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Gerusija - Antonio Gramsci: I giorni del Carcere


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Izvor: FB-stranica Branislava Ikica

22.januara 1891.g.-rodjen Antonio Gramsi, revolucionar-jedan od osnivaca Komunisticke partije Italije.,novinar, pisac ,filozof ...
Antonio Gramsi je u sociojalistickom pokretu od 1913.g.Tokom Prvog svetskog rata je rukovodilac tyrinskih socijalista (okolina barija) i uredjuje nedeljnik "Avanti". Posle zavrsetka rata , u uslovima posleratnog revolucionarnog poleta ,Gramsi je inicijator pokreta za stvaranje fabricko-zavodskih sovjeta.
U KPI je od 1921.g.(jedan je od osnivaca Partije , zajedno sa Palmirom Toljatijem ).Od 1922. g. do 1923.g. zivi u SSSR-u,kao delegat KPI u Izvrsnom komitetu Kominterne.U maju 1924.g. se vraca u Italiju Na njegovu inicijativu pokrenut je dnevni partijski list "Unita "Od 1924. do 1926.g.A.Gramsi je vodja parlamentarne komunisticke grupe u italijanskom parlamentu.Koristi parlamentarnu tribinu za razoblicavanje faszma.
Zbog revolucionarne aktivnosti je uhapsen i zatvoren na ostrvu Ustika., 8.novembra 1926.g.
1928.g. Fasisticki sud ga naknadno osudjuje na jos 20 godina robije. Zbog loseg stanja zdravlja (na robiji je dobio i tuberkulozu) oslobodjen je iz zatvora u Turi (okolina Barija)
Umro je nekoliko dana po izlasku iz zatvora (27.aprila 1937.) od izliva krvi u mozak.Kremiran je i sahranjen na katolickom groblju . Na sahrani su mu bili samo brat ,jedna rodjaka i policijski agenti. Posle oslobodjenja , njegovi drugovi su ga , u skladu sa njegovim ateistickim ubedjenjima , ponovo sahranili na nekatolickom groblju.  
Na robiji je napisao niz dela .Posle rata su objavljene njegove "Zatvorske sveske "(1929-37.) i "Pisma iz tamnice"., "Partija ,drzava ,drustvo","Problemi kulture.Fetisizam","Autobiografske beleske " i dr.  
Kao teoreticar -marksist razvio je svoju " Teoriju hegemonije".




Iniziative per la Giornata della Memoria (27 Gennaio)

*** Civitavecchia (RM) 24/1: DRUG GOJKO
*** Monselice (PD) 25/1: PORRAJMOS
*** Salò (BS) 27/1: JASENOVAC
*** Trieste 29/1: IL RAZZISMO FASCISTA


Segnaliamo anche:

--> Milano, 27 gennaio 2015
Conferenza sul Memoriale Italiano di Auschwitz nella Giornata della Memoria

--> E' stato ristampato il libro 
UN NOMADISMO FORZATO di A. Bejzak e K. Jenkins
(si veda la recensione: "Sul perdurante genocidio dei Rom di Kosovo e Metohija"
Sono disponibili copie anche presso CNJ-onlus: scriveteci! jugocoord @ tiscali.it

--> Perché non è appropriato il termine "Porrajmos" per il genocidio dei Rom


*** CIVITAVECCHIA (RM) ***

Civitavecchia (RM), sabato 24 gennaio 2015
alle ore  21:00 nella NUOVA SALA GASSMAN
Largo Italo Stegher, 2


DRUG GOJKO 

MONOLOGO DI PIETRO BENEDETTI
REGIA DI ELENA MOZZETTA

TRATTO DAI RACCONTI DEL PARTIGIANO NELLO MARIGNOLI
IDEATO DA GIULIANO CALISTI E SILVIO ANTONINI
TESTI TEATRALI - PIETRO BENEDETTI
CONSULENZA LETTERARIA - ANTONELLO RICCI
MUSICHE - BEVANO QUARTET E FIORE BENIGNI
FOTO - DANIELE VITA
UN RINGRAZIAMENTO PARTICOLARE A NELLO MARIGNOLI

 



*** MONSELICE (PD) ***

Monselice (PD), domenica 25 gennaio ore 17.30
Libreria Fahrenheit “non solo libri” via XXVIII aprile, 19 - Monselice

PORRAJMOS

Video documentario dell’Opera Nomadi Nazionale
sullo sterminio dei Rom/Sinti

(In)Canto Rom n.1 - Con Marta Marcello e Fabio foca Rossi
Canti e musiche dai campi di concentramento ai “campi nomadi”

Conduce Roberto Costa, direttore di Biancoenero
Introducono: Francesco Miazzi – Giulia Polato

COMITATO P. “LASCIATECI RESPIRARE” – ADL-COBAS – ASSOCIAZIONE “IL COLIBRÌ”
RAZZISMO STOP – ASSOCIAZIONE CULTURALE “LA BILANCIA” - “CHILD AGAIN FOR SYRIA”

scarica la locandina:

*** SALO' (BS) ***

Salò (BS), martedì 27 gennaio 2015
alle ore  20:30 presso il Circolo ARCI "V. Zambarda"

JASENOVAC

Campo di sterminio in Croazia
Agosto 1941 – 22 Aprile 1945
RICORDARE PER NON DIMENTICARE

Organizzano: Circolo ARCI "Vittorio Zambarda" -- Sezione ANPI "Italo Nicoletto"

scarica la locandina:


*** TRIESTE ***

CIRCOLO DELLA STAMPA DI TRIESTE

Corso Italia 13 – 34122 Trieste – tel. 040/370371

 

COMUNICATO STAMPA

con preghiera di diffusione

 

Il Circolo della Stampa di Trieste organizza con la collaborazione di “Cittadini liberi ed eguali” la presentazione del libro "Il razzismo fascista - Trieste, 18 settembre 1938”, in programma il 29 gennaio alle ore 17.30 nella sala “Paolo Alessi” del Circolo della Stampa di Trieste (Corso Italia, 13). Il volume a cura di Claudio Cossu e Claudio Venza, con la partecipazione degli storici Silva Bon, Anna Maria Vinci, Simone Rorato e Gaetano Dato, e la testimonianza di Stanka Hrovatin ed altri, si propone di aiutare a comprendere il frutto endogeno del fascismo italiano, le leggi razziali del 1938, annunciate a Trieste il 18 settembre, senza alcuna pressione da parte di altre potenze straniere, come sottolineato da Mussolini nel discorso di Piazza Unità d'Italia. Da tali leggi si sviluppò la discriminazione degli ebrei, divenuta poi persecuzione e, quindi, genocidio. Ingresso libero.





(english / italiano)
 
Auschwitz e Ucraina
Verso la Giornata della Memoria: la UE dalla parte dei nazisti
 
0) L'Europarlamento chiede sanzioni più pesanti contro la Russia
1) Ucraina e fascismo. La discussione al Parlamento Europeo (di Inês Zuber, PCP) / Precisazione di Barbara Spinelli
2) Liberation without the Liberators (GFP 2015/01/16)
3) Yatsenyuk accusa l'URSS di aver invaso Germania e Ucraina durante la Seconda guerra mondiale (B. Macdonald)
4) Kiev. “Democratizzazione” alla Stepan Bandera: comunisti fuorilegge, libri di scuola rivalutano Bandera (24/12/2014–21/1/2015)
 
 
Vedi anche:
 
Thousands of ultra-nationalists march in Kiev honoring Stepan Bandera (RT, 1 gen 2015)
Activists of the Svoboda (Freedom) and Right Sector Ukrainian nationalist parties hold torches as they take part in a rally to mark the 106th birth anniversary of Stepan Bandera, one of the founders of the Organization of Ukrainian Nationalists during WW2…
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=dKMzwhHzRps

 
=== 0 ===
 
Risoluzione del Parlamento europeo del 15 gennaio 2015 sulla situazione in Ucraina (2014/2965(RSP))
http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?type=TA&reference=P8-TA-2015-0011&language=IT&ring=P8-RC-2015-0008
oppure http://comunicati.russia.it/risoluzione-del-parlamento-europeo-del-15-gennaio-2015-sulla-situazione-in-ucraina.html
 
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15 gennaio 2015

L'Europarlamento chiede sanzioni più pesanti contro la Russia
Come indicato nella risoluzione approvata oggi dal Parlamento europeo sulla situazione in Ucraina, gli eurodeputati chiedono di estendere le sanzioni contro la Russia anche nel settore energetico, nonché limitare la capacità delle imprese russe di condurre transazioni finanziarie internazionali.
In precedenza il Wall Street Journal aveva riportato che l'Unione Europea era pronta ad alleggerire le sanzioni contro la Russia e a normalizzare parzialmente le relazioni con Mosca in caso di cambiamento della posizione sulla situazione in Ucraina. A sostegno della revoca delle sanzioni contro la Russia si sono espressi l'Austria, l'Ungheria, l'Italia, Cipro, la Slovacchia, la Francia e la Repubblica Ceca.

[Per commenti vedi ad esempio:
Il Parlamento Europeo marcia unanime verso la guerra (Marco Bordoni, 15/1/2015)
 
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Fonte: pagina FB di Rolando Dubini, 19/1/2014
 
IL PARLAMENTO EUROPEO AL FIANCO DEI TAGLIAGOLE DI KIEV, 
CON L'AVVALLO DI TSIPRAS, AIUTA L'ATTACCO CONTRO I CIVILI DEL DONBASS E MINACCIA LA GUERRA ALLA RUSSIA
Nel momento in cui l'esercito ucraino inizia massicci bombardamenti dei quartieri residenziali di Donetsk e Gorlovka, l'Unione Europea vota nuove sanzioni alla Russia e pieno sostegno al governo golpista ucraino di Kiev che uccide la popolazione civile delle provincie orientali del Donbass. Con una decisione degna di Ponzio Pilato la Sinistra Europe - GUE - Tsipras si astiene dal voto. Solo.Eleonora Forenza del PRC Partito della Rifondazione Comunista ha votato contro. Mentre era scontato il voto delle forze conservatrici e socialdemocratiche, una certa sorpresa ha destato invece la spaccatura che è avvenuta tra i parlamentari del GUE/NGL (il gruppo unitario che raccoglie la maggior parte dei partiti comunisti e della sinistra continentale), diversi dei quali hanno preferito astenersi (come, tra gli altri, l'italiano Curzio Maltese e tutti gli appartenenti al partito greco di Syriza) o esprimere parere favorevole, come nel caso di molti eletti della Die Linke tedesca e di Barbara Spinelli, la più nota tra gli esponenti della “lista Tsipras” italiana (www.votewatch.eu).
Tra coloro che hanno votato contro questa mozione che contribuisce ad aumentare la tensione e i contrasti con la Federazione Russa e a confermare la pericolosa china del sostegno al fascismo e alle forme più brutali della repressione del dissenso democratico, su cui ormai da tempo si è avviata l'Unione Europea, c'è la maggior parte dei deputati comunisti aderenti al GUE/NGL, mentre i due parlamentari greci del KKE, che non fanno parte del GUE/NGL, non hanno partecipato alla votazione [http://www.marx21.it/…/25003-ucraina-e-fascismo-la-discussi… ].
La Lega Nord ha votato contro.
Complici inediti della crocefissione di antifascisti in Ucraina e civili nel Donbass. Questa e' la sinistra della Nato, senza se, con qualche flebile ma. Si chiamavano compagni, in modo indolore diventano camerati, ma si pensano aperti e moderni. Hanno pero' aiutato gli stragisti di Odessa e del Donbass con la loro astensione, indifferenti e insensibili. Perche'? Perche' vogliono tenere aperta una possibile collaborazione e complicita' col Partito Socialista Europeo. Sono diventati gli artisti di strada dell'imperialismo, la sinistra che non fa male, come la dolce euchessina, o l'aspartame, che pero' a lungo temine fanno ammalare. Anche per la sinistra della NATO vale lo slogan NO PASARAN. Ma diciamolo forte: vi credete innovatori e trasformatori, siete solo affabulatori e giuda dei popoli uccisi dalle politiche dell'Unione Europea.
Ecco i punti essenziali della delirante mozione europea dettata da Washington e dalla Nato: Leggendo all’interno della mozione approvata dal parlamento Europeo, oltre alla conferma del rinnovamento delle sanzioni verso la Russia vi si possono trovare alcuni punti che di sicuro raffredderanno ulteriormente i rapporti con Mosca e faranno alzare il livello di tensione generale:
-Al punto 5 “ Si condanna energicamente la politica definita aggressiva ed imperialista della Russia, che costituisce una minaccia per l’unità e l’indipendenza dell’Ucraina e rappresenta una minaccia potenziale per l’Unione Europea.”
– Al punto 6 “Si richiede la continuazione dell’odierno regime sanzionatorio dell’Unione Europea in particolare in occasione dell’imminente incontro del Consiglio del marzo 2015, dal momento che la Russia non rispetta e manca di aderire pienamente alle obbligazioni assunte, e sollecita la Commissione ad individuare strumenti per aumentare la solidarietà degli stati membri in caso di cronicizzarsi della crisi con la Russia.”
– Al punto 11 “Si ricorda che il 16 luglio il Consiglio dell’Unione Europea ha revocato l’embargo di armi nei confronti dell’Ucraina e che, conseguentemente, al momento non ci sono riserve, e nemmeno restrizioni legali, a che gli Stati Membri forniscano armi difensive all’Ucraina, la cui fornitura potrebbe essere basata su un accordo di affitti e prestiti.”
Al punto 13 “Si ritiene che l’ UE debba esplorare tutti i modi per sostenere il governo ucraino a migliorare le sue capacità di difesa e di protezione dei suoi confini esterni, e che ciò sia possibile solo dalla trasformazione delle forze armate aderenti all’ex Patto di Varsavia verso un esercito che sia vicino ai membri dell’Unione Europea ed in particolare da inquadrare all’interno dei piani di addestramento e armamento già previsti e in atto.
– Al punto 19 “Si sottolinea che, fra i progetti energetici, la priorità deve essere assegnata a quelli che diversificano le forniture e accoglie con soddisfazione l’interruzione del progetto South Stream.” ( Nota: il South stream sarebbe dovuto diventare la nuova linea di gasdotto che passando dall’Italia avrebbe dovuto rifornire di gas tutta l’Europa del Sud e parte dell’Europa centrale)
Ecco i punti essenziali della delirante mozione europea dettata da Washington e dalla Nato: Leggendo all’interno della mozione approvata dal parlamento Europeo, oltre alla conferma del rinnovamento delle sanzioni verso la Russia vi si possono trovare alcuni punti che di sicuro raffredderanno ulteriormente i rapporti con Mosca e faranno alzare il livello di tensione generale:
-Al punto 5 “ Si condanna energicamente la politica definita aggressiva ed imperialista della Russia, che costituisce una minaccia per l’unità e l’indipendenza dell’Ucraina e rappresenta una minaccia potenziale per l’Unione Europea.”
– Al punto 6 “Si richiede la continuazione dell’odierno regime sanzionatorio dell’Unione Europea in particolare in occasione dell’imminente incontro del Consiglio del marzo 2015, dal momento che la Russia non rispetta e manca di aderire pienamente alle obbligazioni assunte, e sollecita la Commissione ad individuare strumenti per aumentare la solidarietà degli stati membri in caso di cronicizzarsi della crisi con la Russia.”
– Al punto 11 “Si ricorda che il 16 luglio il Consiglio dell’Unione Europea ha revocato l’embargo di armi nei confronti dell’Ucraina e che, conseguentemente, al momento non ci sono riserve, e nemmeno restrizioni legali, a che gli Stati Membri forniscano armi difensive all’Ucraina, la cui fornitura potrebbe essere basata su un accordo di affitti e prestiti.”
Al punto 13 “Si ritiene che l’ UE debba esplorare tutti i modi per sostenere il governo ucraino a migliorare le sue capacità di difesa e di protezione dei suoi confini esterni, e che ciò sia possibile solo dalla trasformazione delle forze armate aderenti all’ex Patto di Varsavia verso un esercito che sia vicino ai membri dell’Unione Europea ed in particolare da inquadrare all’interno dei piani di addestramento e armamento già previsti e in atto.
– Al punto 19 “Si sottolinea che, fra i progetti energetici, la priorità deve essere assegnata a quelli che diversificano le forniture e accoglie con soddisfazione l’interruzione del progetto South Stream.” ( Nota: il South stream sarebbe dovuto diventare la nuova linea di gasdotto che passando dall’Italia avrebbe dovuto rifornire di gas tutta l’Europa del Sud e parte dell’Europa centrale)
 
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IL PARLAMENTO EUROPEO BATTE TUTTI I RECORD

La risoluzione sulla situazione in Ucraina, approvata dal PE il 15 gennaio segna una serie di record assoluti di tutta la storia parlamentare europea.
1)Record di ipocrisia.
2)Record di menzogna.
3)Record di doppiopesismo.
4)Record di prepotenza.
5) Record di irresponsabilità
Chi è curioso vada a vedere come hanno votato i deputati italiani (sul sito del PE). Vedrai che sorprese!
Esempio del punto 1, (ipocrisia), ad esempio: leggi il considerando A, che definisce valide le elezioni "nel - non ridete - rispetto generale delle libertà fondamentali". Non hanno visto i candidati gettati nei cassonetti. Non si sono accorti del pogrom di Odessa. 
Esempio del punto 2, (menzogna): tutte le colpe sono dei separatisti, leggi il considerando D; o della Russia, leggi i consideranda G e F. 
Esempio del punto 3, (doppiopesismo): condanna degli atti di terrorismo dei separatisti nell'Ucraina orientale e in Crimea (punto 1) dimenticando totalmente che dalla parte ucraina agiscono battaglioni privati di nazisti e nazionalisti ultra che massacrano i russi.
Esempio del punto 4, (prepotenza): là dove si applaude alla rinuncia dell'Ucraina allo status di paese non allineato. Evviva, tra poco entrerà nella Nato!
Esempio del punto 5, (irresponsabilità): richiesta di proseguimento dell'attuale regime di sanzioni contro la Russia (punto 7). Sono solo alcuni esempi.
Infine , il colmo dell'impudenza, inqualificabile, cialtronesco: Il Parlamento Europeo "riconferma il proprio sostegno ai fini dell'inchiesta internazionale sull'abbattimento del volo MH17 delle Malaysian Airlines". Non sanno, poveretti, che c'è una quaterna, o quadriglia, o quartetto, di paesi, due dei quali europei (Olanda e Belgio), uno quasi europeo (Ucraina), più Australia, che si sono auto-riservati il diritto di nascondere i risultati dell'inchiesta. 
Quanto basta per considerare molto pericolosa l'attuale maggioranza dei Parlamento Europeo. Quelli sono pronti ad avallare qualsiasi golpe, incluso un golpe nazista. Anzi questo lo hanno già avallato.
 
