Informazione
Oggetto: Relazione di viaggio a Kragujevac ed auguri
Data: 19 dicembre 2008 14:11:24 GMT+01:00
Care amiche, cari amici, vi spedisco la relazione del viaggio a Kragujevac di ottobre scorso. Vi chiedo scusa di questo grande ed inusuale ritardo, ma ho avuto alcuni problemi personali a cui si e' aggiunta la spedizione di un camion di aiuti ed un problema sanitario grave di un bambino di Kragujevac che e' stato molto difficile risolvere, ed ha richiesto molto tempo.
Una settimana dopo il nostro rientro in Italia, il 30 di ottobre, ci e' giunta la richiesta di aiuto per un bambino di tre anni, Luka M., affetto da un tumore (retinoblastoma) all'occhio sinistro. Siamo riusciti a trovare la disponibilita' dell'Ospedale di Siena, che ha un centro di eccellenza in campo oftalmologico nel trattamento di questi tumori.
Dopo due settimane avevamo ottenuto tutti i documenti necessari per il visto di ingresso in Italia di Luka e di sua madre, MENO UNO, che si e' rivelato essere un muro insormontabile.
Si trattava della presa in carico delle spese sanitarie da parte del Ministero della salute di Belgrado; malgrado tutte le pressioni possibili due successive commissioni ministeriali hanno rifiutato questo documento ed allora e' diventato necessario trovare qualcuno che si accollasse le spese dell'intervento.
In una corsa contro il tempo siamo riusciti ad entrare in contatto con una ONLUS che ha il significativo nome di ''Bambini del Danubio'' che si occupa specificatamente di casi di questo genere e che ha garantito la copertura delle spese.
IL 30% del costo delle cure e' stato versato in Banca il giorno 11 di dicembre, i visti sono stati dati il 12 e finalmente Luka e' giunto a Siena con la mamma Jelena il 16 dicembre.
Un grandissimo grazie a tutti quelli che (e sono stati tanti!) in vario modo hanno contribuito a poter portare Luka in Italia.
Il tempo passato e' stato molto lungo, il tumore ha progredito ed ora possiamo solo sperare che i medici che lo hanno in cura riescano a salvarlo.
Leggendo la relazione acclusa potrete verificare lo stato dei nostri progetti a Kragujevac, e soprattutto
quanto sia ancora necessario il vostro contributo per gli affidi a distanza.
E visto che siamo in periodo di regali di fine d'anno, quale regalo puo' essere migliore dell'offrire un po' di speranza ad un bambino?
Vi invio i miei piu' sinceri, cordiali ed affettuosi auguri per le prossime feste e per un ottimo 2009!
Gilberto Vlaic
Il nostro prossimo viaggio sara' a marzo prossimo; sarete avvisati con un congruo anticipo
Coordinate bancarie: Banca di Credito Cooperativo del Carso, Filiale di Basovizza, Via Gruden 23
Basovizza-Trieste
Codice IBAN IT18 E089 2802 2020 1000 0021 816
intestato all'Associazione "Non Bombe ma solo Caramelle - Onlus"
Questa relazione e’ suddivisa in quattro parti.
1 Introduzione e siti web
2 Cronaca del viaggio; i progetti in corso e quelli futuri
3 Alcune informazioni generali sulla Serbia e sulla Zastava
4 Conclusioni
http://www.coordinamentorsu.it
Trovate tutte le informazioni seguendo il link
Solidarietà con i lavoratori della Jugoslavia:
http://www.coordinamentorsu.it/guerra.htm
Il nostro sito e’ all’indirizzo
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/messages
[ NB. sul sito internet di CNJ-onlus esiste uno spazio dedicato a Non Bombe ma solo Caramelle - Onlus, dal quale si possono scaricare i resoconti nella versione completa, corredata di fotografie (formato Word): https://www.cnj.it/solidarieta.htm#nonbombe
In particolare questo ultimo resoconto si può scaricare alla URL: https://www.cnj.it/AMICIZIA/Relaz1008.doc ]
Ricordo che molti dei progetti in corso a Kragujevac sono realizzati in collaborazione con altre associazioni: Zastava Brescia, ABC solidarieta’ e pace di Roma, Fabio Sormanni di Milano, e Cooperazione Odontoiatrica Internazionale.
Questi sono gli indirizzi dei loro siti:
http://digilander.libero.it/zastavabrescia
http://www.cooperazioneodontoiatrica.eu/
2. Cronaca del viaggio; i progetti in corso e quelli futuri
Sabato 18 ottobre 2008
[Due foto del furgone della Misericordia]
La delegazione di Trieste ha utilizzato il solito pullmino prestato dalla Associazione di Solidarieta’ Internazionale Triestina. Hanno partecipato al viaggio Bruno da Padova,Claudia, Gabriella, Gilberto Giuliano e Stefano da Trieste.
Il primo presagio che sarebbe stato un viaggio difficile gia’ alla partenza: a Fernetti le ruote posteriori del nostro furgone cominciano a emanare un insopportabile puzzo e sono caldissime.
UN NUOVO PROGETTO
riadattamento di locali di proprieta’ del Sindacato
E cosi’ e’ stato!
Ore 13: alla Scuola Tecnica di Meccanica e Trasporti per l’inaugurazione della
Sala Polivalente
Si tratta di uno spazio seminterrato di circa 500 metri quadrati, una volta destinato a laboratorio tecnico della scuola, che è stato completamente ristrutturato.
D’ora in avanti si chiamera’ Centar za mlade, ossia Centro per i giovani e sara’ aperto gratuitamente a tutti i ragazzi della citta’ a partire dai 7 anni fino ai 18, dalle 19 alle 22 nei giorni feriali mentre il sabato le porte di questo Centro saranno aperte tutto il giorno.
Ci saranno attivita’ sportive, musicali, di coro e di recitazione, di pittura, organizzate per sezioni.
I ragazzi avranno anche l’opportunità di frequentare corsi gratuiti di lingua italiana.
L'attività di questo Centro comprende infine anche il progetto "Pari opportunità per tutti" per i bambini Rom, in modo da includerli nel tessuto sociale della citta’.
[foto: Il monumento delle Ali Spezzate]
3 – Alcune informazioni generali sulla Serbia, su Kragujevac e sulla Zastava
Cambio Euro – Dinaro al 29-10-2008 1 a 84.5
Salari medi in Serbia nel 2008 (in dinari)
Mese | Produzione | Servizi | Media totale |
Gennaio | 27516 | 29582 | 28230 |
Maggio | 30136 | 35867 | 32147 |
Settembre | 31489 | 35683 | 32969 |
Esistono pero’ fortissime differenze tra diverse categorie di lavoratori ed anche forti differenze tra diverse citta’ (dati analoghi ai seguenti erano stati riportati nelle relazioni di marzo e settembre del 2007)
Categoria Salario medio (in dinari)
Tabacchi 83839
Bancari 69121
Trasporto aereo 55986
Assicurativi 55165
Petroliferi 40255
Elettrici 47876
Informatica 45630
.................................................................
.................................................................
Industria del legno 15407
Industria tessile 10215
Citta’ Salario medio (in dinari)
Novi Beograd 50521
Surcin 47518
Lazarevac 42590
Novi Sad 37902
.................................................................
