Informazione


E OVVIAMENTE ZERO PROFITTI PER LE IMPRESE ITALIANE

Merita un approfondimento la questione dell'origine delle armi che l'Italia generosamente passerà ai curdi di Barzani e Talabani (cioè ai curdi di destra).

Si tratta di una piccola parte del carico della nave Jadran Express che, destinato alle milizie croate, fu sequestrato nel 1994 nel Canale di Otranto:

http://archivio.panorama.it/Codice-Jadran

Furono rari all'epoca tali sequestri; molte di più furono le navi che passando per i nostri mari raggiunsero i destinatari – sempre solo croati, nostri grandi alleati cattolici. << Secondo la Dia sarebbero state almeno 22 le navi cariche di armi che, tra il 1992 e il 1994, attraversarono le acque italiane, prima di approdare in Croazia >> 

http://lanuovasardegna.gelocal.it/regione/2011/06/04/news/armi-destinate-alla-guerra-nei-balcani-1.3456459

Le armi sequestrate alla Jadran Express furono stipate alla Maddalena, dove comunque - si badi bene - tuttora << non sono nella disponibilità dell’Italia, ma della NATO >>

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2014/08/19/razzi-anti-carro-granate-e-mitragliatrici-dallex-jugoslavia-al-fronte-iracheno1106.html

Ovviamente esse non sono rimaste tutte lì in questi anni ad arrugginire: ad esempio, già il 18 maggio 2011 un grande quantitativo è stato trasportato su quattro container imbarcati segretamente sulla nave passeggeri [SIC] Seremar da Olbia a Civitavecchia, dopodiché se ne sono... perse le tracce:

http://www.altreconomia.it/site/fr_contenuto_stampa.php?intId=2942

In realtà la destinazione di quelle armi è un segreto di Pulcinella, poiché tutti sappiamo che anch'esse sono generosamente andate ad insanguinare il Medioriente, e precisamente nelle mani dei vezzeggiatissimi "ribelli di Bengasi"

http://www.globalist.ch/4DCGI/Detail_News_Display?ID=1016&typeb=0&session=QKYVKUVKQM

i quali dopo avere ucciso Gheddafi tramite linciaggio tuttora usano le stesse armi per alimentare la carneficina in corso in Libia e produrre naufraghi a Lampedusa.

(a cura di Italo Slavo)



(srpskohrvatski / english / italiano)

Legge sul Lavoro in vigore anche in Croazia

1) Speciale Europa: Zagabria e Bruxelles, mai così vicine, mai così lontane (07.02.2014)
2) EU imposes harsh austerity on Croatia, its newest member (15 February 2014)
3) IZMJENJENO RADNO ZAKONODAVSTVO. Što nam od sutra donosi novi ZOR (6. kolovoza 2014.)
4) Croazia: i sindacati contro la privatizzazione delle autostrade (21 Agosto 2014)

La nuova Legge sul Lavoro è in vigore in Croazia dal 7 agosto u.s.

Isto procitaj: 
IZMJENE ZAKONA O RADU 
POČETAK POBUNE. Radnici danas glasuju o prvom generalnom štrajku u zemlji (13.01.2014)


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07.02.2014 18:07 CET

Speciale Europa: Zagabria e Bruxelles, mai così vicine, mai così lontane

Gabriella Tesoro


Il primo luglio dello scorso anno, la Croazia è entrata a pieno titolo nell'Unione europea diventando di fatto il Paese più giovane dell'UE. Inoltre, dopo Lubiana, Zagabria è il secondo Stato della ex Jugoslavia a entrare nella cerchia di Bruxelles.  

Un bel passo in avanti per un Paese che poco più di venti anni fa è stato travolto da una sanguinosissima guerra civile. Questo però non significa che la Croazia stia vivendo il suo momento d'oro, soprattutto perché per entrare nel club dei 27 e diventarne il 28esimo membro è costato caro al Paese, che ha dovuto tirare la cinghia a lungo per rispettare i rigidi parametri imposti dall'Unione europea.Dopo cinque anni consecutivi di recessione, l'economia è stagnante, la corruzione è ancora a livelli record, le riforme sono insufficienti e la disoccupazione è ferma al 20 per cento, dietro solo a Grecia e Spagna.

Come se non bastasse, Bruxelles continua a bacchettare Zagabria per la sua instabile economia, fattore che sta rendendo già stufo il popolo croato dopo nemmeno un anno dal suo ingresso. Appena tre settimane fa, i funzionari UE hanno chiesto alla Croazia di ridurre drasticamente il suo deficit di bilancio per riportarlo sotto il limite consentito. Questo significa che il Paese dovrà letteralmente dimezzare il deficit, dal 6,4 per cento previsto per quest'anno al 3 per cento entro il 2016. In particolare, secondo l'accordo firmato tra i 28 ministri delle Finanze dell'Ue, Zagabria dovrà chiudere il 2014 con un deficit del 4,6 per cento del PIL, il 2015 con il 3,5 per cento, e, negli anni successivi, con il 2,7 per cento.  Non è una richiesta da poco.

Il ministro delle Finanze austriaco, Michael Spindelegger, ha affermato che la debole economia croata non dovrebbe diventare un pretesto per mantenere il disavanzo: "Le stesse regole valgono per tutti e non possono essere cambiate. Anche la Croazia deve stare al passo e migliorare le sue performance".

Secondo i dati UE, dal 2008, anno di massimo splendore, l'economia croata si è ridotta del 12 per cento e con i tagli previsti c'è il grande rischio che la crescita si indebolirà ulteriormente. Lo scorso mese l'agenzia di rating Standard & Poor's ha declassato la Croazia di un livello a causa dell'elevato indebitamento del settore pubblico e privato e poiché mancavano "fattori di crescita interni derivanti da inerzia politica e da vincoli politici alle riforme fiscali e strutturali".

Il governo di centrosinistra, dunque, si appresta a far fronte alle grandi aspettative internazionali, ma dovrà anche esser pronto ad affrontare la rabbia dei cittadini, stremati dal costante declino dello stile di vita. Difatti, molti croati pensavano che una volta entrati nell'Ue i periodi di ristrettezze sarebbero terminati, ma, a quanto pare, per far parte del club di Bruxelles i sacrifici non sono mai abbastanza, almeno per Zagabria. Non solo.  Il Paese diventerà membro dello spazio Schengen solo nel prossimo anno e abbandonerà la Kuna per adottare l'euro solo quando rispetterà i criteri in materia di inflazione, finanze pubbliche, stabilità dei tassi di cambio e tassi di interesse.

Al momento, il presidente croato è l'impopolare Ivo Josipovic, del partito socialdemocratico SDP. Il governo è retto da Zoran Milanovic, altro membro dell'Sdp, ma neanche lui gode di un grande consenso. Il meno celebre di tutti è però è il leader dell'opposizione Tomislav Karamarko, dell'Unione Democratica Croata Hdz, lo stesso partito che portò il Paese verso l'indipendenza (e anche verso la guerra) e oggi accusato di avere un altissimo tasso di corruzione al suo interno. In sostanza, la popolazione croata non vede affatto di buon occhio i propri politici. Come dimostrano i casi di Bulgaria e Grecia, a causa del vuoto politico, a Zagabria comincia a farsi largo una corrente conservatrice di destra che gli analisti chiamano "rivoluzione conservatrice della Croazia", appoggiata per lo più da cattolici, ex soldati e dalle nuove generazioni, deluse da un Paese che ha poco da offrire. Non siamo ancora ai livelli di Atene e Sofia, ma come fa notare lo storico Neven Budak, i giovani croati di oggi sono notevolmente più conservatori dei loro genitori. Dopo essere riusciti a far approvare il referendum contro i matrimoni gay, pare che i prossimi obiettivi saranno l'approvazione di leggi contro l'aborto e un provvedimento contro i cartelli ufficiali scritti in cirillico per i serbi che, dopo la fine della guerra, sono passati dall'essere il 12 per cento della popolazione al 4,5 per cento, sintomo che, a quanto pare, persiste l'odio nei confronti della minoranza.

Insomma, i problemi economici si ripercuotono sul tessuto sociale e le recenti richieste di Bruxelles rischiano di gettare ulteriore acqua sul fuoco per un Paese già di suo politicamente ed economicamente instabile. "Parlare di ulteriori tagli un po' ci paralizza. È da quando avevo cinque anni che sento questi discorsi - ha spiegato Dejan Jovic, capo analista del presidente - Ma il panorama politico sta cambiando e, con il Paese in questa situazione, molti dei nuovi arrivati saranno tutt'altro che liberali". 



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EU imposes harsh austerity on Croatia, its newest member

By Ognjen Markovic 
15 February 2014

European Union (EU) finance ministers have placed Croatia, which joined the bloc last July, in “excessive deficit procedure.” Acting on recommendations from the European Commission, the measure subjects countries with budget deficit in excess of 3 percent and debt of more than 60 percent of Gross Domestic Product (GDP) to direct economic control by the EU, and currently affects 16 other member states.

Olli Rehn, the EU commissioner for economic and monetary affairs, demanding stepped-up austerity, declared, “It will be essential for Croatia to take decisive action in order to achieve this in order to restore confidence in the economy…. This means that by April, Croatia is asked to undertake adequate and specifically specified [sic] measures to ensure progress towards the correction of its excessive deficit and debt.”

The EU will be the sole arbiter of whether the measures implemented by the Croatian government are adequate, and if deemed insufficient, the country could face possible sanctions, Rehn added.

The World Bank joined in, with its office in Zagreb stating, “The excessive deficit procedure is a good disciplinary tool for restoring macro-stability and reducing macro-imbalances. If it does not solve its economic weakness through sustainable fiscal adjustment and institutional reforms, Croatia will not fully benefit from EU membership, and the search for future prosperity may prove unsuccessful.”

The Social Democratic Party (SDP)-led coalition government is more than willing to oblige. Prime Minister Zoran Milanovic fell in line, defending the procedure in parliament as something “nearly all EU members went through last year” and adding, “the programme would help Croatia put its budget in order and implement reforms without delay.”

Since coming to power in late 2011, the SDP, in coalition with the Croatian Peoples Party (HNS) and the regional Istrian Democratic Assembly (IDS), has continuously pursued anti-working class policies, cutting public spending, raising Value Added Tax (VAT) to 25 percent—among the highest rates in Europe—and further privatising state assets and companies. Defending the privatisation drive, Finance Minister Slavko Linic, also of the SDP, said, “[O]ne should send a message that privatisation is in the function of reducing our foreign debt and covering this year’s deficit, because that is what rating agencies and creditors will appreciate.”

All three major rating agencies rate Croatia’s debt below investment level, with Standard & Poor’s further downgrading it on January 24.

After drafting the 2014 budget last November, the government set about implementing a whole raft of austerity measures, including cutting farm subsidies and health spending, raising VAT on tourism and levies on gas and tobacco—claiming they would cut the deficit to 5.5 percent in 2014. The EU found the measures insufficient, triggering the “excessive deficit procedure.”

“Our aim was to avoid burdening the economy,” Linic said, trying to justify the November budget draft. He submitted right away to the new EU demands, which included a cut of a further billion euros in the deficit this year and adjusting Croatia’s deficit targets to 4.6, 3.5 and 2.7 percent of GDP for the years 2014-2016. The new measures will force an unspecified number of public employees to retire early without filling the vacancies, while others will see their allowances cut. Further cuts in subsidies, health spending and pensions, as well as new taxes on gambling, have been announced.

The austerity measures the EU is forcing throughout the continent have had a major impact on Croatia. The country has been in continuous recession since 2009, with GDP contracting by almost 20 percent by 2012. A further drop is expected in 2013. The government was forced to slash its 2014 growth estimate from the previous 1.3 percent to only 0.2 percent, as the result of the latest cuts demanded by the EU.

Official unemployment reached 21.6 percent in December 2013. Youth unemployment is well over 50 percent and “one of the highest in Europe,” according to the World Bank. The bank noted a sharp rise in poverty to over 14 percent by the end of 2012, underlining that “the profile of the poor has changed, with the educated and younger living in richer urban areas now more affected.”

The latest statistics show the average full-time monthly wage for January to November 2013 was 5,511 kunas (around €720, or US$1,030), or 1.7 percent less in real terms compared to the same period a year ago. Some 55 percent of employees receive less than 5,000 kunas (€650). Even these figures understate the real conditions, because part-time wages are not included. Widespread disillusionment with the main political parties and the EU is evident, as noted by an article in the Economist, titled “Euphoria over joining [the EU] has given way to a morose mood.”

There is a growing concern in ruling circles that the overwhelming opposition to never-ending austerity measures might erupt in violent protests, as has happened in neighbouring Bosnia-Herzegovina. The ruling class know they can count on the unions to suppress workers’ resistance, but the fear is that popular discontent might develop independent of and in opposition to the unions.

The business portal SEEbiz.eu carried an article last month dedicated to discussing the possibility of and strategies for controlling public protests, after the Economist put Croatia high on the list of countries at risk of social unrest in 2014. SEEbiz spoke with two union leaders, one of whom—perhaps saying more than he intended—graphically exposed the role of the unions as advisers to the ruling class and as an industrial police force. Kresimir Sever, president of the Independent Croatian Unions, stated as clearly as possible, “What those in power should be afraid of are spontaneous unrest and going out in the streets. While it is organised by the unions, they are under surveillance.”



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IZMJENJENO RADNO ZAKONODAVSTVO

Što nam od sutra donosi novi ZOR

Autor: Gabrijela Galić
Objavljeno: 6. kolovoza 2014. 

Kod neisplate plaće više se neće trebati čekati 30 dana da bi se pokrenule sindikalne akcije. S dospjećem plaće radnici će moći najaviti štraj i pokrenuti postupak mirenja, samo je jedna od novosti iz ZOR-a

ZAGREB  Poslodavac koji ima više poduzeća, odnosno povezanih društava od sutra će moći radnike seliti iz jedne u drugu tvrtku. Mogućnost »selidbe« radnika unutar povezanih društava omogućuje mu novi Zakon o radu čija primjena započinje 07. kolovoza. Radnika ili radnike za koje ocijeni da su mu u poduzeću u kojem rade nepotrebni, poslodavac će u drugu svoju tvrtku moći preseliti na rok od najduže šest mjeseci. S druge stane, radnici koji rade u punom radnom vremenu od 40 sati tjedno, ili to puno radno vrijeme skupljaju radeći kod više poslodavaca u nepunom radnom vremenu, dodatnih osam sati tjedno, uz dozvolu poslodavca ili poslodavaca, moći će odraditi kod nekog drugog. To je samo dio novina domaćeg radnog zakonodavstva. 

Prekovremeni sati

Prekovremeni rad do 50 sati tjedno, odlukom poslodavca, za koji dan postaje stvarnost. Zakon i dalje propisuje da je puno tjedno radno vrijeme 40 sati, uz mogućnost osam sati prekovremenih. No, promijenjene su odredbe o preraspodjeli radnog vremena pa se taj tjedni limit u stvarnosti povećava na 50 sati, odnosno 60 sati ako je kolektivnim ugovorom tako dogovoreno. Pritom, u razdoblju od četiri mjeseca prosječno tjedno radno vrijeme radnika ne smije prelaziti 48 sati (40 redovnih i osam prekovremenih).

Agencijski radnici moći će biti ustupljeni korisniku tri umjesto jedne godine. Dok nije ustupljen agencijski radnik i dalje će imati pravo na naknadu plaće u visini prosječne plaće koja mu je isplaćena u prethodna tri mjeseca. No, ta će naknada mnogim agencijskim radnicima vjerojatno padati. Naime, ustupljeni radnik primat će istu plaću kao i radnik kod korisnika samo u slučaju da agencija koja ga iznajmljuje nema sklopljen kolektivni ugovor u kojem su ugovorena niža prava. Uz kolektivni ugovor agencijski radnik za vrijeme dok je ustupljen zarađivat će manje od radnika kojeg zapošljava korisnik. 

Otkazi i otkazni rokovi

I dok sadašnje zakonsko rješenje priječi otkaz trudnici, odnosno rodilji u slučaju da poduzeće odlazi u likvidaciju, više neće biti tako. U razloge za prestanak ugovora o radu uključuje se tako smrt poslodavca fizičke osobe ili prestanak obrta po sili zakona, odnosno brisanje trgovca pojedinca iz registra u skladu s posebnim propisima. Redoviti otkaz, pak, moći će dobiti i radnik koji ne zadovolji na probnom radu.

Otkazni rok će teći i za vrijeme godišnjeg odmora, plaćenog dopusta te bolovanja, osim ako kolektivnim ugovorom, pravilnikom o radu ili ugovorom o radu nije drukčije uređeno. U sslučaju prekida otkaznog roka zbog radnikova odlaska na bolovanje, otkaz će nastupiti istekom šest mjeseci od trenutka kada je radniku uručena odluka o otkazu.

U slučaju neisplate plaće radnici više neće trebati čekati 30 dana da bi pokrenuli sindikalne akcije. Već s dospijećem plaće moći će najaviti štrajk i pokrenuti postupak mirenja.



Radničko vijeće ulazi u područje rada sindikata

Radničko vijeće zakonskim izmjenama ulazi na područje rada sindikata. Pa će  moći sklopiti pisani sporazum s poslodavcem »koji može sadržavati pravna pravila kojima se uređuju pitanja iz radnog odnosa«. Taj ugovor ne smije urediti pitanja plaća, trajanja radnog vremena te druga pitanja koja se redovito uređuju kolektivnim ugovorom, »osim ako stranke kolektivnog ugovora na to ovlaste stranke toga sporazuma«.


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Croazia: i sindacati contro la privatizzazione delle autostrade

Redazione Contropiano, 21 Agosto 2014

Le società concessionarie che da ora in poi gestiranno le principali autostrade della Croazia, inclusa la più importante arteria del Paese, quella che collega la capitale Zagabria con Spalato costruita negli ultimi dieci anni, dovrebbero essere scelte dal governo croato entro i prossimi mesi al termine di un processo strisciante di privatizzazione che ha scatenato la protesta dei sindacati del paese che annunciano l’inizio della raccolta delle firme per l’indizione di un referendum.

Secondo il ministero dei Trasporti croato, a settembre finirà il primo turno del concorso per la concessione di 1250km delle autostrade croate, quando con i potenziali gestori privati saranno avviate trattative dirette per scegliere il “miglior offerente”. Finora sono tre i consorzi privati che hanno espresso il loro interesse. Il costo delle concessioni è stimato tra i 2,5 e i 3,2 miliardi di euro, ma la cifra finale dipenderà dal periodo, che potrà variare da un minimo di 30 anni fino a un massimo di 50.
Questo capitale dovrebbe pervenire nelle casse dello Stato croato entro febbraio e salvare in questo modo le spese pubbliche, ormai in stato critico e in grave deficit da anni. Almeno questa è la giustificazione che il governo utilizza per sminuire le proteste. Ma i sindacati ieri hanno annunciato l'intenzione di avviare ad ottobre una raccolta firme per indire un referendum popolare con lo scopo di fermare la cessione ai privati della rete autostradale. Secondo i dirigenti sindacali i sondaggi mostrano come tra il 60 e il 70 per cento dei croati sia contrario alla privatizzazione che definiscono "una svendita della più importante e vitale infrastruttura nazionale". Inoltre, i sindacati temono che una gestione privata delle infrastrutture punti solo al profitto, e che sia inevitabile una forte crescita dei pedaggi in un paese in cui la popolazione sta soffrendo la crisi e la disoccupazione più che in altri paesi europei.




I TAGLIATORI DI TESTE

Decapitare il nemico è di gran moda. L'antica tradizione è stata ripresa nella nostra epoca dai musulmani in Bosnia (1) e poi dall'UCK, cioè le truppe di terra della NATO in Kosovo (2), e da allora è stato un "boom": dalla Libia alla Siria, gli alleati dell'Occidente tagliano sempre volentieri la testa ai miscredenti. In realtà, c'è un paese nostro alleato che non aveva mai smesso: si tratta della Arabia Saudita, dove all'ultima tornata sono cadute ben 4 teste contemporaneamente (3). Ovviamente, NON è una notizia da dare su RAINEWS.

(1) Mujahedeens with the decapitated heads of Bosnian Serb soldiers Blagoje Blagojevic, Brana Duric, and Nenad Petkovic in Crni Vrh near Teslic
(2) Decani: Sadik e Valon Quflaj con le teste di Bojan Cvetkovic e Aleksandar Njegovic
(3) Outrage as Saudi Arabia beheads four men in execution (RT, August 19, 2014)



(srpskohrvatski / english / italiano)

Legge sul Lavoro in vigore in Serbia, ma la lotta continua

0) LINKS
1) NKPJ: СTOП ЗAКOНУ O РAДУ И ЗAКOНУ O ШTРAJКУ
2) Massive budget cuts and labour reforms to follow Serbian election (P. Mitchell / WSWS, 22 March 2014)
3) NKPJ: BOJKOT NAJVEĆI POBEDNIK (17. mart 2014. god.)
4) Serbian Parliament passes labour reforms (P. Mitchell /WSWS, 28 July 2014)
5) SSSS: DA LI HITNOST U DONOŠENJU ZAKONA SVEDOČI O VANREDNOM STANJU U ZEMLЈI?
6) SSSS + Nezavisnost: U SEPTEMBRU NASTAVAK BORBE PROTIV TZV.REFORMSKIH ZAKONA


=== 0: LINKS ===

Su economia e questioni sindacali si veda anche, alla nostra pagina dedicata https://www.cnj.it/AMICIZIA/sindacale.htm :

Kragujevac (Serbia), estate 2014: Aggiornamenti dalla FAS, Zastava Kovacnica (fucina) e Zastava Kamioni

Serbia, Estate 2014: mobilitazioni contro la LEGGE SUL LAVORO. Documentazione e fotografie

Gennaio 2014: La Serbia pronta a “massacrare” gli operai. Scioperi generali e manifestazione

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SERBIA, UN COLPO ALLA CLASSE MEDIA (Dragan Janjić - Belgrado 15 ottobre 2013)
Il governo serbo vara un sostanzioso pacchetto di riforme economiche: serve infatti quasi un miliardo di euro per evitare il crollo finanziario. L'Fmi approva, ma è a rischio la stabilità della coalizione di governo…
SOLIDARNOST SA RADNICIMA AUTOSAOBRAĆAJA I FAP PRIBOJ (NKPJ 29. oktobar 2013. god.)
Nova komunistička partija Jugoslavije (NKPJ) u potpunosti podržava opravdani bunt radnika preduzeća Autosaobraćaj iz Kragujevca i FAP Priboj koji su revoltirani katastrofalnim socijalnim položajem i nebrigom buržoaske države o tim preduzećima blokirali dve železničke saobraćajnice u Srbiji. [Gli autisti della Autosaobraćaj (compagnia di pullman) di Kragujevac bloccano le linee ferroviarie per protesta (impedendo tra l'altro il trasporto delle nuove FIAT verso il porto di Bar in Montenegro)]
http://www.nkpj.org.rs/clanci-la/clanak_id=62-la.php

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Izmedju azuriranja na sajtu САВЕЗА САМОСТАЛНИХ СИНДИКАТА СРБИЈЕ http://www.sindikat.rs :

PREGLED IZMENA I DOPUNA ZAKONA O RADU (7. avgust 2014)
Savez samostalnih sindikata Srbije svojim članovima daje na uvid Pregled izmena i dopuna novog Zakona o radu, sa komentarima i pojašnjenjima naših stručnih službi.
U Pregledu su boldiranim slovima naglašeni delovi Zakona koji su izmenjeni, kao i pravna tumačenja naših pravnika…
PREGLED IZMENA I DOPUNA (.pdf): http://www.sindikat.rs/aktuelno_files/vesti_pdf/zor_pregled_izmena_i_dopuna2.pdf

ŠTRAJKOVI I PROTESTI U JULU 2014. (13.avgust 2014.)
http://www.sindikat.rs/ekonomija_files/protesti_2014.pdf


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http://www.nkpj.org.rs/stranice-sr/10d-sr.php

СTOП ЗAКOНУ O РAДУ И ЗAКOНУ O ШTРAJКУ

Нoвa кoмунистичкa пaртиja Jугoслaвиje (НКПJ) зaхтeвa oд Влaдe Србиje дa oдмaх пoвучe из прoцeдурe aнтирaдничкe прeдлoгe зaкoнa o рaду и штрajку и смeни њихoвoг нajвeћeг зaгoвoрникa министрa приврeдe Сaшу Рaдулoвићa.

Прeдлoг зaкoнa o рaду, дoнeт пoд диктaтoм Aмeричкe приврeднe кoмoрe у Србиjи и дoмaћих пoслoдaвaчких oргaнизaциja у пoтпунoсти служи eксплoaтaтoрским интeрeсимa кaпитaлистичких гaзди и имa зa циљ дa и oнaкo oпљaчкaну и oсирoмaшeну рaдничку клaсу пoдjaрми у пoтпунoсти. Циљ тoг гнуснoг aнтирaдничкoг зaкoнa je дa oлaкшa кaпитaлистичким пoслoдaвцимa oтпуштaњe рaдникa, смaњeњe њихoвих плaтa и eнoрмнo пoвeћaњe сoпствeнoг прoфитa. Кao и сви други “aнтикризни” зaкoни кoje дoнoси прo-импeриjaлистичкa буржoaскa влaдa у Бeoгрaду и тaj рeтрoгрaдни зaкoн имa зa циљ дa тeрeт кaпитaлистичкe кризe кojу je ствoрилa буржoaзиja свojoм грaмзивoшћу, прeбaци нa плeћa рaдничкe клaсe кoja зa њу нe снoси никaкву oдгoвoрнoст. Aкo сe усвojи срaмни прeдлoг зaкoнa o рaду зaрaдe зaпoслeних бићe дрскo смaњeнe. Смaњeњeм исплaтa тoкoм гoдишњих oдмoрa, смeнскoг рaдa, бoлoвaњa и oтпрeмнинa зa oдлaзaк у пeнзиjу, и oнaкo бeднe плaтe зaпoслeних у Србиjи бићe смaњeнe зa пeт дo 10 oдстo. Рeaкциoнaрнe oдрeдбe тoг зaкoнa oмoгућићe кaпитaлистичким пoслoдaвцимa дa у нaрeднe двe гoдинe oтпустe 100 хиљaдa рaдникa. Нoви зaкoн o рaду прeдвиђa дa je пoслoдaвaц дужaн дa исплaти oтпрeмнинe рaдницимa сaмo зa гoдинe рaдa прoвeдeнe у “њeгoвoм” прeдузeћу. Уз кoнстaтaциjу дa тo никaкo нe мoжe бити гaздинo прeдузeћe jeр je oн пaрaзит кojи зaрaђуje нa рaду прoлeтeрa, jeдиних лeгaлних влaсникa, тaквe oдрeдбe зaкoнa oмoгућaвajу кaпитaлисти дa уз бeднe oтпрeмнинe oтпусти искуснe рaдникe. Умeстo њих, зaкoн кojи прeдлaжe буржoaскa Влaдa и тaчeристички министaр Рaдулoвић, oмoгућaвa буржуjским пoслoдaвцимa дa нa њихoвo мeстo дoвeду рaдникe бeз искуствa и нeквaлификoвaну рaдну снaгу из рeдoвa милиoнскe aрмиje нeзaпoслeних кoje би “изнajмљивaли” oд aгeнциja зa рaд и кojимa би исплaћивaли дaлeкo нижe зaрaдe. Taкoђe, нaцрт зaкoнa прeдвиђa дa сe рaд нa oдрeђeнo врeмe сa 12 пoвeћa нa 24 мeсeцa, To знaчи дa сe пoвeћaвa пeриoд у кoмe гaздe нoвoзaпoслeним рaдницимa нe плaћajу дoпринoсe. Умeстo дa укинe кaпитaлистимa мoгућнoст дa гулe кoжу сa лeђa рaдницимa кoje мимo зaкoнa гoдинaмa eксплoaтишу пo угoвoру o рaду нa oдрeђeнo врeмe, умeстo дa укину тлaчeњe крoз “вoлoнтeрски” рoбoвски рaд кojи трaje фoрмaлнo гoдину дaнa a у прaкси и дужe, буржoaски пoлитичaри нa влaсти кaпитaлистичким пoслoдaвцимa из зeмљe и инoстрaнствa oлaкшaвajу eксплoaтaциjу и oмoгућaвajу пoвeћaвaњe прoфитa. Кoликo je oвaj прeдлoг зaкoнa o рaду рeaкциoнaрaн нajбoљe пoкaзуje чињeницa дa су свe синдикaлнe цeнтрaлe диглe глaс прoтив њeгa, укључуjући ту и жутe синдикaтe кojи су увeк сeрвилни прeмa кaпитaлистичкoм рeжиму. У истoj мeри у кojoj je штeтaн прeдлoг зaкoнa o рaду, штeтaн je и прeдлoг зaкoнa o штрajку кojи имa зa циљ дa oнeмoгући рaдникe дa штрajкуjу вaн рaднoг мeстa. Њeгoвo дoнoшeњe тaкoђe зa циљ имa пoбoљшaњe eксплoaтaциje прoлeтaриjaтa крoз лeгaлнo спрeчaвaњe прoтeстних aкциja.

