Chi è il colpevole per la medaglia al fascista?
Scriviamo riguardo allo scandalo mediatico suscitato dall’attribuzione di un riconoscimento quale “infoibato” al fascista Paride Mori caduto in combattimento contro i partigiani in Slovenia nel 1944, e alle domande su chi ne sia responsabile. La risposta è evidente: responsabili sono in primo luogo tutti coloro che hanno voluto e approvato la legge del Giorno del Ricordo che permette questi presunti errori. Il testo della legge è infatti pieno di ambiguità, indeterminatezze e formulazioni che lasciavano trasparire fin da subito quali fossero gli scopi che si prefiggeva.
La legge afferma che il riconoscimento può essere concesso a tutti “gli scomparsi e infoibati” e a tutti i “soppressi mediante annegamento, fucilazione, massacro, attentato, in qualsiasi modo perpetrati” tra l’8 settembre ’43 ed il 10 febbraio ’47 (ed oltre) “in Istria, in Dalmazia o nelle province dell’attuale confine orientale”. Essendo l’attentato una delle modalità più tipiche della guerriglia partigiana, ovvero dato che qualsiasi episodio bellico tra occupatori e partigiani può essere ridotto ad “attentato”, ciò significa che il riconoscimento può essere concesso a TUTTI gli appartenenti alle formazioni collaborazioniste caduti in combattimento con i partigiani. Il testo prescrive poi i motivi di esclusione dal riconoscimento: essere caduti in combattimento, essere caduti facendo “volontariamente parte di formazioni non a servizio dell’Italia” e l’accertamento, con sentenza, del “compimento di delitti efferati contro la persona”. Per quel che riguarda i caduti in combattimento si rimanda a quanto detto sopra circa gli attentati. Quanto ad aver fatto parte di “formazioni non al servizio dell’Italia”, il non avere specificato a quale Italia ci si riferisca – all’epoca ce n’erano due, il Regno d’Italia passato con gli Alleati e la Repubblica sociale di Mussolini – rende possibile attribuire i riconoscimenti anche alle formazioni della RSI al servizio dei nazisti. Peraltro, va ricordato che le “province dell’attuale confine orientale”, l’Istria, Fiume, furono sottoposte dopo l’8/9/43 alla Germania nazista in quanto Zona d’operazione Litorale Adriatico (Adriatisches Küstenland) in cui le formazioni militari collaborazioniste erano sottoposte direttamente al comando tedesco. Di conseguenza tutti gli appartenenti a formazioni collaborazioniste erano al servizio dei nazisti.
Riguardo infine all’accertamento con sentenza di “delitti efferati” commessi contro la persona, tale formulazione è molto simile a quella che appare nel testo dell’amnistia Togliatti del 22 giugno 1946 e che fu usata dalle Corti d’appello dell’epoca come grimaldello per liberare praticamente tutti i fascisti. Nel caso della Commissione che attribuisce i riconoscimenti ai c.d. “infoibati” l’indeterminatezza della formulazione è stata utilizzata per concederli anche a persone che furono “soppresse” dopo regolare processo davanti a tribunali civili o militari. Il caso più noto è quello di Vincenzo Serrentino, condannato a morte e fucilato a Sebenico il 15/5/47 per la sua attività nel famigerato Tribunale speciale della Dalmazia; ma accanto a lui possiamo annoverare almeno ancora Giuseppe Comuzzi, di cui il “massimo esperto di foibe” dell’ambiente delle organizzazioni degli esuli (Luigi Papo) ha scritto che faceva parte della Milizia Difesa Territoriale (MDT, denominazione assunta nell’Adriatisches Küstenland dalle formazioni fasciste equiparabili alla Guardia nazionale repubblicana -GNR-) e che è stato fucilato nel giugno del 1945 in esecuzione di una sentenza emessa dal Tribunale militare della 4^ Armata dell’Esercito popolare di liberazione jugoslavo.