.................................................................
Svrljig 14306
Bela Palanka 12924
Prezzi dei carburanti (in dinari, a meta’ ottobre 2008)
Benzina senza piombo 89,3
Diesel 74.9
Eurodiesel 79.6
Gas 54.5
TARGET
Međunarodni miting
povodom X godišnjice bombardovanja Savezne Republike Jugoslavije od strane NATO
24. marta 1999. godine NATO se tokom 78 dana, svojom vatrenom silom obrušio protiv tadašnje SR Jugoslavije, koja je već bila iskasapljena procesima odcepljenja od 1991. godine na ovamo, a danas je još dodatno podeljena na Srbiju, Crnu Goru i Kosovo. Tokom bombardovanja NATO je koristio oružja koja su po međunarodnim konvencijama zabranjena (na pr. rasprskavajuće bombe) i oružja koja teško oštećuju zdravlje sadašnjih i budućih generacija (kao što je na pr. osiromašeni uranijum), te je birao ciljeve kao što su hemijska industrija, opšta infrastruktura, transportna sredstva, ambasade raznih zemalja...
Pošto su prethodno bili sačinjeni planovi za njeno rasturanje i prodaju stranom kapitalu, to je bombardovanje predstavljalo klimaks napada na tu multietničku i suverenu državu. U narednim godinama sve ključne oblasti jugoslovenske privrede i finansijskog sistema, otišle su na dražbu. Dok su tradicionalno moćne jugoslovenske vojne strukture najvećim delom prestale sa postojanjem i iščezle, evroatlanski vojni savezi apsorbovali su male republike izrasle na bunjištu raspada, a ove su se povinovale njihovim ciljevima.
Sa svoje strane, čitav proces odigravanja jugoslovenske krize otpočete 1991. godine, a koja još nije okončana, predstavlja najjači model za period koji je započeo sa obaranjem Berlinskog zida: radi se o fazi koju karakterišu ratovi i razaranja koji se javnom mnenju "prodaju" putem zamršenih retoričkih govorancija o "pravima" i nečasnih kampanja dezinformisanja i koja kao takva, slabo da ima ikakve veze sa mirom i slobodom. Tako na primer, jedna Italija, pošto je više puta prekršila odredbe vlastitog ustava time što je služila kao baza za poletanja bombardera, učestvovala u brojnim ratnim misijama u bližim ili daljim zemljama sveta, danas usprkos narastajućoj ekonomskoj i društvenoj krizi, koristi sve veći postotak svog državnog bilansa za finansiranje vojne mašinerije... ujedno, takva Italija mora da pruža gostoprimstvo novim stranim vojnim bazama na svojoj teritoriji!
Na jednom neuralgičnom mestu kao što je grad Vicenza u središtu pomenutih zbivanja, povodom X godišnjice početka kampanje bombardovanja, ističemo i promovišemo jednu moćnu inicijativu italijanskih i međunarodnih razmera. Tom inicijativom namera nam je da, podalje od dimnih zavesa medijskih službi, prikažemo smisao proteklih događanja, te da s pogledom okrenutim ka budućnosti, razmenjujemo mišljenja o aktivnostima i perspektivama u oblasti međunarodne solidarnosti među radnim ljudima, sa svrhom stvaranja evropskog pokreta protiv rata i vojnih baza.
Rete Disarmiamoli! (Mreža Razoružajmo ih!)
RdB CUB (Mreža Sindikata Baze)
Coord. Naz. per la Jugoslavia ONLUS (NGO Italijanska koordinacija za Jugoslaviju)
Beogradski Forum / Forum di Belgrado per un mondo di eguali
Rete Semprecontrolaguerra (Mreža UvekProtivRata)
Vicenza (Italija) - subota 21. i nedelja 22. marta 2009. godine
subota 21. mart posle podne:
RATNA PROPAGANDA: od strateškog dezinformisanja do političko-kulturnog skretanja
NOVI KRSTAŠKI RATOVI: makroekonomska kriza i vojna strategija
EKOCID: posledice rata
u nastavku: Video dokumentacija
subota 21. marta uveče:
Inicijativa samo-finansiranja (večera i koncert)
nedelja 22. marta pre podne:
DA LI SE TARGET MOŽE IZOKRENUTI?
Stanje u kome se nalaze radni ljudi na Balkanu, u Italiji i Evropi
Od bombardovanja pogona Zastava do velikog pokreta solidarnosti
Okrugli sto i debata: pokret protiv rata, vojne baze i NATO
Priključite se! Učestvujte! Stupite s nama u vezu: disarmiamoli@... ili jugocoord@...
Pratite dalje informacije preko sajtove:
https://www.cnj.it/24MARZO99/2009/TARGET
http://www.disarmiamoli.org
Radi doprinosa organizovanju ove inicijative, pozivamo vas da date svoj prilog na sledeći bankarski račun:
Conto Bancoposta br. 88411681
na ime JUGOCOORD ONLUS, Roma
IBAN: IT 40 U 07601 03200 000088411681
osnova uplate: INIZIATIVE VICENZA 2009
banka: Poste Italiane spa, Viale Europa 175, 00144 Roma, Italija
BIC/SWIFT: BPPIITRRXXX
TARGET
International Meeting
on the 10.th Anniversary of the NATO bombing of the Federal Republic of Yugoslavia
On March 24th, 1999 NATO unleashed uninterruptedly for 78 days its fire power against the territory of the then F.R. of Yugoslavia - a country which had been already amputated by secessions started in 1991 and is now further dismembered among Serbia, Montenegro and Kosovo. For its shelling NATO used weapons which are banned by international conventions (e.g. cluster bombs), weapons that inflict serious damage to the present and future generations (e.g. with depleted uranium), and targeted chemical plants, civil infrastructures, public transportation services, embassies of third-part countries...
Those bombings represented the culmination of a process of attacks against this multinational and sovereign country, for which dismantling and cheap sell-out to foreign Capitalism had been planned. In the subsequent years, all key sectors of the economy and the financial system of Yugoslavia were dismissed. While the historical structures of the Yugoslav army were largely abandoned, the fate of the small republics born out of the disintegration was to become gradually absorbed into the euro-Atlantic military alliances, and to bend to their objectives.
In turn, the whole phenomenon of the Yugoslav crisis - which dates back to 1991 and cannot be held for concluded yet today - is paradigmatic of the phase started with smashing the Berlin wall: a phase that, far from ensuring peace and freedom, has been characterized with wars and devastation, all passed off to the public opinion by means of a dishonest rhetoric about “rights” and deceitful campaigns based on disinformation. Italy as an example: after repeatedly violating its own Constitution by serving as a launch site for the bombings and by taking part in several war missions in close and distant countries, Italy is still employing a growing percentage of its State budget for financing the military machinery, in spite of a chasing economic and social crisis... and it is asked to host more and more foreign military bases on its own territory!
It is in a town like Vicenza, nerve center of such processes, that we promote a big national and international happening on the occasion of 10th Anniversary of the beginning of those bombings, in order to tell what they have been really, beyond the smokescreen created by the media... And in order to discuss about future activities and perspectives for the internationalist solidarity among workers and the movement that all over Europe fights against the war and the military bases.
