Informazione



A 40 anni dal golpe e dall'invasione di Cipro

30 Luglio 2014 - Traduzione dal portoghese di Marx21.it  | da www.avante.pt

Comunicato di 28 Partiti Comunisti e Operai

Per l'Italia hanno aderito PdCI e PRC

In occasione del 40° anniversario del colpo di Stato promosso dalla Giunta di Atene insieme al partito fascista EOKA B, che nel luglio 1974 aveva rovesciato il presidente eletto della Repubblica di Cipro, Makarios III, 28 Partiti Comunisti e Operai hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta in cui affermano che la Turchia approfittò del golpe per “concretizzare le sue aspirazioni espansioniste a Cipro, invadendo illegalmente l'isola” e occupando il 37 per cento del suo territorio, e rilevano che tale situazione si mantiene e si aggrava, attraverso la “politica di colonizzazione massiccia”, in “flagrante violazione del diritto internazionale” e dei “diritti umani e le libertà del popolo di Cipro”.

“Il colpo di Stato e l'invasione”, le cui “tragiche conseguenze Cipro sta ancora sperimentando”, furono “preparati ed eseguiti con gli USA e la NATO”, si accusa pure nel testo, prima di sottolineare che “il problema di Cipro è, essenzialmente, un problema internazionale relativo ad un'invasione e a un'occupazione”.

Nel documento i partiti comunisti e operai denunciano “l'intransigenza politica della Turchia e della leadership turco-cipriota” e “l'inaccettabile tolleranza della “comunità internazionale” nei confronti di un'illegalità che dura da 40 anni”, ed esigono “la soluzione del problema di Cipro il più presto possibile, in base al Diritto Internazionale e alle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”.

I firmatari rimarcano che “la soluzione deve ristabilire i diritti umani e le libertà nel quadro di una federazione bi-comunale e bi-zonale su un piano di uguaglianza politica”, sostengono che “la pace duratura permetterà, nella pratica, la riunificazione, l'indipendenza e la libertà per tutto il popolo di Cipro”, ed esigono che sia avviata un'inchiesta sul “destino degli scomparsi nella tragedia” ed “esprimono la loro completa solidarietà al popolo cipriota e alla sua lotta”.

Hanno firmato, fino ad ora:

Partito Comunista Portoghese, Partito Comunista del Bangladesh, Partito Comunista di Vallonia-Bruxelles (Belgio), Partito Comunista Tedesco, Partito Comunista in Danimarca, Partito Comunista della Gran Bretagna, Partito Comunista di Grecia, Partito Comunista della Finlandia, Partito Comunista Francese, Partito Comunista dell'India, Partito Comunista Iracheno, Partito dei Comunisti Italiani, Partito della Rifondazione Comunista (Italia), Partito Comunista Libanese, Partito Comunista del Lussemburgo, Partito Comunista del Messico, Partito Comunista delle Filippine, Partito Comunista della Federazione Russa, Partito Comunista Sudafricano, Partito Comunista Siriano, Partito Comunista degli USA, Partito Comunista del Venezuela, Nuovo Partito Comunista della Gran Bretagna, AKEL di Cipro, Partito Comunista Unificato della Georgia, Partito dei Lavoratori Ungherese e Partito del Popolo Iraniano.

Oltre alle organizzazioni appartenenti alla lista Solidnet, ha sottoscritto il testo Die Linke della Germania.



(deutsch / english / italiano)

Due caccia ucraini hanno abbattuto il volo MH17

e per non doverlo dire da molti giorni la RAI-TV nasconde le cronache dall'Ucraina

1) OSCE Monitors Identify “Shrapnel and Machine Gun-Like Holes” indicating Shelling (Michel Chossudovsky)
2) Schockierende Analyse: Dieses Flugzeug wurde nicht von einer Rakete getroffen (Peter Haisenko)
3) Evidence Is Now Conclusive: Two Ukrainian Government Fighter-Jets Shot Down Malaysian Airlines MH17 (Eric Zuesse)
4) VIDEO: NDR Extra 3 zum Ukraine Krieg / German TV show ridicules 'evidence' of Russian involvement in Ukraine crisis


--- Von Y&K Trümpy:

Oggetto: MH17 nicht von Rakete sondern von Kampfjet abgeschossen
Data: 10 agosto 2014 15:54:30 CEST

Die ukrainische Armee erschwert und verzögert mit Angriffen auf die Volksmilizen, welche das Gebiet der Absturzstelle der malaysischen MH17 kontrollieren, die internationalen Aufklärungsarbeiten an den Wrackteilen der Passagiermaschine. Es mehren sich aber schon seit längerem die Hinweise, dass das Flugzeug von einem ukrainischen Kampjet abgeschossen wurde, siehe untenstehende Links. Das wird die USA jedoch nicht daran hindern, mit im besten Fall zusammengestrickten "Beweisen" aus Sozialen-Netzwerken des Internets, die ostukrainischen Volksmilizen für den Abschuss verantwortlich zu machen und gegen Russland weitere Sanktionen zu verhängen. Im Gegensatz zu den Russen haben die Amerikaner keine Daten ihrer eigenen Aufklärungssatelliten veröffentlicht, auch die Auswertung der Black-Boxes bleibt weiter unter Verschluss.


--- More links:

The Video Report Deleted by the BBC - ENG SUBS (25/lug/2014)
 
Russische Radardaten: Ukrainischer Kampjet unweit von Boeing gesichtet  (21.7.14)
http://de.ria.ru/society/20140721/269068827.html

Moskau: Boeing kurz vor Absturz wurde von ukrainischem Kampfjet begleitet (21.7.14)
http://de.ria.ru/society/20140721/269070446.html

US spy plane incident raises more questions over MH17 crash (WSWS, 6 August 2014)
http://www.wsws.org/en/articles/2014/08/06/side-a06.html
 
Ucraina: Volo MH17 abbattuto da un cannoncino 30mm
Osservatore Osce: ‘Aereo abbattuto da caccia ucraino’ / MH17: Pockmarks look like from very, very heavy machine gun fire, says first OSCE monitor on-scene

PTV News 2 agosto 2014 – Volo MH17: la parola all’OSCE
Il network canadese CBC ha intervistato un inviato dell’OSCE, Michael Bociurkiw. Bociurkiw, un canadese di origine ucraina, è stato tra i primi al mondo ad arrivare sul sito del disastro, quando il relitto del Boeing 777 era ancora fumante. Cosa ha notato l’inviato della missione internazionale dell’OSCE arrivato sul posto?
http://www.pandoratv.it/?p=1639
VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=d4aL1BIDuYo

VIDEO: Osservatore Osce: ‘Aereo abbattuto da caccia ucraino’
Lombardia Russia 3/ago/2014 - In questo video la testimonianza di un osservatore dell’OSCE – un canadese di origine ucraina. Il video mostra le foto della fusoliera dell’aereo malese ‘caduto’ nell’Ucraina orientale, con inequivocabili fori di proiettili sparati da una mitragliatrice e le conclusioni dell’osservatore. Entrambe confermano la versione russa: un aereo Sukhoi-25 ucraino che seguiva da vicino il Boeing malese abbattuto.
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=dIaHKJVRLes
 

=== 1 ===

Auf Deutsch: Prof. Michel Chossudovsky von Global Research in Kanada geht davon aus, dass MH17 nicht mit einer Rakete, sondern von einem Kampfjet abgeschossen wurde:
http://www.luftpost-kl.de/luftpost-archiv/LP_13/LP11914_070814.pdf

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“Support MH17 Truth”: OSCE Monitors Identify “Shrapnel and Machine Gun-Like Holes” indicating Shelling. No Evidence of a Missile Attack. Shot Down by a Military Aircraft?


By Prof Michel Chossudovsky
Global Research, July 31, 2014

According to the report of German pilot and airlines expert Peter Haisenko, the MH17 Boeing 777 was not brought down by a missile.

What he observed from the available photos were perforations of the cockpit: 

 The facts speak clear and loud and are beyond the realm of speculation: The cockpit shows traces of shelling! You can see the entry and exit holes. The edge of a portion of the holes is bent inwards. These are the smaller holes, round and clean, showing the entry points most likely that of a 30 millimeter caliber projectile.(Revelations of German Pilot: Shocking Analysis of the “Shooting Down” of Malaysian MH17. “Aircraft Was Not Hit by a Missile” Global Research, July 30, 2014)

Based on detailed analysis Peter Haisenko reached  the conclusion that the MH17 was not downed by a missile attack:

This aircraft was not hit by a missile in the central portion. The destruction is limited to the cockpit area. Now you have to factor in that this part is constructed of specially reinforced material

The OSCE Mission

It is worth noting that the initial statements by OSCE observers (July 31) broadly confirm the findings of Peter Haisenko:

Monitors from the Organization for Security and Cooperation in Europe reported thatshrapnel-like holes were found in two separate pieces of the fuselage of the ill-fated Malaysia Airlines aircraft that was believed to have been downed by a missile in eastern Ukraine.

Michael Bociurkiw of the OSCE group of monitors at his daily briefing described part of the plane’s fuselage dotted with “shrapnel-like, almost machine gun-like holes.”He said the damage was inspected by Malaysian aviation-security officials .(Wall Street Journal, July 31, 2014)

The monitoring OSCE team has not found evidence of a missile fired from the ground as conveyed by official White House statements. As we recall, the US ambassador to the UN Samantha Power stated –pointing a finger at Russia– that the Malaysian MH17 plane was “likely downed by a surface-to-air missile operated from a separatist-held location”:

The team of international investigators with the Organisation for Security and Cooperation in Europe (OSCE) are uncertain if the missile used was fired from the ground as US military experts have previously suggested, the Wall Street Journal (WSJ) reported. (Malay Mail online, emphasis added)

The initial OSCE findings tend to dispel the claim that a BUK missile system brought down the plane.

Evidently, inasmuch as the perforations are attributable to shelling, a shelling operation conducted from the ground could not have brought down an aircraft traveling above 30,000 feet.

Ukraine Su-25 military aircraft within proximity of MH17

Peter Haisenko’s study is corroborated by the Russian Ministry of Defense which pointed to a Ukrainian Su-25 jet in the flight corridor of the MH17, within proximity of the plane.

Ironically, the presence of a military aircraft is also confirmed by a BBC  report conducted at the crash site on July 23.

All the eyewitnesses  interviewed by the BBC confirmed the presence of a Ukrainian military aircraft flying within proximity of Malaysian Airlines MH17 at the time that it was shot down: 

Eyewitness #1: There were two explosions in the air. And this is how it broke apart. And [the fragments] blew apart like this, to the sides. And when …

Eyewitness #2: … And there was another aircraft, a military one, beside it. Everybody saw it.

Eyewitness #1: Yes, yes. It was flying under it, because it could be seen. It was proceeding underneath, below the civilian one.

Eyewitness #3: There were sounds of an explosion. But they were in the sky. They came from the sky. Then this plane made a sharp turn-around like this. It changed its trajectory and headed in that direction [indicating the direction with her hands].

BBC Report below


The original BBC Video Report published by BBC Russian Service on July 23, 2014 has since been removed from the BBC archive.  In a bitter irony, The BBC is censoring its own news productions.

Media Spin

The media has reported that a surface to air missile was indeed fired and exploded before reaching its target.  It was not the missile that brought down the plane, it was the shrapnel resulting from the missile explosion (prior to reaching the plane) which punctured the plane and then led to a loss of pressure.

According to Ukraine’s National security spokesman Andriy Lysenko in a contradictory statement, the MH17 aircraft “suffered massive explosive decompression after being hit by a shrapnel missile.”  (See IBT, Australia)

In an utterly absurd report, the BBC quoting the official Ukraine statement  says that:

The downed Malaysia Airlines jet in eastern Ukraine suffered an explosive loss of pressure after it was punctured by shrapnel from a missile.

They say the information came from the plane’s flight data recorders, which are being analysed by British experts.

However, it remains unclear who fired a missile, with pro-Russia rebels and Ukraine blaming each other.

Many of the 298 people killed on board flight MH17 were from the Netherlands.

Dutch investigators leading the inquiry into the crash have refused to comment on the Ukrainian claims.

“Machine Gun Like Holes”

The shrapnel marks should be distinguished from the small entry and exit holes “most likely that of a 30 millimeter caliber projectile” fired from a military aircraft. These holes could not have been caused by a missile explosion as hinted by the MSM.

While the MSN is saying that the “shrapnel like holes” can be caused by a missile (see BBC report above), the OSCE has confirmed the existence of what it describes as “machine gun like holes”, without however acknowledging that these cannot be caused by a missile.

In this regard, the GSh-302 firing gun operated by an Su-25 is able to fire 3000 rpm which explains the numerous entry and exit holes.

According to the findings of Peter Haisenko:

If we now consider the armament of a typical SU 25 we learn this: It is equipped with a double-barreled 30-mm gun, type GSh-302 / AO-17A, equipped with: a 250 round magazine of anti-tank incendiary shells and splinter-explosive shells (dum-dum), arranged in alternating order. The cockpit of the MH 017 has evidently been fired at from both sides: the entry and exit holes are found on the same fragment of it’s cockpit segment (op cit)

The accusations directed against Russia including the sanctions regime imposed by Washington are based on a lie.

The evidence does not support the official US narrative to the effect that the MH17 was shot down by a BUK missile system operated by the DPR militia.

What next? More media disinformation, more lies?

See:

Revelations of German Pilot: Shocking Analysis of the “Shooting Down” of Malaysian MH17. “Aircraft Was Not Hit by a Missile” By Peter Haisenko, July 30, 2014



=== 2 ===

The original text in English: Revelations of German Pilot: Shocking Analysis of the “Shooting Down” of Malaysian MH17
“Aircraft Was Not Hit by a Missile” By Peter Haisenko, July 30, 2014
http://www.globalresearch.ca/german-pilot-speaks-out-shocking-analysis-of-the-shooting-down-of-malaysian-mh17/5394111

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Schockierende Analyse zum Abschuss der Malaysian MH17: Dieses Flugzeug wurde nicht von einer Rakete getroffen


By Peter Haisenko
Global Research, July 30, 2014
AnderweltOnline.com 26 July 2014

Es will kein Licht ins Dunkel um das Unglück der Malaysian MH 017 kommen. Die Flugschreiber sind in England und werden ausgewertet. Was kann dabei herauskommen? Möglicherweise mehr, als man annehmen möchte. Vor allem der Voicerecorder dürfte interessant sein, wenn man das Bild eines Cockpit-Fragments betrachtet. Als Fachmann für Luftfahrt habe ich mir die Bilder der Wrackteile vorgenommen, die im Internet kursieren.

Als erstes war ich erstaunt, wie wenige Fotos von den Wrackteilen mit Google zu finden sind. Alle sind in niedriger Auflösung, bis auf eines: Das Fragment des Cockpits unterhalb des Fensters auf der Kapitänsseite. Dieses Bild ist allerdings schockierend. In Washington hört man mittlerweile Stimmen, die bezüglich MH 017 von einem „möglicherweise tragischen Irrtum/Unfall“ sprechen. Angesichts dieses Bilds wundert mich das nicht.

Ein- und Austrittslöcher von Geschossen im Cockpit-Bereich

Ich empfehle, das kleine Bild rechts anzuklicken. Sie können dieses Foto als PDF in guter Auflösung herunterladen. Das ist notwendig, denn nur so ist zu verstehen, was ich hier beschreibe. Ich rede nicht von Spekulationen, sondern von eindeutigen Fakten: Das Cockpit zeigt Spuren von Beschuss. Man kann Ein- und Austrittslöcher sehen. Der Rand eines Teils der Löcher ist nach ! innen ! gebogen. Das sind die kleineren Löcher, rund und sauber, etwa Kaliber 30 Millimeter. Der Rand der anderen, der größeren und etwas ausgefransten Austrittslöcher ist nach ! außen ! gebogen. Zudem ist erkennbar, dass an diesen Austrittslöchern teilweise die äußere Schicht des doppelten Aluminiums weggefetzt oder verbogen ist – nach außen! Weiterhin sind kleinere Schnitte zu erkennen, alle nach außen gebogen, die darauf hinweisen, dass Splitter die Außenhaut vom Inneren des Cockpits her durchschlagen haben. Die offenen Nieten sind nach außen aufgebogen.

Bei Sichtung der verfügbaren Bilder fällt eines auf: Alle Wrackteile der Sektionen hinter dem Cockpit sind weitgehend unversehrt, wenn man davon absieht, dass es sich um Fragmente eines Ganzen handelt. Nur der Cockpit-Teil ist wüst zerstört. Daraus lässt sich eines bereits schließen: Dieses Flugzeug wurde nicht von einer Rakete in der Mitte getroffen. Die Zerstörung beschränkt sich auf den Cockpit-Bereich. Nun muss man wissen, dass dieser Teil aus besonders verstärktem Material gebaut ist. Schließlich muss der Bug des Flugzeugs auch den Aufprall eines großen Vogels bei hoher Geschwindigkeit einigermaßen schadlos überstehen können. Man sieht auf dem Foto, dass in diesem Bereich deutlich stärkeres Aluminium verbaut worden ist als am Rest der Außenhaut. Man erinnere sich an den Absturz der Pan Am über Lockerbie. Das einzige weitgehend unbeschädigte Teil war ein großes Cockpit-Segment. Hier hat zweifelsfrei eine Explosion innerhalb des Flugzeugs stattgefunden.

Panzerbrechender Munitionsmix

Was kann also passiert sein? Russland hat Radaraufzeichnungen veröffentlicht, die mindestens eine ukrainische SU 25 in der nächsten Nähe der MH 017 zeigen. Das korrespondiert mit der Aussage des verschollenen spanischen Controllers, der zwei ukrainische Kampfflugzeuge in der direkten Nähe der MH 017 gesehen hat. Betrachten wir dazu die Bewaffnung der SU 25: Sie ist ausgerüstet mit einer zweiläufigen 30-mm-Kanone, Typ GSch-302 /AO-17A, Kampfsatz: 250 Schuss Panzerbrand- bzw. Splitter-Spreng-Geschosse, die in einer definierten Reihenfolge in einem Gliederzerfallgurt befestigt sind. Das Cockpit der MH 017 ist von zwei Seiten beschossen worden: Ein- und Austrittslöcher auf derselben Seite.

Nun stelle man sich vor was passiert, wenn eine Abfolge von Panzerbrand- und Splitter-Spreng-Geschossen das Cockpit trifft, die immerhin so ausgelegt sind, dass sie einen Panzer zerstören können. Die Panzerbrandgeschosse werden teilweise quer durch das Cockpit aus der anderen Seite leicht deformiert wieder austreten. Schließlich ist ihre Durchschlagskraft für eine solide Panzerung ausgelegt. Die Splitter-Spreng-Geschosse aber werden im Cockpit selbst explodieren, so sind sie ausgelegt. Bei der rapiden Feuerfolge der GSch-302 Kanone gibt es folglich in kürzester Zeit eine schnelle Abfolge von Explosionen innerhalb des Cockpit-Bereichs, von denen jede einzelne ausreicht, einen Panzer zu zerstören.

Welcher „Irrtum“ wurde wirklich begangen – und von wem?

Weil der Innenraum eines Verkehrsflugzeugs ein luftdicht verschlossener Raum ist, wird durch diese Explosionen der Druck im Innern des Flugzeugs in Sekundenbruchteilen extrem ansteigen. Dafür ist das Flugzeug nicht gerüstet. Es wird zerplatzen wie ein Luftballon. Mit dieser Erklärung ergibt sich ein schlüssiges Bild. Die weitgehend intakten Fragmente der hinteren Sektionen sind an den Stellen zerbrochen, die aufgrund der Bauart bei extremem Überdruck am ehesten auseinanderbrechen werden. Das Bild des weit zerstreuten Trümmerfelds und das brutal beschädigte Cockpit-Segment passen dazu. Weiterhin zeigt ein Flügelsegment Spuren eines Streifschusses, der in Verlängerung direkt zum Cockpit führt. Interessanterweise musste ich feststellen, dass sowohl das hochaufgelöste Foto des Cockpit-Segments als auch das vom Streifschuss am Flügel mittlerweile aus Google-Images entfernt worden sind. Man findet praktisch überhaupt keine Bilder mehr von den Wrackteilen, außer rauchenden Trümmern.

Folgt man den Stimmen aus Washington, die von einem „möglicherweise tragischen Irrtum/Unfall“ sprechen, bleibt nur noch die Frage, welcher „Irrtum“ hier begangen worden sein könnte. Ich begebe mich jetzt nicht in den Bereich der Spekulationen, gebe aber folgendes zu bedenken: Die MH 017 ist in ihrer Lackierung verwechselbar mit der des russischen Präsidenten. Beide tragen die Farben der russischen Trikolore. Die Maschine mit Putin an Bord befand sich zur selben Zeit in der Nähe der MH 017, wenn man „Nähe“ mit Fliegeraugen betrachtet: etwa 200 bis 300 Kilometer. Dazu nehmen wir noch die Aussage der Frau Timoschenko, sie wolle Putin am liebsten mit einer Kalaschnikow erschießen. Aber das ist pure Spekulation. Der Beschuss des Cockpits der MH 017 nicht.



=== 3 ===


Evidence Is Now Conclusive: Two Ukrainian Government Fighter-Jets Shot Down Malaysian Airlines MH17. It was Not a ‘Buk’ Surface to Air Missile


By Eric Zuesse
Global Research, August 04, 2014

We’ll go considerably farther than has yet been revealed by the professional intelligence community, to provide the actual evidence that conclusively shows that (and how) the Ukrainian Government shot down the Malaysian airliner, MH-17, on July 17th.

The latest report from the intelligence community was headlined on August 3rd by Robert Parry, “Flight 17 Shoot-Down Scenario Shifts,” and he revealed there that,

“Contrary to the Obama administration’s public claims blaming eastern Ukrainian rebels and Russia for the shoot-down of Malaysia Airlines Flight 17, some U.S. intelligence analysts have concluded that the rebels and Russia were likely not at fault and that it appears Ukrainian government forces were to blame, according to a source briefed on these findings. This judgment — at odds with what President Barack Obama and Secretary of State John Kerry have expressed publicly — is based largely on the absence of U.S. government evidence that Russia supplied the rebels with a Buk anti-aircraft missile system that would be needed to hit a civilian jetliner flying at 33,000 feet, said the source, who spoke on condition of anonymity.”

It’s actually based on lots more than that; it’s based not on an absence of evidence, but on positive proof that the Ukrainian Government shot the plane down, and even proving how it was done. You will see this proof, right here, laid out in detail, for the first time.

The reader-comments to my July 31st article, “First Examination of Malaysian MH-17 Cockpit Photo Shows Ukraine Government Shot that Plane Down,” provided links and leads to independent additional confirmatory evidence backing up that account, of retired Lufthansa pilot Peter Haisenko’s reconstruction of this event, to such an extent that, after exploring the matter further, I now feel confident enough to say that the evidence on this matter is, indeed, “conclusive,” that Haisenko is right.

Here is all of that evidence, which collectively convinces me that Haisenko’s conclusion there, is, indeed, the only one that can even possibly explain this wreckage:

“There have been two or three pieces of fuselage that have been really pockmarked with what almost looks like machine-gun fire, very very strong machine-gun fire.”

This remarkable statement comes not from Haisenko, but from one of the first OSCE investigators who arrived at the scene of the disaster.

Go to https://www.youtube.com/watch?v=7ze9BNGDyk4 and you will see it.

That youtube snippet in an interview with Michael Bociurkiw, comes from a man who is

“a Ukrainian-Canadian monitor with the Organization for Security and Cooperation in Europe (OSCE), [who] has seen up close … the crash site of Malaysia Airlines Flight MH17. Bociurkiw and one other colleague were the first international monitors to reach the wreckage after the jet was shot down over a rebel-held region of eastern Ukraine July 17.”

That description of him is from the lead-in to the full interview with him, at the 29 July 2014 CBC news article, “Malaysia Airlines MH17: Michael Bociurkiw talks about being first at the crash site.” The far briefer youtube clip shows only what’s presented on 6:10-6:24 of this CBC interview with Bociurkiw. The CBC reporter in the video precedes the interview by announcing, “The wreckage was still smoldering when a small team from the OSCE got there.” So: he had to have been there really fast. “No other officials arrived for days,” she said.

So: one of the two first international monitors on-site saw conclusive evidence that the Malaysian plane had been hit by “very very strong machine-gun fire,” not by ground-based missile-fire.

Peter Haisenko’s reconstruction of the downing of that airliner, was here being essentially confirmed on-site by one of the two first OSCE international monitors to arrive on-site, while the wreckage was still smoldering. That’s as close to virgin, untouched evidence and testimony as we’ll ever get. Unlike a black-box interpretation-analysis long afterward by the Russian Government, or by the British Government, or by the Ukrainian Government, each of which governments has a horse in this race, this testimony from Bociurkiw is raw, independent, and comes from one of the two earliest witnesses to the physical evidence. That’s powerfully authoritative testimony, and it happens to confirm pilot Peter Haisenko’s theory of what happened. Bociurkiw arrived there fast because he negotiated with the locals for the rest of the OSCE team, who were organizing to come later: Bociurkiw speaks the local languages there — Ukrainian and Russian.

Furthermore, this is hardly testimony from someone who is supportive of the anti-Government rebels. Earlier, there had been this, http://pressimus.com/Interpreter_Mag/press/3492, which transcribed the BBC’s interview with Bociurkiw on July 22nd. He said then: “We’re observing that major pieces, and I’m looking at the tail fin as I said, and then there’s also the rear cone section of the aircraft, they do look different than when we first saw them, … two days ago.” So, he had arrived on-scene July 20th at the latest. (Neither the BBC nor the CBC, both of which interviewed him, were sufficiently professional to have reported the specific date at which Bociurkiw had actually arrived on-scene, but, from this, it couldn’t have been after July 20th. The downing had occurred July 17th. If some of the debris was still “smoldering” as the CBC journalist said, then maybe he had arrived there even earlier.)

The youtube snippet of Bociurkiw came to me via a reader-comment to my article, from Bill Johnson, after which I web-searched the youtube clip for its source and arrived then at the 29 July 2014 CBC news article and its accompanying video.

Further, there’s this crucial 21 July photo-reconstruction of that cockpit-fragment positioned into place on the aircraft as it had originally been in that intact-airliner:  https://twitter.com/EzraBraam. (Sometimes that doesn’t work, so here’s another screen of it from someone who copied it.) Looking at that photo-reconstruction, one can easily tell that the SU-25 or other fighter-jet that was firing into the cockpit from the pilot’s left side didn’t just riddle the area surrounding the pilot with bullets, but that it then targeted-in specifically onto the pilot himself

(Message over 64 KB, truncated)



Il seguente resoconto del viaggio di solidarietà di Non Bombe ma solo Caramelle - Onlus a Kragujevac si può scaricare nella versione completa (formato Word, corredata di fotografie) al link: https://www.cnj.it/AMICIZIA/Relaz0414.doc 
Anche le precedenti relazioni di Non Bombe ma solo Caramelle - Onlus si possono scaricare alla URL: https://www.cnj.it/NBMSC.htm
Gallerie fotografiche ed ulteriori informazioni sono riportate alla pagina facebook
 http://www.facebook.com/nonbombemasolocaramelle dove è possibile trovare anche aggiornamenti successivi alle stesura del presente Resoconto, relativi ai progetti ed iniziative di solidarietà promosse dalla stessa ONLUS.

Per approfondimenti si vedano anche:
* gli aggiornamenti sulle devastanti alluvioni che hanno colpito le repubbliche jugoslave a partire da maggio di quest'anno:

https://www.cnj.it/AMICIZIA/poplava2014.htm#scuole
* tutto il nostro archivio della documentazione rilevante sulle questioni economiche e sindacali:
https://www.cnj.it/AMICIZIA/sindacale.htm


ONLUS Non Bombe ma Solo Caramelle

Relazione sul viaggio a Kragujevac del 3-6 aprile 2014


Introduzione

Care amiche e cari amici solidali, vi inviamo la relazione del viaggio che abbiamo svolto a Kragujevac tre settimane fa, per la consegna degli affidi a distanza gestiti dalla nostra ONLUS e per la verifica dei numerosi progetti che portiamo avanti insieme ad altre associazioni italiane.

In questa relazione, come d’abitudine, inseriremo alcune foto per illustrare il nostro viaggio, ma ne pubblichremo molte di piu’, per ogni singolo progetto, sulla nostra pagina facebook

https://www.facebook.com/nonbombemasolocaramelle

La pagina viene aggiornata di tanto in tanto, senza precise scadenze, quando abbiamo notizie da fornire; siamo molto soddisfatti del successo che ha, con molte centinaia di visite per ogni nuovo inserimento. Non e’ necessario essere iscritti a facebook per poterla vedere.


Ci sono vari siti che pubblicano di tanto in tanto le nostre relazioni, e due siti che le pubblicano tutte:

sul sito del Coordinamento RSU trovate tutte le notizie sulle nostre iniziative (a partire dal 1999) alla pagina:

http://www.coordinamentorsu.it/guerra.htm


I nostri resoconti sono presenti dal 2006 anche sul sito del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia, all'indirizzo:

https://www.cnj.it/NBMSC.htm


Cronaca del viaggio

3 aprile 2014

Siamo partiti come sempre verso le 9 del mattino a Trieste, utilizzando il glorioso pullmino della Associazione di Solidarieta’ Internazionale Triestina, con il quale viaggiamo da dodici anni ed una macchina. Siamo in 10: Claudia, Erika, Francesco, Gabriella, Gilberto da Trieste, Stefano da Fiumicello, Mariella da Roma, Claudio da Grado, Gianandrea e Lorena da Pordenone.

