Informazione
Manifestazione Cittadina- Corteo
(le realtà di Napoli convergeranno nella manifestazione di Roma)
Fermiamo il massacro a Gaza
MANIFESTAZIONE
ore 14.00 alla Stazione Ferroviaria
Manifestazione organizzata dalla Comunita' palestinese della Lombardia
DALLE ORE 15.00 A MILANO IN ore 15 Porta Venezia
Presidio in solidarietà con il popolo palestinese
ore 15.30 piazza Nettuno
Presidio in solidarietà con il popolo palestinese
ORE 16.00, PIAZZA GARIBALDI
CONTRO LA PULIZIA ETNICA E IL TERRORISMO DI STATO ISRAELIANO
FERMIAMO IL MASSACRO DI GAZA!
MANIFESTAZIONE REGIONALE PUGLIESE
ORE 17.00 IN PIAZZA PREFETTURA
Presidio a Corso Giulio Cesare
Sito: http://www.forumpalestina.org
Oggetto: [SP] articolo e messaggio su Gaza (secondo tentativo)
Data: 31 dicembre 2008 10:45:54 GMT+01:00
direttori dei tre TG della RAi per il modo in cui danno le notizie, vostro,
Vincenzo Brandi
La strage di Gaza
L’orribile strage, in corso a Gaza mentre scrivo queste note, colpisce una popolazione disperata, già fiaccata da due anni di blocco totale in cui gli aguzzini israeliani, con l’aiuto del loro complice, il governo egiziano, hanno stretto in una morsa fatta di muri e reticolati un milione e mezzo di persone impedendo che arrivassero loro generi di prima necessità, medicinali, cibo, energia elettrica, combustibili. Persino la pesca era vietata in modo da ridurre la popolazione alla fame. E’ veramente sconvolgente vedere come una comunità che ha conosciuto due generazioni orsono l’esperienza del ghetto di Varsavia, e i campi di concentramento e di sterminio nazisti, possa usare gli stessi metodi verso un altro popolo la cui unica colpa era quella di occupare da millenni una terra che i colonialisti sionisti volevano occupare con la forza.
La popolazione di Gaza viene sterminata due volte, la prima dalle bombe di Israele, la seconda dalle ignobili bugie alimentate dai mass media dei paesi cosiddetti civili e dai loro governi che sostengono gli aggressori contro le vittime. Si dice che la strage è la risposta di Israele per i razzi lanciati dai miliziani del movimento Hamas. Non si dice che Hamas aveva attuato una tregua di sei mesi in cambio della fine del blocco, ma che il blocco, criminale e spietato, non è stato minimamente allentato; tutto ciò nell’indifferenza dei governi e delle opinioni pubbliche occidentali rese cieche e mute dalla campagna mediatica condotta da una stampa succuba dell’imperialismo americano, grande protettore di Israele, e dei governi europei loro alleati. Non si dice che Hamas ha vinto regolari elezioni democratiche conquistando il diritto di governare, ma che tale diritto è stato negato dai governi occidentali e da Israele, che ha arrestato arbitrariamente senza processo decine di ministri, e centinaia di sindaci, di consiglieri e assessori comunali regolarmenti eletti in tutta la Palestina. Si agita la paura della crescita islamica, ma non si dice che i Palestinesi sono uno dei popoli mediorientali più laici e che il voto ad Hamas è stato in buona parte un voto di protesta per il fallimento dei falsi processi di pace in cui si era impegolata la cosiddetta Autorità Nazionale Palestinese, ormai formata da un gruppo di politici borghesi moderati che si sono completamente affidati alla falsa mediazione americana, con esiti disastrosi.
Non si ricordano mai le cause profonde di questo conflitto. A partire dal 1948 un popolo che abitava la Palestina da sempre è stato espropriato di tutto: ha perso il 90% del territorio sottrattogli con la forza delle armi; ha perso il 100% delle fonti d’acqua, bene prezioso che gli viene rivenduto col contagocce e ad prezzo quadruplicato rispetto a quello pagato dagli Israeliani; ha visto sorgere centinaia di colonie ebraiche anche in quel limitato territorio (il 22%) che gli era rimasto dopo il 1948; si è visto circondato da reticolati e da un muro alto 9 metri e lungo 800 chilometri; ha visto il suo territorio sezionato in settori separati da centinaia di chilometri di strade che solo i coloni ebrei possono percorrere, mentre le poche strade praticabili dai Palestinesi sono chiuse da centinaia di posti blocco militari; ha visto abbattere milioni di ulivi, la vera grande ricchezza della Palestina, per far posto a muri, strade per gli ebrei, colonie, installazioni militari, o con altre motivazioni pretestuose; ha visto più di 10.000 giovani e meno giovani, ed anche bambini e donne, languire nelle prigioni dell’occupante; ha visto migliaia di militanti e resistenti assassinati senza processo. Mobilitiamoci per fermare la strage, e il blocco di Gaza, ma anche per far cessare per sempre questa ingiustizia. Mobilitiamoci per un’informazione veritiera. I Palestinesi hanno bisogno della nostra solidarietà.
Roma 29.12.2008
le notizie sull'orribile e spietata strage in corso a Gaza. Mi chiedo: quel
vostro corrispondente, Claudio Pagliara, è un giornalista italiano o il portavoce
dell'esercito e del governo israeliani? Perchè non ricordate mai che Gaza è
sottoposta da anni ad un embargo totale, anche sui beni di prima necessità,
solo perchè il movimento Hamas ha vinto regolari elezioni e si è
conquistato il diritto democratico di governare? perchè non ricordate che Hamas ha
sottoscritto una tregua di 6 mesi senza che il blocco, sostenuto da tutto
il mondo "civile" (?), fosse quanto meno allentato?perchè non ricordate che
centinaia di ministri, sindaci, consiglieri di Hamas regolarmente eletti stanno in galera da anni senza
processo? perchè non ricordate le innumerevoli risoluzioni dell'ONU violate
nel corso di 60 anni da Israrele che continua ad occupare militarmente
territori, a costruire muri per l'apartheid, a commettere crimini contro l'umanità e ad impedire a
milioni di profughi di tornare alla loro terra? cercate di essere più obiettivi e
di fare il vostro mestiere di giornalisti e non di portavoce dei potenti,
lunedì 29 dicembre 2008 | |
BASTA CON LA DISINFORMAZIONE DELLA RAI! VIA CLAUDIO PAGLIARA! Di fronte alle incredibili manipolazioni sulla tragedia in atto a Gaza operate dal cosiddetto “servizio pubblico”, in particolare dall’inviato CLAUDIO PAGLIARA, non è più possibile tacere. Pagliara non si comporta da giornalista, ma da zelante propagandista del governo israeliano. QUELLO CHE PAGLIARA E LA RAI NON CI FANNO SAPERE Tutto il mondo sa che Hamas non ha “rotto la tregua con Israele”, come ripete ossessivamente Claudio Pagliara, ma che la ripresa del lancio di missili artigianali è avvenuta allo scadere della tregua, dopo che Israele ha violato per tutti i sei mesi della tregua stessa le condizioni concordate. Israele non ha aperto i confini di Gaza al passaggio di viveri e medicinali, riducendo alla fame un milione e mezzo di persone e provocando il collasso degli ospedali e la morte di almeno 275 malati gravi. Israele ha continuato le incursioni militari all’interno della striscia di Gaza, uccidendo almeno 25 Palestinesi. In Cisgiordania e a Gerusalemme, Israele ha continuato i rastrellamenti, le uccisioni, gli arresti arbitrari, la demolizione di case, la distruzione di uliveti e piantagioni, la moltiplicazione dei posti di blocco e la costruzione dei Muri dell’Apartheid, che isolano le città e i villaggi palestinesi, trasformandoli in tante prigioni a cielo aperto. Tutte queste cose, e molte altre, Pagliara e la RAI non ce le fanno sapere. Pagliara e la RAI non ci hanno detto che fra le vittime dei bombardamenti israeliani ci sono anche sette operatori dell’ONU, anzi continuano a ripetere che “secondo la stessa Hamas” la maggior parte delle vittime sono miliziani e combattenti del movimento islamico, mentre simili dichiarazioni non risultano da nessuna parte, se non nelle veline dell’esercito israeliano. La realtà, che Claudio Pagliara e la RAI offendono quotidianamente, è che i morti di Gaza sono poliziotti, cittadini comuni, donne e bambini, persino detenuti, visto che – oltre alle scuole, alle università, alla sede del parlamento, ai palazzi di civile abitazione ed alle moschee – l’aviazione israeliana ha bombardato anche le carceri. Questa stessa mattina, nel suo servizio trasmesso dal TG1, Claudio Pagliara è riuscito a nascondere anche la notizia dei sei bambini assassinati nella notte dai bombardamenti, nonostante fosse stata diffusa anche dalle agenzie italiane! Claudio Pagliara e la RAI non possono continuare impunemente a violare il nostro diritto ad un’informazione equilibrata e veritiera. Noi non possiamo continuare ad essere presi in giro ed a pagare, con il canone RAI, lo stipendio di chi ci nasconde la verità. CLAUDIO PAGLIARA SE NE DEVE ANDARE!!! Campagna 2008 Anno della Palestina Roma, 28.12.2009 SABATO 3 GENNAIO CORTEO APPUNTAMENTO ALLE 16.30 A PIAZZA DELLA REPUBBLICA |
GAZA. SOLIDARIZZARE CON CHI RESISTE, DENUNCIARE CHI COLLABORA CON I BOMBARDAMENTI ISRAELIANI
In queste ore la Striscia di Gaza è stata trasformata in una trappola mortale dai bombardamenti israeliani che hanno già fatto centinaia di morti e altrettanto feriti che moriranno nelle prossime ore perché gli ospedali erano al collasso già da due anni a causa del vergognoso embargo.
I palestinesi di Gaza sono chiusi in ogni lato dai militari israeliani e da quelli egiziani, sottoposti a micidiali bombardamenti e impediti a uscire da questo nuovo “ghetto di Varsavia” per cercare rifugio, alimenti, assistenza medica e protezione.
Chiunque abbia un minimo senso di giustizia e verità oggi non può e non deve tacere di fronte al genocidio in corso a Gaza, un genocidio fatto prima di lento strangolamento economico/sanitario e di assedio e poi da missili, bombe e cannonate sull’area del mondo a maggiore densità di popolazione.
Noi riteniamo che sia giunto il momento di prendere posizione e di avviare una vasta campagna di mobilitazione tesa a impedire l’annientamento politico e materiale della popolazione palestinese da parte di Israele.
Per questi motivi riteniamo che:
1) Oggi occorre schierarsi apertamente con chi a Gaza oppone resistenza con ogni mezzo all’aggressione israeliana e condannare altrettanto apertamente chi si dissocia dalla resistenza. Riteniamo pertanto inaccettabili le parole e l’atteggiamento del presidente palestinese Abu Mazen e degli altri dirigenti dell’ANP che ritengono Hamas, e non Israele, responsabili della situazione, cercando di approfittare dell’aggressione per determinare un nuovo rapporto di forza dentro lo scenario palestinese. Abu Mazen si dovrebbe preoccupare di smentire le dichiarazioni del ministro israeliano Tzipi Livni la quale ha confermato che l’offensiva militare contro Gaza e Hamas andrà avanti fino a quando non ci sarà un nuovo equilibrio di potere funzionale agli interessi israeliani. Se la prospettiva di Abu Mazen e dell’ANP è simile a quella di un governo come quello di Al Maliki in Iraq, è evidente come tale prospettiva non possa trovare più alcun sostegno da parte di chi anima la solidarietà con la lotta del popolo palestinese.
2) Sulla situazione in Palestina emergono le gravissime complicità dei regimi arabi reazionari e filo imperialisti – in modo particolare dell’Egitto – che si rende ancora complice dell’embargo e del blocco contro la popolazione palestinese di Gaza arrivando a schierare le forze armate ai confini e facendo sparare contro i palestinesi che cercavano di fuggire dalla trappola di Gaza cercando rifugio e protezione in Egitto.
3) Va affermato con forza che la responsabilità della drammatica situazione a Gaza è della politica di annientamento perseguita da Israele con la complicità dell’Egitto, degli USA e dell’Unione Europea e non di Hamas. Non si può continuare a fare confusione su questo.
