Informazione

(english / francais / italiano)

Negazione dei diritti politici in Ucraina

0) INIZIATIVE
1) LINKS E BREVI
2) Provocatoria risposta dell'Unione Europea al KKE sulla messa al bando del Partito Comunista di Ucraina
3) Sette quotidiani ed undici riviste sono stati messi al bando dal regime golpista ucraino / Ukraine has banned 18 newspapers and magazines
4) "Fermare i crimini barbari nel Donbass! Giù le mani dal Partito Comunista di Ucraina!”. Dichiarazione del CC del PCFR, 25/10/2014
5) Ukraine : Pas d’échange pour les deux prisonniers communistes (7 novembre 2014)



=== 0: INIZIATIVE ===

VENETO 

VENERDI' 14 NOVEMBRE ALLE ORE 16 PRESIDIO A VENEZIA IN CAMPO SAN GEREMIA - sotto la sede RAI di Palazzo LABIA, 

SABATO 15 NOVEMBRE, DALLE ORE 10 ALLE ORE 16, PIAZZA FERRETTO A MESTRE con un Gazebo per diffondere volantini e sensibilizzare l'opinione pubblica.

Queste iniziative sono organizzate da:
PARTITO DEI COMUNISTI ITALIANI - PANDORA TV - RETE DEI COMUNISTI - COMITATO DOMBASS ANTINAZISTA - ASSOCAZIONE MARX XXI.

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MILANO

PACE IN UCRAINA E NEL DONBASS - STOP NAZISMO -PRESIDIO

Sabato 6 dicembre 2014
alle ore 14.00 in Piazza Mercanti 

MILANO - 6 DICEMBRE 2014: PRESIDIO ORE 14-19 PER IL DONBASS
PRESIDIO ANTIFASCISTA E ANTINAZISTA A MILANO
PER LA SALVEZZA DEL POPOLO DONBASS DALL'AGGRESSIONE DELLA JUNTA EUROFASCISTA DI KIEV 
CONTRO LA PULIZIA ETNICA E L'ODIO ANTIRUSSO FINANZIATI DA STATI UNITI D'AMERICA E UNIONE EUROPEA, CIA E NATO.
COMITATO UCRAINA ANTIFASCISTA DI MILANO - DONBASS ANTINAZISTA

Stiamo organizzando un presidio a Milano che ponga al centro dell'attenzione pubblica la vicenda della guerra della Junta Euro Nazista di Kiev contro il popolo del Donbass, con momenti informativi che mettano in luce cosa sta realmente accadendo, e con la presenza delle sole bandiere usate dai partigiani antifascisti della Novorossija, delle Repubbliche Popolari di Donetsk e di Lugansk, incluse quelle Russe, dell'Unione Sovietica e quella antifascista di San Giorgio e le bandiere degli antifascisti ucraini. 
Intendiamo anche dare indicazioni per aiutare economicamente chi giornalmente è bombardato dall'artiglieria ucraina e raccogliere firme da portare al Consiglio Comunale di Milano chiedendo che vengano inviati aiuti umanitari ai bambini e alla popolazione civile del Donbass invaso dall'Esercito Ucraino sponsorizzato dall'Unione Europea dagli Usa, dalla Nato e dalla Cia.
Vogliamo smascherare la disinformazione sistematica operata dai mezzi d'informazione che, così come il governo italiano, Renzi e la Mogherini, appoggiano il sanguinario regime nazional-fascista di Poroshenko, servitore della Germania, e di Yatseniuk, servitore degli Stati Uniti, che hanno svenduto l'Ucraina agli Oligarchi corruttori e sfruttatori.
Vogliamo denunciare la presenza di nazisti nel governo di Kiev, e i crimini contro l'umanità perpetuati nel silenzio e nell'indifferenza delle cosiddette «democrazie» occidentali.
Vogliamo che si parli delle migliaia di civili assassinati dai battaglioni euronazisti della Junta, dei profughi fuggiti in Russia dal Donbass bombardato dall'artiglieria ucraina pagata anche con le tasse degli italiani, delle fosse comuni di civili dove sono stati rinvenuti i cadaveri di centinaia di innocenti assassinati dai battaglioni fascisti di Kiev, della pulizia etnica antirussa, della delirante demonizzazione del Presidente russo Vladimir Putin, per coprire i crimini di guerra dei governi occidentali complici delle stragi ad opera dei banderisti in Ucraina, del massacro.pogrom della Casa dei sindacati di odessa, dell'aereo malese abbattuto dai caccia ucraini, dell'uso delle bombe al fosforo da parte dell'aviazione degli ukri, della miseria e crisi economica portata al popolo ucraino dalla follia fascista del golpe del Majdan, della persecuzione degli oppositori, degli antifascisti e dei comunisti da parte degli euronazisti che comandano a Kiev a Kharkov, Odessa e da per tutto, dell'assurdo embargo contro la Russia che si ritorce contro le aziende italiane che non possono più lavorare con un mercato in espansione, della occupazione militare dell'Italia da parte della Nato e della presenza di quasi cento testate nucleari nel Nord Italia.
CHIUNQUE E' INTERESSATO CI SCRIVA COMUNICANDO I RIFERIMENTI E LA DISPONIBILITA' A PARTECIPARE AL PRESIDIO E A DIFFONDERE LE INFORMAZIONI PER SALVARE IL POPOLO DEL DONBASS.

Evento FB: https://www.facebook.com/events/331534220361177/

--- CRONACHE:

Spanish students eject Ukrainian fascist thugs (By Alfie Cook / WSWS, 18 October 2014)
http://www.wsws.org/en/articles/2014/10/18/spai-o18.html

Agresiones de grupos de extrema derecha que trataron de impedir una charla antifascista en Alcorcón (19 octubre, 2014)
http://lamanchaobrera.es/agresiones-de-grupos-de-extrema-derecha-que-trataron-de-impedir-una-charla-antifascista-en-alcorcon/

New York protest says, ‘Odessa, Donbass, we are with you’ (By Workers World staff on November 7, 2014)
http://www.workers.org/articles/2014/11/07/new-york-protest-says-odessa-donbass/
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=IvggR94zqBs

PdCI Ancona: Tenstimonianze dall'Ucraina (24/10/2014)
VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=DhpNJ1w4aGo


=== 1: LINKS E BREVI ===

Documentazione fotografica a cura di Veronika Yukhnina con il sostegno di White-book.info e Rote Hilfe (Germania):
1. le violenze sugli attivisti (PDF 1,1MB)
2. le formazioni neonaziste (PDF 1,1MB)
3. la persecuzione dei giornalisti (PDF 0,7MB)

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Take action: Ukraine anti-fascist activist detained (International Action Center, Sept. 13, 2014)

Protesters dump Ukrainian deputy in rubbish bin (PHOTO, VIDEO - September 16, 2014)

Ucraina, folla getta un membro del Parlamento nell’immondizia (16 Settembre 2014)
VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=gNkJaZplQUE

Kiev, i fascisti assaltano il parlamento ed aggrediscono i deputati (16 Settembre 2014)
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=5vpaLPzmwxU

From exile, anti-fascists organize for imprisoned comrades (Greg Butterfield - Sep 27, 2014)
Simferopol, Crimea On Sept. 20, the 15th day following a cease-fire agreement brokered by Russia and the Organization for Security and Cooperation in Europe, Ukrainian troops loyal to the far-right junta in Kiev bombed a chemical plant in Donetsk, sending a mushroom-shaped cloud over the capital city of the Donetsk People’s Republic…

Fonte: pagina facebook "Con l'Ucraina antifascista", 27/9/2014
<< Contro la manifestazione per la pace indetta dai comunisti a Kharkov, il ministero degli interni golpista non ha esitato a inviare mezzi corazzati.
Alla Aleksandrovskaja, leader della locale organizzazione del Partito Comunista d'Ucraina e promotrice della manifestazione, è tra gli arrestati.
La compagna è candidata del PCU alle prossime elezioni parlamentari e sulla sua pagina FB, il golpista Avakov, fa riferimento proprio alla candidatura della Aleksandrovskaja alla carica di deputato. Avakov, che ricordiamo soggiornò in Italia (nel carcere di Frosinone...) ha commentato che la Aleksandrovskaja è stata tratta in arresto perché nel corteo si gridava "l'Ucraina non è uno stato".
E' dunque chiarita la natura politica dell'arresto della Aleksandrovskaja e degli altri compagni.
Di Avakov è utile ricordare che da più parti viene accusato come mandante del tentato omicidio del sindaco di Kharkov Gennadij Kernes. >>

Харьков. Ленин пал. Kharkiv. Lenin fell (28/set/2014)

Comunistas arrestados en Kharkov (29/9/2014 - Sub.Castellano)

Ucraina: a Kharkov è caccia al comunista, abbattuta la statua di Lenin (Marco Santopadre, 29 Settembre 2014)

Fonte: profilo Facebook "Premio Goebbels per la disinformazione", 9/10/2014
https://www.facebook.com/premiogoebbels/photos/np.99711030.1137191587/1553693021530878/?type=1&ref=notif&notif_t=notify_me
<< Fino ad un milione di ucraini non potranno ricoprire incarichi in enti pubblici per almeno dieci anni. Il leader della giunta golpista di Kiev Petro Poroshenko ha avviato la cosiddetta "lustracija" , firmando la legge che prevede l’allontanamento dagli uffici pubblici di funzionari e impiegati ritenuti "compromessi" con il deposto presidente Viktor Yanukovich. Ovviamente i primi a pagare saranno gli antifascisti, i russofoni e tutti coloro che non hanno nutrito simpatie nei confronti del nuovo ordine imposto dagli Usa e dalla Ue. 
“La lustracija comincerà! Le istituzioni verranno ripulite dagli agenti del Kgb e dagli alti gradi del Partito delle Regioni dell’ex presidente Yanukovich”, ha detto l'oligarca del cioccolato. 
A essere colpito è chi ha ricoperto un incarico statale almeno per un anno nel periodo dal 25 febbraio 2010 al 22 febbraio 2014. Non è un caso che sia stato fissato questo limite temporale... Va ricordato, infatti, che lo stesso Poroshenko è stato ministro del Commercio e dell'Economia sotto Yanukovich, anche se per meno di un anno: dal marzo al dicembre del 2012.
Insomma, la scure del regime nazista "euro-friendly" si abbatte su centinaia di migliaia di semplici cittadini, impiegati e funzionari che nella maggior parte dei casi non hanno ricoperto alcun ruolo politico ma solo burocratico, che ora rischiano il posto di lavoro. E ad impugnare questa scure sono proprio quei trasformisti e riciclati, buoni per tutte le stagioni, che facevano parte del precedente governo o erano comunque tra i più stretti collaboratori di Yanukovich. >>

PTV News 10 ottobre 2014 – Kiev, democrazia e epurazioni / La linea ambigua di Ankara / Ecco l’alternativa al gas russo

Fonte: pagina FB "Con l'Ucraina antifascista" tramite "Интернет-издание «Глагол»", 16/10/2014
<< I servizi di sicurezza ucraini (SBU) hanno bloccato il sito web GLAGOL, popolare fonte di informazione sull'Ucraina, ma anche su altri paesi dell'ex URSS.
Attivisti e collaboratori del sito hanno spesso subito attacchi da parte dei fascisti e della polizia: clamoroso è stato l'arresto di Konstantin Dolgov, principale organizzatore del progetto, che venne accusato di aver incendiato dei bancomat della Privatbank di Kolomojskij. 
GLAGOL ha spesso riportato la notizia delle manifestazioni organizzate in Italia e nel resto d'Europa, e questo probabilmente è uno dei motivi per cui l'SBU ha voluto metterlo fuori uso. 
Il sito GLAGOL criticava aspramente anche il Partito delle Regioni e il potere del clan Yanukovitch, ma come per altri siti e testate giornalistiche, né le forze dell'ordine né altri organi dello stato avevano, prima del golpe, osato provocazioni nei confronti degli attivisti. >>

Ucraina/Le gesta di Lyashko, il nazi favorito alle elezioni (foto e video)
di Franco Fracassi, 23 ottobre 2014 – È stato uno dei capi della rivolta di Maidan, Lyashko oggi è a capo del famigerato battaglione nazista Azov. Il suo Partito radicale è in lotta col partito del presidente Poroshenko per la conquista della maggioranza in parlamento. Per Amnesty si tratta di un criminale di guerra. «Alle scrofe di Mosca va tagliata la gola!»…

Anti-fascist leader recounts Odessa resistance, May 2 massacre (By Greg Butterfield / WW on October 31, 2014)

Squadristi europeisti gettano donna nell'immondizia perché russofona ( Anatoly Shary, 31/ott/2014)

Fonte: pagina FB "Con l'Ucraina antifascista", 5/11/2014
https://www.facebook.com/ucrainaantifascista/posts/719988484749075
<< Ieri si è svolta a Mosca una manifestazione, organizzata da diverse forze politiche e dedicata agli avvenimenti in Ucraina e a sostegno delle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, a cui ha preso parte una folta rappresentanza del Partito Comunista della Federazione Russa. 
Le fotografie del meeting: http://kprf.ru/photoreports/270.html >>

Fonte: pagina FB "Con l'Ucraina antifascista", 8/11/2014
https://www.facebook.com/ucrainaantifascista/posts/722009531213637
<< DA VEDERE! Ringraziando Fort Rus per il lavoro di traduzione e sottotitolatura in italiano, riproponiamo il video della censura in diretta ai danni del giornalista Gnatiuk, inviato a Donetsk: il collegamento viene platealmente interrotto dalla giornalista in studio quando Gnatiuk, dopo aver parlato dell'uccisione dei bambini a causa del bombardamento sulla scuola n. 63, racconta che a Donetsk la gente aspetta l'arrivo e la protezione dell'esercito russo. Dopo aver interrotto il collegamento (le riprese mostrano il cursore del mouse che chiude la chiamata Skype… min. 2:52), la giornalista commenta: "uhm, è caduta la linea, che peccato". >>
Censura dei telegiornali ucraini sulla situazione a Donezk (7/nov/2014)
Giornalista ucraino fornisce un'informazione contraria alla propaganda del regime e viene censurato

Fonte: pagina FB "Con l'Ucraina antifascista", 9/11/2014
https://www.facebook.com/ucrainaantifascista/posts/722023041212286
<< "Il governo vuole distruggere il partito comunista e portare alla ribalta forze di sinistra "malleabili", dichiara il politologo Andrej Zolotarev a GolosUA. 
Approfittando dell'attuale assenza dal parlamento, è iniziata una campagna atta a screditare il PCU e contestualmente a sdoganare gruppi di sinistra, estremamente minoritari, che puntano nelle loro dichiarazioni ad essere accreditati da Poroshenko e dalla giunta.
Tra questi, alcuni ex parlamentari del PCU, che usciti dal partito e dal gruppo parlamentare dopo il golpe ebbero la possibilità dal golpista Turchinov di formare un gruppo parlamentare, guadagnandosi così "l'indulgenza" della giunta. 
FONTE: http://ru.golos.ua/politika/14_11_06_vlast_hochet_razdrobit_kompartiyu_i_vyivesti_na_avanstsenu_ruchnyih_levyih_# >>

Fonte: pagina FB "Con l'Ucraina antifascista", 10/11/2014
https://www.facebook.com/ucrainaantifascista/posts/722449917836265
<< Nell'Ucraina della giunta, basta una denuncia anonima per perdere il posto. Vitalij Igorevich Lukashuk, decano della Facoltà di sociologia Karazin di Kharkov è stato rimosso dal suo incarico dopo una denuncia anonima di un "patriota", inoltrata al Ministero dell'Istruzione e della Scienza. L'accusa è quella di aver espresso posizione "separatiste" sulla pagina del social network VKontakte. Tuttavia nel profilo di Lukashuk (ora rimosso) non apparivano prese di posizione di tal genere, solo interventi di critica verso la demolizione ad opera di teppisti nazionalfascisti del monumento a Lenin di Kharkov. >>

Fonte: pagina FB "Con l'Ucraina antifascista", 11/11/2014
https://www.facebook.com/ucrainaantifascista/posts/723122864435637
<< Nelle ultime udienze del processo contro il Partito Comunista d'Ucraina è stato evidenziato che i tribunali amministrativi non hanno la competenza per la messa al bando dell'organizzazione e che la procedura con cui è stato avviato il processo (su richiesta del Ministero della Giustizia, a sua volta spronato da Turchinov, allora presidente ad interim) peccherebbe di "incostituzionalità".
Di fronte alla situazione di stallo, sono arrivate le dichiarazioni del capo dei Servizi (SBU), Valentin Nalivajchenko, il quale ieri ha dichiarato che il PCU potrebbe essere messo al bando per motivi di "sicurezza nazionale ", in quanto sia la struttura centrale che le organizzazioni territoriali sostengono e collaborano con le milizie "filorusse" del Donbass. Le dichiarazione di Nalivajchenko, che ha dichiarato di disporre di nuovo materiale e nuove prove contro i comunisti, potrebbero portare all'apertura di un nuovo procedimento contro il PCU, questa volta però da discutere in parlamento: un parlamento, quello uscito dalle ultime elezioni farsa, in mano ai nazionalisti e agli oligarchi, dove nessuna forza di sinistra è rappresentata. >>


=== 2 ===

www.resistenze.org - osservatorio - europa - politica e società - 19-09-14 - n. 512

La provocatoria risposta dell'Unione Europea al KKE sulla messa al bando del Partito Comunista di Ucraina

Partito Comunista di Grecia (KKE) | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

17/09/2014

La risposta dell'Alto rappresentante della politica estera dell'UE all'interrogazione del gruppo del KKE al parlamento europeo, in relazione ai tentativi di mettere al bando e rendere illegale il Partito Comunista di Ucraina è stata provocatoria. Il gruppo parlamentare del KKE ha espresso la seguente dichiarazione nel suo comunicato stampa:

"Il pieno sostegno dell'Unione Europea al reazionario governo ucraino ed al suo obiettivo di bandire il Partito Comunista di Ucraina ed incrementare gli atti di persecuzione contro i comunisti è stato confermato dal rappresentante della Politica estera dell'Unione Europea C. Aston, con la sua risposta all'interrogazione del gruppo parlamentare del KKE, il quale ha denunciato la persecuzione del Partito Comunista di Ucraina da parte del governo di quel paese.

La Commissione UE etichetta il governo ucraino come "la scelta del popolo ucraino dopo eque e democratiche elezioni", nascondendo che è giunto al potere attraverso un colpo di stato, in cui i gruppi nazi-fascisti armati hanno preso parte, con il pieno sostegno dell'UE e dei suoi alleati, la NATO e gli Stati Uniti. La Commissione giustifica l'inaccettabile decisione di sciogliere il gruppo parlamentare del Partito Comunista di Ucraina, affermando che ciò è avvenuto "per ragioni procedurali", mentre per quanto riguarda il procedimento giudiziario avviato dal governo ucraino per dichiarare illegale il Partito Comunista dell'Ucraina si limita ad affermare che "seguirà da vicino tutti gli sviluppi riguardanti il caso".

L'ipocrita mero auspicio dell'Alto Rappresentante della UE che "Qualsiasi azione legale debba (...) garantire la correttezza e il rispetto delle norme internazionali riconosciute (...) in particolare per quanto riguarda il rispetto dei diritti politici, civili e umani" e che "Questi impegni e principi sono sanciti anche nell'accordo associazione UE-Ucraina che è stato firmato di recente", è provocatorio.

E' provocatorio perché la campagna anti-comunista è un obiettivo dichiarato del governo ucraino, obiettivo che è accompagnato da persecuzioni, attacchi, minacce e atti di terrorismo contro i comunisti da parte dei partiti borghesi e delle bande fasciste del "Pravy Sektor", ecc., che sostengono il governo. Sono questi i principi stabiliti nell'accordo di associazione tra Ucraina ed UE, questa è l'attuazione del proclami dell'UE sulla "democrazia": l'elevazione dell'equazione anti-storica tra comunismo e fascismo come ideologia ufficiale dell'Unione Europea, insieme ai divieti sull'attività dei comunisti, i simboli comunisti e l'ideologia comunista.

L'anticomunismo accompagna e sostiene la linea politica antipopolare, il nazionalismo, l'abolizione dei diritti democratici e delle libertà del popolo, che vengono imposte dal governo ucraino per servire gli interessi affaristici locali che esso rappresenta, così come gli interessi dei gruppi monopolistici di UE ed USA che stanno consolidando la loro posizione in questo paese e in tutta la regione, massacrando il popolo, nel loro scontro contro i capitalisti russi.

Il KKE rafforzerà la sua solidarietà con i comunisti ed i lavoratori dell'Ucraina, al fine di rafforzare la loro lotta affinché i lavoratori possano lasciare il loro segno sugli sviluppi del conflitto con i capitalisti, il loro potere e le loro unioni imperialiste.


=== 3 ===

Fonte: pagina FB "Premio Goebbels per la disinformazione", 18/10/2014
https://www.facebook.com/premiogoebbels/posts/1557645857802261

Sette quotidiani ed undici riviste sono stati messi al bando dal regime golpista ucraino di Poroshenko. Non si tratta soltanto di organi d'informazione politici, ma finanche di magazines di musica e letteratura. La loro colpa è di essere scritti in lingua russa. Per tutti l'accusa è di "fomentare il separatismo". Qualcuno vuole farlo notare ai tipi di Amnesty e "Reporter senza frontiere" ed ai sinistrati che urlano contro i "regimi liberticidi, che opprimono la libertà di stampa"?

http://www.rogerannis.com/ukraine-has-banned-18-newspapers-and-magazines/

Ukraine has banned 18 newspapers and magazines



The registration of seven newspapers and 11 magazines withdrawn for ‘advocating ‘separatism’
Korrespondent.net, Oct 16, 2014 (Google translation of Russian original)

The State Committee for Television and Radio Broadcasting of Ukraine has withdrawn the certificate of state registration of seven newspapers and 11  magazines within the national information space. This is stated in the press service of the State Committee.

“State Committee of Ukraine in cooperation with law enforcement agencies, the State Registration Service of Ukraine, Ukrpochtoy and with the support of the public take steps to clean up the national information space of the separatist press,” it said in a statement.

In particular, the State Registration Service recognized as null and void the certificate of registration of the following print media: Collection of Ukraine, Pivdennyy regіon; Novorossiysk Calendar; newspapers Novorossiysk Courier, Russian World of Ukraine, Russian Culture in Ukraine, Russian Blok.Ukraina, Chervona Zirka, and Red Star; as well as magazines Rosіyska mova lіteratura,  Navchalnih, Russian language, literature and culture in schools and universities, Rosіysky profіl (Russian Profile), Rosіysky rock (Russian rock), Russian Personalities.

Earlier, it was reported that the National Council of Ukraine on Television and Radio Broadcasting at its meeting on October 15 decided to ban the broadcasting of Russian TV channel 365 Days and Belarus TV Channel 24.



=== 4 ===

http://www.marx21.it/internazionale/area-ex-urss/24671-qfermare-i-crimini-barbarici-nel-donbass-giu-le-mani-dal-partito-comunista-di-ucraina.html

"Fermare i crimini barbari nel Donbass! Giù le mani dal Partito Comunista di Ucraina!”

25 Ottobre 2014

Dichiarazione del Comitato Centrale del Partito Comunista della Federazione Russa

da kprf.ru 
Traduzione dal russo di Mauro Gemma

Sono due gli autori della tragedia in Ucraina: l'oligarchia del paese, che ha instaurato la sua dittatura, e l'imperialismo occidentale, che aspira alla dominazione del mondo. La storia insegna: quando il grande capitale ha bisogno di consolidare il suo potere, nutre volentieri le falangi degli autori di pogrom nazisti. I magnati ucraini hanno imparato a trasformare il potere in denaro, e il denaro in potere. E' con la loro benedizione che contro i civili sono usate armi proibite. E mentre raccolgono la loro sanguinosa mietitura, Washington e Bruxelles si fregano le mani.

Si continua a dividere l'Ucraina. Una guerra feroce è scatenata nei mezzi di informazione di massa. Sono definite terroriste le persone che difendono le proprie case, il proprio diritto a vivere secondo i costumi degli antenati e a parlare nella lingua madre. Con il denaro sottratto ai cittadini, vengono costruite bugie mostruose e vili indirizzate contro i fratelli slavi. Poiché incontra una strenua resistenza in Novorossya, la giunta di Kiev cerca di dividere i popoli della Russia e dell'Ucraina con fossati anticarro e filo spinato.

In questo contesto, i giovinastri fascisti sono in prima fila nelle aggressioni ai comunisti. I nostri compagni del Partito Comunista di Ucraina e del Komsomol sono attaccati e perseguitati per le loro convinzioni. Il 2 maggio tra i morti nella Khatyn di Odessa c'erano i nostri compagni. Sul partito incombe la minaccia della messa al bando. Il feroce anticomunismo è il segno distintivo dell'isteria delle forze di ultradestra.

La crisi in Ucraina è un'enorme tragedia per il suo popolo. Per il suo superamento la posizione della Russia dovrebbe distinguersi per coerenza e determinazione. Il PCFR è convinto della necessità di riconoscere le repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, di stabilire con esse relazioni tra stati.

Il Donbass ha bisogno di aiuto immediato e massiccio. Ma i convogli di aiuti umanitari di carattere governativo sono ancora insufficienti. Il ritardo sull'accordo per il loro passaggio alla frontiera mette in pericolo la salute e persino la vita di molte persone. Il PCFR, da parte sua, conduce un lavoro sistematico per la spedizione in Novorossya di carichi con generi di prima necessità.

Questo ci impongono il dovere di essere solidali, i principi di umanesimo e la convinzione che la vittoria sugli eredi di Bandera è possibile e necessaria. I veri patrioti dell'Ucraina sono sostenitori della sua unità con la Bielorussia e la Russia. Essi devono poter contare su un sostegno quotidiano.

