Informazione

http://sucardrom.blogspot.it/2012/05/pescara-una-vergogna-nazionale.html

VENERDÌ 4 MAGGIO 2012


Pescara, una vergogna nazionale!


La situazione è a Pescara è fuori controllo, dopo l'omicidio di Domenico Rigante. Gravi e deliranti le reazioni di un gruppo di ultras del Pescara Calcio ma altrettanto pericolose le parole del Sindaco Masci che getta benzina sul fuoco criminalizzando tutti i circa duemila Cittadini italiani, appartenenti alla minoranza storico linguistica dei rom abruzzesi. Il Ministero dell'Interno e la Prefettura devono intervenire vietando la manifestazione di domenica prossima. L'Ordine dei Giornalisti intervenga per bloccare i media che rilanciano dichiarazioni razziste senza stigmatizzarle. 

Tutto è iniziato la sera del 1 maggio con l'aggressione a Domenico Rigante (ultras del Pescara Calcio) che muore per un colpo di pistola sparato contro di lui, era accovacciato sotto il tavolo, mentre il fratello Antonio fuggiva. Prima di morire Domenico Rigante fa il nome di Massimo Ciarelli. La stampa afferma che Massimo Ciarelli cercasse Antonio Rigante, gemello di Domenico Rigante, per un aggressione subita il giorno prima ma che già in passato c'erano state delle liti. Uno scambio di persona. 

Fin qui un bruttissimo episodio di cronaca nera, immediatamente condannato dall'intera comunità rom. Ma dopo pochi minuti l'aggressione a Domenico Rigante, prima ancora della sua morte in ospedale, due molotov artigianali sono state lanciate da ignoti contro l'abitazione di Massimo Ciarelli, presunto colpevole dell'aggressione insieme ad altre persone. Da quel momento abbiamo un continuo di attacchi razzisti veri e propri: sassi contro le case delle famiglie rom, scritte sui muri anche delle scuole inneggianti la morte dei rom... 

Le Istituzioni si mobilitano e ieri il Prefetto convoca un Comitato per la sicurezza che incontra i capi degli ultras mentre di fronte al Municipio vengono affissi tre striscioni enormi con la scritta “AVETE CINQUE GIORNI PER CACCIARLI DALLA CITTA'”. 

In contemporanea viene rilasciato un comunicato stampa delirante in cui si legge: “Non possiamo permetterci di far finta di niente, non possiamo permetterci di perdere il nostro territorio: per troppi anni hanno fatto il porco del comodo loro, ora li dobbiamo cacciare via tutti, ora devono sparire. Abbiamo deciso di invitare tutta la cittadinanza in piazza, dove devono essere presenti tutte le istituzioni, perché altrimenti ci vediamo costretti ad agire come sappiamo fare e come meglio ci riesce. Abbiamo un fratello da vendicare, o li fate sparire voi o ci pensiamo noi”. 

Il Sindaco Masci ci mette del suo e all'uscita dal Comitato Sicurezza rilascia la seguente dichiarazione scioccante: “La verità è che oggi, per colpa di scelte politiche scellerate compiute in passato dalla politica e che non condivido, Pescara è una città che conta tra i propri residenti molte famiglie di nomadi abituate a delinquere, che però fanno parte non del tessuto economico, visto che non producono economia, ma del tessuto sociale, perché qualcuno ha dato loro una casa popolare, dalla quale abbiamo difficoltà anche a mandarli via quando delinquono”. 

Gli ultras dichiarano di preparare una manifestazione per domenica mattina a cui sembra parteciperà sia il Sindaco che il Presidente della Provincia. Una manifestazione che ha tutta l'aria di trasformarsi nell'ennesimo pogrom contro le famiglie rom, come è successo pochi mesi fa a Torino nel quartiere delle Vallette. 

Nessuno in Città ha alzato la voce per dire no! I rappresentanti delle associazioni rom sono di fatto oscurati dai media mentre per due giorni siamo stati martellati da dichiarazioni razziste degli ultras, senza nessuna stigmatizzazione, ne nessun contraddittorio. Non c'è quotidiano o testata che non enfatizzi l'appartenenza etnica del presunto omicida. Una vergogna nazionale! 

Sucar Drom ha chiesto ieri al Governo italiano di intervenire immediatamente a Pescara perchè ritenevamo insufficiente l'azione di prevenzione contro atti razzisti della Prefettura. E' stata inviata anche una segnalazione all'Ordine dei giornalisti e sono stati fatti interventi su internet per stigmatizzare le dichiarazioni più violente. 

Invitiamo tutte le associazioni rom e sinte a dare il proprio appoggio alle associazioni rom abruzzesi che in queste ore difficili stanno lavorando per evitare il peggio e chiediamo a tutti gli attivisti antirazzisti di intervenire sui social network e sui siti internet dei quotidiani per stigmatizzare la criminalizzazione di un'intera comunità per il gesto grave e delittuoso di un singolo.

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http://www.diecifebbraio.info/2012/05/roma-452012-crimini-fascisti-foibe-uso-politico-della-storia/

Roma, venerdì 4 maggio 2012

nella sede di Piazzale degli Eroi 9

NOI RICORDIAMO TUTTO.
CRIMINI FASCISTI, FOIBE, USO POLITICO DELLA STORIA

Ne discutono:


Alexander Hobel      Associazione Marx XXI


Davide Conti      Fondazione Lelio Basso


Bianca Bracci Torsi       Progetto Memoria FDS


coordina      Giovanni Barbera         FDS – Municipio XVII


scarica la locandina: http://www.diecifebbraio.info/wp-content/uploads/2012/05/image001.jpg


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Milano, venerdì 4 maggio 2012

alle ore 18 presso la libreria Odradek, Via Principe Eugenio 28

Luigi Lusenti presenta il libro:


Giacomo Scotti

"BONO TALIANO"
Militari italiani in Jugoslavia dal 1941 al 1943: da occupatori a “disertori”

Roma: Odradek, 2012

Collana Blu - ISBN 978-88-96487-18-1 - pp. 256 € 28,00


scheda del libro: http://www.odradek.it/Schedelibri/bonotalianob.html
ordina il libro: http://www.odradek.it/html/ordinazione.html
Il libro è la riedizione aggiornata del volume pubblicato dalle edizioni La Pietra nel 1977 
(vedi: https://www.cnj.it/documentazione/bibliografia.htm#scotti2012 )
scarica la copertina: https://www.cnj.it/immagini/cover_scotti2012.jpg

per info sulla presentazione milanese: odradekmilano@...


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http://www.michelcollon.info/Obervateurs-en-Syrie-au-Kosovo-c.html?lang=fr

Observateurs en Syrie : au Kosovo, c’est une « mission d’observation » qui avait créé le « massacre de Racak »

Simon de Beer
25 avril 2012


Des observateurs internationaux ont été envoyés en Syrie par l'ONU. Officiellement, leur but est de vérifier que le cessez-le-feu promis par Damas soit respecté. En 1999, une autre mission d'observation avait été envoyée au Kosovo par l'OSCE. Loin de s'en tenir à ses objectifs déclarés, celle-ci avait alors précipité la guerre en révélant au public occidental le soi-disant « massacre de Racak », une mise en scène qui a servi de prétexte aux bombardements de l'OTAN.


Octobre 1998. Depuis plusieurs mois, de violents combats opposent les forces de l'ordre serbo-yougoslaves à une guérilla albanaise du nom de l'« UCK ». Cette dernière réclame l'indépendance du Kosovo, province du sud de la Serbie. Les grands médias soutiennent unanimement la guérilla albanaise et accusent les Serbes de massacres, nettoyage ethnique, voire génocide. Sous la pression internationale, le président yougoslave Slobodan Milosevic accepte l'envoi d'une mission d'observation de l'OSCE (Organisation pour la Sécurité et la Coopération en Europe) et retire du Kosovo un partie importante de ses troupes. Des observateurs internationaux sont déployés sur le terrain d'octobre 1998 à mars 1999, soit quelques jours avant le début des bombardements de l'OTAN[i].

Le 15 janvier, le chef de la mission d'observation – un certain William Walker – tient une conférence de presse dans le village de Racak : 45 « civils innocents » viennent d'être retrouvés morts « d'une balle dans la tête ou dans la nuque ». Walker évoque la présence de «  mutilations  » sur les corps et qualifie la scène de « crime contre l'humanité[ii] ». Toute la presse s'empare de l'événement, nouvelle preuve de la barbarie des Serbes. Libération dénonce en « une » « L'impunité des massacreurs ». Le Figaro affirme que les victimes sont de simples « paysans albanais » et que leur «  extermination  » constitue un « acte de barbarie gratuit  ».Le Monde écrit en première page : « Les victimes ont été tuées d'une balle dans la tête, tirée à bout portant.  » Dans son éditorial, la rédaction du journal prévient : « Le massacre [...] fait partie de la stratégie grand-serbe. Intégralement, sciemment. [...] Depuis la Bosnie, cette "politique" a un nom : l'épuration ethnique[iii]. » Deux mois plus tard, l'OTAN entame sa campagne de bombardements contre la Yougoslavie. Dans son rapport, la Mission d'observation de l'OSCE note : « Le massacre de Racak a provoqué un tollé international et a changé les perspectives de la communauté internationale vis-à-vis des autorités serbes et yougoslaves [...] Les meurtres ont été perçus comme un tournant décisif en ce qui concerne les efforts déployés pour résoudre pacifiquement le conflit [...] »[iv]. En d'autres termes, Racak a assuré à l'OTAN le soutien de l'opinion publique pour une opération militaire.

Une réussite médiatique totale, car il sera démontré après la guerre que ce « massacre » était une mise en scène. En effet, un rapport d'autopsie a révélé que la quasi totalité des corps retrouvés étaient ceux d'hommes en âge de se battre ; que ceux-ci avaient été tués de loin ; que les balles venaient de directions différentes, réfutant l'idée d'un peloton d'exécution ; qu'enfin les prétendues mutilations étaient des morsures post mortem dues à des animaux sauvages[v]. Bref, ces résultats démentaient catégoriquement les propos de Walker selon lesquels les victimes de Racak étaient des « civils tués d'une balle dans la tête  ». Ils allaient au contraire dans le sens de la version officielle serbe, qui affirmait que les cadavres étaient ceux de membres de l'UCK morts lors d'un affrontement avec les forces de l'ordre. Précisons que l'UCK n'était pas composée de « vertueux démocrates », comme l'ont raconté les grands médias à l'époque. Classée sur la liste des organisations terroristes par les USA avant la guerre, cette guérilla avait instauré au Kosovo un régime de terreur, assassinant ses opposants, y compris les Albanais modérés. Comme il fut démontré par la suite, elle se finançait en capturant des Serbes qu'elle tuait pour revendre leurs organes au marché noir[vi]. Aussi, pour beaucoup de Yougoslaves, une réaction de l'Etat était nécessaire et légitime.
 
Mais, dira-t-on, même si Racak était une mise en scène, et même si l'UCK était une organisation terroriste, les Serbes n'ont-ils pas été responsables de la mort de civils innocents ? N'ont-ils pas mis en place, comme l'évoquaient les médias à l'époque, un « nettoyage ethnique », un « génocide » ? La réponse se trouve dans l'Acte d'Accusation du Tribunal Pénal International (TPIY) inculpant Milosevic de crime contre l'humanité[vii]. Pour toute la période précédant l'entrée en guerre de l'OTAN, cet acte ne mentionne comme faits répréhensibles qu'une seul chose : le massacre de Racak. Tous les autres chefs d'accusation sont postérieurs au déclenchement des bombardements. Autrement dit, avoir parlé de « nettoyage ethnique » ou de « génocide » pour justifier la guerre du Kosovo était totalement infondé. D'ailleurs, ces deux termes sont absents de l'Acte d'Accusation du TPIY, y compris pour la période postérieure au début des frappes.

C'est donc bien grâce à un médiamensonge que l'OTAN est entrée en guerre contre la Yougoslavie en 1999. N'ayant aucune preuve du « génocide » auquel elle prétendait vouloir mettre un terme, elle en a créé une : le massacre de Racak. Pour la cause, des soldats albanais ont été maquillés en civils innocents. Et cette mise en scène fut l'œuvre de la « Mission d'observation » de l'OSCE qui, comme on l'apprit par la suite, était en fait composée d'agents de la CIA[viii]. Que faut-il donc attendre des observateurs déployés aujourd'hui par l'ONU en Syrie ? Malheureusement pas grand-chose : si leurs analyses contredisent la version officielle des événements, elles seront jugées partiales et non valables, ou seront tout simplement passées sous silence. Si au contraire elles fournissent des éléments permettant d'accabler Bachar El-Assad, elles feront la « une » et seront considérées d'une objectivité imparable. Paradoxalement, la mission supposée contrôler le cessez-le-feu syrien pourrait servir d'étincelle à une nouvelle guerre occidentale. Il ne suffirait pour cela que d'un massacre bien médiatisé. Réel ou inventé, peu importe pour nos dirigeants, du moment que cela leur permette d'apporter leur « solution » au conflit : une solution qui, comme au Kosovo, en Afghanistan, en Irak et en Libye, serait encore une fois pire que le mal que l'on prétend combattre.
 


[i] Le Monde, 14 et 29 octobre 1998 ; 21/22 mars 1999.
[ii] Libération, 18 janvier 1999.
[iii] Journaux datés des 18 et 19 janvier.
[iv] OSCE Kosovo Verification MissionKOSOVO/KOSOVA As Seen, As Told. An Analysis of the Human Rights Findings of the OSCE Kosovo Verification Mission. October 1998 to June 1999, p. 512. Disponible sur internet.
[v] Lalu K., Penttilä A. et Rainio J., « Independent forensic autopsies in an armed conflict : investigation of the victims from Racak, Kosovo », Forensic Science International, 116, pp. 171-185.
[vi] Voir le rapport de la mission du Conseil de l'Europe : Marty D. (rapporteur), Traitement inhumain de personnes et trafic illicite d’organes humains au KosovoAS/Jur (2010) 46, Commission des questions juridiques et des droits de l’homme, 12 décembre 2010.
[vii] TPIY, Acte d'accusation de Slobodan Milosevic, fait par le Procureur Louise Arbour à La Haye le 22 mai 1999, points 97 et 98. Disponible sur internet.
[viii] Laverty A. et Walker T., « CIA aided Kosovo Guerilla Army », The Sunday Times, 12 mars 2000, p. 28.



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----Messaggio originale----
Da: brunomaran @ tiscali.it
Data: 17/04/2012 17.14
Ogg: evento balkans windows


segnalazione 
con preghiera di diffusione 


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BALKANS WINDOWS

FINESTRE BALCANICHE

porta san Giovanni, interno - Padova

multiproiezione in quattro atti

di Bruno Maran




Vukovar 1991-2011 Bosnian Afterwars

Kosovo Atto primo Zastava AnnoZerO

Da Vukovar a Sarajevo, Mostar, Srebrenica; dal Kosovo dell’indipendenza a Kragujevac la Torino dei Balcani, una visione contemporanea, che riunisce questi avvenimenti, riproducendo la complessità delle vicende balcaniche, riportando i fatti della realtà del dopoguerra attraverso elaborate visioni fotografiche


sabato 28 aprile - dalle 18.30

introduce la prof. Bruna Mozzi



mercoledì 2 maggio ore 21




L’informazione in guerra

con i giornalisti Ernesto Milanesi e Sebastiano Canetta

Dall’assedio di Sarajevo al dramma di Srebrenica: un'analisi sull'informazione italiana e le guerre a intensità variabile


giovedì 3 maggio ore 21



Di guerra in pace: Jugoslavia vent’anni da ex


Riflessioni e testimonianze con

don Albino Bizzotto, Beati i costruttori di pace

Gianni Rocco, Assopace Padova

Mario Fiorin, Avip - Ass. Volontari per Iniziative di Pace

e



coordina tutti gli incontri Bruno Maran

tutti i giorni multiproiezioni continue dalle ore 19.00

venerdì 4 maggio ore 21

A Nord est di che… La strada del cibo

Storie di luoghi, persone, emozioni incentrati sui Balcani

La cucina parla di origini, di legami, di storie che si fondono


con Elisabetta Tiveron, storica scrittrice e cuoca

Nicola Fossella, fotografo e blogger

Leonardo Barattin, tour designer e responsabile viaggi Ad est


martedì 8 maggio ore 21


Un fotografo e uno scrittore si incontrano

Dialogo attorno al libro “Sotto Tiro” di Gianni Ballestrin

Ohrid, era solo un bel lago tra Macedonia, Grecia e Albania dal quale riportare fotografie per un'agenzia turistica…

I Balcani sono terra di malinconia e voglia di vivere, di ingenuità infantili e sapienza artigiana, terra di incontri che si rivelano preziosi per affrontare le ombre della vita senza perderne il senso. Le parole sono l'esorcismo con cui sottrarsi alle vampate di braci sempre fatalmente nascoste sotto ogni cenere

coordina tutti gli incontri Bruno Maran

multiproiezioni continue dalle ore 19.00



Nei miei Balcani ho visto di tutto e di più. Ho visto il naufragio della credibilità dei Caschi Blu dell'Onu a Srebrenica e ho visto l'indignazione internazionale a intensità variabile fra il sonno quadriennale della Bosnia e la frenesia umanitaria per il Kosovo”

Ennio Remondino

in collaborazione con




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(the original version on this article, in english language:
Kosovo's "Mafia State" and Camp Bondsteel: Towards a Permanent US Military Presence in Southeast Europe
Washington’s Bizarre Kosovo Strategy could destroy NATO
by F. William Engdahl - Global Research, April 12, 2012


La bizzarra strategia di Washington sul Kosovo potrebbe distruggere la NATO


Giocare con la dinamite e la guerra nucleare nei Balcani 

William Engdahl 
13 Aprile 2012

In uno degli annunci più bizzarri della politica estera della bizzarra amministrazione Obama, la segretaria di Stata degli USA Hillary Clinton, ha annunciato che Washington ‘aiuterà’ il Kosovo ad aderire alla NATO e all’Unione europea. Ha fatto la promessa dopo un recente incontro a Washington con il Primo Ministro del Kosovo Hashim Thaci, dove ha elogiato i progressi del suo governo nel progredire verso “l’integrazione e lo sviluppo economico europeo”. [1]
Il suo annuncio ha senza dubbio causato seri maldipancia tra i funzionari governativi e militari delle varie capitali europee della NATO. Pochi comprendono la pazzia del piano della Clinton nel spingere il Kosovo nella NATO e nell’UE.