Rete Disarmiamoli! (Let's disarm them! - network)
RdB CUB (RdB-CUB - trade union)
Coord. Naz. per la Jugoslavia ONLUS (Italian Coordination for Yugoslavia - no profit organization)
Beogradski Forum / Forum di Belgrado per un mondo di eguali (Belgrade Forum for a world of equals)
Rete Semprecontrolaguerra (PermanentlyAgainstWar - network)
Vicenza (Northern Italy) - Saturday 21 and Sunday 22 March, 2009
Saturday 21/3, afternoon:
WAR PROPAGANDA: between strategic disinformation and political-cultural drift
NEW CRUSADES: macro-economic crisis and military policies
ECOCIDE: the effects of war
follow up: Video documentation
Saturday 21/3, evening:
Self-financing events (dinner, music)
Sunday 22/3, morning:
OVERTHROW THE TARGET - IS IT POSSIBLE?
The condition of workers in the Balkans, Italy, Europe
From the bombings of the Zastava plant to a great solidarity movement
Panel discussion and debate: The antiwar movement, the military bases and NATO
Endorse! Be involved! Contact us: disarmiamoli@... or jugocoord@...
All updates can be followed at:
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Contribute to organize the event by donating through the Italian Post account (Conto Bancoposta):
number: 88411681
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in favour of: JUGOCOORD ONLUS, Rome, Italy
cause: INIZIATIVE VICENZA 2009
bank: Poste Italiane spa, Viale Europa 175, 00144 Roma
BIC/SWIFT: BPPIITRRXXX
Oggetto: inaugurazione progetto "IntegraROMa" 18.12.2008
Data: 12 dicembre 2008 16:30:59 GMT+01:00
COOP SOC PHRALIPE’ – FRATERNITA’
in collaborazione con:
dalle ore 8.00 alle ore 14
Area Parcheggio Piazzale Ennio Flaiano
(zona Vigne Nuove - Porta di Roma)
TROVERAI:
- artigianato in rame, antiquariato, abiti usati, collezionismo, bigiotteria etc…
- esibizione del lavoro effettuato dai maestri ramai Rom,
- musica balcanica,
- mostra storico – documentaria sul popolo dei Rom, Sinti e Camminanti
- banchetti di libri e materiale informativo sul popolo dei Rom, Sinti e Camminanti
GIOVEDI 18 DICEMBRE: INAUGURAZIONE
Reporter iracheno tira le sue scarpe a G.W. Bush, primo responsabile
della devastazione del paese.
(14 dicembre 2008)
http://tv.repubblica.it/copertina/reporter-tira-scarpe-a-bush/27303?video
http://tv.repubblica.it/copertina/reporter-tira-scarpe-a-bush-2/27304?video
na srpskohrvatskom: https://www.cnj.it/24MARZO99/2009/TARGET/jug.htm )
https://www.cnj.it/24MARZO99/2009/TARGET/index.htm
TARGET
Meeting internazionale
nel X Anniversario dei bombardamenti della NATO sulla Repubblica Federale di Jugoslavia
Il 24 marzo 1999 la NATO scatenava, ininterrottamente per 78 giorni, la sua potenza di
fuoco contro il territorio della allora R.F. di Jugoslavia - un paese già amputato con le
secessioni iniziate nel 1991, e oggi ulteriormente smembrato tra Serbia, Montenegro e
Kosovo. Per i suoi bombardamenti la NATO utilizzava armi vietate dalle convenzioni
internazionali (es. bombe a frammentazione), armi di grave nocumento alle generazioni
presenti e future (es. all'uranio impoverito), e mirava contro industrie chimiche,
infrastrutture civili, mezzi di trasporto in servizio, ambasciate di paesi terzi...
Quei bombardamenti rappresentarono l'apice in un processo di attacco a quel paese,
multinazionale e sovrano, per il quale era stata programmata la disgregazione e la
svendita al capitalismo straniero. Negli anni successivi, tutti i settori-chiave dell'economia
e del sistema finanziario jugoslavo venivano ceduti. Mentre le storiche strutture militari
jugoslave venivano in larga parte dismesse, le piccole repubbliche sorte dalla
disgregazione erano gradualmente assorbite nelle alleanze militari euro-atlantiche, e
piegate agli obiettivi di queste.
A sua volta, l'intera vicenda della crisi jugoslava, che dal 1991 non può dirsi conclusa
ancora oggi, è paradigmatica della fase apertasi con l'abbattimento del Muro di Berlino:
una fase che, lungi dal garantire pace e libertà, è stata caratterizzata da guerre e
devastazioni, "vendute" alle opinioni pubbliche attraverso pelose retoriche dei "diritti" e
disoneste campagne di disinformazione. Cosicché ad esempio l'Italia, dopo avere
reiteratamente violato la propria Costituzione fungendo da base di lancio per i
bombardamenti e partecipando a numerose missioni di guerra in paesi vicini e lontani, si
ritrova ancora ad impiegare fette crescenti del proprio bilancio statale per finanziare la
macchina militare, nonostante la crisi economica e sociale che incalza... e deve ospitare
ulteriori basi militari straniere sul proprio territorio!
E' in una città nevralgica nell'ambito di questi processi come Vicenza che, in occasione del
X Anniversario dell'inizio di quei bombardamenti, promuoviamo una grande iniziativa
nazionale ed internazionale per raccontare che cosa hanno essi rappresentato, al di là
della cortina fumogena creata dai media, e per discutere con gli occhi rivolti al futuro di
attività e prospettive nel campo della solidarietà internazionalista tra i lavoratori e per il
movimento che in tutta Europa si batte contro la guerra e contro le basi militari.
Rete Disarmiamoli!
RdB CUB
Coord. Naz. per la Jugoslavia ONLUS
Beogradski Forum / Forum di Belgrado per un mondo di eguali
Rete Semprecontrolaguerra
Vicenza - sabato 21 e domenica 22 marzo 2009
sabato 21/3 pomeriggio
PROPAGANDA DI GUERRA: tra disinformazione strategica e deriva politico-culturale
LE NUOVE CROCIATE: crisi macroeconomica e politiche militari
ECOCIDIO: gli effetti della guerra
a seguire: Documentazione video
sabato 21/3 sera
Iniziativa di autofinanziamento (cena e concerto)
domenica 22/3 mattina
ROVESCIARE IL TARGET - E' POSSIBILE?
La condizione dei lavoratori nei Balcani, in Italia, in Europa
Dai bombardamenti sulla Zastava al grande movimento di solidarietà
Tavola rotonda e dibattito: Il movimento contro la guerra, le basi militari e la NATO
Aderite! Partecipate! Contattateci: disarmiamoli@... oppure jugocoord@...