Il nostro partito esprime la convinzione che al primo posto della politica estera della Russia debbano stare gli interessi dell'avvicinamento tra i popoli che facevano parte dell'Unione Sovietica. E' arrivato il momento di correggere gli errori compiuti, di rafforzare con determinazione i legami con gli amici, ristabilire quelli del passato e acquisirne di nuovi.

Il PCFR dichiara: gli eredi prepotenti dell'UPA e dell'UNA-UNSO vanno fermati senza indugio! Facciamo appello a tutte le forze progressiste del mondo alla mobilitazione per lottare contro la guerra, il nazismo e l'imperialismo. Il capitale continua a seminare odio e inimicizia tra le persone.

I crimini dei barbari devono essere fermati!
Giù le mani dal Partito Comunista di Ucraina!
Pace al Donbass!
Per la fratellanza tra i popoli slavi!

Il Comitato Centrale del Partito Comunista della Federazione Russa


=== 5 ===


7 novembre 2014

Ukraine : Pas d’échange pour les deux prisonniers communistes

Le 15 septembre, deux militants communistes qui ont été arrêtés à Odessa par les forces spéciales ukrainiennes dans le cadre de l’enquête contre le groupe clandestin "Armée Rouge Ukrainienne". Vladislav Wojciechowski et Nicolas Popov sont accusés de "création d’une organisation terroriste". Deux pistolets automatiques et des explosifs auraient été découverts lors de l’arrestation. Vladislav Wojciechowski, un des membres fondateurs de Borotba, avait été gravement blessé par les fascistes lors de l’assaut et l’incendie de la maison des syndicats le 2 mai derniers, à Odessa, où 38 antifascistes avaient été tués.

Vladislav Wojciechowski et Nicolas Popov ont été enregistrés il y a un mois sur une liste pour l’échange de prisonniers entre les républiques populaires de Lougansk et Donesk d’une part, et l’Ukraine d’autre part. Mais le SBU (la sécurité d’état ukrainienne) met son véto à l’échange. Les deux prisonniers bénéficient d’un soutien clandestin en Ukraine, beaucoup de tags les soutenant ont été peints nuitemment à Kharkov, Odessa et Kiev.




Scontro di classe in e sul Donbass

0) Marghera (VE), martedì 11 novembre 2014: Con l'Ucraina antifascista
1) Ucraina, scene di lotta di classe (Fabrizio Poggi, Il Manifesto 15.10.2014)
2) La Resistenza antifascista nel Donbass (di Daniele Bergamini, 11/9/2014)
3) Alcune considerazioni sulla guerra civile in Ucraina (di Giuseppe Amata)
4) Contro la NATO e i fascisti Con i ribelli del Donbass (di Leo, Coord. Reg. per l'Ucraina Antifascista Emilia-Romagna)


Altri link consigliati:

Intervista al Presidente del Soviet Supremo della Repubblica Popolare di Donetsk Boris Alekseievič Litvinov (Rianovosti | ria.ru – 29/08/2014)
http://www.resistenze.org/sito/te/po/uc/poucel12-015150.htm

Ucraina, perché il Donbass. A cura di Giuliano Cappellini (su GramsciOggi di Settembre 2014, pag. 27)

Gennady Zyuganov (KPRF): THE CRISIS IN UKRAINE AND ITS DEEP ROOTS (Sept. 5, 2014) [Article in  
English: The crisis in Ukraine and its deep roots – http://cprf.ru/2014/09/1108/ 
Español: Crisis en Ucraina y sus raìces profundas – https://docs.google.com/file/d/0B6ubbrisn9iHMWRLeW5wWHB3Zkk/edit?pli=1
and  Russian – https://docs.google.com/file/d/0B6ubbrisn9iHOE1saVBTZzI5Y1k/edit?pli=1 ]
TRAD.: La crisi in Ucraina e le sue profonde radici (Gennadij Zjuganov, PCFR 5 settembre 2014)
http://aurorasito.wordpress.com/2014/09/10/la-crisi-in-ucraina-e-le-sue-profonde-radici/

I ribelli del Donbass (di Valerio Evangelisti, 20 settembre 2014)
http://www.carmillaonline.com/2014/09/20/i-ribelli-donbass/

La crisi ucraina (di Luigi Marino, Presidente dell'Associazione Maksim Gorkij di Napoli e Condirettore di MarxVentuno - 24 Settembre 2014)
http://www.marx21.it/internazionale/area-ex-urss/24530-la-crisi-ucraina.html

Un camionista slavo lascia tutto per combattere il fascismo in Donbass (24/set/2014)
Un camionista slavo lascia tutto per combattere il fascismo in Donbass, messaggio-testimonianza dal volontario Rihard Branizkij…
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=HNkB7gIYFew

I precedenti storici dell'indipendenza del Donbass (Cultura Bolchevique | culturabolchevique.com, 24/09/2014)
Exiled Ukraine union organizer: ‘Never forget who your class enemy is’ (By Greg Butterfield / WW, October 11, 2014)
Simferopol, Crimea — Svetlana Licht is a trade union activist and leader of the Marxist Union Borotba (Struggle)…

In Ukraine and Donbass, class contradictions come to the fore (By Greg Butterfield / WW, on October 14, 2014)

Fonte: pagina FB "Premio Goebbels per la disinformazione", 24/10/2014
https://www.facebook.com/premiogoebbels/posts/1560303874203126
<< Il miliardario sionista, nonché ex collaborazionista delle SS e delle Croci Frecciate in Ungheria, George Soros chiede all'Europa di difendere fino alla morte il regime golpista ucraino e di partecipare con ancora più veemenza alla guerra totale degli Usa contro la Russia. >>
Wake Up, Europe - by George Soros, October 23, 2014 (NY Books, Nov. 20, 2014 issue)
Europe is facing a challenge from Russia to its very existence… The European Union would save itself by saving Ukraine.
http://www.nybooks.com/articles/archives/2014/nov/20/wake-up-europe/

La prima fabbrica occupata nel Donbass - Un esempio da seguire (24 Ottobre 2014)
http://www.marxismo.net/index.php?option=com_content&view=article&id=5858&catid=139&Itemid=571
Ukraine : une première usine occupée et autogérée dans le Donbass – un exemple à suivre ! (lundi 27 octobre 2014)
http://www.lariposte.com/spip.php?page=newsletter&id_article=2171


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Marghera (VE), martedì 11 novembre 2014
alle ore 20.30, Sala Consiliare Marghera, piazza Municipio 1

Marghera con l'Ucraina antifascista

1914 – 2014. No alla guerra imperialista!
Solidarietà con i ribelli antifascisti del Donbass

INCONTRO CON IL GIORNALISTA DI ODESSA SERGHEJ DIACHUK

organizza: comitato veneto per il donbass antinazista
partecipano: ross@, slai cobas per il sindacato di classe, tuttinpiedi


N.B. una analoga iniziativa è prevista DOMENICA 16/11/2014 a SCHIO (VI) (fonte: http://contropiano.org/politica/item/27293-ricorda-odessa-ferma-la-terza-guerra-mondiale )


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Ucraina, scene di lotta di classe


di Fabrizio Poggi, su Il Manifesto del 15.10.2014

Macerie d'Europa. Il Donbass è il forziere delle risorse industriali e naturali del Paese, qui la classe operaia è il 40% degli occupati. Non solo la Nato, in gioco nell’est finanza e magnati con il loro abuso della rivolta popolare anti Majdan

«Nelle regioni di Donetsk e Lugansk è stata scatenata una lotta di classe in cui banditi, emarginati e tutta una marmaglia randagia combatte contro la classe di biznesmen, liberi professionisti, farmer e tutti coloro che hanno bisogno dell’autorità come garanzia dei diritti e delle libertà», scrivevatempo fa Tsen​sor​.net, emanazione del partito «Patria» di Julja Timoshenko. E comas​screwing​.ru: «Nel Donbass siamo testimoni di una delle ultime rivoluzioni proletarie. Proletariato industriale ed elementi declassati lottano contro le classi dei contadini, dei piccolo-borghesi e degli oligarchi». Dunque, oltre e al di là della guerra scatenata dal governo ucraino contro le Repubbliche popolari di Lugansk e Donetsk, c’è qualcosa di più profondo che agita la società civile della Novorossija?
È azzardato parlare di un movimento popolare che, difendendo terra e diritti, lotta anche su obiettivi di classe?

Che a Kiev siano al potere un governo e una Rada «legittimati» da milizie neo-naziste, con qualcosa di più di semplici tendenze fasciste, pare fuori discussione. Dati alle fiamme libri su Russia e Urss; gli ucraini proclamati portatori dei geni di una razza superiore; disciolta la frazione parlamentare del Partito comunista ucraino e lo stesso partito sottoposto ad assalti quotidiani, con la prospettiva di essere messo fuori legge (proprio oggi dovrebbe essere in discussione alla Rada un progetto di legge sul divieto «dell’ideologia comunista»); deputati assassinati; giovanissimi studenti fatti sfilare col saluto romano: non c’è bisogno di indagare sui massacri dei battaglioni neonazisti (teoricamente, non controllati dal governo) per inquadrare le scelte di Poroshenko e Jatsenjuk in una linea che mira a fare di Kiev l’avamposto diretto nell’assalto economico-militare occidentale alla Russia.

Chi combatte contro chi, per chi e per cosa nel Donbass? Quanta parte hanno le dispute tra oligarchi dell’ovest e dell’est del paese anche nella crisi in Novorossija? E’ stato solo politico il licenziamento tre giorni fa del magnate Sergej Taruta da governatore della regione di Donetsk, da parte del magnate Pëtr Poroshenko? L’oligarca Kolomojskij (governatore di Dnepropetrovsk) ha scatenato le bande neonaziste contro l’oligarca del Donbass Rinat Akhmetov (secondo Forbes il terzo più riccotra quelli dell’ex Urss) solo per impedirgli di finanziare i separatisti? Gli assalti, a suo tempo, del clan della Timoshenko alla «famiglia» degli Janukovic erano dettati da pure idee «liberali»? E poi i vari Pinchuk, Novinskij, Kosjuk, Tighipko e Zhevago e Bojko: tutte personificazioni di perfette sim- biosi tra cariche amministrative e d’affari.

E quindi, il sostegno aperto alla cosiddetta «azione anti-terrorismo» di Kiev, rientra sola- mente nel disegno di allargamento a est sia della Nato che monopoli europei, oppure nasconde anche interessi della finanza mondiale e di quella ucraina a spartirsi le risorse della regione? Una regione (abitata per il 57% da ucraini, 38,2% russi e altre 30 nazionalità) che è il forziere delle risorse industriali e naturali di tutta l’Ucraina, con una classe operaia che costituisce il 40% degli occupati. Nella sola area di Donetsk (dal 1924 al 1961 si chiamò Stalino, per gli stabilimenti di acciaio – stal — presenti) è concentrato il 20% dell’intera produzione industriale ucraina: miniere, metallurgia, chimica, macchinario pesante, elettroenergetica. E, oltre a quello che è uno dei bacini carboniferi più grandi d’Europa, anche gas (il solo metano è calcolato in 118 mlrd m3) e giacimentidi quarzo, graniti, ferro, alluminio grezzo, mercurio.

Il sito anarco-sindacalista Rabocij put (Rp; La via operaia), ancora in febbraio scriveva che «all’inizio delle proteste di Majdan, moltissimi manifestanti non condividevano le posizioni dei nazionalisti
e degli “eurointegranti”. Le persone, soprattutto delle regioni occidentali del paese, protestavano contro il governo che le aveva ridotte a estrema povertà. Con questi indirizzi, nazionalisti e fascisti avevano raccolto anche i lavoratori e le proteste si erano allargate alle regioni centrali e orientali, in cui non si può certo parlare di spirito nazionalista o ultradestro».

Anche Borotba, di ispirazione trotskista, affermava che «Euromaidan ha avuto un certo supporto di massa tra chi sperava in un avvicinamento alla Ue per migliorare le proprie condizioni di vita: un’illusione reazionaria, ma sufficiente a mobilitare una parte della popolazione contro Janukovic. Sotto la maschera di lotta alla corruzione, c’era un movimento reazionario composto principalmente da intellettuali liberali piccolo-borghesi, elementi sottoproletari e ceto medio impoverito».

Secondo Rp, «per evitare la sollevazione rivoluzionaria delle masse, i circoli più reazionari della bor- ghesia videro l’unica via d’uscita in una dittatura apertamente reazionaria; Janukovic non appoggiò tale piano, forse contando sui metodi della democrazia borghese. La destra ucraina, appoggiata da imperialisti europei e americani, dette vita a Majdan per far fuori Janukovic e arrivare alla più reazi- onaria dittatura borghese». A conflitto iniziato, sempre a detta di Rp, la classe operaia del Donbass non avrebbe «agito autonomamente, ma seguendo le indicazioni ora di una, ora di un’altra parte della borghesia. Ai meeting per dire “no alla guerra”, non si è mai detto a quale guerra ci si riferisca. Gli organizzatori dei meeting non hanno bisogno della guerra di classe, bensì della vittoria sui loro rivali in affari al potere a Kiev. Nella Repubblica di Donetsk si rappresentano gli interessi della pic- cola e media borghesia del Donbass, che, pur non d’accordo con gli oligarchi locali, persegue comun- que la conservazione della proprietà! Non ci sarebbe stata nessuna guerra, se la borghesia e “l’oligarchia di Donetsk”, non avessero temuto per le proprietà, che i clan borghesi di Dneprope- trovsk, di Kiev e dell’occidente volevano togliere loro».

Che in generale, in Ucraina, fosse in corso una guerra tra clan per una nuova ripartizione delle ultime proprietà statali, fino all’estate scorsa lo scriveva anche RIA Novosti: «Per la fine dell’anno, l’Ucraina prevede di vendere 164 grosse imprese statali, che potrebbero essere spartite tra i milio- nari danneggiati da Janukovic», a scapito di concorrenti quali «il re del Donbass Rinat Akhmetov, il magnate chimico Dmitri Firtash e Sergej Levochkin. Si perpetuano le guerre tra oligarchi e clan regionali, attraverso cui si è formato il capitale originario sulla spartizione della proprietà sovietica. È in atto una elementare ripartizione della proprietà».

In ogni caso, all’epoca di Majdan e contrapposto a Majdan, nel sudest ucraino prese piede un movi- mento in difesa dei diritti nazionali, democratici e sociali, che rifletteva il malcontento della popol- azione verso il governo degli oligarchi e che cercava di resistere alle violenze fasciste. Non solo. In più occasioni, vari dirigenti della Novorossija hanno parlato del primato della proprietà collettiva su quella privata, della nazionalizzazione della grande proprietà, proclamando i principi del potere popolare. E l’appoggio popolare e dei lavoratori non è mancato. In effetti, tra passi indietro e contr- asti tra i dirigenti della repubblica, inevitabili in un movimento di massa che, di per sé, esprime le più varie tendenze ideali o ideologiche, sembra che non tutto sia chiaro nella loro visione dell’anticapitalismo, dell’antifascismo e dei diritti civili, tra tendenze monarchiche e ammiccamenti a certa destra europea. E anche l’iniziale minaccia di nazionalizzazioni delle proprietà degli oligarchi del Donbass è via via stata corretta in proposte di accomodamento coi magnati. Nei giorni scorsi si è annunciato di puntare alla conservazione di uno spazio economico comune con l’Ucraina, attra- verso la concessione al Donbass dello status di zona offshore. Ma ora la guerra con Kiev è al primo posto.

A fine agosto il sito Classwar scriveva: «La rivolta nel Donbass è iniziata non solo come lotta di liber- azione nazionale. I fondatori della Repubblica di Donetsk parlavano di uno stato “sociale”, contrap- posto al precedente stato oligarchico ucraino. “Repubblica senza oligarchia e corruzione” — era lo slogan anti-capitalista dei ribelli. Ma mentre le milizie versano il sangue al fronte, la borghesia va al potere. Uno dopo l’altro, ci sono progetti di Costituzione intesi a consolidare il carattere capitalista delle nuove strutture pubbliche, con promesse esplicite di inviolabilità del grande capitale».

E ancora Rp: «I leader di Donetsk parlano solo della lotta contro gli oligarchi. Non hanno mai fatto cenno alla lotta contro la borghesia in generale, dato che loro stessi sono borghesia. Per raggiungere la pace, è necessario non appoggiare nessuna delle parti in conflitto, dato che questa e quella sono nemiche della classe operaia». Sembrerebbe quasi un richiamo a porsi, sin da ora, sulla strada della «costruzione del socialismo in un solo» distretto regionale Ma intanto la guerra va avanti.



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LA RESISTENZA ANTIFASCISTA NEL DONBASS


POSTED ON SET 11, 2014 IN INTERNAZIONALE | 0 COMMENTS
di Daniele Bergamini

Le neonate Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk si sono unite nell’Unione delle Repubbliche Popolari della Novorossija, un progetto che ha come obbiettivo la costituzione di una confederazione delle città a sud dell’Ucraina dove è forte la presenza di comunità russe e di ucraini di lingua russa.Il Partito Comunista Ucraino (PCU), fin dall’inizio della crisi, si è espresso a favore di un ordinamento federale dell’Ucraina per sanare i contrasti etnico linguistici foraggiati dall’imperialismo euro-atlantico e dall’oligarchia filo-occidentale, ma la popolazione del Donbass dopo le persecuzioni e i pogrom come quello di Odessa ha deciso di separarsi dall’Ucraina mediante referendum e nelle dichiarazioni delle nuove autorità popolari si considera come superata la strada federativa.
La nascita delle Repubbliche Popolari va inserita in un contesto di classe che da una parte vede la grande borghesia ucraina rappresentata dal magnate dell’industria dolciaria Poroshenko e dall’altra il proletariato e alcuni strati della piccola borghesia di lingua russa. Lo scontro tra le due realtà si riflette soprattutto sull’organizzazione economica e sui rapporti di produzione: nel Donbass non si può di certo parlare di una transizione socialista, ma tuttavia si salda ben forte il carattere antiimperialista delle Repubbliche, che hanno nazionalizzato le proprietà dei grandi oligarchi del calibro di Akhmetov, consentendo al momento l’esistenza solo della piccola e media impresa. Intanto il governo ucraino procede con tagli alla spesa pubblica, privatizzazioni e svendite a favore dei grandi colossi monopolistici locali e stranieri ed ha proibito il Partito Comunista Ucraino assieme a tutte quei movimenti che si oppongono alla cosiddetta operazione “antiterrorismo”.
La situazione odierna ha generato un ampio dibattito e una grande mobilitazione della galassia della sinistra e dei comunisti, con diverse organizzazioni, dentro e fuori l’Ucraina, che si sono mobilitati in difesa del Donbass. Non solo i compagni della Banda Bassotti hanno deciso di recarsi nella zona, con la Carovana Antifascista (sostenuta e promossa fin dal primo momento dal Fronte della Gioventù Comunista), ma anche altri compagni dalla Russia, dalla Spagna, dalla Moldavia e da altre zone europee hanno deciso di unirsi ai combattenti antifascisti della Novorossija, mentre i neonazisti sono supportati da membri di gruppi neonazisti baltici e scandinavi. Il fenomeno delle nuove brigate internazionali – formatesi in seguito a un appello degli stessi dirigenti di Donetsk – non è sicuramente vasto come quello verificatosi durante la guerra civile spagnola negli anni ’30, ma è positivo che ricominci una mobilitazione internazionalista dopo la fine del blocco sovietico. Le Repubbliche antifasciste sono nate nei territori in cui la presenza dei comunisti è forte così come l’influenza nel proletariato da parte dei vari movimenti anticapitalisti e organizzazioni comuniste. La mobilitazione della classe operaia locale ha infatti radicalizzato il movimento antifascista: oltre alla nazionalizzazione delle grandi imprese si è deciso di chiamare il parlamento soviet, viene tutelato il diritto allo sciopero e si cercherà di garantire alloggi ai non abbienti, e i profitti delle imprese statali finanzieranno l’assistenza sociale.
La nascita dei veri e propri soviet però si avrà con una maggiore coscienza di classe e mobilitazione proletaria e popolare, il cui compito spetta ai comunisti e potrà avere maggiore impulso terminati gli attuali compiti di guerra, che per molti combattenti e abitanti di questi territori assume un carattere di liberazione dall’oppressione nazionale, dal fascismo, di reazione alle politiche criminali di guerra della giunta, di un movimento di liberazione nazionale del Donbass: “sono entrato nella milizia perché hanno distrutto la mia casahanno iniziato a cancellare lo status della lingua russa, poi l’aggressione militare, l’uccisione di persone innocenti…”, sono le motivazioni di molti combattenti che lasciano intravedere un carattere spontaneo nella lotta che si è andata progressivamente a strutturare e radicalizzare, istituendo forme di auto-governo dove convivono forze eterogenee.
In una recente intervista così si esprime Alexander “comunista”, combattente e rappresentante del gruppo “Guardie Rosse del Donbass”: “La milizia è stata formata da volontari per proteggere la loro patria, senza pensar troppo sulle questioni più grandi. Ma un processo di domande e risposte alla fine ci ha portato a una comprensione di classe degli eventi che si svolgono sul nostro territorio. Abbiamo identificato le forze a cui ci opponiamo, ossia magnati e oligarchi di tutte le bande: russo, ucraino, internazionali, a prescindere. Una volta, molto tempo fa, si diceva che c’erano due classi: proletariato e borghesia. Non importa quanto tempo è passato, solo la forma è cambiata; l’essenza rimane la stessa. Noi che stiamo prendendo parte agli eventi che si svolgono a un ritmo così rapido, i poveri della milizia, hanno posto la questione di alzare la bandiera rossa […] I leader delle milizie che sono venuti alla ribalta nel campo, hanno guadagnato la fiducia e il rispetto dei combattenti, sono ora costretti a sedersi al tavolo delle trattative. Armi e uniformi richiedono denaro. Ci stiamo preparando per la guerra prolungata davanti alle fredde piogge d’autunno, poi l’inverno. I comandanti non possono ignorare le opinioni di coloro che danno loro fiducia incondizionata. I comandanti dovranno prendere una decisione, o il loro impegno è sul lato dei lavoratori del Donbass o dalla parte di coloro che finanziano gli interessi contrapposti. Nella nostra terra ci sono le forze che sono in grado e pronte a difendere i nostri interessi di classe. Abbiamo attraversato partiti politici e strutture a sufficienza e, infine, abbiamo fondato la nostra guardia rossa, il nostro quartier generale antifascista, che ci ha aiutato ad unire le forze con altre frammentate formazioni anti-oligarchiche, antifasciste, in tutto il territorio dell’ex Ucraina, Donetsk e la Federazione Russa. Si tratta di una lotta, sotto la bandiera della causa comune. Il problema sta nel fatto che per 23 anni (dal crollo dell’Urss, ndt) siamo stati dispersi […] La vita ci spinge ad unirci nell’interesse della classe operaia. Il nostro destino è nelle nostre mani. Al momento si tratta di una questione di sopravvivenza.”(1)
Un segnale importante proviene dall’elezione di Boris Litvinov del PCU come Presidente del Consiglio Supremo di Donetsk, in seguito alle dimissioni di Denis Pushilin dalla carica anche se ciò non è sufficiente a condizionare la struttura economica della società delle nuove repubbliche. Per costruire il socialismo sarà necessario rompere la macchina statale borghese e sostituirla con quella proletaria, ed è necessario elaborare una tattica e una strategia col proletariato in armi, organizzato ed unito nell’orientamento di classe. In questo senso, le varie formazioni politiche comuniste e anticapitaliste ucraine e russe agiscono nella resistenza, con la promozione delle milizie popolari e lo sviluppo di manifesti politici come quello, tra gli altri, del Fronte Popolare di Liberazione dell’Ucraina, Novorossia e Transcarpazia (2), promosso da Union Borotba (organizzazione marxista ucraina nata nel 2011), dove è messo in primo piano il carattere anti-oligarchico e di classe della lotta in corso e il non allineamento ai piani dell’oligarchia russa, smentendo quindi le accuse di alcuni gruppi anarchici (in linea con i giudizi della giunta di Kiev) per cui i militanti di Borotba sarebbero agenti dell’imperialismo russo. Questi gruppi sono infatti finiti per sostenere nei fatti il movimento del Maidan, scontrandosi con le neonate Repubbliche Popolari, facendo il gioco dell’oligarchia fascista. Da sempre l’anarchismo ucraino figlio del maknovismo risponde a logiche piccolo borghesi, come l’anarchismo in generale, basti pensare che cento anni fa nella rivoluzione i maknovisti (da Nestor Makno, anarchico antibolscevico che organizzò l’anarchismo ucraino negli anni della rivoluzione russa) si scontrarono duramente contro i bolscevichi.
Rispetto al Partito Comunista Ucraino, principale organizzazione comunista del paese, vi sono divergenze di vario tipo: Borotba (composto anche da fuoriusciti dal PCU, in particolare dalla giovanile) critica il PCU per il suo precedente sostegno al governo oligarchico di Yanucovich, le illusioni parlamentariste e l’attendismo nella reazione al golpe fascista. Così si esprime in merito Sergei Kirichuk, dirigente di Borotba, in una intervista di Giugno: “Abbiamo sempre criticato il PCU perché si è concentrato solamente nella lotta parlamentare. Noi ci siamo sempre focalizzati nelle mobilitazioni di massa della classe operaia e della gioventù, nei lavoratori pubblici ecc. C’era l’illusione che avremmo vissuto molti anni in una democrazia liberale, con libertà di riunione e associazione. Adesso non siamo preparati per questa nuova situazione, per tecniche di guerriglia. Non abbiamo né infrastruttura, né armi né esperienza. Questo è stato un errore molto grave”. Borotba, vive da tempo una condizione che nei fatti è di illegalità e ovviamente si è opposta alla messa al bando del Partito Comunista Ucraina. Il nuovo esecutivo golpista perseguita le sinistre senza distinzione alcuna come purtroppo è successo nel massacro di Odessa ed ogni gruppo ormai pratica attività semiclandestina, con le squadracce neonaziste che attaccano le sedi di partito e la SBU, il Servizio di Sicurezza Ucraino, che arresta i compagni anche per semplici post sui social network con l’accusa di “propaganda separatista”(3). I militanti di Borotba sono attivi nella formazione di Comitati di Controllo Operaio per tutelare i diritti dei lavoratori e sono presenti negli organi amministrativi della Repubblica Popolare di Donetsk (4) così come nelle milizie di combattimento.
La visione di Borotba riguardo la guerra in corso è quella di un conflitto di classe, in cui la grande borghesia ucraina e l’imperialismo occidentale tentano di schiacciare la lotta popolare in corso nel Donbass, criticando tutte quelle visioni fallaci che si rifanno a un fumoso scontro di civiltà o a un riduttivo scontro geopolitico tra USA e Russia:
Dei partecipanti alle manifestazioni, circa la metà erano attivisti provenienti da altre regioni. Tra quelli che hanno risposto a un sondaggio, il 50% era di Kiev e il 50% era venuto a Maidan da altre regioni. Di questi ultimi, il 52% proveniva dall’Ucraina occidentale, il 31% dalle province centrali e solo il 17% dal sud-est-. Di quelli che stavano costantemente in piazza il 17% era imprenditore, un numero esageratamente alto. Esageratamente pochi, invece, erano i russofoni, il 16%, rispetto al loro 40-50% nella società ucraina nel suo complesso. Ci si può fare un’idea chiara della fisionomia sociale di Maidan guardando al fatto che tra i “cento del Paradiso” che sono morti non c’è un singolo lavoratore. Euromaidan è quindi un movimento avviato e controllato dagli oligarchi di primo piano. La sua base politica è costituita da nazionalisti radicali ed in misura minore da liberali filo-occidentali, mentre la sua base sociale è formata da piccolo-borghesi ed elementi sottoproletari. Al contrario, il movimento di resistenza nel sud-est è più proletario nella sua composizione, come hanno notato osservatori indipendenti. Non è un caso che la resistenza alla junta di oligarchi e nazisti che ha preso il potere grazie a Maidan sia maturata nelle regioni più sviluppate dal punto di vista industriale, dove la maggioranza della popolazione è costituita dalla classe operaia. (5)
Numerosi lavoratori del settore estrattivo hanno deciso di combattere contro la giunta di Kiev per difendersi da una macelleria sociale senza precedenti e i minatori hanno anche promosso un appello ai lavoratori europei contro il fascismo (6). Sicuramente le contraddizioni nel movimento operaio ucraino sono tante e influiscono sulla lotta anche in modo negativo, ma fanno parte dello sviluppo della lotta di classe. Così come non si può far “esercizio di purezza” nell’osservare questa lotta (che esprime una grande esperienza a tutto il movimento anti-imperialista, operaio e comunista) fuori dalla realtà concreta in cui si sviluppa, evidenziando gli aspetti contradditori e solo la presenza di forze che promuovono nei fatti il nazionalismo borghese “grande russo”. Così si esprime in merito un miliziano comunista di Borotba: ”Storicamente i lavoratori [del Donbass, ndr] hanno combattuto i bianchi e sostenuto pienamente il potere sovietico, mentalmente sono tutti “rossi” e non “bianchi”. La guerra consolida il popolo risvegliandogli memoria storica e coscienza di classe. In conclusione, vorrei dire che non si tratta di bigottismo, ma di dialettica che aiuta gli internazionalisti a comprendere l’essenza della situazione, vedendo oltre le forme bizzarre il contenuto reale, facendo una scelta giusta anche se difficile. E aggiungo, miei concittadini e fratelli ricordate che i vostri antenati hanno versato il sangue su questa terra per la vittoria del proletariato, ricordate che il Donbass moderno fu costruito dagli sforzi incredibili della classe operaia, dalla vittoria sui nazisti. Il Donbass è un vero e proprio monumento della costruzione socialista. Non dimenticate chi siete…” (7)
Oltre al PCU e Borotba, altre organizzazioni comuniste sono presenti nella lotta contro la giunta come l’Unione dei Comunisti di Ucraina membro dell’iniziativa dei Partiti Comunisti e Operai d’Europa insieme al Fronte dei Lavoratori di Ucraina, organizzazioni legate al Rot Front russo (di cui fanno parte il Partito Comunista Operaio Russo e l’Unione della Gioventù Comunista Rivoluzionaria Bolscevica di Russia), organizzazione politica russa che forma l’opposizione di sinistra al governo di Putin, che ha costituito il “quartier generale antifascista” a cui hanno aderito numerose organizzazioni anticapitaliste, antifasciste e antimperialiste russe, che sta coordinando una serie di aiuti finanziari e materiali nel Donbass (8), tramite l’Unione dei Comunisti d’Ucraina e il Fronte dei Lavoratori d’Ucraina che nella regione di Lugansk si compone da fuoriusciti del PCU (9) e fa parte del Consiglio Supremo così come delle milizie di combattimento. La gravità della situazione impone l’unità dei comunisti che come in Italia sono divisi in varie organizzazioni, unità che va realizzata tra chi è coerente coi principi marxisti-leninisti. Il Fronte dei Lavoratori e Borotba si impegnano in questo senso con la presenza militante nel Donbass, ma anche promuovendo incontri con i lavoratori e con altre organizzazioni che condividono l’opposizione all’ingiusta guerra contro le Repubbliche Popolari, a livello nazionale e internazionale.
La giunta in questi giorni non si è fatta scrupolo nel violare la tregua concordata con la Russia e dal mondo occidentale, ma non riuscirà ad indebolire il rafforzamento che la milizia popolare consegue giorno dopo giorno, che dopo gli arretramenti iniziali sta riconquistando il terreno perso. Anche nell’Ucraina occidentale, lontano dai luoghi di combattimento, si levano le prime proteste. La guerra contro le Repubbliche Popolari è tutta a svantaggio del proletariato ucraino, che inizia a mobilitarsi spinto dalle gravi condizioni generate dalla situazione, e spesso le proteste sono rivolte contro la giunta e contro l’invio dei giovani ucraini nelle zone di guerra e nello stesso esercito ucraino c’è chi diserta rifiutando la guerra contro i suoi fratelli che si difendono dalla dittatura fascista e oligarchica. In questo contesto i rapporti di forza possono mutare a favore del proletariato e delle forze comuniste che difendono il Donbass se sapranno agire nel contesto che si sta creando nel paese.
NOTE
1) Tratto dall’intervista a Red Tv – http://krasnoe.tv/node/23306
5) Un’analisi di classe della crisi ucraina Viktor Shapinov | borotba.org http://www.resistenze.org/sito/te/po/uc/poucef23-014702.htm
6) appello dei minatori di Donetsk contro il fascismo: http://www.resistenze.org/sito/te/pr/mo/prmoeg21-014840.htm
8) Resoconto del viaggio della delegazione del Partito Comunista Operaio Russo a Lugansk incontrando la milizia ordinaria, i membri comunisti nelle milizie, gli organizzatori della resistenza e i membri del Fronte dei Lavoratori d’Ucraina: http://www.rotfront.su/?p=6537Docu-film in russo dal titolo “Oriente Rosso“ realizzato dal Partito Comunista Operaio Russo durante la visita a Lugansk nel Luglio scorso con i compagni del Fronte dei Lavoratori d’Ucraina: http://www.youtube.com/watch?v=iEMaERzHkDY#t=78
9) Il Fronte dei Lavoratori di Lugansk è costituito per lo più da giovani dell’organizzazione regionale del Partito Comunista, che nel corso degli eventi hanno scelto la strada della lotta rivoluzionaria. Operano come parte di un fronte antifascista generale sulla base degli interessi oggettivi della lotta antifascista. Si sono organizzati per combattere a dispetto della direzione del Partito Comunista, e fanno parte del Consiglio supremo della Repubblica di Lugansk, in prima linea nella lotta per gli interessi dei lavoratori, divenendo così la spina dorsale delle unità di costruzione del Fronte dei Lavoratori d’Ucraina nella regione di Lugansk.