Kosovo base geopolitica

La controversa proprietà oggi chiamata Kosovo, era parte della Jugoslavia ed era legata alla Serbia fino a quando la campagna dei bombardamenti NATO nel 1999, ha demolito quel che restava della Serbia di Milosevic, aprendo la strada agli Stati Uniti, con la dubbia assistenza delle nazioni dell’UE, soprattutto della Germania, nel spartire l’ex Jugoslavia in minuscoli pseudo-stati dipendenti. Il Kosovo ne è uno, così come la Macedonia. Slovenia e Croazia già in precedenza si erano separate dalla Jugoslavia, con il forte aiuto del ministero degli esteri tedesco.
Alcune brevi rassegne sulle circostanze che hanno portato alla secessione del Kosovo dalla Jugoslavia, aiutano a capire quanto sarà rischiosa la sua adesione alla NATO o all’Unione europea per il futuro dell’Europa. Hashim Thaci, l’attuale Primo Ministro del Kosovo, ha ottenuto il suo posto, per così dire, attraverso il Dipartimento di Stato degli USA, e non tramite libere elezioni democratiche nel Kosovo. Il Kosovo non è riconosciuto come Stato legittimo dalla Russia, dalla Serbia e da oltre un centinaio di altre nazioni. Tuttavia, è stato immediatamente riconosciuto quando ha dichiarato l’indipendenza nel 2008, dall’amministrazione Bush e da Berlino.
L’adesione all’Unione europea del Kosovo, sarebbe il benvenuto a un altro Stato fallito, cosa che non può disturbare la Segretaria Clinton, ma di cui l’Unione europea, in questo momento sicuramente, può fare a meno. Le migliori stime sulla disoccupazione nel paese, la danno a circa il 60%. Non è che il terzo a livello mondiale. L’economia era sempre la più povera della Jugoslavia, ed oggi è peggio. Ma il vero problema, per il futuro della pace e della sicurezza, è la natura dello stato del Kosovo, che è stato creato da Washington alla fine degli anni ’90.

Stato mafioso e Camp Bondsteel

Il Kosovo è una piccola parcella di terra in una delle posizioni più strategiche di tutta Europa, dal punto di vista geopolitico l’obiettivo militare degli Stati Uniti è controllare i flussi del petrolio e gli sviluppi politici del Medio Oriente, a danno di Russia ed Europa occidentale. L’attuale riconoscimento degli USA dell’auto-dichiarata Repubblica del Kosovo, è una continuazione della politica statunitense nei Balcani, fin dall’illegale bombardamenti della NATO e degli USA della Serbia, nel 1999, dallo schieramento fuori area della NATO, approvato dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU, presumibilmente sulla premessa che l’esercito di Milosevic sarebbe stato sul punto di effettuare un genocidio degli albanesi del Kosovo.
Alcuni mesi prima dei bombardamenti statunitensi degli obiettivi serbi, uno dei più pesanti bombardamenti dalla Seconda Guerra Mondiale, un alto funzionario dell’intelligence statunitense aveva parlato, in conversazioni private con alti ufficiali dell’esercito croato, a Zagabria, della strategia di Washington per l’ex Jugoslavia. Secondo questi rapporti, comunicati privatamente all’autore, l’obiettivo del Pentagono già alla fine del 1998 era prendere il controllo del Kosovo, al fine di garantirsi una base militare per controllare l’intera regione del sud-est europeo, fino alle terre petrolifere del Medio Oriente.
Dal giugno 1999, quando la Kosovo Force (KFOR) della NATO occupò il Kosovo, quindi una parte integrante dell’allora Jugoslavia, il Kosovo era tecnicamente nel quadro di un mandato delle Nazioni Unite, secondo la risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Russia e Cina avevano inoltre convenuto su tale mandato, che specificava il ruolo della KFOR nel garantire la fine dei combattimenti inter-etnici e le atrocità tra la minoranza serba, le altre e la maggioranza albanese islamica del Kosovo. Sotto il 1244 il Kosovo sarebbe rimasto parte della Serbia, in attesa di una risoluzione pacifica del suo status. Questa risoluzione delle Nazioni Unite è stata palesemente ignorata dagli Stati Uniti, dalla Germania e da altri elementi dell’Unione europea, nel 2008.
Il riconoscimento tempestivo del Kosovo da parte della Germania e di Washington, e l’indipendenza nel febbraio 2008, significativamente avvennero il giorno dopo le elezioni del presidente della Serbia, che confermarono il filo-Washington Boris Tadic, che aveva avuto un secondo mandato di quattro anni. Con Tadic assicurato, Washington poteva contare su una reazione serba compatibile al suo sostegno al Kosovo.
Subito dopo il bombardamento della Serbia, nel 1999, il Pentagono aveva sequestrato 1000 acri di terra a Urosevic, in Kosovo, vicino al confine con la Macedonia, e aggiudicò un contratto alla Halliburton, quando Dick Cheney ne era l’amministratore delegato, per costruire una delle più grandi basi militari degli USA all’estero, Camp Bondsteel, oggi con più di 7000 soldati.
Il Pentagono si era già assicurato sette nuove basi militari in Bulgaria e Romania, sul Mar Nero e nei Balcani settentrionali, comprese le basi aeree di Graf Ignatievo e Bezmer in Bulgaria, e la base aerea di Mihail Kogalniceanu in Romania, utilizzate per “ridurre” le operazioni militari in Afghanistan e in Iraq. L’installazione rumena ospita la Joint Task Force East del Pentagono. Il colossale Camp Bondsteel degli Stati Uniti, in Kosovo, e l’utilizzo e il potenziamento dei porti croati e montenegrini dell’Adriatico, per le implementazioni della Marina degli Stati Uniti, completano la militarizzazione dei Balcani. [2]
L’agenda strategica degli Stati Uniti per il Kosovo è in primo luogo militare, secondariamente, a quanto pare, riguarda il traffico di stupefacenti. Il suo obiettivo principale è opporsi alla Russia e il controllo dei flussi di petrolio dal Mar Caspio e dal Medio Oriente all’Europa occidentale.  Dichiarandone l’indipendenza, Washington ottiene uno stato debole che può controllare completamente. Finché fosse rimasto parte della Serbia, il controllo militare della NATO sarebbe stato politicamente insicuro. Oggi il Kosovo è controllato come una satrapia militare della NATO, la cui KFOR vi ha posto 16.000 soldati, per una popolazione di soli 2 milioni di abitanti. Camp Bondsteel fa parte di una serie di cosiddette basi operative avanzate o “ninfee” (elistazioni NdT), come li chiamava Donald Rumsfeld, per l’azione militare a est e a sud. Ora, portando formalmente il Kosovo nell’UE e nella NATO, rafforzerà la base militare, dopo che la Repubblica di Georgia dominata dal protetto degli USA Saakashvili, aveva così miseramente fallito, nel 2008, nel ricoprire quel ruolo per conto della NATO.

Heroin Transport Corridor

Il controllo militare USA-NATO del Kosovo serve a diversi scopi dell’agenda geo-strategica di Washington. In primo luogo, consente un maggiore controllo degli Stati Uniti sul petrolio e sulle potenziali rotte degli oleodotti e dei gasdotti dal Mar Caspio e dal Medio Oriente all’UE, nonché il controllo dei corridoi di trasporto che collegano l’Unione europea al Mar Nero. Inoltre, protegge il traffico di eroina multi-miliardario che, significativamente, è cresciuto fino a registrare dei record in Afghanistan dall’inizio dell’occupazione statunitense, secondo funzionari dei narcotici delle Nazioni Unite. Kosovo e Albania sono le principali rotte di transito dell’eroina verso l’Europa. Secondo un rapporto annuale del 2008 del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti sul traffico internazionale di stupefacenti, alcune importanti rotte del traffico di droga passano attraverso i Balcani. Il Kosovo viene indicato come un punto chiave per il passaggio di eroina dalla Turchia e dall’Afghanistan all’Europa occidentale. Questo flusso di droga passa sotto l’occhio vigile del governo Thaci.
Dall’epoca dei suoi rapporti con la tribù Meo, in Laos, durante l’epoca del Vietnam, la CIA ha protetto il traffico di stupefacenti in luoghi chiave, per finanziare in parte le sue operazioni segrete. La dimensione del traffico internazionale di sostanze stupefacenti, oggi, è tale che le principali banche statunitensi come Citigroup, ricaverebbero una quota significativa dei loro profitti dal riciclaggio del traffico.
Una delle caratteristiche più notevoli della corsa indecente di Washington e degli altri Stati a riconoscere immediatamente l’indipendenza del Kosovo, è il fatto che ben sapevano che il suo governo e i suoi due principali partiti politici, sono in realtà gestiti dalla criminalità organizzata albanese del Kosovo. Hashim Thaci, Primo Ministro del Kosovo e capo del Partito Democratico del Kosovo, è l’ex leader dell’organizzazione terroristica che gli Stati Uniti e la NATO addestrarono e chiamarono Esercito di liberazione del Kosovo, KLA, o in albanese UCK. Negli ambienti della criminalità del Kosovo, è conosciuto come Hashim ‘il Serpente’ per la sua spietatezza personale verso gli avversari.
Nel 1997, l’Inviato Speciale per i Balcani del presidente Clinton, Robert Gelbard, descrisse l’UCK, come indubbiamente un gruppo terrorista. Era molto di più. E’ una mafia clanistica, impossibile quindi infiltrarvisi, che controlla l’economia sommersa del Kosovo. Oggi il Partito Democratico di Thaci, secondo fonti delle polizie europee, mantiene i suoi legami con il crimine organizzato.
Un rapporto del BND tedesco del 22 febbraio 2005, etichettato Top Secret, che da allora è trapelato,  dichiarava: “Tramite elementi chiave, per esempio Thaci, Haliti, Haradina, vi è uno stretto legame tra politica, l’economia e la criminalità organizzata internazionale nel Kosovo. Le organizzazioni criminali favoriscono l’instabilità politica e non hanno alcun interesse nella costruzione di uno stato ordinato e funzionante, che potrebbe nuocere ai loro affari crescenti.” [3]
L’UCK ha iniziato le azioni nel 1996 con il bombardamento dei campi profughi serbi che ospitavano i rifugiati dalle guerre in Bosnia e Croazia. L’UCK aveva ripetutamente fatto appello alla ‘liberazione’ di aree di Montenegro, Macedonia e della Grecia settentrionale. Thaci non è certo una figura della stabilità regionale, per dirla morbidamente.
Il 44enne Thaci era un protetto personale della Segretaria di Stato di Clinton Madeleine Albright, durante gli anni ’90, quando era  solo un gangster 30enne. L’UCK è stato sostenuto fin dall’inizio dalla CIA e dal BND tedesco. Durante la guerra del 1999, l’UCK è stata sostenuta direttamente dalla NATO. Nel momento in cui venne assunto dagli Stati Uniti, nella metà degli anni ’90, Thaci aveva fondato il ‘Gruppo di Drenica’, un sindacato criminale del Kosovo con legami con le mafie albanese, macedone e italiana. Un rapporto classificato del gennaio 2007, preparato per la Commissione UE, intitolato ‘VS-Nur fur den Dienstgebrauch‘, venne fatto trapelare ai media. Contiene in dettaglio l’attività criminale organizzata del KLA e del suo successore, il Partito democratico di Thaci.
Nel dicembre 2010, la relazione del Consiglio d’Europa venne pubblicata, il giorno dopo che la commissione elettorale del Kosovo aveva detto che il partito dell’onorevole Thaci aveva vinto le prime elezioni post-indipendenza, e accusava le potenze occidentali di complicità nell’ignorare le attività criminali della cerchia guidata da Thaci:“Thaci e questi altri membri ‘del Gruppo di Drenica’ sono costantemente indicati come ‘attori chiave’ nei rapporti di intelligence sulle strutture della criminalità organizzata della mafia del Kosovo“, dice il rapporto. “Abbiamo scoperto che il ‘Gruppo di Drenica’ ha avuto come capo o, per usare la terminologia delle reti della criminalità organizzata, un suo ‘boss’ nel rinomato politico … Hashim Thaci“. [4]
La relazione afferma che Thaci esercitava un “controllo violento” sul traffico di eroina. Dick Marty, l’investigatore dell’Unione europea, ha presentato il rapporto ai diplomatici di tutti gli Stati membri dell’UE. La risposta è stata il silenzio. Washington è dietro Thaci. [5]
La stessa relazione del Consiglio d’Europa sulla criminalità organizzata del Kosovo accusava  l’organizzazione mafiosa di Thaci di trattare il commercio di organi umani. Figuri della cerchia intima di Thaci, sono stati accusati di aver tenuto dei prigionieri oltre il confine con l’Albania, dopo la guerra, dove si dice che un certo numero di serbi sono stati uccisi affinché i loro reni fossero venduti sul mercato nero. In un caso, rivelato nei procedimenti giudiziari in un tribunale distrettuale di Pristina del 2008, si diceva che gli organi erano stati presi dalle povere vittime in una clinica conosciuta come Medicus, “collegata all’espianto di organi da parte del Kosovo Liberation Army (KLA), nel 2000”. [6]
La questione diventa allora, perché Washington, la NATO, l’UE e annessi e, soprattutto, il governo tedesco, sono così desiderosi di legittimare il distacco del Kosovo? Un Kosovo gestito internamente dalle reti della criminalità organizzata, è facile da controllare per la NATO. Essendo sicuro che uno Stato debole è molto più facile da sottomettere al dominio della NATO. In combinazione con l’Afghanistan controllato dalla NATO, da cui arriva l’eroina, con il Kosovo controllato dal Primo Ministro Thaci, il Pentagono sta costruendo una rete di accerchiamento attorno alla Russia, che è tutto tranne che pacifica.
La dipendenza di Thaci dalle buone grazie degli Stati Uniti e della NATO, assicura che il governo di Thaci farà ciò che gli viene chiesto. Questo, a sua volta, assicura agli Stati Uniti un vantaggio importante, consolidando la propria presenza militare permanente nel strategicamente vitale sud-est Europa. Si tratta di un passo importante nel consolidamento del controllo NATO sull’Eurasia, e fornisce agli Stati Uniti un notevole margine di oscillazione nell’equilibrio di potere europeo. Meraviglia poco che Mosca non abbia accolto con favore la vicenda, così come numerosi altri Stati. Gli Stati Uniti stanno letteralmente giocando con la dinamite, e potenzialmente anche con la guerra nucleare nei Balcani.

F. William Engdahl, è autore di A Century of War: Anglo-American Oil Politics in the New World Order. Collabora con BFP e può essere contattato attraverso il suo sito web Engdahl.oilgeopolitics.net, dove questo articolo è stato originariamente pubblicato.

Note:
[1] RIA Novosti, US to Help Kosovo Join EU NATO: Clinton, 5 aprile 2012.
[2] Rick Rozoff, Pentagon and NATO Complete Their Conquest of The Balkans, Global Research, 28 novembre 2009.
[3] Tom Burghardt, The End of the Affair: The BND, CIA and Kosovo’s Deep State.
[4] The Telegraph, Kosovo’s prime minister ‘key player in mafia-like gang ,’ 14 dicembre 2010
[5] Ibid.
[6] Paul Lewis, Kosovo PM is head of human organ and arms ring Council of Europe reports, The Guardian, 14 dicembre 2010.
Traduzione di Alessandro Lattanzio



Fonte: La Nuova Alabarda (Trieste)
nuovaalabarda @ yahoo.it

LA LEGA NAZIONALE ALLA FOIBA DI BASOVIZZA.


Chi va a visitare il monumento nazionale della “foiba” di Basovizza scopre che l’area museale non è gestita dai Civici Musei triestini, né da altre strutture istituzionali specializzate nella ricerca storica sull’argomento.

No, chi visita il museo e desidera acquistare qualche pubblicazione per comprendere la storia del confine orientale, si trova di fronte un bookshop con le sole pubblicazioni della Lega Nazionale di Trieste; ciò perché (leggiamo in http://www.foibadibasovizza.it/monumento.htm, pagina curata dalla stessa Lega Nazionale) “a margine del Sacrario è stato previsto uno spazio dedicato a Centro di Documentazione, che il Comune di Trieste ha ritenuto di affidare alla Lega Nazionale”.

