Informazione

(english / italiano)

Aggiornamenti da Ucraina e Donbass / 4: Diventare colonia

1) Considerazioni giuridiche sulla situazione dell'Ucraina (Aldo Bernardini, settembre 2014)
2) Brevi
Censura contro le trasmissioni delle tv russe / Draft coalition agreement stipulates annulment of Ukraine's non-aligned status
3) Le riserve auree dell'Ucraina sono state saccheggiate / The Spoils of War and Regime Change (By Prof Michel Chossudovsky)
4) Biden e Nuland a Kiev / CyberBerkut Hackers Leak US Document Scans With Plans to Supply Weapons to Kiev 
5) La Nato si prende l'Ucraina: al governo banchieri stranieri e marionette Usa (Marco Santopadre, 3 Dicembre 2014)
6) Per i comunisti, l'Ucraina si sta trasformando in una colonia (KPU, 3 Dicembre 2014)


Vedi anche:

Ucraina: è scontro tra Usa e Ue sull’ingresso di Kiev nella Nato (di Marco Santopadre, 1 Dicembre 2014)
http://contropiano.org/internazionale/item/27842-ucraina-e-scontro-tra-usa-e-ue-sull-ingresso-di-kiev-nella-nato 

L’Ucraina vara un governo con ministri stranieri (selezionati da cacciatori di teste) (Il Sole24Ore, 3/12/2014)

Slava Ucraina (di Giulietto Chiesa, mercoledì 3 dicembre 2014)
Kiev dà la cittadinanza ucraina ai soldati stranieri e a tre ministri chiave. Ormai è un paese commissariato dagli USA. Ma non era Mosca a invadere?


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www.resistenze.org - popoli resistenti - ucraina - 05-10-14 - n. 514

Considerazioni giuridiche sulla situazione dell'Ucraina

Aldo Bernardini *

settembre 2014

Il colpo di stato di Kiev e i fatti concomitanti o immediatamente successivi in altra parte dell'Ucraina sono gli elementi decisivi per una corretta impostazione del problema giuridico.

Le circostanze della presa del potere a Kiev con la "deposizione" costituzionalmente illegittima del capo dello Stato Janukovic (mutamento dell'orientamento e della collocazione internazionale del nuovo regime e, all'interno, dei rapporti fra le principali componenti della popolazione; partecipazione attiva di forze dell'estrema destra e sostegno multiforme e concreto dai Paesi occidentali) suggeriscono in prima battuta non essersi trattato di un semplice cambio di governo, sia pure incostituzionale, bensì di un mutamento di regime con possibili conseguenze sull'identità del soggetto statale. Ciò non avrebbe compromesso in principio, in forza di successione, la posizione dell'Ucraina quale Stato costituito dal punto di vista del diritto internazionale, se il regime si fosse affermato come governo (di fatto) su tutta l'Ucraina. Ma questo non è stato.

Il regime illegittimo (tale ancor oggi, pur dopo le elezioni presidenziali, che fra l'altro non si sono svolte in tutta l'Ucraina) non ha mai esercitato il controllo effettivo su tutto il territorio nazionale. E nulla conta che si sia insediato nella capitale e sulle preesistenti strutture statali centrali, comunque al di fuori della legittimità costituzionale. In vaste zone del Paese (Crimea e regioni orientali russofone: Repubbliche popolari di Donetsk e di Lugansk) si sono stabiliti da subito poteri di fatto locali nell'alveo sostanziale della legalità preesistente, con il rifiuto degli indicati mutamenti di orientamento internazionale e interno. Se tali poteri locali si fossero posti anche formalmente nel quadro della preesistente legalità, imperniata sulla presidenza Janukovic, si sarebbe anzi qui potuta riconoscere la continuità dello Stato ucraino costituito, con un potere (legale) centrale, sia pure decurtato (di fatto) della parte controllata dal regime di Kiev, declassato pertanto questo chiaramente a potere di fatto locale (insorti).  Si è invece formata ad Est una costellazione di poteri locali che non si presentano come governo centrale mirante alla soppressione del regime di Kiev, bensì si costituiscono in forma autonoma per il mantenimento, se non altro nelle parti controllate, di quegli orientamenti e collocazioni che il regime di Kiev rovescia. Non certo dunque insorti o ribelli (tanto meno "terroristi"), ma poteri di fatto "autonomisti", la cui compresenza con il regime (di fatto) di Kiev (e per i caratteri sopradetti di questo) comporta che lo Stato Ucraina ha perduto il carattere di Stato unito costituito. I poteri di fatto dell'Est sono espressione –nel vacuum dunque dell'assenza di Stato costituito- di autocostituzione di nuovi soggetti e quindi di autodeterminazione. Stando così le cose, non v'è insomma potere centrale, e certo non lo è Kiev, che sia titolato a reprimere una pretesa insurrezione e a non subire in ciò ingerenze esterne. Il conflitto armato in corso in Ucraina è, giuridicamente, conflitto internazionale tra poteri di fatto indipendenti, che si verifica nel contesto di un processo de-costituente dello Stato unico e costituente dei nuovi poteri, non giunto tuttora ad un definitivo consolidamento ella nuova situazione proprio in ragione del perdurante conflitto.

L'esito di quella autodeterminazione può essere molteplice (salvo l'ipotesi della soccombenza): proclamazione di indipendenza (e poi eventuale confluenza in altro Stato: così la Crimea con la Federazione russa); ma anche partecipazione paritaria alla ricostituzione di uno Stato Ucraina integrale con, ad es., garanzia di autonomia (federale) per le diverse parti.

In sintesi: assenza di uno Stato centrale unico costituito; esistenza di due costellazioni di poteri di fatto concomitanti. Essendo accertato che il regime di Kiev è sorto con ampio sostegno (da ritenersi illecito) da parte di Stati esteri, l'ausilio eventuale di una potenza esterna ai poteri di fatto dell'Est, è –tanto più se essi vengono collocati nel solco dell'autodeterminazione - legittimo. Siffatto aiuto non richiede in alcun modo un consenso del regime di Kiev qualora avvenga nel territorio controllato dai poteri dell'Est, e non può certo parlarsi di "invasione" o "aggressione". Impropriamente infatti il regime di Kiev si presenta e viene considerato da taluni Paesi (in particolare da quelli occidentali) come governo centrale dell'Ucraina: si tratta, va ripetuto, di potere di fatto nella parte, e solo in quella, che esso fattualmente controlla.

* Aldo Bernardini, Professore emerito di diritto internazionale dell'Università di Teramo.


=== 2: BREVI  ===

Fonte: pagina FB "Con l'Ucraina antifascista", 13/11/2014 - https://www.facebook.com/ucrainaantifascista/posts/724319194316004

Oltre ai giornali accusati di "separatismo" e alla stampa comunista, la censura della giunta si è abbattuta contro le trasmissioni delle tv russe che raggiungevano l'Ucraina. I servizi golpisti hanno, dal loro insediamento, lavorato anche contro i siti web, decretando la chiusura di alcuni portali e l'arresto dei redattori.
Ora, il Ministero degli Interni sta elaborando un salto di qualità: bloccare l'accesso di informazioni dalla Russia anche via web, contando sull'aiuto degli Stati Uniti. Lo ha annunciato mercoledì 12 novembre durante una tavola rotonda dal titolo "Sicurezza delle informazioni su Internet" il consulente di Avakov, Anton Gerashchenko.

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Draft coalition agreement stipulates annulment of Ukraine's non-aligned status (Interfax-Ukraine, November 15, 2014)

Participants in negotiations on setting up a coalition at the Ukrainian parliament are considering the annulment of Ukraine's non-aligned status and the country's membership of NATO in a draft coalition agreement.
The Petro Poroshenko Bloc's website reported that the draft coalition agreement envisions the development and adoption of new versions of the Ukrainian National Security Strategy and Military Doctrine.
The draft agreement says that, among other things, "the Military Doctrine should contain the term 'potential enemy' and clearly determine criteria for recognizing a certain state or a group of states as a potential enemy."
In addition, the draft coalition agreement suggests amending the laws on the foundations of domestic and foreign policy and on the foundations of national security, including "the annulment of Ukraine's non-aligned status, the resumption of a political course toward integration into the Euro-Atlantic security space and membership of the North Atlantic Treaty Organization, and also the restoration of Ukraine's national sovereignty over the territory of Crimea as one of the strategic goals."
The draft coalition agreement stipulates that Ukraine's defense expenses must amount to at least 3% of its GDP.


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Fonte: pagina FB "Fort Rus", 18/11/2014
https://www.facebook.com/725233754212794/photos/a.725414737528029.1073741828.725233754212794/731802110222625/?type=1&fref=nf 

Le riserve auree dell'Ucraina sono state saccheggiate 

La responsabile della Banca Nazionale Ucraina, la Signora Valeria Gontareva, ha dichiarato che una grande quantità delle riserve auree ucraine è "scomparsa". 
Secondo i dati della Banca Centrale Ucraina, le riserve in oro avrebbero dovuto essere superiori di 8 volte rispetto a quanto sia realmente presente.
Ovviamente nessuno funzionario del regime di Kiev ha idea di dove sia finito l'oro "scomparso". All'inizio di questo mese, la quantità di oro presente nelle riserve era pari ad appena 1 miliardo di dollari. 

La stessa responsabile della Banca Centrale ha ricordato che durante la presidenza di Yanukovych, le riserve auree erano cresciute. Questa quantità di oro è quindi scomparsa dopo il golpe di Febbraio. 

http://ukraina.ru/news/20141116/1011178918.html

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L'Ucraina ammette la "scomparsa" del suo oro (19/11/2014)

Riserve in oro Ucraina volate in aereo segretamente verso Fed di New York? (Fabia Scanisich, 17/03/2014)
Alcune segnalazioni rivelerebbero che le riserve in oro dell'Ucraina sarebbero state frettolosamente e segretamente trasferite in aereo verso gli Stati Uniti, dirette presumibilmente alla Federal Reserve di New York. Sul presunto trasporto aereo e la confisca delle riserve auree dell'Ucraina non c'è ancora nessuna conferma…
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http://www.globalresearch.ca/ukraines-gold-reserves-secretely-flown-out-and-confiscated-by-the-new-york-federal-reserve/5373446

Ukraine’s Gold Reserves Secretely Flown Out and Confiscated by the New York Federal Reserve?

The Spoils of War and Regime Change

By Prof Michel Chossudovsky

Global Research, April 19, 2014

A Russian Internet news site Iskra (“Spark”) based in Zaporozhye, eastern Ukraine,  reported on March 7, that  “Ukraine’s gold reserves had been hastily airlifted to the United States from Borispol Airport east of Kiev”.

This alleged airlift and confiscation of Ukraine’s gold reserves by the New York Federal Reserve has not been confirmed by the Western media. 

According to Iskra News:

At 2 a.m. this morning [March 7] an unmarked transport plane was on the runway at Borispol Airport (right) [east of Kiev]. According to airport staff, before the plane came to the airport, four trucks and two Volkswagen minibuses arrived, all the truck license plates missing.

Fifteen people in black uniforms, masks, and body armor stepped out, some armed with machine guns. They loaded the plane with more than 40 heavy boxes.

After that a mysterious man arrived and entered the plane.

All loading was done in a hurry.

The plane took off on an emergency basis.

Those who saw this mysterious special operation immediately notified the airport officials, who told the callers not to meddle in other people’s affairs.

Later a returned call from a senior official of the former Ministry of Revenue reported that tonight, on the orders of one of the new leaders of Ukraine, the United States had taken custody of all the gold reserves in Ukraine.” Сегодня ночью из “Борисполя” в США страртовал самолёт с золотым запасом Украины,  iskra-news.info. Zaporozhye, Ukraine, March 7, 2014, translated from Russian by the Gold Anti-Trust Action Committee Inc (GATA), emphasis added)

Following this disclosure, GATA’s Secretary Treasurer Chris Powell requested the New Federal Reserve and the US State Department to indicate whether the NY Fed had “taken custody” of Ukraine’s Gold.

A spokesman for the New York Fed said simply: “Any inquiry regarding gold accounts should be directed to the account holder. You may want to contact the National Bank of Ukraine to discuss this report.”

GATA’s similar inquiry of last night to the U.S. State Department has not yet prompted any reply.

Last night GATA called this issue to the attention of about 30 mainstream financial journalists and newsletter writers in the admittedly bizarre hope that they might pose the question as well.

1) The first rule of mainstream financial journalism and particularly financial journalism about gold is never to put a specific critical question about the monetary metal to any of the primary participants in the gold market, central banks. That is, nearly all gold market reporting is, by design, irrelevant distraction at best, disinformation at worst.

2) The true location and disposition of national gold reserves are secrets far more sensitive than the location and disposition of nuclear weapons. Chris Powell, Secretary/Treasurer
Gold Anti-Trust Action Committee Inc.

While the unconfirmed report regarding Ukraine’s gold reserves has not been the object of coverage by the mainstream financial news, the story was nonetheless picked up by the Shanghai Metals Market at  Metal.com. which states, quoting a report from the Ukrainian government, that Ukraine’s gold reserves had been “moved on an aircraft from … Kiev to the United States… in 40 sealed boxes” loaded on an unidentified aircraft.

The unconfirmed source quoted by Metal.com, says that the operation to airlift Ukraine’s gold had been ordered by the acting Prime Minister Arseny Yatsenyuk with a view to safe-keeping Ukraine’s gold reserves at the NY Fed, against a possible Russian invasion which could lead to the confiscation of Ukraine’s gold reserves.

On March 10, kingworldnews, a prominent online financial blog site published an incisive interview with William Kaye, a Hong Kong based hedge fund manager at Pacific Group Ltd. who had previously worked for Goldman Sachs in mergers and acquisitions.  ‎

The Spoils of War and Regime Change

Of significance in this interview with William Kaye is the analogy between Ukraine, Iraq and Libya. Lest we forget, both Iraq and Libya had their gold reserves confiscated by the US. According to Kaye,  the destination was the New York Fed.

The National Bank of Ukraine (Central Bank) estimated Ukraine’s gold reserves in February to be worth 1.8 billion dollars. According to William Kaye: “That would amount to a very nice down payment to the $5 billion that Assistant Secretary of State Victoria Nuland boasted that the United States has already spent in their efforts to destabilize Ukraine, and put in place their own unelected  government.” (KingsWorldNews  emphasis added). Kaye also confirmed in the interview that Washington was behind the appointment of the new head of the National  Bank of Ukraine (NBU) Stepan Kubiv:

“This would have been his first major decision to transport that gold out of Ukraine to the United States. …Ukraine will … very likely never see that gold again.” (Read Complete interview at KingsWorldNews, March 10, 2014, emphasis added)

Acting prime Minister Arseniy Yatsenyuk accused the Yanukovych government of having stolen Ukraine’s gold reserves.  This statement was made on February 27th, less than week prior to the report on the alleged airlifting of Ukraine’s gold to the  New York, which is yet to be confirmed.



=== 4 ===

Fonte: pagina FB "Con l'Ucraina antifascista", 21/11/2014 - https://www.facebook.com/ucrainaantifascista

<< Sono arrivati questa mattina a Kiev, a un anno dall'inizio delle violenze sul Majdan che portarono al golpe di febbraio, il vice presidente USA Biden e V. Nuland, consigliere del segretario di Stato per l'Europa e l'Eurasia. 
Tra gli incontri di Biden: quelli con il presidente golpista e il premier (Poroshenko e Yatsenjuk) per discutere di "riforme" e della "situazione nel Donbass". Previsto anche un incontro con le organizzazioni americane cosiddette "non governative". Mentre la visita di Biden durerà solo oggi, la Nuland resterà a Kiev ospite dei golpisti fino al 23 novembre. 
Si tratta di una visita che non lascia presagire niente di buono, né per il Donbass né per il resto del paese, dove "riforme" significa privatizzare, aumento delle tariffe, svendita del patrimonio e asservimento ai dettami del FMI: riforme che assieme alla guerra hanno messo in ginocchio l'Ucraina. >>


Coca e petrolio (Oct. 17th, 2014)

Dopo il golpe di Kiev, il rampollo di casa Biden è entrato a far parte del consiglio d'amministrazione della Burisma, la maggiore compagnia energetica ucraina. 
Il curriculum del figlio di Joe Biden (vice presidente degli USA, uno degli architetti del majdan) ce lo racconta il Corriere della Sera: cacciato dalla marina USA perché cocainomane.
Forse la Burisma ha intenzione di passare dal gas e dal petrolio alla produzione di stupefacenti?

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Hackers Leak US Document Scans With Plans to Supply Weapons to Kiev (25.11.2014)
Despite earlier claims that US had no intention of supplying Ukraine with weapons, a recent leak of government documents has revealed plans to supply weapons to Kiev. The leak was published online by Ukrainian hackers group CyberBerkut…

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Fonte: pagina FB "Con l'Ucraina antifascista", 24/11/2014
https://www.facebook.com/ucrainaantifascista/posts/730116527069604

Durante la recente missione ucraina di Biden, il gruppo Cyber Berkut ha violato pc e dispositivi mobili di membri della delegazione statunitense svelando nomi e beneficiari di parte dei finanziamenti USA agli uomini della giunta.
Estremamente "singolare" la richiesta ufficiale da parte ucraina di far arrivare denaro su conti personali dei gerarchi…


25.11.2014 г. CyberBerkut gained access to the documents of Joseph Biden’s delegation officials

We, CyberBerkut, have already warned against inadmissibility of the Washington's interference in internal affairs of our country. Moreover, we repeatedly claimed our rejection of Kiev authorities’ antinational policy which had put Ukraine in dependence from the USA.

During two-day visit of Joseph Biden to Kiev on November 20-21 we gained access to confidential files of the State Department that had been stored on American delegation member’s mobile device.

Today we are ready to acquaint Ukrainian citizens, the USA and the world community with the documents that uncover the real volume and direction of American aid to “settle” the Ukrainian crisis.

After examination of just a several files there is the impression that the Ukrainian army is the branch of US Armed Forces. The volume of US financial assistance amazes with its scale. They also show the highest level of degradation of the Ukrainian Armed Forces. Besides, thousands of dollars go on personal accounts of military personnel and used by certain officers in personal needs. What will the American taxpayers say?  

Documents signed by Kiev and foreign authorities speak for themselves:

One of the most surprising documents. The Naval Command begs it's foreign masters to sponsor Ukrainian officers during military exercises headed by the Pentagon on the Ukraine territory. And what about national pride?
Besides, what's the point of transferring more than a half million UAH on a card account of LCDR Denis Stupak? It cannot be explained. Except for uncontrolled spending and enriching without paying taxes. Perhaps it would be very interesting for Ukrainian and American journalists to find this officer and ask him a couple of questions.
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Here's another document concerning military exercises. This time the Army Academy Named After Hetman Petro Sagaydachnyi begs to recover exercise expenditure for meals and incidentals of its eleven officers and one civilian. They want up to 53,000 UAH.
And now attention! Why does the assignment allowance of Naval Forces officers come up to 1310 UAH per day, and assignment allowance of the Army Academy officers – 500 UAH per day? Are sailors hungrier? Or is it just blind cupidity?
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This is one of the documents confirming that the Ukrainian army becomes a branch of US Armed Forces. The amount of expenses is amazing. What is much astonishing, almost one million dollars is assigned for opening "linguistic laboratories" and purchasing text-books for them. Undoubtedly, it is what Ukrainian Armed Forces need today. They all need English to understand Washington's orders more quickly.
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This document contains signatures of Barak Obama and John Kerry. The USA will provide Ukrainian Armed Forces with counter-mortar radars. It is what Mr. Poroshenko proudly talked about. So it happened. Three radars worth a total of $400 000. It's a penny in comparison with what Ukrainian army will receive from Washington. From these documents it's not difficult to understand that US military assistance calculates in millions of dollars. And as we all know, he who pays the piper calls the tune.
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The United States of America continue to assert that they are ready to provide Ukraine only with non-lethal commodities. But for some reasons members of Joseph Biden’s delegation have been given the document with the mark “for the Congress, final”. After reading of this document it’s getting clear that the junta is not going to comply with the Minsk agreements and observe the truce. They are ready to kill again!
400 sniper-rifles, 2000 assault-rifles, 720 hand-held grenade launchers, 200 mortars with more than 70 000 mines, 150 stingers, 420 antitank missiles and so on. That’s the plan of a peaceful settlement of the conflict in the South-East by Petro Poroshenko.
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For some reason, special attention is paid to Ukraine’s Naval Forces. On one hand it’s clear that there are no Naval Forces in Ukraine. On the other hand it points at aggressive plans of the USA and Kiev to prepare subversive operations not only in the South-East, but in Crimea. It’s hard to find another explanation. Otherwise, for what purpose does Ukraine need 150 combat divers?
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These are folks of the State Department working and having fun. They are feeling great.
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Archives with these and other documents are available for download by the links below:
best: http://www.mediafire.com/download/butobc70nzbp47g/best.7z
other: http://www.mediafire.com/download/pdx7fic7z3fe41g/other.7z

We are CyberBerkut! We will not forget! We will not forgive!


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http://contropiano.org/internazionale/item/27877-la-nato-si-prende-l-ucraina-al-governo-banchieri-stranieri-e-marionette-usa

La Nato si prende l'Ucraina: al governo banchieri stranieri e marionette Usa

Marco Santopadre, 3 Dicembre 2014

Scrivevano ieri agenzie di stampa e quotidiani vari che il nuovo governo ucraino, la cui formazione era questione di ore, sarebbe stato filo-occidentale. Ma in realtà sarà occidentale e basta, visto che a governare gli ucraini – almeno quelli che non si sono ribellati armi alla mano dopo il golpe di febbraio – saranno direttamente esponenti stranieri. Alcuni espressione diretta delle potenze occidentali che hanno sostenuto EuroMaidan prima e il regime change poi, altri provenienti da vari paesi dell’ex Urss e marionette di Usa e Nato.
A guardare la nuova lista dei ministri e dei responsabili frutto dell’accordo raggiunto dai cinque partiti di destra ed estrema destra entrati alla Rada grazie alle elezioni del 26 ottobre sembra di trovarsi di fronte una squadra di calcio tanti sono gli stranieri. Alcuni dei quali sono stati scelti per dirigere settori chiave, esplicitando così senza infingimenti la natura eterodiretta di quella che in tanti, in troppi, si ostinano ancora a definire una ‘rivoluzione’. 
Ad esempio a capo del ministero delle Finanze ci sarà la statunitense Natalia Jaresko, che ha il ‘pregio’ di essere di origini ucraine, e che è anche amministratore delegato di un fondo di investimenti del gruppo Horizon Capital. 
Il Ministero dell'Economia andrà invece a un lituano, il banchiere Aivaras Abromavicius, partner della società di investimenti East Capital, che conosce bene l’Ucraina avendoci lavorato negli ultimi 20 anni dopo aver ricoperto incarichi al Dipartimento di Stato americano. C’è da chiedersi quale sia stato il suo ruolo nel porre le condizioni per il sovvertimento del presidente Yanukovich, a febbraio.
A guidare il dicastero della Sanità andrà invece il georgiano Alexander Kvitashvili, di ferrea osservanza Nato, ex ministro della Salute e del Lavoro nel governo di Tbilisi ai tempi del presidente Mikhail Saakhasvili (oggi sotto processo in patria e rifugiato negli Usa).
Ai tre il presidente Poroshenko, che ha giustificato la novità con la necessità di combattere la corruzione, rimettere in sesto l'economia e difendere il paese "dall'aggressione russa", ha seduta stante concesso la cittadinanza ucraina, visto che legalmente non è possibile farsi governare da cittadini di un altro paese. Il miliardario ha anche promesso in parlamento un decreto “per concedere la cittadinanza ucraina agli stranieri che combattono” nel sud-est al fianco delle truppe di Kiev contro i miliziani separatisti e “gli aggressori russi”.

Avevamo già fatto notare la stranezza di un panorama politico di destra e presuntamente nazionalista che si fa dettare le condizioni dagli Stati Uniti, dall’Unione Europea, dall’Alleanza Atlantica e dal Fondo Monetario Internazionale. Ma ora si è andati ben oltre l’immaginabile, con l’Ucraina ridotta a colonia amministrata non più attraverso delle “teste di legno” locali, ma direttamente dagli sponsor e dai padrini stranieri del nuovo regime. Banchieri e tecnocrati con un legame evidente con l’Alleanza Atlantica e il dipartimento di Stato di Washington. Non c’è che dire per quella che anche organizzazioni e media di sinistra hanno entusiasticamente descritto come una ‘rivoluzione antioligarchica’.

Incredibilmente, poi, la scelta dei “candidati stranieri” per il nuovo esecutivo ucraino è stata gestita da due società di selezione del personale, naturalmente straniere, la Pedersen & Partners e la Korn Ferry, che hanno trovato 185 potenziali candidati tra gli stranieri presenti a Kiev e tra i membri della comunità ucraina che lavorano all’Estero, in Canada, Stati Uniti e Regno Unito. Dopo i colloqui, i professionisti della selezione hanno ben 24 candidati, alcuni dei quali destinati a guidare alcuni ministeri, altri a gestire il governo come funzionari altamente qualificati (e influenti). Un lavoro di casting da far invidia a ‘X Factor’! Dietro il quale, ci informa un sarcastico Sole 24 Ore, c’è la mano e la supervisione della Fondazione Renaissence, “network globale di consulenza politica” al servizio del miliardario statunitense di origini ungheresi George Soros che avrebbe sborsato, secondo il quotidiano KyvPost, circa 80 mila dollari per finanziare le due società. 
Un personaggio che si è spesso vantato di aver alacremente lavorato per buttare giù il precedente governo ucraino che si opponeva alla firma del trattato di associazione con l’Ue e all’avvicinamento alla Nato e che ora esce allo scoperto.

Il passaggio parlamentare non ha rappresentato alcun problema. La Verkhovna Rada ha infatti detto si al nuovo esecutivo con ben 288 voti a favore, 62 più di quelli necessari. Vladymir Groisman, ex ministro dello sviluppo regionale e delfino di Poroshenko è stato nominato presidente del parlamento, terza carica dello Stato. Sono stati anche confermati al loro posto il ministro degli Esteri, Pavlo Klimkin, e il titolare della Difesa, Stepan Poltorakv, entrambi in quota Poroshenko e più vicini agli interessi dell’Unione Europea, che però esce con le ossa rotte da una tale ‘evoluzione’ dell’esecutivo di Kiev, di fatto quasi totalmente in mano al falco filo statunitense Arseni Iatseniuk che ora potrà contare sui nuovi ministri stranieri e sui funzionari che di fatto avranno il ruolo di orientare le scelte di settori e ministeri controllati nominalmente da esponenti di non stretta osservanza Usa.

Yatseniuk verrà sostenuto da un maggioranza parlamentare molto ampia, pari ai due terzi dei seggi necessari per le modifiche costituzionali che il nuovo regime vuole imporre, formata da una coalizione di cinque partiti di destra ed estrema destra: il Blocco Poroshenko, il Fronte Nazionale di Iatseniuk, Samopomich di Andrei Sadovy, il Partito radicale di Oleg Lyashko e Patria di Yulia Tymoshenko. Quanto questa maggioranza sarà solida e quanto gli interessi spesso opposti degli oligarchi e dei capi militari dei battaglioni punitivi di estrema destra riusciranno a convivere lo vedremo nelle prossime settimane.


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http://www.marx21.it/internazionale/area-ex-urss/24842-per-i-comunisti-lucraina-si-sta-trasformando-in-una-colonia.html

Per i comunisti, l'Ucraina si sta trasformando in una colonia

3 Dicembre 2014
da www.kpu.ua 

Traduzione dal russo di Mauro Gemma

Dichiarazione di Petro Simonenko in merito alla designazione di ministri stranieri

La nomina di stranieri come ministri del governo rappresenta un'aperta violazione del principio di responsabilità politica. Poiché è assolutamente incomprensibile in che cosa consisteranno i rapporti tra la coalizione parlamentare e gli stranieri, sebbene abbiano acquisito la cittadinanza ucraina.

E' l'opinione espressa dal leader del Partito Comunista di Ucraina, Petro Simonenko.

Va notato che nel preambolo dell'accordo di coalizione sono scritte parole gravi: “Abbiamo la responsabilità politica di rispondere alle minacce che deve affrontare il nostro paese”.

“Lo hanno scritto per passare la responsabilità direttamente ai “cacciatori di teste”?! Rileva il leader comunista. “E allora perché ci si è così dati da fare per indire elezioni anticipate se poi i partiti entrati in parlamento non dispongono di candidati preparati e in grado di attuare riforme e assolvere alle funzioni del potere?! E' un comportamento che si presta ad un unico giudizio: è stato un inganno intenzionale degli elettori”.

In secondo luogo, ha continuato Petro Simonenko, l'attribuzione della cittadinanza ucraina non rimuove una serie di questioni giuridiche. “In Ucraina, la doppia cittadinanza è fuori legge. La legge rifiuta ministri stranieri come Natalya Jaresko cittadina degli Stati Uniti. Ciò significa che chi è al potere programma la palese violazione delle norme della legislazione ucraina”.

Inoltre, come ha ricordato il leader dei comunisti ucraini, la legge richiede l'obbligo per i funzionari ucraini della conoscenza e la padronanza della lingua ufficiale. “In quale lingua il ministro dello Sviluppo Economico e del Commercio interverrà di fronte alla Rada Suprema? In russo o in inglese? Sono curioso di vedere la reazione di quegli ultra-nazionalisti che si precipitavano sul podio mostrando i pugni, quando si parlava russo”.

Tuttavia, sebbene il lato formale della questione potrebbe essere arrangiato attraverso una semplificazione della procedura, rimane aperto il problema di come vengano tutelati gli interessi nazionali.

“Con il denaro dei contribuenti ucraini al governo ci sarà un ex dipendente del Dipartimento di Stato USA, Natalya Jaresko. Non stiamo forse permettendo l'accesso illimitato a informazioni sottoposte al segreto di Stato? Chi risponderà nel caso in cui questa persona, appena registrata come cittadina ucraina, dovesse trasferire ad altri le informazioni segrete? E a proposito, la cittadinanza concessa ha carattere temporaneo o permanente?”

E' vero, come ha osservato il leader del KPU, che la designazione di stranieri per la definizione delle riforme rientra in un ambito di liceità, ma tale pratica viene utilizzata solo nel caso essi siano impegnati in qualità di esperti, consulenti, consiglieri, ma non come membri del governo, vale a dire come persone che decidono direttamente la politica dello Stato: “E oltretutto in modo così massiccio. Per questa ragione, se vogliamo esprimere un giudizio sulle decisioni assunte dalle autorità, da un lato, siamo di fronte a una vera e propria manifestazione di impotenza, dall'altro alla consegna del controllo del potere direttamente all'estero”.