НКПJ у пoтпунoсти пoдржaвa прoтeст Српскoг синдикaлнoг фрoнтa прoтив прeдлoгa зaкoнa o рaду и штрajку кojи ћe бити oргaнизoвaн у утoрaк 10.дeцeмбрa у Бeoгрaду. Aктивисти НКПJ ћe рaмe уз рaмe сa прoгрeсивним синдикaлним, студeнтским и oмлaдинским oргaнизaциjaмa тoг дaнa бити у првим бoрбeним рeдoвимa зaштитe рaдничких прaвa. НКПJ истичe дa нe брaни пoстojeћи зaкoн o рaду. Taj зaкoнски aкт je тaкoђe aнтирaднички и eксплoaтaтoрски, кao и свaки буржoaски зaкoн. Meђутим, нoви зaкoн кoje жeлe пoхлeпнe гaздe je мнoгo гoрe рeшeњe зa рaдничку клaсу, тe му сe мoрa супрoтстaвити кao “вeћeм злу”.

Стoгa НКПJ пoзивa свe свoje члaнoвe и симпaтизeрe, рaдничку клaсу, сeoски прoлeтaриjaт, сaмoзaпoслeнe рaдникe, нeзaпoслeнe, пeнзиoнeрe, пoштeну интeлигeнциjу студeнтe и oмлaдину дa сe у утoрaк 10.дeцeмбрa сa пoчeткoм у 12 сaти oкупe испрeд бившe пoслoвницe Jугoслoвeнскoг aeрoтрaнспoртa у Булeвaру Рeвoлуциje у Бeoгрaду, oдaклe ћe сe прoтeстнa кoлoнa упутити кa згрaди Влaдe Србиje. У случajу дa буржoaскa влaдa oстaнe глувa нa oпрaвдaнe зaхтeвe нaрoдa, прoгрeсивни рaднички пoкрeт трeбa дa прoглaси гeнeрaлни штрajк кojи ћe трajaти дo кoнaчнe пoбeдe, пoвлaчeњe рeaкциoнaрних зaкoнских прeдлoгa.

НКПJ истичe дa ћe спрeчaвaњe дoнoшeњa aнтирaдничких зaкoнa o штрajку и рaду прeдстaвљaти вeлику пoбeду прoлeтaриjaтa. Meђутим, тaj чин нeћe пoбoљшaти живoтни стaндaрд рaднoг чoвeкa у Србиjи. Teк кaдa oпљaчкaнa држaвнa имoвинa будe врaћeнa нaрoду, тeк кaдa сe изврши дeпривaтизaциja и aрмиja нeзaпoслeних врaти нa пoсao, тeк кaдa сe укинe бeстиднa кaпитaлистичкa eксплoaтaциja туђeг рaдa, тeк тaдa ћe рaдни нaрoд дoживeти свojу истинску сaтисфaкциjу.

Стoп aнтирaдничким зaкoнимa o рaду и штрajку!

Смeнa министрa Рaдулoвићa oдмaх!

Живeлa бoрбa рaднoг нaрoдa Србиje!


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http://www.wsws.org/en/articles/2014/03/22/serb-m22.html

Massive budget cuts and labour reforms to follow Serbian election

By Paul Mitchell 
22 March 2014


The Serbian Progressive Party (SNS) obtained a landslide victory in last Sunday’s elections, receiving nearly half of the vote—158 of the 250 seats in the National Assembly. Turnout was just 53 percent of Serbia’s 6,765,998 voters, down from 58 percent in the last election in 2012, indicating huge opposition to official politics.

The SNS was formed in 2008 as a split-off from the ultra-nationalist Radical Party of Vojislav Seselj who is on trial for war crimes. It has softened its rhetoric and embraced a pro-European Union (EU) course, winning the presidency and forming a government for the first time in 2012 in coalition with the Socialist Party (SPS). Since then, it has carried out a high-profile populist anti-corruption campaign that has seen dozens of politicians and businessmen arrested, including Serbia’s richest man, the oligarch Miroslav Miskovic.

The vote of the SPS, successor to the former ruling League of Communists of Serbia, the Stalinist party led in the 1990s by Slobodan Milosevic, held steady at 13.6 percent allowing the party to retain its 44 seats. The SNS, now it has an outright majority, no longer needs the SPS and by May 1 there should be an announcement on whether it intends to govern alone.

The main reason for the SNS’s success is the split in the Democratic Party (DS) earlier this year. After losing the leadership to Dragan Djilas, former Serbian president, Boris Tadic, left to form the New Democratic Party, which then merged with the Greens (NDS-Z).

The DS vote slumped from 22 percent to 6 percent and its number of seats from 67 to 19. The NDS-Z polled a similar percentage and picked up 18 seats.

The DS’s catastrophic result is a far cry from 2000, when it was the largest party in the Democratic Opposition of Serbia (DOS) coalition that won 65 percent of the votes and 176 Assembly seats and saw DS leader, Zoran Djindic, appointed prime minister.

In Sunday’s election, three parties failed to reach the threshold of 5 percent of the vote and lost all their seats, thus losing state funding and threatening their survival—Vojislav Kostunica’s Democratic Party of Serbia (DSS), once the second-largest party in DOS, the United Regions of Serbia party, successor to the US-backed G17 Plus party of financial experts, and the Liberal Democratic Party, a 2005 split from the DS.

Parties representing the Bosniak ethnic minority in the Sandzak, ethnic Albanians in southern Serbia and Hungarian speakers in the Vojvodina region returned to the Assembly with 11 seats.

In the fortnight leading up to the elections the International Monetary Fund sent its latest mission to Serbia to drum home the precarious state of the economy. The government deficit is expected to reach a record 7.1 percent of GDP this year from 6.5 percent in 2013, and debt to rise above 70 percent of GDP by 2015 from 63 percent now—well above the 40 percent legal cap. Serbia’s creditworthiness is classified as “highly speculative junk” status by ratings agencies and foreign direct investment in 2013 was under half the €2 billion expected by the government.

IMF officials said they will only provide further financial support if there are “ambitious fiscal consolidation and structural reforms… In particular, efforts to contain the public-sector wage bill and subsidies… the start of long-delayed restructuring of socially-owned enterprises [and] plans to reform the labour markets”. In addition, “Other structural reforms of pension system, public administration, health, and education should also start without further delay.”

Following the election results, United States Ambassador Michel Kirby declared, “…there are some difficult economic changes, continuing on the path to the EU, continuation of the dialogue between Belgrade and Pristina [over Serbia recognising Kosovan independence], giving the Serbian military… the basis for cooperation internationally.”

German foreign policy spokesman and right-wing Christian Democrat, Philipp Missfelder, said, “From our perspective, the right way for Serbia is to continue further toward the EU with the SNS and Aleksandar Vucic. A precondition for that are negotiations with Kosovo.”

Missfelder added that Serbia “has a very large state apparatus, and a large number of state-owned companies,” and that “bureaucratic structures are too large and the educational system obsolete.”

He has made very vocal criticisms of Russia and Vladimir Putin in the Ukraine crisis while at the same time arguing that Germany should not pick up the financial tab for the turmoil.

Russian Ambassador Aleksandr Chepurin declared, “Serbia is very close to Russia” and hoped that “forces and parties which maintain a friendly attitude toward Russia would assume power.”

Over the recent period, Russia has succeeded in expanding its influence in Serbia, which has signed free trade and defence cooperation agreements. Construction has begun on the Serbian section of Gazprom’s South Stream gas pipeline. At the same time the EU began accession talks with Serbia last January, accompanied by veiled threats about its close relationship with Russia. EU Energy Commissioner Gunther Oettinger said it had “to accept the rules of our market” and revise its agreement on the South Stream project “if it wants to avoid unnecessary obstacles on its path to EU membership.”

Immediately after the election, Vucic took this “advice” to heart, declaring, “I expect we will pass key laws, including the labour law, the bankruptcy law, the privatisation law and the law on building permits by the end of June or mid-July.”

With regard to the crisis in Ukraine, the government has been virtually silent. Attempting to walk on the increasingly precarious tightrope between the West and Russia, Vucic proclaimed, “We are not going to have a Ukraine or Bosnia in Serbia,” while at the same time saying Serbia would not break off its ties with Russia, “regardless of what is happening in the world.”

The planned structural reforms will make the terrible living conditions already afflicting the Serbian working class much worse. Official unemployment is 26 percent and above 50 percent for youth. The average monthly wage is about €380 (US$515). Huge jobs losses and wages cuts are in the pipeline for the 800,000 workers employed by the state. Serbian investment banker Dejan Tufegdzic told the Financial Times that only 10 percent of the 179 companies earmarked for privatisation will be able to survive, causing “drastic reductions” in jobs.


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BOJKOT NAJVEĆI POBEDNIK

Nova komunistička partija Jugoslavije (NKPJ) i Savez komunističke omladine Jugoslavije (SKOJ) sa ponosom ističu da je kampanja koju su inicirali “Bojkot - izbor većine” u potpunosti uspela jer na izbore nije izašlo oko 50 odsto birača u Srbiji.


Na taj način, neregularni buržoaski izbori doživeli su potpuni krah. To najbolje potvrđuju činjenice da je izlaznost birača na ovim izborima u odnosu na parlamentarne izbore iz maja 2012. godine manja za 5,5 odsto i da su ovo izbori sa najmanjom izlaznošću birača u poslednjih deset godina. NKPJ i SKOJ pozdravljaju odluku radnih ljudi Srbije da u nedelju 16. marta ostanu kod svojih kuća i da ne podrže nijednu od buržoaskih lista koja je na njima nastupila. Izloženi podaci jasno ukazuju na to da su neregularni buržoaski izbori propali i da je jedini pravi pobednik 16. marta bio radni narod koji je u ogromnom broju bojkotovao neregularne izbore. Kao što su NKPJ i SKOJ nagovestili, na izborima i u toku izbornog procesa uočene su brojne nepravilnosti. Vladajuće opcije, a naročito Srpska napredna stranka, bile su favorizovane u državnim medijima, kampanja u kojoj su stranke trebalo da predstave svoje programe bila je besramno kratka, pred same izbore zapošljavani su stranački kadrovi i deljeni bonusi u nekim javnim preduzećima kako bi se povećalo glasačko telo a na sam dan izbora zabeleženi su i primeri kupovine glasova.

Da će izbori biti neregularni bilo je jasno znatno pre održavanja istih, i na to su sve vreme kroz svoju bojkot kampanju ukazivali NKPJ i SKOJ. Izborni proces je bio čak i sa stanovišta buržoaskog ustava neregularan, tj. neustavan, jer diskriminatorski izborni zakon ne omogućava slobodno i svima dostupno političko organizovanje, a pogotovo ne komunistima jedinoj antisistemskoj političkoj opciji u našem društvu protiv kojih je u prvom redu taj zakon i uprt. Potom treba istaći da je postojao ogroman pritisak zapadnog imperijalizma kroz podršku pobedničkoj stranci, što se najbolje manifestuje izjavama funkcionera nekih zemalja Evropske unije koji su SNS nazvali „proevroskom“ što u suštini znači proimperijalističkom strankom.

U svom pomahnitalom samozaljubljenom „slavljeničkom“ žaru povodom „najveće izborne pobede do sad“, Aleksandar Vučić i SNS se služe lažima. Jedini njihov problem je taj što radni narod Srbije nema „kratko pamćenje“ i ne naseda buržoaskim pro-imperijalističkim smicalicama. Naime, SNS ističe da je reč o „najvećoj izbornoj pobedi u poslednjih 25 godina parlamentarne istorije u Srbiji“. To je notorna neistina. Pobednička opcija 90-tih godina prošlog veka je u dva ili više navrata imala mnogo ubedljivije pobede na izborima nego SNS danas. To naravno nije bitno ali je argument da Vučićevi i Nikolićevi naprednjaci lažu kad zinu. Takođe SNS je „zaboravila“ da se nije obistinilo njihovo obećanje da će osvojiti više od 50 odsto glasova na izborima, to jest više „nego svi ostali zajedno“. Pokazalo se da u tome nisu uspeli i da su i u tom segmentu pokušali da obmanu građane Srbije. Buržoaski mediji i marketinške agencije naklonjene SNS arlauču kako je SNS na izborima imao podršku od „skoro 50 odsto“. I to je velika laž, jer je za SNS glasalo nešto manje od 25 odsto građana sa biračkim pravom u Srbiji, što je daleko od bilo kakve „apsolutne pobede“. Dakle, politiku SNS podržava izrazita manjina građana Srbije, tek njih jedna četvrtina. Razlog zbog koga je SNS na ovim izborima dobila najveći broj glasova je veoma jednostavan. Najveći broj glasača SNS ne glasaju za tu stranku, već glasaju protiv pro-imperijalističke opcije potekle iz pučističkog DOS-a iz 2000. godine predvođene Demokratskom strankom. Ta grozomorna građanska antinarodna opcija je opljačkala, rasprodala, zadužila i unazadila našu zemlju u periodu od 2000 do 2012. godine. Glasači SNS naivno veruju da je ta stranka „drugačija i bolja“ od DOS-ovskih pljačkaša i glasovi koje daju su glasovi „protiv DOS-a i DS“ a ne „za SNS“. Glasači SNS su definitivno u zabludi, jer ta stranka nije „drugačija i bolja“ od stranaka iz nekadašnjeg DOS-a, predvođenih DS već je isto tako loša i pogubna za interese radnog naroda i naše zemlje. Formalna predaja južne srpske pokrajine Kosova i Metohije u ruke zapadnog imeprijalizma i pro-imperijalističkog marionetskog režima u Prištini i nastavak retrogradne politike priključenja imperijalističkoj tamnici naroda Evropskoj uniji je to već pokazao, što je, između ostalog, uzrokovalo i veću apstinenciju birača u Srbiji od one u 2012.godini. Na nju je u velikoj meri uticao i nastavak politike zaduživanja i prodaje nacionalnih resursa, poput Jugoslovenskog aeortransporta. Razlozi za otrežnjenje preostalih glasača SNS će nastupiti vrlo brzo. Lihvari imperijalističke finansijske organizacije MMF-a, a njih SNS bespogovorno sluša, su već istakli zahteve da se plate i penzije smanje, da se počne sa otpuštanjem zaposlenih u javnim preduzećima u Srbiji. Nakon izbora SNS će svojim zapadnim imperijalističkim nalogodavcima izaći u susret novim pokušajem usvajanja predloga zakona o radu i drugih antiradničkih zakona. Sve će to dovesti do otrežnjenja ljudi koji glasaju za SNS, te će se broj birača te pro-imperijalističke vladajuće stranke rapidno smanjivati.

Iako kaže da su njeni izborni rezultati dobri, razloga za slavlje nema ni koalicija oko Socijalističke partije Srbije. SPS je 90-tih godina, pre nego što je promenila svoj politički kurs, osvajala mnogo više od 14 odsto glasova koliko ima danas. Tako da se sa pravom može reći da je SPS osvojila samo 14 odsto glasova jer je zbog svoje pro-imperijalističke, anti-patriotske, anti-radničke politike vođene u prethodnom periodu kolaboracije sa građanskim strankama, prvo sa Demokratskom strankom a potom i sa Srpskom naprednom strankom izgubila bar toliko ako ne i više glasova koje je osvojila, jer je dobar deo radničke klase odbacio njenu „pragmatičnu“, odnosno potpuno retrogradnu politiku i odazvao se pozivu NKPJ i SKOJ-a da ne izađe na glasanje. Dakle, SPS ima samo razloga za brigu jer ako i dalje nastavi sa politikom kakvu je vodila otkako je Ivica Dačić došao na mesto predsednika te partije broj birača, koji dolaze uglavnom iz radničkih i seljačkih sredina će se neumitno smanjivati a nikako rasti. Takođe, SPS će ako u budućnosti ne želi da i dalje slabi i bude igračka u rukama građanskih stranaka morati da uvažava mišljenje i stavove autentičnih predstavnika radničke klase, a to su NKPJ i SKOJ. U suprotnom, borba za dostizanje cenzusa će za SPS predstavljati“ nemoguću misiju“.

Očajno loš rezultat dve pro-imperijalističke građanske kolone, oličene u Demokratskoj stranci i Novoj demokratskoj stranci, ne treba uopšte da začuđuje jer je većina biračkog tela u potpunosti „pročitala“ pljačkaški, podanički, anti-narodni i retrogradni pristup tih opcija, i NKPJ i SKOJ ne mogu da požele ništa lepše od toga da te dve reakcionarne buržoaske stranke nastave da tonu još dublje.

NKPJ i SKOJ izražavaju veliko zadovoljstvo što su tri do sada parlamentarne buržoaske pro-imperijalističke formacije ostale bez tog statusa. Ono što je dobra vest za radni narod je to što parlamentarnu govornicu više neće moći da koriste Ujedinjeni regioni Srbije na čelu sa Mlađanom Dinkičem, koji je najodgovorniji za retrogradni neoliberalni kapitalistički model, pljačkašku privatizaciju i masovna otpuštanja radnika i uništenje bankarskog sektora naše zemlje. Ista sudbina, odnosno ostanak bez poslaničkih mandata je zadesila i Liberalno demokratsku partiju, na čelu sa Čedomirom Jovanovićem, jednog od najgrozomornijih zastupnika ideje reakcionarnog anti-narodnog globalizma, koja je služila interesima zapadnog imperijalizma isto tako efikasno kao i URS. Radosnu vest za radni narod predstavlja i ispadanje iz parlamenta Demokratske stranke Srbije na čelu sa Vojislavom Koštunicom, koji je bio predvodnik na izborima 2000. godine zločinačkog kontrarevolucionarnog pučističkog DOS-a i njegov predsednički kandidat po nalogu zapadnog imperijalizma. Tom imperijalizmu koji ga je i doveo na vlast, Koštunica i njegova stranka su verno služili u čitavom periodu dok su bili u vladi. „Nacionalna“ građanska buržoazija oličena u DSS-u koja se zalaže za potpuno besmisleni koncept „neutralnosti“ prema zapadnom i svakom drugom imperijalizmu je podjednako neprijatelj interesa radnog naroda Srbije kao i globalistička buržoaska građanska opcija.

NKPJ i SKOJ pozdravljaju to što su i ovi izbori dokazali da antikomunistička, ravnogorska, klerikalna, monarhistička i šovinistička Srbija nema i nikada nije ni imala značajnu podršku naroda i neće biti predstavljena u parlamentu preko klerikalno zatucanog pokreta Dveri, i nekih drugih bednih ultradesničarsko nacional-šovinističkih grupacija iz istog buržoaskog tabora.

Takođe pozdravljamo i to što lista reakcionarnog bivšeg ministra privrede Saše Radulovića, koja je i pored znatnog novca uloženog u reklamnu kampanju, kao i činjenice da je na njenom čelu bivši funkcioner vlade koji se promovisao u javnosti kao njen član i miljenik zapadnog imeprijalizma osvojila svega beznačajnih 2 odsto glasova, to jest podržali su je samo reakcionarni libertarijanci, anarho-kapitalisti i u Čedomira Jovanovića razočarani LDP-ovci.

NKPJ i SKOJ poručuju da bojkot nije merilo apatičnosti naroda u Srbiji kako su to neki buržoaski političari i „eksperti“ želeli da prikažu. Naprotiv, masovan bojkot izbora pokazatelj je da u srpskom društvu postoji veliki naboj i želja za promenama, ali onim suštinskim, tj. sistemskim, a ne lažnim buržoaskim „reformama“ koje samo pospešuju eksploataciju radničke klase.

S obzirom da su izbori za Skupštinu Srbije zbog uspešne bojkot kampanje faktički propali, da je dokazano da su neregularni i da buržoaske pro-imperijalističke partije zastupljene u parlamentu vode anti-radničku i anti-narodnu politiku, NKPJ i SKOJ neće dati podršku novoj vladi koja će biti stvorena i žestoko će istupati protiv svih njenih reakcionarnih poteza. Sa druge strane, NKPJ i SKOJ smatraju da buržoaske pro-imperijalističke partije koje ostanu u opoziciji će biti isto tako pogubne po interese radnog naroda i države i da nisu alternativa vlasti, te će žestoko nastupati i protiv njihove reakcionarne politike.

Radni narod Srbije mora da dobije svoje autentične predstavnike u Narodnoj skupštini kako bi njegovi interesi mogli da se brane a njegov glas čuje. Da bi se to ostvarilo potrebno je da se stvori istinski ujedinjeni front radnog naroda, u kome bi se našli komunisti, progresivni sindikati, seoska sirotinja, studenti, omladina i poštena inteligencija. NKPJ i SKOJ će nastaviti svoja zalaganja za stvaranje takvog ujedinjenog fronta radnog naroda. Zastupljenost autentičnih radničkih predstavnika, komunista, u buržoaskom parlamentu je važna stavka. Kako je govorio drug Lenjin, komunisti buržoaski parlament treba da iskoriste kao govornicu za propagiranje svojih progresivnih ideja. Sa druge strane, istinsko oslobođenje radničke klase je moguće samo društvenom transformacijom, ukidanjem eksploatatorskog kapitalizma i izgradnjom socijalizma i komunističke perspektive.

NKPJ i SKOJ pozivaju sve radnike, seljake, studente, omladince i progresivnu inteligenciju da stupe u redove naše Partije, našeg omladinskog Saveza i Studentskog fronta (SF), jedine istinske progresivne studentske organizacije u Srbiji i da se pridruže borbi radničke klase protiv eksploatacije i imperijalizma!

Sekretarijat Nove komunističke partije Jugoslavije

Sekretarijat Saveza komunističke omladine Jugoslavije

Beograd,

17. mart 2014. godine


=== 4 ===

http://www.wsws.org/en/articles/2014/07/28/serb-j28.html

Serbian Parliament passes labour reforms

By Paul Mitchell 
28 July 2014


Last year, the International Monetary Fund (IMF) made clear that if Serbia wanted a new, desperately needed financial agreement it had to undertake “ambitious fiscal consolidation” and impose “wide-ranging structural reforms.” Four long-delayed laws relating to labour, bankruptcy, privatisation and planning demanded by the World Bank had to be passed.

The IMF insisted the reforms were needed to deal with Serbia’s disastrous economic situation. The country is facing a third recession in five years. Official unemployment has risen to nearly 25 percent and is above 50 percent for youth while the average monthly wage remains extremely low at about €380 (US$515).

The country’s economic output (GDP) fell 1.7 percent in 2012 and is projected to grow only minimally in the next several years. The budget deficit at 8.7 percent of GDP is the highest in Europe and public debt is set to rise above 70 percent of GDP by 2015—well above the 40 percent legal cap. Interest rates are at 8.5 percent, while inflation is at a record low of 1.3 percent.

A new Progressive Party (SNS) government was installed in April after receiving a landslide victory. Prime Minister Aleksandar Vucic declared, “I expect we will pass key laws, including the labour law, the bankruptcy law, the privatisation law and the law on building permits by the end of June or mid-July.”

Talks began with the IMF on a three-year precautionary loan agreement to be finalised by the end of the year.

On July 18, the Serbian Parliament approved a new labour law, making it easier for employers to sack staff by reducing payments for statutory redundancy, sick leave and holidays and altering the duration of fixed-term contracts. Salaries and working hours will no longer have to be stipulated in employment contracts. There are also changes to the way collective agreements are operated. The pension law was also changed to increase the retirement age for women from 60 to 65.

Parliament is set to debate the privatisation and bankruptcy laws by the end of the month. The government plans to close down or privatise more than 550 state-owned companies by the end of 2016.

Following the vote in parliament, Vucic declared that “despite all the pressure and protests… Serbia has finally and actually started the process of economic reform” after being delayed for what seemed like “centuries”.

However, the reforms were not radical enough for Finance Minister Lazar Krstic who promptly resigned. Krstic, 29, a Yale University graduate and former McKinsey manager had wanted a minimum 20 percent cut in pensions, a 15 percent cut in public wages, 160,000 layoffs in the public sector over two years and a 30 percent increase in electricity prices.

Krstic’s replacement, Dusan Vujovic, a former World Bank economist who managed a $4 billion programme in Ukraine, said that while his predecessor’s approach would have had financial benefits they “may not always be politically and socially feasible.”

“I would like to broaden the policy consultation and coordination framework, and bring together key stakeholders representing different groups that will have to absorb the burden of reforms in the coming two to three years, or face bleak prospects in many years to come,” he said, before adding that he will still keep Krstic as an adviser.

The key stakeholders Vujovic referred to are the unions, who have called for “partnership and tripartite social dialogue” as “a prerequisite for democratisation of society, for integration of Serbia into European processes and for the least painful survival of the transition process” to a full market economy.

On the day the labour reforms were being debated, the unions held a protest outside parliament under the slogan “Against Vucic’s Reforms with All Our Might.”

The heavily-orchestrated protest only underscored the lack of support for the unions and their hangers-on. The United Branch Trade Unions (UGS) executive secretary, Zlata Zec, had predicted a turnout of “more than 10,000” but all the reports put the participation at around 4,000.

At the protest, Alliance of Independent Unions of Serbia (SSSS) President Ljubisav Orbovic insisted the unions “are for reforms,” but cynically added that these should not come at the expense of the employees. The union bureaucrats are now channelling the widespread dissatisfaction into a petition to force a referendum on certain clauses in the reforms, particularly those relating to changes to collective agreements, which will sideline the unions and threaten their own privileges. Under the new law collective agreements will only apply to firms run by members of the Union of Employers, which covers only about 5 percent of the total number of employers.

The protest had the full support of the Serbian and regional pseudo-left groups, which concentrated their fire on the “neo-liberal agenda” of the government. The state capitalist Marks 21, which split from the International Socialist Tendency last year, admitted on its web site that for the unions “the strike is a negotiating tactic, with the goal of returning to the negotiating table,” but then make the absurd contradiction they are leading a “tepid but determined [!] fight.”

Marks21 claim it is impossible to build a movement independent of the trade unions because they are “massive organizations of the working class, the only ones in Serbia with the weight and membership capable of putting up coordinated struggle throughout the country.”

Elsewhere, Marks21 member Pavle Ilic covers for the bureaucracy, writing, “it would be short-sighted, and slightly conspiracy-theorist to state that the trade union leadership is frightened of releasing the spirit of mass mobilisation.” Ilic argues, “The fact of the matter is that they lack the know-how, the political will, and the structural flexibility of conducting a reasonable and effective political action that would include a large number of trade union members.”

Therefore, Ilic concludes, the first action of the Left Summit, a recently created “broad front” involving Marks21 and other pseudo-left groups, some smaller trade unions and various “citizen initiatives,” must be to use its “organisational skills and mobilisation capabilities” to reinvigorate the “rank and file.” Their pressure, Ilic asserts, will mean “the opportunities for the labour aristocracy to betray working class interests” will be “lesser and more limited.”



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http://www.sindikat.rs/aktuelno.html#720

DA LI HITNOST U DONOŠENJU ZAKONA SVEDOČI O VANREDNOM STANJU U ZEMLЈI?

29. jul 2014

Skupštini Srbije je danas, po hitnom postupku, upućeno pet novih zakona, među kojima su i zakoni o stečaju i privatizaciji, od kojih zavisi sudbina radništva Srbije. 
Oni prethodno, i skoro po pravilu u poslednje vreme, nisu prošli ozbilјnu javnu raspravu, niti su u njihovom donošenju učestvovali socijalni partneri. 
Poslati su vladajućoj većini u parlamentu da ih usvoji, automatskim dizanjem ruku i bez sagledavanje njihove suštine i posledica, kao što su to činili i sa prethodnim zakonima o radu i PIO. 
Naravno, i opet po pravilu - po hitnom postupku. 
Da li se to Srbija nalazi u vanrednom stanju, a da mi građani Srbije o tome ne znamo ništa ili se nekom strašno žuri da ispuni data obećanja. 
Donošenje zakona koja se tiču budućnosti ove zemlјe, bez poštovanja zakonskih procedura i isklјučivanja stručne javnosti iz svih procesa – sigurno ne donosi kvalitet i izaziva strah među građanima. 
Novi zakon o privatizaciji na jasan i transparentan način omogućuje rasprodaju svega, pa i prirodnih bogatstava Srbije. 
Neka naredna vlada će sigurno kritikovati ovakve poteze aktuelne vlasti, ali građani neće imati satisfakciju zbog toga, već će decenijama plaćati cenu tih grešaka. 
Bez strategije izlaska zemlјe iz krize, bez ulaganja u nove fabrike i podsticanje domaćih proizvođača i preduzetnika, kao i selјaka – nema budućnosti za Srbiju. 
Umesto toga, vlast nudi samo stezanje kaiša i restriktivne mere, kao i robovlasnički položaj radnika. 
To je samo još jedan korak kako bi se omogućilo tajknuima za još malo profita. 
Hoće li nam to doneti izlazak iz krize i bolјi život naše dece? 

Informativna služba SSSS


=== 6 ===

I principali sindacati della Serbia Samostalni e Nezavisnost promettono la ripresa della lotta contro le cosiddette Leggi di riforma in settembre:

http://www.sindikat.rs/aktuelno.html#733

U SEPTEMBRU NASTAVAK BORBE PROTIV TZV.REFORMSKIH ZAKONA

18. avgust 2014 - Kolegijum Saveza samostalnih sindikata Srbije i Izvršni odbor UGS Nezavisnost održali su danas sastanak na kojem je analizirana trenutna privredna i politička situacija u zemlji, posebno sa aspekta posledica primene u praksi tzv ’’reformskih zakona’’ i ostalih ’’antikriznih’’ mera Vlade Srbije. 
Na sastanku su dogovorene zajedničke aktivnosti dve sindikalne centrale na saniranju tih posledica i na pokušaju da se, kroz zakonske metode i načine delovanja sindikata, ospore i stave van pravne snage doneti zakoni i druge mere ekonomske i socijalne politike koje sav teret krize i ’’reformi’’ svaljuju na leđa zaposlenih. 
Planirane aktivnosti počeće početkom septembra, i trajaće sve dok se ne postignu željeni efekti. 
Članovi oba reprezentativna sindikata, kao i šira javnost, biće na vreme obavešteni koje će konkretne aktivnosti i mere biti preduzete.