E qui appare il problema che intendo sottoporre ai lettori (e che porrò in sede istituzionale): in base a che il Comune di Trieste ha “ritenuto di affidare” lo spazio informativo presso la “foiba” di Basovizza alla Lega Nazionale, che non è un Istituto storico ma un’associazione privata che ha come scopo statutario (come leggiamo nel loro sito http://www.leganazionale.it/index.php?option=com_content&view=article&id=44&Itemid=124 ) “di perpetuare e promuovere ovunque la conoscenza, lo studio, l’amore e la difesa della lingua e della civiltà italiana nella Venezia Giulia”.

Cos’ha a che fare con la storia tutto ciò? Nulla, basta dare un’occhiata a quanto messo in vendita nel bookshop personalizzato della Lega Nazionale presso il Monumento, Nazionale anch’esso, ma con un’altra accezione, ovviamente: testi e CD di mero contenuto nazionalista e di propaganda della Lega suddetta.

La Lega Nazionale non è un istituto storico, e la conoscenza (scarsa) che i suoi membri hanno (e purtroppo diffondono) della “questione delle foibe” si evince dalle pagine da loro curate, sostanzialmente il sito http://www.foibadibasovizza.it/, che poi rinvia a dei collegamenti con il sito http://www.lefoibe.it e ad altri collegamenti con il sito della Lega Nazionale (dove si trovano articoli a dir poco aberranti).

Non entriamo in questa sede nel merito delle falsificazioni storiche che troviamo in questi link, rinviando i lettori ad uno studio specifico che pubblicheremo a breve; vogliamo solo ribadire, come più volte detto, che ci troviamo di fronte ad una serie di affermazioni non suffragate da alcuna prova, ma che si limitano a ripetere quanto affermato in precedenza da altri propagandisti. Qui ci limiteremo a parlare di quanto scrive la Lega Nazionale relativamente alla “foiba” di Basovizza).

La Foiba di Basovizza divenne nel maggio del 1945 un luogo di esecuzioni sommarie per prigionieri, militari, poliziotti e civili, da parte dei partigiani comunisti di Tito (…) le vittime destinate ad essere precipitate nella voragine di Basovizza, venivano prelevate nelle case di Trieste, durante i 40 giorni di occupazione jugoslava della città (…).A Basovizza arrivavano gli autocarri della morte con il loro carico di disgraziati. Questi, con le mani straziate dal filo di ferro e spesso avvinti fra loro a catena, venivano sospinti a gruppi verso l'orlo dell'abisso. Una scarica di mitra ai primi faceva precipitare tutti nel baratro”. Tralasciamo il resto, perché una tale congerie di affermazioni false richiederebbe pagine e pagine di smentite (si veda il dossier “La foiba di Basovizza”, da noi pubblicato nel 2005) ma solo chi non ha idea dell’argomento su cui pretende di pontificare può affermare che sparando ai primi della fila tutti gli altri “precipitavano nel baratro”. Si guardino le foto delle dimensioni reali del Pozzo della miniera di Basovizza (conservate nell’Archivio del Comune di Trieste) e si valuti se era fisicamente possibile infoibare le persone nel modo descritto.

Infine la perla nera delle affermazioni su Basovizza, relativamente al numero degli infoibati, che, tanto per cambiare, non è possibile determinare con esattezza (il che lascia spazio a qualunque illazione, sia chiaro) e quindi è stato calcolato in modo “inusuale e impressionante. Tenendo presente la profondità del pozzo prima e dopo la strage, fu rilevata la differenza di una trentina di metri. Lo spazio volumetrico conterrebbe le salme degli infoibati: oltre duemila vittime”.

Calcolo questo non solo “inusuale e impressionante”, ma anche inattendibile ed assurdo. In primo luogo, nessuno aveva misurato le profondità “prima e dopo la strage”; secondo, il calcolo volumetrico, basato su dimensioni falsate del pozzo e sulla teoria che in un metro quadrato starebbero tre corpi umani, è del tutto inaccettabile; terzo, se da tutta Trieste sono scomparse meno di 500 persone (dati desunti dall’Anagrafe), delle quali buona parte si sa dove e come sono morte, come potrebbero essere trovarsi “oltre duemila vittime” a Basovizza?

Menzogne, menzogne, menzogne: ecco quello che la Lega Nazionale propaganda a proposito delle foibe, in base a mere affermazioni prive di riscontro documentale. E nel suo sito, proprio nelle pagine relative agli “approfondimenti” sulle foibe troviamo anche alcuni scritti insultanti di ricercatori come la sottoscritta o il dottor Sandi Volk, definiti “negazionisti” e “trinariciuti” (tanto per rendere l’idea della serenità con cui la Lega Nazionale parla di questi argomenti) perché abbiamo smentito le affermazioni menzognere di chi da decenni usa le foibe come strumento di propaganda politica e nazionalista.

Curiosamente invece la Lega Nazionale non pubblicizza la sua diretta conoscenza in tema di foibe, non riproduce la poesia tratta da testi scolastici del Ventennio, quella che recita che per difender la favella di Dante e sovenir la Lega (cioè la Lega Nazionale) convien che ognun s’appresta a fare el suo dover. Che sarebbe: chi che ofende Pisin la pagherà: in fondo alla Foiba finir el dovarà.

In conclusione le domande: a quale titolo la Lega Nazionale detiene il monopolio della (dis)informazione al Monumento nazionale “Foiba di Basovizza”? È stata indetta una gara di appalto, un concorso per questo? E se sì, quali titoli ha portato questa associazione, e quale commissione di esperti li ha esaminati? 





L'ANVGD FESTEGGIA IL 25 APRILE ...

... con un attacco isterico contro i partigiani jugoslavi:

<< ... un’occupazione feroce... l’ondata sanguinaria delle bande di Tito... un regime di terrore e la pulizia etnica dell’elemento italiano protrattisi ben oltre la fine del conflitto... una dimensione di inaudita violenza... Gli eccidi a danno della popolazione giuliana ... pianificati in modo capillare e tristemente famosi divennero i campi di concentramento... l’immaginazione etnocentrica del nazionalcomunismo jugoslavo.... L’Istria intera e Zara con i suoi dintorni divennero teatro di infoibamenti e di spoliazioni di massa, a tale punto da indurre all’esilio in Italia la popolazione autoctona... >>

(dal Comunicato Stampa dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia per il 25 Aprile 2012:

In realtà l'Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia fu armata multi-nazionale per composizione - al suo fianco combatterono anche 30mila italiani inquadrati nelle Divisioni "Garibaldi" e "Italia" - e internazionalista per vocazione - "Unità e Fratellanza" era il motto, concretamente realizzato, di quei partigiani e dello Stato federale che essi con il loro sacrificio costruirono.
Almeno ventimila furono gli italiani autoctoni di Istria e Dalmazia che, optando per la Jugoslavia e rigettando le "sirene" nazionaliste e anticomuniste italiane, rimasero a vivere sulla loro terra natìa nel dopoguerra. 
Gli unici a teorizzare, predicare e realizzare praticamente "pulizie etniche" e "campi di concentramento" su base nazionale nel corso della II Guerra Mondiale furono i nazi-fascisti e i loro alleati - e dunque anche i fascisti italiani, che sterminarono la popolazione autoctona con l'incendio di interi abitati (come a Podhum) e nei lager (come ad Arbe). 
 
La nuova presidenza dell'ANVGD (insediata da soli due mesi) ha deciso di "presentarsi" così all'opinione pubblica democratica, scambiando vittime e carnefici, urlando ricostruzioni volgarmente faziose e alimentando odio cieco contro i popoli a noi più vicini. O forse è proprio questa è la natura dell'ANVGD, per Statuto e ascendenze? Forse è per queste finalità che essa viene finanziata con i soldi dei contribuenti e sostenuta, da un decennio a questa parte, in tutte le sedi istituzionali?

Italo Slavo

(Sulle origini e finalità irredentiste della ANVGD si veda alla nostra pagina:

IL 5 PER MILLE A CNJ ONLUS

Sulla tua Dichiarazione dei Redditi puoi indicare il nostro

Codice Fiscale: 97479800589

... Grazie in anticipo!

Per maggiori informazioni consulta: https://www.cnj.it/coordinamentos.htm#005

... e ricorda anche che i versamenti effettuati direttamente a favore di CNJ-onlus (o equivalentemente JUGOCOORD onlus) - sottoscrizioni annuali, elargizioni e donazioni volontarie - sono deducibili o detraibili, purchè siano stati effettuati:
a) sul conto direttamente intestato al nostro Coordinamento, tramite versamento postale o bancario o tramite carte di credito, debito, o prepagate (in questo caso bisogna conservare l'estratto conto), oppure
b) con assegni bancari o circolari intestati al nostro Coordinamento.
Per i dettagli: https://www.cnj.it/coordinamentos.htm#deduci

(srpskohrvatski / italiano / english)

13th Anniversary of NATO aggression marked

1) L'ambasciatore tedesco Wolfram Maas ha paura che il popolo ricordi i crimini NATO / Немаčки амбасадор у Србији Волфрам Мас: Срби морају својој деци да објасне да је бомбардовање НАТО 1999. било исправно / LICEMJERJE BEZ GRANICA (V. Kapuralin / SRP, 21. mart 2012.)
2) Serbia: Marzo 1999 - Marzo 2012. Per non dimenticare / LINKS: Комеморативне активности поводом 13 година агресије НАТО - COMMEMORATIVE EVENTS ON THE 13TH ANNIVERSARY OF THE NATO AGGRESSION / 
Излагања на конференцији: Да се не заборави агресија НАТО - Косово и Метохија 13 година после (LINKS TO VIDEOS)
3) COMMENTS AND NEWS
Does Serbia remember NATO bombings? (Yelena Guskova)
Serbia Marks 13th Anniversary of NATO Agression, DU Bombs Still Claim Lives
Thirteenth Anniversary Of NATO As Global War Machine
"NATO's military intervention paved way for separatism"
13 years later, effects of NATO’s bombing of Serbia still linger


=== 1 ===

(english translation: 

Alla vigilia del 13mo anniversario dell'inizio dell'aggressione della NATO contro la Serbia (RFJ)...

Le parole dell'Ambasciatore tedesco in Serbia, Wolfram Maas:
"I Serbi devono spiegare ai loro figli che il bombardamento NATO del 1999 era giustificato"

L'Ambasciatore tedesco in Serbia, Wolfram Maas, ha affermato in una conferenza sulla NATO a Belgrado che i Serbi devono spiegare ai loro figli che il bombardamento era giustificato, affinché nel futuro non odino l'Alleanza Atlantica. 
"Devo criticare le autorità in Serbia che, dal canto loro, usano ancora espressioni del tipo: 'I bombardamenti della NATO'. 
Immaginate di camminare per la Via Knez Milos e che il vostro bambino vi domandi: 'Papà, chi ha fatto questo?'.  Voi gli risponderete: 'La NATO'.  E cosa poi vi aspettate che il bambino pensi della NATO? Al contrario, io quando ero giovane in Germania, guardavo le rovine della mia città, ma non odiavo quelli che l'avevano distrutta, perché c'era chi poteva spiegarmi le cause di tutto ciò", ha detto Maas.
Ciononostante, egli ha sottolineato che "questo paese ora è molto diverso da quello di tre anni fa, quando i teppisti attaccavano la mia ambasciata".
 "Mi si è riscaldato il cuore quando ho notato che i partiti DS, SNS, SPS, LDP e G17, durante l'incontro con Guido Westerwelle, all'unanimità hanno dichiarato che, per loro, l'integrazione nell'Unione Europea rappresenta l'assoluta priorità. Si tratta di un fantastico miglioramento rispetto alla situazione di tre anni fa", ha detto Maas.
Egli ha insistito sul fatto che le questioni relative all'UE ed alla NATO sono interconnesse.
 "Nel caso della Serbia è logico che essa dapprima diventi membro dell'UE e poi, nel medio e lungo termine, diventi membro della NATO.  E' logico che uno Stato membro dell'Unione Europea, dopo un certo tempo, diventi membro della NATO. La adesione della Serbia alla NATO non è questione di 'se' ma di 'quando'," sostiene l'ambasciatore tedesco.
Maas ha partecipato alla conferenza "Serbia, Balcani occidentali e NATO - verso l'anno 2020", che radunava le forze principali pro-NATO in Serbia, gli ambasciatori di Stati Uniti e Germania e il capo della missione EU nella Serbia, Vincent Degert. (28 ottobre 2011)


--- originalni tekst na srpskohrvatskom:


Уочи 13-е годишњице почетка агресије НАТО против Србије (СРЈ)!!!
среда, 15 фебруар 2012

Немаčки амбасадор у Србији Волфрам Мас:
Срби морају својој деци да објасне да је бомбардовање НАТО 1999. било исправно

Немачки амбасадор у Србији Волфрам Мас изјавио је на конференцији о НАТО у Београду да Срби морају својој деци да објасне да је бомбардовање било исправно, како она у будућности не би мрзела Атлантску алијансу.

“Морам да критикујем власти у Србији што и саме још увек користе термине попут “НАТО бомбардовања”. Замислите да шетате улицом Кнеза Милоша и да вас ваше дете упита: “Тата, ко је ово урадио?”. Ви ћете му одговорити: “НАТО”. И шта онда очекујете од тог детета да мисли о НАТО? За разлику од тога, ја сам као младић у Немачкој гледао рушевине у мом граду, али ја нисам мрзео оног ко је ту учинио јер је било оних који су могли да ми кажу засшо је то учинио”, изјавио је Мас.

Он је истакао да је, и поред тога, “ова земља много другачија него пре три године, када су хулигани напали моју амбасаду”.

“Било ми је топло око срца када сам видео ДС, СНС, СПС, Г17 и ЛДП на састанку са Гвидом Вестервелеом како сложно изјављују да им је интеграција у Европску унију приоритет број један. То је фантастичан напредак у односу на пре три године”, истакао је Мас.

Он је инсистирао на томе да су питања ЕУ и НАТО повезана.

“У случају Србије, логично је да прво постане чланица ЕУ, па тек онда на средње и дуже стазе постане чланица НАТО. Логично је да једна чланица ЕУ после одређеног времена постане чланица НАТО. Питање чланства Србије у НАТО није “да ли” него “када”, оценио је немачки амбасадор.

Мас је учествовао на конференцији “Србија, Западни Балкан и НАТО – ка 2020. години” која је окупила водеће про-НАТО снаге у Србији, амбасадоре САД и Немачке и шефа делегације ЕУ у Србији Венсана Дежера. (28. октобар 2011.)


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LICEMJERJE BEZ GRANICA


Imajući u vidu široki spektar metoda, koje se koriste u međunarodnim odnosima, koje imaju za cilj dominaciju i nametanje svoje volje drugima, radi ostvarivanja vlastitog interesa, ne iznenađuje što ti postupci vrlo često nisu ni dobronamjerni ni pravedni. Ne iznenađuje ni licemjerje koje postaje prateća pojava na tim relacijama, mada to saznanje ne umanjuje degutantnost licemjerja.

Ali kada se takve poruke ne upućuju drugoj strani preko granice, već one bivaju izrečene u vlastitom «dvorištu» te strane onda one mogu drastično povrijedit osjećaje i dignitet domicilnog stanovništva.

Njemački ambasador u Beogradu Wolfram Mass, svojom je izjavom na konferenciji «Srbija, Zapadni balkan i NATO-ka 2020. godini» koja je održana 26-27. oktobra 2010. godine u Beogradu, prevazišao sve do tada rečeno na tom području. Njegova izjava u dubokoj je suprotnosti sa aktualnim humanim civilizacijskim dosegom i njena je dijabolika racionalno nepojmljiva.

Wolfram Mass je tom prilikom kritizirao tadašnju vlast u Srbiji što za događaje iz 1999. godine koriste termin «NATO bombardiranje», jer bi to kod mladih naraštaja moglo izazvat negativne konotacije prema NATO-u. On smatra, da bi u Srbiji djeci kad pitaju o tim događajima trebalo objasnit «da je bombardiranje bilo ispravno». Ambasador taj satav potkrepljuje, valjda samo njemu razumljivom usporedbom da kada je on kao mladić gledao ruševine po Njemačkoj poslije rata «nije mrzio one koji su to počinili, jer je bilo onih koji su mogli da mu kažu zašto je to učinjeno»

E sad ono čega je previše ni sa kruhom nije dobro.

Polemizirat sa ambasadorom Massom, po tom pitanju bilo bi bespredmetno, on ima svoj stav, on sprovodi dosljedno politiku svoje vlade i imperijalnog kruga kojemu ta vlada pripada. Tako da nema nikakve sumnje da je to ujedno i stav njegove vlade, koja je tada aktivno učestvovala u agresiji.

Sasvim je razumljivo da bi takva diplomatska izjava u normalnim okolnostima izazvala burnu reakciju. Međutim prešavši preko te izjave domaćini su pokazali zavidau stabilnost probavnog sistema, što samo potvrđuje da je agresor postigao svoj cilj.

Ono što međutim treba istaknuti je činjenica da agresija na SR Jugoslaviju i moguća odmazda kojom bi se mogle objasniti neke aktivnosti saveznika protiv civilnih ciljeva u Njemačkoj potkraj II sv. rata nemaju nikakvih zajedničkih vojnih, niti političkih poveznica.

