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EULEX corrotta per Kosovo criminale

1) Doveva eliminare la corruzione in Kossovo, missione Ue nella bufera per tangenti (di Ivan Francese)
2) Scandalo Eulex: le rivelazioni reticenti (di Andrea Lorenzo Capussela)
3) Eulex da buttare? In Kosovo sospetti anche sulla giustizia (di Ennio Remondino)

4) NKPJ: NACIONALISTIČKA PROVOKACIJA ALBANSKOG PREMIJERA / Visite d’Edi Rama en Serbie : « le Kosovo indépendant est une réalité »

5) Flashbacks: 
- 2013: Trafic d’organes au Kosovo, les principaux suspects échappent toujours à Eulex
- 2012: la EULEX assolve e garantisce "libertà provvisoria" ai gangster al servizio della NATO
- 2011: "Western countries believe only EULEX should investigate organ harvesting. Belgrade, on the other hand, is advocating an independent investigation under a UN mandate"

6) 2011: Grisly Albanian Organ Harvesting Crimes. EULEX Investigation to follow ICTY footsteps? (Vojin Joksimovich)


Leggi anche: 

Quesito rivolto al CSM ed al CMM sulla legalità della "missione PESD" e sulla opportunità di inviare magistrati italiani
dei magistrati Luca M. Baiada e Domenico Gallo, 21 marzo 2008

Kosovo, le contraddizioni della presenza europea (di Francesco Martino, 16 maggio 2011)
Ad inizio aprile dalle pagine del quotidiano britannico The Guardian, ha espresso critiche molto esplicite all'operato della missione europea in Kosovo e dell'International Civilian Office. Un punto di vista da tenere in considerazione dato che Andrea Lorenzo Capussela ha lavorato in Kosovo, sino alla primavera di quest'anno, proprio per l'ICO. Una nostra intervista…
http://www.balcanicaucaso.org/aree/Kosovo/Kosovo-le-contraddizioni-della-presenza-europea-93864

Kosovo e internazionali, trasparenza cercasi (di Andrea Lorenzo Capussela, 22 luglio 2011. Da TOL)
In Kosovo, una società pubblica viene espropriata per assicurare all'American University in Kosovo (privata) gli spazi per costruire il proprio campus. Secondo Andrea Capussela, ex direttore dell'ufficio economico dell'ICO, l'operazione rappresenta "tutto ciò che non va nel Kosovo di oggi"…
http://www.balcanicaucaso.org/aree/Kosovo/Kosovo-e-internazionali-trasparenza-cercasi-98951

Una débâcle UE: il caso della Banca centrale del Kosovo (di Andrea Lorenzo Capussela, 24 gennaio 2012)
L'11 gennaio i giudici Eulex hanno definitivamente accantonato le accuse di corruzione e abuso d'ufficio nei confronti dell'ex direttore della Banca centrale del Kosovo. Un caso che ha portato alla luce seri problemi nella gestione della giustizia da parte della missione europea. Le riflessioni di Andrea Lorenzo Capussela, già direttore dell'ufficio economico dell'ICO…
http://www.balcanicaucaso.org/aree/Kosovo/Una-debacle-UE-il-caso-della-Banca-centrale-del-Kosovo-110879

Europäischer Rechnungshof kritisiert Kosovo-Politik (english / deutsch, 2012/11/01)
Has Eulex changed its policy? (Andrea Lorenzo Capussela - 27 May 2013)
Organ trafficking in Kosovo: the Marty report, the Medicus case and the first convictions. Some open questions on the Eulex conduct
http://www.balcanicaucaso.org/eng/Regions-and-countries/Kosovo/Has-Eulex-changed-its-policy-136615
Eulex: cambio di politica? (Andrea Lorenzo Capussela, 27 maggio 2013)
Il noto caso del traffico di organi in Kosovo, la clinica Medicus, le prime condanne e il rapporto Marty. Analisi e domande sul comportamento della missione Eulex
Kosovo, Eulex apre gli occhi sulla criminalità?? (novembre 2013)
Eulex registra l’arrivo al vertice di Bernd Borchardt: "un tedesco, non a caso" 

EULEX: lo scandalo corruzione (di Violeta Hyseni Kelmendi | Pristina, 6 novembre 2014)
Lo scandalo EULEX che sta scuotendo l'Unione europea e il Kosovo ha colpito al cuore la credibilità della più grande missione estera dell'Unione. I retroscena e le reazioni dalla nostra corrispondente da Pristina…
http://www.balcanicaucaso.org/aree/Kosovo/EULEX-lo-scandalo-corruzione-156961

La nostra selezione di documenti sulla creazione del protettorato del Kosovo, con i suoi bantustan etnici e la sua classe dirigente criminale, ad opera di USA e UE


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Doveva eliminare la corruzione in Kossovo, missione Ue nella bufera per tangenti

Lanciata sei anni fa per aiutare i kossovari a combattere corruzione e illegalità, la missione "Eulex" è finita al centro della bufera mediatica per un caso di presunte tangenti che coinvolge alti funzionari di mezzo mondo

Ivan Francese - Gio, 06/11/2014


Non è ancora passata una settimana dall'insediamento di 
Federica Mogherini come Alto rappresentante per la politica estera della Ue che già il neo "ministro degli esteri" dell'Unione si trova per le mani una bella patata bollente, forse la peggiore degli ultimi decenni di tutta la politica estera europea.

Si tratta dello scandalo di corruzione che ha travolto Eulex, missione avviata nel 2008 per assistere il cammino verso la democrazia del neonato Kosovo. Maria Bamieh, il procuratore britannico che ha svelato i numerosissimi casi di tangenti ed episodi di corruzione di cui sono accusati i più alti gradi di Eulex, è stata sollevata dal suo incarico. Il pubblico ministero britannico punta il dito contro quelli che chiama "due anni di mobbing, ispezioni e controlli", dovuti, secondo lei, alle accuse che aveva mosso contro i massimi responsabili della missione europea.

Nel mirino delle accuse della Bamieh è finito tra gli altri il magistrato italiano Francesco Florit, accusato di aver preso tangenti in cambio dell'insabbiamento di alcune indagini. Florit però sostiene che queste ipotesi siano "senza fondamento" e, pur accusando la Bamieh di essere "molto abile a relazionarsi con i media nonostante sia sotto indagine amministrativa da due anni", si dice contento che la questione venga esaminata fino in fondo. Con lui, tra gli altri, sono stati accusati anche il procuratore ceco Jaroslava Novotna e il magistrato anglo-canadese Jonathan Ratel.

Nel frattempo, lo scorso 24 ottobre la Bamieh è stata rimossa dal suo incarico a Pristina, capitale del Kosovo, per "cattiva condotta": Eulex ha fatto sapere che è sospettata di aver diffuso documenti riservati. La donna ha negato ogni accusa e continua a sostenere di essersi rivolta alla stampa solo dopo che le erano state contestate le accuse.

"È una vergogna che un'organizzazione che dovrebbe rappresentare la legge non sia essa stessa sottoposta alla legge - attacca la Bamieh parlando a The Guardian - Che messaggio stiamo mandando al Kosovo? È come se dicessimo al popolo kossovaro che se qualcuno dell'organizzazione criminale parla, bisogna prenderlo a calci nei denti. Stiamo dando l'impressione di non essere persone serie per quanto riguarda la corruzione, che l'istituzione chiamata a garantire la legalità si comporta in realtà in modo vergognoso."

Nel frattempo il nuovo responsabile di Eulex, Gabriele Meucci, assicura di "prendere molto sul serio" le accuse della Bamieh, ed anche la Mogherini ha annunciato, da Bruxelles, che una commissione legale indipendente ed esterna sarà inviata in Kosovo per monitorare la situazione. Una misura accolta con favore dalla diretta interessata: "Ben venga un'indagine indipendente, non mi fido di quelle interne", chiosa la Bamieh.

Eulex, costata più di un miliardo di euro, in sei anni ha lasciato il Kosovo, da cui aveva promesso di estirpare la corruzione, in condizioni ancora peggiori di quelle in cui si trovava all'inizio della missione. Analisti locali interpellati da The Guardianricostruiscono come il livello di criminalità organizzata e corruzione nel sistema politico del Paese siano notevolmente peggiorati dal 2008 ad oggi.



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Scandalo Eulex: le rivelazioni reticenti

Andrea Lorenzo Capussela  7 novembre 2014

La missione europea in Kosovo è sott'accusa. Andrea Lorenzo Capussela spiega perché, per giudicarne l'operato, non si deve però limitarsi ad indagare le rivelazioni rilasciate dall'ex pubblico ministero Eulex Maria Bamieh
Le gravi accuse che un ex pubblico ministero di Eulex, Maria Bamieh, ha recentemente mosso contro alcuni dei suoi colleghi e dei suoi superiori hanno riempito le pagine dei quotidiani kosovari, sono state discusse dal Parlamento europeo ed hanno portato l'UE a promuovere un'indagine indipendente. Proverò però a spiegare come quelle rivelazioni siano troppo selettive per essere d'aiuto ad analizzare quando fatto da Eulex e che quello di cui ora ci sarebbe bisogno è un'analisi approfondita ed estesa dell'operato di Eulex nell'esercitare le sue funzioni giudiziarie.
Considerate quest'esempio: A e B concordano una transazione con H e K; C l'approva; A e B danno istruzioni a X, Y e Z per compiere le necessarie azioni per implementarla. La transazione è però illegale e un pubblico ministero avvia delle indagini preliminari. Esistono prove documentali che descrivono l'accordo intercorso tra A-B e H-K, il consenso di C e le istruzioni consegnate a X-Y-Z e le azioni che questi ultimi hanno messo in pratica per implementare la transazione. Il pubblico ministero decide allora di avviare un'indagine formale. A carico di chi vi aspettereste fosse? E, ipotizzando che la transazione sia stata veramente illegale, chi, a vostro avviso, ha commesso i crimini più gravi?
Tenete a mente le vostre risposte e considerate anche il seguente: la transazione riguarda il trasferimento ad un'università privata di proprietà straniera – l'American University in Kosovo (AUK) - di un terreno di proprietà statale nei pressi della capitale del Kosovo, che era nel portfolio dell'agenzia di privatizzazione kosovara. Negli anni in cui l'accordo è stato concepito e in cui si è iniziato ad implementarlo, nel 2010-2011, A e B erano i ministri dell'Educazione e della Finanza del Kosovo: il primo è ora ministro degli Esteri e il secondo ambasciatore in Giappone. C era ed è ancora primo ministro del Kosovo. H e K erano il presidente dell'AUK e il vice-presidente dell'università privata: il primo un cittadino straniero, il secondo un kosovaro. Infine X,Y e Z sono (sei) direttori e funzionari dell'agenzia di privatizzazione e il consulente esterno assunto per valutare il terreno. Infine A-B e H-K hanno agito di concerto con D, che è morto nel 2012: D era il direttore e de facto boss indiscusso dell'agenzia di privatizzazione e il consulente economico informale di C, il primo ministro. X-Y-Z hanno agito sotto le istruzioni di D.
Il pubblico ministero incaricato del caso era Maria Bamieh, l'autrice delle recenti rivelazioni. La sua scelta è stata quella di puntare l'indagine solo su X, Y e Z. Lo so perché me lo ha detto lei.
Tra il 2008 e il 2011 ero infatti un membro del consiglio dei direttori dell'agenzia di privatizzazione e nel settembre 2010 ho ricevuto una serie di documenti ufficiali che descrivevano la transazione, i suoi dettagli, le sue origini e le persone coinvolte. Immediatamente dopo che il consiglio dei direttori ha approvato la transazione, nonostante le mie obiezioni, ho consegnato questi documenti ad Eulex, assieme ad un rapporto che sottolineava le ragioni per cui, a mio avviso, la transazione pareva illegale e rischiava di causare un significativo danno all'erario del Kosovo (potenzialmente 18 milioni di euro o lo 0.4% del Pil del 2010 o, in altri termini, 5000 volte il salario medio annuale in Kosovo; inoltre oltre all'erario i perdenti in quell'accordo furono i dipendenti dell'azienda privatizzata che era la proprietaria del terreno).
Quindici giorni dopo una lettera del procuratore capo Eulex per crimini gravi mi informava che la missione non avrebbe investigato sul caso, senza spiegare perché.
Poco dopo aver lasciato il Kosovo, nel giugno 2011, ho criticato in alcuni articoli pubblicati su Koha Ditore e su media internazionali (paywall) l'accordo AUK e l'inazione di Eulex ed ho nuovamente inviato i documenti in mio possesso ad Eulex, il cui capo procuratore per crimini gravi era nel frattempo cambiato.
Non ho ricevuto alcuna risposta dalla missione sino a quando, il 29 marzo 2014 Maria Bamieh – con la quale non avevo avuto alcun contatto sino ad allora – mi ha mandato una mail con la seguente richiesta:
“Ho preso in carico alcuni casi prima seguiti da altri pubblici ministeri [nella procura di Eulex per crimini gravi]. Vorrei parlarle e se necessario ricevere da lei una dichiarazione formale. Sto indagando su [seguono i nomi dei cinque casi]. Ho necessità di raccogliere prove il prima possibile perché il tempo sta scadendo”.
Tre dei casi riguardavano accordi di privatizzazione sui quali avevo molte informazioni, ma rispetto ai quali non avevo elementi seri per ritenere vi fossero delle malversazioni. Uno di questi è un caso – che coinvolge Azem Syla e la vendita di un altro terreno di proprietà statale – rispetto al quale la Bamieh ora afferma che le sue indagini sono state osteggiate dai suoi superiori. I restanti due dei cinque casi erano stati oggetto di relazioni che avevo consegnato a Eulex per stimolare indagini. Uno di questi è il caso AUK.
Ne è seguito uno scambio di e-mail e di telefonate. Maria Bamieh mi ha scritto che “tutto ciò di cui sono in possesso [relativamente al caso AUK] è ciò che lei ha inviato a [Eulex]”. Quindi le ho confermato il mio punto di vista su quei documenti e sulla transazione ed ho anche fornito una mia opinione sugli aspetti finanziari della questione. Lei poi mi ha chiesto di commentare la bozza della sentenza – un documento in otto pagine, che riassumeva prove e capi d'accusa – con la quale intendeva aprire un'indagine formale.
Che l'accordo AUK sia legale o illegale, è quindi documentato che Maria Bamieh ritenesse – almeno in quel momento – che nell'averlo ideato e condotto l'agenzia si era resa colpevole di alcuni crimini e che la Bamieh è arrivata a queste conclusioni esclusivamente sulla base dei documenti che io avevo fornito alla missione Eulex.
Quando ho espresso a Maria Bamieh le mie riserve sulla sua scelta di non indagare coloro che si erano accordati su quella transazione e che ne avevano beneficiato, mi ha risposto che aveva “bisogno di prove” contro di loro. Ma i documenti di cui era in possesso, al contrario, indicavano nel dettaglio i nomi, le decisioni prese e le azioni di ciascuno dei principali sospettati e la sequenza degli eventi suggeriva fortemente che anche loro – e non solo X-Y-Z – erano consapevoli che la transazione era illegale (radicalmente, a mio avviso). Le prove che aveva contro A-B-D-H-K, in altre parole, non erano più deboli di quelle che aveva contro X-Y-Z: erano esattamente le stesse prove. Questo è ciò che le ho scritto il 9 aprile scorso in una e-mail rimasta senza risposta. Ma la mia critica su quest'approccio selettivo nelle indagini ha portato ad una fine repentina dei nostri scambi.
E' ovvio che Maria Bamieh era perfettamente legittimata ad ignorare le mie critiche. Ma aveva perlomeno il dovere di richiedere le informazioni e i documenti che erano in mio possesso sugli altri quattro casi di cui si stava occupando: informazioni e documenti che le avevo scritto di avere e di cui lei – con le sue stesse parole - “aveva bisogno il prima possibile” perché il tempo stava per scadere.
Quindi due serie di domande possono essere poste. Ad EULEX: 1) Perché un’indagine preliminare sui cinque casi è stata aperta solo qualche anno dopo i fatti? 2) Perché le mie relazioni su due di questi casi sono state ignorate nel 2010-2011 e resuscitate nel 2014?
A Maria Bamieh: 1) Perché riteneva che il tempo stesse scadendo? 2) Perché ha scelto di non indagare i personaggi chiave del caso AUK: è stata una sua scelta, o stava agendo dietro consiglio o istruzioni dei suoi superiori? 3) Perché non ha cercato di ottenere le informazioni e i documenti che le avevo comunicato di avere sugli altri casi? e 4) Cosa è stato più svantaggioso per il corso delle sue indagini: l’assenza delle informazioni e documenti che le ho offerto e che non ha voluto avere o il presunto ostruzionismo dei suoi superiori?
EULEX è probabilmente titolata a non rispondere alle due domande, poiché presumo che siano state avviate indagini formali e che siano ancora pendenti. Ma Maria Bamieh non è più parte della missione ed ha scelto di parlare: per cui io sostengo che ha l’obbligo morale di rispondere a queste quattro domande.
In particolare, Maria Bamieh ha sostenuto che il suo supervisore, Jonathan Ratel, ha ostacolato le sue indagini sul caso della vendita di terreni pubblici in cui era coinvolto il signor Syla: è stato lui ad impedirle di chiedere a me le informazioni che le avevo offerto sul caso? Allo stesso modo, in un’intervista a Koha Ditore, la Bamieh ha sostenuto che quando è stata sospesa dal suo incarico - ovvero, una dozzina di giorni fa - stava ancora lavorando sul caso AUK: che cosa ha fatto tra il 9 aprile, quando aveva redatto la sentenza che apriva le indagini e il periodo successivo? Chi era oggetto di quelle indagini: X-Y-Z, o anche i sospettati più importanti? Senza risposte plausibili a queste a alle altre domande che ho formulato sopra, un’ombra rimane sui motivi che hanno spinto Maria Bamieh a parlare e, dunque, sulla correttezza e la plausibilità delle sue accuse.
L’assenza di risultati da parte di EULEX è dovuta - come sostengo nel mio prossimo libro e in un paper sulla performance di EULEX (entrambi discussi in un commento pubblicato sul Guardian oggi) - a negligenza, incompetenza e una generale inclinazione a non disturbare l’élite politico-economica del Kosovo, che in parte coincide con l’élite criminale del paese. Questi problemi, a loro volta, sono legati alla debolezza della trasparenza interna e della supervisione esterna, e dall’insufficiente garanzia dell’indipendenza dei giudici e dei pubblici ministeri della missione.
Poiché la corruzione giudiziaria è tipicamente correlata a questi fenomeni, in astratto le accuse di Maria Bamieh sono plausibili. Tuttavia, il caso su cui lei si è concentrata in particolare - l’accusa della tangente di 300.000 euro pagata all'ex giudice EULEX Francesco Florit - non sembra convincente, in primo luogo perché due di quelli nell'interese dei quali la tangente era stata presumibilmente intascata erano stati chiamati a scontare una pena a 25 anni per omicidio dalla corte presieduta dal giudice Florit (devo ammettere che conosco personalmente il giudice Florit: si veda il post-scriptum).
E’ inoltre plausibile che, come sostenuto da Maria Bamieh, i funzionari senior di EULEX abbiano cercato di minimizzare i suoi rapporti su questi casi, senza dubbio sconvenienti per loro. Ma se, come sembra possibile, le relazioni della Bamieh non erano credibili, sarebbe stato saggio da parte dei funzionari EULEX essere cauti nella gestione di quelle informazioni. Per cui, se la Bamieh non fornisce risposte plausibili a queste domande, è imprudente dare credito alle accuse che fa contro i suoi superiori per non aver preso per vere le informazioni che lei ha rivelato loro.
E’ molto plausibile che, come sostenuto dalla stessa Bamieh, i capi di EULEX abbiano cercato di ostacolare e ridimensionare le indagini che colpivano membri di primo piano dell’élite kosovara, indagini che avrebbero turbato la stabilità politica del paese: inclusa l’indagine della Bamieh. Ma i casi su cui lei si concentra - il caso AUK e il caso della vendita di terreni pubblici che ha coinvolto il signor Syla, sembrano piuttosto suggerire un’auto-censura da parte del pubblico ministero (cioè la signora Bamieh), che ha rinunciato a raccogliere informazioni potenzialmente cruciali che erano invece a sua disposizione. Paradossalmente, infatti, il comportamento della signora Bamieh nel caso di cui non ha parlato, ovvero il caso AUK, è un ottimo esempio dei problemi che lei denuncia. Esattamente come altri suoi colleghi e superiori hanno fatto in altri casi - descritti nei paragrafi 2.1, 2.2, 2.4-2.6, 2.9, 2.10 e 2.15-2.17 del mio paper su EULEX - nel caso AUK (discusso nel paragrafo 2.3) lei ha indagato solo personaggi minori coinvolti, e ha scelto deliberatamente (nel periodo aprile-marzo) di non indagare i casi maggiori nonostante la presenza di prove credibili contro di essi. Questo, per esempio, è precisamente quello che il signor Ratel ha fatto in un troncone dell’indagine sull'infame caso sul traffico di organi (discusso qui e nei paragrafi 2.16 del paper su EULEX).
In breve, qualunque sia il merito delle accuse di Maria Bamieh, esse sembrano troppo selettive per essere realmente pregnanti per un’analisi della performance di EULEX. La Bamieh è stata in missione per sei anni; ha gestito casi di corruzione e criminalità finanziaria, che tipicamente coinvolgono personaggi di alto-profilo; e adesso sostiene, testualmente che la missione “collabora con la mafia e i politici del Kosovo”: se fosse così, sono solo i pochi presunti episodi di corruzione e ostruzionismo rivelati dalla Bamieh gli unici degni di essere rivelati? Le sue rivelazioni sono inoltre passibili di generare confusione, perché distraggono l’attenzione dalle scelte di EULEX e dalla sua performance complessiva, che sono di dominio pubblico e formano una base sufficiente per articolare sia una critica del suo operato insoddisfacente sia un’interpretazione delle cause principali di questo fallimento.
Per questa ragione, indagare i casi che la signora Bamieh ha denunciato è una risposta insufficiente. Nel 2012 la Corte dei conti europea ha valutato la performance di EULEX nelle sue funzioni consultive, e ha pubblicato un rapporto credibile e piuttosto critico. Le funzioni giudiziarie erano però escluse dal mandato dei valutatori. Questo segmento di attività di EULEX non doveva essere vagliato con attenzione, perché è proprio lì che risiedono i peggiori fallimenti di EULEX ed è lì che la sua debolezza si manifesta nel modo più chiaro e dannoso.
Post scriptum. Conosco personalmente il giudice italiano accusato dalla Bamieh, il signor Florit. Tuttavia, non ho ragioni personali per difenderlo poiché ha commentato (privatamente) la mia critica (pubblica) ad un altro giudice italiano di EULEX, il signor Gianfranco Gallo, definendola come diffamazione irresponsabile (Gallo ha mosso una denuncia penale contro di me e il Tribunale di Milano ha sancito che le mie accuse contro il giudice Gallo - per quanto dure - erano legittime, ed ha respinto il ricorso). Questo mi consente di dire che, per quel che conosco del giudice Florit, sarei sorpreso del fatto che il giudice abbia accettato una tangente (se non altro perché gli manca completamente il senso dell’humour necessario ad intascare una tangente e poi spedire in prigione a 25 anni le persone che avrebbero dovuto essere protette da quello scambio di denaro).


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Eulex da buttare? In Kosovo sospetti anche sulla giustizia 

O è infame l'accusa o è infame il magistrato.Tutta la rivedere Eulex, compiti, ruoli, gararchia e prebende

di Ennio Remondino, 10 novembre 2014

Un procuratore britannico della missione Eulex accusa tre colleghi, tra cui un italiano, di essersi ‘venduti’, chiudendo casi di omicidio per denaro. Il capo della missione promette ‘un’inchiesta approfondita’ e intanto sospende l’autrice della denuncia mentre gli accusati restano al lavoro

Lo scopo della missione europea, lanciata nel 2008, era quello di aiutare le autorità kosovare a lottare contro la corruzione e instaurare nel Paese lo stato di diritto. Ora è proprio Eulex Kosovo a trovarsi al centro di pesanti accuse di corruzione. Prima si sussurrava di ‘lottizzazione’ tra Stati e competizione per ruoli di comando. Ora direttamente di soldi, oltre ai molti che già percepiscono regolarmente. A fare scoppiare il caso il procuratore britannico Maria Bamieh, ora sospesa dal suo incarico. La cosa singolare, legate forse a ben strane procedure, è che gli accusati restano al lavoro.

Le accuse sono gravi: Bamieh ha raccontato al quotidiano locale Koha Ditore di avere raccolto elementi secondo cui i responsabili di Eulex si sarebbero fatti comprare per chiudere almeno tre inchieste penali riguardanti casi di omicidio e corruzione. La denuncia riguarda in particolare il procuratore capo della missione, la ceca Jaroslava Novotna, il giudice italiano, Francesco Florit e il procuratore canadese, Jonathan Ratel. Bamieh sostiene di avere informazioni secondo cui l’Unione europea “spreca soldi dei contribuenti e non fa nulla per il popolo kosovaro”. L’acqua calda brucia.

Secondo l’agguerrita Maria Bamieh, ad esempio, il magistrato di Udine Francesco Florit avrebbe intascato una tangente di 300mila euro per annullare un’accusa di omicidio. Ovviamente tutto da dimostrare. Come la ‘conversione’ di Florit che dopo aver imparato l’albanese avrebbe osservato il digiuno del ramadan. Quasi banale l’accusa al capo della procura speciale di Eulex, Jonathan Ratel, di un trattamento di favore al parlamentare kosovaro Azem Syla. Caso ancora più drammatico, il favore al gruppo di Drenica’ dell’UCK per crimini contro civili i serbi ed albanesi nel 1998-1999.

