identità sono invece delle opportunità di arricchimento quando sono vissute con orgoglio e tolleranza come viene fatto qui.  L’Europa per realizzarsi pienamente deve infatti abbandonare il concetto ottocentesco di stati-nazione. L’intera Europa va sentita come propria patria, la pluralità di lingue e culture va cementata dai comuni valori di democrazia e tolleranza.

Un ultima riflessione riguarda il dilemma vissuto così profondamente nella Resistenza slovena in queste terre: Resistenza legale oppure Resistenza clandestina e armata. Il XX secolo ha dimostrato che purtroppo quando la democrazia scompare, l’azione ancorché armata è inevitabile. E questo è un motivo in più per difendere quindi strenuamente la democrazia e i diritti delle minoranze. Siamo infatti tutti minoranza, membri di qualche minoranza. Se una minoranza viene delegittimata, in quanto tate, da un governo diventiamo tutti potenzialmente delle vittime. Per questi motivi,  come giustamente viene ricordato qui a Basovizza, questi martiri hanno dato la loro vita anche per tutti noi indipendentemente dalla nostra lingua madre. La loro battaglia per il pieno riconoscimento dell’identità slovena è una battaglia che hanno condotto anche per la nostra identità, per l’Umanità, per la democrazia.

Grazie dunque Ferdinand, Franjo, Zvonimir e Alojz, per i vostro sacrifico, il nostro impegno antifascista e democratico e la difesa della cultura e lingua slovena sarà il vostro riscatto. 

Come dice il poeta Miroslav Košuta:  
E che mai non muoia il ricordo 
Di un tempo che non deve fare ritorno

In da nikdar ne zamre spomin
Na čas, ki naj se ne povrne

Concludo facendo mia la frase eroica con la quale ha concluso la sua esistenza terrena il giovanissimo Ferdo Bidovec:  
Živela Jugoslavija – Smrt Fašizmu.

Viva la Resistenza dei popoli al fascismo, viva la verità, la libertà e la giustizia! Viva i diritti delle minoranze.

Furio Honsell, sindaco di Udine

Basovizza, 7 settembre 2014



(english / italiano / deutsch)

Assecondare la smania di guerra della NATO?

0) LINKS
1) Stanko Vuleta Letter to The National Post (Canada)
2) Manlio Dinucci: NATO, il sipario di guerra aperto su due fronti / NATO opens its curtain of war on two fronts
3) Da Vicenza e Aviano parà Usa per war games in Ucraina (Antonio Mazzeo)
4) O l’Europa o la Nato (Tommaso Di Francesco)


=== 0: LINKS ===

Scenari di guerra e di pace dell'anno quattordici (Carlo Tia, 7 marzo 2014)
Piano Usa: guerra in Europa, prima che crolli il dollaro (7/3/14)

The Ukraine, Corrupted Journalism, and the Atlanticist Faith (By Karel van Wolferen • August 14, 2014)

«Devo lasciare 20 persone a casa». Il blocco russo fa le prime vittime (22 agosto 2014)
Frutta e verdura invadono i supermercati veneti, i prezzi crollano. La Gambaro, azienda agricola di Noale, costretta a non rinnovare i contratti

La Nato si prepara alla guerra in Ucraina? (di Alessandro Avvisato, 27 Agosto 2014)
http://contropiano.org/politica/item/25977-la-nato-si-prepara-alla-guerra-in-ucraina

NATO steps up military preparations against Russia (Kumaran Ira / WSWS, 28 August 2014)

Ucraina, un salto di qualità nell’attuale tendenza alla guerra (Collettivo Genova City Strike, 28 agosto 2014)
http://www.noisaremotutto.org/2014/08/28/ucraina-un-salto-di-qualita-nellattuale-tendenza-alla-guerra/

Western threats against Russia increase danger of nuclear war (By Johannes Stern / WSWS, 30 August 2014)

Several NATO officers blocked in Ukraine's Mariupol — militia (ITAR-TASS, September 01, 2014)

La politica di guerra verso la Russia colpirà anche le lavoratrici e i lavoratori del nostro paese (di Mauro Gemma, 1 Settembre 2014)

Ucraina, Nato pronta a schierare 4mila soldati contro Putin. Rasmussen: "Ci saranno le 'punte di lancia', forze di intervento immediato" (Marco Galdi, Ansa – 01/09/2014)

Belgium: "Russia is an adversary, not a partner" - NATO Secretary General Anders Fogh Rasmussen at Press conference (1/9/2014)

Seventy-five years since the outbreak of World War II (Barry Grey / WSWS, 1 September 2014)
Under conditions of mounting social tensions and deepening economic crisis, the imperialist ruling classes are recklessly pushing the conflict over Ukraine to the point of open warfare between NATO and Russia.
http://www.wsws.org/en/articles/2014/09/01/pers-s01.html

US and Europe escalate provocations against Russia (By Johannes Stern / WSWS, 1 September 2014)
This weekend's EU summit in Brussels marked a major escalation of threats against Russia, raising the specter of full-scale war between Russia and NATO.

Russia to adjust military doctrine due to NATO expansion, Ukraine crisis (RT, September 02, 2014)

Nato, maxi esercitazione nell'est Europa per dare un segnale a Putin. Partecipano anche le truppe d'assalto italiane (L'Huffington Post, 02/09/2014)

Ukraine and the militarization of Europe (Peter Schwarz / WSWS, 2 September 2014)

La Nato prepara una forza di reazione rapida contro Mosca (Marco Santopadre, 02 Settembre 2014)

Ein Ring um Russland (NATO-Gipfel – GFP, 03/09/2014)

European sanctions complement military aggression against Russia (By Clara Weiss / WSWS, 5 September 2014)

France stops deal to deliver Mistral helicopter carrier ships to Russia (By Stéphane Hugues / WSWS, 5 September 2014)

Italia-Russia, il pericoloso gioco delle sanzioni. Lettera degli imprenditori a Squinzi (Fabio Sebastiani, 3 Settembre 2014)

Italia, pronta alla guerra contro la Russia di Putin: invia un centinaio di parà della Folgore (3 Settembre 2014)

“Militari italiani per l’Ucraina”. Ma a qualcuno interessa impedire la Terza Guerra Mondiale? (F. Santoianni)

US and NATO step up military preparations against Russia (By Niles Williamson / WSWS, 3 September 2014)

German President Gauck threatens Russia with war (By Peter Schwarz / WSWS, 3 September 2014)

Permanent Ceasefire Announced in Ukraine (TeleSur, 3 September 2014)

Ucraina, nonostante l'accordo Mosca-Kiev, la Nato fa partire le esercitazioni (Fabio Sebastiani, 4 settembre 2014)

Nato, un vertice di guerra (Marco Santopadre, 05 Settembre 2014)

Il punto di Giulietto Chiesa - 5 settembre 2014

Capitalist breakdown and the drive to war (Nick Beams, 6 September 2014)
Just as in the period prior to 1914, a deepening breakdown of the global capitalist system is fuelling the drive to a new world war.

German media steps up its warmongering (By Johnnes Stern / WSWS, 6 September 2014)

German government discusses massive increase in military spending (By Christoph Dreier / WSWS, 6 September 2014)

Ucraina, tregua già violata e nervi tesi (Marco Santopadre, 6 Settembre 2014)


=== 1 ===

Do as I say …
Re: Russia Blusters, NATO Cowers, editorial, Sept. 3.

Accusing Russia of attacking Ukraine, NATO Secretary-General Anders Fogh Rasmussen said that, “This is the first time since the end of the Second World War that one European country has tried to grab another’s territory by force.” Maybe the Secretary-General has a case of amnesia, because, if memory serves, NATO countries themselves did just this just 15 years ago, when they attacked Serbia and grabbed the Serbian territory of Kosovo by force.
In the same speech, Mr. Rasmussen also said, “We strongly condemn Russia’s repeated violations of international law. This begs the question: Was he referring to the same international law that NATO countries violated when they attacked Serbia in 1999?

Stanko Vuleta, president, The Ottawa Serbian Heritage Society, Ottawa.


=== 2 ===


NATO, il sipario di guerra aperto su due fronti 

di Manlio Dinucci, su Il Manifesto del 4.9.14 

Si apre oggi a Newport nel Galles il Summit dei capi di stato e di governo dei 28 stati della Nato, che prenderà «decisioni chiave su come affrontare le attuali e future sfide alla sicurezza», attribuite alla «aggressione militare della Russia contro l’Ucraina» e alla «crescita dell’estremismo e della conflittualità settaria in Medio Oriente e Nord Africa». Un Summit «cruciale», attraverso cui gli Stati uniti, che conservano l’indiscussa leadership nella Nato, mobilitano gli alleati europei contemporaneamente su due fronti di guerra. In Europa, in poco più di sei mesi, è saltata la «distensione» e si è ritornati a una situazione per certi versi più pericolosa di quella della guerra fredda. Come è potuto accadere? Per capirlo, occorre riandare al momento in cui, nel 1991, la scomparsa dell’Urss e del suo blocco di alleanze crea nella regione europea una situazione geopolitica interamente nuova. Gli Stati uniti, rimasti l’unica superpotenza, cercano di trarne il massimo vantaggio, varando una nuova strategia in cui dichiarano «di fondamentale importanza preservare la Nato quale canale dell’influenza statunitense negli affari della sicurezza europea». A tal fine occorre «impedire la creazione di dispositivi di sicurezza unicamente europei, che minerebbero la Nato» (Defense Planning Guidance). Contemporaneamente, mentre usano la Nato per mantenere la loro leadership sull’Europa occidentale, gli Usa se ne servono per andare alla conquista di quella orientale. Demolita con la guerra la Jugoslavia, la Nato si estende a est, inglobando tutti i paesi dell’ex Patto di Varsavia, due della ex Jugoslavia e tre dell’ex Urss. Entrando nella Nato, i paesi dell’Est vengono a dipendere più da Washington che da BruxelIes. Qualcosa però inceppa il piano di conquista: contrariamente a quanto previsto, la Federazione russa si riprende in gran parte dalla crisi del dopo guerra fredda, stringe crescenti relazioni economiche con l’Unione europea, fornendole il grosso del gas naturale, e apre nuovi sbocchi commerciali con la Cina e altri paesi asiatici. Ciò mette in pericolo gli interessi strategici statunitensi. È a questo punto che scoppia la crisi in Ucraina: dopo aver assunto con un lavoro di anni il controllo di posizioni chiave nelle forze armate e addestrato i gruppi neonazisti, la Nato promuove il putch di Kiev. Costringe così Mosca a muoversi in difesa dei russi di Ucraina, esponendosi alle sanzioni: una lama a doppio taglio, in quanto le controsanzioni russe danneggiano l’Unione europea, facilitando il piano della partnership transatlantica per il commercio e gli investimenti attraverso cui Washington cerca di accrescere l’influenza statunitense sulla Ue. Contemporaneamente, sotto guida Usa, la Nato estende la sua strategia al Nord Africa e Medio Oriente, e oltre fin sulle montagne afghane e nella regione Asia/Pacifico. L’obiettivo strategico resta quello enunciato nella Defense Planning Guidance: «Il nostro primo obiettivo è impedire che qualsiasi potenza domini una regione le cui risorse sarebbero sufficienti a generare una potenza globale». Oggi soprattutto in Asia, dove – sulla scia degli accordi russo-cinesi, che vanificano le sanzioni occidentali contro la Russia aprendole nuovi sbocchi a est – si prefigura la possibilità di una unione eurasiatica in grado di controbilanciare quella Usa-Ue. La demolizione della Libia con la guerra, l’analoga operazione lanciata in Siria (finora non riuscita), il rilancio della guerra in Iraq, l’uso a doppio taglio di formazioni islamiche (sostenute per abbattere i governi presi di mira, usate quindi per giustificare altri interventi armati) rientrano nella strategia Usa/Nato. Dove ci porta tutto questo? In altre guerre, in scenari sempre più pericolosi di confronto tra potenze nucleari. In una accelerazione della corsa agli armamenti e, di conseguenza, della spesa militare. Uno dei punti all’ordine del giorno del Summit è quello che i paesi della Nato debbano «spendere la giusta quantità di denaro per dotarsi di forze a spiegamento rapido, migliore addestramento e armamenti moderni». Si prospetta dunque un aumento della spesa militare: quella italiana, secondo i dati ufficiali della Nato, ammonta a 56 milioni di euro al giorno, più la spesa per le missioni militari all’estero e altri stanziamenti extra-budget, che secondo il Sipri portano la spesa militare effettiva dell’Italia a quasi 70 milioni di euro al giorno. 

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NATO opens its curtain of war on two fronts

By Manlio Dinucci on September 4, 2014

Sept. 4 — The Summit of Heads of State and Government of the 28 states of NATO opens today in Newport, Wales, where these leaders will take key decisions “to ensure NATO is prepared to address current and future security challenges” that they attribute to “military aggression of Russia against Ukraine” and “growth of extremism and sectarian conflict in the Middle East and North Africa.” In this “crucial” summit, the United States, which retains the undisputed leadership in NATO, and its European allies will mobilize simultaneously on two war fronts. (Secretary General Anders Fogh Rasmussen’s press conference)

Europe, in little more than six months, has leaped out of the “Détente” stage back to a situation in some ways more dangerous than that during the Cold War. To understand how this happened, we must look back to the time when, in 1991, the demise of the USSR and its bloc of alliances in the European region created an entirely new geopolitical situation. The U.S., the only superpower left standing, tried to take full advantage of this situation, launching a new strategy in which Washington declared it “of fundamental importance to preserve NATO as the primary instrument of Western defense and security, as well as the channel for U.S. influence and participation in European security affairs.” To this end it was necessary “to prevent the emergence of European-only security arrangements which would undermine NATO.” (Defense Planning Guidance)

At the same time, while using NATO to maintain U.S. leadership over Western Europe, the U.S. also used NATO to carry out the conquest of Eastern Europe. Having demolished Yugoslavia with war, NATO extended its reach eastward, including all the countries of the former Warsaw Pact, two from the former Yugoslavia and three from the former Soviet Union. Entering into NATO, the countries of Eastern Europe have come to depend more on Washington than Brussels.

But something disrupted Washington’s plans for conquest: contrary to what was foreseen, the Russian Federation began to respond to the crisis of the post-Cold War, tightening its growing economic relations with the European Union by providing the bulk of its natural gas and opening up new business opportunities with China and other Asian countries. These steps threatened the strategic interests of the U.S.

It was at this point that the crisis broke out in Ukraine: After spending years of work to take control of key positions in the armed forces and training neo-Nazi groups, NATO promoted the Kiev coup of Feb. 22. This forced Moscow to move in defense of the ethnic Russians of Ukraine, which exposed Russia to sanctions. The sanctions policy is a double-edged sword: Russia’s counter sanctions harm the European Union and expedite the plan for transatlantic partnership for trade and investment, through which Washington seeks to increase U.S. influence on the EU.

At the same time, under U.S. leadership, NATO has extended its strategic reach into North Africa and the Middle East, and beyond the Afghan mountains and into the Asia/Pacific region. The strategic objective remains that which was set out in the Defense Planning Guidance: “Our first objective is to prevent any hostile power from dominating a region whose resources would be sufficient to generate global power.” Today, especially in Asia, where — In the wake of the Russian-Chinese agreements, frustrating the impact of Western sanctions against Russia by opening new outlets in the East – there looms the possibility of a Eurasian union to offset the U.S.-EU bloc.

The demolition of Libya by war, a similar operation launched in Syria (which has so far failed), the reprisal of the war against Iraq, the double-edged manipulation of Islamic formations (supported to bring down targeted governments, then used elsewhere to justify armed intervention) are all included in the U.S./NATO strategy.

Where does this lead? To other wars, to scenarios of increasingly dangerous confrontation between nuclear powers. To an acceleration of the arms race and, consequently, of military spending. One of the items on the agenda of the Summit is that NATO countries should “spend the right amount of money on deployable forces, training and modern equipment.”

What is likely, therefore, is an increase in military spending: Italy’s, according to official data of NATO, amounted to 56 million euros per day, plus the expenditure on military missions abroad and other extra-budgetary funds, which, according to the Stockholm International Peace Research Institute, bring current military spending in Italy to almost 70 million euros per day ($100 million)*. (Il Manifesto, Sept.4, 2014)

[*Translator’s note: The NATO Summit is scheduled to discuss raising NATO spending alone by $60 billion over 10 years; total military spending of NATO countries, according to SIPRI, is 70 percent of the more than $1.7 trillion total military spending worldwide. Official U.S. military spending is $640 billion per year, but this amount excludes certain expenditures that are military related, like the continuing costs of past wars, that if included might raise the total to over $1 trillion per year.]

Published Sept. 4 in the Italian newspaper, Il Manifesto, this article was translated to English by Workers World managing editor John Catalinotto.


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Da Vicenza e Aviano parà Usa per war games in Ucraina


di Antonio Mazzeo – venerdì 5 settembre 2014

Oltre duecento paracadutisti statunitensi stanno per essere trasferiti in Ucraina per partecipare ad una vasta esercitazione militare multinazionale. I parà appartengono tutti al 173rd Airborne Brigade Combat Team, il reparto d’élite aviotrasportato dell’esercito Usa di stanza a Vicenza. I war games si terranno dal 16 al 26 settembre nella parte occidentale del paese; le unità statunitensi raggiungeranno l’International Peacekeeping and Security Center di Yavoriv con voli cargo che decolleranno dalla base aerea di Aviano (Pordenone). Quella della 173^ brigata aviotrasportata di Vicenza sarà la prima presenza di truppe Usa in territorio ucraino dopo lo scoppio del conflitto interno.

L’esercitazione prenderà il nome di “Rapid Trident” e vedrà la partecipazione di 1,300 militari di 15 nazioni (Ucraina, Azerbaijan, Bulgaria, Canada, Georgia, Germania, Gran Bretagna, Lettonia, Lituania, Moldavia, Norvegia, Polonia, Romania, Spagna e Stati Uniti). “Saranno eseguite operazioni di peacekeeping, trasporto mezzi, pattugliamento, individuazione e disattivazione di materiale esplodente”, ha riferito il portavoce del Pentagono, colonnello Steve Warren. “L’esercitazione si terrà a Lviv, al confine con la Polonia, e contribuirà a promuovere la stabilità e la sicurezza regionale, rafforzare la partnership e favorire la fiducia con gli alleati, mentre migliorerà  l’interoperabilità tra il Comando delle forze Usa in Europa USAREUR, le unità terrestri dell’Ucraina e altri paesi Nato”. Il Pentagono ha annunciato inoltre di aver consegnato alle autorità di Kiev nuovi aiuti militari “non letali”, tra cui “caschi protettivi, dispositivi robot anti-esplosivi, sacchi a pelo, uniformi, sistemi di radiocomunicazione, giubbotti antiproiettile e kit sanitari”.

“Rapid Trident” era stata programmata inizialmente per il mese di luglio, ma il Comando di US Army in Europa aveva poi deciso di spostarla a settembre. L’esercitazione viene condotta annualmente in Ucraina sin dal 1995, anche se originariamente vedeva schierate solo unità nazionali e statunitensi. L’ultima edizione si è tenuta nel luglio 2013 e ha visto partecipare oltre un migliaio di militari di 17 paesi (Stati Uniti, Ucraina, Armenia, Azerbaijan, Bulgaria, Canada, Danimarca, Georgia, Germania, Gran Bretagna, Moldavia, Norvegia, Polonia, Romania, Serbia, Svezia e Turchia). Anche lo scorso anno hanno preso parte a “Rapid Trident” i paracadutisti del 173rd Infantry Brigade Combat Team di Vicenza, portando a termine oltre 300 lanci da elicotteri e aerei e l’addestramento delle unità ucraine al trasporto mobile aereo. L’esercitazione fu monitorata da “ispettori” del Comando per le forze terrestri della Nato di Izmir (Turchia).

In est Europa sono in corso altre importanti esercitazioni dell’Alleanza Atlantica con palesi obiettivi anti-russi. In un ampio territorio comprendente la Germania orientale e le Repubbliche baltiche, si svolge “Steadfast Javelin II”, a cui partecipano centinaia di militari di 13 paesi (Bulgaria, Canada, Germania, Gran Bretagna, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovenia, Stati Uniti e Italia, quest’ultima con i paracadutisti della Brigata “Folgore”), più due nazioni della Partnership for peace, Bosnia Erzegovina e Serbia. Una dozzina di cacciabombardieri F-15 e 180 militari statunitensi, provenienti dalla base di Lakenhealth (Gran Bretagna), sono impegnati invece in Bulgaria in un’esercitazione bilaterale di due settimane con le forze aeree locali. Da ottobre sino alla fine dell’anno si terrà invece una vasta esercitazione terrestre in Polonia e nelle Repubbliche baltiche a cui prenderanno parte 600 unità della 1^ Divisione cavalleria di US Army, proveniente da Fort Hood (Texas), con carri armati M-1 “Abrams”, blindati e velivoli corazzati.

Al Comando Nato di Bruxelles si approntano intanto i programmi per trasferire stabilmente in Europa orientale uomini e mezzi dell’Alleanza. Al recente vertice in Galles, è stata approvata la creazione di una forza di pronto intervento con “punte di lancia” (Spearhead), capaci di entrare in azione nel giro di 48 ore, con il supporto di aviazione, marina e forze speciali. La task force avrà a disposizione basi permanenti, depositi di munizioni e carburante e tutte le infrastrutture di supporto necessarie, nei paesi Nato prossimi alla frontiera con la Russia. Saranno avviate presto attività addestrative delle unità speciali e di pronto intervento dell’Europa orientale. Il governo polacco ha formalmente chiesto a Washington di trasferire stabilmente in Polonia perlomeno un gruppo di volo con cacciabombardieri F-16 a capacità nucleare, di stanza oggi ad Aviano. Il presidente della Romania, Traian Basescu, ha annunciato che prossimamente un contingente di 200 militari Nato, tra piloti, meccanici e tecnici di manutenzione di velivoli aerei sarà stazionato in uno scalo militare rumeno. Bruxelles ha infine dato un colpo di acceleratore al programma di allargamento Nato a Macedonia, Montenegro, Georgia, Bosnia-Erzegovina, Serbia e, ovviamente, all’Ucraina.
Il 173rd Airborne Brigade Combat Team di Vicenza è stato impiegato nei principali scacchieri di guerra mediorientali, in particolare in Iraq e in Afghanistan, dove più di un centinaio di suoi militari hanno perso la vita. Da qualche mese, i comandi generali della brigata e quattro battaglioni (due provenienti dalla base di Bamberg, Germania e due dalla base vicentina di Camp Ederle) sono stati trasferiti nel nuovo hub logistico-militare realizzato all’interno dell’ex aeroporto “Dal Molin” di Vicenza, rinominato “Camp Del Din”. I lavori infrastrutturali, avviati nel 2008, hanno comportato una spesa di 289 milioni di euro. Sono stati realizzati, in particolare, 31 nuovi edifici destinati a caserme-alloggio per 2.000 militari, magazzini, spazi operativi, officine di manutenzione velivoli, uffici e centri comando, due parcheggi multipiano per 800 auto e 50 motocicli, diversi centri sportivi. Con il trasferimento al “Dal Molin” dei due battaglioni della 173rd Airborne Brigade provieniti dalla Germania, il numero dei soldati Usa a Vicenza ha raggiunto le 4.000 unità.


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O l’Europa o la Nato

di Tommaso Di Francesco, su Il Manifesto del 03/09/2014

«La mag­gio­ranza dei mem­bri della Com­mis­sione Ue non capi­sce nulla di que­stioni mon­diali. Vedi il ten­ta­tivo di far entrare nella Ue l’Ucraina. È mega­lo­ma­nia… hanno posto a Kiev la scelta o Ue o Est… ci vuole una rivolta del Par­la­mento euro­peo con­tro gli euro­crati di Bru­xel­les, così si rischia la terza guerra mon­diale»: (prima di quelle di Ber­go­glio) sono le parole allar­mate dell’ex can­cel­liere tede­sco Sch­midt in un’intervista alla Bild di tre mesi fa che non parla ancora di ingresso esplo­sivo di Kiev. Peri­colo sul quale, con ten­ta­tivo non riu­scito di influen­zare le scelte di Obama che invece rilan­cia il riarmo atlan­tico sulla base del pre­sunto sconfinamento-invasione russa dell’Ucraina, si sono pro­nun­ciati gli ex segre­tari di Stato Usa Kis­sin­ger e Brze­zin­ski e per­fino l’ex capo del Pen­ta­gono dell’amministrazione Obama, Robert Gates che nel suo libro di memo­rie ha scritto: «L’allargamento così rapido della Nato a est è un errore e serve solo ad umi­liare la Rus­sia, fino a pro­vo­care una guerra». Non è ser­vito a nulla a quanto pare.
Lamen­tano i governi euro­pei che è in gioco l’unità ter­ri­to­riale dell’Ucraina e Fede­rica Moghe­rini, Mrs Pesc in pec­tore davanti al Par­la­mento euro­peo, per farsi per­do­nare di essere con­si­de­rata filo­russa dati gli inte­ressi dell’Eni, ha la fac­cia tosta di accu­sare: «È colpa di Putin». Se gli stava vera­mente a cuore l’unità ter­ri­to­riale dell’Ucraina, per­ché i governi euro­pei insieme alla Nato e agli Usa con tanto di capo della Cia John Bren­nan, sena­tori repub­bli­cani gui­dati da McCain e segre­ta­rio di stato Kerry tutti su quella piazza, hanno ali­men­tato e soste­nuto dalla fine del 2013 fino al mag­gio 2014 la rivolta, spesso vio­lenta e di estrema destra, di Piazza Maj­dan che ha rimesso di fatto in discus­sione l’unità ter­ri­to­riale del Paese. Men­tre l’ambasciatrice Usa man­dava affan… l’Europa. Era colpa di Putin anche la rivolta di piazza Maj­dan? Magari per­ché aveva soc­corso, pronta cassa, le richie­ste di Kiev quando l’Ue se ne lavava le mani in preda alla sua crisi?