Između SR Jugoslavije i udruženih sila koje su izvršile agresiju nije bilo objave rata, niti su njene oružane snage u to vrijeme na bilo koji način ugrožavale teritorijalni integritet zemalja agresora.

U slučaju SR Jugoslavije, bila je to akcija poduzeta radi kažnjavanja onih koji su predstavljali posljednju i jedinu prepreku osvajanja prostora u Jugoistočnoj Evropi, kojeg su imperijalistički moćnici pokrenuli nakon pada Berlinskog zida. Dočim razaranje NJemačke spada u dio vojnih operacija za vrijeme rata, protiv protivnika koji je pokrenuo dva svjetska rata, u kojima je živote izgubilo 70-etak milijuna ljudi, kojom prilikom su počinjeni stravični zločini prema ljudskom biču, kakve povjest do tada nije zabilježila. I u tim razaranjima je sasvim izvjesno osim slamanja moral i motivacije za otpor njemačkog stanovništva bio prisutan i element odmazde.

Razlika između razaranja njemačkih gradova u II sv. ratu i civilnih i infrasrtrukturnih ciljeva u SR Jugoslaviji ogleda se i u još jednom bitnom segmentu, a to je upotreba bojnih sredstava. Prilikom NATO agresije upotrebljavana je i municija sa osiromašenim uranom, što stvar dovodi do apsurda, jer kao posljedica ostaje trajno kontaminirano tlo koje ugrožava život i zdravlje budučih generacija, dok prilikom operacija u Njemačkoj, naglašavam to srećom nije korišteno.

Jedina možebitna sličnost između Njemačke nakon II sv. rata i Srbije nakon agresije je taj da je obima oduzet po dio teritorija, Srbiji mimo svih međunarodnih pravnih normativa.

Bez obzira na visoki stupanj «razumijevanja» kojeg ambasador iskazuje kad su u pitanju posljedice rata u njegovoj zemlji, vjerujem da postoji vrlo veliki broj ljudi a tu ubrajam i sebe, koji se ne raduju uništenju Drezdena i pomoru oko 130.000 ljudi civila kao posljedice nekoliko dana uzastopnog bombardiranja. Ne radujem se ni potpunom uništenju Benediktinskog samostana na Monte Cassinu, a još manje od svega me raduje bacanje atomskih bombi na Hirošimu i Nagasaki, akcije do tada bez presedana.

No vratimo se ambasadoru Massu.i njegovoj tezi koja implicira nekoliko vrlo intrigantnih pitanja. Ako u vezi njegove teze primjenimo analogiju, znači li to da bi i kineske vlasti trebale tumačit svojim građanima, kako je bombardiranje njihove ambasade 1999. godine u Beogradu, prilikom čega je bilo i ljudskih žrtava bilo ispravno. Dalje, dali bi i japanske vlasti trebale objašnjavat mladim generaciojama stasalim nakon rata, da je bacanje atomskih bombi na Hirošimu i Nagasaki bilo ispravno. A zašto ne reći, dali bi preostalo autohtono domorodačko stanovništvo Amerike trebalo poučavati svoje naraštaje da je istrebljenje njihovog naroda, kao i 60-ak miliona bizona koji su predstavljali njihovu ekonomsku bazu opstanka bilo ispravno.

Svijesno izostavljajući ono gospodin, mišljenja sam da bi se Wolfram Mass trebao stidit zbog spomenute izjave.


Vladimir Kapuralin

Odgovoran za odnose Socijalističke radničke partije Hrvatske sa inozemnim subjektima.


Srijeda, 21. mart 2012. 



=== 2 ===


Танјуг: Тринаеста годишњица НАТО агресије на Србију
Articolo della Tanjug e fotografie nel 13.mo anniversario dei bombardamenti

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Serbia: Marzo 1999 - Marzo 2012
 
Per non dimenticare
 
A cura del Forum Belgrado Italia
 
Il Forum Belgrado per un Mondo di Eguali, la Lega dei Veterani della Lotta di Liberazione della Serbia ed l'Associazione dei Generali e Ammiragli di Serbia, hanno organizzato una serie di iniziative per commemorare il 13° anniversario dell'aggressione della NATO contro la Serbia (RF Jugoslavia).
 
Un aggressione costata oltre 3500 morti, oltre 10.000 feriti, due terzi di essi civili e oltre 100 miliardi di dollari in danni economici.
 
Durante i 78 giorni di bombardamenti continui la NATO ha usato missili e proiettili all'uranio impoverito, provocando un avvelenamento e inquinamento per decine di anni del suolo, dell'acqua, del cibo e uno spaventoso aumento di decessi per tumori e leucemie, nella popolazione civile.
 
Indipendenti, le associazioni senza partito civiche - Il Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali, La Lega dei veterani della lotta di liberazione popolare della Serbia e del Club di generali e ammiragli di Serbia stanno organizzando le tradizionali attività commemorative in occasione del 13° anniversario della NATO 1999 aggressione contro la Serbia (RF Yugoslavia). L'aggressione ha causato oltre 3.500 morti, oltre 10.000 feriti, due terzi dei quali erano civili e oltre 100 miliardi di dollari danni economici. Durante 78 giorni di continui bombardamenti NATO ha usato missili con l'uranio impoverito provoca inquinamento duratura dei decessi suolo, acqua e cibo e maligne e morti.
 
- Venerdì 23 Marzo si è svolta presso il Sava Centar di Belgrado, una tavola rotonda con tema:
Kosovo Metohija 13 anni dopo l'aggressione della NATO". Alla conferenza è seguita la proiezione del film documentario "da Belgrado a Baghdad" degli autori canadesi R. Ognjenovic e S. Taylor.
 
I relatori sono stati:
Prof. Miodrag Zecevic, Presidente della Lega dei Veterani
Ljubisa Stojimirovic, Presidente dell'Associazione dei Generali e Ammiragli
Zivadin Jovanovic, Presidente del Forum Belgrado
 
- Sabato 24 Marzo, una delegazione ha portato delle corone di fiori presso il Monumento ai bambini,  vittime dei bombardamenti NATO nel Parco Tasmajdan, e alle ore 12, si è recata al Monumento della Fiamma Eterna dei caduti a Usce, Novi Beograd.
 
I partecipanti hanno voluto così testimoniare la non dimenticanza di quanto accaduto, e rendere così un omaggio alle vittime e inviare un messaggio comune di pace.

(sulle iniziative organizzate a Belgrado dal Beogradski Forum per il 13.mo dell'aggressione NАТО:
https://www.cnj.it/24MARZO99/2012/index.htm )

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Комеморативне активности поводом 13 година агресије НАТО / 
COMMEMORATIVE EVENTS ON THE 13TH ANNIVERSARY OF THE NATO AGGRESSION


Љубиша Стојимировић, председник Скупштине Клуба генерала и адмирала Србије - говор на полагању цвећа


Излагања на конференцији: Да се не заборави агресија НАТО - Косово и Метохија 13 година после

Јутјуб плејлиста (15 излагања):
http://www.youtube.com/watch?v=JE6PccdVVi8&;feature=share&list=PL4B614D6D8D3D436B

Одржан округли сто

Сећање на жртве агресије НАТО
Саопштења, 27. март 2012.


Живадин Јовановић - Реч на отварању конференције

Александар Конузин, амбасадор Руске федерације у Србији 

Срђа Поповић 

Срђа Трифковић 

Владислав Јовановић 

Наташа Шћепановић, председница Удружења продица киднапованих и убијених на Косову и Метохији 

Јиржи Биреш, председник удружења “Војници против рата”, Чешка Република 

Слободан Петковић, генерал - мајор у пензији, бивши помоћник Министра одбране СРЈ 

Златоје Терзић, генерал - потпуковник у пензији, ратни помоћник Начелника штаба Врховне команде ОС СРЈ 

Биргит Малзан, председница Форума за мир, Касел, Немачка

Проф. др Миодраг Зечевић, завршна реч, председник СУБНОР-а Србије

Др Станислав Стојановић, амбасадор у пензији - Излагање на конференцији

Др Мирољуб Васић, историчар из Београда, СУБНОР Србије - Излагање на конференцији

Милена Парлић, Удружење породица киднапованих и убијених на КиМ

Бранка Митровић - чита поруку на конференцији

Владимир Капуралин - Лицемерје без граница

Комнен Бећировић - Порука учесницима Округлог стола Косово 13 година после

Salute of EEDYE


=== 3 ===


Voice of Russia - March 24, 2012

Does Serbia remember NATO bombings?

Yelena Guskova
PhD (history), the head of the Centre for Analysing Contemporary Balkan Crisis at the Institute of Slavonic Studies of the Russian Academy of Sciences

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... Serbia remained the only Balkan country which did not seek to join NATO.
The Americans allocate money to train journalists, offer special grants for the radio and TV, write articles for major national newspapers and pay for creating a positive image of NATO in the media.
Their main aim is to estrange Serbia and Montenegro from Russia, to guarantee the inviolability of all existing and potential military bases in the Balkans and to acquire brave and disciplined soldiers for the alliance’s dirtiest and most dangerous operations all over the world.
[I]f Balkan countries join NATO, all of them, including Serbia, Montenegro, Macedonia and Republica Srpska within Bosnia and Herzegovina, will have to take an anti-Russian position ...
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On the 24th of March 13 years ago, a spate of NATO  bombs was dropped on a peaceful European country. The March-June 1999 aggression against Yugoslavia, which was justified by the alliance's concern for the plight of the allegedly deprived Albanian population of Kosovo and Metohija, lasted for 78 days.

Taking care of Albanians was only a pretext. In reality, it was a cruel punishment of Belgrade which refused to cooperate with NATO, waive its sovereignty and replace long-term leader Slobodan Milosevic.

The NATO aggression did not succeed in overthrowing Slobodan Milosevic and the Yugoslavian army also remained intact. The US had to develop a new strategy which worked excellently. In October 2000, the US and Germany carried out a special operation, later used in other countries and named a ‘colour revolution’. 

As a result, power went to the hands of people who began to actively cooperate with NATO. However, Yugoslavia had no plans of joining NATO at that time. Moreover, speaking in Munich in 2010, Serbian Foreign Minister Vuk Jeremic declared that Serbia would remain neutral and would not join any military or defence unions. Thus, Serbia remained the only Balkan country which did not seek to join NATO.

On the whole, the Serbian people do not support the idea of joining the alliance and Montenegro shares this opinion. However, the government of Montenegro, which seceded from Serbia in 2006, openly says that there is no alternative to joining NATO.

Serbia is still keeping its own counsel on this issue, even though US ambassador to Belgrade Mary Warlick declared as early as 2010 that NATO always kept an open door for Serbia. What will Serbia decide to do?

A propaganda campaign for joining NATO has been launched in the country. Defence Minister Dragan Sutanovac has begun army reforms based on NATO standards with the aim of subsequent joining that organisation.

The US is sparing no effort in helping to build a different image of NATO in Serbian society. The Americans allocate money to train journalists, offer special grants for the radio and TV, write articles for major national newspapers and pay for creating a positive image of NATO in the media.

Why are they doing it? Their main aim is to estrange Serbia and Montenegro from Russia, to guarantee the inviolability of all existing and potential military bases in the Balkans and to acquire brave and disciplined soldiers for the alliance’s dirtiest and most dangerous operations all over the world.

For Russia, NATO is a potentially dangerous organization which threatens the country’s national interests. Speaking about the main external dangers, President Dmitry Medvedev mentioned the ‘striving to combine the NATO military potential with global functions carried out with the violation of the international law and to bring the military infrastructure of NATO member-states nearer to Russian frontiers by way of expanding the bloc.’

For this reason, if Balkan countries join NATO, all of them, including Serbia, Montenegro, Macedonia and Republica Srpska within Bosnia and Herzegovina, will have to take an anti-Russian position.


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http://www.allvoices.com/contributed-news/11781787-serbia-marks-13th-anniversary-of-nato-agression-du-bombs-still-claim-lives-video

Allvoices - March 24, 2012

Serbia Marks 13th Anniversary of NATO Agression, DU Bombs Still Claim Lives

By Ljubica Vujadinovic  


Belgrade: Today marks 13th anniversary of the NATO bombing of Yugoslavia. In the 78-day long aggression, which involved 19 NATO states, 3,500 people were killed and more than 12,500 injured.

The operation, led by the US and UK, which was conducted without UN Security Council approval, was meant to force Serbian forces out of Kosovo and protect Albanian civilians in the province. However, the bombing of the whole Serbian territory, especially intensive in Kosovo, resulted in 2,500 civilians deaths, including 79 children. Kosovo Albanians accounted more than half of the casualties.

Infrastructure, schools, institutions buildings, and many residential areas were destroyed all over the country. The material damage of the NATO campaign has been assessed between $30 million and $100 million.

The NATO campaign ended in June 1999 when Serbian forces withdrew from Kosovo, and the province was put under interim UN administration. Nine years later, in February 2008, Kosovo declared independence from Serbia. 

Meanwhile, around 1,500 Serbs in the province were killed, more than 1,500 were kidnapped or went missing, and 250,000 Serbs were forced to leave.

Depleted Uranium: NATO Bombs Remain Deadly

Meanwhile, 13 years after the bombing Serbia still struggles with the contamination from ammunitions containing depleted uranium.

In the Vranje area, which is surrounded by four known DU contaminated locations, there has been an enormous increase in cancer rates – from 185 in the year 2000 to 398 new diagnosis in 2006, and a large number of newborns with genetic malformations.

“In 1998, 21 children were born with deformities. In 2008 there were 73,” Nela Cvetkovic, a Member of the Vranje City Council, said. The number of newborn didn't change, it is about 800-1000 babies per year, she added.

At the same time in Kosovo, Doctor Nebojsa Srbljak, who researches the health consequences of the bombing on civil population, accused NATO of using so-called dirty bombs.

“We first started researching when we found traces of Iodine 131 in the tissue extracted from one patient,” he said, adding that Iodine 131, also known as radio iodine, is well known as a major factor in the negative health consequences of the nuclear disaster in Chernobyl.

In Kosovo, foreign personnel has been warned to stay clear of those areas unless equipped with full radiological protective clothing. But no one warned civilians.

“We, the doctors know what it is; politicians are silent to please their mentors. But the people are in the worst position as there are new cancer cases among young persons every day,” said doctor Srbljak, adding that the data on health statistics of Albanian population is completely unavailable.


Ljubica Vujadinovic is based in Novi Sad, Vojvodina, Serbia, and is an Anchor for Allvoices.


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Thirteenth Anniversary Of NATO As Global War Machine

Emg.rs - March 24, 2012

Nis pays tribute to bombing victims
NATO victim in Nis (Reuters)
NATO bombing victim in Nis

NATO cluster bomb victim in NisWreaths were laid at memorials Saturday as a tribute paid to the victims of the 1999 NATO bombing in the city of Nis, southern Serbia, where 56 people were killed and over 200 were injured in 78 days of NATO air raids.Wreaths were laid at memorials Saturday as a tribute paid to the victims of the 1999 NATO bombing in the city of Nis, southern Serbia, where 56 people were killed and over 200 were injured in 78 days of NATO air raids.The wreaths were laid at the monument in front of the Nis University building by families of the victims, city officials, representatives of the Serbian Armed Forces, delegations of war veterans’ associations, and organizations for preserving the tradition of liberation wars.A commemoration was also held in Mija Stanimirovic barracks at the monument to fallen soldiers.The sirens marking the approaching of NATO aircrafts went off a total of 129 times from March 24 until the end of the bombing,
and Nis inhabitants spent 52 days in shelters. In 78 days, Nis was bombed 40 times, 28 times at night and 12 during the day.A total of 324 missiles were fired on the city, including 161 aerial bombs, 36 containers of cluster bombs, 71 cruise missiles and 8 graphite bombs.
About 120 buildings were razed to the ground, while 3,400 housing, business and military facilities were damaged.On May 7, 1999 only, 15 Nis citizens were killed and several dozens were injured. The target was the city market place.Nis was again under cluster bomb attack on May 12, 1999, when no one was injured, but people were later killed from unexploded bombs.—————————————————————————-Tanjug News Agency
March 24, 2012“Bombing was aimed at creating independent Kosovo”BELGRADE: Serbian Interior Minister Ivica Dačić stated Saturday that it was now clear that the NATO bombing in 1999 was aimed at creating an independent state of Kosovo.At the marking of the anniversary of the bombing at the Special Anti-Terrorist Unit (SAJ) base, he said that 2,500 people were killed during the intervention, including more than 1,000 members of the police and military.“Had it not been for ‘Merciful Angel’, Serbia would have been richer by 2,500 citizens. This location, as well as many others, was constantly bombed. A total of 162 families lost their dearest ones who died as police officers: 38 police officers were killed in the bombing, and 131 of them in terrorist attacks by Albanian separatists,” Dačić underlined.The interior minster laid a wreath as a tribute to the fallen SAJ members.He pointed out that the state’s obligation was to determine as soon
as possible the exact number of victims during the three-month attack.Dačić noted added that 484 police members were severely or slightly injured in terrorist operations and another 171 in the NATO bombing.