Giulietto Chiesa
 
 
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Ucraina e fascismo. La discussione al Parlamento Europeo
18 Gennaio 2015
 
di Inês Zuber, parlamentare europea del Partito Comunista Portoghese
da www.avante.pt | Traduzione di Marx21.it

Il 15 gennaio il Parlamento Europeo ha approvato una mozione in 28 punti (www.pressenza.com), che suona come una dichiarazione di guerra alla Russia e di sostegno esplicito sia al governo nazional-fascista che si è insediato in Ucraina in seguito a un vero e proprio colpo di Stato che, persino (con la richiesta di supporto militare all'esercito ucraino), al genocidio che le autorità di Kiev stanno compiendo nelle regioni del Donbass (punto 11 e 13 della mozione). Un documento che sembra ricalcare quello qualche tempo fa approvato dal Congresso degli Stati Uniti. Mentre era scontato il voto delle forze conservatrici e socialdemocratiche, una certa sorpresa ha destato invece la spaccatura che è avvenuta tra i parlamentari del GUE/NGL (il gruppo unitario che raccoglie la maggior parte dei partiti comunisti e della sinistra continentale), diversi dei quali hanno preferito astenersi (come, tra gli altri, l'italiano Curzio Maltese e tutti gli appartenenti al partito greco di Syriza) o esprimere parere favorevole, come nel caso di molti eletti della Die Linke tedesca e di Barbara Spinelli, la più nota tra gli esponenti della “lista Tsipras” italiana (www.votewatch.eu).
Tra coloro che hanno votato contro questa mozione che contribuisce ad aumentare la tensione e i contrasti con la Federazione Russa e a confermare la pericolosa china del sostegno al fascismo e alle forme più brutali della repressione del dissenso democratico, su cui ormai da tempo si è avviata l'Unione Europea, c'è la maggior parte dei deputati comunisti aderenti al GUE/NGL, mentre i due parlamentari greci del KKE, che non fanno parte del GUE/NGL, non hanno partecipato alla votazione.

A respingere i contenuti vergognosi della mozione è stata anche Ines Zuber, parlamentare comunista portoghese, che, alla vigilia del dibattito, aveva scritto questa nota, da noi pienamente condivisa.

Mauro Gemma

Questa settimana sarà commemorato, al Parlamento Europeo, il 70° anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz. Quasi contemporaneamente ci sarà la discussione sulla situazione in Ucraina. Da un lato si dirà che non accetteremo più il terrore fascista. Dall'altro, si appoggerà il terrore fascista, travestito da “transizione democratica”. L'esperienza ci insegna che la versione falsificata della storia, così spesso propagandata, quasi si trasforma in verità.

Ciò che è accaduto nel febbraio del 2014 in Ucraina non è stata una vittoria delle forze popolari che, giustamente, rivendicavano migliori condizioni di vita, abituate come sono ad essere governate da oligarchie ora del Partito delle Regioni ora delle “rivoluzioni arancioni”. Ciò che è accaduto è stata la costruzione e la promozione, da parte di USA e UE – e manipolando il giusto malcontento della popolazione ucraina – di un colpo di Stato promosso dalle “marionette” più utili in quel momento. - i settori dell'estrema destra di matrice fascista e neo-nazista (Svoboda e Settore di Destra). Questa non è una supposizione. Gli USA hanno ammesso il finanziamento del “movimento” con cinque milioni di dollari, sono state pure rese note le conversazioni telefoniche dell'ambasciata degli Stati Uniti a Kiev a proposito dei “cavalli” su cui scommettere e l'indifferenza di Catherine Ashton, vice-presidente della Commissione Europea, quando fu allertata dall'allora ministro estone degli Affari Esteri sul fatto che era forte l'evidenza che gli spari di franchi tiratori sul Majdan non provenivano da forze governative ma da forze del “movimento” appoggiato e promosso da USA e UE.

E' importante anche non dimenticare che USA e UE hanno cominciato a demonizzare il presidente ucraino deposto Yanukovich solamente quando egli si è rifiutato di firmare l'Accordo di associazione tra l'Ucraina e l'UE e “ha osato” chiedere aiuto finanziario alla Russia. E' stato innanzitutto l'interesse di costoro a firmare accordi – come, del resto, hanno fatto dopo il colpo di Stato – a legare l'Ucraina ai meccanismi di dipendenza economica e politica nei confronti delle troike interne alla UE, che impongono tagli salariali, tagli dei diritti sociali, alienazione delle risorse naturali e dell'apparato produttivo nazionale, privatizzazione di importanti settori pubblici, e creazione di una zona di libero commercio in cui l'Ucraina viene a trovarsi in condizioni estremamente svantaggiose. Giorni fa Juncker ha annunciato un “aiuto” aggiuntivo di 1,8 milioni di euro a Kiev, che avrà come contropartita l'espropriazione delle sue ricchezze.

Ciò che oggi è stato avviato è il processo di fascistizzazione dello Stato dell'Ucraina. I partiti fascisti, ultra-nazionalisti e di estrema destra controllano milizie private che seminano il terrore, la repressione e la violenza – anche attraverso assassini – tra tutti coloro che sfidano le autorità di Kiev, e controllano posizioni-chiave nei servizi di polizia e nei servizi segreti. Il Partito Comunista di Ucraina si trova sotto la minaccia di messa fuori legge, in un processo giudiziario che è iniziato in piena campagna per le elezioni dell'ottobre scorso, che l'OSCE considera essersi svolte in modo positivo. Da poche settimane è stato approvato un progetto di legge nel Parlamento ucraino che pretende di criminalizzare e mettere fuori legge l'ideologia e i simboli comunisti. La popolazione del Donbass e i patrioti ucraini che resistono alla fascistizzazione dell'Ucraina – volgarmente descritti nei media dominanti come “terroristi filo-russi”, definizione che è condivisa da USA e UE – sono diventati il bersaglio di una guerra genocida.

Ciò che è in causa con la situazione ucraina è il consolidamento del progetto di accerchiamento della Russia che la NATO sta mettendo in pratica e soprattutto, negli ultimi tempi, con la crescente dislocazione di mezzi ed effettivi militari della NATO nell'Europa dell'Est. Il dominio politico, economico e militare dell'Ucraina mira all'utilizzo di questo paese nella strategia della tensione e del confronto aperto con la Russia, il che comporta enormi potenziali pericoli per la sicurezza a livello mondiale.

In conclusione, è evidente che solo una soluzione politica potrà mettere fine alla crisi ucraina. Ma per garantire la pace, la sovranità, la democrazia e il progresso sociale in Ucraina è necessario che il dialogo si realizzi direttamente tra le due parti in conflitto, riconoscendo lo statuto di parte belligerante e il diritto di resistenza alle forze del Donbass che lottano contro la fascistizzazione del paese dopo un colpo di Stato. E' necessario che questo processo di dialogo sia centrato sulle rivendicazioni economiche e sociali delle popolazioni. Senza tali condizioni, non ci sarà pace ma solo imposizione.
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Fonte: pagina FB "Premio Goebbels per la disinformazione", 19 gennaio alle ore 22.04 

Pubblichiamo la precisazione di Barbara Spinelli sulla mozione antirussa votata dal parlamento europeo :

<< Circola in rete la notizia secondo cui diversi deputati del GUE/NGL avrebbero votato, il 15 gennaio a Strasburgo, a favore della risoluzione di mozione comune sull’Ucraina (tra questi, Barbara Spinelli e alcuni deputati della Linke) o si sarebbero astenuti (Curzio Maltese e Syriza). La notizia è destituita d’ogni fondamento: il GUE/NGL ha votato compatto contro la risoluzione maggioritaria (RC-B8-0008/2015) radicalmente antirussa. 
Purtroppo l'approvazione di quella risoluzione non ha permesso al GUE di votare la propria mozione (B8-0027/2015) che difendeva una linea diametralmente opposta e che resta agli atti.
La tesi di chi accusa Spinelli e la Linke di appoggio alla mozione maggioritaria rimanda a una pagina del sito indipendente www.votewatch.eu. Quella pagina riporta dati corretti, registrando la divisione all'interno del GUE su dei singoli emendamenti alla risoluzione approvata, ma non sulla risoluzione stessa. 
Tutti gli emendamenti presentati dal GUE/NGL sono stati bocciati dal Parlamento europeo. Le differenze all'interno di ciascun gruppo parlamentare sugli emendamenti non sono infrequenti, soprattutto quando si discutono argomenti particolarmente drammatici. Ben altra rilevanza avrebbe la divisione sul voto finale, che tuttavia non c’è stata. Ed è bene che non ci sia stata, alla luce dell'offensiva militare che il governo di Kiev ha lanciato in questi giorni nell'Est dell'Ucraina. >>
 
 
=== 2 ===
 
Orig.Artikel auf Deutsch: Befreiung ohne Befreier  (GFP, 16.01.2015)
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http://www.german-foreign-policy.com/en/fulltext/58817
 
Liberation without the Liberators
 
2015/01/16
BERLIN/WARSAW
 
(Own report) - Through their virtual disinvitation, EU countries are preventing the Russian president from participating at the commemoration of the 70th anniversary of the liberation of Auschwitz. The highest representative of the country, whose army had halted the mass murder in the German extermination camp January 27, 1945, is thereby excluded from the commemoration ceremonies. However, Germany's president, will participate. Joachim Gauck had already used his speech on the 75th anniversary of Germany's invasion of Poland, to massively stir up sentiments against Moscow and to transform the commemoration of Nazi crimes into an appeal for closing ranks against Russia. In his memoirs, Gauck described Red Army soldiers, who had liberated Germany, as beings "with Asian facial features," "reeking of Vodka," who "requisitioned and stole." A few years ago, he complained, "the occurrence of the German Judeocide has been inflated to a uniqueness," because "certain milieus of post religious societies" were seeking "a certain shudder in face of the unspeakable." In 2010, he was quoted saying, he "wonders how much longer we Germans want to nurture our culture of chagrin."
"Just Like Nazi Troops"
The commemoration of the 70th anniversary of the liberation of the German Auschwitz extermination camp had been the focus of political intrigues already last year. At the commemoration of the 60th anniversary of its liberation, Russian President Vladimir Putin's participation was still taken for granted. After having suffered severe losses, the Soviet Army reached Auschwitz January 27, 1945, putting an end to the ghastly murders Germans were committing. First attempts to exclude Putin from the commemoration of the 70th Anniversary were made in Poland in the summer 2014. A parliamentarian was quoted saying that the Red Army "had been an aggressor" in WW II, "just like Nazi troops," which is why the Russian President should only be allowed to make a "penitential pilgrimage" to Poland.[1] At the time, Bronisław Komorowski could see nothing wrong with Putin's participation at the Auschwitz commemoration. However, anti-Russian forces have prevailed and the Russian President's invitation was cancelled through diplomatic channels. According to reports, Poland's Prime Minister Ewa Kopacz has also campaigned to prevent Putin from participating at a parallel commemoration ceremony in Prague. This would exclude the president of the country, whose army had lost more than a million soldiers just to liberate the German Reich and the Polish territories under German occupation.
Turned against Russia
The anti-Russian instrumentalization of the memory of German crimes against humanity is making headway with Putin's virtual disinvitation. Already on September 1, 2014, German President Joachim Gauck used his memorial address in Gdansk - commemorating the 75th Anniversary of the German invasion of Poland - to stir up anti-Russian sentiments. Referring to the Ukraine conflict, Gauck accused Russia of giving a higher priority to "a quest for power," rather than to "maintaining stability and peace." Completely blotting out western support for the Ukrainian putsch and the civil war, while ignoring all the wars waged by the West from Yugoslavia to Iraq on up to Libya, Gauck alleged that Russia had "violated international law" and "annexed foreign territory."[2] Alluding to Great Britain and France's approbation for Germany's occupation of parts of Czechoslovakia in October 1938, targeting Russia, Gauck declared, "history teaches us that territorial concessions often whet the appetite of the aggressors." The commemoration of Nazi crimes was thereby transformed into an appeal to close ranks against Russia, which Germany had invaded.
A "Culture of Chagrin"
On various occasions before becoming president, Gauck, who, unlike Russia's President Putin, will be present at Auschwitz January 27, had made public statements showing how he views Germany's 1945 liberation and the Shoah. In his memoires, he wrote on the subject of Germany's liberation, that it arrived as "horrible news," he depicted the Red Army soldiers as beings "with Asian facial features," reeking "of vodka," who "requisitioned and stole" and systematically raped women.[3] 2006, Gauck remorsefully claimed that there is "a tendency toward sanctifying the Holocaust," wherein "the occurrence of German Judeocide is inflated to a uniqueness that ultimately escapes comprehension and analysis." "Certain milieus of post-religious societies" were persistently searching "for the dimension of the absolute, a certain shudder in face of the unspeakable." This could also be achieved by "the absolute evil" and is "paradoxically of psychological advantage."[4] Gauck has stated several times that "the Germans" would be well advised to change their approach to history. In the fall of 2010, he mused, "I ask myself, how much longer do we Germans want to nurture our culture of chagrin."[5] This was after he had positively responded to the question whether "the majority of the Germans" are mature enough for a "reorientation toward their own victims, the reorientation toward the patriotic." "That's how I see it."[6]
Broad Brush
Until he was inaugurated president, Gauck's historical views were criticized in German public opinion, For example, he has a knack for using the "broad brush," in reference to his remarks on the "Black Book of Communism."[7] Gauck had written that "the communists had also made themselves unpopular, when they ... approved Poland's westward acquisition of territory and thereby Germany's loss of its eastern territories." "To both the natives and the expellees, this loss of the homeland was considered a great injustice, which the communists sealed in 1950, by recognizing the Oder-Neisse as the new German-Polish border,"[8] alleges Gauck. In the conflict over the "Centre against Expulsions," he took the side of the president at the time, Erika Steinbach, who was sharply criticized for her historical revisionist statements, particularly in Poland. Gauck is quoted on the German League of Expellees' (BdV) website saying, Berlin is most certainly the best location for a "Centre against Expulsions." It blends in, because Berlin is where "there are various 'topographies of terror,' the location of the Wannsee Conference and the Stasi Headquarters, the former seat of government of brown and red despots."[9]
Yatsenyuk's "Soviet Invasion"
Gauck's Auschwitz speech and Putin's disinvitation coincide with Berlin's open cooperation with the fascist successors of Nazi collaborators to stage a pro-western coup in Kiev. (german-foreign-policy.com reported.[10]) The Kiev government has adopted their anti-Russian standpoints, which are also increasingly having an influence on the German debate where they dovetail with old anti-Russian sentiments. Arseniy Yatsenyuk recently caused a stir with his interview on German television. He literally alleged, "We all remember well the Soviet invasion of Ukraine and Germany."[11] This statement has remained unchallenged.
 
[1] Streit in Polen über Einladung Putins zu Auschwitz-Gedenken 2015. www.tt.com 09.05.2014.
[2] Gedenkfeier zum deutschen Überfall auf Polen 1939. www.bundespraesident.de 01.09.2014.
[3] Joachim Gauck: Winter im Sommer, Frühling im Herbst. München 2009. See Hans-Rüdiger Minow: Der Zug der Erinnerung, die Deutsche Bahn und der Kampf gegen das Vergessen.
[4] Joachim Gauck: Welche Erinnerungen braucht Europa? www.robert-bosch-stiftung.de. See The Consensus President.
[5] "Mutige Politiker ziehe ich vor". www.sueddeutsche.de 30.09.2010.
[6] Gauck: Erinnerung an Vertreibung leugnet nicht den Nazi-Terror. www.dradio.de 31.08.2006.
[7] Daniela Dahn: Gespalten statt versöhnt. www.sueddeutsche.de 10.06.2010.
[8] Stéphane Courtois et al.: Das Schwarzbuch des Kommunismus. Unterdrückung, Verbrechen und Terror. München 1998.
[9] www.z-g-v.de.
[10] See Vom Stigma befreit
[11] www.facebook.com/tagesschau/posts/10152968920374407
 
 
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www.resistenze.org - popoli resistenti - ucraina - 14-01-15 - n. 526

La retorica nazista del Primo ministro ucraino Yatsenyuk: accusare l'URSS di aver invaso Germania e Ucraina durante la Seconda guerra mondiale

Bryan Macdonald | globalresearch.ca
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

12/01/2015

Il Primo ministro dell'Ucraina Arseniy Yatsenyuk ha dichiarato, alcuni giorni fa, che fu l'Unione Sovietica ad invadere la Germania e l'Ucraina nella Seconda guerra mondiale. Nonostante i tentativi della stampa occidentale di seppellire la storia, la Russia ora chiede risposte da Berlino.

Niente è più assordante del silenzio. Lo so io, come lo sapete voi e si può essere certi che Angela Merkel lo sappia fin troppo bene. Perché allora è il governo della Cancelliera rifiuta di commentare le strabilianti osservazioni di Yatsenyuk? Le ragioni sono composite, come cercherò tra breve di spiegare.

Prima però, ecco l'esatta citazione di Yatsenyuk: "Tutti noi ricordiamo ancora chiaramente l'invasione sovietica di Ucraina e Germania - ha detto all'emittente di Stato tedesca ARD - E' da evitare [che si ripeta]". "Nessuno ha il diritto di riscrivere gli esiti della Seconda guerra mondiale - ha ancora aggiunto - e il Presidente russo Putin sta cercando di fare proprio questo".

Appena letto il tweet, ero convinto fosse uno scherzo, data la tanta disinformazione circolante sulla piattaforma e l'ho respinto automaticamente come citazione non appropriata. Sicuramente un politico di alto livello non dice una cosa del genere. Solo 24 ore più tardi però, mi sono reso conto che in realtà era stato proprio Yatsenyuk a pronunciare quelle parole.

Arseniy Yatsenyuk, apparentemente selezionato con cura per il posto di Primo ministro dalla diplomatica statunitense Victoria Nuland [1], crede che l'URSS abbia invaso la Germania nella Seconda guerra mondiale. Ciò contrasta la narrazione universalmente accettata che nella realtà la Germania abbia prima attaccato i sovietici con l'Operazione Barbarossa e, dopo aver respinto l'attacco, le forze sovietiche sono infine entrate a Berlino dove hanno incontrato le altre potenze liberatrici, Stati Uniti e Gran Bretagna.

Naturalmente, alcuni affermano che quello di Yatsenyuk sia stato un lapsus. Ma questa è una sciocchezza perché in effetti l'unica cosa a cadere è stata la sua maschera. Ho sentito già in precedenza commenti simili in Ucraina occidentale, la terra del Primo ministro. Yatsenyuk proviene da Chernivsti, ampiamente considerata la seconda capitale culturale della regione, dopo Lvov, da molti vista come la roccaforte nazionalista.

Qualcosa di interessante era solito avvenire in Ucraina ogni 9 maggio (anniversario della resa tedesca nel 1945). Kiev, Kharkov, Odessa, Donetsk, Dnipropetrovsk e tutte le altre grandi città, tranne una, celebrano la sconfitta dei nazisti. Molti a Lvov non hanno mai guardato troppo bene a questa data. Infatti, nel 2011, alcuni "patrioti" locali hanno attaccato un piccolo nucleo di veterani che commemoravano l'occasione [2].

La ragione di questo sentimento è semplice. Gli ucraini occidentali credono di aver perso la guerra. La loro parte è stata sconfitta. In parole povere, Yatsenyuk è solo un prodotto del suo ambiente. Tuttavia, questa volta ha espresso pubblicamente un'opinione che probabilmente in precedenza era riservata ai discorsi privati. E' possibile che pensasse che il pubblico tedesco avrebbe potuto trovarsi in sintonia con la sua posizione. Se è stato così, ha compiuto un enorme errore di lettura del popolo tedesco.