Bel tempo durante tutto il viaggio, temperatura mite, assenza quasi totale di traffico ad esclusione dell’attraversamento di Belgrado, dove si giunge sempre fatalmente all’ora di punta, e dove l’autostrada (che in un tratto di alcune decine di chilometri e’ gratuita) e’ usata come strada cittadina, con tanto di piazzole per le fermate degli autobus urbani.

Sono pero’ finalmente finiti i lavori di rifacimento del ponte sulla Sava, che rendevano veramente un’avventura attraversare la citta’.

Cio’ che colpisce e’ l’assenza pressoche’ totale di traffico commerciale a sud di Lubiana, fino a Kragujevac. che indica come l’economia dei Balcani sia in crisi ormai da moltissimi anni.

Anche l’eliminazione di alcuni controlli doganali tra Croazia e Slovania riducono un poco i tempi del viaggio.

Alle alle 18 e 30 arriviamo finalmente alla sede del Sindacato Samostalni, dove incontriamo i nostri amici dell’ufficio relazioni internazionali e affidi a distanza.

Consegnamo a Rajko, segretario del Samostalni, il denaro necessario per la realizzazione dei due nuovi progetti che sono abbiamo deciso di realizzare in questo viaggio, il restauro di una nuova scuola nel villaggio di Sabanta e la ricostruzione di un edificio polivalente nel paese di Desimirovac, per 4350 e 9500 euro rispettivamente (vedi piu’ sotto per i dettagli).

Facciamo il controllo delle liste degli affidi da consegnare, ci vengono date le schede relative ai nuovi ragazzi presi in carico.

Purtroppo il numero di affidi che distribuiremo e’ sceso di alcune unita’ rispetto al passato: alcuni sottoscrittori, senza preavviso, hanno smesso di contribuire; ci sono pero’ due affidatari nuovi e tre hanno deciso di continuare questa campagna di solidarieta’ cambiando l’affido, perche’ i ragazzi a loro assegnati hanno finito gli studi. Comunque siamo sempre

Discutiamo il programma dei due giorni successivi, che saranno densissimi di incontri e finalmente alle 22 siamo a cena.



4 aprile 2014

Prima di descrivere il primo impegno della mattina dobbiamo fare un salto indietro nel tempo.

Le leggi sulla privatizzazione delle aziende ancora pubbliche prevede la loro liquidazione entro il 2014 se non troveranno un compratore. I locali attualmente sede del Sindacato sono di proprieta’ della parte ancora in mano pubblica del gruppo Zastava, e quindi c’e’ il rischio molto elevato che vengano venduti.

Per questo motivo l’estate dell’anno scorso avevamo fondato a Kragujevac una nuova associazione, successivamente regolarmente registrata secondo le norme del codice civile serbo.

Questa nuova associazione si chiama Solidarieta’ Internazionale tra i Lavoratori (in Serbo Udruzenje Medjunarodna Radnicka Solidarnost) e tra i socifondatori ci sono quattro rappresentanti del Sindacato (Rajka, Rajko, Delko, Gordana) e quattro delle associazioni italiane (Gilberto da Trieste, Riccardo da Brescia, Fulvio da Torino e Mauro da Lecco).

Lo statuto e le formalita’ burocratiche su cui deve conformarsi l’attivita’ della associazione ricordano molto da vicino le incombenze delle ONLUS italiane.

Abbiamo chiesto al Comune di Kragujevac di fornirci (come per tutte le altre associazioni esistenti in citta’) una sede di farsi carico di alcune spese di funzionamento.

Sono state proposte alcune soluzioni e sembra che ora si sia arrivati alla scelta di un locale adatto a questa funzione, ed e’ li’ che ci rechiamo di prima mattina. E’ in pieno centro citta’, molto vicino all’Hotel Krahgujevac, dove stiamo noi durante i nostri viaggi, non e’ molto grande ma in buone condizioni e parzialmente arredato. I servizi igienici sono praticamente nuovi. Sara’ senz’altro una sistemazione molto conveniente quando si dovra’ abbandonare la sede attuale dell’ufficio adozioni.

[FOTO: Due viste dell’interno della nuova sede]


Dopo questa visita andiamo a Gornja Sabanta, un piccolo villaggio di circa 850 abitanti nella municipalita’ di Pivara, sempre in comune di Kragujevac, a circa 10 chilometri dal centro.

Questa scuola serve anche per i vicini villaggi di Donja Sabanta, Sugubine, Velike Pcelice e Ratkovic, con circa 2000 ulteriori abitanti.

Nella scuola lavorano 15 persone, ed e’ frequentata da 70 alunni, suddivisi in 8 classi piu’ la classe preparatoria (l’ultima delle classi di scuola materna).

Durante l’inverno scorso ci e’ stato richiesto un intervento prioritario di recupero della palestra, che versa in condizioni che ne rendono impossibile l’uso. Qualora poi fosse stato possibile ci erano stati chiesti altri interventi, tutti localizzati nell’ala della scuola dove ha sede la palestra.

Dopo averne discusso nel direttivo della nostra ONLUS e insieme ad altre associazioni abbiamo deciso di prendere a carico questa scuola, in nome dei principi che animano i nostri interventi e che adesso illustro brevemente.

Le scuole, i centri sociali, le associazioni di tutela per persone portatrici di handicap fisici e mentali, i campi profughi, localizzati quasi sempre in zone popolari della città di Kragujevac, ci hanno visti presenti ed interessati a dare una mano per migliorare le condizioni di vita e di studio di chi li frequenta o vi abita, per aiutare ad avere una speranza per il futuro.

Lo facciamo obbedendo alla regola di partire dagli ultimi, che sono poi i disoccupati, le loro famiglie, i loro bambini, gli anziani dimenticati dallo stato e dalla società, gli invalidi, e via dicendo, cercando sempre di non creare discriminazioni tra gli umili, tra i poveri, per salvaguardare la loro dignita’ ed cercare di combattere la disgregazione sociale che sempre si presenta in situazioni cosi’ difficili.

A volte le cose che facciamo dovrebbe realizzarle il Comune, o i vari Ministeri (e su questo le discussioni al nostro interno sono a volte molto infuocate), spesso la nostra e' una operazione di totale supplenza, ma se queste cose non le facciamo noi non le fa nessuno!

Tornando alla Scuola di Sabanta ci erano state inviate durante l’inverno scorso documentazioni fotografiche molto accurate e i preventivi dettagliati di tutti i lavori necessari, tra i quali, come dicevo piu’ sopra, e’ prioritaria la ricostruzione della palestra.

Cosi’ avevamo deciso di intervenire, insieme alla ONLUS Zastava Brescia per la Solidarieta’ Internazionale, consegnando al Sindacato i 4350 euro necessari per questo intervento.

Nel direttivo della nostra ONLUS avevamo definito lasciare alla valutazione di chi e’ presente al viaggio (Claudia, Gilberto e Stefano) la decisione sulle altre articolazioni del progetto.

Non ci serve molto tempo per decidere che prenderemo in carico tutti i lavori indicati nel preventivo che avevamo ricevuto (9680 euro complessivi), e che oltre la palestra riguardano il rifacimento dei bagni in quest’ala della scuola, di un corridoio e di due aule.

Molti intonaci furono danneggiati dai bombardamenti NATO del 1999, che distrussero una fabbrica di munizioni che si trova ad alcuni chilometri dal paese di Sabanta.

Stefano consegna la bandiera della PACE che accompagna sempre i nostri progetti, e ci lasciamo con i nostri nuovi amici con la promessa di rivederci a ottobre, con i lavori finiti.

[FOTO: Tre dettagli della palestra; Le aule da restaurare]


E ora andiamo a Poskurice dove visiteremo la Scuola Primaria Sveti Sava, dove sono finiti i lavori di recupero edilizio presi in carico da noi insieme alle associazioni di Lecco e Brescia a ottobre scorso.

Si tratta di una scuola primaria di campagna, nel villaggio di Poskurice (500 abitanti), a circa 10 chilometri dal centro della citta’di Kragujevac. Quando la avevamo visitata a ottobre scorso si presentava veramente in brutte condizioni, soprattutto i pavimenti erano molto rovinati ma soprattutto molto pericolosi. Solo i servizi igienici erano in ordine.

Anche questo progettoci e’ stato proposto, attraverso il Sindacato Samostalni, dal gruppo di Escursionisti ed Ecologisti ‘’Gora’’ di Kragujevac, i cui associati hanno svolto gia’ una gran quantita’ di lavoro gratuito, rimettendo in sesto il giardino, riportando a nuovo le sedie e i banchi ma soprattutto portando l’acqua nella scuola primaria nel villaggio di Bukorovac.

Riteniamo che questi interventi nelle scuole di campagna siano tra i migliori e piu’ qualificanti in difesa dele fasce piu’ deboli della popolazione che seguiamo perche’, oltre a permettere ai piccoli alunni di studiare e giocare in un ambiente reso dignitoso, restituisce alla comunita’ locale uno spazio pubblico, spesso l’unico del paese, che diventa punto di aggregazione sociale e culturale.

Questa scuola e’ costituita da due aule per gli alunni dalla prima alla quarta classe; c’e’ inoltre un’aula per la classe preparatoria (l’ultimo anno di scuola materna) non utilizzata perche’ non in condizioni di sicurezza. Ci sono anche una palestra ed un’aula per la biblioteca, che raccoglie inoltre ricordi della storia del villaggio e cimeli della civilta’ contadina, uno sgabuzzino ed un piccolo ufficio per le insegnanti e l’amministrazione.

Durante la nostra visita a ottobre 2013 la scuola si presentava in pessimo stato, con i pavimenti molto pericolosi poggiati direttamente su terra battuta (erano stati costuiti nel 1923), la scala di ingresso molto deteriorata. Potete vedere molte foto scattate durante la nostra prima visita sulla nostra pagina facebook nel post che abbiamo pubblicato il 19 dicembre 2013.

Veniamo accolti in modo molto festoso, con la tradizionale offerta del pane e del sale.

[FOTO: Il pane e il sale]


La scuola e’ bellissima, coloratissima con una felice scelta dell’arancione come colore dominante, i pavimenti nuovi e i serramenti messi a posto non fanno nemmeno intuire in quale stato disastroso si trovasse questo edificio solo pochi mesi fa. Le maestre sono felicissime e cosi’ i genitori dei bambini. Anche il Comune di Kragujevac ha fatto il suo dovere, sistemando in opportune bacheche e vetrinette tutto il materiale sulla civilta’ contadina che era precedentemente accatastato alla rinfusa nell’aula della biblioteca (che in realta’ e’ senza libri...)

I bambini hanno preparato per noi uno spettacolino e lo presentano con tutto l’entusiasmo di cui sono capaci.

La bandiera della PACE e’ esposta all’ingresso della Scuola.

E sulla porta la targa che riporta la frase in Italiano e in Serbo:

In nome della solidarieta’ internazionale tra i lavoratori e i popoli

Questa scuola e’ stata restaurata con il contributo di:

Associazione Mir Sada - Lecco

Associazione Zastava Brescia per la Solidarieta’ Internazionale ONLUS

Non bombe ma solo caramelle ONLUS – Trieste

[FOTO: La palestra: prima…     …e dopo i lavori; La sistemazione della biblioteca; Le vecchie lavagne e quelle nuove]


Dopo questa visita ci aspettano per il pranzo alla Scuola Professionale Zoza Dragovic di Kragujevac.

Si tratta di una grossa scuola superiore, con piu’ di mille alunni e circa un centinaio di insegnanti.

Fa parte del gruppo di scuole che piu’ di un anno fa si erano rivolte alle nostre associazioni per realizzare un progetto molto ambizioso, che ci era stato presentato verso la fine del 2012 dall’assessore alle politiche sociali del Comune

Kragujevac e’ la prima citta’ della Serbia che ha avviato il progetto nazionale di inclusione sociale che prevede l’inserimento dei portatori di handicap nelle scuole normali.

Si voleva iniziare con il superamento delle barriere architettoniche che impediscono il libero accesso nelle scuole ai bambini in carrozzina, e su questo era stato chiesto il nostro aiuto, perche’ non c’erano sufficienti risorse economiche.

Si trattava di intervenire su 6 scuole primarie e in questa scuola professionale.

Ne avevamo discusso a fondo nel nostro direttivo e avevamo immediatamente accettato questo progetto, che corrisponde in pieno ai parametri che utilizziamo per valutare le proposte di collaborazione che ci vengono presentate: forte impatto sociale dei progetti, che devono andare incontro a reali bisogni di categorie deboli, e dai costi contenuti, affrontabili dalle (scarse) risorse dellla nostra associazione e di quelle che collaborano con noi.

Alla realizzazione del progetto hanno aderito anche la Associazione Zastava Brescia per la Solidarieta’ Internazionale con 2500 euro e la Associazione Mir Sada di Lecco; quest’ultima ha messo a disposizione 2500 euro devoluti da un loro socio per onorare la memoria della madre scomparsa da poco.

Grazie alle rampe di accesso quei pochi gradini all’ingresso o dentro alcuni corridoi delle scuole non costituiscono piu’ un problema e garantiscono a questi ragazzi una qualita’ di vita certamente superiore (anche dal punto di vista psicologico).

A fine 2012 avevamo presentato domanda alla Chiesa Valdese per avere un loro contributo a valere sull’8 per mille che ricevono da chi attribuisce a loro la propria scelta in fase di dichiarazione dei reddti, e a settembre 2013 (con tutte le rampe gia’ costruite) ci e’ stato conferito un contributo di 14200 euro, che ci permette dunque di finanziare immediatamente un nuovo progetto di pari importo. Come vedrete tra poco il progetto e’ gia’ stato trovato...

Questa scuola professionale ha anche l’indirizzo alberghiero; come segno di ringraziamento la Direttrice ci ha invitati tutti a pranzo, gli allievi cuochi hanno cucinato per noi e siamo stati serviti tavola da un gruppo di emozionatissimi giovaani camerieri.

Uno di loro parla un perfetto italiano; scopriamo che e’ figlio di emigranti in Lombardia che sono dovuti tornare a Kragujevac perche’ hanno perso il lavoro e di conseguenza il permesso di soggiorno.

La Direttrice e’ molto contenta di ricevere la bandiera della PACE, che Stefano le consegna in ricordo di questo incontro e di questo progetto realizzato: ci confessa che aveva visto molte volte questa bandiera in altre scuole dove avevamo gia’ realizzato i nostri progetti, ed e’ molto orgogliosa che anche loro ora facciano parte della rete delle scuole per la pace.

[FOTO: I ragazzi che hanno preparato il pranzo; La consegna della bandiera]


La giornata non e’ ancora finita; alle 17 siamo attesi alla Scuola Politecnica di Kragujevac, la prima delle scuole dove siamo intervenuti, ben otto anni fa. In questa scuola i progetti realizzati sono molti e importanti: nel 2005 su costruita la mensa per gli studenti fuori sede, poi nel 2008 fu inaugurato un centro per i giovani recuperando ben 600 metri quadrati estremamente degradati nel piano seminterrato della scuola; nello stesso anno la scuola fu dotata di un ambulatorio odontoiatrico sociale, dove i quasi 2000 studenti sono seguiti gratuitamente dal servizio sanitario pubblico; infine nel 2009 abbiamo inaugurato una magnifica aula per riunioni. Il gruppo di danza popolare della scuola e’ venuto due volte (nel 2006 e nel 2008) nella nostra regione ed ha tenuto una serie di applauditissimi spettacoli.

Potete trovare le descrizioni molto dettagliate di questi progetti nelle relazioni degli anni dal 2006 al 2009.

Questa scuola festeggia quest’anno il suo centosessantesimo anno di fondazione; sorse nel 1854 subito dopo la fondazione del primo stabilimento della Zastava nel 1853, e divenne la scuola di formazione di tutti i quadri tecnici piu’ qualificati della Serbia e successivamente della Jugoslavia; giunse ad avere fino a piu’ di 3000 studenti. Il Preside e gli insegnati hanno deciso di attribuire una serie di riconoscimenti a chi ha maggiormente contribuito al successo della scuola e cosi’ a marzo si e’ tenuta una grande cerimonia durante la quale sono stati dati vari tipi di riconoscimenti. A noi e’ stata attribuita la ‘’ZLATNA PLAKETA’’ (Targa d’oro) insieme al discendente della famiglia Karadjordjevic, fondatori della scuola, al Comune di Kragujevac e alla fabbrica Zastava. La cerimonia di consegna avviene in modo del tutto informale, amichevole ed affettuoso nella bella sala delle riunioni. La professoressa Mirijana, che introduce la consegna della targa, non riesce a trattenere le lacrime. Il preside Kojic ripercorre la storia dei rapporti delle associazioni italiane con questa scuola e sottolinea bene come la targa che viene consegnata a Gilberto va in realta’ intesa come donata a tutti gli amici italiani, associazioni e singole persone, che da tanti anni portano qui la loro solidarieta’

[FOTO: La consegna della targa]


5 aprile 2014

La giornata comincia per Stefano e per me con una visita alla radio Uzivo Humanitarni, e poi ci vedremo con tutti gli altri alla sede del sindacato. Si tratta di una radio su internet, fondata due anni fa da Branko Lukic, un invalido cieco. Sono regolarmente registrati come associazione di invalidi e come radio privata; sono ospitati in un piccolo appartamento al piano terreno di un edificio di proprieta’ pubblica, non ancora del tutto finito.

La radio e’ nata per contrastare i pregiudizi e lottare contro le discriminazioni a danno delle persone invalide, e per promuovere azioni a loro favore.

Trasmette dibattiti, testimonianze, informazioni legali a tutela dei diritti dei disabili, e tante canzoni, soprattutto musica popolare balcanica.


Se volete sentirla e curiosare sulla loro pagina internet ecco l’indirizzo

http://www.uzivoradio.com/humanitarni-kragujevac.html

Ci chiedono informazioni su di noi, e Stefano fa la storia della nostra associazione, partendo dalla nostra opposizione alla aggressione della NATO alla Jugoslavia, in nome dell’articolo 11 della nostra Costituzione e della nostra formazione culturale e politica di solidarieta’ internazionale e fratellanza tra i lavoratori e i popoli; descrive in dettaglio e con un coinvolgimento emotivo che raramente gli ho sentito (di sicuro perche’ la sede dove ci troviamo muove a una forte commozione) il nostro metodo di intervento a favore dei gruppi sociali piu’ deboli. Dovevamo rimanere li’ non piu’ di 20 minuti, ma ci salutiamo dopo una buona ora di colloquio.

Probabilmente a favore di questa radio apriremo un piccolo progetto, perche’ per arrivarci si deve superare una piccola scala di sei gradini, che pero’ diventano insuperabili per chi sta in carrozzina; a Kragujeevac ci sono tante realta’, che noi abbiamo conosciuto nel corso di tanti anni, che sono potenziali utenti di questa radio che pero’ potrebbero frequentarla solo se ci sara’ una rampa per carrozzione e questo sara’ nostro compito...


Sulla piazza dello storico edificio della direzione della Zastava, dominata dalla statua all’operaio metalmeccanico, ci aspettano in tantissimi per l’assemblea di consegna degli affidi a distanza.

Ho la grande e piacevole sorpresa di rivedere Dejana P., una mia carissima amica che lavora a Belgrado, ma che ha vissuto per alcuni anni a Trieste all’inizio degli anni duemila, e che ci ha aiutato molto nella realizzazione di alcuni progetti. E’ la prima volta che e’ presente alla nostra assemblea. Alla fine mi dira’, che malgrado le tantissime foto e i tanti filmati che ha visto, nulla se non la presenza fisica puo’ trasmettere le emozioni fortissime, il senso vero di amicizia e di affetti che dominano nella grande sala, dove sono presenti i centocinquanta ragazze e ragazzi a cui sara’ consegnata la rata di affido con i loro familiari.

Per me e’ sempre un momento di felicita’ essere qui con loro, ma anche di forte dolore. Come ogni volta mi fa male vedere i volti di questi bambini, di questi ragazzi, di questi adulti che attendono di essere chiamati per ricevere la busta con l’affido e firmare la ricevuta.

Non siamo dei benefattori, ma donne e uomini solidali, ma sara’ chiaro questo concetto? Non siamo li’ con l’ipocrisia di fare genericamente del bene, ma sara’ chiaro?

Tutto questo vieneribadito con forza da Rajko e da me negli interventi iniziali di saluto, viene chiaramernte ricordato che noi siamo qui perche’ crediamo in valori molto precisi, il Lavoro, la Pace, la Liberta' e la Solidarieta' tra i lavoratori e tra i popoli, e siamo convinti che la solidarieta’ e l’unita’ tra i lavoratori e’ il bene piu’ grande che abbiamo nelle nostre mani.

Per quasi due ore stringeremo tante mani, riceveremo tanti abbracci e baci, ci racconteranno i loro problemi, i loro dolori e le loro poche speranze; tanti lasceranno il loro regalo per le famiglie italiane, o un pensiero per la nostra delegazione, soprattutto tante bottiglie di rakija distillata direttamente da loro.


Dopo l’assemblea ci aspetta un altro importante incontro, a Desimirovac, un grosso paese agricolo a una decina di chilometri a nord del centro di Kragujevac.

Il paese ha circa 1600 abitanti e con i villaggi vicini di Opornica (1200) Cerovac (1500) e Gornje Jarusice (1400) si giunge ad un totale di quasi 6000 persone.

Alla fine del 2012, in occasione di una nevicata eccezionale crollo’ il tetto di un edificio di 350 metri quadrati di proprieta’ del Comune, utilizzato come poliambulatorio pubblico, sede di gruppi sportivi e della associazione dei pensionati.

Alla fine dell’estate scorsa ci venne chiesto se potevamo prendere in considerazione la ricostruzione di questo edificio come progetto per la nostra associazione. Ci furono inviate molte foto, e durante il viaggio di ottobre scorso incontrammo irappresentanti dell’associazione degli abitanti del paese. La ricostruzione potrebbe inoltre prevedere l’utilizzo dell’edificio anche da parte degli invalidi con la semplice costruzione di una rampa di accesso. Nel poliambulatorio si potrebbe infine installare una poltrona dentistica per odontoiatria sociale, visto che il problema dei denti e’ uno dei piu’ gravi e diffusi tra la popolazione, poiche’ le spese connesse sono troppo elevate. La prevenzione specie nei bambini sarebbe veramente efficace.

Il progetto era importante ed interessante, perche’ avrebbe riconsegnato alla popolazione un servizio pubblico essenziale, ma l’investimento da fare era al di sopra delle possibilita’ di una associazione come la nostra, anche se in collaborazione con altre.

Ritornati a casa e dopo averne tanto discusso nel direttivo e con altre organizzazioni la nostra proposta fu la seguente: se il Comune avesse garantito la ricostruzione del tetto noi avremmo potuto discutere la possibilita’ di prendere in carico la ricostruzione degli interni, a patto che ci fosse anche lavoro volontario gratuito fornito dagli abitanti.

Cosi’ durante l’inverno scorso abbiamo ricevuto piu’ preventivi. la ricostruzione degli interni costa 21.500 euro, ridotti a circa 13.000 in caso di lavoro volontario gratuito. Su questo ordine di spesa ci si puo’ ritrovare. Finalmente poi avevamo ricevuto dal Comune di Kragujevac una lettera che ci informava che in data 13 febbraio 2014 era stata approvata una delibera che stanziava 2.400.000 dinari (circa 21.000 euro) per la ricostruzione del tetto e il risultato positivo della gara di appalto: la cifra a disposizione permettera’ la ricostruzione del tetto in circa due mesi.

E infine, il 16 marzo, poco prima della nostra partenza, ci arriva l’ultimo preventivo con tutti i dettagli per l’acquisto dei soli materiali necessari alla ricostruzione degli interni. Si tratta di 13.970 euro, e come vedete la cifra e’ praticamente identica ai 14.200 euro che ci e’ stata riconosciuta dall’ufficio 8 per mille della Chiesa Valdese per il progetto realizzato per il superamento delle barriere architettoniche nelle scuole. Anche la casella Desimirovac va a posto!

Molti abitanti sono presenti al nostro arrivo, perche’ vogliono ringraziarci di persona per questo progetto che, se non ci saranno ostacoli, potra’ assere inaugurato durante il nostro prossimo viaggio di ottobre.

Siamo ospiti della associazione degli abitanti del paese e cosi’, con un tipico ottimo abbondantissimo pranzo serbo, si conclude anche questa missione.

Il giorno dopo, con un tranquillo viaggio di ritorno, saremo a casa e inizieremo la preparazione della prossima delegazione, che a ottobre ci portera’ di nuovo a incontrare questi nostri carissimi amici. Prima di noi arriveranno a Kragujevac le associazioni di Torino, Lodi, Brescia e Roma, e ci sara’ sempre continuita’.

[FOTO: L’ingresso dell’edificio; Un interno; Altre viste di interni]


CONCLUSIONI


In Serbia l’occupazione complessiva e’ sempre in discesa, il potere di acquisto dei salari e soprattutto delle pensioni e’ in costante diminuzione, non si vedono speranze per i giovani che sono costretti ad emigrare, soprattutto se dotati di una buona formazione scolastica. La nostra ONLUS tiene duro, consapevole della responsabilita’ che si e’ assunta insieme alle altre associazioni italiane con cui collaboriamo ed al Sindacato dei lavoratori Zastava.

Con molta fatica riusciamo a mantenere il numero di affidi in corso al di sopra di 150, ne abbiamo perduti una ventina, mentre abbiamo ampliato il numero di progetti che vanno incontro a reali bisogni sociali della popolazione di Kragujevac, e che lo stato di poverta’ della citta’ non permette di soddisfare, nel campo della scuola, della sanita’, del disagio fisico e mentale, in tutto cio’ che puo’ regalare una piccola speranza alle nuove generazioni.

Sappiamo bene che le condizioni materiali stanno deteriorandosi sempre piu’ anche qui da noi in Italia, ma siamo anche sicuri che i nostri sostenitori si rendono conto delle gravissime difficolta’ che i lavoratori della Zastava e le loro famiglie continuano a sopportare, e che di conseguenza non mancheranno di sostenere la campagna di affidi, perche’ la crisi non deve minare la solidarieta’ tra lavoratori e popoli, ma anzi rafforzarla, non deve dividere, ma unire, in nome di una globalizzazione dei diritti che, unica, puo’ impedire le guerre tra i poveri e la disgregazione sociale.


ONLUS Non Bombe ma Solo Caramelle

Sede legale: Via dello Scoglio 173 I-34127 Trieste

Codice Fiscale 90019350488 (per sottoscrivere il 5 per mille)


Coordinate bancarie: Banca di Credito Cooperativo del Carso, Filiale di Basovizza,

Via Gruden 23, I-34149 Basovizza-Trieste

Codice IBAN IT18E0892802202010000021816

intestato a ‘’Non bombe ma solo caramelle –ONLUS’’


[FOTO: Un saluto a tutti voi da Tijana, nata nel 1999, un nuovo affido da questo viaggio]





SAD NADZIRE RAČUNE U SRBIJI

A chi apre un nuovo conto bancario in Serbia viene fatta sottoscrivere una liberatoria sul trasferimento dei suoi dati personali negli USA.
Si veda il servizio appena trasmesso sulla TV di Stato:


nedelja, 10. avg 2014, 19:30 -> 19:53

Zašto SAD nadzire račune u Srbiji?

Poslednjih nedelja RTS-u se javilo više gledalaca sa žalbom da su im, prilikom otvaranja računa bilo za firmu ili fizičko lice, u bankama tražili da potpišu saglasnost da Poreska uprava SAD ima pravo uvida u njihove podatke. Takvi uslovi smeju da važe samo za američke poreznike, kažu u Ministarstvu finansija.

Tragom žalbi gledalaca, i novinarka RTS-a otišla je u banku kako bi se raspitala o uslovima za otvaranje računa. Kako joj je rečeno u banci, ukoliko hoće da otvori račun, mora da potpiše saglasnost da američka poreska uprava ima pravo uvida u njene podatke.

Bez toga, kažu službenici, neće moći da otvori račun ni u jednoj banaci jer tu saglasnost traže sve banke, po preporuci Narodne banke.

Zvanično bankari o ovome ne žele da govore. Nezvanično, kažu da je to zbog američke Poreske uprave, odnosno njihovog zakona. Ako se s njim ne usklade, kažu, mogu da zaborave na biznis u Sjedinjenim Američkim Državama.

U Narodnoj banci Srbije ističu da bankama nisu dali nikakvu preporuku.

"Prema informacijama kojima raspolažemo, u toku su aktivnosti u cilju poboljšanja usaglašenosti poreskih propisa na međunarodnom nivou i primene FATSA propisa. Ministarstvo finansija nas je, 2. jula, obavestilo o potpisanoj Potvrdi namere Republike Srbije da zaključi međudržavni sporazum povodom primene tih propisa", navodi se u saopštenju Narodne banke.

U Ministarstvu finansija očekuju da do kraja godine vlade Srbije i Sjedinjenih Američkih Država potpišu sporazum u vezi sa dostavljanjem finansijskih podataka na način regulisan tim zakonom. Ističu da se on ne odnosi na državljane Srbije.