Seguite tutti gli aggiornamenti ai siti:
https://www.cnj.it/24MARZO99/2009/TARGET
http://www.disarmiamoli.org
Per contribuire all'organizzazione dell'iniziativa invitiamo a sottoscrivere utilizzando il:
Conto Bancoposta n. 88411681 intestato a JUGOCOORD ONLUS, Roma
IBAN: IT 40 U 07601 03200 000088411681
causale: INIZIATIVE VICENZA 2009
martedì 16dicembre ore 17.30
Teatro Animosi di Carrara (in centro città)
presentazione del libro:
“Foibe: revisionismo di Stato
e amnesie della Repubblica”
dagli Atti del Convegno 'Foibe: la verità
Contro il revisionismo storico'
tenuto il 9 febbraio ’08 a Sesto S. Giovanni (Mi)
Interventi e dibattito
Introduce Massimo Gianfranceschi
Partecipa Alessandra Kersevan, ricercatrice storica,
coordinatrice della collana 'Resistenzastorica'
delle edizioni Kappa Vu, da anni impegnata nello studio
della storia del '900 nelle terre del confine orientale
L'iniziativa è promossa dalle sezioni A.N.P.I.
del Coordinamento apuo-lunenseper la verità storica
"Il y a urgence à contrecarrer l'USAID" |
Jean Guy Allard |
La majorité des contribuables américains ignorent que des millions de dollars de leur argent sont investis dans des opérations politiques sales dans des pays comme le Venezuela, dénonce l'enquêtrice Eva Golinger. |
Interview : Source: Kaos en la red L'USAID et d'autres agences étrangères violent les principes les plus basiques de la démocratie et de la souveraineté dans nos nations: il est urgent de prendre des mesures concrètes, affirme l'enquêtrice américo-vénézuélienne Eva Golinger, qui s'est consacrée durant la dernière décennie à démasquer les activités nord-américaines d'ingérence et de subversion au Venezuela et en Amérique Latine. La mal-nommée Agence Américaine pour le Développement International essaie depuis un an d'atténuer les effets sur son image d'un énorme scandale de détournement, découvert par le Général Accountability Office (GAO), le service d'audit du Congrès nord-américain, en faveur d'opérations de subversion qu'elle développe contre Cuba. Le dernier épisode de ce véritable roman vient de se dérouler avec l'inculpation à Washington du fonctionnaire Felipe E. Sixto, qui a détourné un demi-million de dollars du "Centre pour un Cuba libre", un rejeton de la CIA, avant de s'en aller travailler comme conseiller de George W. Bush. L'ensemble des opérations de l'USAID pour l'Amérique Latine a été conduit depuis 2002, l'année de l'échec du coup d'Etat contre Hugo Chavez, par Adolfo Franco, un américo-cubain qui, après avoir renoncé à son poste au début de l'année, a été travailler comme conseiller à la campagne présidentielle de John McCain. Franco, bien sûr, a aussi contribué à couvrir les opérations subversives au Venezuela. Cependant, dans son pays, la Département d'Etat utilise une façade différente, appelée OTI; comment fonctionne cette autre tentacule du dispositif d'ingérence de Washington? EG: Actuellement, la présence de l'USAID au Venezuela se fait de manière différente de ce qui se passe dans d'autres pays d'Amérique Latine. L'antenne de l'USAID qui gère les programmes au Venezuela est "Le Bureau pour des Initiatives vers la Transition" (Office for Transition Initiatives "OTI"), laquelle est supervisée et dirigée par Russell Porter directement depuis Washington, qui y travaille comme Chef de l'Equipe pour l'Amérique Latine de la OTI. La OTI ne relève techniquement pas du contrôle du Bureau pour les Caraïbes et l'Amérique Latine de l'USAID, mais c'est une entité qui a ses propres directives stratégiques et un budget séparé des autres opérations de l'USAID dans la région. Le Venezuela, à la différence de pays comme la Bolivie, l'Equateur, le Nicaragua et d'autres, n'a pas d'accord de coopération officiel avec l'USAID et par conséquent il n'existe pas de programmes de cet organisme nord-américain dirigé vers les affaires "humanitaires" ou de "développement". Les opérations de l'USAID au Venezuela sont strictement politiques. Cependant il n'y a pas de doute que Adolfo Franco a une influence sur les opérations de l'USAID au Venezuela. Déjà en 2004 l'USAID/OTI gérait des opérations avec 132 groupes au total. Ce qui préoccupe le plus dans ce gigantesque appareil d'ingérences est que la grande majorité de ces entreprises de déstabilisation reste non identifiée. L'USAID agit sur le territoire vénézuélien avec des techniques de renseignement gardant un secret absolu. Que sait-on de l'identité de ces organisations qui acceptent l'argent Yankee pour prospérer? EG: L'USAID/OTI s'est établie au Venezuela en juin 2002 et a commencé à fonctionner de façon formelle deux mois après, en août de la même année. La mission de ce bureau était en principe de "soutenir la démocratie au Venezuela" et "renforcer les fragiles institutions démocratiques du pays". Ces objectifs, s'ils sont nobles, n'en sont pas moins réellement cyniques. La OTI est arrivée au Venezuela seulement deux mois après le coup d'état d'avril 2002 contre le Président Hugo Chavez qui fut financé et conçu par les agences de Washington, comme le National Endowment for Democracy (NED), l'Institut Republicain International (IRI), l'Institut Democrate National (NDI), et leurs antennes au Venezuela. Le fait qu'une autre agence de Washington- du Département d'Etat lui-même- est arrivée au pays pour "aider à renforcer la démocratie" après avoir dirigé une des actions les plus contraires à la démocratie, le coup d'état, était une preuve du véritable cynisme et du manque de respect au peuple et au gouvernement vénézuélien. De plus, l'USAID n'a demandé aucune autorisation pour commencer ses opérations au Venezuela, ce qui doit être considéré comme une violation de la souveraineté vénézuélienne. Le mode de fonctionnement de l'USAID/OTI au Venezuela est assez mal connu du public. Ses opérations se font réellement sous couverture. Elle fonctionne comme une agence de renseignement. Elle répartit son grand budget ( plus de 10 millions de dollars à son début) au travers de 5 "associés", qui sont des entreprises ou des institutions nord-américaines ayant des bureaux établis à Caracas: Development Alternatives Inc. (DAI), entreprise liée au Complexe Militaro-Industriel, qui se focalise sur des programmes destinés au "dialogue, au débat public, la participation citoyenne et l'entraînement au leadership démocratique"; l'Institut Républicain International (IRI) et l'Institut Démocrate National (NDI) qui offrent une "assistance technique" aux partis politiques; Freedom House, qui travaille avec les militants et les groupes des droits humains; et Fondation pour le Développement Panaméricain (PADF), qui appuie la dénommée "société civile" avec de l'argent et du conseil politique. Depuis le début ils ont financé plus de 480 groupes et projets au Venezuela avec plus de 40 millions de dollars. En 2007 l'USAID/OTI a financé une grande partie des mobilisations et des stratégies du dénommé "mouvement étudiant" de droite, qui est descendu dans les rues du Venezuela pour défendre la TV putschiste RCTV. Depuis 2005 l'USAID/OTI a financé des programmes de "leadership" et de "valeurs démocratiques" dans différentes universités vénézuéliennes, comme l'Université Métropolitaine, l'Université Centrale du Venezuela, l'Université Simon Bolivar et l'Université Catholique Andres Bello. Une partie de ce travail s'est focalisé sur l'aide fournie à des organisations de la société civile vénézuélienne pour entrer en contact avec des correspondants à l'étranger. Selon l'USAID cet appui a aidé le mouvement de la société civile au Venezuela à mûrir et mieux s'organiser. Cette année, l'USAID a financé 