Gaza è assediata per terra e per mare da due anni chiudendo in trappola un milione e ottocentomila persone. La tregua non è stata rotta da Hamas o dalle altre organizzazioni palestinesi attive nella Striscia di Gaza ma dalle autorità israeliane che durante la "tregua” hanno ucciso 25 palestinesi, effettuato arresti e rastrellamenti in Cisgiordania, mantenuto chiusi i valichi impedendo ai palestinesi di Gaza di entrare, uscire o ricevere i rifornimenti necessari per sopravvivere. Ogni simmetria tra il lancio di razzi palestinesi a dicembre e i feroci bombardamenti israeliani è una ingiuria alla verità e alla giustizia.
4) I governi europei (incluso quello italiano) hanno preso posizioni formali ed equidistanti sul mattatoio in corso a Gaza che rivelano una grande preoccupazione per le ripercussioni degli avvenimenti in corso ma senza trarne le dovute conclusioni nelle relazioni politiche, diplomatiche e commerciali con Israele. Hanno accettato e mantenuto l'embargo contro i palestinesi di Gaza ed hanno mantenuto i rapporti di collaborazione militare, scientifico, economico con le istituzioni israeliane. Il governo israeliano ha messo non solo l’Europa ma anche la nuova amministrazione USA di fronte al fatto compiuto potendo godere di un livello di impunità per i propri crimini di guerra e contro l’umanità che la storia dal dopoguerra a oggi non ha assicurato a nessun altro stato.
5) Il popolo palestinese vive un momento estremamente difficile dal quale potrebbe uscire ridotto ad una esclusiva questione umanitaria che negherebbe decenni di lotta politica e di ambizioni alla liberazione nazionale della Palestina. Il popolo palestinese da anni affronta la più pericolosa potenza militare esistente in Medio Oriente – Israele – potendo contare sul sostegno solo delle altre forze che animano la resistenza antisionista nella regione, a cominciare dal Libano. L’unità di tutte le forze della resistenza a livello regionale è un passaggio che i movimenti di solidarietà in Europa devono appoggiare con ogni sforzo.
In questi giorni in molte città italiane – Roma, Milano, Bologna, Napoli, Pisa, Firenze, Lecce, Cagliari, Padova, Vicenza, Bari e tante altre – ci sono state alcune prime, tempestive e spontanee manifestazioni in solidarietà con il popolo palestinese, contro la strage in corso a Gaza e il terrorismo di stato israeliano. Questa mobilitazione deve proseguire nei prossimi giorni. Cortei sono già stati annunciati in diverse città italiane per sabato 3 gennaio. La nostra iniziativa deve dimostrarsi di essere capace di spezzare o mettere in crisi la catena delle complicità con i crimini di guerra israeliani a cominciare dagli anelli della disinformazione, della subalternità politica e della collaborazione militare e commerciale tra Italia e Israele.
Il Forum Palestina - www.forumpalestina.org
[29 dicembre 2008]
Oggetto: GAZA
Data: 31 dicembre 2008 20:41:23 GMT+01:00
Passanti tra parole fugaci
Mentre prepari la tua colazione, pensa agli altri,
non dimenticare il cibo delle colombe.
Mentre fai le tue guerre, pensa agli altri,
non dimenticare coloro che chiedono la pace.
Mentre paghi la bolletta dell’acqua, pensa agli altri,
coloro che mungono le nuvole.
mentre stai per tornare a casa, casa tua, pensa agli altri,
non dimenticare i popoli delle tende.
Mentre dormi contando i pianeti , pensa agli altri,
coloro che non trovano un posto dove dormire.
Mentre liberi te stesso con le metafore, pensa agli altri,
coloro che hanno perso il diritto di esprimersi.
Mentre pensi agli altri, quelli lontani, pensa a te stesso,
e dì : magari fossi una candela in mezzo al buio.
(30 dicembre 2008)
Un video dei comunisti francesi prende in giro il capo dell'Eliseo e
il suo discorso di fine anno.
Ai francesi l'ironia è piaciuta: il video sta girando in lungo e in
largo come forma d'augurio:
http://tv.repubblica.it/copertina/sarko-parole-parole-parole/27755?video
Mentre Napolitano era in visita di cortesia in Israele...
Gaza, per "Liberazione" non è un campo di concentramento:
http://www.pane-rose.it/files/index.php?c3:o13723
[JUGOINFO] Kosovo’s dirty secret
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/6253
[JUGOINFO] Experiment Kosovo
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/6246
[JUGOINFO] Elzeser: Kosovo i tajne sluzbe
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/6245
[JUGOINFO] The Sorcerer's Apprentice
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/6243
[JUGOINFO] Der Zauberlehrling
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/6231
Deutsche Presse-Agentur - November 22, 2008
Germans arrested in Kosovo were intelligence agents
Three Germans arrested in Kosovo in connection with a
bomb attack on the European Union (EU) headquarters
were intelligence service operatives, German media
reported Saturday, dpa reported.
Spiegel news magazine said the trio told Kosovo
anti-terrorism police they were inspecting the site of
the blast in Pristina but had nothing to do with the
attack, which damaged the building but caused no
injuries.
On Friday, a German government spokesman declined to
be drawn on speculation about the possible involvement
of the foreign intelligence service BND in the case
and instead pointed to the ongoing investigations.
However, the spokesman said if it emerged any of the
three were BND employees, the matter would be referred
to the parliamentary committee responsible for
monitoring the secret services.
Kosovo police arrested the three Germans on Wednesday,
five days after an explosive device was hurled at the
office of the EU's Special Representative for the
region.
One of the men was reportedly photographing the
damaged office from an adjacent empty building from
where the device is believed to have been thrown,
Spiegel said.
The newspaper Sueddeutsche Zeitung said one of the men
told the investigators he was working for the BND.
The suspects were in Kosovo "in a private capacity"
and had no immunity from prosecution, Kosovo police
spokesman Veton Elshani told Deutsche Presse-Agentur
dpa.
The BND did not comment on the case. An EU mission is
due to take over the oversight of law-enforcement in
Kosovo after more than eight years as a United Nations
protectorate.
Kosovo declared independence from Serbia in February
and Pristina, Belgrade, the UN and EU are currently
wrangling over the conditions for the deployment of
the EU mission, Eulex, comprising 2,000 police,
judicial and customs officials.
Reuters - November 22, 2008
No comment from Germany on Kosovo spy report
PRISTINA - Germany declined to comment on Saturday on
reports that three Germans arrested on suspicion of
throwing explosives at an EU office in Kosovo were
intelligence officers.
The explosive charge was thrown on Nov. 14 at the
International Civilian Office (ICO), the office of EU
Special Representative Pieter Feith, who oversees
Kosovo's governance, but caused only minor damage.
The men were detained on Thursday.
A spokesman for the German foreign ministry in Berlin
confirmed that three Germans had been arrested, but
declined to make any further comment as an
investigation was under way.
A police source in Kosovo told Reuters: "They are
members of the BND", but gave no further details.
The German weekly Der Spiegel also said the men worked
for the German intelligence agency BND, and that they
had told investigators they had been examining the
scene of the explosion, but had not been involved in
it.
Kosovo declared independence from Serbia in February
after nine years under U.N. stewardship and is
recognised by more than 50 countries, including
Germany.
Four days before the bomb attack, its leaders rejected
a plan by U.N. Secretary General Ban Ki-moon's for the
deployment of an EU police and justice mission, EULEX.
Der Spiegel said the BND agents had not been
officially registered with Kosovo authorities, which
would have secured them diplomatic immunity.
A judge in Pristina was due to decide on Saturday
whether to extend the men's detention or release them
on bail. (Reporting by Fatos Bytyci; Writing by
Kerstin Gehmlich, Editing by Matthew Jones and Kevin
Liffey)
Deutsche Presse-Agentur - November 23, 2008
Germans arrested in Kosovo face terrorism charges
A judge in Kosovo ordered late Saturday a 30-day
detention for three suspected German intelligence
agents arrested on Wednesday in connection with a bomb
attack on European Union offices in Pristina, dpa
reported.
Lawyers of the men said prosecutors were trying to
link their clients to "acts of terrorism," punishable
with up to 20 years in prison.
Kosovo and German media reports have claimed the
suspects were working for the German intelligence
service, the BND. Berlin officials have not commented
on the allegations.
Police arrested the three Germans on Wednesday, five
days after an explosive device was hurled at the
office of the EU's Special Representative for the
region. Nobody was injured in the blast.
An EU mission is due to take assume oversight of
law-enforcement in Kosovo after more than eight years
as a United Nations protectorate.
Kosovo declared independence from Serbia in February
and Pristina, Belgrade, the UN and EU are currently
wrangling over the conditions for the deployment of
the EU mission, Eulex, comprising 2,000 police,
judicial and customs officials.
MakFax (Macedonia) - November 27, 2008
Albanian paramilitary group claims responsibility for Pristina bombing
Pristina - A previously unknown Albanian group took
credit Thursday for a bomb attack on a European Union
office in Kosovo that took place two weeks ago.
"This attack marks the start of the armed battle
against the EU mission in Kosovo EULEX that operates
under conditions set by the Serbs, which is
unacceptable for the Albanians," the obscure Army of
the Republic of Kosovo (ARK) said in a statement.
The spokesman of Kosovo's Police, Veton Elshani, said
that they are taking the threats very seriously.
Three Germans alleged to be working for the BND,
Berlin's intelligence agency, who were arrested last
week in connection with the bombing of the EU office,
could be released from detention upon approval of the
Kosovo Supreme Court.
Tanjug News Agency - November 28, 2008
Germans arrested in Kosovo confirmed as secret service
BERLIN - The German government has stated today that
the three German nationals arrested in Kosovo are in
fact members of the German secret service (BND).
This was confirmed by Bundestag Speaker Thomas
Oppermann.
The Germans were arrested last week over the bombing
of the International Civilian Office (ICO) in
Pristina, since which time speculation has been rife
that they may have been secret service operatives.
....
“They worked for the BND there,” Oppermann told
reporters after a meeting of the committee, which,
according to Reuters, is responsible for “overseeing
intelligence operations.”
Oppermann did not want to reveal the nature of the
German operatives’ mission in Kosovo.
He said that the government in Kosovo has been holding
the Germans for nine days in inhumane conditions and
that the “arrest is a mystery.”
A special commission was formed yesterday by the
Kosovo Supreme Court, which is expected to decide on
whether the German operatives should be freed. Supreme
Court Judge Anton Nokaj said that the case would be
referred to an international judge who would take the
final decision, according to Macedonian news agency
MIA.
The German press writes that the operatives will be
released by the end of the weekend at the latest.
Yesterday, an unknown group calling itself the Army of
the Republic of Kosovo claimed responsibility for the
attack, and warned international community officials
and Serb officials in Kosovo of further attacks.
Stars and Stripes European Edition - December 4, 2008
Kosovo frees 3 German agents suspected in bomb-throwing
Kosovar officials have released three German
intelligence service agents who were arrested on
suspicion that they threw a small bomb Nov. 14 at the
European Union headquarters in Pristina.
"There was not enough evidence to raise reasonable
suspicion," Judge Vinod Boolell, one of three
international judges who investigated the charges,
told The Associated Press.
German media also are reporting that the German
government placed political pressure on Kosovo
officials.
According to the German newspaper Welt am Sonntag,
Germany’s chancellery department head Thomas De
Maiziere called Kosovar government officials and
threatened to cut Germany’s financial aid to Kosovo if
the agents were not set free immediately.
Additionally, the German media reported that the
intelligence agency, the Bundesnachrichtendienst, or
BND, was unhappy with the German government’s initial
response to the arrests.
Bernd Uhrlau, head of the BND, said he has missed the
support by the government necessary to help its
agents.
The Suddeutsche Zeitung newspaper quoted another
high-ranking BND member as saying: "The German
government had allowed itself to be dragged by the
nose through global politics by a country in which
organized crime is the form of government."
Erich Schmidt-Eenboom, a German author who has written
articles about the BND, told the Netzzeitung that he
believes the agents had indeed carried out the bombing
to make the international community more aware of the
Kosovar struggle for independence.