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Alcune considerazioni sulla guerra civile in Ucraina

di Giuseppe Amata, 21 Settembre 2014

1.    La guerra popolare nell’est dell’Ucraina è una guerra di classe, nazionale (contro l’imperialismo americano ed europeo) e sociale (rovesciamento del potere oligarchico ed avvio di un sistema politico fondato sulla democrazia diretta ed il potere popolare) insieme. Come ebbe ad intuire già Lenin e poi come riaffermato con forza da Stalin, quando la borghesia abbandona la bandiera dell’indipendenza nazionale spetta ai comunisti raccoglierla e saldarla con la lotta di classe. Ed infatti, dopo la rivoluzione d’Ottobre, tutte le rivoluzioni vittoriose hanno saldato la lotta per l’indipendenza e la dignità nazionali dall’oppressione imperialistica con la lotta per la trasformazione socialista della società: è successo in Cina, in Corea, in Vietnam, a Cuba, in Algeria, in Angola e Mozambico ed in altri paesi dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina, anche se poi in alcuni di questi paesi (Algeria, Egitto, Indonesia, ecc.) la rivoluzione sociale non è stata portata a termine o addirittura si è avviato un processo controrivoluzionario (Egitto e Indonesia). E’ successo recentemente, tra la fine del XX secolo e l’inizio del XXI in Venezuela, Bolivia, Ecuador, Nicaragua che costruiscono un nuovo modello di società socialista e vi sono le condizioni in altri paesi dell’America Latina per unire la lotta per l’indipendenza economica dall’imperialismo con le trasformazioni sociali (Brasile, Argentina, Cile, Uruguay).

• In nuce dallo scontro di classe che si sta sviluppando nell’Ucraina dell’est si determineranno le condizioni oggettive, che richiedono però l’altrettanto sviluppo delle condizioni soggettive (costruzione o rafforzamento del partito comunista) per un’inversione rivoluzionaria in Europa.
• La borghesia russa che ha preso il potere dopo il crollo dell’Urss si trova tra due fuochi: da un lato deve subire questa guerra popolare che può creare le condizioni per la rinascita dei Soviet e per la ricostituzione dell’Unione Sovietica; dall’altro con il colpo di stato in Ucraina e con l’adesione dell’Ucraina all’UE e poi alla Nato si completa l’accerchiamento militare della Russia. E questo per la Russia è inaccettabile, pena la sottomissione definiva agli USA ed il suo ridimensionamento come grande potenza. Di fatto dopo il crollo dell’Urss vi è stato un ridimensionamento della Russia, ma con Putin è iniziato un processo di riaggregazione dello spazio ex-sovietico che sta entrando in conflitto con l’egemonia Usa e con l’aspirante egemonia dell’UE. Ed infatti sia gli Usa che l’UE sono accomunati per impedire questa aggregazione, come la futura Unione Doganale Euro-Asiatica.
• Lo spirito nazionale in Russia è molto forte e si basa su uno storico retroterra culturale che affonda le radici nella storia del mondo slavo, del quale la Russia è  stata ed è protagonista principale. Ma le vicende della Russia moderna e contemporanea sono state e sono interessate non solo dall’espressione di questa cultura bensì dall’importazione ad ondate di aspetti ideologici e culturali del capitalismo occidentale, prima dall’Europa oggi dagli Usa, per schiacciare la tradizione slava. In Russia esistono ed hanno però scarsi consensi elettorali partiti e circoli culturali legati all’influenza dell’imperialismo americano ed europeo. Nell’ultima fase e dopo il crollo dell’Urss erano più forti, ma con il fallimento di Eltsin si sono molto indeboliti.
• La borghesia monopolistica di stato e privata della Russia si deve dimenare tra la necessità di mantenere il potere e difendere l’unità nazionale per impedire una nuova rivoluzione sovietica da un lato e dall’altro per impedire di sottomettersi all’egemonia Usa. Per questo sostiene con molta prudenza la ribellione nell’est dell’Ucraina auspicando una soluzione politica e diplomatica. Ma nel popolo russo la solidarietà con i fratelli russi e russofoni che stavano per essere sottomessi dalla dittatura nazifascista di Kiev è molto più forte di quanto manifesta il governo. Per questi motivi ex ufficiali e soldati dell’Armata rossa sono andati a difendere le nascenti repubbliche popolari del Donbass. Si sta profilando una nuova “guerra di Spagna”: due campi di classi opposte con opposte solidarietà internazionali. Se vincerà la coalizione antinazista ed antimperialista si creeranno le condizioni per uno spostamento a sinistra della Russia e per la crisi politica della Unione Europa (quella economica da tempo fa il suo corso ed ovviamente si riflette sulla politica), espressione del grande capitale finanziario e dei grandi monopoli privati e semi-pubblici (e non visione illuministica dei popoli europei che tanto seduce o fa comodo dire ai gruppi tipo SEL ed altri in Europa!) protesi a realizzare grandi profitti, soprattutto attraverso la riduzione dei livelli salariali europei e la conquista di nuovi mercati per competere con Usa e Cina. Il Giappone è stato con le varie crisi finanziarie abbastanza ridimensionato ed il desiderio delle classi dominanti di pensare al revancismo trova fertile terreno nella politica americana protesa a contenere la Cina, ma rimane nulla più che un desiderio. E sulla crisi in Ucraina, la Cina ha però preso una posizione distaccata, apparentemente neutrale, a differenza dei paesi socialisti latino-americani che si sono apertamente schierati con le repubbliche popolari del Donbass. Bisogna riconoscere che la Cina è impegnata in un grande sforzo  di crescita economica nella convinzione di superare nell’arco di qualche decennio gli Usa. L’accento principale sulla lotta economica tra socialismo e capitalismo che è un aspetto reale della lotta di classe a livello internazionale, ma non il solo, sembra riduttivo rispetto alla complessità dello scontro.


=== 4 === 

Da: Leo (Cesena) <momotombo @ libero.it>
Oggetto: Contro la NATO e i fascisti Con i ribelli del Donbass
Data: 08 ottobre 2014 21:26:26 CEST


“E' ormai chiaro come una lettura monolitica della questione ucraina risulti sempre più parziale e inadeguata per comprendere il rapido mutare degli eventi nati con le proteste di piazza Majdan nel novembre scorso. Lo spauracchio legato all'avanzata dei movimenti neofascisti collusi con il nuovo governo di Kiev deve trovare una nuova chiave di interpretazione, scevra da ingenui apriorismi ideologici e lontana da qualsiasi condizionamento propagandistico. “
Da Infoaut Lunedì 16 Giugno 2014

 

UCRAINA: né con questo né con quello? No grazie!!
Contro la NATO e i fascisti
Con i ribelli del Donbass

 

L'aggressione all'Ucraina riapre una piaga dentro i movimenti  sorta già ai tempi della guerra in Jugoslavia.
Snobismo e  teoria del Né-Nè hanno da allora contraddistinto l'approccio di gran parte dei movimenti pacifisti e antagonisti (salvo qualche eccezione), alle guerre di aggressione  imposte dal grande capitale in tutti questi anni: dalla Jugoslavia all'Iraq, dalla Libia alla Siria e ora siamo all'Ucraina...

 

Non abbiamo la pretesa di avere le idee chiare su quello che succede in aree come il Mediterraneo, i Balcani, l'Asia etc. dove questioni nazionali e religiose secolari s'intrecciano a oppressione di classe e modi di produzione.
Ma non dobbiamo mai dimenticare che la collocazione geo-politica di un paese o di un popolo, le sue tradizioni e peculiarità, il suo posto nella divisione internazionale del lavoro e le sue risorse naturali non sono elementi secondari: crediamo che la CIA e il Pentagono non paghino 2000 ricercatori storici e antropologi per studi a carattere  filantropico…
Nessuno può negare che in Ucraina abbiamo assistito  a un ennesimo "colpo di stato" contro un governo certamente imp

(Message over 64 KB, truncated)


http://balkans.courriers.info/article25924.html

Croatie : guerre des nerfs entre Moscou et Washington

Par Enis Zebić 

Radio Slobodna Evropa, 2 novembre 2014
Traduit par Andrea de Noni

Un émissaire américain a effectué une visite à Zagreb pour s’assurer que l’entreprise pétrolifère croate INA ne tomberait pas dans l’escarcelle de Moscou. Un geste « arrogant » selon les Russes, déjà irrités par la vente d’hélicoptères américains à la Croatie pour remplacer le matériel russe vieillissant.


La Croatie est-elle en train de devenir un champ de bataille entre les Etats-Unis et la Russie, comme l’affirme le quotidien de Zagreb Jutarnji List ? Cette inquiétude est née de la réaction russe à la visite en Croatie de Christopher Murphy, président du sous-comité pour l’Europe du Comité pour les Affaires étrangères du Sénat américain.

Murphy a rencontré les autorités croates pour discuter de l’actuel conflit entre la holding hongroise MOL et le gouvernement de Zagreb à propos de l’entreprise pétrolière INA, mais aussi du possible achat par la Croatie d’hélicoptères militaires « Blackhawk », de fabrication américaine.

Les Etats-Unis se sont portés volontaires pour résoudre le conflit qui oppose les deux principaux propriétaires de la compagnie INA - le gouvernement croate et la compagnie hongroise pétrolifère MOL. MOL a annoncé, il y a quelques mois, la possible vente de sa participation dans INA à la compagnie russe Rosneft. Les Etats-Unis craignent qu’à travers l’achat d’INA, les Russes ne parviennent à fortifier leur présence en Europe centrale et méridionale.

Vente d’hélicoptères

Zagreb n’a pas évoqué jusqu’à présent une vente de ses actions d’INA, mais le gouvernement, en pleine vague de privatisations, est toujours à la recherche d’argent pour améliorer ses comptes publics. Les Américains sont donc venus en Croatie pour obtenir l’assurance que le gouvernement n’entend pas céder le contrôle d’INA. Murphy a suggéré que « l’UE ou les Etats-Unis pourraient aussi trouver un moyen d’aider financièrement les autorités croates », même s’il s’agit « d’une somme considérable ».

La deuxième raison de la rencontre de Christopher Murphy avec le Président croate, le Premier ministre et le ministre de la Défense concerne la vente d’hélicoptères militaires « Blackhawk », que la Croatie pourrait acheter pour remplacer les actuels hélicoptères russes « MI-8 ». Selon Jutarnji list, le ministère de la Défense avait commencé à négocier il y a quelques mois avec Washington et que « selon le ministre, la Croatie, en tant que membre de l’OTAN, ne peut plus faire confiance à la technologie russe ». Le gouvernement serait décidé à conclure l’affaire, qui concerne entre 12 et 14 appareils, en dépit de l’opposition de Moscou.

Les Russes ont réagi violemment à la visite de Christopher Murphy à Zagreb. Selon le ministère des Affaires étrangères de Moscou, « après avoir adopté des sanctions contre la Russie, Washington exerce à présent une pression croissante sur les pays de l’Europe du sud-est, et notamment sur la Croatie, afin de limiter notre coopération militaire et énergétique avec les pays de la région. Nous considérons cette pression comme étant un acte d’arrogance ».

Sanctions supplémentaires

Le représentant américain a réagi d’une façon plus souple. « Les autorités croates m’ont assuré qu’elles ne sont pas intéressées à vendre leur propriété d’INA à Gazprom, et il n’y a, à ma connaissance, aucune offre russe à ce propos ». En ce qui concerne les hélicoptères, Murphy a noté que « la Croatie est un allié des Etats-Unis, mais qu’elle dépend toujours de l’équipement militaire de Moscou, notamment pour les hélicoptères. Le gouvernement croate veut changer cette situation, mais pour cela ils ont besoin de notre aide ».

Le gouvernement croate n’a fait aucune déclaration officielle, mais pour Bože Kovačević, ancien ambassadeur à Moscou, la réaction des autorités russes est motivée par « l’aggravation générale des relations entre la Russie et les Etats-Unis. En dépit de la valeur effective du différend, dans le contexte actuel la Russie répondra de façon hostile à toute initiative des Etats-Unis, même pour celles qui, auparavant, n’auraient eu aucun intérêt pour Moscou ».

Selon Kovačević, il existe la possibilité que Moscou réponde à ce rapprochement entre Zagreb et Washington avec des sanctions ultérieures qui pénaliseraient les entreprises croates. « Moscou peut utiliser l’arme des sanctions pour déstabiliser la région. Par exemple, Poutine pourrait décider de bannir l’importation de produits d’entreprises serbes appartenant à des citoyens croates ». Pour l’ancien ambassadeur, le dernier conflit entre les deux puissances serait le contrôle du marché européen du gaz, les Américains tentant de réduire l’influence de la Russie pour se substituer en tant que principal fournisseur.

Pressions sur Viktor Orban

Selon des sources russes évoquées par l’agence de presse Reuters, « les Etats-Unis auraient exercé des pressions diplomatiques pour convaincre la Hongrie de ne pas céder la participation de MOL aux Russes. Une source de Gazprom assure que les Russes auraient eu des contacts avec les croates en mars, mais que les négociations n’auraient pas abouti. MOL assure que la vente de ses actions d’INA est toujours une option valable, mais refusent de divulguer le nom des acheteurs potentiels. Pour empêcher la vente des actions de MOL, le département d’Etat américain aurait exercé des pressions énormes sur le Premier ministre hongrois Viktor Orban ».

S’il faut en croire les déclarations officielles des représentants russes et croates en mars dernier, les négociations entre les deux parties concernaient surtout la possibilité que la Russie investisse dans l’exploration et l’exploitation de possibles gisements de pétrole et de gaz en Croatie. L’INA n’aurait pas été mentionnée.

Mais le conflit entre Moscou et Washington en Croatie n’est pas seulement énergétique, il est aussi militaire. La coopération militaire entre les Etats-Unis et la Croatie est significative - les Etats-Unis rappellent souvent que la Croatie est un allié américain et un partenaire de l’OTAN. Il y a moins de deux mois, le général Martin Dempsey, chef d’Etat-major des armées des Etats-Unis, s’est rendu en visite officielle à Zagreb. Les Etats-Unis ont aussi fourni 212 véhicules blindés MRAP.





Još reakcija nakon 70-e godišnjice oslobođenja Beograda

1) Где  се  изгуби  председник?
2) Bjelogrlićeva mina za partizane


Isto procitaj:


=== 1 ===

http://www.subnor.org.rs/prenosimo-12

Преносимо

ГДЕ  СЕ  ИЗГУБИ  ПРЕДСЕДНИК?

Актуелно |  3. новембар 2014.

Још су у току, а биће и током идуће године, импозантних свечаности поводом седме деценије победе над фашизмом у нашој земљи и широм Европе.

Припадник наше организације видео је, у оквиру одржаних манифестација, сцену што заслужује посебну пажњу. Послао је о томе писмо београдској ”Политици” и новосадском ”Дневнику” и редакцији портала СУБНОР на интернетској мрежи.

”Са великим интересовањем пратимо обележавање слободе у Србији, посебно како су текле октобарске свечаности у Београду увеличане доласком председника Русије.

На једној московској ТВ запазио сам накнадно велику емисију посвећену нашем слављу и заједничкој победи партизана и Црвене армије у Другом светском рату. Доста простора је било издвојено за војну параду у Београду и, наравно, боравку председника Путина.

У том склопу и веома важном детаљу већем од сваког симбола: код Споменика ослободиоцима Путин је пришао борцима НОР (препознао сам председника СУБНОР-а проф.Зечевића), присно их поздравио, на снимку се видео и разговор. За то време председник Србије стајао је поред аутомобила, са стране, као неко кога уопште не интересује с ким и о чему то прича његов и гост наше државе.

Путин је испоштовао ветеране, Николић није и поред тога што су ови дани пуни поштовања (бар на речима) према антифашизму и ослободицима Србије која је увек, тако и садашња власт говори, била на правом путу. Наш председник се, у поменутом случају, изгубио. Нестао је кад је морао да укаже част. На начин ништа мањи од оног како је урадио председник Русије” – написао је Света Атанацковић из Новог Сада.