E come dimen­ti­care che quella rivolta è stata nazio­na­li­sta ucraina e anti­russa, non solo anti-Putin, ma con­tra­ria ai diritti delle popo­la­zioni dell’est che ave­vano soste­nuto ed eletto Yanu­ko­vitch — certo cor­rotto, ma non meno dell’attuale Poro­shenko e del pre­mier dimis­sio­na­rio Yatse­nyuk. La rivolta di Maj­dan è stata nazio­na­li­sta anti­russa, con­tro gli inte­ressi poli­tici e sociali delle popo­la­zioni dell’est, di lin­gua russa all’80%, quando non pro­prio russe e comun­que filo­russe, legate alla Rus­sia per appar­te­nenze sto­ri­che, reli­giose e cul­tu­rali e per legame eco­no­mico impre­scin­di­bile e com­ple­men­tare alla pro­pria soprav­vi­venza, tutt’altro che garan­tita dall’associazione delle regioni dell’ovest all’Ue.

È lì, in quel soste­gno stru­men­tale e ideo­lo­gico, come se fosse un nuovo ’89, dato dall’Occidente euro­peo ed ame­ri­cano che si è con­su­mata l’unità dell’Ucraina che a quel punto si è asso­ciata all’Ue solo a metà.
Ora accade che il governo di Kiev dimis­sio­nato pochi giorni fa dal pre­si­dente Poro­shenko annunci, di fronte alla pre­sunta inva­sione — è il quarto allarme in due mesi — la richie­sta di ade­sione all’Alleanza atlan­tica. «Il governo ha sot­to­po­sto al par­la­mento un pro­getto di legge per annul­lare lo sta­tus fuori dei bloc­chi dell’Ucraina e tor­nare sulla via dell’adesione alla Nato» ha dichia­rato quasi in fuga il pre­mier uscente, già lea­der di Maj­dan, Yatse­niuk. E subito il segre­ta­rio della Nato Ander Fogh Rasmus­sen, ha ammic­cato: «Ogni paese ha diritto di sce­gliere da sé le pro­prie alleanze». Tanto più che la deci­sione sem­bra andare incon­tro alle ultime parole di Obama che, ormai inca­pace di uscire dal «mili­ta­ri­smo uma­ni­ta­rio» degli Stati uniti, scio­rina per fer­mare l’orso russo (quel Putin che gli ha impe­dito di impe­la­garsi ancora di più nella guerra in Siria) la «nuova» agenda del riarmo ame­ri­cano e Nato nell’Europa dell’est, dalla Polo­nia, ai Paesi bal­tici — andrà in Esto­nia per que­sto domani — e alle finora neu­trali Fin­lan­dia e Svezia.

Altro che nuova agenda: è la scel­le­rata stra­te­gia della Nato in atto da più di venti anni a par­tire dalle guerre nei Bal­cani, con rela­tiva redi­stri­bu­zione di costi per la difesa sullo scac­chiere euro­peo, tra gli stessi paesi ora alle prese con la lace­rante crisi eco­no­mica. Una stra­te­gia che in que­sti venti anni ha visto l’ingresso di tutti i paesi dell’ex Patto di Var­sa­via nella Nato, con mis­sioni in guerre alleate, a par­tire dall’ex Jugo­sla­via (dove, a spec­chio capo­volto della sto­ria, i raid Nato hanno aiu­tato i ribelli dell’Uck — cri­mi­nali, dice ora l’indagine della stessa com­mis­sione Ue Eulex — ad otte­nere l’indipendenza) e ancora tante basi, strut­ture d’intelligence, siti mis­si­li­stici, ogive nucleari, scudi spa­ziali tutti quanti ai con­fini russi.

Senza l’allargamento a est della Nato non ci tro­ve­remmo sull’orlo di un con­flitto spa­ven­toso in Ucraina, né ci sarebbe stata la sce­neg­giata arro­gante di una lea­der­ship di oli­gar­chi vol­ta­gab­bana che ha desta­bi­liz­zato l’Ucraina con la vio­lenza della piazza «buona» per­ché sedi­cente filoeu­ro­pea, e che ora cavalca la repres­sione san­gui­nosa della piazza «cat­tiva» per­ché filo­russa. Senza la Nato esi­ste­reb­bero una poli­tica estera e di difesa dell’Ue. Intanto in que­ste ore nell’est ucraino si com­batte, Kiev è all’offensiva. Secondo l’Onu i morti, tanti i civili, in quat­tro mesi sono più di 2.600.

Se dal ver­tice Nato che si apre domani a Car­diff, in Gal­les, arri­vasse un sì alla richie­sta incen­dia­ria di Kiev e se si avvia, come accade, lo schie­ra­mento di forze mili­tari Nato in dichia­rate eser­ci­ta­zioni anti-Russia o ai con­fini russi, come ha chie­sto l’irresponsabile Came­ron, è l’inizio della fine. Cioè la sepa­ra­zione delle regioni dell’est con l’intervento, sta­volta vero, della Rus­sia nella guerra, a quel punto moti­vata a difen­dere dalle truppe occi­den­tali le popo­la­zioni russo-ucraine, lo sta­tus pro­cla­mato dagli insorti filo-russi ma anche lo stesso ter­ri­to­rio russo. Quando invece è chiaro che l’Ucraina resterà unita fin­ché non appar­terrà ad alcun blocco mili­tare e se ci sarà un tavolo nego­ziale per una fede­ra­liz­za­zione del paese capace di garan­tire l’autonomia sostan­ziale dell’est. È quello che chiede anche Putin quando dichiara: «Devono essere imme­dia­ta­mente avviati nego­ziati sostan­ziali non su que­stioni tec­ni­che, ma sull’organizzazione poli­tica della società e sul sistema sta­tale nel sud-est dell’Ucraina allo scopo di garan­tire incon­di­zio­na­ta­mente gli inte­ressi delle per­sone che vivono lì», ma le sue parole sono tra­dotte in modo pro­pa­gan­di­stico dai media veli­nari: «Voglio uno Stato nell’est».

È la stessa richie­sta che for­mula, ina­scol­tato, sul Cor­riere della Sera, Ser­gio Romano, tra i pochi ad inten­dersi di Rus­sia. Fede­rale e neu­trale sono le due parole chiave garan­zia di pace anche per l’Ue, e certo non aiuta l’elezione a pre­si­dente dell’Unione del polacco Tusk, lea­der della Polo­nia che vanta un con­ten­zioso sto­rico su una parte della terra ucraina con­si­de­rata ancora «polacca».

Altri­menti sarà, e non a pez­zetti, la terza guerra mon­diale in piena Europa. E siamo a cento anni fa. È il nuovo che avanza, la «nuova gene­ra­zione» alla guida euro­pea tanto cara a Renzi. Ora la Mrs Pesc Moghe­rini, anche se è stata com­mis­sa­riata da un vice-Pesc tede­sco, ha l’occasione di dimo­strarsi per una volta euro­pea e non schiac­ciata sull’Alleanza atlan­tica e sugli Stati uniti. Qual­cosa ci dice che non saremo ascoltati.



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Guerra imperialista in Ucraina

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Educazione ultra-nazionalista in Ucraina
26/ago/2014 – Queste immagini provengono da Ivano-Frankovsk, è una festa popolare in onore dell’esercito e della Guardia Nazionale ucraina, che stanno bombardando la popolazione civile del Donbass e del Lugansk: concittadini, fino a ieri. Colpevoli soltanto di essere russi. 
http://www.pandoratv.it/?p=1742
Rassenkrieg für Europas Werte (Lowerclassmag, 26. august 2014). Mit PHOTOS:

UCRAINA: L'ESCA per una guerra mondiale e ROVINA dell'Europa. Intervista al consigliere di Putin Sergei Glaziev (28/ago/2014)

Judeo-Ukrainian battalion of territorial defense "Angrif" message to "colorado beetles" (Aug-30-2014)
VIDEO: http://www.liveleak.com/view?i=87e_1409454353

RT interview to Willy Wimmer, former State Secretary of the German Ministry of Defense and former Vice President of the OSCE Assembly (31/ago/2014)

Soldati della 30° Brigata Meccanizzata dell'esercito ucraino inveiscono contro i comandanti (02/set/2014)
I soldati scampati alla resistenza chiedono ai loro comandanti perchè siano stati mandati incontro ad una morte certa – ITA SUBS

Europarlamento: vietato fare domande scomode a Mogherini sul golpe in Ucraina (Redazione Contropiano, 04 Settembre 2014)
Javier Couso cuestiona la política de la Unión Europea hacia Ucrania
Pablo Iglesias es interrumpido cuando comienza a criticar a EEUU

fonte: pagina facebook "Premio Goebbels per la disinformazione", 6 settembre 2014 
Se quel tank fosse stato russo, cinese, nordcoreano, cubano o venezuelano, queste immagini avrebbero fatto il giro del mondo e sarebbero diventate un'icona della lotta "per la libertà contro le dittature". Ma quel carro armato è ucraino e combatte dalla parte degli Usa, della UE e della Nato, e quelli sono civili russofoni disarmati di Mariupol, quindi questa storia non merita di essere raccontata dai nostri media.
Maggio / May 2014: Мариуполь люди блокируют БМП! Mariupol people blocking BMP!


--- LE ANALISI E LE OPINIONI / ANALYSES AND OPINIONS

Ci sono ancora speranze in Ucraina? (Patrick Boylan, venerdì 29 agosto 2014)
Nonostante la tensione per la voce infondata dell'invasione russa, appaiono perfino remoti segnali di fine ostilità in Ucraina: speranza o chimera? 
http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=108653&typeb=0&Ci-sono-ancora-speranze-in-Ucraina-

"Moskaus Drang nach Westen" (Ex-US-Geheimdienstler warnen vor dem NATO-Gipfel vor Desinformation – GFP, 04.09.2014)
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/58941

Ucraina: cessate il fuoco (di Fabio Marcelli – 5 settembre 2014)


--- GLI AGGIORNAMENTI / UPDATES

Ukrainian Rebels Parade Prisoners of War Through Streets of Donetsk (Reuters, Aug. 24 2014)

Ukrainian economy in free fall (David Levine / WSWS, 26 August 2014)

Ucraina: economia a picco, Poroshenko scioglie il parlamento (Marco Santopadre, 26 Agosto 2014)
German chancellor Merkel visits Kiev and backs regime (Christoph Dreier / WSWS, 26 August 2014)

“Mosca ci invade”, Kiev chiede sostegno militare a Nato e Ue (Marco Santopadre, 28 Agosto 2014)

Kiev loses control of Novoazovsk, rebel troops advance in southeast Ukraine (August 28, 2014)

White House threatens Russia over alleged incursion into eastern Ukraine
http://www.wsws.org/en/articles/2014/08/29/ukra-a29.html

Truppe ucraine accerchiate nel Donbass, fuga da Mariupol (Marco Santopadre, 29 Agosto 2014)

Putin paragona i bombardamenti di Kiev sul Donbass a quelli nazisti su Leningrado (da RIA Novosti)

Ucraina, Ferrero: No alla guerra. Ministri Esteri Ue abbandonino appoggio a governo nazista ucraino (29 ago 2014)

Ucraina, tra i feriti del battaglione Azov (Danilo Elia / OBC, 29 agosto 2014)
http://www.balcanicaucaso.org/aree/Ucraina/Ucraina-tra-i-feriti-del-battaglione-Azov-155287

Kiev, arrestati i dipendenti dell'ambasciata russa (29/8/2014)
http://italian.ruvr.ru/2014_08_29/Kiev-arrestati-i-dipendenti-dellambasciata-russa-3434/

A Kiev liberati i dipendenti dell'ambasciata russa arrestati venerdì (30/8/2014)
http://italian.ruvr.ru/news/2014_08_30/A-Kiev-liberati-i-dipendenti-dellambasciata-russa-arrestati-venerdi-3127/

L’esercito di Kiev in difficoltà, le milizie popolari avanzano (Marco Santopadre, 31 Agosto 2014)

People’s Republics advance in face of Ukraine disarray (By Greg Butterfield / WW, September 3, 2014)

Several NATO officers blocked in Ukraine's Mariupol — militia (ITAR-TASS, September 01, 2014)

Ucraina, l’esercito di Kiev suona la ritirata (Redazione Contropiano, 2 Settembre 2014)

HRW: Civilian death toll in E. Ukraine rising due to 'indiscriminate and unlawful' shelling (RT, September 02, 2014)

Ucraina: Donetsk, un milione di persone sotto assedio (Danilo Elia / OBC, 2 settembre 2014)

Ucraina. Ancora arresti di dirigenti comunisti (Redazione Contropiano, 03 Settembre 2014)

SITUAZIONE MILITARE NEL DONBASS – AGGIORNAMENTO 5 SETTEMBRE


--- NOVOROSSYA Notizie – Agosto 2014 (a cura di Enrico Vigna - CIVG)

- Donetsk: Intervista a Zakharchenko e Kononov , Primo Ministro e Ministro della Difesa della Repubblica Popolare di Donetsk
http://www.civg.it/index.php?option=com_content&view=article&id=458:donetsk-intervista-a-zakharchenko-e-kononov-primo-ministro-e-ministro-della-difesa-della-repubblica-popolare-di-donetsk&catid=2:non-categorizzato
- Solidarietà verso il Donbass
http://www.civg.it/index.php?option=com_content&view=article&id=459:solidarieta-verso-il-donbass&catid=2:non-categorizzato
- La confessione di due soldati dell’esercito ucraino
http://www.civg.it/index.php?option=com_content&view=article&id=466:la-confessione-di-due-soldati-dell-esercito-ucraino&catid=2:non-categorizzato
- Contributi per capire la situazione del Donbass
http://www.civg.it/index.php?option=com_content&view=article&id=462:contributi-per-capire-la-situazione-del-donbass&catid=2:non-categorizzato
- La lettera di una madre: "Chi ha dato l'ordine di uccidere le mie bambine
http://www.civg.it/index.php?option=com_content&view=article&id=460:la-lettera-di-una-madre-chi-ha-dato-l-ordine-di-uccidere-le-mie-bambine&catid=2:non-categorizzato
- Nasce a Lugansk il battaglione dei russini


--- UCRAINA Notizie – Agosto 2014 – L’Ucraina che resiste (a cura di Enrico Vigna)

- Ucraina: “E’ una guerra civile non un operazione anti terrorismo!” Poroshenko mente sulla guerra nella parte orientale del paese. Una coraggiosa denuncia della deputata Viktoria Shilova contro la guerra.
http://www.civg.it/index.php?option=com_content&view=article&id=463:ucraina-e-una-guerra-civile-non-un-operazione-anti-terrorismo-poroshenko-mente-sulla-guerra-nella-parte-orientale-del-paese-una-coraggiosa-denuncia-della-deputata-viktoria-shilova-contro-la-guerra&catid=2:non-categorizzato
- Nei negozi di Kiev è apparso il pane per i poveri
http://www.civg.it/index.php?option=com_content&view=article&id=464:nei-negozi-di-kiev-e-apparso-il-pane-per-i-poveri&catid=2:non-categorizzato
- Kiev, commissione parlamentare scagiona i “Berkut”: non spararono contro i dimostranti pro-Europa a Maidan
http://www.civg.it/index.php?option=com_content&view=article&id=465:kiev-commissione-parlamentare-scagiona-i-berkut-non-spararono-contro-i-dimostranti-pro-europa-a-maidan&catid=2:non-categorizzato


--- ANDREJ STENIN

Giulietto Chiesa: “I giornalisti italiani non si sono accorti della scomparsa di Stenin” (Marina Tantushyan, 19 agosto 2014)
http://italian.ruvr.ru/2014_08_19/I-giornalisti-italiani-non-hanno-notato-la-scomparsa-del-fotoreporter-russo-8531/

Andrey Stenin, un flash dentro la guerra (Redazione Contropiano, 05 Settembre 2014)


Guarda le foto scattate da Andrey Stenin. Parte 2


=== 1: DICHIARAZIONI ===


Putin, sugli interventi degli Stati Uniti in Libia e Iraq

30 agosto 2014 – Intervenendo a un congresso di giovani sul lago Seliger, a nord di Mosca, il presidente russo Vladimir Putin – il cui confronto verbale con gli Stati Uniti e l’Occidente sta prendendo torni sempre più polemici dopo l’inizio della guerra in Ucraina – ha detto tra le altre cose:
«Tutto quello che gli Stati Uniti toccano diventa Libia o Iraq»

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L’idea di Yatseniuk: una muraglia tra Ucraina e Russia – Fabrizio Poggi 

su Il Manifesto del 4.9.14 

La risposta ucraina al piano di Putin per uno stabile cessate il fuoco nel sudest del paese è l’avvio del progetto «Muraglia». La dichiarazione è stata fatta dal premier Yatsenjuk, che ha specificato trattarsi di «una vera frontiera di Stato tra Ucraina e Federazione Russa». Non è una completa novità; l’idea era stata già presa in considerazione dall’oligarca Kolomojskij, con tanto di filo spinato e alta tensione, a conferma che le croci uncinate sulle bluse di Pravyj sektor, da lui finanziato, non sono solo decorative. Se Yatsenjuk non ha specificato i dettagli della costruzione, il progetto lanciato dal magnate-governatore della regione di Dnepropetrovsk prevedeva una barriera fortificata di acciaio e filo spinato aa alta tensione, lungo i 1.920 km di frontiera terrestre con la Russia, nelle regioni di Donetsk, Kharkov e Lugansk. Lo spazio tra muraglia e fossato doveva essere disseminato di mine antiuomo. Per finire, dislocati lungo questo vallo «rommeliano», soldati, guardie di frontiera e guardia nazionale. La spesa, sui 100 milioni di euro, si sottolineava, sarebbe stata finanziata con fondi di beneficenza! 

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http://notizie.it.msn.com/topnews/ucrainaprodi-non-e-ne-russa-ne-europea-1

Ucraina: Prodi, non e' ne' russa ne' europea. 'O ci convinciamo che e' un ponte, o va a finire male'

TRENTO, 5 SET - "L'Ucraina non puo' essere ne' russa ne' europea. O ci convinciamo che e' un ponte o va a finire male". Lo afferma Romano Prodi, che riceve oggi a Trento, in Provincia, il premio 'Alcide De Gasperi: costruttori d'Europa'.
"Si fa di tutto - ha proseguito Prodi - per dividere il Paese e destabilizzarlo. Qui non si pone un problema di allargamento dell'Unione Europea, serve un aiuto combinato e la costruzione di autonomie e decentramenti a garanzia delle minoranze. Mi faceva impazzire che in tutta la prima fase del tavolo sull'Ucraina ci fossero USA e Russia, quando gli USA non avevano nulla a che fare".
"Se ci facciamo la guerra per l'Ucraina - ha concluso - e' veramente assurdo. L'ultimo atto del mio governo fu votare contro la proposta di Bush per mettere l'Ucraina nella NATO. Non ci deve entrare. Perche' non si mettono le dita negli occhi a nessuno. Per risolvere la questione, basterebbero 15 miliardi di euro messi sul tavolo a salvaguardia futura dell'Ucraina, cinque ciascuno da Stati Uniti, Unione Europea e Russia. L'Austria non e' nella NATO e nessuno pensa che sia a rischio di invasione". (ANSA).

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Fonte: pagina facebook "Con l'Ucraina antifascista", 6 settembre 2014

In seguito alla firma del cessate il fuoco, avvenuta a Minsk, il presidente bielorusso Lukashenko ha rilasciato un'intervista al canale "Rossija 1" in cui ha dichiarato che la "destabilizzazione dell'Ucraina su ordine degli Stati Uniti è una minaccia per la Russia e per la Bielorussia", "questo è lo zio Sam che da oltre oceano ci spinge costantemente al macello". "I nordamericani - ha affermato - vogliono che ci uccidiamo con le nostre stesse mani".
Lukashenko ha osservato che questo progetto USA abbia trovato terreno fertile grazie a dei collaborazionisti a Kiev, ma anche nei paesi europei e ha citato oltre alla Ashton, anche Angela Merkel e il presidente francese Hollande.
Attraverso dei leader occidentali che "agiscono da agenti degli USA", è chiaro il motivo per cui questi non abbiano partecipati agli ultimi incontri sulla situazione ucraina.
Infine, Lukashenko ha sottolineato il ruolo di Putin, senza il quale non ci sarebbero stati né il gruppo di contatto, né la firma del protocollo, e ha parlato delle misure prese dalle autorità di Minsk per i tremila rifugiati ucraini che soggiornano in Bielorussia.


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in English: Press Conference - Formation of a state - 24 Aug 2014

auf Deutsch: Protokoll der Pressekonferenz der Behörden von Neu-Russland
http://www.vineyardsaker.fr/wp-content/uploads/2014/08/20140824-press-conference-formation-of-as-state.de.txt

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Conferenza stampa dell'esercito delle repubbliche del Donbass – Tradotto in italiano da Pandora TV



Da the wineyard of the saker proponiamo il testo dell’intervista del Primo Ministro e del Ministro della Difesa resa in conferenza stampa congiunta il 26 agosto. Si tratta di un testo di enorme valore, non solo contingente ma anche programmatico ed ideologico. Da leggere.

Aleksandr V. Zakharchenko, Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Popolare di Donetsk] Come tutti sapete, una settimana fa abbiamo annunciato il nostro piano di attacco. L’abbiamo iniziato ieri. Fino a ieri ci siamo preparati per l’attacco, esaminando i trofei militari, armando gli equipaggi, e testando la comunicazione tra le diverse formazioni militari. Ora posso orgogliosamente annunciare che abbiamo formato 2 battaglioni di carri armati, 2 complete brigate di artiglieria, 2 divisioni Grad, 1 battaglione di fanteria meccanizzata, 3 brigate di fanteria e una speciale brigata aerotrasportata d’assalto. Tutte queste unità hanno ora ricevuto le sigle dell’esercito. Il sistema di comunicazione è stato regolarizzato e sono stati formati 2 ospedali da campo e 1 brigata di manutenzione. Abbiamo iniziato a testare tutte queste unità in battaglia. Ieri abbiamo iniziato un attacco contro il gruppo nemico ad Amvrosievka. Secondo i nostri dati, nel corso dell’offensiva, il nemico ha perso circa 45 unità di equipaggiamento militare, abbiamo catturato 14 unità di attrezzature militari, e circa 1.200 persone sono state uccise o ferite. Ci sono due sacche di resistenza in questo momento, ad Amvrosievka e a Starobeshevskaja. Abbiamo iniziato ad avanzare alle 4 del mattino su Elenovka, dove sono ancora in corso combattimenti. Due terzi di Elenovka sono sotto il nostro controllo. Speriamo di ripulire queste zone prima della notte. Tuttavia, l’offensiva non si concluderà con questo. Continueremo finché non libereremo tutte le aree popolate della Repubblica Popolare di Donetsk. L’esercito è pronto e abbiamo il sostegno del popolo. Ci saranno sempre più prigionieri. Ora, per quanto riguarda la parata. Ho volutamente messo i trofei militari in mostra in Piazza Lenin. Tutto ciò che verrà a noi da Kiev, finirà nella stessa condizione, prima o poi. Più ne verrà, più sarà facile per noi ripristinare la nostra economia. Come forse sapete, la metallurgia è una delle nostri principali industrie. Vorrei ringraziare il Ministro della Difesa per la stretta cooperazione, la sua comprensione delle sfide che il governo deve affrontare, per la sua capacità illimitata di lavorare e per il suo coraggio personale.


Vladimir Kononov, [ministro della Difesa della Repubblica Popolare di Donetsk] Cari giornalisti, pubblico televisivo, vorrei farvi un appello. L’esercito aggressivo ucraino di occupazione è venuto sul nostro suolo. Hanno portato una ideologia nazionalista che non ha alcun rispetto per la vita umana. Il loro unico interesse è per il nostro territorio e per le risorse. Lanciano i loro vili attacchi a complessi civili residenziali con nonne, donne e bambini. Proprio ieri hanno sparato su un quartiere residenziale e hanno ucciso una bambina di 9 anni. Non c’era presenza della milizia sul posto. Usano le tattiche subdole dei gruppi mobili di mortai che arrivano in un posto, vi sparano per 10-20 minuti, e se ne vanno in fretta. Abbiamo già tutti i dati sui movimenti di questi gruppi di mortai. Saranno neutralizzati presto. Ora, per quanto riguarda le forze armate. Questa è una forza uniforme con un principio di autorità indivisa che impedisce la disobbedienza e il disordine, contrariamente a coloro che chiamano l’esercito della Repubblica Popolare di Donetsk “makhnovista”, ecc. È una bugia diffusa dalla giunta di Kiev, nonché da coloro che hanno scatenato carri armati, lanciarazzi Grad e artiglieria contro il proprio popolo.

Ora potete porre le vostre domande.

La milizia fa fuoco sulle case?

Mi permetta di correggere subito. Eravamo la milizia 10 giorni fa. Oggi, siamo le forze armate della Repubblica Popolare di Donetsk. Le forze armate della Repubblica Popolare di Donetsk non cercano in alcun modo di colpire quartieri residenziali e case. Non lo facciamo e non lo faremo mai. Questa è la nostra nazione, la nostra terra e la nostra patria. Questa è una guerra sul nostro territorio, che vogliamo preservare. Non siamo animali. Non stiamo combattendo a Kiev, stiamo combattendo a casa nostra.

Canale 1, Mosca. Come caratterizzerebbe la risposta delle forze armate ucraine alla vostra offensiva? Ne erano a conoscenza? Sono confuse, resistono oppure si ritirano?