Se lo schiamazzo causato dall’attribuzione del riconoscimento a Mori non può che essere benvenuto, va tuttavia ricordato che nell’elenco di coloro a cui nel corso di questi dieci anni è stato concesso lo stesso riconoscimento ci sono parecchi “casi” molto simili a quello di Mori. Limitandoci a coloro che sono morti tra il novembre 1943 e l’aprile 1945 troviamo questi casi: Abriani Gerolamo, caduto 15/9/1944 come appartenente alla 5^ Legione MDT ferroviaria; Alessio Ferdinando, milite della MDT, caduto lungo la linea ferroviaria Opicina – Prosecco il 28/2/1945; Antonini Antonino, che alcuni definiscono ex squadrista e componente la 41^ Brigata Nera di Trieste, catturato e soppresso dai partigiani ad Umago il 13/11/1944; Borroni Antonio, descritto da Papo quale milite della MDT, ex volontario fascista nella guerra di Spagna, volontario in Montenegro, ucciso in Istria il 29/9/1944; Brunetti Antonio, milite MDT, ucciso il 27/5/1944 presso Matulje (Mattuglie); Cantarutti Edoardo, sottufficiale dell’Esercito della RSI, soppresso dai partigiani a Gorizia il 7/11/1943; Chersicla Luigi, sergente della MDT, scomparso l’8/7/1944 a Grisignana; D’Aliberti Carmelo, Guardia di Finanza, catturato e probabilmente ucciso a Sicciolie il 3/8/1944; Del Bigallo Giuliano, vice brigadiere di PS alla Questura di Gorizia, morto il 1/2/1944 in conseguenza delle ferite riportate in un attacco di partigiani; Del Negro Oliviero, membro della Guardia Civica (formazione collaborazionista triestina) caduto durante un attacco partigiano ad Opicina nel dicembre del 1944; De Pierro Angelo, caporale della MDT, ucciso il 13/9/1944 a Gorizia; D’Ambrosi Antonio, milite della MDT, ucciso nel giugno 1944 in Valdarsia in Istria; Englaro Gastone, ex carabiniere (i nazisti sciolsero l’Arma il 7 ottobre 1943 e nella Venezia Giulia molti dei suoi componenti passarono nelle file della MDT) scomparso il 12/2/1944 a Muggia; Ferrara Salvatore, Guardia di Finanza, scomparso nell’attacco dei partigiani alla postazione di Matteria (Materija) il 13/1/1944 (tale postazione collaborava attivamente con i nazisti nella lotta antipartigiana, negli arresti, nei rastrellamenti…); Fiorentini Giovanni, componente l’11^ Legione Camicie Nere, fucilato il 29.10.1943 a Babin Potok (Croazia); Galante Giuseppe, milite MDT, scomparso nel settembre 1944; Ghersa Giulio, milite MDT, caduto nell’aprile 1944 durante un attacco partigiano in Istria; Ghersi Michelangelo, milite MDT, ucciso in casa a Laurana il 24/11/1944; Lacchiana Giovanni, milite delle Camicie Nere, caduto il 25/10/1944 a Ogulin (Croazia); Lottici Arnaldo, Guardia di Finanza, scomparso il 2/2/1944 durante un attacco partigiano alla caserma di Sicciolie; Lubiana Ettore, milite MDT, caduto durante un attacco di partigiani a una colonna nazifascista presso Rifembergo (Branik) il 2/2/1944; Meazzi Angelo, ex carabiniere, in servizio alla postazione di Gabrovizza a Trieste (probabilmente della MDT), scomparso il 24.2.1944; Musco Giuseppe, membro della formazione “Mazza di ferro” della MDT, ucciso nel 1944 a Montona; Olmo Giuseppe, Guardia di Finanza, scomparso nell’attacco dei partigiani alla postazione di Matteria il 13/1/1944; Porru Silvio, Guardia di Finanza, scomparso nell’attacco dei partigiani alla postazione di Matteria il 13/1/1944; Querincis Ottavio, componente del collaborazionista Battaglione Alpini “Tagliamento”, scomparso il 22/4/1944 presso Duttogliano (Dutovlje); Ricci Lucchi Serafino, Guardia di Finanza, disperso nel corso di uno scontro con i partigiani nei pressi di Divaccia (Divača); Sangrigoli Mariano, milite MDT, scomparso il 14/4/1945 a Lanischie (Lanišče); Stossich Libero, milite MDT, ucciso il 28/4/1945 presso Umago; Summa Donato, milite MDT, caduto il 14.1.1944 presso Senosecchia (Senožeče); Valoppi Michele, milite MDT, caduto il 13/10/1944 presso Sedegliano (UD); Verdelago Ervino, segretario del Partito Fascista Repubblicano di Tomadio (Tomaj), ucciso a Trieste il 26/2/1944.