“Perché al governo sono stati invitati gli stranieri? Si chiede Petro Simonenko, dando questa risposta: “In realtà non stiamo parlando di quali riforme si intenda attuare. Qui stiamo parlando della legalizzazione del controllo straniero del paese”.

Va inteso che i centri di pressione straniera sull'Ucraina sono stanchi di “lavorare attraverso intermediari”, che si sono dimostrati inefficienti nella risoluzione dei compiti geopolitici che sono stati affidati loro: la loro corruzione costa troppo caro. Di qui l'idea di introdurre nell'apparato statale direttamente i propri agenti per assicurare il controllo esterno”.

Secondo il leader del Partito Comunista di Ucraina, non ci si deve stupire se dopo questo tipo di innovazione, verranno avanzate nuove “idee progressiste”. Ad esempio, l'idea dell'amministrazione coloniale.

“E anche la logica delle autorità ucraine è comprensibile. Non avendo la minima idea di come affrontare i problemi che si sono accumulati nel paese, semplicemente non intendono assumere le proprie responsabilità”.

Esattamente come è avvenuto con il precedente governo, si risponde semplicemente imprimendo un'accelerazione alla crisi politica, aumentando a dismisura la possibilità di un'esplosione sociale”, - ha dichiarato Petro Simonenko, aggiungendo che la legalizzazione del controllo esterno porterà a far si che un grande movimento sociale acquisirà un altro fondamentale aspetto: quello della lotta anticoloniale.

Ufficio stampa del Partito Comunista di Ucraina






(srpskohrvatski / francais / english / italiano)

Aggiornamenti da Ucraina e Donbass / 3: Petras, Wimmer, Schwarz

1) James Petras: All-Out War in Ukraine: NATO’s ‘Final Offensive’ / Una grande guerra sta per scoppiare in Ucraina
2) Willi Wimmer: L’OTAN souhaite vivement une intervention de la Russie en Ukraine orientale // Изазивање Русије  // Инструментализација ОЕБС-а и инсценација рата
3) Peter Schwarz: One year since the beginning of the crisis in Ukraine
Tomorrow [29/11/2014] marks the first anniversary of the Eastern Partnership Summit in Vilnius, where then Ukrainian President Viktor Yanukovych refused to sign an Association Agreement with the European Union…


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All-Out War in Ukraine: NATO’s ‘Final Offensive’

By James Petras

November 23, 2014 "ICH" -  There are clear signs that a major war is about to break out in Ukraine:  A war actively promoted by the NATO regimes and supported by their allies and clients in Asia (Japan) and the Middle East (Saudi Arabia).  The war over Ukraine will essentially run along the lines of a full-scale military offensive against the southeast Donbas region, targeting the breakaway ethnic Ukraine- Russian Peoples Republic of Donetsk and Lugansk, with the intention of deposing the democratically elected government, disarming the popular militias, killing the guerrilla resistance partisans and their mass base, dismantling the popular representative organizations and engaging in ethnic cleansing of millions of bilingual Ukraino-Russian citizens.  NATO’s forthcoming military seizure of the Donbas region is a continuation and extension of its original violent putsch in Kiev, which overthrew an elected Ukrainian government in February 2014.

The Kiev junta and its newly ‘elected’ client rulers, and its NATO sponsors are intent on a major purge to consolidate the puppet Poroshenko’s dictatorial rule.  The recent NATO-sponsored elections excluded several major political parties that had traditionally supported the country’s large ethnic minority populations, and was boycotted in the Donbas region.  This sham election in Kiev set the tone for NATO’s next move toward converting Ukraine into one gigantic US multi-purpose military base aimed at the Russian heartland and into a neo-colony for German capital, supplying Berlin with grain and raw materials while serving as a captive market for German manufactured goods.

An intensifying war fever is sweeping the West; the consequences of this madness appear graver by the hour.

War Signs:  The Propaganda and Sanctions Campaign, the G20 Summit and the Military Build Up

The official drum- beat for a widening conflict in Ukraine, spearheaded by the Kiev junta and its fascist militias, echoes in every Western mass media outlet, every day.  Major mass media propaganda mills and government ‘spokesmen and women’ publish or announce new trumped-up accounts of growing Russian military threats to its neighbors and cross-border invasions into Ukraine.  New Russian incursions are ‘reported’ from the Nordic borders and Baltic states to the Caucuses.  The Swedish regime creates a new level of hysteria over a mysterious “Russian” submarine off the coast of Stockholm, which it never identifies or locates – let alone confirms the ‘sighting’.  Estonia and Latvia claim Russian warplanes violated their air space without confirmation.  Poland expels Russian “spies” without proof or witnesses.  Provocative full-scale joint NATO-client state military exercises are taking place along Russia’s frontiers in the Baltic States, Poland, Romania and Ukraine.

NATO is sending vast arms shipments to the Kiev junta, along with “Special Forces” advisers and counter-insurgency experts in anticipation of a full-scale attack against the rebels in the Donbas.

The Kiev regime has never abided by the Minsk cease fire. According to the UN Human Rights office 13 people on average –mostly civilians –have been killed each day since the September cease fire. In eight weeks, the UN reports that 957 people have killed –overwhelmingly by Kiev’s armed forces.

The Kiev regime, in turn, has cut all basic social and public services to the Peoples’ Republics’, including electricity, fuel, civil service salaries, pensions, medical supplies, salaries for teachers and medical workers, municipal workers wages; banking and transport have been blockaded.

The strategy is to further strangle the economy, destroy the infrastructure, force an even greater mass exodus of destitute refugees from the densely populated cities across the border into Russia and then to launch massive air, missile, artillery and ground assaults on urban centers as well as rebel bases.

The Kiev junta has launched an all-out military mobilization in the Western regions, accompanied by rabid anti-Russian, anti-Eastern Orthodox indoctrination campaigns designed to attract the most violent far right chauvinist thugs and to incorporate the Nazi-style military brigades into the frontline shock troops.  The cynical use of irregular fascist militias will ‘free’ NATO and Germany from any responsibility for the inevitable terror and atrocities in their campaign.  This system of ‘plausible deniability’ mirrors the tactics of the German Nazis whose hordes of fascist Ukrainians and Ustashi Croats were notorious in their epoch of ethnic cleansing.

G20-plus-NATO: Support of the Kiev Blitz

To isolate and weaken resistance in the Donbas and guarantee the victory of the impending Kiev blitz, the EU and the US are intensifying their economic, military and diplomatic pressure on Russia to abandon the nascent peoples’ democracy in the south-east region of Ukraine, their principle ally.

Each and every escalation of economic sanctions against Russia is designed to weaken the capacity of the Donbas resistance fighters to defend their homes, towns and cities.  Each and every Russian shipment of essential medical supplies and food to the besieged population evokes a new and more hysterical outburst – because it counters Kiev-NATO strategy of starving the partisans and their mass base into submission or provoking their flight to safety across the Russian border.

After suffering a series of defeats, the Kiev regime and its NATO strategists decided to sign a ‘peace protocol’, the so-called Minsk agreement, to halt the advance of the Donbas resistance into the southern regions and to protect its Kiev’s soldiers and militias holed-up in isolated pockets in the East.  The Minsk agreement was designed to allow the Kiev junta to build up its military, re-organize its command and incorporate the disparate Nazi militias into its overall military forces in preparation for a ‘final offensive’.  Kiev’s military build-up on the inside and NATO’s escalation of sanctions against Russia on the outside would be two sides of the same strategy:  the success of a frontal attack on the democratic resistance of the Donbas basin depends on minimizing Russian military support through international sanctions.

NATO’s virulent hostility to Russian President Putin was on full display at the G20 meeting in Australia: NATO-linked presidents and prime ministers, especially Merkel, Obama, Cameron, Abbott, and Harper’s political threats and overt personal insults paralleled Kiev’s growing starvation blockade of the besieged rebels and population centers in the south-east.  Both the G20’s economic threats against Russia and the diplomatic isolation of Putin and Kiev’s economic blockade are preludes to NATO’s Final Solution – the physical annihilation of all vestiges of Donbas resistance, popular democracy and cultural-economic ties with Russia.

Kiev depends on its NATO mentors to impose a new round of severe sanctions against Russia, especially if its planned invasion encounters a well armed and robust mass resistance bolstered by Russian support.  NATO is counting on Kiev’s restored and newly supplied military capacity to effectively destroy the southeast centers of resistance.

NATO has decided on an ‘all-or-nothing campaign’:  to seize all of Ukraine or, failing that, destroy the restive southeast, obliterate its population and productive capacity and engage in an all-out economic (and possibly shooting) war with Russia.  Chancellor Angela Merkel is on board with this plan despite the complaints of German industrialists over their huge loss of export sales to Russia.  President Hollande of France has signed on dismissing the complaints of trade unionists over the loss of thousands French jobs in the shipyards.  Prime Minister David Cameron is eager for an economic war against Moscow, suggesting the bankers of the City of London find new channels to launder the illicit earnings of Russian oligarchs.

The Russian Response

Russian diplomats are desperate to find a compromise, which allows Ukraine’s ethnic Ukraine- Russian population in the southeast to retain some autonomy under a federation plan and regain influence within the ‘new’ post-putsch Ukraine.  Russian military strategists have provided logistical and military aid to the resistance in order to avoid a repeat of the Odessa massacre of ethnic Russians by Ukrainian fascists on a massive scale. Above all, Russia cannot afford to have NATO-Nazi-Kiev military bases along its southern ‘underbelly’, imposing a blockade of the Crimea and forcing a mass exodus of ethnic Russians from the Donbas.  Under Putin, the Russian government has tried to propose compromises allowing Western economic supremacy over Ukraine but without NATO military expansion and absorption by Kiev.

That policy of conciliation has repeatedly failed.

The democratically elected ‘compromise regime’ in Kiev was overthrown in February 2014 in a violent putsch, which installed a pro-NATO junta.

Kiev violated the Minsk agreement with impunity and encouragement from the NATO powers and Germany.

The recent G20 meeting in Australia featured a rabble-rousing chorus against President Putin.  The crucial four-hour private meeting between Putin and Merkel turned into a fiasco when Germany parroted the NATO chorus.

Putin finally responded by expanding Russia’s air and ground troop preparedness along its borders while accelerating Moscow’s economic pivot to Asia.

Most important, President Putin has announced that Russia cannot stand by and allow the massacre of a whole people in the Donbas region.

Is Poroshenko’s forthcoming blitz against the people of southeast Ukraine designed to provoke a Russian response – to the humanitarian crisis?  Will Russia confront the NATO-directed Kiev offensive and risk a total break with the West?

James Petras is a Bartle Professor (Emeritus) of Sociology at Binghamton University, New York. Latest book: “The New Extractivism. A Post-Neoliberal Development Model or Imperialism of the Twenty-First Century?” Henry Veltmeyer and James Petras. Zed Books. http://petras.lahaine.org/


--- TRADUZIONE:


Una grande guerra sta per scoppiare in Ucraina

Prof. James Petras


Il potenziamento militare di Kiev e l'escalation delle sanzioni contro la Russia sono le due facce della strategia della Nato

Ci sono chiari segnali che una grande guerra sta per scoppiare in Ucraina, scrive James Petras, Professore (emerito) di Sociologia all'Università di Binghamton, New York, una guerra promossa attivamente dai Paesi della NATO e sostenuta dai loro alleati in Asia (Giappone) e Medio Oriente (Arabia Saudita). La guerra per l'Ucraina correrà lungo le linee di una offensiva militare su vasta scala contro la regione sudorientale del Donbas e prenderà di mira le Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk con l'intenzione di deporre i governi democraticamente eletti, disarmare le milizie popolari, eliminare la resistenza, smantellare le organizzazioni rappresentative popolari e condurre una pulizia etnica di milioni di cittadini bilingue. La prossima offensiva militare della NATO nella regione del Donbas, prosegue il Prof. Petras, è la continuazione e l’estensione del colpo di stato avvenuto a Kiev nel febbraio del 2014.
 
Il governo di Kiev, i suoi nuovi 'eletti' e i loro sponsor della NATO sono pronti ad una nuova purga per consolidare la presidenza di Poroshenko. Le recenti elezioni hanno escluso alcuni importanti partiti politici che avevano tradizionalmente sostenuto le grandi minoranze etniche del paese, e sono state boicottate nella regione del Donbas. Questa elezione farsa ha reso l’idea della prossima mossa della NATO  per la conversione dell’Ucraina in una gigantesca base militare americana rivolta verso il cuore del territorio russo e in una neo-colonia per la capitale tedesca, che rifornirà Berlino di grano e materie prime mentre sarà intenta a trasformarsi in un mercato per i manufatti tedeschi.
 
Il rullo di tamburi che precede una escalation nella guerra in Ucraina, guidata da Kiev e le sue milizie fasciste, riecheggia nei mass media occidentali, ogni giorno. Sempre più media e portavoce pubblicano o annunciano notizie inventate di crescenti minacce militari russe ai suoi vicini e invasioni transfrontaliere in Ucraina. Nuove incursioni russe sono 'segnalate' dai confini nordici agli Stati baltici fino al Caucaso. La Svezia ha creato un nuovo livello di isteria per un misterioso sottomarino "russo" al largo delle coste di Stoccolma, che non ha mai identificato o individuato. Estonia e Lettonia sostengono che aerei da guerra russi hanno violato il loro spazio aereo senza prove. La Polonia espelle "spie" russe senza prove o testimoni.  Esercitazioni militari su vasta scala dei paesi Nato sono in corso lungo le frontiere della Russia con i Paesi baltici, la Polonia e l'Ucraina. 
 
La NATO sta inviando ingenti spedizioni di armi a Kiev, insieme a consulenti delle "Forze Speciali" ed esperti di contro-insurrezione in previsione di un attacco su larga scala contro i ribelli del Donbas.
 
Kiev non ha mai rispettato il cessate il fuoco di Minsk. Secondo l'ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite 13 persone in media – prevalentemente civili -sono stati uccisi ogni giorno da quando il cessate il fuoco di settembre è entrato in vigore. In otto settimane l'ONU riferisce che 957 persone sono uccise –in maggioranza dalle Forze Armate di Kiev.
 
Kiev ha tagliato tutti i servizi sociali e pubblici di base ai popoli delle Repubbliche, inclusa l'elettricità, il carburante, gli stipendi pubblici, le pensioni, le forniture mediche; banche e trasporti sono stati bloccati.
 
La strategia è quella di strangolare ulteriormente l'economia, distruggere le infrastrutture, forzare l’esodo di massa dei profughi bisognosi dalle città densamente popolate oltre il confine con la Russia e poi a lanciare assalti massicci sui centri urbani e sulle postazioni dei ribelli.
 
Kiev ha lanciato una mobilitazione militare a tutto campo nelle regioni occidentali, accompagnata da campagne di indottrinamento anti-russe progettate per attrarre i più violenti teppisti sciovinisti di estrema destra e incorporare le brigate militari nelle truppe d'assalto. L'uso cinico della milizie fasciste irregolari 'libera' Nato e Germania da ogni responsabilità per il terrore inevitabile e le atrocità nella loro campagna. Questo sistema rispecchia la tattica dei nazisti tedeschi.
 
Per isolare e indebolire la resistenza nel Donbas e garantire la vittoria di Kiev, l'UE e gli USA stanno intensificando la loro pressione economica, militare e diplomatica sulla Russia affinché abbandoni le regioni del sud-est dell'Ucraina.
 
Ogni escalation delle sanzioni economiche contro la Russia è stata progettata per indebolire la resistenza del Donbas. Ogni spedizione russa di forniture mediche essenziali e cibo alla popolazione assediata evoca un nuovo e più isterico sfogo - perché contrasta la strategia di Kiev e della NATO di far morire di fame i partigiani e costringere la loro base alla sottomissione o alla fuga verso la sicurezza attraverso il confine con la Russia.
 
Dopo aver subito una serie di sconfitte, Kiev e i suoi strateghi della NATO hanno deciso di firmare un 'protocollo di pace', il cosiddetto accordo di Minsk, per arrestare l'avanzata della resistenza del Donbas nelle regioni meridionali e per proteggere i soldati e le milizie di Kiev isolate nelle regioni orientali. L'accordo di Minsk è stato progettato per consentire a Kiev di ricostruire il suo esercito, riorganizzare il suo comando e incorporare le milizie di estrema destra nelle sue forze militari in cista di una 'offensiva finale'. Il potenziamento militare di Kiev e l'escalation delle sanzioni contro la Russia sono le due facce di una stessa strategia: il successo di un attacco frontale alla resistenza democratica del bacino del Donbas dipende dalla riduzione del sostegno militare russo per via delle sanzioni internazionali a cui Mosca è sottoposta.
 
L’ostilità della NATO nei confronti del presidente russo Putin si è manifestata in pieno in occasione della riunione del G20 in Australia. Le minacce economiche del G20 contro la Russia, l'isolamento diplomatico di Putin e il blocco economico del Donbas sono un preludio alla soluzione finale della NATO - l'annientamento fisico della resistenza nel Donbas, della democrazia popolare e dei legami economico-culturali con la Russia.
 
Kiev dipende dai suoi mentori della NATO per imporre un nuovo round di sanzioni severe contro la Russia, soprattutto se la sua invasione pianificata incontrerà una resistenza di massa ben armata e sostenuta dalla Russia. La NATO conta sulla restaurata capacità militare di Kiev per distruggere efficacemente i centri di resistenza nel sud-est.
 
La NATO ha deciso per una guerra totale: controllare tutta l’Ucraina o, in alternativa, distruggere il sud-est separatista, cancellare la sua popolazione e la capacità produttiva e impegnarsi in una guerra economica a tutto campo con la Russia.  
 
I diplomatici russi sono alla disperata ricerca di un compromesso che permetta alla popolazione ucraina di etnia russa nel sud-est ucraino di mantenere una certa autonomia nel quadro di un progetto di federazione e riconquistare influenza all'interno del governo ucraino. Strateghi militari russi hanno fornito aiuto logistico e militare alla resistenza, al fine di evitare il ripetersi di episodi come il massacro di Odessa. Soprattutto, la Russia non può permettersi di avere basi militari della NATO lungo il suo “ventre molle” meridionale. Sotto Putin, il governo russo ha cercato di proporre compromessi che consentano la supremazia economica occidentale l'Ucraina, ma senza l'espansione militare della NATO e l'assorbimento di Kiev.
 
Tale politica di conciliazione ha ripetutamente fallito.
 
Il 'governo del compromesso' di Kiev è stato rovesciato a febbraio da un colpo di stato violento che ha installato un governo favorevole alla Nato.
 
Kiev ha violato l'accordo di Minsk impunemente, incoraggiata dalle potenze della NATO.
 
La recente riunione del G20 in Australia è stata caratterizzata da un coro unanime contro il presidente Putin. Il cruciale incontro privato di quattro ore tra Putin e Merkel si è risolto in un fallimento quando la Germania si è unita al coro della NATO.
 
Putin ha risposto alle manovre militari lungo i confini della Russia accelerando la versione russa del pivot to Asia. Più importante, il presidente Putin ha annunciato che la Russia non permetterà il massacro di un intero popolo della regione del Donbas.
 
Il Professor Petras conclude il suo intervento su 'Information Clearing House' ponendosi questi interrogativi: “Una nuova offensiva di Poroshenko contro il popolo del sud-est dell'Ucraina progettata per provocare una risposta russa alla crisi umanitaria è imminente? Come risponderà la Russia all'offensiva di Kiev sostenuta dalla NATO? Mosca rischierà una rottura totale con l'Occidente?”



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In english: NATO desperately longs for Russian invasion into Eastern Ukraine (by Willi Wimmer)


Horizons et débats (Suisse), 24 novembre 2014 (No 28)

L’OTAN souhaite vivement une intervention de la Russie en Ukraine orientale

par Willy Wimmer
, ancien secrétaire d’Etat au ministère de la Défense fédérale allemande

Ces derniers jours, il est flagrant de constater comment les médias d’Etat allemands restent à la traîne des événements. Chaque soir, l’arsenal des opi

nions médiatiques est moralisateur, ennuyeux, toujours politiquement correct. Si l’on regarde au-delà des frontières de son propre pays, il existe un secret de polichinelle. Soit les négociations avec l’Iran sur la question nucléaire, prévues de se terminer entre les 18 et 24 novembre, réussissent à désamorcer les conflits régionaux, soit nous devons nous résigner – malgré nous – à voir apparaître la mèche allumée du prochain grand conflit global.

Il y a des développements que nous préférerions et d’autres, à quelques heures de vol de chez nous, semblant éventuellement pouvoir limiter le conflit. La rencontre des pays riverains de l’Asie-Pacifique dans la capitale chinoise de Pékin nous a clairement montré qu’une limitation des dégâts serait possible.

Soit on donne une chance à la raison et au respect du fléau de la guerre, soit on laisse mûrir les choses pour les «résoudre» par les armes. Depuis des décennies, le monde ne s’est plus trouvé dans une situation aussi dramatique et qui pourrait se poursuivre jusqu’à la fin de l’année 2014.

Nous autres Européens, ainsi ceux qui se rangent du côté de l’«Occident», ne devraient pas oublier la situation morale, économique, financière et politique présente à la fin de la guerre froide et de la réunification allemande. Et aujourd’ hui? On ne peut que constater qu’il y a rarement eu, au cours de l’ histoire, une meilleure situation pour lutter contre la misère dans le monde – et nous l’ avons gâchée. L’ Occident a jeté par dessus bord, uniquement par sa propre faute, l’ excellente situation de départ de jadis avec laquelle il aurait pu faire face aux plus grands défis. Pourquoi? Parce que nous nous retrouvions, pour de multiples raisons, dans une union avec une puissance qui, depuis plus d’une décennie, se débat littéralement de tous les côtés en violant sciemment toutes les règles en vigueur pouvant nous assurer la possibilité de construire un monde plus pacifique. Nous étions à ses trousses. Aujourd’hui, il ne nous reste plus qu’à prier que le conflit en Ukraine orientale n’empire pas avant la fête de Noël.

Ce n’était pas un avantage pour la Fédération de Russie de devenir, à la fin de la guerre froide et de l’Union soviétique, une «plume dans le vent». Ainsi elle a longtemps manqué comme élément de «co-ancrage» pour un ordre de stabilité européen. Les décideurs à Moscou comme ceux à Bonn et à Berlin ne purent que constater la manière avec laquelle Washington détruisait tout ce qui se présentait à lui. L’Occident – nous inclus – ne fut pas capable de développer des données constructives après avoir réussi à résoudre une confrontation dans une des grandes régions du monde. Et maintenant? Nous avons été ébahis en voyant que la Fédération de Russie réapparait sur la scène internationale à la suite des guerres violant le droit international menées contre Belgrade, Bagdad, Damas et Tripolis à l’aide de nouveaux procédés américains clairement dirigés contre la Russie.

Actuellement, tout semble indiquer que l’ Occident, dominé par les Etats-Unis, ne sait pas comment se comporter ni face au mutisme russe ni face au retour de la Fédération de Russie en tant que puissance globale. L’ Union européenne s’ aligne naturellement sur l’ A mérique, exactement comme la nouvelle «cheffe de la diplomatie européenne» nous l’a signalé.

Toute personne, telle Mme Mogherini, déclarant déjà dans sa première prise de position en public, qu’ à l’ avenir la politique de l’UE face à Moscou serait définie de commun accord avec l’OTAN, illustre clairement le peu de liberté d’ expression qu’ elle exige.

Mme Mogherini ne cache pas que les sanctions nous ayant été octroyées par Washington – et dont nous portons le fardeau principal – n’auront aucune influence sur le gouvernement russe. Mais pourquoi, sommes-nous néanmoins soumis à ces sanctions, pourquoi les avons-nous mises en vigueur?

L’Occident ne réussit plus à faire avaler ses sanctions aux populations étonnées et de plus en plus méfiantes. Veut-on nous faire croire qu’ avec cette tentative d’ influencer Moscou et Kiev, l’Occident a pris des mesures stabilisantes? Certainement pas, car tout le monde sait à quel point ces sanctions sont un procédé partial envers Moscou, allant dans la même direction que le procédé occidental utilisé pour le coup d’Etat de Kiev. Pour utiliser une image propre au domaine militaire, on pourrait dire que les sanctions sont utilisées dans le même but qu’on engage des divisions de blindés supplémentaires pour assurer son offensive contre à un pays pacifique – la Fédération de Russie.

On n’avait nul besoin des appels téléphoniques rendus publics de la secrétaire d’Etat américaine Mme Nuland pour comprendre la stratégie générale de l’Occident en Ukraine. L’ Occident n’ avait rien à redire contre le président Ianoukovitch et le festival des oligarques en Ukraine tant qu’il paraissait prêt à signer les accords de libre-échange avec l’Union européenne. Ces dernières semaines, de nouveaux et d’anciens commissaires européens ont expliqué à quel point la politique européenne était erronée dans ce contexte. Partout que du gâchis.

Dans la nuit ayant suivi les meurtres de Kiev, on a – avec l’accord des hommes occidentaux de l’ombre – mis le feu aux régions de l’ Ukraine occidentale choisies comme point de départ pour s’attaquer à la Russie ensuite. On n’a pas été assez vigilants en décidant de se servir des forces relevant, dans cette région, de la peste médiévale: anciens et nouveaux nazis. C’ est vraiment étonnant et honteux de voir ceux qui se taisent à Kiev comme chez nous et ceux qui minimisent l’ engagement de formations militaires avec un tel passé à la frontière de la Russie. C’est effarant de voir quelles personnalités gardent le silence.

Pourtant, nos gouvernements doivent savoir une chose: on ne peut cautionner tous ceux qui continuent à croire à leurs paroles et aux médias sous leur coupe au sujet de leurs informations sur la région d’Ukraine orientale.

(Traduction Horizons et débats


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Изазивање Русије (Вили Вимер)


Вили Вимер

Ових дана је веома упадљиво у којој мери немачки медији трчкарају иза догађаја. Вечерња батина која формира јавно мњење, као и увек je до те мере пасторално прожета да од толике политичке коректности човек просто не зна који положај уопште да заузме у студију.

Осврнемо ли се на догађаје изван граница сопствене земље, видећемо да о њима цвркућу и врапци на грани. Преговори са Ираном о атомском програму од 18. до 24. новембра ће се завршити или на начин да нарастајући регионални конфликти деескалирају, или ћемо се помирити са тим да гледамо како ће, без нашег утицаја, бити повучен oроз за следећи глобални конфликт. При томе се догађају ствари које су нам важније и које нам привидно ”скидају с врата” конфликт, удаљен од нас само неколико часова лета.

И сусрет земаља региона Пацифика у главном граду Кине јасно је показао да нам могућности избора нису велике: или ће бити дата шанса разуму и страху од несреће која нас очекује, или ће ствари сазрeвати у правцу избијању великог рата. Свет се десетинама година није суочио са оваквом ситуацијом пред којом се налазимо на крају 2014. године.

Ми у Европи и други који се сврставају у ”Запад” не би при томе требало да сметнемо с ума свој морални, привредни, фанансијски и политички положај по завршетку Хладног рата и након поновног уједињења Немачке. А где смо данас? Ретка је оваква прилика која нам допушта да се активно супротставимо великим проблемима света, а ми смо је, како данас јасно видимо, проиграли.

Запад је искључиво својом кривицом упропастио сјајну почетну позицију у суочавању са сваком врстом изазова. Зашто? Зато што смо из много разлога у нужном савезу са једном силом која више од десет година у дословном смислу те речи свесно ”разбија све око себе”, обеснажујући сва правила која дају шансу свету да живи у миру. Ми смо увезани са њом конопцима за вучу. Данас можемо једино да се молимо да нам конфликт у Источној Украјини не донесе неке друге падавине осим Божићног снега.

Није било ни од какве користи од тога што је Руска Федерација по завршетку Хладног рата и нестанком Совјетског Савеза постала ”пaучина на ветру” и на дуже време престала да буде један од стубова поретка европске стабилности. И они у Москви и ми у Бону и Берлину били смо присиљени да посматрамо како Вашингтон гази све што се нашло испред његових цеви. Запад, а са њиме и ми, није могао да уради ништа конструктивно да би успешно превазишао конфронтацију у једном региону од глобалног значаја. И, шта сад? Сад нам дословно застаје дах што је Руска Федерација поново стала на политичку бину света након што је била принуђена да у случају међународноправно недопустивих ратова против Београда, Багдада, Дамаска и Триполија болно искуси нови амерички приступ усмерен и против ње саме.

Данас све говори у корист тезе да се Запад, којим доминира Америка, није снашао ни са некадашњом руском занемелошћу, нити са садашњим повратком Руске Федерације као силе која делује на глобалном плану. Наравно, Европска Унија се одлучно укључила у ову екипу на шта нова ”висока представница ЕУ за сопљну политику” већ сада јасно указује Комисији Европске Уније коју је Вашингтон циљано уздрмао кризом преко њеног председника Јункера. Када неко као Могерини већ у првој изјави даје јасно до знања да ће политику према Москви усклађивати договарањем са НАТО, онда нам она открива колико мало жели да буде питана. А и што би када ми носимо главни терет наметнух санкција!?

Могерини уопште не крије да санкције које нам је наметнуо Вашингтон уопште не утичу на руско руководство. Па зашто се уопште још увек придржавамо ових санкција и зашто смо их уопште увели? Западу неће још дуго полазити за руком да заварава изненађену и санкцијама све више погођену јавност. Да ли је Запад санкцијама позитивно утицао на Москву и Кијев, на мере које воде стабилизацији? Нипошто! Зато што свако у Европи и на кугли замаљској зна до које мере су санкције једнострани кораци против Москве у поређењу са пристрасношћу Запада у корист Кијева. Речено војним језиком санкције се могу упоредити са додатном тенковском дивизијом која треба да осигура офанзиву своје восјке против једне мирољубиве земље, у овом случају Руске Федерације.

Чак није потребно ни објављивање телефонских позива америчке секретарке Нуланд да би се схватила општа западна стратегија у Украјини. Запад није имао никакву замерку против председника Јануковича и бала олигарха у Украјини све док се чинило да је он спреман да потпише одговарајуће уговоре са Европском Унијом. Нови и бивши комесари Европске Уније су последњих недеља појаснили до које мере је европска политика у овим питањима била погрешна. Право смеће, куда год да погледамо!

Још у ноћи када је окончано убијање по Кијеву, у договору са западним људима из сенке, циљано су подметнути пожари у одређена подручја Украјине како би могле да се предузму акције против Русије. Није ту било много скрупула у ангажовању бивших и садашњих нациста, оних снага које у овом региону делују онако како је деловала куга у Средњем веку. Колико је било изненађујуће, толико је било и срамно ко у Кијеву и код нас о томе ћути, или умањује значај слања војних формација овакве провинијенције на руску државну границу. Просто је невероватно ко је све пристао на ово ћутање.