Gli standard dei libri di storia negli Usa e in Europa occidentale danno agli studenti l'impressione che la Seconda guerra mondiale in Europa sia stata una lotta tra Germania, Unione Sovietica, Francia e Regno Unito, con gli Stati Uniti a farsi coinvolgere nel conflitto successivamente. Gli altri paesi in cui è stata combattuta la guerra sono, in gran parte, considerati vittime della Germania. Questo è semplicistico. In realtà, la Germania non era da sola a invadere l'Unione Sovietica nel 1941. Anche le forze di Romania, Finlandia, Italia, Ungheria e Slovacchia hanno preso parte all'operazione ed elementi ucraini occidentali collaborarono con la macchina da guerra hitleriana. La differenza tra Ucraina e, per esempio, Slovacchia è che gli slovacchi giunsero a capire che il loro comportamento era sbagliato 
durante la guerra. Il leader filo-nazista, Jozef Tiso, è giustamente vituperato dalla stragrande maggioranza delle persone a Kosice e Bratislava. Tuttavia, in Ucraina occidentale, al loro capo Stepan Bandera, accolito di Hitler, è accordato il titolo di "eroe". In effetti, c'è una sua statua gigantesca di fronte alla stazione ferroviaria principale di Lvov.

Il riguardo ucraino per reliquie del passato nazista è sia imbarazzante, che preoccupante per la Germania. Sono convinto che la Merkel spesso abbia desiderato dai suoi alleati la ricerca di uno Stato cliente più ragionevole per fungere da antagonista verso la Russia. Il rifiuto dell'Ucraina di affrontare il proprio passato a testa alta è una piaga infetta per i diplomatici europei.

Proprio questa settimana, il Presidente ceco, Milos Zeman, è stato coinvolto in una discussione con giovani studenti ucraini sostenitori di Bandera. "Siete a conoscenza della dichiarazione di Bandera: «Devi uccidere ogni persona polacca tra i 16 ed i 60 anni di età»? Se dite di non saperlo, allora che razza di studiosi di cose ucraine siete?", ha scritto.

E Zeman prosegue: "Voglio dirvi che Bandera ha voluto fare dell'Ucraina uno stato vassallo della Germania... non posso congratularmi con un Paese che ha simili 'eroi nazionali'".

Questo spiega anche il silenzio dei media tedeschi sulle parole di Yatsenyuk. Se il pubblico tedesco fosse stato reso pienamente consapevole di ciò che l'ospite da Kiev aveva dichiarato, si sarebbe indignato. Tanto che la Merkel si sarebbe sentita in dovere di ritirare il sostegno all'Ucraina.

Se i commenti di Yatensyuk fossero stati ampiamente diffusi, avrebbero incoraggiato i revisionisti, che purtroppo non mancano, in Germania e altrove.

Così, quando sembrava che la storia dovesse finire lì, il ministero degli Esteri russo è intervenuto chiedendo a Berlino di definire la sua posizione ufficiale sulla verbosità di Yatsenyuk. La risposta, ammesso che arrivi, sarà da raccontare.
 
 
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Kiev. “Democratizzazione” alla Stepan Bandera: comunisti fuorilegge
 
di Marat Grassini, 24 Dicembre 2014

Dopo il voto della Rada sulla rinuncia allo status di Paese fuori dai blocchi, la Giunta al potere a Kiev compie un altro passo, casomai qualcuno non l'avesse intesa, sulla strada dell'aperta democratizzazione, intesa alla maniera di Stepan Bandera.
Secondo notizie d'agenzia, la Corte d'Appello di Kiev ha rinviato al Tribunale di primo grado il caso della proibizione del Partito Comunista d'Ucraina. In tal modo, scrivono le agenzie, è stata annullata la sentenza del Tribunale amministrativo distrettuale di Kiev sulla sospensione del procedimento.
La decisione sarebbe stata presa dopo l'esame del ricorso da parte del Ministero della Giustizia e del Servizio di Registrazione di Stato. Lo scorso 8 luglio, infatti, il Ministero della Giustizia aveva avviato una causa presso il Tribunale amministrativo distrettuale di Kiev per il divieto delle attività del Partito Comunista d'Ucraina, sulla base di una “documentazione di attività illegali dei comunisti” e di “partecipazione diretta dei rappresentanti del Partito Comunista alle azioni di guerra contro le forze ucraine”, presentata dal Ministro della Giustizia Pavel Petrenko.
Il 5 novembre scorso, tuttavia, la Corte distrettuale amministrativa di Kiev aveva sospeso l'esame della richiesta di divieto delle attività del PCU, fino a quando il tribunale non avesse esaminato le querele a sua volta presentate dallo stesso PCU contro il Ministero della Giustizia e il Servizio statale di registrazione.
Sempre nel luglio scorso, la Procura generale e il Servizio di Sicurezza dell'Ucraina avevano avviato 308 procedimenti penali contro i membri del Partito Comunista ucraino. Secondo le accuse, i comunisti erano sospettati "di sostenere l'annessione della Crimea e la creazione delle Repubbliche popolari di Lugansk e Donetsk”.
Il vice Ministro della Giustizia Igor Alekseev aveva detto che in tribunale erano state fornite "prove inconfutabili" a conferma che "i vertici del Partito Comunista e i suoi esponenti locali erano intervenuti a sostegno del movimento separatista nelle regioni orientali."
Il 24 luglio era stata sciolta la frazione del Partito Comunista alla Rada. "Il gruppo comunista contava 33 deputati; 10 ne sono usciti, così che ora non ci sono sufficienti deputati per il funzionamento della frazione. Sciogliendo la frazione, abbiamo corretto un errore storico. Spero che non ci sarà più ideologia comunista nella nostra società" aveva detto l'allora speaker della Rada e attuale Segretario del Consiglio di Sicurezza Nazionale, nonché capo della frazione parlamentare del "Fronte Popolare", Alexander Turcinov.
E una decina di giorni fa, poi, era stato portato all'OdG della Rada un disegno di legge per vietare la propaganda dell'ideologia comunista. Primo firmatario dell'iniziativa, ancora l'ex speaker della Rada Turcinov. Lo stesso Turcinov che, secondo le recenti dichiarazioni del deposto presidente ucraino Janukovic, sarebbe il diretto responsabile (era allora Presidente ad interim dell'Ucraina) dell'avvio delle azioni di guerra contro la popolazione del Donbass.
Secondo il testo del disegno di legge, firmato anche dai rappresentanti dei cinque partiti della Giunta di governo, la coalizione parlamentare in Ucraina intende vietare la propaganda comunista e anti-ucraina – insieme, teoricamente, a quella nazista e fascista tornate invece in gran voga - in qualsiasi forma. Uno degli obiettivi è anche "il completamento della decomunistizzazione di tutte le sfere della vita pubblica" dell'Ucraina affermano gli estensori del provvedimento.
 
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Kiev all’assalto, ancora morti. I libri di scuola rivalutano Bandera

di Marat Grassini 
Mercoledì, 21 Gennaio 2015
 
Ancora quattro civili uccisi e 12 feriti nelle scorse ore dalle artiglierie ucraine su Donetsk che hanno colpito almeno 25 volte il capoluogo e le città vicine, secondo quanto dichiarato dal vice Ministro della difesa della Repubblica di Donetsk Eduard Basurin. Ancora una volta  il maggior numero di vittime (tre morti e un ferito in gravissime condizioni) a una fermata di autobus nel centro della città. Non si può proprio dire che i sistemi “Grad” e le salve dell'esercito ucraino fungano da qualcosa di diverso che non il terrorismo su vasta scala contro la popolazione inerme.

Da parte sua, il Presidente della Repubblica di Donetsk Aleksandr Zakharcenko ha annunciato che i corpi dei soldati governativi morti nella battaglia per l'aeroporto cittadino verranno restituiti alla parte ucraina e anche i militari fatti prigionieri saranno consegnati alle famiglie. Nei giorni scorsi infatti, su insistenza del Presidente del Consiglio nazionale di difesa ucraino ed ex speaker della Rada, Aleksandr Turcinov, il presidente Petro Poroshenko ha gettato l'esercito all'attacco dell'aeroporto di Donetsk. 
Secondo lo stesso Basurin, l'improvvisazione e la mancanza di preparazione degli attaccanti avrebbe causato la morte di oltre 200 soldati e il ferimento di altri trecento, oltre che la perdita di un'ottantina di mezzi corazzati e la cattura di numerosi combattenti da parte delle forze armate della Repubblica Popolare di Donetsk. Le milizie lamentano la perdita di 16 uomini e il ferimento di oltre 20. Sempre Basurin parla anche di oltre trenta civili uccisi da raid aerei ucraini (negati da Kiev) su Gorlovka, dove in precedenza si era avuta notizia di due morti, alla fermata cittadina di un autobus.

Intanto, mentre si attendono le conclusioni della riunione straordinaria dell'Osce dedicata specificamente all'Ucraina, il Ministero degli esteri russo conferma la partecipazione del Ministro Sergej Lavrov all'incontro a Berlino del cosiddetto Gruppo di Contatto secondo il “formato di Normandia” (Francia, Germania, Russia e Ucraina), in programma per oggi, mercoledì 21 gennaio.

Nessuna novità di rilievo invece da Kiev, considerando che le ultime notizie seguono perfettamente la linea tracciata da tempo dalle autorità golpiste sulla scia del redivivo Stepan Bandera: il Ministero per l'istruzione ha annunciato che sui manuali di storia a uso scolastico, d'ora in poi l'Urss verrà qualificata come potenza “occupante”. Il periodo postbellico sarà definito come “occupazione sovietica”; la Grande guerra patriottica (così veniva definita in epoca sovietica e lo è tuttora in Russia e in altri paesi dell’ex Urss; ma in Ucraina la si reputa una formula “propagandistica staliniana”) diventerà semplicemente Seconda guerra mondiale e l'organizzazione nazionalista fascista OUN-UPA diventerà un “combattente contro il nazismo”. Poco importa che gli attuali continuatori delle gesta efferate – contro soldati sovietici, contro ebrei e contro ucraini stessi – delle truppe di Bandera sventolino oggi proprio le insegne hitleriane. Inoltre, la liquidazione postbellica dei rimasugli di OUN-UPA che avevano collaborato coi nazisti viene definita come “lotta fratricida”. Di seguito, i nuovi manuali non conterranno più la frase “liberazione dagli occupanti fascisti” e al suo posto apparirà la “cacciata degli occupanti nazisti dall'Ucraina”. Si sottintende con ciò che, con la fine dell'occupazione nazista, nel 1944, l'Ucraina non rimase libera, ma si ritrovò a essere occupata da un altro oppressore. Così, i prossimi 8 e 9 maggio, giorni in cui in tutti i Paesi dell'ex Unione sovietica si ricorda la  vittoria sulla Germania nazista, in Ucraina si festeggeranno il “Giorno del ricordo e della pacificazione” e il “70mo della fine della guerra in Europa”. Il finale è che “L'Ucraina è divenuta libera solo il 24 agosto del 1991, con la fine dell'Unione sovietica”.
Ma il vero finale della giunta golpista e delle sorti dell'Ucraina appare oggi tutto da scrivere.


 

[Sul bombardamento della sede della RTS e relativa strage commessa dalla NATO nell'aprile 1999 a Belgrado si vedano anche 
il Rapporto di Amnesty International: https://www.cnj.it/24MARZO99/criminale.htm#rts
e l'ulteriore documentazione al link: https://www.cnj.it/24MARZO99/criminale.htm#rts ]


I portabandiera della libertà 

di Manlio Dinucci 


Ha firmato il libro delle condoglianze per le vittime dell’attacco terroristico alla redazione di Charlie Hebdo e, definendolo «un oltraggioso attacco alla libertà di stampa», ha dichiarato che «il terrorismo in tutte le sue forme non può essere mai tollerato né giustificato». Parole giuste se non fossero state pronunciate da Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, l’organizzazione militare che usa come metodico strumento di guerra l’attacco terroristico contro le redazioni radiotelevisive.

 Quello contro la radiotelevisione serba a Belgrado, colpita da un missile Nato il 23 aprile 1999, provocò la morte di 16 giornalisti e tecnici. Lo stesso ha fatto la Nato nella guerra di Libia, bombardando nel 2011 la radiotelevisione di Tripoli. Lo stesso nella guerra di Siria, quando nell’estate 2012 combattenti addestrati e armati dalla Cia (negli stessi campi da cui sembra provengano gli attentatori di Parigi) hanno  attaccato stazioni televisive ad Aleppo e Damasco, uccidendo una decina di giornalisti e tecnici.

 Su questi attacchi terroristici è calato in Occidente un quasi totale silenzio mediatico, e praticamente nessuno è sceso in piazza con le foto e i nomi delle vittime. All’attentato contro Charlie Hebdo è stata invece data una risonanza mediatica mondiale. E, facendo leva sul naturale sentimento di condanna per l’attentato e di cordoglio per le vittime, Charlie Hebdo è stato assunto da un vasto arco politico a simbolo di lotta per la libertà. Ignorando il discutibile ruolo di questa rivista che, con le sue vignette «dissacranti», si collocherebbe «alla sinistra della sinistra». 

Nel 1999 il direttore di Charlie Hebdo, Philippe Val, sostiene con una serie di editoriali e vignette la guerra Nato contro la Iugoslavia, paragonando Milosevic a Hitler e accusando i serbi di compiere in Kosovo dei «pogrom» simili a quelli nazisti contro gli ebrei. 

Stessa linea nel 2011 quando Charlie Hebdo (pur non essendoci più Philippe Val alla direzione) contribuisce a giustificare la guerra Nato contro la Libia, dipingendo Gheddafi come un feroce dittatore che schiaccia sotto gli stivali il suo popolo e fa il bagno in una vasca piena di sangue. 

Stessa linea dal 2012 nei confronti della Siria quando Charlie Hebdo, rappresentando il presidente Assad come un cinico dittatore che schiaccia donne e bambini sotto i cingoli dei suoi carrarmati, contribuisce a giustificare l’operazione militare Usa/Nato. 

In tale quadro si inserisce la serie di vignette con cui la rivista ridicolizza Maometto. Anche se essa fa satira allo stesso tempo su altre religioni, le vignette su Maometto equivalgono ad altrettante taniche di benzina gettate sul terreno già infuocato del mondo arabo e musulmano. 

E appaiono ancora più odiose agli occhi di grandi masse islamiche perché a ridicolizzare la loro religione e la loro cultura sono degli intellettuali parigini, immemori del fatto che la Francia assoggettò al suo dominio coloniale interi popoli, non solo sfruttandoli e massacrandoli (solo in Algeria oltre un milione di morti), ma imponendo loro la propria lingua e cultura. Politica che Parigi prosegue oggi in forme neocoloniali. 

Non c’è quindi da stupirsi se, nel mondo arabo a musulmano che ha in maggioranza condannato gli attacchi terroristici di Parigi, dilagano le proteste contro Charlie Hebdo. A coloro che in Occidente ne fanno la bandiera della «libertà di stampa», va chiesto: che cosa fareste se trovaste affisse per strada vignette porno su vostro padre e vostra madre? Non vi arrabbiereste, non la definireste una provocazione?  Non pensereste che dietro c’è la mano di qualcuno che cerca di aprire una guerra con voi?
 
(dalla rubrica "L'arte della guerra", su il manifesto del 20 gennaio 2015)  




I reportages di Vauro e Bertolasi dall'Ucraina

1) Vauro in Ucraina per Il Fatto Quotidiano
Il racconto a Giulietto Chiesa / Viaggio da Sloviansk a Kiev dove il diritto alla salute è negato / Al fronte di Lugansk con i ribelli filorussi. Tra fantasmi e ferite / La ‘Fede’ dei cosacchi: “Contro i nazisti, come i nostri padri” / Altri articoli

2) Eliseo Bertolasi dal Donbass
7/1: Una seconda Chernobyl minaccia l'Europa / 18/1: Ennesimo incidente tra le centrali nucleari / Reportage dall'aeroporto di Donetsk / La tragedia non raccontata / I volontari italiani


Sul pericolo nucleare in Ucraina si veda anche:

L'Ucraina diventerà una discarica nucleare? (4/7/2014)


Ukraine Crisis Goes Nuclear. The Storming of Zaporizhia Nuclear Power Plant by Neo-Nazis
By Tony Cartalucci - New Eastern Outlook / Global Research, May 17, 2014
La crisi ucraina diventa nucleare. L’assalto neonazista alla centrale nucleare di Zaporozhe (Tony Cartalucci – Global Research, 17 maggio 2014)

Kiev avrebbe nascosto la gravità dell'incidente alla centrale nucleare di Zaporizhzhya (22/12/2014)
Elespiadigital rivela che hacker ucraini hanno scoperto la scioccante verità circa l'incidente nella centrale nucleare di Zaporizhzhya, nel sud-est dell'ucraina: livelli di radiazione 14,6 volte superiori a quelli consentiti dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica.
Secondo i documenti sottratti dagli hacker, il giorno dell'incidente attorno alla centrale sono stati raggiunti livelli di radiazione 14,6 volte il limite consentito. Questo contraddice le dichiarazioni dei funzionari di Kiev e le relazioni dei media ucraini, che devono ancora far luce sulle vere cause che hanno indotto a disattivare il terzo reattore della centrale.
A peggiorare le cose, i documenti indicano che il governo ucraino avrebbe vietato alla stampa di parlare dell'incidente nucleare che potrebbe mettere in pericolo la popolazione di gran parte d'Europa. Una nuova "Chernobyl"?
http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=11&pg=9900
Source: Hackers ucranianos revelan que Kiev ocultó la gravedad del accidente en la central nuclear de Zaporizhzhya (21/12/2014)
http://www.elespiadigital.com/index.php/noticias/historico-de-noticias/7878-hackers-ucranianos-revelan-que-kiev-oculto-la-gravedad-del-accidente-en-la-central-nuclear-de-zaporizhzhya


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Il racconto di Vauro a Giulietto Chiesa: “Ecco quello che ho visto nel Donbass”

18/01/2015 – Vauro racconta la prima parte del suo viaggio in Ucraina e Donbass. Regia di Adalberto Gianuario e Marcello Villari


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Guerra in Ucraina: viaggio da Sloviansk a Kiev dove il diritto alla salute è negato (di Alessandro Ferrucci, Lorenzo Galeazzi e Vauro, 12/12/2014)

Una volta a Slovianskteatro questa estate di feroci scontri fra le truppe regolari ucraine e i separatisti filorussi, sorgeva un polo ospedaliero all’avanguardia: una vera e propria città della salute che oggi è completamente distrutta. Quelle immagini, ancora mai mostrate dai media italiani, fotografano meglio di altre la grave situazione sociale nella quale versa l’Ucraina. Sì, perché dallo scoppio della rivolta di piazza Maidan, la guerra e la crisi economica hanno portato il sistema sanitario al collasso: sono 50 i nosocomi ridotti in macerie e il prezzo di molti farmaci salvavita è salito fino al 3200 per cento. Molti dei quali sono reperibili solo al mercato nero. Così anche nella capitale Kiev, lontano dal Donbass dove ancora si combatte, le strutture mediche non sono più in grado di fare fronte all’emergenza sanitaria che di giorno in giorno si aggrava: interi ospedali sono senza antidolorifici, analgesici e chemioterapici. A pagare il prezzo più alto sono i bambini malati di tumore, molti dei quali vittime dell’eredità avvelenata del disastro nucleare di Chernobyl. Se in Europa la media di sopravvivenza è del 75-80 per cento, in Ucraina sopravvive un bimbo su due. Come nel precedente lavoro sulla Costa D’Avorio, questo reportage è stato realizzato grazie al supporto tecnico-logistico di Soleterreorganizzazione non governativa che dal 2003 interviene in Ucraina nei diversi aspetti che contribuiscono alla guarigione dei piccoli pazienti: dalla fornitura gratuita di farmaci, all’assistenza psicologica, fino all’apertura di una casa accoglienza per ridurre il periodo di ospedalizzazione dei bimbi malati di cancro


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Viaggio in Ucraina: al fronte di Lugansk con i ribelli filorussi. Tra fantasmi e ferite (di Vauro Senesi | 19 gennaio 2015)

Seconda puntata del reportage nel paese dell’Europa orientale dilaniato ormai da mesi da un conflitto che, in barba alle tregue dichiarate, continua a mietere famemorte e distruzione. Dopo Slovianks e Kiev, ilfattoquotidiano.it ha visitato una delle due province ribelli che, in risposta alla rivolta di Euromaidan, hanno dichiarato unilateralmente la propria indipendenza scatenando la reazione militare del governo ucraino: la Repubblica popolare di Lugansk, proclamata tale il 27 aprile 2014. Dalla “Capitale” ai suoi sobborghi, come Novosvetlovka, fino alla linea del fronte a Pervomajsk lo scenario è sempre quello: distruzione sistematica di scuole, ospedali, abitazioni residenziali, acquedotti e linee elettriche. “E la chiamano operazione antiterrorismo”, accusa Anrej, soldato dell’Armata dei Cosacchi del Don, una delle milizie che sta combattendo contro le forze ucraine. Gli fa eco il suo generale, Pavel Drjomov: “Kiev vuole il nostro territorio, per questo sta facendo terra bruciata”. La prospettiva di una pacificazione e di una soluzione diplomatica alla crisi non viene nemmeno presa in considerazione. “Dopo i crimini commessi dagli ucraini è impossibile”, dicono tutti, militari e civili. Quindi avanti tutta verso l’indipendenza, con l’aiuto logistico, umanitario e militare della madrepatria: la Russia, che  nel Donbass è rimasta ancora Unione sovietica. Tant’è che il l’attuale conflitto viene percepito dai miliziani come una prosecuzione della “Grande guerra patriottica“, la Seconda guerra mondiale, combattuta “contro i nuovi nazisti“: non più tedeschi, ma, secondo loro, americani e ucraini. “Maidan è scoppiata all’inizio per avere un sistema sociale più giusto. Che però non è quello dell’Ue, ma è l’Urss“, ricorda malinconicamente Adrej... 

di Lorenzo Galeazzi e Vauro Senesi - un ringraziamento a Eliseo Bertolasi per la logistica e a Anna Lesnevskaya per le traduzioni


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Viaggio in Ucraina, la ‘Fede’ dei cosacchi: “Contro i nazisti, come i nostri padri” (di Vauro Senesi | 19 gennaio 2015)
Guardano con 'simpatia' agli inizi della rivoluzione di Maidan: "Poi sono state le oligarchie filo occidentali a strumentalizzarla trasformandola in scontro xenofobo e fascista". E il loro obiettivo è "ricominciare a ricostruire scuole, ospedali gratuiti"...