(english / italiano)

DOSSIER UCRAINA ed altri aggiornamenti

0) NEWS + LINKS. Il nostro DOSSIER UCRAINA
1) "L'MH17 è stato colpito da un aereo". Lo scrive la stampa della Malaysia citando analisti Usa (M.G. Bruzzone, La Stampa)
2) Chi parla di terza guerra mondiale? (Giulietto Chiesa)
3) Gli aerei che bombardano Donezk partono dalle basi NATO in Romania
4) Banda Bassotti: “Andiamo in Donbass a portare solidarietà e rompere il blocco mediatico”
5) La "libertà d'informazione" nell'Ucraina golpista / Journalists killed and abducted in Eastern Ukraine


=== 0: NEWS + LINKS ===

Segnaliamo la messa online di un nostro dossier con link, foto e video sulla escalation della crisi Ucraina:

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Dalla pagina FB "Con l'Ucraina antifascista", 13/8/2014 - https://www.facebook.com/ucrainaantifascista/
Aleksandr Stefanovskij, membro del Partito Comunista della Federazione Russa, è caduto il 5 agosto nei pressi di Lugansk, dove si trovava a combattere come volontario per aiutare le milizie popolari grazie alla sua esperienza in Cecenia. La morte di Aleksandr è stata comunicata oggi dall'ufficio stampa del PCFR. Aleksandr lascia moglie e tre figli.

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Pioggia di bombe su Donetsk: uccisi 74 civili (Marco Santopadre, 14 Agosto 2014)

The fascist atrocities in east Ukraine and the fraud of “humanitarian” war (By Alex Lantier / WSWS, 14 August 2014)

Dichiarazione del Dipartimento Sinodale per l’Informazione in relazione all’uccisione di un sacerdote ortodosso e alle minacce alla pace religiosa in Ucraina (14/8/2014)

Bulgarian government commits itself to more aggressive policy against Moscow (By Markus Salzman / WSWS, 14 August 2014)

Donetsk: guerriglieri intercettano e distruggono convoglio neonazista (Marco Santopadre, 13 Agosto 2014)

Srbija, Vučić najavio: Kazna za ratni turizam (Miloš Teodorović, 13.08.2014)
http://www.slobodnaevropa.org/content/vucic-najavio-kazna-za-ratni-turizam/26528993.html

Quando il male sorride (Nicolai Lilin, 12 agosto 2014)
http://lilin.blogautore.espresso.repubblica.it/2014/08/12/quando-il-male-sorride/

Mosca sfida Ue e Usa e invia convoglio umanitario in Donbass
Marco Santopadre, 12 Agosto 2014 
http://contropiano.org/internazionale/item/25746-mosca-sfida-ue-e-usa-e-invia-convoglio-umanitario-in-donbass

Peskov: la Russia utilizzerà tutte le possibilità per una decisione del WTO riguardo le sanzioni straniere (12/8/2014)
http://comunicati.russia.it/peskov-la-russia-utilizzera-tutte-le-possibilita-per-una-decisione-del-wto-riguardo-le-sanzioni-straniere.html

In Russia si ricordano i marinai vittime del "Kursk" (12/8/2014)
http://comunicati.russia.it/in-russia-si-ricordano-i-marinai-vittime-del-kursk.html

US-backed Ukrainian regime shells civilians in Donetsk, Luhansk (WSWS, 12/8/2014)
http://www.wsws.org/en/articles/2014/08/12/dolu-a12.html

Kiev deploys fascist militias against Donetsk (Niles Williamson / WSWS, 12 August 2014)
http://www.wsws.org/en/articles/2014/08/12/udfm-a12.html

Ukrainian National Guard to get squadron of drones (Interfax-Ukraine, August 11, 2014)
http://en.interfax.com.ua/news/general/217752.html

Army to continue advancement in east Ukraine, residents should leave - NSDC (Interfax-Ukraine, August 11, 2014)
http://en.interfax.com.ua/news/general/217827.html

Some 250,000 Luhansk residents have no power for two weeks, city has no food, medication, fuel supplies (Interfax-Ukraine, August 11, 2014)
http://en.interfax.com.ua/news/general/217799.html

Gunfire, explosions heard in Donetsk (Interfax-Ukraine, August 11, 2014)
http://en.interfax.com.ua/news/general/217804.html

PM Yatseniuk: Some 50,000 military participate in ATO (Ukrinform, August 11, 2014)
http://www.ukrinform.ua/eng/news/pm_yatseniuk_some_50000_military_participate_in_ato_325180

Three planeloads of Ukrainian Jews expected in coming weeks (By SAM SOKOL, 08/10/2014)
http://www.jpost.com/Jewish-World/Three-planeloads-of-Ukrainian-Jews-expected-in-coming-weeks-370680

--- VIDEOS:

Pandora TV Speciale – Perché la Russia non deve intervenire in Ucraina
Quello che vedete è un pezzo di propaganda, per giunta fatta bene. Si rivolge a un pubblico di nazionalisti russi (milioni di spettatori), ma colpisce anche chi non è il destinatario diretto. Mentre Obama e Cameron aizzano alla russofobia, in Russia si dice ai nazionalisti: “non diffondete il panico!”
La banda di avventurieri che massacra i russi d’Ucraina rischia di trascinarci tutti in guerra. Questa è la posta in gioco…
http://www.pandoratv.it/?p=1587
VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=u8LcSHWQJKw

Ukraine Crisis: Death and destruction continues in Eastern Ukraine
27/lug/2014 - Extensive war crimes in Donbass from July 2 to July 24, 2014. Kiev's warmongers/Zionists continue genocide of civilian population and deliberate destruction of Eastern Ukraine's infrastructure - schools, hospitals, kindergartens, power plants, train stations, factories, etc. The majority of the footage and interviews you will see in this documentary film have never been shown on TV…
VIDEO: https://www.youtube.com/v/NE18iPQ1Euk


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http://www.lastampa.it/2014/08/12/blogs/underblog/lmh-stato-colpito-da-un-aereo-lo-scrive-la-stampa-della-malaysia-citando-analisti-usa-YqIvBk8AmzrC4WavpYOgeN/pagina.html

12/08/2014

"L'MH17 è stato colpito da un aereo". Lo scrive la stampa della Malaysia citando analisti Usa. 

MARIA GRAZIA BRUZZONE  @MAR__BRU

 

  “Analisti Usa concludono che l’MH 17 è stato buttato giù da un aereo”: così titola un articolo  a firma Haris Hussain apparso il 7 agosto sul News Straits Times Online, non un blog ma il  primo giornale in lingua inglese della Malaysia e il principale del sud est asiatico. Dato lo stretto controllo sui media, l’articolo sembrerebbe avere l’avallo del governo che peraltro, nello stesso giorno, attraverso il ministro dei Trasporti Liow Tion Lai annunciava che un report preliminare sul disastro del 17 luglio scorso in cui sono morte 298 persone dovrebbe uscire in settimana.  

  

“Analisti dell’ intelligence degli Stati Uniti hanno già concluso che il volo MH17 è stato abbattuto da un missile aria-aria e che il governo ucraino ha a che vedere con la faccenda.  Ciò corrobora la teoria che va emergendo tra gli investigatori locali secondo la quale il Boeing 777-200 è stato colpito da un missile aria-aria e poi e finito con il cannone di bordo di un caccia che gli stava dietro”, esordisce il post. Che continua: “L’esercito russo ha presentato immagini e dati dettagliati che mostrano un caccia Sukhoi-25 in coda al Boeing MH 17 prima del crash. Il regime di Kiev tuttavia nega che vi fossero caccia in volo”.  

  

Un’accusa netta nei confronti di Kiev, e una versione che contraddice in pieno la narrazione dei media occidentali che, sull’onda delle dichiarazioni dell’amministrazione americana, hanno quasi immediatamente parlato di un missile terra-aria lanciato dai “ribelli” separatisti dell’Est Ucraina e accusato senza mezzi termini il presidente russo Valadimir Putin, pur senza presentare alcuna prova. Anzi.  

  

La sollecitazione di Mosca del 20 luglio di un’inchiesta internazionale con la supervisione dell’ ICAO – International Civil Aviation Organization – è stata lasciata cadere. Né ha avuto risposta la pubblica richiesta fatta agli americani dai militari russi di mostrare le foto e i dati di un loro satellite, che quel fatidico pomeriggio transitava proprio su quell’area parte, a quanto risulta.   

  

Da parte loro i militari russi già il 21 luglio mostravano immagini satellitari e tracciati radar che provano la presenza di almeno un caccia ucraino Sukhoi-25 in volo a 3-5 km di distanza dal MH17. Presenza che può essere confermata dai video del centro di controllo di Rostov, sostenevano.   

  

Un’evidenza che oggi verrebbe comprovata, secondo il giornale di Singapore.   Che cita una serie di fonti.  

  

1. Una è la testimonianza di un monitor dell’OSCE canadese-ucraino, Michael Bociurkiw che, grazie anche al fatto di parlare ucraino e russo, è riuscito ad essere tra i primissimi investigatori ad arrivare sul luogo del disastro, dove i rottami del relitto “erano ancora fumanti”, spiegava la giornalista presentandolo alla tv canadese CBC il 29 luglio (anche qui youtube). Secondo l’intervistato:  

  

  “C’erano due o tre pezzi di fusoliera letteralmente crivellati da quel che sembra essere il fuoco di una mitragliatrice, un fuoco di mitragliatrice molto molto forte” .  

  

2. Le sue parole sono sembrate confermare le affermazioni del tedesco Peter Haisenko, pilota della Lufthansa in pensione, che ha analizzato con molta attenzione le fotografie del relitto cercate pazientemente sul web subito dopo il crash.  Concludendo che i pannelli della cabina di pilotaggio sono stati attraversati da proiettili di mitragliatrice provenienti sia da destra che da sinistra, come proverebbero i fori di entrata e uscita su entrambi i lati.  Un’osservazione che nessun altro aveva fatto prima di lui e che porta ad escludere un missile sparato dal basso – riferisce il giornale malaysiano.  

  

Nel post in inglese del blog The Slog su Haisenko   ( qui l’originale in tedesco/inglese, del 24/7) – che ha twittato subito le sue “scoperte” – si cita anche la testimonianza di Berdn Biederman, colonello in pensioneoriginario della Germania Est, specialista di missili, familiare con la tecnologia russa e sovietica. “Il boeing non può essere stato abbattuto da un missile terra-aria”. Si sarebbe incendiato immediatamente in volo, perché anche solo una singola scheggia di quel tipo di missile contiene una quantità di energia cinetica enorme (sintetizziamo aprossimativamente), mentre l’MH17 ha preso fuoco toccando il suolo entrando in contatto col combustibile. Alla fine il post osserva che sul web cominciano ad apparire articoli controcorrente, effetto del “malumore (e della stanchezza) di Angela Merkel per l’incessante propaganda Usa nei confronti dell’agenda energetica tedesca…e del tentativo di creare un blocco alternativo a quello americano”. Sarà vero?  

  

I fori sul relitto sarebbero compatibili con le mitragliatrici da 30mm di cui sono dotati i Su-25 ma il fatto che sembrino essere entrati e usciti da entrambi i lati   farebbero pensare a due jet – non uno solo - alle costole del Boeing 777-200malaysiano.  Come del resto ha raccontato a caldo un controllore di volo spagnolo ma al lavoro all’aeroporto di Kiev. Sollevato dall’incarico subito dopo il crash, così come le registrazioni radar, ha raccontato,   sarebbero state immediatamente requisite. Vedi questo post del sito canadese Global Research , che a tutte le tappe della vicenda ha dedicato vari articoli , in calce l’elenco.  

  

Lo stesso post – firmato dallo storico-investigativo (sic) Eric Zuesse riferisce che secondo il Financial Times quelle foto – qui dei campioni  in rete – sarebbero al contrario compatibili con un missile terra-aria.  

  

Ma precisa che le foto del frammento di carlinga tirate giù dal web da Haisenko – una in particolare - è stata poirimossa da Internet.   Così come sono state subito sequestrate le registrazioni della torre di controllo. Lo ricorda anche il giornale di Singapore, che ha intervistato l’ambasciatore ucraino in Malaysia Igor Humenniy, che ha risposto: “ Non ci sono prove che i nastri stai stati confiscati dallo SBU – i Servizi di Kiev. L’ho letto sul giornale”. Dopo di che ha detto di non sapere dove siano quei nastri, se sono stati consegnati o meno agli autori dell’indagine tecnica sul disastro.  

  

3. La terza citazione del News Straits Times è un interessante articolo postato il 3 agosto suConsortiumNews.comda Robert Parry,  noto giornalista investigativo americano già reporter dell’Associated Press che ha avuto modo di sentire direttamente esponenti della Intelligence Community, sia pure sotto anonimato.
 

 
Secondo Parry, “ Al contrario di quanto afferma pubblicamente l’amministrazione Obama, alcuni analisti dell’Intelligence americana hanno concluso che i ribelli e la Russia non possano verosimilmente essere   incolpati e che la colpa sia invece da attribuire a forze del governo ucraino - secondo la fonte sentita su questi temi” .  

  

“ Questo giudizio è basato largamente sull’assenza di prove da parte del governo americano che la Russia abbia fornito ai ribelli il sistema missilistico anti aereo Buk, indispensabile per colpire un aereo civile a 33.000 piedi, ha spiegato la fonte”, aggiunge Parry, che si era già occupato della vicenda in un post del 20 luglio, tre giorni dopo il fatto, e poi ancora il 22. Già allora sorpreso dalla mancanza di prove di cui nessun collega sembrava curarsi.  

  

“Nessun giornalista domanda cosa mostrano le immagini satellitari”di fronte alla crescente “isteria” contro i ribelli russo-ucraini e Putin – osservava nel primo post - biasimando la stessa “assenza di sano scetticismo professionale riscontrata sull’Irak, la Siria e altrove”. “ Ci saranno anche dei limiti a quel che i satelliti vedono, ma i missili del sistema Buk sono lunghi 16 piedi (circa 5 metri), le batterie sono montate su un camion, e quel pomeriggio la visibilità era ottima”.  

  

Di qui la cautela dell’ intelligence, a cui non fa riscontro la stessa prudenza da parte dell’amministrazione Obama, del segretario di stato Kerry e dello stesso presidente, aggiunge Parry.  

  

  Se gli analisti dell’intelligence hanno ragione e non sono da incolpare ribelli e Russia, il sospetto non può che cadere su i militari del governo Ucrainoi soli a possedere le batterie di Buk – come risulta all’intelligence.    

  

“ L’ipotesi di lavoro degli analisti Usa, riferisce Parry, è che una batteria Buk di missili SA-11 e uno o più aerei militari abbiano potuto operare insieme andando a caccia di quello che credevano fosse un aereo russo, forse addirittura l’aereo presidenziale che riportava in patria Putin dal Sud America, secondo una fonte” (in effetti  Putin ritornava da un incontro coi paesi BRICS Belo Horizonte, la coincidenza è sottolineata anche da Haisenko).  

  

  La fonte dell'Intelligence “non punta il dito sui vertici del governo di Kiev, il presidente Poroshenko o il primo ministro Yatsenyuk”, precisa Parry. Suggerisce che “ l’attacco può essere stato il lavoro di fazioni estremiste, magari di uno degli oligarchi ucraini con un approccio particolarmente aggressivo verso i ribelli dell’est” . Timoshenko aveva pubblicamente espresso il desiderio di uccidere Putin, ricorda il giornalista.    

  

Il Boeing della Malaysian Airlines che volava da Amsterdam a Kuala Lumpur del resto non avrebbe dovuto essere su quella rotta sopra l’est dell’Ucraina al confine con la Russia, vi era stato dirottato per sfuggire al maltempo. 

  

  Sia l’idea di un errore involontario, ventilata inizialmente, sia quella di un disertore – emersa quando si parlava di immagini satellitari di uomini  in divisa intorno alle batterie di missili SA-11 – sono state abbandonate.L’intelligence è oggi su un’altra pista, quella di un attacco volontario, anche se non sa o non dice di chi.   

  

Parry nei suoi post avanza indirettamente l’ipotesi che le “fazioni estremiste” indicate dall’Intelligence Community siano i neo nazisti di Pravy Sector – “che derivano direttamente dai gruppi che affiancarono le SS di Hitler”, ricorda. In particolare cita Andrei Parubiy, promosso dal nuovo governo ucraino da capo di miliziani decisivi nel buttar giù Yanukovich a segretario dell’importante Consiglio per la Sicurezza e la Difesa.  

  

E se fosse stato davvero Parubiy a organizzare l’attacco a Putin, tramutatosi in tragedia civile? Parry non lo scrive, ma lascia immaginare che uno come lui di una “bravata”   del genere sarebbe stato capace. Ed è un fatto che pochi giorni dopo il crash il primo ministro Yatseniuk – il banchiere, faccia   rispettabile del governo di Kiev, fortemente spinto dall’assistente del segretario di Stato Kerry,  il “falco” neocon Victoria Nuland – ha improvvisamente e inspiegabilmente annunciato le sue dimissioni.  

 
Ma alla fine a dimettersi è stato, pochi giorni fa, proprio Parubiy.  
Potrebbe essere che Yatseniuk non volesse in alcun modo essere messo di mezzo, ma il governo abbia “coperto” la cosa.  

  

  Parry dubita che si verrà mai a capo della faccenda: troppo avanti si è spinta la politica americana nelle sue accuse alla Russia per smentirsi.  E, al contrario di quando gli Stati Uniti accusarono il regime di Assad dell’attacco chimico alla periferia di Damasco, minacciando un intervento in Siria, questa volta non c’è un Putin “moderato” in grado di proporre una via di uscita, come fece il presidente russo offrendo l’arsenale chimico della Siria per disinnescare la miccia.  
  (Qualcuno dice anzi che proprio quella mossa del Kremlino e l’enorme popolarità che dette al presidente  russo, arrivato ad apparire sul NewYorkTimes, avrebbe indispettito una parte dell’ establishment americano, provocando una netta svolta politica, a cui assistiamo).  

  

Negli Stati Uniti si moltiplicano le voci che chiedono chiarezza: dai Veterani dell’Intelligence che hanno rivolto al presidente Obama un memorandum-appello a presentare le prove di un coinvolgimento della Russia. All’anziano senatore Ron Paul, repubblicano libertario noto per le sue idee estreme e scandalose (e per questo mai ripreso dai media), che sul suo sito ha apertamente dichiarato che “gli Stati Uniti stanno nascondendo la verità”. Prontamente ripreso dal sito russo di news RT dove è diventato virale.  
 
E il fatto che la Comunità di Intelligence faccia filtrare certe informazioni che contrno quelle ufficiali ha un significato, una specie di "avviso" al governo statunitense. 
 

  

Il giornalista che a suo tempo svelò tante trame, a cominciare dall’affare Iran-Contras, non è tuttavia ottimista. Critica i comportamenti della politica e ancor più del giornalismo, a suo dire appiattito su quel che i politici vogliono far passare, la “narrazione mainstream”. E avvisa:  

  

  “In passato questo giornalismo sciatto ha condotto al mattatoio di massa dell’Irak e contribuito alle guerre in Sria e Iran. Oggi la posta è molto più alta. Se può essere divertente accumulare disprezzo verso dei “cattivi” designati come Saddam Hussein, Bashar al Hassad , Ali Khamenei, Vladimir Putin, questa avventatezza sta oggi conducendo il mondo verso un momento molto pericoloso,  forse l’ultimo”.  


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http://contropiano.org/documenti/item/25656-la-guerra-alle-porte-2-chi-parla-di-terza-guerra-mondiale

Chi parla di terza guerra mondiale?

I neocon, tramite Victoria Nuland, volevano fare dell'Ucraina una crisi di valenza internazionale, o addirittura mondiale. Ma perché la fretta? 

di Giulietto Chiesa, mercoledì 6 agosto 2014

Della crisi ucraina ho già scritto a più riprese. La prima cosa che mi colpì, nel momento in cui Viktor Yanukovic fu rovesciato da un colpo di stato plateale, appoggiato patentemente dagli Stati Uniti (meglio dire da loro promosso) con l'attiva partecipazione della Polonia, della Lituania e dell'Estonia, e dei fantocci al potere a Bruxelles, fu la sua apparente inutilità. Perché mettere in atto un golpe se Yanukovic poteva essere tranquillamente tolto di mezzo tra un anno con regolari elezioni?
E altre domande portavano tutte a conclusioni analoghe.
Perché rovesciare il tavolo quando l'Ucraina era già nelle mani degli americani, completamente - Yanukovic o non Yanukovic - da diversi anni? Sicuramente dai tempi della cosiddetta "rivoluzione arancione di Yushenko-Timoshenko? Che consegnarono nelle mani della CIA gli ultimi rimasugli di sovranità nazionale, dopo quelli svenduti dai precedenti presidenti dell'Ucraina "indipendente": Kravchuk e Kuchma?
Perché infine rovesciare Yanukovic quando lo stesso quarto e ultimo presidente dell'Ucraina aveva già venduto il Donbass alla Chevrone alla Shell: la bellezza di quasi 8000 chilometri quadrati di territorio per la durata di 50 anni, un accordo segreto in gran parte valutato 10 miliardi di dollari alla ricerca del gas da scisti bituminosi che avrebbe liberato "per sempre" l'Ucraina dalla dipendenza energetica dall'odiata Russia?
Insomma: Yanukovic - presentato come l'«uomo di Mosca» da tutti i media occidentali - non era poi quel grande amico di Putin.
Perché farlo fuori così brutalmente? Che bisogno c'era? Solo perché non aveva firmato a Vilnius il documento giugulatorio di"associazione" all'Unione Europea? Ma, fino al novembre dell'anno precedente Viktor Yanukovic aveva negoziato, lasciando sperare in un successo europeo totale. Il documento era già pronto, anche se in parte assai segreto. Bastava aspettare qualche mese e sarebbe stato imposto, con le buone o con le cattive.
No, tutti questi interrogativi non avevano risposte adeguate. Doveva esserci qualcos'altro. La fretta con cui Washington aveva premuto, e Varsavia aveva agito ai suoi ordini, indicava qualche altraimpellente necessità.
A me fu subito chiaro che il golpe - non a caso un golpe con lestigmate naziste così visibili -  era diretto non contro Yanukovic, pedina di nessun peso, ma contro la Russia.
neocon, tramite la esecutrice Victoria Nuland, volevano una crisi di valenza internazionale, se non addirittura mondiale. Ma perché la fretta? Perché accelerare lo scontro e portare la NATO praticamente sul portone del Cremlino? Era, in fondo, uno scenario che io stesso avevo previsto sarebbe accaduto. Ma assistevo a un'improvvisa e drammatica accelerazione.  Doveva esserci qualcos'altro a spiegare la fretta. E le dimensioni della rottura che si stava creando. Non si trattava di una crisi regionale, non un episodio passeggero. Le potenziali ripercussioni erano evidenti: uno scontro di portata non minore di quello della crisi dei missili a Cuba del 1962.
Bisognava spiegare il senso e le ragioni dell'accelerazione. Io non sono un economista (lo ripeto sempre per non eccitare le rimostranze degli scopritori dell'aria calda). Non sono neanche un esperto dei sotterfugi della finanza mondiale. Credo poco o nulla ai numeri che arrivano da quella parte, convinto ormai da tempo che sono in gran parte falsi o comunque molto manipolati. Ma tutto il nervosismo che da tempo leggo nei commenti di coloro che dicono d'intendersene (anche perché su quei trucchi ci hanno vissuto e ci vivono), mi ha fatto pensare che qualcosa non funzionava nei ragionamenti sopra esposti. Così mi sono trovato, con qualche sorpresa, in buona compagnia a parlare di "inizio della Terza Guerra Mondiale".
Devo prima di tutto esprimere i miei ringraziamenti a Roberto Savio, ideatore di quel fondamentale bollettino che si chiama "Other News", con sottotitolo esplicativo: "L'informazione che i mercati eliminano". Il primo di agosto "Other News" ha pubblicato una rassegna, che riprende numerosi spunti dal Washington's Blog, così intitolata: «Un gruppo di esperti finanziari ai massimi livelli afferma che la Terza GuerraMondiale è in arrivo, a meno che non la fermiamo». Saccheggerò questa rassegna, che mi pare estremamente istruttiva. In primo luogo i nomi sono effettivamente grossi calibri, a giudicare dalla frequenza con cui i mercati li citano.
Prendiamo per esempio Nouriel Rubini che a gennaio di quest'annotwittava da Davos: «Molti oratori qui paragonano il 2014 con il 1914, quando la Prima Guerra Mondiale esplose e nessuno se l'aspettava. Siamo di fronte a un cigno nero nella forma di una guerra tra Cina e Giappone?» Fuochino. Ma gli fa eco Kile Bass, multimiliardario manager di hedge funds, che prima cita un «influente analista cinese» e poi lo stesso premier giapponese Abe, che «non escludono un confronto militare tra Cina e Giappone». Aggiungendo previsioni molto ben descritte, che, in bocca a un gestore finanziario di quel calibro, non possono essere trascurate. «Miliardi di $ di depositi bancari saranno ristrutturati - ci informa Kile Bass - e milioni di prudenti risparmiatori finanziari perderanno grandi percentuali del loro reale potere d'acquisto esattamente nel momento sbagliato delle loro vite [sempre che ci sia un momento giusto per perdere i propri averi, ndr]. Neanche questa volta il mondo finirà, ma la struttura sociale delle nazioni affluenti sarà posta in acuta tensione e in qualche caso fatta a pezzi. (..) Noi crediamo che la guerra sia un'inevitabile conseguenza dell'attuale situazione economica globale».
Gli fa eco l'ex capo dell'Office for Management and Budget ai tempi di Reagan, David Stockman. Anche per lui lo scontro in atto tra America e Russia condurrà alla terza guerra mondiale. Un po' più generico sulle modalità, ma convinto anche lui che si sta andando verso una "grossa guerra" (a major war) è l'ex analista tecnico di Goldman Sachs, Charles Nenner, che, ora in proprio, vanta tra i suoi clienti numerosi importanti hedge funds, banche, e un certo numero di ricchissimi investitori internazionali. Altrettanto, con qualche variazione, pensano investitori americani di primo piano come James Dines e Marc Faber. Quest'ultimo afferma apertamente che il governo americano comincerà nuove guerre in risposta alla crisi economica in atto. «La prossima cosa che il governo farà per distrarre l'attenzione della gente dalle cattive condizioni economiche - scrive Marc Faber - sarà di cominciare una qualche guerra da qualche parte».
Tutto chiaro, ma allora come mai i giornali e le tv ci dicono che l'America va fortissimo?
Pochi giorni fa Martin Armstrong - un gestore di fondi d'investimenti sovrani multimiliardari - dice la stessa cosa: «Occorre distrarre la gente dall'imminente declino economico». Gli ultimi due pezzi che ha scritto li ha intitolati così: «Andremo in guerra contro la Russia» e «Prepariamoci alla terza guerra mondiale». Non è ben chiaro se tutti questi profeti stiano enunciando prognosi sincere o siano semplicemente festeggiando in anticipo i futuri successi economico-finanziari che si aspettano dalla guerra, essendo evidente, da sempre, che le guerre ingrassano prima di tutto i banchieri e poi i produttori di armi. Ma l'insistenza con cui il tema viene sollevato indica comunque che il puzzo di bruciato tutti costoro lo sentono in anticipo.
Altri, per esempio la presidentessa del Brasile, Dilma Roussef, osservano che il mondo è attraversato da una «guerra delle valute» che sta diventando globale, cioè di tutti contro tutti. Da non dimenticare che la seconda guerra mondiale arrivò dopo una serie violenta di svalutazioni competitive. Sta accadendo ora la stessa cosa, quando le nazioni svalutano per rendere più competitive le loro merci e per incentivare le esportazioni. E molti si stanno accorgendo che la nuova banca, creata dal BRICS, con capitale iniziale di 100 miliardi di dollari, basata in Cina, costituisce una novità impressionante nel panorama globale, dove un numero crescente di transazioni avviene in yuan, in rubli, invece che in dollari USA. Come scrive Jim Rickards - che nel 2009 partecipò ai primi "giochi di guerra finanziari" organizzati dal Pentagono - c'è il rischio che gli Stati Uniti si trovino "trascinati" in «guerre asimmetriche» di valute, in grado di accrescere le incertezze globali. È evidente che Rickards sta dalla parte americana. Ma, se il Pentagono - e non la Federal Reserve - organizza questo tipo di "giochi" vuol dire che ci siamo già dentro fino al collo e che il loro carattere militare è fuori discussione.
Del resto (questa volta parla il multimiliardario Hugo Salinas Price) «sono molti a chiedersi quali siano state le ragioni vere che hanno portato all'eliminazione di Gheddafi. Egli stava pianificando una valuta pan-africana. La stessa cosa accadde a Saddam Hussein. Gli Stati Uniti non tollerano alcun'altra solida valuta in grado di competere con il dollaro».
Altri mettono il dito sulla crescente scarsità di risorse, soprattutto energetiche. Altri ancora guardano alla Cina come a un avversario bisbetico e sempre più incontrollabile. Forse il protagonista di quella guerra asimmetrica citata da Jim Rickards. Gerald Celente, autore di accurate previsioni finanziarie e geopolitiche da molti anni, va anche lui seccamente alla conclusione: «Una terza guerra mondiale comincerà presto».
Jim Rogers, un altro investitore internazionale miliardario, punta gli occhi sull'Europa: «Se si continua a salvare uno stato dietro l'altro si finirà in un'altra guerra mondiale». Dunque continuiamo a strozzare i popoli europei, con l'obiettivo di evitare la guerra. Un pacifismo molto sospetto, ma comunque allarmato. Ovviamente sarà utile guardarsi da certi "pacifisti".
Ma questa rassegna è utile per capire che l'allarme è in aumento. La Cina, senza fare troppo rumore, fa provvista di risorse, energetiche e territoriali, solo che invece di mandare le proprie cannoniere (non è il tempo), quelle risorse se le compra, con i denari del debito americano.
Putin deve fronteggiare la prima offensiva e non ha tempo da perdere. Tra l'altro un tribunale olandese, senza alcuna autorità o potere, ha decretato che la Russia dovrà pagare 50 miliardi di dollari, più gl'interessi, alla Yukos, cioè a quel bandito di Mikhail Khodorkovskij che la Russia ha scarcerato qualche mese fa con un gesto di distensione verso l'Europa (si noti che il tribunale sedeva nello stesso paese che aveva avuto il più alto numero di vittime nell'abbattimento del Boeing delle linee aeree malaysiane). Sarà stato un caso?
Comunque uno dei più vicini consiglieri di Putin, di fronte alla domanda: cosa farà la Russia di fronte a quella sentenza?, ha risposto stringendosi nelle spalle: «C'è una guerra alle porte in Europa. Lei pensa realmente che una tale decisione abbia qualche importanza?».
Giuridicamente non ce l'ha, ma sarà usata dai centri di comando dell'Occidente per colpire i beni russi all'estero, per sequestrare e congelare conti bancari, proprietà azionarie. Ecco una guerra asimmetrica appena iniziata senza essere stata nemmeno dichiarata.
Un influente settimanale americano ha dedicato la sua copertina a Vladimir Putin, con questo commento: "Il Paria". Un titolo che è, invece, una dichiarazione di guerra. Solo che non e stata pronunciata dal Dipartimento di Stato, bensì dal "ministero della propaganda", cioè dai media occidentali. È stato Paul Craig Roberts a usare questa definizione in un articolo di qualche giorno fa. Chi è Paul Craig Roberts? È stato Assistente Segretario al Tesoro durante la presidenza Reagan, ex editore del Wall Street Journal, considerato dal "Who's Who" americano come uno dei mille pensatori politici più influenti del mondo.  L'articolo era intitolato:"La guerra sta arrivando (War is Coming)".