"Radi se o izveštavanju o računima koje lica koja su državljani, ili imaju poslovne interese u Sjedinjenim Državama, drže kod finansijskih institucija sa sedištem u Srbiji. Takve ugovore SAD su potpisale sa više zemalja, a cilj je sprečavanje izbegavanja plaćanja poreza u Americi, i taj propis se ni na koji način ne odnosi na građane Srbije", navodi se u saopštenju Ministarstva.

To znači da banke ne bi trebalo od svih građana da traže da potpišu spornu saglasnost. Onima koji se nađu u takvoj situaciji Zaštitnik građana savetuje da pošalju prigovor Narodnoj banci, na osnovu čega bi i on mogao da reaguje.









Tri članci o novog rata u Evropi

Piše: Marko Santopadre. Prevodila: Jasna Tkalec

1) Sankcije Rusiji predstavljaju ekonomski gubitak za Evropu
2) Ukrajina: došao šef NATO-a, bombardirana bolnica
3) Euro-Majdan, sukobi i obračuni u Kijevu


=== 1 ===

L'articolo originale, in lingua italiana:
Le sanzioni alla Russia fanno male all’Unione Europea (Marco Santopadre, 4 Agosto 2014)
http://contropiano.org/internazionale/item/25612-le-sanzioni-alla-russia-fanno-male-all-unione-europea

Sankcije Rusiji predstavljaju ekonomski gubitak za Evropu

Ponedeljak, 04 augusta 2014

Marco Santopadre

Prije nekoliko sati uprava lowcost kompanije Dobrolet, koju kontrolira Aeroflot, objavila je da je „privremeno“ prekinula od danas sve svoje letove, budući da se našla na listi kompanija na koje se odnose sankcije. „Zbog pritiska bez presedana kompanija Dobrolet kao prevoznik morala je otkazati letove i prodaju karata“navodi lakonsko saopćenje, izdano jučer navečer u kojem se tumači kako su „evropski suradnici“poništili ugovore o osiguranju letilica, suspendirali davanje aeronautičkih informacija i odbili uvažavanje ugovora leasinga te popravki i održavanja aviona, kako su to ranije bili potpisali.
Po tumačenju Evropske Unije ruska low-cost linija – čiji se letovi odvijaju između Moskve i Simferopolja na Krimu – „olakšava integriranje Ruske Federacije sa Autonomnom Republikom Krima, koja je ilegalno anektirana i koja minira ukrajinski suverenitet i teritorijalni integritet.“Malo je važno što je Krim postao dijelom Ukrajine samo prije nekoliko decenija iz čisto administrativnih razloga u to vrijeme u višenacionalnoj državi Sovjetskog Saveza i da je nedavno ponovo postala dijelom Ruske Federacije, nakon referenduma na kojem je sudjelovao ogroman broj građana i koji je bio jednosmjeran iz razloga antiruske agresivnosti novog ukrajinskog nacionalističkog režima.
Činjenica je da su nedavne sankcije koje je Bruxelles donio protiv Moskve ovoga puta pogodile ne samo neke osobe ruske administracije ili lica iz „separatističke“ vlasti u istočnoj Ukrajini, kako je to bilo ranije. Ovoga puta udaranje Moskve pogađa, između drugih stvari, pristup ruskih javnih banaka evropskim tržištima kapitala i uvoz i izvoz oružja; izvoz tehnologija s dvostrukom upotrebom – civilnom i vojnom (a to se praktički odnosi na sve tehnologije) i na kraju prodavanje od strane Evrope Rusiji tehnologije, koja bi mogla poslužiti naftnoj industriji za vađenje nafte iz dubokih voda, na Arktiku i iz stijena škriljevca.
Problem je u tome što će cijeli paket sankcija, najveći protiv Rusije od razdoblja Hladnog rata, imati vrlo ozbiljne posljedice po evropske zemlje, a tu stvar ruski predsjednik Vladimir Putin nije zaboravio objaviti i na nju upozoriti. Štete po ekonomiju evropskog kontinenta, koja je već sama po sebi pomalo ocvjetala, zbog produživanja ekonomske krize, po trajanju najduže u posljednjem vijeku, ne proizlaze iz protusankcija, koje je donijela ruska vlada, a koje imaju sasvim ograničeni učinak na trgovinsku razmjenu i to jedino na području poljoprivrednih proizvoda.
Sankcije i trgovinski rat započet od Bruxellesa i od Washingtona imat će boomerang učinak na neke ključne sektore evropske ekonomije. Jasno je, da će Rusija morati preorijentirati svoj uvoz, izvoz i tehnološku suradnju na druge obale, nezavisnije od zapadnog polja, koje je sa svoje strane pokazalo veliku svadljivost unutar vlastitog prostora. Današnji svijet nije više jednopolaran, kakav je bio prije dvadeset godina. Danas zemlje kakva je Kina, Indija, Iran, Brazil, Južna Afrika, Indonezija i ostale su u stanju stvoriti trajnu i solidnu alternativu Zapadu, koji Moskvi zatvara vrata. Zacijelo preorijentiranje vlastite ekonomije prema drugim kanalima bit će dugotrajno i Moskva će zbog toga imati ozbiljnih posljedica. No sankcije guraju i u stvari prisiljavaju Rusiju i njene saveznike da brzo ostvare nova opredjeljenja i izbore, koje možda ne bi nikada učinili ili bi pak odlučili da ih poduzmu s daleko sporijim ritmom.
Udarac restrikcija koje su odlučile zapadne vlade kako bi kaznile upravljačku klasu Rusije pogađa u prvom redu trgovinu te financijski i energetski sektor cijele Evrope i teško će pogoditi neka evropska poduzeća, velika i mala. Prema nekim analitičarima posljedice će biti toliko ozbiljne , da će predviđanja o rastu evropske ekonomije u Eurozoni, koja je već od samog početka bila kržljava, biti prepolovljena.
Analitičari različitog porijekla - iz Capital Bank of America, iz Merrill Lyncha do Deutsche Asset& Wealth Management i čak Nomura – predviđaju da će udarac sankcija Rusiji iznosti 3 do 5 desetina BDP u godini 2015. A to znači, prema predviđanjima rasta, koja je u srpnju izradio Međunarodni Monetarni Fond (a ta su predviđanja već bila napuhana na samom početku) da će se BDP evropskog kontinenta smanjti od 1,1% na 0,6%. Iako se evropski think tank trude predimenzionirati udarac trgovinskog i tehnološkog rata protiv Moskve, evidentno je da su ekonomski rizici za Evropsku Uniju daleko veći od onih što su ih do sada priznale vlade stare Evrope. A to ne tvrde samo predviđanja. Prvi mjeseci zid protiv zida između Bruxellesa i Moskve već su proizveli evidentne učinke: govori se o stvarnim podacima i neostvarenim prihodima evropskih poduzeća, koji se penju na nekoliko stotina miliona eura. Tisuće evropskih poduzeća već su navelko reducirali trgovinsku razmjenu s Rusijom. Prema izvještaju Nomure na primjer izvoz EU u Moskvu smanjio se za otprilike 16,5% od siječnja do svibnja, još prije donošenja sankcija u pravom smislu te riječi. Naročito će energetski rat nanijeti evroskoj ekonomiji najveće štete. Predviđajući pogoršanje diplomatskih pa potom i ekonomskih i financijskih odnosa između Evrope i Rusije neke su kompanije već uvele protumjere, koje još samo pogoršavaju stanje. Na primjer Royal Bank of Scotland već je najavila daće smanjiti svoju kreditnu liniju prema Moskvi, dok je naftna kompanija British Petroleum – koja posjeduje 20% ruske Rosneft, jednog od poduzeća koje je palo pod izravne sankcije – prijavila velik pad prihoda. Zadnjih mjeseci Societé General i Deutsche Bank izgubile su skoro 20% vrijednosti naslova svojih dionica na evropskim tržištima. Paradiksalno, njemačka bi ekonomija mogla biti jedna od najpogođenijih ako bi se nastavlio gvozdeni stisak između EU i Rusija te ukoliko bi on još više bio produbljen, budući da su poduzeća i banke iz Berlina jako raširene i izložene u Putinovoj zemlji. Što će naravno Washgtonu pričiniti ogromno zadovoljstvo.

(prijevod: Jasna Tkalec)


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L'articolo originale, in lingua italiana:
Ucraina: arriva il capo della Nato, bombardato un ospedale (Marco Santopadre, 8 Agosto 2014)
http://contropiano.org/internazionale/item/25680-ucraina-arriva-il-capo-della-nato-bombardato-un-ospedale

Ukrajina: došao šef NATO-a, bombardirana bolnica

8 .08. 2014

Vode se borbe bez prestanka u Ukrajini, nastavljene nakon prekida vatre kojeg je proklamira pučistička vlada, kako bi se dopustilo nizozemskim i australskim stručnjacima da se približe ostatku putničke letilice srušene sredinom proteklog mjeseca, da pokupe ostatke tijela i istražuju o uzrocima tragedije.

Jučer je doašao, kako bi podržo nacionalistički režim u Kijevu, sekretar NATO-a, Anders Fogh Rasmunssen. Šeg Atlantskoz Saveza u Ukrajini susreo se sa ukrajinskim predsjednikom, oligarhom Petrom Porošenkom, sa premijerom Arsenijem Yatsenjukom, s ministrom vanjskih poslova Pavlom Klimkinom te sa šefom parlamenta Aleksandrom Turhinovim. „Tek sam sletio u Kijev i ovdje se nalazim da dadnem političku podršku NATO-a predsjedniku Porošenku“napisao je Rasmunsen na svom Twitteru čim je stigao u ukrajinsku prijestolnicu. Zatim je, naveliko sniman i fotografiran od medija bliskih vladi potvrdio:“Kako je NATO spreman podržati Ukrajinu“ u slučaju ruske agresije.
Ne navodeći nipošto stotine civilnih žrtava izazvanih bombardiranjem u posljednjim mjesecima gradova i sela, u kojima su stanovnici uzeli oružje u ruke protiv filozapadnog puča prošle veljače, i protiv postavljanja režima, koji diskriminira stanovništvo ruskog jezika i kulture kao i sve ostale etničke manjine u zemlji, zaapadne kancelarije ovih dana inzistiraju na mogućnosti da Moskva možda priprema invaziju istočnih krajeva Ukrajine, pod izgovorom humanitarne intervencije. NATO je optužio Rusiju da je nagomilala na granicama s režimom iz Kijeva oko 20 tisuća vojnika, koji zajedno s onima vojnicima, što borave u Krimskoj republici treba da poduzmu kroz kratko vrijeme invaziju, dok ruska vlada negira to tumačenje i govori o lakoj propagandi njenih ocrnjivača.
A upravo u vrijeme u kojem je Rasmunssen blagosiljao poglavare pučističke vlade Kijeva, nastavljeni su topovski udari po Donjecku i Lugansku. Bolnica u centru Donjecka, koja je već duže vremena pod opsadom trupa vjernih centralnoj vladi u Kijevu, jučer je pogođena grantama, koje su ubile jednog pacijenta i uzrokovale ranjavanje još pet osoba. „Iznenada se osjetila eksplozija, granata je pogodila prozor, sav medicinski pribor je uništen“ ispričala je Ana Kravstova, liječnik u bolnici „Višnjevski“, najvećoj u Donjecku. I jedna stambena kuća u ulici pokraj bolnice pogođena je artiljerijskim granatama, koje su ispalili napadači. Dopisnik Afp (Agence Franse Press) je jučer kazao, da se udari teške artiljerije osjećaju po cijelom gradu i da je noću između utorka i srijede jedna od gotovo središnjih četvrti ustaničkog grada Ukrajine bila bombardirana iz aviona.
Artiljerijska granata eksplodirala je kraj autobusne stanice Gorlovke, ustaničkog mjesta istočne Ukrajine i ubila 5 civila te ranila njih 10. Avionskom bombom uništena je i jedna elektrostanica, tako da je velik dio grada ostao u mraku.
Sa svoje strane ustanici su jučer uspjeli oboriti jedan ukrajinski avion lovac, dok je jako nisko letio iznad Jdanivka, mjesta nedaleko kojeg je prošlog 17 srpnja pao Boening 777 Malaysia Airlines.
Prema glasnogovorniku Vijeća sigurnosti Kijeva, Andriji Lisenko, u posljednja 24 sata borbe u istočnoj Ukrajini prouzročile su smrt 15 vojnika i ranjavanje njih 79. Točnije, u sukobima s pobunjenicima poginulo je sedam vojnikea 79-e brigade vojske, koja je bila prisiljena da se povuče nakon tri dana borbe na ruskoj granici u regiji Lugansk, a poginulo je još i osam graničara.
Na političkoj strani došlo je do promjene u Narodnoj republici Donjeck, pošto je jučer, tokom konferencije za štampu, prvi ministar Aleksandar Borodaj navijestio svoju ostavku u korist Aleksandra Zaharčenka. Borodaj je kazao da će unutar pobunjeničkih snaga zadržati položaj zamjenika predsjednika.

Marco Santopadre

(prijevod: Jasna Tkalec)


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L'articolo originale, in lingua italiana:
Euro-Maidan, scontri e resa dei conti a Kiev (Marco Santopadre, 8 Agosto 2014)
http://contropiano.org/internazionale/item/25694-euro-maidan-scontri-e-resa-dei-conti-a-kiev

Euro-Majdan, sukobi i obračuni u Kijevu

Marco Santopadre

Nakon snažnih sukoba na trgu, koji je postao simbol protesta i koji su sami manifestanti prekrstili u „Euro-Majdan“ eksplodirala je bomba u središtu Kijeva, samo nekoliko metara daleko od trga Nezavisnosti i ranila dva prolaznika
To je samo kraj priče, koja se čini da skreče prema pravom pravcatom obračuni unutar vrlo složene geografije nacionalističkih grupacija desnice i krajnje desnice, što se čitava našla unutar političkog antiruskog te filozapadnog političkog polja, koja je prošlog februara mjeseca nasilno postigla defenestraciju predsjednika Janukoviča i vlade netočno definirane kao „filoruska“ od strane medija gotovo polovice svijeta.
Jučer kad su na trg došli neki gradski stražari i općinski činovnici, u pratnji velike skupine policajaca, naredivši prisutnima da demontiraju šatore i barikade i da konačno oslobode središnji prostor u Kijevu, već devet mjeseci okupiran, aktivisti različitih grupacija, svih manje više ultra desnih, odgovorili su paljenjem automobilkih guma, bacanjem kamenja i nastojanjem da udalje protuustanička odjeljenja policije bacanjem molotov bombi i drvenim palicama.
Ovoga puta neprijatelj nisu bili omrznutu „filorusi“, već predstavnici izabrane i imenovane vlasti pučista, koja postoji zadnjih mjeseci.
Radilo se o sukobu, koji su neki ukrajinski mediji nazvali „bratoubilačkim“, jer su odredi specijalne policije, poslani da očiste ono što je ostalo od Euro-Majdana, bili sastavljeni od dobrovoljaca iz bataljona Kijev-1 i Kijev -2, formiranih od pripadnika osiguranja tadašnjeg pokreta protesta u vrijeme sukoba s predsjednikom Janukovičem, a sada asimiliranim sa službenim snagama sigurnosti.
U sukobima su sudjelovali neki radnici i vatrogasci, koje je Gradska općina poslala da počiste barikade, koje su podigli manifestanti, i koje nikad nisu demontirane, iako ih je na to sve većom žurbom poticala vlada u Kijevu, optužena da ne čini dovoljno, da se maknu barikade i da se prestane s okupiranjem jednog dijela Gradske Vijećnice i drugih javnih zgrada. Tako je gradonačelnik Vitalij Kličko, jedan od vođa protuvladine pobune prošlih mjeseci i lider nacionalističke partije Udar morao prekinuti oklijevanje i odlučiti upotrebu sile.
Trg je jako dugo bio obavijen oblakom gustog ljutog dima, koji se podizao iz zapaljenih automobilskih guma, što su ih potpalili manifestanti i iz šatora, koji su se također zapalili, dok su se dobrovoljci iz paravojnih grupacija, pod zapovjedništvom kijevske Gradske Vijećnice sukobljavali s malobrojnim stotinama neslomivih pripadnika skupina krajnje desnice, kao što je Samoobrana, Pravy (Desni) Sektor i sa kozacimaa.
Sada treba vidjeti da li će sukob u Kijevu imati daljih odjeka na već vrlo klimave odnose, koji se ljuljaju kao na klackalici, između vladinih snaga i paravojnih grupacija krajnje desnice, uključenim u tako zvanu „Nacionalnu gardu“, koja je angažirana na istoku zemlje uz trupe regularne vojske u gušenju pobune stanovništva ustalog protiv puča od prošlog februara mjeseca.

(prijevod: Jasna Tkalec)




(english / italiano)

Ucraina: Volo MH17 abbattuto da un cannoncino 30mm

1) Osservatore Osce: ‘Aereo abbattuto da caccia ucraino’ / MH17: Pockmarks look like from very, very heavy machine gun fire, says first OSCE monitor on-scene
2) Ucraina: dalla Spagna al Donbass per combattere il fascismo
3) Anti-fascist center launched in Ukraine
4) Immenso il numero dei profughi che dall'Ucraina trovano riparo in Russia
5) LETTERA APERTA sulla messa fuori legge del Partito Comunista Ucraino (PCU)
6) Anti-war protests sweep Ukraine (Greg Butterfield / WW, on August 6, 2014)
7) Ukraine: Who will pay for the war? (Sergei Kirichuk / Union Borotba)
8) Oliver Stone: BE SCARED. BE VERY SCARED


Altri link:

Euro-Maidan, scontri e resa dei conti a Kiev (Marco Santopadre, 8 Agosto 2014)

Ucraina: arriva il capo della Nato, bombardato un ospedale (Marco Santopadre, 8 Agosto 2014)

Kusturica: Quello che sta accadendo in Ucraina è la continuazione degli eventi in Jugoslavia (RIA Novosti, 7 agosto 2014)
http://italian.ruvr.ru/2014_08_07/Kusturica-Quello-che-sta-accadendo-in-Ucraina-e-la-continuazione-degli-eventi-in-Jugoslavia-2136/

NATO to Train and Fund Ukrainian Army (TeleSur, 7 August 2014)

Ukrainian offensive against Donetsk raises threat of war with Russia (Christoph Dreier / WSWS, 7 August 2014)

Intera famiglia della città di Pervomaisk massacrata dagli europeisti di Kiev

Impunity reigns for abductions and ill-treatment by pro-Kyiv vigilantes in eastern Ukraine
Amnesty International, 6 August 2014

Capire la Russia
L'attacco, via Ucraina, è simultaneamente contro la Russia e contro l'Europa. Ma la vittoria implica lo sterminio del nemico, non più la sottomissione (Giulietto Chiesa, 5 agosto 2014)

Pepe Escobar, “Western plutocracy goes bear hunting”
http://www.atimes.com/atimes/Central_Asia/CEN-02-010814.html

Bob Parry 7/27 “Blaming Russia as Flat Fact”
http://consortiumnews.com/2014/07/27/blaming-russia-as-flat-fact/

Pepe Escobar, “Crime (Israel) and punishment (Russia)”
http://www.atimes.com/atimes/Middle_East/MID-02-300714.html

Stephen Cohen, “Kiev’s Atrocities and the Silence of the Hawks”
http://www.thenation.com/article/180667/kievs-atrocities-and-silence-hawks

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Inno del battaglione antifascista di autodifesa popolare "Vostok"
Гимн батальона "ВОСТОК" 1080p HD (Ополчение ДНР)


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PTV News 2 agosto 2014 – Volo MH17: la parola all’OSCE
Il network canadese CBC ha intervistato un inviato dell’OSCE, Michael Bociurkiw. Bociurkiw, un canadese di origine ucraina, è stato tra i primi al mondo ad arrivare sul sito del disastro, quando il relitto del Boeing 777 era ancora fumante. Cosa ha notato l’inviato della missione internazionale dell’OSCE arrivato sul posto?

VIDEO: Osservatore Osce: ‘Aereo abbattuto da caccia ucraino’
Lombardia Russia 3/ago/2014 - In questo video la testimonianza di un osservatore dell’OSCE – un canadese di origine ucraina. Il video mostra le foto della fusoliera dell’aereo malese ‘caduto’ nell’Ucraina orientale, con inequivocabili fori di proiettili sparati da una mitragliatrice e le conclusioni dell’osservatore. Entrambe confermano la versione russa: un aereo Sukhoi-25 ucraino che seguiva da vicino il Boeing malese abbattuto.

PHOTO: The holes in the wreckage of Malaysia flight MH17 are believed to have come from 30mm cannon fire



MH17: Pockmarks look like from very, very heavy machine gun fire, says first OSCE monitor on-scene

BY HARIS HUSSAIN - 7 AUGUST 2014 @ 11:05 AM

KUALA LUMPUR: INTELLIGENCE analysts in the United States had already concluded that Malaysia Airlines flight MH17 was shot down by an air-to-air missile, and that the Ukrainian government had had something to do with it.
This corroborates an emerging theory postulated by local investigators that the Boeing 777-200 was crippled by an air-to-air missile and finished off with cannon fire from a fighter that had been shadowing it as it plummeted to earth.
In a damning report dated Aug 3, headlined “Flight 17 Shoot-Down Scenario Shifts”, Associated Press reporter Robert Parry said “some US intelligence sources had concluded that the rebels and Russia were likely not at fault and that it appears Ukrainian government forces were to blame”.
This new revelation was posted on GlobalResearch, an independent research and media organisation.
In a statement released by the Ukrainian embassy on Tuesday, Kiev denied that its fighters were airborne during the time MH17 was shot down. This follows a statement released by the Russian Defence Ministry that its air traffic control had detected Ukrainian Air Force activity in the area on the same day.
They also denied all allegations made by the Russian government and said the country’s core interest was in ensuring an immediate, comprehensive, transparent and unbiased international investigation into the tragedy by establishing a state commission comprising experts from the International Civil Aviation Organisation (ICAO) and Eurocontrol.
“We have evidence that the plane was downed by Russian-backed terrorist with a BUK-M1 SAM system (North Atlantic Treaty Organisation reporting name SA-11) which, together with the crew, had been supplied from Russia. This was all confirmed by our intelligence, intercepted telephone conversations of the terrorists and satellite pictures.
“At the same time, the Ukrainian Armed Forces have never used any anti-aircraft missiles since the anti-terrorist operations started in early April,” the statement read.
Yesterday, the New Straits Times quoted experts who had said that photographs of the blast fragmentation patterns on the fuselage of the airliner showed two distinct shapes — the shredding pattern associated with a warhead packed with “flechettes”, and the more uniform, round-type penetration holes consistent with that of cannon rounds.
Parry’s conclusion also stemmed from the fact that despite assertions from the Obama administration, there has not been a shred of tangible evidence to support the conclusion that Russia supplied the rebels with the BUK-M1 anti-aircraft missile system that would be needed to hit a civilian jetliner flying at 33,000 feet.
Parry also cited a July 29 Canadian Broadcasting Corporation interview with Michael Bociurkiw, one of the first Organisation for Security and Cooperation in Europe (OSCE) investigators to arrive at the scene of the disaster, near Donetsk.
Bociurkiw is a Ukrainian-Canadian monitor with OSCE who, along with another colleague, were the first international monitors to reach the wreckage after flight MH17 was brought down over eastern Ukraine.
In the CBC interview, the reporter in the video preceded it with: “The wreckage was still smouldering when a small team from the OSCE got there. No other officials arrived for days”.
“There have been two or three pieces of fuselage that have been really pockmarked with what almost looks like machinegun fire; very, very strong machinegun fire,” Bociurkiw said in the interview.
Parry had said that Bociurkiw’s testimony is “as close to virgin, untouched evidence and testimony as we’ll ever get. Unlike a black-box interpretation-analysis long afterward by the Russian, British or Ukrainian governments, each of which has a horse in this race, this testimony from Bociurkiw is raw, independent and comes from one of the two earliest witnesses to the physical evidence.
“That’s powerfully authoritative testimony. Bociurkiw arrived there fast because he negotiated with the locals for the rest of the OSCE team, who were organising to come later,” Parry had said.
Retired Lufthansa pilot Peter Haisenko had also weighed in on the new shootdown theory with Parry and pointed to the entry and exit holes centred around the cockpit.
“You can see the entry and exit holes. The edge of a portion of the holes is bent inwards. These are the smaller holes, round and clean, showing the entry points most likely that of a 30mm caliber projectile.
“The edge of the other, the larger and slightly frayed exit holes, show shreds of metal pointing produced by the same caliber projectiles. Moreover, it is evident that these exit holes of the outer layer of the double aluminum reinforced structure are shredded or bent — outwardly.”
He deduced that in order to have some of those holes fraying inwardly, and the others fraying outwardly, there had to have been a second fighter firing into the cockpit from the airliner’s starboard side. This is critical, as no surface-fired missile (or shrapnel) hitting the airliner could possibly punch holes into the cockpit from both sides of the plane.
“It had to have been a hail of bullets from both sides that brought the plane down. This is Haisenko’s main discovery. You can’t have projectiles going in both directions — into the left-hand-side fuselage panel from both its left and right sides — unless they are coming at the panel from different directions.
“Nobody before Haisenko had noticed that the projectiles had ripped through that panel from both its left side and its right side. This is what rules out any ground-fired missile,” Parry had said.

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Nel frattempo, per occultare le prove il governo di Kiev sferra un violento attacco militare sulla zona… e la dirigenza OSCE è sotto controllo:

Dalla pagina Facebook di Giulietto Chiesa, 7 agosto 2014

"Sorpresa! Il capo della missione OSCE in Ucraina è un ultranazionalista antirusso, cattolico uniate. Si chiama Michail (Mikhailo) Boziurkiv. E' figlio di un altranazionalista della ex Galizia polacca, Bogdan Rostislaw, rifugiato in Canada subito dopo la guerra mondiale dopo trascorsi con la Gestapo nella Galizia filo nazista di Stepan Bandera. Nella sua pagina Facebook, Mikhailo Boziurkiv fa sapere di avere già deciso chi sono stati i colpevoli dell'abbattimento del Boeing malaysiano: i separatisti russi e la Russia. Ciò pur non essendo una specialista, per suo esplicito riconoscimento. 
Ma questo la dice lunga sulla imparzialità e obiettività del suo lavoro. La domanda è la seguente: si può sapere chi ha nominato Mikhailo Boziurkiv in quella delicatissima funzione?"


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Varios españoles se suman a las "brigadas internacionales" de Donetsk
VIDEO: Brigadas Internacionales en el Donbass

VIDEO: Иностранцы едут на юго-восток Украины, чтобы воевать на стороне ополченцев

Ucraina: dalla Spagna al Donbass per combattere il fascismo

Marco Santopadre, 7 Agosto 2014

Se nel campo golpista combattono fin dall’inizio centinaia di mercenari arruolati attraverso la multinazionale statunitense Academi e alcune decine di estremisti di destra arrivati da varie parti d’Europa, Italia compresa, da qualche tempo alle milizie popolari organizzate dagli insorti del Donbass si stanno unendo alcuni volontari stranieri. In nome dell’antifascismo e della solidarietà internazionalista. E’ il caso di tre giovani spagnoli arrivati in Ucraina nelle scorse settimane e che ora combattono nelle ‘Brigate internazionali’ organizzate dai responsabili militari delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk. Secondo quanto hanno raccontato ad alcuni media dello Stato Spagnolo loro stessi, sono arrivati recentemente a Kiev “con 500 euro in tasca e uno zaino in spalla” e da lì hanno raggiunto le regioni dell’est integrandosi nei battaglioni che resistono all’assedio dell’esercito ucraino e alle milizie delle organizzazioni di estrema destra.

Uno di loro si chiama Rafael Muñoz Pérez, originario di Madrid ma residente dal 2010 nelle Asturie ed ex militante dell’organizzazione giovanile di Izquierda Unida di Gijon. Un altro si chiama Angel ed è un militante dei Collettivi dei Giovani Comunisti di Cartagena, l’organizzazione giovanile del Partito Comunista dei Popoli di Spagna. "Siamo qui affinché il mondo veda che ciò che le televisioni spagnole e nordamericane raccontano non è la verità – spiegano in un video che sta rimbalzando sulle reti sociali – Questa gente non ha nulla a che fare col terrorismo, non sono criminali, stanno solo difendendo le loro case e le loro famiglie”. 
Inoltre, in un post pubblicato sul profilo del Comité Asturianu de Solidaridá cola Ucrania Antifacista, Muñoz assicura che darà “tutto sé stesso per questo popolo come ho fatto finora perché se lo merita. Il vostro lavoro non è meno importante, abbiamo bisogno che diffondiate la verità che i nostri mezzi di comunicazione occultano e affinché il mondo smetta di guardare dall’altra parte come avvenne nelle nostre terre nel 1936”. 
In un aggiornamento del post Muñoz, che i miliziani del Donbass chiamano Republikanieskt (il Repubblicano) informa che a loro due si è aggiunto un terzo volontario proveniente dallo Stato Spagnolo: “Ora siamo in tre”. I volontari stranieri si sono integrati nel Battaglione Vostok – il ‘Battaglione Orientale’ – nel quale combattono già altri volontari stranieri. Secondo la tv libanese Al Manar nelle ultime settimane a Donetsk sono arrivati attivisti provenienti anche da Russia, Francia, Canada, Polonia e altri paesi, per unirsi alle milizie popolari oppure per fornire sostegno logistico e umanitario alle popolazioni colpite dall’assedio governativo e dai bombardamenti. I volontari sarebbero stati messi agli ordini di Igor Strelkov, il comandante delle forze militari della Repubblica Popolare di Donetsk il cui primo ministro, qualche settimana fa, richiamava in un’intervista le similitudini con quanto avvenne in Spagna negli anni ’30. “L’analogia tra quanto avviene oggi in Donbass e la resistenza antifascista in Spagna nel 1936 è evidente. Siamo disposti ad accettare volontari da qualsiasi paese senza eccezione (…) la prima cosa che raccomandiamo ai volontari delle Brigate Internazionali è che agiscano come professionisti in campo civile: medici, infermieri, pompieri, psicologi. Abbiamo bisogno dell’aiuto nei confronti della popolazione civile e della ricostruzione delle infrastrutture distrutte dagli aggressori” spiegava Alexandr Borodayen.