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Altri articoli:

VAURO: “IN UCRAINA SI COMBATTE CON LA SVASTICA”
18 dic 2014 – Non c’è solo il Medio Oriente, il vignettista ricorda un altro conflitto alle porte dell’Europa tra filorussi e truppe regolari ucraine. Anche in Ucraina sboccia il fondamentalismo, come tra le fila del battaglione Azov che combatte con la croce uncinata nazista…
I cosacchi del Don: “Resistiamo al fascismo” (di Vauro Senesi, Il Fatto Quotidiano 27/12/2014)
Per la comunità di combattenti gli assalti di oggi non sono che la prosecuzione della guerra patriottica di 70 anni fa…

Le vite bruciate nella neve di Lugansk (di Vauro Senesi, Il Fatto Quotidiano 27/12/2014)
Città e villaggi della Repubblica separatista nell’Est ucraino sistematicamente colpiti dall’esercito di Kiev: ospedali, scuole, centrali idriche ed elettriche in macerie. I pochi che non sono fuggiti in Russia sopravvivono con la morte nel cuore…


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http://www.vita.it/mondo/emergenze/una-nuova.html

07/01/2015

Una seconda Chernobyl minaccia l'Europa

di Eliseo Bertolasi

Lo scorso 30 dicembre Mosca, il sito ufficiale del Ministero degli Affari esteri, ha lanciato un allarme riguardo ai rischi di una possibile catastrofe nucleare in Ucraina: il Primo Ministro ucraino Jazenjuk ha firmato un accordo con una società americana per la fornitura di combustibile nucleare per le centrali nucleari ucraine. Combustibile che, a detta degli scienziati, sarebbe incompatibile con le centrali ucraine. Si prospetta una nuova Chernobyl, dicono da Mosca


Lo scorso 30 dicembre Mosca, sul sito ufficiale del Ministero degli Affari esteri, ha lanciato un allarme riguardo ai rischi di una possibile catastrofe nucleare in Ucraina: il Primo Ministro ucraino Jazenjuk ha firmato un accordo con la società americana Westinghouse per quanto riguarda la fornitura di combustibile nucleare per le centrali nucleari ucraine. La società Westinghouse nel corso degli anni ha cercato di affermarsi sul mercato dei combustibili nucleari anche per i reattori di progettazione sovietica VVER-1000.
Anche se tale accordo può sembrare motivato dal desiderio di diversificare le forniture energetiche che, secondo il Premier ucraino, non dovrebbero dipendere unicamente dai produttori russi, diventa però inaccettabile per i potenziali rischi in materia di sicurezza nucleare. 

Non tutto il combustibile è uguale

Il combustibile prodotto dalla Westinghouse ha frequentemente dimostrato la sua non conformità d’utilizzo nei reattori VVER-1000. I tentativi di utilizzarlo, ad esempio, nella centrale nucleare ceca di Temelin hanno già portato in passato ad un incidente  piuttosto grave.
Ad aggravare la situazione, anche il fatto che in Ucraina tutto questo sta accadendo su uno sfondo di grande instabilità, in un ambiente in cui l’allineamento politico ha la priorità sulle esigenze della sicurezza nucleare, inoltre la capacità di rispondere a questo tipo di emergenze, nel Paese, appare molto limitata.
Non si comprende la necessità, da parte di Kiev, d’interrompere l’approvvigionamento di combustibile nucleare dalla Russia. La società statale russa per l’energia atomica Rosatom effettua con regolarità e continuità consegne di combustibile nucleare alle centrali ucraine.

Un rischio sistemico

In queste condizioni la pericolosa scelta imbastita da Kiev rappresenta una minaccia per la sicurezza e la salute non solo dei cittadini ucraini, ma anche di tutti i popoli europei. Sembra che la lezione della tragedia di Chernobyl non abbia insegnato alle autorità di Kiev alcun approccio né responsabile né scientifico sull’uso dell’energia nucleare. Di fatto, in Ucraina, la sicurezza nucleare è subordinata all’adempimento di ambizioni politiche e forse di altri “tangibili” interessi. Le ripercussioni di possibili avarie o d’incidenti con le rispettive responsabilità, ricadranno totalmente sulla leadership ucraina e sul fornitore americano.
Alla seguente dichiarazione ufficiale del Ministero degli Affari esteri della Federazione Russa, l’Ente per l’Energia Atomica ucraino “Energoatom” ha risposto che l’Ispettorato statale per la regolamentazione nucleare dell’Ucraina (ГИЯРУ) in accordo con la soluzione tecnica per l’introduzione di combustibile nucleare della società Westinghouse ha solo ammodernato l’unità  № 3 della Centrale Nucleare Sud ucraina (ЮУАЭС) di Zaporozhye. Si tratterebbe di test per l’utilizzo del nuovo combustibile americano. Secondo Energoatom: “L’introduzione del combustibile nucleare della società Westinghouse si svolge senza problemi, e in stretta conformità con le norme e i regolamenti relativi al nucleare e alla sicurezza dalle radiazioni, definite dalla legislazione ucraina” [Fonte: qui].

Una vera emergenza

Purtroppo i dati riportati dalle relazioni del 28 e del 29 dicembre del Servizio Nazionale ucraino per le Situazioni di Emergenza (ДСНС) sulla situazione nei pressi della centrale nucleare di Zaporozhye, pubblicati da Life News, indicano dei dati per nulla rassicuranti.
[IMMAGINE: Relazione del 28 dicembre del Servizio Nazionale ucraino per le Situazioni di Emergenza]
Sulla base di tali relazioni, infatti, il livello massimo di radiazioni nei pressi della centrale nucleare è risultato 16 volte superiore rispetto alla norma accettabile: dai 4,76 µSv/h. del 28 dicembre, ai 4,91 µSv/h. del 29.
[IMMAGINE: Dettaglio della relazione del 28 dicembre]
In Ucraina non tutti si sono allineati alle decisioni governative, anzi, ci sono esperti che ritengono illegale e pericoloso l’uso del combustibile americano nelle centrali nucleari ucraine [Fonte: qui].
Secondo loro, infatti, serviranno ancora molti anni per arrivare a una diversificazione del combustibile nucleare in Ucraina, e solo dopo tutta una serie di test e di adattamenti strutturali. 

Voci critiche dall'Ucraina

Tra questi"non allineati" figura il segretario esecutivo della Società Nucleare Ucraina Sergej Barbashov, ritiene che la sconsiderata e pericolosa decisione di sostituire il combustibile russo senza riflettere sulle pericolose conseguenze risponda solo a logiche politiche. 
L’esperto sostiene inoltre che: “Non sono ancora stati completati tutti i test di questo combustibile nei nostri reattori, e sono necessari”; secondo le sue stime, questo processo può richiedere fino a cinque anni poiché, aggiunge: “Il carburante degli Stati Uniti non è idoneo per le nostre unità”.
Secondo il presidente del consiglio del Centro Internazionale “Energia e informatica XXI” Michail Vataghin, l’uso dei materiali della Westinghouse è pericoloso in quanto infrange il principio di “unità tecnica”, dove l’uso di componenti non-originali può compromettere il funzionamento del propulsore nel suo complesso. 
Dello stesso parere anche Gheorghij Kapchinskijmembro del consiglio consultivo internazionale per la sicurezza nucleare, ex capo del Dipartimento per l’energia atomica e l’industria del Consiglio dei Ministri dell’URSS: “Il reattore è una sorta di corpo di cilindro, al cui interno si trovano le barre. Tutto questo è avvolto da una singola tecnologia che per le centrali ucraine è russa. Un’intrusione di altre tecnologie in questo sistema può portare a rischi precisi, perciò difficilmente si può parlare di convenienza”.
[IMMAGINE: Relazioni del 29 dicembre del Servizio Nazionale ucraino per le Situazioni di Emergenza]
Anche le autorità della vicina autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk, hanno già lanciato l’allarme: la fuoriuscita di radiazioni dalla più grande centrale nucleare ucraina (quella di Zaporozhye) potrebbe presto portare ad una “seconda Chernobyl nel centro dell’Europa.” [Fonte: qui].
Questo è ciò che ha affermato in un comunicato inviato a “Interfax” Dennis Pushilin, uno dei leader dell’autoproclamata Repubblica. Anche a questo grido d’allarme, Energoatom ha risposto assicurando che non vi è stato nessun incidente “né nucleare, né di altro tipo” e che non sussistono “conseguenze di radiazioni”.
[IMMAGINE: Dettaglio della relazione del 29 dicembre]
Pushilin ha avvertito che il rifiuto dell’Ucraina di cooperare con la Russia nel campo della tecnologia nucleare potrà portare a un’autentica catastrofe nucleare. In un prossimo futuro tali incidenti potrebbero verificarsi anche nella centrale nucleare di Khmelnitsky, anch’essa interessata nel programma di sostituzione del combustibile nucleare.
Fonte delle immagini: qui [ http://lifenews.ru/news/147890 ]

L'autore

Eliseo Bertolasi, ricercatore associato e analista geopolitico all'Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG) di Roma, c’informa dei rischi di una possibile catastrofe nucleare in Ucraina.

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18/01/2015

Ucraina: ennesimo incidente tra le centrali nucleari


di Eliseo Bertolasi


Nella notte del 15 gennaio, un incendio ha interessato la centrale nucleare sud-ucraina della città di Nikolaev. La notizia, data dall'ufficio stampa del Dipartimento di Stato ucraino è solo l'ultima di una lunga serie.Da quando la società statunitense Westinghouse sta cercando di utilizzare il proprio combustibile nucleare sui reattori di progettazione sovietica presenti in Ucraina, questi incidenti si succedono con inquietante frequenza

Sul territorio della centrale nucleare sud-ucraina della città di Nikolaev c’è stato un incendio nella notte del 15 gennaio. La notizia è riportata dal servizio stampa del Dipartimento di Stato ucraino per le Situazioni d’Emergenza della regione di Nikolaev.
Dai dati riportati, l’incendio è stato individuato alle 22.03 ed è stato estinto alle 23.43 ed ha interessato un’area di 100 mq.
Le sue cause sono presumibilmente dovute a dei problemi elettrici sull’autotrasformatore 1AT. In seguito il personale di turno ha interrotto l’alimentazione elettrica dal trasformatore. Secondo i risultati delle prime verifiche, sul sito della centrale e nelle sue immediate vicinanze le radiazioni di fondo non supererebbero la norma. Come indicato nel rapporto, per spegnere le fiamme sono intervenuti 16 mezzi e 125 persone. Presso il sito opera ora una commissione per stabilire con precisione le cause dell’incendio e le sue conseguenze.
Si tratta dell’ennesimo incidente. Negli ultimi tempi tali situazioni d’emergenza nelle centrali nucleari ucraine accadono con una certa frequenza. Va ricordato che nelle giornate del 28 e 29 dicembre la grande centrale nucleare di Zaporozhye è stata interessata da una significativa fuga di radiazioni (16 volte superiori alla norma).Tutto ciò nonostante le dichiarazioni, il 3 dicembre (in seguito ad un’altro incidente, il 28 novembre, sul reattore numero tre della stessa centrale di Zaporozhye), del premier Yatsenyuk e soprattutto del ministro dell’Energia e dell’Industria Demchishin, il quale ha assicurato che tutto è nella norma e che non sussiste alcuna minaccia.
Da quando la società statunitense Westinghouse sta cercando di utilizzare il proprio combustibile nucleare sui reattori di progettazione sovietica presenti in Ucraina, questi incidenti si rincorrono. Tuttavia, i media occidentali tacciono! La comunità internazionale fino ad ora non ha intrapreso alcuna azione per controllare o almeno monitorare la situazione tra le centrali nucleari ucraine. 
Come mai non è ancora stata organizzata una commissione internazionale con la partecipazione di esperti provenienti da Europa, Russia Ucraina?
In caso d’esplosione di un reattore nucleare ucraino le gravi conseguenze che ne deriverebbero, si percuoterebbero non solo sull’Ucraina ma su tutto il continente europeo.

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Altri articoli:

Reportage dall'aeroporto di Donetsk (Eliseo Bertolasi, 19/12/2014)
Vi offriamo un reportage del nostro corrispondente Eliseo Bertolasi dal cuore dell'aeroporto di Donetsk, scenario dei feroci combattimenti tra l'esercito ucraino e i miliziani. Immagini uniche che parlano da sé. Inoltre in esclusiva intervista ai miliziani presenti sul campo…

La tragedia non raccontata del Donbass (Tatiana Santi intervista Eliseo Bertolasi)

DONETSK: VOLONTARI ITALIANI CON I FILO-RUSSI DEL DONBASS (di Eliseo Bertolasi, 7 gennaio 2015)
Dall’aeroporto di Donetsk da mesi passa la linea del fronte. Da una parte le forze di Kiev costituite sia dall’esercito governativo che dalle varie unità della Guardia Nazionale, i volontari nazionalisti di estrema destra sostenitori dell’Euromaidan. Dall’altra i combattenti dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk, la “opolcénie”, i cosiddetti “miliziani filorussi”...







(english / italiano)

NOME E COGNOME DELL'AVIERE UCRAINO CHE HA ABBATTUTO IL VOLO MH17
Malaysian Boeing hit by an Ukrainian pilot

Dmitro Jakazuz o Vladislav Voloshin? Non spererete mica che ve lo dica RaiNews24?!... (Rassegna a cura di Italo Slavo)


Sullo stesso tema si vedano anche i nostri post e collegamenti:

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Fonte: pagina FB di Giulietto Chiesa, 25/11/2014

Tenere nascosti gli autori dell'abbattimento del Boeing Malaysiano non sarà possibile a lungo.
"Momento della verità", trasmissione del canale 5 russo, condotta da Andrei Karaulov, ha aperto diverse pagine fino ad ora sconosciute. Da chi ha avuto le informazioni Karaulov non viene detto. Ma lui stesso sfida gli eventuali contestatori: "Che mi interroghi la Commissione Internazionale che indaga sull'abbattimento del Boeing". Affermazioni, dunque, da verificare, ma troppo nette per poter essere gettate nel cestino come dei "si dice". Vediamo se, da chi e come saranno smentite. Intanto eccole, qui riassunte: 
1) Quella mattina dei 17 luglio era in volo nello spazio aereo ucraino una intera squadriglia dell'aviazione ucraina. Se ne conosce il numero: la 229-esima, composta da numero quattro Sukhoi-25, di cui si conoscono i numeri dipinti sulla fusoliera: 06, 07,08, 38.
2) Il Boeing malaysiano è stato abbattuto dal Sukhoi-25 che portava il numero 08. 
3) Il pilota che lo guidava era il vice colonnello Dmitro Jakazuz. Che il giorno dopo il massacro è partito alla volta degli Emirati Arabi Uniti. Secondo le affermazioni di Karaulov, si trova ancora da quelle parti. Sempre che sia ancora vivo. 
4) Il controllore di volo che, da Kiev, seguiva gli eventi quella mattina si chiama Anna Petrenko. Dalle pagine Facebook che la riguardano si vedono le foto con il suo fidanzato, di Settore Destro. Ma questo è il meno. Il giorno 18 luglio, successivo all'abbattimento del Boeing, Anna Petrenko è partita per le ferie. Che continuano a tutt'oggi (sempre che sia ancora viva). Non risulta che la Commissione Internazionale d'inchiesta abbia cercato di interrogarla.
Conclusione provvisoria. Fin d'ora si può dire che l'Occidente sta superando se stesso nel vortice delle menzogne. In difesa di un gruppo di criminali portati al potere da un colpo di stato guidato da squadre naziste, finanziate dagli Stati Uniti d'America, e sostenute da alcuni paesi europei, come la Polonia e la Lituania.

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Fonte: pagina FB "Fronte Sud", 3/12/2014
https://www.facebook.com/southfrontital/posts/679491385503102

ecco finalmente il FAMOSO VIDEO della BCC Russia che dimostra che il volo MH17 e' stato ABBATTUTO DA I CACCIA DI KIEV.
CENSURATO IL GIORNO DOPO.
PandoraTv l'aveva mostrato e ora si sono presi una denuncia !!!
Ecco la spiegazione di Pandora Tv 
http://www.youtube.com/watch?v=f3UpgxLZDFE
Ecco il video integrale della BBC in Russo sottotitolato in inglese.
http://www.youtube.com/watch?v=rVdwUdlswOY
Qualche volta la BBC dice la verita' anche se solo per un giorno.