63 projets ou groupes au travers de la DAI pour un total de 1.111.096 dollars et a réparti 958.495 autres dollars via la PADF pour les activités de 15 ONG vénézuéliennes. Les programmes de 2007 s'intensifieront durant le second semestre de l'année avec la campagne du référendum sur la réforme constitutionnelle. L'USAID/OTI a investi une grande partie de son financement et de ses conseils dans la campagne et dans les efforts des ONG et des partis politiques qu'elle finance pour promouvoir le vote et la participation citoyenne au référendum, en promouvant bien sûr le vote contre la réforme constitutionnelle. Ils ont remis 1.379.347 dollars à 18 groupes vénézuéliens durant les mois de septembre à décembre 2007 en appui à leurs campagnes contre la réforme constitutionnelle. Les propres rapports de l'USAID soulignent comment ce programme et ses financements ont eu pour responsabilité de divulguer de l'information sur la réforme et ses "menaces" pour la démocratie vénézuélienne et qu'ils ont réussi dès lors à faire capoter la réforme. Durant 2008, les activités de l'USAID/OTI au Venezuela se sont principalement focalisées sur la campagne de l'opposition pour les élections régionales du 23 novembre. Selon ses propres documents, l'USAID/OTI a financé cette année plus de 68 programmes/organisations vénézuéliennes destinées au développement de campagnes politiques et aux stratégies de communication des forces de l'opposition, avec 4 millions de dollars. Certains de ses programmes incluaient la fourniture d'assistance à des projets visant à inclure les principes de "bonne gouvernance" comme faisant partie des élections régionales pour que les urnes reflètent réellement les besoins et les désirs des citoyens; assistance à des groupes locaux qui conçoivent du matériel sur la gouvernance basée sur les valeurs démocratiques (selon Washington)- les matériels furent remis à des leaders communautaires et autres membres de la société civile; appui pour des campagnes pour inscrire les votants/électeurs pour les élections régionales; assistance à des ONG qui promeuvent le débat au travers d'activités communautaires et de programmes de radio touchant aux affaires en relation avec les élections régionales; appui aux organisations qui promeuvent le débat entre les candidats pour les élections régionales; appui et entraînement aux groupes des droits humains qui font le "monitoring" des menaces sur les droits humains pendant les élections régionales; entraînement pour les partis politiques et appui pour des activités promotionnant le leadership jeune et la participation au processus politique. Malgré que l'USAID ait censuré le nom des bénéficiaires de son financement et de son conseil stratégique au Venezuela, on est parvenu à savoir, au travers de différentes enquêtes, que les principales organisations financées ont été Sinergia, Ciudadania Activa, Sumate, Primero Justicia, Un Nuevo Tiempo, CEDICE, Consorcio Justicia, Hagamos Democracia, IRI, NDI, PODEMOS, Cesap, Accion Campesina, Accion solidaria, Escuela de Vecinos, Universidad Metropolitana, Liderazgo y Vision, Radar de los Barrios, Venezolanos del Mundo, Queremos Elegir, et d'autres encore qui ont joué un rôle-clé dans les actions de déstabilisation durant les dernières années. Sinergia, par exemple, est l'organisation qui chapeaute un collectif de groupes d'opposition ( comme Cedice, Sumate, Radar de los Barrios, Cesap, Accion Campesina et d'autres) et qui a conçu (avec l'aide de Washington) et distribué du matériel de campagne contre la réforme constitutionnelle et pour l'élection régionale de candidats d'opposition. Ils ont réalisé des enregistrements pour la télévision, qui ont été transmis par la TV réactionnaire et de droite Globovision, et ils ont distribué des CD et des vidéos de leurs messages dans les communautés populaires du pays. Washington a créé un poste de « directeur de mission » du renseignement pour Cuba et le Venezuela. On sait que l’USAID est une dépendance du Département d’Etat qui coordonne ses opérations avec la CIA et les autres agences d’espionnage nord-américaines. En quoi l’examen des organismes subsidiés au Venezuela reflète-t-il le travail d’espionnage que développe cette agence ? EG : Evidemment les opérations de cette Mission Spéciale de la CIA au Venezuela et à Cuba sont secrètes et assez difficiles à connaître. Cependant, ce que nous savons néanmoins c’est que depuis la créations de cette entité en 2006, il y a eu une augmentation du nombre de fonctionnaires de la CIA au Venezuela (je pense que nous pourrions inclure la Bolivie également en tant que pays directement affecté par cette nouvelle « mission » d’espionnage) et il y a eu une augmentation du financement des forces d’opposition les plus réactionnaires dans la région. De même, avec cette mission de la CIA, il y a eu davantage de focalisation sur des opérations psychologiques au Venezuela- incluant les campagnes de communication financées par l’USAID et réalisées par des organisations vénézuéliennes comme Sinergia, Sumate et même la télévision Globovision. L’ex-ambassadeur des Etats-Unis à Caracas, William Brownfield, a été jusqu’à distribuer des fonds de l’USAID dans des quartiers pauvres pour financer des équipes de base-ball et des garderies. Y a-t-il beaucoup d’exemples, d’anecdotes, autour de ce genre de « défense de la démocratie » ? EG : Comme je l’ai déjà mentionné, l’objectif supposé de l’USAID/OTI au Venezuela est de « promouvoir la démocratie ». Je dirais que cette forme d’ingérence sous couverture d’une façade de liberté et de démocratie est aussi dangereuse qu’une invasion militaire. De fait c’est une invasion- dans la société, les communications, l’esprit des gens, dans ce que nous voyons et écoutons, dans ce que nous disons. J’ai des documents de centaines de programmes de l’USAID au Venezuela, tous ayant des noms qui sonnent « beaux et nobles ». Voici quelques exemples : - 1. G-3822-101-001 : « Promotion et Facilitation du Dialogue au Venezuela », 98.600 $ 2. G-3822-101-002 : « Le Nouveau Rôle du Maire au XXIème siècle : Leadership Pour l’Efficience Municipale et la Gestion des Ressources », par Mirador Democratico, 45.541$ 3. G-3822-101-003 : « Création d’espaces de dialogue pour construire des visions communes à partir de points de vue différents » 59.304$ 4. G-3822-101-004 : « Rencontre entre le Pays que nous Avons et le Pays que nous Voulons », Fedecamaras. 4.690$ 5. G-3822-101-005 : « Formation de Facilitateurs Communautaires » (Forming Community Facilitators), 25.984,77$ 6. G-3822-101-011 : « Appui au Dialogue pour Faciliter la Recherche de Solutions Viables Démocratiques et Institutionnelles », 12.855$ 7. G-3822-101-012 : « Prévention de la Violence Quotidienne », 49.830$ 8. G-3822-101-013 : « Mon Quartier : Un Espace Démocratique pour le Consensus et le Développement », PETARE et Tejerias. 