A quanto detto va aggiunto che nell’elenco dei percettori dei riconoscimenti ci sono svariati casi che risultano molto dubbi. Il colmo è rappresentato dai casi di Antonio Ruffini, insignito del riconoscimento di “infoibato” ma in realtà caduto da partigiano a Grgarske Ravne in Slovenia a fine marzo del 1944 (cosa riconosciuta dal Comune di Termoli e dalla Regione Molise, ma non dalla Commissione) e di Fortunato Matiussi, per il quale è di per se esplicativa la motivazione della concessione del riconoscimento: “residente a Pisino, fu lì fucilato il 4 ottobre dalle truppe tedesche per rappresaglia sulla popolazione a seguito della precedente occupazione titina”!
Per le singole decisioni in merito all’attribuzione del riconoscimento la responsabilità diretta è indubbiamente dei componenti l’apposita Commissione, operante in seno alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e composta, oltre che da vari rappresentanti delle organizzazioni degli esuli, dal Presidente del Consiglio dei Ministri o da un suo delegato, dai rappresentanti degli Uffici Storici degli Stati Maggiori di tutte le forze armate dello Stato e da un delegato del Ministero dell’Interno. Quindi la responsabilità diretta di quanto è accaduto è delle più alte autorità dello Stato e delle Forze Armate.
Che le cose stessero come stanno era risaputo da almeno 10 anni, ma coloro che lo facevano notare venivano tacciati di estremismo, nostalgie “slavo-comuniste” e gratificati del termine infamante di “negazionisti”. Fino a subire vari tentativi di chiudere loro la bocca attraverso licenziamenti, tagli di finanziamenti, minacce e veri e propri tentativi di aggressione fisica. Mentre coloro che in campo storiografico hanno posto le basi “scientifiche” per tutto quanto accade regolarmente ogni 10 febbraio sono stati presentati e incensati come “ricercatori obiettivi ed equilibrati” e portatori della “verità storica”. Nel contempo le organizzazioni degli esuli, che hanno progettato e ottenuto quanto descritto in precedenza, sono diventate apprezzate interlocutrici della ”opinione pubblica democratica” (anche di quella sua parte che oggi si scandalizza per il caso Mori) e destinatarie di appoggi, aiuti ed ingenti finanziamenti per diffondere le loro “verità”. Di tutto questo sono ampiamente corresponsabili i media, anche quelli che oggi prendono atto di questo “errore” e si chiedono come sia potuto accadere. Forse un serio esame di coscienza potrebbe essere salutare per molti.
La redazione del sito Diecifebbraio.info
sulla base delle Lettera inviata da Sandi Volk al Primorski Dnevnik il 16 marzo 2015, che riproduciamo di seguito:
S prošnjo za objavo
Spoštovano uredništvo Primorskega dnevnika
V članku o podelitvi priznanja ob Dnevu spomina na fojbe in eksodus fašistu Parideju Moriju, sprašujete, kdo je tega kriv. Res je, da je v konkretnem(ih) primeru(ih) za to odgovorna pristojna komisija, katere sestava pa priča o tem, da so za priznanje(a) fašistu(om) odgovorni najvišje inštitucije italijanske države in oboroženih sil. Vendar so za Morijev primer in za vse ostale, kot tudi za vse, kar se dogaja ob vsakem 10. februarju v prvi vrsti odgovorni tisti, ki so zakon, ki to omogoča, izglasovali. Med njimi tudi člani parlamenta iz vrst slovenske manjšine v Italiji. Tekst zakona je bil namreč namenoma spisan na tak način, da je bilo takoj popolnoma jasno, čemu je bil namenjen. Na podlagi tega zakona lahko