Molto probabilmente sapevano del nostro contrattacco, non ne abbiamo fatto un segreto. Non conoscevano il tempo e il luogo dell’attacco. Ci sono ufficiali regolari dell’esercito che, purtroppo, a un certo punto si sono laureati presso le scuole militari e le accademie sovietiche. Si stavano preparando per diverse opzioni, e ne hanno indovinato alcune. Il combattimento è stato pesante, perché le unità regolari combattono bene. L’esercito regolare combatte davvero, viene sconfitto, ma non si arrende mai. Quelli che si ritirano sono i battaglioni Shakhtersk, Ajdar ecc. Di solito sono facili da attaccare, perché si ritirano al primo colpo e non si impegnano in uno scontro a fuoco diretto. Di solito si ritirano e chiamano le unità regolari, e poi cominciano ad attaccare insieme. Ancora una volta, la lotta è molto pesante. Si può sentire la superiorità del nemico dalla loro quantità di attrezzature. Per darvi un’idea dell’intensità dei combattimenti: attraversiamo circa 40 km in una giornata.

La sfilata dei prigionieri di guerra che abbiamo visto questo pomeriggio, non è contro tutte le convenzioni umanitarie e gli appelli alla dignità?

Come avvocato, posso dire che non abbiamo fatto nulla contro il diritto internazionale. I prigionieri non sono stati spogliati o affamati. Mostratemi un diritto internazionale unico, che proibisce di far sfilare i prigionieri. Non abbiamo fatto niente di illegale.

Qual era lo scopo di questa sfilata? Stavate cercando di inviare un messaggio a Kiev? Perché avete preso la decisione di far sfilare i prigionieri di guerra?

Kiev ha affermato che avrebbero marciato in corteo a Donetsk il 24. Così è stato. Poroshenko non ha mentito: erano proprio qui, insieme ai loro equipaggiamenti militari.

Questa settimana Lugansk ha ricevuto aiuti umanitari dalla Russia. Siete in attesa di un aiuto simile, e quando pensate che ci si possa aspettare che arrivi?

Ce lo aspettavamo ieri, anche prima di Lugansk. La popolazione della nostra città è più grande di Lugansk, quindi era logico inviare a noi gli aiuti in primo luogo. Ma la situazione a Lugansk è molto più difficile, così sono stati inviato prima lì. Mi auguro che riceveremo i nostri aiuti al più presto.

Ci sono delle trattative per i termini di consegna?

Sì, i negoziati sono stati condotti nello stesso giorno come Lugansk, ma, purtroppo, non abbiamo avuto aiuti.

Lugansk condividerà con voi gli aiuti ricevuti?

Come manager pratici, lo vorremmo. Tuttavia, da un punto di vista umanitario si capisce che la situazione è più difficile lì. Dobbiamo contare sulle nostre risorse per ora. Speriamo che gli aiuti arrivino presto.

Ci sono paralleli storici con il luglio 1944 e la sfilata dei nazisti. È accaduto per caso o è stato fatto apposta?

Onestamente, abbiamo visto di recente una delle insegne della 2a brigata separata: è l’emblema completo della Divisione SS Galizia, un distintivo della 79a SS Galizia. Quando abbiamo visto i simboli completi di questa divisione… Molte famiglie russe hanno subito perdite durante la Seconda Guerra Mondiale. Uno degli antenati della mia famiglia ha combattuto contro la Divisione SS Galizia. Questo non è solo un parallelo, questo è generazionale: il mio bisnonno, e ora io, e la stessa divisione… Ecco perché è sorto il desiderio di ripetere il 1944, perché ci si renda conto che tutto è già accaduto prima, che si è ripetuto con lo stesso risultato. Ogni volta che arrivate in Russia con una spada, “di spada perirete”. Purtroppo, cari giornalisti, l’Occidente cerca di invaderci a intervalli regolari di 30-50 anni. Cioè, ogni 30-50 anni la civiltà occidentale cerca di imporci la propria opinione e il proprio modo di vita. La prima guerra mondiale, la Grande guerra patriottica, ancora prima la guerra di Crimea e così via fino alle profondità della storia. Come risultato, l’Occidente ottiene tradizionalmente la caduta di Berlino, di Parigi, ecc Sul Maidan hanno ripetuto ogni anno a Kiev – “Chi non salta moscovita è”. L’Occidente viene ogni 30-50 anni per ottenere ciò che merita. Ora nel 2014, sono un po’ in ritardo.

Che tipo di aiuto avete ora dalla Russia?

Individui e alcune organizzazioni ci inviano cibo, vestiti e medicine. Ramzan Kadyrov ha raccolto aiuti umanitari per un valore di 70 milioni di dollari, e ora sono in attesa a Rostov. Non era un programma statale, è del Presidente della Repubblica della Cecenia.

…. esperti di artiglieria da Samara?

Inviterò alcuni ufficiali della marina francese, che vogliono combattere con noi. Sono disposti a rilasciare un’intervista. Abbiamo l’Europa che combatte tra di noi. Gli ideali europei di uguaglianza, fraternità, e la rivoluzione francese, come nella Marsigliese, risuonano nell’animo dei patrioti della Francia. Questo significa che la loro nazione non è morta, dal momento che ha rappresentanti del genere che sono disposti ad andare in un luogo lontano a combattere per i propri ideali, per i quali un tempo hanno preso la Bastiglia. Sì, ci sono volontari: francesi, russi. È una cosa brutta? A me pare ottima.

Ci sono unità militari regolari russe che combattono al vostro fianco?

Se pensate che la Russia stia inviando le sue unità regolari qui, allora lasciate che vi dica una cosa. Se la Russia stesse inviando le sue truppe regolari, qui non staremmo parlando della battaglia di Elenovka. Staremmo parlando della battaglia di Kiev, o magari della cattura di Leopoli. Ora c’è una guerra sul nostro suolo per il nostro territorio. Abbiamo un afflusso di volontari provenienti da tutto il mondo. Naturalmente, l’aiuto russo sarebbe molto auspicabile, ma da un punto di vista politico è impossibile e irrealistico.

Grazie, tra l’altro, ai paesi europei. Voi non riconoscete questa guerra così come non avete riconosciuto la grande guerra patriottica, non è vero? Voi sostenete l’operazione anti-terrorismo contro terroristi e separatisti. Non avete sviluppato una Carta dei territori liberi, credo, in Svizzera? Un territorio ha il diritto di autodeterminazione e di separazione dopo un referendum. La Germania vive in base agli stessi principi. Ci sarà presto un referendum in Scozia. Cioè, chiamate democratici i vostri principi e li portate avanti (quasi) democraticamente. L’esempio della Cecoslovacchia è stata pacifica. La Jugoslavia, purtroppo, l’avete strappata in mille piccoli pezzi. Usando metodi militari, per giunta.

Da noi succede la stessa cosa. Cioè, se smettete di perseguire una politica di due pesi e due e sarete in grado di capire che qui vive della gente. Qual è la nostra colpa? La colpa di Donetsk, del Donbass, della nostra terra? Che abbiamo chiesto di vivere in modo indipendente? Che abbiamo voluto vivere nel modo che vogliamo? Parlare la nostra lingua? Fare amicizia con chi vogliamo? Non abbiamo voglia di andare in Europa. Abbiamo mentalità diverse, religioni diverse. Ma noi abbiamo una religione diversa. Vogliamo andare a Oriente. Abbiamo voluto vivere come vogliamo, ma non ce lo hanno permesso. Siamo stati chiamati terroristi e separatisti. Vi prego di notare, non abbiamo catturato alcuna amministrazione regionale, né abbiamo bruciato dipartimenti distrettuali. Questo è ciò che ha fatto il Maidan. Gli slogan: “No agli oligarchi”, “Uguaglianza e fraternità”, “libertà di religione e di lingua”, “Libertà di scelta”. Tutti questi slogan vengono dal Maidan. Noi vogliamo la stessa cosa. Allora perché siamo i cattivi? Cosa abbiamo fatto per meritare di essere bombardati da aerei? Colpiti da carri armati? E ci hanno sganciato sulla testa bombe al fosforo? Spiegatemi, che operazione anti-terrorismo è questa?! In tali operazioni sono coinvolte forze di polizia e servizi di intelligence, e non unità militari regolari, veicoli militari e velivoli.

Cari giornalisti, per favore correggetemi se sbaglio. Se siamo terroristi, devono combatterci la polizia e i servizi di sicurezza dell’Ucraina. Le brigate numero 30, 25, 95, 72, e 76 – l’intero esercito ucraino è presente sul nostro territorio. Tre mobilitazioni generali, la guardia nazionale, battaglioni territoriali, i battaglioni privati Aidar, Azov, Shakhtersk, Donbass, Dniepr-1, Dniepr-2, Dniepr-3, Kiev, e ora Kryvbas. Che cosa abbiamo fatto? Qual è la nostra colpa? Il fatto che abbiamo gas di argilla, per il quale si desidera cancellare l’intera Slavjansk dalla faccia della terra? O qualche altro interesse finanziario?

Siamo tutti discendenti di antenati gloriosi. Abbiamo tutti antenati dei quali siamo orgogliosi of. Solo tra gli antenati di noi due ci sono due eroi dell’Unione Sovietica. Siamo ancora in grado di tenere le armi nelle nostre mani. Abbiamo inghiottito con il latte delle nostre madri un orgoglio e un desiderio di vivere in un Donbass libero e felice. Diremo a chiunque viene a farci del male sul nostro territorio: ci batteremo con le unghie e con i denti per la nostra patria.

Kiev e l’Occidente hanno fatto un grosso errore a ridestarci. Noi siamo gente laboriosa. Mentre altri saltavano sul Maidan per 300 grivne, la nostra gente era giù in miniera, a estrarre il carbone, a fondere metallo e a seminare le colture. Nessuno di noi ha avuto il tempo di saltare, eravamo occupati a lavorare. Quando una persona che proprio ieri ha lavorato con un martello pneumatico o ha guidato una mietitrice, oggi sta dietro al volante di un carro armato o di un Grad, o ha raccolto una mitragliatrice, è stata oltrepassata la linea e non lo si può più fermare. Chi ha lasciato il suo lavoro sa che combatterà fino alla fine e fino al suo ultimo respiro. Potete dirlo agli altri: non ridestate la bestia. Non fatelo, e basta. Mentre ce n’è ancora la possibilità, lasciate che le madri salvino i loro figli. Per alcuni, forse questa sarà una notizia terribile: sotto Stepanovka, sotto Saur-Mogila, giacciono ancora diverse centinaia di soldati delle forze armate dell’esercito ucraino che sono dati per dispersi. Le famiglie ricevono lettere di “disperso in combattimento”. In realtà sono morti. Le autorità di Kiev lo fanno apposta.

Centinaia, migliaia di morti giacciono in più di una dozzina di tombe. Questo ve lo annuncio ufficialmente. Fate sapere a tutti che, se avete ricevuto una lettera di “disperso in combattimento”, allora molto probabilmente, vostro marito, fratello o figlio sono stati uccisi.

[Vladimir Kononov] Posso darvi un esempio dal combattimento dei battaglioni 72° e 25° contro di noi a Shakhtersk. Ho tutti i documenti dei soldati bruciati vicino ai macchinari distrutti. Abbiamo restituito i corpi all’esercito ucraino. Due settimane più tardi, abbiamo ricevuto informazioni che erano “dispersi in azione”. Perché si sono presi la briga di raccogliere quei corpi? È stato riferito che l’esercito ucraino dall’inizio del conflitto ha avuto 12.000 morti, 19.000 feriti e 5.000 dispersi. Non sono dispersi, sono stati uccisi e sepolti sotto il monte Karachun, a Krasnyj Liman… Hanno gettato corpi da un elicottero nei Laghi Blu vicino a Slavjansk, con pietre legate ai loro piedi.

[Aleksandr Zakharchenko] Vladimir Petrovich, cerchiamo di non eccitare la nostra stampa con dettagli raccapriccianti. Poroshenko ha detto che 120 persone sulle 1200 che hanno partecipato alla parata a Kiev andranno in Oriente. Ora voglio dire: io non voglio combattere. Non è stata una mia scelta, ma mi batterò fino alla fine per la mia terra, non importa chi siano, quando arrivino e quanto numerosi siano. Questa è una battaglia di annientamento. Purtroppo, gli slavi stanno lottando tra loro e distruggendo le loro persone migliori. Vogliamo rivolgerci a tutti i parenti e alle madri: non inviate qui i vostri figli. Lasciateci soli. Viviamo liberi e in pace.

Non siamo venuti da voi a Kiev, a Dnepropetrovsk, o a Zaporozh’e. Non abbiamo depredato i vostri villaggi, violentato le vostre donne, ucciso i vostri anziani e rubato le loro decorazioni militari. Ricordate le decorazioni per Stalingrado, per la cattura di Berlino, le medaglie della Stella d’Oro, gli Ordini di Gloria, gli Ordini della Bandiera Rossa, mescolati con gli orecchini delle donne?… Noi non lo facciamo. Noi vogliamo vivere sulla nostra terra nel modo in cui vogliamo. Non abbiamo bisogno di voi. Noi siamo diversi. L’Ucraina d’Oriente e d’Occidente è un conglomerato creato artificialmente. Tuttavia, non abbiamo iniziato noi questa guerra. Se qualcuno ha una coscienza politica, la volontà e il coraggio di un vero uomo, gli suggerisco solo di fermare questa operazione. Non è necessario riconoscere il nostro stato, limitatevi a lasciarci soli all’interno dei nostri confini delle repubbliche di Donetsk e di Lugansk, e ci saluteremo e ci diremo addio.

Una domanda del quotidiano francese Libération. Quando avrà luogo la conferenza stampa con i volontari internazionali francesi, che lei ha citato?

Arriveranno domani. Parli con Vladimir Petrovich domani. Lo contatti attraverso il suo addetto stampa.

Pensa che l’incontro con Poroshenko porterà eventuali soluzioni positive?

Vorrei fare un chiarimento. Nessuna federalizzazione può essere possibile oggi. C’è un tempo per ogni cosa. Abbiamo chiesto la federalizzazione 3 mesi fa, abbiamo chiesto un permesso di tenere un referendum. Quel tempo è passato, ora vogliamo vivere in modo indipendente. Le autorità ucraine stanno utilizzando metodi di polizia per sottometterci: ci arrestano, ci tagliano fuori, e conducono operazioni anti-terrorismo contro di noi. Ormai così tanto sangue è stato versato e così tante persone sono morte per la libertà. Come possiamo parlare di federalizzazione? Che cos’è la federalizzazione? Si tratta di una serie di procedure burocratiche che devono essere portate avanti. Ma noi vogliamo vivere in modo indipendente. Abbiamo una terra molto ricca. I discorsi a proposito dei sussidi sono una bugia perpetrata dai ladri per rubare denaro. Ogni presidente lo ha capito molto bene e vi ha sempre partecipato. Siamo una regione autosufficiente con la sua agricoltura, un’industria sviluppata, boschi, campi e mari. Abbiamo tutto, da una “Svizzera” al mare. Aree balneari, agricoltura, chimica e industria del carbone, ricchezza di minerali, depositi di gas, ecc. Nonostante gli stretti legami con il resto dell’Ucraina, possiamo e dobbiamo essere in grado di nutrirci. Se non lo capiscono con le buone, allora lo chiederemo loro con le cattive. Mi auguro che l’incontro tra Poroshenko e il presidente Vladimir Putin porterà a prendere in considerazione la nostra posizione.

Una domanda di diritto, in relazione alle persone che sono in carcere. Prego di specificare di che tipo di diritto sta parlando. Su quali basi queste persone sono state arrestate?

Abbiamo recentemente adottato un nuovo codice penale e creato corti marziali e tribunali. È di questo che sta parlando?

Questa non è una legge, questa è una disposizione che abbiamo discusso in sede di Consiglio dei ministri e poi sottoposto al Consiglio Supremo.

Il Consiglio Supremo ci ha dato via libera. Sta chiedendo delle persone che sono state arrestate prima di questo momento oppure dopo? Al momento i detenuti sono in gran parte soldati che hanno violato la disciplina militare e il giuramento di fedeltà. Una corte marziale dovrà fare i conti con loro. Ora, per quanto riguarda il resto. Dopo l’adozione di questa legge, tutti i detenuti civili sono stati trasferiti al Ministero degli Affari Interni e il Ministero della Sicurezza di Stato per le loro audizioni. In base alla sentenza, o saranno liberati, oppure sottoposti a pene amministrative sotto forma di servizi alla comunità, da 10 a 30 giorni. Il centro di detenzione di Donetsk è passato dalla nostra parte, quindi luoghi civili potranno essere utilizzati per le detenzioni. Per ulteriori chiarimenti è possibile informarsi presso la segreteria del Vice Primo Ministro o fare appello al procuratore generale.

Una domanda sulla pena di morte.

Sarò onesto, penso che la pena di morte sia la più alta forma di protezione sociale. Probabilmente vi ricorderete che il mio primo decreto è stato per combattere il banditismo. Sì, questo è un fenomeno diffuso, perché ogni sorta di elementi criminali penetra sotto l’apparenza di una rivoluzione. Dobbiamo lottare adesso contro questo fenomeno, così non dovremo andare a caccia di questi gruppi paramilitari in un momento successivo. Questo è il motivo che sta dietro a questa decisione. Dopo lunghe discussioni si è deciso di adottare la pena di morte. Voi tutti sapete perfettamente che l’abolizione della pena di mo

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Lido Valtermina - Traversetolo (PR) 
Sabato 6 settembre 2014 – alle ore 21.30

DRUG GOJKO

Spettacolo teatrale
di e con 
PIETRO BENEDETTI
Tratto dai racconti di Nello Moroni
Partigiano combattente in Jugoslavia

Lo spettacolo si terrà nel palco centrale 
della III Festa Provinciale dell'ANPI di Parma 
al Lido Valtermina di Traversetolo (PR)
sabato 6 settembre 
alle ore 21,30

Nel pomeriggio la festa inizierà alle 17,30 
al palazzetto dello sport dove 
CARLA NESPOLO dialogherà con VANIA BAGNI su "Donne nelle istituzioni e femminismo" 
coordinerà Giulia Salomoni 

A seguire sempre al palazzetto dello sport 
MASSIMO STORCHI interverrà su 
"Storia e Memoria della Resistenza: 
nuove interpretazioni e revisioni" 
coordinerà Brunella Manotti

evento Facebook: https://www.facebook.com/events/684541678320436/

altre info sullo spettacolo: https://www.cnj.it/CULTURA/druggojko.htm



(english / italiano)

INIZIATIVE UCRAINA

1) Venezia 6/9: Alla Mostra del Cinema con l'Ucraina Antifascista
2) Napoli 7/9: Manifestazione contro la guerra in Ucraina
3) Bologna 10/9: Con l'Ucraina antifascista contro ogni imperialismo e fascismo
4) Roma 11/9: NO PASARAN ! Con l'Ucraina antifascista 
5) Pisa 12/9: Ucraina 2014. È in pericolo la pace nel mondo? 
6) BREVI: Dalla Svizzera italia / Da Euskadi / Progetto video / NO infiltrazioni fasciste nella campagna antifascista sull'Ucraina
7) "UKRAINE: BEHIND THE RED LINE" Exibition in NYC


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Lido di Venezia, 6 settembre 2014

Alla Mostra del Cinema con l'Ucraina Antifascista

Sabato 6 settembre
dalle ore 17.30 alle ore 20.00 
Lido di Venezia, Lungomare Marconi angolo via delle Quattro fontane

Sabato 6 settembre una delegazione di antifascisti ucraini 
manifesterà davanti al red carpet della mostra del cinema di Venezia

Invitiamo tutti gli antifascisti italiani a portare la loro solidarietà 

Appuntamento al Lido di Venezia il 6/9 alle 17.30 
all'angolo tra il lungomare Marconi e via delle Quattro fontane 

Con l'Ucraina antifascista
Contro ogni aggressione imperialista - Rompere l'Unione Europea

L'obiettivo degli USA e dell'Unione Europea è quello disintegrare le loro periferie in territori senza sovranità, divisi e contesi da gruppi armati con i quali possono negoziare o combattere, ma sempre in condizioni vantaggiose per le multinazionali e gli stati imperialisti.
Questa è la strategia di uscita dalla crisi delle oligarchie economiche al potere negli USA così come nella UE.

Il golpe fascista in Ucraina e il genocidio in atto delle minoranza russofone del Donbass fa parte della stessa strategia di destabilizzazione che abbiamo già visto all'opera in Iraq, in Libia, in Afghanistan, in Palestina.

La giunta golpista di Kiev, in cui siedono, per la prima volta in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale, quattro ministri che rivendicano orgogliosamente la propria matrice nazista, ha inviato nel Donbass l’esercito e le squadre paramilitari neonaziste di Settore destro per stroncare la resistenza popolare al nazismo con ogni mezzo: stragi, agguati, esecuzioni sommarie e nuovi campi di concentramento. 

Da quattro mesi vengono usati carri armati e lanciamissili per colpire i civili e le loro abitazioni, gli ospedali - anche pediatrici - gli orfanotrofi e le scuole. 
Il 2 giugno, un mese esatto dopo il massacro di Odessa, nei bombardamenti di Lugansk sono state usate le bombe a grappolo. L'8 giugno a Slavjansk sono state bombardate abitazioni civili, uccidendo una bambina di 6 anni. L'11 giugno a Semenovka, vicino a Slavjansk, sono state usate le bombe al fosforo, vietate dalla Convenzione di Ginevra. Il 19 giugno a Jampol', vicino a KrasnyjLiman, in 13 ore di bombardamenti sono stati scaricati quattro interi lanciamissili BM-21 "GRAD". 

I mezzi d’informazione italiani, aprioristicamente schierati dalla parte dei golpisti e nazisti oggi al potere a Kiev, per compiacere gli appetiti imperialisti degli Stati Uniti e della UE, si sono ben guardati dal mettere a conoscenza di tutto questo l'opinione pubblica.

SOSTENIAMO LA POPOLAZIONE DI DONBASS 
CON L’UCRAINA ANTIFASCISTA 
MORTE AL NAZISMO. LIBERTÀ AI POPOLI!
Organizza:
Comitato per il Donbass antinazista

Aderiscono: 
Rete dei Comunisti – Padova 
Partito dei Comunisti Italiani – Federazione di Venezia
Tuttinpiedi – Mestre
Collettivo Comunista Veneto Orientale
Areaglobale


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Napoli, domenica 07-09-2014 
alle ore 11 in via Toledo, vicino della stazione Toledo, Napoli

Manifestazione contro la guerra in Ucraina

Venite tutti a sostenerci! 

в Воскресенье 7 сентября в 11 часов митинг против братоубийственной войны в Укране. Приходите все! ул. Толедо (ул. Рома), у метро Толедо, Неаполь



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Bologna, 10 settembre 2014

alle ore 19.00 presso CSO TERZOPIANO via Irnerio 13 Bologna

CON L'UCRAINA ANTIFASCISTA contro ogni imperialismo e fascismo

sosteniamo la Carovana antifascista NO PASARAN che nelle prossime settimane partirà per i territori della Novarossija che stanno resistendo all'attacco nazista diretto da Kiev e sostenuto dagli imperialisti UE e USA costruiamo la solidarietà con la popolazione del Donbass e le milizie popolari che combattono contro il governo dei servi delle politiche UE, USA e NATO

interverrano: 
Andrea Martocchia - comitato ucraina antifascista bologna
Olga - comitato ucraina antifascista emilia-romagna

MER 10.09 CSO TERZOPIANO
irnerio/13

H. 19 aperitivo popolare

H. 21 incontro e dibattito



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Roma, Giovedi 11 Settembre 2014

alle ore 18,30 alla Casa del Popolo di Torpignattara (via B. Bordoni 50 - Roma) 

NO PASARAN !

CON L’UCRAINA ANTIFASCISTA – NO PASARAN

SOSTENIAMO LA CAROVANA DI SOLIDARIETA’ ANTIFASCISTA ORGANIZZATA DALLA BANDA BASSOTTI NEL DONBASS

Giovedi 11 Settembre alle ore 18,30 alla Casa del Popolo di Torpignattara (via B. Bordoni 50 – Roma), presentazione della Campagna antifascista della Banda Bassotti nel Donbass e Cena Sociale a sottoscrizione

Intervengono:
– il compagno Giovanni Russo Spena (CPN PRC);

– la giornalista Marinella Correggia (Rete No War).

PRENOTAZIONE ALLA CENA MILITANTE DI SOSTEGNO ALLA CAROVANA  AL 3492725483

per tutti quelli che non potranno partecipare  rimane comunque la possibilità di passare al circolo a sottoscrivere a favore della carovana

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Il Governo reazionario di Kiev, col sostegno della Nato, ha scatenato una feroce guerra contro la legittima resistenza di una parte consistente della popolazione del Paese. Non si tratta dei “filo russi”: è la popolazione ucraina che si è costituita in organizzazioni democratiche e popolari ed ha deciso di difendere con le armi il proprio territorio e le conquiste sociali raggiunte.

Il Partito della Rifondazione Comunista sostiene questi obiettivi della Resistenza ucraina ed allo stesso tempo condivide la campagna della Carovana Antifascista lanciata in Italia dalla Banda Bassotti, finalizzata a portare la simpatia e l’appoggio di una parte attiva del Popolo italiano ed a diffondere la voce di queste popolazioni al resto del mondo, così contrastando la vergognosa campagna mediatica del potere che la presenta al servizio di Putin.

La leadership UE si è accodata a quella USA nel tentativo di affermare il proprio potere e dominio mondiale, incurante delle conseguenze economiche, di sicurezza e di messa in discussione della Pace tra i popoli coinvolti. Si è condiviso il Colpo di stato che ha spodestato un Governo legittimo, aizzando una Piazza dominata da una strana alleanza tra oligarchi, delinquenti e forti organizzazioni nazi-fasciste; si è poi assecondata una repressione interna che ha preso di mira le cittadine ed i cittadini ebrei e di origine russa, le organizzazioni popolari, le sedi sindacali e le sezioni territoriali delle e dei comunisti. E’ stata occupata la radiotelevisione pubblica, espellendo i giornalisti scomodi. In ultimo si è data copertura alla buffonata delle sanzioni alla Russia, che dopo le contromisure di Mosca rischiano di dare il colpo di grazia all’esausta economia dell’Unione Europea..