Per capire: sino ad oggi la massima sanzione per crimini di guerra inflitta da un giudice kosovaro è stata la sospensione dal lavoro per tre anni al leader del gruppo, Sami Ljustaku, che frequentava amicali funzionari Eulex. Altri membri del gruppo potevano lasciare le celle per notti brave nei ristoranti di Pristina. Gli stessi frequentavano abitualmente alcuni alti rappresentati del governo kosovaro, tra i quali il ministro della Giustizia Hajredin Kuci, il ministro degli Esteri, Enver Hodzaj, e il procuratore di Pristina, Ismet Kabasijer. Un bel giro di galantuomini al disotto di ogni sospetto.

Storiaccia con memoria di cose d’altri tempi, scandali schivati e inchieste delicatissime ‘aggiustate’ quando a ‘proteggere’ il Kosovo nei liberato era ancora Unmick e la giustizia del dopo guerre era governata dagli americani. Da un americano. Ma c’erano anche alcuni bravi magistrati italiani e sbirri che forse hanno memoria, o altro. Ma non divennero mai Eulex. Per caso? Il presidente della commissione esteri, il tedesco Elmar Brok e il direttore per i Balcani, Fernando Gentilini, scoprono che ‘lo scandalo mette in gioco la credibilità della missione Eulex e dell’Ue in Kosovo’. Applausi.

Brucia ancora sull’Italia la storia dei tre jihadisti kosovari in giro per il mondo con un nostro visto. Uno si è fatto saltare in aria in Iraq, ma gli altri due sono a spasso. Lo scandalo all’ambasciata di Pristina in Kosovo, dove sono stati forniti centinaia di visti turistici ‘facilitati’. Coinvolti alcuni dipendenti locali e lo stesso ex ambasciatore, Louis Michael Giffoni, rimpatriato e congedato dal Ministero degli Esteri in fretta e furia. I visti erano venduti a 3.500 euro con l’aiuto di Uke Rugova, parlamentare e figlio del defunto presidente e padre dell’indipendenza del Kosovo, Ibrahim Rugova.


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http://www.nkpj.org.rs/clanci-la/clanak_id=152.php


NACIONALISTIČKA PROVOKACIJA ALBANSKOG PREMIJERA

Nova komunistička partija Jugoslavije (NKPJ) najoštrije osuđuje nacionalističku provokaciju buržoaskog pro-imperijalističkog premijera Albanije Edija Rame, koji je drsko tokom posete Srbiji izjavio da je “nezavisnost Kosova neumitna i da mora biti poštovana”.



Znajući da uživa punu podršku zapadnog imperijalizma, kojem verno služi protivno interesima albanskog naroda, Rama je isprovocirao incident, sličan onome u čijem organizovanju je učestvovao njegov brat tokom odigravanja fudbalske utakmice Srbija – Albanija u Beogradu, kada je pušten dron sa zastavom fašističke tvorevine “Velike Albanije” iznad stadiona Partizana. NKPJ ističe da je nakon drske nacionalističke provokacije i mešanja Rame u unutrašnje stvari Srbije, dužnost republičke Vlade da mu otkaže gostoprimstvo i prekine njegovu posetu našoj zemlji.

NKPJ koristi i ovu priliku da izrazi žestok protest protiv pogubne politike buržoaske pro-imperijalističke Vlade Srbije na čelu sa Aleksandrom Vućićem koja vodi ka formalnom priznavanju “nezavisnosti” Kosova i ulasku Srbije u tamnicu naroda Evropsku uniju čiji je jedini cilj da bogati budu još bogatiji a siromašni još siromašniji. Zahtevamo da se odmah prekinu svi pregovori i kontakti sa marionetskim pro-imperijalističkim režimom u Prištini a da okupatorske trupe NATO, udarne pesnice zapadnog imperijalizma odmah napuste teritoriju južne srpske pokrajine Kosova i Metohije. NKPJ ističe da albanski i srpski narod na Kosovu neće moći da žive u miru i prosperitetu dok okupatorske trupe ne napuste teritoriju te pokrajine i dok se ona ne vrati u sastav matice Srbije. Za sve zločine i razaranja na Kosovu i Metohiji isključivi krivac je zapadni imperijalizam i njegove marionetske sluge u Prištini. NKPJ naglašava da Srbija i Albanija treba da žive u dobrosusedskim odnosima bez mešanja u unutrašnje poslove druge države. Građani Srbije i Albanije ne smeju da dozvole da ih svađa i uništava zapadni imperijalizam zarad svojih pljačkaških interesa. Radni narod u obe zemlje ima isti cilj a to je borba protiv buržoaske eksploatacije i isterivanje NATO imperijalista sa Balkana.

Sekretarijat Nove komunističke partije Jugoslavije

Beograd,

10. novembar 2014. godine


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Visite d’Edi Rama en Serbie : « le Kosovo indépendant est une réalité »


Le Courrier des Balkans, lundi 10 novembre 2014
La visite historique du Premier ministre albanais en Serbie a tourné au vinaigre. Lors de la conférence de presse commune, Edi Rama a souligné que le Kosovo était indépendant, déclenchant l’ire de son hôte, Aleksandar Vučić. Demain, M. Rama se rendra dans la Vallée de Preševo, qu’il a qualifié de « pont entre la Serbie et l’Albanie ».

Par Ph.B.


Les Premiers ministres serbe Aleksandar Vučić et albanais Edi Rama ont laissé éclater lundi devant les caméras leurs divergences sur le Kosovo.

« Je ne permettrai à personne d’humilier la Serbie à Belgrade. Le Kosovo-et-Métochie n’a rien à voir et n’aura jamais rien à voir avec l’Albanie », s’est offusqué Aleksandar Vučić. « Le Kosovo est serbe, comme l’indique la Constitution de notre pays. C’est la dure réalité et je suis heureux d’être en mesure de le répéter devant M. Rama. »

Contenant difficielement sa colère, Aleksandar Vučić s’est dit « désolé » que son homologue albanais ait mentionné le Kosovo lors d’une conférence de presse conjointe au Palais de Serbie, peu après leur rencontre en tête-à-tête, soulignant que le sujet ne figurait pas à l’agenda officiel des discussions. Il a cependant ajouté qu’il espérait que les entretiens avec le Premier ministre albanais allaient se poursuivre.

Auparavant, Edi Rama avait rappelé que Preševo était un « pont d’importance stratégique entre deux pays partageant le même destin européen ».

« Concernant le Kosovo, nous avons des opinions divergentes », a déclaré le Premier ministre albanais. « Mais la réalité est irréversible et doit être respectée. La reconnaissance du Kosovo par les États européens est d’une importance capitale. »

« L’indépendance du Kosovo a fait que les Balkans sont plus stables et pacifiques », a encore estimé le chef du gouvernement albanais.

La plus grande partie du discours d’Edi Rama a été retransmise en direct sur la  RTS... sans être traduite de l’albanais. « Une erreur technique », s’est justifiée la chaîne nationale serbe.

Par ailleurs, le protocole dans les cérémonies a manifestement été « allégé », les drapeaux albanais étant bien peu visibles dans les rues de Belgrade ce lundi.

Nouveau départ ?

Plus tôt dans la journée, les deux Premiers ministres ont convenu d’élaborer un accord permettant aux citoyens d’Albanie et de Serbie de franchir les frontières simplement munis de leur carte d’identité. Quant aux projets d’infrastructure importants, « nous voulons d’abord adhérer à l’Union européenne avant d’aller plus loin », a déclaré Aleksandar Vučić .

L’entretien entre les deux hommes a davantage porté sur la coopération économique et les échanges commerciaux entre les deux pays. Les gouvernements d’Albanie et de Serbie ont également signé un accord sur l’assistance mutuelle en matière de prévention et de répression des infractions douanières.

Mardi, Edi Rama doit se rendre dans la Vallée de Preševo. Ce sera la première fois qu’un Premier ministre albanais se rend à titre officiel dans cette région à majorité albanaise négligée par les autorités de Belgrade. « Une visite historique », s’est félicité le maire de Preševo Mustafa Fahmi.




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Le Courrier des Balkans

Trafic d’organes au Kosovo : les principaux suspects échappent toujours à Eulex


Mise en ligne : mercredi 18 décembre 2013
Cela fait maintenant deux ans et demi que les deux principaux suspects ont été mis en examen dans l’affaire de trafic d’organes à la clinique Medicus. Pourtant activement recherchés, fichés par Interpol, le médecin turc Yusuf Sönmez et l’Israélien Moshe Harel sont toujours introuvables. La justice d’Eulex s’impatiente.

(Avec Balkan Insight) - Plus de huit mois après les premières condamnations dans l’affaire de trafic d’organes à la clinique Medicus, la mission Eulex a reconnu qu’elle ne disposait toujours pas d’informations lui permettant d’arrêter les deux principaux suspects.

Le médecin turc Yusuf Sönmez et l’Israélien Moshe Harel, accusés de trafic d’organes et de crime organisés sont en cavale depuis qu’ils ont officiellement été inculpés en juin 2011. Ils figurent pourtant sur les fichiers des criminels activement recherchés d’Interpol.

Le juge d’Eulex Malcolm Simmons s’est dit « inquiet que rien ou presque n’ait eu lieu depuis ». « Nous ne pouvons faire que le strict minimum tant que les accusés n’ont pas été arrêtés », a-t-il rappelé lors d’une audience qui s’est tenue à Pristina pour rendre compte de l’évolution de l’enquête sur le trafic d’organes.

Pour le procureur d’Eulex Allen Cansick, « Harel se trouve toujours en Israël », tandis que « la mission a des informations qui indiquent que Sönmez se déplace tout autour de la planète ». Le procureur se veut néanmoins optimiste : « il y a des chances qu’ils soient un jour conduits au Kosovo ».

Les accusés ne peuvent pas être jugés par contumace, de sorte qu’un éventuel futur procès dépend de leur extradition.


--- 2012

UN tribunal temporarily frees former PM Haradinaj ahead of verdict

Haradinaj è stato rilasciato in libertà temporanea (Glas Srbije - 10. 05. 2012.)
http://voiceofserbia.org/it/content/haradinaj-è-stato-rilasciato-libertà-temporanea
Il leader dell’Alleanza per il futuro del Kosovo, l’ex comandante della terroristica UCK Ramus Haradinaj, il quale è accusato dal tribunale dell’Aja di crimini di guerra, è tornato in Kosovo. I giudici hanno permesso che egli fosse rilasciato in libertà temporanea. La portavoce dell’Eulex Irina Gudeljevic ha dichiarato che la missione dell’Unione europea parteciperà al controllo delle condizioni che Haradinaj deve rispettate mentre si trova in libertà temporanea. Su richiesta di Haradinaj il consiglio dei giudici ha deciso che egli sarà libero fino all’emissione della sentenza nel nuovo processo contro di lui. Insieme con Idriz Baljaj e Ljahi Brahimi Haradinaj è accusato di crimini di guerra che sono stati commessi in Kosovo nell’anno 1998. I discorsi finali nel loro processo dovrebbero essere tenuti il 25 e il 26 giugno. Nel processo di prima istanza Haradinaj e Baljaj sono stati esonerati da ogni accusa, mentre Brahimi è stato condannato a sei anni di detenzione. Dopo il ricorso della procura il consiglio d’appello ha imposto che il processo fosse rinnovato in sei dei 37 capi d’accusa. La procura ha valutato che durante il processo esistevano molte difficoltà nella raccolta delle deposizioni dei testimoni. Molti di loro hanno detto che a causa della paura non sarebbero apparsi davanti ai giudici.

Crimes de guerre au Kosovo : Eulex acquitte Fatmir Limaj (CdB 3 mai 2012)
Le juge britannique d’Eulex Welford-Carroll a prononcé l’acquittement des quatre derniers accusés encore en procès dans l’affaire Kleçka, dont l’ancien Premier ministre Fatmir Limaj. Le principal témoin avait été retrouvé pendu en Allemagne en septembre 2011…



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http://www.b92.net/eng/news/politics-article.php?yyyy=2011&mm=12&dd=23&nav_id=77945

Tanjug News Agency, December 23, 2011

UNSC debates organ trade draft

NEW YORK: Consultations are ongoing in the UNSC on Serbia's resolution on human organ trafficking in Kosovo, the Serbian Mission to the UN told Tanjug on Friday.
Russia is presiding over the UN Security Council until the end of December and intensive consultations have taken place in recent days on the text of the resolution, which calls for the appointment of a special representative of the UN Secretary-General Ban Ki-moon to oversee the investigation, but UNSC member countries have yet to reach a compromise.
No agreement has been reached and the UNSC is not expected to meet before the New Year, but consultations are ongoing, Tanjug has learned from the Serbian Mission to the UN. But the UNSC will suspend its activities for the year on Friday, barring emergencies. 
Western countries in the UNSC believe only EULEX should be in charge of an investigation into the allegations made in Council of Europe Rapporteur Dick Marty's report. Belgrade, on the other hand, is advocating an independent investigation under a UN mandate, as the crimes mentioned in the report are not contained to Kosovo alone.


http://www.b92.net/eng/news/politics-article.php?yyyy=2011&mm=12&dd=30&nav_id=78057

Tanjug News Agency, December 30, 2011

West refuses to probe organ trafficking – Russian envoy

MOSCOW: Russian Ambassador to UN Vitaly Churkin says he does not understand why the West refuses to carry out an investigation into human organ trafficking in Kosovo.
“We are very upset over this fact. We do not understand why our western colleagues in the UN refuse to implement measures which would confirm legitimacy of the EULEX investigation in Kosovo and find perpetrators of these crimes,” he told Russia Today.
The Russian envoy stressed that the Serbian delegation in the UN in cooperation with Russian diplomats had drafted a relatively simple resolution which envisaged appointment of a special representative of the UN secretary general in charge of control of the EULEX mission and protection of witnesses. 
“I believe that EULEX mechanism is insufficient for implementation of an appropriate investigation, protection of witnesses and reporting to the UN Security Council. I fear that after five or six years of confidential investigations they will announce that they were not able to discover anything
, that witnesses are deceased or murdered in the meantime, and that everything is over,” Churkin explained. 
He underlined that Russia did not want silence to wrap this monstrous crime, but that for some reason that were unknown to him, there was a certain resistance in his western colleagues regarding a full investigation into the crime contained in the report by Council of Europe Special Rapporteur Dick Marty. 
“Nevertheless I think that we will continue to work in this direction in 2012 as well, and that this resolution will be accepted so that the crime would not be forgotten,” Churkin concluded. 
Members and leaders of the ethnic Albanian KLA are suspected to be the perpetrators of the atrocities, targetting kidnapped Serb and other civilians in Kosovo in 1999 and 2000.


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Vojin Joksimovich, Ph.D
Modern Tokyo Times

KLA DETENTION CAMPS

In my late December essay in 2010  called Amorality of US Kosovo Policy: Friends with the Snake I have published reactions to the Council of Europe (CoE) 27-page report authored by the Swiss-Italian politician, senator and prosecuting lawyer Dick Marty. The report, after his two-year investigation, claimed that the Kosovo Liberation Army (KLA) thugs headed by the current Kosovo prime minister Hashim Thaci, known as the “Snake,” abducted mostly Kosovo Serbs but also some Albanian so called “collaborators,” transported them to northern Albania, murdered them, extracted their organs like the kidneys, and sold them on the black market. These macabre Nazi/Croatian Nazi style crimes were covered up by the leading international organizations such as the UN, NATO, OSCE as well as the governments of leading western countries. NATO’s secret documents as well as an UN report have been leaked out clearly demonstrating that both of those international organizations had full knowledge of these grisly crimes and opted to cover them up in addition to several western governments, the U.S. and Germany in particular. While a EULEX investigation is being launched, it will focus on the grisly crimes committed by the Snake and his thugs but will not include an investigation of those who enabled these crimes to be covered up for over a decade. In addition, it is doubtful if EULEX is capable of conducting an all-encompassing inquiry. Hence, the most important question needs to be posed: Is the justice going to be served.


CoE Session: 169:8 Votes

On January 25, the CoE supported Dick Marty’s resolution demanding investigation into organ harvesting macabre crimes with a vote of 169:8. The resolution calls for EULEX to continue its investigation. It also calls for the governments of Serbia, Albania and Kosovo institutions to fully co

(Message over 64 KB, truncated)


(english / italiano)

Lobbysti USA a favore di ISIS e Ucraina

1) Ucraina e Isis: Joe Biden rivela (per sbaglio) la verità (LINKS)
2) USA, UE, Turchia, Israele aiutano l'ISIS. E John McCain si vanta di frequentarli (LINKS)
3) Ucraina / Capo battaglione nazi: «Ci addestrano e ci armano gli Usa» / 11 novembre: tre caporioni delle milizie nazi-europeiste a Washington per incontrare John McCain
4) George Soros aizza l'Europa contro la Russia: Wake Up, Europe !


Leggi anche:

Stranezze Usa Merkel tra sgarbi e dissensi poi è sempre pace. C’è un perché? (di Michele Marsonet - 13 ottobre 2014)
http://www.remocontro.it/2014/10/13/stranezze-usa-merkel-sgarbi-dissensi-poi-sempre-pace-ce-perche/


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Ucraina e Isis: Joe Biden rivela (per sbaglio) la verità

LINKS:

Ucraina e Isis: il vice di Obama rivela (per sbaglio) la verità (di Marcello Foa, 5/10/2014)

Biden: «Europa costretta da Obama a mettere sanzioni alla Russia» (di Franco Fracassi, 7 ottobre 2014)
L’Europa non voleva. Obama l’ha costretta. Il vice presidente degli Stati Uniti, parlando ad Harvard, ha confessato esagerate pressioni Usa su Bruxelles contro la Russia. Biden ha anche ammesso che l’Isis non costituisce nessun pericolo per l’Occidente…

Al vice di Obama scappa una verità su Isis ed è gaffe (di Ennio Remondino, 7 ottobre 2014)
A Washington si dice che c'è stata una gaffe quando un politico dichiara inavvertitamente la verità. Battuta?

Al povero Joe Biden è scappata la verità e nella diplomazia è stato il panico (di Michele Marsonet, 8 ottobre 2014)

Biden tells truth, apologizes (By WW Editor on October 9, 2014)

Seattle protesters tell Biden: ‘No more war!’ (By Jim McMahan / WW, October 17, 2014)


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USA, UE, Turchia, Israele aiutano l'ISIS. E John McCain si vanta di frequentarli

LINKS:

Terroristi jihadisti dell'Isis calpestano la bandiera palestinese. Tanto per capire da che parte stanno… (23/7/2014)

007 italiani hanno addestrato militanti sunniti poi passati con ISIS (da Globalist, lunedì 20 ottobre 2014)
In due campi di Giordania e Turchia uno staff di dodici agenti ha partecipato alla formazione dei ribelli anti-Assad. Che poi sono andati con lo Stato Islamico…http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=111080&typeb=0&007-italiani-hanno-addestrato-militanti-sunniti-poi-passati-con-ISIS

Le casseforti dell’Isis sono Ubs e Hsbc. Obama sapeva dal 2008 (di Franco Fracassi, 21 ottobre 2014)
Intelligence Usa scoprì che il denaro di Al Qaida passava per la banca svizzera l’Ubs. L’allora senatore Obama sapeva ma insabbiò. Da quei conti passano i soldi dell’Isis…
http://popoffquotidiano.it/2014/10/21/le-casseforti-dellisis-sono-ubs-e-hsbc-e-obama-lo-sapeva-dal-2008/

L'Isis guadagna due milioni di dollari al giorno con i proventi del petrolio (di Roberto Bongiorni, 22 ottobre 2014)

Qamishli, i curdi accusano la Turchia: "Aiuta l'Isis" (di Gian Micalessin - Mer, 05/11/2014)
Dentro una base dello Stato islamico trovate piastrine militari, carte d'identità e passaporti turchi. E un registro che dimostra come tra i terroristi ci siano molti cittadini della Turchia…
http://www.ilgiornale.it/news/mondo/qamishli-i-curdi-accusano-turchia-1064903.html

Esclusiva Rainews, Siria, soldati curdi: "La Turchia appoggia l'Isis" 
Dopo il video pubblicato dal Daily Mail dove si vedono combattenti dell'Isis scambiarsi saluti coi soldati turchi, in esclusiva per Rainews24, Gian Micalessin dalla città siriana di Qamishli ha documentato quelle che sembrano le prove del presunto appoggio di Ankara ai miliziani del terrore…

«L’Europa acquista gran parte del petrolio rubato dall’Isis» (da hispan.tv, 6/11/2014)

L’ambasciatore di Israele in Italia: meglio l’Isis che l’Iran (Redazione Contropiano, 7 Novembre 2014)

McCain ammette: «Sono in contatto permanente con l’Isis» (di Franco Fracassi, 12 novembre 2014)
John McCain admet être en contact permanent avec l'EIIL

Vedi anche:

Fantomas colpisce ancora
ISIS e la fabbrica dei Fantomas / Un miliardo di euro rubato al Fisco italiano e "regalato" a Bin Laden / Washington e il mondo stanno realmente facendo guerra all’Isis, oppure…


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Ucraina/Capo battaglione nazi: «Ci addestrano e ci armano gli Usa»

26 settembre 2014 - Di ritorno da «un viaggio d’affari in America», il capo del battaglione Donbass su Facebook ha spiegato le modalità dell’addestramento che gli istruttori statunitensi forniranno ai suoi camerati. E poi ha raccontato dei suoi «incontri profiqui con senatori democratici e repubblicani». Dagli Usa in arrivo anche droni.

di Franco Fracassi

[FOTO: IL CAPO DEL BATTAGLIONE DONBASS SEMYON SEMYONCHENKO NEL CORSO DI UN’INTERVISTA]

«Ieri ho firmato un contratto per organizzare corsi di formazione per i combattenti e gli ufficiali del battaglione Donbass da gruppi mobili di istruttori provenienti dagli Stati Uniti, tenuti da militari che non sono attualmente in servizio. Essi opereranno in base al sistema di formazione tradizionale utilizzato dal Navy Seals e la Delta Force». È parte di un messaggio che il comandante del battaglione Donbass ha affidato alla sua pagina Facebook. Semyon Semyonchenko è da poco tornato da un «viaggio d’affari in America» (come ha scritto sempre su Facebook).

Il battaglione Donbass è uno delle cinque unità paramilitari (Aidar, Azov, Donbass, Dnepr-1 e Dnepr-2) composte da nazisti provenienti da tutta Europa aggregate alla Guardia nazionale ucraina, e che combatte a fianco dell’esercito di Kiev contro le milizie separatiste. Secondo un’associazione di avvocati ucraini, i cinque battaglioni si sarebbero macchiati di crimini di guerra, ampiamente documentati da foto, filmati e testimonianze. Popoff ha più volte raccontato come questi siano stati addestrati e armati dagli Stati Uniti e da altri Paesi della Nato. Ma è la prima volta che uno di loro, addirittura un comandante, parli della cosa così apertamente.

Prosegue il post di Semyonchenko: «Sono stati sviluppati standard per ogni reparto (ricognizione, forze speciali, di sicurezza eccetera) e per ogni sottufficiale. Particolare attenzione sarà rivolta alla formazione individuale e lavoro di squadra. Verranno utilizzati il numero massimo di esercitazioni pratiche. Un altro punto importante è la formazione dei sergenti (sottufficiali) per permettergli di agire in maniera indipendente e di gestione di un team. Gli istruttori saranno utilizzati anche per preparare le forze di sicurezza interna, e tale formazione è una delle forme di assistenza indiretta che l’Ucraina sta ricevendo. La formazione inizierà tra dieci giorni. Dopo aver concluso l’addestramento saremo pronti a condividere la nostra esperienza e a contribuire ad addestrare altre unità di volontari e di soldati regolari».

[FOTO: SEMYON SEMYONCHENKO IN VISITA ALL’INTERNATIONAL REPUBLICAN INSTITUTE. DIETRO DI LUI (ACCANTO AL CORRIMANO) IL SENATORE DEL TENNESSEE ROBERT CORKER.]

Durante il suo «viaggio americano» Semyonchenko ha incontrato il senatore democratico Robert Menendez e quello repubblicano Robert Corker. Come lo stesso comandante ha scritto: «Menendez e Corker sono i due senatori che hanno promosso l’Ukraine Freedom Support Act, una legge che stanzierà dei soldi per fornire assistenza all’Ucraina, compresa la fornitura di armi. Radar, armi anticarro, droni, sistemi di comunicazione e molte altre cose utili per il nostro esercito».

Il capo del battaglione di volontari nazisti è anche stato ricevuto dall’Iri (International Republican Institute) e dal Ndi (National Democratic Institute), i bracci internazionali dei due partiti statunitensi. In base a un’inchiesta realizzata in passato da Popoff, Iri e Ndi sono due fondazioni finanziate dal Dipartimento di Stato e costituiscono una sorta di controllo e di appoggio politico all’operato della Cia. «Sono stati dei colloqui molto profiqui. Abbiamo spiegato loro la situazione in Ucraina nella maniera più obiettiva possibile. Siamo certi che tutto andrà per il verso da noi auspicato», ha aggiunto Semyonchenko.

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Fonte: pagina FB "Con l'Ucraina antifascista", 13/11/2014

L'11 novembre, i tre caporioni delle milizie nazionaliste Semenchenko (battaglione "Donbass"), Teteruk e Bereza (Pravy Sektor), eletti alle ultime elezioni farsa nel parlamento di Kiev, si sono recati per una visita di un giorno a Washington, per incontrare il senatore McCain, uno dei principali istigatori delle violenze del majdan e organizzatore del golpe di febbraio.
Si tratta della seconda visita, nell'ultimo mese, di Semenchenko negli USA (foto 
), e questo va letto nell'intensificarsi delle operazioni militari delle bande nazionalfasciste nel Donbass, nonostante la tregua firmata a Minsk e mai rispettata dalle bande nazionalfasciste. Altri esponenti dell'estrema destra ucraina si sono recati in pellegrinaggio a Washington dopo il golpe, tra questi Andrij Tarasenko, braccio destro del leader di Pravy Sektor, Yarosh.
Nella seconda foto
si vedono i tre individui a piede libero in un aeroporto tedesco aspettando tranquillamente il volo degli USA con la compiacenza delle istituzione europee.