prejme priznanje vsakdo, ki je bil usmrčen in “infojbiran” ter vsi, ki so bili usmrčeni potom “utopitve, streljanja, pokola, atentata” v času od 8.9.1943 do 10.2.1947 (in še dlje) “v Istri, Dalmacij in v provincah sedanje vzhodne italijanske meje”. Ker je atentat tipični modus operandi gverilskih partizanskih enot je torej povsem legitimno, da so lahko priznanja deležni VSI člani kolaboracionsitičnih enot, ki so padli v borbi proti partizanom, saj je vsak partizanski napad mogoče predstaviti kot atentat. Besedilo zakona navaja tudi razloge, ki onemogočajo dodelitev priznanja, ki pa so prav tako dvoumni: izključeni so posamezniki, ki so padli v boju, tisti, ki so padli kot “člani formacij, ki niso bile v službi Italije” ter vsi tisti, za katere “je s sodbo ugotovljena izvršitev okrutnih zločinov proti osebam”. Glede padlih v boju je, kot že rečeno, vsak napad mogoče prikazati kot atentat. Formulacija o formacijah, ki “niso bile v službi Italije” pa ne omenja na katero Italijo se nanaša – tedaj sta obstajali Kraljevina Italija in Mussolinijeva Italijanska Socialna Republika – tako, da se priznanja povsem legitimno podeljujejo tudi članom enot, ki so bile v službi Mussolinijeve republičice in na strani nacistov. Kar se tiče sodno ugotovljenih “okrutnih zločinov proti osebam”, pa gre za formulacijo, močno podobno oni, uporabljeni v tekstu Togliattijeve povojne amnestije, ki je bila povod za oprostitve domala vseh fašistov. V tem primeru pa je služila komisiji, da je lahko priznanja podelila tudi ljudem, ki so bili usmrčeni po obsodbi civilnih ali vojaških sodišč. Najbolj znano je ime Vincenza Serrentina, poleg njega pa je tu še vsaj Giuseppe Comuzzi, članu kolaboracionistične Milizia difesa Territoriale (MDT), o katerem je “prerok fojb” Luigi Papo zapisal, da je bil obsojen na smrt od vojnega sodišča 4. Armade JNOV in usmrčen junija 1945.
Čeprav je vik in krik, ki ga je sprožilo podelitev priznanja Moriju dobrodošel, je na seznamu oseb, ki so v teku teh let ob 10. februarju bile deležne priznanja, Moriju podobnih kar precej. Če se omejimo na take, ki so preminuli v času med novembrom 1943 in aprilom 1945 lahko naštejemo vsaj sledeče: Abriani Gerolamo, padel 15/9/1944 kot član 5. legije železničarske MDT; Alessio Ferdinando, član MDT, padel na železniški progi med Opčinami in Prosekom 28/2/1945; Antonini Antonino, po nekaterih podatkih bivši škvadrist in član 41. Črne Brigade v Trstu, ki so ga partizani usmrtili v Umagu 13.11.1944; Borroni Antonio, ki ga Papo opisuje kot člana MDT, bivšega prostovoljca na strani frankistov v Španjii, nato v vrstah italijanske vojske v Črni Gori, ki je bil ubit v domači Istri 29/9/1944; Brunetti Antonio, član MDT, ubit 27/5/1944 pri Matuljah; Cantarutti Edoardo, podoficir fašistične republikanske vojske, usmrčen od partizanov 7/11/1943 pri Gorici; Chersicla Luigi, narednik MDT, ubit 8/7/1944 v Grožnjanu; D’Aliberti Carmelo, finančni stražnik, izginil po partizanskem napadu pri Sečovljah 3/8/1944; Del Bigallo Giuliano, policijski podbrigadir v Gorici, umrl 1/2/1944 za posledicami ran, ki jih je zadobil v napadu partizanov; Del Negro Oliviero, član Guardia civica, padel v partizanskem napadu na Opčinah decembra 1944; De Pierro Angelo, desetar MDT, ubit 13/9/1944 v Gorici; D’Ambrosi Antonio, vojak MDT, usmrčen junija 1944 v dolini Raše v Istri; Englaro Gastone, bivši karabinjer (nacisti so Karabinjerje razpustili oktobra 1943, precej