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MH17: l'agonia di una menzogna (di Giulietto Chiesa, giovedì 4 dicembre 2014)
La saga delle menzogne sulla 'Ustica ucraina' è sempre di più la metafora della fine della illusione democratica del mondo occidentale…
http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=113082&typeb=0&MH17-l-agonia-di-una-menzogna

PTV News 10 dicembre 2014 – MH17. Cosa hanno da nascondere? / L’Europa può rinunciare al South Stream?
http://www.pandoratv.it/?p=2478
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=L6_5xZSaWYU

PTV News – speciale – MH17: spunta un testimone oculare
http://www.pandoratv.it/?p=2475
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=3s3yJgFxfhE

Hot news! Malaysian Boeing MH17 destroyed Ukrainian Su-25 pilot Captain Voloshin (23 dic 2014)
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=yKigr2PRHeY

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Nei media russi pubblicate prove coinvolgimento Ucraina in abbattimento Boeing malese

23/12/2014 – L'aereo di linea della Malaysian Airlines sarebbe stato abbattuto nei pressi di Donetsk dal bombardiere ucraino “Su-25”.
Lo ha riferito al quotidiano Komsomolskaya Pravda un militare in servizio nella base aerea di Dnepropetrovsk che secondo il suo racconto avrebbe visto decollare l'aereo con missili "aria-aria" nella zona dell'operazione antiterrorismo nella regione di Donetsk nello stesso giorno dello schianto del Boeing malese.
Nel pomeriggio, circa un'ora prima dell'abbattimento del "Boeing", erano stati fatti decollare 3 bombardieri. Non ricordo l'ora precisa. Un aereo era dotato di missili "aria-aria". Era un Su-25", - ha detto la fonte rimasta nell'anonimato al giornale.
Quel giorno tornò alla base solo il bombardiere dotato dei suddetti missili, mentre gli altri 2 aerei da guerra erano stati abbattuti. Il bombardiere non aveva munizioni e il pilota, che il testimone ha indicato con le generalità Vladislav Voloshin, era "molto spaventato". "Aveva forse paura di essere punito per aver abbattuto il "Boeing", confuso probabilmente per un aereo militare nemico, "- ha dichiarato la fonte.
Il testimone ha inoltre raccontato che i missili installati sul “Su-25” in precedenza erano stati disattivati, ma una settimana prima dello schianto del "Boeing" erano stati rimessi in funzione "con urgenza".
L'interlocutore del giornale non esclude che il pilota possa aver confuso il "Boeing" con un caccia. "La distanza era grande, non era in grado di vedere esattamente che tipo di aero fosse," - ha detto, spiegando che questo tipo di missili hanno una gittata fino a 10 chilometri.
Il Boeing 777 della compagnia aerea Malaysia Airlines, partito da Amsterdam e diretto a Kuala Lumpur, si è schiantato il 17 luglio nei pressi di Donetsk. A bordo si trovavano 298 персоне: non c'è stato alcun superstite. Le autorità di Kiev hanno accusato le milizie separatiste di aver provocato il disastro, a loro volta i filorussi hanno dichiarato di non aver mai avuto armi per abbattere un aereo di linea in quota di volo.

Fonte: http://italian.ruvr.ru/news/2014_12_23/Nei-media-pubblicate-prove-coinvolgimento-Ucraina-in-abbattimento-Boeing-malese-4149/

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Fonte: pagina FB di GIULIETTO CHIESA, 23/12/2014

Un testimone parla con i giornalisti della Komsomolskaja Pravda. Ha visto il pilota che ha abbattuto il Boeing malaysiano. Lo conosceva e ne conosce il nome: un capitano, di nome Voloshin. Ha visto il Su-25 che prendeva il volo con missili aria-aria sotto le ali, tornare a terra senza quei missili. Aeroporto di partenza: vicino a Dnepropetrovsk. Lo ha sentito dire: "non era l'aereo giusto". E molte altre cose. Un'altra versione della tragedia, ma anche questa è una versione che parla della responsabilità ucraina nell'incidente. Il nome del testimone (ucraino) non viene rivelato "per ragioni di sicurezza". E' fuggito in Russia ma ha lasciato i parenti in Ucraina. 
La Commissione d'inchiesta russa lo interrogherà al più presto. Vedremo se la Commissione Internazionale farà altrettanto. Intanto il mondo dell'informazione internazionale ha dimenticato il Boeing abbattuto. Adesso che i sospetti si addensano sull'Ucraina, è meglio non parlarne. 


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В украинских ВВС нашли летчика, которого источник «КП» обвинил в гибели Boeing (23/12/2014)
Пока Следственный комитет России проверяет показания о том, как украинский штурмовик сбил малайзийский Boeing, журналистам удалось найти в составе ВВС Украины летчика по фамилии Волошин. Именно о нем, по всей видимости, и говорил свидетель на встрече с главным редактором и журналистами «Комсомолки»…

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Malaysian Boeing hit by an Ukrainian pilot - captain Voloshin

Nicolai VASERGOV , Dmitry STESHIN, Vladimir SUNGORKIN
25 Декабря 2014 14:50

A “secret witness” has appeared in the “Malaysian Boeing” case; his evidence drop all the charges against opolchenye – militia and Russia. And also explain the mysterious behaviour of Western experts [“Кomsomolskaya Pravda” exclusive]

This man came to the “Кomsomolskaya Pravda” Editorial office just on his own. We checked his papers – he is not an actor and not a man of straw. We cannot yet reveal the real data of the witness –our interlocutor’s relatives still are in Ukraine and he is afraid of revenge and blackmail. Judging by the facts Alexandr told us (let us name him so) – his concerns are quite real. Here is the transcript of our conversation almost without any cuts.
BOMBER RETURNED WITHOUT MISSILES 
- Where were you on July 17, 2014, onwards, the day when the Malaysian Boeing was shot down? 
- I was on the territory of Ukraine, in the city of Dnepropetrovsk, Aviatorskoe settlement. That is a usual airport. At that time, there were fighter jets and helicopters. Air jets performed regular flights, bombed; the Su-25 hedgehoppers bombed Donetsk, Lugansk. This went on for a long time.
- Did air jets flew every day? 
- Daily.
- Why did you assume that those aircraft could be related to the loss of Boeing? 
- For several reasons. Eight aircraft were stationed there, and only two of them had “air-to-air” missiles. They were hanged.
- Why? Were there any air battles in the air? 
No, the missiles were hanged onto the aircraft to cover themselves in the air. Just in case. Mainly ammo on sling for operation towards earth. Non-guided missiles, bombs.
- Tell us about July 17. 
- The air jets flew on a regular base. Starting with the morning and all day long. By the second half of the day, approximately an hour before the shooting down of the Boeing, three hedgehoppers took off into the air. I do not remember the specific time. One of the three air jets was fitted with such missiles. It was a Su-25.
- Did you see it personally? 
- Yes.
- Where was your observation point? 
- In the territory. I cannot say specifically.
- Did you have the opportunity to watch specifically what was hung to the air jet pylons? Could you mix up air-to-air and air-to-earth missiles? 
- No, I could not mix them up. They differ in sizes, empennage, and color. The guidance head. It is so easy to recognize it. Actually, after some time only one jet returned, and two had been shot down. Somewhere in the East of Ukraine, I was told so. Only one jet returned, which had those suspended missiles.
- So, did it return already without missiles? 
- Without any missiles. And the pilot was very frightened.
- Are you familiar with that pilot, did you see him? 
- Yes.
- And can you tell us his name? 
- Voloshin last name.
- Was he alone in the aircraft? 
- Yes. The aircraft is designed for one person.
- Do you know his first name? 
- It was like Vladislav. I am not so sure. A captain.
- So captain Voloshin returned. What was next? 
- He returned with the empty ammunition load.
- Were there no missiles? 
- Yes.
“THE AIRCRAFT, IT WAS NOT THE ONE” 
- Tell us, Alexandr, the aircraft returned from the combat mission, you do not yet know about the loss of Boeing, but still you somehow are surprised by the fact that there are no more “air-to-air” missiles. Why? 
- Those missiles “air-to-air” are not part of the basic ammunition load. They are hung according to a special order. Usually, they tried not to rise into air such jets with such missiles. Because it is not allowed to transport such a missile along in the air. Only two missiles of this type may be carried by such a jet. And it was never for them to be applied before. They were amortized beforehand. But just a day before, in a week time before this incident (loss of Boeing. - Editor), the use of these missiles has been urgently extended. And they were again delivered as ammunition. They have not been used for many years.
- Why? 
- Their effective resource ended. Too old, yet Soviet production. But it was an emergency order and their resource was extended.
- And was it that day when they were hung to the air jet? 
- They stood all time long with those missiles.
- But still they did not fly? 
- They tried to let them fly as rare as possible – each flight reduces the resource. But this was the day when the jet to departure.
- And did it return without them? 
- Yes. Knowing a little bit that pilot... (quite possible that the other two jets were shot down in front of him), and he had some scared reaction, inadequate. He might be frightened or as a revenge run the missiles into the Boeing. May be he just took it for some other combatant air jet.
- Are these missiles with self-guided heads? 
- Yes.
- When he pushed them, did they begin to search for the target? 
- No. The pilot himself fixes the target. Then he launches the missile, and it flies to the target.
- Could the pilot use these missiles at ground targets? 
- That is pointless.
- What else did you remember that day? What did the pilot say? 
- The phrase he said after he was taken out of the jet: “The aircraft, it was not the one”. And in the evening there was a phrase, a question from a pilot for him, to the same Voloshin: «What about the aircraft?». And he answered: «The aircraft got on a wrong time to a wrong place”.
“AND THE DEPARTURES CONTINUED AFTER THE TRAGEDY” 
- How long did that pilot serve there? How old is he? 
- Voloshin is about 30 years old. His regiment is based in Nikolayev. They were sent to Dnepropetrovsk. Just before that, they had a mission to Chuguev, near Kharkov. And for all that time they bombed Donetsk and Lugansk. Moreover, according to the information from one of the servicemen in the regiment in Nikolayev, they still continue to do that.
- Did the pilots have a good combat experience? 
- Those who were there, they had experience. The Nikolayev regiment was the best regiment of Ukraine for 2013, as I know.
- Was the story with the Boeing somehow discussed among the pilots? 
- All the attempts to discuss were suppressed immediately. And the pilots mainly communicated among them, they are, you know, so ... proud.
- After everybody learned of this Boeing, - what happened to that pilot, to captain Voloshin? 
- Departures continued afterwards. Moreover, the pilots were not changed. There were the same faces.
“THERE WERE NO FLIGHTS... BUT THEY WERE SHOT DOWN” 
- Let’s try to simulate events. How could they develop? Three aircraft flew on a combat mission. They were roughly in that area, where the Boeing was. Two aircraft were shot down. This captain Voloshin got nervous, was scared, and perhaps he took the Boeing for a warplane? 
- It is possible. It was a big distance, he just could not see specifically what type of aircraft it was.
- Which is the distance these missiles are launched? 
- They may fix the target from some 3 - 5 kilometers.
- And what is the difference of speeds in a warplane and a Boeing? 
- There is no difference: a missile has a pretty good speed. It’s a very fast missile.
- Does it catch up anyway? And what is the height? 
- He may properly do it at his maximum lift - at 7 thousand meters – quite easy fix the target.
- Can reach it upwards? 
- Yes. The aircraft cam simply uplift the snoot, and it is not a problem to fix that and launch the missile. The range of this missile is over 10 kilometers.
- What is the distance from the target where the missile explodes? Can it hit the hull of the craft and explode? 
- Depending on the modification. Literally, it can hit the hull from the distance of 500 meters.
- We worked at the disaster place and we noticed that the fragments hit the hull very closely. The feeling was that the explosion was literally in some two meters from the Boeing. 
- There exists such a missile. It is the principle of pellets – the missile explodes and the pellets disperses. Afterwards the main warhead of the missile hits.
- Ukraine declared that on that day they had no combat flight missions. We have controlled different consolidated sources on downed aircraft; Ukraine denies everywhere that its warplanes made flights that day. 
- I know that. Ukraine also stated that the two aircraft were downed on the July 16th, and not on the 17th. And the date was modified for several times. But in reality the departures were on a daily basis. I have seen that myself. Departures had place even during the armistice, however less frequently.
PROHIBITED BOMBS 
- What kind of weapons was on the aircraft from your airport? Were there used phosphorous bombs, incendiary mixtures? Ukrainian artillery used them on ground very actively. 
- I did not see any phosphorous (bombs). But still fuel-air bombs were used.
- Are they prohibited? 
- Yes. The bomb was specially assigned for Afghanistan. It has been prohibited and they did not use it until recently. It is prohibited by some convention, I do not remember, I will not say. This bomb is unhuman, it burns everything. It burns absolutely everything.
- Did they hang them on and use during the combat missions? 
- Yes. Also there have been the prohibited cluster bombs. Aviation cluster bomb – it depends on the size – can hit a very dimensioned target. One bomb can cover an athletic field. And that is completely, all the surface absolutely, the entire area of two hectares.
- Why did they decide to use such weapon? 
- All of them executed the order. And it was unclear who gave that order.
- What is the sense of such a weapon - intimidation? 
- A maximum destruction of manpower.
THEY CAN BEAT YOU FOR ANY CARELESS WORD 
- Why did you leave for Russia, why did you take the decision to speak about that? Why, finally, no one knew about that earlier? For you are not the only witness! 
- Everybody is frightened by the SBU(Security service of Ukraine. – Editor.) and the national guard. People can be beaten for any careless word, arrested for any tiny suspicion of being sympathetic towards Russia or to the opolchenye/militia. While I was from the very begging against this “anti-terrorist operation”. I do not agree with the policy of the Ukrainian state. The civil war is a wrong thing. It is not normal to you’re your own people. And I do not agree initially to participate somehow or be on the side of Ukraine, being partially involved in that!
THE REFERENCE FROM “КOMSOMOLSKAYA PRAVDA” 
What weapons were used by the Ukrainian aviation in Donbass sky 
R60 missile – guided, close-in slugfest “air-to-air” 
Developed in 1967. Has a specific empennage and solid-propellant engine. Infrared self-guide head. R60 is equipped with proximity fuzes, the blasting of the missile takes place at a distance of 5 to 2,5 meters from the target. Projectiles – wolfram wire or bars. Practical flight range makes 10 - 12 kilometers. Starting with 1973 used on all the types of fighter jets and on hedgehoppers. For the last 10 years this armament is not in service with the Russian army, the manufacturing of missile is shut, the special pylons for the missile sling are not used and are not manufactured. Delivered for export.
ODAB-500 - Fuel-air aviation bomb 
This type of bomb is the most prevailing in the post-Soviet space. It is designed for the damage of manpower, industrial constructions, easy-vulnerable equipment, light engineering construction; for antipersonnel and antitank minefields clearing. Used from heights of 200 - 1000 meters. The bomb contains 193 kilograms of piperylen – a flammable liquid, which in blasting transforms into aerosol and is blasted by a second charge. The effective casualty radius makes 30 meters. It is considered a non-conventional ammunition.
Used as well in hedgehoppers Su-25.
RBK – Single cluster bomb 
The most prevailing variant in the post-Soviet space. The representation depends on the type; a container equipped with aircraft bombs of small caliber, which disperses in the blast of the charge combat elements over the target. It is considered a non-conventional ammunition. Used in most types of Soviet and Russian aircraft.
The editor office of the “Кomsomolskaya Pravda” will continue the research on this topic, including the facts, on which our collocutor asked us no to public anything now, for example, on the possible role of the Air Defense of Ukraine in the disaster with the Malaysian Boeing.
Translated by Anna Dinuts

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Il pilota che ha abbattuto il Boeing malese del volo MH-17 (DICEMBRE 26, 2014)
Capitano Vladislav Valerevich Voloshin: “l’aereo era nel posto sbagliato al momento sbagliato“. Vladimir Sungorkin, Dmitrij Steshin e Nikolaj Varsegov, Komsomolskaja Pravda (kp.ru) – Fort Russ
Nel “caso del Boeing malese” un testimone “segreto” ha fatto un passo avanti eliminando ogni accusa su milizia e Russia, e spiegando il comportamento misterioso degli esperti occidentali. Quest’uomo è venuto nella redazione di “Komsomolskaja Pravda“. Abbiamo controllato le sue carte, non è un attore e una persona fittizia. Non possiamo ancora rivelare i suoi dati personali, ha parenti in Ucraina e ha paura di vendette e ricatti. A giudicare da quello che Aleksandr (il suo nome) ci ha detto, la paura è sufficientemente motivata. Forniamo una trascrizione della nostra conversazione praticamente integrale…

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Fonte: pagina FB di GIULIETTO CHIESA, 25/12/2014

PER COSA E' STATO PREMIATO IL PILOTA VOLOSHIN?

Sul sito del Presidente dell'Ucraina, Petro Poroshenko, è presente un decreto presidenziale (numero 599/2014) che concede al pilota Voloshin l'ordine "Per il coraggio", di terzo grado. La data in cui è stato firmato è quella del 19 luglio 2014, due giorni dopo l'abbattimento del Boeing malaysiano nei cieli dell'Ucraina. Il nome di Voloshin è apparso sulla Komsomolskaja Pravda e in diversi canali tv russi come quello del pilota del Sukhoi 25 che avrebbe abbattuto l'aereo malaysiano con 298 persone a bordo il 17 luglio scorso.

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Aereo malese abbattuto in Ucraina, un testimone: “è stato un caccia di Kiev”

Redazione Contropiano, 25 Dicembre 2014

Continua a distanza di mesi lo scambio di accuse tra governo russo e regime ucraino sull’abbattimento il 17 luglio scorso di un Boeing della Malaysian Airlines che provocò la morte di tutti i passeggeri e dell’equipaggio, episodio che contribuì ampiamente a rafforzare le sanzioni già imposte contro Mosca da parte di Stati Uniti e Unione Europea. 

Stavolta ad accusare il regime ultranazionalista di Kiev è un militare ucraino - di cui però non sono state fornite le generalità - che ha disertato, consegnandosi alle autorità russe, e che avrebbe raccontato alla speciale commissione di inchiesta istituita da Mosca che ad abbattere il volo di linea MH17 della Malaysian Airlines sarebbe stato un caccia ucraino SU-25 pilotato dal capitano Voloshyn delle forze aeree di Kiev.
"Secondo il resoconto fornito da questo uomo, che ora viene trattato come testimone e al quale è stato assegnato uno pseudonimo per garantire la sua sicurezza, il Boeing 777 (…) potrebbe essere stato abbattuto il 17 luglio di quest'anno da un jet ucraino ", ha detto il portavoce del comitato d'inchiesta russo Vladimir Markin.
Già nell’agosto scorso alcuni media malesi di lingua inglese, citando fonti dei servizi segreti statunitensi, avevano diffuso questa versione dei fatti in controtendenza con la grande stampa internazionale che, senza alcuna prova, continuava ad accusare indifferentemente i guerriglieri del Donbass oppure direttamente le forze armate russe, anche se poi le perizie sulla fusoliera del velivolo hanno rivelato che a causare l’abbattimento furono proiettili di piccole dimensioni sparati da una distanza ravvicinata, escludendo così sia l’ipotesi di un missile a spalla – di quelli in possesso dei ribelli – sia del missile terra-aria presuntamente usato dalle forze armate di Mosca.
Secondo la versione fornita dal quotidiano russo Komsomolskaya Pravda nei giorni scorsi, basata sulle presunte rivelazioni del militare ucraino disertore, il 17 luglio nella zona di guerra sorvolata dal boeing malese erano stati abbattuti due aerei militari ucraini e il pilota di un terzo velivolo di Kiev, "spaventato", avrebbe mirato al volo civile per errore, sparando anche un missile aria-aria, forse confuso dai colori della compagnia di bandiera malesiana simili a quelli della bandiera russa.
Nessuna traccia di questa versione – tutta da confermare, ovviamente – sulla stampa italiana mentre a pochi giorni dall’entrata in vigore di una nuova tregua, che per ora sembra tenere, i rappresentanti della Giunta ucraina e quelli delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk sono impegnati in un nuovo ciclo di negoziati che potrebbe sfociare in un nuovo incontro tra le due delegazioni già nelle prossime ore. 