Међутим, једну ствар би требало да знају наше владе. Нема помоћи ономе ко верује њима и медијима на које оне утичу када су у питању вести које нам стижу из конфликтних подручја Украјине.

 
Са немачког превела Бранка Јовановић


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http://www.beoforum.rs/forum-prenosi-beogradski-forum-za-svet-ravnopravnih/623-instumentalizacija-oebsa.html

ИНСТРУМЕНТАЛИЗАЦИЈА ОЕБС-а И ИНСЦЕНАЦИЈА РАТА

Вили Вимер

И данас, након ”Олимпијског рата” Грузије против Русије у лето 2008., као и револуционарних догађаја у Украјини, уочавамо да су државе које су заинтересоване да унапред спрече избијање конфликата или да их реше ако се већ догоде, следе циљ да да развију формате преговора који би им омогућили да се носе са овим задатком. Са организацијом КЕБС/ОЕБС био је створен један такав формат преговора који је био веома успешан и самим тим и најбољи доказ какав у дипломатији постоји. Међутим, рат против Савезне Републике Југославије одстранио је ОЕБС-у ”кичму” као озбиљном форуму држава потписница уговора о његовом стварању и резултирао је његовом безначајношћу која траје и данданас. И не постоји ни једна индиција да ће се овакво стање у догледној будућности променити.

Пре него шо је НАТО почео рат бомбама углавном су САД и Велика Британија убациле бројне шпијуне у ОЕБС-ову посматрачку мисију која је бројала више хиљада чланова. Њихов задатак је био да, након повлачења посматрача са Косова, прецизно означе циљеве бомбардерима. И пре тога су представници ових држава умели да тако отежу са избором персонала ове мисије и да га одлажу тако да она ни у једном тренутку нија достигла планирану снагу због чага нису били достигнути они њени циљеви који би били достигнути у случају њеног благовременог појачања. У случају ОЕБС-ове мисије, коју је водио амерички представник Вилијам Вокер, показала се једна до тада непозната специјалност америчког начина деловања. Лично ми је посведочио Вокеров француски заменик да су извештаји, које је требало да саставе посмтрачи мисије и да их доставе самом ОЕБС-у и његовим чланицама, били неколико недеља пре избијања рата предочени представнику САД-а и да ихе је америчка страна тако мењала према потребама у одређеној ситуацији да су у централу ОЕБС-а у Бечу стизали извештаји који су се ретко слагали са наводима посматрача ОЕБС-а са лица места али су стварали утисак непристрасног извештавања.

Ова стартегија поузданог електронског маркирања циљева пре налета бомбардера примењена је и у самом Београду што није био само случај бомбардовања Телевизије са веома тешким последицама. На све се тада мислило, па и на време након бомбардовања. Тако је зграда Генералштаба прекопута амбасаде Немачке погођена бомбом огромне снаге али која није експлодирала. Њен детонатор до сада није деактивиран и неће бити, док се тога посла не прихвате амерички специјалисти. То се није догодило, тако да огромна штета не прети само великој згради Генералштаба већ и једној од главних артерија Београда.

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[1]Тадашњи заменик Вилијема Вокера био је Габријел Келер, каснији амбасадор   Француске у Србији. (прим, прев.)


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One year since the beginning of the crisis in Ukraine


28 November 2014


Tomorrow, Saturday, marks the first anniversary of the Eastern Partnership Summit in Vilnius, where then Ukrainian President Viktor Yanukovych refused to sign an Association Agreement with the European Union. One year later Ukraine is embroiled in a civil war that has claimed more than 4,000 lives. NATO is on the verge of an armed conflict with Russia that threatens humanity with nuclear annihilation.

How did this come about? Western propaganda answers this question with five letters: PUTIN.

The Russian president thinks in “spheres of influence,” breaks international law, endangers “the framework of peace in Europe” and seeks to annex not only Ukraine, but also Georgia, Moldova and the Baltic states, according to the accusations of German Chancellor Angela Merkel.

A flood of propaganda spread by the media 24 hours a day tries to convince the public that only the villain in the Kremlin is preventing Ukraine from developing into a prosperous oasis of democracy, and Europe into a paradise of peace.

The WSWS has absolutely no sympathy for the Russian president. He is a right-wing nationalist who represents the interests of Russian oligarchs and is diametrically opposed to the socialist and internationalist goals for which we stand. But to make Russia responsible for the escalation of the crisis in the last twelve months stands reality on its head.

Among the few western voices to contradict the official propaganda is the professor of political science at the University of Chicago, John J. Mearsheimer. In the September/October issue of the journal Foreign Affairs, he states that Putin is not the aggressor. “The United States and its European allies share most of the responsibility for the crisis. The taproot of the trouble is NATO enlargement, the central element of a larger strategy to move Ukraine out of Russia’s orbit and integrate it into the West.”

Mearsheimer continues: “Putin’s pushback should have come as no surprise…. His response to events (in Ukraine) has been defensive, not offensive.” He points out that the United States would “not tolerate distant great powers deploying military forces anywhere in the Western Hemisphere, much less on its borders. Imagine the outrage in Washington if China built an impressive military alliance and tried to include Canada and Mexico in it.”

Mearsheimer, a proponent of the school of international relations theory known as neorealism, examines the conflicts among states, but does not deal with the economic and social issues that also play a role in the Ukraine crisis. However, his assertion that the US has encircled Russia to maintain its position as a world power, while Germany is striving to become one, is correct.

The penetration of Eastern Europe by NATO and the EU has a further dimension. It aims to transform Ukraine and eventually Russia itself into a kind of semi-colony—a reservoir of cheap labor and raw materials for Western companies, a market for their products and a source of profits for hedge funds and Western banks. To this end they require a regime that is subordinate to NATO and the EU and brutally suppresses the working class.

This was the aim of the Association Agreement that Yanukovych refused to sign a year ago and which, after his overthrow, was accepted by the new regime.

The Agreement protects the assets of Ukrainian oligarchs and opens up Ukraine to western corporations and banks while luring the political elite and a small layer of the middle class with bribes from the EU. To the broad mass of the population it has nothing to offer but unlimited quantities of “Greek medicine”—austerity programs prescribed by the IMF and the EU, massive cuts in spending on social welfare, education, health and administration, and the closure and privatization of factories.

Initially Yanukovych supported the Association Agreement, but eventually decided against it because he feared for his political future. He feared a social explosion if he implemented the cuts demanded by the EU in what was already a desperately poor country. For its part, Russia offered Ukraine cheap loans, while the EU insisted on immediate drastic savings.

In order to bind Ukraine to the EU and NATO despite this, it was necessary to organize a coup and to mobilize fascist forces. From the start, the protests on the Maidan were under the influence of western backed forces. US Deputy Assistant Secretary of State Victoria Nuland later admitted that the US had invested over $5 billion in such forces since 1991.

At first, just a few thousand took to the streets, and there was no evidence of a widespread sentiment in favor of the EU. Public opinion polls show that during the last ten years only 30 to 40 percent of the Ukrainian population favored EU integration, with about the same number favoring integration with Russia.

The spokesmen of the protests were familiar figures: Arseny Yatsenyuk, a representative of the US sponsored Orange Revolution of 2004; Vitaly Klitschko, who lived in Germany, a professional boxer with close ties to the CDU-affiliated Konrad Adenauer Foundation; and Oleh Tjahnibok, leader of the fascist Svoboda party. In what was a complete break with diplomatic norms, government members and parliamentary deputies from NATO countries mixed publicly with demonstrators who blocked government buildings and demanded the overthrow of the elected president.

When Yanukovych refused to yield to the demonstrators’ demands, armed right-wing groups began to dominate events on the Maidan. Svoboda transported its followers into Kiev from its strongholds in the west of the country. Virtually out of nowhere, the Right Sector, an alliance of neo-Nazis and paramilitary militias emerged. The conflicts became more brutal, snipers killed dozens of people. It has not been settled until this day if they were part of the security forces of the regime or political provocateurs from the ranks of the opposition.

On February 21 Yanukovych agreed to an interim government and early elections. Threatened by right-wing militias, he took flight the very same night. On February 22 his opponen

(Message over 64 KB, truncated)



http://contropiano.org/internazionale/item/27820-la-moldavia-al-bivio-scenario-ucraino-per-chisinau


La Moldavia al bivio. Scenario ucraino per Chisinau?

di Giovanni Di Fronzo, 30 Novembre 2014

Oggi si gioca un’altra partita importante nell’ambito dello scontro fra potenze che segna l'inizio del XXI secolo: si tengono, infatti le elezioni nella piccola Repubblica di Moldavia, il paese più povero d’Europa secondo la Banca Mondiale, altro vaso di coccio fra i vasi di ferro, come la confinante Ucraina, con la cui storia politica recente vi sono non poche similitudini. Anche quella moldava, infatti, è un’economia che si è completamente destrutturata alla caduta dell’URSS: come settore di rilievo è rimasto quasi esclusivamente quello agricolo, mentre al comando del paese è salita un’elite finanziaria per nulla legata allo sviluppo della produzione e del mercato interni; la principale risorsa del paese, a tutt’oggi, è rappresentata niente  meno che dalle rimesse economiche inviate dai numerosi emigranti!

La forza politica egemone per molto tempo è stata il Partito Comunista della Repubblica di Moldavia, diretto erede dell’ala moldava del PCUS e facente parte del Partito della Sinistra Europea di Tsipras; tale partito dal 2001 al 2009 ha espresso il Presidente della Repubblica (eletto dal Parlamento) nella persona del Segretario Vladimir Voronin. I Governi del Partito Comunista sono stati segnati da un atteggiamento di equilibrio fra l’apertura graduale verso l’Unione Europea e l’esigenza di tenere in vita il settore agricolo locale che però è uscito stritolato da un percorso accelerato di avvicinamento al polo imperialista europeo; comunque, gli assetti fondamentali del padronato moldavo non sono stati intaccati, come ci si aspetterebbe da un governo gestito da un partito comunista, anzi il suo atteggiamento è parso più simile a quello cerchiobottista dell’ucraino Yanukovic. 
Il primo momento di inasprimento dello scontro si ha nel 2009, quando il Parlamento neo-eletto va in empasse e non riesce ad eleggere il nuovo Presidente della Repubblica allorché tutti i partiti filo-imperialisti si alleano per impedire la rielezione di Voronin, nonostante il Partito Comunista sia ancora saldamente il primo partito.
Ne scaturisce una sorta di rivoluzione colorata o di piccola Maidan moldava, in cui i manifestanti, guidati dalle componenti politiche filo-occidentali, danno l’assalto al Parlamento, forzandone lo scioglimento per dare luogo a nuove elezioni. Stavolta la coalizione dei partiti filo-imperialisti, pur dovendo fronteggiare il Partito Comunista ancora in maggioranza relativa, riesce a dar vita ad un proprio Governo e ad eleggere un proprio Presidente, Timofti; l’accelerazione nell’integrazione europea, presentata come la panacea di tutti i mali da una martellante propaganda culmina con la firma di un trattato di associazione all’UE, simile a quello imposto a Poroshenko. 
Il risultato principale di tale trattato è quello di distruggere il settore agricolo moldavo, che nulla può nella competizione con i colossi europei; la situazione economica precipita ulteriormente con l’imposizione di controsanzioni a tale settore da parte della Russia in conseguenza della crisi ucraina, nella quale gli avventuristi dirigenti moldavi hanno improvvidamente giocato il ruolo di falchi filo-imperialisti: quello russo, infatti, era il principale mercato di assorbimento dei prodotti moldavi.

Così gli agricoltori, assieme ad altri settori popolari, sono scesi in piazza in massa negli ultimi mesi, dando vita a grosse manifestazioni e blocchi stradali con annesse minacce di marciare nella capitale Chisinau.

Ora siamo giunti alla resa dei conti, atteggiamenti di equilibrismo non paiono più possibili dall’inasprimento della competizione globale. Da una parte ci sono il Partito Democratico, il Partito Liberal-Democratico (l’uno osservatore del Partito Socialista Europeo, l’altro membro del Partito Popolare Europeo, quindi una grande coalizione in salsa moldava) e il Partito Liberale, favorevoli all’integrazione piena nell’UE e, pertanto, espressione dell’elite padronale finanziaria e parassitaria, dall’altra parte vi sono il Partito Socialista della Repubblica di Moldavia (che non ha associazioni internazionali) e il partito Patria, favorevoli invece ad un programma di massiccio intervento dello stato in economia, alla salvaguardia dei settori produttivi, di incremento dello stato sociale e, soprattutto, di associazione del paese all’Unione Doganale, accordo di integrazione economia cui, attualmente, partecipano Russia, Bielorussia e Kazakistan e che nel 2015 diventerà Unione Euroasiatica, ampliandosi ulteriormente. In mezzo ai due schieramenti c’è il Partito Comunista, il cui programma è poco chiaro sulla politica estera, in quanto ripropone l’equilibrismo proposto durante gli otto anni di governo (non tenendo conto delle accelerazioni degli ultimi tempi) e sembra, quindi non aver abbandonato l’aspirazione all’integrazione europea: sull’accordo di associazione con l’UE si dice semplicemente che il paese “non era pronto” a firmarlo, senza esprimerne una contrarietà di principio. Secondo un sondaggio condotto dall’Institute of Public Policy, finanziato da Soros, quindi non sospettabile di voler orientare i consensi in direzione di partiti fortemente indirizzati verso un’alleanza con la Russia, come il Partito Socialista e Patria, questi ultimi e il Partito Comunista potrebbero ottenere insieme dai 53 ai 55 seggi, mentre i tre partiti favorevoli all’integrazione europea sarebbero a quota 47-50, su 101. Tuttavia, la strada per approdare ad un’alleanza fra comunisti, socialisti e Patria, la quale porterebbe a disdire il trattato di associazione con l’UE, sarebbe fortemente orientata verso la Russia come partner politico-economico privilegiato e, forse, secondo l’organizzazione rivoluzionaria ucraina Borotba (http://borotba.su/european_integration_for_the_elite-_who_will_win_the_elections_in_moldova.html), sarebbe persino in grado di intaccare lo strapotere degli oligarchi locali, appare impervia. Secondo molti analisti politici, infatti, il Partito Comunista sarebbe più orientato ad una clamorosa alleanza con i partiti filo-imperialisti; al momento, come si può leggere anche sui siti ufficiali, la dialettica fra comunisti e socialisti è molto molto aspra e non lascia per nulla intravedere una futura alleanza: sono in ballo accuse di voler modificare i regolamenti e le soglie di sbarramento in extremis a danno dei socialisti.
Se lo scenario della super-alleanza filo UE di democratici, liberali, liberal-democratici e comunisti dovesse inverarsi, il Partito Comunista scriverebbe una pagina nerissima nella storia della Sinistra Europea, che potrebbe anticipare altre pagine nere (dove per pagine nere si intende di subalternità all’imperialismo europeo) in altri paesi del continente. 
Alla luce di questi eventi, quella dell’attitudine verso l’UE, riforma o rottura, si pone sempre più come una linea di demarcazione all’interno della sinistra di classe e radicale europea: atteggiamenti di equilibrismo, consapevolmente o meno, diventano sempre di più la foglia di fico della subalternità di fatto all’imperialismo europeo.

Al di là di questi risvolti, la tensione in Moldavia è palpabile, una nuova situazione di empasse sembra possibile, come non è da escludere una precipitazione “di tipo ucraino” dello scontro; anche qui la situazione è complicata dal fattore etnico, che ricalca in parte le divisioni politiche: ad una grande maggioranza di rumeni (70%), si affiancano forti minoranze di ucraini e russi; i partiti filo-imperialisti guardano maggiormente ai rumeni, mentre i partiti filo-russi si pongono anche come espressione organica delle popolazioni di etnia e cultura russa; più trasversale è il Partito Comunista.

Ulteriore fattore di tensione è rappresentato dalla questione ancora aperta della Transnistria, che ha da sempre complicato i rapporti con Mosca (e con l’Ucraina): la piccola regione a maggioranza russa al confine con l’Ucraina, si è dichiarata uno stato indipendente di fatto (inalberando, per altro, la bandiera della Moldavia Socialista) nel 1990 senza alcun riconoscimento internazionale; su di essa la Moldavia rivendica piena sovranità e, nei primi anni ’90, ha compiuto anche sanguinosi attacchi militari, provocando il dispiegamento di un contingente russo sulla frontiera con la regione indipendentista a seguito di un precario accordo ancora attualmente vigente. Dopo il referendum che ha segnato l’annessione della Crimea alla Federazione Russa, il Governo de facto della Transnistria ha chiesto di fare altrettanto, provocando l’inasprimento delle tensioni fra Chisinau e Mosca.

Staremo a vedere come evolverà questo scontro, che può rappresentare l’ennesima miccia in grado di far deflagrare un ennesimo conflitto di vaste proporzioni alla periferia dell’Unione Europea.



(english / italiano / more languages)

Aggiornamenti da Ucraina e Donbass / 2: Le elezioni e il dopo

1) LINKS  E BREVI
- Elezioni in Ucraina
- Elezioni in Donbass
- Analisi
2) Donbass al voto sotto le cannonate (Fabrizio Poggi, 1.11.2014)
3) Brevi sui risultati nel Donbass
4) In massa al voto, il Donbass sempre più lontano da Kiev (Marco Santopadre, 4.11.2014)
5) Ukraine communists comment on elections in Donetsk and Lugansk (Greg Butterfield on November 7, 2014)
6) On elections in Donetsk and Lugansk (Statement by Union Borotba)


=== 1: LINKS E BREVI ===

fonte: pagina facebook "Fronte Sud", 17 settembre 2014

Zakharchenko: nel Donbass non si terranno le elezioni di Kiev

Le autorità della Repubblica di Donetsk hanno riferito che non permetteranno alle istituzioni ucraine l'organizzazione e lo svolgimento delle prime elezioni locali nella regione del Donbass il 7 dicembre. Lo ha affermato oggi all'agenzia "Interfax" il Primo Ministro della Repubblica di Donetsk, Alexander Zakharchenko.
"Abbiamo il nostro Consiglio Supremo e ci accingiamo a decidere da soli come e quando condurre le nostre elezioni. Nessuna elezione organizzata da Kiev verrà presa in considerazione" - ha detto Zakharchenko.
Il Premier della DNR ha aggiunto che non prenderà parte alle riunioni del gruppo di contatto sull'Ucraina, che si prevedono nel prossimo futuro.
http://novorossia.su/ru/node/6714


--- UCRAINA:

Radikalisierung im Parlament (Parlamentswahl in der Ukraine am 26. Oktober)  (GFP, 10.10.2014) 
Vor der Parlamentswahl in der prowestlich gewendeten Ukraine warnen Experten vor einer "Radikalisierung" der nächsten Werchowna Rada. Ursache ist nicht, dass faschistische Parteien laut Umfragen mit bis zu 20 Prozent der Stimmen rechnen können. Vielmehr liege eine zentrale Gefahr darin, dass auf den Wahllisten mehrerer Parteien, insbesondere der "Volksfront" von Ministerpräsident Arsenij Jazenjuk, bekannte Milizenführer kandidierten, urteilen Beobachter: Sie sollten die "patriotische Wählerschaft" an ihre jeweiligen Parteien binden, drohten jedoch zugleich die Arbeit im Parlament zu "radikalisieren". Jazenjuks "Volksfront" hat eigens einen "Militärrat" gegründet, um Milizionäre in die Parteistrukturen einzubinden. Zu ihnen gehört Andrij Bilezkij, der Anführer des faschistischen Bataillons Asow und schon seit Jahren Chef einer weiteren neonazistischen Organisation. Jazenjuks "Volksfront" hat weitere prominente Figuren mit faschistischem Hintergrund in ihre Reihen integriert - auch auf den ersten Plätzen ihrer Kandidatenliste für die Parlamentswahl. Dass sich das politische Establishment der Ukraine immer weiter für die äußerste Rechte öffnet, ist auch ein Resultat der deutschen Politik…

Il leader del Partito Comunista di Ucraina rivolge un appello agli elettori (17 Ottobre 2014 - di Petro Simonenko | da www.kpu.ua)
Petro Simonenko, leader del Partito Comunista di Ucraina, si è rivolto ai cittadini del suo paese in vista delle elezioni parlamentari del 26 ottobre…
http://www.marx21.it/comunisti-oggi/in-europa/24644-il-leader-del-partito-comunista-di-ucraina-rivolge-un-appello-agli-elettori.html

Nationalist Upsurge (Ukrainian election campaign – 2014/10/24)
The election campaign, ending this week in today's pro-Western Ukraine, is characterized by extremist nationalism. According to opinion polls, the party of the politician, who had promoted himself using videos of his violations of the human rights of alleged pro-Russian separatists, is set to become second in Sunday's elections. Considering the civil war's nationalist upsurge, other parties have begun accepting militiamen into their ranks. The commander of the fascist Asov Battalion, for example, is a member of the "military council" of Prime Minister Arseniy Jazenjuk's party. Last week, Asov Battalion militia members participated in the violent attacks on the Ukrainian parliament. During the election campaign, it was alleged that Kiev's troops had used internationally banned cluster munitions in the Donetsk region. New social cuts are anticipated - regardless of the winner of the elections - to pay for the essential supplies of Russian gas. Berlin and the EU, whose hegemonic sphere Ukraine joined this year, are refusing to give Kiev additional material assistance. Aside from these issues, the former Polish foreign minister, Radoslaw Sikorski, admitted that he had completely invented the serious allegations he made against the Russian president. German media have widely reported on these allegations…
http://www.german-foreign-policy.com/en/fulltext/58793

Conferenza stampa dei banderisti italiani Voerzio & Co. a Sloviansk (25/10/2014)

Ucraina, elezioni di guerra (Marco Santopadre, 25 Ottobre 2014)

Iulia Timoshenko: "La Crimea è dell'Ucraina. E Putin deve essere fermato con la forza" (26/10/2014)

Strano andamento delle percentuali di voto
Andrej Zolotarev, politologo e direttore del Centro "Terzo Settore" ha denunciato nella notte, durante una conferenza stampa presso l'agenzia GolosUA che ha monitorato lo svolgimento delle elezioni, l'esponenziale crescita della percentuale del voto: alle 19 e alle 20, gli elettori superavano di poco il 40%. Dopo le 20, secondo i dati forniti dalla stessa Commissione elettorale centrale, la percentuale ha di colpo superato il 50%: una manipolazione tesa a legittimare le elezioni-farsa a livello internazionale
Fonte: pagina FB "Con l'Ucraina antifascista", 27/10/2014 - https://www.facebook.com/ucrainaantifascista/posts/715751545172769

Right-wing nationalist parties dominate Ukrainian parliamentary elections (By Andrea Peters / WSWS, 27 October 2014)

Petro Simonenko: “Le elezioni in Ucraina non sono democratiche e legittime”
27 Ottobre 2014 – da www.kpu.ua – Traduzione dal russo di Mauro Gemma
http://www.marx21.it/internazionale/area-ex-urss/24674-petro-simonenko-le-elezioni-in-ucraina-non-sono-democratiche-e-legittime.html

Ucraina: Poroshenko già traballa, astensione alle stelle (Marco Santopadre, 27 Ottobre 2014)

Right Sector Leader Yarosh Becomes Member of Ukraine’s Parliament: Election Commission (RIA Novosti 27/10/2014)
http://en.ria.ru/world/20141027/194677905/Right-Sector-Leader-Yarosh-Becomes-Member-of-Ukraines-Parliament.html

La farsa elettorale in Ucraina (28 Ottobre 2014 – di Flavio Pettinari per Marx21.it)
http://www.marx21.it/internazionale/area-ex-urss/24681-la-farsa-elettorale-in-ucraina.html

Die europäische Wahl der Ukraine (GFP, 28.10.2014)
Aus der Parlamentswahl in der prowestlich gewendeten Ukraine gehen ultranationalistische Kräfte gestärkt hervor. Während offen faschistische Parteien schwächer als erwartet abschnitten, sind diejenigen Parteien erfolgreich gewesen, die mit der Einbindung populärer Milizionäre aus faschistischen Bataillonen um Wählerstimmen geworben haben: die "Volksfront" von Ministerpräsident Arsenij Jazenjuk, die Personal des Bataillon Asow eingebunden hat, und die "Selbsthilfe" des Lwiwer Bürgermeisters Andrij Sadowij, die dem Führer des Bataillons Donbass zum Einzug in die Werchowna Rada verhalf. Während Berlin den Ablauf der Wahl lobt, haben kritische Beobachter bereits im Wahlkampf geurteilt, der Urnengang könne "nur bedingt als frei" eingestuft werden: "Die radikalisierten und zum Teil bewaffneten Teile der ukrainischen Gesellschaft gehen gewaltsam gegen Vertreter anderer Meinungen vor", heißt es in einem Bericht. Der Autor spricht ausdrücklich von einem "Klima der Angst" in der Ukraine…

US, EU hail election staged by ultra-right regime in Ukraine (By Niles Williamson / WSWS, 28 October 2014)
http://www.wsws.org/en/articles/2014/10/28/ukra-o28.html

Elezioni ucraine: la silenziosa protesta (Sergei Kirichuk | liva.com.ua, 30/10/2014)
http://www.resistenze.org/sito/te/po/uc/poucem04-015293.htm


--- DONBASS:

Ucraina: Mosca riconoscerà voto ribelli del 2 novembre. A breve elezioni parlamentari e presidenziali (ANSA, 28 ottobre 2014)
http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2014/10/28/ucraina-mosca-riconoscera-voto-ribelli-del-2-novembre_46131107-57df-481a-9ede-c443ba88d030.html

Donbass al voto sotto le cannonate (di Fabrizio Poggi, su Il Manifesto del 1.11.2014)

Nelle proclamate Repubbliche del Donbass sono iniziate le votazioni (2/11/2014)

Le immagini delle code ai seggi del Donbass

Un giro con Graham Phillips dentro un seggio di Donetsk
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=Vpi4ZpcEYO0

Lunghe code per votare a Lugansk 
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=OFUPRZ9KpbE#t=15

Incumbent Donbass leaders Zakharchenko and Plotnitsky win elections - final results (RT, November 02-03, 2014)

Ucraina: Gentiloni, Italia non riconosce esito 'elezioni' Donetsk e Lugansk (ADNKronos 3/11/2014)

Pandora TV News 3 novembre 2014 – Elezioni in Donbass: in massa al voto

IL PUNTO di Giulietto Chiesa: Elezioni in Donbass
3/nov/2014 – Comunque le si voglia valutare, le elezioni nel Donbass registrano uno strepitoso successo dei ribelli al potere centrale di Kiev. Le immagini mostrano lunghe file e seggi affollati fino all'inverosimile, peccato che nessun mezzo d'informazione italiano le stia mostrando…

Ghennady Zyuganov (PCFR): “Le elezioni nelle repubbliche di Donetsk e Lugansk sono una vittoria della vera democrazia” (3 Novembre 2014)
http://www.marx21.it/internazionale/area-ex-urss/24704-ghennady-zyuganov-le-elezioni-nelle-repubbliche-di-donetsk-e-lugansk-sono-una-vittoria-della-vera-democrazia.html

Il Partito Comunista della Federazione Russa riconosce le elezioni nella Repubblica Popolare di Donetsk (3 Novembre 2014)
http://www.marx21.it/internazionale/area-ex-urss/24700-il-partito-comunista-della-federazione-russa-riconosce-le-elezioni-nella-repubblica-popolare-di-donetsk.html

Dichiarazione del Ministero degli Esteri della Russia sulle elezioni del 2 novembre nelle Regioni di Donezk e Lugansk (3/11/2014)

Che cosa sappiamo delle elezioni nel Donbass? (Tatiana Santi, 6/11/2014)
…Ci siamo rivolti perciò a chi ha visto con i propri occhi lo svolgersi dei fatti, Alessandro Bertoldi, Osservatore internazionale presso la Repubblica popolare di Donetsk…
http://italian.ruvr.ru/2014_11_06/Che-cosa-sappiamo-delle-elezioni-nel-Donbass-7620/


--- ANALISI:

After fraudulent Ukraine elections, Donbass republics brace for new attack (By Greg Butterfield / WW, on October 29, 2014)
http://www.workers.org/articles/2014/10/29/fraudulent-ukraine-elections-donbass-republics-brace-new-attack/

’Ucraina è più nera. Poroshenko, azzoppato, cerca alleati a destra (Marco Santopadre, 31 Ottobre 2014)
http://contropiano.org/internazionale/item/27232-l-ucraina-e-piu-nera-poroshenko-azzoppato-cerca-alleati-a-destra

US, Europe issue new threats after elections in Ukraine’s separatist regions (By Andrea Peters / WSWS, 4 November 2014)
http://www.wsws.org/en/articles/2014/11/04/ukra-n04.html

L’Ucraina svolta ancora più verso destra, nazi sempre più al potere (di Franco Fracassi – 4 novembre 2014)
http://popoffquotidiano.it/2014/11/04/lucraina-svolta-ancora-piu-verso-destra-nazi-sempre-piu-al-potere/

Die Eigendynamik des Umsturzes (Der Ukraine-Konflikt nach den Wahlen in Donezk und Luhansk – GFP, 6.11.2014) 
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/58985

Il rompicapo ucraino nella competizione globale (di Marco Santopadre, 10 Novembre 2014)


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Donbass al voto sotto le cannonate

di  Fabrizio Poggi, su Il Manifesto del 1.11.2014

Ucraina. Oggi le elezioni nelle regioni separatiste di Donetsk e Lugansk. La Ue: nuove sanzioni a Mosca se le riconoscerà. Ma secondo il ministro degli Esteri russo Lavrov le urne legittimeranno la leadership delle due repubbliche


Pare spre­carsi in que­sti giorni l’attributo sto­rico. Sto­rica è stata defi­nita la gior­nata di ieri dalla lea­der­ship ucraina, per l’entrata in vigore dell’Accordo di asso­cia­zione alla Ue, anche se il suo con­te­nuto prin­ci­pale, la zona di libero scam­bio tra Ucraina e Ue, è rin­viata al 2016. Sto­rico il 1 novem­bre, per il pas­sag­gio di con­se­gne tra la bri­tan­nica Cathe­rine Ash­ton e l’italiana Fede­rica Moghe­rini all’Alto segre­ta­riato dell’Unione Euro­pea per gli affari esteri, con un’agenda di prio­rità quali la rego­la­zione della crisi ucraina e il soste­gno al dia­logo tra Ucraina e Russia.