The lack of casualties in the bombing also has the
markings of the intelligence unit, Schmidt-Eenboom
said. The building was damaged.
"They wanted something like a political bang, but took
care that no one was hurt. Terrorists would have acted
much more violently."
The three agents have been called to testify before a
special commission of the German parliament this week.
Deutsche Presse-Agentur - December 7, 2008
Kosovo minister expresses regret over arrest of German agents
The government of Kosovo, while expressing regret over
the circumstances in which three German intelligence
agents were arrested and detained for more than a
week, announced that it would not apologize for the
arrests, dpa reported.
Deputy Foreign Minister Vlora Citaku in an interview
published Sunday in the weekly Welt am Sonntag said
the arrests were "a very unfortunate incident."
She however said Kosovo government would not apologize
for the affair "with which we had nothing to do,"
adding that if a mistake had been made, "it was not
the fault of our government."
Arrested on November 17, the three members of the
Germany's BND foreign intelligence service despite
protestations from Berlin and the BND of their
innocence spent 10 days in detention accused of
throwing an ex
(Message over 64 KB, truncated)
http://tv.repubblica.it/copertina/reporter-tira-scarpe-a-bush-2/27304?video
Merci au combattant à la chaussure
MICHEL COLLON
Cher Muntadar,
Comme des millions de gens dans le monde, j’ai souvent serré les poings de rage en voyant les crimes impunis de Bush. J’aurais tant aimé l’avoir en face de moi... Lui faire ressentir ne serait-ce que la millième partie de la peur et des souffrances infligées à tant d’innocents !
Vous l’avez fait. Quel courage, en sachant qu’un gouvernement de marionnettes vous le ferait payer. Mais vous avez choisi d’incarner notre révolte à tous face aux guerres du pétrole, guerres du dollar, guerres du mensonge.
S'il y avait une Justice, vous seriez décoré, Bush jugé pour crimes contre l'humanité et les Etats-Unis devraient payer des dommages à l'Irak - martyr.
Choukran (merci), Muntadar !
MICHEL COLLON
PETITION DE SOUTIEN :
Muntadar al-Zeidi a été tabassé et est menacé de sept années de prison par le "gouvernement" irakien. Pour le soutenir, vous pouvez signer à :
Pétition - http://www.uruknet.info/?p=m49604&hd=&size=1&l=e
COMMENTAIRES :
Un geste qui convient http://www.michelcollon.info/articles.php?dateaccess=2008-12-17%2015:24:45&log=invites
Maxime Vivas - Lettre ouverte à J-F Julliard, secrétaire-général de RSF
Reporters sans Frontières - http://www.michelcollon.info/articles.php?dateaccess=2008-12-17%2014:30:40&log=attentionm
HUMOUR :
Sur notre site, vous verrez que la chaussure fait le tour du monde et des humoristes :
Humour - http://www.michelcollon.info/humour.php
VISEZ BUSH !
Un jeu pour vous exercer si vous le rencontrez un de ces jours...
Jeu Bush - http://www.sockandawe.com/
LA SITUATION EN IRAK :
Sur notre site, en tapant "Irak", de nombreux articles à lire, diffuser, discuter :
www.michelcollon.info
SITES IRAK :
Pour vous informer sur ce qui se passe vraiment en Irak et que les médias ne montrent pas:
Brussels Tribunal - Intellectuels et artistes contre l'occupation
http://www.brusselstribunal.org/
Uruknet - Le plus complet sur l'occupation
http://www.uruknet.info/
Dahr Jamail - Un des rares journalistes indépendants des Etats-Unis
http://dahrjamailiraq.com/
Irak Body Count - «Nous ne comptons pas les cadavres» disait le chef de l'armée US. Eux si.
http://www.iraqbodycount.org/
Military Families Speak Out - Témoignages et activités des familles de soldats US
http://www.mfso.org/
Nadia mcCaffrey - La maman d'un soldat US tué en Irak
http://mollyivinscampaign.blogspot.com/2008/01/nadia-mccaffrey-gold-star-mom.html
MEDIAS :
Un faux (et si c'était l'autre, le faux?) New York Times annonce le retrait de l'Irak, le 4 juillet 2009.
Vrai/faux NYT - http://www.nytimes-se.com/
En avril 2003, G.W. Bush décrétait que la guerre en Irak était finie.
En juillet 2003, RSF publiait un rapport intitulé : « Les médias irakiens trois mois après la guerre. Une liberté nouvelle mais fragile».
On y lisait : « Voici trois mois qu’un vent de liberté souffle sur la presse irakienne… », mais aussi que « Le décret 7 de l’administrateur Paul Bremer, fin juin 2003, interdit et réprime, entre autres l’incitation à la violence contre les forces de la coalition».
En clair, rien ne peut être dit dans la presse contre l’occupant, toute critique de l’envahisseur étant assimilée à une incitation à le bouter dehors.
Muntadar Al Zaidi vient de faire voler en éclat cette censure. Pour cela il doit être défendu.
C’est le moment de l’activer. Non pas pour cautionner le lancer de chaussures à la tête des conférenciers, mais parce que ce journaliste-là n’avait pas d’autre moyen d’exprimer dans les médias irakiens et aux yeux du monde, un reproche au chef des envahisseurs venu pérorer devant lui après avoir dévasté son pays, pillé son pétrole et ses musées, tué 800 000 civils d’après certains, un million d’après d’autres. Parmi les victimes, figure une partie de la famille de Muntadar Al Zaidi.
222 journalistes ont été assassinés en Irak depuis le début de l’invasion. Vous indiquez sur votre site qu’entre 2003 et 2006, 12% d’entre eux sont tombés sous des tirs états-uniens.
200 avocats ont déjà fait savoir qu’ils souhaitent assurer gratuitement la défense de Muntadar Al Zaidi. On ignore à ce jour dans quel bagne il est encagé. Des milliers d’irakiens ont défilé dans la rue pour exiger sa libération.
Le film du lancer de chaussures nous montre que le journaliste était en parfaite santé après le deuxième jet. Or, il « a été hospitalisé à l'hôpital Ibn Sina car il a un bras et des côtes cassées et souffre de blessures à l'oeil et à la jambe » a affirmé son frère à l'AFP. On apprend par ailleurs qu'il souffrirait aussi d'un traumatisme crânien. Il a donc été sévèrement tabassé alors qu’il était inoffensif.
A Washington, le département d'Etat a averti qu'il condamnerait d'éventuelles violences infligées au journaliste par les forces de l'ordre après l'incident de Bagdad.
« Nous condamnons bien évidemment tout recours inutile à la force à l'encontre d'un journaliste », a déclaré le porte-parole de la diplomatie américaine Robert Wood, tout en assurant ne pas savoir si M. al-Zaïdi avait effectivement été frappé et qu'il condamnerait d'éventuelles violences infligées au journaliste par les forces de l'ordre après l'incident de Bagdad. Ce qui prouve que l’humour (noir) n’est pas l’apanage des Anglais.
RSF a publié un communiqué implorant la clémence du gouvernement mis en place par l’occupant. Mais il est de votre devoir, d’intervenir autrement qu’en paroles, autrement que par un communiqué platonique.
Il faut exiger que Washington condamne, comme il s’y est engagé, le « recours inutile à la force à l'encontre d'un journaliste », puisque l’on constate des « violences infligées au journaliste par les forces de l'ordre après l'incident de Bagdad ».
Vos liens particuliers avec les USA vous positionnent avantageusement pour intervenir auprès des envahisseurs, qui sont en mesure de faire cesser les sévices.
En effet, le rapport « Commission for Assistance to a free Cuba « (458 pages) remis au début du mois de mai 2004 par Colin Powell à Georges Bush vous distingue parmi des centaines d’autres ONG. A presque toutes les pages (et jusqu’à dix fois à la page 77), Powell fait appel aux ONG. Une seule, est nommée (dès la page 20) comme on cite le bon élève : Reporters sans frontières (associating Reporters Without Borders).
Personne ne comprendrait que RSF tolère que Muntadar al Zaidi continue à être maltraité en secret, sauf à y voir une collusion de votre organisation avec un pays qui vous verse des subsides depuis 2002.
Vous avez su, au mois d’avril décorer de banderoles revendicatives la Tour Eiffel et Notre-Dame de Paris. Fort de votre expérience, agissez ainsi pour ce journaliste que l’opinion publique mondiale (y compris aux USA) ne condamne pas.
Vous avez su cadenasser à Paris les grilles de l’ambassade d’un pays du tiers monde, refaites-le à l’ambassade états-unienne à Paris. Ou à celle de Bagdad si vous croyez qu’elle ne dépend pas de la première.
Vous avez su faire connaître, parmi les centaines de journalistes assassinés depuis 10 ans à travers le monde, le nom d’Anna Politkovskaïa. Faites de même pour un journaliste d’un pays occupé, qui n’a blessé personne et dont le geste n’eut pour conséquence que de rendre visible l’opinion de la rue irakienne dans le monde entier.
Vous avez su établir d’éphémères liaisons radios et créer des sites Internet à destination de pays dont vous vouliez dénoncer le comportement à l’égard de la presse. Refaites-le en Irak et aux USA.
Vous avez manifesté devant l’UNESCO, déguisés en bagnards, refaites-le devant les ambassades d’Irak et des Etats-Unis à Paris.
Vous disposez d’un budget de plus de 5 800 000 euros pour venir en aide aux journalistes. Usez-en pour que la famille (ce qu’il en reste) de Muntadar al Zaidi puisse survivre pendant sa détention.
Vous avez su organiser avec Médiapart deux rencontres au théâtre du Rond-Point à Paris. Organisez la troisième sur un sujet qui remplira la salle.
Vous avez su distribuer des tracts dans les aéroports pour dissuader des touristes Français d’embarquer pour les Caraïbes. Revenez-y en tractant devant les salles d’embarquement pour Bagdad et New York.
Vous avez organisé une conférence de presse à l’hôtel Hilton de Caracas pour soutenir une chaîne de télévision complice de putschistes qui appelèrent à l’assassinat du président élu. Agissez de même depuis Bagad pour soutenir celle qui employait un lanceur de chaussures contre un président venu narguer un peuple écrasé par son armée.
Vous avez su impulser les actions des partisans de l’indépendance du Tibet, persévérez avec les mêmes procédés pour celle de l’Irak débarrassée d’un intrus botté qui « interdit et réprime » les écrits des journalistes patriotes.
Hélas, vous avez su aussi oublier pendant deux ans un journaliste innocent (Sami Al Haj) à Guantanamo, et attendre, pour demander la fermeture de ce bagne où croupissaient des journalistes, qu’Amnesty International, l’Union Européenne, l’ONU l’aient exigé solennellement.
Ne renouvelez pas ce genre d’« erreurs » : exigez la fermeture des bagnes de Bagram en Afghanistan et d’Abou Ghraib en Irak.
Enchaînez-vous aux grilles de Guantanamo. Protestez dans des combinaisons orange devant les barbelés de cette zone de non droit.
Et surtout, agissez sans relâche pour Muntadar al Zaidi.
Dans l’improbable hypothèse où vous en resteriez à des communiqués sur votre site Internet, nul ne comprendrait en quoi l’association RSF d’aujourd’hui est différente de celle qui fut longtemps dirigée par un homme désormais salarié d’une dictature arabe (le Qatar) où la presse n’a pas le droit de critiquer la famille régnante.
Veuillez agréer, monsieur Julliard, l’expression de mes sentiments attentifs au sort des journalistes.
___________
* Maxime Vivas est écrivain et auteur notamment de « La face cachée de Reporters sans frontières. De la CIA aux Faucons du Pentagone », éditions Aden.
Plus subtil, le porte-parole du Département d’Etat, Robert Word, a déclaré qu’il condamnerait l’usage de la violence qui serait exercée à l’encontre du journaliste par les forces de l’ordre.
Cependant, RSF consent finalement à « demander aux services de sécurité irakiens de garantir l’intégrité physique du journaliste » et elle reconnaît que, « visiblement il a été blessé durant sa rétention ».
Mais elle insiste : « Nous n’approuvons pas cette forme de comportement comme moyen pour exprimer une opinion ».