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http://www.b92.net/eng/news/politics-article.php?yyyy=2012&mm=03&dd=23&nav_id=79419

Tanjug News Agency - March 23, 2012

"NATO's military intervention paved way for separatism"

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... "The Kosovo issue is still open, and Kosovo has become a testing range for illegal political meddling in internal affairs of sovereign countries with the use of force," [Russian Ambassador Aleksandr Konuzin] pointed out. 
The meeting was organized by the Belgrade Forum for the World of Equals, SUBNOR and the Club of Generals and Admirals. The speakers included former high-level officials of the SRJ Vladislav Jovanović and Živadin Jovanović. 
Belarus Ambassador to Serbia Vladimir Gusev and representatives of the Chinese and Iranian embassies also attended.
The 13th night of air strikes left Aleksinac downtown ruined, with severe damages on 35 family homes, 125 apartments, a number of businesses, health care center, the local bus station, and other facilities. 
NATO's 78-day war against Serbia, launched on March 24, 1999, resulted in the deaths of 2,500 civilians, 89 of whom were children ...
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BELGRADE: A gathering dedicated to the 13th anniversary of the start of NATO aerial war against the former Federal Republic of Yugoslavia (SRJ) was held in Belgrade.

The gathering heard today that the campaign had been conducted against all provisions of international law and UN Security Council resolutions.

NATO's military aggression against the SRJ paved the way for separatism in Kosovo, Russian Ambassador Aleksandr Konuzin said during the even dubbed, "Kosovo and Metohija - 13 Years after NATO Aggression". 

"It was no coincidence that members of the (ethnic Albanian) Kosovo Liberation Army at the time, who are today high-ranking officials in Kosovo, spoke openly how NATO was fighting on their side," Konuzin stated. 

It is obvious today that the unilateral declaration of independence by Kosovo was part of the Euro-Atlantic plan to partition Serbia, Konuzin noted. 

"The Kosovo issue is still open, and Kosovo has become a testing range for illegal political meddling in internal affairs of sovereign countries with the use of force," he pointed out. 

The meeting was organized by the Belgrade Forum for the World of Equals, SUBNOR and the Club of Generals and Admirals. The speakers included former high-level officials of the SRJ Vladislav Jovanović and Živadin Jovanović. 

Belarus Ambassador to Serbia Vladimir Gusev and representatives of the Chinese and Iranian embassies also attended.

Victims to be honored in southeastern town

A day of mourning for the victims of the 1999 war will be marked on Saturday in Aleksinac, a town in southeastern Serbia which suffered one of the most brutal NATO attacks during the 11-week air campaign against the Federal Republic of Yugoslavia (SRJ) 13 years ago. 

Wreaths will be placed at a memorial site by Serbian President Boris Tadić, Defense Minister Dragan Šutanovac, and Chief-of-Staff of the Serbian Army Gen. Ljubiša Diković. 

Aleksinac, a town with a population of 17,000 located in the valley of the Južna Morava River, was targeted with six powerful missiles striking a residential area on April 5, 1999, at 21:35 CET. 

The attack killed 11 people, at the same time injuring 50 citizens. 

The 13th night of air strikes left Aleksinac downtown ruined, with severe damages on 35 family homes, 125 apartments, a number of businesses, health care center, the local bus station, and other facilities. 

NATO representatives in Brussels claimed that the missiles had "gone off course due to a technical error", adding that "the real target" were army barracks located near the town. 

Upon visiting the ruins in Aleksinac, retired Canadian Maj. Gen. Lewis MacKenzie - who in the early 1990s commanded UN peacekeepers in Bosnia - stated that it was "a crime against civilians - peaceful citizens in their family homes, in the area with absolutely no military facility". 

In the spring of 1999, Aleksinac was attacked on a number of occasions, with the total death toll of 24 residents. 

NATO's 78-day war against Serbia, launched on March 24, 1999, resulted in the deaths of 2,500 civilians, 89 of whom were children, Tanjug news agency is reporting.


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http://rickrozoff.wordpress.com/2012/03/26/thirteen-years-later-effects-of-nato-bombing-of-serbia-still-linger/
 
Edmonton Journal - March 26, 2012
 
13 years later, effects of NATO’s bombing of Serbia still linger

Liz Milanovich 
 
March 24, 2012 marked the 13th anniversary of the start of the U.S.-led NATO bombing of Serbia. That war lasted 78 days. It is now almost totally forgotten as NATO’s focus turns to the Middle East.
Yet those who care about the poisoning of our planet should know that NATO’s 1999 bombing escapade resulted in contamination in Serbia and throughout the Balkans from an assorted arsenal of ammunitions containing depleted uranium, dumped on that region on a daily basis.
NATO’s bombing of Serbia was especially intense in Kosovo, resulting in thousands of civilian deaths, including children. Yet, to hear NATO’s spin about its dalliance in the Balkans, one is led to believe that it was a humanitarian bombing. Humanitarian?
What happened in 1999 was solely the U.S. and NATO could gain a foothold in the Balkans. The U.S. quickly set up a huge military base, Camp Bondsteel, on confiscated farmland near Urosevac, in Kosovo.
Also, that war of convenience came about due to NATO rapidly becoming irrelevant after the end of the Cold War with the Soviet Union. Thus, a new, reinvented and invigorated NATO was reborn, ready and willing to attack all over the planet and ask questions later.
Serbia was NATO’s guinea pig and it was bombed simply because NATO knew it could get away with it, using phoney pretexts.
A very dangerous game is being played out and it shows no signs of slowing down.
Former U.S. president Dwight Eisenhower wisely warned of the dangers of the military-industrial complex. It’s best that his warning be heeded sooner rather than later.



Iniziative segnalate

1) Marino (Roma) 21/4: presentazione del libro CRIMINALI DI GUERRA ITALIANI
2) Parma, 25 APRILE: presidio in via Tito. Non si cancellano storia e valore della Resistenza Jugoslava!
3) Bari, 25 APRILE: La presenza dei partigiani jugoslavi in Puglia - ed altre tematiche antifasciste


=== 1 ===

http://www.facebook.com/events/336557796408166/

Presentazione libro "Criminali di guerra italiani"
sabato 21 aprile 2012
ore  16.30

La sezione ANPI “Aurelio Del Gobbo” di MARINO

Invita la cittadinanza tutta a partecipare alla presentazione del libro

“CRIMINALI DI GUERRA ITALIANI”
Accuse, processi, impunita’ nel secondo dopoguerra


SABATO 21 APRILE 
ore 16:30

Presso la sede dell’Associazione “Arcobaleno Rotante” 
P.za Daniele Manin 8, Marino (zona Castelletto)

SARANNO PRESENTI: 
DAVIDE CONTI, Autore; Storico Fondazione Lelio Basso;
ERNESTO NASSI, Vicepresidente Vicario ANPI di Roma e Provincia


=== 2 ===

Inizio messaggio inoltrato:

Da: "Comitato antifascista e per la memoria storica - Parma" <comitatoantifasc_pr@...>
Data: 20 aprile 2012 13.42.10 GMT+02.00
Oggetto: presidio via Tito a Parma il 25 aprile dalle 12 alle 13 

 
Presidio democratico antifascista di via Tito a Parma il 25 aprile dalle 12 alle 13.
 
All'insegna dell'internazionalismo partigiano, per dire NO all'eliminazione di via Tito dalla toponomastica stradale della città richiesta da destre e neofascisti, per ribadire il valore della Resistenza Jugoslava nella lotta contro il nazifascismo in Europa e per la sua sconfitta, per la comprensione e l'amicizia fra i popoli. 
 
Volantino in  allegato.

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Non si cancellano storia e valore della Resistenza Jugoslava


Fascisti, leghisti e destre anticomuniste vorrebbero fosse eliminata l’intitolazione a Tito della piccola strada di Parma esistente dagli anni ’80, e introdotta invece “via martiri delle foibe”.

E’ una richiesta grave e assolutamente inaccettabile, espressione di quel “revisionismo storico” mirante a sminuire il valore della Resistenza antifascista, oscurare i crimini fascisti e nazisti, e rivalutare in qualche modo il fascismo.

Morti delle foibe, nel settembre-ottobre ’43 e nel maggio ’45, furono alcune centinaia di italiani (migliaia se si aggiungono dispersi e fucilati in guerra, deportati e morti in campi di concentramento jugoslavi, ecc.) in gran parte militari, capi fascisti, dirigenti e funzionari dell’amministrazione italiana occupante la Jugoslavia, collaborazionisti. Morti per atti di giustizia sommaria, vendette ed eccessi, da parte di partigiani jugoslavi, derivanti dall’odio popolare e dalla rivolta nei confronti dell’Italia fascista. Considerare questi morti indistintamente, accomunarli tutti insieme, non rende giustizia a quella parte di loro che furono vittime innocenti. Vittime, non martiri. La stessa legge statale del 2004 istitutiva del “giorno del ricordo delle vittime delle foibe” non usa mai la parola “martiri”.

Violenza di proporzioni di gran lunga superiori, sistematica e pianificata, e precedente, è stata quella del fascismo a partire dal 1920. Azioni delle squadracce contro centri culturali, sedi sindacali, cooperative agricole, giornali operai, politici e cittadini di “razza slava”, poi, nel ventennio del regime, la chiusura delle scuole slovene e croate, il cambiamento della lingua e dei nomi, l’italianizzazione forzata, infine, nell’aprile del ’41, l’aggressione militare, l’invasione della Jugoslavia da parte dell’esercito del re e di Mussolini, pochi giorni dopo quella da parte della Germania nazista. L’Italia si annesse direttamente alcuni territori (come Lubiana e parte della Slovenia), altri tenne sotto controllo, in condizioni di occupazione particolarmente dure e crudeli, non meno di quelle naziste. Distruzione di interi villaggi sloveni e croati, dati alla fiamme, massacro di decine di migliaia di civili, campi di concentramento. Oltre 700 sono stati, secondo la Commissione delle Nazioni Unite per i crimini di guerra, i criminali di guerra italiani - nessuno dei quali mai condannato né estradato e consegnato alle autorità jugoslave - a cominciare dai generali Roatta e Robotti che ordinavano “testa per dente” o “si ammazza troppo poco in Jugoslavia”.

Di qui la rivolta contro l’Italia fascista, lo sviluppo impetuoso del movimento partigiano delle formazioni repubblicane e comuniste di Tito, la grande lotta antifascista e antinazista nei Balcani.

Enorme è stato il tributo jugoslavo alla guerra contro il nazifascismo: su una popolazione di 18 milioni di abitanti dell’intero Paese, furono al comando di Tito 300.000 combattenti alla fine del ’43 e 800.000 al momento finale della liberazione, 1.700.000 furono i morti in totale, sul campo 350.000 i partigiani morti e 400.000 i feriti e dispersi. Da 400.000 a 800.000, ovvero da 34 a 60 divisioni, furono i militari tedeschi e italiani tenuti impegnati nella lotta, con rilevanti perdite inflitte ai nazifascisti. Una lotta partigiana su vasta scala, che paralizzò l’avversario e passò progressivamente all’offensiva, un’autentica guerra, condotta da quello che divenne un vero e proprio esercito popolare e che fece di Tito più di un capo partigiano, un belligerante vero e proprio, riconosciuto e considerato a livello internazionale.

La Resistenza della Jugoslavia è stata di primaria grandezza in Europa e da quella esperienza la Jugoslavia è uscita come il paese più provato e al tempo stesso più trasformato. La Resistenza jugoslava ancor più di altre è stata più di una guerriglia per la liberazione del proprio territorio, è stata empito universale di una nuova società, ansia di superamento delle barriere nazionali, anelito di pace, libertà e giustizia sociale, da parte di tanti uomini e tante donne del secolo scorso.

Ai partigiani jugoslavi si unirono, l’indomani dell’8 settembre ’43, quarantamila soldati italiani, la metà dei quali diedero la vita in quell’epica lotta nei Balcani; essi, col loro sacrificio, riscattarono l’Italia dall’onta in cui il fascismo l’aveva gettata. A questi italiani devono andare il ricordo e la riconoscenza della Repubblica democratica nata dalla Resistenza.

COMITATO ANTIFASCISTA E PER LA MEMORIA STORICA – PARMA

comitatoantifasc_pr@...



=== 3 ===

Da:  partigiani7maggio @ tiscali.it

Oggetto:  Bari 25/4: La presenza dei partigiani jugoslavi in Puglia - ed altre tematiche antifasciste

Data:  20 aprile 2012 20.35.01 GMT+02.00

Rispondi a:  partigiani7maggio @ tiscali.it

I PARTIGIANI JUGOSLAVI NELLA RESISTENZA ITALIANA
Storie e memorie di una vicenda ignorata

Roma, Odradek, 2011
pp.348 - euro 23,00

Per informazioni sul libro si vedano:



### BUON 25 APRILE! ###


BARI, mercoledì 25 Aprile 2012 
ore 18.30 presso: Socrate Occupato, Via Fanelli 206/16 B

nell'ambito della rassegna INSORGENZE, ANTIFASCISMI, RESISTENZE!

Gaetano Colantuono interviene su: 

La presenza dei partigiani jugoslavi in Puglia


BARI, 25 Aprile: INSORGENZE, ANTIFASCISMI, RESISTENZE!

mercoledì 25 aprile 2012
ore 18.30 c/o Socrate Occupato, Via Fanelli 206/16 B, BARI

In occasione dell'anniversario della Liberazione dal nazifascismo da parte dei partigiani e di tutto il popolo antifascista italiano si terranno dibattiti, proiezione e cena sociale! 
CONTRO I VECCHI E SOPRATTUTTO I NUOVI FASCISMI! ORA E SEMPRE RESISTENZA!

Il programma:

ORE 18.30: DIBATTITO:

- Gaetano Colantuono: La presenza dei partigiani jugoslavi in Puglia.

- Francesco Altamura: "E se fosse dissenso di massa?" Il conflitto sociale nelle campagne pugliesi durante il Fascismo 

- Arditismo popolare in Italia e in terra di Bari

ORE 21.00 PROIEZIONE DEL FILM “IL RIBELLE. Guido Picelli, un eroe scomodo"
trailer: http://video.repubblica.it/edizione/roma/a-san-lorenzo-il-film-sull-ardito-picelli/69676/68058

A SEGUIRE CENA SOCIALE CON DJ SET rocksteady, ska, early reggae


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Sciopero generale di massa ieri in Slovenia - si vedano anche la galleria fotografica ed i commenti dei lettori allo stesso link dell'articolo:


http://www.advance.hr/vijesti/masovni-generalni-strajk-u-sloveniji-100-000-radnika-i-poruka-moramo-se-oduprijeti-mjerama-koje-nam-uvode-mmf-i-europska-banka-putem-nasih-politicara/


Masovni generalni štrajk u Sloveniji - 100,000 radnika i poruka: "moramo se oduprijeti mjerama koje nam uvode MMF i Europska banka putem naših političara !"

D. Marjanović (advance.hr)

Četvrtak - 19. Travanj 2012


Jučer se u Sloveniji održao masovni radnički prosvjed i generalni štrajk - najveći u povijesti Slovenije - prema procjenama sindikata u prosvjedu je sudjelovalo preko 100.000 radnika. Prosvjedi su oko podne održani u svim većim gradovima, a najviše prosvjednika okupilo se u Ljubljani pred sjedištem vlade noseći transparente protiv ukidanja socijalne države, smanjivanja plaća i troškova namijenjenih obrazovanju. Uz istaknute mjere također je najavljeno smanjivanje plaća i otpuštanja u javnom sektoru. 

Vladajuća struktura odmah je pribjegla klasičnim optuživanjima radnika nazivajući njihov veliki angažman štetnim i nepotrebnim. Komentirajući jučerašnji generalni štrajk, predsjednik parlamenta, Gregor Virant, rekao je da je štrajk legitiman, ali da je u "sadašnjem trenutku nepotreban jer pregovori sindikata, vlade i poslodavaca o paketu štednje još uvijek traju". Također je dodao da bi u sadašnjoj teškoj situaciji bilo najbolje da se o paketu štednje postigne sporazumno rješenje sa sindikatima te da bi tome mogao pomoći i dogovor političkih stranaka.
Naravno, Slovencima je dovoljno da pročitaju izjave talijanskih, španjolskih, portugalskih i drugih vlada pa će vidjeti kako im njihova također servira karbonsku kopiju jednih te istih floskula o štetnosti generalnog štrajka. Od svih legitimnih sredstava otpora, generalni štrajk je najsnažnije oružje u rukama radnika bilo koje države.

Prema informacijama STA (Slovenska tiskovna agencija), radnicima u javnom sektoru pridružili su se i sindikat novinara, ali - što je još i važnije - nekoliko sindikalnih organizacija radnika u privatnom sektoru.
Taj detalj iznimno je bitan jer pokazuje solidarnost cijele radničke klase - nije tajna da se masovno prosvjede, koji se održavaju diljem Europe, nastoji diskreditirati isticanjem kako se radi o "državnim službenicima". 
Fiktivno stvoreni animoziteti između radnika u privatnom i državnom sektoru moraju biti pod svaku cijenu prevaziđeni kako bi se stvorio konkretan radnički otpor protiv "nove stvarnosti" koja dolazi u obliku rigoroznih mjera štednji, odricanja od teško stećenih radničkih prava i razbijanje socijalne države.

Svakako je zanimljivo spomenuti kako se generalnom štrajku pridružio i sindikat policije - predsjednik sindikata slovenskih policajaca Zoran Petrovič izjavio je jučer na konferenciji za novinare da je policijski štrajk zapravo prosvjed protiv vlade i nije usmjeren protiv građana. Također je istaknuo kako poznaje policajce koji "zbog niskih primanja moraju raditi na crno". 