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Fonte: pagina FB "Premio Goebbels per la disinformazione", 24/10/2014
https://www.facebook.com/premiogoebbels/posts/1560303874203126
<< Il miliardario sionista, nonché ex collaborazionista delle SS e delle Croci Frecciate in Ungheria, George Soros chiede all'Europa di difendere fino alla morte il regime golpista ucraino e di partecipare con ancora più veemenza alla guerra totale degli Usa contro la Russia… >>


http://www.nybooks.com/articles/archives/2014/nov/20/wake-up-europe/

Wake Up, Europe

George Soros

The following article will appear in The New York Review’s November 20 issue.

Europe is facing a challenge from Russia to its very existence. Neither the European leaders nor their citizens are fully aware of this challenge or know how best to deal with it. I attribute this mainly to the fact that the European Union in general and the eurozone in particular lost their way after the financial crisis of 2008.

The fiscal rules that currently prevail in Europe have aroused a lot of popular resentment. Anti-Europe parties captured nearly 30 percent of the seats in the latest elections for the European Parliament but they had no realistic alternative to the EU to point to until recently. Now Russia is presenting an alternative that poses a fundamental challenge to the values and principles on which the European Union was originally founded. It is based on the use of force that manifests itself in repression at home and aggression abroad, as opposed to the rule of law. What is shocking is that Vladimir Putin’s Russia has proved to be in some ways superior to the European Union—more flexible and constantly springing surprises. That has given it a tactical advantage, at least in the near term.

Europe and the United States—each for its own reasons—are determined to avoid any direct military confrontation with Russia. Russia is taking advantage of their reluctance. Violating its treaty obligations, Russia has annexed Crimea and established separatist enclaves in eastern Ukraine. In August, when the recently installed government in Kiev threatened to win the low-level war in eastern Ukraine against separatist forces backed by Russia, President Putin invaded Ukraine with regular armed forces in violation of the Russian law that exempts conscripts from foreign service without their consent.

In seventy-two hours these forces destroyed several hundred of Ukraine’s armored vehicles, a substantial portion of its fighting force. According to General Wesley Clark, former  NATO  Supreme Allied Commander for Europe, the Russians used multiple launch rocket systems armed with cluster munitions and thermobaric warheads (an even more inhumane weapon that ought to be outlawed) with devastating effect.* The local militia from the Ukrainian city of Dnepropetrovsk suffered the brunt of the losses because they were communicating by cell phones and could thus easily be located and targeted by the Russians. President Putin has, so far, abided by a cease-fire agreement he concluded with Ukrainian President Petro Poroshenko on September 5, but Putin retains the choice to continue the cease-fire as long as he finds it advantageous or to resume a full-scale assault.

In September, President Poroshenko visited Washington where he received an enthusiastic welcome from a joint session of Congress. He asked for “both lethal and nonlethal” defensive weapons in his speech. However, President Obama refused his request for Javelin hand-held missiles that could be used against advancing tanks. Poroshenko was given radar, but what use is it without missiles? European countries are equally reluctant to provide military assistance to Ukraine, fearing Russian retaliation. The Washington visit gave President Poroshenko a façade of support with little substance behind it.

Equally disturbing has been the determination of official international leaders to withhold new financial commitments to Ukraine until after the October 26 election there (which will take place just after this issue goes to press). This has led to an avoidable pressure on Ukrainian currency reserves and raised the specter of a full-blown financial crisis in the country.

There is now pressure from donors, whether in Europe or the US, to “bail in” the bondholders of Ukrainian sovereign debt, i.e., for bondholders to take losses on their investments as a precondition for further official assistance to Ukraine that would put more taxpayers’ money at risk. That would be an egregious error. The Ukrainian government strenuously opposes the proposal because it would put Ukraine into a technical default that would make it practically impossible for the private sector to refinance its debt. Bailing in private creditors would save very little money and it would make Ukraine entirely dependent on the official donors.

To complicate matters, Russia is simultaneously dangling carrots and wielding sticks. It is offering—but failing to sign—a deal for gas supplies that would take care of Ukraine’s needs for the winter. At the same time Russia is trying to prevent the delivery of gas that Ukraine secured from the European market through Slovakia. Similarly, Russia is negotiating for the Organization for Security and Cooperation in Europe to monitor the borders while continuing to attack the Donetsk airport and the port city of Mariupol.

It is easy to foresee what lies ahead. Putin will await the results of the elections on October 26 and then offer Poroshenko the gas and other benefits he has been dangling on condition that he appoint a prime minister acceptable to Putin. That would exclude anybody associated with the victory of the forces that brought down the Viktor Yanukovych government by resisting it for months on the Maidan—Independence Square. I consider it highly unlikely that Poroshenko would accept such an offer. If he did, he would be disowned by the defenders of the Maidan; the resistance forces would then be revived.

Putin may then revert to the smaller victory that would still be within his reach: he could open by force a land route from Russia to Crimea and Transnistria before winter. Alternatively, he could simply sit back and await the economic and financial collapse of Ukraine. I suspect that he may be holding out the prospect of a grand bargain in which Russia would help the United States against  ISIS —for instance by not supplying to Syria the S300 missiles it has promised, thus in effect preserving US air domination—and Russia would be allowed to have its way in the “near abroad,” as many of the nations adjoining Russia are called. What is worse, President Obama may accept such a deal.

That would be a tragic mistake, with far-reaching geopolitical consequences. Without underestimating the threat from  ISIS , I would argue that preserving the independence of Ukraine should take precedence; without it, even the alliance against  ISIS  would fall apart. The collapse of Ukraine would be a tremendous loss for  NATO , the European Union, and the United States. A victorious Russia would become much more influential within the EU and pose a potent threat to the Baltic states with their large ethnic Russian populations. Instead of supporting Ukraine,  NATO  would have to defend itself on its own soil. This would expose both the EU and the US to the danger they have been so eager to avoid: a direct military confrontation with Russia. The European Union would become even more divided and ungovernable. Why should the US and other  NATO  nations allow this to happen?

The argument that has prevailed in both Europe and the United States is that Putin is no Hitler; by giving him everything he can reasonably ask for, he can be prevented from resorting to further use of force. In the meantime, the sanctions against Russia—which include, for example, restrictions on business transactions, finance, and trade—will have their effect and in the long run Russia will have to retreat in order to earn some relief from them.

These are false hopes derived from a false argument with no factual evidence to support it. Putin has repeatedly resorted to force and he is liable to do so again unless he faces strong resistance. Even if it is possible that the hypothesis could turn out to be valid, it is extremely irresponsible not to prepare a Plan B.

There are two counterarguments that are less obvious but even more important. First, Western authorities have ignored the importance of what I call the “new Ukraine” that was born in the successful resistance on the Maidan. Many officials with a history of dealing with Ukraine have difficulty adjusting to the revolutionary change that has taken place there. The recently signed Association Agreement between the EU and Ukraine was originally negotiated with the Yanukovych government. This detailed road map now needs adjustment to a totally different situation. For instance, the road map calls for the gradual replacement and retraining of the judiciary over five years whereas the public is clamoring for immediate and radical renewal. As the new mayor of Kiev, Vitali Klitschko, put it, “If you put fresh cucumbers into a barrel of pickles, they will soon turn into pickles.”

Contrary to some widely circulated accounts, the resistance on the Maidan was led by the cream of civil society: young people, many of whom had studied abroad and refused to join either government or business on their return because they found both of them repugnant. (Nationalists and anti-Semitic extremists made up only a minority of the anti-Yanukovych protesters.) They are the leaders of the new Ukraine and they are adamantly opposed to a return of the “old Ukraine,” with its endemic corruption and ineffective government.

The new Ukraine has to contend with Russian aggression, bureaucratic resistance both at home and abroad, and confusion in the general population. Surprisingly, it has the support of many oligarchs, President Poroshenko foremost among them, and the population at large. There are of course profound differences in history, language, and outlook between the eastern and western parts of the country, but Ukraine is more united and more European-minded than ever before. That unity, however, is extremely fragile.

The new Ukraine has remained largely unrecognized because it took time before it could make its influence felt. It had practically no security forces at its disposal when it was born. The security forces of the old Ukraine were actively engaged in suppressing the Maidan rebellion and they were disoriented this summer when they had to take orders from a government formed by the supporters of the rebellion. No wonder that the new government was at first unable to put up an effective resistance to the establishment of the separatist enclaves in eastern Ukraine. It is all the more remarkable that President Poroshenko was able, within a few months of his election, to mount an attack that threatened to reclaim those enclaves.

To appreciate the merits of the new Ukraine you need to have had some personal experience with it. I can speak from personal experience although I must also confess to a bias in its favor. I established a foundation in Ukraine in 1990 even before the country became independent. Its board and staff are composed entirely of Ukrainians and it has deep roots in civil society. I visited the country often, especially in the early years, but not between 2004 and early 2014, when I returned to witness the birth of the new Ukraine.

I was immediately impressed by the tremendous improvement in maturity and expertise during that time both in my foundation and in civil society at large. Currently, civic and political engagement is probably higher than anywhere else in Europe. People have proven their willingness to sacrifice their lives for their country. These are the hidden strengths of the new Ukraine that have been overlooked by the West.

The other deficiency of the current European attitude toward Ukraine is that it fails to recognize that the Russian attack on Ukraine is indirectly an attack on the European Union and its principles of governance. It ought to be evident that it is inappropriate for a country, or association of countries, at war to pursue a policy of fiscal austerity as the European Union continues to do. All available resources ought to be put to work in the war effort even if that involves running up budget deficits. The fragility of the new Ukraine makes the ambivalence of the West all the more perilous. Not only the survival of the new Ukraine but the future of  NATO  and the European Union itself is at risk. In the absence of unified resistance it is unrealistic to expect that Putin will stop pushing beyond Ukraine when the division of Europe and its domination by Russia is in sight.

Having identified some of the shortcomings of the current approach, I will try to spell out the course that Europe ought to follow. Sanctions against Russia are necessary but they are a necessary evil. They have a depressive effect not only on Russia but also on the European economies, including Germany. This aggravates the recessionary and deflationary forces that are already at work. By contrast, assisting Ukraine in defending itself against Russian aggression would have a stimulative effect not only on Ukraine but also on Europe. That is the principle that ought to guide European assistance to Ukraine.

Germany, as the main advocate of fiscal austerity, needs to understand the internal contradiction involved. Chancellor Angela Merkel has behaved as a true European with regard to the threat posed by Russia. She has been the foremost advocate of sanctions on Russia, and she has been more willing to defy German public opinion and business interests on this than on any other issue. Only after the Malaysian civilian airliner was shot down in July did German public opinion catch up with her. Yet on fiscal austerity she has recently reaffirmed her allegiance to the orthodoxy of the Bundesbank—probably in response to the electoral inroads made by the Alternative for Germany, the anti-euro party. She does not seem to realize how inconsistent that is. She ought to be even more committed to helping Ukraine than to imposing sanctions on Russia.

The new Ukraine has the political will both to defend Europe against Russian aggression and to engage in radical structural reforms. To preserve and reinforce that will, Ukraine needs to receive adequate assistance from its supporters. Without it, the results will be disappointing and hope will turn into despair. Disenchantment already started to set in after Ukraine suffered a military defeat and did not receive the weapons it needs to defend itself.

It is high time for the members of the European Union to wake up and behave as countries indirectly at war. They are better off helping Ukraine to defend itself than having to fight for themselves. One way or another, the internal contradiction between being at war and remaining committed to fiscal austerity has to be eliminated. Where there is a will, there is a way.

Let me be specific. In its last progress report, issued in early September, the  IMF estimated that in a worst-case scenario Ukraine would need additional support of $19 billion. Conditions have deteriorated further since then. After the Ukrainian elections the  IMF  will need to reassess its baseline forecast in consultation with the Ukrainian government. It should provide an immediate cash injection of at least $20 billion, with a promise of more when needed. Ukraine’s partners should provide additional financing conditional on implementation of the  IMF -supported program, at their own risk, in line with standard practice.

The spending of borrowed funds is controlled by the agreement between the  IMF  and the Ukrainian government. Four billion dollars would go to make up the shortfall in Ukrainian payments to date; $2 billion would be assigned to repairing the coal mines in eastern Ukraine that remain under the control of the central government; and $2 billion would be earmarked for the purchase of additional gas for the winter. The rest would replenish the currency reserves of the central bank.

The new assistance package would include a debt exchange that would transform Ukraine’s hard currency Eurobond debt (which totals almost $18 billion) into long-term, less risky bonds. This would lighten Ukraine’s debt burden and bring down its risk premium. By participating in the exchange, bondholders would agree to accept a lower interest rate and wait longer to get their money back. The exchange would be voluntary and market-based so that it could not be mischaracterized as a default. Bondholders would participate willingly because the new long-term bonds would be guaranteed—but only partially—by the US or Europe, much as the US helped Latin America emerge from its debt crisis in the 1980s with so-called Brady bonds (named for US Treasury Secretary Nicholas Brady).

Such an exchange would have a few important benefits. One is that, over the next two or three critical years, the government could use considerably less of its scarce hard currency reserves to pay off bondholders. The money could be used for other urgent needs.

By trimming Ukraine debt payments in the next few years, the exchange would also reduce the chance of a sovereign default, discouraging capital flight and arresting the incipient run on the banks. This would make it easier to persuade owners of Ukraine’s banks (many of them foreign) to inject urgently needed new capital into them. The banks desperately need bigger capital cushions if Ukraine is to avoid a full-blown banking crisis, but shareholders know that a debt crisis could cause a banking crisis that wipes out their equity.

Finally, Ukraine would keep bondholders engaged rather than watch them cash out at 100 cents on the dollar as existing debt comes due in the next few years. This would make it easier for Ukraine to reenter the international bond markets once the crisis has passed. Under the current conditions it would be more practical and cost-efficient for the US and Europe not to use their own credit directly to guarantee part of Ukraine’s debt, but to employ intermediaries such as the European Bank for Reconstruction and Development or the World Bank and its subsidiaries.

The Ukrainian state-owned company Naftogaz is a black hole in the budget and a major source of corruption. Naftogaz currently sells gas to households for $47 per thousand cubic meters ( TCM ), for which it pays $380 per  TCM . At present people cannot control the temperature in their apartments. A radical restructuring of Naftogaz’s entire system could reduce household consumption at least by half and totally eliminate Ukraine’s dependence on Russia for gas. That would involve charging households the market price for gas. The first step would be to install meters in apartments and the second to distribute a cash subsidy to needy households.

The will to make these reforms is strong both in the new management and in the incoming government but the task is extremely complicated (how do you define who is needy?) and the expertise is inadequate. The World Bank and its subsidiaries could sponsor a project development team that would bring together international and domestic experts to convert the existing political will into bankable projects. The initial cost would exceed $10 billion but it could be financed by project bonds issued by the European Investment Bank and it would produce very high returns.

It is also high time for the European Union to take a critical look at itself. There must be something wrong with the EU if Putin’s Russia can be so successful even in the short term. The bureaucracy of the EU no longer has a monopoly of power and it has little to be proud of. It should learn to be more united, flexible, and efficient. And Europeans themselves need to take a close look at the new Ukraine. That could help them recapture the original spirit that led to the creation of the European Union. The European Union would save itself by saving Ukraine.

—October 23, 2014

  1. *

    I am deeply disturbed by a report in  The New York Times quoting Human Rights Watch that subsequently—on October 2 and 5—Ukrainians also used cluster bombs, which I condemn.   NATO  should clarify both alleged Ukrainian and Russian use of such munitions. 





Iniziative segnalate

VENEZIA 14/11: Presidio contro la guerra e il fascismo in Ucraina
PADOVA 14/11: Viaggio nella Memoria con Bogdan Bogdanovic
BOLOGNA 15/11: Territori Liberi della Resistenza italiana
MESTRE (VE) 15/11: Gazebo e Convegno "Verso la terza guerra mondiale? Fermiamola!"
NAPOLI 16/11: Presidio Fermiamo Genocidio del Popolo in Ucraina
PADOVA 22/11: Con l'Ucraina antifascista
MILANO 6/12: Per la pace in Ucraina e nel Donbass - contro il nazismo


=== VENEZIA 14/11

ALLE ORE 16 

PRESIDIO 

A VENEZIA IN CAMPO SAN GEREMIA
sotto la sede RAI di Palazzo LABIA

CONTRO LA GUERRA E IL FASCISMO IN UCRAINA

iniziativa organizzate da:
PARTITO DEI COMUNISTI ITALIANI - PANDORA TV - RETE DEI COMUNISTI - COMITATO DONBASS ANTINAZISTA - ASSOCAZIONE MARX XXI


=== PADOVA 14/11

nell'ambito di arte Padova 2014

Padova, venerdì 14 novembre 2014
dalle ore 16.30 alle ore 17.30
Fiera di Padova - Padiglione 1 Sala conferenze

Viaggio nella Memoria con Bogdan Bogdanovic

a cura di Bruno Maran

Conferenza con videoproiezione per coniugare l’architettura con la Memoria attraverso i monumenti realizzati dall’architetto jugoslavo, urbanista, sindaco di Belgrado dal 1982 al 1986, una delle figure più eminenti della cultura jugoslava del ‘900.

http://www.artepadova.com
all'interno del sito modalità per il biglietto ridotto di ingresso alla Fiera

evento Facebook: https://www.facebook.com/events/854626587892601/


=== BOLOGNA 15/11

Segnaliamo la seguente iniziativa, nel corso della quale necessariamente si parlerà della partecipazione di partigiani jugoslavi alle vicende trattate:

Bologna, sabato 15 novembre 2014 
alle ore 15.30 presso la Casa del Popolo "Bruno Tosarelli" - via Bentini 20
(Zona Corticella - Quartiere Navile - Bus 27–97–98 / parcheggio libero a 100 metri, in Passaggio Marescalchi)


ANPI Sez. Corticella - ANPI Sez. Lame - ANPI Sez. San Donato
con il patrocinio di Quartiere San Donato e Quartiere Navile
ANPI Com. Prov. BOLOGNA - ANPI Com. Prov. PERUGIA

presentano:

TERRITORI LIBERI DELLA RESISTENZA ITALIANA
testimonianze e interpretazione storiografica



* Saluti
Renato Romagnoli “Italiano”, Presidente ANPI Provinciale di Bologna
Giovanni Simoncelli, Presidente ANPI Provinciale di Perugia

* Il Territorio Libero di Norcia e Cascia
interviene:
Andrea Martocchia, curatore de “Il Territorio Libero di Norcia e Cascia
con testimonianze video di partigiani e protagonisti

* La Libera Repubblica di Montefiorino
interviene:
Ermenegildo Bugni “Arno”, partigiano e protagonista, Segretario ANPI Provinciale di Bologna

* Le Repubbliche Partigiane nella storiografia
interviene:
Renato Covino, storico, professore Ordinario all'Università di Perugia



=== MESTRE 15/11

DALLE ORE 10 ALLE ORE 16, IN PIAZZA FERRETTO A MESTRE

Gazebo per diffondere volantini e sensibilizzare l'opinione pubblica contro la guerra e il fascismo in Ucraina

iniziativa organizzate da:
PARTITO DEI COMUNISTI ITALIANI - PANDORA TV - RETE DEI COMUNISTI - COMITATO DONBASS ANTINAZISTA - ASSOCAZIONE MARX XXI

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Mestre, 15 novembre 2014 

alle ore 16.00 
PRESSO IL CENTRO CULTURALE DI S. MARIA DELLE GRAZIE, VIA POERIO 32

Verso la terza guerra mondiale? Fermiamola!

Pericolosi venti di guerra soffiano nel nostro pianeta. 
Una gravissima crisi economica, la peggiore che il capitalismo ricordi, sta imperversando trascinando con se le fragili conquiste che le classi sociali più povere erano riuscite a conquistare con durissime lotte. 
Il capitalismo non intende pagare la crisi da esso stesso prodotta, perché non vuol rinunciare ai suoi grandi margini di profitto. 
Per far questo è disposto a tutto, anche a scatenare guerre imperialistiche per indebolire i paesi che possono mettere in discussione la sua supremazia. 
Quanto sta avvenendo nel mondo, con le guerre che si stanno espandendo in Europa (Ucraina), in Asia e in Africa, sono parte di un disegno complessivo dell’Imperialismo USA e dei suoi alleati per mantenere il predominio economico e militare nel mondo. 
Questa è la vera causa che rischia di provocare una vera e propria terza guerra mondiale. 
In epoca di sviluppo degli armamenti nucleari, è chiaro a quali pericoli vanno incontro i popoli della terra. 
Per queste ragioni diciamo che è necessario intensificare la lotta unitaria di tutti i sinceri antifascisti, antimperialisti, democratici, contro la guerra, per la pace, per la riduzione delle spese militari e per lo smantellamento di tutte le armi nucleari nel mondo.

RISPONDENDO ALL'APPELLO PER UN CONTROSEMESTRE POPOLARE DI LOTTA IN OCCASIONE DELLA PRESIDENZA ITALIANA DELL'UNIONE EUROPEA

Ne parliamo con:

GIULIETTO CHIESA (giornalista, “Pandora TV”)
MANLIO DINUCCI (giornalista de “il Manifesto”)
FRANCESCO MARINGIÒ (vice responsabile esteri PdCI)
SERGEY DIACHUK (giornalista di Odessa, Ucraina)
SERGIO CARARO (Rete dei Comunisti, direttore di Contropiano)
ANTONIO MAZZEO (portavoce NO MUOS) 

Coordina il confronto la prof.ssa Laura di Lucia Coletti

Verranno proiettati alcuni brevi filmati che testimoniano i massacri nel DONBASS, commentati da Sergey Diachuk.

Organizzano: Partito dei Comunisti Italiani, Pandora TV, Rete dei Comunisti, Comitato veneto di solidarietà con il DONBASS Antinazista, Associazione MARX XXI

http://www.marx21.it/internazionale/area-ex-urss/24714-mestre-15-novembre-2014-verso-la-terza-guerra-mondiale.html


=== NAPOLI 16/11

Napoli, domenica 16/11/2014
alle ore 10.00 in Piazza Del Gesù

Movimento Ucraini Antifascisti Napoli
promuove

PRESIDIO: Fermiamo Genocidio del Popolo Ucraina

http://ucrainaantifascistanapoli.wordpress.com/2014/11/12/fermare-il-massacro-in-ucraina-appello-delle-lavoratrici-antifasciste-immigrate/
evento Facebook: https://www.facebook.com/events/618572514935654/


=== PADOVA 22/11

Padova, Sabato 22 novembre
alle ore 17.00 presso: Marzolo Occupata, via Marzolo 4 (zona Portello)

CON L'UCRAINA ANTIFASCISTA

APPUNTI DI UN VIAGGIO INTERNAZIONALISTA: alle 17 assemblea/dibattito con alcuni compagni tornati dal Donbass con la Carovana Antifascista. Banchetti informativi e alle 20 cena benefit per tutti i palati. A seguire serata musicale

evento Facebook: https://www.facebook.com/events/338245096300076/


=== MILANO 6/12

MILANO - PIAZZA MERCANTI 6 DICEMBRE 2014: PRESIDIO ORE 14-19 

PER LA PACE IN UCRAINA E NEL DONBASS - CONTRO IL NAZISMO
PER L'INFORMAZIONE CORRETTA E LA VERITA'
МИЛАН PIAZZA MERCANTI 6 ДЕКАБРЯ 2014: 14-19 ЧАСОВ ПРОТЕСТА 
ЗА МИР В УКРАИНЕ И ДОНБАССА В БОРЬБЕ ПРОТИВ ФАШИЗМА


Chiediamo al Consiglio Comunale di Milano di inviare subito aiuti umanitari ai bambini e alla popolazione civile del Donbass bombardata dall'artiglieria dell'esercito ucraino, pagati dall'Unione Europea, dagli Stati Uniti, dalla Nato e dalla Cia.  
Contestiamo la sistematica disinformazione attuata quotidianamente dai mezzi d'informazione che, agli ordini del governo italiano di Renzi, appoggia il regime golpista di Kiev guidato da Poroshenko, amico della Germania, e Yatseniuk, amico degli Stati Uniti, che hanno consegnato l'Ucraina ad un pugno di Oligarchi multimiliardari, di banderisti, e di squadristi distruggendo economia e convivenza. 
Vogliamo denunciare la presenza di nazisti nel parlamento e nel governo di Kiev, e i crimini contro l'umanità perpetrati nell'Ucraina orientale (Donbass) nel silenzio e nell'indifferenza delle cosiddette «democrazie» occidentali.  
Vogliamo che si parli: 1) delle migliaia di civili assassinati dai battaglioni euronazisti della Junta di Kiev, 2) dei profughi fuggiti dal Donbass in Russia, dei bombardamenti ucraini pagati anche con le tasse degli italiani, 3) delle fosse comuni di civili dove sono stati barbaramente interrati centinaia di civili innocenti assassinati dai battaglioni fascisti di Kiev, 4) della pulizia etnica antirussa, 5) della delirante demonizzazione del Presidente russo Vladimir Putin, 6) del massacro-pogrom della Casa dei sindacati di Odessa, 7) dell'aereo malese abbattuto dai caccia ucraini, dell'uso delle bombe al fosforo da parte del governo di Kiev, 8) della miseria e crisi economica portata al popolo ucraino dalla dal golpe violento del Majdan guidato dai nazisti di Svoboda e Pravy Sektor, 9) della sistematica persecuzione degli oppositori, degli antifascisti e dei comunisti da parte degli euronazisti che comandano a Kiev, 10) dell'inaccettabile embargo contro la Russia che danneggia solo le aziende italiane dettato al servile governo italiano dagli Usa, dalla UE e dalla NATO. 
CON LA NOVOROSSIJA, E LE REPUBBLICHE POPOLARI DI DONETSK E LUGANSK 
COMITATO UCRAINA ANTIFASCISTA DI MILANO-DONBASS ANTINAZISTA https://www.facebook.com/groups/1438748413061877/?fref=ts  Https://www.facebook.com/groups/267860163403095/?fref=ts
CHIUNQUE E' INTERESSATO CI SCRIVA COMUNICANDO I RIFERIMENTI E LA DISPONIBILITA' A PARTECIPARE AL PRESIDIO E A DIFFONDERE LE INFORMAZIONI PER SALVARE IL POPOLO DEL DONBASS.