Sto­rica la gior­nata di oggi nel Don­bass dove, salvo «inter­fe­renze esterne» si ten­gono le ele­zioni nelle Repub­bli­che popo­lari di Done­tsk e di Lugansk e la cui data, scrive Kom­mer­sant, basan­dosi su una fonte, sem­bra, vicina addi­rit­tura agli ambienti pre­si­den­ziali ucraini, era pre­vi­sta negli accordi di Minsk del 5 set­tem­bre scorso, a dif­fe­renza di quella del 7 dicem­bre su cui ora insi­ste Kiev.

La cam­pa­gna elet­to­rale è pro­se­guita anche ieri, senza il cano­nico «giorno di silen­zio»: le can­no­nate gover­na­tive lo hanno escluso. A parere del Mini­stro degli Esteri russo Ser­gej Lavrov, il voto del 2 novem­bre costi­tuirà una legit­ti­ma­zione della lea­der­ship delle due repub­bli­che, così come i refe­ren­dum del mag­gio scorso ave­vano san­cito la volontà delle popo­la­zioni del Don­bass di sepa­rare i pro­pri destini dalle forze gol­pi­ste di Kiev. Il lea­der della Cri­mea Ser­gej Akse­nov ha sot­to­li­neato il «legit­timo diritto delle Repub­bli­che popo­lari all’autodeterminazione».

Diverso, ovvia­mente, il parere di Poro­shenko e della Ue: Moghe­rini, nel con­gra­tu­larsi tele­fo­ni­ca­mente con lui per «la demo­cra­ti­cità delle ele­zioni» alla Rada, ha escluso che gli accordi di Minsk pre­ve­des­sero ele­zioni nel Don­bass e la Com­mis­sione euro­pea minac­cia di ina­sprire le san­zioni, se Mosca le rico­no­scerà. Washing­ton insi­ste sulla data del 7 dicem­bre, secondo lo sta­tus spe­ciale del ter­ri­to­rio pre­vi­sto negli accordi di Minsk; pres­so­ché iden­tica la posi­zione dell’Osce. Il Segre­ta­rio gene­rale dell’Onu Ban Ki-moon ha espresso «pre­oc­cu­pa­zione» per le ele­zioni in Novo­ros­sija.
Secondo osser­va­tori russi, il pro­to­collo di Minsk non indica una data pre­cisa per le ele­zioni e dice solo che è neces­sa­rio «garan­tire lo svol­gi­mento di ele­zioni locali in con­for­mità con la legge sullo sta­tus spe­ciale». «Su que­sto punto comin­ciano le diver­genze» scrive il Pc russo; «Il 16 set­tem­bre la Rada adottò la legge «sui poteri spe­ciali delle auto­rità locali e le misure di ripri­stino in una serie di zone del Don­bass», in cui si fis­sava la data del 7 dicem­bre. Ma i rap­pre­sen­tanti delle Repub­bli­che popo­lari rifiu­ta­rono di rico­no­scere un atto alla cui reda­zione non ave­vano preso parte.

Suc­ces­si­va­mente hanno defi­nito quella legge «giu­ri­di­ca­mente incon­si­stente»: l’articolo 1 sta­bi­li­sce infatti che la Rada fis­serà l’elenco delle regioni dotate di sta­tus spe­ciale; ma ciò non è stato fatto e quindi la legge è giu­ri­di­ca­mente nulla».

E comun­que, a parere del vice diret­tore dell’istituto per i Paesi della Csi, Igor Shi­sh­kin, le ele­zioni nel Don­bass, indi­pen­den­te­mente dal fatto che si ten­gano il 2 novem­bre o il 7 dicem­bre, non saranno rico­no­sciute dall’Occidente, per il sem­plice fatto che que­sto sta die­tro al golpe di Majdan.

D’altra parte, c’è chi giu­dica non con­se­guente la posi­zione del Crem­lino rispetto alla Novo­ros­sija: sul sito legato al Pc russo «Stampa libera», il diret­tore del Cen­tro di ricer­che di cul­tura poli­tica, Ser­gej Vasil­tsov, scrive che «i nostri poli­tici non sanno fino in fondo cosa vogliano»: è il caso anche delle recenti ele­zioni alla Rada suprema, che alcuni espo­nenti qua­li­fi­cano dap­prima “sleali e cini­che” e poi lo spea­ker della Duma si dichiara pronto alla col­la­bo­ra­zione con la Rada. Se in un primo tempo si può pen­sare a un piano inge­gnoso, poi ci si rende conto dell’assenza di qual­siasi piano».

Comun­que, i son­daggi per l’elezione del Con­si­glio popo­lare e del capo della Repub­blica di Done­tsk indi­cano un 39% di inten­zioni di voto per «Repub­blica di Done­tsk»; 31,6% per «Don­bass libero«, con­tro un 29% di inde­cisi. Per la carica pre­si­den­ziale, in testa l’attuale pre­mier Alek­sandr Zakhar­cenko con il 51% delle inten­zioni di voto. In un paese in cui la pen­sione media (che non si vede da alcuni mesi) non arriva ai 60 euro e il sala­rio supera di poco i 200 e in cui al 31 otto­bre l’Onu ha cal­co­lato 4.035 morti e 9.336 feriti, gli elet­tori si atten­dono dal nuovo par­la­mento «la pace e la solu­zione dei pro­blemi quo­ti­diani». Vari par­titi russi, tra cui Pc, Ldpr, Rus­sia giu­sta e Patria (la dele­ga­zione di quest’ultimo, ieri l’altro è stata presa a fuci­late prima di giun­gere a Done­tsk) hanno annun­ciato l’invio di osser­va­tori al voto.

«Dopo tutto, è gra­zie a Lenin che il nostro paese ha rice­vuto molte regioni. Guar­date la carta dell’Ucraina – dove si trova il Don­bass, per esem­pio? I bol­sce­vi­chi hanno donato all’Ucraina quasi la metà del ter­ri­to­rio» dice il segre­ta­rio del Pc ucraino Petr Simonenko.

Pochi dubbi che pro­prio il Don­bass sem­bri rispon­dere a quelle carat­te­ri­sti­che di «nazione» – una comu­nità sta­bile di gente, for­ma­tasi sto­ri­ca­mente sulla base della comu­nanza di lin­gua, ter­ri­to­rio, vita eco­no­mica e strut­tura psi­chica — che già nel 1913 nient’altri che Sta­lin indi­cava come deter­mi­nanti per pro­cla­mare il diritto all’autonomia regio­nale, soprat­tutto in pre­senza di un potere cen­trale uscito da un golpe.


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fonte: pagina FB "Con l'Ucraina antifascista", 2/11/2014
https://www.facebook.com/ucrainaantifascista/posts/718811271533463

<< La testata online GLAGOL titola, commentando le elezioni di oggi nel Donbass, che "L'affluenza alle urne nella Rep. Popolare d Lugansk fa invidia a molte repubbliche riconosciute". 
Alle ore 20.00 (di Mosca) avevano votato 628.238 mila cittadini, pari al 61,74%, dati elevati anche considerando la situazione di guerra nell'intera regione del Donbass. I dati sono forniti da Sergej Kozjakov, capo della Commissione Elettorale Centrale della RPL. Tra i profughi fuggiti in Russia, l'affluenza oscilla dal 67 al 70 %. Alla cara di Presidente della Repubblica, ricordiamo che sono candidati l'attuale capo di stato I. Plotnickij, il capo dela Federazione Sindacale Akimov, l'attuale Ministro della Salute Larisa Ajrapetjan e l'imprenditore V. Penner. Tre invece le liste, per i 50 seggi del Consiglio Popolare. >>

http://glagol.su/2014/11/02/yavke-na-vyiboryi-v-lnr-mogut-pozavidovat-mnogie-priznannyie-respubliki/

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http://italian.irib.ir/notizie/politica5/item/172182

2 Novembre 2014 

Ucraina: exit poll, trionfo capo separatisti Zakharcenko a Donetsk 

DONETSK - Il premier dell'autoproclamata repubblica popolare di Donetsk, Alexandr Zakharcenko, è stato eletto presidente con l'81,37% dei voti secondo un exit poll i cui risultati sono stati resi noti dal presidente della commissione elettorale, Roman Liaghin, citato dalla tv filo-Cremlino Russia Today.
Sul voto le autorità di Kiev hanno aperto un'inchiesta per "azioni miranti a cambiare l'ordine costituzionale e a prendere il potere". Lo ha annunciato su Facebook Markian Lubkivski, un alto dirigente dei servizi segreti ucraini (Sbu). Già ieri il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale ucraino Volodimir Poliovi aveva annunciato l'apertura in un prossimo futuro di un'inchiesta contro gli organizzatori del voto separatista per "azioni mirate a prendere il potere con la forza organizzate da un gruppo di persone" in base "al comma 3 dell'articolo 109 del codice penale ucraino". Kiev denuncia anche che "continua un intenso spostamento di mezzi militari e truppe dal territorio russo" nel sud-est ucraino controllato dai separatisti. Lo riferisce il portavoce del Consiglio di sicurezza ucraino, Andrii Lisenko, citato dall'agenzia Unian.


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In massa al voto, il Donbass sempre più lontano da Kiev

di Marco Santopadre 
Martedì, 04 Novembre 2014

Kiev ha provato a boicottare le elezioni di domenica nelle Repubbliche Popolari in diversi modi: bombardando qua e là le città, sparando contro alcune delegazioni di osservatori internazionali arrivati a monitorare il voto, sigillando ogni strada di accesso al Donbass ribelle, scatenando i propri hacher contro il sistema elettronico di conteggio dei voti.

Ma alla fine l’affluenza alle urne è stata alta, più alta delle aspettative, dopo i partecipati referendum indipendentisti di maggio un ennesimo atto di separazione dalle sorti di un’Ucraina governata da un regime nazionalista e russofobo. Assai più alta rispetto a quel misero 52% registrato esattamente una settimana prima per le elezioni legislative dalle quali era emersa una Rada ancora più a destra e dominata dagli oligarchi, sebbene sotto l’ombrello formale dell’Unione Europea. Lo ha spiegato al regime maidanista - e forse pure a Mosca - Roman Lja­ghin, Pre­si­dente della Com­mis­sione elettorale centrale di Done­tsk quando ha detto: «Kiev deve met­tersi l’animo in pace: il Don­bass non fa più parte dell’Ucraina.

Mettendo insieme i dati delle Repubbliche di Donetsk e Lugansk si supera il 60% di affluenza alle urne, con lunghe file di elettori che attendevano il loro turno già al mattino presto. Un risultato che – considerando l’assedio militare che dura ormai da molti mesi, le migliaia di morti e le distruzioni – smentisce coloro che continuano a parlare di uno scarso sostegno della popolazione delle zone ribelli nei confronti della scelta ‘separatista’. A decine di migliaia hanno votato anche dalle regioni di confine della Russia - Rostov sul Don, Voro­nezh e Belgorod - dove sono quasi un milione gli ucraini rifugiati dopo esser scappati dai bombardamenti, dai combattimenti e dai pogrom antirussi dell’esercito e delle formazioni fasciste di Kiev, e anche dall’estero.

Il regime di Kiev ha reagito stizzito all’alta partecipazione popolare al voto organizzato da quelli che il governo Yatseniuk continua a chiamare ‘terroristi’ ed ha addirittura avvisato che dichiarerà “persone non grate” le centinaia di osservatori internazionali arrivati in Donbass da Roma (tutti forzisti, nessuna traccia dei partiti di sinistra italiani), Praga, Berlino, Mosca, Atene, Belgrado, Washington, Vienna e Sofia, che hanno parlato tutti di elezioni trasparenti e democratiche. Non si sono registrati incidenti particolari, tranne la scoperta e la neutralizzazione di due commandos di sabotatori armati e pronti ad attaccare i seggi in due cittadine, Marinovka e Yelenovka. 
Nonostante questo l’Unione Europea, gli Stati Uniti e una lunga sfilza di istituzioni internazionali hanno tuonato contro le elezioni di domenica, tacciate di farsa, di provocazione, di attentato alla pace e all’unità dell’Ucraina e definite “illegali e illegittime”. Non si sono discostati dal coro, naturalmente, né Renata Mogherini né il suo successore alla Farnesina Paolo Gentiloni. 
Da parte sua invece il governo di Mosca – che ieri ha spedito nel Donbass un nuovo convoglio di camion carichi di aiuti umanitari per la popolazione assediata – ha riconosciuto la validità delle elezioni separate di domenica, dopo aver accettato l’esito di quelle organizzate in Ucraina dai nazionalisti sotto l’egida di Ue e Nato, e si è detta delusa dalla reazione scomposta dell'Occidente.

Il risultato emerso dalle urne era quello atteso e la vittoria se la sono aggiudicata gli attuali lea­der delle due Repub­bli­che, Alek­sandr Zakhar­cenko e Igor Plot­ni­tskij. Il primo ha ottenuto circa 765mila voti (oltre l’80%), con­tro i circa 112mila del vice Pre­si­dente del par­la­mento della Novo­ros­sija (l’unione delle due repubbliche) Aleksandr Kof­man e i 93mila del deputato del Soviet Supremo Jurij Sivokonenko. A Lugansk Plot­ni­tskij ha preso 445mila voti (il 64%) sbaragliando due sfidanti che si sono fermati rispettivamente al 10 e al 7,2%. 
Dal punto di vista politico dopo l’esclusione “tecnica” dei partiti ereditati dal panorama politico ucraino - compresi i comunisti che avrebbero compiuto alcuni errori nella presentazione delle loro candidature - ad affermarsi nelle due repubbliche sono state liste collegate con i due leader vincitori. Quindi «Repub­blica di Done­tsk» capeg­giata da Zakhar­cenko e «Pace a Lugansk» guidata da Plot­ni­tskij hanno stravinto sbaragliando gli avversari. Il 38enne responsabile della difesa di Donetsk prima della sua scelta alla guida della Repubblica Popolare di Donetsk e il 50enne ex ministro della Difesa della Repubblica di Lugansk hanno guidato coalizioni eterogenee, improntate al nazionalismo, in molti casi all'antifascismo e ad una certa ‘nostalgia’ nei confronti dell’Unione Sovietica, con la presenza anche di ampi settori di sinistra. Esclusi dal voto invece Pavel Gubarev e il suo movimento ‘Nuova Russia’, collegati invece con movimenti nazionalisti russi decisamente più reazionari.

Chiuse le operazioni di voto i militari e gli estremisti di destra inquadrati nei battaglioni punitivi hanno subito intensificato i bombardamenti su Donetsk e su altre località del Donbass, dove si teme l’inizio imminente di una massiccia offensiva governativa. Stamattina numerosi sono stati i colpi di mortaio e di cannone sparati contro l’aeroporto della maggiore città ribelle. Inizio modulo

Ieri il presidente ucraino Petro Poroshenko aveva d’altronde annunciato che Kiev intende rivedere l'accordo di pace siglato a Minsk a inizio settembre e mai rispettato. 


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Ukraine communists comment on elections in Donetsk and Lugansk

By Greg Butterfield on November 7, 2014 

On Nov. 2, against the backdrop of the U.S. and NATO’s provocative “Iron Sword” war games in nearby Lithuania, residents of the Donetsk and Lugansk People’s Republics (DNR and LC) went to the polls for the first elections since declaring independence from Ukraine. 

Donetsk Prime Minister Alexander Zakharchenko won 75 percent of the vote, while in Lugansk, Prime Minister Igor Plotnitsky won with 63 percent. Both incumbents’ parties won strong majorities in the Supreme Soviet. Washington, the European Union and the Organization for Security and Cooperation in Europe all joined Ukraine’s far-right regime in denouncing the vote as “illegitimate.”

Workers World is publishing a statement issued by the revolutionary Marxist organization Union Borotba (Struggle), analyzing this important development. WW contributing editor Greg Butterfield translated the statement.

On the elections in the Donetsk and Lugansk People’s Republics

Despite continued shelling in areas of Donbass by Kiev’s armies, there was mass participation by residents of the Donetsk and Lugansk People’s Republics in the Nov. 2 elections. All TV channels broadcast footage of the long lines at polling stations in the DNR and LC.

The activity of Donbass residents at the polls shows that, despite all the hardships of the civil war, they have remained faithful to the choice made in the May 11 referendum [for independence from Ukraine].

Despite the war and internal turmoil, despite the fact that transformations in the interests of the people have not really begun, the people’s republics remain much more attractive to the people of Donbass than the state of Ukraine, which is under the full control of the new neoliberal bureaucrats and far-right politicians.

Voter turnout in the DNR and LC contrasts vividly with the de facto boycott of the Oct. 26 elections to the Verkhovna Rada [parliament] of Ukraine by residents of the southeast regions remaining under the rule of the nationalist regime in Kiev. The power of the nationalists in Odessa and Kharkov, Dnepropetrovsk, Kherson and Nikolayev is based on fear and terror. The power of the militias and civilian institutions of the DNR and LC, by contrast, has the support of the population.

However, despite the high voter turnout, the elections in the DNR and LC revealed serious shortcomings in the political system of people’s republics. These deficiencies are caused first of all by the continuation of the war, despite the formal truce.

Some of the militia commanders objected to holding the electoral campaign under these conditions, since significant areas of the republics are under Kiev’s control, and the militia fighters — the most active part of the population — would not be able to fully take part in the elections.

As a result, the campaign did not become a public debate on the development of the people’s republics. Several political parties and individual leaders of the militia were not included on the ballot. Especially troubling was the exclusion of the Communist Party of the DNR from the race.

The elections show that the original democratic, anti-fascist and anti-oligarchic direction of the uprising in Donbass is under threat. There are major forces, and not only within the DNR and LC, that do not want the people’s republics to become an example of revolutionary anti-capitalist development and grassroots democracy. In the republics there are forces that are trying to replace the anti-oligarchic and anti-fascist tendencies of the popular uprising with archaic ideas, thus directing the energy of the masses onto a track that is safe for the old elites.

The winners of the elections will have to justify the trust which the citizens of the DNR and LC gave them in the Nov. 2 election. This means, first of all, to waste no time implementing the promised nationalizations and building of a people’s economy. Not in words but in deeds, the oligarchs and their henchmen must be removed from the decision-making process. On this depends the fate of the people’s republics, which the people showed their support for on May 11 and again on Nov. 2.

The Nov. 2 election showed that the people of Donbass believe that “another world is possible,” so all is not lost.


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On elections in Donetsk and Lugansk

By Greg Butterfield on November 16, 2014 

On Nov. 2, against the backdrop of the U.S. and NATO’s provocative “Iron Sword” war games in nearby Lithuania, residents of the Donetsk and Lugansk People’s Republics (DNR and LC) went to the polls for the first elections since declaring independence from Ukraine.

Donetsk Prime Minister Alexander Zakharchenko won 75 percent of the vote, while in Lugansk, Prime Minister Igor Plotnitsky won with 63 percent. Both incumbents’ parties won strong majorities in the Supreme Soviet. Washington, the European Union and the Organization for Security and Cooperation in Europe all joined Ukraine’s far-right regime in denouncing the vote as “illegitimate.”

Workers World is publishing a statement issued by the revolutionary Marxist organization Union Borotba (Struggle), analyzing this important development. WW contributing editor Greg Butterfield translated the statement.

Despite continued shelling in areas of Donbass by Kiev’s armies, there was mass participation by residents of the Donetsk and Lugansk People’s Republics in the Nov. 2 elections. All TV channels broadcast footage of the long lines at polling stations in the DNR and LC.

The activity of Donbass residents at the polls shows that, despite all the hardships of the civil war, they have remained faithful to the choice made in the May 11 referendum [for independence from Ukraine].

Despite the war and internal turmoil, despite the fact that transformations in the interests of the people have not really begun, the people’s republics remain much more attractive to the people of Donbass than the state of Ukraine, which is under the full control of the new neoliberal bureaucrats and far-right politicians.

Voter turnout in the DNR and LC contrasts vividly with the de facto boycott of the Oct. 26 elections to the Verkhovna Rada [parliament] of Ukraine by residents of the southeast regions remaining under the rule of the nationalist regime in Kiev. The power of the nationalists in Odessa and Kharkov, Dnepropetrovsk, Kherson and Nikolayev is based on fear and terror. The power of the militias and civilian institutions of the DNR and LC, by contrast, has the support of the population.

However, despite the high voter turnout, the elections in the DNR and LC revealed serious shortcomings in the political system of people’s republics. These deficiencies are caused first of all by the continuation of the war, despite the formal truce.

Some of the militia commanders objected to holding the electoral campaign under these conditions, since significant areas of the republics are under Kiev’s control, and the militia fighters — the most active part of the population — would not be able to fully take part in the elections.

As a result, the campaign did not become a public debate on the development of the people’s republics. Several political parties and individual leaders of the militia were not included on the ballot. Especially troubling was the exclusion of the Communist Party of the DNR from the race.

The elections show that the original democratic, anti-fascist and anti-oligarchic direction of the uprising in Donbass is under threat. There are major forces, and not only within the DNR and LC, that do not want the people’s republics to become an example of revolutionary anti-capitalist development and grassroots democracy. In the republics there are forces that are trying to replace the anti-oligarchic and anti-fascist tendencies of the popular uprising with archaic ideas, thus directing the energy of the masses onto a track that is safe for the old elites.

The winners of the elections will have to justify the trust which the citizens of the DNR and LC gave them in the Nov. 2 election. This means, first of all, to waste no time implementing the promised nationalizations and building of a people’s economy. Not in words but in deeds, the oligarchs and their henchmen must be removed from the decision-making process. On this depends the fate of the people’s republics, which the people showed their support for on May 11 and again on Nov. 2.

The Nov. 2 election showed that the people of Donbass believe that “another world is possible,” so all is not lost.





La prossima guerra di Libia

1) ENI in Libia. Chi finanzia? (di Marco Palombo, 19/11/2014)
2) L'Italia si prepara ad un intervento militare in Libia? Ce lo chiederà l'Europa! (di Sergio Cararo, 26/11/2014)
3) Sacrosanto ministro Gentiloni (di Tommaso Di Francesco e Manlio Dinucci, 27.11.2014)


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http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=2814

Eni in Libia. Chi finanzia?

19 NOVEMBRE 2014

In Libia in questo momento ci sono due governi. A Tobruk ha sede l' esecutivo, uscito dalle “elezioni” del 25 giugno 2014, (ha votato il 18% degli aventi diritto), sostenuto da Francia, Arabia saudita ed Egitto e, generalmente, riconosciuto all' estero come “il governo legittimo”. Ma a Tripoli c’è un altro esecutivo che controlla tutta la Tripolitania, frutto di una alleanza tra islamisti radicali del cartello “Alba libica”, islamisti moderati e le milizie di Misurata. Questo esecutivo è sostenuto da Qatar e Turchia; e l' Italia è l' unico paese occidentale ad avere ancora la sua ambasciata aperta a Tripoli. Gli interessi italiani, cioè le attività dell' Eni, sono localizzate in questa parte di Libia e, paradossalmente, nel 2014, anno in cui è esplosa la guerra tra i due “governi”, la produzione petrolifera libica è risalita da 2/300 mila barili di petrolio al giorno a 900 mila barili, avvicinandosi alle quantità che erano estratte prima della guerra del 2011.

La posizione italiana è indubbiamente delicata e i due grandi quotidiani della borghesia, “Sole24ore” e “Corriere della Sera”, hanno assunto sulla questione posizioni molto divergenti.

Alberto Negri sul Sole24ore, il 7 novembre, dopo aver descritto la situazione, sostiene che: “…Questo è un momento favorevole per cogliere alcune opportunità – ristabilire l' influenza italiana in almeno una parte della Libia- ma è pure una situazione carica di rischi. Qualunque posizione che appoggi Tobruk danneggia la nostra presenza in Tripolitania. Se però ci sbilanciamo troppo su Tripoli rischiamo di perdere la copertura internazionale

Ma molto più preoccupato è un editoriale sul Corriere della Sera del 12 novembre, dove Franco Venturini si domanda: “E se un giorno ci svegliassimo con i tagliagole dell' Isis davanti alla porta di casa?” e descrivendo la situazione della Libia con tinte molto più forti di Negri, continua: “ E intanto gruppi legati all'Isis stabiliscono alleanze con settori dell' arco islamista “Alba libica”, si infiltrano in Ansa al Sharia per poi prenderne il posto come hanno imparato a fare in Siria,.. sono probabilmente all' origine delle notizie di decapitazioni che giungono dalla Cirenaica, preparano, insomma, una offensiva strisciante che porti a un Califfato mediterraneo.” Così descritto il quadro, Venturini prospetta, comunque, una via di uscita: ”La Libia, anche oggi, vive delle esportazioni di petrolio e di gas. E' quella la cassa attorno alla quale ci si massacra e anche l'Isis di certo non la trascura. Un embargo energetico della comunità internazionale potrebbe costringere le milizie alla ragione, per sopravvivere”. Nelle righe successive ammetteva quindi che il sacrificio maggiore sarebbe stato per l' Eni e l' Italia, ma concludeva che comunque potrebbe bastare la sola minaccia di embargo per risolvere la situazione, senza dover passare a mettere in pratica il boicottaggio.

Se è vero quanto ci raccontano Negri e Venturini, non è fantapolitica ipotizzare che l' Eni, per continuare la sua attività, debba avere rapporti, e forse finanziare, le milizie armate incrementando così la guerra civile libica e il terrorismo islamico più feroce; quello – per capirci –  che oggi in Cirenaica taglia le teste e uccide le poche donne che osano fare attività politica. Tutto questo mentre l’Italia manda quattro Tornado (sono cacciabombardieri capaci di portare 9 tonnellate di proiettili, missili e altre munizioni, altro che “ricognitori”) in Kuwait. Per operazioni in Iraq contro l'isis. Per combattere il terrorismo islamico.

Ma, l’ENI chi finanzia?

Marco Palombo




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L'Italia si prepara ad un intervento militare in Libia? Ce lo chiederà l'Europa!

di Sergio Cararo
Mercoledì, 26 Novembre 2014


L'Italia sarebbe in prima linea per un eventuale intervento militare in Libia. A confermarlo è oggi il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, intervistato da Repubblica, ha detto che in Libia l'Italia interverrebbe sicuramente in una missione di peacekeeping, ma “rigorosamente sotto l'egida dell'Onu”. “La Libia”, ha precisato Gentiloni, “rappresenta per noi un interesse vitale per la sua vicinanza, il dramma dei profughi, il rifornimento energetico… Non a caso manteniamo aperta a Tripoli la nostra ambasciata che fornisce un supporto logistico insostituibile alla mediazione dell’Onu”. Nella regione mediorientale sottolinea il ministro degli esteri “Non potremo più delegare gli americani, peraltro strategicamente meno interessati di noi alle sorti del Medio Oriente”.

Che i paesi della Nato – e soprattutto l'Italia e altri paesi europei – stiano preparando un intervento militare in Libia, era nell'aria da tempo. Il New York Times dell'11 novembre riporta che il professore Vandewalle, studioso statunitense noto anche in Italia per libro di storia della Libia, ha di recente proposto che l’Unione europea invii una forza militare in quel paese con il compito di proteggere le istituzioni legali uscite dalle elezioni del 25 giugno scorso, le infrastrutture e la produzione di petrolio così da rafforzare il governo e accendere una speranza di stabilità. Interessante e inquietante la motivazione secondo cui dovrebbero essere la Ue e non l'Onu a intervenire militarmente in Libia, Vandewalle indica infatti l’Unione Europea perché nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite la Russia certamente si opporrebbe. “I paesi dell’Ue potrebbero decidere di intervenire anche senza mandato, ma sempre sotto il crisma della legalità internazionale qualora percepissero l’urgente necessità di proteggere la popolazione libica e si inducessero perciò a esercitarne la relativa responsabilità.”

L'ultima newsletter di Affari Internazionali (molto vicina agli ambienti Nato) riferisce inoltre che la mediazione avviata dalle Nazioni Unite in Libia, basata sul riconoscimento delle istituzioni uscite dalle elezioni, è stata affondata dalla sentenza della Corte Suprema libica che le ha invalidate il 6 novembre scorso. Quindi non ci sarebbero alternative ad un “intervento stabilizzatore” degli stati occidentali. Il prof. Vandewalle sembra, tra l'altro, aver previsto ogni aspetto e ogni possibile contestazione a tale scenario, spiegando che “Se l’Unione Europea beneficiasse di una solidarietà di politica estera il modo di intervenire, anche senza un mandato dell’Onu, potrebbe essere quello di raccogliere la richiesta delle istituzioni libiche che hanno vinto le elezioni”.

A questo clima di crescente eccitazione interventista in Libia, non sembrano affatto estranei i doppi colloqui tra l'Italia di Renzi e l'Egitto di Al Sisi, prima al Cairo mesi fa e in questi giorni a Roma. La convergenza di interessi tra Roma e il Cairo per sostenere il “governo libico di Tobruk” (filo egiziano e filo occidentale) contro la fazione jihadista che controlla il resto del paese, potrebbe rientrare nella più vasta escalation contro l'Isis sulla quale l'Egitto conta molto. Anche nella visita di questi giorni in Italia, Al Sisi ha insistito che la lotta contro i Fratelli Musulmani e i gruppi jihadisti nel Sinai e la “stabilizzazione della Libia” sono parte integrante della campagna contro l'Isis. Su questo Egitto e Italia hanno un interesse strategico convergente e obiettivo. Non certo casualmente, Al Sisi dopo la visita in Italia è andato in Francia, altra potenza europea con enormi responsabilità e interessi su quanto è accaduto in Libia.

Come noto e come ribadito anche dal ministro degli esteri italiano Gentiloni, la posta in gioco sulla sponda sud del Mediterraneo è sempre grossa. In Libia infatti, nonostante il caos e gli scontri, la produzione petrolifera – quella che interessa le multinazionali e gli Stati imperialisti – è tornata a crescere, con alti e bassi vorticosi ovviamente, ma è tornata a crescere. L' Aspo, associazione per lo studio del picco petrolifero, ha confermato l’ aumento della produzione libica nel 2014. Dopo il colpo di stato contro Gheddafi e la guerra civile nel 2011, c'era stato un crollo, nel 2013 la produzione era ritornata ad un milione di barili il giorno, c'era stato un nuovo crollo nel primo trimestre del 2014, scendendo a 200.000 barili/giornalieri, risalito poi gradualmente  fino a 900 mila b/g  proprio nei mesi del 2014 in cui lo scontro tra le due principali fazioni si radicalizzava. E' la conferma che la destabilizzazione e la disgregazione degli Stati produttori o esportatori di materie prime – sistematicamente perseguita dagli Stati Uniti e dall'Unione Europea – porta sì alla dissoluzione degli Stati più deboli ma assicura il flusso delle risorse, facilitando la “contrattazione” con soggetti più divisi, deboli e con meno potere negoziale di uno Stato.