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http://www.workers.org/articles/2014/08/04/anti-fascist-center-launched-ukraine/

Anti-fascist center launched in Ukraine

By Borotba on August 4, 2014

Support Center for Anti-fascists in Ukraine launched in Simferopol, Crimea — Your help is needed!

The objective necessity of a Support Center for Anti-fascists in Ukraine in Simferopol:

Currently, it is extremely difficult for leftist forces opposing fascism in Ukraine to work in the territory controlled by the Kiev government, in particular for the most active left organization — Union Borotba (Struggle). In the cities of the southeast, there were mass arrests of Antimaidan supporters, and today hundreds of people are behind bars. The Security Service of Ukraine now searches and arrests our comrades even for simply posting on social networks (Facebook, Vkontakte), material which is classified as “separatist” propaganda.

Under these conditions, cells of Union Borotba and other left-wing, anti-fascist organizations operate semi-underground. Any prominent leader or organizer immediately becomes the object of reprisals. The organization is now able to work only on the network principle — as a network of small, autonomous groups that direct agitation, propaganda and organization, as well as protect themselves from attacks by neofascist combatants.

Operation of a central leadership of the organization has become impossible in the territory controlled by the Kiev authorities — there is too great a risk of exposure for such a center and for destruction throughout the network.

This situation creates the need for a coordinating center for Borotba and other friendly organizations and leftist groups outside of Kiev government-controlled territory. An example in this respect is the work of the Russian Social-Democrats of the early 20th century to create a center abroad to coordinate the activities of clandestine cells.

Activists involved in the anti-fascist struggle in Ukraine, who risk arrest, torture and even death, need to know that they will not be left without shelter and livelihood if needed, so that they will be able to continue to participate in the struggle for the liberation of Ukraine from the Nazis.

Subjective conditions of the Support Center for Anti-fascists in Ukraine in Simferopol:

Due to repression by the Kiev authorities against Union Borotba and other left-wing and patriotic organizations, many activists were forced to leave the territory of Ukraine. Currently, about 20 members of Union Borotba from Odessa, Dnepropetrovsk, Kiev and other cities, who left Ukraine under threat of arrest or violence, are in the Republic of Crimea in Simferopol. There are also representatives of other leftist groups that fled Ukraine.

For now, emigrant anti-fascists have only their own scarce resources for rent and other necessities; they do not have jobs or other sources of income. At the same time, our comrades do not want to become refugees and receive Russian citizenship — we want to return to Ukraine and defeat the neofascist regime.

Union Borotba, under the direction of Odessa Regional Council Deputy Alexei Albu and Coordinator Victor Shapinov, has already started work on coordinating Borotba and other left-wing forces within Ukraine. From July 5 to 8, the first school for political activists was held near Simferopol, which was attended by 30 people who left Ukraine.

Tasks of the Support Center for Anti-fascists in Ukraine:

1. Coordination and management of the cells of Borotba and friendly leftist organizations.

2. Ensuring secure communication channels and delivery of funds for anti-fascists in Ukraine.

3. Training new political activists who came to the resistance movement in the wake of the Antimaidan protests. Creating a cadre of powerful left-wing political forces, which will be an essential element of the political system of the new Ukraine, liberated from fascism.

4. Creating a press center of left and anti-fascist forces in Ukraine to inform the public about the fight on the territory controlled by the Kiev authorities.

5. Creating promotional materials (leaflets, videos, etc.) for use by the left and anti-fascist forces within Ukraine. Maintaining a constant videoblog for leftist forces of Ukraine, expandable to a full-fledged online channel.

6. Translation of materials of the anti-fascist resistance to foreign languages. Spreading global awareness of the fight by the anti-fascist forces of Ukraine. Dissemination of accurate information about the repression and killings of activists.

7. Maintaining a register of crimes and human rights violations by the Kiev government and its controlled ultraright units.

8. Liaison between the leftist forces in Ukraine and worldwide.

9. Ensuring evacuation of Ukrainian comrades who risk persecution or violence where they live and work.

We, the representatives of the Support Center for Anti-fascists in Ukraine appeal to all progressive movements and organizations as well as individual activists for help. Any, even the most modest, help would be greatly appreciated by the Ukrainian anti-fascist emigrants.



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http://comunicati.russia.it/immenso-il-numero-di-profughi.html

IMMENSO IL NUMERO DI PROFUGHI

6 Agosto 2014 - Secondo le autorità russe, dal 1 gennaio al 1 agosto 168.677 persone si sono rivolte al Servizio Federale per l’immigrazione: 6.347 hanno richiesto lo status di rifugiato, 48.914 l’asilo temporaneo, 28.134 la cittadinanza, 59.858 la residenza temporanea, 19.943 il permesso di soggiorno e 5.481 rientranti nell’ambito del programma di reinsediamento dei connazionali.
Si registra l’arrivo di un numero maggiore di cittadini ucraini che arrivano e rimangono in Russia grazie all’esenzione dall’obbligo del visto. Secondo le autorità russe sono circa 730mila le persone di nazionalità ucraina arrivate dall’inizio del conflitto, delle quali circa l’80 per cento alloggia in zone di confine, mentre altre si spostano per stare con amici o parenti in altre zone del paese.
Più di 585 strutture temporanee ospitano 42.486 persone. Le autorità russe hanno adottato vari regolamenti per facilitare il soggiorno temporaneo dei cittadini ucraini che arrivano sul proprio territorio.

Fonte: http://www.unhcr.it/news/ucraina-crescono-i-bisogni-umanitari-a-fronte-di-un-numero-di-sfollati-interni-che-ormai-supera-quota-117mila


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Also to read:
New Communist Party of Yugoslavia,  Solidarity with the CPU: Fascism will not pass
http://www.solidnet.org/serbia-new-communist-party-of-yugoslavia/ncp-of-yugoslavia-solidarity-with-the-cpu-fascism-will-not-pass-en


---------- Messaggio inoltrato ----------
Da: MARX VENTUNO <marxventuno.rivista@...>
Date: 06 agosto 2014 17:42
Oggetto: NO alla messa al bando del partito comunista ucraino!
A: 


LETTERA APERTA

ALLA CORTE COSTITUZIONALE UCRAINA

ALLA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA

AL CONSIGLIO EUROPEO

 

Dopo le ripetute aggressioni fisiche e le minacce contro i comunisti ucraini, e in particolare contro il Segretario generale del Partito, Pëtr Simonenko, verificatesi in questi ultimi mesi, abbiamo appreso con sgomento la notizia secondo cui il governo di Kiev, che gode del sostegno di forze apertamente neofasciste come “Pravyj Sektor” e “Svoboda”, si accinge ora a mettere fuori legge il Partito Comunista Ucraino (PCU).


Il PCU, riorganizzatosi nel 1993, si è sempre battuto legittimamente nella Rada e nel Paese per evitare  che l’Ucraina diventasse membro della Nato o di altri blocchi aggressivi,  dichiarandosi invece a favore di un nuovo sistema di sicurezza collettivo pan-europeo. Mai, il PCU, si è mosso al di fuori delle leggi e della Costituzione ucraina. Nonostante ciò esso è stato oggetto di aggressioni e intimidazioni di ogni tipo; molte sue sedi sono state attaccate e date alle fiamme e diversi suoi militanti e dirigenti sono caduti sul campo per mano delle forze neofasciste. Sono dinamiche che in Europa si sono già viste, negli anni ’20 e ’30 del Novecento, con sviluppi ed esiti tragici per tutto il mondo.


Mettere fuori legge il PCU vorrebbe dire mettere a tacere la voce dell’opposizione parlamentare più coerente e autenticamente popolare rispetto al nuovo potere, volto a fare dell’Ucraina un altro avamposto della Nato ai confini della Federazione Russa. Vorrebbe dire dunque far compiere un altro passo al Paese verso un regime totalitario, apertamente neofascista.


In questi mesi, da più parti sono venuti autorevoli ammonimenti per fermare questa escalation. La parlamentare europea Gabriele Zimmer, presidente del Gruppo GUE/NGL (Sinistra unita europea/Gruppo della sinistra ecologista), si è rivolta direttamente al presidente Poroshenko per chiedergli di fermarsi prima di rendere irreversibile la deriva autoritaria del suo Paese. Gli stessi ex-ambasciatori italiani a Mosca, Sergio Romano e Ferdinando Salleo, hanno espresso motivate critiche su quanto sta accadendo in Ucraina, anche per responsabilità della Nato.


D’altra parte, se il governo ucraino volesse davvero ispirarsi all’europeismo, esso dovrebbe in primo luogo rispettare e garantire il rispetto di quei principi affermati già nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789, ribaditi nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea approvata a Nizza nel 2000.


Da parte nostra chiediamo alla Corte costituzionale ucraina, alla Corte di Giustizia europea e al Consiglio europeo di non avallare questo atto illegittimo, che porrebbe l’Ucraina al di fuori del consesso dei paesi democratici, e di ribadire l’intangibilità dell’Habeas corpus, i principi della libertà di espressione e di organizzazione e il pluralismo politico e culturale come basi essenziali della convivenza civile.


PRIMI FIRMATARI

Domenico Losurdo – filosofo, Università di Urbino

Cesare Procaccini – segretario nazionale del Partito dei Comunisti Italiani

Oliviero Diliberto – docente di Diritto Romano all’Università “La Sapienza” di Roma – già Ministro della Giustizia

Giulietto Chiesa – giornalista, saggista, direttore di Pandora TV

Angelo Baracca - professore di fisica all'Università di Firenze

Marco Albeltaro - storico, Università di Torino

Fosco Giannini, già Senatore della Repubblica e Capogruppo Commissione Difesa al Senato della Repubblica

Ruggero Giacomini - storico della Resistenza e del movimento operaio

Andrea Catone – storico del movimento operaio, condirettore della rivista Marxventuno

Alessandro Hobel , storico del movimento operaio

Maurizio Governatori - artista

Banda Bassotti – Gruppo musicale

Marino Severini – musicista – “voce” e chitarra de “La Gang”  

Angelo d'Orsi - docente di storia delle dottrine politiche, Università di Torino

Giuseppe Casarubbea – storico della società italiana

Luigi Marino – già Capogruppo al Senato della Repubblica

Cristina Carpinelli – Comitato Scientifico CESPI, Milano

Giorgio Inglese  -  docente all’Università di Roma

Donatello Santarone - docente all’Università degli Studi Roma Tre

 Ada Donno – docente di Letteratura, giornalista, co -fondatrice dell’ “Association of Women of the Mediterranean Region”

 Demostenes Floros - analista geopolitico, collaboratore della rivista “Limes”

 Stefano Azzarà - docente di filosofia, Università di Urbino

Federico Martino - docente di Storia del Diritto, Università di Messina

 Delfina Tromboni- storica, direttrice dell’Istituto di Storia della Resistenza di Ferrara

 Andrea Martocchia- dottore di Ricerca in Fisica, storico dell’astronomia; studioso di storia dei Balcani

 

 per adesioni: marxventuno.rivista@...



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Anti-war protests sweep Ukraine

By Greg Butterfield on August 6, 2014

Aug. 5 — Women gather in the dozens to block major highways, carrying signs and banners reading “Save our boys” and “Stop the slaughter.”

Protesters shout down politicians spouting pro-war rhetoric, telling them to “Go fight your own war.”

Young men burn their draft cards, amidst reports of hundreds of soldiers surrendering or deserting to a neighboring country.

Is it a scene from a college town in the U.S. during the 1960s?

No. It’s happening today, in hundreds of cities and villages across Ukraine.

You won’t see it in the corporate media. But people in western, central and even embattled eastern Ukraine are taking to the streets — with women of all ages in the lead — to oppose the new “mobilization law” (military draft) enacted July 22 by the far-right junta of oligarchs, neoliberal politicians and fascists in Kiev.

In the town of Bogorodchany in the Ivano-Frankivsk region, protesters broke into the military registration office and burned draft documents, saying they would not allow their sons to be used as “cannon fodder.”

In Volovka, angry villagers confronted the mayor and military commissioner with a petition to Ukraine President Peter Poroshenko demanding the withdrawal of 50 draft cards to local residents. When no response was received, people blocked the roads and 10 were arrested.

In Novoselytsya in Chernivtsi region, women beat down a far-right politician who tried to break up their anti-draft protest outside a military recruitment office.

Actions like these are taking place daily from the suburbs of the capital, Kiev, to Lviv on the Polish border and from Transcarpathia to the Black Sea.

Videos of some protests, with English-language transcripts, can be viewed at slavyangrad.org and ukraineantifascistsolidarity.wordpress.com.

The imposition of a mandatory 1.5 percent “war tax” on workers’ wages went into effect Aug. 1, further fueling the flames.

The regime’s response to the mass anti-war sentiment? Repression.

Anton Gerashenko, an official of the Ministry of Internal Affairs, announced that police will begin arresting people who agitate against the war on social media. (Navigator, July 29)

Resistance in primarily Russian-speaking southeastern cities like Kharkov and Dnepropetrovsk has been driven underground by relentless repression from Kiev’s official political police, the SBU, and its unofficial death squads, the neo-Nazi gangs.

In these cities and Odessa — where at least 48 people were massacred by the fascists on May 2 — activists have been imprisoned, “disappeared” or forced to flee for their lives to liberated areas like the Donetsk and Lugansk People’s Republics or Crimea, now an autonomous region of the Russian Federation.

Activists living in exile in Simferopol, Crimea, have established a Support Center for Antifascists in Ukraine to build solidarity for political prisoners, share information and help coordinate underground political activity.

The Support Center reported that young men in Kharkov are being rounded up off the streets and forcibly inducted into the brutal war against the Donbass mining region of Donetsk and Lugansk, where people voted overwhelmingly May 11 for independence from the U.S.-backed coup regime.

Mass resistance to the coup, which manifested in large demonstrations last spring, is still there, simmering just below the surface.

But in the West — which the junta considers its base of support — the spreading anti-war movement is causing alarm.

Media openly call for genocide in Donbass

The junta and its backers in Washington were counting on a quick victory over the volunteer people’s militias in Donbass, especially after the fraudulent election of oligarch Peter Poroshenko as president to “legitimize” the coup.

Instead, they were met with a powerful popular resistance, rooted in Soviet-era Ukraine’s deep anti-fascist sentiment, working-class traditions and partisan military tactics.

Several military offensives by the regime — each with more and more powerful weapons, resulting in greater casualties for both civilians and combatants — have failed to crush the resistance, despite horrific carnage by the Ukrainian military targeting homes, schools and hospitals in Donbass.

Lugansk, the besieged capital city of the Lugansk People’s Republic, declared a humanitarian catastrophe on Aug. 5. More than 250,000 people seeking to leave to take refuge in Russia are unable to escape the city, the people’s government reported, as so-called “humanitarian corridors” established by the Ukrainian military have actually been used for target practice. Tens of thousands in the city are without water, food or electricity. (RT.com)

Ukraine continues to lash out at civilians in the suburbs of Donetsk, capital of the Donetsk People’s Republic, as it unsuccessfully tries to blockade the city. Seventeen people, including three children, were killed by shelling in the town of Gorlovka on July 29, while the same day five seniors were killed when a retirement home was shelled in Lugansk.

Eighteen civilians were reported killed in the Donetsk town of Dokuchayevsk Aug. 4.

Ukraine continues to drop white phosphorous bombs, prohibited by international law, most recently in the town of Makeyevka near Donetsk city. (ITAR-TASS, July 30)

At the end of July, the United Nations reported 1,129 people killed and 3,500 wounded in Donbass since Kiev’s “Anti-Terrorist Operation” began, with 100,000 people forcibly displaced. But, as even the U.N. admits, these numbers are partial at best, and the real number of civilian casualties is far greater — perhaps more than 10,000, according to some reports.

As with the Israeli settler state’s war against the Palestinian people, collective punishment — even genocide — is the junta’s weapon of choice.

That was made crystal clear by pro-Kiev journalist Bogdan Boutkevitch, appearing on Hromadske TV, a network funded in part by the U.S. and the Netherlands:

“Donbass, in general, is not simply a region in a very depressed condition; it has got a whole number of problems, the biggest of which is that it is severely overpopulated with people nobody has any use for.

“If we take, for example, just the Donetsk region, there are approximately 4 million inhabitants, at least 1.5 million of which are superfluous. That’s what I mean: we don’t need to ‘understand’ Donbass. …

“Donbass must be exploited as a resource, which it is. … The most important thing that must be done — no matter how cruel it sounds — is that there is a certain category of people that must be exterminated.” (video and English transcript at slavyangrad.org, Aug. 1)

Pentagon: $ for fascist National Guard

Money to keep the war going is running out as austerity programs imposed by the International Monetary Fund and European Union begin to bite.

The harsh Ukrainian winter is not far off. Having made an anti-Russia alliance with the U.S. and NATO, the new rulers in Kiev no longer have access to cheap fuel on credit.

On July 29, CNN, citing Pentagon sources, reported that the Ukrainian military had fired three ballistic missiles against the Donbass, calling this a “major escalation” in the war.

On Aug. 1, a NATO spokesperson confirmed the Ukrainian use of ballistic missiles to the German newspaper Deutsche Welle. Then on Aug. 2, NATO backtracked, calling it a “communication error.”

Why would the Ukrainian military employ such heavy weaponry against an enemy with limited firepower and no air force or large bases?

Similar questions should be asked about Kiev’s deployment of BUK anti-aircraft batteries in eastern Ukraine in connection with the unravelling propaganda campaign to blame the rebel militias for downing Malaysian Airlines flight MH-17 on July 17.

According to intelligence reported by Igor Strelkov, the Donetsk Minister of Defense, at an emergency news conference July 31, Kiev plans to utilize ballistic missiles to hit water treatment facilities in Donetsk and Lugansk, along with a factory in Gorlovka, and unleash toxic chemicals on the civilian population. (slavyangrad.org)

The mass deaths would then be blamed on the rebels, as the junta and the U.S. attempted to do with the Malaysian airliner.

“The idea is so monstrous that it is probably hard to believe, especially for those who haven’t see the bombardment of populated areas by phosphorous bombs, people injured by chemical weapons, howitzers shooting at the city center,” said Strelkov.

It’s in this context that President Barack Obama announced new sanctions against the banking, fuel and defense sectors of Russia July 30, followed two days later by the European Union, after significant arm-twisting by Washington.

Meanwhile, the Pentagon has notified Congress that it plans to increase direct funding to the Ukrainian National Guard by $19 million to “equip and train its … troops to conduct various missions.” (Washington Times, Aug. 1)

That comes on top of $23 million already committed by the U.S. to Ukraine’s military.

As Congress and Obama well know, the National Guard is not only the backbone of Ukraine’s terrorist campaign in the southeast — it is composed of neo-Nazis in uniform, culled from the likes of the Right Sector, Maidan Self-Defense and other fascist gangs by Interior Minister Arsen Avakov.

The brutality and desperation of the Kiev junta and U.S. imperialists increase not only the humanitarian crisis in Donbass, but the danger of an open military confrontation with Russia — whose conquest is the Pentagon and Wall Street’s ultimate goal.


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Ukraine: Who will pay for the war?

By Union Borotba (Struggle) on August 6, 2014

By Sergei Kirichuk
Union Borotba (Struggle)

The militant nationalist sentiments of supporters of the “Anti-Terrorist Operation” (ATO) have always been combined with expectations that the most difficult work for the Kiev government will be done by the West. At first it was thought that the European Union and the International Monetary Fund would pay for European integration, offsetting economic losses from the introduction of new standards. Ukrainians were then told that the IMF would provide money to “stabilize” the economy.

However, we learned that in reality the international financial institution imposes a neoliberal reform plan that includes cannibalistic cutbacks in social spending, increases in utility tariffs, freezing of pensions and salaries, and large-scale privatization — this time with the requirement “to establish control over all the territory of the country.” Thus, the IMF played an important role in pushing the Kiev junta toward a bloody war in the east.

Then, after the tragic destruction of the Malaysian aircraft, predictions widely spread of an imminent invasion by NATO troops, who would quickly inflict a crushing defeat of the “separatists.” Significantly, in the first hours after the tragedy, the notion quickly spread in the Ukrainian segment of social networks that many U.S. citizens were aboard [Flight] MH-17 and a U.S. invasion was inevitable.

However, most Ukrainian citizens simply do not understand the structure of public opinion in the EU and the U.S. The majority of voters, both in the EU and the U.S.,

(Message over 64 KB, truncated)



THE ORIGINAL ARTICLE, IN ENGLISH: The Return of George Orwell and Big Brother’s War on Palestine, Ukraine and Truth
By John Pilger - Source: teleSUR English, July 12, 2014
http://zcomm.org/znetarticle/the-return-of-george-orwell-and-big-brothers-war-on-palestine-ukraine-and-truth-2/


ITALIANO: Il ritorno di George Orwell e la guerra del Grande Fratello alla Palestina, all’Ucraina e alla verità (John Pilger)
http://www.controlacrisi.org/notizia/Conflitti/2014/7/18/41629-il-ritorno-di-george-orwell-e-la-guerra-del-grande-fratello/
oppure https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/8056


Z net – Duh otpora je živ / piše John Pilger


Povratak George Orwella i rat Velikog brata protiv Palestine i Ukrajine i protiv istine


Prije par večeri gledao sam predstavu „1984“ Georgea Orwella insceniranu u jednom londomskom kazalištu. Iako se na sav glas razglašavalo suvremeno interpretiranje djela, Orwellovo upozorenje, što se odnosilo na budućnost, predstavljeno je kao djelo neke epohe koja je daleka, koja nije prijeteća, koja je čak bezopasna. Činilo se kao da Edward Snowden nije otkrio baš ništa, kao da Veliki brat nije danas digitalni špijun i kao da sam Orwell nikada nije kazao:“Da budete korumpirani totalitarizmom nije potrebno da živite u nekoj totalitarnoj zemlji“.

Hvaljena od kritičara ta spretno napravljena predstava bila je mjera našeg vremena, naše kulture i naše politike. Kad su se upalila svjetla ljudi su već izlazili. Izgledalo je da je publika indiferentna, a možda su je već zvale druge razonode. „Kakva gužva!“kazala je jedna mlada djevojka, paleći svoj mobilni telefon.

Sa uznapredovalom depolitizacijom društava promjene su ili suptilne ili spektakularne. U svakidašnjem političkom govoru sve je preobrnuto, kako je to predviđao Orwell u „1984“. „Demokracija“ je danas retorička vještina. Mir je „permanentni rat“- „Globalno“ znači imperijalno. Nekad pozitivna koncepcija „reforme“danas znači regrediranje, čak i razranje. „Štednja“ (austerity) je nametanje ekstremnog kapitalizma siromašnima i poklanjanje socijalizma bogatašima, kreativan sistem unutar kojeg velika većina vraća dugove manjine.

U raznim granama umjetnosti neprijateljstvo prema političkoj iskrenosti predstavlja akt buržujske vjernosti. „Crveno razdoblje Picassa“govori naslov u novinama Observer „nastaje stoga što politika ne proizvodi dobru umjetnost“. Uzmite u obzir da su to napisale novine koje su bile pristalice krvoprolića u Iraku, jer su ga smatrale liberalnim krstaškim pohodom. Opozicija Picassa fašizmu, koja je obilježje cijelog njegovog života samo je jedna usputna primjedba, kao što je i Orwellov radikalizam ispario u nagradi, koja se dočepala njegovog imena.

Prije nekoliko godina Terry Ragleton, tada profesor engleske književnosti na Manchester University, smatrao je da „prvi put u dva vijeka nema nijednog istaknutog engleskog pjesnika, komediografa ili romanopisca,koji bi doveo u pitanje temelje životnog stila na zapadu“. Nikakav Shelley više ne govori o siromašnima, više nikakav Blake ne postoji za utopističke snove, više nikakav Byron ne osuđuje korupciju vladajuće klase, više nikakav Thomas Carlyle i John Ruskin ne otkrivaju moralnu katastrofu kapitalizma. William Morris, Oscar Wilde, HG Wels, George Bernard Shaw nemaju danas nikakve ekvivalente - nikoga tko bi ih vrijedio. Harold Pinter bio je posljednji koji je digao svoj glas protivljenja. Među inzistirujućim glasovima konzumističkog feminizma ne čuje se glas nikakve Virginie Wolf koja je opisla „umjeće gospodarenja drugim osobama...putem upravljanja, ubijanja, sticanja zemlje i kapitala“.

U National Theatreu postavljena je nova komedija, Velika Britanija javno prikazuje skandal prisluškivanja telefona, zbog kojeg su bili procesuirani i osuđeni novinari, među kojima direktor News of the World od Ruperta Murdocha. Opisana kao „farsa sa oštrim zubima (što) stavlja na optuženičku klupu cijelu incestuoznu kulturu (medija) i izlaže je nemilosrdnom ruganju“: njezine su mete, na koje komedija cilja, ličnosti „blaženo smiješne“ to jest protagonisti britanske skandalističke štampe. To je u redu, pravično je i toliko familijarno. No što reći o medijima, koji nisu skandalistički i koje se smatra dostojnim poštovanja i vjerodostojnima, a koji ipak imaju paralelnu ulogu kao produžena ruka državne moći i moći industrije, kao što je bio slučaj sa promoviranjem jednog nelegalnog rata?

Istraga Leveson o telefonskom prisluškivanju bacila je pogled na ono što je nemoguće imenovati. Tony Blair je svjedočio, istovremeno se žaleći Njihovoj Visosti zbog uznemiravanja njegove supruge od strane tabloida, kad ga je prekinuo glas sa galerije iz publike. David Lawley-Wakelin, režiser, zatražio je hapšenje i inkriminiranje Blaira za ratne zločine. Nastala je dugačka pauza: trauma istine. Lord Leverson je skočio i naredio udaljavanje onog tko je kazao istinu, izvinjavajući se kriminalcu krivom za ratne zločine. Lawley-Wakelin je bio optužen. Blair je otišao kući kao slobodan čovjek.

No vječni suučesnici Blaira su dostojniji poštovanja od telefonskih pirata. Kada ga je umjetnička voditeljica BBC-a Kristy Wark intervjuirala prilikom desetogodišnjice invazije na Irak, poklonila mu je trnutak, koji bi on mogao samo sanjati; dozvolila mu je da izrazi svoju tjeskobu zbog „teške“ odluke o Iraku, umjesto da ga pozove na odgovornost o njegovom epohalnom zločinu. A to je podsjetilo na procesiju novinara BBC-a, koji su 2003 izjavljivali kako se Blair može osjećati „oslobođenim krivnje“ te potom „uspješnu“ seriju BBC-a pod nazivom Blairove godine, za koju je bio izabran kao scenarist, voditelj i sugovornik u intervjuima David Aaronovitch. Od lakeja Murdocha, koji je vodio kampanje za vojne napade na Irak, na Libiju i na Siriju, Aaronovich je postao vješto servilan i korisno uslužan.

Nakon invazije Iraka – primjera ničim provocirane agresivne akcije, koju je sudac s Nirberškog procesa Robert Jackson definirao kao „vrhunski međunarodni zločin, različit od drugih ratnih zločina zbog činjenice što je u sebi koncentrirao totalno zlo svih ostalih zlodjela“ – Blair i njegov glasnogovornik i glavni suučesnik, Alistair Campbell, velikodušno su dobili mnogo prostora u listu Guardian, kako bi se rehabilitirali i popravili vlastitu reputaciju. Opisan kao „zvijezda“ laburističke partije Campbell je tražio simpatiju čitalaca govoreći o vlastitoj depresiji i javno je pokazao svoje interese, iako ne i sadašnje zaduženje savjetnika, zajedno s Blairom, vojne tiranije, koja je na vlasti u Egiptu.

Dok je Irak raskomadan, kao posljedica invazije Blaira/Bucha, naslov u Guardianu je glasio: „Srušiti Sadama bilo je pravedno, no povukli smo se isuviše rano“. Ta je tvrdnja bila poduprta u članku, koji je izašao na najvažnijem mjestu 13 juna iz pera jednog Blairovog funkcionera, Johna Mc Ternana, do nedavno u službi diktatora, što ga je u Iraku postavila CIA, Iyada Allawi. Požurujući novu invaziju na zemlju, čijem je razranju doprinio njegov bivši gazda, on nije ni spomenuo broj od najmanje 700.000 poginulih te bijeg četiri miliona izbjeglica i sektaški kaos nastao u naciji, koja se ranije ponosila vlastitom tolerancijom i zajedništvom.