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http://comunicati.russia.it/gli-aerei-che-bombardano-donezk-partono-dalle-basi-nato-in-romania.html

Gli aerei che bombardano Donezk partono dalle basi NATO in Romania


13 agosto 2014

Cacciabombardieri che hanno bombardato obiettivi civili in Ucraina orientale e che volano con contrassegni dell'aviazione ucraina, sono stati associati alle basi militari aeree che si trovano in Romania e Moldavia e possono essere pilotati da piloti polacchi e israeliani.
 
Un giornalista canadese, Geoffrey West, lavorando con gruppi di informatori delle reti sociali ha notato che "un certo numero di aerei militari" sorvolando lo spazio aereo ucraino, si levano in volo dalle basi NATO e da altre strutture. "Giovedì ho scoperto in un monitoraggio di un sito web ... che erano elencati è una serie di voli" senza sigla identificativa "nell'area di Ucraina / Mar Nero. Il mio amico mi ha fatto notare che si sono alzati dall'area di Bucarest. Avevo già notato che erano vicini a Chisinau in  Moldavia ".
 
E' più che un tentativo di evitare il rilevamento da parte del radar della difesa aerea russa, in grado di avvisare i separatisti filo-russi che si oppongono alla giunta di Kiev. Si tratta di una grave violazione del diritto internazionale e della sovranità nazionale degli Stati membri così come l'uso non autorizzato delle forze NATO, alcune delle quali sono sotto il diretto comando del generale Breedlove, una guerra terroristica clandestina contro i civili, molti dei quali con passaporto russo
 
Questa settimana, due cacciabombardieri Su-25 sono stati abbattuti sopra l'Ucraina dopo un bombardamento con bombe al fosforo bianco di una piccola città nella regione filo-russa dell'Ucraina orientale. C'è una parte più interessante e spaventosa di questo attacco.
 
Gli aerei coinvolti nell'attacco sono partiti dalle basi in Ucraina, ma da basi in Romania e sono stati visti all'interno del radar nei pressi della base aerea americana. L'Agenzia informativa NBC ha utilizzato i siti web del monitoraggio radar per verificare la loro versione sull'aereo abbattuto MH17, ma le immagini fatte dal satellite militare degli Stati Uniti, confermate solo in base alla distanza di 25 miglia, hanno anche mostrato tutte le operazioni missilitiche controllate dalla giunta di Kiev nella regione.
 
Nei fatti nel briefing informativo il Pentagono ha suggerito che l'antiaerea della giunta è stata sabotata "e poi sabotata una seconda volta" - un'ipotesi stravagante, che supera ogni teoria del complotto.
 
Gli Stati Uniti hanno scorte di armi illegali in tutto il mondo, alcune delle quali sono convenientemente situate per l'impiego contro obiettivi civili in Ucraina. La scorta di armi immagazzinate negli Stati Uniti per Israele, è stata significativamente impoverita negli attacchi contro insediamenti civili nella Striscia di Gaza.
 
Altri centri di stoccaggio armi si trovano in Italia ad Aviano, Camp Darby negli Stati Uniti, (Leghorn army) Depot nei pressi di Pisa in Italia, nella base di Diego Garcia nell'Oceano Indiano e nella base aerea MK in Romania. Nella rivista "Stripes and Stars" il maggiore generale John O'Connor, comandante del Comando Air 21, ha delineato in questo modola base in Romania: "Questo è il posto perfetto per noi in termini di possibilità".
 
Gli Stati Uniti ha costruito 85 edifici che possono ospitare circa 1.500 persone presso la base aerea MK, ha detto O'Connor. Iniziando dal 21 dicembre l'infrastruttura è stata ampliata per ospitare fino a 2.000 soldati e 400 comandanti militari che sovraintendono alle operazioni. "Queste operazioni sono concepite principalmente come trasporto truppe, di ritorno dall'Afghanistan" probabilmente in maniera regolare visti gli enormi Boeing C 17 che atterrano e decollano dalla base.
 
Anche in Azerbajzhan si trovano scorte di armi degli Stati Uniti, sono state scaricate nel porto georgiano di Poti dalla USS Grayfer nel giugno 2010 e trasportate secondo fonti georgine, in Azerbajzhan su camion.
 
Sembra abbastanza ragionevole utilizzare le basi al di fuori dell'Ucraina, sia per le armi moderne, il carburante e la manutenzione, così come per i piloti e gli aerei, soprattutto se di provenienza NATO ed "altra". I fatti in base alla testimonianza del radar suggerisce che questo potrebbe essere fatto.
 
http://www.novorossia.su/node/5092


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http://contropiano.org/internazionale/item/25767-andiamo-in-donbass-a-portare-solidarieta-e-rompere-il-blocco-mediatico

“Andiamo in Donbass a portare solidarietà e rompere il blocco mediatico”

Argia*, 13 Agosto 2014

Il gruppo italiano Banda Bassotti ha organizzato la carovana antifascista in Donbass. Sulla scia di questa iniziativa è nata nel Paese Basco l'idea di portare solidarietà in Donbass. La rivista ARGIA ne ha parlato con uno degli organizzatori dell'iniziativa con l'obiettivo di conoscere i dettagli del progetto.


Cosa vi ha portato a organizzare questa iniziativa in Euskal Herria?

Pensiamo sia arrivata l'ora di passare dalle parole ai fatti. Euskal Herria deve riprendere l’iniziativa nel conflitto in Europa. Il primo motivo non è mettere la bandierina di Euskal Herria sulla mappa ma portare la solidarietà diretta in Donbass, fargli sapere che il popolo basco non li lascerà soli. Anche portare sostegno economico, farmaci e aiuto um

(Message over 64 KB, truncated)


(makedonski / shqipe / english / italiano)

Grande Albania: una leadership criminale 

1) N.A.T.O. SUPREME ALLIED COMMANDER EUROPE VISITS KOSOVO
2) Rapporto Williamson scopre l'acqua calda: i leader dell’Uçk accusati di crimini contro l’umanità (Internazionale / C. Perigli / G. Pisa)
3) Macedonia: scontri e tensione altissima tra la minoranza albanese e le altre comunità (Enrico Vigna) / Riorganizzazione dell' UCK macedone: Спремни сме со сите капацитети да помогнеме на нашите браќа во Бившата Југословенска Македонија
4) I tagliatori di teste schipetari dell'ISIS


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NATO's Top Military Commander Inspects Kosovo
Posted by: "Rick Rozoff"
Date: Thu Jul 31, 2014 3:13 pm ((PDT))

http://www.aco.nato.int/supreme-allied-commander-europe-visits-kosovo.aspx

North Atlantic Treaty Organization
Allied Command Operations
July 31, 2014

SUPREME ALLIED COMMANDER EUROPE VISITS KOSOVO

Pristina, KOSOVO: Supreme Allied Commander Europe (SACEUR), General Philip Breedlove visited HQ KFOR at Camp "Film City” in Pristina on Wednesday, 30 July 2014 where he met with KFOR Commander General Salvatore Farina and soldiers assigned to Kosovo Force.
General Breedlove was briefed by COM KFOR and the international HQ Staff on the latest developments in the current security and political situation in Kosovo as well as the wider Balkans region.
...
General Breedlove also met soldiers assigned to the force and emphasized the importance of their role in the delicate and complex context of the Balkans as well as the need to continue to accomplish the mission promoting progress and dialogue in the region.
During the visit General Breedlove, accompanied by General Farina, had the opportunity to meet the "Quint Ambassadors” of France, Germany, Italy, the United Kingdom and the United States and the Representatives of the International Community in Kosovo, namely the EU Special Representative, EULEX Head of Mission, UNMIK Special Representative of Secretary General and the OSCE Head of Mission.
...

Story by KFOR Public Affairs Office


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Statement of the Chief Prosecutor of the Special Investigative Task Force Clint Williamson, 29 July 2014

Read also: Senior Kosovo figures face prosecution for crimes against humanity (by Julian Borger, diplomatic editor - The Guardian, Tuesday 29 July 2014)
Possible indictment of senior officials of former Kosovo Liberation Army relate to claims of ethnic cleansing since 1999

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http://www.internazionale.it/news/kosovo/2014/07/29/i-leader-delluck-accusati-di-crimini-contro-lumanita/

KOSOVO


I leader dell’Uçk accusati di crimini contro l’umanità


  • 29 luglio 2014
  •  
  • 18.49

FOTO: Il monumento ai serbi scomparsi durante la guerra, a Gračanica, in Kosovo, 22 aprile 2014. (Hazir Reka, Reuters/Contrasto)

Alcuni dei politici più importanti del Kosovo potrebbero essere processati da un tribunale speciale dell’Unione europea per crimini contro l’umanità, scrive il Guardian.

È la conclusione del rapporto pubblicato dopo tre anni d’indagini da Clint Williamson, capo della Special investigative task force (Sitf) istituita dall’Unione europea nel 2011 per fare luce sulla presunta pulizia etnica ai danni di serbi e rom da parte dell’Esercito di liberazione del Kosovo (Uçk) dopo il 1999, quando l’intervento della Nato mise fine alla guerra d’indipendenza del Kosovo dalla Repubblica federale di Jugoslavia.

L’indagine di Williamson ha riscontrato le prove di omicidi, rapimenti, violenze sessuali e altri crimini, commessi non per iniziativa di singoli individui ma come parte di una strategia approvata dalla leadership dell’Uçk. “Il risultato è stato la pulizia etnica di gran parte delle popolazioni serba e rom dalle aree del Kosovo a sud del fiume Ibar, con l’eccezione di alcune enclave”, si legge nel rapporto.

Williamson afferma di avere “solide informazioni” che alcuni prigionieri dell’Uçk siano stati uccisi per poter espiantare e vendere i loro organi, ma al momento le prove a sostegno non sono sufficienti a formalizzare un’accusa. Il rapporto denuncia anche l’intimidazione sistematica dei testimoni.

Il rapporto non contiene i nomi degli accusati, ma tra questi dovrebbero esserci molti esponenti di spicco dell’Uçk che dopo la dichiarazione d’indipendenza nel 2008 hanno occupato le massime cariche politiche. Lo stesso primo ministro Hashim Thaçi era stato accusato da un rapporto realizzato da Dick Marty per il Consiglio d’Europa nel 2010 di essere coinvolto nel traffico di organi e in altre attività criminali.

Secondo il Guardian “le accuse di pesanti violazioni dei diritti umani potrebbero avere un profondo impatto sul futuro del Kosovo e sono imbarazzanti per gli Stati Uniti e i paesi dell’Europa occidentale, che hanno fornito un sostegno entusiastico alla leadership dell’Uçk durante e dopo la guerra”.

In ogni caso l’eventuale processo non comincerà prima dell’istituzione di un apposito tribunale speciale, che è già stata rimandata al 2015. Per creare il tribunale sarà necessario emendare la costituzione del Kosovo, il che richiede una maggioranza di due terzi in parlamento.

Gli accusati potrebbero usare la loro influenza politica per impedirlo, ma secondo Williamson questo potrebbe non essere nel loro interesse. In mancanza di un’azione da parte dell’Ue, a prendere l’iniziativa potrebbero essere le Nazioni Unite, un’ipotesi che per il Kosovo sarebbe molto peggiore.

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Il Kosovo e il traffico di organi, ecco i risultati dell’inchiesta

Presentato a Bruxelles il rapporto del procuratore Williamson sui crimini commessi in Kosovo dall'Uck all'indomani della guerra del 1998-99

30/07/2014

È stato presentato a Bruxelles il rapporto redatto dalla Sitf – Special Investigative Task Force – l’agenzia creata dall’Unione Europea per indagare sui crimini commessi dall’Uck subito dopo la fine della guerra in Kosovo del 1998-99, sulla base della documentazione presentata nel 2010 da Dick Marty, membro dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa.

I CAPI DI IMPUTAZIONE – Secondo il rapporto presentato dal procuratore Williamson, capo della Sitf, le responsabilità penali riguardano la realizzazione «di  una campagna di persecuzione diretta contro serbi, rom e altre minoranza del Kosovo, ma anche contro albanesi tacciati di collaborazionismo, o semplicemente perché oppositori politici». Gli atti materiali di cui gli imputati dovranno rispondere riguarderanno perlopiù reati quali omicidio, rapimento, detenzione illegali in campi di concentramento, abusi sessuali, e distruzione di edifici religiosi. Williamson non ha voluto fare nomi; restano quindi momentaneamente senza risposta le domande sull’effettiva imputazione di elementi di spicco dell’establishment kosovaro, quali ad esempio Ramush Haradinaj e Hashim Thaci. Quest’ultimo in particolare, attualmente primo ministro del Kosovo, veniva citato da Marty come «il più pericoloso dei bross criminali dell’Uck».

CRIMINI CONTRO L’UMANITÁ – Il carattere ampio e sistematico di tali crimini, si legge nel rapporto, giustifica l’apertura di procedimenti per crimini contro l’umanità nei confronti di diversi esponenti di spicco dell’Uck. Secondo Williamson è difatti evidente che tali crimini non siano inquadrabili come atti isolati compiuti da singoli, ma siano stati al contrarioperpetrati in maniera organizzata. Inoltre, sembrano certe anche le future presentazioni di accuse per crimini di guerra.

TRAFFICO DI ORGANI “SPORADICO” – In merito al traffico di organi, secondo Williamson il quantitativo di prove raccolte non è al momento sufficiente per perseguire tali crimini. Nonostante ci siano le «basi convincenti» per affermare che circa dieci prigionieri siano stati uccisi e i loro organi prelevati immediatamente dopo la fine della guerra del 1998-99, si tratterebbe di fatti isolati.

IL TRIBUNALE CHE NON ESISTE – Le indagini comunque proseguiranno, mentre le accuse comunque non verranno formalizzate fino alla creazione del tribunale speciale, verosimilmente per l’inizio del 2015. Il percorso di creazione del tribunale è però tutt’altro che chiaro: è difatti necessaria l’approvazione del parlamento kosovaro, dato che l’organo, seppur con sede all’estero – presumibilmente in Olanda – funzionerà all’interno della cornice legale del Kosovo. La problematica situazione politica in Kosovo, e la parziale riluttanza della classe dirigente albanese, potrebbero allungare ancora di più i tempi.

SENSO DI INGIUSTIZIA – Il rapporto ha trovato il disappunto dell’associazione delle famiglie delle vittime serbe. «A giudicare dalla condotta della comunità internazionale, il risultato è che i serbi si sono rapiti da soli, si sono rimossi i propri organi e poi si sono uccisi», ha affermato Milena Parlic, presidente dell’associazione. Il riferimento è alla disparità tra il numero delle vittime del traffico di organi enunciato da Williamson e quelli che risultano nei registri  dell’associazione, che tra l’altro coincidono grosso modo con la stima fatta da Carla Del Ponte, ex procuratore generale dell’Icty – il tribunale penale internazionale per i crimini commessi in ex Jugoslavia.

PROSPETTIVE FUTURE – Bisognerà attendere l’inizio del 2015 per avere un quadro più completo della situazione. Con la creazione del tribunale verranno formalizzate le accuse e annunciati gli imputati. Nonostante la leadership kosovara abbia più volte manifestato l’intenzione di boicottare il tribunale, le pressioni dell’Unione Europea, che ha posto la collaborazione con la struttura giudiziaria come condizione per il proseguimento del dialogo volto alla futura adesione del Kosovo all’organizzazione, potrebbero mettere a tacere le proteste. In Serbia, classe politica a parte, la fiducia nelle istituzioni giudiziarie occidentali rimane scarsa. Per la guerra del 1999, un atto di aggressione illegale in flagrante violazione della Carta delle Nazioni Unite, condotta senza l’autorizzazione del Consiglio di Sicurezza, nessun leader occidentale è stato citato in giudizio dall’Icty. Così come nessuna condanna è stata emessa contro esponenti di spicco dell’Uck, trasformatisi in poco tempo da terroristi a guerriglieri per la libertà degli alleati Stati Uniti.

                                                                                                                                                                                                                                                       Carlo Perigli
                                                                                                                                                                                                                                                            @c_perigli



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Kosovo: una leadership criminale


Gianmarco Pisa


È stata appena pubblicata (29 Luglio 2014, l'ennesima data da ricordare nella lunga e drammatica vicenda kosovara) la relazione finale delle indagini condotte da Clint Williamson, il pubblico ministero incaricato dall'Unione Europea delle indagini, durate tre anni, sulle grandi violazioni dei diritti umani commesse in Kosovo dopo l'aggressione NATO del 1999 (www.sitf.eu/images/Statement/Statement_of_the_Chief_Prosecutor_of_the_SITF_EN.pdf). Il rapporto è chiaro: il vertice politico-militare dell'UCK (la terroristica Armata di Liberazione del Kosovo, artefice della guerriglia separatista albanese-kosovara degli Anni Novanta) è responsabile di gravi violazioni dei diritti umani, pratiche di genocidio e violazioni e, per alcuni leader, si avanza formalmente la richiesta di “rinvio a giudizio” ritenendo opportuno e necessario il processo, a fronte della gravità delle accuse.

In merito al coinvolgimento delle singole personalità, il procuratore ne fornisce un profilo, senza attestare generalità: si tratta di “alti funzionari” dell'ex Esercito di Liberazione del Kosovo (UCK in albanese, KLA in inglese), molti dei quali hanno poi occupato posizioni di leadership politica e istituzionale dopo l'auto-proclamazione dell'indipendenza kosovara del 17 febbraio 2008,peraltro, a tutt'oggi, non ancora riconosciuta dalla comunità internazionale. Basti, per intenderci, ricordare che sono ex capi della guerriglia terroristica dell'UCK sia il premier uscente Hashim Thaci (detto “il serpente”) sia quello in pectore Ramush Haradinaj. Il fatto che, come si ricava dal rapporto, parte significativa delle accuse istruite dalla task force investigativa dell'UE (SITF-UE) riguardi figure di spicco, ancora attivamente impegnate nella politica kosovara, è di estrema ed allarmante gravità.

L'allarme non deriva solo dai “nomi” (che pure non vengono fatti) degli incriminati, quanto (forse soprattutto) dalla gravità delle accuse, che riguardano infatti crimini di guerra e contro l'umanità, tra cui omicidi, rapimenti, violenze sessuali e altri abusi contro serbi, rom e altre minoranze, soprattutto quelle considerate meno “collaborative” con la guerriglia separatista (la cui matrice etnica è, sin dalla sua costituzione, sempre stata rilevante e decisiva). Inoltre, in alcuni casi, sembra vi sia una sufficiente conferma del fatto che organi prelevati da prigionieri giustiziati siano stati fatti oggetto di tratta a scopo di lucro (traffico di organi umani), tuttavia le prove raccolte - a quindici anni di distanza ed a forza di un continuo e sistematico insabbiamento - non sono tali, sufficientemente concrete ed adeguatamente probanti, da poter imbastire un procedimento giudiziario sul caso.

Nella relazione Williamson stabilisce che l'inchiesta è stata resa difficile dalle continue intimidazioni dei testimoni, il che ha reso necessario assumere “provvedimenti per contrastare l'impatto delle intimidazioni sulle testimonianze”. Significativa la considerazione per cui, con ogni probabilità, “non esiste minaccia più grave di questa che possa compromettere lo “stato di diritto” in Kosovo e il suo progresso verso un futuro europeo”, cui la regione sembra infatti essere destinata, come dimostra il fatto che il Kosovo è nella lista dei potenziali candidati all'adesione europea e in procinto di formare un accordo di stabilizzazione, per entrare nel processo ASA, con la UE.

L'elenco dei crimini fatti oggetto dell'indagine è inquietante, in quanto include “uccisioni illegali, rapimenti, sparizioni forzate, detenzioni illegali nei campi (campi di prigionia e di segregazione) in Kosovo e Albania, violenza sessuale, altre forme di trattamento inumano e degradante, spostamenti di persone costrette a lasciare le loro case e le rispettive comunità, e dissacrazione e distruzione di chiese e altri siti religiosi”. Si menziona, di conseguenza, “la pulizia etnica di ampie porzioni delle popolazioni serbe e rom provenienti da quelle aree in Kosovo a sud del fiume Ibar”. Si attesta come convincente “la prova che questi crimini non siano stati atti di individui disonesti che abbiano agito di propria iniziativa, ma piuttosto siano stati condotti in modo sistematico ed organizzato e siano stati agiti ed ispirati da individui ai massimi livelli della dirigenza dell'UCK”. La diffusione di tali crimini dopo la guerra del 1999 giustifica dunque un procedimento per crimini contro l'umanità.

Crimini compiuti dalla stessa dirigenza criminale della stessa organizzazione UCK che ha attivato la secessione kosovara e che è stata ampiamente finanziata, armata e sostenuta dai paesi occidentali, responsabili dell'aggressione contro l'ex Jugoslavia, in primis USA e GB, ma tra i quali anche l'Italia. 



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Macedonia: scontri e tensione altissima tra la minoranza albanese e le altre comunità

Scritto da Enrico Vigna

Luglio 2014        

Forum Belgrado Italia

Il paese nuovamente percorso da violenze, incidenti e si annuncia una nuova formazione terroristica secessionista albanese.


Il verdetto ha fatto scatenare la minoranza albanese, che in diverse migliaia ha invaso le strade di Skopje lanciando pietre e mattoni contro la polizia davanti alla sede della Corte, gli agenti hanno risposto con gas lacrimogeni, idranti e granate assordanti, le proteste sono state lanciate con lo slogan "Vogliamo giustizia", per chiedere la liberazione di sei albanesi che sono stati condannati all'ergastolo, accusati dell'omicidio di cinque macedoni ( pescatori di un lago), nel giorno della Pasqua ortodossa nell'aprile 2012, nella periferia di Skopje.

Alil Demiri, Afrim Ismailovic, Agim Ismailovic, Fejzi Aziri, Haki Aziri e Sami Ljuta sono stati dichiarati colpevoli di terrorismo e di pluri omicidio. Mentre un altro imputato è stato assolto. Alil Demiri e Afrim Ismailovic sono stati condannati in contumacia perché sono scappati nel Kosovo, si trovano in stato di fermo e le autorità macedoni  aspettano ancora l’estradizione dei due omicidi. Questo attentato è stato considerato come il primo a sfondo islamista, nel paese, essendo i condannati tutti seguaci dell’islam radicale. Alle manifestazioni partecipano  anche molte personalità pubbliche come Ziadin Sela, sindaco di Struga e leader di una fazione della fazione radicale del  Partito Democratico Albanese (PDSH), ma anche altri politici albanesi. Le richieste dei manifestanti sono la liberazione dei sei albanesi, sottolineando che sono vittime di un processo orchestrato e che non sono i colpevoli. Le richieste chiedono anche le dimissioni del ministro degli Interni, Gordana Jankulovska, della procuratrice del caso, Gordana Gesovska e il rilascio immediato delle persone che sono state arrestate per aver partecipato alle proteste precedenti.

Nel paese crescono le preoccupazioni per il deterioramento delle relazioni interetniche e una crisi politica ormai annunciata, stante la situazione sociale e di tensione esplosiva, va ricordato che la minoranza albanese nel paese è un terzo della popolazione complessiva (2,1 milioni), ma non tutti sono schierati su posizioni radicali. La situazione si è aggravata a seguito della comunicazione di un altro processo per otto albanesi, che facevano parte delle proteste del 4 luglio a Skopje, arrestati in quell’occasione, dove ci sono stati violenti scontri con la polizia ed assalti contro istituzioni statali. La protesta era iniziata dopo la preghiera di mezzogiorno nella moschea nel quartiere albanese di Skopje denominato Cair, si è poi  trasformmata rapidamente in una dimostrazione violenta.

Le proteste erano iniziate con l’organizzazione di manifestazioni, da parte di gruppi albanesi, attraverso reti sociali contro la decisione del tribunale, ma da subito sono state inserite parole d’ordine secessioniste e inneggianti alla Grande Albania, trasformandosi in assalti e attacchi alla polizia ed alle istituzioni macedoni. Mentre i manifestanti diramavano messaggi come "Non siamo terroristi", venivano poi esposte bandiere di Al Qaeda.

 

Proteste si sono svolte anche in altre città macedoni, mentre manifestazioni di sostegno si sono svolte anche a Tirana e Pristina, dove tifosi locali hanno bruciato allo stadio la bandiera macedone.Il corteo per la città, capeggiato dai veterani di guerra kosovari dell’UCK, inalberava cartelli con slogan come "Skopje non é sola", “Unione con la Macedonia”, si é diretto verso l'ambasciata macedone, dove hanno bruciato la bandiera nazionale. I veterani kosovari hanno poi emesso un comunicato dove dicono che il verdetto "dimostra che la repressione degli albanesi continua anche nel 21 ° secolo ed é culminata in un processo mostruoso in cui gli albanesi sono stati condannati all'ergastolo senza alcuna prova. Come veterani di guerra esprimiamo la nostra disponibilità ad aiutare i nostri fratelli nell'ex repubblica jugoslava di Macedonia per tutto ciò di cui hanno bisogno, al fine di porre fine una volta per tutte alla repressione slava e chiediamo con forza che i nostri due fratelli non vengano estradati in Macedonia e venga loro ridata loro la libertà…", si leggeva nel comunicato.

Anche il leader del PDSH (Partito Democratico Albanese), Menduh Thaci, che dirige il più grande partito di opposizione albanese, ha chiesto l'immediato rilascio di tutti i manifestanti arrestati. A sua volta  il ministro degli Interni (MOI) ha detto che tutti coloro che hanno infranto l'ordine pubblico e usato la violenza nelle proteste, devono essere puniti secondo la legge. "Essi sono estremisti violenti, che hanno utilizzato le manifestazione per provocare incidenti e violenze. Sono stati identificati attraverso l'uso di telecamere. Abbiamo le prova che hanno usato violenza e dovranno affrontare la legge. In realtà vi è un tentativo di destabilizzazione della nostra Repubblica… ", ha dichiarato il ministro degli Interni, Gordana Jankulovska.

A rendere il quadro ancora più teso ed espolosivo è l’annuncio della nascita di una nuova formazione terrorista in Macedonia: l’Armata di Liberazione Skopje (Ushtria Çlirimtare e Shkupit). In un comunicato diramato ai media, essa minaccia che se i sei albanesi condannati nel caso "Monster" non sono liberati, inizierà le sue azioni colpendo la polizia. "Se i detenuti albanesi non saranno liberati, l'Esercito di Liberazione prenderà seri provvedimenti che vedranno eseguire attacchi massicci contro la polizia macedone", era scritto dal comando della formazione terroristica nel comunicato diramato.