Giovedi 11 Settembre la Federazione di Roma del PRC organizza, presso la Casa del Popolo di Torpignattara, via Bordoni 50, una serata nella quale sarà presentato il progetto della Carovana antifascista della Banda Bassotti.

Interverranno il compagno Giovanni Russo Spena e la giornalista Marinella Correggia.

Seguirà CENA SOCIALE A SOTTOSCRIZIONE di sostegno alla Carovana.

Invitiamo tutte e tutti gli iscritti, le-i simpatizzanti, le amiche e gli amici del Partito, le associazioni, le cittadine ed i cittadini a partecipare ed a creare ulteriori iniziative di solidarietà con il Popolo ucraino antifascista in lotta.

NO PASARAN



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Pisa, Venerdì 12 settembre 2014
presso il Circolo Agorà, Via Bovio 48


Ore 17,30 incontro sul tema

Ucraina 2014: seconda guerra nel cuore d’Europa. 
È in pericolo la pace nel mondo? 

Dopo la distruzione dell’ex Jugoslavia nella seconda metà degli anni ’90 del secolo scorso, un altro Stato sovrano è sotto attacco delle stesse forze disgregatrici. 

In 4 mesi oltre 2.600 morti, a causa dell’aggressione dell’esercito ucraino contro le città del Donbas, regione al confine con la Russia. Il governo golpista dell’oligarca Poroshenko soffia sul fuoco della guerra, utilizzando in battaglia milizie naziste, che fanno strage di civili nelle città dell’Est ucraino.

Quale ruolo giocano Unione Europea e Stati Uniti in questo conflitto? Quale invece la Russia?

Quali interessi difendono le Repubbliche Popolari del Donbas che chiedono l’autonomia da Kiev?

Per capire che succede in Ucraina e rispondere a queste domande abbiamo invitato all’incontro

Manlio Dinucci
saggista - giornalista de Il Manifesto

Marco Santopadre
giornalista di Contropiano OnLine – Rete dei Comunisti.

Alcuni cittadine ucraine, testimoni del conflitto in corso nel loro paese.

Ore 20.30 - cena sociale a sostegno della Carovana Antifascista Banda Bassotti, che il 27 settembre raggiungerà la regione del Donbas ucraino.

Ore 22 concerto degli AEROFLOT 

Costo della cena: 15 euro. 
Per la cena è indispensabile la prenotazione: 050500442 – 338.4014989 – agorapi@... 

Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/870685679615868/
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¡No pasarán! – Sostegno del PC della Svizzera Italiana alla Carovana Antifascista nel Donbass

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Euskadi se solidariza con el pueblo del este de Ucrania (05/09/2014)


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Fonte: profilo facebook "Ilio Barontini", 2/9/2014

Preghiamo tutti i lettori di dare la massima diffusione a questo annuncio (anche stampando ed inoltrando i volantini o postando sulle reti sociali):
Siamo dei volontari italiani che desiderano sensibilizzare l’opinione pubblica sul conflitto nel sud-est Ucraina. GIREREMO UN VIDEO PER LA PACE NEL DONBASS E CERCHIAMO: 1)UNA VOLONTARIA UCRAINA O RUSSA DISPONIBILE AD APPARIRE NEL VIDEO 2)DIARI, LETTERE, RACCONTI CON STORIE DI VITA, VIDEO E FOTOGRAFIE. Presentate la candidatura o inviate il materiale a: voltideldonbass@...
Мы, итальянские волонтеры, желающие привлечь внимание общественности к конфликту на юго-востоке Украины. СНИМЕМ ВИДЕО НА ТЕМУ МИРА НА ДОНБАССЕ И ИЩЕМ: 1)ВОЛОНТЕРКУ ДЛЯ СЪЕМОК В ВИДЕО, УКРАИНКУ ИЛИ РУССКУЮ 2)ДНЕВНИКИ, ПИСЬМА, РАССКАЗЫ И ИСТОРИИ О ЖИЗНИ, ВИДЕО-МАТЕРИАЛЫ И ФОТОГРАФИИ от свидетелей событий на Донбассе. Просим вас представить кандидатуру в качестве волонтерки для съемок в видео или выслать ваш материал по следующему адресу: voltideldonbass@...

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Napoli: tentativi fascisti di inquinare la solidarietà con il Donbass (Contropiano Napoli, 04 Settembre 2014)


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Antifascisti di serie A e antifascisti di serie B (Archivio Azione Antifascista Internazionale, 2 settembre 2014)

http://stachanovblog.blogspot.it/2014/09/antifascisti-di-serie-e-antifascisti-di.html

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Ukraine photo exhibit: Suffering and resistance in the Donbass

By Heather Cottin on August 31, 2014


Huntington, N.Y. — “Ukraine: Behind the Red Line,” a photographic display of the war in Ukraine, documents the devastation of the lives of the people in the Donbass region as well as the organized resistance in Donbass to the junta regime in Kiev.

Armed men and women who make up the people’s militias supported by the people of East Ukraine are shown standing in defense of the residents of the cities and villages under siege by the U.S.-sponsored coup regime. The images provide graphic testimony to the suffering of people of the region who are living and dying under the bombs and military attacks of the neo-Nazi Kiev government.

The photos, taken by photojournalists in Russia and Ukraine, were prepared by Rossiya Segodnya, a multimedia international information agency and displayed here Aug. 22 at the Huntington Community Arts Center. The International Action Center and the United National Antiwar Coalition presented the exhibition.

The exhibit was a focus of intense discussion, The Community Arts Center has a long history of showing groundbreaking films and conducting discussions of critical political and social issues. Audiences are thoughtful and serious, and often consist of support movements for social justice.

One older woman stood near a photo of a mother in Donetsk saying goodbye to her daughter who was leaving for safety in Crimea. Shaking her head, the viewer says: “She looks like my daughter! She looks like me!”

An elderly man whose grandparents came from Kiev said: “I thought they tossed the Nazis out 70 years ago! Why is the U.S. supporting this regime?”

People walked slowly by the photographs and compared the scenes of destruction and the anguished faces to similar scenes from Gaza. Many asked questions because they thought the corporate U.S. media were hiding something: the truth.

A woman from Yugoslavia said: “These NATO wars started in Yugoslavia! Look at that grandmother hiding in her cellar amidst the canned vegetables! This is criminal! So sad! The U.S. is ­responsible!”

“These pictures,” said a woman from Guyana, “are beautiful and terrible. People need to see them and to understand what is happening.”

The exhibit will be traveling to New York City; Albany, N.Y.; Philadelphia; Washington, D.C.; Tucson, Ariz.; and Los Angeles in the coming weeks. The New York meeting will be on Thursday, Sept. 4, at 6 p.m. at the Solidarity Center at 147 West 24th Street in Manhattan.


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‘Behind the Red Line’ highlights human suffering of U.S.-backed war

By Workers World staff on September 4, 2014

The following is an International Action Center news release of Sept. 4.

A dramatic exhibit of 40 photos by Russian and Ukrainian journalists showcasing the destruction and human suffering caused by the U.S.-backed war in eastern Ukraine’s Donbass region opens in New York City on Thursday, Sept. 4.

The touring exhibit, entitled “Ukraine: Behind the Red Line,” will be featured at a public event at Manhattan’s Solidarity Center on that date from 6 p.m. to 8 p.m. The Center is located at 147 W. 24th St., 2nd floor, between Sixth and Seventh avenues.

“As Washington and NATO continue to engage in provocative Cold War rhetoric, falsely blaming Russia for the civil war in Ukraine, this exhibit provides a timely antidote to the myths spread by major U.S. media,” said International Action Center activist Greg Butterfield.

“U.S. officials have portrayed the coup regime that came to power in Kiev, Ukraine, early this year as a beacon of democracy. These photos document a very different reality,” asserted Butterfield.

“War crimes are being committed daily by the Kiev government against its own citizens, with funding and political support from Washington,”

Butterfield charged. “People in the Donbass region and throughout Ukraine are resisting a far-right regime — which includes openly pro-Nazi elements — dedicated to austerity and NATO expansion to Russia’s border.”

“Before we are dragged into a dangerous confrontation with Russia, poor and working people in the U.S. need to understand what our taxes are really paying for in Ukraine,” concluded Sara Flounders, an IAC co-coordinator.

The exhibit was assembled by Rossiya Segodnya, a multimedia information agency. The tour is co-sponsored by the International Action Center and the United National Antiwar Coalition. After New York, the tour will move on to Albany, N.Y.; Philadelphia; Washington, D.C.; Tucson, Ariz.; and Los Angeles.





Auf Deutsch:
Die Hegemonie über Südosteuropa (Streit um Russland-Sanktionen und Vorwürfe gegen den BND)
28.08.2014 - BERLIN/BELGRAD (Eigener Bericht) - Streit um die Russland-Sanktionen und Vorwürfe gegen den Bundesnachrichtendienst (BND) überschatten die heutige "Westbalkan-Konferenz" in Berlin. Serbien, ein Teilnehmer der Konferenz, hat erklärt, sich den Sanktionen der EU nicht anschließen
zu wollen; seine Firmen sind daher nicht von den russischen Gegenmaßnahmen betroffen und springen nun als Ersatzlieferanten für Agrarprodukte ein, deren Einfuhr aus der EU Moskau gestoppt hat. Die Bundesregierung will das unterbinden. Sie hat ihrerseits nun einräumen müssen, dass der BND Albanien bereits seit Jahren systematisch
ausspioniert. Albanien, ebenfalls ein Teilnehmer der heutigen Veranstaltung, ist mit Deutschland in der NATO verbündet. Berlin hat die "Westbalkan-Konferenz" anberaumt, um seine in den 1990er Jahren erkämpfte Hegemonie über Südosteuropa gegen wachsende Einflüsse anderer Staaten abzusichern. Bei diesen handelt es sich um China, die Türkei und vor allem Russland…
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/58935

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http://www.german-foreign-policy.com/en/fulltext/58777

The Hegemony over Southeast Europe
 
2014/08/28

BERLIN/BELGRADE
 
(Own report) -The "Western Balkans Conference", opening in Berlin today, is overshadow by the dispute over sanctions against Russia and criticism of the Federal Intelligence Service (BND). Serbia, a participant in the conference, has declared, it will not join the EU's sanctions. Serbian enterprises are therefore not affected by Russian countermeasures and are even replacing agricultural products, whose importation from the EU has been banned by Moscow. The German government is attempting to prevent this. Berlin, in turn, has been forced to admit that, for years, the BND had systematically spied on Albania. Albania, Germany's NATO ally, will also attend the conference. Berlin has initiated the "Western Balkans Conference" to shore up the hegemony over Southeast Europe, which it had acquired in the 1990s against the growing influence of China, Turkey and, particularly, Russia.
Western Balkans Conference
The German government has invited the heads of states and governments of eight Southeast European nations, as well as their ministers of foreign affairs and economy, to attend the "Western Balkans Conference," which begins today in the German capital. Representatives of Slovenia and Croatia - EU members since 2004 and 2013 - as well as Albania, Bosnia-Herzegovina, Macedonia, Montenegro and Serbia are attending. Leading politicians of Kosovo, which had seceded from Serbia in 2008 - in violation of international law -, will also attend. The Chancellor and ministers of foreign affairs and of economy will represent Germany. In this context, the German Ministry for the Economy is also organizing a "Western Balkans Business Meeting," in cooperation with leading German business associations - including the Committee on Eastern European Economic Relations, the East and Central Europe Association (OMV) and the German Chambers of Industry and Commerce (DIHK). High-ranking business representatives are expected.[1]
Strategic Partners
Russia's ostentatious growing influence in Southeast Europe is one of the reasons why Germany is organizing the "Western Balkans Conference." In recent years, based on solid economic relations, Moscow has succeeded in expanding its relations with Belgrade, its traditional ally. Russia is Serbia's third largest trading partner, following Italy and Germany and a major investor. On May 24, 2013, Moscow and Belgrade concluded a "strategic partnership", with Russia pledging multibillion-dollar investments and loans. On November 13, 2013, the two countries also signed a military agreement for 15 years, which will include Serbian officers being trained in Russia, a closer cooperation of the armed forces and general staffs, as well as joint maneuvers. Cooperation in the framework of UN mandated interventions and the intensification of arms cooperation are also planned.
Shoring up Hegemony
Reacting to this development in Southeast Europe and to the growing influence of other countries - particularly China and Turkey - Berlin has taken the initiative to try to reinvigorate ties with the non-EU member countries of the region - of course, without promising rapid EU membership. At present, the German government does not feel that their becoming members would tangibly enhance Berlin's power. Chancellor Angela Merkel had already taken part in the July 15 "Western Balkans Summit" in Dubrovnik, Croatia. The Southeast European countries that participated at that summit will return to today's conference in Berlin. Today's "Western Balkans Conference," which Merkel had promoted during the summit, is slated to further reinforce the ties. A successor conference, in Austria, is already planned, which is why Austrian government officials are awaited in the German capital. Numerous German companies are transacting their Southeast European businesses via Austria. France is supposed to be won over to support the third "Western Balkans Conference." Ministerial officials in Paris should, therefore, also participate in today's event. However, it remains uncertain, whether the French government will, in fact, support the project. Since the 1990s, Germany, for the most part, had successfully imposed its hegemony over Southeast Europe, squeezing France out in the process. (german-foreign-policy.com reported.[2]) Since then, Paris has no longer shown great interest in activities in the region.
Sanctions Refused
In the controversy over the current sanctions imposed on Russia, the spotlight falls on the importance of Berlin's efforts to shore up German hegemony over Southeast Europe in competition with a reinforced Moscow. Belgrade has made it clear that it will not participate in the sanctions. It is, therefore, not affected by Moscow's countermeasures. Since Moscow banned imports of agricultural products from the EU, Serbian agricultural enterprises have significantly expanded their exports to Russia. In the course of the current year, Belgrade intends to increase the volume of its agricultural exports from US $172 million to approx. $300 million.[3] Serbia's military and arms cooperation with Russia remain undaunted. German media have recently carried reports of Serbian soldiers participating in a military contest in Moscow. That event was held in mid-August - right in the midst of escalating tensions between Russia and the EU.
The Consequences of Joining
Berlin and Brussels are exerting massive pressure to persuade Belgrade to join their sanctions. The EU is also calling on Serbia, at the least, not to subvention, in any way, those agricultural enterprises exporting to Russia. Serbia's Prime Minister Aleksandar Vucic has come to accept this demand. Last Friday, Serbia's Foreign Minister Ivica Dacic, personally reassured his German counterpart that Belgrade did not seek to exploit the situation "for the benefit of its companies or for business."[4] It is also regularly reminded in Berlin that, Serbia entered negotiations for EU membership, last January. The EU makes a common foreign policy a precondition for membership. Therefore, it is assumed that Belgrade will not be able to uphold its degree of sovereignty.
Packaging Location
On the other hand, the EU apparently has nothing against companies of EU member states seeking to evade the effects of the sanctions on Russia by relocating their sites to Serbia. Media have begun to report on enterprises beginning to have the final touches to their products applied in Serbia - in the hopes of circumventing Russia's ban on EU agricultural products. "There are an enormous number of companies in the EU, now searching for packaging facilities in Serbia," an Austrian businessman is quoted to have said.[5]
Spied On
The "Western Balkans Conference" will not only be overshadowed by German attempts to put an end to all Serbian prerogative towards Russia, but also by reports of hegemonic practices of the German BND intelligence service. According to these reports, the BND considers Albania to be a "key state" of its intelligence activities, carrying out operative "espionage." These activities are allegedly aimed at "organized crime."[6] Albania is Germany's NATO partner, as well as - since June 24 - an official candidate for EU membership. However, this has not prevented spying by the espionage agency of Germany, the hegemonic power.

[1] Wirtschaftskonferenz zum Westlichen Balkan. www.ost-ausschuss.de.
[2] See No Tandem.
[3] Serbien profitiert von Russlands Sanktionen. www.handelsblatt.com 22.08.2014.
[4] Serbischer Außenminister: Sanktionen gegen Russland zurücknehmen. www.moz.de 22.08.2014.
[5] Kotányi weicht nach Serbien aus. kurier.at 27.08.2014.
[6] Geheimdienst-Zielliste: BND überwacht seit Jahren weiteren NATO-Partner. www.spiegel.de 23.08.2014.



(italiano / more languages)

Angela Merkel benedice la guerra santa contro il Donbass

0) LINKS
1) CIA Intervention in Ukraine Has Been Taking Place for Decades (Jeff Kaye)
2) Anche la CIA lo dice: fu Kiev ad abbattere il Boeing Malese (Franco Fracassi)
3) Aiuti umanitari: Kiev grida all’invasione, reazione isterica di Ue e Usa (Marco Santopadre)
4) Comunicati ufficiali della Russia sulla consegna degli aiuti umanitari nelle regioni del sud-est dell'Ucraina
5) Kiev: Angela Merkel benedice la guerra santa contro il Donbass (Marco Santopadre)
6) Messaggio del PCU agli antifascisti italiani


=== 0: LINKS ===

URGENT ! DEMANDONS LA LIDERATION DE YOURI
Notre ami Youri Yortchenko, poète dramaturge franco-russe originaire d'Odessa s'est engagé dans le Donbass comme reporter de guerre, pour témoigner de la Vérité de cette guerre civile qui frappe au coeur de l'Europe la population du Donbass. Le 19 août, comme vous le savez, Youri a été arrêté …
https://www.facebook.com/events/500580903410833/

Ukraine War ~ Snezhnoye. Aftermath Ukraine Airstrike (Donetsk Republic) 15 July 2014

Новые силы для Новороссии / Il Fronte Patriottico "Mosca Rossa" continua ad inviare aiuto umanitario agli abitanti della Novorossia. 
Un video nel sito del Partito Comunista della Federazione Russa (18/ago/2014)
http://kprf.ru/party-live/cknews/133856.html

CONFERENZA STAMPA DEL PRIMO MINISTRO DELLA RPD ALEXANDR ZAKHARCHENKO (19/8/2014)

Ucraina: infuriano i combattimenti, abbattuto un caccia di Kiev (Marco Santopadre, 21 Agosto 2014)

Dutch won't release contents of black box from Malaysia Airlines crash (August 21, 2014 – Kiev, Ucrania)
The investigation into the crash of Malaysian Airways MH 17 over Ukraine has reached a new hurdle, with Dutch officials refusing the release the full content of the plane's black box. teleSur / Le autorità olandesi si rifiutano di rendere noto il contenuto integrale delle scatole nere del volo ‪MH17‬

Viel Geld, viel Nutzen ("Marshall-Plan" für die Ukraine?)
22.08.2014 KIEW/BERLIN (Eigener Bericht) - Vor dem Besuch der deutschen Kanzlerin in Kiew am morgigen Samstag schlägt der ukrainische Außenminister für sein Land einen "Marshall-Plan" unter deutscher Führung vor. Die Ukraine benötige "Hilfe in politischen, wirtschaftlichen und gesellschaftlichen Bereichen", erklärt Pawlo Klimkin, ehemaliger ukrainischer Botschafter in Berlin; Deutschland könne maßgeblich dazu beitragen. Deutsche Wirtschaftskreise plädieren ebenfalls für einen "Marshall-Plan" für Kiew. Er werde "Deutschland viel Geld kosten, aber auch viel Nutzen bringen", urteilt der Vorsitzende des "Ost- und Mitteleuropa Vereins": "Von Lwiw bis Lugansk" erstrecke sich "einer der spannendsten Wachstumsmärkte direkt vor unserer Haustür". Der Vorstoß des ukrainischen Außenministers und die Reise der deutschen Kanzlerin erfolgen zu einem Zeitpunkt, zu dem die Regierung in Kiew - nicht fähig, den ostukrainischen Aufstand rasch niederzuschlagen - in gravierende ökonomische Schwierigkeiten gerät. Unter anderem ist zur Zeit völlig unklar, wie die Erdgasversorgung des Landes in der bevorstehenden kalten Jahreszeit angesichts des russischen Lieferstopp gesichert werden soll…
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/58930

War and social attacks spread throughout Ukraine (By Christoph Dreier / WSWS, 22 August 2014)
http://www.wsws.org/en/articles/2014/08/22/ukra-a22.html

Mosca non può più tollerare le condizioni della popolazione dell'Ucraina sud-orientale (22 agosto 2014)
http://italian.ruvr.ru/2014_08_22/Mosca-non-puo-piu-tollerare-le-condizioni-della-popolazione-dellUcraina-sud-orientale-3496/

Aiuti umanitari, Mosca sfida Kiev e manda i camion a Lugansk (Marco Santopadre, 22 Agosto 2014)
ЛНР. Срочно! Прорыв колонны гуманитарной помощи. 22.08.2014

Non è tollerabile la complicità con il genocidio in corso a Donetsk e Lugansk
Comunicato stampa del Partito dei Comunisti Italiani del Veneto (22 agosto 2014)
http://www.marx21.it/internazionale/area-ex-urss/24422-non-e-tollerabile-la-complicita-con-il-genocidio-in-corso-a-donetsk-e-lugansk.html

Il convoglio umanitario e la nascita del soft power russo (di Ilio Barontini, 23/8/2014)

Kiev: ucciso volontario Usa arruolato con i fascisti (Marco Santopadre, 24 Agosto 2014)

'Crisi ucraina colpa dell'Occidente, non di Putin': Così Foreign Affairs (di Maria Grazia Bruzzone – 24 agosto 2014)

Anti-govt forces ‘circle 1000s of Kiev troops, capture 2 tank battalions’ in E.Ukraine (RT – August 24, 2014)

Ukrainian Rebels Parade Prisoners of War Through Streets of Donetsk (Reuters, Aug. 24 2014)

L'OSCE valuta come “catastrofe umanitaria” la situazione in Ucraina orientale (25/8/2014)
http://italian.ruvr.ru/news/2014_08_25/LOSCE-valuta-come-catastrofe-umanitaria-la-situazione-in-Ucraina-orientale-8963/


=== 1 ===

http://dissenter.firedoglake.com/2014/08/09/cia-intervention-in-ukraine-has-been-taking-place-for-decades/



“The most powerful form of lie is the omission…” — George Orwell

Of all the aspects of the current crisis over the NATO/Russia standoff in Ukraine, the determined intervention into Ukrainian political affairs by the United States has been the least reported, at least until recently. While new reports have appeared concerning CIA Director John Brennan’s mid-April trip to Kiev, and CIA/FBI sending “dozens” of advisers to the Ukrainian security services, very few reports mention that U.S. intervention in Ukraine affairs goes back to the end of World War II. It has hardly let up since then.

The fact of such intervention is not hard to find. Indeed, it’s hard to know where to start in documenting all this, there is so much out there if one is willing to look for it. But the mainstream U.S. press, and their blogger shadows, are ignoring this for the most part. Some exceptions at the larger alternative websites include Jeffrey St. Clair’s Counterpunch and Robert Perry’s Consortium News.

Even these latter outlets have almost nothing to say about the approximately 70 year history of U.S. intervention in Ukraine. The liberals and progressives avoid the subject because otherwise one would have to address the full reality of the intensive U.S. Cold War against the Soviet Union, and the covert and overt crimes and operations conducted by the U.S. against the USSR. Because the liberals share an anti-communist consensus, not far removed from Ronald Reagan’s view of the USSR as an “Evil Empire,” they have little to no interest in addressing the full history of the period.

But the current crisis in Ukraine, which pits a U.S.-backed coalition, which includes neo-Nazis, in Ukraine against Russian-speaking separatists in the eastern regions of the country, threatens to turn into a hot war between not just Ukraine and Russia, but between two nuclear-armed foes, NATO and Russia. Indeed, in the past six months, besides Brennan’s visit,  the U.S. Vice-President and the head of NATOhave all visited and consulted in Kiev with the current Ukrainian regime.

And now, the U.S. has announced it is sending military “advisers” to Ukraine, as the current government there prosecutes a major military operation against separatists in the East, which human rights groups say has included indiscriminate shelling, killing of civilians, torture, and kidnappings on both sides. The bulk of indiscriminate shelling, according to Human Rights Watch, has come from the U.S.-backed government forces. Amnesty International has documented that human rights violations and war crimes are committed by even a member of the Ukrainian parliament with total impunity.

Return of the Repressed: Recruiting Fascists as Anti-Soviet Allies

Back on March 28, The Nation and Foreign Policy in Focus published jointly an excellent article pulling up some of the relevant history, “Seven Decades of Nazi Collaboration: America’s Dirty Little Ukraine Secret.” The article does a good job showing how the right-wing, fascistic Svoboda Party in Ukraine has its roots in the Organization of Ukrainian Nationalists [OUN], which was one of a number of East Europe parties that allied at various points with the Nazis, and had their own racist, ethnic, nationalist doctrines.

After WWII, the U.S. made a pact with many of these leaders, ostensibly recruiting them as allies against the Soviets in the Cold War. Indeed, in the early years after World War II, the U.S. and the British hired Ukrainian nationalists, many of them associated with fascism, to parachute and conduct guerrilla war in Ukraine and the USSR. When doing so, they turned a blind eye to many of these leaders’ war crimes, including participation in the Holocaust. When these links were revealed years later, beginning in the 1980s, the CIA and State Department worked assiduously to deny these links to Congress and the press.

Almost all of these men were rounded up and shot. When the Soviets offered an amnesty to members of the Ukrainian Insurgents Army (UPA) in January 1950, 8,000 anti-Soviet guerrillas still fighting within Ukraine turned in their arms. The U.S./CIA operation to use Ukraine as a base for war against Russia and the bulk of the Soviet Union ran out of steam. (See Stephen Dorril’s MI6: Inside the Covert World of Her Majesty’s Secret Intelligence Service, The Free Press, 2000, pp. 242-243.)