Evento FB: https://www.facebook.com/events/331534220361177/





(Anche la Germania avrà un proprio "Giorno del Ricordo", per recriminare sulla sconfitta nella II Guerra Mondiale e delegittimare i confini di Stato fissati a seguito della vittoria sul nazifascismo. L'Italia ha fatto scuola, con l'istituzione del 10 Febbraio, la giornata dedicata all'odio contro gli "slavocomunisti" che si è voluta fissare nell'anniversario del Trattato di Pace. L'esempio delle politiche propagandistiche, rovesciste e revansciste, dello Stato italiano, sarà seguito in Germania, dove la giornata in onore dei tedeschi dei Sudeti, della Prussia Orientale, del Banato e degli altri territori persi a seguito della sconfitta di Hitler sarà fissata al 20 Giugno, che per l'ONU è la Giornata Internazionale del Rifugiato, con smaccato intento manipolatorio. D'altronde, ben tre Laender tedeschi hanno nel frattempo già istituito le loro "giornate del ricordo"…

Si legga anche / Liese auch:

Deutsch-italienische Kooperation der ,,Vertriebenen" / Collaborazione italo-germanica sugli "esuli" (2005)

Kurs auf Osteuropa (Führungs- und Strategiewechsel beim BdV)
10.11.2014 - Der Bund der Vertriebenen (BdV) vollzieht einen Führungswechsel und kündigt eine Ausweitung seiner Aktivitäten in Ost- und Südosteuropa an. Bei der Neuwahl des Präsidiums am vergangenen Freitag kandidierte die seit über 16 Jahren amtierende BdV-Präsidentin Erika Steinbach (CDU) nicht mehr. Ihr ist es während ihrer Amtszeit gelungen, die Sicherstellung der Erinnerung an die Umsiedlung der Deutschen von den altersbedingt stark schrumpfenden Umgesiedeltenverbänden in staatliche Hände zu übertragen. Die hauptsächlichen Mittel dazu sind die neue Erinnerungsstätte für "Flucht und Vertreibung" in Berlin, die von der staatlichen "Stiftung Flucht, Vertreibung, Versöhnung" errichtet wird, und der unlängst neu eingeführte bundesweite Gedenktag für die "Opfer von Flucht und Vertreibung". Steinbachs Nachfolger Bernd Fabritius (CSU) wird den BdV auf die Förderung der "Deutschtums"-Strukturen in Ost- und Südosteuropa fokussieren. Steinbach galt dazu wegen ihres miserablen Rufs vor allem in Polen als ungeeignet. Der BdV begleitet die Pläne zu seiner Neuausrichtung mit Überlegungen, sich einen neuen Namen zu geben. Letzten Freitag hat er erstmals einen "Grünen"-Politiker in sein Präsidium gewählt…

A cura di Italo Slavo per JUGOINFO)

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http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/58936

Die Kanzlerin der Vertriebenen
 
29.08.2014
BERLIN
 
(Eigener Bericht) - Die Bundesregierung hat die Einführung eines bundesweiten Gedenktages für die deutschen "Opfer von Flucht und Vertreibung" beschlossen. Der Gedenktag soll ab 2015 jährlich am 20. Juni begangen werden, dem "Weltflüchtlingstag" der UNO. Damit schreitet der Ausbau der staatlichen Erinnerungspflege zugunsten der "Vertriebenen"-Verbände voran. So haben inzwischen drei Bundesländer einen eigenen Gedenktag für die "Vertreibungs"-Opfer beschlossen, der im September erstmals begangen wird. In zwei Jahren soll eine Dokumentationsstelle im Zentrum Berlins eröffnet werden, die ebenfalls die Umsiedlung der Deutschen zum Schwerpunkt hat. In München wird mit Mitteln des Freistaats Bayern und der Bundesregierung ein "Sudetendeutsches Museum" errichtet. In einer Ausstellung, die in der Sudetendeutschen Landsmannschaft als möglicher Kern des Museums eingestuft worden ist, heißt es, das Münchner Diktat vom September 1938 könne als rechtskonform eingestuft werden. Wegen ihrer Unterstützung für den Ausbau der "Vertriebenen"-Erinnerungskultur erhält Bundeskanzlerin Angela Merkel am morgigen Samstag in Berlin eine neu geschaffene "Ehrenplakette in Gold" des Bundes der Vertriebenen (BdV).

Umgewidmet
Die Bundesregierung hat am Mittwoch die Einführung eines bundesweiten "Gedenktages für die Opfer von Flucht und Vertreibung" beschlossen. Demnach soll ab 2015 jährlich am 20. Juni an die deutschen "Vertriebenen" erinnert werden. Der Tag ist eigentlich dem Gedenken an die Flüchtlinge der Gegenwart gewidmet, die die Bundesrepublik mit ihrer Abschottungspolitik nach Möglichkeit fernzuhalten sucht. Berlin überlagert die ursprünglich von der UNO vorgenommene Widmung des Tages jetzt mit nationaler Erinnerung. "Die Vertreibung der europäischen Juden fand ihr grauenvolles Ende in den Vernichtungslagern. Auch Millionen Deutsche mussten schließlich aufgrund von Flucht, Vertreibung, Zwangsumsiedlung und Deportation ihre angestammte Heimat verlassen", erläutert das Bundesinnenministerium: "Die historische Aufarbeitung dieser Ereignisse sowie die Erinnerung und das Gedenken an die Opfer werden von der Bundesregierung nachhaltig unterstützt."[1]

Im Zentrum Berlins
Mit dem neuen Gedenktag schreitet der Ausbau der staatlichen deutschen Erinnerungspflege zugunsten der "Vertriebenen"-Verbände voran. Zusätzlich zu dem bundesweiten Gedenktag haben die Bundesländer Bayern und Hessen (2013) sowie Sachsen (2014) die Einführung eines landesweiten Gedenktags beschlossen, der jedes Jahr am zweiten Sonntag im September zelebriert werden soll.[2] Erstmals wird er am 14. September dieses Jahres begangen. Zusätzlich errichtet die Bundesstiftung "Flucht, Vertreibung, Versöhnung" im Zentrum Berlins eine Dokumentationsstelle, die dem Thema "Flucht und Vertreibung im 20. Jahrhundert" neue Aufmerksamkeit verschafft. Schwerpunkt werden Flucht und Umsiedlung der Deutschen infolge des Zweiten Weltkriegs sein (german-foreign-policy.com berichtete [3]). Ein Teil der geplanten Dauerausstellung ist bereits in einer "Open-Air-Ausstellung" vor dem Berliner "Deutschlandhaus" gezeigt worden, in dem die Dokumentationsstelle ihren Sitz haben wird.

Das Münchner Diktat
Ergänzend fördert die Bundesregierung den Bau eines "Sudetendeutschen Museums" in München mit bis zu zehn Millionen Euro; weitere 20 Millionen stellt der Freistaat Bayern bereit. Das Museum im Zentrum der bayerischen Landeshauptstadt soll 2018 eröffnet werden und Geschichte, Umsiedlung und Gegenwart der aus der Tschechoslowakei umgesiedelten Deutschen darstellen. Es wird nicht nur von der in Bayern allein regierenden CSU, sondern auch von der dortigen SPD unterstützt. Bereits 2007 ist im Bayerischen Landtag - und anschließend in mehreren Bundesländern - eine Ausstellung gezeigt worden, die als möglicher Kern des Sudetendeutschen Museums gilt. Auf ihren Tafeln hieß es unter anderem, die Tschechoslowakei habe Anfang 1919 eine "Okkupation des Sudetenlandes" betrieben, während das Münchner Diktat vom September 1938 womöglich als rechtskonform einzustufen sei: Die Wortwahl des Diktats lasse "anklingen", dass das "Sudetenland" durchaus "als besetztes Gebiet interpretiert werden konnte, das nie legitim zur ČSR gehört hat". Unter den Quellen, die die "Diskriminierung der Sudetendeutschen" belegen sollen, wird eine 1936 veröffentlichte Schrift aus dem Verlag des NS-Verbrechers Karl Hermann Frank zitiert.[4]

Modern, mit Internet-App
Bei den Machern des "Sudetendeutschen Museums" heißt es, man wolle keine "Heimatstube", sondern "ein modernes Museum" errichten - etwa "mit eigener Internet-App" und "technischen Spielereien", mit denen man auch Personen locken könne, die den Sudetendeutschen bislang noch nicht nahestünden.[5] Darauf zielen auch der neue Gedenktag sowie die Dauerausstellung der "Stiftung Flucht, Vertreibung, Versöhnung" ab, die zum Beispiel Schulklassen vorgeführt werden soll. Hintergrund der Gedenkoffensive ist, dass die "Vertriebenen"-Verbände wegen des hohen Durchschnittsalters ihrer Mitglieder mitten in einem dramatischen Schrumpfungsprozess stecken und es künftig nicht mehr mit ihrer Hilfe, sondern nur noch mit Hilfe öffentlicher Gedenkpraktiken gelingen kann, die Umsiedlung der Deutschen infolge des Zweiten Weltkriegs tief im allgemeinen Bewusstsein zu verankern - und zugleich die Auffassung öffentlich zu manifestieren, es habe sich dabei um "Unrecht" gehandelt. Diese Auffassung belastet die einst vom NS-Reich überfallenen Staaten, die die Nachkriegs-Umsiedlungen vornahmen, und ist geeignet, sie unter Druck zu setzen.

"Deutschland geht nicht ohne uns"
Bundeskanzlerin Angela Merkel hat seit ihrem Amtsantritt im Jahr 2005 die Gedenkprojekte des Bundes der Vertriebenen (BdV) und seiner scheidenden Präsidentin Erika Steinbach systematisch unterstützt und ihre Übernahme in staatliche Obhut gefördert. Sie hat den Gedenktag und die "Stiftung Flucht, Vertreibung, Versöhnung" durchgesetzt, zweimal die Festrede beim Berliner "Tag der Heimat" des BdV gehalten und regelmäßig den BdV-Jahresempfängen mit ihrer Anwesenheit ungewohnte Publicity beschert. Dafür erhält sie am morgigen Samstag bei der diesjährigen Feierstunde des BdV zum "Tag der Heimat" in der Berliner Urania eine "Ehrenplakette in Gold", die der Verband eigens zur Ehrung der Kanzlerin geschaffen hat. Merkel sei "die erste Persönlichkeit in der Geschichte unseres Verbandes, der diese Ehre zuteil wird", teilt der BdV mit: "Mit dieser Auszeichnung" wolle man "die beständige Solidarität und Freundschaft der Bundeskanzlerin zu den deutschen Heimatvertriebenen würdigen und ihr danken". Der diesjährige "Tag der Heimat" der deutschen "Vertriebenen" steht unter dem Motto: "Deutschland geht nicht ohne uns".[6]

[1] 20. Juni wird Gedenktag für Opfer von Flucht und Vertreibung. www.bmi.bund.de 27.08.2014.
[2] S. dazu Protest gegen Potsdam.
[3] S. dazu Eine PropagandaveranstaltungVertreibung aus dem LebenWeichen für die Zukunft und Geschichte à la carte.
[4] S. dazu Ein Lernort.
[5] Stefan Mayr: Multimedia-Schau statt Puppenstuben-Romantik. www.sueddeutsche.de 10.06.2014.
[6] Besondere Ehrenplakette in Gold für Bundeskanzlerin Dr. Angela Merkel. www.bund-der-vertriebenen.de 15.08.2014.




(english / francais / italiano)

Negazione dei diritti politici in Ucraina

0) INIZIATIVE
1) LINKS E BREVI
2) Provocatoria risposta dell'Unione Europea al KKE sulla messa al bando del Partito Comunista di Ucraina
3) Sette quotidiani ed undici riviste sono stati messi al bando dal regime golpista ucraino / Ukraine has banned 18 newspapers and magazines
4) "Fermare i crimini barbari nel Donbass! Giù le mani dal Partito Comunista di Ucraina!”. Dichiarazione del CC del PCFR, 25/10/2014
5) Ukraine : Pas d’échange pour les deux prisonniers communistes (7 novembre 2014)



=== 0: INIZIATIVE ===

VENETO 

VENERDI' 14 NOVEMBRE ALLE ORE 16 PRESIDIO A VENEZIA IN CAMPO SAN GEREMIA - sotto la sede RAI di Palazzo LABIA, 

SABATO 15 NOVEMBRE, DALLE ORE 10 ALLE ORE 16, PIAZZA FERRETTO A MESTRE con un Gazebo per diffondere volantini e sensibilizzare l'opinione pubblica.

Queste iniziative sono organizzate da:
PARTITO DEI COMUNISTI ITALIANI - PANDORA TV - RETE DEI COMUNISTI - COMITATO DOMBASS ANTINAZISTA - ASSOCAZIONE MARX XXI.

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MILANO

PACE IN UCRAINA E NEL DONBASS - STOP NAZISMO -PRESIDIO

Sabato 6 dicembre 2014
alle ore 14.00 in Piazza Mercanti 

MILANO - 6 DICEMBRE 2014: PRESIDIO ORE 14-19 PER IL DONBASS
PRESIDIO ANTIFASCISTA E ANTINAZISTA A MILANO
PER LA SALVEZZA DEL POPOLO DONBASS DALL'AGGRESSIONE DELLA JUNTA EUROFASCISTA DI KIEV 
CONTRO LA PULIZIA ETNICA E L'ODIO ANTIRUSSO FINANZIATI DA STATI UNITI D'AMERICA E UNIONE EUROPEA, CIA E NATO.
COMITATO UCRAINA ANTIFASCISTA DI MILANO - DONBASS ANTINAZISTA

Stiamo organizzando un presidio a Milano che ponga al centro dell'attenzione pubblica la vicenda della guerra della Junta Euro Nazista di Kiev contro il popolo del Donbass, con momenti informativi che mettano in luce cosa sta realmente accadendo, e con la presenza delle sole bandiere usate dai partigiani antifascisti della Novorossija, delle Repubbliche Popolari di Donetsk e di Lugansk, incluse quelle Russe, dell'Unione Sovietica e quella antifascista di San Giorgio e le bandiere degli antifascisti ucraini. 
Intendiamo anche dare indicazioni per aiutare economicamente chi giornalmente è bombardato dall'artiglieria ucraina e raccogliere firme da portare al Consiglio Comunale di Milano chiedendo che vengano inviati aiuti umanitari ai bambini e alla popolazione civile del Donbass invaso dall'Esercito Ucraino sponsorizzato dall'Unione Europea dagli Usa, dalla Nato e dalla Cia.
Vogliamo smascherare la disinformazione sistematica operata dai mezzi d'informazione che, così come il governo italiano, Renzi e la Mogherini, appoggiano il sanguinario regime nazional-fascista di Poroshenko, servitore della Germania, e di Yatseniuk, servitore degli Stati Uniti, che hanno svenduto l'Ucraina agli Oligarchi corruttori e sfruttatori.
Vogliamo denunciare la presenza di nazisti nel governo di Kiev, e i crimini contro l'umanità perpetuati nel silenzio e nell'indifferenza delle cosiddette «democrazie» occidentali.
Vogliamo che si parli delle migliaia di civili assassinati dai battaglioni euronazisti della Junta, dei profughi fuggiti in Russia dal Donbass bombardato dall'artiglieria ucraina pagata anche con le tasse degli italiani, delle fosse comuni di civili dove sono stati rinvenuti i cadaveri di centinaia di innocenti assassinati dai battaglioni fascisti di Kiev, della pulizia etnica antirussa, della delirante demonizzazione del Presidente russo Vladimir Putin, per coprire i crimini di guerra dei governi occidentali complici delle stragi ad opera dei banderisti in Ucraina, del massacro.pogrom della Casa dei sindacati di odessa, dell'aereo malese abbattuto dai caccia ucraini, dell'uso delle bombe al fosforo da parte dell'aviazione degli ukri, della miseria e crisi economica portata al popolo ucraino dalla follia fascista del golpe del Majdan, della persecuzione degli oppositori, degli antifascisti e dei comunisti da parte degli euronazisti che comandano a Kiev a Kharkov, Odessa e da per tutto, dell'assurdo embargo contro la Russia che si ritorce contro le aziende italiane che non possono più lavorare con un mercato in espansione, della occupazione militare dell'Italia da parte della Nato e della presenza di quasi cento testate nucleari nel Nord Italia.
CHIUNQUE E' INTERESSATO CI SCRIVA COMUNICANDO I RIFERIMENTI E LA DISPONIBILITA' A PARTECIPARE AL PRESIDIO E A DIFFONDERE LE INFORMAZIONI PER SALVARE IL POPOLO DEL DONBASS.

Evento FB: https://www.facebook.com/events/331534220361177/

--- CRONACHE:

Spanish students eject Ukrainian fascist thugs (By Alfie Cook / WSWS, 18 October 2014)
http://www.wsws.org/en/articles/2014/10/18/spai-o18.html

Agresiones de grupos de extrema derecha que trataron de impedir una charla antifascista en Alcorcón (19 octubre, 2014)
http://lamanchaobrera.es/agresiones-de-grupos-de-extrema-derecha-que-trataron-de-impedir-una-charla-antifascista-en-alcorcon/

New York protest says, ‘Odessa, Donbass, we are with you’ (By Workers World staff on November 7, 2014)
http://www.workers.org/articles/2014/11/07/new-york-protest-says-odessa-donbass/
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=IvggR94zqBs

PdCI Ancona: Tenstimonianze dall'Ucraina (24/10/2014)
VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=DhpNJ1w4aGo


=== 1: LINKS E BREVI ===

Documentazione fotografica a cura di Veronika Yukhnina con il sostegno di White-book.info e Rote Hilfe (Germania):
1. le violenze sugli attivisti (PDF 1,1MB)
2. le formazioni neonaziste (PDF 1,1MB)
3. la persecuzione dei giornalisti (PDF 0,7MB)

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Take action: Ukraine anti-fascist activist detained (International Action Center, Sept. 13, 2014)

Protesters dump Ukrainian deputy in rubbish bin (PHOTO, VIDEO - September 16, 2014)

Ucraina, folla getta un membro del Parlamento nell’immondizia (16 Settembre 2014)
VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=gNkJaZplQUE

Kiev, i fascisti assaltano il parlamento ed aggrediscono i deputati (16 Settembre 2014)
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=5vpaLPzmwxU

From exile, anti-fascists organize for imprisoned comrades (Greg Butterfield - Sep 27, 2014)
Simferopol, Crimea On Sept. 20, the 15th day following a cease-fire agreement brokered by Russia and the Organization for Security and Cooperation in Europe, Ukrainian troops loyal to the far-right junta in Kiev bombed a chemical plant in Donetsk, sending a mushroom-shaped cloud over the capital city of the Donetsk People’s Republic…

Fonte: pagina facebook "Con l'Ucraina antifascista", 27/9/2014
<< Contro la manifestazione per la pace indetta dai comunisti a Kharkov, il ministero degli interni golpista non ha esitato a inviare mezzi corazzati.
Alla Aleksandrovskaja, leader della locale organizzazione del Partito Comunista d'Ucraina e promotrice della manifestazione, è tra gli arrestati.
La compagna è candidata del PCU alle prossime elezioni parlamentari e sulla sua pagina FB, il golpista Avakov, fa riferimento proprio alla candidatura della Aleksandrovskaja alla carica di deputato. Avakov, che ricordiamo soggiornò in Italia (nel carcere di Frosinone...) ha commentato che la Aleksandrovskaja è stata tratta in arresto perché nel corteo si gridava "l'Ucraina non è uno stato".
E' dunque chiarita la natura politica dell'arresto della Aleksandrovskaja e degli altri compagni.
Di Avakov è utile ricordare che da più parti viene accusato come mandante del tentato omicidio del sindaco di Kharkov Gennadij Kernes. >>

Харьков. Ленин пал. Kharkiv. Lenin fell (28/set/2014)

Comunistas arrestados en Kharkov (29/9/2014 - Sub.Castellano)

Ucraina: a Kharkov è caccia al comunista, abbattuta la statua di Lenin (Marco Santopadre, 29 Settembre 2014)

Fonte: profilo Facebook "Premio Goebbels per la disinformazione", 9/10/2014
https://www.facebook.com/premiogoebbels/photos/np.99711030.1137191587/1553693021530878/?type=1&ref=notif&notif_t=notify_me
<< Fino ad un milione di ucraini non potranno ricoprire incarichi in enti pubblici per almeno dieci anni. Il leader della giunta golpista di Kiev Petro Poroshenko ha avviato la cosiddetta "lustracija" , firmando la legge che prevede l’allontanamento dagli uffici pubblici di funzionari e impiegati ritenuti "compromessi" con il deposto presidente Viktor Yanukovich. Ovviamente i primi a pagare saranno gli antifascisti, i russofoni e tutti coloro che non hanno nutrito simpatie nei confronti del nuovo ordine imposto dagli Usa e dalla Ue. 
“La lustracija comincerà! Le istituzioni verranno ripulite dagli agenti del Kgb e dagli alti gradi del Partito delle Regioni dell’ex presidente Yanukovich”, ha detto l'oligarca del cioccolato. 
A essere colpito è chi ha ricoperto un incarico statale almeno per un anno nel periodo dal 25 febbraio 2010 al 22 febbraio 2014. Non è un caso che sia stato fissato questo limite temporale... Va ricordato, infatti, che lo stesso Poroshenko è stato ministro del Commercio e dell'Economia sotto Yanukovich, anche se per meno di un anno: dal marzo al dicembre del 2012.
Insomma, la scure del regime nazista "euro-friendly" si abbatte su centinaia di migliaia di semplici cittadini, impiegati e funzionari che nella maggior parte dei casi non hanno ricoperto alcun ruolo politico ma solo burocratico, che ora rischiano il posto di lavoro. E ad impugnare questa scure sono proprio quei trasformisti e riciclati, buoni per tutte le stagioni, che facevano parte del precedente governo o erano comunque tra i più stretti collaboratori di Yanukovich. >>

PTV News 10 ottobre 2014 – Kiev, democrazia e epurazioni / La linea ambigua di Ankara / Ecco l’alternativa al gas russo

Fonte: pagina FB "Con l'Ucraina antifascista" tramite "Интернет-издание «Глагол»", 16/10/2014
<< I servizi di sicurezza ucraini (SBU) hanno bloccato il sito web GLAGOL, popolare fonte di informazione sull'Ucraina, ma anche su altri paesi dell'ex URSS.
Attivisti e collaboratori del sito hanno spesso subito attacchi da parte dei fascisti e della polizia: clamoroso è stato l'arresto di Konstantin Dolgov, principale organizzatore del progetto, che venne accusato di aver incendiato dei bancomat della Privatbank di Kolomojskij. 
GLAGOL ha spesso riportato la notizia delle manifestazioni organizzate in Italia e nel resto d'Europa, e questo probabilmente è uno dei motivi per cui l'SBU ha voluto metterlo fuori uso. 
Il sito GLAGOL criticava aspramente anche il Partito delle Regioni e il potere del clan Yanukovitch, ma come per altri siti e testate giornalistiche, né le forze dell'ordine né altri organi dello stato avevano, prima del golpe, osato provocazioni nei confronti degli attivisti. >>

Ucraina/Le gesta di Lyashko, il nazi favorito alle elezioni (foto e video)
di Franco Fracassi, 23 ottobre 2014 – È stato uno dei capi della rivolta di Maidan, Lyashko oggi è a capo del famigerato battaglione nazista Azov. Il suo Partito radicale è in lotta col partito del presidente Poroshenko per la conquista della maggioranza in parlamento. Per Amnesty si tratta di un criminale di guerra. «Alle scrofe di Mosca va tagliata la gola!»…

Anti-fascist leader recounts Odessa resistance, May 2 massacre (By Greg Butterfield / WW on October 31, 2014)

Squadristi europeisti gettano donna nell'immondizia perché russofona ( Anatoly Shary, 31/ott/2014)

Fonte: pagina FB "Con l'Ucraina antifascista", 5/11/2014
https://www.facebook.com/ucrainaantifascista/posts/719988484749075
<< Ieri si è svolta a Mosca una manifestazione, organizzata da diverse forze politiche e dedicata agli avvenimenti in Ucraina e a sostegno delle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, a cui ha preso parte una folta rappresentanza del Partito Comunista della Federazione Russa. 
Le fotografie del meeting: http://kprf.ru/photoreports/270.html >>

Fonte: pagina FB "Con l'Ucraina antifascista", 8/11/2014
https://www.facebook.com/ucrainaantifascista/posts/722009531213637
<< DA VEDERE! Ringraziando Fort Rus per il lavoro di traduzione e sottotitolatura in italiano, riproponiamo il video della censura in diretta ai danni del giornalista Gnatiuk, inviato a Donetsk: il collegamento viene platealmente interrotto dalla giornalista in studio quando Gnatiuk, dopo aver parlato dell'uccisione dei bambini a causa del bombardamento sulla scuola n. 63, racconta che a Donetsk la gente aspetta l'arrivo e la protezione dell'esercito russo. Dopo aver interrotto il collegamento (le riprese mostrano il cursore del mouse che chiude la chiamata Skype… min. 2:52), la giornalista commenta: "uhm, è caduta la linea, che peccato". >>
Censura dei telegiornali ucraini sulla situazione a Donezk (7/nov/2014)
Giornalista ucraino fornisce un'informazione contraria alla propaganda del regime e viene censurato