=== 2 ===

http://www.portalnovosti.com/bjelogrliceva-mina-za-partizane?alphabet=mixed

30. listopada 2014.
Miroslav Edvin

Bjelogrlićeva mina za partizane


Falsificiranje činjenica pogodilo antifašiste na proslavi oslobođenja Beograda: Kako kažu partizanski veterani, u beogradskom Sava centru održan je čisti revizionistički spektakl

Na obilježavanju 70. obljetnice oslobođenja Beograda dočekani smo srdačno, ali neugodno nas je iznenadio muzičko-scensko-filmski spektakl na svečanoj akademiji u Sava centru, u kojem su partizani, Narodnooslobodilačka borba i Tito bili prešućeni, a kao osloboditelji su bili istaknuti nekakvi ‘ravnogorci’ i ‘crveni’. ‘Ravnogorci’ su predstavljeni kao oni koji su se borili za kralja, a ‘crveni’ samo kao vojnici Crvene armije. Na toj priredbi nije bilo javno rečeno da se podržava četništvo, ali to je diskretno dano do znanja - kaže Franjo Habulin, predsjednik Saveza antifašističkih boraca i antifašista ( SABA ) i član hrvatske delegacije koja je službeno sudjelovala u beogradskoj manifestaciji.
Prema njegovim riječima, spektakl u Sava centru u režiji glumca i režisera Dragana Bjelogrlića, koji je 19. listopada bio prikazan za više od 3000 predstavnika srpskog političkog i javnog života, diplomatskih predstavnika zemalja saveznica u Drugom svjetskom ratu i više stotina članova veteranskih udruga iz bivših jugoslavenskih republika, bio je zanatski profesionalno napravljeno scensko djelo, no kojim je grubo falsificirana povijest, na ogorčenje mnogih gostiju, ne samo hrvatskih veterana već i srpskih antifašista.
Naime, udarni dio akademije bio je Bjelogrlićev spektakl na tri monitora koji su pratili obiteljsku i ratnu priču glavnog junaka – sudionika borbi za oslobođenje Beograda, u kojoj su posve otvoreno apostrofirani već spomenuti ‘ravnogorci’ i ‘crveni’, a pažljivo se izbjegavalo korištenje izraza kao što su partizani, Narodnooslobodilačka borba, komunisti i revolucija, ali i ime vrhovnog komandanta, maršala Josipa Broza Tita.
U tom filmsko-scenskom spektaklu i prateći video-zapisi bili su pažljivo filtrirani: vidljivo je bilo samo nekoliko jugoslavenskih zastava s crvenom zvijezdom, a dominirale su sovjetske i srpske zastave, naravno, bez zvijezde. Sve je to, kako ističe Habulin, veterane i antifašiste iz svih republika bivše Jugoslavije ogorčilo toliko da su mnogi taj Bjelogrlićev spektakl ispratili povicima nezadovoljstva. Osim toga, u povijesnom revizionizmu istaknuli su se govornici koji su se obratili okupljenima – beogradski gradonačelnik Siniša Mali i srpski ministar unutarnjih poslova Nebojša Stefanović.
U svojim obraćanjima, taj dvojac nijednom nije spomenuo Narodnooslobodilačku vojsku Jugoslavije ( NOVJ ) ni Komunističku partiju; prema Stefanoviću, važnu ulogu u oslobađanju Beograda imala je ‘naša narodna vojska’, zajedno sa sovjetskim suborcima, uz zaključak da su pobjedu izvojevali ‘naši i sovjetski junaci’. Uglavnom, nije bilo nijedne riječi o doprinosu jedinica  NOVJ -a iz drugih republika bivše države, a naročito ništa o doprinosu hrvatskih jedinica, 28. slavonske divizije, 13. proleterske brigade i 6. ličke divizije.
Osim toga, organizator je napravio propust koji bi spadao u domenu bontona da nije imao dodatnu političku i nacionalnu dimenziju. Naime, između više od tri tisuće uzvanika nekoliko stotina bilo ih je iz bivših republika, iz Hrvatske čak dva autobusa, no organizatori uopće nisu spomenuli da su prisutni u Sava centru. Među njima bilo je i onih čiji su članovi obitelji poginuli u borbama za oslobođenje Beograda i koji su na svečanu akademiju došli na poziv srpskog  SUBNOR -a. Prešućivanje njihove nazočnosti i razloga zašto su na beogradskoj manifestaciji, tvrde oni koje je to ogorčilo, nije bio samo protokolarni propust organizatora.
- Moj brat poginuo je u operacijama za oslobođenje Beograda kao borac 28. slavonske divizije, a na svečanost u Beograd došao sam kao član delegacije  SABA -e na poziv njihovog  SUBNOR -a. Iako su Beograd, između ostalih, oslobađale i hrvatske jedinice, o tome u Sava centru nije bilo ni riječi. Podilazilo se ravnogorskim četnicima, a prešućena je prava istina o osloboditeljima Beograda - poručuje Ivan Fumić, bivši čelnik  SABA -e.
Prema njegovim riječima, osim u Sava centru, namjera falsificiranja povijesti sadržana je i u priopćenju – svojevrsnoj deklaraciji o oslobođenju Beograda ponuđenoj svim veteranskim udrugama antifašističkih boraca s područja bivše Jugoslavije. Ni u tom dokumentu nisu spomenuti  NOVJ , partizani, Tito i sudjelovanje jedinica iz drugih republika bivše države, tako da, nakon najsnažnijeg protivljenja hrvatske delegacije, taj dokument uopće nije potpisan.







Mogherini contro moscerini

Ieri 5 novembre 2014 a Donetsk sono morti due bambini, quattro i feriti. Giocavano a calcio nel cortile della scuola quando sono scoppiate due bombe.

Fonti:
http://italian.ruvr.ru/news/2014_11_05/Due-bambini-sono-stati-uccisi-nel-bombardamento-di-Donetsk-2371/
http://comunicati.russia.it/i-bambini-feriti-nel-bombardamento-a-donezk-sono-stati-salvati.html




… in occasione del Pisa Book Festival 2014
nella Sala BLU del Palazzo dei Congressi di Pisa (Via Matteotti 1 – N.B. venerdì 7 novembre l'ingresso è gratuito)


dalle ore 14:00 alle ore 14:45

UOMINI E NON UOMINI
La guerra in Bosnia Erzegovina nella testimonianza di un ufficiale jugoslavo

Presentazione del libro di Goran Jelisić (Zambon 2013)

presentano:
Jean Toschi Marazzani Visconti - giornalista e saggista, curatrice del libro
Manlio Dinucci - membro del Comitato scientifico del Coord. Naz. per la Jugoslavia Onlus



Eroismi, viltà, atrocità, doppigiochi e connivenze della NATO in Bosnia Erzegovina nel racconto di un tenente dell’esercito jugoslavo. 
La parzialità e la colpevole incompetenza dei giudici del preteso tribunale internazionale dell’Aja, finanziato dagli USA, dai Paesi Arabi, dalla Fondazione Soros e sostenuto dai Paesi occidentali e dalla NATO, che ne hanno stabilito le regole di funzionamento e le competenze (il tribunale non é autorizzato a giudicare cittadini degli Stati Uniti).

Leggi la recensione di A. Martocchia: https://www.cnj.it/MILOS/testi.htm#jelisic_rec_am

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Con l'occasione segnaliamo anche che di seguito, nello stesso luogo,

dalle ore 15:00 alle ore 15:45

si terrà la presentazione del libro

VIVERE COME LUI
NGUYEN VAN TROI simbolo della lotta di liberazione del Vietnam

di Phhan Thi Quyen curato da Adriana Chiaia (Zambon 2014)

presenta il libro:
Aldo Serafini per la rivista Teoria e prassi
introduce:
Riccardo Antonini del Circolo Partigiani Sempre di Viareggio

Nel racconto spontaneo e coinvolgente della giovane moglie, Phan Thi Quyen, si delinea la figura di Nguyen Van Troi, divenuto il simbolo internazionale delle lotte di liberazione dei popoli contro il colonialismo. È il racconto del sacrificio della felicità personale alla causa della libertà e dell’indipendenza del Vietnam, oppresso, da oltre un secolo, dalla dominazione coloniale delle potenze imperialiste, Francia, Giappone e Stati Uniti.
Nguyen Van Troi, davanti al plotone di esecuzione e ai giornalisti invitati ad assistervi, rivendica la giustezza della sua azione rivoluzionaria (è condannato a morte per aver tentato di dinamitare un ponte sul quale avrebbe dovuto passare McNamara, segretario alla Difesa degli USA) e proclama la sua fede nella causa della liberazione della sua patria. Il sacrificio della sua giovane vita, si inserisce nel grande, generale movimento rivoluzionario della guerra di popolo che, a sua volta, affonda le radici in una aspirazione millenaria, – all’indipendenza del popolo vietnamita.
L’introduzione al libro si propone di inquadrare la mirabile vicenda di Nguyen Van Troi nel suo contesto storico. A questo scopo ci si è serviti soprattutto di documenti originali vietnamiti, con ampie citazioni degli scritti di Vo Nguyen Giap, di Ho Chi Minh, e di testi tratti da Études Vietnamiennes. Si è inoltre fatto ricorso alle opere dello storico Jean Chesneaux e della ricercatrice Enrica Collotti Pischel, studiosi dei problemi dell’Estremo Oriente ed in particolare delle rivoluzioni cinese e vietnamita.
Il libro è arricchito da due schede tematiche, la prima sulla Guerra chimica, cui gli Stati Uniti hanno fatto ampiamente ricorso nel Vietnam e sulle sue conseguenze, e la seconda su I movimenti di lotta contro la “sporca guerra” nel Vietnam, sorti negli stessi Stati Uniti.



(italiano / srpskohrvatski)

SKOJ i NKPJ: Izjave o različitim temama

1) Bruxelles, Incontro Comunista Europeo 2014: Contributo del Nuovo Partito Comunista di Jugoslavia (NKPJ)
2) POKRAJINSKA KONFERENCIJA NKPJ ZA VOJVODINU
3) СЕКРЕТАР СКОЈ-а: Фашисти и либерал-демократе су две стране истог новчића
4) NKPJ: ХОЏАЈ НЕМА ШТА ДА ТРАЖИ У БЕОГРАДУ
5) NKPJ: ТРИЛАТЕРАЛА, ОРГАН ЕКСПЛОАТАТОРА РАДНОГ НАРОДА
6) SKOJ: PODRŠKA STUDENTIMA U BORBI PROTIV FAŠISTA


VIDEO:
SKOJ - JEDINI IZLAZ
http://www.youtube.com/watch?v=aJIAp9-8Gx4
NIKAD U EU (22/gen/2014)
GOVOR NA MEĐUNARODNOJ KONFERENCIJI POVODOM 15. GODIŠNJICE NATO AGRESIJE NA SRJ


=== 1 ===

http://www.resistenze.org/sito/te/pe/mc/pemcel16-015159.htm
www.resistenze.org - pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 16-10-14 - n. 516

ECM 2014 - Incontro Comunista Europeo 2014

"L'Europa a 100 anni dalla Prima guerra mondiale: crisi, fascismo, guerra. La lotta dei partiti comunisti e operai per l'Europa del socialismo, della pace, della giustizia sociale"

Contributo del Nuovo Partito Comunista di Jugoslavia (NKPJ)

NPC di Jugoslavia | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Bruxelles, 2 Ottobre 2014

Cari compagni,

Vi saluto calorosamente a nome del Nuovo Partito Comunista di Jugoslavia, ed esprimo gratitudine al Partito Comunista di Grecia per l'organizzazione del Meeting Europeo dei Partiti comunisti e operai.

Esattamente cento anni fa, durante gli ultimi giorni di giugno del 1914, l'Impero austro-ungarico attaccò la Serbia, e ciò condusse allo scoppio della prima guerra mondiale, al momento la guerra più terribile che sia stata mai combattuta sul nostro pianeta. Il conflitto durò quattro lunghi anni, durante i quali la Serbia visse momenti di altissima gloria ma nello stesso tempo sperimentò la più grande sofferenza possibile.

Nel 100° anniversario della prima guerra mondiale è impossibile non ricordare, con profondo rispetto, Dimitirje Ticovic, sotto la cui guida il partito socialdemocratico serbo si manifestò come uno dei partiti dei lavoratori più progressisti e rivoluzionari di quel tempo in Europa. Tucovic ha dedicato la sua intera vita alla lotta per i diritti dei lavoratori, per la giustizia sociale e per i  diritti umani e civili. Con Lenin, Tucovic è stato uno dei rari marxisti, rigorosi e fermi nelle loro convinzioni, che si sono scagliati ed hanno combattuto contro l'opportunismo dei membri della Seconda Internazionale. La sua convinzione, che "i conflitti, i venti di guerra e le guerre non sono causati dall'ostilità e dall'odio tra i popoli, ma dai tentativi della classe capitalista di assoggettare e sfruttare altri popoli e nazioni", è ancora oggi innegabilmente vero.

Da quando, nel 1848, il capitalismo diventò egemone, le guerre sono state una malattia cronica del genere umano, una condizione permanente reiterata e costante. Oggi le guerre sono diventate la regola, e la pace un'eccezione. Invero, sappiamo che oggi non c'è pace ma solo la temporanea sospensione della guerra. Le guerre sono dettate dai primari interessi del capitalismo, ha scritto Dimitirje Tucovic alla vigilia della prima guerra mondiale.

Nel corso degli ultimi 25 anni il territorio della Jugoslavia è stato il banco di prova per le tattiche e le strategie degli USA e della NATO.

Gli Stati Uniti hanno causato l'84% di tutte le guerre e le crisi internazionali avvenute dopo la Seconda Guerra Mondiale, in qualità di promotori e partecipanti nelle aggressioni che hanno apportato alle lobby affaristiche militari ed industriali americane profitti su scala che va dal 50% al 500%.

L'economia americana è quasi totalmente dipendente e interconnessa col militarismo americano. Il bilancio militare degli Stati Uniti è superiore a quello di tutti i paesi del mondo messi insieme. L'esistenza in vita della maggior parte delle compagnie statunitensi è in gran parte dipendente dalle commesse dell'apparato militare degli Stati Uniti. Il budget militare di 250 miliardi di dollari è l'unica parte del bilancio americano, che non è mai stata tagliata.

Se il capitalismo è la madre della crisi economica, il fascismo ne è la figlia. Il fascismo è lento a espandersi e si nutre di pregiudizi e stereotipi finché, quando è troppo tardi, finiamo per perdere i nostri diritti democratici e ci troviamo affogati in una dittatura. Da quel momento in poi affrancarsi richiederà una sanguinosa lotta di liberazione. Questa è la grande lezione del tragico XX secolo. Ecco perché dobbiamo resistere e fermamente condannare il fascismo e denunciare anche i suoi segnali più deboli non appena appaiono. Non basta essere consapevoli del rischio che il fascismo pone in campo: dobbiamo costruire continuamente alleanze antifasciste, anche quando il pericolo sembra essere lontano. L'ascesa del neofascismo in Grecia, Ungheria, e nell'Ucraina è un promemoria permanente di tale fenomeno.

Fino a che milioni di esseri umani rimarranno disoccupati o lavoreranno per salari decurtati, sebbene debbano sopportare il peso delle politiche di riduzione della spesa, le classi superiori non hanno motivo di essere preoccupate. La ricerca ha inoltre dimostrato, che esse sono consapevoli che l'attuale situazione andrà avanti per molto tempo. Dall'inizio della crisi nel 2009, i miliardari hanno raddoppiato la loro ricchezza. La ricchezza totale di quella manciata di super-ricchi supera il patrimonio di qualsiasi paese del mondo, con l'eccezione degli Stati Uniti e della Cina. L'elite della classe superiore vantava un patrimonio di 3,1 miliardi di dollari nel 2009 ma oggi tale importo è cresciuto sino alla cifra di 6,6 miliardi. La maggior parte della ricchezza è concentrata nel settore bancario (17%) che viene "salvato" attraverso l'intervento degli USA e dell'Europa mentre la ricchezza concentrata nella produzione ammonta solo all'8%. Nel momento in cui questi dati vengono separati, diventa chiaro a tutti che la ricchezza dei lavoratori è stata assorbita e trasferita alle banche. I media e gli "economisti" hanno assistito e favorito questa razzia convincendo il popolo della necessità di questo pernicioso percorso, affinché si affermasse silenziosamente sulle sue vittime.

Il movimento comunista è attualmente di fronte a un bivio. Il movimento comunista mondiale è stato per quasi tre decenni in profonda crisi ideologica, organizzativa ed economica. Ci troviamo di fronte alla situazione in cui molti partiti comunisti avevano attraversato ed adottato la linea del revisionismo e del conformismo. Hanno cessato di praticare la lotta di classe ed hanno accettato il cosiddetto dialogo sociale con la classe dirigente. I cortei e gli scioperi dei lavoratori sono stati sostituiti con confortevoli sedie ed armadi di rappresentanza. Tuttavia, "Quali che siano le difficoltà della rivoluzione e le sue eventuali sconfitte temporanee, quali che siano le ondate della controrivoluzione, la vittoria del proletariato è immancabile" (Lenin)

Lenin scrisse che sarà la lotta di classe, e non i bei desideri, che determineranno la forma della nuova Russia.  In questo spirito il nostro obiettivo dovrebbe essere la lotta, la lotta e solo la lotta, fino alla vittoria finale. Non c'è vittoria senza lotta. Nonostante gli ostacoli immensi, dobbiamo credere nel potere dell'unità della classe dei lavoratori e rimaniamo fedeli alla lotta per la lotta, per un mondo nuovo e libero - il mondo del socialismo. La nuova Europa socialista dei popoli sostituirà la vecchia Europa della borghesia. Questa è la lotta della libertà contro la schiavitù, la lotta del patrimonio sociale contro i vecchi privilegi, la vittoria delle nuove idee sul vecchio ordine.

Stiamo entrando oggi nell'ultima fase del capitalismo / imperialismo ed è nostra responsabilità quella di trasformare la lotta tra la borghesia e il proletariato nella vittoria del proletariato, e - così facendo - salvare l'umanità.

Dopo la sanguinosa esperienza che il genere umano ha avuto con il capitalismo nel XX secolo, è ovvio che la responsabilità per il destino dell'umanità non può essere consegnata a questo distruttivo sistema. Su questa base, diviene obbligatorio per il movimento comunista affrontare criticamente i suoi decenni di storia, con tutto il carico dei propri errori, sconfitte e successi duraturi, al fine di aprire, sulla base della propria esperienza, liberi dal fardello del dogmatismo, dell'opportunismo e del revisionismo, la nuova pagina di lotta per la liberazione dell'uomo, al fine di essere la guida e dimostrare a tutti che la costruzione del socialismo è possibile e realizzabile.

Con la speranza che questi incontri continueranno a contribuire a rafforzare il principio rivoluzionario marxista-leninista della nostra azione comune, nonché le attività dei partiti politici individualmente, sia grandi che piccoli, sia quelli che sono al potere sia quelli che lavorano nell'oscurità, continuiamo la lotta per la giustizia sociale mondiale e progrediamo in direzione di un mondo socialista e comunista.

Cari compagni, vi auguriamo il successo di questo meeting e delle nostre altre azioni future, fino alla vittoria finale!


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http://www.nkpj.org.rs/clanci-la/clanak_id=137.php


POKRAJINSKA KONFERENCIJA NKPJ ZA VOJVODINU: ZA PARTIJU REVOLUCIONARNE AKCIJE, ZA VLAST RADNIČKE KLASE

U Novom Sadu je održana Pokrajinska konferencija Nove komunističke partije Jugoslavije (NKPJ) za Vojvodinu.


Konferenciju je pozdravnim govorom otvorio generalni sekretar NKPJ, drug Batrić Mijović, koji je poželeo uspešan rad Pokrajinske konfenecije i izrazio zadovoljstvo što se na delu u praksi ostvaruju ciljevi i zadaci koji su postavljeni na generalnoj konferenciji NKPJ "Nastavljamo liniju – jačamo partiju", ukazavši da stalno kadrovski jačanje i podmlađivanje Partije mora biti jedan od osnovnih prioriteta daljeg rada Partije. Drug Batrić Mijović izrazio je posebno zadovoljstvo što upravo članovi NKPJ i SKOJ-a sa teritorije Vojvodine daju značajan doprinos u konkretnim akcijama i ostvarenju Programskih ciljeva NKPJ na teritoriji cele Srbije. U izveštaju koji je o radu Pokrajinskog komiteta NKPJ za Vojvodinu pročitan naglašeno je da je u proteklom periodu Pokrajinski komitet NKPJ za Vojvodinu prevladao krizu rukovođenja i delovanja koja je nastala u periodu između dve pokrajinske konferencije čime su stvorene zdrave osnove i polazne pretpostavke za prevazilaženje svih organizacionih nedostataka koji su do sada negativno uticali na normalan rad i funkcionisanje NKPJ na teritoriji Vojvodine i grada Novog Sada. 

Pred Pokrajinski komitet NKPJ za Vojvodinu postavljen je važan zadatak: organizaciono i kadrovsko jačanje partije, mobilizacija članstva i simpatizera . U tom smeru osnovan je posebni petočlani organizacioni komitet koji je na sebe preuzeo obaveze ostvarenja svih zadataka koji su stavljeni pred Pokrajinski komitet NKPJ za Vojvodinu. 

Organizacioni komitet, kao izvršno i operativno telo, do izbora svih pokrajinskih partijskih organa koordiniraće rad partijskih organizacija na teritoriji Vojvodine. Osnovni cilj je da se sve partijske organizacije, svaki pojedini član i simpatizer povežu i ostvare funkcionalne unutar-partijske veze koje će doprineti boljoj informisanosti o radu Partije i SKOJ-a, omogućiti bolja informisanost organa Partije o neposrednim, svakodnevnim, lokanim, problemima i mogućnostima za njihovo rešenje.

Organizacioni komitet je pred sebe stavio konkretne zadatke, kao i konkretne vremenske okvire za njihovo ostvarenje usmeravajući svoje snage u pravcu njihovog punog ostvarenja. 

U završnom dokumentu Pokrajinske konferencije NKPJ za Vojvodinu naglašeno je da je komunistički pokret u svojoj suštini duboko humani društveni pokret preobražaja klasnog društva usmeren ka ukidanju vlasti čoveka nad čovekom, razrešavanju društvene protivurečnosti, stvaranju mogućnost za razvoj proizvodnih snaga društva, omogućavanju svestranog razvoja ličnosti, oslobođanju čoveka individualnog i klasnog egoizma i eksploatacije, stvaranju novog sistema vrednosti, i kao takav predstavlja most prelaska u humanije društvo, udara temelje novom društvu, evolutivno, skokovito i uvek progresivno. Kao takva ideja socijalizma je istorijski aktivna , usmerena ka stvaranju novog sveta i ka oslobođenju radničke klase. Sledeći ideje socijalne pravde naš osnovni zadatak je stvaranje širokog antikapitalističkog fronta za ostvarenje socijalističke perspektive, kraju svakog surovog fnansijskog ataka na čoveka i njegovoj ekploataciji. 

Sekretarijat Nove komunističke partije Jugoslavije

Novi Sad,

11. oktobar 2014. godine


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http://srbin.info/2014/11/01/sekretar-skoj-a-za-srbin-info-fasisti-i-liberal-demokrate-su-dve-strane-istog-novcica-video/

СЕКРЕТАР СКОЈ-а ЗА СРБИН.ИНФО: 
Фашисти и либерал-демократе су две стране истог новчића


Да ли левичар-марксиста значи бити против Србије и српских националних интереса? Живимо ли у времену када су „модерној“ левици важнија геј права од радника и породице?

О овим питањима, али и стању у Украјини, НАТО окупацији Балкана и положају студената у Србији, наша редакција је разговарала са Првим секретаром Савеза комунистичке омладине Југославије (СКОЈ) Александром Ђенићем.

 Шта нам можете рећи о Вашој организацији – када је настала и са којим циљем?

Данашњи СКОЈ је реоснован 1992. у Београду као марксистичко-лењинистичка омладина Нове комунистичке партије Југославије (НКПЈ). Он је настао инспирисан револуционарним традицијама предратног СКОЈ-а, који је на својим плећима изнео антифашистичку борбу и социјалистичку револуцију, основаног 1919. године у Загребу, а који је укинут након резолуције Информбироа 1948. године.

СКОЈ је реоснован у ситуацији када је наша социјалистичка домовина Југославија била разбијана од стране западног империјализма, у времену велике антикомунистичке хистерије, управо са циљем да око себе окупи младе људе који ће бити кадри да бране тековине социјализма и одупру се империјалистичкој агресији и пљачки којима је наша земља била изложена, а нажалост им је изложена и данас. Недавно смо одржали Трећи конгрес (крајем 2013.) под паролом „Борбено – доследно – с оптимизмом“, на ком смо донели нови програм, у складу са садашњим историјским околностима. Изабрали смо ново руководство, и зацртали нове циљеве. СКОЈ се у својој свакодневној борби залаже за изградњу социјалистичке алтернативе и комунистичке перспективе.

Ми сматрамо да сва средства за производњу морају бити у рукама друштва, а не појединаца. Залажемо се за национализацију предузећа. Против смо приватизације, уласка Србије у НАТО и ЕУ, ревизије историје из Другог светског рата, примене Болоњске декларације у образовању.

2. У имену СКОЈ-а налази се одредница Југославија. Да ли то значи да се Ваш покрет залаже за обнову Југославије? И какав је став Вашег покрета у вези националног питања јужнословенских народа?

СКОЈ је реоснован 1992. године док је Југославија још постојала, управо као реакција једног дела омладине на империјалистичко разбијање исте. Ми се залажемо за обнову Југославије, али не из носталгичарских осећања, већ из разлога што сматрамо да је она најбоље решење за све јужнословенске народе. Свакако, свесни смо да је грешака било, како у самој изградњи социјализма, тако и у функционисању Југославије, јер да их није било, не бисмо данас живели у сателитима насталим из ње, али то не искључује чињеницу, да је она била најбоље решење, за све њене народе. Садашње државе које су настале из ње нам то најбоље показују, јер су све марионете Брисела и Вашинготона.

Југославија се показала у пракси уз све своје мане као најбоље решење за све националности које живе на том простору, а од њеног растурања корист је једино имао западни империјализам, док су сви народи који су живели у њој губитници. Ми смо свесни историјских околности у којима живимо, односно да Југославије нема, али је нема не зато што је то била воља њених народа, већ воља западног империјализма, који ју је разбио у крвавом братоубилачком рату, уз помоћ својих пијуна и домаће пете колоне. Југославије више нема, али процес њеног разбијања још увек траје. Западни империјализам тај процес наставља једностраним проглашењем Косова и Метохије. Када бисмо се ми, као комунисти, одрекли Југославије, то би значило да бисмо признали њено разбијање као легитимно.

Наравно, важно је напоменути да се ми залажемо за обнову социјалистичке Југославије, јер увек постоји могућност да у будућности крупни капитал обнови капталистичку Југославију, али у таквој држави национални и економски проблеми не би били решени. Што се тиче јужнословенских народа, то се може проширити на читав Балкан. Наш став по том питању је јасан: „НАТО напоље са Балкана – Балакан припада балканским народима.“

3. Како коментаришете чињеницу да се данашња званична левица више залаже за геј права уместо за права радника? Да ли је апсурдно да се партије левице у Србији залажу за империјалне интересе Запада и њених мега корпорација?