53.000$/Bs. 108.503.486 9. G-3822-101-014 : Carter Center/Centro Carter, « Appui à la table des négociations et accords », 10.100$ 10. G-3822-101-015 : « Forum : Sorties Electorales à la Crise Politique au Venezuela », 16.892,20$ Au final ce que font ces agences c’est pénétrer et infiltrer les communautés populaires et de la classe moyenne du pays pour promouvoir une vision néo-libérale dissimulée sous de la démocratie. De manière lamentable, cette stratégie subversive fonctionne si on ne la combat pas directement par des enquêtes, la dénonciation et la régulation de ses activités. Quelle responsabilité ont les agences nord-américaines dans le putsch de 2002 et les incidents violents qui se sont déroulés au fil des années ? EG : eh bien j’ai deux livres écrits sur ce sujet : El Codigo Chavez : Déchiffrer l’Intervention des Etats-Unis au Venezuela, et Bush vs Chavez : la Guerre de Washington contre le Venezuela, qui décrivent avec des milliers de documents que nous sommes parvenu à faire déclassifier par le Département d’Etat, le Pentagone, la CIA, l’USAID, le NED, et d’autres, qui prouvent le rôle de Washington dans le coup d’état de 2002 contre Chavez et les actions déstabilisatrices qui se sont succédées jusqu’à ce jour. Ils ont financé les acteurs et les groupes politiques qui ont engendré ces actions criminelles, ils les ont conseillés et les ont appuyé politiquement tout au long de ces années. Tout cela est prouvé avec des preuves convaincantes. Ils ont aussi monté une Guerre Médiatique et Psychologique contre le peuple vénézuélien via les médias de communication majeurs- nationaux et internationaux. Et cette Guerre- ou les opérations psychologiques, qui sont des campagnes de discrédit contre le Venezuela conçues dans un laboratoire du Commando des opérations Spéciales du Pentagone et financées avec des millions de dollars et puis projetées et transmises par les médias nationaux et internationaux- a eu un impact terrible sur la manière dont la situation actuelle du Venezuela est vue dans le monde. Ces courants d’opinion qui s’expriment sur le Venezuela et le Président Chavez, affirment qu’ici il y a une dictature, qu’il y a un lien avec le terrorisme et le narcotrafic, que la région est déstabilisée, que l’on viole les droits humains, etc, et sont destinées à justifier devant l’opinion publique internationale les agressions de Washington contre le Venezuela. Il y a un ensemble de facteurs financiers, interventionnistes, médiatiques, subversifs, militaires et politiques que Washington manie en ce qui concerne ses actions contre le Venezuela. Il n’y a aucun doute que cette ingérence constante des agences de Washington et de ses alliés européens a maintenu à vif le conflit et la polémique au Venezuela durant les 6 dernières années. S’il n’y avait pas eu ce financement de l’USAID, la NED et d’autres agences étrangères, et les contacts et les liens et l’appui politique de Washington à l’opposition, combiné avec la Guerre Médiatique et Psychologique, le Venezuela vivrait plus en paix et en tranquillité aujourd’hui. Mais Washington cherche et pousse à la Guerre- son objectif principal. Au Venezuela, la Révolution Bolivarienne menée par le Commandant Hugo Chavez, est un mouvement de paix, de justice et d’amour. Mais nous nous défendrons contre toute agression de Washington. Nous sommes une révolution armée de dignité. Les nord-américains savent très peu de choses des fortunes dépensées sous le prétexte totalement absurde de défendre la démocratie. Ils en savent encore moins de comment cet argent est distribué à des groupes anonymes. Ils ignorent totalement que celui qui manie cet argent était un américo-cubain qui maintenant est lié à un détournement. Comment se fait-il qu’au Congrès nord-américain, alors que le citoyen nord-américain vit sous la pression d’une crise économique majeure, il ne soit venu à l’idée de personne d’exiger des enquêtes sérieuses à ce sujet ? EG : il est vrai que les gens ne savent pas que leur argent est utilisé d’une façon si offensive et hypocrite. Mais le peuple américain est vraiment ignorant quand il s’agit des actions de son propre gouvernement. D’une part le gouvernement n’informe pas, mais d’autre part les gens ne s’y intéressent pas. Il y en a peu qui cherchent l’information et enquêtent sur ce sujet. Clairement, je crois que s’ils savaient en ce moment que des millions de dollars de leur argent est investi dans des campagnes politiques de candidats de pays comme le Venezuela, le Nicaragua, la Bolivie ou l’Equateur, ça les dérangerait. Et encore plus s’ils se rendaient compte des millions dépensés à maintenir des conflits violents ouverts en Bolivie, au Venezuela et à Cuba, par exemple, au travers de financement d’ONG politiques et de partis politiques qui ne représentent pas la majorité dans ces pays. Mais au Congrès, on défend et on approuve ce financement, parce qu’on le voit comme un devoir et une obligation en tant que « plus grand pays du monde » devant « promouvoir la démocratie et la liberté » à l’extérieur, bien que le coût soit supporté par son propre peuple. Cela fait partie de ce concept pervers d’ « Impérialisme Humanitaire », duquel ont parlé Chomsky et d’autres analystes, qui justifie les agressions de Washington en Irak, en Afghanistan et dans des pays comme le Venezuela, Cuba ou la Bolivie au nom de « la démocratie et la liberté » Dans le cas de Cuba, l’enquête du GAO a montré que la majorité des groupes impliqués- la majorité également des groupes non identifiés- manient ces fonds de millions de dollars avec un absolu manque de rigueur. S’agissant de plus d’activités secrètes qui impliquent souvent la corruption de fonctionnaires, on maintient un secret qui ouvre la porte à toutes sortes de détournement de fonds. Si dans le cas de Cuba on parle d’une quarantaine de groupes, que va-t-il se passer avec plus d’une centaine de groupes ? Y a-t-il eu, à un moment, une enquête nord-américaine sur la manière dont est administré cet argent provenant des Etats-Unis ? EG : il n’y a pas eu enquête que je connaisse autre que la mienne sur le financement de l’USAID au Venezuela. Et il y a encore moins eu d’enquête des entités gouvernementales des USA sur ces programmes. Au Venezuela j’ai demandé au gouvernement d’enquêter en profondeur sur la présence des agences de Washington dans le pays et sur l’affectation de leurs financements et conseils. Il manque de façon pressante une régulation- une loi- qui monitore et régule, et dans certains cas interdit- le financement des agences étrangères aux ONG et organisations qui interviennent dans le pays. Le sujet de la subversion au Venezuela est assez préoccupant car ces agences sont parvenues à pénétrer tous les secteurs de la société vénézuélienne et ont eu un impact évident sur les résultats électoraux au cours des dernières années. Nous avons demandé à différents membres du Congrès nord-américain des enquêtes sur le financement de l’USAID et de la NED au Venezuela les 6 dernières années. A ce jour nous n’avons reçu aucune réponse sérieuse. Je crois que nous devons faire un effort, entre plusieurs pays d’Amérique Latine affectés par cette subversion et ingérence de l’USAID, la NED et les autres agences de Washington, pour demander une grande enquête du Congrès nord-américain sur le véritable emploi et la destination de ces fonds qui proviennent des impôts que payent les habitants des Etats-Unis chaque année. La Bolivie, par exemple, est un des pays les plus affectés par l’ingérence de l’USAID et a dénoncé de nombreuses fois au gouvernement de Washington l’injection de fonds de ces agences dans le pays. En Bolivie il y a des preuves très convaincantes concernant les actions politiques et anti-démocratiques des agences et acteurs de Washington contre le gouvernement de Evo Morales. Ensemble, nous pourrions démontrer les cas où l’USAID et les autres agences étrangères violent les principes de base de démocratie et de souveraineté de nos pays. Je pense qu’il y a urgence à réaliser des actions concrètes. Traduit par Jean-Louis Seillier pour Investigaction. |
http://inter.kke.gr/
Sciopero generale in tutta la Grecia
Mobilitazione del KKE e di tutta la sinistra
“Condanniamo l’assassinio a sangue freddo del giovane di 15 anni Alexandros-Andreas Grigoropulos, commesso da un poliziotto.