Fonte: pagina FB "Con l'Ucraina antifascista", 9/11/2014
https://www.facebook.com/ucrainaantifascista/posts/722023041212286
<< "Il governo vuole distruggere il partito comunista e portare alla ribalta forze di sinistra "malleabili", dichiara il politologo Andrej Zolotarev a GolosUA. 
Approfittando dell'attuale assenza dal parlamento, è iniziata una campagna atta a screditare il PCU e contestualmente a sdoganare gruppi di sinistra, estremamente minoritari, che puntano nelle loro dichiarazioni ad essere accreditati da Poroshenko e dalla giunta.
Tra questi, alcuni ex parlamentari del PCU, che usciti dal partito e dal gruppo parlamentare dopo il golpe ebbero la possibilità dal golpista Turchinov di formare un gruppo parlamentare, guadagnandosi così "l'indulgenza" della giunta. 
FONTE: http://ru.golos.ua/politika/14_11_06_vlast_hochet_razdrobit_kompartiyu_i_vyivesti_na_avanstsenu_ruchnyih_levyih_# >>

Fonte: pagina FB "Con l'Ucraina antifascista", 10/11/2014
https://www.facebook.com/ucrainaantifascista/posts/722449917836265
<< Nell'Ucraina della giunta, basta una denuncia anonima per perdere il posto. Vitalij Igorevich Lukashuk, decano della Facoltà di sociologia Karazin di Kharkov è stato rimosso dal suo incarico dopo una denuncia anonima di un "patriota", inoltrata al Ministero dell'Istruzione e della Scienza. L'accusa è quella di aver espresso posizione "separatiste" sulla pagina del social network VKontakte. Tuttavia nel profilo di Lukashuk (ora rimosso) non apparivano prese di posizione di tal genere, solo interventi di critica verso la demolizione ad opera di teppisti nazionalfascisti del monumento a Lenin di Kharkov. >>

Fonte: pagina FB "Con l'Ucraina antifascista", 11/11/2014
https://www.facebook.com/ucrainaantifascista/posts/723122864435637
<< Nelle ultime udienze del processo contro il Partito Comunista d'Ucraina è stato evidenziato che i tribunali amministrativi non hanno la competenza per la messa al bando dell'organizzazione e che la procedura con cui è stato avviato il processo (su richiesta del Ministero della Giustizia, a sua volta spronato da Turchinov, allora presidente ad interim) peccherebbe di "incostituzionalità".
Di fronte alla situazione di stallo, sono arrivate le dichiarazioni del capo dei Servizi (SBU), Valentin Nalivajchenko, il quale ieri ha dichiarato che il PCU potrebbe essere messo al bando per motivi di "sicurezza nazionale ", in quanto sia la struttura centrale che le organizzazioni territoriali sostengono e collaborano con le milizie "filorusse" del Donbass. Le dichiarazione di Nalivajchenko, che ha dichiarato di disporre di nuovo materiale e nuove prove contro i comunisti, potrebbero portare all'apertura di un nuovo procedimento contro il PCU, questa volta però da discutere in parlamento: un parlamento, quello uscito dalle ultime elezioni farsa, in mano ai nazionalisti e agli oligarchi, dove nessuna forza di sinistra è rappresentata. >>


=== 2 ===

www.resistenze.org - osservatorio - europa - politica e società - 19-09-14 - n. 512

La provocatoria risposta dell'Unione Europea al KKE sulla messa al bando del Partito Comunista di Ucraina

Partito Comunista di Grecia (KKE) | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

17/09/2014

La risposta dell'Alto rappresentante della politica estera dell'UE all'interrogazione del gruppo del KKE al parlamento europeo, in relazione ai tentativi di mettere al bando e rendere illegale il Partito Comunista di Ucraina è stata provocatoria. Il gruppo parlamentare del KKE ha espresso la seguente dichiarazione nel suo comunicato stampa:

"Il pieno sostegno dell'Unione Europea al reazionario governo ucraino ed al suo obiettivo di bandire il Partito Comunista di Ucraina ed incrementare gli atti di persecuzione contro i comunisti è stato confermato dal rappresentante della Politica estera dell'Unione Europea C. Aston, con la sua risposta all'interrogazione del gruppo parlamentare del KKE, il quale ha denunciato la persecuzione del Partito Comunista di Ucraina da parte del governo di quel paese.

La Commissione UE etichetta il governo ucraino come "la scelta del popolo ucraino dopo eque e democratiche elezioni", nascondendo che è giunto al potere attraverso un colpo di stato, in cui i gruppi nazi-fascisti armati hanno preso parte, con il pieno sostegno dell'UE e dei suoi alleati, la NATO e gli Stati Uniti. La Commissione giustifica l'inaccettabile decisione di sciogliere il gruppo parlamentare del Partito Comunista di Ucraina, affermando che ciò è avvenuto "per ragioni procedurali", mentre per quanto riguarda il procedimento giudiziario avviato dal governo ucraino per dichiarare illegale il Partito Comunista dell'Ucraina si limita ad affermare che "seguirà da vicino tutti gli sviluppi riguardanti il caso".

L'ipocrita mero auspicio dell'Alto Rappresentante della UE che "Qualsiasi azione legale debba (...) garantire la correttezza e il rispetto delle norme internazionali riconosciute (...) in particolare per quanto riguarda il rispetto dei diritti politici, civili e umani" e che "Questi impegni e principi sono sanciti anche nell'accordo associazione UE-Ucraina che è stato firmato di recente", è provocatorio.

E' provocatorio perché la campagna anti-comunista è un obiettivo dichiarato del governo ucraino, obiettivo che è accompagnato da persecuzioni, attacchi, minacce e atti di terrorismo contro i comunisti da parte dei partiti borghesi e delle bande fasciste del "Pravy Sektor", ecc., che sostengono il governo. Sono questi i principi stabiliti nell'accordo di associazione tra Ucraina ed UE, questa è l'attuazione del proclami dell'UE sulla "democrazia": l'elevazione dell'equazione anti-storica tra comunismo e fascismo come ideologia ufficiale dell'Unione Europea, insieme ai divieti sull'attività dei comunisti, i simboli comunisti e l'ideologia comunista.

L'anticomunismo accompagna e sostiene la linea politica antipopolare, il nazionalismo, l'abolizione dei diritti democratici e delle libertà del popolo, che vengono imposte dal governo ucraino per servire gli interessi affaristici locali che esso rappresenta, così come gli interessi dei gruppi monopolistici di UE ed USA che stanno consolidando la loro posizione in questo paese e in tutta la regione, massacrando il popolo, nel loro scontro contro i capitalisti russi.

Il KKE rafforzerà la sua solidarietà con i comunisti ed i lavoratori dell'Ucraina, al fine di rafforzare la loro lotta affinché i lavoratori possano lasciare il loro segno sugli sviluppi del conflitto con i capitalisti, il loro potere e le loro unioni imperialiste.


=== 3 ===

Fonte: pagina FB "Premio Goebbels per la disinformazione", 18/10/2014
https://www.facebook.com/premiogoebbels/posts/1557645857802261

Sette quotidiani ed undici riviste sono stati messi al bando dal regime golpista ucraino di Poroshenko. Non si tratta soltanto di organi d'informazione politici, ma finanche di magazines di musica e letteratura. La loro colpa è di essere scritti in lingua russa. Per tutti l'accusa è di "fomentare il separatismo". Qualcuno vuole farlo notare ai tipi di Amnesty e "Reporter senza frontiere" ed ai sinistrati che urlano contro i "regimi liberticidi, che opprimono la libertà di stampa"?

http://www.rogerannis.com/ukraine-has-banned-18-newspapers-and-magazines/

Ukraine has banned 18 newspapers and magazines



The registration of seven newspapers and 11 magazines withdrawn for ‘advocating ‘separatism’
Korrespondent.net, Oct 16, 2014 (Google translation of Russian original)

The State Committee for Television and Radio Broadcasting of Ukraine has withdrawn the certificate of state registration of seven newspapers and 11  magazines within the national information space. This is stated in the press service of the State Committee.

“State Committee of Ukraine in cooperation with law enforcement agencies, the State Registration Service of Ukraine, Ukrpochtoy and with the support of the public take steps to clean up the national information space of the separatist press,” it said in a statement.

In particular, the State Registration Service recognized as null and void the certificate of registration of the following print media: Collection of Ukraine, Pivdennyy regіon; Novorossiysk Calendar; newspapers Novorossiysk Courier, Russian World of Ukraine, Russian Culture in Ukraine, Russian Blok.Ukraina, Chervona Zirka, and Red Star; as well as magazines Rosіyska mova lіteratura,  Navchalnih, Russian language, literature and culture in schools and universities, Rosіysky profіl (Russian Profile), Rosіysky rock (Russian rock), Russian Personalities.

Earlier, it was reported that the National Council of Ukraine on Television and Radio Broadcasting at its meeting on October 15 decided to ban the broadcasting of Russian TV channel 365 Days and Belarus TV Channel 24.



=== 4 ===

http://www.marx21.it/internazionale/area-ex-urss/24671-qfermare-i-crimini-barbarici-nel-donbass-giu-le-mani-dal-partito-comunista-di-ucraina.html

"Fermare i crimini barbari nel Donbass! Giù le mani dal Partito Comunista di Ucraina!”

25 Ottobre 2014

Dichiarazione del Comitato Centrale del Partito Comunista della Federazione Russa

da kprf.ru 
Traduzione dal russo di Mauro Gemma

Sono due gli autori della tragedia in Ucraina: l'oligarchia del paese, che ha instaurato la sua dittatura, e l'imperialismo occidentale, che aspira alla dominazione del mondo. La storia insegna: quando il grande capitale ha bisogno di consolidare il suo potere, nutre volentieri le falangi degli autori di pogrom nazisti. I magnati ucraini hanno imparato a trasformare il potere in denaro, e il denaro in potere. E' con la loro benedizione che contro i civili sono usate armi proibite. E mentre raccolgono la loro sanguinosa mietitura, Washington e Bruxelles si fregano le mani.

Si continua a dividere l'Ucraina. Una guerra feroce è scatenata nei mezzi di informazione di massa. Sono definite terroriste le persone che difendono le proprie case, il proprio diritto a vivere secondo i costumi degli antenati e a parlare nella lingua madre. Con il denaro sottratto ai cittadini, vengono costruite bugie mostruose e vili indirizzate contro i fratelli slavi. Poiché incontra una strenua resistenza in Novorossya, la giunta di Kiev cerca di dividere i popoli della Russia e dell'Ucraina con fossati anticarro e filo spinato.

In questo contesto, i giovinastri fascisti sono in prima fila nelle aggressioni ai comunisti. I nostri compagni del Partito Comunista di Ucraina e del Komsomol sono attaccati e perseguitati per le loro convinzioni. Il 2 maggio tra i morti nella Khatyn di Odessa c'erano i nostri compagni. Sul partito incombe la minaccia della messa al bando. Il feroce anticomunismo è il segno distintivo dell'isteria delle forze di ultradestra.

La crisi in Ucraina è un'enorme tragedia per il suo popolo. Per il suo superamento la posizione della Russia dovrebbe distinguersi per coerenza e determinazione. Il PCFR è convinto della necessità di riconoscere le repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, di stabilire con esse relazioni tra stati.

Il Donbass ha bisogno di aiuto immediato e massiccio. Ma i convogli di aiuti umanitari di carattere governativo sono ancora insufficienti. Il ritardo sull'accordo per il loro passaggio alla frontiera mette in pericolo la salute e persino la vita di molte persone. Il PCFR, da parte sua, conduce un lavoro sistematico per la spedizione in Novorossya di carichi con generi di prima necessità.

Questo ci impongono il dovere di essere solidali, i principi di umanesimo e la convinzione che la vittoria sugli eredi di Bandera è possibile e necessaria. I veri patrioti dell'Ucraina sono sostenitori della sua unità con la Bielorussia e la Russia. Essi devono poter contare su un sostegno quotidiano.

Il nostro partito esprime la convinzione che al primo posto della politica estera della Russia debbano stare gli interessi dell'avvicinamento tra i popoli che facevano parte dell'Unione Sovietica. E' arrivato il momento di correggere gli errori compiuti, di rafforzare con determinazione i legami con gli amici, ristabilire quelli del passato e acquisirne di nuovi.

Il PCFR dichiara: gli eredi prepotenti dell'UPA e dell'UNA-UNSO vanno fermati senza indugio! Facciamo appello a tutte le forze progressiste del mondo alla mobilitazione per lottare contro la guerra, il nazismo e l'imperialismo. Il capitale continua a seminare odio e inimicizia tra le persone.

I crimini dei barbari devono essere fermati!
Giù le mani dal Partito Comunista di Ucraina!
Pace al Donbass!
Per la fratellanza tra i popoli slavi!

Il Comitato Centrale del Partito Comunista della Federazione Russa


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7 novembre 2014

Ukraine : Pas d’échange pour les deux prisonniers communistes

Le 15 septembre, deux militants communistes qui ont été arrêtés à Odessa par les forces spéciales ukrainiennes dans le cadre de l’enquête contre le groupe clandestin "Armée Rouge Ukrainienne". Vladislav Wojciechowski et Nicolas Popov sont accusés de "création d’une organisation terroriste". Deux pistolets automatiques et des explosifs auraient été découverts lors de l’arrestation. Vladislav Wojciechowski, un des membres fondateurs de Borotba, avait été gravement blessé par les fascistes lors de l’assaut et l’incendie de la maison des syndicats le 2 mai derniers, à Odessa, où 38 antifascistes avaient été tués.

Vladislav Wojciechowski et Nicolas Popov ont été enregistrés il y a un mois sur une liste pour l’échange de prisonniers entre les républiques populaires de Lougansk et Donesk d’une part, et l’Ukraine d’autre part. Mais le SBU (la sécurité d’état ukrainienne) met son véto à l’échange. Les deux prisonniers bénéficient d’un soutien clandestin en Ukraine, beaucoup de tags les soutenant ont été peints nuitemment à Kharkov, Odessa et Kiev.




Scontro di classe in e sul Donbass

0) Marghera (VE), martedì 11 novembre 2014: Con l'Ucraina antifascista
1) Ucraina, scene di lotta di classe (Fabrizio Poggi, Il Manifesto 15.10.2014)
2) La Resistenza antifascista nel Donbass (di Daniele Bergamini, 11/9/2014)
3) Alcune considerazioni sulla guerra civile in Ucraina (di Giuseppe Amata)
4) Contro la NATO e i fascisti Con i ribelli del Donbass (di Leo, Coord. Reg. per l'Ucraina Antifascista Emilia-Romagna)


Altri link consigliati:

Intervista al Presidente del Soviet Supremo della Repubblica Popolare di Donetsk Boris Alekseievič Litvinov (Rianovosti | ria.ru – 29/08/2014)
http://www.resistenze.org/sito/te/po/uc/poucel12-015150.htm

Ucraina, perché il Donbass. A cura di Giuliano Cappellini (su GramsciOggi di Settembre 2014, pag. 27)

Gennady Zyuganov (KPRF): THE CRISIS IN UKRAINE AND ITS DEEP ROOTS (Sept. 5, 2014) [Article in  
English: The crisis in Ukraine and its deep roots – http://cprf.ru/2014/09/1108/ 
Español: Crisis en Ucraina y sus raìces profundas – https://docs.google.com/file/d/0B6ubbrisn9iHMWRLeW5wWHB3Zkk/edit?pli=1
and  Russian – https://docs.google.com/file/d/0B6ubbrisn9iHOE1saVBTZzI5Y1k/edit?pli=1 ]
TRAD.: La crisi in Ucraina e le sue profonde radici (Gennadij Zjuganov, PCFR 5 settembre 2014)
http://aurorasito.wordpress.com/2014/09/10/la-crisi-in-ucraina-e-le-sue-profonde-radici/

I ribelli del Donbass (di Valerio Evangelisti, 20 settembre 2014)
http://www.carmillaonline.com/2014/09/20/i-ribelli-donbass/

La crisi ucraina (di Luigi Marino, Presidente dell'Associazione Maksim Gorkij di Napoli e Condirettore di MarxVentuno - 24 Settembre 2014)
http://www.marx21.it/internazionale/area-ex-urss/24530-la-crisi-ucraina.html

Un camionista slavo lascia tutto per combattere il fascismo in Donbass (24/set/2014)
Un camionista slavo lascia tutto per combattere il fascismo in Donbass, messaggio-testimonianza dal volontario Rihard Branizkij…
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=HNkB7gIYFew

I precedenti storici dell'indipendenza del Donbass (Cultura Bolchevique | culturabolchevique.com, 24/09/2014)
Exiled Ukraine union organizer: ‘Never forget who your class enemy is’ (By Greg Butterfield / WW, October 11, 2014)
Simferopol, Crimea — Svetlana Licht is a trade union activist and leader of the Marxist Union Borotba (Struggle)…

In Ukraine and Donbass, class contradictions come to the fore (By Greg Butterfield / WW, on October 14, 2014)

Fonte: pagina FB "Premio Goebbels per la disinformazione", 24/10/2014
https://www.facebook.com/premiogoebbels/posts/1560303874203126
<< Il miliardario sionista, nonché ex collaborazionista delle SS e delle Croci Frecciate in Ungheria, George Soros chiede all'Europa di difendere fino alla morte il regime golpista ucraino e di partecipare con ancora più veemenza alla guerra totale degli Usa contro la Russia. >>
Wake Up, Europe - by George Soros, October 23, 2014 (NY Books, Nov. 20, 2014 issue)
Europe is facing a challenge from Russia to its very existence… The European Union would save itself by saving Ukraine.
http://www.nybooks.com/articles/archives/2014/nov/20/wake-up-europe/

La prima fabbrica occupata nel Donbass - Un esempio da seguire (24 Ottobre 2014)
http://www.marxismo.net/index.php?option=com_content&view=article&id=5858&catid=139&Itemid=571
Ukraine : une première usine occupée et autogérée dans le Donbass – un exemple à suivre ! (lundi 27 octobre 2014)
http://www.lariposte.com/spip.php?page=newsletter&id_article=2171


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Marghera (VE), martedì 11 novembre 2014
alle ore 20.30, Sala Consiliare Marghera, piazza Municipio 1

Marghera con l'Ucraina antifascista

1914 – 2014. No alla guerra imperialista!
Solidarietà con i ribelli antifascisti del Donbass

INCONTRO CON IL GIORNALISTA DI ODESSA SERGHEJ DIACHUK

organizza: comitato veneto per il donbass antinazista
partecipano: ross@, slai cobas per il sindacato di classe, tuttinpiedi


N.B. una analoga iniziativa è prevista DOMENICA 16/11/2014 a SCHIO (VI) (fonte: http://contropiano.org/politica/item/27293-ricorda-odessa-ferma-la-terza-guerra-mondiale )


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Ucraina, scene di lotta di classe


di Fabrizio Poggi, su Il Manifesto del 15.10.2014

Macerie d'Europa. Il Donbass è il forziere delle risorse industriali e naturali del Paese, qui la classe operaia è il 40% degli occupati. Non solo la Nato, in gioco nell’est finanza e magnati con il loro abuso della rivolta popolare anti Majdan

«Nelle regioni di Donetsk e Lugansk è stata scatenata una lotta di classe in cui banditi, emarginati e tutta una marmaglia randagia combatte contro la classe di biznesmen, liberi professionisti, farmer e tutti coloro che hanno bisogno dell’autorità come garanzia dei diritti e delle libertà», scrivevatempo fa Tsen​sor​.net, emanazione del partito «Patria» di Julja Timoshenko. E comas​screwing​.ru: «Nel Donbass siamo testimoni di una delle ultime rivoluzioni proletarie. Proletariato industriale ed elementi declassati lottano contro le classi dei contadini, dei piccolo-borghesi e degli oligarchi». Dunque, oltre e al di là della guerra scatenata dal governo ucraino contro le Repubbliche popolari di Lugansk e Donetsk, c’è qualcosa di più profondo che agita la società civile della Novorossija?
È azzardato parlare di un movimento popolare che, difendendo terra e diritti, lotta anche su obiettivi di classe?

Che a Kiev siano al potere un governo e una Rada «legittimati» da milizie neo-naziste, con qualcosa di più di semplici tendenze fasciste, pare fuori discussione. Dati alle fiamme libri su Russia e Urss; gli ucraini proclamati portatori dei geni di una razza superiore; disciolta la frazione parlamentare del Partito comunista ucraino e lo stesso partito sottoposto ad assalti quotidiani, con la prospettiva di essere messo fuori legge (proprio oggi dovrebbe essere in discussione alla Rada un progetto di legge sul divieto «dell’ideologia comunista»); deputati assassinati; giovanissimi studenti fatti sfilare col saluto romano: non c’è bisogno di indagare sui massacri dei battaglioni neonazisti (teoricamente, non controllati dal governo) per inquadrare le scelte di Poroshenko e Jatsenjuk in una linea che mira a fare di Kiev l’avamposto diretto nell’assalto economico-militare occidentale alla Russia.

Chi combatte contro chi, per chi e per cosa nel Donbass? Quanta parte hanno le dispute tra oligarchi dell’ovest e dell’est del paese anche nella crisi in Novorossija? E’ stato solo politico il licenziamento tre giorni fa del magnate Sergej Taruta da governatore della regione di Donetsk, da parte del magnate Pëtr Poroshenko? L’oligarca Kolomojskij (governatore di Dnepropetrovsk) ha scatenato le bande neonaziste contro l’oligarca del Donbass Rinat Akhmetov (secondo Forbes il terzo più riccotra quelli dell’ex Urss) solo per impedirgli di finanziare i separatisti? Gli assalti, a suo tempo, del clan della Timoshenko alla «famiglia» degli Janukovic erano dettati da pure idee «liberali»? E poi i vari Pinchuk, Novinskij, Kosjuk, Tighipko e Zhevago e Bojko: tutte personificazioni di perfette sim- biosi tra cariche amministrative e d’affari.

E quindi, il sostegno aperto alla cosiddetta «azione anti-terrorismo» di Kiev, rientra sola- mente nel disegno di allargamento a est sia della Nato che monopoli europei, oppure nasconde anche interessi della finanza mondiale e di quella ucraina a spartirsi le risorse della regione? Una regione (abitata per il 57% da ucraini, 38,2% russi e altre 30 nazionalità) che è il forziere delle risorse industriali e naturali di tutta l’Ucraina, con una classe operaia che costituisce il 40% degli occupati. Nella sola area di Donetsk (dal 1924 al 1961 si chiamò Stalino, per gli stabilimenti di acciaio – stal — presenti) è concentrato il 20% dell’intera produzione industriale ucraina: miniere, metallurgia, chimica, macchinario pesante, elettroenergetica. E, oltre a quello che è uno dei bacini carboniferi più grandi d’Europa, anche gas (il solo metano è calcolato in 118 mlrd m3) e giacimentidi quarzo, graniti, ferro, alluminio grezzo, mercurio.

Il sito anarco-sindacalista Rabocij put (Rp; La via operaia), ancora in febbraio scriveva che «all’inizio delle proteste di Majdan, moltissimi manifestanti non condividevano le posizioni dei nazionalisti
e degli “eurointegranti”. Le persone, soprattutto delle regioni occidentali del paese, protestavano contro il governo che le aveva ridotte a estrema povertà. Con questi indirizzi, nazionalisti e fascisti avevano raccolto anche i lavoratori e le proteste si erano allargate alle regioni centrali e orientali, in cui non si può certo parlare di spirito nazionalista o ultradestro».

Anche Borotba, di ispirazione trotskista, affermava che «Euromaidan ha avuto un certo supporto di massa tra chi sperava in un avvicinamento alla Ue per migliorare le proprie condizioni di vita: un’illusione reazionaria, ma sufficiente a mobilitare una parte della popolazione contro Janukovic. Sotto la maschera di lotta alla corruzione, c’era un movimento reazionario composto principalmente da intellettuali liberali piccolo-borghesi, elementi sottoproletari e ceto medio impoverito».

Secondo Rp, «per evitare la sollevazione rivoluzionaria delle masse, i circoli più reazionari della bor- ghesia videro l’unica via d’uscita in una dittatura apertamente reazionaria; Janukovic non appoggiò tale piano, forse contando sui metodi della democrazia borghese. La destra ucraina, appoggiata da imperialisti europei e americani, dette vita a Majdan per far fuori Janukovic e arrivare alla più reazi- onaria dittatura borghese». A conflitto iniziato, sempre a detta di Rp, la classe operaia del Donbass non avrebbe «agito autonomamente, ma seguendo le indicazioni ora di una, ora di un’altra parte della borghesia. Ai meeting per dire “no alla guerra”, non si è mai detto a quale guerra ci si riferisca. Gli organizzatori dei meeting non hanno bisogno della guerra di classe, bensì della vittoria sui loro rivali in affari al potere a Kiev. Nella Repubblica di Donetsk si rappresentano gli interessi della pic- cola e media borghesia del Donbass, che, pur non d’accordo con gli oligarchi locali, persegue comun- que la conservazione della proprietà! Non ci sarebbe stata nessuna guerra, se la borghesia e “l’oligarchia di Donetsk”, non avessero temuto per le proprietà, che i clan borghesi di Dneprope- trovsk, di Kiev e dell’occidente volevano togliere loro».

Che in generale, in Ucraina, fosse in corso una guerra tra clan per una nuova ripartizione delle ultime proprietà statali, fino all’estate scorsa lo scriveva anche RIA Novosti: «Per la fine dell’anno, l’Ucraina prevede di vendere 164 grosse imprese statali, che potrebbero essere spartite tra i milio- nari danneggiati da Janukovic», a scapito di concorrenti quali «il re del Donbass Rinat Akhmetov, il magnate chimico Dmitri Firtash e Sergej Levochkin. Si perpetuano le guerre tra oligarchi e clan regionali, attraverso cui si è formato il capitale originario sulla spartizione della proprietà sovietica. È in atto una elementare ripartizione della proprietà».