Mountazer Al-Zaidi a jeté ses souliers sur le président nord-américain George W. Bush dans un geste de mépris envers celui qui a dévasté son pays et tué des dizaines de milliers de ses compatriotes.
L’organisation française qui a organisé un si grand nombre de campagnes, financées par Washington, contre Cuba et le Venezuela finit en se mettant à genoux devant le maître de la Maison Blanche pour que son agresseur n’aille pas rendre une petite visite au camp de concentration de Guantánamo.
Textuellement, Benoit Hervieu, l’auteur de ce communiqué inepte, écrit : « La décontraction avec laquelle George W. Bush a commenté l’incident doit, a fortiori, inciter les autorités irakiennes à la clémence » a déclaré l’organisation.
Dans une conversation - apparemment tout-à-fait aimable - avec Reporters sans Frontières, Abdel Karim Khalaf, « responsable d’opérations au Ministère de l’Intérieur irakien, a déclaré que Mountazer Al-Zaidi a été arrêté en flagrant délit et qu’il est inculpé en vertu des articles 223, 225 et 227 du code pénal irakien ».
Le journaliste encourt une peine de « 7 années d’emprisonnement pour offense envers un Chef d’Etat étranger » a précisé ce sbire de service en s’adressant à la si peu prestigieuse organisation parisienne qui prétend défendre les journalistes.
Mountazer Al-Zaidi est un héros dans son pays et dans tout le monde arabe à la suite de l’incident survenu le 14 décembre lorsqu’il a jeté ses souliers sur George W. Bush au cours d’une conférence de presse organisée dans un bunker militaire de Bagdad à la suite d’une visite surprise du président nord-américain.
Ces dernières années, Reporters sans Frontières s’est rendue célèbre à cause de sa négligence criminelle face à la cruelle détention, à Guantánamo, du journaliste soudanais Sami Al-Haj. Cette pseudo ONG a aussi été clouée au pilori suite à un rapport scandaleusement pro-nord-américain dans lequel elle niait une quelconque responsabilité de l’US Army dans la mort du cameraman espagnol José Couso.
Elle a de même fait preuve d’une singulière lâcheté dans l’affaire du reporter ukrainien Taras Protsyuk, assassiné par l’armée des Etats-Unis en Irak.
Le fondateur de Reporters sans Frontières, Robert Menard, a démissionné il y a quelques semaines de son poste à la tête de l’organisation lorsqu’a éclaté, à Washington, un scandale dans lequel il fut révélé qu’un lieutenant de Frank Calzón, son bienfaiteur de la CIA, avait détourné cinq cent mille dollars des fonds payés par les contribuables.
Traduction par Manuel Colinas pour Investigaction.
I think this is an awesome idea---inundate the White House with shoes!!!!!!! !!!!!!! Let's get this around the whole world!
Tell George what you think of his presidency!
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http://www.whitehou se.gov/contact/
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The White House
1600 Pennsylvania Avenue NW
Washington, DC 20500
SPREAD THIS FAR AND WIDE!!!!!
Ode to shoes
Ah, lowly objects of mundane human existence, forever condemned to carry on your backs the weight of the world, this ode is to you. Because of you we tenderfeet are able to trudge through burning deserts and freezing slush. We slap you upon the pavements of great metropolises and quiet villages until your seams split, your tongues loll and your soles disintegrate. You are then discarded to the ashbins of history, leaving no record of your great service to humanity.
But now comes a humble pair of shoes that shall live forever.
When you flew through the air, one after the other, in a transcendent arc that nearly clipped the ears of W. Mad Dog, a great sigh went up to the heavens and swept the globe. It was the sigh that comes when a door long shut is cracked open, when a torment long denied at last finds its breath.
A presidential media appearance! How many shoes have attended such solemn and august occasions before, dutifully shuffling in and out on cue, never drawing attention to their presence. But this time, you could not remain rooted to the floor. This time it was one WMD too many. You soared and with you went the hopes of suffering humanity.
You rode in on the feet of Muntader al-Zaidi, a 29-year-old Iraqi journalist who, it turned out subsequently, kept a poster of Che on the wall of his modest apartment. As he threw the first shoe, he shouted to WMD, “This is a gift from the Iraqis; this is the farewell kiss, you dog!”
Perhaps that shoe’s mate felt left out—but not for long. “This is from the widows, the orphans and those who were killed in Iraq!” was Zaidi’s greeting to the president as he lofted the second shoe.
Where are you now, oh noble shoes? Have sinister bureaucrats with the Secret Service sliced you apart, trying to find some clue as to who lovingly tanned your leather, stitched your seams, added a touch of polish? Did they search you for weapons of mass destruction? How dense. The WMD was at the podium.
Even if you are bloodied and abused now, you and Zaidi cannot be erased. The liberating deed was done. The stifling weight of bourgeois decorum couldn’t stop it. The pure oxygen of freedom and sovereignty, for which so many have given their lives, filtered through even the reinforced concrete and razor wire of the puke-Green Zone.
The day will come when monuments of bronzed shoes will dot the street corners. Perhaps your torturers know this. Maybe, before disassembling you, these creatures of free enterprise calculated what you will be worth soon on E-Bay and wondered if they could trade you as they did Iraq’s archeological treasures.
But they have lost. And your brief journey, defying the tug of gravity and the gravity of the occasion, proves it.
Articles copyright 1995-2008 Workers World. Verbatim copying and distribution of this entire article is permitted in any medium without royalty provided this notice is preserved.
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Defend the Right to Demand "Bail Out the People, Not the Banks!"
Steve Millies, a long time activist, took the podium at the meeting and denounced the MTA as "a collection agency for the biggest banks and insurance companies," and said that the budget should be "thrown in the garbage can."
Today's New York Times reports:
“We don’t need any fare increases and we don’t need our transit system ravaged either,” said Mr. Millies, who said he was an Amtrak signal-tower operator and a member of the Bail Out the People Campaign, a group that has stood up for victims of the economic crisis. He called for the subway and bus fare to be reduced to $1, to help unemployed New Yorkers.
Then, referring to the authority’s chief executive, who was sitting about 15 feet away, he said: “Where is Elliot Sander?” He stooped, slipped off one of his shoes and shouted, “You made $300,000 last year.”
Immediately, authority police officers swarmed him and pushed him out of the room. He was clutching his shoe, a black, thick-soled oxford, in his hand....
“I wanted to show the sole of the shoe as a sign of contempt for someone who makes so much money and yet wants to raise fares on the disabled,” he said. He said that the authority’s plans to more than double the $2 fare for disabled passengers who use the Access-a-Ride service particularly incensed him.
He said the gesture was planned with Muntader al-Zaidi, the Iraqi shoe-thrower, in mind.
“I was very much inspired by that courageous Iraqi journalist who was protesting the occupation of his country by the American and British oil companies and their governments,” Mr. Millies said.
Mr. Millies said the ticket he was given charged him with “intent to cause a public annoyance.”
“What’s the point of having a public hearing,” he said, “unless you allow people to annoy public officials?”
Activists all around the city and country are applauding Steve Millies. He did what millions of New Yorkers, who are paying more for everything while bankers are being bailed out, would love to do.
Millies reported for work yesterday at AMTRAK, where he has been a union worker for 24 years, and was told by his supervisors to go home because of this incident.
Action Alert:
Here's how you can help:
- Please call the NYPD Switchboard at 1-646-610-5000 - demand that the false charges against Steve Millies be dropped.
- Make a donation online at http://bailoutpeople.org/donate.shtml. Help us defend Steve Millies and continue to organize to demand "Bail Out the People Not the Banks!"
MEDIA COVERAGE***
Youtube - Ch 11
http://www.youtube.com/watch?v=BjAslDC3BbU
Say Whatever You Want, but No Throwing Shoes (New York Times):
http://www.nytimes.com/2008/12/18/nyregion/18sander.html
The shoe must go on: MTA adopts 'miserable' budget
http://www.newsday.com/news/local/transportation/ny-limta185969267dec18,0,1516669.story
Touching your shoes during conference can land you in jail!
http://www.thaindian.com/newsportal/world-news/touching-your-shoes-during-conference-can-land-you-in-jail_100132527.html
This Shoe's For You: Emotions Boil At MTA Hearing:
http://wcbstv.com/cbs2crew/mta.cash.crunch.2.889271.html
At M.T.A. Hearing, Another Shoe Almost Dropped:
http://cityroom.blogs.nytimes.com/2008/12/17/at-mta-hearing-another-shoe-almost-dropped/
Rider to MTA boss: 'This shoe is for you!":
http://www.newsday.com/iphone/ny-nymta1218,0,5427568.story
This Shoe's for you, MTA! Protestor at board meeting inspired by Iraqi who threw shoes at Bush:
http://www.nydailynews.com/ny_local/2008/12/17/2008-12-17_this_shoes_for_you_mta_protestor_at_boar-1.html
MTA Board Approves Fare Hike, Service Cuts:
http://www.ny1.com/content/top_stories/90797/mta-board-approves-fare-hike--service-cuts/Default.aspx
Disgruntled Subway Rider Attempts to Throw Shoe at MTA Boss:
http://www.wpix.com/landing/?Disgruntled-Subway-Rider-Attempts-to-Thr=1&blockID=164538&feedID=1404
(Donna bosniaco-musulmana reclama la liberazione del marito -
algerino, trasferito in Bosnia durante la guerra contro i serbi e
contro la Jugoslavia - detenuto a... Guantanamo.
Si vedano le eloquenti fotografie: http://www.reuters.com/news/pictures/articleslideshow?articleId=USTRE4AP61220081126&channelName=topNews#a
=1 )
Wed Nov 26, 2008 12:34pm EST
By Daria Sito-Sucic
SARAJEVO (Reuters) - Hajj Boudella's children will have to wait a
while to see their father, even though a U.S. federal judge ordered
his release last week from the Guantanamo Bay prison after nearly
seven years...
... It may take up to two years before Boudella, one of five Algerians
ordered released last week from Guantanamo, returns home to Bosnia,
where he first went during the 1992-95 war to help organize
humanitarian assistance.
Thousands of volunteers from Arab and African countries came to Bosnia
during the war to fight along with Bosnian Muslims against Serbs and
Croats. Some worked for Islamic aid groups...
... "I fought not to spend the rest of my life as the wife of a
terrorist but of a man who was illegally kidnapped," she said.
(Reporting by Daria Sito-Sucic; editing by Adam Tanner and Philippa
Fletcher)
http://www.reuters.com/article/topNews/idUSTRE4AP61220081126?pageNumber=2&virtualBrandChannel=0&sp=true
Quel Natale nelle baracche
- di Adriano Prosperi
Strano Natale.
Una cronaca televisiva da Forte dei Marmi mostra un mercatino di Natale nel luogo più caro d'Italia. Un venditore dichiara soddisfatto: «Spendono, spendono». La televisione diffonde immagini da cartolina: paesaggi, consumi, uomini e donne tutto di lusso. Spostiamoci di poco. Siamo nei pressi dell'Arno, a poca distanza da Pisa. Altre immagini, altre parole. Si vedono ma non in televisione alcune baracche.
Gli abitanti hanno scritto un appello, in italiano e in inglese. Ne riporto alcune frasi:
«Siamo dei Rom rumeni, siamo circa 60 famiglie.Viviamo nella città di Pisa, nelle baracche in condizioni non buone, senza acqua e senza luce.
Noi non vogliamo vivere nelle baracche. Siamo costretti a vivere nelle baracche perché non ci è data la possibilità di prendere una casa: il Comune non ha interesse ad aiutarci a trovare una casa. Non possiamo mandare a scuola i bimbi perché non abbiamo le condizioni igienico-sanitarie. Alcuni bimbi vanno a scuola, ma spesso le scuole rifiutano di iscrivere i nostri figli.
Facciamo lavori che gli italiani non vogliono fare, in condizioni peggiori. Alcuni di noi lavorano con contratto regolare, altri al nero, altri sono in cerca. Alcune persone hanno fatto dei corsi di specializzazione, anche se vivono in queste condizioni.
E' difficile trovare lavoro perché molti datori di lavoro chiedono la residenza dell'anagrafe. Anche se viviamo a Pisa da tanti anni, anche se lavoriamo, anche se i nostri figli vanno a scuola, il Comune non ci dà la residenza dell'anagrafe perché viviamo nelle baracche.