Il comando di polizia e il governo hanno enormi responsabilità in tutto questo.
Questo incidente è il risultato di un’educazione e di un orientamento delle forze di sicurezza che vengono dirette contro il movimento popolare e operaio, contro le lotte della gioventù.
Le misure repressive dello Stato sono in piena sintonia con gli attacchi contro la vita e i diritti dei giovani all’istruzione e ad un lavoro stabile, condotti per mezzo della flessibilità. Il loro obbiettivo è creare paura tra i lavoratori e i giovani.
Gli incendi e le distruzioni non hanno niente a che vedere col movimento popolare di massa. Tali azioni servono solo a legittimare la violenza e l’autoritarismo. Essi vengono inoltre utilizzati dal governo di Nuova Democrazia, come dai precedenti, per occultare il fatto che obbiettivo vero della repressione statale è il movimento operaio.
L’unica risposta effettiva alle provocazioni del governo è quella del movimento popolare organizzato; la mobilitazione combattiva, organizzata e auto-protetta della gioventù…
Rivolgiamo un appello alla gioventù perché esprima la sua indignazione e protesta per mezzo di una lotta di massa organizzata”.
(Gioventù comunista – KNE)
“In questo momento, l’essenziale è l’intervento organizzato e di massa del popolo, la presenza peculiare del movimento operaio, del movimento degli studenti, di tutti i lavoratori, che culmini nel grande sciopero generale di mercoledì (10 dicembre); perché la lotta contro la violenza e la repressione statale è al tempo stesso una lotta per il lavoro, i salari, le pensioni, l’educazione, la sanità….
Non si tratta di vendicarsi distruggendo negozi o incendiando automobili. Ciò favorisce la repressione statale e di quanti vogliono imporre il conservatorismo e la paura al nostro popolo, e indurre all’astensione dalle mobilitazioni di massa. Essi vogliono frenare un movimento organizzato delle masse qui potrebbe rovesciare non solo il governo di Nuova Democrazia, ma ogni forma di governo conservatore che conduca una politica anti-popolare; un movimento che potrebbe aprire la via verso un cambiamento in favore di un potere popolare e operaio”.
(Aleka Papariga, segretaria generale del Partito comunista greco - KKE)
SOLIDARNOST SA OMLADINOM GRČKE
Policijska brutalnost koja je dovela do ubistva maloletnog dečaka u Grčkoj jasna je poruka kapitalizma do koje je granice spreman da ide u zaštiti svojih interesa.
Kroz svoju istoriju kapitalizam je marširao preko leševa miliona stvarajući svoj poredak eksploatacije, nepravde i imperijalizma. Danas kada temelji kapitalističkog surovog poretka podrhtavaju kapitalizam se ne libi ničega da očuva svoj sistem kome je odavno mesto u muzeju.
SKOJ upućuje borbene pozdrave kolonama miliona mladih koji demonstriraju širom Grčke zahtevajući samo jedno-pravdu, tu najnedostižniju kategoriju kapitalizma.
Ubistvo koje je potreslo Grčku i ceo svet upereno je protiv svih snaga progresa širom sveta. To je pokušaj da se demonstrira sva brutalnost na koju je spremam kapitalizam u odbrani sistema i da se zaplaše svi nosioci otpora.
SKOJ izražava osudu pokušaja da se sprovede plan zastrađivanja mladih, stvaranja slike haosa i nesreća koje nemaju veze sa spontanim protestom gneva među mladima. Nama su poznati opšti surovi mehanizmi kapitalizma u obračunu sa onima koji misle drugačije i koji ugrožavaju temelje kapitalističkog poretka.
Jedini pravi i borbeni odgovor mladih je da ne posustane, da ne gube volju i nadu. Sada, više nego ikada potrebno je stvoriti pokret protiv snaga monopola i imperijalizma, snazan pokret za socijalizam!
Sekretarijat SKOJ-a
10. decembar 2008. god.
Savez komunisticke omladine Jugoslavije SKOJ - The League of Yugoslav Communist Youth SKOJ
Nemanjina 34/III , 11000 Beograd - Nemanjina 34/III, 11000 Belgrade, Serbia
web: www.skoj.org.yu *
web: www.youtube.com/user/skoj05 * e-mail skoj05@... * skoj@...
per leggere il documento sul sito
Riceviamo e diffondiamo:
Cari compagni ed amici,
in vista del 60° anniversario della "Dichiarazione Universale dei Diritti Umani" (10 dic. 2008) che l'imperialismo, le sue istituzioni e le forze reazionarie calpestano sistematicamente, garantendoli solo a un'esigua minoranza per sfruttare ed opprimere la maggioranza, rilanciamo l'appello internazionale contro la "Direttiva della vergogna" emanata nello scorso giugno dall'Unione Europea (vedi allegato).
Chiamiamo all'adesione partiti, organizzazioni, sindacati, associazioni, comitati, collettivi, ecc. che si riconoscono nei suoi contenuti.
Chiamiamo tutti coloro che vogliono difendere le libertà e i diritti democratici liquidati dalla classe dominante a diffondere l'appello nei modi più opportuni e a raccogliere ulteriori adesioni.
Il documento con le sottoscrizioni sarà consegnato al parlamento nazionale e a quello europeo. In tutti i paesi ove vi sono realtà aderenti verrà fatta la stessa cosa.
Per le adesioni scrivere a: teoriaeprassi@...
Saluti fraterni.
Lettera alla Commissione per il Premio Nobel /
Letter to the Nobel Prize Commission (I. Pavičevac)
"Nobel per la pace" si vedano articoli e link alle URL:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/6208
https://www.cnj.it/documentazione/kosova.htm#ahtisaari
Manifestazione per la memoria storica e l’impegno antifascista: Scalinata Revere, 13 dicembre dalle 15
Da tempo il Comune, in mano alla destra più o meno nostalgica, intende dare uno spazio pubblico a Mario Granbassi, giornalista fascista morto in Spagna combattendo con Franco contro la legittima Repubblica democratica. Nel 1939, in pieno fascismo e dopo le leggi razziali, gli era stata dedicata una strada vicino a via Besenghi, togliendola allo storico “non ariano” Samuele Romanin.
Ora la Giunta comunale vuole, a tutti i costi, togliere all’ebreo Giuseppe Revere una parte della sua via, la scalinata vicino a Piazzale Rosmini, per darla a Mario Granbassi. Le proteste e i dissensi non sono ascoltati da chi comanda in Piazza Unità. Hanno infatti dichiarato: “Me ne frego!” e “Facciamo quello che vogliamo!” Anche il parere contrario degli storici della Deputazione viene messo a tacere.