Ha un bel dire Roberto Aliboni, consigliere dell'Istituto Affari Internazionali, che un intervento militare sarebbe sconsigliato e sarebbe meglio privilegiare il terreno diplomatico. Le forze e gli interessi che spingono per un intervento militare europeo ed italiano di “stabilizzazione” della Libia, sembrano avere più carte da giocare. Prepariamoci al peggio. Ce lo chiede l'Europa.


=== 3 ===


Sacrosanto ministro Gentiloni

di Tommaso Di Francesco e Manlio Dinucci
su Il Manifesto del 27.11.2014

«L’Italia sta attrez­zan­dosi per fron­teg­giare la guerra che le si pre­senta alle porte?»: Gad Ler­ner è andato a chie­derlo al nuovo mini­stro degli esteri, Paolo Gen­ti­loni, «for­ma­tosi nella cul­tura del paci­fi­smo e del disarmo, oggi rimessa dram­ma­ti­ca­mente in discus­sione dall’incendio che divampa lungo tutta la sponda sud del nostro mare, a comin­ciare dalla vici­nis­sima Libia».

Nell’intervista (la Repub­blica, 26 novem­bre), che il mini­stero degli esteri riporta nel suo sito dan­dole carat­tere uffi­ciale, Gen­ti­loni riba­di­sce che, di fronte all’attuale crisi libica, «certo non rim­pian­giamo la caduta di Ghed­dafi: abbat­terlo era una causa sacro­santa». Spiega quindi che, poi­ché «la Libia rap­pre­senta per noi un inte­resse vitale per la sua vici­nanza, il dramma dei pro­fu­ghi, il rifor­ni­mento ener­ge­tico», il governo sta lavo­rando, manco a dirlo, per «un inter­vento di pea­ce­kee­ping, che vedrebbe l‘Italia impe­gnata in prima fila». E alla domanda di Ler­ner se «biso­gna rive­dere la stra­te­gia del disim­pe­gno occi­den­tale nella lotta con­tro l’Isis», risponde: «È un impe­gno che ricade natu­ral­mente anche sull’Italia, con i suoi otto­mila km di coste, ma tutta l’Europa è chia­mata a farsi carico di affron­tare que­sta minac­cia». E aggiunge che «abbiamo col­ti­vato l’illusione di un mondo futuro tran­quillo e paci­fi­cato, ma ora sap­piamo di non poter più dele­gare le nostre respon­sa­bi­lità agli ame­ri­cani, stra­te­gi­ca­mente meno inte­res­sati di noi alle sorti del Medio Oriente».

Que­sta in sin­tesi l’intervista che, se non fosse per la dram­ma­ti­cità dell’argomento, rischia di appa­rire come un tea­trino comico.

Paolo Gen­ti­loni (Pd), for­ma­tosi secondo Ler­ner nella «cul­tura del paci­fi­smo e del disarmo» — come si sa, in Ita­lia tutti sono stati da gio­vani con­tro la guerra, (per­fino Benito Mus­so­lini) — è però ora espo­nente di quello schie­ra­mento poli­tico bipar­ti­san che, strac­ciato l’articolo 11 della nostra Costi­tu­zione (e l’allora trat­tato di ami­ci­zia italo-libico), ha messo a dispo­si­zione nel 2011 le basi e le forze aeree e navali dell’Italia per la guerra Usa/Nato alla Libia. In sette mesi i cac­cia­bom­bar­dieri, decol­lando per la mag­gior parte dall’Italia, effet­tua­vano 30mila mis­sioni, di cui 10mila di attacco, con impiego di oltre 40mila bombe e missili.

Veni­vano allo stesso tempo infil­trate in Libia forze spe­ciali, tra cui migliaia di com­man­dos qata­riani e occi­den­tali. Veni­vano finan­ziati e armati i set­tori tri­bali ostili al governo di Tri­poli e anche gruppi isla­mici fino a pochi mesi prima defi­niti terroristi.

Tra que­sti, i primi nuclei del futuro Isis, frutto diretto della «sacra­sonta», per Gen­ti­loni, cac­ciata di Ghed­dafi — che, dopo aver con­tri­buito a rove­sciare il Colon­nello libico, sono pas­sati in Siria per rove­sciare Assad.

Una domanda: ma se è sacro­santo l’abbattimento di Ghed­dafi per­ché non dovrebbe essere altret­tanto «sacro­santo» l’Isis che è stato il pre­ve­di­bile effetto col­la­te­rale di quella guerra voluta a tutti i costi dalla Nato?

Qui in Libia, a Ben­gasi l’11 set­tem­bre 2012, le mili­zie jiha­di­ste si sono ribel­late agli alleati e istrut­tori Usa assal­tando il con­so­lato ame­ri­cano e ucci­dendo l’ambasciatore Chris Ste­vens. Uno smacco per gli Usa. Si dimise il capo della Cia Petraeus e uscì di scena il segre­ta­rio di Stato Hil­lary Clin­ton (è la spina nel fianco della sua can­di­da­tura presidenziale).

E in Siria, nel 2013, è nato l’Isis che ha rice­vuto finan­zia­menti, armi e vie di tran­sito dai più stretti alleati degli Usa (Ara­bia Sau­dita, Qatar, Kuwait, Tur­chia, Gior­da­nia) in un piano coor­di­nato da Washing­ton (in barba al «disim­pe­gno occi­den­tale» di cui parla Ler­ner), lan­ciando poi l’offensiva in Iraq.

Ma a quanto pare per l’Italia è come se que­sto disa­stro non fosse mai acca­duto. È la stessa Ita­lia che ha con­tri­buito ad appic­care «l’incendio» di cui parla Ler­ner, sca­tu­rito dalla demo­li­zione dello Stato libico e dal ten­ta­tivo, non riu­scito, di demo­lire quello siriano in base agli inte­ressi stra­te­gici degli Usa e delle mag­giori potenze euro­pee, pro­vo­cando cen­ti­naia di migliaia di vit­time (per la mag­gior parte civili) e milioni di profughi.

La bat­tuta non-sense di Gen­ti­loni che gli Usa sono «stra­te­gi­ca­mente meno inte­res­sati di noi alle sorti del Medio Oriente» è un penoso ten­ta­tivo di nascon­dere la realtà.

Il lan­cio in Libia di una ope­ra­zione di «pea­ce­kee­ping» (ossia di guerra, visto il caos mili­tare libico), con l’Italia in prima fila, rien­tra nei piani di Washing­ton che, non volendo impe­gnare truppe Usa in una ope­ra­zione ter­re­stre in Nor­da­frica (che nella stra­te­gia Usa è con­si­de­rato un tutt’uno col Medio Oriente), cerca alleati dispo­ni­bili a farlo e a pagarne costi e rischi.

Già nel giu­gno 2013, nell’incontro col pre­mier Letta al G8, il pre­si­dente Obama chiese «una mano all’Italia per risol­vere le ten­sioni in Libia». E Letta, da sco­laro modello, portò il com­pito già fatto: «Un piano ita­liano per la Libia». 

Quello che il pre­mier Renzi ha copiato e ora ripro­pone per bocca del sacro­santo Gen­ti­loni, pro­mosso a mini­stro degli esteri anche per i meriti acqui­siti quale pre­si­dente della sezione Italia-Stati Uniti dell’Unione Interparlamentare.




Zingari

1) “Bambino rapito dagli zingari”. Una storia di ordinario razzismo e disinformazione (Mario Di Vito, Contropiano)
2) Alla "Zanzara", trasmissione di Radio 24, invitano a «termovalorizzare i rom» e allo «sterminio completo degli zingari, donne, uomini e bambini» (di Stefano Pasta, Famiglia Cristiana)


Vedi anche:
Matteo Salvini (Lega Nord) basa la campagna elettorale sull'odio contro i rom
Si presenta al campo con una berlina nera superlusso. Vistosi circondato, fa accelerare rischiando di assassinare alcuni contestatori


=== 1 ===

Succede tre-quattro volte l'anno, da secoli. Nel 2008 a Ponticelli è stata l'occasione per scatenare un pogrom:
https://www.cnj.it/AMICIZIA/rom.htm#pogrom08

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http://contropiano.org/articoli/item/27655

“Bambino rapito dagli zingari”. Una storia di ordinario razzismo e disinformazione

Mario Di Vito, 21 Novembre 2014

Non era vero niente. Eppure ci hanno creduto tutti. I giornali – anche quelli più “prestigiosi”, uno su tutti il Messaggero – hanno rilanciato la notizia e sui social network la vicenda ha scatenato la solita ondata di indignazione mista a razzismo e qualunquismo che tanto va di moda, soprattutto negli ultimi mesi.

La storia è quella accaduta qualche giorno fa in via di Tor Tre Teste, a Roma, nei pressi del Casilino 900, uno dei più grandi campi rom d'Europa: due zingari avrebbero provato a rapire un bambino e poi, dopo le urla e l’allarme fatto scattare dalla madre, sarebbero stati bloccati durante la fuga e arrestati dalla polizia. 

Un argomento perfetto per i «due minuti d'odio» che Facebook regala ogni giorno ai suoi utenti pronti a condividere qualsiasi link. D'altra parte, se la notizia non era vera, almeno era verosimile: lo sanno tutti che “gli zingari rubano i bambini”. E' una verità acclarata per l'italiano medio, che poi però si lamenta quando altrove lo ritraggono seduto a tavola davanti a un piatto di maccheroni, con i baffi, la coppola, il mandolino se va bene o la lupara a canne mozze in spalla. 

Comunque, dopo il lancio in grande stile della notizia degli zingari che rubano i bambini, tra titoloni di stampa e indignazione generale, ecco che arriva la smentita della questura: l'uomo che ha tentato di rapire il bimbo era suo padre. Lui e la madre sono in lite da tempo e si contendono il piccolo. Insomma, una storia di cronaca che anche in una giornata completamente priva di notizie avrebbe faticato a trovare uno spazio decente in pagina. Però, anche senza certezze, basta aggiungere una parolina magica per fare della non notizia una bella apertura, per spararla online e guadagnare vagonate di clic – e di introiti pubblicitari – e di commenti. Basta aggiungere la parola «rom» nel titolo e il gioco è fatto. Fa niente che le indagini fossero in corso e che nessuna fonte ufficiale avesse anche solo accennato all'eventualità del tentato rapimento da parte dei temutissimi zingari. 

Era già successo a fine settembre, quando Alex Giarrizzo, il padre di Borgaro Torinese che aveva denunciato un tentato rapimento del figlio di tre anni da parte degli ‘zingari’ alla fine aveva dovuto ammettere che si era inventato tutto.

La sociologia da salotto, quella che tanto va di moda nei talk show pomeridiani, ha tirato fuori dal dimenticatoio un refrain da Uomo Qualunque: la «guerra tra poveri». Ovvero, il momento in cui quelli col passaporto italiano – che non ce la fanno più ad arrivare alla fine del mese, che sono vessati da un regime fiscale troppo pesante, che non trovano la casa popolare e non riescono a mandare il figlio all'asilo nido – entrano in conflitto con quelli che hanno un passaporto extracomunitario, che rubano per arrivare alla fine del mese, non pagano le tasse e, in cambio, una classe politica corrotta e perbenista concede loro la casa popolare e il posto garantito all'asilo nido per il figlio. E pure champagne e caviale. Basterebbe guardare i dati – ma, si sa, leggere costa fatica – per rendersi conto che così non è, che questa realtà esiste solo sui manifesti elettorali della Lega Nord e della galassia neofascista: l'Italia è il paese europeo che sta in fondo alla classifica per numero di rifugiati politici sul suo territorio. E' per questo che nessuno, al di là delle Alpi, ci dà retta quando parliamo di invasione di extracomunitari. Ci prendono per scemi, o per furbetti, o per fantasiosi sparacazzate.

Troppo difficile andare a guardare cos'è davvero «Mare Nostrum», il Dublino II, le nostre tremende leggi sull'immigrazione. Molto meglio mettere «rom» nel titolo e guadagnare valanghe di accessi unici al sito del proprio giornale, fa niente per le conseguenze sociali di un comportamento del genere.

Nei giorni dell'ira e dell'indignazione a Tor Sapienza, quando l'odio si riaffaccia e chi vuole acquisire credito politico soffiando sul fuoco non si fa scrupolo a farlo, la stampa si riscopre complice di un sistema perverso che, in parte, ha contribuito a creare. Per il giornalista inglese John Foot, un paese la cui stampa usa ancora in maniera disinvolta la parola «vu cumprà», non può essere preso sul serio, è un paese razzista. Altro che guerra tra poveri, questa è una guerra tra poveri e poveri stronzi.


=== 2 ===

http://www.famigliacristiana.it/articolo/alla-zanzara-fare-dei-rom-cibo-per-maiali.aspx

ZANZARA SHOCK: «FARE DEI ROM CIBO PER MAIALI»


21/11/2014  Alla trasmissione di Radio 24 si dà spazio alle tesi che invitano a «termovalorizzare i rom» e allo «sterminio completo degli zingari, donne, uomini e bambini» e citano le intuizioni in materia di Adolf Hitler. Esagerato? Ma no, secondo il conduttore Cruciani «uno può dire quello che vuole».



di Stefano Pasta


Sintonizzandosi sulla trasmissione di punta della radio di Confindustria, si possono ascoltare inviti allo sterminio dei rom, con tanto di citazioni dell’illustre predecessore Adolf Hitler.

Il sindaco leghista di Concamarise, Cristiano Zuliani, commentando l’invito della Presidente del Parlamento Boldrini a «valorizzare i rom», scrive su Facebook: «La ga rason... i rom i va termovalorizzati...». Per l’autore si tratta «di un profilo ironico», per i conduttori della Zanzara un’occasione da non farsi sfuggire. Ieri, 20 novembre, Cruciani e Parenzo l’hanno subito chiamato e, tra i racconti della gesta del nonno in camicia nera, hanno dato ampio risalto alle sue tesi.

Del resto, alla trasmissione di Radio 24 le sparate scorrette vanno alla grande. Solo l’altro ieri Cruciani definiva «noiose» le parole della presidente della Camera Laura Boldrini contro il sessismo e la violenza sulle donne, precisando che bisogna «smetterla con questi discorsi», «evviva le donne nude in pubblicità», concludeva il conduttore della Zanzara. «Diciamolo: un bel c…. di donna fa vendere il prodotto» (naturalmente, non volendo usare il linguaggio di Cruciani facciamo fatica a citarne anche solo una frase, perché nella sua trasmissione il turpiloquio è elevato a sistema).

Il peggio però era andato in onda mercoledì 12 dicembre, quando i due noti giornalisti hanno ospitato le tesi genocidarie sui rom, nella sostanziale indifferenza generale. Tal Giorgio da Genova telefona al conduttore Cruciani, che conosce il contenuto del suo intervento e assapora lo scoop, iniziando ad auspicare «lo sterminio completo degli zingari, donne, uomini e bambini». Alla domanda interessata del giornalista «se veramente vuol fare dei rom mangime per gli animali», risponde come si organizzerebbe: «Un campo di concentramento, un autocompattatore, da una parte entrano zingari, dall’altra esce mangime per maiali».

In realtà, Cruciani non ha fatto alcuno scoop, l’idea non è così originale. E infatti, nei suoi cinque minuti di gloria concessagli da Radio 24, Giorgio da Genova spiega l’illustre riferimento teorico: «Il Mein Kampf se non sbaglio, dice: un animale se lo addestri cambia, uno zingaro non cambia». Adolf Hitler dixit, insomma.

L'OSPITE CITA IL MEIN KAMPF DI HITLER. MA PER CRUCIANI "OGNUNO PUÒ DIRE QUELLO CHE VUOLE"

Bastava interrompere il collegamento telefonico – anzi, non dargli proprio spazio, dato che il contenuto era ben noto – e invece, a questo punto, va in onda uno scambio di battute tra i due conduttori con un’abile e furba modalità di prendere le distanze, continuando a far parlare il tal Giorgio e fregandosi le mani per l’audience presumibilmente in crescita.

Nel gioco delle parti tra i due giornalisti, Parenzo interpreta quella dello “scandalizzato”, mentre il collega fa “il paladino della libertà d’espressione”. Solo presunta libertà d’espressione, essendo più nel campo dell’apologia di genocidio e dell’incitamento pubblico all’odio razziale. Spiega Cruciani: «Uno può dire quello che vuole».

È una tesi che fa più male dei riferimenti al Mein Kampf di Hitler e che dimostra come l’Italia non abbia fatto ancora i conti con quella pagina della sua storia in cui, durante il regime fascista, famiglie rom e sinti subivano il rastrellamento – l’ospite di Cruciani e Parenzo direbbe «completo: donne, uomini e bambini» – e l’internamento in campi di concentramentoin località italiane (Boiano, Prignano, Gonars, Agnone, Pedasdefogu...) rimosse dalla nostra memoria nazionale.

Da qui erano inviati ad Auschwitz e nei lager nazisti, dove venivano mandati al lavoro forzato, poi gasati e passati nei forni crematori. Rita Prigmore, sinta tedesca sopravvissuta agli esperimenti nazisti del dottor Mengele ad Auschwitz, ha raccontato come morì bambina sua sorella gemella Rolanda: «I medici le avevano fatto delle iniezioni di inchiostro negli occhi per tentare di cambiarle colore».

Furono tra 500 mila e il milione i rom e sinti uccisi dal piano genocidario nazifascista, proprio secondo le tesi ospitate da Radio 24 e rilanciate da Cruciani con rivendicazione vanitosa e compiaciuta del “politicamente scorretto”.

Il tutto veniva trasmesso da Milano, nelle stesse ore in cui i fiumi della città esondavano e, ancora una volta, i rom erano tra coloro che pagavano il conto più salato. Il Lambro straripava e travolgeva tutti gli averi di alcune famiglie che avevano costruito le loro baracche sul greto del fiume. Ma la radio di Confindustria non se ne accorgeva, faceva più notizia (e audience) discettare di come trasformare i rom in cibo per animali.

Davvero si “può dire quel che si vuole”? Se così fosse, ha ancora un senso che nel giornalismo si parli di deontologia professionale? E ancora, l’Ordine dei giornalisti non ha nulla da dire?Merita ricordare che i responsabili dell’emittente ruandese “Radio Mille Colline”, che durante il genocidio del 1994 incitavano ad andare fino in fondo con lo sterminio, sono stati condannati dal Tribunale speciale internazionale per il Ruanda a una decina d’anni di carcere. In Italia è reato incitare all’odio e propagandare xenofobia e razzismo?

Sul genocidio di rom e sinti: www.romsintimemory.it



(italiano / more languages)

Aggiornamenti da Ucraina e Donbass / 1: Collegamenti e iniziative


0) INIZIATIVE pubbliche e di controinformazione
1) DOCUMENTI
2) ANALISI E OPINIONI
3) AGGIORNAMENTI da metà settembre a fine novembre 2014


=== 0 ===


--- INIZIATIVE PUBBLICHE:

SIENA, 28 Novembre 2014
alle ore 16:00 nell'aula H - 2° piano Fieravecchia

IL DONBASS RESISTE!

Interverrà un componente della Carovana Antifascista

Proiezioni di immagini, video, e interviste inedite sulla guerra civile che sta distruggendo l'Ucraina

DAS - NO PASARAN

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ROMA, 2 Dicembre 2014 
alle ore 19:00 in piazza Santa Maria in Trastevere

ONORE AI MARTIRI DI ODESSA

Sette mesi ci separano dal massacro che i nazionalisti ucraini hanno compiuto nella Casa dei Sindacati di Odessa. Martedì sera, a Trastevere, onoreremo quei martiri.


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MILANO, 6 Dicembre 2014
dalle ore 14:00 in Piazza dei Mercanti

PER LA PACE IN UCRAINA E NEL DONBASS - CONTRO IL NAZISMO
PER L'INFORMAZIONE CORRETTA E LA VERITA'
МИЛАН PIAZZA MERCANTI 6 ДЕКАБРЯ 2014: 14-19 ЧАСОВ ПРОТЕСТА 
ЗА МИР В УКРАИНЕ И ДОНБАССА В БОРЬБЕ ПРОТИВ ФАШИЗМА

Evento facebook: https://www.facebook.com/events/331534220361177/


--- INIZIATIVE DI CONTROINFORMAZIONE:

Da "Volti del Donbass" a "The Vineyard of Saker – Italia" (24 novembre 2014)


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Dossier su Nato-Ucraina-Russia sul sito del CESPI


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Mappa interattiva degli scontri in Donbass


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*** AGGIORNAMENTI CONTINUI ALLE PAGINE FB: 
https://www.facebook.com/southfrontital
https://www.facebook.com/groups/cdgdgdc/ ***


=== 1: DOCUMENTI ===

« Bataillon Azov » : une milice néo-nazie, des brigades internationales fascistes financés par l'oligarque israélo-ukrainien I.Kolomoisky
TRAD.: Battaglione Azov: una milizia neo-nazista, delle brigate internazionali fasciste finanziate dall'oligarca israelo-ucraino I. Kolomoisky (PM | solidarite-internationale-pcf.over-blog.net - 17/09/2014)

Something very, very interesting has happened in Novorussia (The Vineyard of the Saker, 29/10/2014)
Two senior Novorussian commanders, Igor Bezler and Alexei Mozgovoi have attempted to communicate with those Ukrainians who are on the other side…
TRAD.: Qualcosa di molto, molto interessante è accaduto in Novorossija (The Vineyard of the Saker, 29 ottobre 2014)
Due dei suoi comandanti, Igor' Bezler e Alexej Mozgovoj, parlano per la prima volta, attraverso la mediazione di tre troupe televisive, con alcuni dei loro corrispettivi nell’esercito regolare ucraino. La parte sconvolgente di questi colloqui è l’intesa profonda, sia da parte della Novorossija sia da parte dell’esercito ucraino, su quanto la politica attuale dei nazisti e degli oligarchi abbia rovinato il paese…
VIDEO: Intervista a Bezler: pubblicata il 21 ottobre 2014
http://youtu.be/uVN2wkuL88w (lunghezza: 2 ore e 17 minuti)
VIDEO: Prima videoconferenza di Mozgovoj: pubblicata il 22 ottobre 2014
http://youtu.be/WYy5Y9MQozA (lunghezza: 1 ora e 20 minuti)
VIDEO: Seconda videoconferenza di Mozgovoj: pubblicata il 28 ottobre 2014
http://youtu.be/tC7YGe0SmqQ (lunghezza: 1 ora e 51 minuti)

Invasioni russe (di Enrico Santi, giovedì 6 novembre 2014)
«La psicosi dello spietato invasore russo che vuole occupare l'Europa riesce a raggiungere picchi inaspettati…»

Nazi NATO, Atrocities Committed in Eastern Ukraine, But No War Crimes Tribunals? Why? (By Eric Zuesse - Global Research, November 10, 2014)

MH17. Il reportage censurato dalla BBC (Pandora TV, 19/11/2014)

L'Ustica ucraina fu un errore di chi voleva abbattere Putin? (Giulietto Chiesa, 21/11/2014)

Qualcosa di nuovo sul volo della Malaysia Airlines (17/11/2014)
L’agenzia Reuters ha condotto una video-inchiesta, molto dettagliata quanto ignorata dal maintsream mediatico, sull’abbattimento del MH-17 Malaysia Airlines…

L’avion MH17 de Malaysia Airlines abattu par des avions militaires ukrainiens (Par Prof Michel Chossudovsky, Mondialisation.ca, 20 novembre 2014)
http://www.mondialisation.ca/lavion-mh17-de-malaysia-airlines-abattu-par-des-avions-militaires-ukrainiens/5415052

La foto del battaglione Azov in posa con le bandiere della NATO e delle SS:
(dalla pagina vkontakte di un membro del battaglione, Oleg Pyenya:
Fonte: pagina FB "Con l'Ucraina antifascista"



=== 2: ANALISI E OPINIONI ===

Crise ukrainienne : Poutine, OTAN, Europe, qui sont les vrais responsables ? (Par Alexis Feertchak, sur Le Figaro du 13/08/2014)

Le ragioni del successo della controffensiva di Novorossija (Reseau International 2 settembre 2014)

Cos’è la "Novorossija"? (di Alain Benajam, Reseau Voltaire 11/9/2014)

La responsabilité de l’Occident dans la crise en Ukraine (« HORIZONS ET DÉBATS », 14E ANNÉE, N° 22, 15 SEPTEMBRE 2014)

True Heroes Behind Kiev Ceasefire (23.09.2014 Author: William Engdahl)
TRAD: I veri eroi del cessate il fuoco di Kiev (F. William Engdahl - New Eastern Outlook - 23/09/2014)

Ri-bruciare Stalingrado? La Russia, le sanzioni e le reazioni sproporzionate (di Igor Pellicciari, 23/09/2014)
Alla base delle misure prese da Unione Europea e Stati Uniti contro Mosca c'è un grave errore di valutazione. Un errore che si poteva evitare studiando la storia del popolo russo invece di concentrarsi sull'analisi psicologica di Putin…

The Truth About That 'Russian' Submarine Near Stockholm (By Katrin Scheib, Oct. 20 2014)

Ucraina: economia a picco, il paese consegnato alla Troika (di Marco Santopadre, 22 Ottobre 2014)

Partito Comunista Operaio Russo (RCWP): FAQ riguardanti gli eventi in Crimea e in Ucraina (23/10/2014)

An Interview with "The Saker". The Ukraine, As We Know It, Is Gone Forever (by MIKE WHITNEY, OCTOBER 14, 2014)
TRAD.: Intervista con "The Saker": L'Ucraina, così come la conoscevamo, se ne è andata per sempre (di Mike Whitney * | counterpunch.org - 14/10/2014)
"The Saker" (il falchettoè un ex analista militare nato in Europa da una famiglia di profughi russi. Ora vive in Florida, dove cura il blog "The Vineyard of The Saker" (La vigna del falchetto) ed è un assiduo collaboratore di "Russia Insider". Il comitato internazionale che collabora al blog del "Falchetto" comprende, oltre ai membri originari, altri membri francesi, tedeschi, russi, serbi e dell'Oceania e presto includerà un nuovo membro latino-americano…

Bandera va a Varsavia. I nazionalisti ucraini vogliono annettersi territori polacchi (di Svetlana Homzikova, Voice of Sevastopol – Pravda; 2/11/2014)

La vittoria del banderismo ridurrà l’Ucraina al solo banderastan (Oleg Bondarenko, Fort Russ 29 ottobre 2014)
https://aurorasito.wordpress.com/2014/10/30/la-vittoria-del-banderismo-ridurra-lucraina-al-solo-banderastan/

Eine Monroe-Doktrin für Osteuropa (GFP, 4.11.2014)
Die NATO soll ihren Hegemonialanspruch auf Osteuropa und den Südkaukasus mit einer neuen "Monroe-Doktrin" reklamieren. Diese Forderung stellt eine führende deutsche Tageszeitung zur Diskussion. Demnach lägen Länder wie etwa die Ukraine, Moldawien und Georgien "in einer gefährlichen Grauzone". Man müsse ihnen unabhängig von der Frage einer NATO-Mitgliedschaft einen Status verleihen, der alle "Versuche einer außenstehenden Macht", ihre "Souveränität … zu untergraben", zu einer Aggression "gegen die westliche Allianz" erkläre und für diesen Fall Maßnahmen "knapp" unterhalb der NATO-Beistandsklausel vorsehe. Autor des Meinungsbeitrags ist ein US-Journalist, der Ansichten außenpolitischer Hardliner in den Vereinigten Staaten vertritt und in deutschen Medien schon mehrfach Raum zur Darstellung seiner Positionen erhalten hat. Seine Beiträge stärken die Position deutscher Hardliner, die ihrerseits ein aggressives Vorgehen gegen Russland fordern und sich damit gegen die aktuelle Regierungspolitik wenden. Außenminister Steinmeier hat gestern zum wiederholten Mal erklärt, es sei "wichtig, dass wir damit beginnen, über die Kriterien für Sanktionserleichterungen zu diskutieren". Das habe er "auch im EU-Außenministerrat angeregt"…
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/58983

Die Eigendynamik des Umsturzes (Der Ukraine-Konflikt nach den Wahlen in Donezk und Luhansk – GFP, 6.11.2014) 
Nach den Wahlen in der Ostukraine entflammt die Diskussion über die Russland-Sanktionen der EU erneut. Während Teile des Polit-Establishments auch in Berlin sich für ihre Verschärfung aussprechen, plädieren andere dafür, neue Strafmaßnahmen nur gegen die Aufständischen in der Ostukraine zu verhängen und die Sanktionen gegen Russland in absehbarer Zeit zu "überprüfen". Hintergrund ist die militärische Niederlage der Kiewer Truppen Anfang September, die eine Fortführung des Bürgerkriegs zur Zeit nicht angeraten erscheinen lässt: Die Truppen der Aufständischen standen vor der Eroberung der kompletten Küste von der russischen Grenze bis zur Krim. Zudem befindet sich die Ukraine ökonomisch am Rande des Zusammenbruchs; die Erdgasversorgung des Landes ist unmittelbar vor Beginn des bitter kalten ukrainischen Winters weitgehend von Russland abhängig. Um das Abgleiten ins Chaos und einen Kontrollverlust über das soeben erst in die deutsch-europäische Hegemonialsphäre übergegangenen Landes zu verhindern, vermeidet die Berliner Regierungspolitik - vorläufig - erneute Provokationen gegen Moskau. Allerdings verstärken nationalistische Kreise in der Ukraine, die Berlin und Brüssel auf dem Majdan gefördert haben, um den prowestlichen Umsturz durchzusetzen, ihren Druck auf Kiew - mit dem klaren Ziel, den Bürgerkrieg wieder aufzunehmen.
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/58985

Putin risponde alla minaccia di McCain (Sottotitoli Italiani - 8/nov/2014)

"Se l'Occidente vuole essere onesto, deve ammettere di aver commesso un errore in Ucraina", Henry Kissinger (10/11/2014)

Ukraine has ignored the far right for too long – it must wake up to the danger (Volodymyr Ishchenko - theguardian.com, Thursday 13 November 2014)
The indifference of officials and mainstream opinion to the election of far-right MPs is hugely worrying…

A Napoli il comando della forza di pronto intervento Nato anti-Russia (Antonio Mazzeo, 15 novembre 2014)

Le manovre della NATO ai confini della Russia (17 Novembre 2014 – da www.avante.pt | Traduzione di Marx21.it)
L'Alleanza Atlantica sta attuando “giochi di guerra” alle frontiere della Russia, che considera le manovre una minaccia alla sicurezza in Europa e un contributo al degrado della situazione in Ucraina, dove la guerra prosegue…
http://www.marx21.it/internazionale/pace-e-guerra/24761-le-manovre-della-nato-ai-confini-della-russia.html

Quanto ci costano le sanzioni alla Russia (di Renzo Rosati - ilVelino/AGV NEWS 18 novembre 2014)
L'Italia si troverà a fine anno con un miliardo di mancate esportazioni…
http://www.ilvelino.it/it/article/2014/11/18/quanto-ci-costano-le-sanzioni-alla-russia/8f29fafc-82ce-49d1-8287-47bb1ba068fc/

Come ti spiego l'economia ucraina in un solo minuto (Pepe Escobar - 18 novembre 2014 - russia-insider.com)
Pepe Escobar decifra con pochi dati - essenziali e drammatici - la catastrofe dell'economia ucraina, in cui si rispecchia il disastro della politica europea…
http://megachip.globalist.it/Secure/Detail_News_Display?ID=112374&typeb=0

I bambini dimenticati del Donbass (T. Santi intervista Ennio Bordato, 20/11/2014)
http://italian.ruvr.ru/2014_11_20/I-bambini-dimenticati-del-Donbass-8021/

Distortion and dishonesty: Ukrainian films at the Cottbus Film Festival (By Stefan Steinberg / WSWS, 20 November 2014)

Petro Simonenko: “Ucraina unita e Ucraina Sovietica sono concetti identici” (20 Novembre 2014)
http://www.marx21.it/comunisti-oggi/in-europa/24782-petro-simonenko-ucraina-unita-e-ucraina-sovietica-sono-concetti-identici.html

L'AMMISSIONE (di Giulietto Chiesa, 20/11/2014)
Come mai Kolomoyskyi conosce così tante cose circa l'abbattimento del Boeing? L'Ustica ucraina fu un errore di chi voleva abbattere Putin? 