У капитализму влада диктатура мањине над огромном већином. Огромна већина људи било које сексуалне оријентације је у капитализму експолатисана. Многе такозване леве партије и организације су финансиране од крупног капитала како би акценат са горућих економских проблема скренуле и ту борбу усмериле на мање битне или потпуно небитне проблеме. То није ништа ново. То су старе методе о којима је још Маркс говорио – да буржоазија оснива разне еколошке покрете, покрете за права животиња и многе друге, како би пажњу скренула са класне борбе. Ми сматрамо да су партије које се залажу за империјалне интересе Запада и њихових мултинационалних корпорација – партије крупног капитала и оне никако не могу бити леве, већ партије екстремне деснице. Ако нека партија за себе говори да је лева, има левичарско име, и иконографију, то не значи да она у пракси није десна.

4. Ко су данас највећи противници марксистичке левице? Да ли су фашистичко-екстремистички покрети или либерално – демократске снаге које се заправо залажу за очување и јачање капитализма и капиталистичких односа у савременом друштву?

Највећи противници комуниста су сви они који се залажу за одбрану крупног капитала. Сам фашизам као најекстремнији облик капитализма и одбране крупног капитала је управо највећи свој зенит достигао у историјским околностима које су сличне данашњим, а то је криза капитализма. Управо зато није чудо што фашистичке групације данас доживљавају своју ренесансу, као последњи бедем буржоазије против народа. Најочигледнији нам је пример данас у Украјини, али опасност од фашизма буја у читавој Европи.

Што се тиче либерално-демократских снага, оне су либералне у економском смислу, а њихова политика ширења слободног тржишта од колонијалних освајања, па до данашње агресивне политике према слободољубивим народима се није променила. Та политика је освајачка. То је сасвим природно са становишта капитализма који је у својој бити пљачкашки и присваја туђи рад. Демократија на коју се позивају либерали је само једна шарена лажа, јер у таквој демократији може да учествује само онај ко има паре. То нам најбоље показује наш изборни систем, који поред чињенице да је противуставан, учествовање на изборима омогућује само онима који имају паре, јер поред сакупљања 10 000 оверених потписа поређаних по азбучном реду, морате да платите таке у вредности од 50 000 евра.

За разлику од оне буржоазије која је била прогресивна у рушењу феудализма, данашња буржоазија представља конзервативне снаге, јер се она бори против прогресивних снага, које могу укинути експолатацију. Стога, данашње либерално-демократске снаге не либе се да да уђу у коалицију са отворено фашистичким снагама, као што данас видимо на примеру Украјине. Са сигурношћу можемо рећи да су данас фашисти и либералне-демократе две стране истог новчића, финансиране од стране крупнога капитала, тако да подједнако представљају претњу по комунисте.

5. Да ли се слажете са мишљењем многих домаћих интелектуалца да је Србија окупирана земља; и ако јесте ко су њени окупатори? Ваш став по питању Косова и Метохије?

Србија данас јесте окупирана земља. Она је окупирана од стране западног империјализма. На њеној територији се налази највећа НАТО база Бонстил, док на Косову и Метохији постоји протекторат са постављеним марионетским режимом у Приштини, који ради све по диктату Брисела и Вашинготона. Други проблем је тај што је Србија потписала неометано кретање НАТО снага по њеној територији, а да оне не сносе никакву одговорност, што свакако доводи у питање суверенитет наше земље. Србија води континуирану вазалску политику према Бриселу и Вашинготону од 2000. година, на даље.

Наш став по питању Косова и Метохије је јасан. Он је у складу са међународном комунистичким покретом. Косово и Метохију сматрамо саставним делом Србије, у ком треба да постоје једнака права, како за Србе и Албанце, тако и за све друге народе који живе у Јужној српској покрајини. Мишљења смо да је проблем на Косову и Метохији немогуће решити док је оно под НАТО окупацијом. Важно је напоменути чињеницу да на Косову и Метохији не постоји никаква жеља албанског народа за самоопредељење, већ иза такве политике постоји тежња западног империјализма да заокружи процес разбијања Југославије одвајањем Косова и Метохије од Србије.

Такође, албанск народ има своју националну државу Албанију, а прављењем још једне би се изазвао сукоб, не само на Балкану, већ широм света. Од тога радни народ не би имао никакве користи, већ само крупни капитал. Сви народи Балкана треба да се уједине у заједничку борбу против НАТО окупатора, јер Балкан треба да припада балканским народима.

6. У 21. веку класне разлике су сваким даном све веће. Какав је одговор СКОЈ-а на те околности; и да ли је могуће, да у 21. веку, свет опет доживи социјалистичке револуције?

Ми сматрамо да ће 21. век бит век социјализма. Решавање социјалне правде, националног питања, економске независности и слободе је немогуће остварити у капитализму. Капитализам је систем који се заснива на експолатацији мањине над огромном већином. То је систем који задовољава потребе малог броја људи. Ми данас живимо у свету капитализма који је достигао свој највиши стадијум – империјализам, у ком владају монополи империјалистичких земаља који бране интересе мулитинациоланих компанија. Сам капитализам се заснива на бројним противречностима, а једна од њих ствара цикличне кризе. У таквој кризи ми данас живимо. Капитализам је систем који не може да реши основне егзистенцијалне потребе огромној већини становништва.

Искуство социјалистичких земаља, како оних у којима је социјализам привремено сломљен, тако и оних које данас граде социјализам, нам показује да он може, уз све своје мане, да обезбеди основне потребе човеку. Социјализам је само за неколико деценија решио проблеме незапослености, неписмености, здравствене заштите, културног просперитета, што капитализам није могао вековима да реши. Довољан показатељ да је социјализам ефикаснији од капитализма је и тај да и поред технолошког напретка све земље у источној Европи у којима је социјализам привремено сломљен производе 30 посто онога што су производиле 1989. године. Србија ће овим темпом економског раста своју производњу из 1989. године, стићи за 100 година.

Ми, као марксисти-лењинисти, прилазимо са научне стране развоју људског друштва. Стога сматрамо да су социјализам и комунизам неминовне етапе у његовом развоју. Такође сматрамо да истинске социјалне правде нема без социјализма, а социјализма без револуционарне теорије марксизма-лењинизма. Можда је социјализам имао и има сто мана, али он има милион врлина, док капитализам има милион мана, а ниједну врлину. Социјализам ће у 21. веку тријумфовати, јер за то постоји потреба огромне већине људи.

7. Да ли је СКОЈ глобалистички или антиглобалистички покрет; и каква је ваша сарадња са левичарским марксистичким снагама ван Србије?

СКОЈ наступа са позиција пролетерског инетернационализма, залаже се за интегрално социјалистичко и комунистичко друштво, сматра сваку победу комунистичких и прогресивних снага као своју победу из разлога што те победе слабе капитализам, тако да са те стране јесмо глобалистички покрет. Но, ми смо против глобализма који намећу мулитинационалне корпорације, глобализма који жели да пороби мале и прогресивне народе, глобализма који намеће тржишне принципе у економији, глобализма у ком се за све питају лихварске институције као што су ММФ и Светска банка, глобализма у ком је капитализам доминантан економски систем. Стога, ми можемо рећи да припадамо антиглобалистичком покрету, али припадамо и глобалном покрету који је алтернатива садашњем глобализму.

НКПЈ је чланица Међународног комунистичког покрета чији велики број чланица представља значајан фактор у својим земљама,. Неке од њих су на власти на пример у Куби и Вијетнама, неке су снажне као у Индији, Грчкој, а неке су у коалицијама као у Венецуели и Сирији. СКОЈ је чланица Светске федерације демократске омладине, која окупља све комунистичке омладине из читавог света, као и друге прогресивне и студентске организације.

8. У Русији и Латинској Америци појавили су се покрети на десници који се залажу за друштва у којима ће владати социјална правда и класна солидарност, у којима би била државна и јавна имовина доминатна, који се противе америчкој хегемонији у свету и залажу се за мултиполаран свет. С друге стране то су религиозни покрети, са изразито националном свешћу. Да ли мислите да је могућа сарадња левих марксистичких покрета са таквим групама на десници када је у питању класна борба и борба против англосаксонског империјализма?

Наша организација је увек отворена за сарадњу са свим патриотским, антифашистичким, антиимперијалистичким, студентским, синдикалним и свим другим организацијама са којима се може наћи заједнички именитељ по неком питању. Комунисти су како данас, тако и у прошлости, сарађивали и правили коалиције са оним снагама које су у датом тренутку прогресивне. Тако су за време Другог светског рата правили антихитлеровску коалицију, са националослободилачким покретима се заједно борили у Африци и Азији против колонијализма, док данас сарађују са антиимперијалистичким покретима у Украјини и Сирији против империјализма. То показује да ми нисмо догматска организација и да наша идеологија разуме одређене историјске околности, односно да из тактичких разлога можемо сарађивати и са организацијама другачијег политичког опредељења, ако су у датом тренутку прогресивне. Једино не можемо имати никакву сарадњу са фашистичким организацијама.

Што се тиче класне солидарности, она не може постојати јер ће капиталисти увек желети да буду још богатији, на рачун огромне већине људи. Комунисти могу да сарађују са свима који су у одређеном тренутку прогресивни и одупиру се империјализму, а свакако је да је антиимперијалистичка борба саставни део класне борбе.

9. Какав је Ваш став по питању Украјине. Ко је у Украјини агресор?

Данас у Украјини влада војно-фашистичка хунта, која је дошла на власт у класичном пучу уз помоћ Брисела и Вашинготона. Управо први на удару у Украјини су били комунисти који су убијани, а био је и покушај атентата на Генералног секретара Комунистичке Партије Украјине, друга Петра Симоненка. Након тога покренут је посуптак о забрани КПУ, а све је кулминирало бруталном крађом на изборима. Огроман број становника Доњецка и Луганска, који су традиционална упоришта комуниста, био је спречен да на њих изађе. Агресор у Украјини је западни империјализам, који уз помоћ војно-фашистичке хунте у Кијеву жели да уништи све демократске, прогресивне, антифашистичке и антиимперијалистичке снаге. НКПЈ и СКОЈ ће се и даље солдарисати и организовати низ активности подршке са КПУ, народом Украјине и Доњецком и Лугнаском републиком.

10. Какав је Ваш став у вези Болоњског система и шта мислите о актуелном студентском протесту и захтевима студената.

СКОЈ се у свом програму залаже за укидање Болоњске декларације, као и за бесплатно и свима доступно образовање. Циљ Болоњске декларације је да знање претвара у робу, што значи да суштина образовања није знање, већ стицање дипломе, која се купује као свака друга роба. Самим тим се дискримишу особе које потичу из сиромашних породица, које не могу да плате скупе школарине, циљ Владе је да из године у годину доноси измене закона који има за циљ да у потпуности усклади високо школство са Болоњском декларацијом. У прилог ставу да Болоња треба да се одбаци говори чињеница да ниједан озбиљан Универзитет, као што су Ломоносов, сам Болоњски, Кембриџ и Оксфорд, као и други, нису прихватили ову декларацију. Такође, издвајамо светли пример Белорусије, једине земље у Европи чији ниједан Универзитет није прихватио ову декларацију. На иницијативу активиста СКОЈ-а 2010. године, основан је Студентски фронт, са циљем да окупи све прогресивне студенте у борби против Болоњске декларације и у борби за бесплатно образовање. Од 2011.

Студентски фронт је препознат као лидер студентских протеста и управо захваљујући овој организацији спречена је даља комерцијализација образовања. Ове године проимперијалистичка буржоаска власт, предвођена СНС-ом, је у сред септембарског испитног рока, само неколико дана пред упис у нову школску годину, донела измене Закона о високом образовању, које су антистудентске. Студентски фронт је одмах позвао све студентске организације на јединство у борби за материјалне интересе студената и заказао велики студентски збор за 1. октобар.

Након великог студентског збора, организована је протестна шетња, а велике студентске демонстрације су заказане за 15. октобар. СКОНУС, организација која је блиска власти, био је приморан да изађе на протесте, али су покушали да направе забуну међу студентима, заказавши протест за 7. октобар. Студентски фронт, у циљу студентског јединства, позвао је своје активисте и заједно са СКОНУС-ом изашао на протест 7. октобра. Након половично прихваћених захтева од стране Владе, СКОНУС је одустао од даљих протестних активности, али Студентски фронт и Савез Студената Беогада су наставили припреме за 15. октобар. 15. октобра су студенти показали своје јединство, организовавши највећи протест у последњих 10 година, где је неколико хиљада студената изашло на улице. Важно је напоменути да су ове године били блокирани Филозофски факултет и Факултет Политичких Наука.

Још 15. октобра Студентски фронт је подржан од стране репрезентативног синдиката Конфедерације слободних синдиката Србије, док је председник удружених синдиката Србије Слога, лично присуствовао протесту и обратио се студентима. Министар Вербић није желео да прими студентске представнике, тако да су Студентски Фронт и Савез Студената Београда дали рок Министарству да одговоре да до 21. октобра. Тада су студенти дошли по своје захтеве, а Влада је под притиском следећег дана морала да их усвоји. Значај студентских протеста 2014. је у томе што је показано студентско јединство. Студентски фронт је постао најзначајнији фактор, јер је политика Студентског фронта, добила широку подршку међу студентима. Студентски фронт ће кренути у кампању за доношење новог Закона о високом образовању, који ће подразумевати укидање Болоњске декларације. Студентски фронт је овогодишње протесте оценио као малу победу, а велики корак у борби за материјална права студената.



Објављено:  1. новембар 2014. 



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2 novembre 1975-2014

"Prevedo la spoliticizzazione completa dell'Italia: diventeremo un gran corpo senza nervi, senza più riflessi. Lo so: i comitati di quartiere, la partecipazione dei genitori nelle scuole, la politica dal basso... Ma sono tutte iniziative pratiche, utilitaristiche, in definitiva non politiche. La strada maestra, fatta di qualunquismo e di alienante egoismo, è già tracciata. Resterà forse, come sempre è accaduto in passato, qualche sentiero: non so però chi lo percorrerà, e come."

Pierpaolo Pasolini
(5 marzo 1922 – 2 novembre 1975)

Fonte: pagina FB dell'A.N.P.I.



(francais / english / italiano)

Impressioni e testimonianze dal Donbass

1) LINKS
2) In Ukraine and Donbass, class contradictions come to the fore (By Greg Butterfield / WW, on October 14, 2014)
3) I precedenti storici dell'indipendenza del Donbass (Cultura Bolchevique, 24/09/2014)
4) Le parole della Carovana: intervista ad un compagno di ritorno dal Donbass (21 ottobre 2014)
5) Io, la Banda Bassotti e un viaggio ai confini dell’Ucraina (di Maurizio Vezzosi, 31 ottobre 2014)



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Intervista con Ramiro Gomez, antifascista al rientro da Lugansk (30/9/2014)
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=KwTMQY5dr5w

Gli effetti della guerra a Pervomaisk, Ucraina orientale. Video di Eliseo Bertolasi
Dal cuore di una città ridotta in macerie la testimonianza di un'abitante di Pervomaisk, dove le scuole, gli asili, le case dei civili sono stati bombardati. Grazie a questa videotestimonianza inviataci da Eliseo Bertolasi possiamo dare uno sguardo agli effetti devastanti della guerra in Ucraina orientale, realtà che oggi non tutti conoscono…

Donbass: le armi fai da te dei miliziani (VIDEO di Eliseo Bertolasi, 9/10/2014)

Reportage dal Donbass (di Eliseo Bertolasi, 11 ottobre 2014)

Donbass: distruzione e sofferenza. 
Eliseo Bertolasi ha realizzato una preziosa testimonianza video dalle città bombardate nelle regioni di Donetsk e Lugansk…
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=cEV6IZjlbfQ

Testimonianza oculare dal Donbass. Parte 1 (intervista a Eliseo Bertolasi di Tatiana Santi, 18/10/2014)
http://italian.ruvr.ru/2014_10_18/Testimonianza-oculare-dal-Donbass-Parte-1-0304/

Testimonianza oculare dal Donbass. Parte 2 (intervista a Eliseo Bertolasi di Tatiana Santi, 22/10/2014)
http://italian.ruvr.ru/2014_10_22/Testimonianza-oculare-dal-Donbass-Parte-2-5962/

Sangue e lacrime dell'Ucraina - Blood and tears of Ukraine - Italiano (Fronte Sud - 1/nov/2014)
"Blood and tears of Ukraine - Sangue e lacrime dell'Ucraina" - è un video documentario realizzato da un team di Cassad-TV sul genocidio della popolazione Russofona del Donbass e sui crimini delle autorità di Kiev contro il loro stesso popolo. Il film si basa su fatti reali e sulla testimonianza dei partecipanti diretti - i civili e l'esercito ucraino che li sta combattendo. I creatori del film hanno mostrato l'ordine cronologico degli eventi che precedono l'ascesa al potere del governo fantoccio Ucraino dopo il colpo di stato ed i crimini che le truppe ucraine stanno commettendo nel corso della grande operazione punitiva nel sud-est del paese, dove i residenti si sono ribellati alle autorità golpiste di Kiev. Nell'operazione punitiva, su ordine delle autorità di Kiev, l'artiglieria pesante e gli aerei da guerra sono usati contro la popolazione civile della regione. I civili, tra cui donne e bambini, vengono massacrati. L'obiettivo principale perseguito dal governo ucraino di oggi è quello di distruggere il popolo del Donbass, applicando la tattica della "terra bruciata" contro il sud-est.
Questo non può essere giustificato, né perdonato e né dimenticato.

Un camionista slavo lascia tutto per combattere il fascismo in Donbass
24/set/2014 - Un camionista slavo lascia tutto per combattere il fascismo in Donbass, messaggio-testimonianza dal volontario Rihard Branizkij

SUCCEDE A DONETSK: LE MUSE ZITTISCONO I CANNONI (di Nina Bouklan, 6 ottobre 2014)
http://voltideldonbass.wordpress.com/2014/10/06/succede-a-donetsk-le-muse-zittiscono-i-cannoni/
Ultima intervista al Direttore d'orchestra, morto d'infarto due giorni dopo

La prima fabbrica occupata nel Donbass - Un esempio da seguire (24 Ottobre 2014)
Ukraine : une première usine occupée et autogérée dans le Donbass – un exemple à suivre ! (lundi 27 octobre 2014)



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In Ukraine and Donbass, class contradictions come to the fore

By Greg Butterfield on October 14, 2014 

October 8 is the Day of the Heroic Guerrilla, honoring the sacrifice of Latin American communist revolutionary Che Guevara. It is also the date of the founding congress of the Communist Party of the Donetsk People’s Republic, held in the capital city of Donetsk.

About 100 people attended the founding meeting, including parliamentarians, anti-fascist activists, trade unionists and members of the people’s militias, representing an initial 1,000 members.

The Communist Party becomes the first registered political party established in the newly independent Donetsk and Lugansk People’s Republics of the Donbass mining region, formerly part of southeastern Ukraine.

The Communist Party of the DNR is headed by Boris Litvinov, who also chairs the Donetsk Supreme Soviet, the young republic’s parliamentary body. At a news conference announcing the party’s founding, Litvinov said it will participate in elections to the Supreme Soviet, currently scheduled to take place on either Nov. 2 or Nov. 9. (Lenta.ru)

Litvinov noted that this is the first step in establishing a United Communist Party of the People’s Republics — a project supported by a wide array of pro-communist forces, not only in Donbass but in other areas of southeast Ukraine that hope to join the people’s republics.

Groups participating in this movement include former members of the Communist Party of Ukraine, Union Borotba (Struggle) and the Workers’ Front of Lugansk. In addition are many unaffiliated activists and members of the volunteer people’s militia, including some who belong to Russian communist organizations.

“The communists stood at the cradle of the revolution in southeast Ukraine — the uprising against the fascist coup [in Kiev],” said Litvinov in an interview published by the Communist Party of the Russian Federation.

“Although we have formed two People’s Republics, and the process from our point of view is irreversible, the state originated in a political vacuum. Although the whole revolution was based on the ground of leftist ideas, it lacked a powerful political party which could become the ideological core and driving force behind this movement.

“In our view, the Communist Party must become one of the leading political forces in the construction of the DNR … . Therefore, on the eve of the elections, it was decided to create the Communist Party. … Everyone is expecting a left turn, the movement of our country in the direction of socialism.”

In Ukraine, anti-communist witch hunt

The contrast with events in the Ukrainian capital couldn’t be starker. In Kiev, an anti-communist coalition of oligarchs, neoliberal politicians and fascists illegally seized power last February with Washington’s support.

The rump parliament there recently supported a proposal by the openly neo-Nazi Svoboda Party to vote Oct. 14 on a measure formally banning “communist ideology” in the former Soviet republic.

The vote will take place amidst campaigning for early parliamentary elections called by the junta for Oct. 26. All the pro-coup political forces are jockeying for position to be the most anti-communist and pro-war against the Donbass republics and Russia.

Communist Party of Ukraine members who had been elected to their seats were banished from parliament under a law signed by oligarch President Peter Poroshenko in July. A case brought by the Interior Ministry to ban the Communist Party on charges of “separatism” and “terrorism” is currently being heard before a Kiev court.

October 14 has special significance for the far right. It is the anniversary of the founding in 1942 of Nazi collaborator Stepan Bandera’s Ukrainian Insurgent Army (UPA), which carried out ethnic cleansing and anti-communist massacres during the World War II German occupation of Ukraine. The red-and-black flag of today’s violent fascist gang Right Sector is based on the UPA banner.

That day is expected to see violent actions by neo-Nazi gangs across Ukraine, especially in the embattled cities of the southeast, where fascist National Guard battalions retreated after their humiliating defeat by the Donbass people’s militias in August.

“Tomorrow there will be a pogrom in Kharkov,” Ukraine’s second-largest city, declared the independent newspaper Verb on Oct. 13. “The initiators of the so-called ‘March of Heroes’ … were the Azov Battalion and the Social-National Assembly. …

“Local monuments to Lenin have already been demolished as hindering the current regime’s efforts to inculcate ‘new European values.’ It is possible that targets of the ultra-right on Oct. 14 will be the mayor’s office, the regional committee of the Communist Party, and the Orthodox churches.

“Activists of the Resistance, who went underground, urged supporters not to conduct activity on the streets of Kharkov Oct. 14 and not put themselves in danger. …

“Neither the local authorities nor the police are trying to relieve the tension or defuse the disturbing atmosphere in the city,” Verb reports. “The demolition of the monument to Lenin in the central square was followed by similar acts of vandalism in other areas of the city and the region. Police officials encouragingly wink at the ongoing destruction of monuments.”

Assassination attempt on governor

Pavel Gubarev, a leader of the anti-fascist resistance in Donetsk popularly known as the “people’s governor,” was seriously injured in an assassination attempt on the night of Oct. 12. Gubarev’s vehicle was attacked and run off the road. He suffered a brain trauma in the ensuing crash and was shot in the hand. His driver escaped with a mild concussion.

As of the evening of Oct. 13, he was hospitalized in Rostov-on-Don, Russia, unconscious and breathing with the aid of a ventilator. (Rusvesna.ru)

Gubarev had been scheduled to formally announce his candidacy for the post of prime minister of the DNR. He is challenging current Prime Minister Alexander Zaharchenko, whose reputation has been tarnished by his signing of the lop-sided Minsk Accords with Ukraine, brokered by the Organization of Security and Cooperation in Europe and the Russian Federation.

On Oct. 10, Zaharchenko announced that the DNR had signed an agreement with Kiev on territorial demarcation that would leave some cities, including Slavyansk, Kramatorsk and Mariupol, under Ukrainian military occupation. (Verb, Oct. 10)

The demarcation agreement was criticized by the Supreme Council of the Donetsk Supreme Soviet, said Litvinov. The council passed a resolution noting that “negotiations with the authorities of other states and international organizations [must be] guided solely by the Declaration of Sovereignty of the People’s Republic of Donetsk.” The declaration includes the following: “The territory of the republic cannot be changed without the consent of its citizens.” (NovorosInform.org)

Gubarev is closely allied with Igor Strelkov, the former DNR defense minister who was removed from his post in August along with other leading “hardliners” in Donetsk and Lugansk in exchange for Russian humanitarian aid. He is probably the only political figure who could seriously challenge Zaharchenko at this time.

Strelkov, Ghost Brigade commander Alexey Mozgovoy and other militia leaders, voicing the opinions of many ordinary militia fighters and Donbass residents, have openly criticized the Minsk Accords, which they say have given the Ukrainian military “breathing room” to regroup and rearm after the people’s militia reportedly had them on the run in late August.

They note that Ukrainian forces have violated the ceasefire continually since it was inked in early September, with an average of eight civilians being killed each day in the Donetsk capital region. The militias expect that open hostilities could resume at any time — before or after the Ukrainian elections.

They also say the snap elections called by Donetsk and Lugansk officials do not offer sufficient time for other political forces to organize and register their candidates. Some have called for a three-month delay in the elections for prime ministerial posts and the Supreme Soviet.

In this tense situation, when contending class forces in the Donbass republics are measuring each other under wartime conditions, anti-fascists have cautioned against provocations by U.S. imperialism and the Ukrainian junta. They note, for example, the hush-hush visit of U.S. State Department official Victoria Nuland, one of the architects of the coup, to Kiev on Oct. 6. (RIA Novosti, Oct. 7)

Katerina Gubarev stated after the assassination attempt on her spouse: “Now the media and the Internet spread mass speculation and outright lies. Enemies of the DNR and Novorossia try to use any excuse to sow discord between the commanders and political leaders of the country.