Slovenski sindikalisti su ogorčeni izjavom premijera Janeza Janše koji im je dan prije generalnog štrajka poručio kako "žive na Mjesecu" i kako njegova vlada, za razliku od prethodnih - "neće popustiti sindikatima". Čitateljima iz Hrvatske ove izjave zvuče jako poznato - aktualni ministar gospodarstva Radimir Čačić također postaje poznat po svom neumoljivom čvrstom stavu prema zahtjevima organiziranih radnika i ne srami ga se javno iskazati. No, nisu ovo stavovi specifični ni za Janšu ni za Čačića, već su dio jednog regionalnog fenomena koji se događa u državama diljem Europe.

Masovni generalni štrajk u Sloveniji je zatvorio oko 600 škola, dežurne službe reagirale su samo na hitne pozive. Štrajk je izazvao i zastoje na granicama s Hrvatskom. Sindikati su dozvolu za prosvjede dobili u Ljubljani, Mariboru, Celju, Kopru, Velenju, Novom Mestu, Murskoj Soboti i Kranju. No zabranjeni su im prosvjedi u Novoj Gorici i Ptuju, u kojem sutra zasjeda vlada Janeza Janše. 


Iz hrvatske perspektive: Grčka pred vratima i Slovenija u hodniku

Da su Slovenci već poprilično upoznati sa sudbinom koja ima se želi nametnuti pokazuje i izjava Dušana Semolića, predsjednika Alijanse nezavisnih sindikata . "Moramo se oduprijeti mjerama Europske Komisije, Europske Centralne Banke i MMF-a. To su mjere koje naši političari slijepo kopiraju".
U toj izjavi doslovno je sažet esencijalni bit potrebe za otporom - ono što se događa danas u Sloveniji isto je kao i u mnogim drugim državama Europe, no - dobra je vijest da su Slovenci odlučili pružiti žestoki otpor protiv ovih tendencija i time se svrstali na europsku kartu zemalja čiji su radnici odlučno poručili kako neće snositi trošak za ničiju krizu.

Uspješan generalni štrajk u Sloveniji iznimno je bitan za cijelu regiju - ako smo za situaciju iz Grčke konstatirali da nam se nalazi "pred vratima", onda slikovito možemo zaključiti kako su događanja u Sloveniji već u našem hodniku i spremaju se na desant na naš dnevni boravak.
Štoviše, primjer Slovenije itekako nam je bliži - zemlja je gangsterski opljačkana kao i sve Republike bivše SFRJ, po istom modelu i po istom principu. Prednost u grabeži radničkih resursa su imali, baš kao i u Hrvatskoj, domaće novokomponirane elite - da bi u konačnici s cijelim "otuđenim paketom" zagospodario primarno strani kapital (na radost sada još bogatije domaće elite).


Ekonomske probleme u Sloveniji, kao i u drugim državama Europe, želi se sanirati na leđima radnika

Dolaskom financijske krize krajem prošlog desetljeća došlo je i do znatnog opadanja ekonomije u Sloveniji. Nakon izbijanja krize BDP po glavi stanovnika je pao za čak 7.9% - jedan od najvećih padova u Europskoj Uniji. Građevinski sektor, kao i u mnogim drugim zemljama, također je snažno pogođen.
Da li Slovenija kao država i ekonomija ima svoje specifičnost? Naravno, ali "rješenje" koje joj se nameta je još jednom isto kao i u cijeloj posrnuloj Europi - mjere štednje, rezovi, smanjivanje beneficija, manje plaće, otkazi i brojni drugi udarci na radnike.

Slučajnost? Nipošto - nakon izbijanja krize svi narodi Europe suočeni su s ekonomskim jednoumljem, teorijama koje zapravo ni nisu "ekonomske" same po sebi - ekonomija bi trebala sadržavati kompletne planove, projekcije, prognoze - aktualni model u sebi nema ništa od navedenog i stvari su brutalno jednostavne - manjak novca u blagajni, koji je uvelike stvoren financijskom krađom vladajućih elita, sada se pokušava namiriti hiper-eksploatacijom radnika.


Slovenija i EU

Da se radi o nekakvoj "stvarnoj" krizi, nešto nalik na prirodnu katastrofi, još bi se i moglo zatražiti od stanovnika da pognu leđa i izguraju ovaj teški period - ali ovo što se danas događa u Sloveniji i drugdje nema nikakve veze s time - na snazi je jedan planirani projekt u kojem nam se servira nekakva nova i "nužna" slika svijeta, svijeta u kojem bi svi trebali živote podrediti izbavljivanju potonulih banaka, državnih budžeta itd. 2012 je u punom zamahu - do sada su se raspale sve projekcije koje su sugerirale kako će ekonomska kriza do sada splasnuti, događa se upravo suprotno - za malog čovjeka situacija biva sve teža. 

Nema sumnje kako i Slovenija negdje ima "Mrsića u rukavu", nekog lukavog spasitelja koji će poručiti "bolje u roblje, nego na burzu". Stopa nezaposlenosti u Sloveniji raste još od izbijanja krize i unatoč činjenicama da su te brojke još uvijek znatno bolje nego u Hrvatskoj - percepcija može biti varljiva, a kada je riječ o Sloveniji to nije nikakva tajna. Godinama se pitanje oko ulaska Hrvatske u EU direktno vezivalo uz Sloveniju - kao da je to nekakva utrka nacionalnog prestiža. Vapaji slovenskog radnika "ne ulazite u EU !" nisu se dovoljno probijali prema jugu. Nametnuti su nam patronizirajući stavovi u vidu kojekakvih statističkih komparacija u kojima je Slovenija služila kao ogledni primjer zašto bi Hrvatska pod svaku cijenu morala što brže ući u EU. Zbog graničnog spora koji je navodno blokirao završetak naših pristupnih pregovora stvorene su tolike fiktivne tenzije da se ulazak u EU počeo predstavljati kao dio nacionalnog ponosa i uspjeha. Nemamo što zamjerati službenoj Ljubljani, i mi ćemo sada preuzeti tu perjanicu i na isti način patronizirati naše istočne susjede.

Naravno, u vrijeme kada je Slovenija ulazila u Europsku Uniju ta zajednica se činila daleko drugačija - sloboda kretanja, sloboda rada, ekonomske pogodnosti itd. U svega nekoliko godina stvari su se radikalno izmijenile - 2004, kada je Slovenija ušla u EU, iznad Ljubljane se mogao vidjeti raskošan vatromet. Na dan kada je Hrvatska službeno prihvatila ulazak u EU domaća politička elita je nazdravila šampanjcem, ali ulice Zagreba bile su neugodno tihe i puste. No, što je tu je, činjenica stoji kako Hrvatska nije imala konkretne alternative oko kojih se narod mogao okupiti - izuzev kojekakvih marginalnih likova koji su prigodno isplivali na površinu za vrijeme kampanje, ne da ponude alternativu već da - smisleno ili "nehotično" - dovoljno prestraše sav progresivni puk da još jednom bira manje zlo u obliku ulaska u EU.


Kronologija radničkog otpora ponavlja se u državama diljem Europe

No, baš zbog specifične situacije u kojoj se Hrvatska sada nalazi, prosvjed i generalni štrajk u Sloveniji od iznimne je važnosti. Slovenski radnici pokazali su, baš kao i radnici Italije, Grčke, Španjolske, Portugala, Belgije i drugih, da se odbijaju miriti s novonastalom situacijom i "programom" koji njima ne donosi ništa dobra - samo još veće rezove, veći strah od otpuštanja, strah od budućnosti.
Ako išta možemo istaknuti kao "dobro" glede dublje integracije u Europsku Uniju onda je to radnički otpor koji sada - unatoč činjenici da još uvijek djeluje unutar nacionalnih granica - već poprima internacionalni karakter. Razlog tome su prije svega iste metode mjera štednje koje se primjenjuju diljem Europe. Dok sve vlasti, od Grčke do Portugala, od Španjolske do Slovenije, primjenjuju istu "gorku pilulu" nad vlastitim stanovnicima - reakcija će također bivati sve sličnija. Nužno će dolaziti do sve veće solidarizacije, osjećaja da smo "svi u ovome zajedno", pa i do međusobnog kopiranja - podsjetimo, otpor stanovnika u Grčkoj također je počeo sindikalnim prosvjedima, a ovih dana već redovno odjekuju bombe ispred bankovnih poslovnica. Poanta nije sugerirati koji je model otpora najbolji, već da taj model poprima svoju specifičnu kronološku putanju, a po svemu sudeći tek se nalazimo negdje na sredini te staze.

Kada već spominjemo nezaobilaznu Grčku onda valja reći i ovo - eksploatacija grčkih radnika neće bivati manja sada nakon što je zemlji nametnut, unatoč masovnom otporu, novi kreditni paket kojeg se cinično naziva "bailout" (paket spasa). Isto vrijedi i za Italiju, Španjolsku i u konačnici i za Sloveniju, ali i sve druge ekonomije EU - kojom brzinom će se kronologija odvijati u kojoj državi ovisi o brojnim specifičnim faktorima (ili "startnim pozicijama"), no vjerovati drugačije je razbacivati se floskulama u manirima bivšeg hrvatskog ministra gospodarstva Ivana Šukera koji je svojedobno konstatirao kako je ekonomska kriza "isključivo problem SAD-a". Osobe sličnih prognostičkih sposobnosti bi tako danas mogle konstatirati kako je 100,000 radnika u štrajku "slovenski problem" ili kako su bombaški napadi na banke u Ateni "grčki problem". Stanje kojem upravo svjedočimo je "samo" problem - nacionalni predznaci uskoro će postati potpuno bezvrijedne kategorizacije.


Reakcija: ujedinjena Europa protiv (ovakve) ujedinjene Europe

Masovni radnički otpor u Sloveniji značajan i iz geografske perspektive - očito je da se masovne demonstracije šire sa juga prema centru Europe. Naravno, u Njemačkoj i dalje vlada mir i spokoj, no to je također još jedna iluzija - kao i ona o velikom napretku Slovenije zbog ulaska u EU, priča koju smo u Hrvatskoj slušali gotovo 10 godina. Njemačku se danas doživljava kao kakav neumoljivi generator koji svojom stabilnošću može nametati ekonomsko-političku doktrinu cijeloj Europi, no mnogi indikatori, o kojima se "prigodno" ne govori previše, ukazuju da bi se i Njemačka mogla naći u teškoj poziciji - specijalni izvještaj Reutersa iz veljače ove godine pod naslovom "Mračna strana njemačkog poslovnog čuda" sugerira da bi radnički otpor diljem Europe uskoro mogao postati apsolutan. 

Jedan od razloga zbog kojih još uvijek nema masovnih prosvjeda u Hrvatskoj je činjenica da se Hrvatska trenutačno nalazi u jednoj poprilično morbidnoj situaciji - prevladavajući je osjećaj da smo kao brod koji srlja ravno prema santi leda, ali kapetan i prvi oficiri su zabarikadirani na kontrolnom mostu i nemaju nikakve namjere ni pomisliti o promjeni kursa.
No, zato imamo jedinstvenu priliku - kao nijedna druga država Europe - gledati sudbinu koja će uskoro postati naša stvarnost. Da je to neko veliko olakšanje, nije, no ipak je od izuzetne važnosti. Također je nužno prepoznavanje progresivnih elemenata koji su u Europi već pokrenuti i koji će nas, već iskusni, tamo dočekati.

Istaknuti profesor ekonomije Richard D. Wolff naveo je u jednom od svojih predavanja kako će današnji radnici morati spoznati važnost "klase" od onih radnika koji tu važnost nikada nisu ni zaboravili. Ključni element otpora ne mora nužno biti stvoren na prostoru Hrvatske ili Slovenija, činjenica je da se nalazimo u trenutku kada bi svaki značajniji (i uspješan) pokret otpora tektonski prodrmao cijelu Europu, slično kao i egipatska revolucija arapski svijet - no, prateći reperkusije na Bliskom istoku, sada već znamo da idealizam nije zdrav način interpretacije kompleksnih zbivanja.

Ipak, ta dva fenomena ne bi trebalo stavljati u isti kontekst, izuzev činjenice da značajne promjene u jednoj nužno dovode do reakcija u drugim državama - otpor u Europi daleko je drugačiji od onog koji se događa na Bliskom istoku, pa i od onog koji je postao specifičan za SAD-a - otpor u Europi primarno je radnički otpor i jedino kao takav može dovesti do revolucionarnih promjena.
Naravno, sindikati su još uvijek ti koji su sada već prisiljeni izvoditi radnike na ulice - pritom imamo pojedine radničke organizacije koje isključivo gledaju interes radnika, dok druge već dugo vremena stvaraju tajne paktove s vladajućim garniturama. Ponekad i u istoj državi - nedavni primjer generalnog štrajka u Portugalu je odličan ogledni primjer (vidi: Generalni štrajk paralizirao Portugal - radnici u borbi protiv brutalnih mjera štednje).
Sindikalno vodstvo može izdati interese radnike, no glavno pitanje je - do kada? Desetljećima su sindikati služili kao tampon zona između radničke mase i sićušne elite, vješto balansirajući između dva međusobno suprotstavljena tabora. No, u neka "bolja" vremena takva diplomacija je bila mnogo lakši zadatak - već sada mnogi radnici diljem Europe ozbiljno promišljaju o nekim temama o kojima nisu već dugo vodili brigu. "Što da se radi?" je pitanje koje se nadvilo nad Europom i nema tendenciju nestanka. Taj fenomen je posebno izražen u današnjoj Grčkoj - u zemlji u kojoj su najveći sindikati zaista održali masovne generalne štrajkove, ali se uskoro ispostavilo da ni takve akcije nisu u stanju promjeniti zacrtani kurs kojem se protivi većina stanovnika. Noć prije izglasavanja prihvaćanja novog kredita u Parlamentu gorile su zgrade diljem Atene - no, ni ta metoda nije zaustavila neumoljiv kurs u kojem su lokalni političari tek čistači palube, dok kormilom čvrsto upravljaju najveće svjetske financijske oligarhije poput MMF-a, Europske Banke itd.
Na sreću ili nesreću - ovisno koliko egzistencijalno ili ideološki gledate na cijelu situaciju, ovi sentimenti gnjeva i otpora nemaju se kamo povući - nakon jedne propale akcije može uslijediti kraće zatišje, no ono je toliko krhko da ga može rasplamsati i najmanja iskra - dobar primjer je nedavno samoubojstvo umirovljenika u Ateni koje je dovelo do nekoliko dana prosvjeda i sukoba s policijom.

Svi ti događaji potvrđuju kako se narodi Europe ne mogu i neće miriti s novonastalom situacijom - jedina promjena na bolje, koju svi čekaju, doći će isključivo iz tih redova - iz radničkog otpora koji će s vremenom bivati sve kompaktniji i udruženiji. Već danas imamo regionalne prosvjede kada je riječ o nekim sekundarnim, no nimalo nevažnim, temama kao što je otpor protiv ukidanja slobode interneta. Samo je pitanje dana kada će ideja udružene Europe srušiti upravo tu samu ideju - jer, bez obzira na kraći period selektivnog prosperiteta, ideja ujedinjene Europe u režiji Europske Unije nikada nije imala za cilj boljitak samih stanovnika i svih stanovnika, već isključivo što fleksibilniju i temeljitiju eksploataciju istih, a na korist male i povlaštene elite. Samo ujedinjena Europa imati će dovoljno snage obračunati se s ovakvom ujedinjenom Europom - to nije paradoks već jedini konkretan put u bolju budućnost.

Unatoč činjenici da je prošlo već nekoliko godina otkako je razvijen veliki transparent na grčkoj Akropoli na kojem je stajalo "narodi Europe, ustanite", to ne znači da poziv i dalje ne stoji.