L’Esercito di Liberazione Skopje è la quarta formazione armata che ha annunciato la sua presenza sul territorio della Macedonia dopo la fine della guerra nel 2001 e lo scioglimento ufficiale dell'Esercito di Liberazione Nazionale Albanese, che era stato guidato da Ali Ahmeti e Gëzim Ostreni, oggi politici istituzionali.  Oltre all’Esercito Nazionale Albanese, che aveva cessato di esistere dopo l'azione delle forze speciali di polizia macedoni nel villaggio di Brodec alla fine del 2007, vi erano poi state apparizioni occasionali di un Esercito di Liberazione dell’Ilirida insieme ad altri gruppi insignificanti, più che altro presenti in Internet. L'emergere dell'Esercito di Liberazione Skopje preoccupa in Macedonia perché si inserisce nell'aumento delle tensioni dopo la condanna dei sei albanesi all'ergastolo per terrorismo e l'omicidio dei cinque macedoni nel caso denominato "Monster".Ali Ahmeti, leader del partito albanese Unione democratica per l'integrazione (DUI), che partecipa alla coalizione di governo in Macedonia, di fronte al crescere dei disordini e delle violenze che si moltiplicano nel paese, si è dissociato dalla linea dura del premier Gruveskly e chiede un nuovo processo e una presentazione pubblica delle prove che hanno portato alla condanna all'ergastolo per terrorismo dei sei albanesi.

Dopo gli ennesimi disordini causati dalle proteste albanesi, il primo ministro macedone Nikola Gruevski ha annunciato una linea di fermezza e durezza contro le violenze e i violenti. Grueski ha fatto sapere che d'ora in poi adotterà la politica della fermezza : "…Rispettiamo le proteste pacifiche come in ogni paese democratico ma nessuno e da nessuna parte potra  più appoggiare le proteste nelle quali viene usata la violenza come metodo, lo Stato non permetterà più che le manifestazioni di piazza degenerino fino a pregiudicare gli interessi del popolo macedone e delle istituzioni…“.

A sua volta il presidente del Partito Democratico dei Serbi in Macedonia, Ivan Stoilković, ha dichiarato che queste proteste non hanno nulla a che fare con i diritti degli albanesi.

“…L’acclamazione della Jihad e dalla cosiddetta “grande Albania” non ha niente a che fare con i diritti violati degli albanesi in Macedonia, ha dichiarato, aggiungendo che: “… in nessun altra parte del mondo gli albanesihannoo diritti e privilegi come in Macedonia.” Nell’intervista ad un quotidiano di Francoforte sul Meno, Stoilković ha aggiunto che “…gli albanesi credono ancora di poter ammazzare senza conseguenze. Negli ultimi anni in Macedonia ci sono state diverse manifestazioni dei cittadini di etnia albanese… Anche se annunciate come proteste civili e pacifiche, esse si trasformano sempre in una parata dell’islam radicale.”, ha dichiarato Stoilković.



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Sulla riorganizzazione dell' UCK macedone:


УЧК НА ГОТОВС: Спремни сме со сите капацитети да помогнеме на нашите браќа во Бившата Југословенска Македонија

juli 8, 2014

“Ја изразуваме нашата подготвеност како воени ветерани, да им помогнеме со сите наши капацитети на нашите браќа во Македонија, со цел еднаш засекогаш да се стави крај на словенската репресија” – стои во соопштението на УЧК, пренесува Tetovasot.

Проблемот на Албанците во Југословнеската Република Македонија не постои од сега, односно од почетокот на протестите против монтираниот политички случај “Монструм”, тој постои од 1912 година кога Српското кралство ги проголта албанските територии на сила и направи словенска држава – велат од терористичката организација.
“Во текот на Титовото владеење, Југославија формираше вештачка држава и народ, наречен Македонија и Македонци, со кое име се нарекувале јужните словени кои немаат никаква врска со тоа, ниту историски ниту по однос на социјалните обичаи и традиции”
Со македонскиот шовинизам, се осигура албанските територии да се доверат на словенскиот вештачки створен народ наречен македонци, со цел да бидеме малцинство во сопствената земја. Затоа се направи отпор на албанците, кој кулминираше во војна – се вели во комуникето на УЧК.
Сепак оваа војна според УЧК не предизвика никакво подобрување, односно албанците повторно биле излажани поради шовинистичката политика на Македонија поддржана од Србија и од немањето капацитет или заинтересираност на меѓународниот фактор.
Ситуацијата во Македонија е парадокс. Во градот Скопје, кој е главен град од 1945 година на оваа вештачка творба која се нарекува Македоија, се употребуваат илирски симболи и се величи илирскиот император Александар Велики како македонски.
“Им стоиме на располагање на нашите браќа во Македонија во секој момент, со сите расположливи ресурси да го дадеме нашиот доприност во бробата против словенската репресија еднаш засекогаш.” – пренесува Tetovasot.


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Sulla pratica di tagliare la testa ai nemici da parte dei terroristi dell'UCK si veda:

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Kosovo, arrestati 40 jihadisti / Kosovo, uhapšeno 40 džihadista
Arrestohen 40 të dyshuar për radikalizëm (Bota Sot | 11.08.2014)

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dalla pagina Facebook di "SFR Jugoslavija - SFR Yugoslavia", 10 avg 2014

Još jedan Albanac sa Kosova poginuo boreći se u redovima radikalnih islamista u Siriji. Patriot Matoši bio je učenik gnjilanske medrese i miljenik lokalnog imama Zekrije Ćazimija. Smena na čelu albanskih dobrovoljaca u ISIL-u.
Patriot Matoši, Albanac iz Gnjilana, ubijen je snajperskim hicem negde na ratištu u Siriji, objavili su džihadistički portali, ne otkrivajući druge detalje.
Prištinski mediji navode da je Matoši, pre odlaska u Siriju bio učenik gnjilanske medrese, odnosno "miljenik lokalnog imama Zekrije Ćazijima".
Navode, takođe, da je "kasapin" Lavdrim Mudžaheri, koji je postao poznat pošto je na internetu objavio fotografije egzekucije dečaka u Siriji, smenjen sa mesta komandanta albanskih boraca.
Na njegovo mesto postavljen je Ridvan Hakifi.
U redovima radikalnih islamista u Iraku i Siriji bori se nekoliko stotina dobrovoljaca sa Balkana, uključujući i oko 150 Albanaca.

Vritet xhihadisti shqiptar nga Gjilani (10/08/2014)

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dalla pagina Facebook di "Treća Nina Madon", 31/7/2014

Lavdrim Muhaxheri, 24 anni, kosovaro, mentre sgozza un ragazzino in Siria. In passato ha già lavorato per la NATO in Kosovo nella KFOR e in Afganistan nell'ISAF


MONSTRUM: Šiptar sa Kosova objavio sliku na kojoj odseca glavu čoveku u Siriji (FOTO) (VIDEO)

30/07/2014 - Ovaj Kosovar iz Kačanika je pozivao druge Albance da mu se pridruže u ratu u Siriji, pa se veruje da je zločin počinjen upravo u toj zemlji
Lavdrim Muhadžeri (24), najpoznatiji kosovski pripadnik ISIS-a, Islamske države u Iraku i Siriji, na svom Fejsbuk profilu šerovao je fotografije na kojima je zabeležio odsecanje glave jednom čoveku.
Ovaj Kosovar iz Kačanika je pozivao druge Albance da mu se pridruže u ratu u Siriji, pa se veruje da je zločin počinjen upravo u toj zemlji.
Ovaj terorista je već privukao pažnju javnosti, kada je prošlog meseca zapalio svoj kosovski pasoš. Ovog puta je ipak prešao sve granice.
On je pozvao sve Albance da iscepaju svoje pasoše, kako bi ukazali da us jednaki pred Alahom. Komandant jedinice Albanaca u sastavu Al-Kaidine grupe Al Nusri u okolini Alepa radio je nekoliko godina za KFOR, posle čega je angažovan od strane NATO snaga u Avganistanu, piše albanski list „Gazetaekspres“.
(Telegraf.rs / Izvor: Saaf.ba)






USPEŠNO ZAVRŠEN DRUGI ANTIFAŠISTIČKI KAMP: 8.-11. AVGUST, BARAJEVO

Tuesday, 12 August 2014 - U Barajevu je okončan četvorodnevni Drugi Antifašistički kamp organizovan u saradnji Gradskog odbora SUBNOR-a i Saveza komunističke omladine Jugoslavije uz podršku lokalne samouprave Gradske opštine Barajevo i lokalne organizacije Mladih socijalista.  Drugi Antifašistički letnji kamp održan je u Barajevu od 8. do 11. avgusta.
Kamp su otvorili uz prisustvo učesnika, lokalnih vlasti i predstavnika ambasade Venecuele u Srbiji predsednik gradskog odbora SUBNOR-a Bora Ercegovac i rukovodilac kampa Aleksandar Đenić.

Predsednik GO SUBNOR-a Beograda, Bora Ercegovac, na početku zahvalio se svima koji su pomogli da se kamp organizuje, u prvom redu lokalnoj samoupravi i izrazio posebno zadovoljstvo na velikom odzivu mladih ljudi koji su želeli da uzmu učešće u radu ovogodišnjeg Antifašističkog kampa. Izrazio je nadu da će ovaj kamp zaista postati tradicionalna manifestacija koja će iz godine u godinu po svom kvalitetu i masovnosti biti bolja i bolja, poprimiti internacionalni karakter i biti opšte prepoznatljiva. On je posebno pozdravio i zahvalio se ambasadorki Venecuele u Srbiji Dia Nader de El Andari i mladim antifašistima iz redova Komunističke omladine Grčke (KNE) koji su učestvovali u radu kampa. 

Aleksandar Đenić, prvi sekretar SKOJ-a, vidno zadovoljan na samom otvaranju poželeo je uspešan rad kampa izražavajući svoje uverenje da antifašistički kamp postaje sve više prepoznatljiv, ali da je neophodno nastaviti sa negovanjem antifašističkih tradicija uvek i na svakom mestu, poštujući slavnu i herojsku borbu naših partizana i njihovog posleratnog žrtvovanja na obnovi i izgradnji jedne drugačije i bolje budućnosti. 
Barajevo kao mesto održavanja kampa nije izabrano slučajno. Upravo ovoj opštini pripada selo Vranić koje je poprište jedno od najzverskijih četničkih zločina. Podsećanja radi, u noći između 20. i 21. decembra 1943. godine, četnici Draže Mihailovića okupili su se u susednom selu Jasenku i, podeljeni u tri grupe, mučki su upali u selo Vranić i zverski, na spavanju, poklali čitave porodice parti-zanskih saradnika. Epilog ovog stravičnog četničkog zločina su 68 srpskih žrtava, među kojima: 35 žena, 7 lica starijih od 60 godina, 15 dečaka i devojčica mlađih od 17 godina. Među njima najmlađa Katarina Ilić, petomesečna beba, bila je jedno od dvoje dece koja su ubijena u svojim kolevkama. U Barajevu je sahranjena i dr Saša Božović, partizanski lekar, hmanista, pisac i nosilac Partizanske spomenice. Čitaocima starijih generacija najpoznatija je kao autor knjige "Tebi, moja Dolores" , koja je 1980. proglašena za najčitaniju knjigu u bibliotekama Srbije, i dostigla tiraž od 70.000 primeraka. Knjiga potresno i slikovito govori o ratnom vremenu (1941-1945) iz perspektive učesnika partizanskog pokreta dajući uverljivu, potresnu priču o ljudskoj patnji, bolu, nesreći, ljudskoj potrebi za slobodom i borbi za njoj.

Osnovni cilj kampa bio je dizanje antifašističke svesti, posebno među mladim ljudima koji su izloženi sveopštoj političkoj, ekonomskoj, kulturnoj i obrazovnoj degradaciji. Mladim ljudima se preko medija, zvaničnih institucija, škola, fakulteta itd. servira lažna istorija, u kojoj se neretko oslobodioci nazivaju okupatorima i zločincima, dok se sa druge strane naci – fašistički okupator, kao i kolaboracionisti, rehabilituju, kako bi se predstavili kao nevine žrtve.
Ambasadorka Venecuele u Srbiji Dia Nader de El Andari imala je posebno zadovoljstvo da svojim izlaganjem otvori rad kampa. Ona je naglasila da je ugodno iznenađena radom kampa i pozivom da doprinese njegovoj što uspešnijom realizaciji. Govoreći o Venecueli izjavila je da Vlada Republike Venecuele, sada sije plodove eksploatacije nafte. Što znači, da konačno dolaze na naplatu beneficije od prodaje nafte. I to se radi na društvenom, političkom i ekonomskom polju. Iskorenili smo ekstremno siromaštvo i to smatramo za našu najveću pobedu. Priznanje je došlo i od strane Ujedinjenih nacija, koji su 2010. godine proglasili Venecuelu prvom državom u svetu, koja je ispunila "milenijske ciljeve", što pre svega podrazumeva smanjenje siromaštva, povećanje postotka zaposlenih u zemlji, povećanje pristupnosti obrazovanju, povećanje ekonomskog razvoja i borbu protiv bolesti koje dolaze kao posljedica nehigijene, dodajući da se Venecuela nije opila uspesima već nastavlja svoju borbu za izgradnju drugačije Venecuele i Latinske Amerike. 
Tokom trajanja kampa održano je desetak radionica, različite kulturne i sportske aktivnosti uz učešće brojnih gostiju predavača iz zemlje i inostranstva. 
Kamp su prezentacijama upotpunili gosti iz Komunističke omladine Grčke Konstantina Papi i Nikoleta Theognostou. One su imale priliku da učesnike kampa upoznaju sa nizom posledica ekonomske krize u Grčkoj koja se odrazila i na jačanje neofašizma koje se direktno odražava u uspesima koje je na parlamentarnim izborima postigla neofašistička organizacija Zlatna zora. One su izrazile nadu da sveukupna situacija u Srbiji neće izroditi slična dešavanja i požela je dalje uspehe SUBNOR-u i SKOJ-u. 

Dr Ljiljana Bogoeva Sedlar u okviru svog predavanja mladim antifašistima govorila  je o ulozi radija u oslobodlačkim pokretima i savremenim načinima promovianja antifašizma među mladima. Mladi reditelj Kosta Ristić imao je priliku da mladima približi pozorište kao jedan od načina borbe protiv fašizma, dok je reditelj Vladimir Perišić govorio o filmu kao načinu pobune i otpora protiv svih oblika povampirenja fašizma i istorijskog zaborava.  Učesnici i posetioci kampa su mogli da uživaju u izložbi "Otvoreni antifašizam" i da se upoznaju sa antifašističkim jugoslovenskim i sovjetskim posterom, kao i da vide neke od neobičnih i zanimljivih fotografija iz svakodnevne borbe i života jugoslovenskih partizanki i partizana. Takođe,  i da vide fotografije koje svedoče o kolaboraciji ustaških i četničkih formacija sa naci-fašističkim okupatorom.  Učesnici i posetioci imali priliku i da vide kako je izgledala fašistička propaganda i fašistički posteri. Antifašistiki kamp upotpunjen je i predavanjem Ane Milovanović koja je govorila o performansu i mogućnostima koje on pruža u svakodnevnoj promociji značaja antifašizma.
Mladi antifašisti, učesnici kampa, dali su i svoj konkretan društveni doprinos i u stilu nekadašnjih radnih akcija organizovali akciju uređenja dečijeg igrališta u Barajevu, što je naišlo na veliki odjek pozitivnih reakcija i oduševljenje stanovnika Barajeva, posebno onih najmlađih.
Na Drugom antifašističkom kampu Istaknuto je da je fašizam najveće zlo koje je zadesilo čovečanstvo. To zlo, već jednom pobeđeno u burnom XX veku, dobija nanovo plodno tlo za povampirenje u ništa spokojnijem XXI veku. Rehabilitacija fašizma koja se agresivno i na razne načine odvija u Srbiji, ali i na prostoru bivše SFRJ može izazvati nova krvoprolića, a njegovo očigledno buđenje i posledice toga možemo danas videti u mnogim zemljama, Grčkoj, Mađarskoj, Nemačkoj, a najkatastrofalnije posledice svakako u Ukrajini. Kriza kapitalizma, egzistencijalni sunovrat, apatija i beznadežnost su osnove tog plodnog tla za bujanje ideologije koja se i pojavila u sličnim okolnostima u prošlom veku. Stoga je jedan od bitnih elemenata borbe mladih danas upravo antifašistička borba na različitim poljima. Antifašizam je bio i ostao progresivna civilizacijska, slobodarska i kulturna tekovina koja mora ostati ugrađena u sadašnjost i budućnost naše zemlje.
 
Narodnooslobodilački rat (NOR) i posleratnu izgradnju upravu su najvećim delom izneli mladi ljudi, koji su stvarili društvo koje je prethodnim generacijama bilo nezamislivo. Zato kamp i jeste bio primarno, ali ne isključivo, posvećen mladim ljudima. Mladi su upravo na ovom kampu dobili priliku da se upoznaju sa borcima NOR-a koji su izneli svoja sećanja, utiske i pouke iz nemilosrdne borbe koju su vodili i trijumfalno okončali.
Borba protiv fašizma nikada nije završena, ona  nema alternativu. Ta borba i u našem društvu danas dobija novi smisao i novu aktuelnost.



(english / deutsch / italiano)

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0) NEWS: Convoglio umanitario russo / Donetsk come Stalingrado / Situazione umanitaria allarmante
1) Chi di sanzioni ferisce… (Giulietto Chiesa)
2) La ploutocratie occidentale s’en va en guerre… à l’ours (Pepe Escobar)
3) Gli Usa e i clan dietro alla guerra civile in Ucraina (Fabrizio Poggi)
4) NATO STANDS BY UKRAINE: Secretary General in Kiev / Il Canada inizia la fornitura di attrezzature militari in Ucraina / NATO plane arrives in Ukraine with $4.5 mn worth of military aid
5) Ukrainian Nazis and the ‘Commissar Order’ (Victor Shapinov / Borotba)


Leggi anche / read also:

Posljedice ruskih sankcija po Crnu Goru (Srđan Janković, 07.08.2014)

Ukraine crisis: the neo-Nazi brigade fighting pro-Russian separatists (By Tom Parfitt, The Telegraph, 11 Aug 2014)
Kiev throws paramilitaries – some openly neo-Nazi - into the front of the battle with rebels…

Ignoring Ukraine: Is Mass Murder America's Legacy to the World? (6/lug/2014)

Strage di Odessa. I pompieri lasciarono che gli antifascisti bruciassero vivi
Luca Fiore, 11 Agosto 2014

Margarita Zeidler, volontaria tedesca nella milizia popolare: se il Donbass verrà sconfitto i fascisti potranno perseguire l'obiettivo finale, che è Mosca
Маргарита Зайдлер: Конечная цель фашистов - не Донецк, а Россия
http://www.kp.ru/daily/26267.5/3145047/

In Donbass the memory monument to heroes of the Second World War is destroyed
На Донбассе уничтожен монумент памяти героям ВОВ.
TEXT AND VIDEO: http://tvzvezda.ru/news/vstrane_i_mire/content/201408100222-r7i7.htm

Ukraine Crisis | Ukr. Govt. Turning Their Soldiers Into Drug Addicts | English Subtitles (10/ago/2014)
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=oPXpEplMVCU

Le sanzioni di Putin bloccano gli scambi Verona-Mosca (V. Zanetti, L'Arena 09.08.2014)
Stop all'ortofrutta sulla piazza scaligera: a rischio 50 milioni Giomaro: «Per aggirare i divieti  si pensa ad una base in Serbia»
http://www.larena.it/stories/Economia/824577_le_sanzioni_di_putin_bloccano_gli_scambi_verona-mosca/

Kiev Looks for Cannon Fodder (Vladislav Gulevich)
http://rickrozoff.wordpress.com/2014/08/08/kiev-looks-for-cannon-fodder/

Con l’Ucraina antifascista, sostegno del PC alla carovana della Banda Bassotti (9 agosto 2014)
http://www.comunistisinistrapopolare.com/2014/08/09/con-lucraina-antifascista-sostegno-del-pc-alla-carovana-della-banda-bassotti/

NO to outlawing the Communist Party of Ukraine / NO alla messa fuorilegge del Partito Comunista d’Ucraina
http://www.marx21.it/internazionale/area-ex-urss/24392-no-alla-messa-fuorilegge-del-partito-comunista-ducraina.html

New Communist Party of Yugoslavia,  Solidarity with the CPU: Fascism will not pass

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Bruxelles contro Mosca: nessuna missione umanitaria nel Donbass (Redazione Contropiano, 11 Agosto 2014)

Lavrov: l'azione umanitaria nel sudest è stata concordata con Kiev e la Croce Rossa internazionale (11/8/2014)

Vladimir Putin: la Russia invia in Ucraina un convoglio umanitario (11/8/2014)

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Donetsk è accerchiata: «Faremo come a Stalingrado» 

di Fabrizio Poggi - su Il Manifesto del 10.8.14

Sempre più tragica la situazione nel bacino del Donbass. Secondo Ria Novosti, il primo ministro della Repubblica popolare di Donetsk, Aleksandr Zakharcenko, nel riconoscere che Donetsk è completamente circondata comunica che le milizie non intendono arrendersi e, «come a Stalingrado» combatteranno fino all’ultimo. Già nella prima parte della giornata la città era stata bombardata due volte e un civile era morto. Si era parlato anche dell’ingresso delle truppe governative a Krasnij luch, con il completo accerchiamento di Donetsk; ma in serata le milizie hanno ripreso il controllo della cittadina e Andrej Purghin, vice primo ministro, ha dichiarato che «Donetsk è da tempo assediata, ma non bloccata ed è aperto il corridoio di Makeevka» da cui fuggono i civili. A Lugansk - da 8 giorni senza luce né acqua; il 7 agosto bombardata per 22 ore continue - una bimba di 6 anni è stata uccisa delle artiglierie, mentre, come confermano anche gli osservatori Osce, i familiari seppelliscono le vittime nei propri orti. Sul fronte della guerra di nervi (pare cercarsi un casus belli), la marina rivela che forze antisommergibile hanno scoperto fatto allontanare nel mar di Barents un sottomarino della marina Usa.

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L’Onu: in Ucraina situazione umanitaria allarmante (Franco Fracassi, 10 agosto 2014)
Quasi novecentomila rifugiati, un quinto della popolazione che da quattro mesi è coinvolta, suo malgrado, nella guerra. Il conto dei morti sale a 1.367. Gli ospedali al collasso, il settanta per cento di medici e infermieri sono fuggiti…
http://popoffquotidiano.it/2014/08/10/lonu-in-ucraina-situazione-umanitaria-allarmante/

Ucraina: i golpisti bombardano Donetsk e Lugansk, catastrofe umanitaria
Marco Santopadre, 10 Agosto 2014
http://contropiano.org/internazionale/item/25720-ucraina-i-golpisti-bombardano-donetsk-e-lugansk-catastrofe-umanitaria


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Chi di sanzioni ferisce…

di Giulietto Chiesa, 11/08/2014

Mosca risponde alle sanzioni con sanzioni di ritorno. È una svolta clamorosa, senza precedenti. Indica che Putin non intende arretrare di un solo passo. Chiuse, per un anno, tutte le importazioni di ogni tipo di generi alimentari da Stati Uniti, Europa, Australia, Canada, Norvegia. Niente più importazioni di carne, pesce, latte e latticini, frutta e verdura. Gli USA perdono poco, ma gli europei perdono molto. A occhio e croce una ventina di miliardi di €.

I più colpiti sono la Polonia, l'Italia, il Belgio, l'Olanda, la Spagna. L'Italia potrebbe rimetterci circa un miliardo di €. Grazie Matteo, ottimo lavoro. Firmato Kerry. La Russia ha ricevuto un colpo duro dalle sanzioni occidentali e risponde con un colpo duro, che ricade soprattutto sugli europei. Così imparano a fare meglio i loro conti. E Putin si rivolge non solo ai paesi amici del BRICS, ma soprattutto all'America Latina. Brasile, Cuba, Nicaragua, Cile, Argentina, Venezuela, Uruguay, Bolivia. Non sarà facile, ma servirà a incentivare la produzione interna e a farsi nuovi partner commerciali.

La Russia ha i mezzi per pagarsi l'isolamento in cui gli USA stanno cercando di chiuderla. In ogni caso Mosca dimostra di ragionare in termini non meno globali di quelli americani. I toni di Putin restano calmi e freddi, ma la sostanza dello scontro si fa molto dura. E altre contro-sanzioni si annunciano (se Washington insisterà): Mosca annuncia che chiuderà il suo spazio aereo a tutte le compagnie occidentali che lo attraversavano da ovest all'estremo oriente. Niente più sorvolo della Siberia. E Kiev si vede vietato il passaggio dei suoi aerei.

Misura che saranno costose per tutti, anche se la Russia ci perderà qualcosa. Ma a quanto pare Mosca è convinta che si sta andando a una confrontazione drammatica e anticipa le proprie intenzioni: risponderemo colpo su colpo.

"C'è una guerra all'orizzonte", ha detto un portavoce di Putin dopo la sentenza di un incompetente tribunale olandese che ha intimato alla Russia la restituzione di 50 miliardi a Khodorkovskij, il miliardario oligarca ex proprietario della Yukos, "cosa volete che conti quella sentenza"?

Mosca e Pechino sembrano ormai convinte che l'America non ce la fa più a tenere in riga il mondo intero. E la stessa America appare divisa. Obama soffre di un impressionante rating di impopolarità: solo il 40% dei suoi sudditi lo approva. Chi dirige l'orchestra di guerra sono i neocon americani, che di Obama se ne infischiano e stanno preparando lo show-down a partire dall'Ucraina. Poroshenko, il loro uomo, annuncia che, una volta demoliti i terroristi filo russi (così li chiama) partirà all'assalto della Crimea. E lì Putin non starà a guardare e metterà a terra tutta l'aviazione ucraina. Non saranno fuochi d'artificio. Ma intanto l'esercito di Kiev sta subendo gravi colpi sul piano militare. Dunque a Mosca si attendono altre provocazioni nelle prossime settimane. Le sanzioni russe di oggi sono il preavviso alla Nato: "State attenti, perché noi risponderemo".

Si sarà notato che è calato il silenzio sul Boeing malaysiano abbattuto. Sono già passate due settimane e gli esperi occidentali tacciono. Si cerca di coprire, finchè si può, un enorme scandalo che sta per scoppiare. E se fosse vero che il Boeing fu abbattuto da un caccia ucraino? Come spiegare al mondo e agli europei, che Kiev e Washington hanno mentito? Come farà l'Europa a riconoscere di avere sostenuto un governo di terroristi nazisti? Ecco spiegato il silenzio, anche perché le scatole nere ci sono, e sono intatte. E le foto dei rottami dell'aereo, già analizzate in alta definizione da centinaia di esperti, proprio questo dicono.

Ma non finisce qui. Putin ha accettato di prolungare per tre anni la richiesta di asilo di Edward Snowden. E le rivelazioni di Snowden ci dicono che il leader proclamato del Califfato dello Stato Islamico dell'Irak e del Lavante (ISIL), tale Al Baghdadi, fu prigioniero di Guantanamo Bay dal 2004 al 2009, e fu assunto dai servizi USA e dal Mossad come loro collaboratore. I soldi dell'ISIL sono sauditi e katarioti, ma la mente è americana. E anche l'attacco israeliano contro Gaza - la fonte è ancora Snowden - è stato pianificato anche grazie a finanziamenti erogati da Washington.

Insomma, dietro ogni punto caldo c'è la NSA, anche se i media occidentali la mettono sul lacrimoso e l'umanitario, fingendo stupore, commiserazione e cordoglio per il massacro di vicili a Gaza. Putin ha detto una frase significativa nei giorni scorsi: "Noi vediamo bene quello che sta accadendo". Detta per chi doveva sentire. Cioè, non siamo distratti, ci prepariamo. Suggerirei di credergli, almeno su questo punto. Le regole, in tutta questa brutta storia non le ha rotte lui. E buon viaggio intorno al sole, visto che per ora la Terra gira.

Giulietto Chiesa



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La ploutocratie occidentale s’en va en guerre… à l’ours

Pepe Escobar

9 août 2014

Le statu quo de l’après-guerre froide en Europe de l’Est, sans parler de l’Europe de l’Ouest, est maintenant mort et enterré.