It has taken many years, and the dedicated work of people like John Loftus, former Congresswoman Elizabeth Holtzman, Linda Hunt, Christopher Simpson, Tom Bower, and many, many others who fought governmental inertia and lies to get out the truth. Much of that truth still needs to get out, but slowly, surely, it is trying to find its way into the public’s consciousness, as this Daily Beast article on Operation Paperclip taken from Annie Jacobsen’s new book on the same subject demonstrates so well.

One important article, by Joe Conason in the Village Voice in 1986, examined the role OUN leader Mykola Lebed played for U.S. intelligence. I’m going to take up the controversy about the VV in the near future, looking at how the CIA continued to operate to protect its Ukrainian intelligence assets, even into the early years of the Clinton administration (and likely beyond). Such protection included lying to politiciansconsulting with those under investigation for war crimes how best to deal with the political fallout, and in general falsifying history to protect their covert anti-Soviet program.

Yet can the truth stand up to the daily drumbeat of lies and anti-Russian propaganda coming at a feverish pace out of the White House? The U.S. has stepped up its overt intervention in Ukraine, and it would do well for everyone to know as much as possible the lead-up to this moment, as the pending NATO/US/Russia confrontation could threaten the very world we live in, that we all live in. The U.S. is clearly ratcheting up the political and military pressure against both Russia and China, and more than even what is happening in the Middle East, it is this renewed aggressive stance towards those two countries that will dominate the news and our lives in the coming decade.

U.S. National Archives Documents U.S. Collaboration with Fascist Ukrainian Nationalists

In a remarkable book published by the United States National Archives a few years ago, historians Richard Breitman and Norman J.W. Goda have examined recent declassified documents and put together an initial history of Army and CIA collaboration with some of the most important Ukrainian fascist leaders after World War II. Hitler’s Shadow: Nazi War Criminals, U.S. Intelligence, and the Cold War (PDF) attempts to document “the Allied protection or use of Nazi war criminals; and documents about the postwar political activities of war criminals.”

Hitler’s Shadow was preceded by the 2005 publication, U.S. Intelligence and the Nazis, a Cambridge University Press book based on the earliest examination of new documents released as part of the 1998 Nazi War Crimes Disclosure Act. While the history of Ukrainian nationalism shows that nationalist movements were squeezed between the policies — and sometimes invasions — of foreign states, the book makes clear that today’s EuroMaidan heroes of yesteryear were in fact trained by the Gestapo and took part in the Holocaust.

Chapter Five of Hitler’s Shadow, “Collaborators: Allied Intelligence and the Organization of Ukrainian Nationalists,” examines recently declassified documents in regards to how US intelligence agencies recruited, paid, protected and used war criminals who collaborated with the Nazis. In particular, it looks at the careers Stepan Bandera and Mykola Lebed, two WWII “heroes” of the Ukrainian nationalist movement.

These Ukrainian fascists — Lebed turned “democratic” once in U.S. hands after the war — had their careers rehabilitated by former Ukrainian president Viktor Yushchenko. When Putin points to the pro-fascist tendencies and Nazis within Ukraine, he is referring at least to this kind of evidence.

However, Putin cannot really address the full history of the U.S. and CIA campaign because 1) the crimes of the Stalin government is not something the Russians like to talk about, and 2) the long history of U.S intervention in Ukraine is tied up with the decades-long Cold War against Soviet communism. Putin and his allies are antagonistic to Communism, and ambivalent, at best, about the Soviet period (even if many of them were in fact former Communists or Soviet officials themselves).

Like the dilemma of the U.S. liberals mentioned above, to fully embrace a history of U.S. Cold War intervention against the Soviet Union would mean assessing what the role of the Soviet Union was, and in this, Putin and his anti-Soviet allies within Russia (like the oligarchs in Ukraine and other former Soviet states), who got rich off the corpse of the USSR de-nationalization, are not interested in dredging up Cold War history. They all shared an animus against the Communists that matched that of the CIA.

Breitman and Goda describe how the CIA’s Ukrainian operation, codenamed “Aerodynamic,” worked (this is taken from a National Archives government document and the extensive quote is not subject to copyright restrictions):

AERODYNAMIC’s first phase involved infiltration into Ukraine and then ex-filtration of CIA-trained Ukrainian agents. By January 1950 the CIA’s arm for the collection of secret intelligence (Office of Special Operations, OSO) and its arm for covert operations (Office of Policy Coordination, OPC) participated. Operations in that year revealed “a well established and secure underground movement” in the Ukraine that was even “larger and more fully developed than previous reports had indicated.” Washington was especially pleased with the high level of UPA training in the Ukraine and its potential for further guerrilla actions, and with “the extraordinary news that… active resistance to the Soviet regime was spreading steadily eastward, out of the former Polish, Greek Catholic provinces.”97

The CIA decided to expand its operations for “the support, development, and exploitation of the Ukrainian underground movement for resistance and intelligence purposes.” “In view of the extent and activity of the resistance movement in the Ukraine,” said OPC Chief Frank Wisner, “we consider this to be a top priority project.”98 The CIA learned of UPA activities in various Ukrainian districts; the Soviet commitment of police troops to destroy the UPA; the UPA’s resonance with Ukrainians; and the UPA’s potential to expand to 100,000 fighters in wartime. The work was not without hazards. Individual members of teams from 1949 to 1953 were captured and killed. By 1954 Lebed’s group lost all contact with UHVR. By that time the Soviets subdued both the UHVR and UPA, and the CIA ended the aggressive phase of AERODYNAMIC.99

Beginning in 1953 AERODYNAMIC began to operate through a Ukrainian study group under Lebed’s leadership in New York under CIA auspices, which collected Ukrainian literature and history and produced Ukrainian nationalist newspapers, bulletins, radio programming, and books for distribution in the Ukraine. In 1956 this group was formally incorporated as the non-profit Prolog Research and Publishing Association [CIA cryptonym: QRPOOL]. It allowed the CIA to funnel funds as ostensible private donations without taxable footprints.100 To avoid nosey New York State authorities, the CIA turned Prolog into a for-profit enterprise called Prolog Research Corporation, which ostensibly received private contracts. Under Hrinioch, Prolog maintained a Munich office named the Ukrainische-Gesellschaft für Auslandsstudien, EV. Most publications were created here.101

…. Beginning in 1955, leaflets were dropped over the Ukraine by air and radio broadcasts titled Nova Ukraina were aired in Athens for Ukrainian consumption. These activities gave way to systematic mailing campaigns to Ukraine through Ukrainian contacts in Poland and émigré contacts in Argentina, Australia, Canada, Spain, Sweden, and elsewhere. The newspaper Suchasna Ukrainia (Ukraine Today), information bulletins, a Ukrainian language journal for intellectuals called Suchasnist (The Present), and other publications were sent to libraries, cultural institutions, administrative offices and private individuals in Ukraine. These activities encouraged Ukrainian nationalism, strengthened Ukrainian resistance, and provided an alternative to Soviet media.103

In 1957 alone, with CIA support, Prolog broadcast 1,200 radio programs totaling 70 hours per month and distributed 200,000 newspapers and 5,000 pamphlets. In the years following, Prolog distributed books by Ukrainian writers and poets. One CIA analyst judged that, “some form of nationalist feeling continues to exist [in the Ukraine] and … there is an obligation to support it as a cold war weapon.” The distribution of literature in the Soviet Ukraine continued to the end of the Cold War.104

Prolog also garnered intelligence after Soviet travel restrictions eased somewhat in the late 1950s. It supported the travel of émigré Ukrainian students and scholars to academic conferences, international youth festivals, musical and dance performances, the Rome Olympics and the like, where they could speak with residents of the Soviet Ukraine in order to learn about living conditions there as well as the mood of Ukrainians toward the Soviet regime. Prolog’s leaders and agents debriefed travelers on their return and shared information with the CIA. In 1966 alone Prolog personnel had contacts with 227 Soviet citizens. [pp. 88-89]

This is the first in a series of articles examining the history of U.S. and CIA intervention in Ukraine, from World War II to today.


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La Cia: fu Kiev ad abbattere il Boeing Malese

Tutte le prove portano a un unico scenario: il Boeing della Malaysian Airlines sarebbe stato prima colpito da un missile aria-aria e poi centrato da proiettili sparati da due caccia

di Franco Fracassi


«Al termine di una inchiesta approfondita, fonti interne alla Cia sostengono che i separatisti e la Russia non hanno nulla a che vedere con l’abbattimento del Boeing 777-200 della Malaysian Airlines. Le prove portano ad accusare le forze governative ucraine». Lo ha scritto il più esperto giornalista investigativo dell’Associated Press, la più grande e antica agenzia di stampa del pianeta. Robert Parry è stato lo svelatore di alcuni dei principali scandali interni alla Casa Bianca e alla Cia degli ultimi quarant’anni.

Le informazioni fornite da Parry vanno ad aggiungersi a quanto sta emergendo dalle inchieste (giornalistiche, tecniche e giudiziarie) che stanno giungendo alla loro conclusione.

L’indagine giudiziaria locale ha stabilito che l’aereo sarebbe stato colpito da un missile aria-aria, quindi da un caccia, e abbattuto da una raffica sparata da un cannoncino, piazzato su un caccia.

Il generale russo Andrey Kartopolov, il 20 luglio scorso aveva convocato una conferenza stampa per mostrare immagini prese dai radar russi: «Un caccia ucraino è stato individuato alla stessa altitudine del boeing, la distanza dall’aereo malese è stata calcolata in tre chilometri. Vogliamo avere una spiegazione su come mai un jet militare viaggiasse lungo un corridoio civile quasi allo stesso momento del volo malese. Il caccia SU-25 può viaggiare a dieci chilometri di altitudine, è equipaggiato da missili aria-aria R-60, in grado di centrare un bersaglio a una distanza di dodici chilometri. La presenza del caccia ucraino è confermata anche da un video, girato dal centro di controllo di Rostov. Al momento del disastro, un satellite statunitense stava sorvolando l’Ucraina orientale. Perché il Pentagono non pubblica le foto che ha in suo possesso?».

Alle parole (e le immagini) di Kartopolov seguì la storia di Carlos, un controllore di volo spagnolo che lavorava nella torre di controllo dell’aeroporto di Kiev, e che seguiva il volo MH17 in tempo reale. Per alcuni Carlos esiste, è reale, non è solo un numero; per altri, sembra che non abbia mai lavorato a Kiev. In ogni caso, Carlos pubblicò una marea di tweet. Poche ore dopo il suo account venne bloccato, e lui scomparve. I suoi amici lo stanno ancora cercando. Ecco alcuni dei suoi tweet principali:

Ore 17.48: «Il B777 era scortato da due caccia ucraini pochi minuti prima di scomparire dal radar».

Ore 17. 54: «Se le autorità di Kiev dicessero la verità dovrebbero ammettere che due caccia Ucraini stavano volando molto vicini all’aereo pochi minuti prima del verificarsi dell’incidente, pur non essendo stati loro ad abbattere l’aereo».

Ore 17.57: «Non appena il B777 della Malaysian Airlines è scomparso, le autorità militari di Kiev ci hanno informato che l’aereo era stato abbattuto. Come facevano a saperlo?».

Ore 19.14: «Tutto è stato registrato dal radar. Per quelli che non ci credono, l’aereo è stato abbattuto da Kiev; lo sappiamo noi (del controllo aereo) e lo sanno quelli del controllo aereo militare».

Ore 19.15: «Il ministero dell’Interno sapeva che c’erano dei caccia nell’aerea, ma quello della Difesa non lo sapeva».

Ore 19.31: «I militari confermano che la responsabilità è dell’Ucraina, ma non si sa da chi sia venuto l’ordine».

Subito dopo le rivelazioni di Parry l’ambasciata ucraina a Kiev si è affrettata a smentire. Come il ministero della Difesa ucraino aveva negato la presenza di jet in volo nei pressi del Boeing malese.

[FOTO: Un pezzo di lamiera della fusoliera dell’Mh17. Come si vede chiaramente, la lamiera è letteralmente bucherellata. Secondo gli esperti, si tratta di fori causati da proiettili calibro 30, in dotazione ai caccia ucraini. ]

Il giorno successivo all’articolo del giornalista dell’Ap, il giornale malese “New Straits Times” ha intervistato due esperti. Questi hanno sostenuto che dalle fotografie del relitto (in particolare della fusoliera) «emerge chiaramente la presenza di fori, frutto di colpi di cannoncino da parte di un caccia».

Parry ha anche pubblicato un secondo articolo, in cui ha intervistato un certo Michael Bociurkiw, un canadese di origini ucraine che lavora come investigatore per l’Osce (l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa). Bociurkiw è stato il primo ad arrivare sulla scena del disastro («i resti dell’aereo erano ancora fumanti»). Ha raccontato l’investigatore dell’Osce: «C’erano due o tre pezzi di fusoliera che erano stati chiaramente bucherellati dal fuoco di un cannoncino, di quelli montati sui caccia».

Parry ha scritto: «La testimonianza di Bociurkiw è fondamentale, perché è vergine dalla propaganda e non è frutto di influenze esterne. Indipendentemente da quello che diranno le inchieste russe, ucraine, olandesi, della Nato o di chiunque altro, lui è arrivato tra le lamiere fumanti per primo, e ha visto quei buchi, di quel genere che investigatori come lui conoscono bene».

“New Straits Times” ha anche intervistato un ex pilota della Lufthansa (Peter Haisenko): «Le foto sono chiarissime. Si vedono sui pezzi di lamiera colpiti si vedono sia fori d’entrata che di uscita. E si tratta di pezzi di lamiera posti sui due lati dell’aereo. Chi ha sparato non poteva stare contemporaneamente da entrambi i lati dell’aereo. Il Boeing è stato abbattuto da proiettili da trenta millimetri. Le mie deduzioni non possono essere che queste: prima l’aereo è stato colpito da un missile, poi un primo caccia ha sparato contro la fusoliera; infine, un secondo caccia ha fatto fuoco contro la cabina di pilotaggio. Di certo, l’aereo non è stato abbattuto da un missile terra-aria», come sostengono il governo di Kiev e la Casa Bianca.

Un ex ingegnere dell’aviazione statunitense e della Boeing (Raymond Blohm) ha redatto una sua personale perizia: «Con un sistema di mira consono, un Su-25 non deve essere veloce quanto un Boeing 777 in velocità di crociera. Deve solo raggiungere una buona posizione di lancio di un missile. Dato che il 777 non stava facendo manovra, era semplice calcolare in anticipo quando mettersi in una determinata posizione nel cielo sotto il 777. Da lì è il missile ad avere la velocità e la possibilità di raggiungere l’altitudine necessaria a colpire il 777 (l’R-60 è un missile idoneo). Dopo che il missile ha messo fuori uso un motore, sia la velocità sia l’altitudine massima del Boeing sono ampiamente alla portata delle possibilità di velocità ed altitudine di un Su-25. A quel punto l’Su-25 può mostrare la potenza di fuoco dei suoi cannoni».

Il Boeing 777-200ER della Malaysia Airlines, era decollato dall’Aeroporto di Amsterdam-Schiphol a mezzogiorno e diciassette del 17 luglio. Nome in codice MH17. Sarebbe dovuto atterrare alle sei e dieci di mattina a Kuala Lumpur. A bordo centottantanove olandesi, quarantaquattro malesi, ventisette australiani, dodici indonesiani, nove britannici, quattro tedeschi, quattro belgi, tre filippini, un canadese, un neozelandese. Duecentottantatré passeggeri e quindici membri di equipaggio. C’era chi andava in Malesia in vacanza, c’era chi tornava a casa, ma anche chi era diretto in Australia per la ventesima conferenza internazionale sull’Aids, tra cui uno dei ricercatori pionieri della lotta all’Hiv: Joep Lange.

L’aereo viaggiava a novecento chilometri orari sulla rotta abituale, sorvolando Varsavia e Kiev, per dirigersi poi verso la Crimea e il Mar Nero. Aveva fatto così il giorno prima, e quello prima ancora. Il Boeing doveva evitare accuratamente il sorvolo dell’Ucraina orientale, dov’è in corso la guerra civile. Nonostante la zona di guerra fosse stata dichiarata sicura dall’organismo che regola per le Nazioni Unite l’aviazione civile (Icao), come ha voluto puntualizzare la Malaysian Airlines.

Intorno all’una, su disposizione dei controllori di volo ucraini di Kiev e di Dnepropetrovsk, l’MH17 ha deviato verso nord di duecento chilometri, finendo per sorvolare proprio l’area del Donbass. Del perché di una simile variazione di percorso nessuna autorità ha ancora fornito una risposta. Il ministero dell’Interno ucraino ha vietato la pubblicazione delle registrazioni delle comunicazioni intercorse tra il controllo del traffico aereo e il Boeing. Il servizio segreto ucraino (Sbu) le ha confiscate.

Un’ora e cinque minuti dopo (le 15.05 in Ucraina) il segnale inviato dal trasponder a bordo dell’aereo è sparito dai radar. Altri dieci minuti e su Twitter è apparso il seguente comunicato: «La Malaysian Airlines ha perso i contatti con l’MH17 da Amsterdam. L’ultima posizione conosciuta era sopra lo spazio aereo ucraino. Seguiranno maggiori dettagli». Quando il Boeing è stato abbattuto si trovava a trenta chilometri dal Tamak waypoint, a circa cinquanta chilometri dal confine russo-ucraino (47°51′24″N 39°13′06″E). Undici chilometri più in basso i villaggi di Shaktarsk, Torez e Grabovo, nella provincia di Donetsk. Territorio sotto il controllo delle milizie separatiste.


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Aiuti umanitari: Kiev grida all’invasione, reazione isterica di Ue e Usa

di Marco Santopadre, 23 Agosto 2014 10:27

Potrà sembrare assurdo ma l’improvvisa decisione da parte del governo di Mosca di ordinare al convoglio umanitario carico di 2000 tonnellate di aiuti umanitari diretti alle martoriate popolazioni del Donbass di non aspettare l’ok di Kiev – che non sarebbe mai arrivato – e di dirigersi a Lugansk, ha scatenato un vero e proprio putiferio.
Mentre tutti e 280 i tir bianchi giungevano a Lugansk, cominciando la distribuzione di acqua, generi alimentari, medicinali, sacchi a pelo e generatori agli abitanti della città assediata e bombardata dalle truppe ucraine, contro Mosca si sono mobilitate praticamente tutte le cancellerie occidentali e le istituzioni internazionali. E’ stato un coro unanime contro l’azione di Mosca: “violazione, invasione, provocazione”. Reazione isterica comprensibile viste le crescenti difficoltà da parte del regime nazionalista di Kiev e del suo sgangherato esercito, che alla vigilia di una festa dell’indipendenza nazionale che non potrà festeggiare, come previsto, all’insegna della ‘liberazione del Donbass’ deve subire lo smacco dell’iniziativa umanitaria russa. 
Naturalmente la propaganda dei golpisti si è scatenata, affermando che il convoglio di tir bianchi inviati dalla Russia nascondeva chissà quali insidie: militari con documenti falsi, doppi fondi con sofisticate armi per i ribelli e quant’altro.  Il capo del servizio di sicurezza di Kiev Valentyn Nalivaychenko, alla notizia che il lungo serpentone di tir si era mosso dal posto di frontiera di Izvarino scortato da alcuni veicoli con a bordo i miliziani delle repubbliche popolari è andato su tutte le furie e ha parlato di una “invasione diretta” da parte dei russi.
Poi, a catena, una sfilza di prese di posizione di condanna da parte dei vari governi. L'Unione europea ha condannato la decisione russa di far entrare il suo convoglio umanitario in Ucraina «senza scorta della Croce Rossa nè accordo ucraino», riscontrando in questa iniziativa «una chiara violazione della frontiera ucraina». «Esortiamo la Russia a riconsiderare la sua decisione» ha dichiarato quando tra l’altro era troppo tardi la signora Ashton, che ha elogiato quello che ha definito “l'autocontrollo delle autorità ucraine”. 
Anche il governo italiano, da sempre schierato con i nazionalisti di Kiev – Mogherini promise anche un intervento militare di Roma se fosse stato necessario – non ha saluto evitare di rendersi ridicolo. In una dichiarazione la Farnesina afferma di considerare «gravissimo» che un convoglio di veicoli russi sia entrato in territorio ucraino, pur con dichiarati scopi umanitari, senza la necessaria autorizzazione di Kiev. Si è trattato di «un'azione unilaterale e contraria al quadro normativo e di sicurezza» ha tuonato la titolare della diplomazia italiana. 
Non è mancata la presa di posizione della cancelliera tedesca Angela Merkel – in arrivo oggi a Kiev per dar man forte ai golpisti – che ha telefonato prima al presidente russo Vladimir Putin e poi a quello ucraino, l’oligarca Petro Poroshenko, per esprimere «grande preoccupazione» per l'iniziativa russa e lodare “l’assessata risposta ucraina” (cioè la decisione di non attaccare il convoglio). La Merkel ha pure intimato a Mosca di ritirare “immediatamente” gli aiuti, pena il varo di nuove sanzioni. 
Al coro si sono naturalmente uniti il portavoce del Pentagono John Kerry e il consigliere per la sicurezza della Casa Bianca Ben Rhodes, senza grande fantasia, a dir la verità. Mentre ieri sera, su richiesta del ministro degli esteri di Kiev, è stato convocato d’urgenza addirittura il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Quello che da mesi permette a Israele di massacrare migliaia di civili innocenti nella Striscia di Gaza e che però si mette sull’attenti quando si tratta di difendere i golpisti di Kiev e gli interessi di Stati Uniti e Unione Europea nell’area. 
Fatto sta che ieri pomeriggio i camion sono arrivati a destinazione e dopo aver consegnato il loro carico alle autorità cittadine alcune decine questa mattina hanno già fatto ritorno in territorio russo. "I camion hanno attraversato la città" - ha raccontato Alexander Lanskov, l’inviato del canale russo LifeNews. "Per le strade di Lugansk in questi giorni circolano pochissime auto perché la città è regolarmente bombardata dall'esercito ucraino" ma ieri gli abitanti sono scesi in strada con bandiere e cartelli per accogliere il convoglio di camion bianchi carichi di preziosi aiuti. “Le milizie popolari hanno scortato il convoglio fino a Lugansk con una deviazione di 170 chilometri da Krasnodon per il pericolo di finire sotto i bombardamenti delle truppe ucraine” ha raccontato il giornalista. Oleg Tsarev, Presidente del Parlamento della Novorossiya (l’Unione tra le Repubbliche di Lugansk e Donetsk), ha informato che è già stata preparata una lista con le persone più bisognose di assistenza. "I primi ad essere assistiti saranno i pensionati, le famiglie in cui entrambi i genitori lavorano nel settore pubblico, i rifugiati, le vittime dei bombardamenti, i disabili ed i pazienti degli ospedali" - ha detto Tsarev. 



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Dichiarazione del Ministero degli Esteri della Russia in relazione all'inizio della consegna degli aiuti umanitari russi nelle regioni del sud-est dell'Ucraina


22 agosto 2014

La situazione degli infiniti ed artefatti tira e molla è diventata intollerabile ed implica la decisione di affrontare la questione dell'inizio della consegna degli aiuti umanitari russi alle aree del Sud-Est di Ucraina.

L'autocolonna con diverse centinaia di tonnellate di generi di prima necessità in aiuti umanitari per le suddette regioni, da una settimana è ferma sul confine russo-ucraino. Durante questo periodo la parte russa in tutti gli ambiti e a tutti i livelli si è sforzata, senza precedenti, per risolvere ogni formalità. Abbiamo soddisfatto ogni richiesta immaginabile della parte ucraina, postaci attraverso il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) una lista completa inviata a Lugansk di generi alimentari, acqua, medicine, generi essenziali di prima necessità, generatori di corrente, necessari ai bambini, donne, anziani che vivono ogni giorno gli orrori dei bombardamenti e dei raid aerei che hanno provocato, moltiplicandone, il numero di morti e dei feriti e che hanno fatto crollare l'intero sistema di vita della popolazione. Abbiamo più e più volte rispettato i desideri di controllo e ricontrollo del percorso di consegna, il completamento delle procedure per il suo invio, le necessarie firme dei documenti necessari al CICR. Fornite tutte le necessarie garanzie di sicurezza per garantire la prestazione di tali garanzie e dalle milizie - e non solo per le colonne russe, ma anche per i convogli umanitari, dirette a Lugansk autorità di Kiev molte centinaia di tonnellate di prima necessità per queste regioni di aiuti umanitari per una settimana di inattività sul confine russo-ucraino. Durante questo periodo, la parte russa in tutti gli ambiti ea tutti i livelli sono stati fatti sforzi senza precedenti per risolvere le formalità. Siamo andati a soddisfare tutti i requisiti immaginabili della parte ucraina, dato al Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR), elenchi completi inviati a Lugansk cibo, acqua, medicine, essenziali, generatori di corrente, che richiedono tali bambini, donne, anziani, sperimentando ogni giorno gli orrori dei bombardamenti e raid aerei, che hanno provocato moltiplicando il numero di morti e feriti, l'intero sistema crolla mezzi di sussistenza. Siamo andati più e più volte rispetto ai desideri di controllare e ricontrollare il percorso di consegna, il completamento delle procedure per la sua trasmissione, firmato ogni documento necessario al CICR Fornite tutte le necessarie garanzie di sicurezza, sia alla parte ucraina che dei miliziani e non solo, per le colonne russe ma anche per i convogli umanitari, diretti a Lugansk, delle autorità di Kiev.

Nel frattempo Kiev, per diversi giorni, mettendo da parte quanto formalmente richiesto per avere il consenso del CICR ed inventando ogni nuovo pretesto, ha parallelamente, aumentando gli attacchi dell’aviazione contro Lugansk e Donezk e delle armi pesanti contro le zone residenziali e gli altri obiettivi civili. Nei giorni scorsi frequente l’uso di missili balistici, tra cui il micidiale «Tochka-U».