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MH17: La risposta pasticciata dei servizi segreti (di Giulietto Chiesa, 25 dicembre 2014)
O tempora, o mores! I servizi segreti europei paiono essere in piena decadenza. Forse a causa del fatto che sono delle semplici filiali della CIA…

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Ustica ucraina: anche l'Australia conferma che esiste l'accordo segreto

Sono sempre di più le conferme ufficiali che vengono via via strappate ai patron dell'indagine: sul volo MH17 c'è un diritto di omissis. Cosa copre? 

di Enrico Santi
lunedì 19 gennaio 2015


«Stabilire una piena, approfondita e indipendente indagine internazionale» sull'abbattimento in Ucraina del volo MH17 della Malaysia Airlines: questa era l'esigenza espressa dal Consiglio di sicurezza dell'ONU con la risoluzione n. 2166 approvata il 21 luglio 2014, cioè quattro giorni dopo il tragico evento:
I fatti, però, hanno dimostrato che sin dall'inizio le indagini sono state organizzate e costruite senza dare prova di indipendenza e trasparenza.

La delega al Dutch Safety Board
Il 23 luglio 2014 l'Ucraina ha delegato all'Olanda, precisamente al Dutch Safety Board, il compito di condurre le indagini sulle cause del disastro, sulla base di un accordo pubblicato anche su un sito istituzionale olandese.
Il paragrafo 3 dell'accordo indica chiaramente che lo scopo delle indagini delegate è solo quello di prevenire incidenti e non anche quello di attribuire colpe o responsabilità.

Il 9 settembre il Dutch Safety Board ha pubblicato il rapporto preliminare, che, però, come evidenziato da Megachip, porta a confermare le perplessità sulla trasparenza delle indagini (per via dell'errore nella traduzione fra il testo in inglese e il testo in olandese e del successivo tentativo maldestro di rimediare).

Il JIT e l'assenza della Malesia
Nella riunione dell'Eurojust del 28 luglio 2014 è stato istituito un gruppo di investigazione internazionale sul disastro dell'MH17, costituito da quattro Stati: Ucraina, Olanda, Belgio e Australia. L'esclusione della Malesia ha destato molto stupore. Non si comprende perché il Belgio (con 4 cittadini fra le vittime) sia stato preferito alla Malesia, considerando la nazionalità della compagnia aerea (Malaysia Airlines), la destinazione del volo (Kuala Lumpur) e il numero dei cittadini malesi morti (43). In seguito alla riunione del 4 dicembre, l'Eurojust ha comunicato che la Malesia diventerà membro del JIT (Joint Investigation Team), omettendo però di precisare che la partecipazione diventerà effettiva solo quando la Malesia firmerà uno specifico accordo (finora non ancora ufficializzato), come invece rivelato dalla polizia malese.

L'accordo segreto dell'8 agosto
Il 30 agosto 2014 Giulietto Chiesa e Pino Cabras hanno rivelato su Megachip e su PandoraTV.it l'esistenza di un accordo dell'8 agosto 2014 fra i quattro Stati (Paesi Bassi, Ucraina, Australia e Belgio) che compongono il JIT, che prevede un diritto di veto sulla divulgazione delle notizie e dei risultati delle indagini. In merito all'esistenza di questo patto segreto, a metà novembre le autorità olandesi hanno respinto le richieste di renderne pubblico il contenuto, presentate da due parlamentari della Camera Bassa degli Stati Generali dell'Aia (il cristiano-democratico Pieter Omtzigt e il social-liberale Sjoerd Wiemer Sjoerdsma). Il Ministero di giustizia olandese ha motivato il diniego con l'esigenza di preservare la stabilità delle relazioni internazionali. Ma, successivamente, il governo olandese ha iniziato a rivelare alcuni dettagli sul contenuto dell'accordo. Infatti, il 22 dicembre, in

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(english / italiano)

Soros e l'Ucraina / 2


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Vedi anche: 

Soros e l'Ucraina

Ecco come funziona la democrazia in Ucraina (di Fort Rus, 8 dic 2014)
Il 2 dicembre 2014 è stato varato il nuovo governo filo-occidentale dell'Ucraina. Come in ogni paese democratico che si rispetti i ministri sono stati votati in blocco e praticamente senza discussioni. Inoltre i ministeri chiave del paese economia,finanza e sanità sono andati a degli stranieri scelti da un privato, il miliardario americano George Soros". - videocommento del giornalista ucraino Anatolij Sharij...
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=9jZGVYbM4sw

Soros candidato alla Presidenza della Banca Nazionale d’Ucraina (VdR, 22/12/2014)
http://italian.ruvr.ru/news/2014_12_22/Soros-candidato-alla-Presidenza-della-Banca-Nazionale-d-Ucraina-0906/

E se il futuro capo della Banca Nazionale di Ucraina fosse George Soros in persona? (23/12/2014)

George Soros makes hush-hush trip to Kiev — RT Business 

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http://www.nrcu.gov.ua/en/148/587044/

National Radio Company of Ukraine - January 13, 2015

Ukrainian Parliament Speaker Volodymyr Hroisman meets with George Soros

Ukrainian Parliament Speaker Volodymyr Hroisman met with American business magnate, investor, and philanthropist George Soros in Kyiv on January 12 to discuss the need of reforms in Ukraine with the involvement of experts and civil society activists.The sides also agreed on the importance of the National Council of Reforms as a platform for the discussion of the most important bills in Ukraine, the Ukrainian parliament's press service reported.
Hroisman informed Soros that he had initiated the development of a recovery plan for Ukraine for 2015-2017, which has already been sent to the National Council of Reforms and is now being finalized by the government.This is the document that together with the 2020 Reform Program and the Ukraine-EU Association Agreement should become the basis for systemic reforms in Ukraine, Hroisman said.

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Magnate ricevuto con tutti gli onori. Usa offrono 2 mld dollari
(ANSA) - MOSCA, 14 GEN - Il controverso magnate George Soros ha incontrato a Kiev il presidente ucraino Petro Poroshenko dopo che ieri gli Usa si sono detti pronti a concedere 2 miliardi di dollari alla disastrata repubblica ex sovietica a patto che segua le indicazioni del Fmi. Soros, ritenuto a Mosca un dei burattinai delle cosiddette 'rivoluzioni colorate', ha visto pure deputati della nuova maggioranza filo-occidentale ucraina per discutere di "lotta alla corruzione" e di tutele per gli investitori esteri.

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[N.B. segnaliamo che il seguente articolo di Ennio Remondino, nelle didascalie delle foto ripetutamente scambia/confonde il nome dell'ex presidente filoamericano Juscenko con quello del recentemente deposto presidente filorusso Janukovic... Per il resto, l'articolo è fondamentalmente corretto]



Soros da Padrino a Kiev dopo decenni di trame. Vi sveliamo i segreti 

Soros per Mosca uno dei burattinai delle 'rivoluzioni colorate' a Kiev parla di "lotta alla corruzione" 

di Ennio Remondino – 15 gennaio 2015

Soros personaggio ‘controverso’ dice l’ANSA. Dunque ‘Il controverso magnate George Soros ha incontrato a Kiev il presidente ucraino Petro Poroshenko dopo che gli Usa hanno promesso 2 miliardi di dollari alla disastrata repubblica ex sovietica a patto che segua le indicazioni del Fmi

Oggi

Partiamo da una asettica ANSA che comunque usa un aggettivo audace: ‘Il controverso magnate George Soros ha incontrato a Kiev il presidente ucraino Petro Poroshenko dopo che ieri gli Usa si sono detti pronti a concedere 2 miliardi di dollari alla disastrata repubblica ex sovietica a patto che segua le indicazioni del Fmi. Soros, ritenuto a Mosca uno dei burattinai delle cosiddette ‘rivoluzioni colorate’, ha visto pure deputati della nuova maggioranza filo-occidentale ucraina per discutere di “lotta alla corruzione” e di tutele per gli investitori esteri’. Il ritorno dell’investimento Usa e Soros.
  
Un anno fa

Fu lo stesso miliardario americano, dicembre 2013,a rivelare alla CNN di essere responsabile della fondazione Ucraina che ha contribuito al colpo di Stato contro il presidente Ianukovitch e all’ insediamento di un governo anti Russo. «Molte persone sostengono che lei durante le rivoluzioni del 1989 ha finanziato le attività di gruppi dissidenti della società civile in Europa orientale, in Polonia, nella Repubblica ceca. Lo sta facendo anche in Ucraina?” «Well, I set up a foundation [.] Ho creato una fondazione in Ucraina prima che il paese diventasse indipendente dalla Russia”.
 
Sulla Maidan

Poi la vanità straripa. “Questa fondazione ha continuato a operare sino ad oggi e ha avuto un ruolo importante negli eventi recenti”, ha rivendicato Soros. Del resto la prima interferenza di Soros in Ucraina è datata e risale alla poi fallita “Rivoluzione arancione”. E’ noto che George Soros ha lavorato in collaborazione con l’USAID, la National Endowment for Democracy, l’International Republican Institute, il National Democratic Institute for International Affairs e la Freedom House per sostenere e far scoppiare rivoluzioni non cruente nell’Esteuropa e in Asia centrale ex sovietica.
 
Dieci anni fa

Ora un altro salto all’indietro, più consistente: reportage Tg1 poi su il Manifesto del dicembre 2004. Intervista a Stanko Lazendic per le strade di Novi Sad, in Voivodina, al nord della Serbia, quasi in Ungheria. Stanko aveva allora di 31 anni ma nella vita ne aveva già viste molte, a cominciare dalla galera di Milosevic. Diciassette arresti non sono male per un semplice leader studentesco, se mai Stanko è stato soltanto quello. Stanko quel 2004 non fu presente ai festeggiamenti dell’opposizione filo occidentale ucraina sulla piazza di Kiev che aveva contribuito a organizzare e a far vincere.
 
Shevardnadze e Yanukovic

Stanko Lazendic fu uno degli «Istruttori», uno dei «Trainers», che ha allenato la piazza arancione ad opporsi e a rovesciare il regime. Un po’ per idealità, sostiene Stanko, ma certo anche per soldi, da buon professionista. Socio fondatore della Ong serba «Center of not violent resistence». Accrediti professionali, la caduta dell’ex presidente georgiano Eduard Shevardnadze e allora del premier ucraino filo russo Viktor Yanukovic. I committenti delle prestazioni di destabilizzazione più o meno non violenta, prima di Soros fu la ‘Us Aid’, l’Istituto Internazionale Repubblicano di Bush, eccetera.
 
Istruzioni Cia

Dalla memoria di Stanko esce il nome di almeno un «docente» e le molte sigle di chi pagava i conti di quelle trasferte di «studio». Marzo del 2000, uno dei docenti di Stanko all’Hilton di Budapest, fu Robert Helvi, già colonnello della Cia, operativo a Rangoon e Burma. Helvi gli aveva insegnato la tecnica del Colpo di Stato col Guanto di Velluto. Tra i pagatori, oltre ai già citati, la Freedom House, le tedesche ‘Friedrich Ebert’ e ‘Konrad Adenauer’, la britannica ‘Westminster’. Ad esempio, ricorda Stanko: ‘In Georgia, contro Shevarndnadze, pagava Soros’. Quanto è strano il mondo, non è vero?
 
Ennio Remondino




(Sulla infame chiusura del Memoriale degli Italiani di Auschwitz, rispetto alla quale nessuna istituzione italiana ha proferito verbo, si veda:

MARTEDI' 27 GENNAIO 2015 ORE 9,00 
ACCADEMIA DI BRERA SALA NAPOLEONICA

 CONFERENZA

L’INSEGNAMENTO DELLA MEMORIA
STORIA, ARTE, RAZZISMO, DIRITTI UMANI
 

Il Memoriale Italiano ad Auschwitz rappresenta la deportazione e lo sterminio ed è un baluardo, con i suoi simboli, della Resistenza contro il razzismo. La Conferenza è dedicata allo studio e all’ insegnamento della Memoria, al di fuori delle consuete celebrazioni. La Memoria è il tessuto connettivo da cui si prende spunto per riflessioni a livello scientifico, un’occasione per approfondire le ragioni e le responsabilità del razzismo e dell’antisemitismo, per contrastare ogni forma di revisionismo e di manipolazione della storia, per riaffermare il valore dei diritti umani e per superare l’indicibilità della Shoà con il linguaggio evocativo dell’arte.

Franco Marrocco, Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Brera 
Presentazione

Massimo Pieri, Fisico, Matematico bioeconomista, Presidente di COBASE Associazione Tecnico Scientifica di Base (ECOSOC)
Introduzione critica “Da Stalingrado ad Auschwitz”

Sandro Scarrocchia, Docente di Metodologia della Progettazione e di Teoria e storia del restauro, Accademia di Belle Arti di Brera 
“Superare l’indicibilità della Shoà con il linguaggio dell’arte”

Manlio Frigo, Prof. O. di Diritto dell’Unione europea e della
Comunità internazionale, Università Statale di Milano
“La questione giuridica del memoriale e della memoria”

 Valentina Sereni, Architetto, restauro architettonico, Presidente di Gherush92 Committee for Human Rights (ECOSOC)
“Storia della Shoà

Delfina Piu, Docente Scuola Ebraica di Roma, project director Gherush92 Committee for Human Rights (ECOSOC)
“Dalla Shoà ai Diritti Umani”

On.le Serena Pellegrino, Gruppo parlamentare SEL
“Un’interrogazione parlamentare sul Memoriale”

Elisabetta Ruffini, Direttrice Istituto per la Storia della Resistenza 
e dell'Età Contemporanea
 “Il Razzismo e la Resistenza”


  10,50 Coffee break 

Angelo d’Orsi, Prof. O. di Storia del pensiero politico,
Dipartimento di Studi Storici Università di Torino
“Fra  Storia e Memoria”

Felice Besostri, Avvocato, docente di Diritto Pubblico Comparato
già  Senatore della Repubblica
“La discriminazione dei Roma”

Stefano Pizzi, Docente di Pittura, Accademia di Belle Arti di Brera, delegato alle Relazioni Esterne
“Le avventure del revisionismo”

Cesare Ajroldi, Prof. O. di Composizione Architettonica Università di Palermo
“Il Memoriale di Auschwitz e il restauro del moderno”

Chiara Palandri, Docente di Restauro dei manufatti cartacei  
Accademia di Belle Arti di Brera
“Conservazione dei materiali della Donazione Samonà” 

Marco Dezzi Bardeschi, Prof. O. di Restauro Architettonico 
Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano e direttore di Ananke 
“Auschwitz: salvare la testimonianza materiale”

Gregorio Carboni Maestri, Dottorando in Progettazione Architettonica
Università di Palermo
“Progetto di integrazione del Memoriale” 

Mauro Manzoni, Dipl. Spec. in Restauro dell’arte contemporanea
“Didattica del Memoriale” 

Stefano Mannacio, Economista project director di COBASE
Associazione Tecnico Scientifica di Base (ECOSOC)

Domande e risposte.  

Concludono
Valentina Sereni, Sandro Scarrocchia, Stefano Mannacio

Presiedono
Massimo Pieri e Sandro Scarrocchia

Comitato Scientifico
Valentina Sereni, Franco Marrocco, Sandro Scarrocchia, Massimo Pieri

Informazioni e adesioni
Cell. +39 
339 6938361

gherush92@...  ; relazioniesterne@...

 

Gherush92, Committee for Human Rights è un'organizzazione che gode dello status di consulente speciale con il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC), partecipa ai lavori del UN Human Rights Council e di  diversi programmi e convenzioni internazionali, come World Conference Against Racism (WCAR), ed è un Major Group nei programmi sullo sviluppo sostenibile.

Accademia di Belle Arti di Brera è una delle più antiche accademie italiane, che conserva la tradizione illuminista austriaca, francese e italiana, l’eredità risorgimentale e il dialogo artistico industriale della costruzione della Nazione, il lascito delle drammatiche vicende novecentesche, l’impegno resistenziale e l’appoggio militante allo sviluppo dell’arte contemporanea in tutte le sue espressioni. Dal 2008 sostiene la conservazione integrale del Memoriale italiano di Auschwitz.







[Il presidente russo Putin non è invitato alle celebrazioni per il 70.mo della Liberazione del lager di Auschwitz. Sarà invece presente il presidente tedesco Gauck, che in un libro del 2009 ("Winter im Sommer, Frühling im Herbst") descriveva i soldati dell'Armata Rossa come "puzzolenti di vodka", ladri e stupratori sistematici...

Sul revisionismo/rovescismo storico della UE su Auschwitz e nazismo si veda anche:

Chiuso il Memoriale degli Italiani ad Auschwitz
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/8184

Lo Stato italiano in tema di nazismo è neutrale
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/8183

Sul nazismo la UE si astiene / Evropska Unija na strani nacizma
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/8171

L'Anti-antifascismo di UE e USA
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/8166

Il premier euro-golpista ucraino Jazenjuk ritiene che l'Unione Sovietica invase la Germania e l'Ucraina

Da: Y&K Trümpy 
Oggetto: Europa immer wie verrückter
Data: 16 gennaio 2015 19:57:45 CET

Europa immer wie verrückter (die NATO konnte nicht in die Krim einmarschieren, und das wird nicht verziehen):
- Auschwitz wurde am 27 Januar 1945 von der Roten-Armee befreit. Wladimir Putin ist aber nicht zu den Feierlichkeiten zum Gedenken des 70. Jahrestages der Befreiung des Vernichtungslagers eingeladen worden!
Und weiter :
- Der ukraunische Ministerpräsident Jazenjuk zum II.WK: „Wir können uns alle sehr gut an den sowjetischen Einmarsch in die Ukraine und nach Deutschland erinnern“.
- Der Deutsche Bundespräsident Gauk zu den Soldaten der Roten Armee, die Deutschland befreiten: „Wesen mit asiatischen Gesichtszügen“, die „nach Wodka gerochen“ sowie „requiriert und geklaut“ hätten. Auch hätten sie „systematisch Frauen vergewaltigt“.
 

http://www.rtdeutsch.com/9601/headline/geschichtsrevisionimus-3-0-auschwitz-gedenken-ohne-die-befreier/

16. Januar, 2015

In einer Zeit, in der Ministerpräsidenten europäischer Staaten revisionistische Geschichtsdeutungen gegen Russland salonfähig machen, ist es nur konsequent, dass zum Gedenken des 70. Jahrestages der Befreiung des Vernichtungslagers Auschwitz der Präsident jenes Landes, das dieses am 27. Januar 1945 befreit hatte, nicht eingeladen ist. Bundespräsident und Kalter Krieger Gauck wird jedoch bei der Veranstaltung teilnehmen und spricht in Erinnerung an Sowjetsoldaten von „Wesen mit asiatischen Gesichtszügen die nach Wodka rochen.“

Mit beißendem Sarkasmus reagierten Nutzer der sozialen Netzwerke auf die faktische Ausladung des Präsidenten der Russischen Föderation, Wladimir Putin, von der bevorstehenden offiziellen Gedenkfeier zum 70. Jahrestag der Befreiung des von deutschen Hitlerfaschisten betriebenen Vernichtungslagers Auschwitz am 27. Januar. Putins Sprecher hatte zuvor erklärt, dass der russische Präsident keine Einladung zur diesjährigen Gedenkveranstaltung erhalten habe.

„Wenn es so weitergeht, steht in zehn Jahren in europäischen Schulbüchern, dass Deutschland und die Ukraine Auschwitz von den Russen befreit hätten“, hieß es unter anderem in den Sozialen Netzwerken. Viele Nutzer verwiesen auch darauf, dass die „Suworow-These“, wonach der Überfall der Hitlerwehrmacht auf die Sowjetunion ein legitimer präventiver Akt gewesen wäre, demnächst in Europa bald zum Konsens werden würde.