Blair otjelovljuje ratnu korupciju“napisao je radikalni urednik Guardiana Saumas Milne u ostrašćenom članku napisanom 3 jula. U struci se tako nešto zove „balansiranje“. Dan kasnije te su novine objavile oglas na cijeloj stranici kao reklamu sjevernoameričkog nevidljivog bombardera. Na prijetećoj slici bimbardera nalazile su se riječi: „F-35. GRANDIOZAN za Veliku Britaniju“. Ovo drugo otjelovljenje „ratne korupcije“ stajat će britanske platiše poreza 1,3 milijarde sterlinga, sa njegovim predhodnim modelima F aviona, koji su mljeli ljude u cijelom razvijenom svijetu.

U jednom selu Afganistana, u kojem su stanovali najsiromašniji od siromašnih, snimao sam Orifu, na koljenima pred grobom njezinog muža, Gul Ahmeda, tkalca tepiha, poginulog sa još sedam članova njezine porodice, od kojih su šestoro bili djeca, kao i dva djeteta koja su poginula u susjednoj kući. Jedna „precizna“ bomba od 500 libri pala je direktno na njezinu kućicu od blata, kamenja i slame, ostavivši iza sebe krater od 15 metara. Lockheed Martin, proizvođač aviona, bio je vrlo ponosan na svoje mjesto u reklamnom prostoru Guardiana.

Bivši državni sekretar SAD-a i aspirantica na mjesto predsjednika te države, Hillary Clinton, nedavno je sudjelovala na „Satu žena“ BBC-a, koji predstavlja samu suštinu medijske respektabilnosti. Voditeljica Jenny Murray predstavila je gđu Clinton kao simbol ženske realiziranosti. Svoje slušatelje nije podsjetila na opscenosti Clintonove niti da je Afganistan bio zaposjednut da bi oslobodio žene kakva je Orifa. Voditeljica nije ništa pitala Clintonovu o terorističkoj kampanji za vrijeme njene administracije u kojoj su upotrebljavani droni, kako bi ubijali žene, muškarce i djecu. Nije uopće spomenuta prijetnja koju je uzaludno upotrijebila Clintonova za vrijeme svoje kampanje za žensko predsjednikovanje, da se „eliminira“ Iran i nije bilo ništa rečeno o njezinoj podršci ilegalnom nadziranju masa i o progonima i o denuncijacijama iznutra.

Murray je ipak postavila jedno vrlo nezgodno pitanje. Da li je Clintonova oprostila Monici Lewinsky, što je imala izvjesnu pričicu s njezinim mužem. „Oproštaj je izbor“ izjavila je Clintonova „a za mene je to bio apsolutno dobar izbor“. To je podsjetilo na devedesete i na godine posvećene „skandalu“ Lewinsky. Predsjednik Bill Clinton tada je napao na Haiti i bombardirao je Balkan, Afriku i Irak. Istovremeno je uništavao živote iračke djece:UNICEF je izvjestio o smrti jednog i pol miliona iračke djece mlađe od pet godina, što su umrla od posljedica embarga, kojeg su predvodile Sjedinjene Države i Velika Britanija.

Ta djeca za medije nisu bila osobe, upravo kao i žrtve Hillary Clinton u invazijama, što ih je ona podupirala i promovirala – u napadima na Afganistan, na Irak, na Jemen, na Somaliju – te žrtve za medije nisu osobe. Marray nije napravila ni najmanju aluziju na njih. Na BBC-u se pojavila njezina fotografija, na kojoj Marray sva blista u društvu svoje distingvirane gošće.

U politici, kao i u novinstvu i u umjetnosti čini se da je neslaganje, koje je nekoć bilo tolerirano u javnom mnjenju regrediralo u disidentstvo: to je metafora za ilegalnost. Kad sam započeo svoju karijeru u britanskom Fleet Streetu šezdesetih godina, bilo je prihvatljivo kritizirati zapadnu moć kao silu grabljivicu. Čitajte slavne članke Jamesa Camerona o eksploziji hidrogenske bombe na atolu Bikini, ili o barbarskom ratu u Koreji te o bombardiranju Sjedinjenih Država Sjevernog Vijetnama. Grandiozna iluzija današnjice je da se nalazimo u eri informacija, kada u stvarnosti živimo u medijskom vremenu u kojem je propaganda industrije neprestana, podmukla, zarazna, efikasna i liberalna.

U svojem eseju iz 1859 godine „O slobodi“ kojem današnji liberali izražavaju vlastito poštovanje John Stuart Mill je napisao: „Despotizam je legitiman oblik vlasti u odnosu s barbarima, pod uvjetom da cilj bude njihovo poboljšanje i da su sredstva opravdana u postizanju tog cilja“. „Barbari“ su tada bili veliki dio ljudskog društva, kojima se morala nametnuti „implicirana poslušnost“. „To je samo lijep i koristan mit, da su liberali mirovnjaci, a da su konzervativci ratni huškači“ napisao je 2001 historičar Hywel Williams, „ali imperijalizam kojeg se postiže liberalnim putem može biti još opasniji zbog svojeg neograničenog karaktera i zbog svojeg uvjerenja da predstavlja viši životni oblik“. Imao je na pameti govor Blaira, koji je tada kao predsjednik vlade obećavao da će „preurediti svijet oko nas“na osnovu vlastitih „moralnih vrijednosti“.

Richard Falk, neosporni autoritet kad je riječ o međunarodnom pravu i zakonima i Specijalni Izvjestitelj ONU za Palestinu jednom je opisao „farizejski moralno-zakonski ekran, koji daje potpuno jednosmjernu sliku zapadnih pozitivnih vrijednosti i potpune nevinosti zapada, a isti se naširoko prikazuje i njegovo se potvrđivanje postiže prijetnjama i kampanjom nečuvenog političkog nasilja“. A „prihvaćanje te slike je postalo toliko rašireno da ga je virtualno postalo nemoguće osporavati“.

Karijera i podrška predstavljaju nagradu za čuvare. Na Radio 4 BBC-a Razia Iqbal intervjuirao je Toni Morrison, dobitnicu Nobelove nagrade afroameričkog porijekla. Morrisonovu su zapitali zašto su ljudi „toliko bijesni“ na Baracka Obamu, koji je definiran kao „fantastičan“ i kao netko tko želi izgraditi „snažnu ekonomiju i jako rašireno zdravstveno osiguranje“.

No Morrisonova ni njena ispitivačica nisu citirale sedam Obaminih ratova, uključivši u to terorističku kampanju s upotrebom dronova, u kojoj su čitave porodice kao i oni koji su im pritekli u pomoć te njihovi ožalošćeni rođaci doslovno potamanjeni. Ono što se činilo da je važno jest što se obojeni čovjek „koji se elegantno izražava“popeo do same komandne vrhuške moći. U „Prokletima na zemlji“ Frantz Fanon je napisao da je „historijska misija“ koloniziranih da budu „transmisiona linija“onih koji dominiraju i ugnjetavaju. U suvremenoj eri danas se smatra suštinskim korištenje etničkih razlika u zapadnim sistemima moći i propagande. Obama otjelovljuje upravo to, iako je kabinet Georgea W. Busha – i njegova ratnohušlačka krika – bio po svom sastavu najviše multirasan u cijeloj historiji postojanja američkih predsjednika.

Upravo dok je padao u ruke đihadista ISISA irački grad Mosul, Obama je govorio:“Narod SAD-a je napravio ogromne investicije i dao velke žrtve u cilju da Iračani sebi odrede bolju sudbinu“. Koliko je „fantastična“ ova laž? Koliko je „elegantno formuliran“ bio govor Obame u Vojnoj akademiji u West Pointu? Držeći govor „o situaciji u svijetu“ na ceremoniji primanja visokoškolske diplome onih „koji će preuzeti vodstvo Sjedinjenih Država“ na cijelom svijetu Obama je potvrdio:

Sjedinjene Države upotrijebit će ratnu silu i unilateralno, ako to bude nužno, kad to budu zahtijevali naši središnji interesi. Međunarodno mišljenje ima svoju težinu, ali Sjedinjene Države neće nikada tražiti dozvolu...“

U odbijanju međunarodnog prava i prava nezavisnih nacija predsjednik Sjedinjenih Država pretendira da postane božanstvo zasnovano na moći njegove „zaista neophodne nacije“. To je poznata poruka imperijalne nekažnjivosti, koju je uvijek stimulativno poslušati. Podsjećajući na uspon fašizma tridesetih godina Obama je kazao: „Vjerujem u izuzetnost Sjedinjenih Država svakom niti svoga bića“. Historičar Norman Pollack je napisao.“Umjesto guščjeg vojnog koraka to znači staviti naizgled najneviniju militarizaciju kulture u cijelom njezinom totalitetu. Umjesto nekog nacifranog leadera imamo promašenog reformatora, koji se bezbrižno bacio na planiranje i izvršavanje zločina, a uz to je cijelo vrijeme nasmijan“.

U februaru su Sjedinjene Države montirale jedan od njihovih „šarenih“ državnih udara protiv legalno izabrane vlade Ukrajine, koristeći se naivnim protestima protiv korupcije u Kijevu. Podpredsjednica Države predsjednika Obame, Victoria Nuland, lično je izabrala leadera „provizorne vlade“. Dala mu je nadimak „Yats“. Podpredsjednik Joe Biden je otišao u Kijev, kako je to učnio i direktor CIA John Brennan. Jurišne trupe njihovog državnog udara postali su ukrajinski fašisti.

Prvi put od 1945 neonacistička partija, otvoreno antisemitska, kontrolira ključne zone državne moći u jednoj evropskoj prijestolnici. Nijedan zapadnoevropski leader nije osudio taj preporod fašizma u pograničnoj zoni, preko koje su nacisti i Hitlerovi osvajači prodrli i odnijeli živote miliona Rusa. Njih je podržavala Ukrajinska Ustanička Vojska (UPA) kriva za pokolje Jevreja i Rusa, koje su nazivali „insektima parazitima“. UPA je historijski nadahnjivač dašnje Partije Svoboda i njezinog suputnika Desnog Sektora. Leader Svobode Oleh Tyahnybok požurivao je čišćenje „moskovsko-židovske mafije“ i „ostalih govana“, među kojima i homoseksualaca, feministkinja i političke ljevice.

Nakon pada Sovjetskog Saveza Sjedinjene su Države okružile Rusiji vojnim bazama, avionima i nuklearnim raketama kao dio Projekta Širenja NATOa. Porekavši obećanje koje su bili dali sovjetskom predsjedniku Mihailu Gorbačovu godine 1990 da se NATO neće proširiti „niti za jedan centimetar na istok“, NATO je ustvari okupirao cijeli prostor Istočne Evrope. Na bivšem sovjetskom Kavkazu ekspanzija NATO-a predstavlja maksimum postignut vojnim širenjem od kraja Drugog svjetskog rata.

Plan Akcije Pristajanja uz NATO pakt je dar Washingtona pučističkom režimu Kijeva. U augustu „Operacija Brzi Trozub“ treba dovesti trupe Sjedinjenih Država u blizinu ruskih luka, to jest na udaljenost vidljivu prostim okom. Može se zamisliti rekacija, kad bi ovakvi provokativni potezi, ili pak zastrašujući, bili izvođeni na granicama Sjedinjenih Država.

Zahtjevajući Krim - koji je Nikita Hruščov ilegalno oduzeo Rusiji 1954 – Rusi su branili sami sebe, kako su to činili kroz čitavo jedno stoljeće. Više od 90% stanovništva Krima glasalo je za vraćanje tog teritorija Rusiji. Na Krimu je sjedište Crnomorske flote i njen gubitak predstavljalo bi pitanje života i smrti za rusku mornaricu i veliku pobjedu za NATO. Zbunjujući zaraćene strane u Washingtonu i u Kijevu, Vladimir Putin je povukao trupe sa ukrajinske granice i podstakao etničke Ruse u Ukrajini da se odreknu separatizma.

U Orwelvskom stilu sve je to preobrnuto na zapadu i pretvoreno u „rusku prijetnju“. Hillary Clinton je usporedila Putina s Hitlerom. Bez ikakve ironije njemački komentatori na desnici kazali su istu stvar. U medijima su ukrajinski neonacisti sada predefinirani kao „nacionalisti“ili „ultranacionalisti“. Ono od čega strahuju jeste, da Putin vješto traži diplomatsko rješenje i da bi u tome magao i uspjeti. Dana 27 juna, reagirajući na posljednje popuštanje Putina – na njegov zahtjev ruskom parlamentu da povuče zakon, koji mu je davao mogućnost da intervenira u interesu etničkih Rusa u Ukrajini – Državni Sekretar John Kerry razglasio je još jedan od svojih ultimatuma. Rusija mora „doslovno djelovati u sljedećim satima“ da zaustavi pobunu u istočnoj Ukrajini. Iako je Kerry opće poznat kao običan pajac ozbiljan cilj tih „upozorenja“ leži u namijenjivanju Rusiji statusa parije i u brisanju vijesti o ratnim sukobima protiv režima u Kijevu, dok ovaj vodi rat protiv svog vlastitog naroda.

Trećina stanovništva Ukrajine je rusofona i dvojezična. Dugo je tražila demokratsku federaciju, koja bi odražavala etničku različitost Ukrajine i koja bi bila bilo autonomna bilo nezavisna od Moskve. Najvećim dijelom ne radi se o „separatistima“ ili o „pobunjenicima“, već o građanima koji žele živjeti sigurni u vlastitoj zemlji. Separatizam je rekacija na napade vlade iz Kijeva protiv njih, a ova je prisilila 110.000 ljudi (procjena OUN) da pobjegnu u Rusiju, prelazeći granicu. Normalno, radi se o ženama i djeci, koji su doživjeli ratnu traumu.

Kao i djeca Iraka koja su morala podnijeti embargo i kao „oslobođene“ žene i djevojke iz Afganistana, terorizirani od gospodara rata koji vodi CIA, ti građani Ukrajine su za medije ne postojeće osobe na zapadu; njihove patnje i užasi koji su nad njima počinjeni bivaju ili minimizirani ili prebrisani. Nikakav osjećaj silovitosti napada režima nije prenesen u konvencionalnim zapadnim medijima. Ponovo pročitavajući magistralni napis „The First Casuality: the war correspondent as hero, propagandist and mythmaker“ /Prva žrtva: ratni dopisnik kao heroj, propagandist i stvaralac mitova/ Phillipa Knoghtleya, obnovio sam svoje divljenje za Morgana Philipsa Price iz Manchester Guardiana, jedinog zapadnog novinara, koji je ostao u Rusiji za vrijeme revolucije 1917 i koji je ispričao istinu o katastrofalnoj invaziji zapadnjaka. Nepristran i odvažan, Philips Price je sam poremetio ono što Knightley definira kao antirusku „mračnju šitnju“, koja je vladala na zapadu.

Dana 2 maja u Odesi je 41 etnički Rus živ izgorio u uredima direkcije sindikata, dok je policija stajala i gledala. O tome postoji užasna video dokumentacija. Leader Desnog Sektora, Dmytro Yarosh, pozdravio je taj pokolj kao „još jedan blistav dan u našoj nacionalnoj historiji“. Mediji Sjedinjenih Država kao i britanski mediji su prenijeli događaj kao „mračnu tragediju“, posljedicu „sukoba“ između „nacionalista“(neonacista) i „separatista“ (osoba koje su skupljale potpise za referendum o federalnoj Ukrajini). New York Times je tu stvar zasuo pijeskom, odbacivši kao rusku propagandu događaje izazvane fašističkim i antisemitskim politikama novih vazala Washingtona. Wal Street Journal je osudio žrtve: „Smrtonosni požar u Ukrajini su vjerojatno izazvali pobunjenici, tvrdi vlada“. Obama je čestitao vladi na „umjerenosti“.

Dana 28 juna Guardian je posvetio velik dio jedne svoje stranice „predsjedniku“ režima u Kijevu, oligarhu Petru Porošenko. Ponovo je bilo na djelu Orwellovo pravilo inverzije. Nije bilo nikakavog državnog udara; nema nikakvog rata protiv manjine u Ukrajini; Rusi su krivi za sve što se dogodilo. „Želimo modernizirati moju zemlju“ kazao je Porošenko. „ Želimo uvesti slobodu, demokraciju i evropske vrijednosti. Nekome se to ne sviđa. Nekima se zbog toga mi ne sviđamo“.

U tom svom članku novinar Guardiana Luke Harding nije uopće osporio ovakve afirmacije ili naveo riječi vlasti iz Odese, niti je govorio o avionskim napadima, ni o artljerskom bombardiranju kijevskog režima, po čijem je nalogu otvarana vatra na stambena naselja, nije spomenuo ubijanje i otmice novinara, upotrebu zapaljivih bombi protiv opozicijskih novina niti predsjednikovu prijetnju da će „osloboditi Ukrajinu od prljavštine i od parazita“. Neprijatelji su „pobunjenici“, „militantni borci“, „ustanici“, „teroristi“te marijonete Kremlja. Historija nam evocira duhove Vijetnama, Čilea, Istočnog Timora, Južne Afrike, Iraka: treba obratiti pažnju na iste etikete. Palestina je magnet cijele te monotone prevare. Dana 11 jula, nakon nedavanog izraelskog pokolja u Gazi pomoću oružanih sredstava datih od Sjedinjenih Država – 80 poginulih od kojih su šestoro djeca jedne jedine obitelji – neki izraelski general piše u Guardianu članak naslovljen „Nužno demonstriranje snage“.

Sedamdesetih godina susreo sam Leni Riefenstahl i pitao sam je o njezinim filmovima, koji su glorificirali naciste. Koristeći se revolucionarnim tehnikama snimanja i osvjetljenja ona je proizvela dokumentarno ime i potpis, koji je očarao i oduševio Nijemce; bio je to njezin „Trijumf volje“ za kojeg tvrde da je nadaleko raširao zlosretnu i zločinački čarobnu očaranost Hitlerom. Pitao sam je o propagandi u društvima koja za sebe vjeruju da su superiorna drugima. Odgovorila mi je da „poruke“ njezinih filmova nisu ovisile od „naređenja odozgo“ već od „glasa pristanka“ što je postojao kod njemačkog stanovništa. „Zar se u to ubrajala i obrazovana liberalna buržoazija?“ zapitao sam je . “Svi“, bio je njezin odgovor. „ I naravno i njemačka inteligencija“.


(prijevod: Jasna Tkalec)




(english / srpskohrvatski / italiano)

Sul rapimento in Ucraina di Sergey Belous

1) Status report on the ominous disappearance of Ukrainian publicist Sergey Belous / PETITION
Rapporto sulla proditoria scomparsa del pubblicista ucraino Sergey Belous / PETIZIONE
2) Апел Београдског форума за свет равноправних: ОСЛОБОДИТЕ СЕРГЕЈА БЕЛОУСА!
Appeal of the Belgrade Forum for a World of Equals: FREE SERGEY BELOUS !
3) Srebrenica Historical Project: Project associate and Ukrainian scholar Sergey Belous has disappeared in eastern Ukraine


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----- Original Message -----
From: S. K.
Sent: Tuesday, August 05, 2014 4:34 PM
Subject: PETITION TO FREE SERGEY BELOUS

SREBRENICA HISTORICAL PROJECT 
Postbus 90471,
2509LL
Den Haag, The Netherlands
+31 64 878 09078  (Holland)
+381 64 403 3612  (Serbia)
E-mail: srebrenica.historical.project @ gmail.com
Web site: www.srebrenica-project.com

STATUS REPORT ON THE OMINOUS DISAPPEARANCE OF UKRAINIAN PUBLICIST SERGEY BELOUS

 

Sergey Belous, M. A. in history, a native of Harkov, Ukraine, disappeared late in the evening on Friday, August 2, 2014, shortly after crossing the border from Russia into the Donetsk Region, Ukraine. He and two colleagues are believed to have been detained at a Ukrainian army checkpoint. Nothing was known of their fate for three days. On Tuesday August 5, 2014 it was announced that forces under the control of the Kiev authorities transported Sergey Belous and his two journalistic colleagues, Roman Gnatyuk and Sergey Boyko, to Kiev for interrogation. Sergey Belous, who is a citizen of Ukraine, is currently being threatened with involuntary induction into Ukrainian armed forces and being sent to the conflict zone in the east of the country.

Since Sergey wrote extensively and critically about the Maydan disorders and the February 2014 coup in Kiev, he is considered an enemy by the current authorities. While still in Belgrade, Serbia, he was openly threatened by the Third Secretary of the Ukrainian Embassy.

Clearly, the regime’s threat to draft Sergey and send him to the conflict zone puts his life in serious jeopardy. As a perceived opponent of the current authorities, his liquidation in the war zone could easily be arranged and then explained away as a “battle casualty.”

We, Committee to Free Sergey Belous, urge everyone to sign the petition for his release by clicking on the link below and following simple directions:

http://www.gopetition.com/petitions/freedom-for-sergey-belous.html

The life of this talented young man is in serious danger because he exercised his right to freedom of expression as a Ukrainian citizen and an intellectual. We urge you to sign this petition to the Government of Ukraine in support of Sergey Belous and thus manifest your solidarity.

 

Stephen Karganovic

Committee to Free Sergey Belous


--- Traduzione:

Rapporto sulla proditoria scomparsa del pubblicista ucraino Sergey Belous
 
SERGEY BELOUS, M. A. in storia, nativo di Harkov, Ucraina, è scomparso nella tarda serata di sabato 2 agosto 2014, poco dopo l'attraversamento del confine dalla Russia nella regione di Donetsk, Ucraina. Lui e due colleghi si ritiene siano stati arrestati a un checkpoint dell'esercito ucraino. Non si è saputo nulla della loro sorte per tre giorni. Martedì 5 agosto 2014 è stato annunciato che le forze sotto il controllo delle autorità di Kiev hanno trasportato Sergey Belous e i suoi due colleghi giornalisti, Roman Gnatyuk e Sergey Boyko, a Kiev per un interrogatorio. Sergey Belous, che è un cittadino dell'Ucraina, è attualmente minacciato di arruolamento forzato nelle forze armate ucraine e invio nella zona del conflitto nell'est del paese. Poiché Sergey ha scritto ampiamente e criticamente circa i disordini di Majdan e il colpo di stato di febbraio 2014 a Kiev, è considerato un nemico dalle attuali autorità. Mentre era ancora a Belgrado, Serbia, era stato minacciato apertamente dal terzo segretario dell'Ambasciata Ucraina. Chiaramente, la minaccia del regime di arruolare Sergey e mandarlo nella zona del conflitto mette la sua vita in grave pericolo. Percepito come  avversario delle attuali autorità, la sua liquidazione in zona di guerra potrebbe facilmente essere organizzata e poi spiegata come un "incidente di guerra". Noi, Comitato per la liberazione di Sergey Belous, invitiamo tutti a firmare questa petizione per il suo rilascio cliccando sul link sottostante e seguendo le semplici indicazioni:
 
http://www.gopetition.com/petitions/freedom-for-sergey-belous.html


La vita di questo giovane uomo pieno di talento è in serio pericolo perché ha esercitato il suo diritto alla libertà di espressione come cittadino dell'Ucraina e intellettuale. Vi preghiamo di firmare questa petizione al Governo dell'Ucraina in supporto di Sergey Belous manifestando in questo modo la vostra solidarietà.

Stephen Karganovic

Committee to Free Sergey Belous


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ОСЛОБОДИТЕ СЕРГЕЈА БЕЛОУСА!


Апел Београдског форума за свет равноправних

Београдски форум за свет равноправних изражава дубоку забринутост због информација о нестанку младог украјинског научника, аналитичара и новинара Сергеја Белоуса. Према вестима које су објавили медији у Србији (РТС, Печат, НСПМ), Сергеја Белоуса и још једног новинара привели су припадници Укајинске националне гарде 2. августа 2014. на путу из Ростова за Донбас. Заједно са њима приведен је и њихов возач, који је потом пуштен. О Белоусу, међутим, од његовог привођења до данас, нема никаквих вести. Украјинска национална гарда је под контролом власти у Кијеву.

Београдски Форум за свет равноправних, у име својих чланова и пријатеља у земљи и свету, упућује апел надлежним украјинским властима као одговорним за безбедност и слободан рад новинара, да одмах обелодане шта се десило, где се налази Седргеј Белоус и да га, без одлагања, пусте на слободу.

Форум се истовремено обраћа националним новинарским удружењима у Србији, а пре свега, УНС-у и НУНС-у, и српским медијима да на међународном плану покрену одговарајуће акције за неодложно ослобађање Сергеја Белоуса који је приведен док је вршио новинарску дужност.

Сергеј је дуже време био на студијском боравку у Србији где је припремао докторску тезу о „случају Косова и Метохије“.

Прикупљање документације и грађе за научни рад довело га је до Београдског форума и његових књига и публикација.

 

Од краја 2013. године Сергј редовно посеећује стручне скупове Форума са међународном тематиком. Од јануара до почетка априла 2014. волонтира радећи као секретар за припрему Међународне конференције „Глобалним миром против глобалног интервенционизма и империјализма“ која је одржана у Београду 22. и 23. марта 2014. Паралелно, Белоус сарађује као новинар и аналитичар са више медија у Србији, у првом реду, са недељником „Печат“ у коме је објавио серију врло запажених коментара о узроцима и последицама сукоба у Украјини. Учествује на низу научних и стручних скупова у Србији, Републици Српској, на Косову и Метохији. Свуда је радо виђен и високо цењен као поштен и објективан аналитичар, а посебно међу младим научницима и студентима пост-диполомцима. Сви они су дубоко забринути за судбину Сергеја и очекују вести о његовом пуштању на слободу.
Београд, 4. август 2014.

УПРАВНИ ОДБОР БЕОГРАДСКОГ ФОРУМА ЗА СВЕТ РАВНОПРАВНИХ


--- Translation:


FREE SERGEY BELOUS !


Appeal of the Belgrade Forum for a World of Equals

The Belgrade Forum for a World of Equals expresses deep concern further to information that Sergey Belous, young Ukrainian scientist, analyst and journalist, went missing. According to the news released by the Serbian media (the National Broadcaster RTS, magazines “Pečat” and “NSPM”), Sergey Belous and another journalist were detained by the members of the Ukrainian National Guard on 2nd August 2014 on the road from Rostov to Donbas. Their driver had also initially been detained but was released later on. However, there was no further information about Belous since his detaining. The Ukrainian National Guard is under the control of the Kiev authorities.

On behalf of its members and friends in the country and across the world, the Belgrade Forum for a World of Equals hereby appeals to the relevant Ukrainian authorities as the ones responsible for the security and unimpeded work of journalists, to disclose details of this detaining and whereabouts of Sergey Belous, and to immediately release him.

At the same time, the Forum appeals to the national journalist societies in Serbia, most notably to the Association of Journalists of Serbia (UNS) and Independent Association of Journalists of Serbia (NUNS) and the media in Serbia, to initiate appropriate initiatives and mechanisms at the international level aimed at urgent release of Sergey from the detainment that occurred as he was exercising his journalist duty.

Sergey Belous has been present in Serbia over a longer period of time, preparing his doctoral thesis on the “Case of Kosovo and Metohija”. The gathering of appropriate documents and material for the scientific thesis eventually led him to the books and publications of the Belgrade Forum. Since late 2013, Sergey became a regular attendee of expert meetings dedicated to international topics, organized by the Belgrade Forum. Since January through the beginning of April 2014, he volunteered in preparations for, and organization of, the International Conference “Global Peace Versus Global Interventionism and Imperialism”, held in Belgrade on 22 – 23 March 2014.

In parallel, Belous has been actively cooperating as journalist and analyst with several media in Serbia, most notably “Pečat”, which published a series of highly acclaimed comments about the root causes and the consequences of conflict in Ukraine. He took part in a number of scientific and expert events in Serbia, the Republic of Srpska, in Kosovo and Metohija, always as a welcome and much esteemed, objective and fair analyst, especially among the ranks of young scientists and post-graduate students. They all share our deep concern for the fate of Sergey, and eagerly hope to hear the news of his release as soon as possible.

Belgrade, 4th August 2014

STEERING BOARD
BELGRADE FORUM FOR A WORLD OF EQUALS


=== 3 ===

From: "S. K." 
Date: 4 August 2014 14:13:42 CEST
Subject: Srebrenica Historical Project: Project associate and Ukrainian scholar Sergey Belous has disappeared in eastern Ukraine

SREBRENICA HISTORICAL PROJECT
Postbus 90471,
2509LL
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+31 64 878 09078  (Holland)
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OMINOUS DISAPPEARANCE OF UKRAINIAN PUBLICIST SERGEY BELOUS NEAR DONETSK


Sergey Belous, M. A. in history, a native of Harkov, Ukraine, disappeared late in the evening on Friday, August 2, 2014, shortly after crossing the border from Russia into Ukraine.

Sergey Belous has been residing in Belgrade, Serbia, since September 2013. He arrived in Belgrade before current unrest began in the Ukraine with the intention of collecting data for his doctoral dissertation on the internationalization of the Kosovo issue in the 1990s. Civil disorder in the Ukraine disrupted his plans to return to his homeland. As a member of the Russian-speaking population under threat from the profascist junta which seized power in February, Sergey decided that it would be safer to remain in Serbia for the time being. In the meantime, Sergey wrote a number of analytical articles for Belgrade weekly “Pechat” and other publications. As part of his academic research he visited Kosovo and Metohija on numerous occasions. As an associate of Srebrenica Historical Project he took part in several Project activities, including a presentation on the coup in the Ukraine in Belgrade in February of this year and conference on “coloured revolutions” at the Republic of Srpska Academy of Sciences in Banja Luka in April 2014. The unambiguously critical positions Sergey articulated in relation to the policies pursued by the fascist junta, whose forces apparently captured him a few days ago, potentially puts his life in jeopardy.