“On the eve of the first democratic elections in the country, it is first of all the work of former Donetsk oligarchs and the Ukrainian government. They could not beat us by force, and now attempt to split us. Anyone who spreads panic in the networks, and supports the unfounded accusations by taking sides, gives grist to the mill of Kiev fascists.” (Novorossia.su)



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www.resistenze.org - popoli resistenti - ucraina - 28-09-14 - n. 513

I precedenti storici dell'indipendenza del Donbass

Cultura Bolchevique | culturabolchevique.com
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

24/09/2014

Il colpo di Stato in Ucraina ha dato luogo a una maggiore contestazione nelle regioni orientali che in quelle occidentali. Questo si deve alle grandi differenze che vi sono tra le "due Ucraine" [...]. Ma dove maggiormente vi è stata la resistenza al governo di Kiev è stato nelle province di Donetsk e Lugansk, dove la lotta è passata da politica a scontro armato. Queste due province formano il bacino del Donbass che insieme ad altre regioni orientali formano quella che viene definita la Novorossiya. Ma la Repubblica Popolare di Donetsk e Lugansk o l'indipendenza del Donbass hanno i loro precedenti nei tempi rivoluzionari della Rivoluzione d'Ottobre.

L'idea dell'unificazione amministrativa del Donbass ebbe origine nel XIX secolo, quando era uno dei centri industriali dell'impero russo. Le sue miniere di carbone, le fabbriche di acciaio e per la costruzione di macchinari rappresentavano quasi un terzo dell'economia russa di quegli anni. Fu il Congresso dei minatori del sud della Russia a promuovere questa idea.

Nemmeno la tradizione rivoluzionaria del bacino è nuova. Fu uno dei principali nuclei della rivoluzione del 1905. Il 6 dicembre di quell'anno, nella città di Gorlovka, la polizia aprì il fuoco contro i lavoratori in sciopero, assassinando decine di persone. Il giorno seguente, circa 4.000 lavoratori delle miniere e fabbriche nelle vicinanze della città riuscirono a sottomettere la polizia e prendere le loro armi. Come un esercito omogeneo, furono capaci di resistere per ore al reggimento zarista incaricato di fermare la ribellione. Furono centinaia coloro che morirono difendendo la dignità della classe operaia.

Dopo la Rivoluzione di febbraio del 1917, l'idea di creare una Repubblica nel margine destro del fiume Dniéper prese forza. In aprile si riunì a Kharkov il primo Congresso dei Soviet delle regioni di Krivoy Rog e Donetsk. Kharkov era stata considerata in forma ufficiosa e negli anni come la capitale di quelle regioni che ritenevano di avere poco in comune con il resto dell'Ucraina. Approssimativamente un centinaio di delagati eletti nelle fabbriche e nelle miniere accorsero al Congresso. Il tessuto industriale e le condizioni materiali di queste regioni erano molto simili tra loro e allo stesso tempo molto distanti dal resto dell'Ucraina. Questo Congresso approvò la creazione di un area territoriale con capitale Kharkov, che comprendeva il bacino di Donetsk (economicamente dipendente dal carbone) e il bacino di Krivoy Rog (dipendente dall'estrazione del ferro).

Nel novembre del 1917, i bolscevichi ucraini si trovano totalmente divisi. A Kiev si celebrò il Congresso dei bolscevichi ucraini mentre che a Kharkov si riunirono in forma separata i bolscevichi di Krivov Rog e Donetsk. In questi congressi cruciali si produsse un intenso dibattito tra i bolscevichi incentrato sul fatto che Donetsk dovesse o no far parte dell'Ucraina. Nel dicembre del 1917, di fronte all'avanzamento delle truppe tedesche e dell'Esercito Bianco, si creò a Kharkov la Repubblica Popolare Ucraina.

Nel febbraio 1918, e dopo un accalorato dibattito si decise di proclamare la Repubblica Sovietica di Donetsk e Krivoy Rog o semplicemente Repubblica del Donbass, presieduta da Fiodor Sergeyev (compagno Artiom), il principale promotore dell'idea. Con quasi tutto il territorio ucraino occupato dalle truppe tedesche e austriache, si decise la formazione dell'Esercito Popolare del Donbass, composto principalmente da minatori e operai delle fabbriche. Questo esercito contenne l'avanzamento tedesco, senza però riuscire a bloccarlo. Prima cadde Kharkov, poi Donetsk e per ultima Lugansk.

Dopo la pace di Brest, la decisione sull'Ucraina fu presa a Mosca. Così, si riunirono le parti discordanti e sotto la presidenza di Lenin, il governo sovietico decise la creazione di una grande Ucraina, senza indipendenza per Donetsk. Questo venne fatto per rispetto della minoranza ucraina alla quale si concesse l'opportunità di creare una grande Ucraina, all'interno del quadro della questione nazionale.

Quella Repubblica del Donbass durò appena 11 mesi. Le discordanze tra i bolscevichi dovevano esser sepolte per affrontare la grande sfida dell'edificazione del socialismo e vincere le minacce degli eserciti stranieri. Si decise di integrare il Donbass alla Repubblica Sovietica d'Ucraina per far fronte a un nemico maggiore. I bolscevichi del Donbass rinunciarono alle loro aspirazioni indipendentiste per difendere il socialismo di fronte al nemico esterno.

Oggi il Donbass reclama l'indipendenza per mera sopravvivenza. Non riconosce il governo illegittimo di Kiev. Nel 1918, l'esercito del Donbass lottò contro l'invasione tedesca; oggi i loro discendenti lottano per una causa simile. Non avrebbero problemi ad unirsi al resto dell'Ucraina a condizione che si rispetti il loro modo di vivere e la loro integrità. Hanno già dimostrato che se è necessario lottare, lotteranno.


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Le parole della Carovana: intervista ad un compagno di ritorno dal Donbass


Di seguito, riportiamo un colloquio che abbiamo avuto con un compagno della rete Noi Saremo Tutto, di ritorno dalla Carovana Antifascista nel Donbass. Una specie di intervista che speriamo possa servire a rispondere a quelle domande, sospetti e più o meno legittimi dubbi sulla lotta antifascista in Ucraina e sulla natura della Carovana Antifascista. Un’opinione che non vuole essere né un report della Carovana, né la posizione ufficiale di NST, quanto delle impressioni a mente fredda sulla delicata iniziativa di cui siamo stati protagonisti e co-organizzatori. L’opinione informale di un compagno che ha potuto vedere con i propri occhi, sentire con le proprie orecchie, toccare con le proprie mani, una lotta antifascista nel cuore dell’Europa liberista. Un contributo in più, secondo noi importante, per farsi un’idea più precisa di quello che sta avvenendo nel Donbass. Buona lettura…

 

 

  • Anzitutto, vorremmo avere una tua impressione generale, a mente fredda, della carovana per il Donbass. Ci piacerebbe capire che sensazioni ti ha lasciato questa esperienza, se la giudichi positiva o sono più i limiti che hai riscontrato in un approccio di questo tipo alla situazione ucraina. 

L’ultimo frame che ho in testa è il viaggio notturno verso l’aeroporto da cui avrei preso l’aereo la mattina successiva… Una coppia di compagni antifascisti di Mosca mi hanno gentilmente portato in macchina, attraversando l’immensa periferia della Capitale. Ad un certo punto mi hanno detto di un loro amico che è andato a combattere in Donbass, scomparso da mesi e probabilmente morto, che aveva saputo della Carovana ed era entusiasta di potere ascoltare la Banda, tra l’altro desideroso di poterla scortare lui steso, insieme agli altri miliziani, all’interno della Novorossia.

Ogni qual volta sentirò: “Figli della stessa rabbia”, penserò a lui…

Ecco, la nostra breve e per niente semplice iniziativa è stata costellata di queste esperienze che ti entrano sotto-pelle, ti fanno dimenticare le notti pressoché insonni, i lunghi viaggi, le estenuanti e infruttuose attese vicino alla frontiera, i continui sbalzi climatici di un paese che è un continente, le difficoltà a stare tutti uniti, quando è un impresa comunicare il più possibile in tempo reale con l’esterno, ed è veramente impegnativo cercare di fare sempre la scelta più adeguata per sé e per gli altri…

La carovana ci ha dato modo di approcciarci alla complessità di un contesto politico-sociale specifico che ha bisogno di un solido impianto analitico per potere essere compreso, ci ha fatto conoscere tra compagni provenienti da differenti luoghi dell’Europa del Sud (penisola iberica, Italia e Grecia) e tra compagni italiani stessi, ci ha fatto incontrare e confrontare con una gamma di persone molto vasta: dall’uomo della strada al deputato comunista cosacco, dall’antifa al miliziano monarchico che ha studiato a Cuba, dall’ex ufficiale dell’Armata Rossa di stanza in Afghanistan al chirurgo di un ospedale locale…

Soprattutto attraverso la nostra iniziativa la “tendenza alla guerra” in quel quadrante geografico è stata al centro dell’attenzione di un numero consistente di compagne e compagne in quei giorni non solo in Italia…

Poi la serata con gli ex-miliziani e miliziane, ora esercito regolare della Novorossia è stata una più unica che rara occasione di confronto e di condivisione e di una performance musicale collettiva davvero notevole e culminata con un abbraccio in cerchio sulle note di “bandito senza tempo”…

I limiti direi che sono stati dovuti alla situazione “oggettiva” in cui ci siamo trovati e in cui penso che ci siamo districati, ai tempi “ristretti” che questo tipo di iniziativa ti costringe e che devi ottimizzare al meglio, alla possibile “estemporaneità” se il lavoro che ha preceduto e che ha accompagnato questa iniziativa si esaurisce solo in un bilancio e in qualche aneddoto da raccontare ad amici e compagni.

Pensare che poi uno striscione fatto dalla Rete Noi Saremo Tutto, concepito mesi fa per una iniziativa importante ma che non andava al di là della valenza di testimonianza etico-politica del tipo “una goccia nell’oceano”, ha fatto tanta strada divenendo una sorta di “cristallizzazione rappresentativa” a livello internazionale della solidarietà con il Donbass ed ora è nelle mani di coloro a cui la nostra solidarietà era indirizzata non è proprio una cosa di poco conto…

  • Sappiamo che vi siete confrontati con le varie organizzazioni comuniste presenti sia in Russia che in Ucraina: puoi darci una rapida sintesi delle organizzazioni presenti al fianco della lotta antifascista, e le loro varie posizioni? Soprattutto, le differenze sostanziali che hai potuto notare tra le sinistre europee e quelle russe o ucraine? Ci viene in mente il ruolo del KPFR di Zijuganov, da molte parti criticato in Europa per i suoi cedimenti pan-slavisti e la sua sostanziale a-conflittualità verso il potere di Putin. 

Diciamo che il tratto  che accomuna le varie esperienze della sinistra russa e ucraina, ma direi di una parte cospicua e visibile della popolazione, è la solidarietà con la Novorossia, che comunque interessa un arco molto vasto di organizzazioni politiche (clero ortodosso, veterani dell’esercito, filo-monarchici)  tranne naturalmente quelle legate agli oligarchi filo-occidentali e ai fascisti…

Vi è la percezione di essere soggetti ad una aggressione a tutto campo da parte dell’ Occidente, Europa e Usa, senza cadere in una retorica sciovinista che identifica “i governanti” con “i governati”, attribuendo alle singole popolazioni europee le responsabilità di chi le “rappresenta”.

Vi è una grandissima attenzione da parte dei media russi ad ogni manifestazione di dissenso rispetto alle politiche belliciste europee, per esempio e la nostra iniziativa ha avuto un risalto notevole sui mezzi d’informazione russi. Poi gli sguardi commossi delle persone alle nostre risposte quando incuriositi dalla nostra presenza ci domandavano cosa fossimo andati a fare lì, dicono molto di più di ogni “posizionamento” ufficiale di qualsiasi organizzazione politica a  sinistra.

Non si può liquidare su due piedi la questione delle differenze tra le varie esperienze della sinistra russa, che vanno da una organicità con l’attuale blocco governativo con tutte le sue contraddizioni, rappresentandone l’ala più “socialdemocratica” in senso welfaristico e “patriottica” nel senso della tradizione Grande Guerra Patriottica contro il nazismo (1941-45), come il KPFR, che ha percentuali elettorali non proprio insignificanti, fino alla critica più serrata che però riguarda una piccola porzione politica “a sinistra” e che è del tutto ininfluente a livello sociale. Compagni con cui magari ci si ritrova maggiormente a livello di analisi e che è giusto sostenere, ma che non riescono a sviluppare, per tutta una serie di ragioni, tra cui tra l’altro margini di azione politica limitati, un intervento che coaguli una porzione sociale significativa.

Per farvi un esempio, l’estrema sinistra con posizioni e un linguaggio più simile a noi in senso lato, a Mosca non riesce a costruire mobilitazioni che superano un centinaio di persone, stando a ciò che ci ha riferito un compagno ucraino “esule” che vive a Mosca ed è vicino a queste posizioni, e su quella più “libertaria” tanto cara ad una cospicua parte del movimento in Italia che scende in piazza con fascisti ed oligarchi ultra-liberisti meglio stendere un velo pietoso…

Certo non solo a “sinistra”, nessuno a quella latitudine ha la minima fiducia nell’edificio politico europeo.

In Ucraina il quadro è ancora più complesso: è una notizia recente la creazione del Partito comunista nel Donetsk, che tra l’altro sta intavolando una trattativa elettorale (e non di fusione politico-organizzativa) con il raggruppamento marxista indipendente Borotba, come ci è stato confermato da un loro esponente in questi giorni, partito che ha dichiarato che sosterrà la candidatura di Zakharchenko alle prossime elezioni, che diciamo abbiamo delle difficoltà ad includere nell’album di famiglia.

Capite la complessità della situazione…

Diciamo che è assolutamente indispensabile ricostruire un ponte tra noi e le organizzazioni della sinistra sia russa che ucraina, anche perché le menzogne di guerra sono il pane quotidiano dell’intossicazione mediatica di cui in ogni modo, anche se indirettamente e criticamente siamo succubi…

  • Che impressione hai avuto, se avete avuto modo di farvi un’opinione in merito in così pochi giorni, del ruolo della Russia nella vicenda Ucraina in generale e rispetto alla carovana in particolare? C’è stato da parte russa un sostegno attivo, una sostanziale indifferenza o addirittura un tacito fastidio per la presenza nel suo territorio di una carovana antifascista?

Penso che il margine stretto entro cui ci siamo mossi sia stato essere ben accetti fino al momento in cui non fossimo divenuti un “caso diplomatico” strumentalizzabile dall’Occidente, mostrando come la Russia stessa non rispettasse i termini del cessate il fuoco di Minsk da lei stessa proposti, in particolare rispetto al controllo dei confini.

Abbiamo avuto la sensazione di essere stati continuamente “accompagnati”, ma difficilmente nelle forme che ha preso l’iniziativa poteva essere altrimenti, d’altronde non siamo stati mai apertamente ostacolati, né sconsigliati: diciamo che nessuno ci ha voluto autorizzare per ciò che concerne la parte controllata dalla Russia ad attraversare il confine…

Poi per ciò che riguarda l’attraversamento collettivo del confine ci sono in ballo tutta una serie di questioni immaginabili e della oggettive difficoltà della “presa in carico” da parte dell’esercito della Novorossia pertinenti allo stato di guerra e alla nostra sicurezza, e non è immaginabile per un battaglione di neo-nazisti, di cui una buona parte provenienti dall’estero, un bersaglio più appetibile di un autobus con una cinquantina di antifascisti giunti dall’Europa, anche solo, per così dire disincentivare la solidarietà internazionalista.

Nel bene e nel male la Russia da alla Novorossia quella “profondità strategica” e quella legittimità politico-diplomatica che altri fronti di resistenza hanno perso e non possiedono al mondo, e le sorti delle giovani repubbliche popolari sono decise anche ed in buona parte dall’appoggio fattivo della popolazione, non solo del governo, russo… Non dimentichiamoci che circa 5-6 mila combattenti, stando a quanto riportano le stesse repubbliche popolari provengono dalla Russia, e che la raccolta di beni per la popolazione del Donbass ha veramente un “ampio” raggio e una vasta gamma, come dimostrano gli stessi volantini con i beni richiesti che si trovano in punti chiave di Mosca…

  • Uno dei dati che più ci ha colpito della natura delle Repubbliche Popolari del Donbass è il loro carattere di classe. Dai minatori agli operai delle fabbriche agli strati più poveri della popolazione, le Repubbliche Popolari ci sono subito sembrate il risultato politico di una spinta di classe, magari in combinazione con altri interessi più direttamente legati alle oligarchie filo-russe, ma che non è possibile negare o minimizzare. Hai avuto anche tu questa percezione, o è una visione legata più all’immagine che ce ne siamo fatti qui in Italia?

Natura di classe e “spontaneamente” socialista, come l’ha definita un compagno, nonostante le varie anime che la compongono e le identità che la attraversano… Comunque basta guardare alla struttura produttiva e ai suoi riflessi sulla composizione di classe del Donbass per rendersene conto, cosa che gli stessi giornali borghesi sono stati talvolta costretti ad ammettere. Ricordo nitidamente un articolo di Repubblica di alcuni mesi fa, in stile reportage, che narrava la storia di questo operaio che finito il turno in miniera indossava la mimetica e imbracciava un fucile, divenendo miliziano, per poi il giorno successivo ritornare tra le viscere della terra. Direi che una delle chiavi di volta per comprendere il conflitto sia proprio la concentrazione in unità di lavoro del tutto significative anche a livello numerico di una parte della popolazione, la sua natura prevalentemente urbana, la disponibilità al combattimento storicamente radicata in una parte della classe operaia del Donbass. La forma miliziana inziale è stata una conseguenza dell’armamento popolare, mentre le capacità tecniche e organizzative riversate in ambito bellico da un proletariato altamente qualificato, ne hanno determinato anche un certo grado di autonomia nella traiettoria delle Repubbliche Popolari, che al contrario probabilmente non avrebbero avuto.

  • Molto si è scritto sulla presunta partecipazione di organizzazioni o individualità fasciste o nazionaliste all’interno della lotta antifascista per il Donbass. Che impressione hai avuto in merito? Hai potuto conoscere o percepire la presenza o il ruolo di queste organizzazioni o individualità? 

A parte che la parola “nazionalismo” in questo caso risulta fuorviante… Se parliamo di “nazisti” russi tout court questi hanno storicamente rapporti con gli ucraini che costituiscono i battaglioni di volontari neo-nazisti. La cosa che ho percepito è che in un paese dove il russo è praticamente l’unica lingua parlata, a parte quella del proprio gruppo etnico di provenienza, tutti, ma proprio tutti,  conoscono almeno due termini di una lingua europea, e le due parole sono: No Pasaran! Con questo non voglio negare la probabile presenza di singoli individui fascisti che sono andati a combattere dalla parte delle Repubbliche Popolari. Ricordo di aver letto in una biografia degli stragisti neo-fascisti Mambro e Fioravanti che durante la guerra civile in Libano, mentre la maggior parte dei fascisti italiani sostenevano i Falangisti, altri “simpatizzavano” o addirittura combattevano per la parte avversa: naturalmente è una cosa che dovrei ricontrollare e verificare, ma quando la lessi mi colpì molto, e alla luce della continuità di una certa corrente del neo-fascismo italiano che arriva fino all’attuale “rosso-brunismo” mi sembrerebbe verosimile allora per il Libano come adesso per il Donbass. Poi della presenza di camerati nessuno di coloro che abbiamo conosciuto che c’è stato più tempo quest’estate e dopo ci ha detto nulla… Se poi la presenza di un singolo individuo è presa a pretesto per “delegittimare” una resistenza popolare chiaramente anti-fascista anche nella simbologia “ostentata” è sintomatico di una totale assenza di motivazioni per sostenere dignitosamente la propria posizione di mancato sostegno alle Repubbliche Popolari…

  • In conclusione, cosa è possibile trarre da questa esperienza per le sorti della sinistra di classe in Italia? Avete avuto modo di confrontarvi con compagni di tutta Europa che hanno partecipato alla carovana, e poi con i compagni russi e ucraini effettivamente in lotta contro il golpe nazi-liberista ucraino. E’ possibile riportare in Italia una sintesi politica di questa esperienza, o più prosaicamente il tutto si ridurrà a una bella avventura che però non avrà la forza di seminare coscienza nelle lotte di classe in Italia? 

Penso che sia l’inizio della possibilità di costruzione di una concreta politica internazionalista, questa iniziativa ha dato la chance di aprire una porta che non dobbiamo richiudere, né tanto meno dobbiamo gestire gelosamente le sue chiavi solo tra coloro che hanno già un posizionamento politico ideologico di aperto sostegno alla Resistenza del Donbass, limitandoci a “predicare ai convertiti”. Dobbiamo dare continuità, strumenti organizzativi ed efficacia pratica, parlando sia a quella parte di proletariato russo e ucraino nel nostro paese che sempre meno sotto traccia, esprime la sua volontà di “mobilitarsi”, sia a tutte quelle situazioni che sentono la tendenza alla guerra manifestarsi pesantemente nei propri territori per la nefasta presenza di strutture militari NATO o USA, o UE.

Tutto questo senza dimenticare che si tratta del primo esempio “vittorioso” di sollevazione ai confini dell’Europa contro l’imperialismo dell’UE e degli USA, e contro la “fascistizzazione” del conflitto sociale.

E questa rivolta contro USA e UE ha molto da insegnarci.


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http://popoffquotidiano.it/2014/10/31/io-la-banda-bassotti-e-un-viaggio-ai-confini-dellucraina/

Io, la Banda Bassotti e un viaggio ai confini dell’Ucraina

31 ottobre 2014 
Il viaggio della Banda Bassotti e della Carovana antifascista al confine tra Russia e Ucraina. I concerti, la solidarietà, la frontiera da non oltrepassare.

di Maurizio Vezzosi

È domenica pomeriggio, e camminando quasi si suda: fa caldo a Donetsk, cittadina di cinquantamila abitanti del sudovest russo, omonima della più nota Donetsk nei territori dell’Ucraina orientale al centro delle contese tra esercito di Kiev e milizie popolari della Nuova Russia. Nonostante a pochi chilometri di distanza si combatta l’atmosfera appare quella di un piacevole fine settimana quasi estivo. Niente a che fare con il già severo autunno moscovita. Nel piccolo centro del meridione russo a ridosso del confine è arrivata da qualche giorno la carovana antifascista promossa dalla Banda Bassotti, che alloggia in un complesso un tempo utilizzato dai Pionieri del Pcus per i campi estivi ed altre attività.

Ad accogliere la carovana all’entrata del complesso c’è un grande cartellone di epoca brezneviana: «La salute è la nostra principale ricchezza». Appena il tempo di assaporare questa madelaine che la nostra mente è già alla ricerca del tempo perduto. Tempo che non ritorna, cantava qualcuno. Un tempo da alcuni mai vissuto, ma che ha avuto per tutti il sapore amaro della sconfitta, dentro una Storia di cui si è decretato la fine un paio di decenni or sono, facendo sprofondare le vecchie e le nuove generazioni in un sonno senza sogni.

Eppure, poco distante come a migliaia di chilometri, si combatte.

L’arredamento del posto è quello originale, probabilmente con la sola differenza delle singolari tinte (rosa e celeste) utilizzate per il rinnovo delle pareti. Originale è anche la nostra colazione, non esattamente mediterranea: uova fritte, pane col burro, cetrioli e wurstel accompagnati da tè o succo ai frutti rossi.

Mentre facciamo per allontanarci dal complesso sopraggiunge una chiassosa comitiva, che precede di poco l’arrivo di una sfarzosa macchina nunziale: salutiamo i due giovani sposi venuti a celebrare il loro pittoresco matrimonio nella chiesetta adiacente. Fuori cani, gatti, anatre e galline fanno da padroni, talvolta anche in mezzo alla strada, senza creare particolari problemi a nessuno. Poco distante una piazzetta: al centro un memoriale ai caduti dell’Armata Rossa. Qualcuno porta a spasso i bambini, altri discutono animatamente e gruppi di ragazzini improvvisano spericolate gare di velocità con le biciclette.

La piazzetta è ad appena dodici chilometri dalla frontiera: una riga grigia, crudele, tirata tra popoli legati da secoli di storia comune. Una frontiera che il 13 luglio scorso non ha impedito che alcuni colpi d’artiglieria dell’esercito ucraino cadessero in territorio russo, centrando un’abitazione della cittadina con il grave ferimento di due persone e la morte di un’altra. Una frontiera tra le più affollate sul confine orientale, dalle quali sono transitati centinaia di migliaia di profughi verso la Russia.

A Donetsk, non tutti sanno della carovana antifascista, e la nostra presenza suscita una certa curiosità tra la gente per strada.

Fermiamo il primo taxi che passa: alla guida un uomo come tanti, sulla cinquantina. Un’effige ortodossa sul cruscotto, il nastro di San Giorgio legato allo specchietto retrovisore. «Siamo italiani, siamo qui per sostenere la resistenza antifascista». Tace, annuisce, pur rimanendo pressoché impassibile dietro gli occhiali da sole. Ma non ci sfugge la sua emozione.

Dopo una serie di tortuosi sali-scendi sulle aride colline fuori città capiamo di essere arrivati a destinazione cominciando a scorgere una fila chilometrica di veicoli incolonnati. Furgoni, Volga, vecchie Lada, qualche utilitaria occidentale o asiatica di nuova generazione: ma sul lato destro della strada più che il modello dei veicoli salta all’occhio la quantità di oggetti che questi trasportano. Taniche di carburante, acqua, cibo.

A Lugansk, meno di venti chilometri dalla frontiera, la vita è dura.

Il tassista supera velocemente tutta la fila per arrivare davanti al punto di frontiera: «Voinà» (guerra), dice volgendo il capo al serpentone d’acciaio. Tira il freno a mano e ci ringrazia: «Spasiba». Obbiettiamo di non aver ancora pagato la corsa, ma fa cenno di no con la testa: gli occhi quasi gli brillano. Ci impuntiamo, e dopo una breve discussione buttiamo duecento rubli sul cruscotto. Accenna un sorriso, ma torna subito serio. Chiudiamo gli sportelli con i finestrini ancora abbassati, e questa volta il tassista lascia libero il suo sorriso, e ci saluta con la voce grossa: «No pasaran!». Attoniti per un istante replichiamo a nostra volta: «No pasaran!».