In ogni caso, all’epoca di Majdan e contrapposto a Majdan, nel sudest ucraino prese piede un movi- mento in difesa dei diritti nazionali, democratici e sociali, che rifletteva il malcontento della popol- azione verso il governo degli oligarchi e che cercava di resistere alle violenze fasciste. Non solo. In più occasioni, vari dirigenti della Novorossija hanno parlato del primato della proprietà collettiva su quella privata, della nazionalizzazione della grande proprietà, proclamando i principi del potere popolare. E l’appoggio popolare e dei lavoratori non è mancato. In effetti, tra passi indietro e contr- asti tra i dirigenti della repubblica, inevitabili in un movimento di massa che, di per sé, esprime le più varie tendenze ideali o ideologiche, sembra che non tutto sia chiaro nella loro visione dell’anticapitalismo, dell’antifascismo e dei diritti civili, tra tendenze monarchiche e ammiccamenti a certa destra europea. E anche l’iniziale minaccia di nazionalizzazioni delle proprietà degli oligarchi del Donbass è via via stata corretta in proposte di accomodamento coi magnati. Nei giorni scorsi si è annunciato di puntare alla conservazione di uno spazio economico comune con l’Ucraina, attra- verso la concessione al Donbass dello status di zona offshore. Ma ora la guerra con Kiev è al primo posto.

A fine agosto il sito Classwar scriveva: «La rivolta nel Donbass è iniziata non solo come lotta di liber- azione nazionale. I fondatori della Repubblica di Donetsk parlavano di uno stato “sociale”, contrap- posto al precedente stato oligarchico ucraino. “Repubblica senza oligarchia e corruzione” — era lo slogan anti-capitalista dei ribelli. Ma mentre le milizie versano il sangue al fronte, la borghesia va al potere. Uno dopo l’altro, ci sono progetti di Costituzione intesi a consolidare il carattere capitalista delle nuove strutture pubbliche, con promesse esplicite di inviolabilità del grande capitale».

E ancora Rp: «I leader di Donetsk parlano solo della lotta contro gli oligarchi. Non hanno mai fatto cenno alla lotta contro la borghesia in generale, dato che loro stessi sono borghesia. Per raggiungere la pace, è necessario non appoggiare nessuna delle parti in conflitto, dato che questa e quella sono nemiche della classe operaia». Sembrerebbe quasi un richiamo a porsi, sin da ora, sulla strada della «costruzione del socialismo in un solo» distretto regionale Ma intanto la guerra va avanti.



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LA RESISTENZA ANTIFASCISTA NEL DONBASS


POSTED ON SET 11, 2014 IN INTERNAZIONALE | 0 COMMENTS
di Daniele Bergamini

Le neonate Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk si sono unite nell’Unione delle Repubbliche Popolari della Novorossija, un progetto che ha come obbiettivo la costituzione di una confederazione delle città a sud dell’Ucraina dove è forte la presenza di comunità russe e di ucraini di lingua russa.Il Partito Comunista Ucraino (PCU), fin dall’inizio della crisi, si è espresso a favore di un ordinamento federale dell’Ucraina per sanare i contrasti etnico linguistici foraggiati dall’imperialismo euro-atlantico e dall’oligarchia filo-occidentale, ma la popolazione del Donbass dopo le persecuzioni e i pogrom come quello di Odessa ha deciso di separarsi dall’Ucraina mediante referendum e nelle dichiarazioni delle nuove autorità popolari si considera come superata la strada federativa.
La nascita delle Repubbliche Popolari va inserita in un contesto di classe che da una parte vede la grande borghesia ucraina rappresentata dal magnate dell’industria dolciaria Poroshenko e dall’altra il proletariato e alcuni strati della piccola borghesia di lingua russa. Lo scontro tra le due realtà si riflette soprattutto sull’organizzazione economica e sui rapporti di produzione: nel Donbass non si può di certo parlare di una transizione socialista, ma tuttavia si salda ben forte il carattere antiimperialista delle Repubbliche, che hanno nazionalizzato le proprietà dei grandi oligarchi del calibro di Akhmetov, consentendo al momento l’esistenza solo della piccola e media impresa. Intanto il governo ucraino procede con tagli alla spesa pubblica, privatizzazioni e svendite a favore dei grandi colossi monopolistici locali e stranieri ed ha proibito il Partito Comunista Ucraino assieme a tutte quei movimenti che si oppongono alla cosiddetta operazione “antiterrorismo”.
La situazione odierna ha generato un ampio dibattito e una grande mobilitazione della galassia della sinistra e dei comunisti, con diverse organizzazioni, dentro e fuori l’Ucraina, che si sono mobilitati in difesa del Donbass. Non solo i compagni della Banda Bassotti hanno deciso di recarsi nella zona, con la Carovana Antifascista (sostenuta e promossa fin dal primo momento dal Fronte della Gioventù Comunista), ma anche altri compagni dalla Russia, dalla Spagna, dalla Moldavia e da altre zone europee hanno deciso di unirsi ai combattenti antifascisti della Novorossija, mentre i neonazisti sono supportati da membri di gruppi neonazisti baltici e scandinavi. Il fenomeno delle nuove brigate internazionali – formatesi in seguito a un appello degli stessi dirigenti di Donetsk – non è sicuramente vasto come quello verificatosi durante la guerra civile spagnola negli anni ’30, ma è positivo che ricominci una mobilitazione internazionalista dopo la fine del blocco sovietico. Le Repubbliche antifasciste sono nate nei territori in cui la presenza dei comunisti è forte così come l’influenza nel proletariato da parte dei vari movimenti anticapitalisti e organizzazioni comuniste. La mobilitazione della classe operaia locale ha infatti radicalizzato il movimento antifascista: oltre alla nazionalizzazione delle grandi imprese si è deciso di chiamare il parlamento soviet, viene tutelato il diritto allo sciopero e si cercherà di garantire alloggi ai non abbienti, e i profitti delle imprese statali finanzieranno l’assistenza sociale.
La nascita dei veri e propri soviet però si avrà con una maggiore coscienza di classe e mobilitazione proletaria e popolare, il cui compito spetta ai comunisti e potrà avere maggiore impulso terminati gli attuali compiti di guerra, che per molti combattenti e abitanti di questi territori assume un carattere di liberazione dall’oppressione nazionale, dal fascismo, di reazione alle politiche criminali di guerra della giunta, di un movimento di liberazione nazionale del Donbass: “sono entrato nella milizia perché hanno distrutto la mia casahanno iniziato a cancellare lo status della lingua russa, poi l’aggressione militare, l’uccisione di persone innocenti…”, sono le motivazioni di molti combattenti che lasciano intravedere un carattere spontaneo nella lotta che si è andata progressivamente a strutturare e radicalizzare, istituendo forme di auto-governo dove convivono forze eterogenee.
In una recente intervista così si esprime Alexander “comunista”, combattente e rappresentante del gruppo “Guardie Rosse del Donbass”: “La milizia è stata formata da volontari per proteggere la loro patria, senza pensar troppo sulle questioni più grandi. Ma un processo di domande e risposte alla fine ci ha portato a una comprensione di classe degli eventi che si svolgono sul nostro territorio. Abbiamo identificato le forze a cui ci opponiamo, ossia magnati e oligarchi di tutte le bande: russo, ucraino, internazionali, a prescindere. Una volta, molto tempo fa, si diceva che c’erano due classi: proletariato e borghesia. Non importa quanto tempo è passato, solo la forma è cambiata; l’essenza rimane la stessa. Noi che stiamo prendendo parte agli eventi che si svolgono a un ritmo così rapido, i poveri della milizia, hanno posto la questione di alzare la bandiera rossa […] I leader delle milizie che sono venuti alla ribalta nel campo, hanno guadagnato la fiducia e il rispetto dei combattenti, sono ora costretti a sedersi al tavolo delle trattative. Armi e uniformi richiedono denaro. Ci stiamo preparando per la guerra prolungata davanti alle fredde piogge d’autunno, poi l’inverno. I comandanti non possono ignorare le opinioni di coloro che danno loro fiducia incondizionata. I comandanti dovranno prendere una decisione, o il loro impegno è sul lato dei lavoratori del Donbass o dalla parte di coloro che finanziano gli interessi contrapposti. Nella nostra terra ci sono le forze che sono in grado e pronte a difendere i nostri interessi di classe. Abbiamo attraversato partiti politici e strutture a sufficienza e, infine, abbiamo fondato la nostra guardia rossa, il nostro quartier generale antifascista, che ci ha aiutato ad unire le forze con altre frammentate formazioni anti-oligarchiche, antifasciste, in tutto il territorio dell’ex Ucraina, Donetsk e la Federazione Russa. Si tratta di una lotta, sotto la bandiera della causa comune. Il problema sta nel fatto che per 23 anni (dal crollo dell’Urss, ndt) siamo stati dispersi […] La vita ci spinge ad unirci nell’interesse della classe operaia. Il nostro destino è nelle nostre mani. Al momento si tratta di una questione di sopravvivenza.”(1)
Un segnale importante proviene dall’elezione di Boris Litvinov del PCU come Presidente del Consiglio Supremo di Donetsk, in seguito alle dimissioni di Denis Pushilin dalla carica anche se ciò non è sufficiente a condizionare la struttura economica della società delle nuove repubbliche. Per costruire il socialismo sarà necessario rompere la macchina statale borghese e sostituirla con quella proletaria, ed è necessario elaborare una tattica e una strategia col proletariato in armi, organizzato ed unito nell’orientamento di classe. In questo senso, le varie formazioni politiche comuniste e anticapitaliste ucraine e russe agiscono nella resistenza, con la promozione delle milizie popolari e lo sviluppo di manifesti politici come quello, tra gli altri, del Fronte Popolare di Liberazione dell’Ucraina, Novorossia e Transcarpazia (2), promosso da Union Borotba (organizzazione marxista ucraina nata nel 2011), dove è messo in primo piano il carattere anti-oligarchico e di classe della lotta in corso e il non allineamento ai piani dell’oligarchia russa, smentendo quindi le accuse di alcuni gruppi anarchici (in linea con i giudizi della giunta di Kiev) per cui i militanti di Borotba sarebbero agenti dell’imperialismo russo. Questi gruppi sono infatti finiti per sostenere nei fatti il movimento del Maidan, scontrandosi con le neonate Repubbliche Popolari, facendo il gioco dell’oligarchia fascista. Da sempre l’anarchismo ucraino figlio del maknovismo risponde a logiche piccolo borghesi, come l’anarchismo in generale, basti pensare che cento anni fa nella rivoluzione i maknovisti (da Nestor Makno, anarchico antibolscevico che organizzò l’anarchismo ucraino negli anni della rivoluzione russa) si scontrarono duramente contro i bolscevichi.
Rispetto al Partito Comunista Ucraino, principale organizzazione comunista del paese, vi sono divergenze di vario tipo: Borotba (composto anche da fuoriusciti dal PCU, in particolare dalla giovanile) critica il PCU per il suo precedente sostegno al governo oligarchico di Yanucovich, le illusioni parlamentariste e l’attendismo nella reazione al golpe fascista. Così si esprime in merito Sergei Kirichuk, dirigente di Borotba, in una intervista di Giugno: “Abbiamo sempre criticato il PCU perché si è concentrato solamente nella lotta parlamentare. Noi ci siamo sempre focalizzati nelle mobilitazioni di massa della classe operaia e della gioventù, nei lavoratori pubblici ecc. C’era l’illusione che avremmo vissuto molti anni in una democrazia liberale, con libertà di riunione e associazione. Adesso non siamo preparati per questa nuova situazione, per tecniche di guerriglia. Non abbiamo né infrastruttura, né armi né esperienza. Questo è stato un errore molto grave”. Borotba, vive da tempo una condizione che nei fatti è di illegalità e ovviamente si è opposta alla messa al bando del Partito Comunista Ucraina. Il nuovo esecutivo golpista perseguita le sinistre senza distinzione alcuna come purtroppo è successo nel massacro di Odessa ed ogni gruppo ormai pratica attività semiclandestina, con le squadracce neonaziste che attaccano le sedi di partito e la SBU, il Servizio di Sicurezza Ucraino, che arresta i compagni anche per semplici post sui social network con l’accusa di “propaganda separatista”(3). I militanti di Borotba sono attivi nella formazione di Comitati di Controllo Operaio per tutelare i diritti dei lavoratori e sono presenti negli organi amministrativi della Repubblica Popolare di Donetsk (4) così come nelle milizie di combattimento.
La visione di Borotba riguardo la guerra in corso è quella di un conflitto di classe, in cui la grande borghesia ucraina e l’imperialismo occidentale tentano di schiacciare la lotta popolare in corso nel Donbass, criticando tutte quelle visioni fallaci che si rifanno a un fumoso scontro di civiltà o a un riduttivo scontro geopolitico tra USA e Russia:
Dei partecipanti alle manifestazioni, circa la metà erano attivisti provenienti da altre regioni. Tra quelli che hanno risposto a un sondaggio, il 50% era di Kiev e il 50% era venuto a Maidan da altre regioni. Di questi ultimi, il 52% proveniva dall’Ucraina occidentale, il 31% dalle province centrali e solo il 17% dal sud-est-. Di quelli che stavano costantemente in piazza il 17% era imprenditore, un numero esageratamente alto. Esageratamente pochi, invece, erano i russofoni, il 16%, rispetto al loro 40-50% nella società ucraina nel suo complesso. Ci si può fare un’idea chiara della fisionomia sociale di Maidan guardando al fatto che tra i “cento del Paradiso” che sono morti non c’è un singolo lavoratore. Euromaidan è quindi un movimento avviato e controllato dagli oligarchi di primo piano. La sua base politica è costituita da nazionalisti radicali ed in misura minore da liberali filo-occidentali, mentre la sua base sociale è formata da piccolo-borghesi ed elementi sottoproletari. Al contrario, il movimento di resistenza nel sud-est è più proletario nella sua composizione, come hanno notato osservatori indipendenti. Non è un caso che la resistenza alla junta di oligarchi e nazisti che ha preso il potere grazie a Maidan sia maturata nelle regioni più sviluppate dal punto di vista industriale, dove la maggioranza della popolazione è costituita dalla classe operaia. (5)
Numerosi lavoratori del settore estrattivo hanno deciso di combattere contro la giunta di Kiev per difendersi da una macelleria sociale senza precedenti e i minatori hanno anche promosso un appello ai lavoratori europei contro il fascismo (6). Sicuramente le contraddizioni nel movimento operaio ucraino sono tante e influiscono sulla lotta anche in modo negativo, ma fanno parte dello sviluppo della lotta di classe. Così come non si può far “esercizio di purezza” nell’osservare questa lotta (che esprime una grande esperienza a tutto il movimento anti-imperialista, operaio e comunista) fuori dalla realtà concreta in cui si sviluppa, evidenziando gli aspetti contradditori e solo la presenza di forze che promuovono nei fatti il nazionalismo borghese “grande russo”. Così si esprime in merito un miliziano comunista di Borotba: ”Storicamente i lavoratori [del Donbass, ndr] hanno combattuto i bianchi e sostenuto pienamente il potere sovietico, mentalmente sono tutti “rossi” e non “bianchi”. La guerra consolida il popolo risvegliandogli memoria storica e coscienza di classe. In conclusione, vorrei dire che non si tratta di bigottismo, ma di dialettica che aiuta gli internazionalisti a comprendere l’essenza della situazione, vedendo oltre le forme bizzarre il contenuto reale, facendo una scelta giusta anche se difficile. E aggiungo, miei concittadini e fratelli ricordate che i vostri antenati hanno versato il sangue su questa terra per la vittoria del proletariato, ricordate che il Donbass moderno fu costruito dagli sforzi incredibili della classe operaia, dalla vittoria sui nazisti. Il Donbass è un vero e proprio monumento della costruzione socialista. Non dimenticate chi siete…” (7)
Oltre al PCU e Borotba, altre organizzazioni comuniste sono presenti nella lotta contro la giunta come l’Unione dei Comunisti di Ucraina membro dell’iniziativa dei Partiti Comunisti e Operai d’Europa insieme al Fronte dei Lavoratori di Ucraina, organizzazioni legate al Rot Front russo (di cui fanno parte il Partito Comunista Operaio Russo e l’Unione della Gioventù Comunista Rivoluzionaria Bolscevica di Russia), organizzazione politica russa che forma l’opposizione di sinistra al governo di Putin, che ha costituito il “quartier generale antifascista” a cui hanno aderito numerose organizzazioni anticapitaliste, antifasciste e antimperialiste russe, che sta coordinando una serie di aiuti finanziari e materiali nel Donbass (8), tramite l’Unione dei Comunisti d’Ucraina e il Fronte dei Lavoratori d’Ucraina che nella regione di Lugansk si compone da fuoriusciti del PCU (9) e fa parte del Consiglio Supremo così come delle milizie di combattimento. La gravità della situazione impone l’unità dei comunisti che come in Italia sono divisi in varie organizzazioni, unità che va realizzata tra chi è coerente coi principi marxisti-leninisti. Il Fronte dei Lavoratori e Borotba si impegnano in questo senso con la presenza militante nel Donbass, ma anche promuovendo incontri con i lavoratori e con altre organizzazioni che condividono l’opposizione all’ingiusta guerra contro le Repubbliche Popolari, a livello nazionale e internazionale.
La giunta in questi giorni non si è fatta scrupolo nel violare la tregua concordata con la Russia e dal mondo occidentale, ma non riuscirà ad indebolire il rafforzamento che la milizia popolare consegue giorno dopo giorno, che dopo gli arretramenti iniziali sta riconquistando il terreno perso. Anche nell’Ucraina occidentale, lontano dai luoghi di combattimento, si levano le prime proteste. La guerra contro le Repubbliche Popolari è tutta a svantaggio del proletariato ucraino, che inizia a mobilitarsi spinto dalle gravi condizioni generate dalla situazione, e spesso le proteste sono rivolte contro la giunta e contro l’invio dei giovani ucraini nelle zone di guerra e nello stesso esercito ucraino c’è chi diserta rifiutando la guerra contro i suoi fratelli che si difendono dalla dittatura fascista e oligarchica. In questo contesto i rapporti di forza possono mutare a favore del proletariato e delle forze comuniste che difendono il Donbass se sapranno agire nel contesto che si sta creando nel paese.
NOTE
1) Tratto dall’intervista a Red Tv – http://krasnoe.tv/node/23306
5) Un’analisi di classe della crisi ucraina Viktor Shapinov | borotba.org http://www.resistenze.org/sito/te/po/uc/poucef23-014702.htm
6) appello dei minatori di Donetsk contro il fascismo: http://www.resistenze.org/sito/te/pr/mo/prmoeg21-014840.htm
8) Resoconto del viaggio della delegazione del Partito Comunista Operaio Russo a Lugansk incontrando la milizia ordinaria, i membri comunisti nelle milizie, gli organizzatori della resistenza e i membri del Fronte dei Lavoratori d’Ucraina: http://www.rotfront.su/?p=6537Docu-film in russo dal titolo “Oriente Rosso“ realizzato dal Partito Comunista Operaio Russo durante la visita a Lugansk nel Luglio scorso con i compagni del Fronte dei Lavoratori d’Ucraina: http://www.youtube.com/watch?v=iEMaERzHkDY#t=78
9) Il Fronte dei Lavoratori di Lugansk è costituito per lo più da giovani dell’organizzazione regionale del Partito Comunista, che nel corso degli eventi hanno scelto la strada della lotta rivoluzionaria. Operano come parte di un fronte antifascista generale sulla base degli interessi oggettivi della lotta antifascista. Si sono organizzati per combattere a dispetto della direzione del Partito Comunista, e fanno parte del Consiglio supremo della Repubblica di Lugansk, in prima linea nella lotta per gli interessi dei lavoratori, divenendo così la spina dorsale delle unità di costruzione del Fronte dei Lavoratori d’Ucraina nella regione di Lugansk.


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Alcune considerazioni sulla guerra civile in Ucraina

di Giuseppe Amata, 21 Settembre 2014

1.    La guerra popolare nell’est dell’Ucraina è una guerra di classe, nazionale (contro l’imperialismo americano ed europeo) e sociale (rovesciamento del potere oligarchico ed avvio di un sistema politico fondato sulla democrazia diretta ed il potere popolare) insieme. Come ebbe ad intuire già Lenin e poi come riaffermato con forza da Stalin, quando la borghesia abbandona la bandiera dell’indipendenza nazionale spetta ai comunisti raccoglierla e saldarla con la lotta di classe. Ed infatti, dopo la rivoluzione d’Ottobre, tutte le rivoluzioni vittoriose hanno saldato la lotta per l’indipendenza e la dignità nazionali dall’oppressione imperialistica con la lotta per la trasformazione socialista della società: è successo in Cina, in Corea, in Vietnam, a Cuba, in Algeria, in Angola e Mozambico ed in altri paesi dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina, anche se poi in alcuni di questi paesi (Algeria, Egitto, Indonesia, ecc.) la rivoluzione sociale non è stata portata a termine o addirittura si è avviato un processo controrivoluzionario (Egitto e Indonesia). E’ successo recentemente, tra la fine del XX secolo e l’inizio del XXI in Venezuela, Bolivia, Ecuador, Nicaragua che costruiscono un nuovo modello di società socialista e vi sono le condizioni in altri paesi dell’America Latina per unire la lotta per l’indipendenza economica dall’imperialismo con le trasformazioni sociali (Brasile, Argentina, Cile, Uruguay).

• In nuce dallo scontro di classe che si sta sviluppando nell’Ucraina dell’est si determineranno le condizioni oggettive, che richiedono però l’altrettanto sviluppo delle condizioni soggettive (costruzione o rafforzamento del partito comunista) per un’inversione rivoluzionaria in Europa.
• La borghesia russa che ha preso il potere dopo il crollo dell’Urss si trova tra due fuochi: da un lato deve subire questa guerra popolare che può creare le condizioni per la rinascita dei Soviet e per la ricostituzione dell’Unione Sovietica; dall’altro con il colpo di stato in Ucraina e con l’adesione dell’Ucraina all’UE e poi alla Nato si completa l’accerchiamento militare della Russia. E questo per la Russia è inaccettabile, pena la sottomissione definiva agli USA ed il suo ridimensionamento come grande potenza. Di fatto dopo il crollo dell’Urss vi è stato un ridimensionamento della Russia, ma con Putin è iniziato un processo di riaggregazione dello spazio ex-sovietico che sta entrando in conflitto con l’egemonia Usa e con l’aspirante egemonia dell’UE. Ed infatti sia gli Usa che l’UE sono accomunati per impedire questa aggregazione, come la futura Unione Doganale Euro-Asiatica.
• Lo spirito nazionale in Russia è molto forte e si basa su uno storico retroterra culturale che affonda le radici nella storia del mondo slavo, del quale la Russia è  stata ed è protagonista principale. Ma le vicende della Russia moderna e contemporanea sono state e sono interessate non solo dall’espressione di questa cultura bensì dall’importazione ad ondate di aspetti ideologici e culturali del capitalismo occidentale, prima dall’Europa oggi dagli Usa, per schiacciare la tradizione slava. In Russia esistono ed hanno però scarsi consensi elettorali partiti e circoli culturali legati all’influenza dell’imperialismo americano ed europeo. Nell’ultima fase e dopo il crollo dell’Urss erano più forti, ma con il fallimento di Eltsin si sono molto indeboliti.
• La borghesia monopolistica di stato e privata della Russia si deve dimenare tra la necessità di mantenere il potere e difendere l’unità nazionale per impedire una nuova rivoluzione sovietica da un lato e dall’altro per impedire di sottomettersi all’egemonia Usa. Per questo sostiene con molta prudenza la ribellione nell’est dell’Ucraina auspicando una soluzione politica e diplomatica. Ma nel popolo russo la solidarietà con i fratelli russi e russofoni che stavano per essere sottomessi dalla dittatura nazifascista di Kiev è molto più forte di quanto manifesta il governo. Per questi motivi ex ufficiali e soldati dell’Armata rossa sono andati a difendere le nascenti repubbliche popolari del Donbass. Si sta profilando una nuova “guerra di Spagna”: due campi di classi opposte con opposte solidarietà internazionali. Se vincerà la coalizione antinazista ed antimperialista si creeranno le condizioni per uno spostamento a sinistra della Russia e per la crisi politica della Unione Europa (quella economica da tempo fa il suo corso ed ovviamente si riflette sulla politica), espressione del grande capitale finanziario e dei grandi monopoli privati e semi-pubblici (e non visione illuministica dei popoli europei che tanto seduce o fa comodo dire ai gruppi tipo SEL ed altri in Europa!) protesi a realizzare grandi profitti, soprattutto attraverso la riduzione dei livelli salariali europei e la conquista di nuovi mercati per competere con Usa e Cina. Il Giappone è stato con le varie crisi finanziarie abbastanza ridimensionato ed il desiderio delle classi dominanti di pensare al revancismo trova fertile terreno nella politica americana protesa a contenere la Cina, ma rimane nulla più che un desiderio. E sulla crisi in Ucraina, la Cina ha però preso una posizione distaccata, apparentemente neutrale, a differenza dei paesi socialisti latino-americani che si sono apertamente schierati con le repubbliche popolari del Donbass. Bisogna riconoscere che la Cina è impegnata in un grande sforzo  di crescita economica nella convinzione di superare nell’arco di qualche decennio gli Usa. L’accento principale sulla lotta economica tra socialismo e capitalismo che è un aspetto reale della lotta di classe a livello internazionale, ma non il solo, sembra riduttivo rispetto alla complessità dello scontro.