Sembrava che la situazione si fosse risolta il 21 agosto, quando il governo ucraino, finalmente ha segnalato la sua disponibilità alla CICR a procedere alla formazione di un convoglio di aiuti umanitari per un suo l’immediato invio a Lugansk. Il consenso della parte ucraina, all'inizio del movimento della colonna è stato confermato ufficialmente, senza riserve, in una conversazione telefonica tra i Ministri degli Esteri di Russia e Ucraina. 20 agosto sono iniziate le procedure doganali e di frontiera presso il checkpoint «Donezk». Tuttavia, il 21 agosto, il processo è stato interrotto a causa del bombardamento, nettamente intensificato, di Lugansk. In altre parole, le autorità ucraine si sono bombardate il punto di destinazione degli aiuti e per questo motivo ne vietano la consegna.

A quanto pare, a Kiev, hanno deciso di rafforzare la "pulizia" di Lugansk è Donezk in occasione della prossima Giornata dell'Indipendenza, il 24 agosto. Si rafforza l'impressione che gli attuali leader ucraini ritardino deliberatamente la consegna degli aiuti umanitari, al fine di raggiungere una situazione in cui non ci sarà più nessuno che ne avrà bisogno. Probabilmente contano sul fatto di arrivare con un tale risultato all’incontro programmato del prossimo 26 agosto a Minsk.

E' scandalosa la palese manipolazione di esperti internazionali esterni coinvolti nella preparazione di questa operazione. Una successione infinita di segnali contraddittori, che si escludono reciprocamente, sono arrivati al nostro indirizzo - un segno inequivocabile di «giochi segreti» per fini che non hanno nulla a che fare con la soluzione dello specifico compito umanitario. Coloro che Quelli che «tirano le fila», rendendo difficile il compito di salvare vite umane, alleviare la sofferenza dei feriti e dei malati, trascurano i principi fondamentali della comunità umana. Le nostre richieste al Consiglio di sicurezza dell'ONU, di un appello urgente per l'annuncio di una tregua umanitaria, vengono costantemente bloccate dalle stesse persone che affermano di predicare valori universali. L'ultima volta che questo è accaduto è stato il 21 agosto, quando gli Stati Uniti e gli altri membri occidentali del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si sono rifiutati di votare la dichiarazione a sostegno di una tregua per il periodo di consegna dell’assistenza umanitaria a Lugansk del convoglio russo e ucraino.

Ribadiamo nuovamente: tutte le garanzie di sicurezza necessarie al passaggio dei convogli umanitari sono state date. In presenza di tali garanzie, il CICR è stato ufficialmente ammesso. I percorsi di consegna conosciuti e la missione del CICR verificata. I documenti sono stati preparati. I carichi sono da lungo tempo disponibili per l'ispezione da parte delle guardie di frontiera e della dogana ucraine e da una settimana si trovano presso il posto di blocco di «Donezk» nella Regione di Rostov. Di questo ne sono a conoscenza tutte le capitali dove instancabilmente dimostrano «crescente preoccupazione» per la situazione nel sud-est ucraino. Avanzare ulteriori richieste artificiose e scuse è diventato umiliante.

Continuare a sopportare una tale illegalità, menzogne e incapacità non è possibile. Tutte le scuse per procrastinare la consegna degli aiuti alle persone in una zona dove c’è una catastrofe umanitaria sono esaurite. La parte russa ha deciso di agire. Il nostro convoglio con gli aiuti umanitari inizia a muoversi nella direzione di Lugansk. Naturalmente siamo pronti al sostegno del CICR e ad una loro partecipazione alla distribuzione degli aiuti. Ci auguriamo che questa azione saranno in grado di prendere parte anche rappresentanti della Croce Rossa russa

Ammoniamo contro qualsiasi tentativo di interrompere la missione puramente umanitaria, che è stata preparato da lungo tempo in un clima di totale trasparenza e in collaborazione con la parte ucraina e il CICR. La responsabilità per le conseguenze di qualsiasi provocazione contro il convoglio umanitario cadranno del tutto su coloro che sono disposti a sacrificare più vite umane per le loro ambizioni e i loro disegni geopolitici in flagrante violazione delle norme e dei principi del diritto internazionale umanitario.

Ancora una volta invitiamo la leadership ucraina e l’influenza degli Stati Uniti e dell'Unione europea a trasferire urgentemente la situazione nel sud-est dell'Ucraina nel canale delle trattative, attemperando agli accordi previsti nella dichiarazione di Ginevra di Russia, Ucraina, Stati Uniti e Unione europea del 17 aprile 2014 facendo terminare l'uso della forza, facilitando la situazione umanitaria e l'inizio immediato di un dialogo nazionale che coinvolga tutte le regioni dell’Ucraina.

http://www.mid.ru/brp_4.nsf/newsline/9BACEA6220212D7544257D3C0029BDF9

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Putin: ogni ulteriore ritardo nella consegna degli aiuti al sud-est dell'Ucraina era inaccettabile


22 agosto 2014

Ciò è stato sottolineato dal Presidente della Russia che ne ha parlato in una conversazione telefonica con il Cancelliere della Germania
 
MOSCA, 22 agosto. / ITAR-TASS /. Visti i ritardi espliciti da parte di Kiev nella richiesta russa di consegna di aiuto agli abitanti che stanno vivendo una catastrofe umanitaria nelle regioni sud-orientali dell'Ucraina, è stata presa la decisione di inviare il convoglio automobilistico. 
 
Ciò è stato sottolineato dal Presidente della Russiain un colloquio telefonico con il Cancelliere della Germaia federale Angela Merkel.
 
"Un ulteriore ritardo sarebbe inaccettabile" - cita il servizio stampa del Kremlino.
 
Come spiegato dal servizio stampa del Kremlino, la conversazione è stata avviata da parte tedesca alla vigilia della prevista visita il 23 agosto della Merkel a Kiev. "E' stato discusso, in particolare, di alcuni dei passi che Russia e Germania potrebbero intraprendere per la promozione di una rapida cessazione delle ostilità e l'instaurazione di un dialogo politico nazionale ucraino" - così il Kremlino.
  
Le parti hanno espresso "profonda preoccupazione per l'escalation continua di una grande operazione militare delle autorità di Kiev nelle regioni di Donetsk e Lugansk, che porta a nuove vittime tra la popolazione civile." Putin e la Merkel hanno convenuto di proseguire i contatti sugli argomenti ucraini.
 
http://itar-tass.com/politika/1395104

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(slovenscina / srpskohrvatski / english / italiano)

Iniziative segnalate

1) The Gang: Gli angeli di Novi Sad / „Anđeli iz Novoga Sada“
2) 6/9/2014: 71-letnici slovesne prisege Rabske brigade / 71.esimo anniversario del giuramento solenne della Brigata Rabska
3) Roma, 27/9/2014: Manifestazione nazionale per la Palestina


ALTRE SEGNALAZIONI:

*** Štjak / San Giacomo in Colle, Sežana, Slovenija, 24/8/2014

Spominski dan na dogodke v NOB Občine Sežana; občinski praznik občine Sežana; prihod prvih partizanov na območje bo v nedeljo, 24. avgusta 2014 ob 17. uri na Ocinci pri Štjaku. Organizator: Občina Sežana, ZB NOB Sežana, KO Štjak, LD Vrabče-Štjak


*** London, 
Wednesday 27 August 2014

6.30pm – 
public meeting: How to stop the spread of war. With Tariq Ali & Boris Kagarlitsky
The Bloomsbury Baptist Church, 235 Shaftesbury Ave - London WC2H 8EP
http://stopwar.org.uk/events/london-public-meeting-how-to-stop-the-spread-of-war

*** Wales / Galles, Saturday 30 August – Friday 5 September, 2014

National Protests at NATO Summit: NO NEW WARS - NO TO NATO
http://stopwar.org.uk/events/national-protests-no-new-wars-no-to-nato-protests

*** Monfalcone (GO), sabato 6 settembre 2014

alle ore 18.00 presso la sede ANPI
PEDALATA PARTIGIANA 2014
Si parte in bici dalla sede ANPI di via valentinis a Monfalcone e si raggiunge, con alcune tappe sui luoghi della memoria resistente, la fiaccolata di Selz a ricordo della formazione della brigata Proletaria

Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/677003002389397/

*** URGENT ! DEMANDONS LA LIDERATION DE YOURI

Notre ami Youri Yortchenko, poète dramaturge franco-russe originaire d'Odessa s'est engagé dans le Donbass comme reporter de guerre, pour témoigner de la Vérité de cette guerre civile qui frappe au coeur de l'Europe la population du Donbass. Le 19 août, comme vous le savez, Youri a été arrêté …
https://www.facebook.com/events/500580903410833/

https://www.change.org/p/petro-porochenko-président-de-l-ukraine-libérez-youri-yourtchneko


=== 1 ===

Per il loro prossimo disco, che incideranno entro la fine dell'anno, i GANG stanno, con successo, raccogliendo fondi:
http://www.becrowdy.com/sangue-e-cenere-il-nuovo-cd-dei-gang
Tra le canzoni comprese nel disco una è dedicata al crimine dei bombardamenti NATO sulla RF di Jugoslavia nel 1999:

http://www.the-gang.it/wordpress/2014/08/gli-angeli-di-novi-sad-diario-di-bordo-18-08-2014/

Gli angeli di Novi Sad

<< Penso che la storia della sinistra italiana finisca in quel momento. Da lì in poi niente è stato più come prima. >>

LEGGI TUTTO: http://www.the-gang.it/wordpress/2014/08/gli-angeli-di-novi-sad-diario-di-bordo-18-08-2014/

PREVOD NA S-H-om:


„Anđeli iz Novoga Sada“ – Brodski dnevnik


18.08.2014.

(prevela: Jasna Tkalec <Ova adresa el. pošte je zaštićena od spambotova. Omogućite JavaScript da biste je videli.>)


Rat u bivšoj Jugoslaviji. Kosovo. Htio bih vam „ispričati“ ovu pjesmu, počevši od „linija“ koje sam slijedio da je napišem, opisati trenutke koji su mi poslužili kao inspiracija i koji su me doveli dovle, gdje jesam. Obično pjesma ne nastaje samo iz jedne crte, već se ide uzduž jedne od linija, a onda se slijede i mnoge druge, koje se ukrštaju, uatim se kreće se drugim putevima, a zatim se posrće i odbacuje na rub. Prije no o jednoj liniji može se govoriti o skupini vrlo različitih crta, nepredviđenih, nenadanih,koje daju perspektivu ...a to je pjesma.

Uvijek kad me put nanese kroz Pisu, ukoliko imam koji sat vremena idem na Torre dei Miracoli (Toranj čudesa)...No prije no što se popnem na Toranj idem na monumentalno groblje, da uživam u slici „Trijumf smrti“. To je nevjerojatan prizor, velika freska koja svaki put u meni izaziva veliko uzbuđenje. Herman Hesse u svojoj biografiji „Iz Italije“govori o njoj kao o moćnoj slici, koja i danas obuzima dušu promatrača svojim grobnim sjenama i natjerava ga na pogubne misli“. Radi se o melanholičnom misticizmu srednjevjekovlja na izdisaju.

Anđeli u mojoj pjesmi su prikaze, koje bi se mogle naći na toj slici, to su poludemoni ili u najmanju ruku anđeli, koji su prošli kroz pakao...

Mogu kazati da je ta slika jako utjecala na duh pjesme o kojoj vam govorim.

Oduvjek sam osjećao da je rat na Kosovu bio osnivački pakt  Nove Evrope, Evrope koju poznajemo danas, Evrope nakon Pada zida, da se dobro razumijemo.  E, pa kako je znano, u svakom osnivačkom aktu neophodna je sakrifikalna žrtva, a u ovom slučaju bio je to srpski narod.  On je prikazan kao neprijatelj, kao čudovište, koje treba žrtvovati novom poretku Evrope. Sve ostalo, ratne strahote i užasi, posljedica su upravo onog, ko je sve to htio, ko je sve to izazvao, a zatim je ostao skrštenih ruku i samo promatrao – bila je to Evropa.

Druga linija koju sam slijedio bilo je djelo René Girarda o žrtvi. Tokom posljednjih decenija Girard je pomno ispitao dinamiku žrtvovanja i pogotovo koncept žrtvenog jarca, u kojem je vidio trenutak učvršćivanja društvenih veza mitskih kultura.  U procesu otpočetom prije dvadeset godina knjigom  „Nasilje svetog“ , istraživačko djelo Girarda postalo je sve specifičnije i sve pažljivije prema temeljnoj vrijednosti , u mitskim kulturama, ritualnog žrtvovanja te  značenja povezanosti žrtvovanjem kao i njegovog cikličkog ponavljanja.

Mitovi osnivanja (Romul, Kain) izvrsno predstavljaju karakter mimetiziranog nasilja, na kojem je nastao društveni ugovor mitske antropologije. Društvo je mjesto stvaranja i ponavljanja mimetiziranih –prikrivenih –požuda i želja za oponašanjem te  rivaliteta i antagonizama, što ih takve želje stvaraju. Socijalna struktura postaje teren interakcija i kontradikcija, frustracija, i zavisti, kamen posrtanja društvenih zajednica. Društvo obnavlja svoj (p)akt spajanja u zajednicu putem rita prolijevanja krvi žrtvenog jarca. Svi protiv svih na kraju biva razrješeno kao svi protiv jednog. Piše Girard: „Ako se ljudi uspiju uvjeriti da je samo jedan među njima odgovoran za cijelu nasilnu mimezis (pretvorbu), ako u njemu uspiju vidjeti 'mrlju'koja ih sve prlja i zaražava, ako zaista budu jednodušni u tom uvjerenju, tada će to vjerovanje biti potvrđeno /.../ Uništavajući biće koje se prinosi na žrtvu, ljudi će biti uvjereni da su se riješili zla“.

Jack Abott piše o viejtnamskom narodu u knjizi „Trbuh zvijeri“: „...bili su to krhki ljudi, koji su uživali u slobod noj ljubavi“= bili su blagi za vrijeme mira...a zatim su došli Amerikanci ...i taj je užas na kraju napravio je ljude poput Pol Pota ! Kako bih još izoštrili sliku o tome što je bio rat u bivšoj Jugoslaviji i kako ne bih bio uklopljen u zbor zapadnog „pojednostavljenog viđenja“ užasa počinjenih u „etničkom“ ratu i kako i ja ne bih upro prsto u žrtvenog jarca i iz Osjećaja pravde prema srpskom narodu poslužile su mi knjige Petera Handkea „Zimsko putovanje“ i „Dodatak dugom zimskom putovanju“.

Prva knjiga, koja nosi podnaslov „pravda za Srbiju“, jeste putovanje pisanjem uspomena. Protiv laži i pojednostavljenja Zapada i njegovih sredstava komuniciranja o jednom strašnom ratu, koji s mnogih gledišta još uvijek nije završen. Druga knjiga je put kroz bol i žaljenje kroz jednu realnost bez perspektive, kojoj je oduzeta sadašnjost i vjera u trajnu budućnost „najljepšu i najveću“, što je jedna generaciju može ostaviti u amanet generaciji, koja dolazi.

Te dvije knjige potsjetile su me na klasično štivo iz slavenske literature „Most na Drini“Srbina Ive Andrića. Ta mi je knjiga vratila viziju Mosta! Muslimani, kršćani, Židovi, neprijatelji kroz vijekove, oko tog mosta nađoše se , shvativši svoju zajedničku prirodu, prirodu ljudi, koja prevazilkazi ideologije te su iskušali mogućnost međusobnog razumijevanja. Zato je svaki most simbol moguće komunikacije i ljubavi među ljudima; zato svaki most, pa tako i most na Drini, ima Anđela čuvara, kojeg je poslao Alah da ga blagoslavi i sačuva. Jer ne postoji most koji nije božjeg porijekla: u početku Alaha potresoše nedjela Sotone, koji je, iz mržnje prema ljudskom rodu, bjesomučno izgrebao zemlju i tako izazvao duboke rasjede, provalije, rijeke, i ponore, s ciljem da spriječi da se ljudi međusobno nađu, da omete putnike. No bog popsla anđele, koji raskriliše svoja  krila nad ponorima i nad rijekama, tako da ih ljudi mogu prelaziti; onda ljudi počeše graditi mostove. A Alah se raduje zbog onih, što grade mostove i česme: i tako posla anđela da čuva most na Drini i anđeo će ostati na Drini, dokle god bog bude želio da most postoji. Andrić je, kako je kazao Cronia, „pjesnik romantične Bosne, Bosne iz historije,  one istinske Bosne, u kojoj se od dolaska Turaka do naših dana ukrštaju rase, religije, duhovne koncepcije i različite društvene institucije, često antitetske; u čijem pejzažu, pozornici ratova, ubojstava, nasilja i patnji, živi i stvara vrlo raznorodna galerija turskih paša i vezira, austrijskih oficira i katoličkih fratara, trgovaca i vojvoda, ljudi i žena svih vrsta, sa svojim nagonima i strastima, sa njihovim običajima i navikama“. Ako je istina da Andrićevim djelom dominira „težina sudbine, koja se mora izvršiti“ isto je toliko istina, da ispod površine teče rijeka nade, napor da se prebrode etničke i religijske podjele i da ljudi prepoznaju svoje jedinstvo. Zacijelo, historija uvijek slama ove nade, pa ipak, katkada su činjenice dozvolile ljudima da se prepoznaju upravo u ovoj zajedničkoj nadi: upravo to je poetska simbolika mosta na Drini. MOST! Tako se mogla zvati ova pjesma...

Paolo Rumiz napisao je u „la Repubblica“: „U zemlji koja je sama po sebi most između svjetova, mostovi još uvijek imaju posebno značenje, koje je kod nas izgubljeno. Svaki most što je srušen jeste jedna granica više i jedna mogućnost manje za pomirenje. U osam godina rata srušeni su najstariji mostovi, kako bi se iz korijena iščupali simboli pripadnosti prije no iz vojnih razloga. Instinktivno su mladi Beograda izabrali ovih dana da budu ljudski štitovi sa svojom pjesmom i igrom ne kraj crkava ili spomenika , već uz mostove Save“.

Dobitnik Nobelove nagrade Andrić je napisao: „Gdje god na svijetu krene ili se zaustavi moja misao, nailazi na vjerne i  vrijedne mostove, kao na vječnu i nikad zadovoljenui želju čovjeka da poveže, pomiri i ujedini sve ono što stoji pred našim duhom i pred našim očima i što nam je pred nogama, kako ne bi bilo podjela, suprotnosti, prekida. Mostovi su važniji od kuća, svetiji i korisniji od hramova, pripadaju svima i jednaki su za sve, uvijek mudro izgrađeni na mjestu na kojem se ukršta najveći dio ljudskih potreba“.

Napisao sam ovu pjesmu jer ne treba demonizirati ni jedan narod, jednog dana je na redu srpski narod, ali nekog drugog dana može se to dogoditi i mome narodu.

Nikad se ne smije identificirati narod sa svojim ekstremistima!

Pa i dan danas osjećam, kao komunista,  duboki stid u odnosu na srpski narod, jer je upravo vlada D'Aleme dozvolila vojnu intervenciju na Kosovu, nakon što je to odlučio NATO. Mislim da je u tom času došao kraj historije talijanske ljevice. Od tada pa nadalje više ništa nije bilo kao ranije.

Za ovu pjesmu tražio sam suradnju maestra Stefana Campolucci i njegovog violinskog orkestra. Ona će unutar ploče predstavljati posebnu i jedinstvenu epizodu. Da se razumijemo: bit će to pjesma kao „ Il  Buco del Diavolo“ (Đavolja rupa) i“oltre“ (Preko)...uz aranžman, koji je nešto između onog Morriconea i Karaidroua.

 

ANĐELI  U NOVOM SADU


Bio je tad upravo kraj Velikog Potopa

sjedeći na Obali

riječi molitve izustiše k'o iz topa

šarenoj Dugi.

 

Nosili su krstove

izvezene na mjestu srca

a stopalo zmiju im savi

ubijenu iz Ljubavi

 

Stizali su poput Obećanja

nosili su  Odgovor na

Crni Vrisak majke

nad mrtvim snijegom rake

Kretali su se s pjesmom

u vrijeme zbog rata

 zabranjenig sata

silazili sa periferija neba

i prošli su kroz vatru i  sjetu:

bili su to anđeli

što padoše u letu.

 

Krila ispružili na suncu

Most! Most!

I krilima spojiše oblae tada

da svaki korak pretvore u  Put

stigli su anđeli do  Novoga Sada.



=== 2 ===

Zveza združenj borcev za vrednote NOB Slovenije,
Pokrajinski svet Zveze združenj borcev za vrednote NOB Južne Primorske, 
Združenje borcev za vrednote NOB Ilirska Bistrica, s podporo Taboriščnega odbora Rab - Gonars 
vabijo na 

Proslavo ob 71-letnici slovesne prisege Rabske brigade 

v soboto, 6. septembra 2014 o 11.00 uri

na Mašunu pod Snežnikom

Slavnostni govornik bo akademik dr. Anton Vratuša-Vran,
namestnik poveljnika Rabske brigade

V programu bodo med drugim sodelovali še: Pevski zbor veteranov Slovenske vojske Ilirska Bistrica, Zveza partizanskih kurirjev Slovenije, Društvo TIGR in Osnovna šola Toneta Tomšiča Knežak. Prijave za organizirane prevoze sprejemamo do vključno torka, 2. septembra 2014 na telefon: 051/368-657 in 041/222-049

--- italiano

La Federazione delle associazioni dei combattenti per i valori della Resistenza della Slovenia, 
il Comitato territoriale della Federazione delle associazioni dei combattenti per i valori della Resistenza della regione Primorska meridionale, 
la Associazione dei combattenti per i valori della Resistenza di Ilirska Bistrica, con il sostegno del comitato dei Pionieri Rab-Gonars
invitano alla 

Celebrazione del 71.esimo anniversario del giuramento solenne della Brigata Rabska 

sabato, 6. settembre 2014, alle 11.00 

sul Mašun del Monte Nevoso (Ilirska Bistrica)

oratore principale sarà l'accademico dottor Anton Vratuša - Vran
vice comandante della Brigata Rabska 

Il programma prevede, tra l'altro, l'intervento di: Coro dei veterani dell'esercito sloveno di Ilirska Bistrica, Associazione delle staffette partigiane della Slovenia, Associazione TIGR e Scuola elementare Tone Tomšič di Knežak. Domande per l'organizzazione dei trasferimenti in vettura sono accettate fino a martedì, 2. settembre 2014 incluso, al telefono: 051/368-657 e 041/222-049.


=== 3 ===

http://contropiano.org/politica/item/25845-manifestazione-nazionale-per-la-palestina-a-settembre

Manifestazione nazionale per la Palestina a settembre


Un appello lanciato dalle comunità palestinesi in Italia chiede a tutte le forze solidali con il popolo palestinese e indignate per l'ennesimo mattatoio scatenato da Iraele contro Gaza di mobilitarsi e indica una data, sabato 27 settembre, per una manifestazione nazionale a Roma.

Qui di seguito il testo dell'appello:

Terra, pace e diritti per il popolo palestinese. Fermiamo l’occupazione

Appello per una manifestazione nazionale in sostegno al popolo palestinese il 27 settembre a Roma

L’aggressione Israeliana contro il popolo palestinese continua, dalla pulizia etnica del 1948, ai vari massacri di questi decenni, dal muro dell’apartheid, all’embargo illegale imposto alla striscia di Gaza e i sistematici omicidi mirati, per finire con il fallito tentativo di sterminio perpetuato in questi ultimi giorni sempre a Gaza causando più di 2000 morti ed oltre 10.000 ferite.

Il Coordinamento delle comunità palestinesi in Italia indice una manifestazione nazionale di solidarietà:

- per il diritto all’autodeterminazione e alla resistenza del popolo palestinese:

- per mettere fine all’occupazione militare israeliana;

- per la libertà di tutti i prigionieri politici palestinesi detenuti nelle carceri israeliane;

- per la fine dell’embargo a Gaza e la riapertura dei valichi;

- per mettere fine alla costruzione degli insediamenti nei territori palestinesi.

- per il rispetto della legalità internazionale e l’applicazione delle risoluzione del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

- per uno stato democratico laico in Palestina con Gerusalemme capitale (come sancito da molte risoluzioni dell’Onu).

- l’attuazione del dritto al ritorno dei profughi palestinesi secondo la risoluzione 194 dell’Onu e la IV Convenzione di Ginevra.

Chiediamo a tutte le forze democratiche e progressiste di far sentire la loro voce contro ogni forma di accordi militari con Israele.

Chiediamo al Governo italiano e in qualità di presidente del “semestre” dell’UE di adoperarsi per il riconoscimento europeo dei legittimi diritti del popolo palestinese e mettere fine alle politiche di aggressione di Israele, utilizzando anche la pressione economica e commerciale su Israele.

Il coordinamento delle Comunità palestinesi in Italia chiede a tutte le forze politiche e sindacali e a tutti le associazioni e comitati che lavorano per la pace e la giustizia nel mondo di aderire alla nostra manifestazione inviando l’adesione al nostro indirizzo mail comunitapalestineseitalia@...