LAVROV: L'OBIETTIVO DELLE SANZIONI - IL CAMBIO DI REGIME IN RUSSIA (23/11/2014)

Quelli che non condannano il nazismo (di Giulietto Chiesa, 24 novembre 2014)
All'ONU la Russia propone una condanna del nazismo. Ucraina, USA e Canada votano contro. L'Italia si astiene, assieme all'Europa. Capire dove si sta andando …

Anti-fascist rebellion in Ukraine and Donbass
From the talk given by Greg Butterfield at the 2014 Workers World Party National Conference in New York City


=== 3: AGGIORNAMENTI ===

da metà settembre a fine novembre 2014

*** AGGIORNAMENTI CONTINUI ALLE PAGINE FB: 
https://www.facebook.com/southfrontital
https://www.facebook.com/groups/cdgdgdc/ ***


Le sanzioni come atto di violenza (Midnight Rider, 15 settembre 2014)

L’occhio strabico dei media italiani sull’Ucraina (Michele Marsonet, 16 settembre 2014)

Nel battaglione Azov parla inglese… Neonazisti stranieri, mercenari o soldati mandati direttamente dai paesi NATO?
Батальон «Азов» снял на видео собственное поражение 16.09.2014

Ucraina: ratificato l’accordo di associazione con l’UE. “Momento glorioso per la democrazia” dice Schulz (16/09/2014)
http://it.euronews.com/2014/09/16/ucraina-ratificato-l-accordo-di-associazione-con-l-ue-momento-glorioso-per-la-democrazia-dice-schulz/
VIDEO: http://it.euronews.com/2014/09/16/ucraina-ratificato-l-accordo-di-associazione-con-l-ue-momento-glorioso-per-la-democrazia-dice-schulz/

Parla presidente ucraino, Gue abbandona l’Aula e vota contro l’accordo di associazione 

Barbara Spinelli sull’accordo di associazione UE-Ucraina (16 Settembre 2014)

Deputato Vitaly Zhuravsky, pestato dai nazisti di Kiev per aver difeso il Donbass (16/9/2014)

Ukrainian president delivers bellicose speech to the US Congress (By Niles Williamson / WSWS, 19 September 2014)

Kiev tutta Ue-Nato chiede armi Usa e bacchetta l'Italia (Ennio Remondino, 19 settembre 2014)
Dopo l’Accordo di Associazione con il mercato europeo, Kiev a Washington chiede 'armi e non coperte' e sul gas russo bacchetta l'allarmismo della stampa italiana. Mentre il premier Yatseniuk, minaccia di epurare un milione di persone 'filo russe' da certe professioni. Accadde con gli ebrei…

Poland announces formation of joint military unit with Ukraine and Lithuania (By Niles Williamson / WSWS, 20 September 2014)

Terzo carico di aiuti russi a Donetsk (20 settembre 2014)
200 i camion. Nessuna ispezione da dogana e Croce Rossa

La colonna degli aiuti umanitari russi è arrivata in prossimità di Donezk (20 settembre 2014)

Un nastro di San Giorgio ha causato uno scandalo ad un ricevimento dell'Ambasciatore americano (20 settembre 2014)

Ucraina, il default avvicina la vittoria di Putin (Mauro Bottarelli, 22/9/2014)

Walesa [Premio Nobel per la Pace]: "La Polonia ha bisogno dell'atomica contro la Russia" (24/9/2014)

Ucraina, dieci morti in bombardamenti a Donetsk. Esplosione vicino a una scuola (di Redazione Il Fatto Quotidiano | 1 ottobre 2014)
VIDEO. Secondo le autorità locali sei vittime si trovavano su un taxi collettivo mentre un proiettile di artiglieria è caduto a tre metri da un cortile scolastico. L'attacco proprio nel primo giorno di lezioni 

Donetsk, strage in una scuola. Alcune prigioniere raccontano le torture (Marco Santopadre, 1 Ottobre 2014)

In Ucraina orientale bomba sulla scuola, a Kiev baby soldati (Ennio Remondino, 1 Ottobre 2014)

A brief encounter with the Kiev junta’s border guards (By Greg Butterfield / WW, on October 2, 2014)

Crimini della giunta Ucraina. Una madre parla del figlio torturato e ucciso - Ita Sub (Fronte Sud, 3/ott/2014)

Drôle de silence autour du crash du vol MH 17 (octobre 3rd, 2014 | by Mickael - Fondateur de News360x)
http://news360x.fr/drole-silence-autour-du-crash-du-vol-mh-17/

Nuove stragi a Donetsk, l’Europa regala droni al regime di Kiev (di Marco Santopadre, 7 Ottobre 2014)

Ukraine: Donetsk homes BURN amid intense shelling (RuptlyTV, 7/ott/2014)

Crises en Syrie et en Ukraine : la Serbie criminalise le départ des volontaires à la guerre (B92, 8 octobre 2014)

FOTO: Combattimenti nei pressi dell'aeroporto di Donetsk. Testimonianza diretta dal Donbass di Eliseo Bertolasi (9/10/2014)

Mariupol in ostaggio degli invasori della giunta (fonte: pagina FB "Fronte Sud", 9/10/2014)
Nel video: uno dei punitori dei nazi-battaglioni ucraini, ubriaco, ferma le auto, intimidisce i passeggeri sparando in aria con il mitra e poi li deruba…
http://novorossia.su/ru/node/7775
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=25rspDXx-CY

Due Battaglioni e due squadroni del MUP (Polizia ucraina) fuggiti da zone di combattimento in DONBASS (RusVesna, 10/10/2014)

Ukrainian Defense Minister resigns, Poroshenko to announce another candidate (RT, October 12, 2014)

Attentato contro l’ex "Governatore del popolo" di Donetsk (Voce della Russia, 13 ottobre 2014)
http://italian.ruvr.ru/news/2014_10_13/Attentato-contro-l-ex-Governatore-del-popolo-di-Donetsk-6536/

A Leopoli i nazisti celebrano il 72° anniversario della creazione dei battaglioni collaborazionisti di Bandera:
200 citizens of Lvov held the march in memory of supporters of Bandera (NNA, October 13, 2014)
Нацисты прошлись маршем по Львову (13 октября 2014)

Il battaglione punitivo "Kiev-2" ha disertato la zona delle operazioni militari contro il popolo della Novorossiya
VV MVDU Kiev-2 Battalion Deserted from Zone of Operations in Novorossiya (13/10/2014)
http://02varvara.wordpress.com/2014/10/13/vv-mvdu-kiev-2-battalion-deserted-from-zone-of-operations-in-novorossiya/

Fonte: pagina FB "Fronte Sud", 13/10/2014
CENTINAIA DI SOLDATI DELLA NAZGUARDIA PROTESTANO A KIEV 
Alcune centinaia di soldati della Guardia Nazionale ucraina stanno protestando fuori dall'ufficio dell'amministrazione presidenziale a Kiev, chiedendo la smobilitazione. Dicono di rifiutarsi di fare rientro alle loro caserme fuori della capitale… 
100s of Ukraine soldiers protest in front of presidential administration (RT, October 13, 2014)
http://rt.com/news/195596-kiev-soldiers-president-ukraine/
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=6atEyAtD7Hw

Kiev, i nazisti assaltano il Parlamento in nome di Stepan Bandera (di Marco Santopadre, 14 Ottobre 2014)
http://contropiano.org/internazionale/item/26912-kiev-i-nazisti-assaltano-il-parlamento-in-nome-di-stepan-bandera

Nationalist Protest Turns Violent in Kiev (By NICK SHCHETKO - Oct. 14, 2014)
Protesters Clash with Police Amid Growing Discontent Over Slow Pace of Government Reforms
http://online.wsj.com/articles/nationalist-protest-turns-violent-in-kiev-1413298866

A Kiev estrema destra davanti alla Rada per la consacrazione dei neonazi di Bandera (Fabrizio Poggi, Il Manifesto 15.10.2014)
http://ilmanifesto.info/a-kiev-estrema-destra-davanti-alla-rada-per-la-consacrazione-dei-neonazi-di-bandera/

Croatia to Treat Ukraine’s Wounded National Guards: Ukrainian Embassy (RIA Novosti 19/10/2014)
http://en.ria.ru/world/20141019/194274191/Croatia-to-Treat-Ukraines-Wounded-National-Guards-Ukrainian.html

Fortissima esplosione a Donetsk, avvertita fino a 50 chilometri di distanza
Донецк 20.10.2014 Предположительно нанесён удар ТРК Точка у в район площадки
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=qT4RhTig_oM

PTV News 22 ottobre 2014 – La UE paga il gas di Kiev
L’UE e l’FMI pagheranno il debito da 3 miliardi e mezzo di euro che Kiev deve a Mosca. Va sul conto dei contribuenti europei il gas di Kiev, per evitare che l’Ucraina sottragga il gas destinato all’Europa…
http://www.pandoratv.it/?p=2094
VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=gGs6lLQkzqc

Sweden mounts military operation to find alleged Russian submarine (By Jordan Shilton / WSWS, 22 October 2014)
http://www.wsws.org/en/articles/2014/10/22/swed-o22.html

Луганск. Бахмутка. Уничтоженная колонна техники. 27.10.2014
[nazista italiano eliminato nel Donbass? Se ne parla dal minuto 2.00 di questo video]
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=qjBdqlV5ckE

Partito il convoglio russo per il Donbass con migliaia di tonnellate di aiuti umanitari (29/10/2014)
http://comunicati.russia.it/partito-il-convoglio-russo-per-il-donbass-con-migliaia-di-tonnellate-di-aiuti-umanitari.html

After fraudulent Ukraine elections, Donbass republics brace for new attack (By Greg Butterfield / WW, on October 29, 2014)
http://www.workers.org/articles/2014/10/29/fraudulent-ukraine-elections-donbass-republics-brace-new-attack/

Ukraine’s recession continues to deepen (By David Levine / WSWS, 30 October 2014)
http://www.wsws.org/en/articles/2014/10/30/ukec-o30.html

Allerta Nato, intercettati 26 aerei da guerra russi nello spazio aereo europeo (di F. Q. | 29 ottobre 2014)
I velivoli hanno volato nelle ultime 48 ore su Mar Baltico, Mar Nero, Mare del Nord e Oceano Atlantico…
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/29/allerta-nato-intercettati-26-aerei-guerra-russi-nello-spazio-aereo-europeo/1179605/
Le inaudite menzogne della propaganda filo-occidentale sugli aerei russi intercettati. Ecco come stanno veramente le cose (31 ottobre 2014)
http://www.pressnewsweb.it/2014/10/le-inaudite-menzogne-della-propaganda.html?m=1

’Ucraina è più nera. Poroshenko, azzoppato, cerca alleati a destra (Marco Santopadre, 31 Ottobre 2014)
http://contropiano.org/internazionale/item/27232-l-ucraina-e-piu-nera-poroshenko-azzoppato-cerca-alleati-a-destra

Russia e Ucraina hanno firmato l'accordo sul gas (31/10/2014)
http://comunicati.russia.it/russia-e-ucraina-hanno-firmato-l-accordo-sul-gas.html

АМЕРИКАНЦЫ ПРИСТУПИЛИ К ПЕРЕКОВКЕ УКРАИНСКИХ КАРАТЕЛЕЙ НА ДИВЕРСАНТОВ (31 Октябрь 2014)
http://antifashist.com/item/amerikancy-pristupili-k-perekovke-ukrainskih-karatelej-na-diversantov.html
TRAD.: American instructors prepairing clandestine groups for Russian-speaking territories (Antifascist.com, October 31, 2014)
http://fortruss.blogspot.no/2014/10/american-instructors-prepairing.html

Una chiesa andata in fiamme, un convento, un cimitero colpiti vicino all'aeroporto di Donetsk (Sunday Morning TV, 2/11/2014)
http://www.civg.it/index.php?option=com_content&view=article&id=500:una-chiesa-andata-in-fiamme-un-convento-un-cimitero-colpiti-vicino-all-aeroporto-di-donetsk&catid=2:non-categorizzato
Sunday Morning TV: Shelling a Church, Graveyard, Civilians with Incendiary Munitions on Friday (Russia Insider, 2/nov/2014)
VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=pnHlS2UcaMg

Bandera va a Varsavia (Svetlana Homzikova, Voice of Sevastopol – Pravda, 2/11/2014)
I nazionalisti ucraini vogliono annettersi territori polacchi…
https://aurorasito.wordpress.com/2014/11/02/bandera-va-a-varsavia/

La Russia ha stanziato 36 milioni di dollari per aiutare i rifugiati ucraini (3/11/2014)
http://comunicati.russia.it/la-russia-ha-stanziato-36-milioni-di-dollari-per-aiutare-i-rifugiati-ucraini.html

Il Ministero delle Emergenze della Russia sta preparando un nuovo convoglio di aiuti umanitari per il Donbass (4/11/2014)
http://comunicati.russia.it/il-ministero-delle-emergenze-della-russia-sta-preparando-un-nuovo-convoglio-di-aiuti-umanitari-per-il-donbass.html

US, Europe issue new threats after elections in Ukraine’s separatist regions (By Andrea Peters / WSWS, 4 November 2014)
http://www.wsws.org/en/articles/2014/11/04/ukra-n04.html

Cittadinanza ucraina ai miliziani patrioti. Polonia è ‘all’armi’ (Ennio Remondino, 4/11/2013)
Kiev da la cittadinanza agli stranieri che combattono sotto la sua bandiera anche se con ben altri simboli
http://www.remocontro.it/2014/11/03/cittadinanza-ucraina-miliziani-patrioti-polonia-allarmi/

PTV News 4 novembre 2014 – Pronti a invadere la Russia / La sconfitta di Kiev / L’Europa paga il conto
http://www.pandoratv.it/?p=2190
VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=kQWneaudY9A

L’Ucraina svolta ancora più verso destra, nazi sempre più al potere (di Franco Fracassi – 4 novembre 2014)
http://popoffquotidiano.it/2014/11/04/lucraina-svolta-ancora-piu-verso-destra-nazi-sempre-piu-al-potere/

PTV News – 5 novembre 2014 – MH17: gli olandesi si svegliano / L’Europa paga per Kiev / Poroshenko in crisi manda l’esercito / Lady Pesc tra Palestina e Israele
http://www.pandoratv.it/?p=2197
VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=2Q8hypbU1jU

Esercito ucraino combatte con tank radioattivi provenienti da Chernobyl (di Maurizio Vezzosi, 5 novembre 2014)
La testimonianza di un soldato ucraino e la verifica fatta con strumenti appositi su di un carro armato abbandonato dalla Guardia nazionale (foto e video)
http://popoffquotidiano.it/2014/11/05/esercito-ucraino-combatte-con-tank-radioattivi-provenienti-da-chernobyl/

Due bambini sono stati uccisi nel bombardamento di Donetsk (5/11/2014)
http://italian.ruvr.ru/news/2014_11_05/Due-bambini-sono-stati-uccisi-nel-bombardamento-di-Donetsk-2371/

Ucrania prepara bloqueo a la región de Donbás (6 noviembre 2014)
Con la excusa de que los territorios de Donestk y Lugansk no pagan a Ucrania los suministros de gas y electricidad, el presidente Poroshenko apuesta por "medidas de presión económica"…
http://www.telesurtv.net/news/Ucrania-prepara-bloqueo-a-la-region-de-Donbas-20141106-0002.html

I bambini, feriti nel bombardamento a Donezk, sono stati salvati (6/11/2014)
Il 5 novembre a Donezk sono morti due adolescenti, quattro i feriti. Giocavano a calcio nel cortile della scuola quando sono scoppiate due bombe ..
http://comunicati.russia.it/i-bambini-feriti-nel-bombardamento-a-donezk-sono-stati-salvati.html

Ucraina, colpita una scuola a Donetsk: due persone uccise e quattro ferite. Amnesty International: indagare subito (6 novembre 2014)
http://www.amnesty.it/Ucraina-colpita-scuola-a-Donetsk-due-persone-uccise-e-quattro-ferite-indagare-subito

Shocking attack: Teens killed & injured in Donetsk school shelling (RT, 5/nov/2014)
Artillery fire has come down on the grounds of a school in the eastern Ukrainian city of Donetsk, killing at least two and injuring four teens. RT's Roman Kosarev is there. The report contains some disturbing images…
VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=sMpl1CULOUE

PTV News 6 novembre 2014 – Amnesty contro Kiev per la strage di bambini

L'OSCE conferma responsabilità esercito ucraino in bombardamento scuola di Donetsk (8/11/2014)
http://italian.ruvr.ru/news/2014_11_08/LOSCE-conferma-responsabilita-esercito-ucraino-in-bombardamento-scuola-di-Donetsk-7798/

Aeroporto di Donezk, esercito della Repubblica popolare del Donezk: liquidato un terrorista ceceno (8/11/2014)

Kirovsk: Gli ucraini hanno distrutto la casa e hanno ucciso la famiglia del uomo… (November 5th 2014)
Fonte: pagina FG "Crimini di guerra del "governo" di Kiev https://www.facebook.com/groups/cdgdgdc/
<< Attenzione! Il video è veramente forte... Vi prego di valutare bene. Non è adatto alle persone sensibili e ai minorenni. L'uomo(il nonno) che ha perso la moglie e la nipotina, non riesce inizialmente neanche rendersi conscio di quello che è accaduto. Quando portano via i corpi l'uomo dimenandosi, corre dietro il corpo della moglie non riuscendo ancora di rendersi conto bene di quello ch'è successo. non capendo bene cosa ch'e' successo... Alla fine del video allungando la mano con la catenina con la croce tolta dal collo della moglie uccisa maledice Poroshenko e giura di vendicarsi. "Adesso viene il mio figlio e vedrete. Ricordate la storia della battaglia di Stalingrado? C'erano due cecchini. Iraaa!(alla moglie) Mi senti?! Mi vendico! Mi vendico! Per te e per Svetka(la nipotina di 10 anni)!" >>
Kirovsk: I'll avenge for my granddaughter and wife! Кировск: Я отомщу за внучку и жену! (ENG SUB)

Ucraina, si combatte. Kiev pronta all’offensiva contro il Donbass? (Redazione Contropiano, 9 Novembre 2014)

Russia: esercitazione Nato in Estonia è contro di noi (Redazione Contropiano, 11 Novembre 2014)
Kiev escalates war in eastern Ukraine (By Christoph Dreier / WSWS, 12 November 2014)

Violent clashes erupt at Poland Independence Day rally (By Dorota Niemitz / WSWS, 13 November 2014)

Nella Repubblica popolare di Lugansk è stata eliminata la nota terrorista internazionale inglese (13/11/2014)

Ucraina: Mosca accusa, Kiev ha ammassato truppe lungo il confine (AGI, 13 NOV 2014)

La Nato minaccia Mosca: "difenderemo l’Ucraina". Rischio escalation (Marco Santopadre, 14 Novembre 2014)

Kiev regional police head accused of neo-Nazi ties (By SAM SOKOL, Jerusalem Post 11/12/2014)
[Vadim Troyan, il nuovo capo della polizia regionale di Kiev nominato dal gerarca Arsen Avakov, è un neonazista dichiarato, appartenente alla formazione "Patrioti d'Ucraina"…]

UN NUOVO CONVOGLIO UMANITARIO INVIATO NEL DONBASS (14/11/2014)
Questo convoglio sarà il settimo inviato dalla Russia per la popolazione del sud-orientale dell'Ucraina. I primi camion con aiuti umanitari hanno attraversato il confine russo-ucraino il 22 agosto scorso…

Russian strategic bombers to patrol off US coastlines (By Alex Lantier / WSWS, 14 November 2014)

Poco prima dello schianto del volo MH17 presso Donetsk (Mikhail Leontev, 1 TV - 14/11/2014)

Lettera di denuncia all'UNESCO per le violazioni dei diritti dei giornalisti di Rossija Segodnja (14/11/2014)
La lettera dell'agenzia russa di stampa internazionale Rossiya Segodnyacontiene una serie di fatti palesi di violazioni dei diritti, della libertà di espressione e del diritto inalienabile alla vita, subiti dai propri giornalisti in Ucraina e in UE…

A Pervomajsk (prov. di Lugansk) colpito l'ospedale di maternità - 15.11.2014

Poroshenko: Così vinceremo la guerra! (15/11/2014)

L’Occidente accusa la Russia di ingerenza in Ucrania ma occulta i trasferimenti di armi della NATO (16/11/2014)

Antifascisti slovacchi contestano sonoramente Poroshenko a Bratislava urlandogli "Fascista!" (16/11/2014)

Crisi diplomatica tra Russia e Polonia: espulsi diplomatici di Varsavia (La Stampa, 17/11/2014)
È la “rappresaglia” dopo una simile decisione delle autorità polacche. Alla base degli scontri uno scandalo di spionaggio tra i due Paesi…
Fonte: pagina FB "Premio Goebbels per la disinformazione", 17/11/2014
"Guerra diplomatica tra Russia e Polonia. Come ben sappiamo, Varsavia è stata tra i principali sponsor europei del golpe di EuroMaidan ed è, assieme alle Repubbliche baltiche, uno dei più servili cavalli di Troia degli Usa nel continente. È una nazione completamente accecata dall'anticomunismo e dalla russofobia. Nei giorni scorsi la Polonia aveva espulso dei diplomatici russi e la risposta di Mosca non si è fatta attendere…"

Mistaken identity: French plane entered Swedish air space – not Russian as reported (RT, November 17, 2014)

Il Punto di Giulietto Chiesa – Lo Zar e l’Anatra zoppa (17/11/2014)
"Lo Zar Putin ha invaso l'Ucraina" e l'Occidente va dietro all'Anatra zoppa Obama. La stampa italiana grida al lupo al lupo, ma le foto dell'invasione sono un flop…

PTV News 17 Novembre 2014 – Il mistero dell’MH17 e del caccia militare / Chiesta a UE indagine internazionale su massacro Odessa 

17.11.2014 Situazione in Ucraina. Crisi Ucraina (SOUTH FRONT)
1) L'esibizione "Odessa & Donbass. Tragedia dell'Ucraina" in Irlanda / 2) La Repubblica Ceca non sprecherа soldi per l'Ucraina / 3) L'Ucraina vuole la guerra contro la Russia / 4) la NATO preferisce ignorare gli sforzi russi per stabilizzare la situazione in Ucraina

17-18.11.2014 Situazione in Ucraina. Guerra in Ucraina (SOUTH FRONT - 18/nov/2014)
1) Manifestanti greci si scontrano con la polizia vicino l’ambasciata USA 2) Donetsk sotto attacco 3) UE comincia a capire la situazione in Ucraina 4) Adrey Kelin contro le notizie false

Commento del Dipartimento stampa e informazione del Ministero degli Esteri della Russia in relazione alla dichiarazione dell'Ambasciatore di Australia a Mosca P. Majler sulle cause della cessazione di forniture di uranio australiano alla Russia (18/11/2014)

Il MID della Russia ha annunciato l'esplusione di diplomatici polacchi (18/11/2014)

18.11.2014 Situazione in Ucraina. Crisi Ucraina (SOUTH FRONT, 18/nov/2014)
1) Kiev ha invitato Mosca a tenere “colloqui seri” / 2) Il governo della RPD sta valutando l’attuazione di un sistema bi-valuta / 3) Russia e China tentano di formare un sistema di sicurezza collettivo nell’area dell’Asia e del Pacifico / 4) I marinai russi stanno continuando l’addestramento nella Mistral

18-19.11.2014 Situazione in Ucraina. Guerra in Ucraina (SOUTH FRONT, 19/nov/2014)
1) L’esercito ucraino bombarda Donetsk / 2) La RPD sta pianificando di ripristinare il servizio ferroviario dalla Crimea / 3) Putin: “Gli USA vogliono sottomettere la Russia, ma nessuno ci è riuscito e mai ci riuscirà” / 4) il Blocco d’Opposizione chiede a Poroshenko di cancellare le decisioni anti-costituzionali

Сергей Лавров: Киев готовит вторжение на территорию ДНР и ЛНР
Fonte: pagina FB "Con l'Ucraina antifascista", 19/11/2014 – https://www.facebook.com/ucrainaantifascista/posts/727076194040304

(deutsch / slovenscina / italiano / srpskohrvatski)

Evropska Unija na strani nacizma

0) Testi, libri e video consigliati
1) Sul nazismo la UE si astiene (Italo Slavo)
2) NKPJ: ZAPADNI IMPERIJALIZAM NA STRANI NACIZMA
3) SRP: GLASANJE O REZOLUCIJI O SUZBIJANJU GLORIFIKACIJE NACIZMA
4) Zakaj se je Slovenija vzdržava glasovanja?
5) Geehrte Kollaborateure (GFP, 26.11.2014)


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TESTI, LIBRI E VIDEO CONSIGLIATI

Sullo stesso tema: 

L'Anti-antifascismo di UE e USA

US, Canada & Ukraine vote against Russia’s anti-Nazism resolution at UN

Altre letture:

Le giuste dichiarazioni di Vladimir Putin a "Politika": << Il ‘vaccino’ al virus nazista perde efficacia in Europa >>
https://aurorasito.wordpress.com/2014/10/17/putin-il-vaccino-al-virus-nazista-perde-efficacia-in-europa/

Putin si scaglia contro i revisionisti della Seconda Guerra Mondiale
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/8034
http://www.tribunodelpopolo.it/russia-putin-si-scaglia-contro-i-revisionisti-della-seconda-guerra-mondiale/
http://en.ria.ru/russia/20140703/190798678/Putin-Says-Legal-Initiative-to-Counter-Nazism-Timely.html
http://comunicati.russia.it/vladimir-putin-ha-accusato-l-ucraina-e-lettonia-dell-espansione-del-neonazismo.html
http://rt.com/politics/official-word/196284-ukraine-putin-nazi-europe/

Di Annie Lacroix-Riz:

*** Annie Lacroix-Riz
Aux origines du carcan européen (1900-1960)
Paris: Le temps des cerises, 2014 ***
15 € ISBN : 9782370710017 - 190 pages - Format : 140 x 200
http://www.letempsdescerises.net/noyau/index.php?menu_id=20&type=livre&idLivre=887

I mediocri fondatori dell'Unione Europea (Jacques-Marie Bourget sul nuovo libro di Annie Lacroix-Riz, maggio 2014)

A. Lacroix-Riz spiega l'assurdità del Nobel per la pace all'UE (dicembre 2012)

Video:

Annie Lacroix-Riz: "Les origines de la construction européenne : mythes et réalités"
Conférence donnée dans le cadre de l’Université populaire du 78. «Université» animée par les comités locaux Attac 78 sud et nord.
Novembre 2014. Saint-Quentin en Yvelines.
VIDEO: http://www.lesfilmsdelan2.org/lesfilmsdelan2/Annie_Lacroix-Riz.html


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Sul nazismo la UE si astiene

Dunque, sul nazismo la Unione Europea si astiene. 

Non ci si venga a dire che lo fa "perché non vuole allinearsi alla Russia": è proprio su temi di principio come quello del nazismo che tali miserie decadono e all'ONU si vota al di là degli schieramenti. Peraltro, se proprio avesse voluto distinguersi, la UE avrebbe almeno potuto presentare un'altra, sua propria mozione sullo stesso tema. 
E invece no. Sul nazismo l'Unione Europea si astiene. 

Si astiene per il semplice motivo che al nazismo *dentro* l'Europa, da quasi un quarto di secolo, la UE (ex CEE) si appoggia, per poter perseguire le proprie politiche di consolidamento imperialista e allargamento, in una ottica di umiliazione dei popoli slavi e aggressività anti-russa. Una politica che è nazista in senso stretto, in senso storico: l'unico senso pieno da attribuire alle parole che usiamo. E' la politica di Hitler e Mussolini, che aggredirono i Balcani e le terre sovietiche trattandole da "colonia interna", con un loro specifico progetto europeista ("Nuovo Ordine Europeo"). 

Cosa cambia oggi? La UE, ex CEE, ha appoggiato il nazismo di Tudjman in Croazia nel 1991 così come nel 2014 sta appoggiando il nazismo della coalizione golpista messa al potere in Ucraina, mentre sostiene schieramenti politici nazionalisti che riabilitano la simbologia nazista e l'apartheid anti-russo nei paesi Baltici… o l'apartheid anti-serbo in Kosovo. 
Si tratta di nazismo in senso filologico. Poiché la principale funzione del nazifascismo come movimento storico, sulla scena europea, fu – dobbiamo ripeterlo – l'aggressione contro i paesi slavi e la Russia.

Questo succede mentre alla televisione italiana viene trasmessa la fiction propagandistica su Altiero Spinelli. 