Immediately after the February 22, 2014 coup in Kiev the Third Secretary of the Ukrainian Embassy in Belgrade revealed to Sergey that he had been a secret member of the pro-nazi Right Sector for some time and he warned Sergey threateningly that the embassy was following his journalistic activities closely and “keeping an eye” on him.

Sergey has been in Donetsk, on territory under the control of local freedom fighters for the last month and has been travelling frequently from there to the Russian Federation and back. The disappearance of Sergey Belous, last seen in the proximity of a junta checkpoint on the territory of the Donetsk Republic on Friday evening, August 2, raises extraordinary concern. Similarly to British journalist Graham Phillips, who was working for “Russia Today,” and whose objective reporting caused immense distress to the junta, Sergey Belous is now also in grave danger. Junta military forces captured Phillips twice during the last several months but were compelled on both occasions to release him due to an international outcry and negative publicity. It is now necessary to help Sergey Belous by using identical methods.

We urge you to contact the Embassy of Ukraine nearest to you [a partial list and contact information are below for your convenience] to demand categorically that the condition of Ukrainian citizen Sergey Belous be promptly clarified and that he be set free without delay if he has been detained, as suspected, by forces under Ukrainian junta control. If you have media influence or connections of any sort, we urge you to disseminate the news of Sergey Belous’ disappearance in Eastern Ukraine as widely as possible and to encourage the public to express active concern in relation to his case.

 

Ukrainian diplomatic missions

 

Embassy of Ukraine, London, UK

Ambassador: Andrii Kuzmenko

Address: 60 Holland Park, London W11 3SJ.
Phone: 00 44 207 727 63 12
Fax: 00 44 207 702 17 08
Email: emb_gb@...
 
 
Embassy of Ukraine, Washington D.C., USA
 
Ambassador: Olexander Motsyk
 
Address: 3350 M Street N.W., Washington D.C., 20007, USA.
Phone: + 1 (202) 349 2920 (main), + 1 (202) 349 3376 (consular section)
Fax: +1 (202) 333-0817
Email: emb_us@...
 
 
Embassy of Ukraine, Paris, France
 
Ambassador: Oleg Kobzistiy
 
 Address: 21, avenue de Saxe, 75007 Paris.

Phone: +331 43 06 07 37

Fax: + 33 (0) 1 43 06 02 94
Email: ambassade-ukraine@...
 
 
Embassy of Ukraine, Belgrade, Serbia
 
Address:
4, Paje Adamova St. Belgrade, The Republic of Serbia

Phone:
(00 381 11) 367 24 11, (00 381 11) 367 24 12
Fax:
(00 381 11) 367 24 13
Email:
emb_sm@...
 
 
Embassy of Ukraine, Sarajevo, Bosnia and Herzegovina
[Ukrainian embassy in Zagreb, Croatia, also covers Bosnia and Herzegovina]
 
Address: Voćarska cesta 52, Zagreb, 10 000 Croatia

Phone+385-1-4616296
Fax+385-1-4633726
 Email:   emb_hr@..., Ova adresa el. pošte je zaštićena od spambotova. Omogućite JavaScript da biste je videli.

 
August 4, 2014.




IL GAY PRIDE A KIEV NON SI E' TENUTO

Lo scorso 5 luglio NON si è potuto svolgere a Kiev il Gay Pride, a causa del divieto venuto dal sindaco Vitalij Klichko (l'ex pugile, leader del partito di governo UDAR - "Pugno" -, fanatico europeista e coccobbello di Angela Merkel).

Maggiori info: Il governo di Euromaidan vieta il Gay Pride a Kiev (10/7/2014)

Sugli attacchi nazisti in Ucraina contro i gay vedi ad esempio: 

Non notizia numero 3 BIS:

Vladimir Luxuria NON ha preso pubblicamente posizione né sul divieto del Gay Pride a Kiev, né in generale sulle violazioni dei diritti civili in Ucraina.



(english / deutsch / italiano)

Assassinii e rapimenti nell'Ucraina europeissima

0) LINKS
1) Sergey Belous disappeared in eastern Ukraine / L'assassinio di Alexander Proselkov / Il rapimento di Sergej Filindash
2) Diserzioni e proteste contro la guerra fratricida
3) George Soros alla CNN: ''Ho finanziato io il colpo di Stato in Ucraina per insediare una giunta amica degli USA''
4) Ghennady Zyuganov: "Una nuova Norimberga sarà garantita ai golpisti di Kiev”
5) The Jewish Ukrainian Volunteer Battalion Matilan
6) Ukrainian Patriots (GFP, 30/7/2014)


=== 0: LINKS ===

Le sanzioni alla Russia fanno male all’Unione Europea
Marco Santopadre, 4 Agosto 2014

"La Nato non si fermerà fino a quando non avrà strappato alla Russia le sue risorse". Pepe Escobar, 04/08/2014

Solidarietà con il PCU di fronte all’aggravamento della campagna antidemocratica in Ucraina (Partito Comunista Portoghese)
http://www.marx21.it/comunisti-oggi/in-europa/24380-solidarieta-con-il-pcu-di-fronte-allaggravamento-della-campagna-antidemocratica-in-ucraina.html

Ucraina: lo scrittore Lilin critica Renzi e il PD (1/08/2014 - Fonte: pagina fb di Nicolai Lilin)
VIDEO: Ukraine Crisis | Patriot Act in reality | English Subtitles
31/lug/2014: Ukrainain version of patriot act in action. Leader of Radical party of Ukraine, Oleg Lyashko and his goons grabbing people from the streets as they please…

Funzionari OSCE trovano fori da proiettili di mitragliatrice pesante nella carcassa del Boeing / Сотрудник ОБСЕ обнаружил на Боинге отверстия от пуль крупнокалиберного пулемета (1/ago/2014)

Russische Luftwaffe begann Grossmanöver im Westen 

Hier ist der Eingang in die Parallelwelt: Berichte aus der Ostukraine
http://www.vineyardsaker.de/
 
Über die sogenannten Leitmedien
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=MXb6l8hbiYQ
  
Übersicht über geplante NATO Manöver 2014 in Ukraine
http://de.ria.ru/infographiken/20140721/269064383.html

‘Wrong time, altered images’ Moscow slams Kiev’s MH17 satellite data (RT, August 01, 2014)
VIDEO 1: Kiev satellite images 'fake', taken days after MH17 crash - Russian Def Min
VIDEO 2: Malaysian Airlines plane crash: Russian military unveil data on MH17 incident over Ukraine (FULL)

Ucraina: imboscata alle truppe di Kiev, decine di morti
Marco Santopadre, 1 Agosto 2014

Panikhida
1/ago/2014 - A Panikhida is a memorial service which is a liturgical solemn service for the repose of the departed, in the Eastern Orthodox Church. Dedicated to all those killed in Eastern Ukraine (Novorossiya): Children, women, old people, men, militia and soldiers.
On July 2nd 2014, Ukrainian planes attacked and destroyed the villages of Lugansk Cossack and Kondrashovka. The city of Lugansk also was attacked with mortars and by Ukrainian soldiers. On May 2nd 2014, 114 people were killed by Pravy Sektor in the House of Trade Unions, Odessa. They were shot, burnt to death, and a near-term pregnant woman was raped and strangled.
Photo credits: RIA Novosti - ITAR-TASS. Produced and directed by Vera Vadimovna Narishkina on August 1st, 2014
VIDEO (warning, some graphic images): http://www.youtube.com/watch?v=9QHMWdUgedw

Mozione del PdCI Toscana contro la messa al bando del Partito Comunista di Ucraina 
Il testo presentato al Consiglio Regionale della Toscana:
http://www.marx21.it/internazionale/area-ex-urss/24372-mozione-del-pdci-toscana-contro-la-messa-al-bando-del-partito-comunista-di-ucraina.html

Ucraina: le truppe golpiste avanzano, decine di morti
Marco Santopadre, 30 Luglio 2014

Bugiardi e spudorati
Si prepara una nuova fase di provocazioni. Le forze del nazismo ucraino, con l'appoggio di USA e NATO, pronte a iniziare una guerra alla Russia - di Giulietto Chiesa, 29 luglio 2014

Onu, in Ucraina 1.129 morti, 3.442 feriti e 101.617 profughi
Nel rapporto dell’Onu si parla anche di 812 persone rapite e torturate, di gruppi armati che agiscono al di fuori da ogni controllo e di danni materiali per seicentotrenta milioni di euro. Il film fotografico di otto mesi di violenze e di soprusi in Ucraina - di Franco Fracassi, 29 luglio 2014
http://popoffquotidiano.it/2014/07/29/onu-in-ucraina-1-129-morti-3-442-feriti-e-101-617-profughi/

Right-wing gutter journalism: Der Spiegel rails against Russia
By Johannes Stern / WSWS, 29 July 2014

Russia. "L'obiettivo a lungo termine delle sanzioni è un cambio di regime"
Artem Kobzev - da LENTA.RU, 28 Luglio 2014

KenFM im Gespräch mit Willy Wimmer über: Absturz der MH17 und die Instrumentalisierung (28/7/2014)

28 luglio, colpi di artiglieria dell'esercito ucraino diretti sulla casa di riposo N. 1 di Lugansk. 5 morti e una dozzina di feriti

Ucraina: già militari occidentali sul campo
Obama ha firmato l'ordine esecutivo per l'invio di cosiddetti "consiglieri militari" in Ucraina. L'escalation prende i suoi corpi.
Megachip Redazione, sabato 26 luglio 2014

Gli steccati dei regimi fascisti. L'Ucraina si libera degli “estranei”
di Maria Baliabina, 25.07.2014 (originale: RIA Novosti http://ria.ru/radio_brief/20140725/1017488171.html )

La propaganda antirussa: ovvero la macchina dell'odio, dell'isterismo e dell'imbroglio
La storia di tre tragedie aeree - di Brian Cloughley | counterpunch.org, 25/07/2014
Original: Russia Bashing: Hatred, Hysteria and Humbug. A Tale of Three Aircraft Tragedies
by BRIAN CLOUGHLEY - Counterpunch, JULY 25-27, 2014

US Intelligence Conceals Truth about Malaysian Jet Crash in Ukraine 
by General Leonid Ivashov / Tamara Zamyatina - Global Research / ITAR-Tass, July 24, 2014
L’intelligence USA nasconde la verità sul jet malese abbattuto in Ucraina
Generale Leonid Ivashov e Tamara Zamjatina, Global Research, 24 luglio 2014
http://aurorasito.wordpress.com/2014/07/25/lus-intelligence-nasconde-la-verita-sul-jet-malese-abbattuto-in-ucraina/

The Malaysian Airlines MH17 Crash: Financial Warfare against Russia, Multibillion Dollar Bonanza for Wall Street
By Prof Michel Chossudovsky - Global Research, July 22, 2014
http://www.globalresearch.ca/the-malaysian-airlines-mh17-crash-financial-warfare-against-russia-multibillion-dollar-bonanza-for-wall-street/5392614
Malaysian Airlines MH17 e guerra finanziaria contro la Russia
del Prof. Michel Chossudovsky - Global Research, 22 luglio 2014

Ucraina: il regime semina morte
Marco Santopadre, 16 Luglio 2014
VIDEO: BBC News - Ukraine conflict Rocket attack kills 11 in Snizhne

Come spingere l'Ucraina sull'orlo dell'abisso
di Mike Whithey, da Counterpunch / Ortodossiatorino.it - 9 luglio 2014
Originale: Pushing Ukraine to the Brink
by MIKE WHITNEY - JULY 09, 2014

Les liens de l’oligarchie avec le fascisme: Kolomoisky envisage de devenir l’unique propriétaire de l’Ukraine 
par Danielle Bleitrach, 9 juillet 2014


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NATO's 'Gladio' army in Ukraine, RT June 15, 2014

Ukraine Gangster State Calls for 'Nuclear Strikes', RT June 29, 2014
VIDEO AND TRANSCRIPT: http://rt.com/shows/the-truthseeker/169176-ukraine-gangste-nuclear-strikes/

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Ucraina - Il tributo di sangue all'imperialismo occidentale
Dossier
per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Il governo golpista prepara il più grande piano di privatizzazione della sua storia
Ucraina: obiettivo centrato
Le Nazioni Unite sono complici del massacro di civili in Ucraina
L'impatto dell'associazione economica con l'UE
Un'analisi di classe della crisi ucraina
La cortina di ferro di Washington in Ucraina
L'Ucraina è un quadrato della scacchiera del gioco geopolitico
Kiev lancia l'offensiva contro Donetsk: è strage
Un cambiamento socialista per l'Ucraina sud-orientale
Come la NATO colpisce la Russia sull'Ucraina
Gli uccisi nel rogo di Odessa appartenevano a organizzazioni comuniste e di sinistra
Il fallimento del capitalismo spiega il forte sentimento pro-Socialismo e pro-URSS
Andando verso la guerra
Organizzazioni comuniste e di sinistra di Ucraina e Russia sulle presidenziali del 25 maggio
Ucraina: dalla rivendicazione dell'autonomia al patto costitutivo dell'URSS
Il prezzo della "liberazione" dell'Ucraina è stato il trasferimento del suo oro alla Fed?
L'imperialismo USA e UE vuole impossessarsi dell'Ucraina
Dichiarazione del Consiglio mondiale della pace sugli sviluppi in Ucraina
Le armi dell'economia
Crimea
L'Unione europea e gli Stati uniti complici del fascismo ucraino
Come la Nato ha scavato sotto l'Ucraina
Dichiarazione congiunta dei Partiti comunisti e operai sugli sviluppi in Ucraina
Sugli eventi in Ucraina
Per capire la situazione in Ucraina
Appello dei comunisti di Kiev (PCU) contro il tentativo di colpo di stato neo-fascista

http://www.resistenze.org/sito/te/po/uc/pouceg30-014889.htm



=== 1 ===

From: "S. K." <srebrenica.historical.project  @  gmail.com>
Date: 4 August 2014 14:13:42 CEST
To: undisclosed-recipients:;
Subject: Srebrenica Historical Project: Project associate and Ukrainian scholar Sergey Belous has disappeared in eastern Ukraine

SREBRENICA HISTORICAL PROJECT

Postbus 90471,

2509LL

Den Haag, The Netherlands

+31 64 878 09078  (Holland)

+381 64 403 3612  (Serbia)

E-mail: srebrenica.historical.project  @  gmail.com

Web site: www.srebrenica-project.com

____________________________________________

 

OMINOUS DISAPPEARANCE OF UKRAINIAN PUBLICIST SERGEY BELOUS NEAR DONETSK

 

Sergey Belous, M. A. in history, a native of Harkov, Ukraine, disappeared late in the evening on Friday, August 2, 2014, shortly after crossing the border from Russia into Ukraine.

Sergey Belous has been residing in Belgrade, Serbia, since September 2013. He arrived in Belgrade before current unrest began in the Ukraine with the intention of collecting data for his doctoral dissertation on the internationalization of the Kosovo issue in the 1990s. Civil disorder in the Ukraine disrupted his plans to return to his homeland. As a member of the Russian-speaking population under threat from the profascist junta which seized power in February, Sergey decided that it would be safer to remain in Serbia for the time being. In the meantime, Sergey wrote a number of analytical articles for Belgrade weekly “Pechat” and other publications. As part of his academic research he visited Kosovo and Metohija on numerous occasions. As an associate of Srebrenica Historical Project he took part in several Project activities, including a presentation on the coup in the Ukraine in Belgrade in February of this year and conference on “coloured revolutions” at the Republic of Srpska Academy of Sciences in Banja Luka in April 2014. The unambiguously critical positions Sergey articulated in relation to the policies pursued by the fascist junta, whose forces apparently captured him a few days ago, potentially puts his life in jeopardy.

Immediately after the February 22, 2014 coup in Kiev the Third Secretary of the Ukrainian Embassy in Belgrade revealed to Sergey that he had been a secret member of the pro-nazi Right Sector for some time and he warned Sergey threateningly that the embassy was following his journalistic activities closely and “keeping an eye” on him.

Sergey has been in Donetsk, on territory under the control of local freedom fighters for the last month and has been travelling frequently from there to the Russian Federation and back. The disappearance of Sergey Belous, last seen in the proximity of a junta checkpoint on the territory of the Donetsk Republic on Friday evening, August 2, raises extraordinary concern. Similarly to British journalist Graham Phillips, who was working for “Russia Today,” and whose objective reporting caused immense distress to the junta, Sergey Belous is now also in grave danger. Junta military forces captured Phillips twice during the last several months but were compelled on both occasions to release him due to an international outcry and negative publicity. It is now necessary to help Sergey Belous by using identical methods.

We urge you to contact the Embassy of Ukraine nearest to you [a partial list and contact information are below for your convenience] to demand categorically that the condition of Ukrainian citizen Sergey Belous be promptly clarified and that he be set free without delay if he has been detained, as suspected, by forces under Ukrainian junta control. If you have media influence or connections of any sort, we urge you to disseminate the news of Sergey Belous’ disappearance in Eastern Ukraine as widely as possible and to encourage the public to express active concern in relation to his case.

 

Ukrainian diplomatic missions

 

Embassy of Ukraine, London, UK

Ambassador: Andrii Kuzmenko

Address: 60 Holland Park, London W11 3SJ.

Phone: 00 44 207 727 63 12

Fax: 00 44 207 702 17 08

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Ambassador: Olexander Motsyk

 

Address: 3350 M Street N.W., Washington D.C., 20007, USA.

Phone: + 1 (202) 349 2920 (main), + 1 (202) 349 3376 (consular section)

Fax: +1 (202) 333-0817

Emailemb_us@...

 

 

Embassy of Ukraine, Paris, France

 

Ambassador: Oleg Kobzistiy

 

 Address: 21, avenue de Saxe, 75007 Paris.

Phone: +331 43 06 07 37

Fax: + 33 (0) 1 43 06 02 94

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4, Paje Adamova St. Belgrade, The Republic of Serbia

Phone:

(00 381 11) 367 24 11, (00 381 11) 367 24 12

Fax:

(00 381 11) 367 24 13

Email:

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Embassy of Ukraine, Sarajevo, Bosnia and Herzegovina

[Ukrainian embassy in Zagreb, Croatia, also covers Bosnia and Herzegovina]

 

Address: Voćarska cesta 52, Zagreb, 10 000 Croatia

Phone+385-1-4616296

Fax+385-1-4633726

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August 4, 2014.



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L'assassinio di Alexander Proselkov

Dalla pagina Facebook "Fronte Sud"

1 agosto 2014 - Alexander Proselkov, viceministro degli Esteri della Repubblica Popolare di Donetsk, è stato assassinato da gruppi terroristici della giunta di Kiev.
L'ufficio stampa del Movimento Internazionale eurasiatico ha annunciato che nella mattina di ieri, 31 luglio, un killer ha ucciso con colpi di arma da fuoco Alexander Proselkov, leader dell'Unione Eurasiatica nel Distretto Federale del Sud e viceministro degli Esteri della Repubblica popolare di Donetsk.
L'attentato delle milizie del regime ucraino è stato fatto mentre una colonna delle milizie si stava muovendo in prossimità della città di Krasnodon. Alcuni sconosciuti hanno bloccato l'auto di Alexander e gli hanno sparato quattro proiettili alla schiena. L'auto con il killer è fuggita in direzione sconosciuta.
L'omicidio è avvenuto nei pressi della città di Krasnodon (repubblica di Lugansk), dove stava avanzando una colonna con degli aiuti umanitari. Alexander Proselkov è stato distratto da alcuni sconosciuti e di conseguenza rimasto fuori dalla visuale delle guardie della colonna.
Le circostanze della morte di Alexander Proselkov rappresentano l'ennesima barbarie del sanguinario regime ucraino.

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Il rapimento di Sergej Filindash

Dalla pagina Facebook "Con l'Ucraina antifascista"

30 luglio 2014 - Sergej Nikolaevich Filindash, primo segretario del PC d'Ucraina della provincia di Volnovaha (83mila abitanti, regione di Donetsk) è stato rapito questa sera presso la sua abitazione da miliziani col volto mascherato.
La cosiddetta "operazione antiterrosismo" orchestrata dalla giunta di Kiev mostra il suo duplice aspetto, guerra civile ed eliminazione degli avversari politici.
Dopo il recente assassinio del compagno Kovshun, torturato e poi ucciso a colpi di arma da fuoco, il sequestro di Filindash è un altro crimine dei golpisti contro il Partito Comunista d'Ucraina, mentre a Kiev si prepara la seconda udienza del processo voluto da Turchinov per la messa al bando dell'organizzazione.
Nelle foto, Filindash parla ad una manifestazione dei comunisti tenutasi lo scorso inverno.


=== 2 ===

Leggi/guarda anche - Read/see also:

Anti-conscription protests grow in Ukraine (WSWS, 4 August 2014)

Protest against mobilisation, Novoselytsya, Chernivtsi
Enraged citizens in Novoselytsya, Chernivtsi Oblast, demonstrated outside the military recruitment office against mobilisation into the army. A far right nationalist MP attempted to defend mobilisation and was assaulted by the women present who shouted for him to go to the war…

Ucraina: protesta contro la guerra blocca autostrada
Marco Santopadre, 29 Luglio 2014

Ukraine: Mütter verbrennen Kiews Einberufungsbefehle für ihre Söhne
VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=eAb_SBBFhN4
 
---


Ucraina. Diserzioni di massa nell’esercito di Kiev

Redazione Contropiano, 4 Agosto 2014

I combattimenti nelle regioni orientali dell’Ucraina non conoscono tregua. Dopo un breve stop dichiarato dal regime di Kiev per consentire ai poliziotti e agli osservatori australiani e olandesi di avvicinarsi al relitto del volo MH17 abbattuto in territorio ucraino due settimane fa, i combattimenti tra le milizie popolari delle repubbliche del Donbass e le truppe regolari sono ripresi in grande stile e secondo alcuni media nelle ultime 24 ore il bilancio è di 10 civili uccisi e 37 feriti. 
Sei persone sarebbero state uccise e tredici ferite in un quartiere di Donetsk, città assediata dalle truppe regolari, presa di mira incessantemente dall’aviazione e dall’artiglieria. ll vicesindaco Kostyantyn Savinov ha raccontato che colpi di artiglieria sono stati sparati nelle aree abitate, precisando che le vittime sono concentrate nel rione di Petriviski, a sud-ovest del centro città. Violenti scontri si registrano anche a Lugansk dove sono morte tre persone e dove il sindaco denuncia che "la situazione è al limite della catastrofe umanitaria, inizia a mancare la luce e l'acqua e le comunicazioni sono interrotte". 

Ma la notizia del giorno è quella che riguarda una diserzione di massa di soldati ucraini. Già nelle mattinata di oggi alcune agenzie di stampa avevano riportato la notizia che poche ore prima 12 tra ufficiali e soldati della 72° brigata meccanizzata ucraina, per sottrarsi ai combattimenti, avevano abbandonato le loro armi e avevano chiesto rifugio alla vicina Russia. Fonti della polizia locale hanno raccontato che i militari, sventolando bandiera bianca, si sono presentati al varco di confine di Gukovo chiedendo di poter entrare in territorio russo. "Non siamo assolutamente traditori", ha raccontato uno dei superiori all'emittente televisiva di Mosca 'Rossiya 24'. "Noi non siamo in guerra con la Russia. Possono esistere alcune divergenze, ma una guerra non c'è. Per salvare la vita dei miei subordinati abbiamo deciso di trasferirli in terra russa".

Ma il numero di soldati ucraina che hanno disertato è assai maggiore, e la giornata di oggi si sta rivelando come la più nera sotto questo aspetto da quando il regime golpista di Kiev ha deciso di aggredire militarmente le popolazioni del sud-est del paese contrarie al cambio di regime.
Secondo numerosi media sarebbero ben 400 i militari ucraini in servizio nell'est del paese che si sono arresi ai loro nemici o si sono rifugiati in territorio russo. I soldati ucraini "hanno chiesto di beneficiare del corridoio umanitario nella notte tra domenica e lunedì" ha detto un responsabile regionale dei servizi di sicurezza russi Fsb, informando che "Le guardie di confine hanno aperto un corridoio umanitario e hanno ammesso sul territorio russo 438 soldati dell'esercito ucraino". Di questi 438, secondo le fonti russe, 164 sono guardie di frontiera ucraine rimaste intrappolate in mano ai miliziani delle Repubbliche Popolari. 
Il regime ucraino ha ridimensionato l’entità del fenomeno ma non ha potuto fare a meno di riconoscere che “un numero imprecisato di soldati ucraini è stato costretto a ripiegare verso un valico di frontiera russo a seguito di un tentativo di sfondamento". Ma questi soldati "non si sono arresi" ha detto Oleksiy Dmitrashkivsky, portavoce della cosiddetta "operazione antiterrorismo" ucraina contro la guerriglia del Donbass. 
Già nel mese di luglio altri 40 militari ucraini si erano rifugiati in territorio russo chiedendo accoglienza a Mosca. 


=== 3 ===

GEORGE SOROS ALLA CNN: ''E' VERO, HO FINANZIATO IO IL COLPO DI STATO IN UCRAINA PER INSEDIARE UNA GIUNTA AMICA DEGLI USA''

NEW YORK - Lo scorso fine settimana [metà maggio 2014, ndCNJ] il miliardario americano George Soros ha rivelato a Fareed Zakaria della CNN di essere responsabile della creazione di una fondazione in Ucraina che ha contribuito al colpo di Stato contro il presidente Viktor Ianukovitch e all’insediamento di una giunta sostenuta dagli Stati Uniti.

“Ho creato una fondazione in Ucraina prima che il paese diventasse indipendente dalla Russia. Questa fondazione ha continuato a operare e ha avuto un ruolo importante negli eventi recenti – ha spiegato Soros.

E’ noto, malgrado non se ne parli, che George Soros ha lavorato in stretta collaborazione con l’USAID, la National Endowment for Democracy (Fondazione nazionale per la democrazia, che fa il lavoro che una volta veniva fatto dalla CIA), l’International Republican Institute, il National Democratic Institute for International Affairs e la Freedom House allo scopo di far scoppiare una serie di rivoluzioni nell’Europa dell’est e nell’Asia centrale, dopo il crollo programmato dell’Unione ovietica.

Molti partecipanti alle manifestazioni di Piazza Maidan a Kiev erano membri delle ONG fondate da Soros o addestrati da queste stesse ONG in seminari e conferenze sponsorizzate dall’International Renaissance Foundation (IRF) di Soros e dai suoi numerosi istituti e fondazioni Open Society.

L’IRF, fondata e finanziata da Soros, si vanta di aver ricevuto più donazioni di tutte le altre organizzazioni per attuare la trasformazione “democratica” dell’Ucraina.

In aprile era stato annunciato che Andriy Parubiy e altri leader implicati nel colpo di Stato lavoravano con la CIA e l’FBI per sconfiggere e uccidere i separatisti che si opponevano alla giunta di Kiev. Attualmente Parubiy è capo del Consiglio di sicurezza e di difesa nazionale dell’Ucraina.

Ora che il miliardario Petro Poroshenko è il nuovo presidente del paese, i tentativi di schiacciare l’opposizione nell’est si intensificheranno. Poroshenko è quasi la scelta perfetta per i mondialisti e l’Unione europea. Faceva parte del Consiglio della Banca nazionale ucraina e ha collaborato con il Fondo monetario internazionale.

“Il posizionamento delle forze aeree e terrestri della Nato vicino alla frontiera russa nell’Europa dell’est e il viaggio di Barack Obama, destinato a rinforzare l’influenza americana in Asia, hanno un solo obiettivo – scriveva il giornalista Wayne Madsen all’inizio di luglio – Le forze visibili e invisibili che dettano la politica a Washington, Londra, Parigi, Berlino e altre capitali servili, hanno deciso di schiacciare i BRICS, l’emergente blocco finanziario che raggruppa Brasile, Russia, India, Cina e sud Africa.”


Originale: SOROS ADMITS RESPONSIBILITY FOR COUP AND MASS MURDER IN UKRAINE
Color revolution collaboration began soon after engineered fall of Soviet Union
by KURT NIMMO | INFOWARS.COM | MAY 27, 2014
http://www.infowars.com/soros-admits-responsibility-for-coup-and-mass-murder-in-ukraine/


=== 4 ===

http://www.marx21.it/comunisti-oggi/nel-mondo/24363-ghennady-zyuganov-quna-nuova-norimberga-sara-garantita-ai-golpisti-di-kiev.html

Ghennady Zyuganov: "Una nuova Norimberga sarà garantita ai golpisti di Kiev”

28 Luglio 2014 15:26 

da kprf.ru 
Traduzione dal russo di Mauro Gemma

Il leader del Partito Comunista della Federazione Russa commenta in un'intervista a “Svobodnaja Pressa” (svpressa.ru) l'incredibile e assurda decisione delle autorità golpiste di Kiev di avviare un procedimento penale nei suoi confronti, in base ad accuse ridicole e lesive del diritto di cittadini di altri paesi alla critica della deriva fascista in atto in Ucraina e alla denuncia della politica di autentico genocidio delle popolazioni delle regioni orientali, attuata con il consenso delle potenze occidentali (compresa l'Italia). Un'iniziativa che, al pari dell'avvio delle procedure di proibizione del Partito Comunista di Ucraina, deve sollevare l'indignazione e la protesta non solo dei comunisti, ma di tutti coloro che hanno a cuore le sorti della democrazia in Europa.