Schuldabwehr und Täter-Opfer-Umkehrung sind von jeher Kernpunkte des Geschichtsrevisionismus. Dies illustrierte kürzlich auch der ukrainische Premierminister Arsenij Jazenjuk im deutschen Fernsehen als er wörtlich und unwidersprochen von einer „sowjetischen Invasion in der Ukraine und in Deutschland“ im Zusammenhang mit der Niederschlagung der faschistischen Barbarei durch die Sowjetarmee gesprochen hatte.

Und in einem Europa, in dem rassistische Hetze gegen Muslime, Juden sowie Sinti und Roma mittlerweile wieder salonfähig ist und in dem man keine Scheu mehr davor empfindet, neonazistische Kräfte in der Ukraine zu hofieren, darf natürlich die Erinnerung an deutsche Kriegsverbrechen und den Holocaust an den Juden der „größeren Verantwortung“, die Deutschland nach Meinung der westlichen Eliten wieder in der Welt übernehmen soll, nicht länger im Wege stehen.

Der heutige deutsche Bundespräsident Joachim Gauck hat bereits lange vor seiner Wahl ins Amt der Relativierung der historischen Schuld des Hitlerfaschismus und der deutschen Aggressionspolitik verbal den Weg bereitet.

In seinen Memoiren will Gauck in den Soldaten der Roten Armee, die Deutschland befreiten, „Wesen mit asiatischen Gesichtszügen“ bemerkt haben, die „nach Wodka gerochen“ sowie „requiriert und geklaut“ hätten. Auch hätten sie „systematisch Frauen vergewaltigt“. 2010 warf er die Frage auf, „wie lange wir Deutschen unsere Kultur des Verdrusses noch pflegen wollen“.

„Das Geschehen des deutschen Judenmordes“ werde, so äußerte Gauck vor einigen Jahren, „in eine Einzigartigkeit überhöht“, weil „bestimmte Milieus postreligiöser Gesellschaften“ nach einem „Element des Erschauerns vor dem Unsagbaren“ suchten, und würdigte das Holocaustgedenken auf diese Weise zu einer bloßen Ersatzreligion für areligiös gewordene Gesellschaften herab.

Am 1. September 2014 nutzte er seine Gedenkrede in Gdańsk (Danzig)  zum 75. Jahrestag des deutschen Überfalls auf Polen ebenfalls, um gegen Russland Stimmung zu machen und durch aberwitzige historische Vergleiche deutsche Schuld zu relativieren. Davon fühlten sich prompt auch polnische Nationalisten dazu ermutigt, die Rote Armee der Hitlerwehrmacht gleichzustellen und die Präsenz von Repräsentanten der Russischen Föderation, insbesondere ihres Präsidenten Vladimir Putin, anlässlich des 70. Jahrestages der Befreiung von Auschwitz in Frage zu stellen. Versuche des Präsidenten Bronisław Komorowski, diesen Tendenzen entgegenzutreten, brachten keinen Erfolg.

Mehr als eine Million Todesopfer hatte die Sowjetarmee alleine bei der Befreiung des Deutschen Reiches – die für Gauck in seinen Memoiren  zufolge als „Schreckensnachricht“ gekommen war – und der von den Hitlerfaschisten besetzten Teilen Polens zu verzeichnen. Die Sowjetunion hat im Zuge der Wiederherstellung der territorialen Einheit des geteilten Deutschlands im Jahre 1990 die Anerkennung der Oder-Neiße-Friedensgrenze zur Voraussetzung einer Zustimmung zum 2+4-Vertrag zur Wiederherstellung deutscher Souveränität gemacht. Noch kurz vor dem Umbruch in der damaligen DDR hatten revanchistische Scharfmacher in Westdeutschland die „Grenzen von 1937“ beschworen, die bedeutet hätten, dass Deutschland auch Ansprüche auf die heute zu Polen und zur Russischen Föderation gehörigen früheren Reichsgebiete angemeldet hätte.

In der deutschen Ausgabe des „Schwarzbuch des Kommunismus“ hatte Gauck übrigens geschrieben, dass sich die deutschen Kommunisten mit ihrer Forderung nach Anerkennung der polnischen Westgrenze „unbeliebt gemacht“ hätten.

Das Simon-Wiesenthal-Zentrum hat sich für eine Einladung des russischen Präsidenten Wladimir Putin zum 70. Jahrestag der Befreiung von Auschwitz nach Polen ausgesprochen.

Wenn es jemand verdient, bei der Gedenkfeier zur Befreiung anwesend zu sein, ist es Wladimir Putin”, schrieb Efraim Zuroff, Direktor der israelischen Abteilung des Zentrums in Jerusalem. Die Rote Armee habe Auschwitz am 27. Januar 1945 befreit und dem Massenmord im größten deutschen Vernichtungslager ein Ende gesetzt.”


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http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/59033
Befreiung ohne Befreier
 
16.01.2015
BERLIN/WARSCHAU
 
(Eigener Bericht) - Mit einer faktischen Ausladung verhindern EU-Staaten die Teilnahme des russischen Präsidenten an den Feierlichkeiten zum 70. Jahrestag der Befreiung von Auschwitz. Damit bleibt der höchste Repräsentant desjenigen Landes, dessen Armee dem Massenmord in dem deutschen Vernichtungslager am 27. Januar 1945 ein Ende setzte, von der Gedenkveranstaltung ausgeschlossen. Anwesend sein wird hingegen der Präsident Deutschlands. Joachim Gauck hat schon seine Rede zum 75. Jahrestag des deutschen Überfalls auf Polen genutzt, um massiv gegen Moskau Stimmung zu machen und das Gedenken an die NS-Verbrechen in einen Appell zum Schulterschluss gegen Russland zu transformieren. In seinen Memoiren äußert Gauck über die Soldaten der Roten Armee, die Deutschland befreiten, sie seien Wesen "mit asiatischen Gesichtszügen", die "nach Wodka" gerochen sowie "requiriert und geklaut" hätten. Vor wenigen Jahren hat er darüber hinaus beklagt, "das Geschehen des deutschen Judenmordes" werde "in eine Einzigartigkeit überhöht", weil "bestimmte Milieus postreligiöser Gesellschaften" nach einem "Element des Erschauerns vor dem Unsagbaren" suchten. 2010 wurde er mit der Äußerung zitiert, er "frage" sich, "wie lange wir Deutschen unsere Kultur des Verdrusses noch pflegen wollen".

"Gleich wie die Nazi-Truppen"
Die Feierlichkeiten zum 70. Jahrestag der Befreiung des deutschen Vernichtungslagers Auschwitz sind bereits im vergangenen Jahr Gegenstand politischer Machenschaften geworden. Zum 60. Jahrestag der Befreiung hatte der russische Präsident Wladimir Putin noch selbstverständlich an dem Gedenken teilgenommen: Es war schließlich die sowjetische Armee, die am 27. Januar 1945 - nach schwersten eigenen Kriegsverlusten - Auschwitz erreichte und dem bestialischen Morden der Deutschen dort ein Ende setzte. Im Sommer 2014 kam es zu den ersten öffentlichen Vorstößen in Polen; dort wurde ein Parlamentsabgeordneter mit den Worten zitiert, die Rote Armee sei im Zweiten Weltkrieg "Aggressor gewesen", "gleich wie die Nazi-Truppen", weshalb Russlands Präsident nur zu einem "Bußgang" nach Polen kommen dürfe.[1] Meinte der polnische Präsident Bronisław Komorowski damals noch, Putins Teilnahme am Auschwitz-Gedenken stehe nichts entgegen, so haben sich nun antirussische Kräfte durchgesetzt und den Moskauer Präsidenten auf diplomatischem Wege ausgeladen. Polens Ministerpräsidentin Ewa Kopacz hat sich zudem Berichten zufolge dafür stark gemacht, dass Putin auch an einer Parallel-Gedenkveranstaltung in Prag nicht teilnehmen kann. Damit wird der Präsident des Landes ausgeschlossen, dessen Armee alleine bei der Befreiung des Deutschen Reichs und der deutsch besetzten Teile Polens mehr als eine Million Todesopfer zu beklagen hatte.

Gegen Russland gewendet
Mit Putins faktischer Ausladung schreitet die antirussische Instrumentalisierung der Erinnerung an die deutschen Menschheitsverbrechen voran. Schon am 1. September 2014 hatte Bundespräsident Joachim Gauck seine Gedenkrede in Gdańsk zum 75. Jahrestag des deutschen Überfalls auf Polen genutzt, um gegen Russland Stimmung zu machen. Gauck warf Moskau mit Blick auf den Konflikt um die Ukraine vor, "dem Machtstreben" Vorrang vor der "Wahrung von Stabilität und Frieden" einzuräumen. Die westliche Unterstützung für Umsturz und Bürgerkrieg in der Ukraine gänzlich ausblendend und zudem sämtliche westlichen Kriege von Jugoslawien über den Irak bis Libyen glatt ignorierend, unterstellte Gauck Russland, "internationales Recht [zu] brechen" und "fremdes Territorium [zu] annektieren".[2] Auf die Billigung der deutschen Okkupation von Teilen der Tschechoslowakei durch Großbritannien und Frankreich im Oktober 1938 anspielend, erklärte Gauck, gegen Russland zielend: "Die Geschichte lehrt uns, dass territoriale Zugeständnisse den Appetit von Aggressoren oft nur vergrößern." Das Gedenken an die NS-Verbrechen war damit in einen Appell zum Schulterschluss gegen das einst von Deutschland überfallene Russland gewendet worden.

Eine "Kultur des Verdrusses"
Gauck, der - im Unterschied zu Russlands Präsident Putin - am 27. Januar nach Auschwitz reisen wird, hat sich vor seinem Amtsantritt als Bundespräsident mehrfach öffentlich über sein Bild von der Befreiung Deutschlands 1945 und über seine Ansichten zur Shoah geäußert. Über die Befreiung Deutschlands schrieb er in seinen Lebenserinnerungen, sie sei als "Schreckensnachricht" gekommen; die Soldaten der Roten Armee nannte er Wesen "mit asiatischen Gesichtszügen", die "nach Wodka" gerochen, "requiriert und geklaut" und systematisch Frauen vergewaltigt hätten.[3] 2006 hat Gauck bedauernd behauptet, es gebe "eine Tendenz der Entweltlichung des Holocausts", die darin bestehe, dass "das Geschehen des deutschen Judenmordes in eine Einzigartigkeit überhöht wird, die letztlich dem Verstehen und der Analyse entzogen ist". "Bestimmte Milieus postreligiöser Gesellschaften" suchten beständig "nach der Dimension der Absolutheit, nach dem Element des Erschauerns vor dem Unsagbaren"; dieses könne auch durch "das absolute Böse" ausgelöst werden und sei "paradoxerweise ein psychischer Gewinn".[4] Gauck hat mehrfach geäußert, "die Deutschen" täten gut daran, ihren Umgang mit der Vergangenheit zu ändern: "Ich frage mich, wie lange wir Deutschen unsere Kultur des Verdrusses noch pflegen wollen", teilte er im Herbst 2010 mit.[5] Bereits zuvor hatte er auf die Frage, ob "die Mehrheit der Deutschen" reif sei für eine "Hinwendung zu den eigenen Opfern, die Hinwendung zum Patriotischen", bejahend erklärt: "So sehe ich das."[6]

Grobe Raster
Vor Gaucks Amtsantritt waren in der deutschen Öffentlichkeit durchaus noch kritische Stimmen zu seiner Geschichtsauffassung zu hören. So hieß es etwa mit Blick auf Äußerungen des heutigen Bundespräsidenten in der deutschen Ausgabe des "Schwarzbuch des Kommunismus", er neige "zu groben Rastern".[7] Gauck hatte geschrieben: "Unbeliebt machten sich die Kommunisten auch, als sie ... die Westverschiebung Polens und damit den Verlust der deutschen Ostgebiete guthießen." Und weiter: "Einheimischen wie Vertriebenen galt der Verlust der Heimat als grobes Unrecht, das die Kommunisten noch zementierten, als sie 1950 die Oder-Neiße-Grenze als neue deutsch-polnische Staatsgrenze anerkannten."[8] Gauck hatte sich zudem im Streit um das "Zentrum gegen Vertreibungen" auf die Seite der damaligen BdV-Präsidentin Erika Steinbach geschlagen, die vor allem in Polen wegen revisionistischer Äußerungen scharf kritisiert wurde. Ein "Zentrum gegen Vertreibungen" sei in Berlin ganz gewiss am richtigen Platz, ließ sich Gauck auf einer Website des BdV zitieren: Dorthin passe es, denn in Berlin sei es "am Ort verschiedener 'Topografien des Terrors', dem Ort der Wannseekonferenz und der Stasizentrale, dem einstigen Regierungssitz brauner und roter Despoten".[9]

Jazenjuks "sowjetische Invasion"
Gaucks Auschwitz-Reise und die Ausladung Putins fallen in eine Zeit, in der Berlin, um in Kiew einen prowestlichen Umsturz durchzusetzen, offen mit faschistischen Nachfolgern einstiger NS-Kollaborateure zu kooperieren begonnen hat (german-foreign-policy.com berichtete [10]). Deren antirussische Haltung ist inzwischen in die Kiewer Regierungspositionen eingegangen und findet zunehmend auch Anschluss an die deutsche Debatte, wo sie auf alte, ebenfalls antirussische Ressentiments trifft. Erst kürzlich hat ein Interview mit dem ukrainischen Ministerpräsidenten Arsenij Jazenjuk im deutschen Fernsehen Aufsehen erregt. Jazenjuk behauptete wörtlich: "Wir können uns alle sehr gut an die sowjetische Invasion in der Ukraine und in Deutschland erinnern."[11] Die Äußerung blieb unwidersprochen.

[1] Streit in Polen über Einladung Putins zu Auschwitz-Gedenken 2015. www.tt.com 09.05.2014.
[2] Gedenkfeier zum deutschen Überfall auf Polen 1939. www.bundespraesident.de 01.09.2014.
[3] Joachim Gauck: Winter im Sommer, Frühling im Herbst. München 2009. S. auch Hans-Rüdiger Minow: Der Zug der Erinnerung, die Deutsche Bahn und der Kampf gegen das Vergessen.
[4] Joachim Gauck: Welche Erinnerungen braucht Europa? www.robert-bosch-stiftung.de. S. dazu Der Konsenspräsident.
[5] "Mutige Politiker ziehe ich vor". www.sueddeutsche.de 30.09.2010.
[6] Gauck: Erinnerung an Vertreibung leugnet nicht den Nazi-Terror. www.dradio.de 31.08.2006.
[7] Daniela Dahn: Gespalten statt versöhnt. www.sueddeutsche.de 10.06.2010.
[8] Stéphane Courtois et al.: Das Schwarzbuch des Kommunismus. Unterdrückung, Verbrechen und Terror. München 1998.
[9] www.z-g-v.de.
[10] S. dazu Vom Stigma befreit
[11] www.facebook.com/tagesschau/posts/10152968920374407




INTERESSA A QUALCUNO?

Il decreto per il rifinanziamento delle missioni militari all'estero dal 1 gennaio 2015 non è stato ancora varato e in Afghanistan il 28 dicembre 2014 è finita la missione Isaf della Nato. Dal 1 gennaio 2015 i militari italiani sono nel paese senza essere autorizzati. E' una prassi  normale per il nostro parlamento, però in ogno decreto missioni è presente questo articolo riportato di seguito che riguarda le disposizioni in materia penale. Io, assolutamente ignorante in tema di diritto, ho letto però che le norme penali non possono essere retroattive. La mia domanda è quindi:
 "In questo momento, prima del varo del decreto, i militari italiani sono coperti giuridicamente per le azioni che fanno in territorio non italiano ?"

Art. 6 
Disposizioni in materia penale 
 
 1. Alle missioni internazionali di cui al presente decreto, nonche' al personale inviato in supporto alle medesime missioni si  applicano le disposizioni di cui all'articolo 5 del decreto-legge  30  dicembre 2008, n. 209, convertito, con modificazioni, dalla legge 24  febbraio 2009, n. 12, e successive  modificazioni,  e  all'articolo  4,  commi 1-sexies e 1-septies, del decreto-legge  4  novembre  2009,  n.  152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2009, n. 197. 

[Marco P- – dalla lista "ComitatoNoNato" su Googlegroups.com]





NON SCHERZAVA AFFATTO

Edi Rama: le imprese italiane investono da noi perché non ci sono i sindacati. Renzi: scherza

DALLA NOSTRA INVIATA TIRANA È alto come un pivot della pallacanestro il premier albanese Edi Rama. Matteo Renzi sembra addirittura basso accanto a lui, in questa parata delle grandi occasioni che ieri ha chiuso il semestre italiano di presidenza della Ue e ha spalancato all'Albania le porte sull'Unione. (...) E se non fosse stato per la tragedia del traghetto Norman Atlantic che aleggiava nell'aria, la conferenza stampa congiunta a Tirana sarebbe stata un ping pong di battute, e di cortesie, ma anche di serrate e improvvise alleanze fra i due premier amici davanti a quelle domande da respingere al mittente, con decisione. Una domanda, in particolare, arriva a turbare l'armonia e giunge per bocca di un giornalista albanese. Matteo Renzi ascolta la domanda con l'auricolare e aspetta la traduzione. Edi Rama la capisce in viva voce. Ma è Renzi che risponde per primo. «Scusate tanto, volevo chiedere al mio premier ma anche al premier italiano: è vero che voi due, presidenti del Consiglio di sinistra, fate riforme che sono di destra?». Il sorriso sparisce dal volto di Renzi: «No, non è vero», la risposta secca che non ammette repliche. Edi Rama si adegua su tutta la linea: «No, non è vero». (...) Rama ha poi preso la palla al balzo per un affondo ironico: «Non voglio mettere in difficoltà il mio amico Matteo dicendo agli imprenditori italiani di venire ad investire in Albania perché qui da noi non ci sono i sindacati e perché le tasse sono al 15 per cento». Questa volta il sorriso di Renzi non si è spento. Questa volta è facile per lui parare il colpo, arrivato dal fuoco amico: «It's a joke. Sta scherzando». 

di Arachi Alessandra
Corriere della Sera, 31 dicembre 2014

*** Norman Atlantic: muoiono anche due lavoratori albanesi (30/12/2014)
Due marinai del rimorchiatore albanese Illiria sono morti durante le manovre per l'aggancio del traghetto Norman Atlantic, al largo di Valona. I due sono stati colpiti da un cavo che si è spezzato durante le manovre di aggancio. Si chiamavano Petrit Jahja, 59 anni ed Edmond Ilia, 57 anni.

*** Norman Atlantic: albanesi incaricati da nonsisachi tentano lo "scippo" del relitto (30-31/12/2014)
Il procuratore distrettuale di Bari, avvisa: “Temiamo che qualcuno sia interessato al relitto. Ma adesso nessuno può impossessarsene senza commettere un reato penalmente rilevante”. Attorno alla Norman ci sono altri due rimorchiatori albanesi, di ignota provenienza. (...) “Si tratta di mezzi non attrezzati e con personale poco preparato”, dichiara Volpe. Infatti è nel corso delle operazioni condotte da queste due navi che stamattina sono morti due marinai albanesi, colpiti da un cavo d’acciaio spezzato.  
"Non sappiamo a chi rispondessero i rimorchiatori che hanno cercato di portare la nave verso l'Albania. Certamente non a noi", dice il portavoce della società olandese Smit Salvage, leader mondiale nel soccorso di navi in difficoltà. "Quelle imbarcazioni non lavorano per noi. Sono arrivati dall'Albania, forse sono stati coinvolti dalla guardia costiera di quel Paese, anche se non ne siamo sicuri. Di certo non hanno niente a che fare con la Smit". E i due operai albanesi di un rimorchiatore morti? "Non avevano niente a che fare con noi. Non porteremmo di certo la nave verso l'Albania di nostra iniziativa. Noi ci muoviamo rispettando le disposizione che arrivano dalle autorità italiane e dal proprietario del traghetto".