Pour la ploutocratie occidentale, le 0,00001 % au sommet de la pyramide, les véritables Maîtres de l’Univers, la Russie est la récompense ultime : un immense trésor regorgeant de ressources naturelles, de forêts, d’eau limpide, de minéraux, de pétrole et de gaz naturel. De quoi procurer à tout amateur du jeu de guerre orwellien-panoptique au sein de la NSA et de la CIA des moments de pure extase. Mais comment va-t-on s’y prendre pour bondir sur la proie et tirer profit d’un butin aussi impressionnant ?
C’est ici qu’entre en scène le globoflic Otan. Tout juste après avoir reçu, sans aucun égard, un coup de pied à son arrière-train collectif par des guerriers montagnards armés de kalachnikovs, l’Organisation du traité de l’Atlantique Nord amorce rapidement un « pivot » vers la Russie, le même sempiternel jeu déjà proposé par Mackinder et Brzezinski. La feuille de route sera établie au cours du sommet de groupe au début de septembre au pays de Galles.
Dans l’intervalle, la tragédie du vol MH17 est en train de se métamorphoser rapidement. En conjuguant les constatations sur place d’un observateur de l’OSCE canadien (dans la vidéo à écouter attentivement indiquée en note [1]) à l’analyse d’un pilote allemand indiquée en note [2], il est fort probable que ce soit le feu d’un canon automatique de calibre 30, dont les SU-25 ukrainiens sont équipés, qui a touché le cockpit du vol MH17, entraînant une décompression massive et l’écrasement de l’avion.
Aucun missile donc, pas même de R-60M air-air, et encore moins de missile BUK (l’objet de toute la manipulation frénétique initiale des Américains). La nouvelle explication possible est corroborée par des témoins sur place interviewés dans le dorénavant fameux reportage de la BBC « effacé » [3]. Bref, une opération sous fausse bannière planifiée par les États-Unis et mal exécutée par Kiev. On imagine à peine les répercussions géopolitiques d’une ampleur tectonique si la fausse bannière venait à être intégralement dévoilée.
La Malaisie a remis les enregistrements de vol au Royaume-Uni, autant dire à l’Otan. Il faut donc s’attendre à ce que la CIA les manipule. Le vol AH5017 d’Air Algérie s’est écrasé après le vol MH17. Pourtant, l’analyse s’y rapportant a déjà été rendue publique. Pourquoi donc l’analyse et la manipulation des boîtes noires du vol MH17 prennent-elles tant de temps ?
Le jeu des sanctions lui, se poursuit. La Russie demeure coupable, sans la moindre preuve, et doit être punie. L’UE suit aveuglément la voix de son maître et a adopté à l’encontre de la Russie toutes les dures sanctions qui faisaient l’objet des discussions des pays membres la semaine dernière.
Il y a pourtant des échappatoires. Moscou aura un accès limité aux marchés transigés en dollars US et en euros. Les banques que possède l’État russe ne peuvent plus vendre d’actions et d’obligations à l’Occident. Pourtant, la Sberbank, la plus importante de Russie, n’est pas sanctionnée.
À court et moyen terme, la Russie devra s’autofinancer. Mais les banques chinoises peuvent facilement en lieu et place effectuer ce genre de prêt. Il ne faut pas oublier le partenariat stratégique entre la Russie et la Chine. C’est comme si la Russie avait besoin d’une nouvelle preuve que la seule façon de procéder, c’est de faire de plus en plus abstraction du système basé sur le dollar US.
Les pays membres de l’UE vont souffrir, et pas à peu près. BP a une participation de 20 % dans Rosneft et rue déjà dans les brancards. Exxon Mobil, Statoil (Norvège) et Shell seront aussi affectés. Les sanctions ne touchent toutefois pas l’industrie gazière. Si cela avait été le cas, la stupidité contre-productive de l’UE aurait été propulsée à des sommets intersidéraux. La Pologne, qui blâme Moscou de manière hystérique pour à peu près tout ce qui se passe sous le soleil, reçoit environ 80 % de son gaz de la Russie. Les pays baltes, qui sont tout aussi vindicatifs, et la Finlande, dépendent de la Russie à 100 %.
L’interdiction qui frappe les produits à double usage (civil et militaire) affectera sérieusement l’Allemagne, le principal pays exportateur de l’UE à la Russie. En matière de défense, le Royaume-Uni et la France vont écoper. Le Royaume-Uni n’a rien de moins que 200 permis de vente d’armes et de dispositifs de lancement de missiles à la Russie. Puis la vente des navires d’assaut Mistral à la Russie, un contrat de 1,2 milliard d’euros (1,6 milliard de dollars US) ira de l’avant.

Pendant ce temps, sur le front de la diabolisation…

La manipulation des faits de la Associated Press, qui passe pour des « analyses », est distribuée dans les journaux du monde entier : une collection de clichés [4] en quête désespérée d’une thèse. Dmitri Trenin [5], du Carnegie Moscow Center, soucieux de la main qui le nourrit, dit quelques vérités, mais a presque tout faux. David Stockman [6] a au moins le mérite de déconstruire les mensonges de l’État va-t-en-guerre.
Mais c’est à Sergei Glazjev [7], conseiller économique de M. Poutine, que revient la palme de la franchise. Une de ses principales thèses est que les entreprises européennes devraient veiller scrupuleusement à leurs intérêts au moment même où les États-Unis cherchent à « déclencher une guerre en Europe et une Guerre froide contre la Russie ».
Mais c’est la vidéo indiquée en note [8] qui est une véritable bombe, livrée par M. Glazjev de façon calme et posée. Écoutez-la attentivement. Une réévaluation détaillée des propos de M. Glazjev, qui remontent maintenant à des semaines, de pair avec certains commentaires pertinents indiqués en note [9], mènent tout droit à l’inévitable conclusion : des secteurs clés de la ploutocratie occidentale veulent une guerre encore mal définie avec la Russie. Ce que confirme d’ailleurs le Saint-Graal du journalisme [10], qui ne fait confiance en rien tant que ce n’est pas officiellement démenti.
Le plan A de l’Otan consiste à installer des batteries de missiles en Ukraine, dont il est d’ailleurs question en détail en cette période préparatoire au sommet de l’Otan début septembre au pays de Galles. Il va sans dire que si ce projet va de l’avant, la ligne rouge de Moscou sera franchie, et de loin, car il laisse entendre une capacité de première frappe contre les zones frontalières de l’ouest de la Russie.
Dans l’intervalle, le plan A à court terme de Washington est de créer un fossé entre les fédéralistes de l’est de l’Ukraine et la Russie. Ce qui implique un financement progressif direct en faveur de Kiev, parallèlement à la levée et à l’armement massif, par l’entremise de conseillers américains déjà sur place, d’une force armée de substitution imposante (comptant près de 500 000 membres d’ici la fin de l’année, selon les projections de M. Glazjev). Les résultats sur le terrain seraient de confiner les fédéralistes à une zone très restreinte. Le président ukrainien Petro Porochenko a annoncé officiellement que cela devrait se faire d’ici le début septembre, sinon à la fin de 2014.
Aux États-Unis et dans une bonne partie de l’UE, une monstruosité grotesque a pris de l’ampleur, soit de dépeindre M. Poutine comme un nouveau Oussama Ben Laden stalinien. Jusqu’à maintenant, sa stratégie par rapport à l’Ukraine a été de faire de lui un Vlad Lao Tseu, en faisant preuve de patience tout en observant le gang de Kiev se mettre les pieds dans les plats [11], et en essayant de trouver une solution politique de manière civilisée avec l’UE.
Un revirement de jeu est maintenant possible, avec les preuves qui s’accumulent relayées par M. Glazjev et les services du renseignement russe à M. Poutine, à savoir que l’Ukraine est un champ de bataille ; qu’il y a un effort concerté vers un changement de régime à Moscou ; qu’il y a un effort concerté vers une déstabilisation de la Russie ; et qu’une provocation pure et simple est même envisageable.
Moscou, de concert avec ses alliés des BRICS, cherche activement à faire abstraction du dollar US, qui est le fer de lance d’une guerre économique parallèle menée par les États-Unis, qui carbure à l’impression de billets verts sans valeur. Les progrès sont lents, mais tangibles, car en plus des BRICS, les aspirants BRICS, le G-77, le Mouvement des non-alignés (MNA), bref, tout l’hémisphère sud en a complètement marre du harcèlement incessant de l’Empire du Chaos et aspire à un nouveau paradigme en matière de relations internationales. Les États-Unis comptent sur l’Otan, qu’il manipule à volonté, sur Israël, le chien enragé, et peut-être aussi sur le Conseil de coopération du Golfe, formé des pétromonarchies sunnites qui collaborent au carnage en cours à Gaza, qui peut être acheté ou réduit au silence par un simple tapotement sur les doigts.
La tentation d’envahir l’est de l’Ukraine en 24 heures et de réduire en poussière les milices de Kiev doit être surhumaine pour M. Poutine. La démence à profusion qui va en s’empirant, les missiles balistiques en Pologne et bientôt à Kiev, les bombardements aveugles de civils dans le Donbass, la tragédie du vol MH17 et la diabolisation hystérique de l’Occident ne font rien pour arranger les choses.

La patience de l’ours a des limites

M. Poutine mise toutefois sur le long terme. L’occasion de frapper vite et fort est passée. Ce mouvement de kung-fu aurait fait en sorte que l’Otan se serait retrouvée devant un fait accompli et le nettoyage ethnique de huit millions de Russes et Russophones dans le Donbass n’aurait jamais commencé.
Pourtant, M. Poutine ne va pas « envahir » l’Ukraine, car l’opinion publique russe ne veut pas qu’il le fasse. Moscou va cependant continuer à soutenir le mouvement de résistance de facto qui s’est créé dans le Donbass. Petit rappel : dans plus ou moins deux mois, le général Hiver va commencer à envahir les prés ukrainiens ruinés, spoliés par le FMI.
Le plan de paix germano-russe qui a coulé [12] sera élaboré au corps défendant collectif de Washington. Pour une large part, le nouveau grand jeu de ce dernier est aussi d’empêcher l’intégration économique entre la Russie et l’UE par l’entremise de l’Allemagne, qui fait partie d’une intégration pleine et entière de l’Eurasie comprenant la Chine et sa myriade de routes de la soie.
Si les échanges commerciaux entre la Russie et l’UE, quelque 410 milliards de dollars US en 2013, se heurtent à un obstacle en raison des sanctions, un mouvement vers l’est est aussi à prévoir. Ce qui nécessite de peaufiner le projet d’union économique eurasienne [13], qui n’a plus rien à voir avec une Europe élargie s’étendant de Lisbonne à Vladivostok, l’idée originale de M. Poutine. L’union eurasienne va de pair avec la myriade de routes de la soie de la Chine. Ce qui implique un partenariat étroit entre la Russie et la Chine au cœur même de l’Eurasie, ce qui est considéré comme un anathème absolu aux yeux des Maîtres de l’Univers.
Il ne faut pas se leurrer. Le partenariat stratégique russo-chinois va évoluer très rapidement, Beijing travaillant en symbiose avec les immenses ressources naturelles et militaro-industrielles de Moscou, sans oublier les avantages stratégiques. On pourrait même avancer que pareille occasion ne s’est pas produite depuis Genghis Khan. Mais il ne faut pas s’attendre à ce que Xi Jinping mette en place un Khan pour soumettre la Sibérie et les contrées limitrophes.
La Guerre froide 2.0 est maintenant inévitable, parce que l’Empire du Chaos n’acceptera jamais la sphère d’influence de la Russie dans certaines parties de l’Eurasie (pas plus que celle de la Chine). Il n’acceptera jamais la Russie comme un partenaire égal (l’exceptionnalisme n’accepte jamais l’égalité). Enfin, il ne pardonnera jamais à la Russie, et à la Chine, de défier ouvertement l’ordre mondial exceptionnaliste, craquant de toutes parts, imposé par les Américains.
Si l’État occulte américain, mené par les nuls qui passent pour des dirigeants, fait un pas de trop par désespoir, cela pourrait mener à un génocide au Donbass, à une attaque de l’Otan en Crimée ou, dans le pire des scénarios, à une attaque contre la Russie même. Mais prenez garde, car l’ours va rétorquer.


Notes :
[1] Video – Malysia Airlines MH17 : Being first at the crash site (Canadian Broadcasting Corporation, 29-07-2014)
[2] Shocking analysis of the « shooting down » of Malaysian MH17 (Anderwelt Online.com, 30-07-2014)
[3] The Video Report Deleted by the BBC (Youtube, 25-07-2014)
[4] AP Analysis : Putin cornered over Ukraine (The Washington Post, 31-07-2014)
[5] Ukraine and the Aftermath of the Downing of Flight MH17 (par Dmitri Trenin, Carnegie Moscow Centre, 31-07-2014)
[6] On dominoes, WMDs And Putin’s « Aggression » : Imperial Washington Is Intoxicated By Another Big Lie (par David Stockman, Contra Corner Daily Digest, 31-07-2014)
[7] Putin Advisor Proposes “A Anti-Dollar Alliance” To Halt US Aggression Abroad (par Tyler Durden, World News Daily Information Clearing House, 18-06-2014)
[8] US is Militarizing Ukraine to Invade Russia. Sergei Glazjev (Youtube, 20-06-2014)
[9] Could Glazyev be right ? Request for your comments (The Vineyard of the Saker, commentaires des lecteurs 29-07-2014)
[10] Cameron : We won’t start World War Three over Ukraine (Russia Today, 30-07-2014)
[11] The Slow-Motion Collapse of the Ukrainian State and the Rada’s Capitulation (Oriental Review.org, 30-07-2014)
[12] Land for Gas Secret German Deal Could End Ukraine Crisis (The Independent, 29-07-2014)
[13] Russia, Belarus, Kazakhstan sign « epoch » Eurasian Economic Union (Russia Today, 29-07-2014)

Source : Western Plutocracy Goes Bear Hunting) (Asia Times, 01-08-2014)
Traduit par Daniel pour vineyardsaker.fr
Pepe Escobar est l’auteur de Globalistan : How the Globalized World is Dissolving into Liquid War (Nimble Books, 2007), Red Zone Blues : a snapshot of Baghdad during the surge (Nimble Books, 2007), et de Obama does Globalistan (Nimble Books, 2009).


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Gli Usa e i clan dietro alla guerra civile in Ucraina

di Fabrizio Poggi - su Il Manifesto del 10.8.14

L’accademico e consigliere presidenziale Sergej Glazev, in un recente intervento su Continentalist, ha inquadrato l’attuale situazione geopolitica della Russia nel più ampio disegno statunitense per cui, anche la guerra civile in Ucraina, costituirebbe un passo necessario per «conseguire la completa rovina del nostro paese». Dietro gli avvenimenti in Ucraina ci sono gli Usa, afferma Glazev: essi «contano di superare la crisi e riavviare la crescita economica per mezzo di una guerra su vasta scala in Europa». Di tre possibili scenari nel medio periodo - pacifica globalizzazione, controllata e vantaggiosa per tutti i paesi; crack del sistema finanziario anglosassone e divisione del pianeta in aree economiche separate l’una dall’altra; conservazione dell’attuale ordine delle cose divorando i paesi cosiddetti “periferici” - Glazev considera il secondo pienamente reale, ma pensa che il terzo sia «lo scenario più interessante per le élite americane». La potenza militare è quella che ha sempre permesso agli americani di esercitare nel mondo la cosiddetta «signoria del dollaro», ma al momento attuale, secondo Glazev, la strategia di dominio globale Usa ha quasi cessato di agire e anche la quota del dollaro sui conti mondiali si sta riducendo. «Gli americani, quindi, stanno tentando di sottrarsi al cul de sac con lo scatenamento di un conflitto mondiale. Con la strategia del “caos controllato”, tentano di accendere una serie di conflitti su tutto il pianeta». Gli Stati Uniti preferiscono condurre le guerre non direttamente, bensì ricorrendo alla corruzione delle élite al potere, aizzando gli uni contro gli altri; «le truppe Nato intervengono solo dopo che, con tali metodi, si è riusciti a indebolire a tal punto il nemico, che non è più in grado di opporre resistenza». L’Ucraina non sembra far eccezione al metodo delineato da Glazev. Secondo molti osservatori, lo scontro tra clan in atto sullo sfondo della guerra civile ha come obiettivo immediato l’accaparramento, da parte di alcuni magnati a scapito di altri, delle enormi risorse del bacino industriale del Donbass, dove appunto più sanguinosa è la repressione di Kiev. Proprio quello è l’obiettivo di Igor Kolomojskij (governatore e boss della regione di Dnepropetrovsk) e del suo grosso gruppo «Privat», che comprende compagnie finanziarie, di intermediazione energetica, imprese estrattive e metallurgiche, ecc. Per le sue mire, deve far fuori concorrenti come il «re del Donbass» Rinat Akhmetov e il magnate chimico Dmitri Firtash. Kolomojskij ha proposto di nazionalizzare i loro beni ma, più sbrigativamente, sponsorizza Guardia nazionale e Settore di destra, un vero esercito personale, che ha dato prove di particolare efferatezza. Anche la programmata svendita, entro il 2014, di 164 imprese - andranno all’asta una parte significativa di beni dello Stato, originariamente strategici e intoccabili: grosse centrali elettriche, la fabbrica automobilistica Azovmash, il grosso produttore di fertilizzanti chimici Porto di Odessa, compagnie del carbone, aziende agro-industriali - rientra nei piani di alcuni magnati. Secondo l’analista Svetlana Kalmykova, il solito Kolomojskij ha dichiarato pubblicamente che si deve togliere la proprietà a tutti coloro che lui ritiene coinvolti nel finanziamento dei cosiddetti terroristi-separatisti: «È un piano di re-privatizzazione - la requisizione cioè delle proprietà degli oligarchi più legati a Janukovich, e il loro passaggio nelle mani di quelli vicini a Poroshenko, Jatsenjuk e allo stesso Kolomojskij». Tornando alla Russia, secondo Glazev le «sanzioni contro quest’ultima devono aprire la strada all’accaparramento delle sue attività più proficue» nella prospettiva di un suo totale sgretolamento in diversi staterelli in guerra tra loro e nello scatenamento di conflitti sociali e interetnici. In questa cornice, gli Usa sono anche pronti a indebolire drasticamente l’economia dell’Unione Europea e, una volta ottenuto «il pieno controllo sull’Unione Europea e sulla Russia, utilizzeranno la loro supremazia nella lotta contro la Cina».
La sola strada per scongiurare una guerra su vasta scala in Europa, sostiene Glazev, è quella di «togliere ai nazisti ucraini il sostegno Usa. La piramide finanziaria dei debiti Usa potrebbe rotolare in ogni momento, se i maggiori creditori degli Usa getteranno sul mercato i dollari accumulati». Gli americani hanno subito negli ultimi anni diverse sconfitte significative. «L’oligarchia americana non rischierà, se non sarà sicura che la guerra non possa raggiungere il territorio Usa. L’attuale guerra nel Donbass ha un significato storico molto importante. Se le milizie popolari riusciranno a difendersi dalla junta, sarà il crollo dell’immagine degli Usa come superpotenza indistruttibile». A questo punto, il consigliere di Putin propone un passo più deciso: «La Russia deve dichiarare in modo fermo che l’invio di soldati Nato in Ucraina equivarrà a una dichiarazione di guerra, con tutte le conseguenze che da ciò deriveranno per i territori sia degli Usa che dell’Unione Europea». Ma auspica intanto la creazione di «coalizione mondiale antibellicista che possa contrapporsi all’aggressione Usa e avanzi un programma di stabilizzazione dell’economia mondiale, dando vita a un ordine mondiale più giusto. Questa coalizione - per la cui creazione la Russia può cercare di far perno sui paesi Brics - dovrà essere abbastanza forte da tenere testa alla resistenza degli Usa e dei paesi del G7 che, fino all’ultimo, lotteranno per il loro diritto ad accaparrarsi le risorse del pianeta». Sul piano interno «L’economia della Russia deve essere difesa dal mercato finanziario mondiale. L’accesso alle materie prime e altri settori strategici deve essere consentito soltanto e pienamente a imprese russe; si dovranno chiudere completamente i canali legali e semilegali di esportazione di valuta e introdurre tasse sulle speculazioni finanziarie; le attività in dollari dovranno essere convertite in oro; l’export di idrocarburi, metalli e altre produzioni simili dovrà avvenire soltanto in rubli. Le imprese di stato non dovranno più accendere crediti all’estero». Il tutto, accompagnato da un balzo tecnologico e meccanismi di vantaggioso credito interno a lungo termine. Si dovranno ridurre in modo radicale le differenze sociali, elevare il minimo vitale fino a un livello realistico e introdurre una tassazione progressiva sui profitti delle persone fisiche, elevando al tempo stesso le spese per istruzione e assistenza sociale.


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http://www.nato.int/cps/en/natolive/news_111895.htm

North Atlantic Treaty Organization
August 7, 2014

NATO stands by Ukraine, Secretary General says in Kiev

Video: https://www.youtube.com/watch?v=FuynHta9HL4

NATO stands by Ukraine and is looking to strengthen its partnership with the country at the Alliance’s summit in Wales next month, Secretary General Anders Fogh Rasmussen said during a visit to Kiev on Thursday (7 August 2014). “NATO’s support for the sovereignty and territorial integrity of Ukraine is unwavering. Our partnership is long-standing. It’s strong, and in response to Russia’s aggression, NATO is working even more closely with Ukraine to reform its armed forces and defence institutions,” he said.
The Secretary General discussed how to strengthen NATO’s partnership with Ukraine with President Petro Poroshenko. He also met with Prime Minister Arseniy Yatseniuk , Foreign Minister Pavlo Klimkin and the Speaker of the Parliament, Oleksandr Turchinov.
President Poroshenko presented Mr Fogh Rasmussen with Ukraine’s Order of Liberty, for his personal contribution to the development of NATO-Ukraine relations and support for Ukraine’s sovereignty. “We stand by Ukraine and your struggle to uphold the fundamental principles on which we have built our free societies,” he said in accepting the reward.
As a sign of NATO’s strong support and solidarity, Allies have decided to hold a special meeting with Ukraine at next month’s NATO Summit in Wales which will contribute “to making our partnership even stronger,” the Secretary General said. NATO already advises Ukraine on defence planning and defence reform, and the Alliance is ready to intensify this support. In June, NATO Foreign Ministers also agreed to establish four trust funds to assist Ukraine. These could cover areas such as command and control, logistics, and re-training of retired military personnel.
Speaking at a press conference, the Secretary General said that instead of de-escalating the conflict, Russia continues to destabilize Ukraine and has massed large forces on the Ukrainian border to shield the separatists and to use any pretext to intervene even further.
“So I call on Russia to step back from the brink. Step back from the border. Do not use peacekeeping as an excuse for war-making. I urge Russia to follow the genuine path to peace. To stop its support for separatists. To pull pack its troops from Ukraine's border. And to engage in a sincere dialogue for a peaceful solution,” he said.

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Redazione Online, 8 agosto 2014

Il Canada inizia la fornitura di attrezzature militari in Ucraina

Il Canada fornirà all'Ucraina l'equipaggiamento per le operazioni speciali destinato alla guardia di frontiera, ha nno detto giovedì il Primo ministro Stephen Harper e il ministro della Difesa Rob Nicholson.

"Sono lieto di informare è stato adottato un ulteriore tipo di misure adottate dal Canada per aiutare il popolo ucraino a porre fine ai disordini", si dice nella dichiarazione ufficiale di Harper.
È stato riferito che l'Ucraina riceverà caschi, giubbotti antiproiettile, occhiali di protezione, kit medici, tende e sacchi a pelo per un costo totale di $ 4,5 milioni. Il primo aereo militare da trasporto con le apparecchiature sarà inviato oggi e sono previsti diversi voli.

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NATO plane arrives in Ukraine with $4.5 mn worth of military aid for Kiev troops (VIDEO)

Published time: August 09, 2014 03:30 
Edited time: August 10, 2014 16:40

A massive Canadian transport plane has arrived in Kharkov carrying US$4.5 million worth of non-lethal military equipment to help Ukraine “protect its eastern border against Russian aggression.”

READ MORE: West blocks Moscow’s UN plea to reinstate ceasefire at MH17 crash site http://rt.com/news/178948-russia-block-ceasefire-ukraine/

The equipment includes “helmets, ballistic eyewear, protective vests, first aid kits, tents, and sleeping bags,” Canadian Prime Minister Stephen Harper said in a statement on Thursday.

Canada said it received the request from the Ukrainian government. “Ukraine has asked for this and once again we are delivering," Defence Minister Rob Nicholson Nicholson said at the Canadian Forces Base in Trenton.

The flight marks the first in a series, and all of the items will be delivered by the CC-130J Hercules plane. Canadian military personnel accompanied the equipment to Ukraine.

The technology provided will “allow Ukrainian security and border authorities to better detect and track the movement of illicit goods and people,” according to Harper.

The news comes after Russia banned the imports of fruit, vegetables, meat, fish, and dairy products from the 28 countries of the EU, the US, Canada, Norway, and Australia for one year.

Russia’s ban is set to cost Canadian pork farmers more than $500 million. But the Canadian government is continuing its current stance on the matter. “We will not be intimidated by these kinds of tactics,”Canadian Industry Minister James Moore said.

On Thursday, NATO Secretary-General Anders Fogh Rasmussen pledged that NATO will work with Ukraine on defense planning, as well as on how to reform its armed forces and institutions.

He also announced that NATO is planning joint exercises with Ukraine.The comments were made during a press conference in Kiev.

READ MORE: NATO plans joint drills with Ukraine, invites Poroshenko to summit http://rt.com/news/178804-nato-drills-ukraine-poroshenko/

Rasmussen also mentioned that Russia has amassed 20,000 troops near the border and could be planning a ground invasion of its neighbor, mentioning that Russia "should not use peace-keeping as an excuse for war-making."

In response, Moscow slammed NATO’s claims, calling them unsubstantiated.

"In Russia’s Ministry of Defense such statements only raise sympathy for the speakers of the Pentagon, the US State Department and NATO. It seems the people are serious, but they have to constantly improvise during their speeches to somehow add seriousness to their statements," Ministry of Defense spokesman Major General Igor Konashenkov said.

READ MORE: Reports of Russia’s military build-up on Ukraine border groundless - Moscow http://rt.com/news/178444-russia-military-ukraine-nato/



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Ukrainian Nazis and the ‘Commissar Order’

By Victor Shapinov on August 8, 2014

Victor Shapinov, of the Marxist organization Union Borotba (Struggle), makes the connection between the Nazi practice of extermination of communists and commissars in 1941 and the latest news about the “Anti-Terrorist Operation” that is currently targeting communists and leftist activists in Ukraine. The article originally appeared on the website ActualComment.ru and was translated by Workers World Contributing Editor Greg Butterfield.

By Victor Shapinov
Union Borotba (Struggle)

The “Commissar Order” (Richtlinien für die Behandlung politischer Kommissare) was issued by the Supreme Command of the Wehrmacht on June 6, 1941 — two weeks before Nazi Germany attacked the Soviet Union. The decree stated that “the commissars are not recognized as soldiers; they are not covered by the international legal protections for [prisoners of war]. After sorting them out, destroy them.”

In Operational Order Number 8 of July 17, 1941, Reinhard Heydrich, chief of the SS [armed wing of the Nazi Party’s Schutzstaffel] and Security Police, set the task of teams operating in the occupied territories: “First of all, they should identify: all major public party workers, … all former political commissars of the Red Army, … senior economic officials, Soviet-Russian intellectuals, all Jews, all who are known as instigators or fanatical communists.” Such “dangerous persons,” even if they did not resist, should be shot on the spot or sent to death camps.

Remember the Nazi practice of extermination of communists and commissars when reading the latest news from the “Anti-Terrorist Operation.”

On July 17, Sergey Dolgov, well-known journalist and editor in chief of the Mariupol newspaper “I Want the USSR,” was found dead near Dnepropetrovsk. On June 18, immediately after the occupation forces seized Mariupol, armed men in civilian clothes took him away from his office to an unknown location. Presumably, it could have been the “Dnepr-1” Battalion, which was funded by oligarch Igor Kolomoisky. The journalist’s body showed signs of torture.

Other news: On the night of July 22, at a National Guard roadblock near the village of Luzhki, Donetsk region, the Secretary of the Communist Party in Glinka and Deputy Village Councilor Vyacheslav Kovshun, born in 1956, was killed.

More news: In the Donetsk region, First Secretary of the Volnovakha District Committee of the Communist Party Sergey Filindash was kidnapped. On July 30, Filindash’s home in Volnovakha was raided by masked men. Before the eyes of his wife and children, they seized Filindash and took him to an unknown destination.

These killings of leftist activists are not coincidental. Militants of the “Anti-Terrorist Operation” write openly about the need to destroy people holding leftist and communist views.

For example, there’s a memo by a spokesperson of the ATO, also head of the press service of the neo-Nazi National-Social Assembly, Igor Mosiychuk. This was posted on social media by another member of the punitive operation in Donbass, Sergei Vakula.

In this post, claiming to be “intelligence,” the Ukrainian Nazi calls for “mopping up these freaks.” Among the “freaks” and “degenerates,” according to the enlightened opinion of this Maidan Democrat, are “commies,” “many leftists” and “anti-fascists.”

“After the victory of the revolution they were silent for a while, and then intensified their padded rallies. Subsequently, they unanimously supported the idea of creating a ‘New Russia.’ Their most active aggressive force became the Union Borotba,” writes the Nazi political analyst.

“In this regard I ask activists to draw attention to the activities of these degenerates who hold anti-Ukrainian views and do a sweep of these freaks,” concludes his “memo.”

I note that this is not just the writing of a teenage skinhead, but an officer of the “Azov” Battalion of the National Guard of Ukraine. He has military rank and police authority.

The law enforcement agencies of Ukraine speak unashamedly about the physical destruction of political opponents. They speak the same language, in the same terms, as the leaders of the Nazi Wehrmacht and the Gestapo.

After the Maidan’s victory, Nazis such as Mosiychuk became staff of the Interior Ministry and security services. Now this is not just an “extremist view” — it is the most important and active part of the state apparatus of “democratic” Ukraine. And if the Maidan regime does nothing else, it gives guys like the Nazi Mosiychuk the opportunity to conduct purges of “unreliable” elements, not only in the ATO zone, embodying the popular slogan on Maidan of “communists to the gallows.”

We are often asked: Why do you, Borotba, support the AntiMaidan movement, because there are Orthodox and Russian nationalists, etc., etc.?

To answer this question, it is possible to carry out a social class analysis of the Maidan and AntiMaidan, to see which side the oligarchs and world imperialism support.

But there is a more simple and banal answer: The Maidan people want to kill me and my comrades. The AntiMaidan people do not want to kill us.