Tale circostanza pone in ulteriore risalto l'ipocrisia della classe dirigente italiana e della Unione Europea.
La fiction si inserisce nella campagna mediatica che da alcuni mesi è in corso sulle televisioni dello Stato italiano, partita con un bombardamento di spot ("Di Europa si deve parlare") che da un lato tessono le lodi delle funzioni economiche della UE, dall'altro esplicitamente presentano la costruzione della UE come questione "di pace o di guerra" dell'epoca presente, con toni sostanzialmente ricattatori, con riferimenti ambigui e omertosi al centenario della Prima Guerra Mondiale… Non è per caso che la fiction su Spinelli è diretta da Alberto Negrin, specialista delle produzioni televisive commissionate politicamente – qualcuna più interessante, qualcun'altra peggio che mistificatoria e, a tutti gli effetti, fascista (es. "ll cuore nel pozzo", 2005). 
Il fatto che persino la stampa più allineata alle politiche UE abbia criticato la fastidiosa retorica di questa ultima produzione su Spinelli (cfr. Aldo Grasso sul Corriere della Sera del 25/11/2014 – http://www.corriere.it/spettacoli/14_novembre_25/altiero-spinelli-l-europa-fiction-che-gronda-retorica-a94799d8-746a-11e4-ab92-90fe0200e999.shtml ) la dice lunga sulla sua natura propagandistica e ideologica.

Il progetto di unità europea non ha necessariamente una fondazione antifascista, tutt'altro. L'Europa in costruzione non è quella che vogliamo noi, e non è nemmeno quella di Altiero Spinelli. Questa Europa assomiglia piuttosto a quella teorizzata nella Europaeische Revue (Rivista Europea) del Terzo Reich. E coerentemente, essa sul nazismo si astiene.

Italo Slavo per JUGOINFO


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http://www.nkpj.org.rs/clanci-la/clanak_id=158.php

ZAPADNI IMPERIJALIZAM NA STRANI NACIZMA

NKPJ pozdravlja rezoluciju koja je ubedljivim brojem glasova usvojena u skupštini Ujedinjinih Nacija, a u kojoj se poziva na borbu protiv veličanja nacizma i drugih oblika rasne diskriminacije, ksenofobije i drugih oblika netolerancije. 155 zemalja je glasalo za ovu rezoluciju koja je bila podneta od strane Rusije, 3 protiv, dok je 55 bilo uzdržano. Protiv ove rezolucije su bile Sjedinjene Američke Države, Ukrajina i Kanada, dok su zemlje članice EU bile suzdržane.



Ovakav odnos prema najvećem zlu koje se pojavilo u istoriji čovečanstva pokazuje nam jasan stav Zapadnog imperijalizma prema nacizmu. Dok su SAD, Kanada i njihov marionetski režim u Ukrajini, na čijem je čelu profašistička hunta, glasali protiv ovakve rezolucije, EU je svojom uzdržanošću pokazala da je toleranta prema povampirenju ove anticvilizacijske tekovine. Da li nas ovakav stav iznenađuje? Naravno da ne. Nacizam i njegov brat bilzanac fašizam predstavljaju najmračniju stranicu ljudske istorije, koja je svoj zenit dostigla u vremenu koje je veoma slično današnjem. Kako onda, tako i danas, ova ideologija je potpomagana od strane predstavnika krupnoga kapitala, preciznije raznih industrijalaca, finansijskih lihvara i njima sličnih predstavnika krupnoga kapitala. U trenutku kada se svet nalazi u sistemskoj kapitalističkoj krizi (za koju su odgovorni buržuji, a ne radni narod), krupni kapital se ne libi da u odbrani svojih interesa iz naftalina izvuče one najmračnije sile koje se već odavno nalaze na smetlištu istorije, kako bi na taj način odbranio svoje uzdrmane pozicije. To ne treba da nas čudi, jer buržoazija predstavlja najkonzervativnije snage, koje žele da pod svaku cenu spreče neminovnost, odnosno trijmuf radnog naroda – pobedu socijalizma. Upravo u trenutku kada je ogromna većina čovečanstva nezadovoljna vladavinom šačice parazita, buržuji gledaju da na sve načine stvore svet u kojem će biti sve manje demokratije, a buržoaska demokratija je oduvek bila ništa drugo do jedna šarena laža u kojoj može da učestvuje samo onaj koji ima pare i koji brani interese krupnoga kapitala. U trenucima kada postoji opravdani gnev ogromne većine čovečanstva da skine svoje okove, krupni kapital stvara razne neonacističke i neofašističke partije kako bi odbranio svoje pozicije.

Propagandni rat i istorijski revizionizam kojim se služi zapadni imperijalizam najbolje govori u pravdanju Ukrajinskog diplomate koji je odluku svog marionetskog režima pokušao da opravda na sledeći način ,,dokle god neostaljinizam i staljinizam ne budu i osuđeni u istoj meri kao i nacizam, neonacizam i drugi oblici netolerancije, Ukrajina neće moći podržati ovaj dokument.“ Od nekoga ko predstavlja državu u kojoj je na vlasti vojno-fašistička hunta koju podržava zapadni imperijalizam, u kojem se slave nacistički zločinci, u zemlji u kojoj se ruše spomenici Lenjinu, u kojoj se ruše spomenici koji karakterišu izgradnju socijalizma u SSSR-u, u zemlji u koja se ruga antišašističkoj borbi, drugačiji odgovor nismo mogli da očekujemo. Da iza ove rečenice stoji propaganda zapadnog imperijalizma, jasno nam govori odrednica ,,staljinizam“. Staljin je bio marksista – lenjinista i jedan od klasika naučnog socijalizma – komunizma. On je bio na čelu antifašističkog pokreta, a zbog uspešnosti izgradnje socijalizma u SSSR-u i širenja revolucije po svetu, zapadni imperijalizam već decenijama vodi neargumentovanu propagandu protiv Staljina. Zapadni imperijalizam, koji podržava profašističke režime kao u Ukrajini, želi istorijskim falsifikatima da izjednači takozvane komunističke zločine sa nacističkim.

Cilj ovakve politike i propagande je jasan. Njime se teži sprečavanju nemionovnoste, a to je da radni narod preuzme vlast. Srbija je glasala za ovu rezoluciju, ali da je članica EU, ona bi prema ovoj rezoluciji morala biti neutralna, to jest pomirljiva prema politici prema nacizmu, što je još jedan od razloga zašto naša zemlja ne treba da bude deo tamnice naroda kao što je EU.

U borbi protiv nacizma u prvim redovima su stajali komunisti. Oni su bili ti koji su stajali na čelu antifašističkih pokreta u čitavoj porobljenoj Evropi, dok je SSSR bio najzaslužniji za pobedu nad najvećim zlom u istoriji čovečanstva. Komunisti su bili ti koji su bili prvi na udaru naci–fašističkih zločinaca, a ujedno su podneli najveću žrtvu u slamanju istog. Primer u Ukrajini danas nam govori da su komunisti ti koji su prvi na meti vojno–fašističke hunte iza koje stoji zapadni imperijalizam. No, mi poručujemo kako je fašizam završio na smetlištu istorije, tako će završiti i njegov pokušaj rehabilitacije! Revizija istorije neće proći! Fašizam neće proći! Takođe, poručujemo buržoaziji da se istorijske neminovnosti ne mogu zaustaviti, te je izvesnoo da će 21. vek biti vek trijumfa socijalizma!

Sekretarijat NKPJ,

Beograd,

24.11.2014


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GLASANJE U GENERALNOJ SKUPŠTINI OUN O REZOLUCIJI O SUZBIJANJU GLORIFIKACIJE NACIZMA

U Generalnoj skupštini Ujedinjenih nacija u petak 21. novembra glasano je o rezoluciji koju je predložila Rusija, a kojom se traži suzbijanje glorifikacije nacizma, neonacizma i ostalih pojava koje doprinose poticanju suvremenih oblika rasizma, ksenofobije i svake vrste netrpeljivosti.

Rezoluciju je podržalo 115 zemalja članica, protiv su bile tri, a suzdržanih 55, među kojima i sve članice EU. Od novonastalih vazalnih državica na jugoslavenskom prostoru nakon secesije 90-ih, samo je Srbija podržala rezoluciju i ovom prilikom time spasila obraz, dok su sve ostale bile suzdržane. http://www.un.org/en/ga/third/69/docs/voting_sheets/L56.Rev1.pdf
 
Protiv su glasale USA, Kanada i čik pogodi, Ukraina. Protivljenje Amerike i njenog prirepka Ukraine ne začuđuje, ali bi valjalo čuti njihove razloge i kakvu poruku time šalju međunarodnoj zajednici. Dok ono Kanade implicira neke nedoumice, dali je u pitanju samo nepogovorna odanost južnom susjedu. Ako je to tako onda je nadmašila i samu Veliku Britaniju, koja od završetka II sv. rata slovi kao najodaniji američki saveznik u svim njihovim dosadašnjim prljavštinama.

Slika sa jugoslavenskog prostora je puno jasnija i razumljivija i nimalo ne začuđuje, ona izražava stav bez stava, što je osnovni postulat podaništva i nedostatka vlastite identifikacije i suverenosti.
Ovo nije prva hrvatska bruka na međunarodnom planu. Hrvatska je jednako kukavno postupila i 2012. godine, također prilikom glasanja u Generalnoj skupštini OUN o priznavanju palestinske državnosti, točnije o priznavanju Palestini status Promatrača.
I tada je rezolucija br. 67/19 potvrđena solidnom većinom glasova, a istini za volju Srbija je i tada bila jedina država sa jugoslavenskog prostora, koja je glasala u prilog rezolucije, dok su ostale bile suzdržane..
http://www.advance.hr/vijesti/socijalisticka-radnicka-partija-o-stavu-hrvatske-prema-palestini-povodom-un-ove-rezolucije-homagijalna-odluka-kukavne-vlasti-kukavne-drzave/

http://www.un.org/en/ga/search/view_doc.asp?symbol=A/RES/67/19

http://www.un.org/en/ga/search/view_doc.asp?symbol=A/67/PV.44
Hrvatska je ovim sramnim činom samo dodatno potvrdila svoju nedosljednost, koju je podigla na razinu autizma. U trenutku dok u UN odbija eksplicite podržat akt kojemu je namjera suprotstaviti se rastućem prodoru fašističkih ideja i prakse, koja je uzela maha naročito u Evropi, na drugoj strani čangrizavo gura nos u poslove međunarodnog suda za ratne zločine, dušobrižnički dijeli lekcije susjedima kako bi trebali razmišljat i šta bi trebali činit, uporno ne vidi šumu od drveta i u dosada najnižoj poziciji ukupnog stanja u kojemu se nalazi u novijoj povijesti, koristi Parlament za donošenje rezolucije o predmetu iz međunarodnog prava, koja će  kad se sa nje osuši tinta vrijediti koliko i papir od prošlotijednih novina.

Hrvatska naravno ima pravo tako postupiti, jer je to odraz njene politike, ali onima koji sprovode takvu politiku, a to je državni vrh, treba biti jasno da se time odriče dijela ustava, koji govori o antifašističkim temeljima Hrvatske, što je kompromitira na veoma duge staze.

Hrvatska ne samo da nije ni riječju svojim građanima obrazložila razloge takvog postupanja, čime bi svoju odluku potkrijepila, ipak je glasanje u Generalnoj skupštini OUN-a javna stvar, već je događaj potpuno prešutila, ne objavivši niti informaciju u medijima, što bjelodano potvrđuje njenu jadnost i slabost i nadasve nečistu savjest. 

25. XI 2014.

Socijalistička radnička partija

Predsjednik

Vladimir Kapuralin    


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Zakaj se je Slovenija vzdržava glasovanja?

Dne 21. novembra 2014 je v Generalni skupščini Združenih narodov v New Yorku potekalo glasovanje, na katerem so obravnavali predlog resolucije, ki obsoja poveličevanje nacizma, nacistične simbolike in zanikanja holokavsta. Slovenija resolucije NI podprla, od držav Jugoslavije je samo Srbija glasovala za obsodbo, vse ostale države v EU in Črna Gora, Makedonija, Hrvaška in Slovenija so se hlapčevsko in vdano vzdržale glasovanja (in s tem obsodbe), enako kot vse države v EU. ZDA, Kanada in Ukrajina so bile proti tej resoluciji, ki obsoja poveličevanje neonacifašizma. V tujini ta tema že dviga veliko prahu, v Sloveniji in vseh držav članic EU pa mediji o tem škandaloznem glasovanju kot običajno poslušno molčijo!


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Geehrte Kollaborateure
 
26.11.2014
BERLIN/NEW YORK
 
(Eigener Bericht) - Die Bundesrepublik verweigert einer UN-Resolution gegen die Verherrlichung von Nationalsozialismus und NS-Kollaboration ihre Zustimmung. In der vergangenen Woche hat das Dritte Komitee der Generalversammlung der Vereinten Nationen eine Resolution verabschiedet, in der etwa die Errichtung von Denkmälern für NS-Funktionäre und die Stilisierung von NS-Kollaborateuren zu "Freiheitskämpfern" massiv kritisiert werden. Deutschland und die übrigen EU-Staaten enthielten sich; die USA, Kanada und die Ukraine stimmten sogar gegen das Dokument, dessen Inhalt von 115 Ländern unterstützt wurde. In Berlin und Brüssel heißt es, man habe nur deshalb nicht zustimmen wollen, weil Russland die Resolution initiiert habe. Tatsächlich müsste eine Unterzeichnung des Dokuments zu heftigen Auseinandersetzungen sowohl innerhalb der EU als auch im Verhältnis zu wichtigen internationalen Verbündeten führen: In EU-Staaten wie Ungarn oder den baltischen Ländern, aber auch in der Ukraine werden berüchtigte NS-Kollaborateure in zunehmendem Maße öffentlich verehrt - teils von Kräften, die an der jeweiligen nationalen Regierung beteiligt sind.
Tiefe Besorgnis
Die erwähnte UN-Resolution drückt "tiefe Besorgnis über jegliche Art der Verherrlichung der NS-Bewegung, des Neonazismus und früherer Mitglieder der Waffen-SS" aus. Exemplarisch benannt werden in dem Dokument die Errichtung von Denkmälern und Gedenkstätten sowie öffentliche Demonstrationen zur Ehrung des Nationalsozialismus und seiner Protagonisten, aber auch der Versuch, "diejenigen, die gegen die Anti-Hitler-Koalition kämpften und mit der NS-Bewegung kollaborierten", zu "Aktivisten nationaler Befreiungsbewegungen" zu stilisieren. In der Resolution wird explizit "betont", es müssten seitens der UN-Mitgliedstaaten "Maßnahmen" ergriffen werden, jeglichen Feierlichkeiten für die SS und all ihre Verbände, "einschließlich der Waffen-SS", entgegenzuwirken. Speziell verurteilt die Resolution darüber hinaus "die vollendete oder versuchte Leugnung des Holocaust".[1]
NS-Verherrlichung nicht abgelehnt
Als das Dritte Komitee der Generalversammlung der Vereinten Nationen am vergangenen Freitag die Resolution zur Abstimmung stellte, sah sich der Vertreter der Bundesrepublik nicht in der Lage, ihr zuzustimmen. Außerdem enthielten sich alle weiteren EU-Staaten und einige Länder, die in der einen oder anderen Form von der EU abhängig sind - beispielsweise Andorra, Bosnien-Herzegowina oder Mali. Die Ukraine, die Vereinigten Staaten und Kanada lehnten die Resolution rundheraus ab; die beiden letztgenannten Länder beherbergen eine relativ einflussreiche exilukrainische Szene, die spürbar von alten NS-Kollaborateuren der "Organisation Ukrainischer Nationalisten" (OUN) geprägt ist. Am Freitag hieß es allgemein zur Begründung, man stimme der Resolution nur deswegen nicht zu, weil sie von Russland eingebracht worden sei. Die Sowjetunion, deren zentralen Teil Russland damals stellte, war das Land, das die meisten Todesopfer des Naziterrors zu beklagen hatte - 27 Millionen. Tatsächlich jedoch hätte die Resolution, wäre sie von Deutschland und den anderen EU-Staaten unterstützt worden, zu heftigen Auseinandersetzungen führen müssen: In diversen europäischen Ländern werden ehemalige NS-Kollaborateure aus dem gemeinsamen Krieg gegen Moskau heute wieder verehrt.
Im Kampf gegen Russland
Dies gilt zunächst für die Ukraine. Dort haben deutsche Organisationen seit Anfang 2012, intensiv seit Anfang 2013 darauf hingearbeitet, die Partei Swoboda und ihr nahestehende Kräfte in das damals im Aufbau befindliche antirussische Oppositionsbündnis einzubeziehen (german-foreign-policy.com berichtete [2]). Swoboda verehrt die OUN und ganz besonders ihren Anführer Stepan Bandera, der vor allem in der Westukraine große Beliebtheit genießt. Banderas Milizen unterstützten NS-Deutschland 1941 aktiv beim Überfall auf die Sowjetunion. Swoboda verehrt darüber hinaus die "Ukrainische Aufstandsarmee" (UPA), die sich im Windschatten des deutschen Vernichtungskrieges am Massenmord an den europäischen Juden beteiligte.[3] Die Partei sowie weitere faschistische Organisationen haben im Verlauf der Majdan-Proteste, die von Deutschland energisch unterstützt wurden, eine immer wichtigere Rolle gespielt; Swoboda hat dementsprechend ab Ende Februar mehrere Minister im ukrainischen Umsturzregime gestellt. Faschistische Bataillone gehören heute zu den entschlossensten Kämpfern im ostukrainischen Bürgerkrieg; einige ihrer Kommandeure sind auf den Wahllisten der künftigen Regierungsparteien in die Werchowna Rada eingezogen. Anfang des Monats hat zudem ein Aktivist des faschistischen "Rechten Sektors" und Vizekommandeur des faschistischen "Bataillons Asow" das Amt des Polizeichefs der Oblast Kiew angetreten. Im Kampf gegen Russland entfaltet sich in der Ukraine die Tradition der antisowjetischen NS-Kollaborateure ungehemmt - an Deutschlands Seite.
Unabhängigkeitskämpfer
NS-Kollaborateure werden auch in EU-Mitgliedsländern verehrt, etwa in den baltischen Staaten. In Estland, Lettland und Litauen finden beispielsweise regelmäßig Gedenkmärsche zur Erinnerung an die Waffen-SS statt, die von einheimischen Waffen-SS-Veteranen getragen werden. Zuletzt kam es etwa im Frühjahr in Lettland zu einem solchen Marsch, an dem gut 2.000 Personen teilnahmen; umgerechnet auf die Größe der Bevölkerung entspräche dies in Deutschland einer Demonstration mit 80.000 Teilnehmern. Beobachter weisen darauf hin, dass die Milizionäre der Waffen-SS im staatlichen lettischen "Okkupationsmuseum" in Riga als "Unabhängigkeitskämpfer" im Kampf gegen Moskau bezeichnet werden. Organisatoren der Waffen-SS-Gedenkmärsche werden in Schulen eingeladen, um dort "Patriotismus"-Unterricht durchzuführen.[4] In der Partei "Nationale Allianz 'Alles für Lettland'", die seit 2011 ununterbrochen Regierungspartei ist und aus der heraus die Gedenkmärsche unterstützt werden, ist immer wieder die Deportation ("Repatriierung") der russischsprachigen Minderheit des Landes in Betracht gezogen worden. Einer der Anführer der Partei hat einst erklärt, die Angehörigen der Minderheit - rund ein Viertel der Bevölkerung - seien "Okkupanten" oder "illegale Kolonialisten". Eine kritische Auseinandersetzung mit der NS-Kollaboration genießt im Land keinen guten Ruf: Wie der Historiker Maris Ruks feststellt, laufen lettische Wissenschaftler Gefahr, "bei allzu detaillierter Holocaustforschung einen Karriereknick" zu erleiden.[5] Die baltischen Staaten gehören im aktuellen Machtkampf gegen Russland zu den aggressivsten Kräften in der EU.
Hitlers Partner wird rehabilitiert
Erstarkt sind faschistische Traditionen unter anderem auch in Ungarn. Exemplarisch zeigen dies die neuen Denkmäler für den "Reichsverweser" und NS-Kollaborateur Miklós Horthy, die seit 2012 enthüllt worden sind. Nach der Umbenennung des "Freiheitsplatzes" in der Gemeinde Gyömrő unweit der Hauptstadt Budapest zum "Horthy-Platz" im April 2012 wurde zunächst in dem südungarischen Dorf Kereki eine Horthy-Statue aufgestellt.[6] Im Mai 2012 enthüllte das Reformierte Kollegium in Debrecen in seinen Räumlichkeiten eine Horthy-Gedenktafel. Weitere Denkmäler folgten, etwa im Juni 2013 in dem ostungarischen Dorf Hencida [7] und im November 2013 direkt in Budapest. "Hitlers ungarischer Partner wird rehabilitiert", hieß es schon 2012 in der deutschen Presse, die aufmerksam festhielt, Horthy habe Ungarn an der Seite Deutschlands "in den Krieg gegen die Sowjetunion" geführt.[8] Aktuell gehört Ungarn allerdings nicht zu den Staaten, die besonders aggressiv gegen Russland vorgehen. Die Rehabilitation von NS-Kollaborateuren geht dabei weit über Horthy hinaus. So hat der völkisch-antisemitische Schriftsteller Albert Wass, einst loyal gegenüber Horthy und dem NS-Reich, seit den 1990er Jahren zahlreiche Gedenktafeln und Statuen erhalten. Seine Schriften sind ebenso in den Schul-Lehrplan aufgenommen worden wie diejenigen von József Nyirő, der noch 1944 für die Nazi-"Pfeilkreuzler" tätig war.[9] In der Tradition der "Pfeilkreuzler" steht die Partei "Jobbik", die bei der ungarischen Parlamentswahl am 6. April 2014 mit 20,5 Prozent der Stimmen ihren bislang größten Erfolg erzielte.
"Aufstandsbekämpfung"
Die Aufzählung der EU-Staaten, in denen NS-Kollaborateure inzwischen wieder öffentlich geehrt werden, ist damit längst nicht vollständig. In Kroatien etwa sind schon in den 1990er Jahren Denkmäler für NS-Gegner zerstört und stattdessen Straßen nach Mile Budak benannt worden, dem Chefpropagandisten der faschistischen Ustaša und zeitweiligem Außenminister Kroatiens während der NS-Kollaboration. Im italienischen Affile östlich von Rom ist im Jahr 2012 ein Mausoleum für den faschistischen Kriegsverbrecher Rodolfo Graziani eingeweiht worden, der zunächst "Aufstandsbekämpfung" in Libyen betrieb, in Äthiopien Geiseln erschießen und Giftgas einsetzen und noch gegen Ende des Zweiten Weltkriegs für das NS-Marionettenregime von Salò nicht kollaborationswillige Italiener exekutieren ließ. Hätten Deutschland und die anderen EU-Staaten sich der Unterzeichnung der UN-Resolution vom vergangenen Freitag nicht verweigert - sie stünden, würden sie den Inhalt des Papieres ernst nehmen, vor gravierenden Auseinandersetzungen untereinander wie auch mit engen Verbündeten, etwa ihren Kooperationspartnern in der Ukraine.

[1] United Nations General Assembly: Sixty-ninth session of the Third Committee. Agenda item 66 (a): Elimination of racism, racial discrimination, xenophobia and related intolerance. A/C.3/69/L.56/Rev.1. 19.11.2014.
[2] S. dazu Ein breites antirussisches BündnisTermin beim Botschafter und Juschtschenkos Mythen.
[3] S. dazu Zwischen Moskau und Berlin (IV).
[4] S. dazu Tag der Kollaborateure und "Unabhängigkeitskämpfer" und "Okkupanten".
[5] Frank Brendle: International gegen SS-Verherrlichung. www.neues-deutschland.de 17.03.2014.
[6] György Dalos: Horthy im Hoch. www.nzz.ch 03.07.2012.
[7] Jobbik und Neue Ungarische Garde weihen neues Horthy-Denkmal ein. pusztaranger.wordpress.com 23.06.2013.
[8] Paul Jandl: Hitlers ungarischer Partner wird rehabilitiert. www.welt.de 05.06.2012.
[9] S. dazu Ein positives Ungarn-Bild.




http://www.resistenze.org/sito/os/mp/osmpem17-015381.htm
www.resistenze.org - osservatorio - mondo - politica e società - 17-11-14 - n. 520

L'Arabia Saudita ha decapitato 59 persone dall'inizio dell'anno, di cui quattro per traffico di hashish. Chi ne parla?

MA | solidarite-internationale-pcf.fr
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

14/11/2014

Indignazione selettiva, comprensione troncata. Mentre lo stato islamico decapita a tutto spiano illegalmente, lo Stato Saudita, suo dispensatore di ordini, decapita legalmente nel silenzio assordante dell'Occidente. Perché l'Arabia Saudita è un alleato degli Stati Uniti.
Le associazioni per la difesa dei diritti umani hanno denunciato un aumento delle condanne a morte in Arabia Saudita. Il metodo utilizzato, la decapitazione con la spada, è imbarazzante, quando si tenta di suscitare l'indignazione per i fatti in Iraq. Da gennaio a ottobre 2014, sono stati già giustiziati per decapitazione 59 imputati condannati a morte, contro i 69 dell'anno scorso, secondo Human Rights Watch.
Già ad agosto era chiara l'accelerazione del numero di esecuzioni, con un ritmo di oltre una decapitazione al giorno (19 appunto) durante le prime due settimane del mese.
Tradizione locale, direbbero alcuni commentatori cinici e disonesti, metodo umano tanto quanto l'iniezione letale degli Stati Uniti, sostengono le autorità saudite.
Le ragioni che determinano la pena di morte sono agghiaccianti: adulterio, apostasia, bestemmia, rapina, fornicazione, traffico di droga, sodomia, idolatria, ribellione, comportamento sessuale immorale, stregoneria, furto, tradimento, comportamento irreligioso.
Questa interpretazione molto rigorosa della Sharia - di cui alcuni nostri intellettuali e politici, hanno elogiato la reintroduzione in Libia - lascia libero lo Stato saudita di inviare al patibolo chi ritenga opportuno, in una parodia della giustizia.
La lista assurda dei casi concreti è lunga. Uno è eclatante. Il 18 agosto, quattro sauditi sono stati decapitati nel sud-ovest del paese. Il loro crimine: traffico di hashish in Arabia Saudita. In tutti nell'anno, sono stati decapitati 22 uomini per "traffico di droga", un termine che comprende realtà molto diverse.
Il 5 agosto, un altro uomo - secondo la Saudi Gazette - è stato decapitato per "sospetto della pratica di stregoneria". Il Medioevo nel XXI secolo.
I nostri mezzi di comunicazione, rapidi a indignarsi per la Siria, l'Iraq e il Mali, restano in silenzio. I paesi più oscurantisti del mondo che ancora legittimano la schiavitù, praticano la disuguaglianza di genere nel diritto, l'intolleranza religiosa, incontrano la compiacenza straniera.
L'Arabia Saudita è da 70 anni, alleato privilegiato - con Israele - degli Stati Uniti nella regione. Uno stato che non ha mai minacciato Israele, ha sempre agito per rompere il nazionalismo arabo, finanziato il terrorismo fondamentalista, in collusione con gli Stati Uniti.
Quelli che si chiedono da chi abbiano appreso gli jihadisti i metodi barbari che praticano, tra cui la decapitazione, dovrebbero guardare all'Arabia Saudita.
Per quanto tempo ancora dobbiamo accettare l'inaccettabile? Per quanto tempo dobbiamo ancora sostenere questa ipocrisia occidentale? Quanto tempo prima che i popoli arabi riprendano in mano il loro destino, lontano da qualsiasi interferenza occidentale?


Inizio messaggio inoltrato:

Da: jugocoord <jugocoord  @...>
Oggetto: [JUGOINFO] Non-notizie / 4
Data: 20 agosto 2014 09:52:10 CEST


I TAGLIATORI DI TESTE

Decapitare il nemico è di gran moda. L'antica tradizione è stata ripresa nella nostra epoca dai musulmani in Bosnia (1) e poi dall'UCK, cioè le truppe di terra della NATO in Kosovo (2), e da allora è stato un "boom": dalla Libia alla Siria, gli alleati dell'Occidente tagliano sempre volentieri la testa ai miscredenti. In realtà, c'è un paese nostro alleato che non aveva mai smesso: si tratta della Arabia Saudita, dove all'ultima tornata sono cadute ben 4 teste contemporaneamente (3). Ovviamente, NON è una notizia da dare su RAINEWS.

(1) Mujahedeens with the decapitated heads of Bosnian Serb soldiers Blagoje Blagojevic, Brana Duric, and Nenad Petkovic in Crni Vrh near Teslic
(2) Decani: Sadik e Valon Quflaj con le teste di Bojan Cvetkovic e Aleksandar Njegovic
(3) Outrage as Saudi Arabia beheads four men in execution (RT, August 19, 2014)




QUORUM

Interessante.... Nel Donbass vota il 70% della popolazione e le elezioni non sono valide, in Emilia il 40% e si può governare.

(dalla pagina FB di Serena M Nusdorfer, 23/11/2014)

Considerando che i votanti sono scesi a meno del 50%, sentire che tale o tal'altra lista ha raddoppiato le percentuali, abbiamo pensato di andare a dare un'occhiata ai voti effettivi.
Nel 2010 il PD ha ottenuto 857.613 voti, a fronte dei 535.109 del 2015. Ha pertanto perso quasi 300.000 voti (che non è poco).
Il PDL aveva 518.108 voti, Forza Italia ne ha racimolati 100.478. Ridotti ad un quinto, ma non è che quei 400.000 e rotti voti siano andati alla Lega, che (come il PD) canta vittoria (senza motivo, come il PD), dato che nel 2010 aveva raccolto 
288.601 voti e quest'anno ne ha avuti 50.000 in meno, cioè 233.439.
Chi ha aumentato i voti sono stati i 5 stelle (da 126.619 a 159.456), mentre fallimentare come previsto l'esperienza dei post-Tsipras (Un'altra Emilia Romagna) che hanno raccolto 44.676 voti a fronte dei 58.943 della Federazione della sinistra del 2010.
Sel da parte sua ha raccolto un migliaio di voti in più (da 37.968 a 38.845).
Povera patria…

(dalla pagina FB di Claudia Cernigoi, 24/11/2014)



(italiano / francais / english)

Ukraine: Meeting Borotba

0) LINKS
1) Intervista a Sergei Kirichuk: “L’Ucraina ostaggio dei nazisti e della Nato” (di Marco Santopadre, 6 Novembre 2014)
2) Meet Borotba (By Greg Butterfield / WW, on September 23, 2014)
3) Borotba leader Sergei Kirichuk responds to teardown of Lenin statue (By Sergei Kirichuk / WW, on October 2, 2014)


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Leggi anche / A lire aussi / Read also:

Workers World' extensive interview with Victor Shapinov, coordinator and leading theoretician of the Marxist organization Union Borotba (Struggle), Ukraine:
1: Ukraine communists ‘face to face with 21st century fascism’
2: The left in Ukraine and the origins of Borotba
3: The Ukraine junta’s fascist foot soldiers
4: Class forces in the Ukrainian civil war
5: Tasks of communists in Ukraine, Donbass and the West

Borotba: da dove viene e quale programma difende (Serge Goulart da www.marxismo.org.br – 06 Ottobre 2014)
http://www.marxismo.net/index.php?option=com_content&view=article&id=5842&catid=139&Itemid=571
Borotba : son origine et son programme. Entretien avec Dmitry Kolesnik, dirigeant de Borotba (Ukraine) et rédacteur en chef de la revue « Liva » (mardi 14 octobre 2014)

Anti-fascist leader recounts Odessa resistance, May 2 massacre (By Greg Butterfield on October 31, 2014)
Simferopol, Crimea — Odessa Regional Council Deputy Alexei Albu, a member of the Union Borotba (Struggle) of Ukraine, was a leader of the city’s AntiMaidan movement against the U.S.-backed coup…


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Intervista a Sergei Kirichuk: “L’Ucraina ostaggio dei nazisti e della Nato”

di Marco Santopadre, 6 Novembre 2014

Abbiamo incontrato a Roma Sergei Kirichuk, militante dell’organizzazione marxista ucraina Borotba ("Lotta"), e gli abbiamo rivolto alcune domande sulla situazione nel suo paese e sugli scenari futuri.