jih je nato pri nas prestopilo v vrste MDT), izginil 12/2/1944 v Miljah; Ferrara Salvatore, finančni stražnik, verjetno ubit v napadu partizanov na postojanko (ki je aktivno sodelovala z nacisti v pregonu partizanov in izvajala aretacije, racije itd.) v Materiji 13/1/1944; Fiorentini Giovanni, član 11. legije Črnih Srajc, ustreljen 29.10.1943 v Babinem Potoku (Hrvaška); Galante Giuseppe, vojak MDT, izginil septembra 1944; Ghersa Giulio, vojak MDT, padel aprila 1944 v partizanskem napadu v Istri; Ghersi Michelangelo, vojak MDT, ubit na domu v Lovranu 24/11/1944; Lacchiana Giovanni, član Črnih Srajc, padel 25/10/1944 v Ogulinu (Hrvaška); Lottici Arnaldo, finančni stražnik, verjetno ubit v napadu partizanov na postojanko v Sečovljah 2/8/1944; Lubiana Ettore, vojak MDT, padel v partizanskem napadu na nacifašistično kolono pri Braniku 2/2/1944; Meazzi Angelo, bivši karabinjer, v službi v postojanki na Guardielli (verjetno MDT), verjetno ubit 2/2/1944; Musco Giuseppe, član enote “Mazza di ferro” MDT, ubit leta 1944 v Motovunu; Olmo Giuseppe, finančni stražnik, izginil po napadu partizanov na postojanko v Materiji 13/1/1944; Porru Silvio, finančni stražnik, verjetno ubit v napadu partizanov na postojanko v Materiji 13/1/1944; Querincis Ottavio, član kolaboracionističnega bataljona alpincev “Tagliamento”, verejtno ubit 22/4/1944 pri Dutovljah; Ricci Lucchi Serafino, finančni stražnik, pogrešan po spopadu s partizani 13/1/1944 pri Divači; Sangrigoli Mariano, vojak MDT, izginil 14/4/1945 v Lanišču; Stossich Libero, vojak MDT, ubit 28/4/1945 pri Umagu; Summa Donato, vojak MDT, padel 14.1.1944 pri Senožečah; Valoppi Michele, vojak MDT, padel 13/10/1944 pri Sedeglianu (UD); Verdelago Ervino, tajnik Republikanske fašistične stranke (PFR) v Tomaju, ubit v Trstu 26/2/1944.
Naj k temu dodam, da je velika večina oseb, ki so dobile priznanja, pripadala oboroženim enotam, ki so bile v službi nacistov. Ter da je seznam poln primerov, ki so precej sporni. Med temi predstavljata višek primera Antonia Ruffinija, ki je v resnici padel kot partizan v Grgarskih Ravnah marca 1944 (kar sta uradno priznali Občina Termoli in Dežela Molise, ne pa komisija), ter Fortunata Matiussija, za katerega je zelo zgovorna obražložitev priznanja: “prebivalec Pazina, 4 oktobra (1943) je bil ustreljen od nemške vojske v represalji nad civilnim prebivalstvom za predhodno titovsko okupacijo (Pazina)”.
Da so stvari bile take je znano vsaj 10 let, vendar so bili tisti, ki so na to opozarjali deležni napadov, očitkov ekstremizma oz. nostalgičnosti ter sramotilne oznake “negacionistov”. Na razne načine se jih je skušalo utišati, z odpusti z dela, poskusi odzvema finančnih sredstev, grožnjami, celo poskusi fizičnega napada. Ezulske organizacije, ki so vse zgoraj omenjeno načrtovale in dosegle, so postale cenjen sogovornik vse “demokratiče javnosti” (tudi tistih, ki so danes najbolj glasni v zgražanju), tudi manjšinske, in deležne podpor, pomoči, priznanj in obilnih sredstev za razširjanje svojih “resnic”. Ljudje, ki so na polju zgodovinskega raziskovanja postavili “znanstvene” temelje za ta priznanja (in za vse ostalo, kar se redno dogaja vsakega 10. februarja), pa so bili predstavljeni in obravnavani (tudi s strani lepega dela manjšinske organiziranosti in politike) kot “demokrati”, “uravnovešeni raziskovalci” in nosilci resnice. V vsem tem pa so prednjačili medji, tudi manjšinski.
Trst, 17.3.2015
Sandi Volk