Noi siamo persone che vogliamo integrarci, siamo persone intelligenti, con cultura, con tradizioni.
Il Sindaco di Pisa ha firmato una ordinanza per sgomberare i campi, senza soluzione, in stagione di inverno. Noi non possiamo lasciare la città di Pisa, abbiamo lavoro, paghiamo i contributi, abbiamo anche alcuni figli malati. Ordinare uno sgombero in queste condizioni è inumano».
Mi dicono che lo sgombero sarà spostato a dopo Natale. Pietà? Forse è vero che, come ha scritto Machiavelli, gli uomini non sono mai del tutto buoni o del tutto cattivi. Forse si è temuto l'effetto sgradevole dello sgombero nel freddo intenso di questi giorni, mentre i cittadini bennati vanno alla messa. O forse anche i vigili incaricati della demolizione delle baracche e della deportazione dei rom in quel giorno hanno altro da fare.
Non chiedete da quale parte politica viene quell'ordinanza. La cosa non è importante, non più. La politica, sia quella delle lotte dei partiti, sia l'antica paziente arte del possibile è morta. Rimane solo la caccia al favore degli elettori. Che non la faranno mancare.
Me ne offre la prova una lettera anonima (non del tutto, c'è una firma collettiva: «un gruppo di lettori del Tirreno») speditami un mese fa dove si legge fra l'altro: «In città ci sono troppi immigrati e zingari, tutta gente che non fa nulla ai quali si aggiungono una miriade di ambulanti di colore che danneggiano gravemente il turismo. Di qui l'ordinanza più che giusta anti-borzoni» (sic: trattasi di un'ordinanza che vietava le grosse borse dei venditori ambulanti di colore). E continuava: «Case ai rom? Cose da pazzi! Gli zingari prima o poi dovranno essere rispediti nei loro paesi di provenienza. Di questo ne è convinto il novanta per cento della gente. Quella degli zingari, in particolare, è l'etnia più odiata dagli italiani».
Dai tempi dell'esplosione di violenza con l'aggressione fascista al campo di Ponticelli le cose sono dunque cambiate. Come, lo lasciamo giudicare ai lettori. Nel paese che ricorda ufficialmente le leggi razziali del 1938, nella regione che ha dedicato solenni e commosse cerimonie pubbliche e convegni di studio, a pochi passi da quel Parco di San Rossore dove quelle leggi vennero firmate, l'odio «etnico» è professato apertamente da anonimi lettori di un quotidiano di sinistra.
Forse è il caso di progettare su quell'argine dell'Arno, al posto delle baracche destinate alla ennesima demolizione (ché molte altre ce ne sono già state) un monumento alla memoria di Arturo Bocchini, il capo della polizia che nel settembre del 1940 emanò i primi provvedimenti di internamento degli zingari italiani. Lui li internava nei campi di concentramento, i suoi imitatori di oggi li buttano fuori dalle baracche, all'aperto, in questa stagione. Forse moriranno di freddo. L'importante è che lo facciano lontano dai nostri occhi.
Questo accade in un paese dove nella distrazione generale si parla apertamente di regime presidenziale e si portano a termine gli ultimi dettagli di quel piano della P2 di cui giustamente Licio Gelli rivendica la lungimiranza e il successo. Buon Natale e felice anno nuovo.
Adriano Prosperi, La Repubblica, 24 Dicembre 2008
La redattrice di Osservatorio Balcani Azra Nuhefendic' osserva con
amarezza che "dopo aver introdotto nei nidi le lezioni di religione
musulmana" in Bosnia anche "Babbo Natale è stato cancellato per
decreto dagli asili di Sarajevo" per lo zelo bigotto dell'SDA:
http://www.osservatoriobalcani.org/forum/messagelist/10440
Cosicchè Azra e Osservatorio Balcani piangono lacrime di coccodrillo
sulla cancellazione di quella Bosnia jugoslava in cui "più cresceva il
benessere comune del Paese, più si festeggiava. Oltre alle feste
ufficiali celebravamo pure quelle religiose, a modo nostro. Non erano
proibite... In tutto questo, per la maggior parte di noi, la religione
c'entrava poco. La nostra devozione fu quella di stare insieme, di
divertirci, di volersi bene, il rispetto per gli altri e diversi. Non
ci sentivamo né oppressi né stupidi, ancora meno ingannati..."
Adesso invece "si sta realizzando... quello che l'ex presidente
bosniaco Alija Izetbegovic' prometteva nel 1996", e cioè: "non
insisteremo su censure o divieti, ma prenderemo misure perché il
nostro popolo, con disprezzo, respinga i valori sospetti".
In effetti, prima ancora di respingere Babbo Natale, vale a dire
almeno dagli anni Settanta (Dichiarazione Islamica), Izetbegovic e
quelli che lo hanno appoggiato hanno respinto i ben più preziosi
"valori sospetti" della Unità e della Fratellanza, cioè della laicità
e del socialismo, imponendo lo smembramento del paese per creare
piccole patrie basate su etnia e religione: "etnia" bosgnacca e
religione musulmana, nel caso specifico.
Non si capisce perciò il senso di questo "pianto greco", da parte di
Osservatorio Balcani e dei suoi collaboratori, sulla abolizione di
Babbo Natale e dei tempi che furono, visto che gli stessi Osservatorio
Balcani e collaboratori per il resto del tempo si dedicano alla
ipocrita criminalizzazione della controparte etno-politica serba come
"causa prima" del disastro sociale ed umano di cui sopra (vedi
"Srebrenica" e le altre parole-chiave della disinformazione
strategica) ed alla stigmatizzazione demagogica ed intellettualistica
della Jugoslavia socialista, delle sue memorie, dei suoi valori.
(a cura di Italo Slavo)
Notizie e appuntamenti del movimento contro la guerra
1) Roma 17/1: Assemblea nazionale del movimento antiguerra a Roma.
L'adesione del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - onlus
2) No alla guerra, No alla NATO. Mobilitazione internazionale dal 2 al 5 aprile 2009 a
Strasburgo-Kehl.
Appello concordato a Stoccarda il 05-11-2008
Strasbourg-Kehl 4-5 April, 2009: International demonstration against NATO
3) Report riunione della Rete nazionale Disarmiamoli! - Roma, 6 dicembre 2008
4) Comunicato Rete nazionale Disarmiamoli!:
AFRICOM - Un nuovo progetto colonialista U.S.A. con basi in Italia. Grazie al governo
Berlusconi
5) Aufruf "NEIN ZUR NATO"
Segnaliamo anche, sul sito http://www.disarmiamoli.org , i nuovi video-intervista di
Manlio Dinucci:
"Il conflitto in Georgia"
"Il ruolo dell'Asia nella strategia USA"
"Il Comando Africa Una nuova servitù militare statunitense che dalle basi militari in Italia
si proietta sul continente africano"
"Obama va alla guerra? I primi passi di una Amministrazione che non promette niente di
buono"
=== 1 ===
E' stata annunciata per il 3-4 aprile 2009 una grande iniziativa internazionale di protesta
contro il summit della NATO a Strasburgo-Kehl.
L'iniziativa sarà preparata in Italia con una assemblea nazionale di tutto il movimento
contro la guerra, il 17 gennaio a Roma.
Il Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - onlus aderisce e parteciperà all'assemblea,
e darà il proprio contributo alla sua riuscita oltrechè alla riuscita della importante iniziativa
internazionale di inizio aprile.
Il nostro Coordinamento, che in questo stesso periodo è impegnato anche negli
appuntamenti legati al X Anniversario della aggressione della NATO contro la Jugoslavia
(vedi: https://www.cnj.it/24MARZO99/2009/index.htm ), sottolinea come questi vadano
visti nell'ambito della più ampia campagna per la abolizione della NATO, che è animata da
uno spettro di forze larghissimo in numerosi paesi europei e culminerà il 3-4 aprile 2009
a Strasburgo-Kehl.
CNJ-onlus
---
fonte: Rete Disarmiamoli!
"60 anni di NATO sono troppi. Basta con la NATO, con la guerra, con le basi militari"
17 gennaio assemblea nazionale a Roma.
4 aprile 2009 manifestazione europea a Strasburgo-Kehl.
Invitiamo tutti i soggetti impegnati a lottare contro la guerra globale ad aderire all'appello
europeo di Stoccarda contro la NATO ed a sostenere le proteste che si svolgeranno a
Strasburgo nell'aprile del 2009, in occasione del vertice dei paesi della NATO che
celebrerà il 60° anniversario dell'Alleanza Atlantica nella sede del parlamento Europeo.
Questa scadenza coincide anche con l'anniversario - per noi vergognoso - dei
bombardamenti della NATO sulla ex Jugoslavia nel '99 e con la mobilitazione popolare in
corso contro la nuova base USA a Vicenza
Per discutere, coordinare, approfondire questa campagna contro la NATO e le lotte sul
territorio a ciò connesse, per organizzare la mobilitazione di Strasburgo del 4 aprile 2009,
invitiamo a partecipare alla Assemblea nazionale convocata a Roma per il 17 gennaio
promossa dalle associazioni del PATTO PERMANENTE CONTROLAGUERRA ed aperta alle
forze che si riconoscono nell'Appello di Stoccarda pubblicato sul sito
www.disarmiamoli.org
=== 2 ===
No alla guerra, No alla NATO
Mobilitazione internazionale dal 2 al 5 aprile 2009
Appello concordato a Stoccarda il 05-11-2008. Da www.contropiano.org
In occasione del 60° anniversario dell'organizzazione militare NATO, lanciamo un appello
ad essere presenti a Strasburgo e a Kehl ad aprile 2009, per protestare contro le politiche
nucleari e le aggressive politiche militari della NATO, chiediamo anche di sostenere la
nostra visione di un mondo giusto e libero dalle guerre.
La NATO è un ostacolo crescente per il raggiungimento della pace mondiale. Dalla fine
della Guerra Fredda, la NATO si è reinventata come strumento di azione militare della
"comunità internazionale", compresa la cosiddetta "guerra al terrorismo". In realtà, è un
veicolo per l'uso di forze, a direzione statunitense, con basi militari in tutti i continenti,
scavalcando così le Nazioni Unite ed il diritto internazionale, e accelerando la
militarizzazione e l'escalation delle spese militari i paesi della NATO rappresentano il
75% della spesa militare globale. Perseguendo questa linea espansionista fin dal 1991,
ideata per favorire interessi strategici, la NATO ha sostenuto la guerra nei Balcani,
mascherata da "guerra umanitaria", ed ha sostenuto sette anni di brutale guerra in
Afghanistan, dove si è verificata una tragica escalation della situazione e la guerra ha
raggiunto il Pakistan.
In Europa la NATO sta aggravando le tensioni, sostenendo la corsa al riarmo con la
cosiddetta "difesa missilistica", un massiccio arsenale nucleare e una politica del colpire
per primi. La politica dell'Unione Europea è sempre più strettamente legata alla NATO. E'
in atto una potenziale espansione della NATO verso l'Europa dell'est ed oltre, e le sue
operazioni "fuori area" stanno rendendo il mondo sempre più pericoloso. Il conflitto nel
Caucaso indica chiaramente questi pericoli. Ogni ampliamento dei confini della NATO
aumenta la possibilità di guerre, compreso l'uso di armi nucleari.
Per raggiungere la nostra visione di un mondo in pace, rifiutiamo ogni risposta militare
alle crisi regionali e globali queste risposte fanno parte del problema e non della
soluzione. Rifiutiamo di vivere sotto la minaccia delle armi nucleari e rifiutiamo una nuova
corsa agli armamenti. Dobbiamo ridurre le spese militari indirizzando piuttosto le risorse
verso i bisogni dei cittadini. Dobbiamo chiudere tutte le basi militari straniere. Ci
opponiamo a tutte le strutture militari usate per interventi militari. Dobbiamo
democratizzare e demilitarizzare le relazioni tra i popoli e stabilire nuove forme di
cooperazione pacifica per costruire un mondo più sicuro e più giusto.