Come ha comunicato il ministro degli affari esteri dell'Ucraina Arsen Avakov, “un'inchiesta ha stabilito che tra maggio e luglio 2014, il presidente del CC del Partito Comunista della Federazione Russa Zyuganov G.A., e anche il cittadino della Federazione Russa Zhirinovsky V.V. Hanno fornito supporto materiale alle attività illegali dei rappresentanti dell'autoproclamata Repubblica Popolare di Lugansk”.

In precedenza, il Ministero dell'Interno ucraino aveva aperto un procedimento contro il ministro russo della difesa Serghey Shoigu. In tal modo, Kiev ha deciso di dare una risposta all'avvio di un processo penale in Russia contro i promotori della cosiddetta operazione antiterrorista nel Donbass: l'oligarca Igor Kolomoisky e lo stesso Avakov.

“SP” ha contattato il leader del PCFR Ghennady Zyuganov e gli ha chiesto una sua valutazione delle azioni delle autorità di Kiev.

Ghennady Zyuganov - 
Tutti capiscono benissimo che in politica, soprattutto in condizioni di crisi, la vita è piuttosto complicata e difficile. Non è la prima volta che vengo sottoposto a un processo nella mia lunga carriera di politico.

Il primo processo politico nei miei confronti fu imbastito quando mi ero ribellato a Gorbaciov e alla sua cricca che stavano distruggendo l'URSS e annientando il PCUS. Allora avevo inviato una lettera aperta all' “architetto delle rovine”. Avevo dichiarato che Gorbaciov, Yakovlev e Shevarnadze stavano portando il paese alla rovina. Che il paese inevitabilmente si sarebbe disintegrato, se si fosse distrutto il PCUS. Poiché non si trattava solo di un partito, ma di un sistema di amministrazione politico-statale. Un crimine contro i popoli dell'URSS lo stavano commettendo quelli che, per stupidità, scioglievano il PCUS insieme all'ubriacone Eltsin. Poi si svolse il processo politico. Due volte la mia lettera fu discussa dall'Ufficio Politico.

In seguito hanno cercato di sottopormi a giudizio penale perché mi ero rivolto con l'appello “Parola al popolo” e avevo dichiarato che avevamo l'obbligo di salvare l'URSS e che non avevamo il diritto di disinteressarci del fatto che stavano cominciando a fare a pezzi il paese, allo scopo di conquistare il Cremlino. Era già opera di Eltsin e dei suoi compari Burbulis, Chubays, Gaydar. Fui interrogato, mi promisero 10 anni di carcere, fui a lungo deriso, ma alla fine tutto si sgonfiò.

Poi bandirono il partito che avevo creato. Tolsero la Bandiera rossa della Vittoria dal Cremlino, e io mi ribellai. La Corte Costituzionale chiese una condanna di sette mesi nei miei confronti. Ma tuttavia, ottenni il diritto di ripristinare il partito che difende gli interessi dei lavoratori, l'amicizia tra i popoli e la giustizia.

Poi sono stato sottoposto a giudizio per diverse altre questioni personali. Ad esempio mi processarono solo per il fatto di avere preso in affitto 40 centesimi di ettaro di un terreno abbandonato e ricoperto di erbacce e averci collocato il mio apiario. 16 sedute processuali! Alla fine, il giudice si alzò e disse: “Occorrerebbe istituire un premio per il fatto che ci sia chi, in questi tempi difficili(si era nel pieno della terribile crisi economica che stava devastando il paese, con Eltsin al potere, ndt), si prenda la briga di mantenere un allevamento di api” (…)

Oggi però per la prima volta hanno deciso di processarmi dei criminali. Quelli che in febbraio si sono impadroniti illegalmente del potere a Kiev, che hanno violentato l'intera Ucraina, che hanno trasformato la Rada in una congrega di ubriaconi, dove in continuazione avvengono scontri e risse. Quelli che hanno ordinato di sparare sui propri concittadini nel Sud Est solo perché vogliono parlare nella loro lingua russa e disporre dei diritti fondamentali garantiti dalle norme internazionali. Che hanno bruciato decine di persone nel centro di Odessa, trasformandola in Khatyn. Che hanno dato in pasto agli oligarchi intere regioni e che cercano di imbavagliare i propri oppositori comunisti, gli unici che si pronunciano per la vera integrità dell'Ucraina, per gli autentici diritti di tutti i cittadini, contro la guerra, la violenza e per un normale dialogo con la società.

Ed ecco che costoro a Kiev hanno deciso di aprire un altro caso. Ciò provoca una sensazione di disgusto e ripugnanza. E chi lo promuove? Il signor Avakov insieme alla sua banda di stupratori. Un uomo che non riesce a parlare bene neppure nel suo idioma ucraino, che non ha mai capito l'anima del popolo ucraino, che considera l'Ucraina una colonia o un suo feudo, dove è possibile comportarsi indecentemente, senza mai rispondere di nulla. Ma si sbaglia di grosso.

Tutti costoro, Poroshenko, Avakov, Jatzeniuk, Turchinov hanno le mani sporche di sangue fino al gomito. Dovranno rispondere al tribunale della storia e al tribunale del popolo. A loro sarà garantita una nuova Norimberga o una nuova Poltava, per qualsiasi cosa abbiano fatto.

SP”: Sostiene ancora la resistenza nel Donbass?

Ghennady Zyuganov – La mia prima responsabilità, in quanto politico e uomo, è quella di difendere la gente comune. Oggi i “punitori” sparano sui nostri parenti e amici nel Sud Est dell'Ucraina. Essi si prendono gioco dei lavoratori di tutta l'Ucraina. Noi alziamo e alzeremo sempre la nostra voce in difesa di coloro che soffrono, subiscono violenza e intimidazione.

Abbiamo fatto così quando il governo russo ha scatenato la guerra in Cecenia. Fummo categoricamente contrari e dicemmo: “No alla violenza militare!”. Siamo intervenuti contro i membri della NATO che hanno bombardato la Jugoslavia, li consideriamo dei criminali. Abbiamo condannato i regimi aggressivi del Baltico, che hanno privato della cittadinanza i nostri connazionali. Ci siamo opposti agli americani, che hanno bombardato l'Iraq e distrutto la Libia. Questa è la nostra posizione di principio civile e programmatica: stare con il popolo e difenderlo.

Abbiamo aiutato e aiuteremo tutti i lavoratori dell'Ucraina, tutti i nostri amici e colleghi. Oggi il destino più complicato e pericoloso lo stanno affrontando i cittadini delle repubbliche di Donetsk e Lugansk. Essi hanno pieno diritto a un referendum per decidere il loro destino, che corrisponda a tutte le norme internazionali. E noi operiamo sulla base del diritto internazionale, in difesa di un'autentica democrazia e di reali diritti dei lavoratori e dell'uomo. Così abbiamo agito e continueremo ad agire.


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Read also:

Ukraine and Israel: Together in fighting terrorism
Ukraine's ambassador to Israel: Countries facing and fighting the evil of terrorism - Israel by Hamas, and Ukraine by pro-Russian terrorists, including those who downed Flight MH17 - should support each other…
By Hennadii Nadolenko - Haaretz (Jerusalem), 27.07.14
http://www.haaretz.com/mobile/.premium-1.607396?v=97BFD4B12611718EC45F24739370A3D1

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Jewish Ukrainian Volunteer Battalion Matilan

By Maxim Neyman - 7.12.2014 Kyiv
Translated and edited by Voices of Ukraine

A Jewish volunteer battalion for the liberation of Ukraine from terrorists and invaders is being created.

The administrator of this group was an IDF soldier, and asks all Jews living in the country where they were born, raised and live to join the battalion “Matilan.”

Ukraine – this is our country, our home, and we have a duty to protect it.

–from the Volunteer Battalion Matilan VKontakte page description

MATILAN – special unit of the Israeli Border Police. The Matilan name means “intelligence, observation, interception, mobile warfare. Matilan unit was established in 1996, its purpose is combating terrorism and counter crime by ambush, and camouflage observations.

VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=ZBp1k8sBpp4



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Ukrainische Patrioten
KIEW/BERLIN, 30.07.2014 - Fünf Monate nach dem von Berlin energisch geförderten Umsturz in Kiew sehen Umfragen in der prowestlich gewendeten Ukraine eine Partei der äußersten Rechten als stärkste politische Kraft. Einer aktuellen Untersuchung zufolge könnte die Radikale Partei des Rechtsaußen-Politikers Oleh Ljaschko bei Wahlen derzeit mit 23,2 Prozent der Stimmen rechnen. Ljaschko hat sich vor allem mit brutalen Aktionen im Kampf gegen ostukrainische Regimegegner einen Namen gemacht. Zudem ist er als Mitgründer und Unterstützer des Bataillons Asow bekannt, einer mehrere hundert Kämpfer umfassenden Miliz, die überwiegend aus Faschisten besteht. Ihr gehört ein schwedischer Neonazi an, der sich in der Ukraine als Scharfschütze betätigt und berichtet, dass weitere Scharfschützen schon bei den Protesten auf dem Maidan auf Seiten der Opposition zum Einsatz kamen. Wer die dortigen Todesschüsse vom 20. Februar verantwortet, ist nie aufgeklärt worden. In der aktuell aufgeheizten Stimmung unternimmt die Regierung Schritte, die einen erneuten politisch-kulturellen Rechtsrutsch in der Ukraine erkennen lassen. So werden künftig Filme und Bücher aus Russland zensiert und ihr Verkauf eingeschränkt. Ein Verbot der Kommunistischen Partei, wie es Faschisten schon lange gefordert haben, ist in Arbeit. Die Entwicklung ist ein Resultat gerade auch der deutschen Interventionen in Kiew…
mehr: http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/58924




LAŽI I ISTINE O EVROPI I O BALKANU

»Tko ne vidi istinu je glupan, a tko, znajući istinu,

za istu tvrdi da je ona laž, je zlotvor.« (Bertolt Brecht)


Zabrinjavajući porast na posljednjem izbornom izjašnjavanju za institucije EU stranaka, što najotovrenije kontestiraju ovu zajednicu te žele izlazak iz nje odnosno njeno komadanje, ne može ne podsjetiti na danas već davni raspad Jugoslavije i njeno besprimjerno, bezdušno i ostrvljeno komadanje, sve do zatiranja njezinog imena.

Komadanje Jugoslavije, koja je od zavešetka Drugog svjetskog rata postojala kao zemlja između suprotstavljenih blokova te se isticala vlastitom samosviješću i međunarodnim ugledom, bilo je posljedica obračuna s socijalističkom idejom, mrskom kapitalizmu, nesvrstanom osionošću i predvođenjem tog međunarodnog pokreta kao i kažnjavanje zbog hvalisanja o najvećoj antifašističkoj epopeji u Evropi.

Postojanje i napredovanje poslijeratne Jugoslavije u do tada postojećem međunarodnom političkom kontekstu u to doba, bilo je poželjno, potpomagano i priznato od tadašnjih moćnika. No došlo je do pada Berlinskog zida i raspada zemalja takozvanag »socijalističkog lagera« te do posrtanja i same ideje socijalizma. Kolateralna žrtva, koja je morala platiti veliki račun, čak i za pobjedu u Drugom svjetskom ratu, bila je Jugoslavija, čije je cijepanje izvršeno unutar zemlje, bilo je odlučeno, pripremano, omogućeno i na kraju sankcionirano daleko izvan njenih nekadašnjih granica.

Bio je to kraj »jugoslavenskog eksperimenta« samoupravnog socijalizma, kraj ostvarenja zajedništva odnosno bratstva i jedinstva njenih naroda te strmoglavljivanje mita o epopeji narodonooslobodilačkog pokreta i antifašističke borbe u zemlji.

Umjesto samoupravljača njeni građani sada imaju gazde i gospodare te su i samu službeno privatiziranu, a mahom propalu, privredu u Hrvatskoj okrstili novim imenom gospodarstvo, umjesto bratstva i jedinstva dobili su skandalozna ubijanja – mahom civila - u građanskom ratu, koji je trajao u raznim fazama gotovo cijelo desetljeće. Građani, novonastale vojne i paravojne formacije, brutalno su se obračunavali sa najbližim susjedima, često i sa vlastitim srodnicima, u ime apstraktne državne nezavisnosti vlastite uže sredine, koja uzgred budi rečeno nikada nije postignuta, uprkos proglašavanih vojnih i političkih pobjeda i suvereniteta, a revizionistički val koji je usljedio s velikom silovitošću, uspio je ne samo uprljati, već gurnuti u provaliju sramote, čak i svijetlo naljeđe antifašizma.

Nove elite

Građanske elite na čelu tobože samostalnih državica, kako ih nazivaju u novinskom i političkom žargonu, sve su prije nego elite, jer su plod tribalnih instinkata grabeža i ubojstva ispoljenih u ratovima za samostalnost, a ti su instinkti u pristojnim društvima i državama civiliziranog zapada odavno obuzdani i onemogućeni. Još je apsurdniji pridjev građanski za izdanke društva, koje je desetinama godina gradilo ili bar željelo graditi socijalizam, u kojem je socijalna mobilnost bila ogromna, a mase porijeklom seljačkog stnovništva u golemoj većini sticale nova znanja, zanimanja i zaposljenja u novoindustrijaliziranim mjestima, koja teško da su mogla stvoriti buržuja u klasičnom smislu tog termina, s tradicijom, ukusom, navikama pa i etikom razvijenih građanskih društava Zapada.

Ovdje negdje krije se odgovor zašto su, nakon krvave kupelji, pripadnici novopečene famozne nove klase upravljača neznatnih državnih tvorevina, prihvativši kao vlastiti politički moto liberalizam, koji bi u suštini morao značiti respektiranje svačijeg načina mišljenja, postali Savanarole nove državne ideje i novog poretka i paradoksalno, najžešći osporivači, ako treba i nasilno, svakog drugog političkog razmišljanja i viđenja osim vlastitog odnosno onog, koje je na vlasti. Ti Savanorole liberizma – što je samo po sebi apsurd kao drveno željezo – nisu uopće poput istinskog Savanorele republikanski borci protiv raskoši i raspuštenosti, u korist vrline i skromnosti. Štaviše, njihovo razmetanje primitivnim shvaćanjem opulencije i isticanje bogatstvom, kako vlastitim tako i javnih ustanova, izazivalo bi grohotan smijeh, da nije ustvari sramotno i bijedno.

Dvostruka mjerila

Da li ista ili slična gorka sudbina prijeti i Evropi? Vjerojatno ne, ne samo zato što bi razbijanje Evrope i prijetnja ratom, što bi bila njegova posljedica, bilo neizmjerno tragičnije i krvavije no razbijanje Jugoslavije u trenutku pada Berlinskog zida i propasti socijalizma, već zato što Evropsku Uniju drži zajedno kapital, odnosno novci i moćnici, koji ga posjeduju, a oni nikada i nipošto ne bi dozvolili apsurdnu destrukciju s mukom stvaranih dobara, zasnovanih na profitu iz rada čitavih generacija te uvećanih finacijskom ekvilibristikom, što je još umnogostručila bogatstva, kojima su oni posve legalno zavladali i kojima se koriste u dalnjim performansama kapitalizma i njegovog globalnog širenja.

To ne znači da to širenje ne nailazi na otpore i u samoj EU. Zajednica zemalja, koje nisu jednako razvijene i prihvaćanje zajedničke monete od većine njih, dovela je veliki broj evropskih zemalja u nezavidan ekonomski položaj, a neke od njih gotovo u očajan. Prezadužene zemlje mediteranske Evrope na čelu sa Grčkom nikako ne mogu isplivati iz dugova i što ih više vraćaju, više su dužne, jer njihova privreda sve dublje propada, a sve u korist najbogatijih zemalja EU i napokon jedine zemlje koja je u posljednjih pet godina zabilježila stopu rasta od 5%, a to je Njemačka.

Tako se Evropa 70 godina nakon najtragičnije ratne godine već gotovo potpuno razorene Njemačke, u ljeto 1944 godine, kad je otvoren i glasoviti »drugi front«, a trupe Crvene Armije nadirale s istoka, nalazi pred problemom prejake Njemačke, koja je opet, prešutno ili ne, glavnokomandirajući u Evropskoj Uniji.

A u tu se zemlju po neumitnim finacijskim zakonitostima, kao voda niz kosinu, slivaju finacijska sredstva svih siromašnih zemalja Evropske Unije. Posljedica financijskog isisavanja siromašnih zemalja – putem Pakta o stabilnosti - je propadanje privrede mediteranskih zemalja EU i siromašanje njenih građana i privrede, što je pogodovalo porastu protuevropskog raspoloženja izraženog na posljednjim izborima.

Naravno ni EU nije nezavisna i ona ima vlastite supervizore i nalogodavce, u prvom redu Sjedinjene Države i moćnike iz multinacionalnih kompanija, ali Njemačka je s njima u biti u najprijateljskijim odnosima, pa mada je najurila špijune CIA-e, danas čak i njena ljevica pristaje na učešće u NATO-vim ratnim pohodima i političkim pritiscima, koji im prethode.

Kakve to sve veze ima s događajima na Balkanu od prije dvadesetak ili petnaestak godina ili sa sudbinom Hrvatske i njenih građana? Čime je razorena Jugoslavija? Podivljalim nacionalizmima, kojima su evropske i svjetske velesile dale ako ne najizravniju podršku, a ono prešutni pristanak i pravo postojanja. Pa ako je nacionalistička politika značila porod sedam malih državica na prostorima bivše Jugoslavije, u Hrvatskoj je Tuđmanova politika bila forceps, koja je iz krvavog bratoubilačkog sukoba izvukla novorođenče: demokratsku i nezavisnu republiku Hrvatsku.

Zatvaranje očiju pred skandalom

Nad zločinima počinjenim u tom ratu, pošto se godinama u Haagu kopalo po truplima i trgovalo ucjenama svjedoka, koji su pak oni ucijenjivali sa svoje strane, što je sve jako daleko od pravde, prava i pravičnosti, spuštena je zavjesa definitivnog zaborava, sudski su progoni ugasli ili postepeno gasnu, a cijeli taj nemio događaj čerečenja Balkana i Jugoslavije uljuđena i pristojna Evropa odnosno EU potpuno je potisnula i zaboravila. Nagrađeni su jedni, a nagrđeni drugi – narodi i države - ali to više nikog ne zanima. Možda još samo one koji se u EU bave problematikom političkog azila. U protekloj godini prema izvještaju Evropske komisije za političke azilante bilo je više zahtjeva za dobijanje azila sa Balkana, no iz zaraćene Sirije1. Na svu sreću Hrvatska je već članica Unije, pa se taj podatak na nju ne odnosi, ali se odnosi na sve druge nekadašnje republike bivše zemlje, a najbrojniji zahtjevi za sticanje političkog azila dolaze od pripadnika romske nacionalnosti sa Kosova i iz Srbije, u koju su ove romske porodice opet izbjegle s Kosova. Još jedna zavrzlama, koju je pristranim i iskamčenim priznanjima izazvala svjetska koliko i evropska politika, koja je momentalno, zbog postojećeg stanja, zaledila daljnje širenje Evropske Unije.

Što se tiče Roma jasno je da su oni prve žrtve, kao i drugi neevropski narodi, probuđenog nacionalizma, koji uvijek i neminovno sadrži u sebi i rasističku komponentu. Jedni se tretiraju ovako, može im se pogledati kroz prste, suosjeća se s njihovom patnjom i čak s bivšim tragedijama, dok drugi ostaju u sjeni, istina o njima se prešućuje ili, kako proizlazi iz početnog Brechtovog citata, o njoj se namjerno i besramno laže. A tko laže je zlotvor. A zašto laže? Iz političke koristi. A ako politička korist podrazumijeva djelovanje zlotvora i amnestiju njihovih javnih postupaka, onda je takva politika nedopustiva i zlotvorna odnosno zločinačka. Vrijedi za Balkan, koliko i za Evropu i za svako drugo mjesto na geografskoj karti. Kakvu demokraciju mogu donijeti političke opcije čiju značajnu komponentu čine fašisti, koji se meću u prve redove borbe za domovinu i njenu teritorijalnu cjelovitost i suverenost?

Danas je to pitanje aktualno u odnosu na ukrajinska zbivanja, ali je isto toliko ono bilo jučer u odnosu na rađanje novih nezavisnih, suverenih i demokratskih država na Balkanu, pa tako i Hrvatske. Mogu li se osuditi zločini etnocida i protjerivanja jednog naroda koji je vjekovima živio na teritoriju Hrvatske, podnio zajedno s ostalima i teže od ostalih, napore adnifašističkog i oslobodilačakog rata od 1941-1945 godine, jer je bio izložen genocidu, a da ga se nakon toga jednostavno izbriše iz novog ustava, svede na neznatnu manjinu, (dok se većina,) nakon više od pola milenija zakjedničkog života jednostavno najuri iz Hrvatske i nikom ništa? Pojeo vuk magare!

A to nas opet vraća na odavno postavljeno pitanje: mogu li se osuditi zločini počinjeni u bratoubilačkom ratu, može li se zatvarati oči pred skandalom bratoubilačkog rata, a miropomazati ili bar priznati Tuđmanova politika i njezinirezultati? Da li su učesnici tog rata heroji i branitelji neovisnosti zemlje, ili u najmanju ruku, ljudi koji su bili izigrani? I koje se sada novčano nagrađuje da budu mirni, dok se prilična sredstva dodjeljuju »lojalnim Srbima«, odnosno onima koji su pristali da se lojalno odnose prema hrvatskoj politici u posljednje dvije decenije? Ili da se ponovo vratimo na već upotrebljenu metaforu: može li se osuditi Musolinija, a amnestirati politiku fašizma?

Zašto se EU uzbuđuje zbog ponovnog rađanja nacionalizma u različitim njezinim sredinama i državama, dok je iste i daleko opasnije nacionalizme, iako je prepoznala njihov lice i karakter, dopustila i pomagala na Balkanu, kao i u Hrvatskoj? Zašto se žigoše kao skandalozna izborna pobjeda Nacionalne fronte u Francuskoj ili Lege Nord (Sjevernog saveza) u Italiji, koji najotvorenije pozivaju na izlazak iz EU, dok se istovremeno podržava Pravy Sektor u Ukrajini, kao što su podržane, štaviše vojno pomognute, umirovljenim američkim generalima u vidu »savjetnika«, vojne operacije kao Bljesak i Oluja 1995? I zašto se zatvorilo oči nad zločinima, koji su nakon njih uslijedili? Naravno te su krvave vojne operacije imale sve značajke Njemačkoj tako dragog »munjevitog rata«: izvršene su brzo, za lijepa vremena, dok je evropsko »pučanstvo« uživalo u zasluženom godišnjem odmoru na moru ili u planinama i samo su novine (naročito ljevičarske) donijele po koji napis pun zgražanja, ali nakon strahota, koje su se godinama događale u Bosni to više nikog nije zanimalo.

Postoje i još crnje političke kalkulacije, čija je vjerodostojnost upitna: skretanje pažnje na srpski vojni prodor u Bosni te zločin u Srebrenici, kako bi se mirne savjesti dopustila Oluja. To je otrilike kao i nekadašnje optuživanje Roosewelta kako je dopustio Pearl Harbor, kako bi postigao odobrenje javnog mnijenja za rat s Njemačkom. Ružno i nevjerojatno, ali ne i nemogiuće.

Da li je prošlost prošla?

Danas je to već donekle davna i potpuno potisnuta prošlost, a EU se upravo upušta u njenu reprizu na svom geografskom istoku. Uvjerena da Rusija neće reagirati. Jednako tako ona optimistično vjeruje da će uspjeti zauzdati sve svoje nacionalizme, koji su narovno, kad se radi o njoj, svi odreda »zločesti« i maligni i moraju se metnuti pod najstrožu kontrolu, dok su, a kad se radilo o Jugoslaviji, oni bili itekako dobrodošli, umjesni, upotrebljivi i poslužili su svrsi.

Nedopustivi i okarakterezirani kao nepristojni unutar EU ti novi, a ipak toliko stari i poznati iz najgorih historijskih kontekasta, nacionalizmi i rasizmi, bili su prihvatljivi u razaranju Jugoslavije i nastanku pojedinih tobože samostalnih i suverenih republika. Upravo su suprotstavljeni nacionalizmi - onaj srpski koliko i onaj hrvatski, a za njima svi ostali- dopustili da se jednim zrnom uhvate dva goluba: da se uništi socijalizam, pa i svaka primisao na njega pod maskom etničkog oslobodilačkog rata, uključivši u igru i religijsku komponentu te da se ustoliči novi kapitalistički privatnoposjednički poredak, opet pod lažnom maskom demokracije.

Formalno, nitko ne može tu ništa prigovoriti: u Hrvatskoj se za Tuđmana i njegovu politiku te od njega raspisane refrendume glasalo mnogo puta. Čak i nakon smrti »oca nacije« umjerena lijeva koalicija, koja nastupa u novom mileniju ne može dočekati kraj legislature. Nadmeni nasljednik i nastavljač Tuđmanovih politika na čelu njegove stranke, iako se pokazao kao lopuža međunarodnih razmjera, još uvijek nije »ohladio« široke mase od velikih simpatija prema stranci, koja je sama po sebi značila nacionalno oslobođenje tobože od velikosrpske čizme i nasilnog socijalističkog ugnjetačkog poretka, te se većina Hrvata i dalje opredijeljivala za »demokraciju« tuđmanovskog tipa, to jest onu u znaku vrlo izraženog nacionalizma i srbožderstva, sve dok ekonomska kriza nije pokazala naličje kapitalizma i novoj naglo obogaćenoj navodnoj društvenoj eliti.

Posljednji izbori, koji su u ovoj zemlji potvrdili labavu koaliciju još sumnivije nazovigrađanske ljevice nisu ispunili opća iščekivanja privrednih i političkih promjena nabolje. Zato će vjerojatno pri sljedećem izbornom ispitu ta koalicija i vrlo umjereno liberlane i ljevičarske snage biti kažnjene, a građani će opet osjetiti stisak hadezeovske desnice.

To su rezultati primjenjivanja dvostrukog mjerila za Evropu i Balkan kao i potiskivanja nedavnih nemilih događaja u tom dijelu Evrope.

Nova bogatstva kao i skorojevići na Balkanu i u Hrvatskoj nastali su ne vlastitim radom ili domišljatošću, kako teoretiziraju ideolozi kapitalizma, nego najgrubljom otimačinom i pljačkom vlastitog naroda. I nakon splašnjavanja urnebesnog nacionalističkog zanosa, ne samo da nisu obeštećene njegove brojen žrtve, u koje treba ubrojiti ne samo one fizički uništene etničkim čišćenjem, nego ljudski ponižene ili zatrovane nakaznom rasističkom ideologijom, koja je nerijetko od njih napravila zločince, ne treba li se već jednom zapitati: tko je kriv i koji su rezultati te zasljepljenosti? Zar ne treba obeščastiti njene tvorce i konkretne izvođače?

Kamo su nestali toliki ljudi, građani ove republike, šta je s njihovim uništenim domovima i presječenim životima? Tko je uništio hrvatsku proizvodnju i njenu privredu doveo gotovo do sloma? Kakvom igrom nastaju ogromana nova bogatstva i kako se neka od njih preko noći tope? Zašto su neki i danas na optuženičkoj klupi, pošto su decenijama počinjali najodvratnije grabeže, dok njihovi suučesnici slobodno uživaju u stečenom?

Umjesto zaključka

I na kraju, ali ne manje važno: zašto građanin ove zemlje živi sve teže, pritisnut dugovima, nesigurnošću radnog mjesta, sve skupljim javnim uslugama u oblasti zdravstva ili obrazovanja, strahuje za budućnost i ne vjeruje više nikome, najmanje vlastim političarima? Zašto o njegovoj sudbini odlučuju drugi i drugdje, a on je samo periodično pozivan da bacanjem listića u izborne kutuje potvrdi tuđe odluke?

Većini nije još uvijek jasno da je sve to rezultat rata vođenog ne za demokraciju, već protiv nje, odnosno protiv jedne makar i godinama nagrđene i izrođene, vizije svijeta, koja se opredijeljivala za jednakost svih u ekonomskom i društvenom životu, kao i odnosima među nacijma vlastite zemlje i svih drugih zemalja.

Današnja demokracija kao i današnja samostalnost i suverenost te naveliko trubljene liberalne ideje u svojem su postvarenju upravo njihova persiflaža. I opet se treba vratiti na početnu Brechtovu misao: tko ne razumije je glupan, a tko namjerno podmeće laž umjesto istine je zlotvor. Vrijedi za EU koliko i za njenu djecu iz morgantskog braka sa SADom: sedam samostalnih suverenih balkanskih državica nastalih čerečenjem bivše zemlje.


Jasna Tkalec


1 Iz balkanskih zemalja upućeno je Evropskoj Uniji 72.840 zahtjeva, što je 17 posto od ukupne cifre zahtjeva, dok je iz Sirije politički azil zatražilo svega 50.455 lica.