Prima di tutto abbiamo chiesto al nostro interlocutore di spiegarci cos’è Borotba.

Borotba è un’organizzazione marxista che si è formata nel 2011 dalla confluenza di diversi gruppi. Per lo più si trattava di giovani militanti critici nei confronti della linea del Partito Comunista e delle sue illusioni parlamentariste ma anche di militanti di altre organizzazioni marxiste. La nostra idea era quella della mobilitazione diretta dei lavoratori contro il capitalismo e l’oligarchia. Purtroppo lo scoppio della guerra civile ha dimostrato che la nostra organizzazione non era ancora pronta ad affrontare una situazione di scontro frontale e di clandestinità e pertanto siamo ora immersi in un processo di ricostruzione della nostra organizzazione. Abbiamo in corso un forte dibattito su come ricostruire la nostra struttura e il nostro intervento e su quali tattiche adottare sia nel Donbass sia nell’insieme dell’Ucraina. 
Noi crediamo che l’unica via d’uscita per l’Ucraina sia una soluzione federativa con il ricoscimento dell’autonomia per tutte le culture e le minoranze, oltre alla denazificazione del paese.

Cosa pensa Borotba di quello che è successo negli ultimi mesi, a partire dal movimento ribattezzato ‘EuroMaidan’. Qual è il vostro giudizio?

Da subito la nostra organizzazione è stata contraria a Maidan perché questo movimento che si presentava come favorevole all’integrazione dell’Ucraina nell’Unione Europea sapevamo che avrebbe significato la catastrofe per il tessuto produttivo e industriale del paese oltre che per le condizioni sociali della popolazione. Avevamo già degli ottimi – cioè pessimi – esempi provenienti da altri paesi dell’Europa Orientale che erano stati integrati nell’Ue, ad esempio in Bulgaria o nelle Repubbliche Baltiche, dove milioni di persone hanno perso il loro lavoro e sono state costrette a emigrare verso l’Europa nord-occidentale alla ricerca di lavori malpagati. E’ vero che l’Ucraina è uno dei paesi più poveri del  continente ma nella parte orientale del paese ancora si producono manufatti ad alta tecnologia come motori per aerei ed elicotteri, c’è l’industria aerospaziale. Sapevamo che questa produzione non avrà mai accesso al mercato dell’Unione Europea e pertanto l’integrazione significherebbe la distruzione di centinaia di migliaia di posti di lavoro altamente qualificati. E’ per questo che milioni di ucraini sono fortemente contrari all’ingresso dell’Ucraina nell’Ue. Noi abbiamo sostenuto questi lavoratori – in molti casi si tratta di tecnici e ingegneri – che hanno una posizione totalmente contraria perché difendono questi lavori qualificati. 
Inoltre fin da subito era chiaro che l’estrema destra aveva un ruolo fondamentale e centrale in ‘EuroMaidan’; anche se rappresentavano all’inizio una minoranza dal punto di vista numerico è riuscita ad egemonizzare la mobilitazione. Non condividiamo la loro idea di un’Ucraina “solo per gli ucraini”, di un paese etnicamente puro ed al contrario pensiamo che vadano rispettate tutte le diversità religiose, linguistiche ed etniche. 

Si è scritto che a Maidan c’era anche una presenza di movimenti di sinistra o quantomeno progressisti, e in Italia e in Europa esistono correnti di sinistra che nonostante tutto continuano ad affermare che quella mobilitazione è stata comunque positiva perché metteva in discussione un governo antipopolare e lo strapotere dell’oligarchia. Voi però non condividete questo punto di vista… 

Ci sono molte correnti di sinistra nel mondo che hanno il feticcio delle ‘masse che scendono in piazza’. Noi dobbiamo sapere che una massa di gente che scende in piazza può essere anche reazionaria o comunque sotto l’influenza di una direzione politica reazionaria. Ad esempio c’è stato un piccolo gruppo di sinistra che ha partecipato da subito alla mobilitazione di piazza a Kiev con delle parole d’ordine molto moderate, che parlavano della necessità di un’Europa sociale – mica del socialismo – e che però è stato fortemente attaccato e accusato dal resto della piazza secondo la quale l’Europa sociale era l’anticamera dei gulag staliniani!
Inoltre fin da subito era chiaro che ciò che animava coloro che scendevano in piazza era soprattutto l’individualismo, l’arrivismo, con l’idea e l’illusione che se l’Ucraina entrerà nell’Ue chiunque lavori duro avrà successo e si arricchirà. Nessun sentimento di solidarietà, di critica sociale era visibile nella mobilitazione.

Qual è adesso la situazione in Ucraina e nel Donbass, e cosa pensate del risultato delle elezioni che si sono tenute prima nei territori controllati dal regime e poi nelle Repubbliche Popolari? 

Ci sono due tendenze politiche principali in Donbass attualmente. Una è prettamente ‘separatista’ e afferma che non c’è più spazio per un ritorno sotto l’autorità del regime di Kiev e quindi spinge per una separazione delle Repubbliche Popolari affinché diventino uno stato del tutto indipendente. L’altra invece considera la creazione delle Repubbliche Popolari un primo passo per stabilire anche un dialogo con quei settori della popolazione ucraina che avevano sostenuto o tollerato EuroMaidan nella misura in cui lo consideravano una opposizione all’oligarchia. C’è una forte spinta a sinistra con una richiesta da parte di consistenti settori popolari affinché vengano attuate le nazionalizzazioni dei settori fondamentali dell’economia e vengano implementate misure sociali, ma devo dire che purtroppo anche la pressione dell’oligarchia russa è molto forte nel Donbass perché una possibile rivoluzione socialista in questa regione potrebbe costituire un ‘cattivo esempio’ per i settori popolari in Russia. Nel Donbass oggi è discorso comune tra la gente sentir dire che le privatizzazioni degli anni ’90 di miniere, industrie e del settore energetico sono state un furto della proprietà popolare. Queste spinte alla nazionalizzazione delle industrie e allo sviluppo di forme di proprietà collettiva in Donbass vengono considerate come un grosso pericolo tanto dalla borghesia di Kiev quanto da quella di Mosca. 
Per quanto riguarda l’Ucraina dalle elezioni è emersa una chiara virata a destra del parlamento. Anche se è vero che forze apertamente naziste come Svoboda o Praviy Sektor non sono riuscite ad entrare alla Rada occorre dire che tutti i partiti borghesi ‘rispettabili’ hanno subito una virata verso l’estrema destra, presentandosi con programmi estremisti e facendo eleggere i leader dei battaglioni punitivi, i comandanti militari di bande fasciste, gli oligarchi. Le elezioni ucraine sono un chiaro esempio di ipocrisia da parte sia dei governi occidentali sia della classe politica liberale locale che, ad esempio, ha sostenuto apertamente dei candidati neonazisti. A Kiev i circoli e i media liberali hanno sostenuto un candidato del Blocco Poroshenko che è un razzista dichiarato, un folle che parla di supremazia della razza bianca e di costruire un futuro basato sull’esclusione dei cittadini di lingua e cultura russa e di tutte le altre minoranze.

Anche su quanto sta succedendo in Donbass alcune correnti di sinistra qui in Europa – e praticamente tutti i media mainstream - hanno un giudizio diverso, identificando le forze principali della sollevazione del sud-est ucraino come puramente nazionaliste nella migliore delle ipotesi o addirittura reazionarie e fasciste. Qual è la reale composizione del panorama politico delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk? 

Non vogliamo fingere che non ci sia la presenza in Donbass di tendenze nazionaliste russe ma è impossibile negare il protagonismo di movimenti e forze di sinistra e di un forte sentimento antifascista. Uno dei principali e più popolari dirigenti militari delle milizie delle Repubbliche Popolari, Alexey Mozgovoy, ha più volte dichiarato che il nazionalismo non è la via d’uscita ma che la lotta del popolo del Donbass deve essere solo l’inizio della spallata contro l’oligarchia in tutto il paese. Ci sono molti comunisti o socialisti che combattono nelle milizie del Donbass così come ci sono anche molti elementi conservatori o nazionalisti e tra le varie correnti c’è mutuo rispetto e convivenza in nome della comune lotta. Il grande pericolo è che questo conflitto sfoci in uno scenario yugoslavo, con l’esplosione dell’odio reciproco tra la popolazione sulla base dell’appartenenza etnica, linguistica, religiosa. Quindi cerchiamo di sostenere ogni tendenza di sinistra in Donbass dove comunque esiste una forte tradizione e mobilitazione operaia. Dopo il golpe di febbraio nell’est del paese si è sviluppata una forte mobilitazione della popolazione che chiedeva pacificamente che il nuovo regime concedesse autonomia culturale e fiscale alle regioni abitate dalle minoranze e in particolare da quella russofona. Ma invece di concedere la richiesta federalizzazione dell’Ucraina il governo maidanista ha imposto una vera e propria feudalizzazione, nominando governatori delle province i più ricchi oligarchi del paese che hanno immediatamente creato milizie private infarcite di elementi di estrema destra. Le milizie private hanno immediatamente imposto un clima di terrore iniziando una vera e propria caccia ai comunisti, ai dissidenti con sedi politiche e sindacali assediate e distrutte, aggressioni, omicidi e sequestri. Ciò che è accaduto con la strage di Odessa - decine di persone massacrate, bruciate vive e assassinate a freddo all'interno della Casa dei Sindacati dagli estremisti di destra - è eclatante. 

In che modo la Russia sta supportando il movimento del Donbass e in quale misura lo sta invece frenando tentando di ricondurlo all’interno della sua necessità di arrivare ad un compromesso con l’Unione Europea, necessario dopo l’isolamento internazionale politico e militare di Mosca e le sanzioni economiche? 

Purtroppo la situazione in Ucraina dipende molto da questo conflitto tra Russia e paesi occidentali, in particolare con gli Stati Uniti. In questo senso l’oligarchia russa che pure supporta le Repubbliche Popolari tenta di utilizzarle come ‘moneta di scambio’ per alzare la posta di un eventuale accordo in particolare con l’Unione Europea. 

Che giudizio date dell’intervento e del ruolo dei paesi occidentali in quanto è accaduto in Ucraina a partire dall’inizio di EuroMaidan, pensate ci sia stata una differenza di azione tra Stati Uniti e Unione Europea? 

Innanzitutto uno dei motivi scatenanti della crisi è stato il rifiuto da parte del governo Yanukovich di firmare il trattato di associazione con l’Unione Europea che è interessata a conquistare un mercato importante soprattutto in condizioni di crisi economica. Naturalmente l’Unione Europea non è interessata a sviluppare una guerra di importanti dimensioni proprio ai suoi confini e tende più a un patto, a un accordo con le controparti seppure alle proprie condizioni e nel rispetto tendenziale dei propri interessi. Al contrario gli Stati Uniti spingono per uno scontro frontale. Ad esempio quando a febbraio il presidente Yanukovich, sotto la pressione della piazza e dell’Unione Europea, aveva praticamente firmato la sua uscita di scena e l’indizione di nuove elezioni, dopo poche ore alcuni cecchini di identità ignota hanno sparato sulla folla e sui poliziotti nel centro di Kiev uccidendo 70 persone e spingendo così lo scontro verso il colpo di stato. E’ ovvio che l’ordine di sparare non poteva provenire dal governo Yanukovich che ormai era fuori gioco… Quando dopo il colpo di stato la situazione economica è tracollata il Fondo Monetario Internazionale si è offerto di sostenere economicamente l’Ucraina, ma in cambio non solo di pesanti piani di austerity e privatizzazioni, ma anche a condizione che il nuovo regime riprendesse subito il controllo di tutto il paese. Di fatto il FMI ha contribuito all'inizio della guerra civile, spingendo il regime di Kiev a scatenare la guerra contro le popolazioni insorte del Donbass. Non possiamo dimenticare la visita del capo della Cia a Kiev, tenuta segreta ma poi ammessa quando la notizia è stata riportata da alcuni media, visto che il giorno dopo il governo di Kiev ha dato inizio alla cosiddetta “operazione antiterrorismo” contro i ribelli delle regioni sud-orientali dell’Ucraina. Gli Stati Uniti non hanno fatto nulla per nascondere il loro intervento in Ucraina. Ricordiamo la famosa conversazione tra Victoria Nuland e l’ambasciatore statunitense a Kiev e la visita di Joe Biden che quando è arrivato in Ucraina non ha neanche fatto finta di intavolare un dialogo paritario con gli esponenti del nuovo regime ma si è limitato a impartire ordini seduto in presidenza nella sede del governo. Dopo questo incontro alcuni dirigenti politici ucraini si sono lamentati che il vicepresidente statunitense era stato molto severo nei loro confronti… Poco tempo dopo uno dei figli di Biden è diventato presidente di una delle maggiori compagnie per l’estrazione del gas nel paese. 

L’ultima domanda sul ruolo dei nazisti in Ucraina. E’ la prima volta nel corso di molti decenni che l’estrema destra apertamente neonazista accede a importanti incarichi di governo in un paese europeo.  Come valutate prospetticamente questo fatto? Inoltre, come valutate la contraddizione di un’estrema destra che si dichiara teoricamente contro l’Unione Europea o degli Stati Uniti ma poi si mette al servizio degli interessi strategici di questi due poli imperialisti?

Se è vero che nel resto d’Europa generalmente l’estrema destra si dichiara contro l’Unione Europea da noi non è così, anzi. Le organizzazioni ultranazionaliste e fasciste ucraine da tempo sono generalmente filoeuropee e in questo momento il governo ucraino rivendica apertamente il coinvolgimento diretto dell’Ue e della Nato nel conflitto. Ciò rappresenta un pericolo enorme che potrebbe portare a un conflitto di dimensioni globali, pertanto crediamo che in Italia e nel resto dell’Europa l’obiettivo centrale delle mobilitazioni delle forze comuniste e di sinistra debba essere proprio impedire questo coinvolgimento. 
Naturalmente il presidente Poroshenko e la sua amministrazione non hanno nessun interesse a concedere eccessivo potere all’estrema destra apertamente neonazista, anzi vorrebbero che i fascisti, dopo aver svolto il lavoro sporco a Maidan come forza d’urto contro il governo Yanukovich e poi nel Donbass per reprimere la ribellione ora si togliessero di mezzo. Una sorta di arrivederci e grazie. Ma i fascisti non sono stupidi, ora sono ben organizzati e radicati, hanno armi e soldi, infrastruttura militare e addestramento, oltre a una nutrita rappresentanza parlamentare, e quindi non è affatto facile liberarsi di loro. Anzi sono proprio queste forze di estrema destra che cercano di condizionare il governo come quando in alcune occasioni alcuni battaglioni neonazisti hanno abbandonato il fronte, sono tornati a Kiev assediando il parlamento e minacciando Poroshenko che se arriverà a un compromesso con le Repubbliche Popolari o la Russia rovesceranno con la forza anche lui.


=== 2 ===


Meet Borotba

By Greg Butterfield on September 23, 2014 

Simferopol, Crimea — Since arriving on Sept. 16, I’ve been able to spend time with many of the extraordinary Union Borotba (Struggle) activists living in exile here. All have scars of some kind from the events of the past eight months, but they are also determined to return to Ukraine and fight for socialism.

There’s Alexei, father of two, an elected regional deputy from Odessa. He survived the fascist massacre at the House of Trade Unions on May 2. Shortly afterwards, he and his family were forced to flee to Crimea, where he helped to establish the Committee for the Liberation of Odessa and 2May.org, a website gathering information for an independent investigation of the massacre.

Quiet, intense Masha, an activist from Dnepropetrovsk, was detained by the Security Service of Ukraine (SBU) in June. She and her companion Sasha then came here. Sasha, a former teacher, enjoys pointing out the architectural highlights of Simferopol.

Vanya has a wry wit that served him well living through the siege of Slavyansk. He is very knowledgeable about the international communist movement, and loves “film noir” and U.S. mafia shows. He is an international visitor’s best friend.

Svetlana and Denis are two of the best-known radical trade union activists in Ukraine. They are also high on the junta’s hit list. Forced to leave Kiev after the coup, they went first to Kharkov, where they helped to lead the city’s anti-fascist protest movement. In May, a death squad attempted to kidnap them in broad daylight following a rally. They fled to Svetlana’s native Donetsk, and recently arrived here.

Naya is a single mom and longtime resident of Crimea. She used to work as a press secretary for a local leader of the Communist Party of Ukraine. Now she is Borotba’s information hub, writing articles, updating the website Borotba.su, reaching out on social media and arranging interviews.

Then there’s Comrade M., who undertakes dangerous work as liaison between the exile community in Crimea and activists working underground in Ukraine.

Mayya is a new arrival in Simferopol. A friend of Borotba from Odessa, she is also the companion of political prisoner Vlad Wojciechowski.

Maxim is a burly, gregarious fellow, Siberian by birth. He travels frequently between Crimea and other areas of the Russian Federation, where he is also an organizer for the Left Front.

Victor is the glue that holds them all together. He makes sure that everyone has tasks to carry out and no one is left out or neglected. He is constantly on his cell phone or laptop, negotiating with allies, organizing.

These revolutionary activists, who are so similar to their counterparts in the U.S., have seen their country and their efforts torn out from under them this year. They have lost comrades, sacrificed jobs and homes, been separated from family and friends. They have struggled just to survive.

Thanks to their Marxist outlook, they  know the moment will come when they can intervene — in Ukraine, in Donbass — with the program of revolutionary proletarian socialism.

They mourn. They support one another. They prepare.

They live to fight another day.



=== 3 ===


Borotba leader responds to teardown of Lenin statue

By Sergei Kirichuk on October 2, 2014 

This article was written by Sergei Kirichuk, a leader of the Ukrainian organization Borotba (Struggle), now living in exile, in response to the fascists’ tearing down the statue of Vladimir Lenin in the city of Kharkov on Sept. 29.  


Today the oligarchy is experiencing a “golden age,” when participants in any protest can be declared terrorists. And to break up demonstrations, they are using Nazi militants.

In Kharkov, the monument to Vladimir Lenin was torn down. The organizers of this operation did not conceal that it was revenge for an attempt by Communist Party activists to hold a peace march. As you know, the march was broken up by the police, in conjunction with the Nazi gangs.

Here is what Minister of Interior Arsen Avakov wrote on Facebook: “Lenin? Let him fall … If only people were not injured. If only this bloody communist idol, in leaving, had not added to his victims. If only rogues and scoundrels had not taken advantage of the storm of emotions of Kharkovites, did not use it for regular clashes.” That is, the minister recognizes that the act of vandalism could cause an escalation of tension, but still indulges the Nazis. They make sure that everything is under control. Avakov writes: “The Interior Ministry Special Forces and the National Guard are ready to face provocateurs who want to exploit the situation. And they should not try.”

We have no doubt, by the way. No doubt that “provocateurs” will be the label for any participants in any protests that result from the policy of the current government. Inna Bohoslovska [described in next paragraph], who is now, of course, a supporter of the new regime, rejoices in the demolition of Lenin: “For so long we struggled for normal police in Kharkov. And now, 20 percent of police officers are absolutely patriotic. Police took over the crazy work, and every day they catch terrorists and separatists.”

Bohoslovska has never been an independent person; she was always a “talking head” for [oligarch Victor] Pinchuk. Her voice speaks for the Ukrainian oligarchy. They are building the state of their dreams, where they can loot and pillage while any dissenters are called “terrorists.” Our neoliberals openly rejoice, as the mill grinds a direct route to 1970s’ Latin American-style dictatorships of neoliberal economy against the backdrop of military dictatorship. Toward Pinochet — the idol of neoliberal society.

Today the oligarchy is experiencing a “golden age,” when participants of any protest can be declared terrorists. And to break up demonstrations, they are using Nazi militants. Of course, this system requires a furious injection of frenzy and extensive brainwashing in matters of history. The whole history of the territory of modern Ukraine (from “protoukrov” until now) is described as the nation’s struggle for independence and what made it necessary to establish the current political regime. This is a war between civilization and barbarism.

Kharkov was the first capital of Ukraine; it built planes and missiles, split the atom and created the T-34 tank, and created turbines for power plants that have been shipped around the world. Kharkov without Lenin is nationalism without principle; it’s a degradation of education and science. It’s not for nothing that a few of the Nazis were injured during the destruction of the monument — their level of understanding is not enough even to destroy an object, let alone to build one.

Of course, it would be an exaggeration to say that Lenin was the founder of Ukraine. That Ukraine exists in its present borders, however, is as a result of the activities of Lenin and his political party. The Nazis’ demolition of the monument to one of the founders of the country is a death sentence for its existence with these borders in the future.

Translation by Greg Butterfield, original at liva.com.ua/lenin.html.






Trovammo qui
Fede, madre, pane, fucili.
I morti lo sanno.
I vivi non dimenticheranno.
Fiumi di sangue
divisero due Popoli.
Li unisce oggi
il sacrificio
dei Compagni migliori

Compagno,
quando vedrai piangere mia madre,
dille di non piangere.
Non sono solo.
Giace con me
un Compagno jugoslavo.

Nessuno ardisca gettare fango
sul sangue versato
nella lotta comune.


SLAVA DRUGU NELU, BORCU ZA SLOBODU

Profondamente addolorati per la notizia della morte di Nello Marignoli, partigiano italiano nell'Armata Popolare di Liberazione della Jugoslavia, partecipiamo in particolare al lutto dei compagni dell'ANPI di Viterbo che in questi anni hanno saputo valorizzare l'esperienza di Marignoli raccogliendone accuratamente la testimonianza e trasformandola in un vivido strumento di mobilitazione delle coscienze.
Le produzioni saggistico-memorialistiche ed artistico-teatrali basate sui racconti di Marignoli, prima tra tutte la toccante e bellissima piece "Drug Gojko" curata e magistralmente interpretata da Pietro Benedetti, rimangono per il presente e per il futuro. Perciò il compagno Marignoli muore oggi ma non scompare né oggi né domani: la sua vicenda rimane esempio e riferimento per tutti noi, nei valori della Libertà (Sloboda) e della Fratellanza (Bratstvo). 
Ai compagni dell'ANPI di Viterbo va il nostro abbraccio solidale e il nostro giuramento: continueremo insieme, coscienti di dover combattere ancora a lungo una battaglia diversa, meno cruenta ma non meno dura di quella che Nello combattè sui monti della Bosnia. E' la guerra contro l'oblio, contro il tradimento della Resistenza operato da questa classe politica, contro il fango che viene continuamente gettato sul sacrificio eroico dei partigiani italiani e jugoslavi, in Jugoslavia e in Italia. 

HAJDE DRUZE NELO, U TVOJE IME BORBA SE NASTAVLJA

Il Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - onlus


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Da: "anpi.vt  @libero.it"
Oggetto: E' morto Nello Marignoli
Data: 23 novembre 2014 12:40:29 CET


Se ne è andato l’ultimo nostro Partigiano

NELLO MARIGNOLI

Radiotelegrafista della Marina militare italiana, Combattente nell’Esercito popolare di liberazione jugoslavo, Presidente onorario del Comitato provinciale Anpi Viterbo

Alle 4,30 di questa mattina, presso l’Ospedale di Belcolle, ricoverato a seguito di un’insufficienza renale, è morto Nello Marignoli. Nato a Viterbo, il 19 aprile 1923, figlio di Giuseppe, benzinaio - gommista presso viale Raniero Capocci, Nello è arruolato il 26 gennaio 1942 nella Regia marina militare italiana, in qualità di radiotelegrafista. Nel maggio dellanno successivo è inviato sul Fronte greco - albanese, a bordo del dragamine Rovigno, ove ha compiuto cinque missioni. LArmistizio lo sorprende al porto di Valona. Proprio in qualità di marconista aveva captato la notizia dalle emissioni ad onde corte di Radio Cairo. Portata linformazione in plancia, il Comandante in seconda gli aveva puntato la pistola intimandogli di non divulgare quello che considerava solo un messaggio della propaganda nemica. Il 12 settembre i tedeschi salgono direttamente sulla nave e chiedono ai marinai chi vuole passare immediatamente a combattere per il Terzo Reich. Solo uno aderirà; gli altri saranno fatti prigionieri. Marignoli è internato in Bosnia, nei campi di concentramento di Dubrovnik, Zitomislici e Citluk, dove, tra sofferenze, soprusi e privazioni dogni tipo, svolge la professione di vulcanizzatore, cioè riparatore di gomme. Grazie ad uno stratagemma organizzato dallEsercito popolare di liberazione jugoslavo (Eplj) tramite infiltrazioni nel campo di concentramento, Marignoli riesce ad evadere nellagosto 1944. A Mostar, gli ufficiali jugoslavi gli propongono di entrare nella Lotta di liberazione. Proprio nel passaggio alla Resistenza, si ritrova in un accampamento con diverse migliaia di alpini della Divisione Tuarinense, in procinto di diventare la Taurinense - Garibaldi. Così, in un esercito che per le comunicazioni si serviva delle staffette, Marignoli diviene radiotelegrafista presso la X Brigata Herzegovaska dellEplj. Prende parte a diverse battaglie sul fronte di Bileca, Dubrovnik, Mostar e Sarajevo sino a raggiungere Trieste, la città contesa, nel maggio 1945. Durante la Resistenza, Marignoli è stato, altresì, testimone dei crimini commessi dal nazifascismo contro le popolazioni balcaniche e contro i soldati italiani stessi, dopo l8 Settembre. Farà ritorno a piedi e in autostop sino a Roma, per giungere a Viterbo con il treno della Roma nord. Al posto però della casa, in via Garibaldi, troverà un cumulo di macerie, in una città semidistrutta dai bombardamenti alleati. A riconoscerlo, un cugino di secondo grado, Domenico Morelli, che lo accompagnerà dalla madre, sfollata con tutta la famiglia in via delle Piagge, nel quartiere di S. Faustino.

Per i meriti di guerra, Marignoli, riconosciuto con il grado di Maresciallo, conseguirà la Medaglia di bronzo, la Croce di guerra e la Qualifica di Partigiano combattente allestero, dal Ministero degli interni. Dal Presidente della Repubblica federativa socialista jugoslava, Josip Broz Tito, riceverà, nel 1964, la Spomen medalju, la Medaglia commemorativa in ricordo della Lotta partigiana nel territorio jugoslavo.

Da civile, Marignoli riprenderà lapprezzata attività di gommista. Da pensionato otterrà, quindi, il Leone del Comune per limpegno nellimprenditoria.

Iscrittosi allAnpi nellimmediato Secondo dopoguerra, ha partecipato assiduamente allattività dellAssociazione, presenziando alle cerimonie pubbliche, finché le condizioni di salute glielo hanno consentito. Nel Congresso del 29 gennaio 2011, difatti, il Comitato provinciale Anpi lo ha eletto Presidente onorario.

In questi anni lAnpi si è impegnata a divulgare lesperienza di Marignoli, promuovendo e sostenendo pubblicazioni cartacee, audiovisive e drammaturgiche. Dieci anni fa uscivano le sue memorie di guerra, scritte su invito del figlio Massimo e curate dallon. Angelo La Bella (Diario di guerra di Nello Marignoli, Radiotelegrafista della Marina Militare, Partigiano combattente all’estero, Viterbo, Anpi Comitato provinciale, 2004). Tre anni dopo, veniva prodotta una docuintervista (Mio fratello Gojko, Intervista a Nello Marignoli, partigiano viterbese combattente in Jugoslavia, di Giuliano Calisti e Francesco Giuliani, Dvd_Italia_2007_60’). Nel 2008, su iniziativa del Comitato provinciale Arci, le vicende di Marignoli si inserivano in un progetto per la salvaguardia della memoria partigiana locale. Ne sortivano uno spettacolo teatrale - musicale, La Cerimonia, di Ferdinando Vaselli, e una mostra audiofotografica, Morale della favola, a cura di Daniele Vita, che riceverà il premio Epson - Le Logge, completate da una monografia (Morale della favola, Raccontare la Resistenza oggi, a cura di Marco Trulli, Roma, Purple Press, 2009). È del 2012 il debutto dello spettacolo Drug Gojko, di e con Pietro Benedetti, per la regia di Elena Mozzetta, il cui testo è stato pubblicato presso l’editore Ghaleb: un monologo teatrale interamente dedicato all’esperienza bellica di Marignoli, con all’attivo ormai decine e decine di repliche e migliaia di spettatori in giro per l’Italia e presto, auspichiamo, anche all‘estero. Sempre nel 2012, i trascorsi resistenziali di Marignoli sono inseriti in un volume collettaneo di respiro nazionale con le testimonianze dei partigiani ancora in vita (Io Sono lultimo, Lettere di partigiani italiani, a cura di Stefano Faure, Andrea Liparoto e Giacomo Papi, Torino, Einaudi, 2012, pp. 214-219).

Con Nello se ne va l’ultimo Combattente partigiano di Viterbo. Per noi viene a mancare una figura umana esemplare, una testimonianza resistenziale eroica proprio perché priva di retorica e di autocelebrazione, un’esistenza onesta segnata dal proprio lavoro nell‘artigianato, senza prebende o vantaggi dati dalla politica. Il Partigiano Nello è stato tutto questo, “e poi.., quello che te dico è poco”.

Facciamo le condoglianze ai figli: Claudio, Giuseppe, Massimo, ai familiari e ai parenti tutti.

Invitiamo la cittadinanza a partecipare all’Ultimo saluto, domani, lunedì 24, ore 10,30, presso la Chiesa del Sacro Cuore al quartiere Pilastro.

Silvio Antonini

Presidente Cp Anpi Viterbo

23 novembre 2014