Coordinamento delle Comunità Palestinesi in Italia





(italiano / english / srpskohrvatski)

Tko govori o trećem svjetskom ratu

0) LINKS
1) Pepe Escobar: ZAPADNA PLUTOKRACIJA KREĆE U RAT NA MEDVJEDA
2) Giulietto Chiesa: TKO GOVORI O TREĆEM SVJETSKOM RATU
3) Il regime europeista di Kiev tuttora impedisce l'arrivo di aiuti umanitari al Donbass
4) Altri dettagli sull'abbattimento dell'aereo passeggeri da parte del regime europeista di Kiev
5) Sjedinjene Države i klanovi stoje iza građanskog rata u Ukrajini (Fabrizio Poggi)
6) Putinove sankcije blokiraju trgovinsku razmjenu Verona-Moskva (Valeria Zanetti)

prevela na s-h: Jasna Tkalec


=== 0: LINKS ===

BANDA BASSOTTI - PENSNYA O TREVOSNJU MOLODOSTI

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Il semestre di Presidenza italiana della UE? Eccolo:

L'ultimo schiaffo all'Italia: fuori dal vertice sull'Ucraina (Gian Micalessin - Il Giornale, 19/08/2014)
Candidiamo "Lady Pesc", ma il nostro ministro non è invitato al tavolo di Berlino. E non è solo questione di prestigio: le misure anti Russia ci colpiscono direttamente

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INTERVISTA AD UN MILIZIANO DEL DONBASS (Ilja Degtjarov – Fonte originale: slavyangrad.de)

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“Repubblica” consacra i fascisti. Ennesimo fotoservizio propagandistico sul battaglione "Azov":

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Ukrainian Parliament Approves Very Dangerous Draft Law on First Reading (12 August 2014)
It would allow the government to close media and block websites on national security grounds without a court’s permission

Gruppo di facinorosi del partito Svoboda assalta una Chiesa Ortodossa, minaccia il sacerdote, interrompe la funzione e insulta i fedeli accusandoli di essere dei moskali, degli amici di Putin, traditori dell'Ucraina etc. (14/8/2014)

Mosca e Kiev a un passo dalla guerra? Altre bombe e morti a Donetsk (Marco Santopadre, 15 Agosto 2014)

Solidarity with Ukraine anti-fascists at NY Gaza march (Workers World New York bureau on August 15, 2014)

Paolo Ferrero: Europa e Italia smettano di sostenere la strategia Usa in Ucraina (16/08/2014)

Abbattuta a Monaco di Baviera la tomba del criminale nazista Stepan Bandera
Могила Степана Бандеры взорвана в Мюнхене (17 августа 2014)

Olya, combattente della milizia popolare (17 agosto 2014)

I neonazisti minacciano un altro golpe, Poroshenko si appella alla Nato (Redazione Contropiano, 17 Agosto 2014)

Fighting continues in east Ukraine, as Kiev regime moves on Luhansk (By Niles Williamson / WSWS, 18 August 2014)

Ucraina, Lavrov: "A Berlino consenso solo su aiuti umanitari" (Ats Ans 18/8/2014)

Incontro di Berlino: Lavrov cerca di rinfrescare la memoria ai suoi partner (Andrey Fediašin, 18/8/2014)
http://italian.ruvr.ru/2014_08_18/Incontro-di-Berlino-Lavrov-cerca-di-rinfrescare-la-memoria-ai-suoi-partner-6373/

Leaders of pro-Russian separatist forces in eastern Ukraine resign (Andrea Peters / WSWS, 18 August 2014)
Kiev: il macello continua ‘casa per casa’, arriva Angela Merkel (Marco Santopadre, 19 Agosto 2014)

Western powers talk “peace” while eastern Ukraine is decimated (Julie Hyland / WSWS, 20 August 2014)

483 soldati ucraini uccisi il 19 agosto nei pressi di Donezk (20/8/2014)

Il Primate della Chiesa ortodossa russa si appella alle Nazioni Unite, al Consiglio d'Europa e all'OSCE con una lettera in merito ai fatti di oppressione della Chiesa Ortodossa Ucraina nel conflitto armato nel sud-est dell'Ucraina (20 agosto 2014)


=== 1 ===

The original text in english:
Pepe Escobar: “Western plutocracy goes bear hunting”


(La ploutocratie occidentale s’en va en guerre… à l’ours – Pepe Escobar, 9 août 2014

Zapadna plutokracija kreće u rat na medvjeda

Pepe Escobar

9 augusta 2014

Status nakon hladnog rata u Istočnoj Evropi, da se ni ne spominje Zapadna Evropa, sad je mrtav i sahranjen

Za zapadnu plutokraciju, koja čini 0,00001% stanovništva na vrhu piramide naše planete, a istinski je gospodar univerzuma, Rusija predstavlja posljednji poželjan zalogaj: ogromno bogatstvo prepuno prirodnih izvora, šuma, čiste vode, minerala, nafte i prirodnog plina. Rusija posjeduje sve ono što može ljubitelje rata u orwellovskom panoptikumu NSA i CIA dovesti do ekstaze.

Što poduzeti da se ščepa i to s profitom takav zalogaj i da se dođe do zaista impresivnog plijena?

Tu stupa na scenu globalni policajac NATO. Upravo u času kad je dobila nogom u stražnjicu u vlastitoj pozadini od planinskih ratnika naoružanih kalašnjikovima, organizacija proizišla iz Atlantskog Pakta smjesta stvara „stožer“ usmjeren prema Rusiji, kako su to predlagali Mackinder i Brzezinski. Maršruta će biti zacrtana tokom sastanka na vrhu čitave skupine, početkom septembra u Škotskoj. U tom intervalu tragedija leta MH17 brzo se problikuje. Prema onome što je izrekao njemački pilot- stručnjak, uz konstatacije date na licu mjesta od strane promatrača OSCE iz Kanade, sasvim je moguće da je avion pogođen topovskom paljbom iz automata kalibra 30, kojima su opremljeni ukrajinski SU-25; projektil je pogodio pilotsku kabinu letilice MH17, što je dovelo masivne dekompresije i rušenja aviona.

Nikakave dakle rakete, čak ni R-60 M zrak-zrak, a još manje rakete BUK (objekti početne potpuno frentične manipulacije s američke strane)uopće nije bilo. Novo objašnjenje potvrđeno je od svjedoka, koji su se našli na licu mjesta i dali intervjue u odsad vrlo poznatoj reportaži BBC „izbrisani“. Radilo se dakle o operaciji pod lažnom zastovom, koju su planirale Sjedinjene Države, pacerski izvedenoj od strane Kijeva. Jedva da se mogu zamisliti geopolitički tektonski poremećaji, ukoliko se u potpunosti dokaže, da je riječ o provokaciji pod tuđom zastavom.

Malezija je predala registraciju leta Velikoj Britaniji, a to je kao da se veli NATO. Treba očekivati manipulacije CIA-e. Let AH 5017 Air Algérie srušio se nakon leta MH 17. A ipak, analiza tog udesa aviona već je odavno javno objavljena. Zašto je dakle za analize i manipulacije crnih kutija MH potrebno toliko vremena? Nastavlja se igranje sankcijama. Rusiju se i dalje smatra krivom, bez i najmanjeg dokaza i mora biti kažnjena. Evropa slijepo slijedi glas svog gazde i prema ruskom protivniku upotrijebila je sve one teške sankcije, koje su bile predmet diskusije zemalja članica UE proših tjedana.

No postoje načini izbjegavanja. Rusija će imati ograničen pristup tržištima, koja posluju u američkim dolarima i u eurima. Ruske banke ne mogu više prodavati akcije (dionice) ni obligacije (vrijednosnice) Zapadu. Ipak, Sberbank, najvažnija ruska banka, nije u uključena u sankcije

Kratkoročno i srednjeročno Rusija se mora samofinancirati. No kineske banke na tom mjestu i umjesto drugih mogu vršiti tu vrstu pozajmica. Ne treba zaboraviti na strateško partnerstvo Rusije i Kine. Kao da je Rusiji potrebno još dokaza, da se mora suzdržati u svojim aktivnostima od sistema baziranih na američkim dolarima.

Patit će sigurno evropske zemlje. BP sudjeluje sa 20% u Rosneftu i već je nose na nosilima. Exxon Mobil, Statoil (Norveška) i Shell bit će također jako pogođene. Sankcije ne pogađaju ipak industriju plina. Kad bi se to dogodilo, kontraproduktivna glupost EU dosegla bi zvjezdane vrhunce. Poljska, koja histerično napada Moskvu otprilike za sve što se događa pod kapom nebeskom, dobija 80% plina iz Rusije. Baltičke zemlje, jako osvetoljubive, kao i Finska, zavise od Rusije 100%.

Zabrana proizvoda, koji imaju dvostruku upotrebu (civilnu i vojnu) jako će pogoditi Njemačku, glavnu izvoznicu Evropske Unije prema Rusiji. Išćuškani su Ujedinjeno Kraljevstvo i Francuska kad se radi o proizvodima za odbranu. Ujedinjeno Kraljevstvo ima ništa manje od 200 dozvola za prodaju oružja i raketnih lansirnih mehanizama Rusiji. Osim toga Francuska joj prodaje jurišne brodove tipa Mistral, a ugovor za to vrijedi 1,2 milijarde eura (1,6 milijardi američkih dolara), koji će se prvi naći na udaru.

Kroz to vrijeme na planu ocrnjivanja...

Manipulacije Associed Pressa, koje se prodaju pod „analize“, dijele se novinama cijelog svijeta: to je cijela kolekcija klišea, čija je težnja dovesti do krajnosti postavljenu tezu. Dmitrij Trenin, iz Carnegie Moscow Center-a, obziran prema ruci koja ga hrani, kaže katkad istinu, a sve ostalo je čista laž. David Stockman ima zasluga, što je bar dekonstruirao laži o tome kako ta država ide u rat. A palmu za govorenje istine treba dati Segeju Glazjevu, Putinovom ekonomskom savjetniku. Njegova je osnovna teza da evropska poduzeća moraju žustro paziti na svoje interese upravo u času kad Sjedinjene Države nastoje „otpočeti u Evropi rat kao i hladni rat s Rusijom“.

Video pokazuje kako je to zaista bila prava bomba, koju je na najmirniji i najstaloženiji način uspio ispustiti, to jest izreći, gospodin Glazjev. Budite pažljivi dok ga pratite. Riječi Glazjeva, kazane prije više sedmica, kao i neki komentari navedeni u bilješkama, vode do neizbježnog zaključka: ključni sektori zapadne plutokracije još uvijek žele nedovoljno definiran rat s Rusijom. To uostalom i na drugim mjestima potvrđuju vitezovi Svetog Graala novinarstva, koji ni u što drugo ne vjeruju osim u službene demantije.

Plan NATO-a govori o smještanju raketnih baza u Ukrajini, o čemu će detaljno biti riječi u pripremnom razdobolju u vrhu NATO-a, na sastanku početkom septembra u Škotskoj. Ne treba ni upozoriti da će, ukoliko se ostvari taj prijedlog, crvena linija s Moskvom biti prekoračena, i to uvelike, jer će time biti omogućeni izravni udari na pogranične zone na zapadu Rusije.

U međuvremenu plan A Washingtona zahtijeva da se ograde jarkom federalisti iz Zapadne Ukrajine i Rusije. A to znači sve progresivnije direktno financiranje Kijeva, praćeno masovnim novačenjem i naoružavanjem, uz uplitanje američkih savjetnika, koji se već nalaze na licu mjesta, i pripremanje ogromne vojne sile, koja bi nadomjestila postojeću (i koja bi do kraja godine brojila 500.000 članova, kako misli gospodin Glazjev).

Rezultat svega bilo bi konfiniranje federalista u vrlo skučenu zonu. Predsjednik Ukrajine Petro Porošenko službeno je najavio da, ako ovo ne uspije do početka septembra, svakako mora biti učinjeno do kraja 2014.

U Sjedinjenim Državama i u velikom dijelu EU počeli su Putinu pripisivati monstruozne crte, kao da se radi o novom Ozami Bin Ladenu staljinističkog tipa. A ukrajinska strategija išla je za tim, da od Putina napravi nekog Vlada Lao Ceua, istovremeno dajući dokaze velikog strpljenja, budući da je dozvolila kijevskim huliganskim bandama, da joj stavljaju noge u tanjir, a za to vrijeme nastojala je pronaći i neko civilizirano rješenje sa EU. Sada je možda moguć i izvjestan zaokret, jer se gomilaju dokazi Glazjeva kao i dokazi od strane ruskih informativnih službi upućeni Putinu, kako je Ukrajina postala bojno polje; osjeća se koncentriran napor u smjeru destabilizacije Rusije; to je jednostavno sušta provokacija i što je još gore – nezamisliva provokacija.

Moskva se sa svojim suradnicima, zemljama BRICS-a , aktivno nastoji suzdržati od korištenja američkih dolara pri transakcijama, što je istinska raketna rampa za lansiranje ekonomskog rata, koji paralelno vode Sjedinjene Države; a ove izgleda muku muče oko zelenih novčanica koje ostaju bez vrijednosti. Napredak u tom ratu je spor, ali opipljiv, jer je zemljama BRICS-a, ili zemljama koje bi to htjele postati, zemljama G-77, odnosno onima iz pokreta Nevrstanih (MNA) - a to znači svim zemljama juga zemljine polutke – dosta i preko glave takvog stanja te im je zaista dozlogrdilo neprekidno žestoko maltretiranje Carstva haosa i sve te zemlje žele novi projekt međunarodnih odnosa. Sjedinjene Države sa svoje strane računaju na NATO, koji manipulira voljom ljudi i na Izrael, koji se ponaša kao bijesan pas, a možda na Savjet za Kooperaciju u Perzijskom Zaljevu, kojeg čine sunitske naftne monarhije, što aktivno surađuju u pretvaranju Gaze u klaonicu, a vjerojatno su kupljene ili natjerane da šute, jer će inače dobiti po prstima.

Napast da uđe na istok Ukrajine u 24 sata i da pretvori u prah i pepo zavojevače iz Kijeva za Putina mora da je nadljudska. Jer ludilo se širi na sve strane, balističke rakete su već u Poljskoj i uskoro će biti i u Kijevu, a nastavlja se i na slijepo bombardiranje Donbasa, kao i tragedija leta aviona MH17, dok histerično ocrnjivanje Putina na Zapadu svakako ne doprinose tome, da se stvari srede.

Strpljenje medvjeda ima svojih granica

Gospodin Putin igra dugoročno. Prilika da udari, i to snažno, već je propuštena. Taj njegov kung-fu udarac uzrokavao bi, da bi se NATO bio našao pred svršenom činjenicom (fait accompli), odnosno bilo bi se stvorilo takvo stanje, da etničko čišćenje 8 miliona Rusa ili rusofonog stanovništva u Dombasu nikada ne bi ni počelo.

Pa ipak Putin neće „zauzeti“ Ukrajinu, jer javno mnjenje Rusije ne želi da on to učini. Moskva će i dalje podržavati de facto pokret otpora u Dombasu. Za otprilika dva mjesec general Zima počet će žestoko napadati upropaštene Ukrajince, koje je Svjetski Monetarni Fond opljačkao.

Rusko-njemački mirovni plan, koji je potonuo, bit će izrađen od takvih tijela, koja će kolektivno braniti Washington. Veliki dio te ogromne igre Washingtona bio je spriječiti integriraciju Rusije s Evropskom Unijom, tako da se između njih umetne Njemačka, koja je također ranije bila dio velikog cjelovitog plana integriranja Euroazije, u koji bi bila uključena i Kina i sijaset puteva svile.

Ukoliko se trgovinska razmjena između Rusije i Evropske Unije, koja je iznosila 410 milijardi američkih dolara godine 2013 razbije o barjeru, koiju predstavljaju sankcije, treba predvidjeti pomicanje trgovine prema Istoku. To znači da se mora britko izglačati projekt euroazijske ekonomske unije, a ta unija uopće više neće imati nikakve veze s proširenom Evropom, što bi se prostirala od Lisabona do Vladivostoka, kakva je nekoć bila izvorna zamisao Putina. Euroazijska unija paralelno slijedi sijaset puteva svile prema Kini. A to znači tijesno partnerstvo Rusije i Kine u samom središtu Euroazije, što smjesta izaziva bespoštednu anatemu u očima Apsolutnih Gospodara Univerzuma. Ne treba se dati prevariti. Rusko –kinesko strateško partnerstvo jako će brzo napredovati, budući da Beiđing (kineski Peking) radi u simbiozi s velikim prirodnim resursima i vojno-strateškim mogućnostima Moskve, a da pri tom ne zaboravlja strateške prirodne prednosti. Moglo bi se kazati da se slična prilika nije ukazala od vremena Džingis-Kana. A ne treba se bojati, da će se Xi Đin Ping postaviti kao veliki Kan i početi pokoravati Sibir i pogranične krajeve.

Hladni rat broj sada je neizbježan, jer Imperij kaosa nikada neće dozvoliti ruski utjecaj u nekim dijelovima Euroazije (pa čak ni u Kini). On nikada Rusiju neće priznati za ravnopravnog partnera (izuzetnost nikad ne prihvaća ravnopravnost). Na kraju, Imperij kaosa nikada neće oprostiti ni Rusiji ni Kini što otvoreno izazivaju svjetski poredak u kojem je izražena njegova izuzetnost, koja puca na sve strane, nametnuta od strane Amerikanaca.

Ako tajna američka država, čiji su predvodnici apsolutna ništavila, učini u očaju jedan suvišni korak, to bi moglo dovesti do genocida u Dombasu i do napada NATO-a na Krim, a to je najgori od scenarija: to je napad na samu Rusiju. Ali pazite se, jer će medvjed na to odgovoriti.


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La versione originale, in lingua italiana: 
Chi parla di terza guerra mondiale? (di Giulietto Chiesa, mercoledì 6 agosto 2014)
I neocon, tramite Victoria Nuland, volevano fare dell'Ucraina una crisi di valenza internazionale, o addirittura mondiale. Ma perché la fretta? 

http://contropiano.org/documenti/item/25656-la-guerra-alle-porte-2-chi-parla-di-terza-guerra-mondiale

Contropiano

Tko govori o trećem svjetskom ratu

Giulietto Chiesa, srijeda 6 august 2014

Neocon (zervativci) su preko Viktorije Nuland htjeli učiniti od Ukrajine međunarodnu, odnosno svjetsku krizu. Čemu žurba?

Već sam dosta pisao o ukrajinskoj krizi. Prva stvar koja me pogodila, u času kad su srušili Viktora Janukoviča očitim državnim udarom, kojeg su patentirano podržavale Sjedinjene Države (a točnije bi bilo kazati da su ga one izazvale) uz aktivno sudjelovanje Poljske, Litve i Estonije te vlastitih marioneta, koje imaju vlast u Bruxellesu, bila je beskorisnost tog poteza na prvi pogled. Čemu inscenitati državni udar, kad je Januković mogao po svim pravilima sići sa političke scene za godinu dana putem najregularnijih izbora?

I sva ostala pitanja dovodila su do analognih odgovora.

Čemu prevrnuti stol, kad je Ukrajina već bila u rukama Amerikanaca, u potpunosti – s Janukovičem i bez Janukoviča – i to već više godina? Svakako još od časa tako zvane „narančaste revolucije“ Juščenko-Timošenko? Ovi su stavili u ruke CIA-e i posljednje ostatke nacionalnog suvereniteta, pošto su već u tom smislu izvršili rasprodaju prethodni predsjednici tobože „nezavisne“Ukrajine: Kravčuk i Kučma.

Zašto na kraju krajeva rušiti Janukoviča, kad je četvrti i posljednji predsjednik Ukrajine bio prodao Dombas Chevronu i Shellu: radilo se ništa manje nego o 8.000 kvadratnih kilometara teritorija datih na 50 godina te o tajnom ugovoru vrijednom 10 milijardi dolara za crpljenje plina iz bituminoznog škriljevca, što bi trebalo „zauvijek“ osloboditi Ukrajinu zavisnosti od omrznute Rusije?

Na kraju: Januković - predstavljen kao čovjek Moskve od strane svih zapadnih medija - nije bio baš preveliki prijatelj Putina.

Zašto ga rušiti tako brutalno? Kome je to trebalo? Zar samo zato što u Vilnjusu nije potpisao već potpuno gotov dokument hvatanja za gušu o „pridruživanju“ Evropskoj Uniji? Ali sve do novembra prošle godine Viktor Janukovič je pregovarao, tako da je ostavljao nadu da će EU na kraju potpuno pobijediti. Dokument je već bio pripremljen, iako je sadržavao i jedan vrlo tajni dio. Bilo je dovoljno pričekati koji mjesec i taj bi dokument bio nametnut Ukrajini, milom ili silom.

Na sva ta pitanja nije bilo adekvatnog odgovora. Jasno je da iza svega stoji nešto drugo. Brzina, kojom je Washington zahtijevao da se vrše pritisci, a Varšava je već djelovala po direktivi Washingtona, ukazivala je, da postoji neka žurna potreba.

Bilo je jasno da je puč – ne slučajno puč sa toliko očitim nacističkim stigmatima – uperen protiv Janukoviča, opruge koja uopće nije bila važna, ciljao na Rusiju.

Neocon su putem svoje izvršiteljice Victorije Nuland željele izazvati međunarodnu krizu, pa čak i svjetsku krizu. No ostaje pitanje čemu tolika žurba? Zašto ubrzati sukob i dovesti NATO praktički pred vrata Kremlja? Zbivalo se sve, kao predviđeno, po već poznatom scenariju. Ali odjednom se dogodilo iznenadno i vrlo dramatično ubrzanje. Mora da tu postoji još nešto, da bi se objasnila ova žurba. I veličina i značaj raskida, koji se odjednom počeo događati. Nije tu riječ o regionalnoj krizi niti o prolaznoj epizodi. Moguće reperkusije su evidentne: sukob ne manje značajan od raketne krize s Kubom godine 1962.

Treba objasniti smisao i razloge ovog iznenadnog ubrzanja. Nisam ekonomist (to ponavljam stalno kako ne bih postao metom primjedbi izumitelja tople vode). Nisam ni ekspert za mahlojke svjetskih financija. Vrlo malo ili ništa ne vjerujem brojkama, jer sam se već odavna uvjerio da se radi uglavnom o lažnim podacima ili u svakom slučaju o jako izmanipuliranim ciframa. Ali velika nervoza kod onih koji o tome pišu i navodno se u to razumiju (jer od njihovog kusura su živjeli i još uvijek žive) stvorila je u meni uvjerenje, da postoji nešto, što se ne poklapa u prije navedenom razmišljanju. Tako sam se našao, u dobrom društvu, kada govorim o „početku Trećeg svjetskog rata“.

Moram se u prvom redu zahvaliti Robertu Savio, koji je stvorio izvrstan bilten nazvan „Other News“, sa esplicitnim podnaslovom „Informacije koje tržišta eliminiraju“. Prvog augusta „Other News“ je objavila pregled brojnih različitih napisa iz Washinton's Blog-ova, pod nazivom: „Grupa finacijskih eksperata sa najvišeg nivoa tvrdi da će doći do Trećeg svjetskog rata, ukoliko ga ne zaustavimo“. Poslužit ću se mnogim podacima iz tog biltena i donesenog pregleda, koji mi izgledaju jako poučni. U prvom redu radi se o imenima velikog kalibra, ukoliko se sudi po učestalosti, kojom su ta imena citirana na tržištima.

Uzmimo na primjer Nouriela Rubini, koji je u januaru ove godine napisao na svom twitteru iz Davosa:“Mnogi govornici ovdje upoređuju 2014 sa 1914, kad je izbio Prvi svjetski rat, a da to niko nije očekivao. Da li smo pred crnim labudom u obliku rata između Kine i Japana?“ Slab pogodak. No evo javlja se Kile Bass, multimilijarderski manager hedge funds-a, koji najprije citira jednog uglednog kineskog analitičara, a zatim i samog japanskog premijera Abea, koji ne isključuju „vojni sukob između Kine i Japana“. Tome su dodana jako dobro napisana predviđanja, koja iz usta jednog upravljača financijama takvog kalibra ne treba smatrati nevažnima. „Milijarde dolara bankovnih depozita bit će restrukturirane – informira nas Kile Bass – i milioni opreznih štediša izgubit će u procentima velik dio svoje stvarne kupovne moći, upravo u pogrešnom času svog života /ukoliko uzmemo da uopće postoji pravi čas za gubitak vlastitite imovine prim. autora/. Ni ovoga puta to neće biti kraj svijeta, ali socijalna struktura utjecajnih nacija naći će se pred velikom tenzijom i u nekim će se slučajevima razbiti u paramparačad. (...) Vjerujemo da je rat neizbježna posljedica sadašnje globalne ekonomske situacije.“

Na to kao eho odgovara šef Office for Management and Budget iz Reganovog vremena, David Stockman. I on smatra da će sukob između Amerike i Rusije dovesti do Trećeg svjetskog rata. Malo je općenitiji, kad se radi o načinu, ali je uvjeren da svijet ide ka „velikom ratu“ (a majaor war) također i tehnički analitičar Goldman Sachs-a, Charles Nenner, koji, sada kad je počeo raditi za vlastitu firmu, ima za klijente brojne hedge funds-e, kao i izvjestan broj jako bogatih američkih investitora, koji se svi ističu u prvom planu, kao što su James Dines ili Marc Faber. Ovaj posljednji otvoreno izjavljuje što će američka vlada poduzeti kao odgovor na ekonomsku krizu, što je u toku. „Sljedeća stvar koju će vlada učiniti da odvrati pažnju ljudi od loših ekonomskih uvjeta – piše Marc Faber – bit će započinjanje nekog novog rata na nekoj strani“.

Sve je to vrlo jasno, ali zašto onda novine pišu i TV tvrdi da je američka privreda ponovo zakoračila snažno naprijed?

Prije nekoliko dana Martin Armstrong – upravljač suverenih investicijskih fondova multimilijardera- govori istu stvar: “Treba odvući ljudima pažnju od predstojećeg ekonomskog propadanja“, a zadnja dva članka, koje je napisao, naslovio je : „Krenut ćemo u rat s Rusijom“ i “Pripremimo se za Treći svjetski rat“. Nije baš jasno da li svi ovi proroci iskreno iznose svoja predviđanja ili pak unapred slave buduće finacijsko-ekonomske uspjehe, koje očekuju od rata, jer je jasno, i to oduvijek, da se od ratova u prvom redu bogate bankari , a nakon njih proizvođači oružja. Ali inzistiranje s kojim se ta tema ponavlja pokazuje da nešto jako smrdi i to su ovi gore navedeni osjetili prije svih drugih.