A 40 anni dal golpe e dall'invasione di Cipro

30 Luglio 2014 - Traduzione dal portoghese di Marx21.it  | da www.avante.pt

Comunicato di 28 Partiti Comunisti e Operai

Per l'Italia hanno aderito PdCI e PRC

In occasione del 40° anniversario del colpo di Stato promosso dalla Giunta di Atene insieme al partito fascista EOKA B, che nel luglio 1974 aveva rovesciato il presidente eletto della Repubblica di Cipro, Makarios III, 28 Partiti Comunisti e Operai hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta in cui affermano che la Turchia approfittò del golpe per “concretizzare le sue aspirazioni espansioniste a Cipro, invadendo illegalmente l'isola” e occupando il 37 per cento del suo territorio, e rilevano che tale situazione si mantiene e si aggrava, attraverso la “politica di colonizzazione massiccia”, in “flagrante violazione del diritto internazionale” e dei “diritti umani e le libertà del popolo di Cipro”.

“Il colpo di Stato e l'invasione”, le cui “tragiche conseguenze Cipro sta ancora sperimentando”, furono “preparati ed eseguiti con gli USA e la NATO”, si accusa pure nel testo, prima di sottolineare che “il problema di Cipro è, essenzialmente, un problema internazionale relativo ad un'invasione e a un'occupazione”.

Nel documento i partiti comunisti e operai denunciano “l'intransigenza politica della Turchia e della leadership turco-cipriota” e “l'inaccettabile tolleranza della “comunità internazionale” nei confronti di un'illegalità che dura da 40 anni”, ed esigono “la soluzione del problema di Cipro il più presto possibile, in base al Diritto Internazionale e alle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”.

I firmatari rimarcano che “la soluzione deve ristabilire i diritti umani e le libertà nel quadro di una federazione bi-comunale e bi-zonale su un piano di uguaglianza politica”, sostengono che “la pace duratura permetterà, nella pratica, la riunificazione, l'indipendenza e la libertà per tutto il popolo di Cipro”, ed esigono che sia avviata un'inchiesta sul “destino degli scomparsi nella tragedia” ed “esprimono la loro completa solidarietà al popolo cipriota e alla sua lotta”.

Hanno firmato, fino ad ora:

Partito Comunista Portoghese, Partito Comunista del Bangladesh, Partito Comunista di Vallonia-Bruxelles (Belgio), Partito Comunista Tedesco, Partito Comunista in Danimarca, Partito Comunista della Gran Bretagna, Partito Comunista di Grecia, Partito Comunista della Finlandia, Partito Comunista Francese, Partito Comunista dell'India, Partito Comunista Iracheno, Partito dei Comunisti Italiani, Partito della Rifondazione Comunista (Italia), Partito Comunista Libanese, Partito Comunista del Lussemburgo, Partito Comunista del Messico, Partito Comunista delle Filippine, Partito Comunista della Federazione Russa, Partito Comunista Sudafricano, Partito Comunista Siriano, Partito Comunista degli USA, Partito Comunista del Venezuela, Nuovo Partito Comunista della Gran Bretagna, AKEL di Cipro, Partito Comunista Unificato della Georgia, Partito dei Lavoratori Ungherese e Partito del Popolo Iraniano.

Oltre alle organizzazioni appartenenti alla lista Solidnet, ha sottoscritto il testo Die Linke della Germania.



(deutsch / english / italiano)

Due caccia ucraini hanno abbattuto il volo MH17

e per non doverlo dire da molti giorni la RAI-TV nasconde le cronache dall'Ucraina

1) OSCE Monitors Identify “Shrapnel and Machine Gun-Like Holes” indicating Shelling (Michel Chossudovsky)
2) Schockierende Analyse: Dieses Flugzeug wurde nicht von einer Rakete getroffen (Peter Haisenko)
3) Evidence Is Now Conclusive: Two Ukrainian Government Fighter-Jets Shot Down Malaysian Airlines MH17 (Eric Zuesse)
4) VIDEO: NDR Extra 3 zum Ukraine Krieg / German TV show ridicules 'evidence' of Russian involvement in Ukraine crisis


--- Von Y&K Trümpy:

Oggetto: MH17 nicht von Rakete sondern von Kampfjet abgeschossen
Data: 10 agosto 2014 15:54:30 CEST

Die ukrainische Armee erschwert und verzögert mit Angriffen auf die Volksmilizen, welche das Gebiet der Absturzstelle der malaysischen MH17 kontrollieren, die internationalen Aufklärungsarbeiten an den Wrackteilen der Passagiermaschine. Es mehren sich aber schon seit längerem die Hinweise, dass das Flugzeug von einem ukrainischen Kampjet abgeschossen wurde, siehe untenstehende Links. Das wird die USA jedoch nicht daran hindern, mit im besten Fall zusammengestrickten "Beweisen" aus Sozialen-Netzwerken des Internets, die ostukrainischen Volksmilizen für den Abschuss verantwortlich zu machen und gegen Russland weitere Sanktionen zu verhängen. Im Gegensatz zu den Russen haben die Amerikaner keine Daten ihrer eigenen Aufklärungssatelliten veröffentlicht, auch die Auswertung der Black-Boxes bleibt weiter unter Verschluss.


--- More links:

The Video Report Deleted by the BBC - ENG SUBS (25/lug/2014)
 
Russische Radardaten: Ukrainischer Kampjet unweit von Boeing gesichtet  (21.7.14)
http://de.ria.ru/society/20140721/269068827.html

Moskau: Boeing kurz vor Absturz wurde von ukrainischem Kampfjet begleitet (21.7.14)
http://de.ria.ru/society/20140721/269070446.html

US spy plane incident raises more questions over MH17 crash (WSWS, 6 August 2014)
http://www.wsws.org/en/articles/2014/08/06/side-a06.html
 
Ucraina: Volo MH17 abbattuto da un cannoncino 30mm
Osservatore Osce: ‘Aereo abbattuto da caccia ucraino’ / MH17: Pockmarks look like from very, very heavy machine gun fire, says first OSCE monitor on-scene

PTV News 2 agosto 2014 – Volo MH17: la parola all’OSCE
Il network canadese CBC ha intervistato un inviato dell’OSCE, Michael Bociurkiw. Bociurkiw, un canadese di origine ucraina, è stato tra i primi al mondo ad arrivare sul sito del disastro, quando il relitto del Boeing 777 era ancora fumante. Cosa ha notato l’inviato della missione internazionale dell’OSCE arrivato sul posto?
http://www.pandoratv.it/?p=1639
VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=d4aL1BIDuYo

VIDEO: Osservatore Osce: ‘Aereo abbattuto da caccia ucraino’
Lombardia Russia 3/ago/2014 - In questo video la testimonianza di un osservatore dell’OSCE – un canadese di origine ucraina. Il video mostra le foto della fusoliera dell’aereo malese ‘caduto’ nell’Ucraina orientale, con inequivocabili fori di proiettili sparati da una mitragliatrice e le conclusioni dell’osservatore. Entrambe confermano la versione russa: un aereo Sukhoi-25 ucraino che seguiva da vicino il Boeing malese abbattuto.
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=dIaHKJVRLes
 

=== 1 ===

Auf Deutsch: Prof. Michel Chossudovsky von Global Research in Kanada geht davon aus, dass MH17 nicht mit einer Rakete, sondern von einem Kampfjet abgeschossen wurde:
http://www.luftpost-kl.de/luftpost-archiv/LP_13/LP11914_070814.pdf

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“Support MH17 Truth”: OSCE Monitors Identify “Shrapnel and Machine Gun-Like Holes” indicating Shelling. No Evidence of a Missile Attack. Shot Down by a Military Aircraft?


By Prof Michel Chossudovsky
Global Research, July 31, 2014

According to the report of German pilot and airlines expert Peter Haisenko, the MH17 Boeing 777 was not brought down by a missile.

What he observed from the available photos were perforations of the cockpit: 

 The facts speak clear and loud and are beyond the realm of speculation: The cockpit shows traces of shelling! You can see the entry and exit holes. The edge of a portion of the holes is bent inwards. These are the smaller holes, round and clean, showing the entry points most likely that of a 30 millimeter caliber projectile.(Revelations of German Pilot: Shocking Analysis of the “Shooting Down” of Malaysian MH17. “Aircraft Was Not Hit by a Missile” Global Research, July 30, 2014)

Based on detailed analysis Peter Haisenko reached  the conclusion that the MH17 was not downed by a missile attack:

This aircraft was not hit by a missile in the central portion. The destruction is limited to the cockpit area. Now you have to factor in that this part is constructed of specially reinforced material

The OSCE Mission

It is worth noting that the initial statements by OSCE observers (July 31) broadly confirm the findings of Peter Haisenko:

Monitors from the Organization for Security and Cooperation in Europe reported thatshrapnel-like holes were found in two separate pieces of the fuselage of the ill-fated Malaysia Airlines aircraft that was believed to have been downed by a missile in eastern Ukraine.

Michael Bociurkiw of the OSCE group of monitors at his daily briefing described part of the plane’s fuselage dotted with “shrapnel-like, almost machine gun-like holes.”He said the damage was inspected by Malaysian aviation-security officials .(Wall Street Journal, July 31, 2014)

The monitoring OSCE team has not found evidence of a missile fired from the ground as conveyed by official White House statements. As we recall, the US ambassador to the UN Samantha Power stated –pointing a finger at Russia– that the Malaysian MH17 plane was “likely downed by a surface-to-air missile operated from a separatist-held location”:

The team of international investigators with the Organisation for Security and Cooperation in Europe (OSCE) are uncertain if the missile used was fired from the ground as US military experts have previously suggested, the Wall Street Journal (WSJ) reported. (Malay Mail online, emphasis added)

The initial OSCE findings tend to dispel the claim that a BUK missile system brought down the plane.

Evidently, inasmuch as the perforations are attributable to shelling, a shelling operation conducted from the ground could not have brought down an aircraft traveling above 30,000 feet.

Ukraine Su-25 military aircraft within proximity of MH17

Peter Haisenko’s study is corroborated by the Russian Ministry of Defense which pointed to a Ukrainian Su-25 jet in the flight corridor of the MH17, within proximity of the plane.

Ironically, the presence of a military aircraft is also confirmed by a BBC  report conducted at the crash site on July 23.

All the eyewitnesses  interviewed by the BBC confirmed the presence of a Ukrainian military aircraft flying within proximity of Malaysian Airlines MH17 at the time that it was shot down: 

Eyewitness #1: There were two explosions in the air. And this is how it broke apart. And [the fragments] blew apart like this, to the sides. And when …

Eyewitness #2: … And there was another aircraft, a military one, beside it. Everybody saw it.

Eyewitness #1: Yes, yes. It was flying under it, because it could be seen. It was proceeding underneath, below the civilian one.

Eyewitness #3: There were sounds of an explosion. But they were in the sky. They came from the sky. Then this plane made a sharp turn-around like this. It changed its trajectory and headed in that direction [indicating the direction with her hands].

BBC Report below


The original BBC Video Report published by BBC Russian Service on July 23, 2014 has since been removed from the BBC archive.  In a bitter irony, The BBC is censoring its own news productions.

Media Spin

The media has reported that a surface to air missile was indeed fired and exploded before reaching its target.  It was not the missile that brought down the plane, it was the shrapnel resulting from the missile explosion (prior to reaching the plane) which punctured the plane and then led to a loss of pressure.

According to Ukraine’s National security spokesman Andriy Lysenko in a contradictory statement, the MH17 aircraft “suffered massive explosive decompression after being hit by a shrapnel missile.”  (See IBT, Australia)

In an utterly absurd report, the BBC quoting the official Ukraine statement  says that:

The downed Malaysia Airlines jet in eastern Ukraine suffered an explosive loss of pressure after it was punctured by shrapnel from a missile.

They say the information came from the plane’s flight data recorders, which are being analysed by British experts.

However, it remains unclear who fired a missile, with pro-Russia rebels and Ukraine blaming each other.

Many of the 298 people killed on board flight MH17 were from the Netherlands.

Dutch investigators leading the inquiry into the crash have refused to comment on the Ukrainian claims.

“Machine Gun Like Holes”

The shrapnel marks should be distinguished from the small entry and exit holes “most likely that of a 30 millimeter caliber projectile” fired from a military aircraft. These holes could not have been caused by a missile explosion as hinted by the MSM.

While the MSN is saying that the “shrapnel like holes” can be caused by a missile (see BBC report above), the OSCE has confirmed the existence of what it describes as “machine gun like holes”, without however acknowledging that these cannot be caused by a missile.

In this regard, the GSh-302 firing gun operated by an Su-25 is able to fire 3000 rpm which explains the numerous entry and exit holes.

According to the findings of Peter Haisenko:

If we now consider the armament of a typical SU 25 we learn this: It is equipped with a double-barreled 30-mm gun, type GSh-302 / AO-17A, equipped with: a 250 round magazine of anti-tank incendiary shells and splinter-explosive shells (dum-dum), arranged in alternating order. The cockpit of the MH 017 has evidently been fired at from both sides: the entry and exit holes are found on the same fragment of it’s cockpit segment (op cit)

The accusations directed against Russia including the sanctions regime imposed by Washington are based on a lie.

The evidence does not support the official US narrative to the effect that the MH17 was shot down by a BUK missile system operated by the DPR militia.

What next? More media disinformation, more lies?

See:

Revelations of German Pilot: Shocking Analysis of the “Shooting Down” of Malaysian MH17. “Aircraft Was Not Hit by a Missile” By Peter Haisenko, July 30, 2014



=== 2 ===

The original text in English: Revelations of German Pilot: Shocking Analysis of the “Shooting Down” of Malaysian MH17
“Aircraft Was Not Hit by a Missile” By Peter Haisenko, July 30, 2014
http://www.globalresearch.ca/german-pilot-speaks-out-shocking-analysis-of-the-shooting-down-of-malaysian-mh17/5394111

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Schockierende Analyse zum Abschuss der Malaysian MH17: Dieses Flugzeug wurde nicht von einer Rakete getroffen


By Peter Haisenko
Global Research, July 30, 2014
AnderweltOnline.com 26 July 2014

Es will kein Licht ins Dunkel um das Unglück der Malaysian MH 017 kommen. Die Flugschreiber sind in England und werden ausgewertet. Was kann dabei herauskommen? Möglicherweise mehr, als man annehmen möchte. Vor allem der Voicerecorder dürfte interessant sein, wenn man das Bild eines Cockpit-Fragments betrachtet. Als Fachmann für Luftfahrt habe ich mir die Bilder der Wrackteile vorgenommen, die im Internet kursieren.

Als erstes war ich erstaunt, wie wenige Fotos von den Wrackteilen mit Google zu finden sind. Alle sind in niedriger Auflösung, bis auf eines: Das Fragment des Cockpits unterhalb des Fensters auf der Kapitänsseite. Dieses Bild ist allerdings schockierend. In Washington hört man mittlerweile Stimmen, die bezüglich MH 017 von einem „möglicherweise tragischen Irrtum/Unfall“ sprechen. Angesichts dieses Bilds wundert mich das nicht.

Ein- und Austrittslöcher von Geschossen im Cockpit-Bereich

Ich empfehle, das kleine Bild rechts anzuklicken. Sie können dieses Foto als PDF in guter Auflösung herunterladen. Das ist notwendig, denn nur so ist zu verstehen, was ich hier beschreibe. Ich rede nicht von Spekulationen, sondern von eindeutigen Fakten: Das Cockpit zeigt Spuren von Beschuss. Man kann Ein- und Austrittslöcher sehen. Der Rand eines Teils der Löcher ist nach ! innen ! gebogen. Das sind die kleineren Löcher, rund und sauber, etwa Kaliber 30 Millimeter. Der Rand der anderen, der größeren und etwas ausgefransten Austrittslöcher ist nach ! außen ! gebogen. Zudem ist erkennbar, dass an diesen Austrittslöchern teilweise die äußere Schicht des doppelten Aluminiums weggefetzt oder verbogen ist – nach außen! Weiterhin sind kleinere Schnitte zu erkennen, alle nach außen gebogen, die darauf hinweisen, dass Splitter die Außenhaut vom Inneren des Cockpits her durchschlagen haben. Die offenen Nieten sind nach außen aufgebogen.

Bei Sichtung der verfügbaren Bilder fällt eines auf: Alle Wrackteile der Sektionen hinter dem Cockpit sind weitgehend unversehrt, wenn man davon absieht, dass es sich um Fragmente eines Ganzen handelt. Nur der Cockpit-Teil ist wüst zerstört. Daraus lässt sich eines bereits schließen: Dieses Flugzeug wurde nicht von einer Rakete in der Mitte getroffen. Die Zerstörung beschränkt sich auf den Cockpit-Bereich. Nun muss man wissen, dass dieser Teil aus besonders verstärktem Material gebaut ist. Schließlich muss der Bug des Flugzeugs auch den Aufprall eines großen Vogels bei hoher Geschwindigkeit einigermaßen schadlos überstehen können. Man sieht auf dem Foto, dass in diesem Bereich deutlich stärkeres Aluminium verbaut worden ist als am Rest der Außenhaut. Man erinnere sich an den Absturz der Pan Am über Lockerbie. Das einzige weitgehend unbeschädigte Teil war ein großes Cockpit-Segment. Hier hat zweifelsfrei eine Explosion innerhalb des Flugzeugs stattgefunden.

Panzerbrechender Munitionsmix

Was kann also passiert sein? Russland hat Radaraufzeichnungen veröffentlicht, die mindestens eine ukrainische SU 25 in der nächsten Nähe der MH 017 zeigen. Das korrespondiert mit der Aussage des verschollenen spanischen Controllers, der zwei ukrainische Kampfflugzeuge in der direkten Nähe der MH 017 gesehen hat. Betrachten wir dazu die Bewaffnung der SU 25: Sie ist ausgerüstet mit einer zweiläufigen 30-mm-Kanone, Typ GSch-302 /AO-17A, Kampfsatz: 250 Schuss Panzerbrand- bzw. Splitter-Spreng-Geschosse, die in einer definierten Reihenfolge in einem Gliederzerfallgurt befestigt sind. Das Cockpit der MH 017 ist von zwei Seiten beschossen worden: Ein- und Austrittslöcher auf derselben Seite.

Nun stelle man sich vor was passiert, wenn eine Abfolge von Panzerbrand- und Splitter-Spreng-Geschossen das Cockpit trifft, die immerhin so ausgelegt sind, dass sie einen Panzer zerstören können. Die Panzerbrandgeschosse werden teilweise quer durch das Cockpit aus der anderen Seite leicht deformiert wieder austreten. Schließlich ist ihre Durchschlagskraft für eine solide Panzerung ausgelegt. Die Splitter-Spreng-Geschosse aber werden im Cockpit selbst explodieren, so sind sie ausgelegt. Bei der rapiden Feuerfolge der GSch-302 Kanone gibt es folglich in kürzester Zeit eine schnelle Abfolge von Explosionen innerhalb des Cockpit-Bereichs, von denen jede einzelne ausreicht, einen Panzer zu zerstören.

Welcher „Irrtum“ wurde wirklich begangen – und von wem?

Weil der Innenraum eines Verkehrsflugzeugs ein luftdicht verschlossener Raum ist, wird durch diese Explosionen der Druck im Innern des Flugzeugs in Sekundenbruchteilen extrem ansteigen. Dafür ist das Flugzeug nicht gerüstet. Es wird zerplatzen wie ein Luftballon. Mit dieser Erklärung ergibt sich ein schlüssiges Bild. Die weitgehend intakten Fragmente der hinteren Sektionen sind an den Stellen zerbrochen, die aufgrund der Bauart bei extremem Überdruck am ehesten auseinanderbrechen werden. Das Bild des weit zerstreuten Trümmerfelds und das brutal beschädigte Cockpit-Segment passen dazu. Weiterhin zeigt ein Flügelsegment Spuren eines Streifschusses, der in Verlängerung direkt zum Cockpit führt. Interessanterweise musste ich feststellen, dass sowohl das hochaufgelöste Foto des Cockpit-Segments als auch das vom Streifschuss am Flügel mittlerweile aus Google-Images entfernt worden sind. Man findet praktisch überhaupt keine Bilder mehr von den Wrackteilen, außer rauchenden Trümmern.

Folgt man den Stimmen aus Washington, die von einem „möglicherweise tragischen Irrtum/Unfall“ sprechen, bleibt nur noch die Frage, welcher „Irrtum“ hier begangen worden sein könnte. Ich begebe mich jetzt nicht in den Bereich der Spekulationen, gebe aber folgendes zu bedenken: Die MH 017 ist in ihrer Lackierung verwechselbar mit der des russischen Präsidenten. Beide tragen die Farben der russischen Trikolore. Die Maschine mit Putin an Bord befand sich zur selben Zeit in der Nähe der MH 017, wenn man „Nähe“ mit Fliegeraugen betrachtet: etwa 200 bis 300 Kilometer. Dazu nehmen wir noch die Aussage der Frau Timoschenko, sie wolle Putin am liebsten mit einer Kalaschnikow erschießen. Aber das ist pure Spekulation. Der Beschuss des Cockpits der MH 017 nicht.



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Evidence Is Now Conclusive: Two Ukrainian Government Fighter-Jets Shot Down Malaysian Airlines MH17. It was Not a ‘Buk’ Surface to Air Missile


By Eric Zuesse
Global Research, August 04, 2014

We’ll go considerably farther than has yet been revealed by the professional intelligence community, to provide the actual evidence that conclusively shows that (and how) the Ukrainian Government shot down the Malaysian airliner, MH-17, on July 17th.

The latest report from the intelligence community was headlined on August 3rd by Robert Parry, “Flight 17 Shoot-Down Scenario Shifts,” and he revealed there that,

“Contrary to the Obama administration’s public claims blaming eastern Ukrainian rebels and Russia for the shoot-down of Malaysia Airlines Flight 17, some U.S. intelligence analysts have concluded that the rebels and Russia were likely not at fault and that it appears Ukrainian government forces were to blame, according to a source briefed on these findings. This judgment — at odds with what President Barack Obama and Secretary of State John Kerry have expressed publicly — is based largely on the absence of U.S. government evidence that Russia supplied the rebels with a Buk anti-aircraft missile system that would be needed to hit a civilian jetliner flying at 33,000 feet, said the source, who spoke on condition of anonymity.”

It’s actually based on lots more than that; it’s based not on an absence of evidence, but on positive proof that the Ukrainian Government shot the plane down, and even proving how it was done. You will see this proof, right here, laid out in detail, for the first time.

The reader-comments to my July 31st article, “First Examination of Malaysian MH-17 Cockpit Photo Shows Ukraine Government Shot that Plane Down,” provided links and leads to independent additional confirmatory evidence backing up that account, of retired Lufthansa pilot Peter Haisenko’s reconstruction of this event, to such an extent that, after exploring the matter further, I now feel confident enough to say that the evidence on this matter is, indeed, “conclusive,” that Haisenko is right.

Here is all of that evidence, which collectively convinces me that Haisenko’s conclusion there, is, indeed, the only one that can even possibly explain this wreckage:

“There have been two or three pieces of fuselage that have been really pockmarked with what almost looks like machine-gun fire, very very strong machine-gun fire.”

This remarkable statement comes not from Haisenko, but from one of the first OSCE investigators who arrived at the scene of the disaster.

Go to https://www.youtube.com/watch?v=7ze9BNGDyk4 and you will see it.

That youtube snippet in an interview with Michael Bociurkiw, comes from a man who is

“a Ukrainian-Canadian monitor with the Organization for Security and Cooperation in Europe (OSCE), [who] has seen up close … the crash site of Malaysia Airlines Flight MH17. Bociurkiw and one other colleague were the first international monitors to reach the wreckage after the jet was shot down over a rebel-held region of eastern Ukraine July 17.”

That description of him is from the lead-in to the full interview with him, at the 29 July 2014 CBC news article, “Malaysia Airlines MH17: Michael Bociurkiw talks about being first at the crash site.” The far briefer youtube clip shows only what’s presented on 6:10-6:24 of this CBC interview with Bociurkiw. The CBC reporter in the video precedes the interview by announcing, “The wreckage was still smoldering when a small team from the OSCE got there.” So: he had to have been there really fast. “No other officials arrived for days,” she said.

So: one of the two first international monitors on-site saw conclusive evidence that the Malaysian plane had been hit by “very very strong machine-gun fire,” not by ground-based missile-fire.

Peter Haisenko’s reconstruction of the downing of that airliner, was here being essentially confirmed on-site by one of the two first OSCE international monitors to arrive on-site, while the wreckage was still smoldering. That’s as close to virgin, untouched evidence and testimony as we’ll ever get. Unlike a black-box interpretation-analysis long afterward by the Russian Government, or by the British Government, or by the Ukrainian Government, each of which governments has a horse in this race, this testimony from Bociurkiw is raw, independent, and comes from one of the two earliest witnesses to the physical evidence. That’s powerfully authoritative testimony, and it happens to confirm pilot Peter Haisenko’s theory of what happened. Bociurkiw arrived there fast because he negotiated with the locals for the rest of the OSCE team, who were organizing to come later: Bociurkiw speaks the local languages there — Ukrainian and Russian.

Furthermore, this is hardly testimony from someone who is supportive of the anti-Government rebels. Earlier, there had been this, http://pressimus.com/Interpreter_Mag/press/3492, which transcribed the BBC’s interview with Bociurkiw on July 22nd. He said then: “We’re observing that major pieces, and I’m looking at the tail fin as I said, and then there’s also the rear cone section of the aircraft, they do look different than when we first saw them, … two days ago.” So, he had arrived on-scene July 20th at the latest. (Neither the BBC nor the CBC, both of which interviewed him, were sufficiently professional to have reported the specific date at which Bociurkiw had actually arrived on-scene, but, from this, it couldn’t have been after July 20th. The downing had occurred July 17th. If some of the debris was still “smoldering” as the CBC journalist said, then maybe he had arrived there even earlier.)

The youtube snippet of Bociurkiw came to me via a reader-comment to my article, from Bill Johnson, after which I web-searched the youtube clip for its source and arrived then at the 29 July 2014 CBC news article and its accompanying video.

Further, there’s this crucial 21 July photo-reconstruction of that cockpit-fragment positioned into place on the aircraft as it had originally been in that intact-airliner:  https://twitter.com/EzraBraam. (Sometimes that doesn’t work, so here’s another screen of it from someone who copied it.) Looking at that photo-reconstruction, one can easily tell that the SU-25 or other fighter-jet that was firing into the cockpit from the pilot’s left side didn’t just riddle the area surrounding the pilot with bullets, but that it then targeted-in specifically onto the pilot himself

(Message over 64 KB, truncated)



Il seguente resoconto del viaggio di solidarietà di Non Bombe ma solo Caramelle - Onlus a Kragujevac si può scaricare nella versione completa (formato Word, corredata di fotografie) al link: https://www.cnj.it/AMICIZIA/Relaz0414.doc 
Anche le precedenti relazioni di Non Bombe ma solo Caramelle - Onlus si possono scaricare alla URL: https://www.cnj.it/NBMSC.htm
Gallerie fotografiche ed ulteriori informazioni sono riportate alla pagina facebook
 http://www.facebook.com/nonbombemasolocaramelle dove è possibile trovare anche aggiornamenti successivi alle stesura del presente Resoconto, relativi ai progetti ed iniziative di solidarietà promosse dalla stessa ONLUS.

Per approfondimenti si vedano anche:
* gli aggiornamenti sulle devastanti alluvioni che hanno colpito le repubbliche jugoslave a partire da maggio di quest'anno:

https://www.cnj.it/AMICIZIA/poplava2014.htm#scuole
* tutto il nostro archivio della documentazione rilevante sulle questioni economiche e sindacali:
https://www.cnj.it/AMICIZIA/sindacale.htm


ONLUS Non Bombe ma Solo Caramelle

Relazione sul viaggio a Kragujevac del 3-6 aprile 2014


Introduzione

Care amiche e cari amici solidali, vi inviamo la relazione del viaggio che abbiamo svolto a Kragujevac tre settimane fa, per la consegna degli affidi a distanza gestiti dalla nostra ONLUS e per la verifica dei numerosi progetti che portiamo avanti insieme ad altre associazioni italiane.

In questa relazione, come d’abitudine, inseriremo alcune foto per illustrare il nostro viaggio, ma ne pubblichremo molte di piu’, per ogni singolo progetto, sulla nostra pagina facebook

https://www.facebook.com/nonbombemasolocaramelle

La pagina viene aggiornata di tanto in tanto, senza precise scadenze, quando abbiamo notizie da fornire; siamo molto soddisfatti del successo che ha, con molte centinaia di visite per ogni nuovo inserimento. Non e’ necessario essere iscritti a facebook per poterla vedere.


Ci sono vari siti che pubblicano di tanto in tanto le nostre relazioni, e due siti che le pubblicano tutte:

sul sito del Coordinamento RSU trovate tutte le notizie sulle nostre iniziative (a partire dal 1999) alla pagina:

http://www.coordinamentorsu.it/guerra.htm


I nostri resoconti sono presenti dal 2006 anche sul sito del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia, all'indirizzo:

https://www.cnj.it/NBMSC.htm


Cronaca del viaggio

3 aprile 2014

Siamo partiti come sempre verso le 9 del mattino a Trieste, utilizzando il glorioso pullmino della Associazione di Solidarieta’ Internazionale Triestina, con il quale viaggiamo da dodici anni ed una macchina. Siamo in 10: Claudia, Erika, Francesco, Gabriella, Gilberto da Trieste, Stefano da Fiumicello, Mariella da Roma, Claudio da Grado, Gianandrea e Lorena da Pordenone.

Bel tempo durante tutto il viaggio, temperatura mite, assenza quasi totale di traffico ad esclusione dell’attraversamento di Belgrado, dove si giunge sempre fatalmente all’ora di punta, e dove l’autostrada (che in un tratto di alcune decine di chilometri e’ gratuita) e’ usata come strada cittadina, con tanto di piazzole per le fermate degli autobus urbani.