Slike: generalni štrajk u Sloveniji 18.4.2012
http://www.advance.hr/vijesti/masovni-generalni-strajk-u-sloveniji-100-000-radnika-i-poruka-moramo-se-oduprijeti-mjerama-koje-nam-uvode-mmf-i-europska-banka-putem-nasih-politicara/


Izvori/reference:

FOTO in VIDEO: 'Zakaj vedno po ljudeh, zakaj ne po tajkunih?'
http://24ur.com/novice/slovenija/pozor-zacela-se-je-stavka-javnega-sektorja.html

Protestni odhod sindikatov s pogajanj: Vlada se norčuje iz nas
http://www.rtvslo.si/slovenija/protestni-odhod-sindikatov-s-pogajanj-vlada-se-norcuje-iz-nas/281358

Po državi stavka približno 100.000 javnih uslužbencev
http://www.mladina.si/111475/po-drzavi-stavka-priblizno-100-000-javnih-usluzbencev/

Premier Janša: Stavka ni rešila nobenega problema
http://www.demokracija.si/slovenija/politika/11567-premier-jana-stavka-ni-reila-nobenega-problema

Sindikati protestno zapustili pogajanja z vlado
http://www.delo.si/novice/slovenija/sindikati-protestno-zapustili-pogajanja-z-vlado.html

V ŽIVO: Sindikati protestno zapustili pogajanja z vlado
http://web.vecer.com/portali/vecer/v1/default.asp?kaj=3&id=2012041805774365

Po hokejsko tudi na Gregorčičevi
http://www.zurnal24.si/po-hokejsko-tudi-na-gregorcicevi-clanek-154402

100.000 Slovenaca u štrajku
http://hrt.hr/index.php?id=48&tx_ttnews[tt_news]=161833&tx_ttnews[backPid]=23&cHash=f114f55235

Slovenia public workers go on strike
http://www.businessweek.com/ap/2012-04/D9U7DUJG0.htm

Slovenian public servants strike over austerity measures
http://www.dw.de/dw/article/0,,15890827,00.html

Strikes put austerity spotlight on Slovenia
http://www.euronews.com/2012/04/18/strikes-put-austerity-spotlight-on-slovenia/

Euro zone's Slovenia hit by big strike over cuts
http://www.reuters.com/article/2012/04/18/slovenia-strike-idUSL6E8FI9NV20120418

100,000 walk out in battle to beat cuts
http://www.morningstaronline.co.uk/news/content/view/full/117992

Janša: Govt Will Not Kneel Before Public Sector Unions This Time
http://www.sta.si/en/vest.php?s=a&id=1748464

PRIVATIZATION EXPERIENCES IN SLOVENIA
http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/j.1467-8292.1996.tb01913.x/abstract


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Marchionne riscuote i dividendi dei bombardamenti del '99

1) LA FIAT AUTO SERBIA (FAS) A KRAGUJEVAC IN SERBIA
a cura di Non Bombe ma Solo Caramelle ONLUS
2) Marchionne fa il balcanico contro la Fiom
di Loris Campetti, da Il Manifesto
3) Inaugurata "solennemente" la fabbrica FAS di Kragujevac
propaganda entusiastica e omertosa sul sito ufficiale "Voce della Serbia"


Sulla questione Fiat/Kragujevac rimandiamo anche a tutta la documentazione raccolta al nostro sito:
https://www.cnj.it/AMICIZIA/sindacale.htm


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LA FIAT AUTO SERBIA (FAS) A KRAGUJEVAC IN SERBIA

a cura di Non Bombe ma Solo Caramelle ONLUS

dati aggiornati a fine marzo 2012


L’inaugurazione dello stabilimento della FAS e’ prevista per il 16 aprile 2012; sara’ presente Marchionne, il presidente della Repubblica Boris Tadic e gran parte dei ministri; non va dimenticato che il 6 di maggio ci saranno le elezioni presidenziali, politiche e municipali...


Come gia’ nel 2008, la Fiat cerca di dare una mano... in quell’anno infatti il protocollo d’intesa tra Fiat e governo serbo fu firmato il 29 aprile e le elezioni si tennero l’11 maggio successivo (alla faccia delle coincidenze!!!)

Per tutti i dettagli sulla storia infinita della FAS vi rimandiamo alle nostre relazioni periodiche, a partire da quella di giugno 2008, che potete trovare sui seguenti siti:
http://www.coordinamentorsu.it/guerra.htm
https://www.cnj.it/solidarieta.htm

Le informazioni che seguono sono state assunte da articoli di stampa (per i quali viene sempre citato l’indirizzo) o da specifiche interviste a funzionari del Sindacato lavoratori metalmeccanici Samostalni a cui e’ iscritta la stragrande maggioranza dei lavoratori del gruppo Zastava.
E’ con l’ufficio relazioni estere a adozioni a distanza di questo sindacato che portiamo avanti ormai da dodici anni la nostra campagna di solidarieta’ con i lavoratori della Zastava e i progetti che vanno incontro a reali bisogni sociali della popolazione, e che lo stato di poverta’ della citta’ non permette di soddisfare.

LA FAS (FIAT AUTO SERBIA): ALCUNE DATE E GLI INVESTIMENTI
Ricordiamo in sintesi la nascita e l’evoluzione della FAS.
In Serbia l’accordo tra Governo e FIAT viene definito ‘’l’affare del secolo’’.

Il 29 aprile 2008 (a dodici giorni dalle elezioni politiche!) tra Governo serbo e Fiat fu firmato un memorandum di intesa che doveva portare alla creazione della FAS come compagnia mista, di cui la Fiat doveva detenere il 67% e il restante 33% in capo alla Repubblica di Serbia; la FAS sarebbe entrata in possesso della Zastava Auto, storica fabbrica pubblica di vetture.


Il 29 settembre 2008 l’accordo era stato ratificato, con la previsione di un investimento di 700 milioni di euro da parte della Fiat e 300 milioni da parte del governo serbo.

Per quanto riguarda la cifra complessiva ci sono dati lievemente differenti a seconda della fonte che si consulta, ma sostanzialmente ci si attesta tra i 900 e i 1000 milioni di euro complessivi.


In questa ratifica la Fiat si era impegnata a versare i primi 200 milioni di euro entro marzo 2009; ma questo impegno era rimasto lettera morta imputandone la responsabilita’ alla crisi finanziaria mondiale.


La FAS sarebbe divenuta proprietaria delle istallazioni industriali del settore auto della Zastava. L’accordo prevedeva inoltre l’esonero per la Fiat delle tasse locali e nazionali per dieci anni, la cessione gratuita del terreno per eventuali sviluppi; inoltre per la Fiat la citta’ di Kragujevac diventava zona franca.

Si possono trovare molti dettagli nel sito di B92, all’indirizzo:

http://www.b92.net/eng/news/politics-article.php?yyyy=2008&mm=09&dd=29&nav_id=53827

Citeremo molti articoli tratti dal sito di B92; diciamo quindi da subito che B92 e’ una televisione di Belgrado da sempre schierata a fianco del Governo attuale, e quindi non tacciabile di inimicizia.


Bisogna inoltre ricordare che la Serbia incentiva gli investimenti stranieri anche versando a fondo perduto un finanziamento da circa 2000 a circa 10000 euro (variabile a seconda della regione dove avviene l’investimento e del settore merceologico) per ogni nuova assunzione di lavoratori, e non si va troppo per il sottile nel chiedere garanzie...

Si tratta di fondi sufficienti per pagare il salario di un operaio da uno a tre anni, a seconda dell’entita’ del contributo.

Non e’ noto quale sia la cifra che la FIAT riceve per i nuovi assunti; e’ uno dei tanti dati segreti di questo accordo.

A proposito dei contributi governativi alle aziende che investono in Serbia vi consigliamo vivamente di guardare il servizio realizzato da Riccardo Iacona per la trasmissione Presa Diretta andata in onda con il titolo Recessione il 19 febbraio 2012 tra i minuti 1:21:40 e 1:25:53 all’indirizzo:

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-681d9560-8816-4fda-bd7f-553fcdbe4a5d.html#p=0


La Fiat intanto si era ripresa gratuitamente la licenza che anni fa la Zastava aveva pagato alla stessa Fiat 3 milioni di euro, per poter montare la vecchia Punto negli stabilimenti di Kragujevac, con il nome Zastava10, assemblandone i pezzi in arrivo da Torino.

A fine dicembre 2009 la Fiat ha versato 98 milioni di euro; non esistono informazioni documentate di ulteriori investimenti di denaro direttamente proveniente dalla Fiat.

Il 1 febbraio 2010 la FAS inizia la sua attivita’ assumendo con contratto a tempo determinato 1000 lavoratori provenienti dalla Zastava Auto.
Se volete dettagli ulteriori potete consultare la nostra relazione di viaggio di marzo 2010 o l’articolo:
http://www.b92.net/eng/news/business-article.php?yyyy=2010&mm=02&dd=01&nav_id=64912

E poi iniziano i lavori di ristrutturazione dei vecchi capannoni che vanno avanti per circa due anni, la installazione di nuovi macchinari, per arrivare fino ad oggi, fine marzo 2012, quando questa relazione viene scritta.
Naturalmente potete trovare ampie descrizioni di questi due anni nelle nostre cinque relazioni che coprono il periodo giugno 2010 - ottobre 2011.

Sembra che tutte le spese fin qui realizzate per la ristrutturazione dei vecchi capannoni Zastava siano state sostenute dal Governo serbo (con la sua tranche di circa 300 milioni nella joint venture con la Fiat) mentre e’ certo che c’e’ stato ottenuto un prestito della Banca Europea degli Investimenti di 500 milioni di euro, garantito da un credito ipotecario aperto dal Governo serbo sui capannoni, come riportato dal sito di Radio B92 il 16 maggio 2011:
http://www.b92.net/eng/news/business-article.php?yyyy=2011&mm=05&dd=16&nav_id=74369

Il problema degli investimenti e' circondato da cosi' tante reticenze e sospetti da avere indotto il Consiglio anticorruzione serbo (organismo pubblico deputato anche al controllo delle privatizzazioni) a chiedere da molto tempo al Ministero dell’Economia copia del contratto firmato nel 2008 tra Fiat e Governo serbo.
Questo Consiglio ha poi pubblicamente dichiarato con parole durissime di aver ricevuto verso la fine del 2011 20 chili di carte senza alcun valore perche’ ogni dato relativo alle reciproche obbligazioni tra le parti era stato cancellato in nome del segreto commerciale, ed ha espresso tutto il suo rammarico per le forme di censura e di arroganza esercitate dal Governo.
Potete leggere dettagli di questa divertente e paradossale vicenda sul sito di B92, all’indirizzo
http://www.b92.net/eng/news/politics-article.php?yyyy=2011&mm=11&dd=03&nav_id=77167

oppure in articolo di Stefano Giantin del 6 novembre 2011
http://www.stefanogiantin.net/serbia/a-belgrado-censura-dell’accordo-fiat-serbia/

o anche nell'articolo di Enzo Mangini su Lettera22 del 25 gennaio 2012 all'indirizzo
http://www.lettera22.it/showart.php?id=12037&rubrica=88

LAVORATORI e SINDACALIZZAZIONE
Come gia’ ricordato la FAS ha assunto (dall’inizio della sua attivita’ il 1 febbraio 2010) circa 1000 operai dalla ex-Zastava; ci sono ancora 38 operai ex-Zastava in attesa di essere assunti e poi la FAS non assumera’ piu’ ex-lavoratori Zastava ma solo dall’Agenzia Nazionale per l’Impiego.
Svaniscono del tutto le residue speranze dei lavoratori Zastava licenziati a gennaio 2011 di tornare il lavoro (vedi sotto, al paragrafo LE CONSEGUENZE SUI LAVORATORI DI KRAGUJEVAC).

I lavoratori FAS al 31-12-2011 erano 1201; successivamente 264 dei piu’ anziani si sono licenziati per approfittare del cosidetto ‘’programma sociale’’ che prevede una indennita’ di licenziamento pari a 550 euro per anno lavorato.
Il valore della liquidazione ha avuto un aumento molto rilevante rispetto ai dati delle liquidazioni degli anni precedenti, che erano di 300 euro per anno lavorato; si dice, senza averne certezza, che queste ultime liquidazioni sono state pagate dalla Fiat (che come vedremo ha interesse economico ad assumere solo nuovo personale), mentre precedentemente le liquidazioni erano a carico del Governo. Gli operai piu’ anziani possono giungere fino a 11.000 euro di liquidazione, (somma piuttosto alta per la Serbia). Quelli che si sono licenziati sono per lo piu’ operai anziani, incapaci di reggere il sistema di produzione WCM, con livelli di professionalita’ e di istruzione piuttosto bassi.

Al 8 marzo 2012 in FAS c’erano 1097 lavoratori, dei quali 701 provengono dalla ex-Zastava, i restanti 386 sono stati assunti tramite l’Agenzia Nazionale per l’Impiego.

Il 30 marzo 2012 (il giorno in cui abbiamo raccolto queste informazioni) la FAS ha assunto altri 76 giovani attraverso l’Agenzia Nazionale per l’Impiego.

L’obbiettivo da sempre sbandierato dalla FAS e’ di arrivare a regime (MA QUANDO???) ad avere circa 2500 dipendenti.

Gli iscritti al Sindacato Samostanli erano 655 alla data dell’8 marzo 2012, mentre 70 erano iscritti ad altri Sindacati.


SALARI MEDI MENSILI IN FAS A FEBBRAIO 2012

I salari sono espressi in dinari, al netto dalle tasse.
RICORDIAMO CHE il cambio con l’euro nel momento di questa raccolta di dati era di 111 dinari per 1 euro.
Non conosciamo il numero esatto dei lavoratori presenti nei seguenti quattro gruppi, ma il il maggior numero si situa al punto 2 (prima categoria)

• Salario dei neo-assunti: 26.000 dinari
• Lavoratori di prima categoria (i meno qualificati): 27.130 dinari
• Lavoratori di seconda categoria (ad esempio addetti al controllo qualita’, manutentori) 32.300 dinari
• Lavoratori di terza categoria (capi squadra, impiegati) 42.000 dinari

C’e’ poi un contributo per i trasporti e per la mensa, circa 2.000 dinari/mese.

Questi dati si riferiscono a chi lavora tutto il mese; chi va in cassa integrazione percepisce l’80% del salario.
Al momento moltissimi lavoratori sono in ferie forzate, in attesa dell’inizio della produzione, che dovrebbe partire a maggio.

MONTAGGIO DELLA VECCHIA PUNTO

La linea della vecchia Punto, come sappiamo da tempo, e’ stata trasportata nell’ex reparto Meccanica; si producono limitatissime serie di auto, al massimo 10 al giorno; tra tre-quattro mesi il montaggio (con pezzi provenienti dall’Italia) sara’ dismesso del tutto, a meno che non ci siano ordini significativi, cosa che non sembra prevedibile.
Negli ultimi quattro mesi sono stato montati 200 esemplari circa, e i piazzali sono pieni di vetture invendute, come avevavamo gia’ potuto verificare con i nostri occhi a ottobre scorso, quando circa 4000 Punto erano ammassate all’aperto in tutti i piazzali disponibili (ma anche nei prati) intorno ai capannoni FAS; trovate le foto nella nostra relazione di ottobre 2011.

Tra l’altro per la concessionaria ARENA, che curava la distribuzione delle Punto, e’ iniziata la procedura per la dichiarazione di fallimento.


LA NUOVA 500L

Questo e’ il nome della nuova vettura che dovrebbe essere prodotta a Kragujevac fra qualche mese con il marchio FIAT.
Il nuovo modello e’ stato esposto in anteprima al Motor Show internazionale di Ginevra il 6 marzo scorso. Il nome dice già tutto perché "500L" - L sta per 'Large' – e’ una piccola monovolume, lunga 414 cm, larga 178 cm e alta 166 cm.

Da almeno tre anni la Fiat parla di una produzione a pienissimo regime di circa 300.000 unita’ con 2433 dipendenti; questi piani sono continuamente slittati nel tempo addossando i ritardi alla crisi internazionale.
I numeri citati sui vari giornali in questi anni variano da 150.000 a 300.000 all’anno.
A novembre scorso il giornalista Stefano Giantin sul Piccolo di Trieste (giornale che dedica forte attenzione ai Balcani e alla Serbia, non sempre con esito felice) citando sue fonti di informazione riservate parlava di una produzione dimezzata rispetto alle comunicazioni ufficiali:
http://www.stefanogiantin.net/serbia/a-belgrado-censura-dell’accordo-fiat-serbia/

Dall’inizio del 2012 fino al 8 marzo scorso sono state assemblate 240 vetture; tutti i pezzi sono giunti dall’Italia; 44 di queste vetture sono state utilizzate nei crash test.

I lavori per la realizzazione delle linee di produzione non sono ancora finiti; ad esempio lo stampaggio non e’ ancora completato, per quanto riguarda la verniciatura sono operative 6 cabine sulle 20 previste a regime.
Questo si riflette sulla distribuzione dei lavoratori nei differenti reparti: al momento sono circa 900 persone destinate al reparto Montaggio e 200 al reparto Carrozzeria; per quanto riguarda lo Stampaggio non si sa ancora nulla.

La motorizzazioni previste sono tre: due a benzina e un motore diesel, per quanto al momento sia stato fornito solo un motore a benzina da 0.9 litri.
Cio’ che e’ certamente escluso e’ la produzione del motore e del cambio in Serbia.

LA versione presentata a Ginevra era a cinque posti; non e’ chiaro se verra’ effettivamente prodotta anche una versione a sette posti, che e’ presente nelle presentazioni alla stampa.

Da maggio prossimo si lavorera’ su un turno al giorno dalle 7 alle 17 per quattro giorni alla settimana, con l’ipotesi di produrre da 50 d 100 vetture al giorno.
Per quanto riguarda le pause e’ prevista un pausa mensa da 30 minuti, due pause da 15 e infine due pause da 10.

Verso la fine dell’anno secondo la Fiat i turni dovrebbero essere due al giorno per sei giorni la settimana.

Al momento vengono montate meno di 10 vetture per turno.


LE CONSEGUENZE SUI LAVORATORI DI KRAGUJEVAC

I dipendenti della Zastava auto erano circa 13.000 negli anni '80.
Senza voler andare cosi' indietro nel tempo, erano 3900 a ottobre 2008; la fabbrica era ancora di proprieta' pubblica.

Al 1 febbraio 2010 erano rimasti in 2700; i 1200 mancanti avevano accettato nel corso del 2009 il cosi' detto programma sociale, presentato dal Governo serbo a fine 2008 e descritto con molto dettaglio nella nostra relazione di ottobre 2008, che potete scaricare facilmente dai siti indicati all'inizio di questo documento.

Il 1 febbraio, alla costituzione effettiva della FAS, la FIAT aveva assunto 1000 di questi lavoratori.