(italiano / english)

Anti-Imperialism Needed

1) Paul Craig Roberts: War Is Coming / La guerra sta arrivando
2) Manlio Dinucci: Nato, offensiva globale
3) Alberto Rabilotta: Anti-imperialism and the “to be or not to be” of the left (parts 1+2)


Also to read / see:

Europe's Nightmare Coming True: America vs. Russia… Again
by Dmitry Trenin - Wednesday, 30 July 2014
http://www.beoforum.rs/en/comments-belgrade-forum-for-the-world-of-equals/373-europes-nightmare-coming-true-america-vs-russiaagain.html

‘Why should Russian resources be given to Wall Street?’
29/lug/2014 - The US has accused Moscow of violating laws dating back to the 1980s. Washington says Russia has breached a nuclear arms treaty signed with the Soviet Union in 1987, by testing a ground-launch cruise missile. RT is joined by Willy Wimmer, the former State Secretary of the German Ministry of Defense…


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Also to read:

Does Russia (And Humanity) Have A Future? 
by Paul Craig Roberts, July 25th, 2014 - The Russian government and Europe need to look beyond Washington’s propaganda, because the reality is much worse…

US War Against Russia Is Already Underway

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Original: War Is Coming (by Paul Craig Roberts - July 28, 2014)



01/08/2014 18:26 | POLITICA - INTERNAZIONALE | Autore: Paul Craig Roberts

La guerra sta arrivando

Segnaliamo un articolo di un commentatore atipico. Trattasi di Paul Craig Roberts, economista, già assistente del Segretario di Stato al Tesoro sotto l'amministrazione Reagan, editorialista del Wall Street Journal e Business Week. Negli ultimi anni ha assunto una posizione critica verso l'esteblishment americano.

La propaganda straordinaria condotta contro la Russia dai governi statunitense e britannico e dai Ministeri della Propaganda, noti come “media occidentali”, ha lo scopo di portare il mondo ad una guerra che nessuno potrà vincere.

I governi europei devono scuotersi dalla noncuranza, perché l’Europa sarà la prima ad essere vaporizzata a causa delle basi missilistiche statunitensi che ospita per garantire la sua “sicurezza”.

Come riportato da Tyler Durden di Zero Hedge, la risposta russa alla sentenza extragiudiziale di un corrotto tribunale olandese, che non aveva alcuna giurisdizione sul caso che ha arbitrato, sentenza che ordina al governo russo di pagare 50 miliardi di dollari agli azionisti della Yukos (un’entità corrotta che stava saccheggiando la Russia ed evadendo le tasse), è molto significativa. Quando gli è stato chiesto come la Russia si comporterà riguardo la sentenza, un consigliere del presidente Putin ha risposto: “C’è una guerra che sta arrivando in Europa. Crede davvero che questa sentenza abbia importanza?”

L’Occidente si è coalizzato contro la Russia perché è totalmente corrotto. La ricchezza delle elite è ottenuta non solo depredando i paesi più deboli i cui leader possono essere comprati (per istruirvi su come funziona il saccheggio leggete “Confessions of an Economic Hit Man” di John Perkins*), ma anche derubando i loro stessi cittadini. Le elite americane eccellono nel saccheggio dei loro connazionali e hanno spazzato via gran parte della classe media statunitense nel nuovo 21° secolo.

Al contrario, la Russia è emersa dalla tirannia e da un governo basato sulle menzogne, mentre gli USA e il Regno Unito sono sommersi da una tirannia schermata da menzogne. Le elite occidentali vorrebbero depredare la Russia, un premio succulento, e Putin sbarra loro la strada. La soluzione è sbarazzarsi di lui, come in Ucraina si sono sbarazzati del presidente Yanukovich.

Le elite predatorie e gli egemonisti neoconservatori hanno lo stesso obiettivo: fare della Russia uno stato vassallo. Questo obiettivo unisce gli imperialisti finanziari occidentali con gli imperialisti politici.

Ho raccolto per i lettori la propaganda che viene usata per demonizzare Putin e la Russia. Ma perfino io sono rimasto scioccato dalle strabilianti e aggressive bugie del giornale britannico The Economist del 26 luglio. In copertina c’è il viso di Putin in una ragnatela, e, avete indovinato, il titolo di copertina è “Una rete di bugie” (http://www.economist.com/news/leaders/21608645-vladimir-putins-epic-deceits-have-grave-consequences-his-people-and-outside-world-web?spc=scode&spv=xm&ah=9d7f7ab945510a56fa6d37c30b6f1709 )

Dovete leggere questa propaganda per constatare sia il livello di spazzatura della propaganda occidentale, sia l’evidente spinta verso la guerra. Non viene presentata la minima prova per supportare le accuse estreme dell’Economist e la sua richiesta che l’Occidente smetta di essere conciliante con la Russia e intraprenda le azioni più dure possibili contro Putin.

Questo genere di menzogne incoscienti e di lampante propaganda non ha altro scopo che di condurre il mondo alla guerra. Le elite occidentali e i governi non sono solo totalmente corrotti, sono anche pazzi. Come ho scritto precedentemente, non aspettatevi di vivere ancora a lungo. In questo video, uno dei consiglieri di Putin e alcuni giornalisti russi parlano apertamente dei piani statunitensi per attaccare la Russia: http://financearmageddon.blogspot.co.uk/2014/07/official-warning-u-s-to-hit-russia-with.html

* Confessioni di un sicario dell'economia http://www.minimumfax.com/libri/scheda_libro/469

articolo originale: http://www.paulcraigroberts.org/2014/07/28/war-coming-paul-craig-roberts/



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L’ARTE DELLA GUERRA

Nato, offensiva globale

Manlio Dinucci *

Niente ferie, ma superlavoro estivo alla Nato. È in preparazione il Summit dei capi di stato e di governo che, il 4-5 settembre a Newport nel Galles, fisserà le linee dell’«adattamento strategico» in funzione anti-Russia. Come già annunciato dal generale Usa Philip Breedlove (cfr. articolo successivo), Comandante supremo alleato in Europa, esso «costerà denaro, tempo e sforzo». I lavori sono già iniziati.

In Ucraina, mentre la Nato intensifica l’addestramento delle forze armate di Kiev, finanziate da Washington con 33 milioni di dollari, si stanno riattivando tre aeroporti militari nella regione meridionale, utilizzabili dai cacciabombardieri dell’Alleanza. In Polonia si è appena svolta una esercitazione di parà statunitensi, polacchi ed estoni, lanciati da C-130J arrivati dalla base tedesca di Ramstein. In Ungheria, Romania, Bulgaria e Lituania sono in corso varie operazioni militari Nato, con aerei radar AWACs, caccia F-16e navi da guerra nel Mar Nero.

In Georgia, dove si è recata una delegazione dell’Assemblea parlamentare Nato per accelerare il suo ingresso nell’Alleanza, le truppe rientrate dall’Afghanistan vengono riaddestrate da istruttori Usa per operare nel Caucaso. In Azerbaigian, Tagikistan e Armenia vengono addestrate forze scelte perché operino sotto comando Nato, nel cui quartier generale sono già presenti ufficiali di questi paesi. In Afghanistan la Nato sta riconvertendo la guerra, trasformandola in una serie di «operazioni coperte».

L’«Organizzazione del Trattato del Nord-Atlantico», dopo essersi estesa all’Europa orientale (fin dentro il territorio dell’ex Urss) e all’Asia centrale, punta ora su altre regioni.

In Medio Oriente la Nato, senza apparire ufficialmente, conduce attraverso forze infiltrate una operazione militare coperta contro la Siria e si prepara ad altre operazioni, come dimostra lo spostamento a Izmir (Turchia) del Landcom, il comando di tutte le forze terrestri dell’Alleanza.

In Africa, dopo aver demolito con la guerra la Libia nel 2011, la Nato ha stipulato nel maggio scorso ad Addis Abeba un accordo che potenzia l’assistenza militare fornita all’Unione africana, in particolare per la formazione e l’addestramento delle brigate della African Standby Force, cui fornisce anche «pianificazione e trasporto aeronavale». Ha così voce determinante sulle decisioni relative a dove e come impiegarle. Un altro suo strumento è l’operazione «anti-pirateria» Ocean Shield,nelle acque dell’Oceano Indiano e del Golfo di Aden strategicamente importanti.

All’operazione, condotta di concerto col Comando Africa degli Stati uniti, partecipano navi da guerra italiane anche con il compito di stringere relazioni con le forze armate dei paesi rivieraschi: a tale scopo il cacciatorpediniere lanciamissili Mimbelli ha fatto scalo a Dar Es Salaam in Tanzania dal 13 al 17 luglio.

In America Latina, la Nato ha stipulato nel 2013 un «Accordo sulla sicurezza» con la Colombia che, già impegnata in programmi militari dell’Alleanza, ne può divenire presto partner. In tale quadro il Comando meridionale Usa sta tenendo in Colombia una esercitazione di forze speciali sud e nord-americane, con la partecipazione di 700 commandos.

Nel Pacifico è in corso la Rimpac 2014, la maggiore esercitazione marittima del mondo, in funzione anti-Cina e anti-Russia: vi partecipano, sotto comando Usa, 25000 militari di 22 paesi con 55 navi e 200 aerei da guerra. La Nato è presente con le marine di Usa, Canada, Gran Bretagna, Francia, Olanda e Norvegia, più Italia, Germania e Danimarca come osservatori. L’«Organizzazione del Trattato del Nord-Atlantico» si è estesa al Pacifico.

(il manifesto, 29 luglio 2014)


=== 3 ===

http://www.workers.org/articles/2014/07/22/essence-neoliberal-empire-social-chaos-world-destruction/

Essence of neoliberal empire — Social chaos and world destruction

By Alberto Rabilotta on July 22, 2014

Alberto Rabilotta is an Argentine-Canadian journalist specializing in economic issues. Workers World is publishing this two-part article as a contribution to the discussion of contemporary imperialism and how to fight it. Translation from Spanish by WW managing editor John Catalinotto. This is Part I.

It’s hard not to feel that the world, humanity and our Mother Earth are being pushed to the brink of disaster by the neoliberal empire, that is, the United States and its NATO allies. This is as true if we talk about nature, about the accelerated extinction of the species and global warming, or of societies, or rather what remains of them in many nation-states that have shed or are being pushed to shed all national and popular sovereignty.

The current chaos is the result of imperialist policies that since the collapse of the Soviet Union have tried to maintain a unipolar world order to install neoliberalism globally and without any possibility of change; to make a reality of Margaret Thatcher’s “There is no alternative.”

But, as was demonstrated when the U.S. was forced to change its policy of aggression in Syria starting in September 2013, the unipolar world is no longer possible, not only because of the active role played by two great powers, which is what Russia and China are, but because most countries in the world support a return to multilateralism and oppose losing the national and popular sovereignty that allows them to adopt their own socioeconomic policies and integrate internationally or regionally in a manner consistent with their legitimate national interests.

The unipolar system was already compromised by the finding in the Middle East, Africa and Asia that the U.S. and its allies provoke wars they do not win — Afghanistan, Iraq, Libya and Syria — but they always leave chaos, deaths, refugees, economic and social misery and destruction.

In 2011, the two main allies of the [U.S.] empire in the Middle East, Israel and Saudi Arabia, openly criticized Washington for not launching a war against Iran and for having allowed the overthrow of President Mubarak in Egypt, leading to President Barack Obama’s message that you should “not abandon your allies.” Everyone knows, and Washington’s allies more than others, that the wars the U.S. and its allies launch are not won, that they destroy countries, economies and societies, and leave chaos. From Afghanistan to Syria, through Iraq and Libya — not to mention Pakistan, as well as Sudan and other African countries — they have left only destruction, bloody battles between religious communities and ethnic groups, and hundreds of thousands of dead and wounded and/or refugees, and enormous misery. The U.S. has nothing positive to show for these adventures.

Nearly two decades ago the Italian-American economist David Calleo wrote about the phases of final decline of the empires of Holland and England, describing them as “exploitative hegemony” in which the empire has nothing positive to offer (for example, economic development or military security) to the countries it rules and which make up the system, including the economy and society of the empire, and then it dedicates itself to squeezing them thoroughly and living off the income that it can extract by all means from those countries. The U.S. empire is in that phase.

As an example of this, in a private conversation Poland’s Minister of Foreign Affairs Radoslaw Sikorski made ​​it clear that his country’s alliance with the U.S. and NATO does not benefit Poland, and, on the contrary, causes dangerous points of tension with neighboring countries. (conversation with Radoslaw Sikorski, La Vanguardia, June 16.) This same thought must be shared by any honest person who managed to remain in the government created by the coup in Ukraine — the latest country that the U.S. and its NATO allies have brought to the brink of civil war to provoke constant confrontation with Russia.

At the same time, as a sign that the empire cannot control everyone all the time, Latin American and Caribbean states have been creating mechanisms for regional and subregional integration in which the U.S. neither participates nor can control. Meanwhile the BRICS (Brazil, Russia, India, China and South Africa) continue to advance their projects to create a development bank and monetary and financial instruments outside the scope of the U.S. and the U.S. dollar, while we witness the strengthening of economic, trade and monetary links between Russia and China, among other regional processes in Asia and Eurasia.

None of this constitutes in itself an anti-capitalist alternative. Indeed, almost all countries operate within a capitalist system, even those that may have important state sectors in their economy and may be prioritizing forms of social ownership as a substitute for private property in branches of their economy. But — and this is a key detail — in virtually all the countries, state intervention in the economy is a fact.

Also, all these processes of regional integration include the participation and involvement of the state, its institutions and companies, as well as levels of planning sectorwide in the industrial, energy, commercial and service areas, and financial and monetary systems that are promised or envisaged as being outside the control of the empire and its allies. One form of this type of regionalism as an alternative to “universal capitalism,” which we now call neoliberalism, was proposed by the Hungarian intellectual Karl Polanyi in 1945. (Karl Polanyi, “Universal Capitalism or Regional Planning?” London Quarterly of World Affairs, January 1945. It is included in French in the book “Essais Karl Polanyi,” Editions du Seuil, pp. 485-493.) We will return to this subject in the second part of this article.

Without posing a socialist or anti-capitalist alternative, it is clear that these regional and multilateral processes constitute a formidable barrier to the plans of the empire, a barrier that imperialism is trying to knock down using all the instruments at its disposal, such as its offensive to conclude quickly and in complete secrecy “last generation” agreements such as the Trans-Pacific Economic Partnership, the Transatlantic Partnership on Trade and Investment and the General Agreement on Trade in Services — or by trying to disrupt regional agreements through the manipulations of politicians, bureaucrats, professionals and entrepreneurs who are at the service of the empire.

The above agreements aim at the elimination of national sovereignty and subjection of the signatory states to respect the terms of those treaties negotiated in secret, which respect only one law, that of the U.S., and which include mechanisms by which states that do not comply with the terms may be brought to arbitration courts by monopolies. These states become guarantors of foreign monopolies’ investments made to appropriate economic sectors that the monopolies have an interest in, including those that leave it to the states to privatize public services.

But those agreements are not a done deal, because rejection of them is growing among populations that do not want to abandon their legitimate national interests and feelings, and among local capitalist interests who know they will be crushed by foreign monopolies. And while regionalism progresses, the White House and Congress in Washington have no choice but to cling to their belief that U.S. rule is invincible and the U.S. can continue to act, along with its strategic allies, with the impunity which the (relatively brief) unipolar order gave it.

It is in this context that the July 1 speech of Russian President Vladimir Putin to Russia’s ambassadors should be measured, one where he reminded them that the U.S. is applying to his country the same policy of “containment” that it applied during the Cold War against the Soviet Union. Putin said he hoped that pragmatism will prevail, that Western countries would strip off their ambitions of trying to “establish a ‘world barracks’ and arrange everybody by rank, or to impose single rules of behavior and life.”

Putin said Russian diplomats know how dynamic and unpredictable international events can sometimes be. “They seem to have come together at a single time and unfortunately are not all of a positive character. The potential for conflict is growing in the world, the old contradictions are sharpened and new ones are being provoked. Very often we find this type of situation, often unexpectedly, and we observe with regret that international law is not working, the most basic norms of decency are not complied with and the principle of all-permissiveness is gaining the upper hand. … It is time we admit each other’s right to be different, the right of every country to live its own life rather than to be told what to do by someone else. World development cannot be unified. However, we can look for common issues, see each other as partners rather than competitors, and establish cooperation between states, their associations and integration structures.” And referring to the conflicts affecting various regions of the world, Putin stressed that “more new hot spots are appearing on the world map,” which are suffering from a “security deficit.” (Vladimir Putin speech to Russian ambassadors, July 1. For official English version, see eng.kremlin.ru/transcripts/22586.)

Hours earlier, in the Anti-Imperialist International Meeting organized by the World Federation of Trade Unions (WFTU) and held in Cochabamba, Bolivia, Bolivian President Evo Morales said it is “important to identify” current instruments of domination of capitalism and imperialism, so that “at least in Latin America there are not coups nor as many military dictatorships as before,” but instead there are “peoples who defend democracies, people who very clearly pose programs and projects, political projects of liberation.”

In this context, according to the Bolivian president, you have to wonder what the empire is doing. “It is provoking conflicts in each country, financing confrontations within a people, a country and then with the pretext of defending human rights or the rights of children, of women, of the elderly, it intervenes with the Security Council — this so-called Security Council of the United Nations, which to me is an insecurity council, a council of invasion of the peoples of the world.”

To address this imperialist aggression, Morales asked WFTU delegates to develop “a new political thesis to free the peoples of the world,” going beyond “sectoral demands in order to deepen the crisis in and end capitalism, along with the oligarchies and the hierarchies.” (Bolivian Information Agency, www3.abi.bo/)

In short, for an observer who has not lost historical memory — which Putin said is merely an explanation to Russian diplomats of the conclusions of the Russian people and at least a portion of their leaders, after having suffered the experience of perestroika and the brutal application of neoliberal policies, and of living through current experience of how U.S. imperialism behaves when people want to find their own path, even if this path is within capitalism — without underestimating all that, these lessons should have helped revive just what imperialism sought to bury: the teachings of Lenin on imperialism.

It is not so easy to erase the historical memory of the peoples, and while I was thinking about that, I read the article “Looking Back” by Ricardo Alarcón de Quesada, former president of the National Assembly of Cuba, which concludes with the following sentence: “When turning your eyes back to those years of dreams, there comes to mind the warning of William Faulkner: “The past is never dead. It’s not even past.” (Chilean magazine Punto Final, edition #807 of June 27.)

A few days before the meeting of the WFTU, President Evo Morales hosted the meeting of the G77 + China, and no doubt registered there many feelings about the brutal actions of imperialism and the willingness of many governments to defend their legitimate national interests, something which is prohibited under the neoliberal empire. Again, when people who live under the imperial yoke recover their historical memory, it is logical that the need for an anti-imperialist strategy comes into play.

In a recent analysis entitled “America’s Real Foreign Policy — The Corporate Protection Racket,” U.S. intellectual Noam Chomsky describes the true historical goal of U.S. foreign policy: Protecting the interests of big business with an “economic nationalism (a protectionism) that depends heavily on massive state intervention,” and for this reason as a general rule has opposed by all means those policies of “economic nationalism” that other countries have.

This, which Chomsky based on documentary evidence, has been valid throughout the analysis of U.S. policy toward Latin America and the Caribbean. It is the background of the entire U.S. foreign policy throughout the period after World War II, when the world system that was to be dominated by the U.S. was threatened by what internal documents call “radical and nationalistic regimes” that respond to popular pressures for independent development. (Noam Chomsky, “How Washington Protects Itself and the Corporate Sector,” tomdispatch.com/blog/175863.)

What Chomsky documents fits with what Karl Polanyi anticipated in 1945, that the U.S. has been the home office of 19th century liberal capitalism and is powerful enough to pursue on its own the utopian politics of restoring economic liberalism.

And in that sense, with all the limitations that entails, regionalism is now the main anti-imperialist front, and the other will have to be built by the people, by their political, trade union and social organizations.

This article appears in the original Spanish atalainet.org/active/75106.


http://www.workers.org/articles/2014/07/26/anti-imperialism-left-part-2/

Anti-imperialism and the “to be or not to be” of the left, part 2

By Alberto Rabilotta on July 26, 2014

Alberto Rabilotta is an Argentine-Canadian journalist specializing in economic issues. This is the second installment of a two-part article that Workers World is publishing as a contribution to the discussion of contemporary imperialism and how to fight it. Translated from Spanish by WW managing editor John Catalinotto.

In the previous article (Social destruction and global chaos, essence of neoliberal imperialism), we proposed that the process of regional integration in Latin America and Eurasia, with the active participation of states and their institutions, is now the main anti-imperialist front, even given limitations arising from the fact that their strategy doesn’t plan a way out of capitalism. We concluded by noting that the other anti-imperialist front, that which Bolivian President Evo Morales demanded from the World Federation of Trade Unions, will have to be built by the people, by their political, trade union and social organizations (1).

Evo Morales hit the bull’s-eye when he demanded the identification of “the current instruments of domination of capitalism and imperialism” in order to develop “a new political thesis to free the peoples of the world,” which would go beyond “sectoral claims in order to deepen the crisis in capitalism and put an end to it, along with the oligarchies and hierarchies.”

This identification is crucial because neoliberal imperialism is more than the sum of its known and visible parts, such as NATO and the thousands of U.S. military bases present worldwide, or free trade agreements and protection of investments. This is a system of domination much more elaborate, destructive and totalitarian than it looks, and thanks to the conspicuous consumer society, control of the media and the promotion of anti-social individualism, it has the ability to “sneak in” everywhere, to contaminate cultures, to destroy all capability for opposition. The list of its dire consequences is too long to continue listing in this article.

For this reason, the “social intelligence” of the peoples, and of the left, should be directed to think of, analyze and formulate, in their respective fields, good questions to guide us in the search for the true image of neoliberal imperialism and to identify its allies, as well as classes and social groups that are its main victims and should be the protagonists in this struggle. They should designate the strategic aspects that make up their main objectives, and from there build a strategy to fight the anti-imperialist struggles on different fronts, a battle in which the peoples of the current or past periphery are already fighting — and it is extremely important to them that the peoples of the core countries of the empire wage this struggle and ensure that both converge on the common goal of overcoming capitalism.

In undertaking this task we must understand that a “regionalism” that includes the involvement of states in developing the productive forces of all national economies, be it under state, private or public ownership, will permit the continuous solution of the problems of social and economic backwardness, poverty and exclusion that were left by underdevelopment, which was in turn brought about by dependence and aggravated by the implementation of neoliberal policies in the last three decades of the 20th century, as is the case in most of the countries of Latin America and the Caribbean.

In the case of Russia and other countries of the former Soviet Union, this type of regionalism — and to an even greater extent if complemented with one that includes China and other countries in Asia — will further develop the productive forces of all economies and reconstruction of states and institutions destroyed or dismantled by the application of neoliberal policies starting from the 1990s, which led to the mass impoverishment of peoples who had earlier achieved good standards of living, security and social justice.

China is a special case and model for the planned development of regionalism because it is a country that proclaims it is socialist and where socialist state property is dominant in basic economic sectors. This is combined with private property of a capitalist type — predominant in many branches of the economy, along with niches of community property. As such, China has allowed the entry of neoliberalism (through transnational corporations or trade agreements), but did not weaken significantly the capabilities of the state and its major institutions and companies, thus continuing a policy of defense of centralized state planning in this ancient country with its very long history.

China’s policy of enforcing state controls over subsidiaries of transnational corporations in the country has — as is indicated by sociologists Giovanni Arrighi and Beverly Silver — raised doubts in the U.S. about the “loyalty” of these subsidiaries to U.S. interests. (“Chaos and Order in the Modern World-system,” Akal, 2001) One can interpret along these lines the goals of socialist countries with a long and true anti-imperialism, such as Vietnam and Cuba, in inserting themselves in regional integration processes involving openness to the foreign capital market.

Analysts envision that the recent negotiations between Russia and China to increase their cooperation, trade and investment, and to carry out that trade in their national currencies to escape the dominance of the dollar — an objective that is set out in the BRICS’ agenda [The BRICS countries are Brazil, Russia, India, China and South Africa] — will create a critical mass for the expansion of regionalism with a robust state intervention to countries like Iran, India and Pakistan, creating or strengthening links with regional integration in Latin America and the Caribbean, and perhaps promoting something similar in Africa, as was the goal of Libyan leader Moammar Gadhafi and probably the reason for his overthrow and murder in 2011 by the combined forces of France, Britain and the U.S.

However, all this depends on these experiences with regionalism materializing and showing results in the real life of the people, and that these countries resist the daily torpedoes launched by agents of neoliberal imperialism within these countries and the economic, financial and military aggression or subversion launched by imperialism and its allies from the outside.

An essential aspect of all these experiences of regional integration, it is worth underlining, is the manifested interest — visible in the speeches of many government leaders, among others those of Russian President Vladimir Putin — in “re-embedding” or keeping the economy “embedded” in society, which means that the economy reverts to being or remains subordinate to society; in that sense this is an attack on a central aspect of neoliberal imperialism, which British Prime Minister Margaret Thatcher clearly defined in 1987, when she said “there is no such thing as society,” implying that since society doesn’t exist as such, one must implement the neoliberal slogan that “there is no alternative” to this system, as was also stated by Thatcher.

But we should clarify that the guarantee that these regional integration efforts will be more than episodic “anti-imperialist resistance” will depend on the level of participation and social and political pressure for development being directed towards the broadest possible social objectives, which the participatory democracies believe to be that which allows them to defend and deepen anti-imperialist policies. Following their class interests, the social, labor and political organizations of the working people, students and all social sectors that have been, are or may be the main victims of the neoliberal steamroller, should carry out this task.


Anti-imperialism in the core countries of capitalism

 

Under neoliberal imperialism it has become clear and beyond dispute that, collectively, the classes that live by selling their labor in the U.S., the countries of the European Union (EU) and other countries of the imperialist camp are quickly losing the benefits they won during the brief era (1945-1975) of welfare-state capitalism.

Unemployment and social exclusion increase, virtually no one has job security, and part-time and poorly paid jobs are the norm. And we are witnessing a phenomenon never seen before, a generation of young people with high levels of knowledge who remain largely outside the labor market, along with retired workers whose pensions decrease or are threatened with disappearing.

This is a result of policies applied in advanced capitalist countries to continue centralizing social wealth in fewer and fewer hands, causing the obscene income disparities we all know about, while in practice there has never been a greater capacity to produce socially necessary goods and services, thanks to the enormous development of the productive forces.

The transnational corporations of the countries central to the empire provide ever fewer jobs and pay ever lower wages in the societies in which they were founded and have transferred their operations to subsidiaries that have been created in countries near and far, where they employ poorly paid workers. From these operations come about half of the profits of these companies, arriving as differential income — the surplus value produced in another country comes home as a differential income [super profits] — to owners of the monopolies and the transnational corporations. This explains the increase in profits of transnational corporations, and the loss to wage labor is the key to the loss of final demand and the low growth of the real economy in the core countries.

There is no need to explain the social dramas that the majorities living in countries of advanced capitalism are going through. The rightists and leftists both know it in general and spell out its details frequently, but what is most amazing is the lack of deeper analysis of the structural change in the mode of production of capitalism and its effects on society and on the political system, which André Gorz and others described decades ago, and the little or no influence it has had on the thinking and programs of the main forces of the left.

Howeverit is in these countries where industrial capitalism has already run into systemic barriers that they are making a “leap into the abyss,” where they already cannot reproduce themselves as such and as a society, as Karl Marx raised, and where there already exist economic and social conditions for radical changes, to name what is so rarely named, to carry out the social revolution that completes the exit from capitalism in all its forms.

And if social revolution is in order, because the dominant capitalism has absolutely nothing positive to offer to societies and the people in the countries of central capitalism, we must note the serious absence of clear anti-imperialist politics worthy of that name in the speeches and programs of the parties of the radical left, because the U.S. neoliberal empire has many partners willing to participate in the plunder, as has been seen through the active participation of EU countries in military attacks in Libya and Syria, the support of the EU sanctions and harassment of Iran, and now support for the coup in Ukraine with the help of neo-Nazis.

And what about the support or the complicit silence of the radical left parties before these policies of the EU countries or directly from the EU itself?

The EU is a neoliberal project that is applying extreme neoliberalism in the countries that comprise it, and is part of the neoliberal empire. Its foreign policy, like that of Japan and other allies of the empire, is aimed at trying to grab the largest possible share of the “pie” of global exploitation, and in pursuit of that goal some EU countries or the EU itself are creating or exacerbating conflicts that are destroying the economies and societies of many countries in the Middle East and Africa.

Thus, instead of being denounced and fought as part of a policy to fight against imperialist policies “at home,” which is the first step to combat it on a world scale, it shines with its absence or does not have the place it should have in the programs and practice of many political forces and parties that are defined as part of the radical left.

Hence the importance of defining an anti-imperialist strategy that incorporates this reality, which erases the shameful ideological capitulations of the past and fully accepts revolutionary theories, that this anti-imperialist strategy should become the guide and the tool that orients political and social struggles at home and abroad, and helps give birth to effective international solidarity.

In short, to build a lucid and radical anti-imperialist policy, to call things by their name, is the “to be or not to be” question for the left and for other forces that struggle or claim to struggle, at this crucial stage of humanity and of our Mother Earth, to put an end to the neoliberal empire before it finally destroys civilization and the planet.

(1) Citation from Evo Morales speech taken from the Bolivian Information Agency, www3.abi.bo/.