=== 4 === 

Da: Leo (Cesena) <momotombo @ libero.it>
Oggetto: Contro la NATO e i fascisti Con i ribelli del Donbass
Data: 08 ottobre 2014 21:26:26 CEST


“E' ormai chiaro come una lettura monolitica della questione ucraina risulti sempre più parziale e inadeguata per comprendere il rapido mutare degli eventi nati con le proteste di piazza Majdan nel novembre scorso. Lo spauracchio legato all'avanzata dei movimenti neofascisti collusi con il nuovo governo di Kiev deve trovare una nuova chiave di interpretazione, scevra da ingenui apriorismi ideologici e lontana da qualsiasi condizionamento propagandistico. “
Da Infoaut Lunedì 16 Giugno 2014

 

UCRAINA: né con questo né con quello? No grazie!!
Contro la NATO e i fascisti
Con i ribelli del Donbass

 

L'aggressione all'Ucraina riapre una piaga dentro i movimenti  sorta già ai tempi della guerra in Jugoslavia.
Snobismo e  teoria del Né-Nè hanno da allora contraddistinto l'approccio di gran parte dei movimenti pacifisti e antagonisti (salvo qualche eccezione), alle guerre di aggressione  imposte dal grande capitale in tutti questi anni: dalla Jugoslavia all'Iraq, dalla Libia alla Siria e ora siamo all'Ucraina...

 

Non abbiamo la pretesa di avere le idee chiare su quello che succede in aree come il Mediterraneo, i Balcani, l'Asia etc. dove questioni nazionali e religiose secolari s'intrecciano a oppressione di classe e modi di produzione.
Ma non dobbiamo mai dimenticare che la collocazione geo-politica di un paese o di un popolo, le sue tradizioni e peculiarità, il suo posto nella divisione internazionale del lavoro e le sue risorse naturali non sono elementi secondari: crediamo che la CIA e il Pentagono non paghino 2000 ricercatori storici e antropologi per studi a carattere  filantropico…
Nessuno può negare che in Ucraina abbiamo assistito  a un ennesimo "colpo di stato" contro un governo certamente imp

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http://balkans.courriers.info/article25924.html

Croatie : guerre des nerfs entre Moscou et Washington

Par Enis Zebić 

Radio Slobodna Evropa, 2 novembre 2014
Traduit par Andrea de Noni

Un émissaire américain a effectué une visite à Zagreb pour s’assurer que l’entreprise pétrolifère croate INA ne tomberait pas dans l’escarcelle de Moscou. Un geste « arrogant » selon les Russes, déjà irrités par la vente d’hélicoptères américains à la Croatie pour remplacer le matériel russe vieillissant.


La Croatie est-elle en train de devenir un champ de bataille entre les Etats-Unis et la Russie, comme l’affirme le quotidien de Zagreb Jutarnji List ? Cette inquiétude est née de la réaction russe à la visite en Croatie de Christopher Murphy, président du sous-comité pour l’Europe du Comité pour les Affaires étrangères du Sénat américain.

Murphy a rencontré les autorités croates pour discuter de l’actuel conflit entre la holding hongroise MOL et le gouvernement de Zagreb à propos de l’entreprise pétrolière INA, mais aussi du possible achat par la Croatie d’hélicoptères militaires « Blackhawk », de fabrication américaine.

Les Etats-Unis se sont portés volontaires pour résoudre le conflit qui oppose les deux principaux propriétaires de la compagnie INA - le gouvernement croate et la compagnie hongroise pétrolifère MOL. MOL a annoncé, il y a quelques mois, la possible vente de sa participation dans INA à la compagnie russe Rosneft. Les Etats-Unis craignent qu’à travers l’achat d’INA, les Russes ne parviennent à fortifier leur présence en Europe centrale et méridionale.

Vente d’hélicoptères

Zagreb n’a pas évoqué jusqu’à présent une vente de ses actions d’INA, mais le gouvernement, en pleine vague de privatisations, est toujours à la recherche d’argent pour améliorer ses comptes publics. Les Américains sont donc venus en Croatie pour obtenir l’assurance que le gouvernement n’entend pas céder le contrôle d’INA. Murphy a suggéré que « l’UE ou les Etats-Unis pourraient aussi trouver un moyen d’aider financièrement les autorités croates », même s’il s’agit « d’une somme considérable ».

La deuxième raison de la rencontre de Christopher Murphy avec le Président croate, le Premier ministre et le ministre de la Défense concerne la vente d’hélicoptères militaires « Blackhawk », que la Croatie pourrait acheter pour remplacer les actuels hélicoptères russes « MI-8 ». Selon Jutarnji list, le ministère de la Défense avait commencé à négocier il y a quelques mois avec Washington et que « selon le ministre, la Croatie, en tant que membre de l’OTAN, ne peut plus faire confiance à la technologie russe ». Le gouvernement serait décidé à conclure l’affaire, qui concerne entre 12 et 14 appareils, en dépit de l’opposition de Moscou.

Les Russes ont réagi violemment à la visite de Christopher Murphy à Zagreb. Selon le ministère des Affaires étrangères de Moscou, « après avoir adopté des sanctions contre la Russie, Washington exerce à présent une pression croissante sur les pays de l’Europe du sud-est, et notamment sur la Croatie, afin de limiter notre coopération militaire et énergétique avec les pays de la région. Nous considérons cette pression comme étant un acte d’arrogance ».

Sanctions supplémentaires

Le représentant américain a réagi d’une façon plus souple. « Les autorités croates m’ont assuré qu’elles ne sont pas intéressées à vendre leur propriété d’INA à Gazprom, et il n’y a, à ma connaissance, aucune offre russe à ce propos ». En ce qui concerne les hélicoptères, Murphy a noté que « la Croatie est un allié des Etats-Unis, mais qu’elle dépend toujours de l’équipement militaire de Moscou, notamment pour les hélicoptères. Le gouvernement croate veut changer cette situation, mais pour cela ils ont besoin de notre aide ».

Le gouvernement croate n’a fait aucune déclaration officielle, mais pour Bože Kovačević, ancien ambassadeur à Moscou, la réaction des autorités russes est motivée par « l’aggravation générale des relations entre la Russie et les Etats-Unis. En dépit de la valeur effective du différend, dans le contexte actuel la Russie répondra de façon hostile à toute initiative des Etats-Unis, même pour celles qui, auparavant, n’auraient eu aucun intérêt pour Moscou ».

Selon Kovačević, il existe la possibilité que Moscou réponde à ce rapprochement entre Zagreb et Washington avec des sanctions ultérieures qui pénaliseraient les entreprises croates. « Moscou peut utiliser l’arme des sanctions pour déstabiliser la région. Par exemple, Poutine pourrait décider de bannir l’importation de produits d’entreprises serbes appartenant à des citoyens croates ». Pour l’ancien ambassadeur, le dernier conflit entre les deux puissances serait le contrôle du marché européen du gaz, les Américains tentant de réduire l’influence de la Russie pour se substituer en tant que principal fournisseur.

Pressions sur Viktor Orban

Selon des sources russes évoquées par l’agence de presse Reuters, « les Etats-Unis auraient exercé des pressions diplomatiques pour convaincre la Hongrie de ne pas céder la participation de MOL aux Russes. Une source de Gazprom assure que les Russes auraient eu des contacts avec les croates en mars, mais que les négociations n’auraient pas abouti. MOL assure que la vente de ses actions d’INA est toujours une option valable, mais refusent de divulguer le nom des acheteurs potentiels. Pour empêcher la vente des actions de MOL, le département d’Etat américain aurait exercé des pressions énormes sur le Premier ministre hongrois Viktor Orban ».

S’il faut en croire les déclarations officielles des représentants russes et croates en mars dernier, les négociations entre les deux parties concernaient surtout la possibilité que la Russie investisse dans l’exploration et l’exploitation de possibles gisements de pétrole et de gaz en Croatie. L’INA n’aurait pas été mentionnée.

Mais le conflit entre Moscou et Washington en Croatie n’est pas seulement énergétique, il est aussi militaire. La coopération militaire entre les Etats-Unis et la Croatie est significative - les Etats-Unis rappellent souvent que la Croatie est un allié américain et un partenaire de l’OTAN. Il y a moins de deux mois, le général Martin Dempsey, chef d’Etat-major des armées des Etats-Unis, s’est rendu en visite officielle à Zagreb. Les Etats-Unis ont aussi fourni 212 véhicules blindés MRAP.





Još reakcija nakon 70-e godišnjice oslobođenja Beograda

1) Где  се  изгуби  председник?
2) Bjelogrlićeva mina za partizane


Isto procitaj:


=== 1 ===

http://www.subnor.org.rs/prenosimo-12

Преносимо

ГДЕ  СЕ  ИЗГУБИ  ПРЕДСЕДНИК?

Актуелно |  3. новембар 2014.

Још су у току, а биће и током идуће године, импозантних свечаности поводом седме деценије победе над фашизмом у нашој земљи и широм Европе.

Припадник наше организације видео је, у оквиру одржаних манифестација, сцену што заслужује посебну пажњу. Послао је о томе писмо београдској ”Политици” и новосадском ”Дневнику” и редакцији портала СУБНОР на интернетској мрежи.

”Са великим интересовањем пратимо обележавање слободе у Србији, посебно како су текле октобарске свечаности у Београду увеличане доласком председника Русије.

На једној московској ТВ запазио сам накнадно велику емисију посвећену нашем слављу и заједничкој победи партизана и Црвене армије у Другом светском рату. Доста простора је било издвојено за војну параду у Београду и, наравно, боравку председника Путина.

У том склопу и веома важном детаљу већем од сваког симбола: код Споменика ослободиоцима Путин је пришао борцима НОР (препознао сам председника СУБНОР-а проф.Зечевића), присно их поздравио, на снимку се видео и разговор. За то време председник Србије стајао је поред аутомобила, са стране, као неко кога уопште не интересује с ким и о чему то прича његов и гост наше државе.

Путин је испоштовао ветеране, Николић није и поред тога што су ови дани пуни поштовања (бар на речима) према антифашизму и ослободицима Србије која је увек, тако и садашња власт говори, била на правом путу. Наш председник се, у поменутом случају, изгубио. Нестао је кад је морао да укаже част. На начин ништа мањи од оног како је урадио председник Русије” – написао је Света Атанацковић из Новог Сада.


=== 2 ===

http://www.portalnovosti.com/bjelogrliceva-mina-za-partizane?alphabet=mixed

30. listopada 2014.
Miroslav Edvin

Bjelogrlićeva mina za partizane


Falsificiranje činjenica pogodilo antifašiste na proslavi oslobođenja Beograda: Kako kažu partizanski veterani, u beogradskom Sava centru održan je čisti revizionistički spektakl

Na obilježavanju 70. obljetnice oslobođenja Beograda dočekani smo srdačno, ali neugodno nas je iznenadio muzičko-scensko-filmski spektakl na svečanoj akademiji u Sava centru, u kojem su partizani, Narodnooslobodilačka borba i Tito bili prešućeni, a kao osloboditelji su bili istaknuti nekakvi ‘ravnogorci’ i ‘crveni’. ‘Ravnogorci’ su predstavljeni kao oni koji su se borili za kralja, a ‘crveni’ samo kao vojnici Crvene armije. Na toj priredbi nije bilo javno rečeno da se podržava četništvo, ali to je diskretno dano do znanja - kaže Franjo Habulin, predsjednik Saveza antifašističkih boraca i antifašista ( SABA ) i član hrvatske delegacije koja je službeno sudjelovala u beogradskoj manifestaciji.
Prema njegovim riječima, spektakl u Sava centru u režiji glumca i režisera Dragana Bjelogrlića, koji je 19. listopada bio prikazan za više od 3000 predstavnika srpskog političkog i javnog života, diplomatskih predstavnika zemalja saveznica u Drugom svjetskom ratu i više stotina članova veteranskih udruga iz bivših jugoslavenskih republika, bio je zanatski profesionalno napravljeno scensko djelo, no kojim je grubo falsificirana povijest, na ogorčenje mnogih gostiju, ne samo hrvatskih veterana već i srpskih antifašista.
Naime, udarni dio akademije bio je Bjelogrlićev spektakl na tri monitora koji su pratili obiteljsku i ratnu priču glavnog junaka – sudionika borbi za oslobođenje Beograda, u kojoj su posve otvoreno apostrofirani već spomenuti ‘ravnogorci’ i ‘crveni’, a pažljivo se izbjegavalo korištenje izraza kao što su partizani, Narodnooslobodilačka borba, komunisti i revolucija, ali i ime vrhovnog komandanta, maršala Josipa Broza Tita.
U tom filmsko-scenskom spektaklu i prateći video-zapisi bili su pažljivo filtrirani: vidljivo je bilo samo nekoliko jugoslavenskih zastava s crvenom zvijezdom, a dominirale su sovjetske i srpske zastave, naravno, bez zvijezde. Sve je to, kako ističe Habulin, veterane i antifašiste iz svih republika bivše Jugoslavije ogorčilo toliko da su mnogi taj Bjelogrlićev spektakl ispratili povicima nezadovoljstva. Osim toga, u povijesnom revizionizmu istaknuli su se govornici koji su se obratili okupljenima – beogradski gradonačelnik Siniša Mali i srpski ministar unutarnjih poslova Nebojša Stefanović.
U svojim obraćanjima, taj dvojac nijednom nije spomenuo Narodnooslobodilačku vojsku Jugoslavije ( NOVJ ) ni Komunističku partiju; prema Stefanoviću, važnu ulogu u oslobađanju Beograda imala je ‘naša narodna vojska’, zajedno sa sovjetskim suborcima, uz zaključak da su pobjedu izvojevali ‘naši i sovjetski junaci’. Uglavnom, nije bilo nijedne riječi o doprinosu jedinica  NOVJ -a iz drugih republika bivše države, a naročito ništa o doprinosu hrvatskih jedinica, 28. slavonske divizije, 13. proleterske brigade i 6. ličke divizije.
Osim toga, organizator je napravio propust koji bi spadao u domenu bontona da nije imao dodatnu političku i nacionalnu dimenziju. Naime, između više od tri tisuće uzvanika nekoliko stotina bilo ih je iz bivših republika, iz Hrvatske čak dva autobusa, no organizatori uopće nisu spomenuli da su prisutni u Sava centru. Među njima bilo je i onih čiji su članovi obitelji poginuli u borbama za oslobođenje Beograda i koji su na svečanu akademiju došli na poziv srpskog  SUBNOR -a. Prešućivanje njihove nazočnosti i razloga zašto su na beogradskoj manifestaciji, tvrde oni koje je to ogorčilo, nije bio samo protokolarni propust organizatora.
- Moj brat poginuo je u operacijama za oslobođenje Beograda kao borac 28. slavonske divizije, a na svečanost u Beograd došao sam kao član delegacije  SABA -e na poziv njihovog  SUBNOR -a. Iako su Beograd, između ostalih, oslobađale i hrvatske jedinice, o tome u Sava centru nije bilo ni riječi. Podilazilo se ravnogorskim četnicima, a prešućena je prava istina o osloboditeljima Beograda - poručuje Ivan Fumić, bivši čelnik  SABA -e.
Prema njegovim riječima, osim u Sava centru, namjera falsificiranja povijesti sadržana je i u priopćenju – svojevrsnoj deklaraciji o oslobođenju Beograda ponuđenoj svim veteranskim udrugama antifašističkih boraca s područja bivše Jugoslavije. Ni u tom dokumentu nisu spomenuti  NOVJ , partizani, Tito i sudjelovanje jedinica iz drugih republika bivše države, tako da, nakon najsnažnijeg protivljenja hrvatske delegacije, taj dokument uopće nije potpisan.







Mogherini contro moscerini

Ieri 5 novembre 2014 a Donetsk sono morti due bambini, quattro i feriti. Giocavano a calcio nel cortile della scuola quando sono scoppiate due bombe.

Fonti:
http://italian.ruvr.ru/news/2014_11_05/Due-bambini-sono-stati-uccisi-nel-bombardamento-di-Donetsk-2371/
http://comunicati.russia.it/i-bambini-feriti-nel-bombardamento-a-donezk-sono-stati-salvati.html




… in occasione del Pisa Book Festival 2014
nella Sala BLU del Palazzo dei Congressi di Pisa (Via Matteotti 1 – N.B. venerdì 7 novembre l'ingresso è gratuito)


dalle ore 14:00 alle ore 14:45

UOMINI E NON UOMINI
La guerra in Bosnia Erzegovina nella testimonianza di un ufficiale jugoslavo

Presentazione del libro di Goran Jelisić (Zambon 2013)

presentano:
Jean Toschi Marazzani Visconti - giornalista e saggista, curatrice del libro
Manlio Dinucci - membro del Comitato scientifico del Coord. Naz. per la Jugoslavia Onlus



Eroismi, viltà, atrocità, doppigiochi e connivenze della NATO in Bosnia Erzegovina nel racconto di un tenente dell’esercito jugoslavo. 
La parzialità e la colpevole incompetenza dei giudici del preteso tribunale internazionale dell’Aja, finanziato dagli USA, dai Paesi Arabi, dalla Fondazione Soros e sostenuto dai Paesi occidentali e dalla NATO, che ne hanno stabilito le regole di funzionamento e le competenze (il tribunale non é autorizzato a giudicare cittadini degli Stati Uniti).

Leggi la recensione di A. Martocchia: https://www.cnj.it/MILOS/testi.htm#jelisic_rec_am

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Con l'occasione segnaliamo anche che di seguito, nello stesso luogo,

dalle ore 15:00 alle ore 15:45

si terrà la presentazione del libro

VIVERE COME LUI
NGUYEN VAN TROI simbolo della lotta di liberazione del Vietnam

di Phhan Thi Quyen curato da Adriana Chiaia (Zambon 2014)

presenta il libro:
Aldo Serafini per la rivista Teoria e prassi
introduce:
Riccardo Antonini del Circolo Partigiani Sempre di Viareggio

Nel racconto spontaneo e coinvolgente della giovane moglie, Phan Thi Quyen, si delinea la figura di Nguyen Van Troi, divenuto il simbolo internazionale delle lotte di liberazione dei popoli contro il colonialismo. È il racconto del sacrificio della felicità personale alla causa della libertà e dell’indipendenza del Vietnam, oppresso, da oltre un secolo, dalla dominazione coloniale delle potenze imperialiste, Francia, Giappone e Stati Uniti.
Nguyen Van Troi, davanti al plotone di esecuzione e ai giornalisti invitati ad assistervi, rivendica la giustezza della sua azione rivoluzionaria (è condannato a morte per aver tentato di dinamitare un ponte sul quale avrebbe dovuto passare McNamara, segretario alla Difesa degli USA) e proclama la sua fede nella causa della liberazione della sua patria. Il sacrificio della sua giovane vita, si inserisce nel grande, generale movimento rivoluzionario della guerra di popolo che, a sua volta, affonda le radici in una aspirazione millenaria, – all’indipendenza del popolo vietnamita.
L’introduzione al libro si propone di inquadrare la mirabile vicenda di Nguyen Van Troi nel suo contesto storico. A questo scopo ci si è serviti soprattutto di documenti originali vietnamiti, con ampie citazioni degli scritti di Vo Nguyen Giap, di Ho Chi Minh, e di testi tratti da Études Vietnamiennes. Si è inoltre fatto ricorso alle opere dello storico Jean Chesneaux e della ricercatrice Enrica Collotti Pischel, studiosi dei problemi dell’Estremo Oriente ed in particolare delle rivoluzioni cinese e vietnamita.
Il libro è arricchito da due schede tematiche, la prima sulla Guerra chimica, cui gli Stati Uniti hanno fatto ampiamente ricorso nel Vietnam e sulle sue conseguenze, e la seconda su I movimenti di lotta contro la “sporca guerra” nel Vietnam, sorti negli stessi Stati Uniti.



(italiano / srpskohrvatski)

SKOJ i NKPJ: Izjave o različitim temama

1) Bruxelles, Incontro Comunista Europeo 2014: Contributo del Nuovo Partito Comunista di Jugoslavia (NKPJ)
2) POKRAJINSKA KONFERENCIJA NKPJ ZA VOJVODINU
3) СЕКРЕТАР СКОЈ-а: Фашисти и либерал-демократе су две стране истог новчића
4) NKPJ: ХОЏАЈ НЕМА ШТА ДА ТРАЖИ У БЕОГРАДУ
5) NKPJ: ТРИЛАТЕРАЛА, ОРГАН ЕКСПЛОАТАТОРА РАДНОГ НАРОДА
6) SKOJ: PODRŠKA STUDENTIMA U BORBI PROTIV FAŠISTA


VIDEO:
SKOJ - JEDINI IZLAZ
http://www.youtube.com/watch?v=aJIAp9-8Gx4
NIKAD U EU (22/gen/2014)
GOVOR NA MEĐUNARODNOJ KONFERENCIJI POVODOM 15. GODIŠNJICE NATO AGRESIJE NA SRJ


=== 1 ===

http://www.resistenze.org/sito/te/pe/mc/pemcel16-015159.htm
www.resistenze.org - pensiero resistente - movimento comunista internazionale - 16-10-14 - n. 516

ECM 2014 - Incontro Comunista Europeo 2014

"L'Europa a 100 anni dalla Prima guerra mondiale: crisi, fascismo, guerra. La lotta dei partiti comunisti e operai per l'Europa del socialismo, della pace, della giustizia sociale"

Contributo del Nuovo Partito Comunista di Jugoslavia (NKPJ)

NPC di Jugoslavia | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Bruxelles, 2 Ottobre 2014

Cari compagni,

Vi saluto calorosamente a nome del Nuovo Partito Comunista di Jugoslavia, ed esprimo gratitudine al Partito Comunista di Grecia per l'organizzazione del Meeting Europeo dei Partiti comunisti e operai.

Esattamente cento anni fa, durante gli ultimi giorni di giugno del 1914, l'Impero austro-ungarico attaccò la Serbia, e ciò condusse allo scoppio della prima guerra mondiale, al momento la guerra più terribile che sia stata mai combattuta sul nostro pianeta. Il conflitto durò quattro lunghi anni, durante i quali la Serbia visse momenti di altissima gloria ma nello stesso tempo sperimentò la più grande sofferenza possibile.

Nel 100° anniversario della prima guerra mondiale è impossibile non ricordare, con profondo rispetto, Dimitirje Ticovic, sotto la cui guida il partito socialdemocratico serbo si manifestò come uno dei partiti dei lavoratori più progressisti e rivoluzionari di quel tempo in Europa. Tucovic ha dedicato la sua intera vita alla lotta per i diritti dei lavoratori, per la giustizia sociale e per i  diritti umani e civili. Con Lenin, Tucovic è stato uno dei rari marxisti, rigorosi e fermi nelle loro convinzioni, che si sono scagliati ed hanno combattuto contro l'opportunismo dei membri della Seconda Internazionale. La sua convinzione, che "i conflitti, i venti di guerra e le guerre non sono causati dall'ostilità e dall'odio tra i popoli, ma dai tentativi della classe capitalista di assoggettare e sfruttare altri popoli e nazioni", è ancora oggi innegabilmente vero.

Da quando, nel 1848, il capitalismo diventò egemone, le guerre sono state una malattia cronica del genere umano, una condizione permanente reiterata e costante. Oggi le guerre sono diventate la regola, e la pace un'eccezione. Invero, sappiamo che oggi non c'è pace ma solo la temporanea sospensione della guerra. Le guerre sono dettate dai primari interessi del capitalismo, ha scritto Dimitirje Tucovic alla vigilia della prima guerra mondiale.

Nel corso degli ultimi 25 anni il territorio della Jugoslavia è stato il banco di prova per le tattiche e le strategie degli USA e della NATO.

Gli Stati Uniti hanno causato l'84% di tutte le guerre e le crisi internazionali avvenute dopo la Seconda Guerra Mondiale, in qualità di promotori e partecipanti nelle aggressioni che hanno apportato alle lobby affaristiche militari ed industriali americane profitti su scala che va dal 50% al 500%.

L'economia americana è quasi totalmente dipendente e interconnessa col militarismo americano. Il bilancio militare degli Stati Uniti è superiore a quello di tutti i paesi del mondo messi insieme. L'esistenza in vita della maggior parte delle compagnie statunitensi è in gran parte dipendente dalle commesse dell'apparato militare degli Stati Uniti. Il budget militare di 250 miliardi di dollari è l'unica parte del bilancio americano, che non è mai stata tagliata.

Se il capitalismo è la madre della crisi economica, il fascismo ne è la figlia. Il fascismo è lento a espandersi e si nutre di pregiudizi e stereotipi finché, quando è troppo tardi, finiamo per perdere i nostri diritti democratici e ci troviamo affogati in una dittatura. Da quel momento in poi affrancarsi richiederà una sanguinosa lotta di liberazione. Questa è la grande lezione del tragico XX secolo. Ecco perché dobbiamo resistere e fermamente condannare il fascismo e denunciare anche i suoi segnali più deboli non appena appaiono. Non basta essere consapevoli del rischio che il fascismo pone in campo: dobbiamo costruire continuamente alleanze antifasciste, anche quando il pericolo sembra essere lontano. L'ascesa del neofascismo in Grecia, Ungheria, e nell'Ucraina è un promemoria permanente di tale fenomeno.

Fino a che milioni di esseri umani rimarranno disoccupati o lavoreranno per salari decurtati, sebbene debbano sopportare il peso delle politiche di riduzione della spesa, le classi superiori non hanno motivo di essere preoccupate. La ricerca ha inoltre dimostrato, che esse sono consapevoli che l'attuale situazione andrà avanti per molto tempo. Dall'inizio della crisi nel 2009, i miliardari hanno raddoppiato la loro ricchezza. La ricchezza totale di quella manciata di super-ricchi supera il patrimonio di qualsiasi paese del mondo, con l'eccezione degli Stati Uniti e della Cina. L'elite della classe superiore vantava un patrimonio di 3,1 miliardi di dollari nel 2009 ma oggi tale importo è cresciuto sino alla cifra di 6,6 miliardi. La maggior parte della ricchezza è concentrata nel settore bancario (17%) che viene "salvato" attraverso l'intervento degli USA e dell'Europa mentre la ricchezza concentrata nella produzione ammonta solo all'8%. Nel momento in cui questi dati vengono separati, diventa chiaro a tutti che la ricchezza dei lavoratori è stata assorbita e trasferita alle banche. I media e gli "economisti" hanno assistito e favorito questa razzia convincendo il popolo della necessità di questo pernicioso percorso, affinché si affermasse silenziosamente sulle sue vittime.