Sono pero’ finalmente finiti i lavori di rifacimento del ponte sulla Sava, che rendevano veramente un’avventura attraversare la citta’.

Cio’ che colpisce e’ l’assenza pressoche’ totale di traffico commerciale a sud di Lubiana, fino a Kragujevac. che indica come l’economia dei Balcani sia in crisi ormai da moltissimi anni.

Anche l’eliminazione di alcuni controlli doganali tra Croazia e Slovania riducono un poco i tempi del viaggio.

Alle alle 18 e 30 arriviamo finalmente alla sede del Sindacato Samostalni, dove incontriamo i nostri amici dell’ufficio relazioni internazionali e affidi a distanza.

Consegnamo a Rajko, segretario del Samostalni, il denaro necessario per la realizzazione dei due nuovi progetti che sono abbiamo deciso di realizzare in questo viaggio, il restauro di una nuova scuola nel villaggio di Sabanta e la ricostruzione di un edificio polivalente nel paese di Desimirovac, per 4350 e 9500 euro rispettivamente (vedi piu’ sotto per i dettagli).

Facciamo il controllo delle liste degli affidi da consegnare, ci vengono date le schede relative ai nuovi ragazzi presi in carico.

Purtroppo il numero di affidi che distribuiremo e’ sceso di alcune unita’ rispetto al passato: alcuni sottoscrittori, senza preavviso, hanno smesso di contribuire; ci sono pero’ due affidatari nuovi e tre hanno deciso di continuare questa campagna di solidarieta’ cambiando l’affido, perche’ i ragazzi a loro assegnati hanno finito gli studi. Comunque siamo sempre

Discutiamo il programma dei due giorni successivi, che saranno densissimi di incontri e finalmente alle 22 siamo a cena.



4 aprile 2014

Prima di descrivere il primo impegno della mattina dobbiamo fare un salto indietro nel tempo.

Le leggi sulla privatizzazione delle aziende ancora pubbliche prevede la loro liquidazione entro il 2014 se non troveranno un compratore. I locali attualmente sede del Sindacato sono di proprieta’ della parte ancora in mano pubblica del gruppo Zastava, e quindi c’e’ il rischio molto elevato che vengano venduti.

Per questo motivo l’estate dell’anno scorso avevamo fondato a Kragujevac una nuova associazione, successivamente regolarmente registrata secondo le norme del codice civile serbo.

Questa nuova associazione si chiama Solidarieta’ Internazionale tra i Lavoratori (in Serbo Udruzenje Medjunarodna Radnicka Solidarnost) e tra i socifondatori ci sono quattro rappresentanti del Sindacato (Rajka, Rajko, Delko, Gordana) e quattro delle associazioni italiane (Gilberto da Trieste, Riccardo da Brescia, Fulvio da Torino e Mauro da Lecco).

Lo statuto e le formalita’ burocratiche su cui deve conformarsi l’attivita’ della associazione ricordano molto da vicino le incombenze delle ONLUS italiane.

Abbiamo chiesto al Comune di Kragujevac di fornirci (come per tutte le altre associazioni esistenti in citta’) una sede di farsi carico di alcune spese di funzionamento.

Sono state proposte alcune soluzioni e sembra che ora si sia arrivati alla scelta di un locale adatto a questa funzione, ed e’ li’ che ci rechiamo di prima mattina. E’ in pieno centro citta’, molto vicino all’Hotel Krahgujevac, dove stiamo noi durante i nostri viaggi, non e’ molto grande ma in buone condizioni e parzialmente arredato. I servizi igienici sono praticamente nuovi. Sara’ senz’altro una sistemazione molto conveniente quando si dovra’ abbandonare la sede attuale dell’ufficio adozioni.

[FOTO: Due viste dell’interno della nuova sede]


Dopo questa visita andiamo a Gornja Sabanta, un piccolo villaggio di circa 850 abitanti nella municipalita’ di Pivara, sempre in comune di Kragujevac, a circa 10 chilometri dal centro.

Questa scuola serve anche per i vicini villaggi di Donja Sabanta, Sugubine, Velike Pcelice e Ratkovic, con circa 2000 ulteriori abitanti.

Nella scuola lavorano 15 persone, ed e’ frequentata da 70 alunni, suddivisi in 8 classi piu’ la classe preparatoria (l’ultima delle classi di scuola materna).

Durante l’inverno scorso ci e’ stato richiesto un intervento prioritario di recupero della palestra, che versa in condizioni che ne rendono impossibile l’uso. Qualora poi fosse stato possibile ci erano stati chiesti altri interventi, tutti localizzati nell’ala della scuola dove ha sede la palestra.

Dopo averne discusso nel direttivo della nostra ONLUS e insieme ad altre associazioni abbiamo deciso di prendere a carico questa scuola, in nome dei principi che animano i nostri interventi e che adesso illustro brevemente.

Le scuole, i centri sociali, le associazioni di tutela per persone portatrici di handicap fisici e mentali, i campi profughi, localizzati quasi sempre in zone popolari della città di Kragujevac, ci hanno visti presenti ed interessati a dare una mano per migliorare le condizioni di vita e di studio di chi li frequenta o vi abita, per aiutare ad avere una speranza per il futuro.

Lo facciamo obbedendo alla regola di partire dagli ultimi, che sono poi i disoccupati, le loro famiglie, i loro bambini, gli anziani dimenticati dallo stato e dalla società, gli invalidi, e via dicendo, cercando sempre di non creare discriminazioni tra gli umili, tra i poveri, per salvaguardare la loro dignita’ ed cercare di combattere la disgregazione sociale che sempre si presenta in situazioni cosi’ difficili.

A volte le cose che facciamo dovrebbe realizzarle il Comune, o i vari Ministeri (e su questo le discussioni al nostro interno sono a volte molto infuocate), spesso la nostra e' una operazione di totale supplenza, ma se queste cose non le facciamo noi non le fa nessuno!

Tornando alla Scuola di Sabanta ci erano state inviate durante l’inverno scorso documentazioni fotografiche molto accurate e i preventivi dettagliati di tutti i lavori necessari, tra i quali, come dicevo piu’ sopra, e’ prioritaria la ricostruzione della palestra.

Cosi’ avevamo deciso di intervenire, insieme alla ONLUS Zastava Brescia per la Solidarieta’ Internazionale, consegnando al Sindacato i 4350 euro necessari per questo intervento.

Nel direttivo della nostra ONLUS avevamo definito lasciare alla valutazione di chi e’ presente al viaggio (Claudia, Gilberto e Stefano) la decisione sulle altre articolazioni del progetto.

Non ci serve molto tempo per decidere che prenderemo in carico tutti i lavori indicati nel preventivo che avevamo ricevuto (9680 euro complessivi), e che oltre la palestra riguardano il rifacimento dei bagni in quest’ala della scuola, di un corridoio e di due aule.

Molti intonaci furono danneggiati dai bombardamenti NATO del 1999, che distrussero una fabbrica di munizioni che si trova ad alcuni chilometri dal paese di Sabanta.

Stefano consegna la bandiera della PACE che accompagna sempre i nostri progetti, e ci lasciamo con i nostri nuovi amici con la promessa di rivederci a ottobre, con i lavori finiti.

[FOTO: Tre dettagli della palestra; Le aule da restaurare]


E ora andiamo a Poskurice dove visiteremo la Scuola Primaria Sveti Sava, dove sono finiti i lavori di recupero edilizio presi in carico da noi insieme alle associazioni di Lecco e Brescia a ottobre scorso.

Si tratta di una scuola primaria di campagna, nel villaggio di Poskurice (500 abitanti), a circa 10 chilometri dal centro della citta’di Kragujevac. Quando la avevamo visitata a ottobre scorso si presentava veramente in brutte condizioni, soprattutto i pavimenti erano molto rovinati ma soprattutto molto pericolosi. Solo i servizi igienici erano in ordine.

Anche questo progettoci e’ stato proposto, attraverso il Sindacato Samostalni, dal gruppo di Escursionisti ed Ecologisti ‘’Gora’’ di Kragujevac, i cui associati hanno svolto gia’ una gran quantita’ di lavoro gratuito, rimettendo in sesto il giardino, riportando a nuovo le sedie e i banchi ma soprattutto portando l’acqua nella scuola primaria nel villaggio di Bukorovac.

Riteniamo che questi interventi nelle scuole di campagna siano tra i migliori e piu’ qualificanti in difesa dele fasce piu’ deboli della popolazione che seguiamo perche’, oltre a permettere ai piccoli alunni di studiare e giocare in un ambiente reso dignitoso, restituisce alla comunita’ locale uno spazio pubblico, spesso l’unico del paese, che diventa punto di aggregazione sociale e culturale.

Questa scuola e’ costituita da due aule per gli alunni dalla prima alla quarta classe; c’e’ inoltre un’aula per la classe preparatoria (l’ultimo anno di scuola materna) non utilizzata perche’ non in condizioni di sicurezza. Ci sono anche una palestra ed un’aula per la biblioteca, che raccoglie inoltre ricordi della storia del villaggio e cimeli della civilta’ contadina, uno sgabuzzino ed un piccolo ufficio per le insegnanti e l’amministrazione.

Durante la nostra visita a ottobre 2013 la scuola si presentava in pessimo stato, con i pavimenti molto pericolosi poggiati direttamente su terra battuta (erano stati costuiti nel 1923), la scala di ingresso molto deteriorata. Potete vedere molte foto scattate durante la nostra prima visita sulla nostra pagina facebook nel post che abbiamo pubblicato il 19 dicembre 2013.

Veniamo accolti in modo molto festoso, con la tradizionale offerta del pane e del sale.

[FOTO: Il pane e il sale]


La scuola e’ bellissima, coloratissima con una felice scelta dell’arancione come colore dominante, i pavimenti nuovi e i serramenti messi a posto non fanno nemmeno intuire in quale stato disastroso si trovasse questo edificio solo pochi mesi fa. Le maestre sono felicissime e cosi’ i genitori dei bambini. Anche il Comune di Kragujevac ha fatto il suo dovere, sistemando in opportune bacheche e vetrinette tutto il materiale sulla civilta’ contadina che era precedentemente accatastato alla rinfusa nell’aula della biblioteca (che in realta’ e’ senza libri...)

I bambini hanno preparato per noi uno spettacolino e lo presentano con tutto l’entusiasmo di cui sono capaci.

La bandiera della PACE e’ esposta all’ingresso della Scuola.

E sulla porta la targa che riporta la frase in Italiano e in Serbo:

In nome della solidarieta’ internazionale tra i lavoratori e i popoli

Questa scuola e’ stata restaurata con il contributo di:

Associazione Mir Sada - Lecco

Associazione Zastava Brescia per la Solidarieta’ Internazionale ONLUS

Non bombe ma solo caramelle ONLUS – Trieste

[FOTO: La palestra: prima…     …e dopo i lavori; La sistemazione della biblioteca; Le vecchie lavagne e quelle nuove]


Dopo questa visita ci aspettano per il pranzo alla Scuola Professionale Zoza Dragovic di Kragujevac.

Si tratta di una grossa scuola superiore, con piu’ di mille alunni e circa un centinaio di insegnanti.

Fa parte del gruppo di scuole che piu’ di un anno fa si erano rivolte alle nostre associazioni per realizzare un progetto molto ambizioso, che ci era stato presentato verso la fine del 2012 dall’assessore alle politiche sociali del Comune

Kragujevac e’ la prima citta’ della Serbia che ha avviato il progetto nazionale di inclusione sociale che prevede l’inserimento dei portatori di handicap nelle scuole normali.

Si voleva iniziare con il superamento delle barriere architettoniche che impediscono il libero accesso nelle scuole ai bambini in carrozzina, e su questo era stato chiesto il nostro aiuto, perche’ non c’erano sufficienti risorse economiche.

Si trattava di intervenire su 6 scuole primarie e in questa scuola professionale.

Ne avevamo discusso a fondo nel nostro direttivo e avevamo immediatamente accettato questo progetto, che corrisponde in pieno ai parametri che utilizziamo per valutare le proposte di collaborazione che ci vengono presentate: forte impatto sociale dei progetti, che devono andare incontro a reali bisogni di categorie deboli, e dai costi contenuti, affrontabili dalle (scarse) risorse dellla nostra associazione e di quelle che collaborano con noi.

Alla realizzazione del progetto hanno aderito anche la Associazione Zastava Brescia per la Solidarieta’ Internazionale con 2500 euro e la Associazione Mir Sada di Lecco; quest’ultima ha messo a disposizione 2500 euro devoluti da un loro socio per onorare la memoria della madre scomparsa da poco.

Grazie alle rampe di accesso quei pochi gradini all’ingresso o dentro alcuni corridoi delle scuole non costituiscono piu’ un problema e garantiscono a questi ragazzi una qualita’ di vita certamente superiore (anche dal punto di vista psicologico).

A fine 2012 avevamo presentato domanda alla Chiesa Valdese per avere un loro contributo a valere sull’8 per mille che ricevono da chi attribuisce a loro la propria scelta in fase di dichiarazione dei reddti, e a settembre 2013 (con tutte le rampe gia’ costruite) ci e’ stato conferito un contributo di 14200 euro, che ci permette dunque di finanziare immediatamente un nuovo progetto di pari importo. Come vedrete tra poco il progetto e’ gia’ stato trovato...

Questa scuola professionale ha anche l’indirizzo alberghiero; come segno di ringraziamento la Direttrice ci ha invitati tutti a pranzo, gli allievi cuochi hanno cucinato per noi e siamo stati serviti tavola da un gruppo di emozionatissimi giovaani camerieri.

Uno di loro parla un perfetto italiano; scopriamo che e’ figlio di emigranti in Lombardia che sono dovuti tornare a Kragujevac perche’ hanno perso il lavoro e di conseguenza il permesso di soggiorno.

La Direttrice e’ molto contenta di ricevere la bandiera della PACE, che Stefano le consegna in ricordo di questo incontro e di questo progetto realizzato: ci confessa che aveva visto molte volte questa bandiera in altre scuole dove avevamo gia’ realizzato i nostri progetti, ed e’ molto orgogliosa che anche loro ora facciano parte della rete delle scuole per la pace.

[FOTO: I ragazzi che hanno preparato il pranzo; La consegna della bandiera]


La giornata non e’ ancora finita; alle 17 siamo attesi alla Scuola Politecnica di Kragujevac, la prima delle scuole dove siamo intervenuti, ben otto anni fa. In questa scuola i progetti realizzati sono molti e importanti: nel 2005 su costruita la mensa per gli studenti fuori sede, poi nel 2008 fu inaugurato un centro per i giovani recuperando ben 600 metri quadrati estremamente degradati nel piano seminterrato della scuola; nello stesso anno la scuola fu dotata di un ambulatorio odontoiatrico sociale, dove i quasi 2000 studenti sono seguiti gratuitamente dal servizio sanitario pubblico; infine nel 2009 abbiamo inaugurato una magnifica aula per riunioni. Il gruppo di danza popolare della scuola e’ venuto due volte (nel 2006 e nel 2008) nella nostra regione ed ha tenuto una serie di applauditissimi spettacoli.

Potete trovare le descrizioni molto dettagliate di questi progetti nelle relazioni degli anni dal 2006 al 2009.

Questa scuola festeggia quest’anno il suo centosessantesimo anno di fondazione; sorse nel 1854 subito dopo la fondazione del primo stabilimento della Zastava nel 1853, e divenne la scuola di formazione di tutti i quadri tecnici piu’ qualificati della Serbia e successivamente della Jugoslavia; giunse ad avere fino a piu’ di 3000 studenti. Il Preside e gli insegnati hanno deciso di attribuire una serie di riconoscimenti a chi ha maggiormente contribuito al successo della scuola e cosi’ a marzo si e’ tenuta una grande cerimonia durante la quale sono stati dati vari tipi di riconoscimenti. A noi e’ stata attribuita la ‘’ZLATNA PLAKETA’’ (Targa d’oro) insieme al discendente della famiglia Karadjordjevic, fondatori della scuola, al Comune di Kragujevac e alla fabbrica Zastava. La cerimonia di consegna avviene in modo del tutto informale, amichevole ed affettuoso nella bella sala delle riunioni. La professoressa Mirijana, che introduce la consegna della targa, non riesce a trattenere le lacrime. Il preside Kojic ripercorre la storia dei rapporti delle associazioni italiane con questa scuola e sottolinea bene come la targa che viene consegnata a Gilberto va in realta’ intesa come donata a tutti gli amici italiani, associazioni e singole persone, che da tanti anni portano qui la loro solidarieta’

[FOTO: La consegna della targa]


5 aprile 2014

La giornata comincia per Stefano e per me con una visita alla radio Uzivo Humanitarni, e poi ci vedremo con tutti gli altri alla sede del sindacato. Si tratta di una radio su internet, fondata due anni fa da Branko Lukic, un invalido cieco. Sono regolarmente registrati come associazione di invalidi e come radio privata; sono ospitati in un piccolo appartamento al piano terreno di un edificio di proprieta’ pubblica, non ancora del tutto finito.

La radio e’ nata per contrastare i pregiudizi e lottare contro le discriminazioni a danno delle persone invalide, e per promuovere azioni a loro favore.

Trasmette dibattiti, testimonianze, informazioni legali a tutela dei diritti dei disabili, e tante canzoni, soprattutto musica popolare balcanica.


Se volete sentirla e curiosare sulla loro pagina internet ecco l’indirizzo

http://www.uzivoradio.com/humanitarni-kragujevac.html

Ci chiedono informazioni su di noi, e Stefano fa la storia della nostra associazione, partendo dalla nostra opposizione alla aggressione della NATO alla Jugoslavia, in nome dell’articolo 11 della nostra Costituzione e della nostra formazione culturale e politica di solidarieta’ internazionale e fratellanza tra i lavoratori e i popoli; descrive in dettaglio e con un coinvolgimento emotivo che raramente gli ho sentito (di sicuro perche’ la sede dove ci troviamo muove a una forte commozione) il nostro metodo di intervento a favore dei gruppi sociali piu’ deboli. Dovevamo rimanere li’ non piu’ di 20 minuti, ma ci salutiamo dopo una buona ora di colloquio.

Probabilmente a favore di questa radio apriremo un piccolo progetto, perche’ per arrivarci si deve superare una piccola scala di sei gradini, che pero’ diventano insuperabili per chi sta in carrozzina; a Kragujeevac ci sono tante realta’, che noi abbiamo conosciuto nel corso di tanti anni, che sono potenziali utenti di questa radio che pero’ potrebbero frequentarla solo se ci sara’ una rampa per carrozzione e questo sara’ nostro compito...


Sulla piazza dello storico edificio della direzione della Zastava, dominata dalla statua all’operaio metalmeccanico, ci aspettano in tantissimi per l’assemblea di consegna degli affidi a distanza.

Ho la grande e piacevole sorpresa di rivedere Dejana P., una mia carissima amica che lavora a Belgrado, ma che ha vissuto per alcuni anni a Trieste all’inizio degli anni duemila, e che ci ha aiutato molto nella realizzazione di alcuni progetti. E’ la prima volta che e’ presente alla nostra assemblea. Alla fine mi dira’, che malgrado le tantissime foto e i tanti filmati che ha visto, nulla se non la presenza fisica puo’ trasmettere le emozioni fortissime, il senso vero di amicizia e di affetti che dominano nella grande sala, dove sono presenti i centocinquanta ragazze e ragazzi a cui sara’ consegnata la rata di affido con i loro familiari.

Per me e’ sempre un momento di felicita’ essere qui con loro, ma anche di forte dolore. Come ogni volta mi fa male vedere i volti di questi bambini, di questi ragazzi, di questi adulti che attendono di essere chiamati per ricevere la busta con l’affido e firmare la ricevuta.

Non siamo dei benefattori, ma donne e uomini solidali, ma sara’ chiaro questo concetto? Non siamo li’ con l’ipocrisia di fare genericamente del bene, ma sara’ chiaro?

Tutto questo vieneribadito con forza da Rajko e da me negli interventi iniziali di saluto, viene chiaramernte ricordato che noi siamo qui perche’ crediamo in valori molto precisi, il Lavoro, la Pace, la Liberta' e la Solidarieta' tra i lavoratori e tra i popoli, e siamo convinti che la solidarieta’ e l’unita’ tra i lavoratori e’ il bene piu’ grande che abbiamo nelle nostre mani.

Per quasi due ore stringeremo tante mani, riceveremo tanti abbracci e baci, ci racconteranno i loro problemi, i loro dolori e le loro poche speranze; tanti lasceranno il loro regalo per le famiglie italiane, o un pensiero per la nostra delegazione, soprattutto tante bottiglie di rakija distillata direttamente da loro.


Dopo l’assemblea ci aspetta un altro importante incontro, a Desimirovac, un grosso paese agricolo a una decina di chilometri a nord del centro di Kragujevac.

Il paese ha circa 1600 abitanti e con i villaggi vicini di Opornica (1200) Cerovac (1500) e Gornje Jarusice (1400) si giunge ad un totale di quasi 6000 persone.

Alla fine del 2012, in occasione di una nevicata eccezionale crollo’ il tetto di un edificio di 350 metri quadrati di proprieta’ del Comune, utilizzato come poliambulatorio pubblico, sede di gruppi sportivi e della associazione dei pensionati.

Alla fine dell’estate scorsa ci venne chiesto se potevamo prendere in considerazione la ricostruzione di questo edificio come progetto per la nostra associazione. Ci furono inviate molte foto, e durante il viaggio di ottobre scorso incontrammo irappresentanti dell’associazione degli abitanti del paese. La ricostruzione potrebbe inoltre prevedere l’utilizzo dell’edificio anche da parte degli invalidi con la semplice costruzione di una rampa di accesso. Nel poliambulatorio si potrebbe infine installare una poltrona dentistica per odontoiatria sociale, visto che il problema dei denti e’ uno dei piu’ gravi e diffusi tra la popolazione, poiche’ le spese connesse sono troppo elevate. La prevenzione specie nei bambini sarebbe veramente efficace.

Il progetto era importante ed interessante, perche’ avrebbe riconsegnato alla popolazione un servizio pubblico essenziale, ma l’investimento da fare era al di sopra delle possibilita’ di una associazione come la nostra, anche se in collaborazione con altre.

Ritornati a casa e dopo averne tanto discusso nel direttivo e con altre organizzazioni la nostra proposta fu la seguente: se il Comune avesse garantito la ricostruzione del tetto noi avremmo potuto discutere la possibilita’ di prendere in carico la ricostruzione degli interni, a patto che ci fosse anche lavoro volontario gratuito fornito dagli abitanti.

Cosi’ durante l’inverno scorso abbiamo ricevuto piu’ preventivi. la ricostruzione degli interni costa 21.500 euro, ridotti a circa 13.000 in caso di lavoro volontario gratuito. Su questo ordine di spesa ci si puo’ ritrovare. Finalmente poi avevamo ricevuto dal Comune di Kragujevac una lettera che ci informava che in data 13 febbraio 2014 era stata approvata una delibera che stanziava 2.400.000 dinari (circa 21.000 euro) per la ricostruzione del tetto e il risultato positivo della gara di appalto: la cifra a disposizione permettera’ la ricostruzione del tetto in circa due mesi.

E infine, il 16 marzo, poco prima della nostra partenza, ci arriva l’ultimo preventivo con tutti i dettagli per l’acquisto dei soli materiali necessari alla ricostruzione degli interni. Si tratta di 13.970 euro, e come vedete la cifra e’ praticamente identica ai 14.200 euro che ci e’ stata riconosciuta dall’ufficio 8 per mille della Chiesa Valdese per il progetto realizzato per il superamento delle barriere architettoniche nelle scuole. Anche la casella Desimirovac va a posto!

Molti abitanti sono presenti al nostro arrivo, perche’ vogliono ringraziarci di persona per questo progetto che, se non ci saranno ostacoli, potra’ assere inaugurato durante il nostro prossimo viaggio di ottobre.

Siamo ospiti della associazione degli abitanti del paese e cosi’, con un tipico ottimo abbondantissimo pranzo serbo, si conclude anche questa missione.

Il giorno dopo, con un tranquillo viaggio di ritorno, saremo a casa e inizieremo la preparazione della prossima delegazione, che a ottobre ci portera’ di nuovo a incontrare questi nostri carissimi amici. Prima di noi arriveranno a Kragujevac le associazioni di Torino, Lodi, Brescia e Roma, e ci sara’ sempre continuita’.

[FOTO: L’ingresso dell’edificio; Un interno; Altre viste di interni]


CONCLUSIONI


In Serbia l’occupazione complessiva e’ sempre in discesa, il potere di acquisto dei salari e soprattutto delle pensioni e’ in costante diminuzione, non si vedono speranze per i giovani che sono costretti ad emigrare, soprattutto se dotati di una buona formazione scolastica. La nostra ONLUS tiene duro, consapevole della responsabilita’ che si e’ assunta insieme alle altre associazioni italiane con cui collaboriamo ed al Sindacato dei lavoratori Zastava.

Con molta fatica riusciamo a mantenere il numero di affidi in corso al di sopra di 150, ne abbiamo perduti una ventina, mentre abbiamo ampliato il numero di progetti che vanno incontro a reali bisogni sociali della popolazione di Kragujevac, e che lo stato di poverta’ della citta’ non permette di soddisfare, nel campo della scuola, della sanita’, del disagio fisico e mentale, in tutto cio’ che puo’ regalare una piccola speranza alle nuove generazioni.

Sappiamo bene che le condizioni materiali stanno deteriorandosi sempre piu’ anche qui da noi in Italia, ma siamo anche sicuri che i nostri sostenitori si rendono conto delle gravissime difficolta’ che i lavoratori della Zastava e le loro famiglie continuano a sopportare, e che di conseguenza non mancheranno di sostenere la campagna di affidi, perche’ la crisi non deve minare la solidarieta’ tra lavoratori e popoli, ma anzi rafforzarla, non deve dividere, ma unire, in nome di una globalizzazione dei diritti che, unica, puo’ impedire le guerre tra i poveri e la disgregazione sociale.


ONLUS Non Bombe ma Solo Caramelle

Sede legale: Via dello Scoglio 173 I-34127 Trieste

Codice Fiscale 90019350488 (per sottoscrivere il 5 per mille)


Coordinate bancarie: Banca di Credito Cooperativo del Carso, Filiale di Basovizza,

Via Gruden 23, I-34149 Basovizza-Trieste

Codice IBAN IT18E0892802202010000021816

intestato a ‘’Non bombe ma solo caramelle –ONLUS’’


[FOTO: Un saluto a tutti voi da Tijana, nata nel 1999, un nuovo affido da questo viaggio]





SAD NADZIRE RAČUNE U SRBIJI

A chi apre un nuovo conto bancario in Serbia viene fatta sottoscrivere una liberatoria sul trasferimento dei suoi dati personali negli USA.
Si veda il servizio appena trasmesso sulla TV di Stato:


nedelja, 10. avg 2014, 19:30 -> 19:53

Zašto SAD nadzire račune u Srbiji?

Poslednjih nedelja RTS-u se javilo više gledalaca sa žalbom da su im, prilikom otvaranja računa bilo za firmu ili fizičko lice, u bankama tražili da potpišu saglasnost da Poreska uprava SAD ima pravo uvida u njihove podatke. Takvi uslovi smeju da važe samo za američke poreznike, kažu u Ministarstvu finansija.

Tragom žalbi gledalaca, i novinarka RTS-a otišla je u banku kako bi se raspitala o uslovima za otvaranje računa. Kako joj je rečeno u banci, ukoliko hoće da otvori račun, mora da potpiše saglasnost da američka poreska uprava ima pravo uvida u njene podatke.

Bez toga, kažu službenici, neće moći da otvori račun ni u jednoj banaci jer tu saglasnost traže sve banke, po preporuci Narodne banke.

Zvanično bankari o ovome ne žele da govore. Nezvanično, kažu da je to zbog američke Poreske uprave, odnosno njihovog zakona. Ako se s njim ne usklade, kažu, mogu da zaborave na biznis u Sjedinjenim Američkim Državama.

U Narodnoj banci Srbije ističu da bankama nisu dali nikakvu preporuku.

"Prema informacijama kojima raspolažemo, u toku su aktivnosti u cilju poboljšanja usaglašenosti poreskih propisa na međunarodnom nivou i primene FATSA propisa. Ministarstvo finansija nas je, 2. jula, obavestilo o potpisanoj Potvrdi namere Republike Srbije da zaključi međudržavni sporazum povodom primene tih propisa", navodi se u saopštenju Narodne banke.

U Ministarstvu finansija očekuju da do kraja godine vlade Srbije i Sjedinjenih Američkih Država potpišu sporazum u vezi sa dostavljanjem finansijskih podataka na način regulisan tim zakonom. Ističu da se on ne odnosi na državljane Srbije.

"Radi se o izveštavanju o računima koje lica koja su državljani, ili imaju poslovne interese u Sjedinjenim Državama, drže kod finansijskih institucija sa sedištem u Srbiji. Takve ugovore SAD su potpisale sa više zemalja, a cilj je sprečavanje izbegavanja plaćanja poreza u Americi, i taj propis se ni na koji način ne odnosi na građane Srbije", navodi se u saopštenju Ministarstva.

To znači da banke ne bi trebalo od svih građana da traže da potpišu spornu saglasnost. Onima koji se nađu u takvoj situaciji Zaštitnik građana savetuje da pošalju prigovor Narodnoj banci, na osnovu čega bi i on mogao da reaguje.