I 1700 rimasti fuori dalla FAS erano restati a quel punto a carico del Governo serbo, che pagava gli stipendi; erano stati collocati in una societa' di proprieta' pubblica che continuava a mantenere il nome di Zastava Auto, ma che ormai era un contenitore vuoto, non avendo piu' stabilimenti industriali.
La speranza dei lavoratori rimasti in parcheggio in Zastava Auto era che prima o poi sarebbero stati assunti dalla Fiat, nell’ipotesi che si realizzasse il piano tante volte sbandierato dai vertici Fiat, e cioe’ che l’occupazione in FAS sarebbe stata aumentata fino a circa 2500 lavoratori.

Le cose sono andate ben diversamente: malgrado una forte mobilitazione durata una settimana, il 5 gennaio 2011 il governo serbo ha deciso di chiudere Zastava Auto.
Potete leggere i dettagli sul destino che di questi lavoratori nel documento che abbiamo distribuito il 7 gennaio 2011 dl titolo ‘’Zastava – Ultimo Atto’’ all’indirizzo e che potete scaricare dal sito:
http://blog.libero.it/zastavabrescia/9746020.html


IL PROBLEMA DELL’INDOTTO FIAT: QUANTE BUGIE!

Sull’indotto Fiat a Kragujevac si sono scritte fandonie colossali.
Basta vedere tra tutti il per certi versi addirittura patetico articolo comparso sul Piccolo di Trieste a firma di Giulio Garau, che il 14 ottobre del 2010 (solo un anno e mezzo fa) con toni assolutamente entusiastici favoleggiava di 30.000 posti di lavoro in Serbia targati Fiat; ecco l’indirizzo:
http://ricerca.gelocal.it/ilpiccolo/archivio/ilpiccolo/2010/10/14/NZ_09_APRE.html

Inizialmente si parlava di installare le fabbriche dell’indotto a Korman Polje, a 7 chilometri a est degli stabilimenti FAS, a meta’ strada tra la citta’ e l’autostrada Belgrado-Nis.
Si tratta di un’area di circa 70 ettari, che doveva essere attrezzata (con spese a carico del bilancio pubblico) per ospitare i subfornitori della Fiat La previsione iniziale era che poteva entrare in funzione intorno al 2017; Secondo una intervista rilasciata dall’allora ministro dell’economia Dinkic il 25 settembre 2009 e ripresa d tutta la stampa italiana, a Korman Polje si sarebbero installate 14 industrie diverse (tra cui Magneti Marelli, Sigit, Delphi, Proma, Sbe, Adler, Toscana Gomma, Faurecia, Lear, Johnson Controls e Axcent) con almeno 10000 dipendenti.
Erano gia’ stati preparati i piani di costruzione, almeno cosi’ riportava B92 il 22 agosto 2009:
http://www.b92.net/eng/news/business-article.php?yyyy=2009&mm=08&dd=22&nav_id=61307

Dopo piu’ di un anno di totale stasi, il 27 gennaio 2011, ecco lo stesso Dinkic (che si sarebbe dimesso pochi mesi piu’ tardi, sostituito da Neboisa Ciric) annunciare che gli stabilimenti per l’indotto Fiat non si realizzavano piu’ nell’area di Korman Polje, ma in un terreno demaniale nel villaggio di Grosnica, gia’ sede di un complesso militare a poche centinaia di metri dagli stabilimenti FAS, in un’area di 29 ettari.

Quali erano li condizionamenti strategici che stavano alla base di questo cambio di programma all’interno dell’affare del secolo?
I CONTADINI DI KORMAN POLJE, CHE NON ACCETTAVANO IL PREZZO PROPOSTO DAL GOVERNO PER I LORO TERRENI!!!
Se non ci credete, leggetevi l’articolo:
http://www.b92.net/eng/news/business-article.php?yyyy=2011&mm=01&dd=27&nav_id=72375

In altre parole ci si voleva far credere che un gruppo di contadini, che reclamava per i propri terreni un indennizzo di 40 centesimi di euro a metro quadro, al posto del 3 centesimi offerti dal Governo, poteva bloccare una delle articolazioni fondamentali dell’affare del secolo...

A nostro parere si tratta invece di una secca riduzione del programma iniziale della presenza della Fiat in Serbia.
Del resto nel 2008, dopo la firma del memorandum di intesa, si sosteneva che la citta’ di Kragujevac avrebbe potuto a disposizione della FAS per un suo futuro ampliamento una ventina di ettari collocati direttamente a ridosso dello stabilimento; secondo la nostra opinione questo spazio e’ proprio quello di Grosnica, anche se non abbiamo documenti che lo dimostrino.

I lavori di bonifica del terreno e di costruzione dei capannoni a Grosnica sono proseguiti abbastanza celermente, questa volta. La supervisore dei lavori e’ stata appaltata ad una impresa privata, la MIS, che ha firmato un contratto sia con il Governo che con la Fiat, ed e’ di proprieta’ di una delle persone piu’ ricche della Serbia, Miroslav Miskovic, proprietario della piu’ grande holdig serba, la Delta Holding: banche, assicurazioni, supermercati, costruzioni, e molto altro.
Al momento a Grosnica sono in via di realizzazione le infrastrutture e le strade interne.
I costi della realizzazione di tutta la struttura non sono conosciuti; non si sa ufficialmente chi paga i lavori, anche se le nostre fonti sostengono che sia sempre il Governo serbo.

Si confermano i benefits che dovrebbero ricevere le aziende dell’indotto: 

• almeno 5000 euro per ogni nuovo assunto
• esenzioni delle tasse di qualunque tipo per 10 anni
• zona franca doganale

La riduzione dell’area a disposizione ha ovviamente determinato una grande contrazione del numero delle possibili aziende che lavoreranno a Grosnica, che si sono ridotte a quattro secondo la Radio Nazionale della Serbia che il 1 ottobre 2011 comunicava i nomi delle quattro imprese: “Promo magneto komponent”, “Johnson control”, “SIGIP” e “HTL”.
Ovviamente anche il numero di occupati andra’ fortemente rivisto al ribasso, e se tutto andra’ piu’ che bene alla fine del 2012 ci saranno al massimo 1000-1300 lavoratori. Al momento tutte queste imprese sono scatole vuote.

Concludiamo questa relazione con le le amare considerazioni con un funzionario del Sindacato Samostalni concludeva una intervista che gli avevamo fatto nel marzo 2011, un anno fa esatto.
Se non arriva l’indotto della Fiat tutto quello che e’ stato fatto finora si risolvera’ in un disastro.
La fabbrica FAS da sola non dara’ lavoro ad un grande numero di persone, sono previsti in totale 2433 lavoratori con una produzione massima di 200.000 automobili a pieno regime.
Ma questa non e’ una grande produzione, e non si risolverebbe neppure il problema della disoccupazione a Kragujevac. Saremmo solo un piccolo granello di sabbia nell’impero Fiat.

Senza l’arrivo dell’indotto il pericolo e’ che qui a Kragujevac si assembleranno pezzi di provenienza dall’Italia; si faranno lavorare 2500 lavoratori avendo perduto 7500 posti di lavoro. In questo modo avremo regalato anche 300 milioni di euro (l’investimento del governo serbo) e creato 5000 posti di lavoro in Italia.
Qui non c’e’ produzione, non ci sono investimenti, siamo ad un passo dal baratro.

CONCLUSIONI

Non si vedono in Serbia e a Kragujevac in particolare reali segnali di miglioramento delle condizioni generali di vita dei lavoratori e delle loro famiglie.

L’occupazione complessiva e’ sempre in discesa, il potere di acquisto dei salari e soprattutto delle pensioni e’ in costante diminuzione, non si vedono speranze per i giovani che sono costretti ad emigrare, soprattutto se dotati di una buona formazione scolastica.

La nostra ONLUS tiene duro, consapevole della responsabilita’ che si e’ assunta insieme alle altre associazioni italiane con cui collaboriamo ed al Sindacato dei lavoratori Zastava.
Senza questa collaborazione, nata dal basso e arrivata in alto in termini di risultati, tanti passi in avanti, anche piccoli, ma comunque in avanti, non si sarebbero potuti compiere e il disagio sarebbe ancora maggiore e piu’ flebile invece la speranza.

Riusciamo a mantenere pressoche’ inalterato il numero di affidi a distanza in corso, mentre abbiamo ampliato il numero di progetti che vanno incontro a reali bisogni sociali della popolazione di Kragujevac, e che lo stato di poverta’ della citta’ non permette di soddisfare, nel campo della scuola, della sanita’, del disagio fisico e mentale, in tutto cio’ che puo’ regalare una piccola speranza alle nuove generazioni.


Sappiamo bene che le condizioni materiali stanno deteriorandosi sempre piu’ anche qui da noi in Italia, ma siamo anche sicuri che i nostri sostenitori si rendono conto delle gravissime difficolta’ che i lavoratori della Zastava e le loro famiglie continuano a sopportare, e che di conseguenza non mancheranno di sostenere la campagna di affidi, perche’ la crisi non deve minare la solidarieta’ tra lavoratori e popoli, ma anzi rafforzarla, non deve dividere, ma unire, in nome di una globalizzazione dei diritti che, unica, puo’ impedire le guerre tra i poveri e la disgregazione sociale.


Vi chiediamo inoltre, se potete, di aiutarci nello sviluppo dei nostri progetti nel sociale, attraverso donazioni specifiche.

ONLUS Non Bombe ma Solo Caramelle
Sede legale: Via dello Scoglio 173 I-34127 Trieste
Codice Fiscale 90019350488

Coordinate bancarie: Banca di Credito Cooperativo del Carso, Filiale di Basozizza,
Via Gruden 23, I-34149 Basovizza-Trieste
Codice IBAN IT18E0892802202010000021816
intestato a ‘’Non bombe ma solo caramelle –ONLUS’’

Trieste, 15 aprile 2012


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FIAT/ INAUGURATA PER LA TERZA VOLTA LA FABBRICA DI KRAGUJEVAC, L'EX ZASTAVA, IN SERBIA

Marchionne fa il balcanico contro la Fiom

Fonda nuovi «sindacati» e li fa «votare»
Le tute blu «ribelli» stazionano con i camper fuori dalle fabbriche e
raddoppiano i consensi

di Loris Campetti - su "il manifesto" del 17/4/2012

A Kragujevac ieri si è festeggiata (per la terza volta) la nascita del nuovo stabilimento Fiat, sotto sulle macerie dell’antica Zastava, 160 anni di vita spericolata prima di finire nelle mani di Sergio Marchionne. Nel mezzo, la più grande fabbrica automobilistica dei Balcani aveva già sperimentato una lunga collaborazione con la multinazionale torinese, che qui produceva prima la Jeep poi la mitica Yugo, finché le bombe umanitarie della Nato, nel ’99, segnarono la fine della storia. Dallo stabilimento di Kragujevac uscirà la nuova piccola monovolume inizialmente assegnata a Mirafiori. Il fatto è che il presidente dimissionario della Serbia, Boris Tadic, ha garantito a Marchionne condizioni ottimali per delocalizzare la produzione a est: finanziamenti ingenti per ogni operaio assunto, aree industriali, libero scambio con la Russia. Ora Marchionne ricambia la cortesia e va a sponsorizzare Tadic impegnato per la sua rielezione. La 500 L cancellerà tre vetture torinesi (Multipla, Idea e Musa) e agli operai di Mirafiori non resterà che la cassa integrazione. Ministro Fornero permettendo. Come dice il presidente Monti, le imprese hanno il diritto di produrre dove vogliono.
Se in Serbia si brinda, in Italia il clima si è fatto decisamente cupo. A Pomigliano, dove all’ingresso la Fiat ha apposto la stessa scritta che spicca a Kragujevac – «Noi siamo quel che facciamo», alias «Mi ono sta svarama» – per essere assunto bisogna stracciare la tessera Fiom e giurare eterna fedeltà al capo. Dato che un giudice ha condannato per antisindacalità l’azienda in quanto impedisce l’attività alla Fiom e la libera scelta ai dipendenti, se qualche «infiltrato» dovesse indossare la tuta si aprirebbero i cancelli ai metalmeccanici della Cgil. Su 2.047 assunti, per ora, il filtro è stato perfetto, domani chissà. E chissà se domani ci sarà lavoro non per i più di 5.000 operai di due anni fa, ma per i 2.047 attuali: il mercato italiano crolla, la Fiat evapora da quello europeo e la nuova Panda batte in testa. A tre mesi dal lancio la produzione è stata ridotta da 800 a 600 vetture al giorno e il prezzo della macchina è già stato abbassato.
La Fiat traballa e alla sua debolezza sui mercati si associa il pugno di ferro antisindacale. Le sentenze dei giudici che si trovano a vagliare il comportamento di Marchionne sulla base delle denunce presentate dalla Fiom in tutti gli stabilimenti si alternano e contraddicono. L’ultima sentenza dichiara l’impossibilità di interpretare l’articolo 19 dello Statuto che non fa chiarezza sul diritto di un sindacato, fosse anche il più rappresentativo, a vedersi riconosciuti diritti e rappresentanti (Rsa). Un punto a favore di Marchionne dopo i molti conquistati da Landini con sentenze contrapposte.
In questo contesto melmoso provocato dall’arroganza di Marchionne, andato ben oltre la ferocia di Valletta negli anni ’50, si sta votando in tutte le fabbriche per eleggere i rappresentanti di Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Associazione quadri e capi (sindacato inventato da Marchionne, così come Valletta aveva inventato il Sida, poi rinominato Fismic). E la Fiom? Sta fuori dai cancelli con le sue urne da cui usciranno consensi che la Fiat non riconoscerà, salvo parere diverso dei giudici. La Fiom è diventato un sindacato nomade, staziona ai cancelli raccogliendo firme di adesione che chiedono il ritorno in Fiat del sindacato più rappresentativo. Nomadi, dice Giorgio Airaudo segretario nazionale e responsabile auto Fiom, «con tende e camper a volte prestati per mantenere un rapporto con i lavoratori. Siamo fuori con i guardioni che controllano gli operai che si avvicinano ai nostri presidi. Le elezioni in atto sono a libertà vigilata, con i capi e le altre organizzazioni che spingono i dipendenti ad andare alle urne per dimostrare l’inesistenza della Fiom».
In queste condizioni, la Fiom raccoglie più consensi dei voti che aveva prima della rottura praticata da Marchionne imponendo un contratto aziendale che cancella quello nazionale e scegliendosi le controparti. Alla Cnh di San Mauro il sindacato di Airaudo ha raccolto ai cancelli 170 firme (il triplo dei voti che aveva) di chi chiede un rientro della Fiom in Fiat e solo il 60% ha partecipato alle elezioni taroccate, con un alto numero di bianche e nulle. A None ha raddoppiato i consensi e solo il 48% dei dipendenti si è recato alle urne. A Cassino in 960 hanno detto sì alla Fiom, il doppio di chi l’aveva votata. Anche alla Cnh di Modena la Fiom ha raccolto più consensi dei voti ricevuti, ma qui a vincere nelle elezioni aziendali è l’Associazione quadri e capi. Dove non c’è la Fiom, si finisce per scegliere il sindacato più padronale. C’è un dato che incoraggia, dice Airaudo: «Nonostante la campagna contro di noi, solo 7-8 delegati Fiom sui 280 precedentemente eletti hanno cambiato casacca».
Entro il mese si voterà in tutti i rimanenti stabilimenti, in attesa delle 35 cause che mancano ancora all’appello.


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http://voiceofserbia.org/it/content/varicchio-investimenti-della-fiat-sono-importamti

Varicchio: investimenti della FIAT sono importanti

16. 04. 2012. - 18:35 -- MRS

Grazie agli investimenti della FIAT la Serbia tornerà ad avere un ruolo di primo piano in un settore molto importante, nel quale si usano le tecnologie più moderne, ha dichiarato l’ambasciatore dell’Italia a Belgrado Armando Varicchio. La complessità e la grandezza dell’intera operazione hanno già iniziato a dare risultati positivi su un territorio in ciu, grazie anche alle aziende italiane, sorgono molti stabilmenti industriali, ha dichiarato Varicchio al giornale Blic. Il giornale ricorda che l’ambasciatore italiano a Belgrado ha detto recentemente che la Serbia si impone come una delle destinazioni più desiderate per l’internazionalizzazione dell’economia italiana.

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http://voiceofserbia.org/it/content/kragujevac-si-trova-nella-mappamopndo-della-fiat

Kragujevac si trova nel mappamondo della FIAT

16. 04. 2012. - 18:35 -- MRS

A Kragujevac oggi è stata aperta solennemente la fabbrica FIAT automobili Serbia (FAS). Questo progetto che è stato realizzato dall’esecutivo serbo e dalla FIAT, il cui valore ammonta a circa un miliardo di euro, è il più grande investimento in Serbia negli ultimi decenni. Gli economisti ritengono che esso darà un importante contributo al risanamento economico della Serbia. All’inaugurazione solenne degli stabilimenti hanno presenziato, tra gli altri, anche il premier serbo Mirko Cvetkovic e l’amministratore delegato dell’azienda FIAT-Chrysler Sergio Marchionne. Loro hanno siglato il 29 settembre del 2008 l’accordo sulla fondazione dell’azienda Fiat automobili Serbia, nella quale la FIAT possiede il 67% e lo stato serbo il 33% delle azioni.


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