Il movimento comunista è attualmente di fronte a un bivio. Il movimento comunista mondiale è stato per quasi tre decenni in profonda crisi ideologica, organizzativa ed economica. Ci troviamo di fronte alla situazione in cui molti partiti comunisti avevano attraversato ed adottato la linea del revisionismo e del conformismo. Hanno cessato di praticare la lotta di classe ed hanno accettato il cosiddetto dialogo sociale con la classe dirigente. I cortei e gli scioperi dei lavoratori sono stati sostituiti con confortevoli sedie ed armadi di rappresentanza. Tuttavia, "Quali che siano le difficoltà della rivoluzione e le sue eventuali sconfitte temporanee, quali che siano le ondate della controrivoluzione, la vittoria del proletariato è immancabile" (Lenin)

Lenin scrisse che sarà la lotta di classe, e non i bei desideri, che determineranno la forma della nuova Russia.  In questo spirito il nostro obiettivo dovrebbe essere la lotta, la lotta e solo la lotta, fino alla vittoria finale. Non c'è vittoria senza lotta. Nonostante gli ostacoli immensi, dobbiamo credere nel potere dell'unità della classe dei lavoratori e rimaniamo fedeli alla lotta per la lotta, per un mondo nuovo e libero - il mondo del socialismo. La nuova Europa socialista dei popoli sostituirà la vecchia Europa della borghesia. Questa è la lotta della libertà contro la schiavitù, la lotta del patrimonio sociale contro i vecchi privilegi, la vittoria delle nuove idee sul vecchio ordine.

Stiamo entrando oggi nell'ultima fase del capitalismo / imperialismo ed è nostra responsabilità quella di trasformare la lotta tra la borghesia e il proletariato nella vittoria del proletariato, e - così facendo - salvare l'umanità.

Dopo la sanguinosa esperienza che il genere umano ha avuto con il capitalismo nel XX secolo, è ovvio che la responsabilità per il destino dell'umanità non può essere consegnata a questo distruttivo sistema. Su questa base, diviene obbligatorio per il movimento comunista affrontare criticamente i suoi decenni di storia, con tutto il carico dei propri errori, sconfitte e successi duraturi, al fine di aprire, sulla base della propria esperienza, liberi dal fardello del dogmatismo, dell'opportunismo e del revisionismo, la nuova pagina di lotta per la liberazione dell'uomo, al fine di essere la guida e dimostrare a tutti che la costruzione del socialismo è possibile e realizzabile.

Con la speranza che questi incontri continueranno a contribuire a rafforzare il principio rivoluzionario marxista-leninista della nostra azione comune, nonché le attività dei partiti politici individualmente, sia grandi che piccoli, sia quelli che sono al potere sia quelli che lavorano nell'oscurità, continuiamo la lotta per la giustizia sociale mondiale e progrediamo in direzione di un mondo socialista e comunista.

Cari compagni, vi auguriamo il successo di questo meeting e delle nostre altre azioni future, fino alla vittoria finale!


=== 2 ===

http://www.nkpj.org.rs/clanci-la/clanak_id=137.php


POKRAJINSKA KONFERENCIJA NKPJ ZA VOJVODINU: ZA PARTIJU REVOLUCIONARNE AKCIJE, ZA VLAST RADNIČKE KLASE

U Novom Sadu je održana Pokrajinska konferencija Nove komunističke partije Jugoslavije (NKPJ) za Vojvodinu.


Konferenciju je pozdravnim govorom otvorio generalni sekretar NKPJ, drug Batrić Mijović, koji je poželeo uspešan rad Pokrajinske konfenecije i izrazio zadovoljstvo što se na delu u praksi ostvaruju ciljevi i zadaci koji su postavljeni na generalnoj konferenciji NKPJ "Nastavljamo liniju – jačamo partiju", ukazavši da stalno kadrovski jačanje i podmlađivanje Partije mora biti jedan od osnovnih prioriteta daljeg rada Partije. Drug Batrić Mijović izrazio je posebno zadovoljstvo što upravo članovi NKPJ i SKOJ-a sa teritorije Vojvodine daju značajan doprinos u konkretnim akcijama i ostvarenju Programskih ciljeva NKPJ na teritoriji cele Srbije. U izveštaju koji je o radu Pokrajinskog komiteta NKPJ za Vojvodinu pročitan naglašeno je da je u proteklom periodu Pokrajinski komitet NKPJ za Vojvodinu prevladao krizu rukovođenja i delovanja koja je nastala u periodu između dve pokrajinske konferencije čime su stvorene zdrave osnove i polazne pretpostavke za prevazilaženje svih organizacionih nedostataka koji su do sada negativno uticali na normalan rad i funkcionisanje NKPJ na teritoriji Vojvodine i grada Novog Sada. 

Pred Pokrajinski komitet NKPJ za Vojvodinu postavljen je važan zadatak: organizaciono i kadrovsko jačanje partije, mobilizacija članstva i simpatizera . U tom smeru osnovan je posebni petočlani organizacioni komitet koji je na sebe preuzeo obaveze ostvarenja svih zadataka koji su stavljeni pred Pokrajinski komitet NKPJ za Vojvodinu. 

Organizacioni komitet, kao izvršno i operativno telo, do izbora svih pokrajinskih partijskih organa koordiniraće rad partijskih organizacija na teritoriji Vojvodine. Osnovni cilj je da se sve partijske organizacije, svaki pojedini član i simpatizer povežu i ostvare funkcionalne unutar-partijske veze koje će doprineti boljoj informisanosti o radu Partije i SKOJ-a, omogućiti bolja informisanost organa Partije o neposrednim, svakodnevnim, lokanim, problemima i mogućnostima za njihovo rešenje.

Organizacioni komitet je pred sebe stavio konkretne zadatke, kao i konkretne vremenske okvire za njihovo ostvarenje usmeravajući svoje snage u pravcu njihovog punog ostvarenja. 

U završnom dokumentu Pokrajinske konferencije NKPJ za Vojvodinu naglašeno je da je komunistički pokret u svojoj suštini duboko humani društveni pokret preobražaja klasnog društva usmeren ka ukidanju vlasti čoveka nad čovekom, razrešavanju društvene protivurečnosti, stvaranju mogućnost za razvoj proizvodnih snaga društva, omogućavanju svestranog razvoja ličnosti, oslobođanju čoveka individualnog i klasnog egoizma i eksploatacije, stvaranju novog sistema vrednosti, i kao takav predstavlja most prelaska u humanije društvo, udara temelje novom društvu, evolutivno, skokovito i uvek progresivno. Kao takva ideja socijalizma je istorijski aktivna , usmerena ka stvaranju novog sveta i ka oslobođenju radničke klase. Sledeći ideje socijalne pravde naš osnovni zadatak je stvaranje širokog antikapitalističkog fronta za ostvarenje socijalističke perspektive, kraju svakog surovog fnansijskog ataka na čoveka i njegovoj ekploataciji. 

Sekretarijat Nove komunističke partije Jugoslavije

Novi Sad,

11. oktobar 2014. godine


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http://srbin.info/2014/11/01/sekretar-skoj-a-za-srbin-info-fasisti-i-liberal-demokrate-su-dve-strane-istog-novcica-video/

СЕКРЕТАР СКОЈ-а ЗА СРБИН.ИНФО: 
Фашисти и либерал-демократе су две стране истог новчића


Да ли левичар-марксиста значи бити против Србије и српских националних интереса? Живимо ли у времену када су „модерној“ левици важнија геј права од радника и породице?

О овим питањима, али и стању у Украјини, НАТО окупацији Балкана и положају студената у Србији, наша редакција је разговарала са Првим секретаром Савеза комунистичке омладине Југославије (СКОЈ) Александром Ђенићем.

 Шта нам можете рећи о Вашој организацији – када је настала и са којим циљем?

Данашњи СКОЈ је реоснован 1992. у Београду као марксистичко-лењинистичка омладина Нове комунистичке партије Југославије (НКПЈ). Он је настао инспирисан револуционарним традицијама предратног СКОЈ-а, који је на својим плећима изнео антифашистичку борбу и социјалистичку револуцију, основаног 1919. године у Загребу, а који је укинут након резолуције Информбироа 1948. године.

СКОЈ је реоснован у ситуацији када је наша социјалистичка домовина Југославија била разбијана од стране западног империјализма, у времену велике антикомунистичке хистерије, управо са циљем да око себе окупи младе људе који ће бити кадри да бране тековине социјализма и одупру се империјалистичкој агресији и пљачки којима је наша земља била изложена, а нажалост им је изложена и данас. Недавно смо одржали Трећи конгрес (крајем 2013.) под паролом „Борбено – доследно – с оптимизмом“, на ком смо донели нови програм, у складу са садашњим историјским околностима. Изабрали смо ново руководство, и зацртали нове циљеве. СКОЈ се у својој свакодневној борби залаже за изградњу социјалистичке алтернативе и комунистичке перспективе.

Ми сматрамо да сва средства за производњу морају бити у рукама друштва, а не појединаца. Залажемо се за национализацију предузећа. Против смо приватизације, уласка Србије у НАТО и ЕУ, ревизије историје из Другог светског рата, примене Болоњске декларације у образовању.

2. У имену СКОЈ-а налази се одредница Југославија. Да ли то значи да се Ваш покрет залаже за обнову Југославије? И какав је став Вашег покрета у вези националног питања јужнословенских народа?

СКОЈ је реоснован 1992. године док је Југославија још постојала, управо као реакција једног дела омладине на империјалистичко разбијање исте. Ми се залажемо за обнову Југославије, али не из носталгичарских осећања, већ из разлога што сматрамо да је она најбоље решење за све јужнословенске народе. Свакако, свесни смо да је грешака било, како у самој изградњи социјализма, тако и у функционисању Југославије, јер да их није било, не бисмо данас живели у сателитима насталим из ње, али то не искључује чињеницу, да је она била најбоље решење, за све њене народе. Садашње државе које су настале из ње нам то најбоље показују, јер су све марионете Брисела и Вашинготона.

Југославија се показала у пракси уз све своје мане као најбоље решење за све националности које живе на том простору, а од њеног растурања корист је једино имао западни империјализам, док су сви народи који су живели у њој губитници. Ми смо свесни историјских околности у којима живимо, односно да Југославије нема, али је нема не зато што је то била воља њених народа, већ воља западног империјализма, који ју је разбио у крвавом братоубилачком рату, уз помоћ својих пијуна и домаће пете колоне. Југославије више нема, али процес њеног разбијања још увек траје. Западни империјализам тај процес наставља једностраним проглашењем Косова и Метохије. Када бисмо се ми, као комунисти, одрекли Југославије, то би значило да бисмо признали њено разбијање као легитимно.

Наравно, важно је напоменути да се ми залажемо за обнову социјалистичке Југославије, јер увек постоји могућност да у будућности крупни капитал обнови капталистичку Југославију, али у таквој држави национални и економски проблеми не би били решени. Што се тиче јужнословенских народа, то се може проширити на читав Балкан. Наш став по том питању је јасан: „НАТО напоље са Балкана – Балакан припада балканским народима.“

3. Како коментаришете чињеницу да се данашња званична левица више залаже за геј права уместо за права радника? Да ли је апсурдно да се партије левице у Србији залажу за империјалне интересе Запада и њених мега корпорација?

У капитализму влада диктатура мањине над огромном већином. Огромна већина људи било које сексуалне оријентације је у капитализму експолатисана. Многе такозване леве партије и организације су финансиране од крупног капитала како би акценат са горућих економских проблема скренуле и ту борбу усмериле на мање битне или потпуно небитне проблеме. То није ништа ново. То су старе методе о којима је још Маркс говорио – да буржоазија оснива разне еколошке покрете, покрете за права животиња и многе друге, како би пажњу скренула са класне борбе. Ми сматрамо да су партије које се залажу за империјалне интересе Запада и њихових мултинационалних корпорација – партије крупног капитала и оне никако не могу бити леве, већ партије екстремне деснице. Ако нека партија за себе говори да је лева, има левичарско име, и иконографију, то не значи да она у пракси није десна.

4. Ко су данас највећи противници марксистичке левице? Да ли су фашистичко-екстремистички покрети или либерално – демократске снаге које се заправо залажу за очување и јачање капитализма и капиталистичких односа у савременом друштву?

Највећи противници комуниста су сви они који се залажу за одбрану крупног капитала. Сам фашизам као најекстремнији облик капитализма и одбране крупног капитала је управо највећи свој зенит достигао у историјским околностима које су сличне данашњим, а то је криза капитализма. Управо зато није чудо што фашистичке групације данас доживљавају своју ренесансу, као последњи бедем буржоазије против народа. Најочигледнији нам је пример данас у Украјини, али опасност од фашизма буја у читавој Европи.

Што се тиче либерално-демократских снага, оне су либералне у економском смислу, а њихова политика ширења слободног тржишта од колонијалних освајања, па до данашње агресивне политике према слободољубивим народима се није променила. Та политика је освајачка. То је сасвим природно са становишта капитализма који је у својој бити пљачкашки и присваја туђи рад. Демократија на коју се позивају либерали је само једна шарена лажа, јер у таквој демократији може да учествује само онај ко има паре. То нам најбоље показује наш изборни систем, који поред чињенице да је противуставан, учествовање на изборима омогућује само онима који имају паре, јер поред сакупљања 10 000 оверених потписа поређаних по азбучном реду, морате да платите таке у вредности од 50 000 евра.

За разлику од оне буржоазије која је била прогресивна у рушењу феудализма, данашња буржоазија представља конзервативне снаге, јер се она бори против прогресивних снага, које могу укинути експолатацију. Стога, данашње либерално-демократске снаге не либе се да да уђу у коалицију са отворено фашистичким снагама, као што данас видимо на примеру Украјине. Са сигурношћу можемо рећи да су данас фашисти и либералне-демократе две стране истог новчића, финансиране од стране крупнога капитала, тако да подједнако представљају претњу по комунисте.

5. Да ли се слажете са мишљењем многих домаћих интелектуалца да је Србија окупирана земља; и ако јесте ко су њени окупатори? Ваш став по питању Косова и Метохије?

Србија данас јесте окупирана земља. Она је окупирана од стране западног империјализма. На њеној територији се налази највећа НАТО база Бонстил, док на Косову и Метохији постоји протекторат са постављеним марионетским режимом у Приштини, који ради све по диктату Брисела и Вашинготона. Други проблем је тај што је Србија потписала неометано кретање НАТО снага по њеној територији, а да оне не сносе никакву одговорност, што свакако доводи у питање суверенитет наше земље. Србија води континуирану вазалску политику према Бриселу и Вашинготону од 2000. година, на даље.

Наш став по питању Косова и Метохије је јасан. Он је у складу са међународном комунистичким покретом. Косово и Метохију сматрамо саставним делом Србије, у ком треба да постоје једнака права, како за Србе и Албанце, тако и за све друге народе који живе у Јужној српској покрајини. Мишљења смо да је проблем на Косову и Метохији немогуће решити док је оно под НАТО окупацијом. Важно је напоменути чињеницу да на Косову и Метохији не постоји никаква жеља албанског народа за самоопредељење, већ иза такве политике постоји тежња западног империјализма да заокружи процес разбијања Југославије одвајањем Косова и Метохије од Србије.

Такође, албанск народ има своју националну државу Албанију, а прављењем још једне би се изазвао сукоб, не само на Балкану, већ широм света. Од тога радни народ не би имао никакве користи, већ само крупни капитал. Сви народи Балкана треба да се уједине у заједничку борбу против НАТО окупатора, јер Балкан треба да припада балканским народима.

6. У 21. веку класне разлике су сваким даном све веће. Какав је одговор СКОЈ-а на те околности; и да ли је могуће, да у 21. веку, свет опет доживи социјалистичке револуције?

Ми сматрамо да ће 21. век бит век социјализма. Решавање социјалне правде, националног питања, економске независности и слободе је немогуће остварити у капитализму. Капитализам је систем који се заснива на експолатацији мањине над огромном већином. То је систем који задовољава потребе малог броја људи. Ми данас живимо у свету капитализма који је достигао свој највиши стадијум – империјализам, у ком владају монополи империјалистичких земаља који бране интересе мулитинациоланих компанија. Сам капитализам се заснива на бројним противречностима, а једна од њих ствара цикличне кризе. У таквој кризи ми данас живимо. Капитализам је систем који не може да реши основне егзистенцијалне потребе огромној већини становништва.

Искуство социјалистичких земаља, како оних у којима је социјализам привремено сломљен, тако и оних које данас граде социјализам, нам показује да он може, уз све своје мане, да обезбеди основне потребе човеку. Социјализам је само за неколико деценија решио проблеме незапослености, неписмености, здравствене заштите, културног просперитета, што капитализам није могао вековима да реши. Довољан показатељ да је социјализам ефикаснији од капитализма је и тај да и поред технолошког напретка све земље у источној Европи у којима је социјализам привремено сломљен производе 30 посто онога што су производиле 1989. године. Србија ће овим темпом економског раста своју производњу из 1989. године, стићи за 100 година.

Ми, као марксисти-лењинисти, прилазимо са научне стране развоју људског друштва. Стога сматрамо да су социјализам и комунизам неминовне етапе у његовом развоју. Такође сматрамо да истинске социјалне правде нема без социјализма, а социјализма без револуционарне теорије марксизма-лењинизма. Можда је социјализам имао и има сто мана, али он има милион врлина, док капитализам има милион мана, а ниједну врлину. Социјализам ће у 21. веку тријумфовати, јер за то постоји потреба огромне већине људи.

7. Да ли је СКОЈ глобалистички или антиглобалистички покрет; и каква је ваша сарадња са левичарским марксистичким снагама ван Србије?

СКОЈ наступа са позиција пролетерског инетернационализма, залаже се за интегрално социјалистичко и комунистичко друштво, сматра сваку победу комунистичких и прогресивних снага као своју победу из разлога што те победе слабе капитализам, тако да са те стране јесмо глобалистички покрет. Но, ми смо против глобализма који намећу мулитинационалне корпорације, глобализма који жели да пороби мале и прогресивне народе, глобализма који намеће тржишне принципе у економији, глобализма у ком се за све питају лихварске институције као што су ММФ и Светска банка, глобализма у ком је капитализам доминантан економски систем. Стога, ми можемо рећи да припадамо антиглобалистичком покрету, али припадамо и глобалном покрету који је алтернатива садашњем глобализму.

НКПЈ је чланица Међународног комунистичког покрета чији велики број чланица представља значајан фактор у својим земљама,. Неке од њих су на власти на пример у Куби и Вијетнама, неке су снажне као у Индији, Грчкој, а неке су у коалицијама као у Венецуели и Сирији. СКОЈ је чланица Светске федерације демократске омладине, која окупља све комунистичке омладине из читавог света, као и друге прогресивне и студентске организације.

8. У Русији и Латинској Америци појавили су се покрети на десници који се залажу за друштва у којима ће владати социјална правда и класна солидарност, у којима би била државна и јавна имовина доминатна, који се противе америчкој хегемонији у свету и залажу се за мултиполаран свет. С друге стране то су религиозни покрети, са изразито националном свешћу. Да ли мислите да је могућа сарадња левих марксистичких покрета са таквим групама на десници када је у питању класна борба и борба против англосаксонског империјализма?

Наша организација је увек отворена за сарадњу са свим патриотским, антифашистичким, антиимперијалистичким, студентским, синдикалним и свим другим организацијама са којима се може наћи заједнички именитељ по неком питању. Комунисти су како данас, тако и у прошлости, сарађивали и правили коалиције са оним снагама које су у датом тренутку прогресивне. Тако су за време Другог светског рата правили антихитлеровску коалицију, са националослободилачким покретима се заједно борили у Африци и Азији против колонијализма, док данас сарађују са антиимперијалистичким покретима у Украјини и Сирији против империјализма. То показује да ми нисмо догматска организација и да наша идеологија разуме одређене историјске околности, односно да из тактичких разлога можемо сарађивати и са организацијама другачијег политичког опредељења, ако су у датом тренутку прогресивне. Једино не можемо имати никакву сарадњу са фашистичким организацијама.

Што се тиче класне солидарности, она не може постојати јер ће капиталисти увек желети да буду још богатији, на рачун огромне већине људи. Комунисти могу да сарађују са свима који су у одређеном тренутку прогресивни и одупиру се империјализму, а свакако је да је антиимперијалистичка борба саставни део класне борбе.

9. Какав је Ваш став по питању Украјине. Ко је у Украјини агресор?

Данас у Украјини влада војно-фашистичка хунта, која је дошла на власт у класичном пучу уз помоћ Брисела и Вашинготона. Управо први на удару у Украјини су били комунисти који су убијани, а био је и покушај атентата на Генералног секретара Комунистичке Партије Украјине, друга Петра Симоненка. Након тога покренут је посуптак о забрани КПУ, а све је кулминирало бруталном крађом на изборима. Огроман број становника Доњецка и Луганска, који су традиционална упоришта комуниста, био је спречен да на њих изађе. Агресор у Украјини је западни империјализам, који уз помоћ војно-фашистичке хунте у Кијеву жели да уништи све демократске, прогресивне, антифашистичке и антиимперијалистичке снаге. НКПЈ и СКОЈ ће се и даље солдарисати и организовати низ активности подршке са КПУ, народом Украјине и Доњецком и Лугнаском републиком.

10. Какав је Ваш став у вези Болоњског система и шта мислите о актуелном студентском протесту и захтевима студената.

СКОЈ се у свом програму залаже за укидање Болоњске декларације, као и за бесплатно и свима доступно образовање. Циљ Болоњске декларације је да знање претвара у робу, што значи да суштина образовања није знање, већ стицање дипломе, која се купује као свака друга роба. Самим тим се дискримишу особе које потичу из сиромашних породица, које не могу да плате скупе школарине, циљ Владе је да из године у годину доноси измене закона који има за циљ да у потпуности усклади високо школство са Болоњском декларацијом. У прилог ставу да Болоња треба да се одбаци говори чињеница да ниједан озбиљан Универзитет, као што су Ломоносов, сам Болоњски, Кембриџ и Оксфорд, као и други, нису прихватили ову декларацију. Такође, издвајамо светли пример Белорусије, једине земље у Европи чији ниједан Универзитет није прихватио ову декларацију. На иницијативу активиста СКОЈ-а 2010. године, основан је Студентски фронт, са циљем да окупи све прогресивне студенте у борби против Болоњске декларације и у борби за бесплатно образовање. Од 2011.

Студентски фронт је препознат као лидер студентских протеста и управо захваљујући овој организацији спречена је даља комерцијализација образовања. Ове године проимперијалистичка буржоаска власт, предвођена СНС-ом, је у сред септембарског испитног рока, само неколико дана пред упис у нову школску годину, донела измене Закона о високом образовању, које су антистудентске. Студентски фронт је одмах позвао све студентске организације на јединство у борби за материјалне интересе студената и заказао велики студентски збор за 1. октобар.

Након великог студентског збора, организована је протестна шетња, а велике студентске демонстрације су заказане за 15. октобар. СКОНУС, организација која је блиска власти, био је приморан да изађе на протесте, али су покушали да направе забуну међу студентима, заказавши протест за 7. октобар. Студентски фронт, у циљу студентског јединства, позвао је своје активисте и заједно са СКОНУС-ом изашао на протест 7. октобра. Након половично прихваћених захтева од стране Владе, СКОНУС је одустао од даљих протестних активности, али Студентски фронт и Савез Студената Беогада су наставили припреме за 15. октобар. 15. октобра су студенти показали своје јединство, организовавши највећи протест у последњих 10 година, где је неколико хиљада студената изашло на улице. Важно је напоменути да су ове године били блокирани Филозофски факултет и Факултет Политичких Наука.

Још 15. октобра Студентски фронт је подржан од стране репрезентативног синдиката Конфедерације слободних синдиката Србије, док је председник удружених синдиката Србије Слога, лично присуствовао протесту и обратио се студентима. Министар Вербић није желео да прими студентске представнике, тако да су Студентски Фронт и Савез Студената Београда дали рок Министарству да одговоре да до 21. октобра. Тада су студенти дошли по своје захтеве, а Влада је под притиском следећег дана морала да их усвоји. Значај студентских протеста 2014. је у томе што је показано студентско јединство. Студентски фронт је постао најзначајнији фактор, јер је политика Студентског фронта, добила широку подршку међу студентима. Студентски фронт ће кренути у кампању за доношење новог Закона о високом образовању, који ће подразумевати укидање Болоњске декларације. Студентски фронт је овогодишње протесте оценио као малу победу, а велики корак у борби за материјална права студената.



Објављено:  1. новембар 2014. 



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2 novembre 1975-2014

"Prevedo la spoliticizzazione completa dell'Italia: diventeremo un gran corpo senza nervi, senza più riflessi. Lo so: i comitati di quartiere, la partecipazione dei genitori nelle scuole, la politica dal basso... Ma sono tutte iniziative pratiche, utilitaristiche, in definitiva non politiche. La strada maestra, fatta di qualunquismo e di alienante egoismo, è già tracciata. Resterà forse, come sempre è accaduto in passato, qualche sentiero: non so però chi lo percorrerà, e come."

Pierpaolo Pasolini
(5 marzo 1922 – 2 novembre 1975)

Fonte: pagina FB dell'A.N.P.I.