Una manovra, due colpi di clacson, e se ne va. Qualcuno alza il pugno chiuso, finendo per richiamare l’attenzione della gente in fila. «Italiani? Che ci fate qui?». Spieghiamo le nostre ragioni, e lo sforzo linguistico viene ricompensato da un immenso calore umano, a volte con abbracci e sorrisi, altre con la schietta sincerità degli sguardi induriti dalla sofferenza e dal dolore.

«La mia casa appena fuori Lugansk è nelle mani dei fascisti del battaglione Azov», ci racconta Vladimir, quarantasette anni, mentre tiene in mano un coltello serramanico e ne accarezza il filo della lama. Come tanti altri per guadagnarsi da vivere si è improvvisato tassista: dalla frontiera porta in città chi arriva a piedi o chi deve tornare indietro dopo aver fatto provviste.

Risaliamo il serpentone di mezzi incolonnati tra gas di scarico e la polvere delle colline dalle quali da secoli si estraggono minerali. Dietro una vecchia Lada carica di provviste e con alcuni pneumatici legati sul portapacchi spuntano i corni di una capra. Eccone un’altra, e un’altra ancora. E qualche metro più in là c’è Lisa, una vecchia contadina del posto: un fazzoletto legato intorno al viso coperto di solchi profondi che non coprono la dolcezza dei suoi tratti. «Che Dio vi benedica», esclama porgendoci il cesto di frutta che tiene in mano. Insiste, convincendoci a prendere con noi quattro o cinque delle mele che ha faticosamente raccolto. La salutiamo riprendendo a camminare di fianco alla fila di mezzi.

Il riflesso del sole che si abbassa sui vetri dei veicoli non copre la stanchezza e lo scoraggiamento di chi attende da ore di ritornare nell’inferno di casa propria.

Prendiamo un altro taxi, che ci accompagna nella piazza principale della cittadina, dove sta per suonare la Banda Bassotti. Sul lato destro della piazza il monumento di Lenin, la cui mano indica proprio il punto in cui viene allestito il palco: «Deduska Lenin» (nonno Lenin), ci dice qualche ragazzo ridendo. Il concerto viene accolto da un incredibile entusiasmo popolare.

Donne, uomini, ragazzi, vecchi e bambini. Nikolaj, sessantacinque anni, ci racconta la sua storia: è un chirurgo. Negli anni Settanta è stato inviato in Niger per una missione umanitaria. Colpito dalla nostra presenza, sul momen

(Message over 64 KB, truncated)


(english / italiano)

Ucraina, UE: fosse comuni, stupri etnici, cecchini

1) Le fosse comuni di Kiev
2) Nel Donbass rinvenuti i corpi di centinaia di donne stuprate dai paramilitari ucraini
3) Il massacro dei cecchini sul Maidan di Kiev / The “Snipers’ Massacre” on the Maidan in Ukraine
4) I crimini di guerra commessi in Ucraina: VIDEO "Ukraine Crisis: War Crimes/Atrocities committed by Ukrainian Army"


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LINKS:

PTV News 24 settembre 2014 (IIa edizione) – Scoperte fosse comuni in Ucraina / Sanzioni? contro l’Italia

Ucraina orientale, i filorussi continuano a scoprire fosse comuni (Voce della Russia, 25 settembre 2014)
http://italian.ruvr.ru/news/2014_09_25/Ucraina-orientale-i-filorussi-continuano-a-scoprire-fosse-comuni-9743/

Mass graves reveal torture and executions in eastern Ukraine (By Christoph Dreier / WSWS, 30 September 2014)

Mass graves uncovered as retreating neo-Nazis terrorize southeastern Ukraine (By Greg Butterfield / WW, on October 2, 2014)

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http://italintermedia.globalist.it/Detail_News_Display?ID=74820&typeb=0&Loid=226&Le-fosse-comuni-di-Kiev

Le fosse comuni di Kiev

Mosca mostra le prove del genocidio compiuto nell'est dell'Ucraina dall'esercito Kiev (che ieri uccide un uomo della Croce Rossa) mentre non si ferma la corsa al riarmo

AdminSito -venerdì 3 ottobre 2014

Sono due le uniche certezze a cui la comunità internazionale oggi può fare riferimento nell'analisi della crisi ucraina. La prima è che la tregua firmata a Minsk lo scorso 5 settembre dai rappresentati dei governi di Kiev e Mosca e dai leader dei ribelli separatisti non hai mai realmente retto. La seconda è che questa guerra civile, che va avanti ormai da sei mesi e che sinora ha causato oltre 3.500 vittime - mandando al collasso l'economia ucraina e mettendo a serio rischio le forniture di gas per tutta l'Europa occidentale - non avrà fine fin quando non si farà chiarezza su una serie di questioni. 
L'ennesima prova si é avuta ieri: un nuovo bombardamento delle truppe governative ha colpito il centro di Donetsk, roccaforte dei miliziani separatisti nell'Ucraina sud-orientale e questa volta oltre a diversi civili é morto anche un operatore svizzero della Croce Rossa, Laurent Etienne Du Pasquiet. Molte responsabilità dunque sono da rideinire, acominciare dal presunto genocidio di cui secondo Mosca si sarebbero macchiate le forze di sicurezza ucraine nell'area del Donbass, tra le regioni di Donetsk e Luhansk.

Il fatto che nell'Ucraina orientale le armi non sono mai state realmente deposte è dimostrato dagli scontri a fuoco che da giorni proseguono senza sosta attorno all'aeroporto di Donetsk. Secondo l'ultimo bilancio fornito dall'esercito ucraino solo nella giornata di ieri, mercoledì 1 ottobre, i morti sono stati circa una dozzina. Nella lista dei caduti non ci sarebbero solo miliziani separatisi ma anche civili, uccisi nel corso di una sparatoria avvenuta nei pressi di una scuola. Le versioni su quanto sta accadendo, come è ovvio che sia in un'area di guerra a cui difficilmente possono accedere giornalisti stranieri, sono diametralmente opposte. L'esercito di Kiev dichiara di avere il pieno controllo dello scalo, mentre i ribelli affermano che la conquista definitiva dell'aeroporto è ormai questione di ore.

Intanto entra nel vivo il procedimento penale avviato da un comitato investigativo incaricato dal Cremlino di indagare sulla presenza di fosse comuni nel Donbass dove i militari dell'esercito di Kiev, in combutta con gruppi della destra ultranazionalista ucraina, avrebbero occultato decine di cadaveri di civili e miliziani russofoni. In cima alla lista degli indagati sono finiti tra gli altri il ministro della Difesa ucraino, Vitaly Geletey e il capo di Stato maggiore delle forze armate di Kiev ,Viktor Muzhenko

Secondo la commissione guidata da Vladimir Markin, ci sono prove inconfutabili che dimostrano la loro responsabilità per l'omicidio di centinaia di persone. Prove che sono state ottenute dalle testimonianze di centinaia di profughi fuggiti dalle zone colpite dal conflitto. Le accuse di Mosca assumono sostanza ogni giorno che passa, considerato che la presenza di almeno tre fosse comuni è stata confermata anche da funzionari dell'OSCE.. Il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov dichiara che nella regione del Donesk sono stati esumati più di 400 corpi " E questo con tutta evidenza è un crimine di guerra : adesso speriamo che le capitali occidentali non nascunderanno questo fatto terribile ". 

Sulla questione ucraina è intervenuto ieri nel giorno del suo insediamento il nuovo segretario generale della NATO Jens Stoltenberg, ex primo ministro norvegese succeduto ad Anders Fogh Rasmussen. Stoltenberg ha dichiarato ieri che la NATO è intenzionata a ripristinare legami costruttivi con la Russia, ma solo se Mosca dimostrerà di voler cambiare atteggiamento in Ucraina rimettendosi in linea con il rispetto del diritto internazionale.

Eppure sarà quantomeno complicato per la NATO arrivare a una distensione dei rapporti con il Cremlino se a pochi chilometri dai confini russi continuano ad assembrarsi mezzi e militari degli eserciti dei Paesi alleati. Solo gli Stati Uniti sono pronti a schierare nei territori dei Paesi Baltici (Estonia, Lettonia e Lituania) e in Polonia altri 700 soldati e 20 carri armati M1A1 Abrams, inviati nell'est dell'Europa da una base militare situata nel Texas. Con questa operazione denominata "Ironhorse" viene dato il cambio alle brigate di paracadutisti inviate dagli USA nel marzo scorso dopo l'annessione della Crimea alla Federazione Russa.

Secondo Reuters si tratta della prima volta che gli USA inviano rinforzi corazzati pesanti in Europa dalla fine della Guerra Fredda. Non il modo migliore, insomma, per provare a stemperare gli animi e favorire una soluzione diplomatica del conflitto.

A questo quadro sconfortante si aggiungono i disastrosi effeti delle sanzioni economiche:"Le sanzioni imposte dall'occidente stanno provocando danni immensi a entrambe le parti, invito tutti ad uscire da questa spirale". l' appello proviene da una personalità che ha grande credito sia ad Est che ad Ovest, ovvero l'ex cancelliere tedesco Gerhard Schröder, che é anche un amico di Vladimir Putin e presidwente del consiglio di sorvelianza del gasdotto "South Stream". 

In una conferenza tenuta a Rostock, Schroeder si é rivolto ai 400 partecipanti ad una conferenza sulle relazioni economiche russo-tedesche. "Richiamo la politica europea e quella russa ad uscire fuori dalla spirale di sanzioni economiche sempre più dure, il diallgo rappresenta l'unico modo per ricostruire la fiducia Nel nostro continente la pace e la stabilità possono regnare solo se vi è un forte partenariato con la Russia", ha aggiunto, sottolineando che non si dovrebbe isolare Mosca. Lo scorso aprile, Gerhard Schröder aveva festeggiato il suo 70 ° compleanno in compagnia di Vladimir Putin con un'iniziativa che venne fortemente criticata in Germania, nella crisi ucraina. Schröder inoltre ha adottato due bambini russi. 

(Fonti: Lookout, Agenzie) 

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3/10/2014

Crisi Ucraina: la finta tregua, le fosse comuni, l’espansione Nato

Le accuse di genocidio. La presenza di almeno tre fosse comuni è stata confermata anche da funzionari dell’Osce

Mosca mostra le prove del genocidio compiuto nell’est dell’Ucraina dall’esercito di Kiev. Il nuovo segretario generale della NATO Stoltenberg prova a minimizzare. L’arrivo di corazzati americani al confine con la Russia fa salire la tensione. A chi serve l’escalation e dove converrà fermarsi

La tregua firmata a Minsk tra Kiev e Mosca e dai leader dei ribelli separatisti non hai mai realmente retto. Un finzione politica utile per consentire a tutte le parti in causa di continuare a fare ciò che volevano con un po’ meno di attenzioni internazionali addosso. Sola certezza in più acquisita da allora, le oltre 3.500 vittime in sei mesi di guerra civile, e il collasso l’economia ucraina che mette a serio rischio le forniture di gas per tutta l’Europa occidentale. Poi il genocidio di cui secondo Mosca si sarebbero macchiate le forze di sicurezza ucraine nell’area del Donbass, tra Donetsk e Luhansk.
Che nell’Ucraina orientale si sia sparato già dal primo giorno di tregua è noto. Come si sa dalla battaglia ininterrotta per il controllo dell’aeroporto di Donetsk. L’esercito di Kiev dichiara di avere il pieno controllo dello scalo, mentre i ribelli affermano che la conquista dell’aeroporto è ormai questione di ore. La sola cosa certa sono le vittime che continuano a salire. Secondo l’esercito ucraino, solo mercoledì 1 ottobre -ultimo comunicato-, i morti sarebbero stati circa una dozzina. Nella lista dei caduti anche dei civili uccisi nel corso di una sparatoria avvenuta vicino a una scuola.
 
Diventa intanto molto più circostanziata ed imbarazzante per Kiev e suoi alleati, l’accusa di stragi. Le accuse di Mosca assumono sostanza ogni giorno che passa, considerato che la presenza di almeno tre fosse comuni è stata confermata anche da funzionari dell’OSCE. Si indaga su sepolture di massa nel Donbass dove i militari dell’esercito di Kiev e i miliziani della destra ultranazionalista ucraina, avrebbero occultato decine di cadaveri di civili e miliziani russofoni. In cima alla lista degli indagati, il ministro della Difesa ucraino Geletey e il capo di Stato maggiore di Kiev Muzhenko.
 
Ma le tensioni vere vengono dal riarmo della Nato ai confini con la Russia. A pochi chilometri dai confini russi stanno concentrandosi mezzi e militari degli eserciti dei Paesi alleati. Esisbizione di forza della Nato. Solo gli Stati Uniti sono pronti a schierare nei Paesi Baltici (Estonia, Lettonia e Lituania) e in Polonia altri 700 soldati e 20 carri armati Abrams, inviati nell’est dell’Europa da una base militare nel Texas. Operazione “Ironhorse” con cui viene anche dato il cambio alle brigate di paracadutisti inviate dagli USA nel marzo scorso dopo l’annessione della Crimea alla Russia.
Quei carri armati dal Texas: la prima volta che gli USA inviano rinforzi corazzati pesanti in Europa dalla fine della Guerra Fredda. Non il modo migliore per provare a stemperare gli animi e favorire una soluzione diplomatica del conflitto. Ci tenta il nuovo segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, ex primo ministro norvegese succeduto a Fogh Rasmussen. Stoltenberg racconta a Mosca che la Nato è intenzionata a ripristinare legami costruttivi, ma solo se Mosca dimostrerà di voler cambiare atteggiamento in Ucraina rimettendosi in linea con regole internazionali imprecisate.

Ennio Remondino


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Nel Donbass rinvenuti i corpi di centinaia di donne stuprate dai paramilitari ucraini

31 ottobre 2014

A Krasnoarmeysk, nella regione di Donetsk, durante l'occupazione delle forze di sicurezza ucraine sono scomparse circa 400 donne di età compresa tra i 18 e i 25 anni.
Recentemente in città, dove era dislocato il battaglione "Dnepr-1", e nei sobborghi sono stati trovati 286 corpi di donne: su tutti sono stati rilevati segni di violenza. Lo ha dichiarato il primo ministro del governo separatista di Donetsk Alexander Zakharchenko.


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IL MASSACRO DEI CECCHINI SUL MAIDAN DI KIEV

Condividiamo questo ottimo documento di indagine realizzato da Ivan Katchanovski, Ricercatore al Dipartimento di Comunicazione dell'Università di Ottawa. 
Il documento è stato presentato presso l'Università di Ottawa il 1° Ottobre 2014. Katchanovski cerca di rispondere a molte delle logiche domande posta da chi si chiede chi ci fosse dietro "il massacro dei cecchini" avvenuto durante gli eventi del Maidan.

https://www.academia.edu/8776021/The_Snipers_Massacre_on_the_Maidan_in_Ukraine

Il documento è inglese ma speriamo possa comunque essere utile a sbugiardare le tante menzogne e le tante verità non dette in proposito anche dai media italiani.

Di seguito riportiamo la parte finale del documento di Katchanovski:

CONCLUSIONI

L'analisi e le prove presentate in questa inchiesta accademica mettono l'Euromaidan ed il conflitto in Ucraina sotto una nuova prospettiva. L'uccisione apparentemente irrazionale dei manifestanti e dei poliziotti avvenuta il 20 febbraio sembra invece essere sensata se vista sotto la prospettiva di chi ha avuto un proprio razionale interesse nel preparare questa azione. Questo include quanto segue: i capi del Maidan hanno guadagnato il potere a seguito della strage ed il presidente Yanukovich e gli altri alti funzionari del governo sono fuggiti da Kiev e poi dall'Ucraina il 21 febbraio 2014, insieme al parallelo ritiro da parte della polizia. 
Gli stessi manifestanti del Maidan venivano mandati sotto il fuoco mortale che arrivava da direzioni inaspettate. Allo stesso modo, i cecchini uccidevano i manifestanti disarmati e prendevano di 
mira i giornalisti stranieri, ma non i leader del Maidan, ne il quartiere generale dell'auto-difesa del Maidan e di Pravy Sektor. 
Mentre tali azioni sono razionalmente dettate dalla scelta di strumentalizzare la situazione, il massacro si è concluso non solo con la perdita di molte vite umane, ma ha anche minato la democrazia, i diritti umani, e lo stato di diritto in Ucraina. 
Il massacro dei manifestanti e della polizia ha rappresentato un rovesciamento violento del governo in Ucraina e una grande barbarie contro i diritti umani. Questo rovesciamento violento non ha costituito un cambiamento democratico del governo. Ha dato inizio a un violento conflitto su larga scala che si è trasformato in una guerra civile nell'Ucraina orientale, ad un intervento russo in sostegno dei separatisti in Crimea e nel Donbass e di fatto ad una distruzione dell'Ucraina. Ha anche portato ad una escalation internazionale con un conflitto tra l'Occidente e la Russia. L'evidenza indica che un'alleanza tra elementi del Maidan e l'estrema destra ucraina è stata utilizzata per compiere l'uccisione di massa sia dei manifestanti che della polizia, mentre il coinvolgimento delle unità speciali di polizia nelle uccisioni di alcuni dei manifestanti non può essere del tutto esclusa sulla base delle evidenze disponibili al pubblico. 
Il nuovo governo che è salito al potere ha in gran parte coperto e falsificato le indagini sul massacro, mentre i media ucraini hanno contribuito a mistificare il fatto. 
L'evidenza indica che l'estrema destra ha avuto un ruolo chiave nel rovesciamento violento del governo in Ucraina. 
Questa indagine accademica porta anche nuove ed importanti questioni che devono essere affrontate.

The “Snipers’ Massacre” on the Maidan in Ukraine 
by Ivan Katchanovski – Paper presented at the Chair of Ukrainian Studies Seminar at the University of Ottawa, Ottawa, October 1, 2014 

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Vedi anche / see also:

Reuters investigation exposes ‘serious flaws’ in Maidan massacre probe (RT, October 10, 2014)
http://rt.com/news/195004-ukraine-maidan-sniper-investigation/

In Ucraina il cecchino più ricercato dai russi: «Combatto insieme a soldati italiani» [SIC] (Testo e video di Ilaria Morani e Salvatore Garzillo)
http://www.corriere.it/reportage/esteri/2014/cecchino-svedese-ucraina/

Strategia della tensione targata NATO a Kiev / "GLADIO" IN KIEV (JUGOINFO 8/3/2014)

Snipers Maidan - who hired them? (5/mar/2014)
Estonian Foreign Minister to Lady Ashton. In speaking clear - snipers on the Maidan have been hired by the reactionary forces. They shot all the people. Needed blood. This blood has been shown to the West. "Democracy". Snipers who were shooting at people on the Maidan, belonged to the organization "Ukrainian National Assembly." Organization belongs to the United States. Provocators Maidan shot by order of the United States.


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Un video per mostrare i crimini di guerra commessi in Ucraina

22 settembre 2014

«È un incubo. Perché ci uccidono? Perché?». L’offensiva dell’esercito ucraino nel Donbass va avanti da cinque mesi. Bombardamenti continui sulle città che stanno mietendo migliaia di vittime. Donne, bambini, anziani. Un video ha messo insieme tante sequenze di presunti crimini di guerra.

 

di Franco Fracassi


«Che cosa abbiamo fatto di male. Siamo persone pacifiche. Non ho parole. È un incubo. Perché dobbiamo abbandonare le nostre case nel nostro Paese. Noi siamo persone come loro. Perché ci uccidono? Perché?». Mentre parla la ragazza piange a dirotto. Il suo paese (Staraja Kondrashovka) è stato appena bombardato pesantemente dall’esercito ucraino. «Qui non ci sono mai stati miliziani, né separatisti, né terroristi. Qui ci sono tutte persone pacifiche. Hanno distrutto tutta la strada», urla un vicino di casa. A Staraja Kondrashovka sotto le bombe è morto anche un bambino che aveva compiuto cinque anni il giorno prima. Si chiamava Vanya Ermilov. Sono cinque mesi che l’Ucraina orientale (conosciuta anche come Donbass) è sotto assedio da parte dell’esercito ucraino. Ufficialmente Kiev sta facendo la guerra a un manipolo di terroristi. In realtà, la stragrande maggioranza delle vittime sono civili. I morti tra i miliziani separatisti si contano a decine, a fronte di oltre duemila complessivi. I media occidentali non ne parlano mai, ma in Donbass è in corso un vero e proprio massacro.

 

«Heil Ucraina! Heil agli eroi!». Così termina il giuramento fatto dai paramilitari del battaglione Azov prima di partire per il fronte. Il ministero della Difesa ucraino ha integrato tra le fila della guardia nazionale anche diversi battaglioni composti da miliziani del partito nazista Pravy Sektor e di volontari fascisti e nazisti provenienti da tutta Europa. Sono loro a usare il pugno più duro tra i civili delle città dell’est. Esistono molti filmati che li ritraggono mentre compiono soprusi, picchiano, minacciano, uccidono persone per motivi futili.

 

Un gruppo di avvocati ucraini ha deciso di raccogliere le prove per sperare di riuscire ad aprire un processo alla Corte internazionale dell’Aja per «crimini di guerra». Finora i legali non hanno trovato nessuna sponda politica in Occidente. Gli Stati Uniti sono apertamente schierati dalla parte del governo ucraino, e quindi implicitamente alleati dei paramilitari. L’Italia e l’Europa hanno seguito Washington in questa impresa.

 

Popoff ha deciso di mostrarvi un video che raccoglie alcuni di questi presunti crimini di guerra. Giudicate voi.

VIDEO: Ukraine Crisis: War Crimes/Atrocities committed by Ukrainian Army [ENG] (Banned on mainstream media)


Alcune indicazioni sul time code del video per aiutarvi nella visione:

0’00” Giuramento del battaglione Azov: «Heil Ucraina! Heil agli eroi!».

3’12” Rastrellamento.

4’11” Arresti per strada con assassinio.

5’20” Cittadini si ribellano a una banda di paramilitari del battaglione Dnepr, che iniziano a sparare, ferendo e uccidendo due persone. Volevano impedire ai cittadini di votare al referendum.

6’50” Attacco a civili a Novoaidar. Senza motivo.

9’00” La guardia nazionale bombarda Slavyansk. Danni e vittime in città.

14’10” Civili uccisi da cecchini vicino all’aeroporto di Donetsk.

15’15” L’esercito ucraino bombarda Slavyansk con i suoi cannoni.

16’20” Il risultato bombardamenti: case a fuoco e distrutte. Un uomo: «Stare qui seduti a vedere la propria casa bruciare». Una donna piange perché la sua casa è stata distrutta: «Bastardi!».

20’20” Quarantacinquenne ucciso fuori da un caffè colpito da una granata. Un uomo: «Adesso ci proteggiamo vivendo tutti nelle cantine o nei rifugi».

21’40” Un’auto colpita da una granata. Una vittima.

22’20” Rifugio sotterraneo. «Ecco come viviamo». Un’anziana signora: «Vogliamo la pace, non la guerra. Ditelo alla gente di tutta l’Ucraina. Noi vogliamo la pace».

24’10” Centro di Kramatorsk. Una donna dilaniata da una granata, poi il cadavere di un uomo.

25’20” Bombardamenti notturni.

26’25” Ospedale psichiatrico colpito dall’esercito ucraino. Rifugio.

27’15” Soldati dell’esercito ucraino scaricano corpi da un blindato, nei pressi di Slavyansk.

28’15” Kramatorsk. Due persone morte per strada e una donna dentro un pullmino.

30’40” Kramatorsk. Un’auto bucherellata di colpi. All’interno il cadavere del conducente.

31’25” L’esercito bombarda il villaggio di Dobropillia usando missili Bm-21 Grad.

32’10” Vittime e distruzioni dopo un bombardamento aereo a Staraja Kondrashovka. Un uomo: «Qui non ci sono mai stati miliziani, né separatisti, né terroristi. Qui ci sono tutte persone pacifiche. Hanno distrutto tutta la strada». Un uomo: «Mio nipote è morto in ospedale». Un uomo piange: «Ma quali terroristi. Hanno ucciso un uomo di sessantasette anni. E laggiù altre cinque persone». Una ragazza piange: «Che cosa abbiamo fatto di male. Siamo persone pacifiche. Non ho parole. È un incubo. Perché dobbiamo abbandonare le nostre case nel nostro Paese. Noi siamo persone come loro. Perché ci uccidono? Perché?».

33’55” Un uomo sotto shock: «Hanno ucciso tre persone, tra cui un bambino di cinque anni». Vanya Ermilov aveva compiuto cinque anni il giorno prima della sua morte a Staraja Kondrashovka.

34’25” Lugansk. L’aviazione bombarda la piazza centrale della città, dove si trova la sede dell’amministrazione regionale: morti e distruzione.

36’00” Slavyansk. Un gruppo di genitori salutano i propri figli che fuggono (in pullman) in Crimea. Un’anziana: «Vorrei prendere quest seguaci di Bandera e… non so che cosa gli farei». Una donna: «In televisione fanno passare il messaggio che siamo terroristi, che tutti i bambini sono terroristi, gli adulti, gli anziani, e che bisogna spararci».

37’15” Un gruppo di persone abbandona in pullman il villaggio di Snezhnoe.

37’30” Bambini di Slavyansk raggiungono la Crimea. Una bambina: «Ho avuto molta paura. C’erano spari, esplosioni. Sono molto contenta di essermene andata. Qui siamo protetti». Testimonianze di persone fuggite perché avevano figli (mamme e bambini). Un uomo: «Per Kiev le nostre città non esistono, né Kramatorsk, né Donetsk e nemmeno Lugansk. Che cosa dobbiamo fare?». Una coppia di anziani piangenti: «È un incubo. Chiudo gli occhi, ma l’incubo non se ne va via. Tutte le cose belle sono sparite». Una bambina, piangente: «Non voglio tornare a casa. Mi manca solo il cane».