(srpskohrvatski / italiano)

L'Occidente baluardo di libertà e diritti?

1) D. Losurdo: Dopo Parigi, l'Occidente come baluardo della libertà di espressione e dei diritti individuali?
2) FLASHBACK: Kaotičan svijet Ezia Maura – direktora novina „Repubblica“. Smjesta dajte oružje toj novini!


Si vedano anche, sulla strage del Charlie Hebdo e reazioni conseguenti :

Quando Israele volò fino a Londra per sparare ad un vignettista… (10 gennaio 2015)

La firma dei killer, noti alla polizia e ai servizi segreti (Manlio Dinucci,  8.1.2015)
http://ilmanifesto.info/la-firma-dei-killer-noti-alla-polizia-e-ai-servizi-segreti/

Da tempo Charlie Hebdo non faceva più ridere, oggi fa piangere (Quartiers libres, 8 Gennaio 2015)

Un colpo alla Francia e all'Europa (Giulietto Chiesa, mercoledì 7 gennaio 2015)
http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=114319&typeb=0&Un-colpo-alla-Francia-e-all-Europa

Charlie Hebdo: la guerra e la guerra santa (di Francesco Santoianni, 7/1/2015)
http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=2839

Il Punto di Giulietto Chiesa: Parigi, trappola sanguinosa (07/01/2015)
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=p9mpDJgmncg


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Dopo Parigi: l'Occidente come baluardo della libertà di espressione e dei diritti individuali?

di Domenico Losurdo (10/1/2015)

Sull’onda dell’attacco terroristico di Parigi, i media occidentali in coro si atteggiano a campioni della libertà di espressione. Che ipocrisia ripugnante! Riporto qui una pagina dal mio libro: «La sinistra assente. Crisi, società dello spettacolo, guerra»  [DL].

... Vediamo quale sorte nel corso della guerra contro la Jugoslavia è stata riservata alla libertà di stampa e di espressione. Nella notte tra il 23 e il 24 aprile 1999, a conclusione di un’azione preordinata e rivendicata dai più alti comandi, gli aerei statunitensi ed europei distruggevano l’edificio della televisione serba, uccidendo e ferendo gravemente decine di giornalisti e impiegati che vi lavoravano. Non si tratta affatto di un caso isolato: «Nel momento probabilmente più difficile per il fronte dei ribelli, la NATO torna a bombardare pesantemente l’area di Tripoli nel tentativo di frenare la propaganda di Gheddafi»; le bombe colpivano questa volta la televisione libica, messa a tacere mediante la distruzione delle strutture e l’uccisione dei giornalisti (Cremonesi 2011d). Oltre a violare la Convenzione di Ginevra del 1949, che vieta gli attacchi deliberati contro la popolazione civile, tali comportamenti calpestavano la libertà di stampa e la calpestavano sino al punto di condannare a morte i giornalisti televisivi jugoslavi e libici colpevoli di non condividere l’opinione dei vertici della NATO e di ostinarsi a condannare l’aggressione subita dal loro paese. 
È nota la risposta che a tutto ciò amano fornire i vertici politici e militari dell’Occidente nonché i difensori d’ufficio dell’Impero: schierandosi a favore di Milosevic o di Gheddafi (e indirettamente della loro politica «genocida») i giornalisti serbi e libici non si limitavano a esprimere un’opinione ma istigavano a un reato e quindi commettevano un crimine. Avrebbe potuto essere l’occasione per un dibattito sul ruolo della stampa e dei media in generale: qual è il confine che separa la libertà di opinione e di informazione dall’incitamento al crimine? Per fare solo un esempio, non c’è dubbio che le testate giornalistiche, le radio, le televisioni cilene, alla vigilia dell’11 settembre messesi al servizio della CIA e da essa lautamente finanziate, hanno svolto un ruolo golpista e criminale, si sono rese corresponsabili dei crimini perpetrati dal regime imposto da Augusto Pinochet e dai governanti di Washington (Chierici 2013, p. 39). Questo dibattito non ha mai avuto luogo. Se si fosse svolto, prima di essere assassinati, i giornalisti serbi avrebbero potuto obiettare ai loro accusatori: quali responsabili di crimini dovevano essere bollati, nella loro stragrande maggioranza, i giornalisti occidentali; essi giustificavano o celebravano l’azione della NATO (scatenata contro la Jugoslavia senza l’approvazione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU e quindi contraria al diritto internazionale) e i suoi bombardamenti (spesso all’uranio impoverito), che sistematicamente distruggevano infrastrutture civili e non risparmiavano persone innocenti e donne e bambini. E in modo analogo, con qualche piccola variante, prima di essere assassinati, avrebbero potuto argomentare i giornalisti libici. 
Al dibattito è stato preferito il ricorso alle bombe, in ultima analisi il ricorso al plotone di esecuzione. A decidere sovranamente cos’è un’opinione e cos’è un reato sono l’Occidente e la NATO, coloro che dispongono dell’apparato militare (e multimediale) più potente; i più deboli possono esprimere la loro opinione solo a loro rischio e pericolo. Cosa pensare di una «libertà di espressione» che può essere sovranamente cancellata dai padroni del mondo proprio quando essa sarebbe più necessaria, in occasione di guerre e di aspri conflitti? 
In tema di libertà di espressione e di stampa c’è una circostanza che dà da pensare: fra i giornalisti ai giorni nostri più famosi sono da annoverare Julian Assange, che con WikiLeaks ha portato alla luce fra l’altro alcuni crimini di guerra commessi dai contractors statunitensi in Irak, e Gleen Greenwald, che ha richiamato l’attenzione sulla rete universale di spionaggio messa in piedi dagli USA: il primo, tempestivamente accusato di violenza sessuale e timoroso di essere estradato oltre Atlantico, si è rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra; il secondo, pur non essendo sottoposto ad alcun provvedimento giudiziario, sembra terrorizzato e a Rio de Janeiro «vive cambiando in continuazione tetto, numeri di telefono ed e-mail» (Molinari 2013b). È da aggiungere che la fonte del primo giornalista (Bradley Manning) è in carcere, dove rischia di trascorrere il resto della sua vita, mentre la fonte del secondo (Edward Snowden), pur rifugiato a Mosca, non si sente affatto al sicuro e vive in una sorta di clandestinità. 
I media occidentali in coro esprimono la loro indignazione per il comportamento dell’ISIS. E di nuovo ripugnante risulta loro ipocrisia. Il fondamentalismo islamico non solleva obiezioni quando infuria contro la Libia di Gheddafi e la Siria di Assad, cioè contro i paesi presi di mira dall’Occidente. Sempre dal mio libro «La sinistra assente. Crisi, società dello spettacolo, guerra» riprendo un paragrafo: 


Il ritorno delle donne di conforto» e della schiavitù sessuale 

Proprio a tale proposito la barbarie del sussulto neocolonialista attualmente in corso si rivela con particolare evidenza. In Medio Oriente le rivoluzioni anticoloniali hanno comportato un netto avanzamento dell’emancipazione femminile, imposta però a una società civile ancora largamente egemonizzata da costumi patriarcali e maschilisti tanto più pervicaci in quanto santificati da una secolare tradizione religiosa. È su questa cultura e questi ambienti che l’Occidente ha fatto leva per riaffacciarsi prepotentemente su un’area da esso a lungo dominata. I risultati sono devastanti: in Libia «la sezione costituzionale della Corte suprema di Tripoli reintroduce la poligamia in nome della legge musulmana». Non si tratta di una svolta inaspettata. Nel «discorso della vittoria» da lui pronunciato il 28 ottobre 2011, il leader imposto dagli aerei NATO e dai miliziani e dal denaro delle monarchie del Golfo si era affrettato «ad annunciare che nella “nuova Libia” ogni uomo avrebbe avuto il diritto di sposare sino a quattro mogli nel pieno rispetto del Corano». Sì: 

«A suo dire, era questo uno dei tanti provvedimenti mirati a cancellare per sempre il retaggio della dittatura di Gheddafi. Quest’ultimo, specie nella prima fase più socialista e “nasseriana” del suo quarantennio al potere, aveva cercato di concedere alcune migliorie allo status delle donne, introducendole massicciamente nel mondo del lavoro e appunto limitando, per quanto era possibile in una società tribale come quella libica, la poligamia» (Cremonesi 2013a). 

Socialismo, nasserismo? È quello che di più odioso vi può essere agli occhi dell’Occidente neoliberista e neocolonialista; sennonché, la controrivoluzione neocoloniale è al tempo stesso la controrivoluzione antifemminista. 
Tra la massa di profughi, a soffrire in modo tutto particolare sono le donne, spesso destinate a essere vendute quali «spose». Vediamo quello che avviene in Giordania: «Tanti tassisti di Amman ormai si sono industriati. Attendono i ricchi sauditi e dei paesi del Golfo all’aeroporto o di fronte agli hotel a cinque stelle. Basta poco per capire cosa vogliono». Le ragazze e le donne siriane sono ricercate per la loro bellezza. E per di più: 

«Costano poco, bambine di 15 o 16 anni cedute dalle famiglie per cifre che possono restare nei limiti dei 1. 000 o 2. 000 euro. Una quisquilia, noccioline per gli uomini d’affari del Golfo. Sono abituati a spendere ben di più. Una notte in compagnia di prostitute ucraine in un albergo a Dubai può costare anche il doppio» (Cremonesi 2012b). 

E così, i membri dell’aristocrazia corrotta e parassitaria al potere nei paesi del Golfo, da sempre appoggiata dall’Occidente, possono trarre un duplice vantaggio dalla politica di destabilizzazione da loro perseguita in Siria: indeboliscono un regime laico e anzi blasfemo per il fatto di promuovere l’emancipazione delle donne; possono procurarsi a prezzi di svendita donne, ragazze e bambine di bellezza fuori del comune. Va da sé che, nelle aree della Siria conquistate dai «ribelli», le donne sono costrette a subire il ritorno all’Antico regime: esse devono coprire interamente il loro corpo e sono condannate alla segregazione e alla schiavitù domestica. 
Ma la tragedia delle donne medio-orientali non ha ancora toccato il suo culmine. Lo scoppio e l’aggravarsi della crisi in Siria hanno fatto emergere la terribile realtà della «jihad del sesso», che qui conviene descrivere a partire sempre dalle corrispondenze della più autorevole stampa occidentale. Convinte da autorità religiose e da predicatori fondamentalisti, soprattutto in Tunisia «prostitute bambine» e «ragazze di famiglie povere, minorenni e spesso analfabete» raggiungono clandestinamente la Siria per offrirsi ai guerrieri islamisti e allietarli tra una battaglia e l’altra, in modo da garantirsi l’accesso al Paradiso. Il lavoro delle «schiave tunisine» è duro: «Molte di loro hanno avuto rapporti sessuali anche con venti, trenta, cento mujaheddin». Alcune restano incinte, e la tragedia così si aggrava: «Nel Maghreb rurale, nei villaggi del Sud tunisino, una madre senza marito è solo una prostituta», per questa ragione spesso non più riconosciuta e rinnegata dagli stessi genitori. Ma chi sono i responsabili di tutto ciò? Non si tratta solo del fondamentalismo tunisino: a incitare alla «guerra santa del sesso» è anche uno «sceicco» dell’Arabia saudita (il paese che non bada a spese per armare i ribelli). D’altro canto, come i guerrieri, cosi le bambine e la ragazze chiamate a offrir loro conforto sessuale raggiungono la Siria «via Libia o Turchia»; e, «secondo un rapporto dell’ONU», a provvedere alle spese di trasporto sono i «soldi del Qatar» (Battistini 2013). 
Dunque, oltre ai guerrieri islamici veri e propri, che provengono da ogni angolo del mondo e dallo stesso Occidente, a destabilizzare e a tentare di rovesciare il regime siriano, protagonista di un importante processo di emancipazione della donna, sono ragazze e bambine (soprattutto tunisine) che subiscono una totale de-emancipazione. Siamo portati a pensare alle comfort women, alle donne coreane e cinesi nel corso della seconda guerra mondiale costrette a prostituirsi ai militari dell’esercito di occupazione giapponese bisognosi di «conforto». Se le comfort women propriamente dette erano commiserate dal popolo di appartenenza, le protagoniste o meglio le vittime della «guerra santa del sesso» sono disprezzate e persino ripudiate dal loro stesso popolo. Non c’è dubbio che l’Occidente è corresponsabile di questa infamia, promossa da predicatori e autorità dell’Arabia saudita, finanziata dal Qatar, resa possibile dalla complicità di Turchia e Libia. Si tratta di paesi che godono del sostegno politico o per lo meno della benevola tolleranza di Washington e di Bruxelles. La Turchia fa persino parte della NATO, e il suo governo «mantiene aperto il confine della Siria e consente ai combattenti [islamici] di avere un porto franco nel Sud del paese, mentre armi, denaro contante e altri rifornimenti affluiscono sul campo di battaglia» (Arango 2013). Tra questi «rifornimenti» rientrano evidentemente anche le ragazze e le bambine destinate alla prostituzione sacra e bellica. 
Se in questo caso, ad alimentare la «jihad del sesso» sono in teoria delle «volontarie», in altri casi emerge in tutta chiarezza la violenza della schiavizzazione sessuale. Leggiamo ancora sul «Corriere della Sera»: 

«I miliziani delle brigate islamiche in Siria hanno un sistema tutto loro per scegliere le donne curde. In genere avviene ai posti di blocco. Salgono sui bus civili con i mitra puntati, si fanno consegnare la lista dei passeggeri dal conduttore e cercano i nomi non arabi. Individuate le più giovani e carine le obbligano a scendere, le fanno genuflettere e poggiando il palmo della mano sulla loro testa le dichiarano “halal”, che nella tradizione indica la carne macellata secondo la legge coranica, così vengono “islamizzate”, purificate, pronte per congiungersi carnalmente con i cavalieri della guerra santa. Violenza di uno solo o di gruppo: le ragazze sono considerate “spose temporanee”. Possono essere trattenute per poche ore, oppure settimane. Alcune tornano a casa, altre alla fine vengono uccise […] A detta di Ipek Ezidxelo, 30 anni, attivista del Partito di Unione Democratica (Pyd), il più importante movimento armato nelle regioni curde siriane, gli estremisti qaedisti, specie gli afgani, ceceni e libici, farebbero a gara per catturare vive le combattenti curde» (Cremonesi 2013b). 

Ora più che mai siamo portati a pensare alle comfort women, ora più che mai la realtà della schiavitù sessuale è sotto i nostri occhi in tutta la sua ripugnanza! E di nuovo emerge il ruolo poco lusinghiero dell’Occidente, scarsamente interessato a richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale sulla tragedia delle donne curde e ancora meno interessato a bloccare l’afflusso in Siria degli stupratori provenienti dalla Libia «liberata» dalla NATO...


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Orig.: Il mondo caotico di Ezio Mauro. Presto, armi a Repubblica (Tommaso Di Francesco, Il Manifesto del 6.9.14)

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KAOTIČAN SVIJET EZIA MAURA – DIREKTORA NOVINA „REPUBBLICA“. SMJESTA DAJTE ORUŽJE TOJ NOVINI!


Posted by Novi Plamen on September 11, 2014 [Prevela Jasna Tkalec]

Kome sve danas Italija isporučuje oružje? Nakon što ga je davala Kurdima i slala ga u Libiju i u Siriju (što je sve nepovratno zavrsilo u rukama džihadista), nakon što smo pročitali udarni članak Ezia Maura, više nema nikakvih sumnji, treba smjesta isporučiti oružje novinama „Repubblica“! Bilo je zaista teško čitati jedan toliko smušen članak urednika, i što je najgore, članak što se naginje nad zaista opasnu prazninu. U jednom momentu posumnjali smo da se radi o nekom virusu ili o pogrešnoj upotrebi „kopiraj-priljepi”  koja je upala u ovo važno razmišljanje iz posljednjeg tužno dugačkog napisa Oriane Fallaci te da se radi o ko zna kojoj po redu pohvali „civiliziranog“ Zapada, kojeg opsjeda barbarski pakao sa svih strana, počevši sa islamom i završivši sa ostatkom cijelog postojećeg svijeta.
piše Tommaso di Francesco
Dakle za Ezia Maura započelo je Treće razdoblje Atlantskog pakta, nakon Prvog razdoblja, u vrijeme Hladnog rata te drugog razdoblja nakon Pada zida, kad je „izgledalo da će se otvoriti dugo stoljeće u kojem više neće biti neprijatelja demokracije, pošto je ova konačno pobijedila u dvadesetom stoljeću“.
Pa ipak, datumi ne odgovaraju: prvi NATO pakt nastaje preventivno godine 1949 (a Varšavski pakt tek 1951), a druga sezona Atlantskog pakta krenula je 1999 (deset godina nakon 1989!) u Washingtonu, u punom „humanitarnom“ ratu sa 78 dana avionskih napada odnosno bombardiranja bivše Jugoslavije.
Ta druga faza Nato-a rođena je u ekspanzivnom ratu: ni govora o bilo kakvoj „odbrani“.
No zar nije bila pobijedila demokracija? Zar nije trebalo napraviti reviziju tog zlosretnog Saveza, umjesto što je zadržana ideologija nužnog postojanja neprijatelja?
A sada ova treća faza, jučer rođena u Wallesu, zaista je neophodna: ma pogledajte samo Islamski Kalifat, sa njegovom scenografijom smrti.
No tko je koristio ove mesare i koljače u svim istinskim ratnim teatrima, od Afganistana do Bosne, ako to nije činio upravo Zapad, kako bi došao do pobjede u ratu protiv realnog socijalizma na umoru i za svoje vlastite geostrategije moći te za atlantsku ideologiju prvenstva u civiliziranosti? Koji odnos postoji sada između islamskog krvavog noža i i izraelskih i američkih kasetnih bombi ?
Nema nikakve sumnje. Sada je već postalo opće prihvaćeno da i demokracija „isključuje“, ona služi samo onima, koji imaju garancije, jer ona „nije više garancija za governance“, budući da su nacionalne države poslane dovraga u svim nadnacionalnim sjedištima. Svijet je „izvan kontrole“ i „nemoguća“ je razmjena između građana i države, između prava i „sigurnosti“. Naravno, vojne sigurnosti. Pa da li smo još, pita se Ezio Mauro, raspoloženi braniti demokraciju, koja je napadnuta?
Iako je iscrpljen i lišen sadržaja, Zapad se, po mišljenju Ezia Maura, mora braniti „pod svaku cijenu“. Pa i Putin – koji predstavlja kaos – mora odgovoriti na islamski izazov (kao da je Mauro smtenuo s uma Belan i to tri dana prije njegove godišnjice).
Dakle hajdemo u nove „humanitarne“ ratove i stvorimo još mnogo baza u Trećoem slavnom razdoblju Tri faze NATO-a, koji se našao uz samu Rusiju. Još jedan novi vojni zid. Stoga, pod svaku cijenu, dajte brže bolje oružje novinama „Repubblica“.
Izvor: „il Manifesto“