Lanciamo un appello per la divulgazione di questo messaggio nelle comunità e nei
movimenti, affinché si estenda la presenza a Strasburgo e a Kehl per far diventare una
realtà questa nostra visione. Crediamo che un mondo di pace sia possibile.
No alla guerra No alla NATO
Le attività durante la mobilitazione anti NATO comprenderanno una manifestazione sabato
4 aprile, una conferenza internazionale da giovedì 2 a domenica 5 aprile, azioni dirette di
disobbedienza civile ed un campo internazionale di resistenza che si terrà da mercoledì 1
a domenica 5 aprile.
---
http://www.stopwar.org.uk/index.php?
option=com_content&task=view&id=785&Itemid=27
International demonstration against NATO
Written by No To Nato
Wednesday, 08 October 2008
On the occasion of the sixtieth anniversary of the NATO military organisation, we appeal
to all people to come to Strasbourg and Kehl in April 2009, to protest against NATO's
aggressive military and nuclear policies, and assert our vision of a just world free of war.
NATO is an increasing obstacle to achieving world peace. Since the end of the Cold War,
NATO has reinvented itself as a tool for military action by the "international community",
including the promotion of the so-called "war on terror". In reality it is a vehicle for US-
led use of force with military bases on all continents, bypassing the United Nations and
the system of international law, accelerating militarisation and escalating arms
expenditure - NATO countries account for 75% of global military expenditure. Pursuing
that expansionist agenda since 1991, designed to advance strategic and resource
interests, NATO has waged war in the Balkans, under the guise of so-called "humanitarian
war", and has waged seven years of brutal war in Afghanistan, where the tragic situation is
escalating and the war has expanded into Pakistan.
In Europe NATO is worsening tensions, feeding the arms race with so-called "missile
defence", a massive nuclear arsenal and a nuclear first strike policy. EU policy is
increasingly tied to NATO. NATO's ongoing and potential expansion into eastern Europe
and beyond, and its "out of area" operations are making the world a more dangerous place.
The conflict in the Caucasus is a clear indication of the dangers. Each advance of the
NATO border increases the possibility of war, including the use of nuclear weapons.
To achieve our vision of a peaceful world, we reject military responses to global and
regional crises - these are part of the problem not part of the solution. We refuse to live
under the terror of nuclear weapons, and reject a new arms race. We must decrease
military expenditure - directing resources instead to meeting human needs. We must close
down all foreign military bases. We oppose all military structures used for military
intervention. We must democratise and demilitarise the relations between peoples and
establish new forms of peaceful cooperation to build a more secure and just world.
We call on you to spread this message in your communities and movements, to come to
Strasbourg and Kehl and to make this vision a reality. We believe that a world of peace is
possible.
No to war
No to NATO.
The activities during the anti-NATO protest will include a demonstration on Saturday 4th
April, an international conference from Thursday 2nd April to Sunday 5th April, direct
action and civil disobedience, and an international resistance camp from Wednesday 1st
April to Sunday 5th April.
Signed:
International: Global Network Against Weapons & Nuclear Power in Space /// International
Association of Lawyers Against Nuclear Arms, Europe (IALANA) /// International Network
of Engineers and Scientists for Global Responsibility (INES) /// International Peace Bureau
(IPB) /// No Bases Network /// Women's International League for Peace and Justice (WILPF)
/// Anti-imerpialistische Koalition /// Circulo Latinoamericano de Estudios
Internacionales (CLAEI)
Afghanistan: Afghanistan Socialist Organisation /// Left Radical of Afghanistan
Belgium: attac Vlaanderen /// Bombspotting /// CADTM Belgium (Committee for the
Abolition of the Third World Debt) /// Christenen voor het Socialisme ///Coordination
Nationale d'Action pour la Paixet la Démoratie (CNAPD) /// Comité de Surveillance
OTAN/// Intal /// Links Ecologisch Forum /// Une autre Gauche /// Forum voor
Vredesactie /// monde sans guerres et sans violence /// Socialistische Arbeiderspartij
(SAP) /// vrede
Denmark: Aldrig Mere Krig (AMK) /// Enhedslisten de Rod Gronne / Red-Green Alliance
/// Faellesskabet for Menneskets Udvikling /// Nej til Krig / No to War
Germany: Aachener Friedenspreis ///Antimilitaristische Gruppe Münster ///
Aktionsbündnis gegen die NATO und Sicherheitskonferenz /// Attac Deutschland /// Bund
für Soziale Verteidigung (BSV) ///Bundesausschuss Friedensratschlag Bundeswehr
wegtreten /// Deutsche Friedensgesellschaft, Vereinigte Kriegsdienstverweigerinnen ///
Deutscher Friedensrat /// Die Linke -Bundespartei /// Die Linke LV Bayern ///Die Linke
LV BaWü /// Dortmunder Friedensforum /// Europäisches Friedensforrum (EFF) /
European Peace Forum /// Friedensnetz Baden-Württemberg ///
Friedensplenum/Antikriegsbündnis Tübingen /// Gründe Jugend Bundesverband ///
Hamburger Forum /// Heidelberg Forum gegen Militarismus und Krieg ///
Informationsstelle Friedensarbeit /// Informationsstelle Militarisierung (IMI) ///
Internationale Ärzte für die Verhütung des Atomkrieges, Ärzte in sozialer Verantwortung
(IPPNW) /// International Association of Lawyers Against Nuclear Arms (IALANA), German
section /// Internationale Frauenliga für Frieden und Freiheit (IFFF) /// Internationaler
Versöhnungsbund (VB) /// Internationale Sozialistische Linke ///Interventionstische Linke
/// Karlsruher Friedensbündnis /// Kooperation für den Frieden ///Kulturvereinigung
Leverkusen ///Kultur des Friedens /// Linksjugend [solid] /// MC Brigadistas ///
Mönchengladbacher Friedensforum /// Münchner Bürgerinitiative für Frieden und
Abrüstung (BIFA) ///Münchner Friedensbündnis /// NaturwissenschaftlerInnen-Initiative /
Verantwortung für Frieden und Zukunftsfähigkeit (NatWis) /// Netzwerk
Friedenskooperative /// Netzwerk Friedenssteuer /// Ostermarsch Komitee Ruhr und
Rhein /// Pax Christi Deutschland /// Republikanischer Anwaltsverein (RAV) ///
Résistance deux Rivières /// Rosa Luxemburg Stiftung BaWü /// Trägerkreis Atomwaffen
abschaffen /// Vereinigung der Verfolgten des Naziregimes Bund der Antifaschistinnen
und Antifaschisten (VVN) /// Werkstatt für Gewaltfreie Aktion Baden (WfgA) /// Würselener
Initiative für den Frieden /// Zukunftskonvent Berlin
Frankreich: Association des Combattants de la Cause Anticoloniale (ACCA) /// Agir Contre
la Guerre (ACG)/// Americans Against the War France (AAWF) /// Association Nationale
des Elus Communistes et Républicains (ANECR) /// Association des Médecins Français
pour la Prévention de la Guerre Nucléaire (AMFPGN) /// Association Nationale des Elues
Communistes et Républicains /// Attac France /// Attac Strasbourg /// Colectif des
Traxieurs contre la Guerre /// Dissent France /// Droit Solidarite France /// Fédération
Syndicale Unitaire (FSU) /// Initiative Feministe et /// IPAM/CEDEAM /// La guerre tue
/// Les Alternatifs ///Ligue communiste révolutionnaire (LCR) /// MARS - Gauche
Republicaine /// Mouvement contre le Racisme et pour l'Amitié entre les peuples ///
Mouvement de la Paix /// MPEP France /// Nouveau Parti Anticapitaliste (NPA) /// Parti
Communiste Français (PCF) /// Parti Communiste des Ouvriers de France (PCOF) /// Pour
la République Sociale (PRS) /// Union Juive Francaise pour la Paix (UJFP) /// Union Pacifiste
de France (UPF)
Greece: Campaign Genoa 2001 /// Greek Social Forum /// Stop the War Coalition Greece
/// GSEE Greek General Workers Confederation (Privat Sector) /// ADEDY, Civil Servants
Confederation /// EKA, Athens Labour Center /// AGSSE, Confederation of Pensioneers ///
OTOE, Federation of Bank Employees Unions /// OLME, Federation of Public High School
Teachers /// DOE, Federation of Primary School Teachers /// POEDHN, Federation of
Hospital Workers /// EINAP, Athens and Pireaus Hospital Doctors Union /// OENGE,
Hospital Doctors Federation /// POE-OTA, Federation of Municipality Workers /// POST,
Federation of Post Workers /// OMYLE, Federation of Port Workers /// GENOP-DEH,
Federation of Public Power Company Workers /// POS, Federation of Railway Workers ///
OME-EYDAP, Federation of Workers Working for the Water Company ///POEDXB,
Federation of Workers of the Chemistry Industry and Refineries /// POSPERT, Federation of
workers in the radio and the television /// OIYE, Federation of Private Sector Employees
/// OIELE, Federation of Private High Schoolteachers /// SIEL, Union of Private High
Schoolteachers of Athens and Pireus /// POSE-IKA, Federation of workers in IKA ///
POSYPPO, Federation of Workers in the Ministry of Civilization /// OSYO, Federation of
workers in the Ministry of Finance /// POE-DOY, Federation of Tax Employees /// OLP,
Port Workers Federation /// Greek Oil Company Workers Union /// National Bank of
Greece Workers Association /// Agricultural Bank of Greece Workers Association /// Bank
of Greece Workers Association (Greek Central Bank) /// Attica Bank Workers Union ///
Unionf of the employees in the Agricultural Insurance Company /// National Bank of
Greece (Cyprous Department) Workers Union /// Altec Workers Union /// Union of
workers in the Agia Olga Hospital /// Union of workers in the Local Government of Nea
Ionia /// Athens Lawyers Association /// Pireus Lawyers Association /// Association of
students in the Athens University of Economics (ASOEE) /// Association of Athens Law
University students /// Association of the studenst in the Architecture Department of the
NTUA (National Technical University of Athens) /// Chania Elementary School Teachers
Union /// Chania Federation of High SchoolTeachers /// Chania Labor Center /// Chania
Doctors Union /// Union of the workers in the General Hospital of Chania /// Union of
workers in the Chania Prefecture /// Chania Firefighters Union /// Chania taxi drivers
union /// Chania Cooks Union /// Chania Postal Workers Union /// Committee against
Military Bases and Foreign Dependency /// Chania Immigrants Forum /// Chania
Ecological Initiative /// Association for animals protection /// Rethymnon Labor Center
/// Association of the employees of Rethymnon Local Government /// Rethymnon
Federation of Highscholl Teachers /// Union of hospital workers /// Association of Creta
University Postgraduate Students /// Association of Soclology Students /// Association of
Pedagogic Students /// Association of Psychology Students /// Greek Social Forum
(Rethymnon) /// Radical Left Students Association (AEP-EAAK) /// Iraklion Labor Center
/// Civil Servants Union /// Iraklion Teachers Union /// Iraklion Federation of High
SchoolTeachers /// Union of tax employees /// Association of Biology Students ///
Association of Physics Students /// Ioannina Labor Center /// Ioannina Teachers Union
/// Association of Doctors in the Hospitals of Ipirous /// Union of Metal Workers of Ipirous
/// Association of Ioannina University Teachers /// Association of Students Residents in
the Domboli Dormants /// Pakistani Community of Ioannina /// Radical Left Municipality
Groups (DRASI-NORASI) /// Colaboration for Change /// Ioannina Social Forum /// Local
Government of Prevesa /// Prevesa Labor Center
Great Britain: Campaign for the Accountability of America Bases (CAAB) /// Campaign for
Nuclear Disarmament (CND) /// City of Leicester NUT /// CND, West Midlands /// Bertrad
Russel Peace Foundation ///Dundee Trade Unions Council /// Leicester Social Forum ///
Red Pepper Magazine /// Stop the War Coalition///
Guinea: Centre d'Etude et de Recherche pour l'Intégration régionale et le Développement
de l'Afrique (CERIDA)
Iraq: Makhmour Organisation for Human Rights
Ireland: Irish Anti-War Movement /// Peace and Neutrality Alliance
Italy: Collettivo Bellacio Grecia /// Confederazione COBAS - Confederazione dei Comitati
di Base /// Fiom CGIL /// Sindicatio del Lavrotori Intercategoriale
Japan: The Japan Council against Atomic and Hydrogen Bombs
Canada: Canadian Voice of Women for Peace
Mauritania: Le réseau de la Société Civile Mauritanienne pour la Promotion de la
Citoyenneté (RPC)
Macedonia: Mirovna Akcija (Peace Action)
Netherlands: Internationale Socialisten /// Freedom, Nederland /// Kerk en Vrede ///
Nederlands Palestina Komitee /// PAIS - War Resister's International, Netherlands ///
Platform tegen de `Nieuwe Oorlog' / Anti War Coalition /// VD - Anti-Militaristies
OnderzoeksKollektief (AMOK) /// Women's International League for Peace and Justice
(WILPF), Dutch section
Niger: RNDD (Reseau National Dette et Developpement)
Norway: Norwegian Union of Municipial and General Employes
Austria: Linkswende
Philippines: Stop the War Coalition
Poland: Inicjatywa Stop Wojnie (Stop the War Initiative)
Russia: International Federation for Peace and Conciliation (IFPC) /// International
Federation for Peace and Conciliation, St. Petersburg section /// IPPNW, Russian Affiliates
/// Social Ecology Foundation /// Social Movemenet "Alternatives"
Switzerland: Gruppe für eine Schweiz ohne Armee (GSoA) /// Humanistische Partei der
Schweiz
Spain: Alternativa Antimilitarista - Moc Network /// Center of Peace Studies/ Catalan Stop
the War Coalition/// ESK Union, Basque country /// campaña contra OTAN /// Josep Bel
coordinadora Sindicato cobas (comisiones de Base de España) /// Plataforma Aturem la
Guerra
Czech Republic: Neradaru /// Socialisticka Solidarita
Türkey: Global Peace and Justice Coalition of Turkey
USA: Code Pink /// Global Exchange /// Institute for Policy Studies /// Iraq Veterans
against the War (IVAW Europe) /// Peace Action /// United for Peace and Justice /// US
Peace Council
=== 3 ===
Report riunione della Rete nazionale Disarmiamoli!