Ostali, kao na primjer predsjednica Brazila, Dilma Roussef, primjećuje da svijetom vlada „valutni rat“, koji se pretvara u globalni rat, to jest rat sviju protiv svih. Ne treba zaboraviti da je Drugi svjetski rat izbio nakon niza vrlo brutalnih devalvacija moneta u međusobnom natjecanju. Danas se događa upravo ista stvar, jer nacije devalviraju vlastite valute, da bi njihova roba bila kompetitivnija i da bi potaknule izvoz. Već mnogi primjećuju, kako nova banka, koju su stvorile zemlje BRICS-a, s početnim kapitalom od 100 miliona dolara, smještena u Kini, predstavlja impresionantnu novost u globalnoj panorami, jer se stalno povećava broj novčanih transakcija u yuanima i rubljama, umjesto u dolarima Sjedinjenih Država. Kako piše Jim Rickards - koji je 2009 sudjelovao u prvim „finacijskim ratnim igrama“, što ih je organizirao Pentagon – postoji rizik da se Sjedinjene Države nađu „uvučene“ u „nesimetrične ratove“ valuta, a ovi će biti u stanju da još povećaju globalnu nesigurnost. Evidentno je da je Rickards na američkoj strani. No ukoliko taj tip igara organizira Pentagon – a ne Federal Reserve – to znači da smo već zaglibili do vrata i da je vojni karakter tih igara izvan svake sumnje.

Uostalom (ovoga puta govori multimilijarder Hugo Saliinas Price) „mnogi od nas se pitaju, koji su pravi razlozi, što su doveli do eliminiranja Gadafija. On je planirao pan-afričku valutu. Isto se dogodilo sa Sadamom Huseinom. Sjedinjene Države ne trpe postojanje bilo koje čvrste valute, koja bi mogla biti u stanju ući u natjecanje s dolarom“.

Drugi pak ukazuju prstom na oskudnost resursa,odnosno sirovina, naročito energetskih. Neki pak vide Kinu kao goropadnog protivnika, kojeg je svakim danom sve manje moguće kontrolirati. Možda je ona protagonist asimetričnog rata, kojeg navodi Jim Rickards. Gerald Celente, autor oštroumnih financijskih i geopolitičkih predviđanja kroz dugi niz godina, također suho odgovara i usmjeren je na iste zaključke: “Uskoro će započeti Treći svjetski rat“.

Jim Rogers, još jedan milijarder i financijski investitor, upire oči u Evropu: „Ukoliko se bude spašavalo jednu državu za drugom, završit će se u još jednom svjetskom ratu“. Dakle nastavimo da zelenaški gušimo narode Evrope u cilju izbjegavanja rata. Radi se zaista o sumnjivom pacifizmu, ali u svakom slučaju ovaj zove na uzbunu. Naravno, bit će dobro pričuvati se izvjesnih „pacifista“.

Ali ovo jekoristan pregled, da se shvati kako uzbuna raste. Kina, ne dižući veliku buku, pravi zalihe, energetske i teritorijalne, samo umjesto da šalje vlastite topovnjače (a nije za to vrijeme), ona rečene zalihe kupuje i to novcima američkog duga. Putin se mora suočiti s prvom ofanzivom i nema vremena na gubljenje. Između ostalog, jedan holandski sud, bez ikakvog autoriteta i moći, odlučio je da Rusija mora platiti 50 milijardi dolara, plus kamate, poduzeću Yukos, koja je vlasništvo razbojnika Mihajla Hodakovskog, kojeg je Rusija pustila iz zatvora prije nekoliko mjeseci, u cilju smanjenja zategnutosti s Evropom (treba zapamtiti da se sud nalazi u onoj zemlji, koja je imala najviše žrtava u padu malezijskog boeninga na linijskom letu zračne kompanije pomenute zemlje). Da li je i to slučajnost?

Jedan od savjetnika najbližih Putinu, na pitanje šta će uraditi Rusija kao odgovor na tu presudu, slegnuo je ramenima i odgovorio: “Rat je pred evropskim vratima. Zar vi zaista mislite da jedna takva odluka ima neke važnosti?“

Pravno nema, ali će se njom na Zapadu koristiti izvjesni centri moći i središta komadiranja, kako bi se obrušili na materijalna dobra Rusa u inozemstvu, kako bi zaplijenili i zaledili bankovne račune kao i vlasništvo dionica. Eto što znači asimetričan rat, koji je već započeo, a da uopće nije objavljen.

Jedan utjecajan američki list posvetio je svoju naslovnu stranu Vladimiru Putinu uz ovaj komentar: „Parija“. Taj je naslov ustvari objava rata. Samo što nju nije objavio niti izrekao Sate Department, već „ministarstvo propagande“ , to jest zapadni mediji. A tu je definiciju upotrebio Paul Craig Roberts u jednom svom članku, prije nekoliko dana. A tko je Paul Craig Roberts? Čovjek, koji je bio pomoćnik Sekretara Budžetskih zaliha za vrijeme predsjednika Reagana, zatim bivši direktor Wall Street Journal-a, a drže ga za američkog „Who's Who“i ubrajaju u jednog od hiljadu najutjecajnijih političkih mislilaca na svijetu. Napisao je članak pod naslovljen“Rat dolazi (War is Coming)“.



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Il regime europeista di Kiev tuttora impedisce l'arrivo di aiuti umanitari al Donbass

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Kiev regime blocks humanitarian aid as fighting spreads in eastern Ukraine (By Christoph Dreier / WSWS, 15 August 2014)

L'Ucraina ha rifiutato di far entrare il convoglio russo degli aiuti umanitari (16/8/2014)

Kiev’s blocking of Russian aid convoy to east Ukraine escalates risk of war (By Niles Williamson / WSWS, 16 August 2014)
http://www.wsws.org/en/articles/2014/08/16/ukwp-a16.html

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Dalla pagina FB "Con l'Ucraina antifascista", 16 agosto 2014

Galina Bal'zamova, rappresentante ufficiale del comitato internazionale della Croce Rossa, informa i giornalisti che il governo di Kiev ancora rifiuta l'accesso nel territorio ucraino degli aiuti umanitari russi.
Sono varie le motivazioni "tecniche" di volta in volta portate da Kiev: mancato accordo sulle zone di destinazione delle merci, mancata supervisione della Croce Rossa, rischio che dietro l'aiuto si celi un non meglio precisato "intervento militare", lungaggini del controllo doganale...
Le motivazioni di Kiev sono in realtà tutte politiche, in quanto la giunta ancora definisce il conflitto come “operazione antiterrorismo” e non per quello che è, ovvero una guerra civile dove le milizie governative prendono regolarmente di mira obiettivi civili e dove muoiono quotidianamente decine di civili.
L’altra motivazione è quella della pulizia etnica nei confronti degli abitanti del Donbass, i quali secondo i piani di Kiev devono essere “filtrati” e ricollocati nelle regioni occidentali (dopo essere passati attraverso i lager, come candidamente spiegato dall’allora Ministro della Difesa Koval). Meglio ancora: che emigrino in Russia, dove già si trovano, peraltro, 750 mila rifugiati.
Perché dunque rifornire di aiuti persone che, secondo la Timoshenko, andrebbero sterminati con la bomba atomica?
Indigna, in questa situazione, la posizione delle cancellerie europee che hanno condannato l’aiuto umanitario di Mosca verso la popolazione ucraina, ma intanto hanno stanziato nel bel mezzo della guerra civile 500 milioni di euro per finanziare la giunta di Kiev (il Commissario europeo all'Economia e agli Affari Monetari, Olli Rehn, dichiarò in quell’occasione: "spetta a Kiev decidere come usarli, secondo i suoi bisogni”, ANSA, 17 giugno) e dopo che è stato ampiamente dimostrato il coinvolgimento di consiglieri USA e NATO, nonché di mercenari occidentali, nelle operazioni militari.
E mentre da Mosca partivano 280 camion di aiuti, l’Ungheria spediva a Kiev carri armati T-72, contravvenendo - come ha polemicamente osservato il Ministero degli Esteri russo - alle decisioni del Consiglio Europeo e alla normativa europea vigente in materia di esportazioni di armi convenzionali.*
Un’ultima annotazione sulla stampa italiana, che ignorando la catastrofe umanitaria nel Donbass (d’altronde, il Dipartimento di Stato USA nega che vi siano profughi ucraini in Russia, trattandosi di “turisti” o di ucraini “in visita dalla nonna”) continua a coprire le servili posizioni europee ed italiane, arrivando a scrivere che gli aiuti umanitari russi sono aiuti “umanitari”, tra virgolette.


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Altri dettagli sull'abbattimento dell'aereo passeggeri da parte del regime europeista di Kiev

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Systematically Reconstructing the Shoot-Down of the Malaysian Airliner MH17: The Guilt Is Clear and Damning (Eric Zuesse, Global Research, August 07, 2014)
http://www.globalresearch.ca/systematically-reconstructing-the-shoot-down-of-the-malaysian-airliner-mh17-the-guilt-is-clear-and-damning/5395070

Why have the media and Obama administration gone silent on MH17? (By Niles Williamson / WSWS, 18 August 2014)

Kiev must publish record of MH17 communications with traffic control – Russia (RT, August 19, 2014)

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Scrive Vincenzo Zamboni su Facebook (17/8/2014)

C'é un particolare che è stato poco discusso, riguardo la strage terroristica internazionale dell'abbattimento del Boeing 777 MH17 con 298 civili a bordo, assassinati il 17 luglio da un Sukoy Su25 ucraino e un missile ucraino terra-aria Buk: si tratta della guerra di disturbo elettronico.
 In quei giorni era presente vicino alle coste del Mar Nero la nave da guerra italiana Elettra, adibita esattamente per le guerra elettronica (del suo invio aveva parlato qualche settimana prima il quotidiano "Libero"), attiva proprio in quei giorni in compartecipazione congiunta ad altre forze Nato ad una operazioni di disturbo radar sull'Ucraina.
 L'operazione non è riuscita, come hanno dimostrato le rilevazioni radar russe che, assieme alle foto satellitari, hanno permesso di evidenziare sia il Sukoy25 sia le batterie di puntamento e guida a terra (quel giorno erano attivi ben 9 dispositivi di puntamento) dei Buck ucraini, e questo smacco tecnologico si aggiunge a quello del sottomarino della classe Virginia avvistato nel mare di Barens dai sonar russi (nonostante che progettato per risultare "Invisibile") e cacciato.
 La soddisfazione per il fallimento tecnologico Nato non può distogliere l'attenzione dall'evento: il fatto che proprio in concomitanza con il 17 luglio sia la Elettra che altri dispositivi internazionali Nato fossero attivati per il disturbo radar sull'Ucraina indica un loro preordinato ruolo di copertura alla tentata missione di false flag ucraina, che al prezzo di 298 vite civili innocenti di ogni nazionalità intendeva addossare la colpa ai resistenti governativi del Donbass (operazione fallita per mancanza assoluta di prove da parte dei criminali della Casa Bianca, bianca di nome ma rossa di sangue).
 Tutto questo significa che Casa bianca, vertici Nato, e ministri pupazzi dei governi fantoccio loro alleati non stanno semplicemente cercando di trascinare l'occidente in una guerra di aggressione contro la Russia, bensì sono impegnati in una guerra contro il mondo intero, organizzatori a questo punto evidenti della strage internazionale dell'MH17: ancora una volta la strage è di stato, un pluriomicidio premeditato, non la si può liquidare come semplice folle avventurismo di una fazione estremista del governo golpista ucraino, si tratta di una manovra internazionalmente ne architettata dalle criminali menti dirigenti della guerra infinita Nato. Un tentato nuovo 11 settembre, insomma, sanguinariamente inscenato nella regione utile di turno.
 Sempre più urgente arrestare e processare Poroshenko e tutti i suoi complici politici e militari Nato, fino ai vertici della Casa Bianca, per efferati delitti e stragi contro l'umanità intera.
 Ricordando che:
 - i processi si svolgono anche in contumacia dei rei,
 - in eventuale latitanza degli organi di stato e internazionali, suppliranno alle loro omissioni i tribunali dei popoli sovrani di tutto il mondo.
 Forti del continuo sviluppo di un fronte internazionale di liberazione dalla tirannide.


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La versione originale, in lingua italiana:  
Gli Usa e i clan dietro alla guerra civile in Ucraina (Fabrizio Poggi - su Il Manifesto del 9.8.14)



Sjedinjene Države i klanovi stoje iza građanskog rata u Ukrajini

Fabrizio Poggi - il Manifesto 10.08. 2014

Akademik i savjetnik ruskog predsjednka Sergej Glazev u nedavnom intervjuu datom listu Continentalist opisao je sadašnju geopolitičku situaciju Rusije kao dio šireg sjevernoameričkog projekta, a u tom viđenju rat u Ukrajini predstvlja nužan korak da bi se „postiglo potpuno uništenje naše zemlje“. Iza događaja u Ukrajini stoje Sjedinjene Države, tvrdi Glazev: „one računaju da će prevladati krizu i postići ekonomski rast putem rata na širokoj skali i to u Evropi“. Od tri moguća scenarija gledano srednjoročno – mirne globalizacije, stavljene pod krontrolu i sa nesumnjivim prednostima za sve zemlje; ili kraha anglosaksonskog finacijskog sistema te podjele planete u financijske zone odvojene jedne od druge; ili pak konzerviranja sadašnjeg poretka stvari „proždiranjem“ tako zvanih „perifernih“ zemalja – Glazev smatra onaj drugi po redu scenarij u potpunosti realnim, ali misli da je treći „scenarij taj, koji najviše zanima američke elite“. Vojna snaga je oduvijek omogućavala Amerikancima da nad svijetom upravljaju tako zvanim „gospodstvom dolara“, no danas je strategija globalne dominacije SAD-a, po Glazevu, gotovo prestala djelovati, a i količina dolara na računima cijelog svijeta jako se počela smanjivati. „Amerikanci se nadaju izići iz ćor-sokaka izazivanjem svjetskog ratnog sukoba. Strategijom 'kontroliranog kaosa' nastoje potpaliti cijeli niz ratova na čitavoj planeti“. Sjedinjene Države najviše vole djelovati na takav način, da one izravno ne sudjeluju u tim ratnim sukobima, već ih postižu korumpiranjem elita na vlasti huškanjem jednim protiv drugih; „NATO se upliće isključivo u času, kad su te metode do to mjere uspjele oslabiti neprijatelja, da ovaj nije više u stanju pružati otpor“.
Čini se da Ukrajina nije nikakav izuzetak u metodici, koju je opisao Glazev. Prema mnogim promatračima uzrok sukoba klanova, koji se nalazi u pozadini građanskog rata, jeste što neki magnati žele smjesta prigrabiti za sebe ogromne resurse industrijskog bazena Dombasa, naravno na štetu drugih, a upravo je na tom području gušenje pobune od strane Kijeva najkrvavije. Baš to je cilj Igora Kolomojskog (guvernera i bossa regije Dnjepropetrovsk) i njegove velike grupacije „Prvat“ u kojoj se nalaze finacijske kompanije, društva za energetsko posredovanje, kompanije koje se bave vađenjem sirovina iz zemlje i metalurgijska poduzeća itd. On zbog vlastitih ciljeva mora uništiti konkurente kao što su „kralj Dombasa“ Rinat Ahmetov i magnat kemijske industrije Dimitrij Firtaš. Kolomojskij je predložio nacionalizaciju njihovih dobara, ali da bi se stvar što više ubrzala, on je postao sponzor (financijer) Nacionalne garde i Desnog Sektora; radi se o pravoj pravcatoj ličnoj vojsci, koja je već dala dokaze neuobičajene krvoločnosti. A i programom rasprodaje - još ove 2014 godine 164 poduzeća – otići će na bubanj, a to je značajan dio državnih dobara, koja su u početku bila smatrana strateškim i stoga nedodirljivim: velike električne centrale, fabrika automobila, Azovmaš, velik proizvođač kemijskih gnojiva Luka Odese, poduzeća koja se bave ugljenom, poljoprivredno-industrijska poduzeća – sve to ulazi u plan grabeža tih magnata. Prema analitičarki Svetlani Kalmikovoj već notorni Komojskij izjavio je da treba oduzeti vlasništvo svima onima, na koje on sumnja da su umiješani u financiranje tako zvanih terorista-separatista: „Radi se o planu ponovne privatizacije – odnosno o oduzimanju vlasništva oligarsima, koji su bili povezani s Janukovičem i o prelazu tog vlasništva u ruke oligarha bliskih Porošenku, znači Jatsenjuku i samom Kolomojskom.“
Vrativši se na Rusiju, prema Glazevu „sankcije protiv nje treba da otvore put da se netko drugi dočepa njenih najprofitabilnijih privrednih aktivnosti“u perspektivi totalnog komadanja i drobljenja zemlje u budućnosti te nastanka niza malih državica u stalnom međusobnom ratu izazivanjem društvenih i etničkih sukoba. U tom cilju Sjedinjene Države spremne su na drastično slabljene ekonomije Evropske Unije, i, kad to bude postignuto, „ i na borbu protiv Kine“.
Drugi način, da se izbjegne rat velikih razmjera u Evropi, drži Glazov, jeste „oduzeti ukrajinskim nacistima podršku SAD-a. Financijska piramida dugova SAD-a mogla bi se stropoštati u svakom trenutku, kad bi najveće kreditori Sjedinjenih Država ubacili na tržište akumulirane dolare“. Amerikanci su zadnjih godine doživjeli značajne poraze. „Američka oligarhija neće riskirati, osim ako ne bude sasvim sigurna kako rat ni pod koju cijenu neće stići do teritorija Sjedinjenih Država. Sadašnji rat u Dombasu ima veliki historijsko značaj. Ako se narodna milicija uspije odbraniti od napadaja hunte, to će izazvati urušavanje slike Sjedinjenih Država kao neuništive velesile“.
U toj točci Putinov savjetnik predlaže još odlučniji korak:“Rusija mora zauzeti čvrst stav i objaviti, da će slanje NATO snaga u Ukrajinu biti jednako objavi rata, sa svim posljedicama, koje iz toga proizlaze za teritoriju Sjedinjenih Država kao i za teritoriju Evropske Unije“. No Glazev se ujedno nada da će Rusija uspijeti stvoriti „svjetsku antiratnu koaliciju, koja bi se mogla usprotiviti agresiji od strane Sjedinjenih Država i objaviti program stabilizacije svjetske ekonomije i takvim potezima pridonijeti da se uspostavi pravedan svjetski poredak. Ta koalicija - za čije stvaranje Rusija može računati na podršku zemalja BRICS-a – mora postati dovoljno jaka da se odupre otporu, što će ga pružiti kako Sjedinjene Države tako i države G7, koje će se do posljednjeg daha boriti za svoje pravo da se baš one dočepaju resursa odnosno sirovina planete“. Na unutarnjem planu „Ruska ekonomija mora se braniti od svjetskog financijskog tržišta. Pristup izvornim sirovinama i drugim strateškim sektorima mora biti dozvoljen isključivo ruskim poduzećima; moraju se sasvim zatvoriti legalni i polulegalni kanali izvoza valute i uvesti oporezivanje financijskih šekulacija; aktivnosti u dolarima moraju se konvertirati u zlato; izvoz tekućih goriva – hidrokarburanata – metala i drugih tome sličnih proizvoda mora se konvertirati u rublje. Državne firme ne smiju više uzimati kredite u inozemstvu“. Sve ovo mora pratiti kvalitetni tehnološki skoko naprijed kao i niz mehanizama vrlo povoljnih unutarnjih dugoročnih kredita. Mora se radikalno suzbiti socijalne razlike, podići minimalni životni standard na realističnu razinu, uvesti progresivne poreze na profite fizičkih osoba, a istodobno treba povećati troškove za obrazovanje i zdravstvo odnosno socijalno osiguranje.


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La versione originale, in lingua italiana:  
Le sanzioni di Putin bloccano gli scambi Verona-Mosca (V. Zanetti, L'Arena 09.08.2014)
Stop all'ortofrutta sulla piazza scaligera: a rischio 50 milioni Giomaro: «Per aggirare i divieti  si pensa ad una base in Serbia»


Putinove sankcije blokiraju trgovinsku razmjenu Verona-Moskva

Stopiran izvoz voća i povrća sa scaligerske* pijace Verone: rizik iznosi 50 miliona Eura. „Kako bismo izbjegli zabrane, razmišljamo o Srbiji.“

Roba i šleperi u polsku sa Veronamercato upućeni za rusko tržište su u blokadi

Valeria Zanetti

L'Arena, 9 august 2014


Poništenje narudžbi. Gubitak obima posla. U perspektivi usporenje kontakta sa ruskim buyerima i napuštanje jednog od izvoznog tržišta poljoprivredno-prehrambenih proizvoda na kojeg su proizvođači i izvoznici skaligerskog grada (Verone) najviše računali u posljednje vrijeme i tako ostvarivali porast obima poslava, koji se odražavao u dvocifrenim brojkama. To su neposredne posljedice rata Putina i Zapada, koje udaraju nogom i poduzeća za uvoz i izvoz iz Verone, koja su ostvarivala poslovanje s Rusijom veće od 363 milijarde Eura putem trgovanja poljoprivrednim proizvodima, naročito povrćem i žitaricama, mesnim prerađevinama i proizvodima mliječne industrije kao i industrije sira, a u 2012 samo u toj proizvodnoj grani dostignuta je cifra od 30 milijardi; a u 2013 ta je cifra iznosila cifra 31 milijardu (+3,1%).

UZBUNJENI GROSISTI. Prvi su podigli uzbunu grosisti sa Veronamercato , koji odgovaraju na trgovinske zahtjeve više zemalja Istočne Evrope, uključivši i Rusiju. „Danima ne stiže nikakva nerudžba. Napustili smo izravne kontakte. Ako se nastavi embargo, bit će vrlo teško kažnjena naša poduzeća, koja su snabdjevači. Za nas to tržište vrijedi 50 miliona Eura godišnje, više od 11% našeg ukupnog prometa. Izgubiti to tržište za nas bi bilo porazno, jer smo već izgubili ukrajinsko tržište“,razmišlja Giuseppe Giomaro, predsjednik Fedagro Verona, koji se nalazi na čelu 58 poduzeća od njih 64 koja su na akcionarska društva i čiju djelatnost pomaže općina grada Verone. „Razmišljamo o tome da formiramo platformu u Srbiji ili u Albaniji, kako bi i dalje nastavili snabdjevati ruske klijente i na taj način zaobišli zabrane. Ukoliko ispadnemo iz igre, naše će mjesto ubrzo zauzeti srpski, hrvatski ili turski grosisti, kojima ćemo ostaviti u rukama tržište upravo u snažnom porastu i u koje smo dosta uložili“. Te iste probleme – tvrdi Mimma Perbellini, predsjednica Veronamercati –imaju trgovci poljoprivrednih proizvoda iz Padove i iz Udina, a djelomično i iz Trevisa.

PROIZVOĐAČI.“Pogođena je naročito Granny Smith, koja proizvodi hipokalorične povrtne proizvode, čije se ogromne količine prodaje u cijelosti na ruskom tržištu“ primjećuje Claudio Valente, predsjednk Coldiretti (izravni proizvođači prim. prev.) pokrajine. „ Od maja mjeseca tražimo od Evropske Komisije da aktivira član 319 Regulative 1308/2013, koji predviđa izuzetno interveniranje i pomoć poljoprivrednim poduzćima, kad se pojave anomalije na tržištu, a oni bi nas trebali pomoći sa, 2,7 milijardi Eura, namijenjenih talijanskim proizvođačima voća. Na taj scenarij, koji izaziva uzbunu, još se nadovezuje blokiranje izvoza voća i povrća u Rusiju, a za tu situaciju treba pronaći političko rješenje“izjavljuje u tom kontekstu Gimbattista Polo, šef lokalnog udruženje Agrinsieme.

Ipak u ovom času prehrambena industrija u cjelini još nije osjetila protuudar, kako nas uvjeravaju predstavnic iz API i Confindustrije „ naša poduzeća –članovi nisu nas još upozorili na probleme“umiruje Alessandro Fabiano, na čelu poljoprivredno-prehrambenog sektora Udruženja industrijalaca Verone „pred embargom smo nemoćni i zato je uvijek zlatno pravilo izvoziti na više inozemnih tržišta, jer se tako smanjuje rizik“, dodaje Raffaele Boscaini, koji obnaša istu tu dužnost na regionalnoj razini, a cifre Trgovačke komore već izračunavaju obim mogućih gubitaka.

ŠTETE U DESECIMA MILIONA. „Ako embargo ne bude ukinut“upozorava Gianni Dalla Bernardina, član općinske uprave grada Verone i podpredsjednik Veronamercato „grad Verona podnijet će štetu od 31 milion Eura od 183, koliko se računa da iznosi promet cijelog talijanskog sektora. Rusko tržište, kao i sva ostala tržišta bivšeg Sovjetskog Saveza nije uopće lako osvojiti, ali jednom osvojeno, to tržište zaista nagrađuje uložene napore. Godine 2013 bilo je to izvrsno tržište za mlijeko i mliječne proizvode (10,3 miliona;+42,1% u odnosi na 2012), povrće (4,3 miliona; +33,1%) i mesne proizvode (47 miliona;+16,2%)“. Jedino je izvoz voća opao sa 15,5 miliona 2012 na 11,4 miliona u 2013 (-26,4%).


*Veronu još po najpoznatijoj porodici zovu i „città scaligera“ odnosno gradom Scaligera