42’30” Egor Aleksandrov aveva dieci mesi quando è stato ucciso durante il bombardamento di Antratsyt. È il quinto bambino morto in zona dall’inizio del conflitto. Sua madre piange e si dispera sul cadavere del figlio.



(english / italiano)
 
A sei mesi dal pogrom euro-nazista di Odessa
 
1) Odessa Massacre Six Months Later: Events all around the world
 
2) Venezia, Domenica 2 novembre 2014
3) Parma, Domenica 2 novembre 2014
4) Milano, Domenica 2 novembre 2014
 
5) Modena 11/11: La Resistenza Antifascista in Ucraina
6) Alexei Albu, a survivor of the May 2, 2014, massacre at the Odessa, speaks
7) Anti-fascists massacred in Odessa to be remembered, honored (G. Butterfield / WW, Oct 23, 2014)
8) Intl. Appeal: Stop the cover-up of Odessa massacre of trade unionists and anti-fascist activists!
 
9) Comunisti perseguitati a Kiev e in Ucraina occidentale: VIDEO e FOTO (di F. Fracassi, 29/9/2014)

(english / italiano / srpskohrvatski. 

Read also:
RKSM(B) (Russia): Акция у стен посольства Сербии: «Руки прочь от Дьенича!»
Rot Front (Russia): Поддержим сербских товарищей!

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PUNA SOLIDARNOST DRUGU ALEKSANDU ĐENIĆU

Savez komunističke omladine Jugoslavije (SKOJ) najoštrije protestuje zbog privođenja druga Aleksandra Đenića, člana Sekretarijata NKPJ, prvog sekretara SKOJ-a i potpredsednika Gradskog odbora SUBNOR-a, inače odličnog studenta i apsolventa, nakon što je bio prinuđen da se brani od dvojice pripadnika klerikalne ultradesničarske organizacije “Srbska akcija”.

Drugu Đeniću su danas popodne ( nedelja 12. oktobar) na Platou Folozofskog fakulteta, dok je bio u društvu svoje devojke, prišla dvojica aktivista “Srbske akcije” koji su mu se obratili po imenu tvrdeći da ta grupa nema veze sa upadom na Filozofski fakultet u Beogradu, na kome se održava studentska blokada, a koji se zbio u subotu 11. oktobra kada je povređeno dvoje studenata a jedan opljačkan. Iako su negirali učešće svoje grupe u napadu na studente Filozofskog fakulteta , oni su se otvoreno predstavili kao članovi “Srbske akcije” i počeli da vređaju druga Đenića zbog njegove političke orijentacije i istaknute uloge u aktuelnom studentskom protestu 2014. godine koji za cilj ima ukidanje novčanih nameta nametntih akademskim građanima od strane buržoaskog režima. S obzirom da je nastup dvojice pripadnika “Srbske akcije” bio veoma agresivan i uvredljiv a da je drug Đenić ranije već dva puta bio izložen napadima bandita koji pripadaju istoj grupi, te da je bio zabrinut za svoju i bezbednost svoje devojke u susretu sa brojnijim napadačima u samoodbrani je flašom pogodio jednog od njih pri čemu je taj ultradesničar zadobio povredu ruke. Na licu mesta se u tom trenutku stvorila policija koja je privela druga Đenića u policijsku stanicu u ulici Majke Jevrosime. Tamo je saslušan od strane ispektora i protiv njega je pokrenuta krivična prijava, nakon čega je pušten. U policijsku stanicu su privedena i dvojica siledžija ali nije poznato da li je i protiv njih pokrenuta krivična prijava zbog napada na druga Đenića i njegovu devojku. 

SKOJ traži od nadležnih sudskih organa da odbace kao neosnovanu krivičnu prijavu pokrenutu protiv druga Aleksandra Đenića jer je očito da je delovao u samoodbrani a da je napadnut zbog svoje političke orijentacije i značajne uloge koju ima kao aktivista akteulenog studentskog pokreta. SKOJ podseća da se u subotu 11. oktobra desio gnusni napad fašističkih bandita na studente u protestu okupljene na Filozofskom fakultetu među njma i jednog pripadnika SKOJ-a i Studentskog fronta koji je srećom uspeo da izbegne povrede. Ta dva napada nisu jedini ataci klerikalnih ultradesničara iz redova “Srbske akcije” na članove SKOJ-a. Tokom održavanja demonstracija u znak podrške protestima radnog naroda u Bosni i Hercegovini, ti banditi su iz zasede I brojčano nadmoćniji nasrnuli na dvojicu članova rukovodstva SKOJ-a, koji su bili dovoljno prisebni i uspeli da izbegnu napad. Ubrzo nakon toga pripadnici “Srbske akcije” su razbili prozor i ispisali grafit na sedištu NKPJ, čiji je SKOJ podmladak, u Beogradu ( javno su se hvalisali da su baš oni to uradili) a isto tako su na svom sajtu priznali da su učestvovali u napadu na legalno prijavljen skup NKPJ protiv kvislinške izložbe održane u Beogradu ( tom prilikom je pocepan jedan transparent koji su nosili aktivisti Partije i SKOJ-a). Iako je policija izvršila uviđaj nakon napada na naše prostorije i iako je bila prisutna tokom napada na naš protestni skup na Trgu Marksa i Engelsa do danas niko nije uhapšen zbog tih zlodela. Nakon svega toga je usledio napad na druga Đenića i njegovu devojku na Zelenom vencu dok su se vraćali kući u noćnim časovima od strane trojice bandita koji su se identifikovali kao članovi “Srbske akcije” i hvalili se kako su razbili prozor i ispisali grafit na sedištu NKPJ.

SKOJ najoštrije osuđuje današnji drski napad na svog druga od strane bandita iz redova “Srbske akcije”. Izražavamo solidarnost sa njim kao i sa progresivnim studentima koji su napadnuti na Filozofskom fakultetu. SKOJ se žestoko protivi tome da agresori i banditi ( a iz svega do sada napisanog se jasno može razaznati da su to jurišnici “Srbske akcije”) u današnjem incidentu tretiraju kao žrtve. Reč je o drskim napadačima koji su došli da provociraju kako druga Đenića tako i druge studente u protestu. SKOJ ističe da je do napada na studente na Filozofskom fakultetu došlo neposredno nakon što ih je “Srbska akcija” i njena studentska grupa “Srpska akcija” optužila da su “večiti studneti, lenčuge i besposličari”. SKOJ se solidariše sa borbom progresivnih studenata i insistira da napadači odmah budu pronađeni. Takođe, SKOJ traži od policije da spreči fašističko ulično divljanje čije smo neke primere naveli u ovom saopštenju. SKOJ se solidariše sa svojim napadnutim članom i ističe da je delovao u nužnoj samoodbrani štiteći svoj i život svoje devojke. NKPJ i SKOJ traže odbacivanje svih optužbi na račun druga Aleksandra Đenića. 

SKOJ poziva progresivnu javnost da se solidariše sa drugom Đenićem. Partija i SKOJ će o ovom slučaju obavestiti svoje sestrinske organizacije u inostranstvu i tražiti i od njih preduzimanje protestnih akcije solidarnosti kako bi se optužbe protiv našeg druga odbacile.

Fašizam neće proći!

Sekretarijat Saveza komunističke omladine Jugoslavije

Beograd,

12. oktobar 2014. godine

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od: Savez Komunističke Omladine Jugoslavije, 17 oktobar 2014. 

Drugarice i drugovi.
Obaveštavamo vas da je za sredu 29.oktobar 2014. godine u Beogradu zakazano suđenje drugu Aleksandru Đeniću, prvom sekretaru SKOJ-a, članu Sekretarijata NKPJ i rukovodiocu Studentskog fronta (SF). Država druga Đenića tereti zbog čina samoodbrane izvedenog 12.oktobra 2014. godine kada su on i njegova devojka bili ugroženi od dvojice pripadnika klero-fašističke organizacije "Srbska akcija". S obzirom na to da su pripadnici te grupe ranije u više navrata napadali aktiviste NKPJ, SKOJ-a i SF-a, kao i samog druga Đenića i njegovu devojku on je delovao preventivno u nužnoj samoodbrani. SKOJ ističe da je drug Đenić nevin i da je nedopustivo da se od agresora iz redova "Srbske akcije" prave žrtve. SKOJ pruža punu podršku svom prvom sekretaru i u saradnji sa Partijom razradiće kampanju koja za cilj ima dokazivanje nevinosti druga Đenića i donošenje oslobađajuće presude. 
O svim detaljima u vezi sa kampanjom bićete obavešteni narednih dana kada SKOJ i Partija donesu formalne odluke. SKOJ i Partija će o suđenju drugu Đeniću informisati svoje sestrinske organizacije u svetu i tražiti da organizuju protestne manifestacije na kojima će tražiti njegovo oslobađanje.
DRUG ĐENIĆ NIJE KRIV!!!
FAŠIZAM NEĆE PROĆI!!!

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DRUG ĐENIĆ NIJE KRIV

Prvi sekretar Saveza komunističke omladine Jugoslavije (SKOJ) i član Sekretarijata Nove komunističke partije Jugoslavije (NKPJ), inače i prvi sekretar Studentskog fronta (SF), drug Aleksandar Đenić, dobio je poziv na saslušanje pred nadležnim sudskim organom u Beogradu za sredu 29.oktobar 2014. godine.

Naime, 12.oktobra druga Đenića i njegovu devojku napali su pripadnici zloglasne klero-fašističke grupe „Srbska akcija“ dok su se nalazili na platou ispred Filozofskog fakulteta. Pripadnici iste te grupe su prethodno u dva napada fizički nasrtali na druga Đenića. U nastojanju da odbrani svoju devojku i sebe drug Đenić je lakše povredio jednog od fašističkih napadača zbog čega je uhapšen od strane policajaca koji su se na licu mesta pojavili u onom trenutku kada je prvi sekretar SKOJ-a delovao u samoodbrani.

NKPJ i SKOJ ističu da drug Đenić nije kriv, da je dejstvovao u samoodbrani i da su on i njegova devojka bili mete isplaniranog napada gnusnih klero-fašista. Pokretanje krivične prijave protiv druga Đenića i tretiranje fašističkih napadača kao žrtava je nedopustivo i nepravedno. Stoga su NKPJ i SKOJ obavestili svoje sestrinske organizacije u svetu i zatražile od njih solidarnost sa drugom Đenićem a na dan saslušanja NKPJ i SKOJ će organizovati skup podrške prvom sekretaru naše omladinske organizacije i članu Seketarijata Partije.

Takođe, NKPJ i SKOJ obaveštavaju javnost da će uputiti protestno pismo ministru unutrašnjih poslova Srbije Nebojši Stefanoviću zbog privođenja i pokretanja krivične prijave protiv uzornog omladinca, odličnog studenta i potpredsednika SUBNOR-a Beograda druga Aleksandra Đenića. U istom pismu NKPJ i SKOJ će zatražiti objašnjenje od ministra Stefanovića kako napreduje istraga i kada će biti uhapšeni počinioci gnusnog upada na Filozofski fakultet u Beogradu izvedenog 11.oktobra od strane četvorice maskiranih pripadnika klero-fašističke bande „Srbske akcije“ kada je napadnut član NKPJ, SKOJ i sekretar Studentskog fronta drug Kosta Ristić ( tom prilikom napadači su mu ukrali jaknu i novčanik sa dokumentima).

NKPJ i SKOJ najoštrije protestuju zbog indolentnosti policije kada je reč o otkrivanju fašističkih napadača na studentski pokret i svog člana druga Kostu Ristića. NKPJ i SKOJ podsećaju da su neo-fašističke bande napadale studente u blokadi na Filozofskom fakultetu i 2011. godine ali da do danas niko od napadača nije otkriven. NKPJ i SKOJ postavljaju pitanje kako je to moguće i zbog čega je to tako u uslovima kada se buržoaski režim Aleksandra Vučića hvali „efikasnim radom organa Ministarstva unutrašnjih poslova“. NKPJ i SKOJ traži od MUP Srbije i drugih nadležnih organa da se spreče napadi fašističkih bandi na naše članove a fašistima poručuje da komunisti nikada neće ustuknuti pred njima i da će biti poraženi kao i njihovi ideološki uzori iz Drugog svetskog rata Hitler, Musolini i Ljotić.

Sekretarijat Nove komunističke partije Jugoslavije

Sekretarijat Saveza komunističke omladine Jugoslavije

Beograd

19. oktobar 2014. godine

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http://www.senzatregua.it/?p=1453

SOLIDARIETÀ CON LA SKOJ E IL COMPAGNO ALEKSANDAR DJENIC

Comunicato della Federazione Mondiale della Gioventù Democratica (WFDY)

E’ con la necessaria gravità che la Federazione Mondiale della Gioventù Democratica ha ricevuto la notizia dei recenti diretti attacchi fisici da parte dei neo-fascisti. Tali aggressioni si sono verificate nell’ultimo mese contro i membri del Nuovo Partito Comunista di Jugoslavia (NKPJ) e la Lega della Gioventù Comunista di Jugoslavia (SKOJ), che è una organizzazione membro della FMGD.
I più recenti attacchi neo-fascisti sono avvenuti a Belgrado e Novi Sad solo pochi giorni fa, contro diversi attivisti del Nuovo Partito Comunista di Jugoslavia (NKPJ) e la Lega della Gioventù Comunista di Jugoslavia (SKOJ). In particolare l’obiettivo degli attacchi è stato il compagno Aleksandar Djenic che è stato il primo Segretario della Lega della Gioventù Comunista di Jugoslavia (SKOJ), ed è ora membro della Segreteria del Nuovo Partito Comunista di Jugoslavia (NKPJ). Tuttavia, nel suo tentativo di auto – difesa siamo stati informati che purtroppo è stato arrestato dalla polizia. È importante sottolineare che non è la prima volta che Aleksandar Djenic è preso di mira dalle organizzazioni neo-fasciste. In contrasto con la realtà dei fatti, il compagno Aleksandar Djenic è stato accusato di un reato penale.
La Federazione Mondiale della Gioventù Democratica esprime la sua solidarietà alla SKOJ e al compagno Aleksandar Djenic, e supporta il NKPJ e la SKOJ nella loro richiesta per la revoca delle accuse contro il compagno Aleksandar Djenic.
La Federazione Mondiale della Gioventù Democratica condanna tutte le aggressioni di clericali dell’ultra- destra contro membri del NKPJ e SKOJ, ed consapevole che questi attacchi hanno a che fare con le credenze ideologiche e politiche. E’ davvero molto allarmante il fatto che i neofascisti si stanno diffondendo in vari paesi d’Europa, e la FMGD come Federazione Democratica continuerà a condannare questi attacchi nello stesso tempo che chiama alla solidarietà internazionale con il popolo dei paesi che fronteggiano le aggressive azioni delle organizzazioni neo-fasciste.

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https://www.facebook.com/notes/world-federation-of-democratic-youth/solidarity-with-skoj-and-comrade-aleksandar-djenic/778537695545564

SOLIDARITY WITH SKOJ AND WITH COMRADE ALEKSANDAR DJENIC

It is with the necessary seriousness that the World Federation of Democratic Youth received the news of the recent direct physical attacks by the neo-fascist. The said aggressive attacks took place during the last month against the members of the New Communist Party of Yugoslavia (NKPJ) and the League of Communist Yugoslav Youth (SKOJ) which is a member organization of WFDY. 
The most recent attack by the neo-fascist happened in Belgrade and Novi Sad just few days ago, and it was against several activists of the New Communist Party of Yugoslavia (NKPJ) and the League of Communist Yugoslav Youth (SKOJ). More specifically the target of the attacks was the comrade Aleksandar Djenic where he was the first Secretary of the League of Communist Yugoslav Youth (SKOJ), and is now a member of the Secretariat of the New Communist Party of Yugoslavia (NKPJ). However, in his trial to auto - defense unfortunately we are informed that he was arrested by the police. As a matter of importance this is not the first time that Aleksandar Djenic targeted by the neo-fascist organizations. In contrast with the reality of the events, comrade Aleksandar Djenic was charged for a criminal offense.
The World Federation of Democratic Youth express its solidarity to SKOJ and to the comrade Aleksandar Djenic, and it also supports NKPJ and SKOJ on their demand for the dismissal of the charges against comrade Aleksandar Djenic. 
The World Federation of Democratic Youth condemns all the aggressive attacks of clerical ultra right-wingers against NKPJ and SKOJ members, and understands that the attacks have to do with ideological and political beliefs. It is really very alarming the fact that the neo-fascists are spreading in various countries of Europe, and WFDY as a Democratic Federation will continue condemning such attacks on the same time that is calling for international solidarity with the people of countries facing the aggressive actions of neo-fascists organizations. 

On behalf of the Head Quarters of WFDY
22/10/2014

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http://www.gioventucomunista.it/solidarieta-allo-skoj-serbia-e-al-nuovo-partito-comunista-di-jugoslavia/

SOLIDARIETA’ ALLO SKOJ (SERBIA) E AL NUOVO PARTITO COMUNISTA DI JUGOSLAVIA

Il Comitato Centrale del Fronte della Gioventù Comunista esprime solidarietà a nome di tutta l’organizzazione ai compagni della Gioventù Comunista di Jugoslavia (SKOJ)  e del  Nuovo Partito Comunista di Jugoslavia (NKP), in particolar modo al compagno Aleksandar Djenic, dirigente nazionale del NKP, che negli scorsi giorni è stato vittima di una vile aggressione da parte dei neo-fascisti serbi. Denunciamo inoltre la complicità tra gli aggressori e l’apparato repressivo-giudiziario, che hanno incriminato il compagno Aleksandar Djenic, colpevole di essersi difeso dall’attacco subito. I fascisti, una volta di più, dimostrano il loro reale ruolo di cani da guardia di questo sistema. Questo episodio Ë solo l’ultimo di una serie di aggressioni avvenute negli ultimi mesi a Belgrado e Novi Sad contro i compagni dello SKOJ e del NKP.

L’attività di provocazione fascista non fermerà l’azione delle organizzazioni popolari e dei lavoratori.  Ricordiamo che anche in Italia contro i militanti delle organizzazioni popolari sono stati sguinzagliati i cani fascisti ed il loro padroni degli apparati di repressione. I compagni Nunzio D’Erme e Marco Bucci sono tuttora indagati per essersi opposti all’attività provocatoria fascista. Questa offensiva contro le organizzazioni popolari e dei lavoratori in tutta Europa non fermerà la nostra attività, ma ci spronerà ad una maggiore  organizzazione e coordinamento a livello sia internazionale sia nazionale nel contesto delle organizzazioni popolari che oggi sono chiamate a fare fronte unico contro l’offensiva padronale e dei loro servi fascisti.

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The Central Committee of the Fronte della Gioventù Comunista expresses solidarity on behalf of the entire organization to the comrades of the Communist Youth of Yugoslavia (SKOJ) and the New Communist Party of Yugoslavia (NKP), particularly to the comrade Aleksandar Djenic, member of the Secretariat NKP, which in recent days was the victim of a cowardly attack by the Serbian neo-fascist. We also denounce the complicity between the attackers and the repressive apparatus, which indicted the comrade Aleksandar Djenic as guilty of defending himself from the attack immediately. The fascists, once again, show their real role as watchdogs of this system. This episode is just the latest in a series of attacks that occurred in recent months in Belgrade and Novi Sad against the comrades of the SKOJ and the NKP. The activity of fascist provocation will not stop the action of the popular and workers organizations.

We remember that in Italy as well, against the militants of popular organizations were unleashed the fascist dogs and their owner of apparatus of  repression. The italian comrades Nunzio D’Erme and Marco Bucci are still under investigation for opposing fascist provocative activity. This offensive against the popular and workers organizations throughout Europe will not stop our activity, but it will spur us to a greater organization and coordination at both the international and national level as part of the popular organizations, today must do a common front against the offensive of the fascists and their servants.

28 OTTOBRE 2014

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Comrades of the SKOJ,
with sorrow and rage we heard about the fascist attacks against comrades of NKPJ och SKOJ and about the arrest of Aleksandar Djenic . It´s again reality that fascist power got stronger and are not prohibited by official authorities. It´s again reality that fascists are protected by the so called democratic states. It´s again reality that resistance against fascists gets criminalized in order to hinder the progressive movement. But it´s also reality that all their trials won´t stop our movement!
Or as Brecht wrote in the "song to sing in prison": 
You have law-books and rulings
You have prisons and fortresses
You have prison-guards and judges
Who are well paid and ready to do anything.
What for?...
Just before you disappear - and that will happen soon -
You will notice that all this was of no use to you.
We want to express our solidarity with the comrade in trial and your struggle! The fight against fascism and war is today more necessary than ever, as well as the fight against the criminalisation of our organisations. 
We don´t object to justice of classes, we just don´t like the class who is in power of it.
Comradely regards,

FDJ (Free German Youth)

Source: https://www.facebook.com/savez.jugoslavije

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Young Communists throughout the world are at the forefront of the struggle against fascism! 
The Executive Committee of the International Union of Komsomol organizations – VLKSM condemns the frequent cases of terrorist attacks of far-right elements against the activists of the youth communist movement. 
Thus October 21, 2014 occurred a terrorist attack against the headquarters of the Communist Youth of Venezuela (JCV) - the youth organization of the Communist Party of Venezuela. The attackers from several positions threw the incendiary bombs towards the facade of the building, which houses the headquarters of JCV. Moreover, the attackers were not satisfied with just fire and destruction inside the building - they blocked the exits from the building using Molotov cocktails, cutting off the retreat of the young communists. The fire quickly engulfed the interior of the building, especially severely damaged was the meeting room, and only due to the bold and prompt actions of young communists they managed to localize the fire and prevent casualties. 
The National Executive Committee of the Communist Youth of Venezuela issued a statement which says: " This deed occurs within the framework of violence imposed by fascism since February of this year carried out by mercenaries and paramilitaries serving the extreme, pro-imperialist right. ... Their motive is precisely to interject terror and try to demobilize the combative, revolutionary Venezuelan student movement".
Especially reprehensible are the excesses of right-wing thugs in Serbia, where throughout October constant attacks with physical violence against activists and leaders of the new Communist Party of Yugoslavia and the Yugoslav Communist Youth League (SKOJ) took place. In recent days, such attacks took place in Belgrade and Novi Sad. In particular, comrade Alexandar Djenic, formerly first secretary of the SKOJ, and now a member of the Secretariat of the New Communist Party of Yugoslavia was chosen the object of attacks. During the last attack Alexandar Djenic, who was trying to protect himself from fascist thugs, was arrested by the police. The situation is striking in its injustice, because the police are quite aware that this is not the first attack on Alexandar Djenic, but still trying to charge him for a criminal offence. 
The Executive Committee of MSKO-VLKSM endorses the statements of the World Federation of Democratic Youth, condemning these attacks. Moreover, the attack on the headquarters of the JCV vividly recalls the tragic events in Odessa, that occurred May 2, 2014, during which the fascist thugs acted in a similar pattern - after putting the building into fire, they blocked the exits, thereby dooming people to imminent death. 
We are convinced that the attack on supporters of the Bolivarian Revolution in Venezuela and the attack on the Communist activists in Serbia - are the links of one chain. All of them were carried out by the hirelings of extremely right reactionary circles, acting in the interests of world imperialism. And in both cases young communists were at the forefront of the confrontation with the forces of fascism. 
We call upon all youth left and progressive organizations in the world to express their solidarity with the peoples of the countries facing the aggressive actions of neo-fascist organizations.

Chairman EC MSKO-VLKSM, Secretary CC LKSM RF (Russia),
Ilgam Gapisov


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EDON expresses its full solidarity with the leadership and members of the Communist Youth Union of Yugoslavia (SKOJ) and the New Communist Party of Yugoslavia (NKPJ) that once again were the target of new - fascist organizations attacks. 
The recent attacks (11/10) in Belgrade and Novi On, by the neo-fascist “Serbian Action", aimed Alexandar Djenic (first General Secretary of SKOJ and member of the Central Secretariat NKPJ) illustrate the rise of fascism and neo-Nazism that is happening recently 
in several European countries. 
It is unacceptable that in his effort for self-defense, Alexandar Djenic was arrested by the police authorities of Serbia, and as a result he will be called to the Court to be accused for a criminal offense. This support and tolerance of neo-fascism by the competent 
authorities, give personality and territory in the development of neo-fascist and neo-Nazi organizations. 
We agree and fully support the position of NKPJ and SKOJ in their demand for the rejection of the charges against Alexandar Djenic and we demand an immediate end to the persecution. At the same time we express our solidarity to Alexandar Djenic for the 
difficult and stressful moments he is experiencing.
We are sure, that the anti-communist attacks will not stop the fight of Communists of Yugoslavia. 

Central Council of EDON (Communist Youth of Cyprus)


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Dear comrades,
from the Collectives of Young Communists we want to send our most sincere message of solidarity and our deepest condemnation against the attacks by fascist groups to members of your organization, New Communist Party of Yugoslavia (NKPJ) and the League of Communist Yugoslav Youth (SKOJ)
After several attacks received by the members of the fascist organization "Action Serbia" against our comrades in Belgrade and Novi Sad, the last of the attacks has been against the first Secretary of the, League of Communist Yugoslav Youth (SKOJ), comrade Aleksandar Djenic. He was arrested by police and is currently facing serious charges.
We demand that immediately stop all charges and persecution against comrade Aleksandar Djenic, and we send all our support to our comrades for the corresponding mobilizations that have scheduled due to this situation.
Comrades, the struggle against fascism is the struggle against the capitalist system that generates it. Long life the struggle of the Communists against fascism! Today as yesterday, NO PASARÁN!

Central Committee of the Collectives of Young Communist (Spain),
International Area