www.disarmiamoli.org
Roma, 6 dicembre 2008.
La riunione si è tenuta a distanza di molti mesi dalla precedente, quando ancora era in
corso la raccolta di firme a sostegno della LIP sui trattati internazionali e sulle basi
militari.
Ripartiamo quindi dal 6 agosto 2008, giorno in cui sono state consegnate, al Parlamento
italiano, le 62.000 firme raccolte a sostegno della legge. Legge che, successivamente, è
stata assegnata alla Commissione Esteri della Camera dei Deputati. Sono stati chiesti gli
incontri al Presidente della stessa commissione e al Presidente della Camera dei Deputati.
Contemporaneamente si è cercata una interlocuzione con i gruppi politici del PD e
dell'Italia dei Valori, ma a tutt'oggi non ci sono stati riscontri positivi. Stiamo verificando
in questi giorni se il regolamento della Camera prevede un vincolo di tempo per l'esame
della legge: il Servizio Testi Normativo, a cui abbiamo consegnato materialmente le firme,
ci ha comunicato che oltre alla Commissione Esteri il testo di legge dovrà essere valutato
anche da altre commissioni Difesa e Affari Regionali e quindi è presumibile che sui
tempi ci sarà bisogno di un tallonamento continuo. Si può pensare, come forma di
pressione, ad una interrogazione parlamentare e, se si renderà necessario, ad allestire un
gazebo davanti al Parlamento nel mese di febbraio.
CONSIDERAZIONI GENERALI
Tenendo conto che le circostanze attuali (crisi economica globale) tendono a far scivolare
in secondo piano le tematiche relative alla guerra, l'obiettivo per i prossimi mesi è quello
di contestualizzare e dare continuità al nostro agire , da un lato predisponendo strumenti
di informazione, propaganda e agitazione e, dall'altro sollecitando iniziative e le scadenze
del movimento nowar.
Il Forum Sociale Europeo di Malmoe ha lanciato la proposta di una manifestazione per il 4
aprile 2008 a Strasburgo contro la Nato e le basi militari in occasione delle celebrazioni
per il 60° dell'Alleanza Atlantica. Sono le due questioni centrali affrontate nel testo della
Legge di Iniziativa Popolare, quindi un appuntamento importante sul quale concentrare il
nostro impegno.
Ci sarà utile per preparare la manifestazione il Questionario/inchiesta sulla Nato, le basi
militari e la partecipazione delle forze armate italiane alle missioni di guerra
internazionali, già discusso in rete e predisposto per essere gestito.
Il 17 gennaio a Roma (probabilmente alla facoltà di Lettere della Sapienza) si svolgerà
l'assemblea nazionale del Patto contro la guerrae sarà l'occasione per presentare un
nostro documento. Inoltre siamo impegnati nella costruzione del meeting internazionale
nel X° anniversario dei bombardamenti della NATO sulla Repubblica Federale di Yugoslavia
a Vicenza il 21 e 22 marzo.
Due momenti importanti per esprimere una valutazione del ruolo che assume l'Italia nel
quadro del conflitto generale, tenendo conto degli "orientamenti schizofrenici" del
governo Berlusconi che, da un lato appoggia Putin sulla Georgia e, dall'altro accoglie
AFRICOM, rafforza la presenza aerea e terrestre in Afghanistan per meglio combattere.
Dovremo nel contempo analizzare le conseguenze della ristrutturazione in corso delle
Forze Armate con una relativa contrazione del budget per la Difesa accompagnato ad un
piano di militarizzazione interna nella logica della governabilità.
Su questi temi c'è uno spazio politico entro il quale intervenire, rimettendo il problema
della guerra al centro delle tematiche di movimento, contrastando pericolosi localismi di
ritorno.
Il nostro ruolo è quello di contribuire a focalizzare l'attenzione sulla dinamica tra
proiezione di forza all'esterno e militarizzazione interna, capire come il keinesismo
militare vuole rispondere alla crisi generale del sistema.
Sarebbe è - necessario contribuire alla generalizzazione delle lotte e al collegamento
delle mobilitazioni dei lavoratori e degli studenti: l'interrelazione tra guerra militare e
guerra economica è strettissima e la militarizzazione si declina sul piano sociale e nel
territorio con il controllo securitario sempre più asfissiante, di cui gli immigrati sono le
prime vittime.
La mobilitazione contro la guerra e la militarizzazione è in una fase di "bassa marea" e
non omogenea in tutta Italia. Pur in una fase di cosiddetta "regressione antropologica"
(censis) esiste un margine di autonomia critica in Italia e in Europa sulla quale possiamo e
dobbiamo agire. In questi margini la battaglia politico-culturale è strategica.
Le visite e gli ingressi su www.disarmiamoli.org sono in crescita e la redazione collettiva
comincia a funzionare abbastanza bene. Notizie e video che proponiamo circolano in rete.
Il sito non è però ancora sufficientemente interattivo e da questo punto di vista la
necessità di migliorare è stata richiamata più volte: gli strumenti informatici possono
rafforzare la nostra credibilità politica. Negli USA reti telematiche costituite da realtà nowar
anche piccole hanno prodotto un rovesciamento di opinione sulla guerra in Iraq.
SCADENZE E GESTIONE QUESTIONARIO/INCHIESTA
Al momento le date sono quelle dell'assemblea nazionale a Roma del Patto permanente
contro la guerra il 17 gennaio, il 22/23 marzo a Vicenza per il meeting nel X° anniversario
dei bombardamenti NATO sulla Repubblica Federale di Yugoslavia, e il 4 aprile
manifestazione europea a Strasburgo contro la NATO e le basi militari.
Da gennaio 2009 dobbiamo essere pronti con il lancio della campagna, avendo a
disposizione il documento di Disarmiamoli e il questionario/inchiesta.
Per la gestione del questionario/inchiesta l'indicazione è quella di puntare sul rapporto
diretto con alcuni settori sociali (studenti, lavoratori); l'obiettivo è quello di raccogliere
2000 questionari, e di esporre pubblicamente l'elaborazione statistica entro giugno 2009.
Ma niente ostacola la raccolta di un numero maggiore di questionari, dato che il campione
più è ampio e più è attendibile dal punto di vista del dato statistico.
Un primo test (parzialissimo) è stato condotto tra gli studenti della Sapienza a Roma, dal
quale si è potuto rilevare un basso livello di conoscenza dei temi al centro dell'inchiesta e
in particolare sulla NATO e sul suo ruolo.
Il questionario, insieme alla distribuzione dell'allegato (con la scheda sulla NATO e il testo
della legge di iniziativa popolare consegnata al Parlamento italiano) è quindi uno
strumento utile di agitazione e informazione.
Infine la "Rete Nazionale Disarmiamoli!" rivolge un appello a tutti coloro, singoli e realtà
associative, che hanno contribuito alla riuscita della raccolta firme a sostegno della legge
di iniziativa popolare, a partecipare alle scadenze del movimento nowar e ad usare il
questionario/inchiesta come uno strumento per riprendere e dare continuità alla battaglia
contro la guerra e la militarizzazione.
Il questionario/inchiesta si può chiedere tramite e-mail(indicando il recapito a cui
spedirlo) o chiamando il 338/1028120.
info@...; www.disarmiamoli.org
=== 4 ===
AFRICOM
Un nuovo progetto colonialista U.S.A. con basi in Italia. Grazie al governo Berlusconi.
Comunicato della Rete nazionale Disarmiamoli!
www.disarmiamoli.org info@... 3381028120 3384014989
Stampa e TV italiane, a cose fatte, comunicano ai cittadini l'avvenuta sistemazione d'altri
uomini e mezzi militari a stelle e strisce nelle basi USA installate sui nostri territori.
Obiettivo dell'ulteriore militarizzazione è la creazione di alcuni nodi fondamentali della
nuova rete di comando per l'intervento dell'esercito statunitense in Africa.
Il quartier generale di "Africom", ora nella città tedesca di Stoccarda, vede la sua forza
navale dislocata a Napoli e quella terrestre a Vicenza. I mass media italiani dimenticano
però di dire che altre basi USA presenti in Italia sono e saranno interessate alla nuova
proiezione bellica USA, come camp Darby per la logistica e Sigonella per lo spionaggio.
Le notizie più chiare sull'obiettivo militare di questo nuovo comando ci giungono, come
sempre, dalla fonte principale: il Pentagono, che indica tra gli obiettivi del nuovo comando
quello di "sviluppare tra i nostri partner africani la capacità di affrontare le sfide per la
sicurezza dell'Africa". Anche in questo caso, come da copione, l'infiltrazione militare sarà
veicolata da aiuti "umanitari" alle popolazioni. Romano Prodi, eletto lo scorso settembre
dall'ONU come "master peacekeeping" per l'Africa, avrà sicuramente buoni consigli da
dispensare agli alleati d'oltre Oceano.
Nei fatti, l'obiettivo statunitense è quello di proteggere il flusso di petrolio che dall'Africa
rifornisce per il 15% ( la percentuale salirà al 25% nel 2015) la propria comatosa economia
nazionale, contrastando nello stesso tempo l'espansionismo cinese in quell'immenso e
strategico continente.
Assoluto silenzio stampa invece sulle tante manifestazioni, conferenze, convegni e
mobilitazioni nel continente africano contro il nuovo proposito colonialista statunitense.
Sudafrica, Libia e Nigeria hanno detto no al Pentagono, seguiti da molti altri paesi
dell'Unione Africana.
Il governo italiano supplisce al diniego dei paesi africani, e dopo le esternazioni razziste di
Berlusconi su Barak Obama, le recenti prese di posizione a favore della Russia di Putin e
Medvedev, si riallinea velocemente con la nuova leadership statunitense.
Le dichiarazioni del ministro degli Esteri italiano per giustificare questa nuova umiliante
concessione all'esercito USA rasentano il ridicolo.
Nella conferenza stampa del 3 dicembre 2008 alla Farnesina - disertata dal Segretario di
Stato USA Condoleeza Rice - Frattini dichiara che la concessione rientra negli accordi
internazionali perché "si tratta di strutture di comando che operano nell'ambito del
NATO".
Niente di più falso! Africom, come tutti gli altri comandi con i quali il Pentagono ha diviso
l'intero pianeta, sono sotto l'esclusivo controllo dell'esercito USA.
Dai Balcani all'Afghanistan, dal Libano all'Iraq il nostro paese è sempre più partecipe alle
aggressioni colonialiste occidentali. Ora i nostri territori saranno un retroterra strategico
anche per il tentativo statunitense di riconquista del continente africano.
La lotta contro le basi militari USA e NATO nel nostro paese deve riprendere con vigore,
per contrastare un'escalation di guerra e morte che oggi sconvolge la vita di milioni
d'esseri umani nei paesi attaccati, ma che presto si ritorcerà direttamente contro i nostri
territori.
Trasformiamo la scadenza anti NATO indicata dal Forum sociale internazionale per il
prossimo aprile 2009 (si legga l'appello su www.disarmiamoli.org ) in un ricco, articolato e
determinato percorso di mobilitazioni contro il crescente militarismo colonialista
occidentale.
=== 5 ===
Da: redaktion @...
Oggetto: Aufruf "NEIN ZUR NATO"
Data: 05 dicembre 2008 10:38:41 GMT+01:00
Liebe Leute,
"Vom 3. bis zum 4. April 2009 wird sich die NATO in Strasbourg/Frankreich und Baden-
Baden/Deutschland selbst zum 60. Geburtstag gratulieren.(.) Schon seit April 2008
arbeiten viele Menschen in der Region, in ganz Deutschland und Frankreich und in vielen
anderen Ländern an den Vorbereitungen der Proteste gegen die Jubelfeier der
KriegstreiberInnen." So heißt es auf der Webseite "Gipfelsoli - Meldungen über
globalisierte Solidarität und unsolidarische Globalisierung" (http://www.gipfelsoli.org/)
Dort sind auch die Links zu den bisher beteiligten Gruppierungen zu finden.
Zuvor findet am 6./7. Februar 2009 in München die NATO - "Sicherheitskonferenz" statt.
"Erneut ist ein breites Bündnis aus pazifistischen, sozialen, globalisierungskritischen und
antikapitalistischen Gruppierungen unterwegs, um die Aktionen gegen die SiKo zu
organisieren und zu unterstützen." So die Webseite des Bündnisses
(http://sicherheitskonferenz.de/)
An diesem Wochenende wird beim Kasseler Friedensratschlag eine weitere Gelegenheit zur
Vorbereitung auf die Proteste sein (http://www.uni-kassel.de/fb5/frieden/)
Hierzu dokumentiere ich den Aufruf
NEIN ZUR NATO
FÜR EINE WELT OHNE NATO - FÜR EIN EUROPA DER VÖLKER
(Erstunterzeichner: Deutscher Freidenker-Verband; Initiativ e.V.; Antiimperialistische
Koordination; Vereinigung für Internationale Solidarität (VIS) e.V. )
Mit internationalistischen Grüßen
Klaus von Raussendorff
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Anti-Imperialistische Korrespondenz (AIKor) -
Informationsdienst der Vereinigung für Internationale Solidarität (VIS) e.V.,
Redaktion: Klaus von Raussendorff
Postfach 210172, 53156 Bonn; Tel. & Fax: 0228 - 34.68.50;
Webmaster: Dieter Vogel
AIKor-Infos können auf der Seite der AIKor http://www.aikor.de
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Wer die AIKor-mails nicht empfangen möchte, schicke uns bitte eine Mail mit dem Betreff
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NEIN zur NATO
In Solidarität mit allen, die im April 2009 in Strasbourg und Kehl gegen den NATO-Gipfel
zum 60. Gründungstag des Militärpakts protestieren, rufen wir dazu auf, die Proteste zum
Start einer anhaltenden Kampagne gegen NATO und EU-Militarisierung zu machen und
dabei folgende Forderungen in den Mittelpunkt zu stellen:
. Abzug aller fremden Truppen aus Afghanistan
. Abzug aller fremden Truppen aus dem Irak - Schluss mit der deutschen
Unterstützung der Besatzung
. Solidarität mit dem legitimen Widerstand der Völker des Nahen und Mittleren Ostens
gegen Krieg und Besatzung
. Aufhebung der Blockade gegen Gaza, Schleifung der Apartheid-Mauer und der
illegal errichteten israelischen Siedlungen
. Schluss mit den Kriegsdrohungen gegen den Iran
. NEIN zur Einmischung von NATO und EU auf dem Balkan und Abzug ihrer Truppen,
die "Kosovo"-Anerkennung ist nichtig von Anfang an
. Auflösung der völkerrechtswidrigen Ad-Hoc-Tribunale gegen Jugoslawien und
Ruanda, die als Instrumente der NATO-Propaganda und Gehirnwäsche dienen
. Nein zur NATO-Osterweiterung (Ukraine, Georgien)
. Solidarität mit dem Widerstand gegen die Raketenpläne der USA in Tschechien und
Polen
In nahezu allen Konflikten weltweit stellen die in der NATO verbündeten Mächte ein
Haupthindernis für friedliche politische Lösungen dar. Die NATO untergräbt die
demokratische Entwicklung der Völker. Sie verhindert Selbstbestimmung und vernichtet
damit die Grundlagen für Wohlstand und umweltgerechtes Wirtschaften.
Nach der Serie der bisherigen Angriffskriege gegen Irak (1991), Somalia (1992),
Jugoslawien (1999), Afghanistan (2001) und Irak (2003) sowie der Serie der Stellvertreter-
Kriege der Milizen gegen die DR Kongo (1998), Israels gegen den Libanon (2006) und
Georgiens gegen Russland (2008) fragen sich die Menschen besorgt, was als Nächstes von
den USA und ihren Verbündeten zu befürchten ist. Wird der Besatzungskrieg in
Afghanistan weiter verschärft? Werden Pakistan und Indien destabilisiert? Wird Iran mit
Bombenterror überfallen? Wird der eigenständige Weg, den Cuba, Venezuela und immer
mehr Länder Lateinamerikas gehen, mit Militärgewalt zerstört?
Angesichts der sich entfaltenden Weltwirtschaftskrise erinnern sich die Menschen daran,
dass schon in der Weltwirtschaftskrise der 1930er Jahre der Imperialismus einen Ausweg
in Rüstung und Krieg suchte, der in die Katastrophe des 2. Weltkriegs führte.
Die Antwort der Friedensbewegung auf die NATO-Politik muss der gewachsenen Gefahr
entsprechen. Daher appellieren wir an alle gerecht denkenden Menschen: Entfalten wir
eine anhaltende, umfassende, entschlossene Kampagne gegen die NATO. Entwickeln wir
koordinierte Strategien, um auf allen Schauplätzen und in allen Bereichen der NATO-
Politik Gegenkräfte zu mobilisieren. Erkennen wir rechtzeitig die akuten Gefahren und
schlagen wir Alarm, um möglichst viele Menschen für Abwehraktionen zu gewinnen.
Entlarven wir die Kriegs-Zwecklügen und treten wir der Gehirnwäsche mit Information und
Aufklärung entgegen. Propagieren wir beharrlich das Ziel, dass einzelne Mitgliedsländer
sich einseitig aus den Strukturen der NATO zurückziehen. Jede Schwächung der NATO
stärkt die Kräfte des Friedens und Fortschritts in der ganzen Welt. Zwanzig Jahre nach
dem Ende des Warschauer Vertragsbündnisses ist die Auflösung des NATO-Pakts
überfällig.
***
Die EU ist im Gleichschritt mit der NATO-Erweiterung in Richtung Ost- und Südosteuropa
ausgedehnt worden. Europa wurde durch neue EU-Außengrenzen erneut gespalten. Die EU
wurde zum Instrument einer neuen Konfrontation mit Russland und Belarus. Im Rahmen
der EU wurde die USA/NATO-Doktrin präventiver Kriege übernommen. "Schnelle
Eingreifkräfte" der EU wurden aufgebaut, um in Koordination mit der NATO überall auf der
Welt unter dem Vorwand der "humanitären Mission", des "Kampfes gegen den Terrorismus"
oder der "Krisenbewältigung" militärisch zu intervenieren. Zwecks politischer
Unterwerfung, Kontrolle der Märkte und Plünderung der natürlichen Ressourcen anderer
Länder wurde die Zusammenarbeit zwischen EU, USA und NATO bedeutend intensiviert.
Die EU verpflichtet ihre Mitglieder zu fortgesetzter Aufrüstung und Militarisierung. Im
Gleichschritt mit USA und NATO und mit den Mechanismen der EU setzten die
europäischen Regierungen Maßnahmen durch, um demokratische Rechte einzuschränken,
soziale Errungenschaften zu beseitigen und die Repressionsstrukturen gegen
Volksbewegungen auszubauen. Angesichts des Charakters der EU als imperialistischer
Union europäischer Regierungen kann von einer Verselbständigung der EU und
Abkoppelung von der Vormundschaft der imperialistischen Supermacht - trotz
gelegentlicher Kraftmeierei - nicht die Rede sein.
Doch die inneren Widersprüche der EU, die Konkurrenz aller imperialistischen Mächte
gegeneinander, Rückschläge der EU-Politik, das französische, niederländische und irische
Nein zur EU, Verweigerungen und ziviler Ungehorsam gegen EU-Verordnungen, all dies
eröffnet Möglichkeiten zur Entwicklung neuer Formen der Zusammenarbeit zwischen den
Ländern Europas, der früheren Sowjetunion, aber auch des Mittelmeers, der arabischen
Welt und anderer Kontinente. Nur wenn auch dem Juniorpartner von USA und NATO, dem
imperialistischen EU-Bündnis Widerstand entgegengesetzt und die angemaßte
"europäische" Legitimität entzogen wird, kommt der antimilitaristische Kampf gegen die
NATO voll zum Tragen.
***
In der gegenwärtigen allgemeinen Krise, die zugleich die Bereiche der Wirtschaft, der
Finanzbeziehungen, der sozialen Entwicklung, der Rohstoffversorgung und der Umwelt
erfasst, entstehen neben neuen Gefahren auch neue Chancen. Die Politik des
Neoliberalismus musste bereits den vollständigen Bankrott anmelden. Die Vorherrschaft
der USA über den Planeten wird zunehmend in Frage gestellt. Der Versuch der
neokolonialen Umgestaltung des Nahen und Mittleren Ostens ist in die Sackgasse geraten,
weil die Kräfte der nationalen Selbstbehauptung in der Region der Militärmaschinerie der
USA und ihrer Verbündeten erbitterten Widerstand leisten. In Lateinamerika haben sich
neue Perspektiven der sozialistischen Gesellschaftsentwicklung eröffnet. Es formieren sich
neue Koalitionen zwischen Ländern wie China, Russland, Indien und Brasilien, die zu einer
multipolaren Welt drängen. Vorbei ist die Zeit des Triumphgeschreis vom Sieg des
Kapitalismus über den Sozialismus, vom "Ende der Geschichte". Die Welt ist in eine Etappe
des Aufschwungs des antiimperialistischen Kampfes für Unabhängigkeit, soziale
Entwicklung und Fortschritt der Völker und Nationen eingetreten.
Die entschiedene Absage an den imperialistischen NATO-Pakt samt seiner EU-Hilfstruppe
bedeutet nicht - wie die Geldmachteliten verbreiten lassen - Isolierung, Nationalismus und
Wirtschaftsautarkie, sondern Wiedergewinnung der vollen nationalen Souveränität als
elementarer Voraussetzung eines demokratischen oder sozialistischen Entwicklungsweges.
Ein prinzipielles NEIN zu NATO und EU ist unverzichtbar für die Bewältigung der Krise und
die Schaffung neuer Formen internationaler Zusammenarbeit zugunsten der Mehrheit der
arbeitenden Menschen.
FÜR EINE WELT OHNE NATO - FÜR EIN EUROPA DER VÖLKER
Deutscher Freidenker-Verband; Initiativ e.V.; Antiimperialistische Koordination;
Vereinigung für Internationale Solidarität (VIS) e.V.
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Verantwortlich i.S.d.P.: Klaus von Raussendorff, An der Nesselburg 91, 53179 Bonn; E-
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