La parola spetta perciò a tutti gli antifascisti, di Trieste e non solo, agli italiani e sloveni che vanno alla Risiera non per dovere di circostanza, come il sindaco, ma convinti che il nazifascismo sia stato una sciagura che doveva e poteva essere fermata già nei primi anni Venti.
Evitiamo che esso ritorni con l’esaltazione dei suoi “eroi” e attraverso il revisionismo toponomastico.
L’appuntamento per la protesta popolare, di italiani e sloveni, di vecchi e giovani, di uomini e donne è
sabato 13 dicembre alle ore 15
sulla scalinata Giuseppe Revere (sopra Piazzale Rosmini).
L’adesione alla manifestazione è libera e aperta ai cittadini e alle associazioni culturali e politiche che concordano con l’obiettivo di impedire il ritorno, sotto qualsiasi forma, del fascismo.
Parteciperà Gerhard Hoffmann, militante delle Brigate Internazionali in Spagna, nato a Vienna nel 1917.
Cittadini liberi ed eguali sip, ts, 4.12.08
Per contatti claudio.cossu@ yahoo.it
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L'articolo che segue è tratto dal periodico triestino La Nuova Alabarda, dicembre 2008:
PERCHÉ INTITOLARE A TRIESTE UNA VIA A MARIO GRANBASSI?
Tra i vari tipi di revisionismo storico e culturale è da tempo in vigore anche quello, neppure tanto strisciante, che si basa sul concetto che, indipendentemente da quanto e cosa una persona abbia fatto in vita, il solo fatto che sia morta per morte violenta ne fa di diritto un “eroe” o quantomeno qualcuno da onorare e commemorare.
Come il fatto di voler considerare, genericamente, “martiri delle foibe” tutti coloro che furono uccisi per regolamenti di conti o vendette personali durante o dopo la seconda guerra mondiale, indipendentemente se questi in vita si erano macchiati di crimini o semplicemente hanno avuto la sventura di trovarsi nel momento sbagliato al posto sbagliato. C’è una certa qual differenza tra un Salvo D’Acquisto, che sacrificò la propria vita per salvare quella di altri, ed il malcapitato agente della polizia fascista che fu ucciso sbrigativamente per vendetta da parte di chi aveva patito sotto le sue torture.
Ambedue morti ingiustamente per mano altrui, la morte ingiusta non può però cancellare ciò che era la persona in vita.
Come l’ex prefetto, nonché magistrato del Tribunale speciale per la Dalmazia, Vincenzo Serrentino, condannato a morte in Jugoslavia, che era stato denunciato per crimini di guerra alla Commissione competente delle Nazioni unite per il quale è stata consegnata agli eredi una targa ricordo in quanto è stato considerato “ infoibati”.
Un altro dei mezzi usati per la riabilitazione di esponenti del regime fascista (e, di conseguenza, anche del fascismo tout court) sono le operazioni toponomastiche.
Sta suscitando un grosso dibattito, con ripercussioni anche internazionali, la proposta della Giunta comunale di Trieste di dedicare una scalinata al giornalista triestino Mario Granbassi, volontario filo franchista nella guerra di Spagna, morto nel 1939 durante le battaglie per la conquista della Catalogna che resisteva ancora all’invasione golpista. Contro questa intitolazione si è costituito un Comitato, coordinato da Claudio Cossu e che vede aderenti, tra gli altri, Boris Pahor, Pier Aldo Rovatti, Fulvio Camerini, Sergio Grmek Germani, Claudio Venza, Alessandro Giadrossi, Franco Cecotti, Diana de Rosa e altri docenti universitari, tra i quali una sessantina di insegnanti dell’Università di Barcellona; messaggi di adesione sono stati inviati inoltre da Moni Ovadia, Enzo Collotti, Fulvio Salimbeni, Mimmo Franzinelli e Margherita Hack.
Vediamo innanzitutto la motivazione per la medaglia d’oro alla memoria conferita a Granbassi nel 1940:
Comandante del plotone arditi di battaglione, si lanciava audacemente contro una munitissima posizione nemica che, con nutrito fuoco, causava forti perdite al suo battaglione, riuscendo, dopo aspro combattimento a corpo a corpo, a scacciarne l’avversario. Ferito, si faceva medicare sommariamente. Ripreso il comando dei suoi arditi, si gettava ancora, con suprema audacia, nella lotta finché, investito da una raffica di mitragliatrice, cadeva colpito a morte. Prima di spirare inneggiava all’Italia, incitando i suoi uomini a continuare la lotta e a non preoccuparsi della sua persona.
Motivazione che logicamente (essendo stata redatta in piena epoca di guerra fascista) non tiene conto che il “nemico” contro cui combatteva Granbassi era in realtà quella parte del popolo e dell’esercito legittimo di Spagna che difendeva la Repubblica dalle formazioni golpiste di Franco, e che l’intervento fascista italiano nella guerra di Spagna ha rappresentato un’ingerenza politica e militare che ha causato migliaia di morti tra la popolazione civile. Ricordiamo che l’aviazione fascista bombardò ripetutamente la Spagna, come “esperimento” di prova degli effetti che potevano provocare gli attacchi aerei sulla resistenza della popolazione; che nella sola Barcellona i bombardamenti fascisti provocarono 3.000 morti; e per dare l’idea degli ideali che mossero il governo fascista, citiamo Galeazzo Ciano che scrisse nel suo “Diario”: “Meglio che ci temano come aviatori piuttosto che ci apprezzino come mandolinisti”. Tutto questo poteva andare bene per le autorità italiane nel 1940, ma pensiamo che nel 2008 qualcosa dovrebbe essere cambiato.
Prendiamo ora il diario di Granbassi, che in merito alla sua decisione di partire volontario ad aiutare i golpisti scrisse:
“La sento tanto profondamente come una guerra fascista, questa che sono venuto a combattere, sacrificando i miei affetti più cari e abbandonando il mio posto di lavoro!”. Ed ancora: “Gridare il nome del Duce, in faccia a questa trincea comunista, in questa notte di guerra, tanto lontano dalla Patria, è per me una soddisfazione che mi dà un’emozione profonda”.
Come contraltare a queste frasi da militante fascista vengono a volte citate altre parole di Granbassi, rivolte alla famiglia: “Piccoli miei, Fernanda, povera e buona mamma, come ho potuto lasciarvi?” Ma nessuno aggiunge la risposta che lo stesso Granbassi si dà: “Ma la fede è più viva che mai!”, frase che ci restituisce l’immagine del fanatico che ritroveremo in altre espressioni, come “ogni annunzio di azione mi eccita” e “invidio i miei colleghi che sono in trincea”.
Questo l’ideale che spinse Granbassi ad andare in Spagna: combattere i “rossi” e far vincere il fascismo, abbandonando per esso la famiglia e la sua professione di giornalista. In epoca fascista questo era più che sufficiente per intitolargli una via, che il Comune di Trieste gli dedicò nell’ambito dell’eliminazione dalla toponomastica di nomi non “ariani”: infatti il nome di Granbassi “eroe fascista” soppiantò quello dello storico Samuele Romanin, che era troppo “giudeo” per poter essere ricordato in una città fascista, soprattutto dopo l’emanazione delle leggi razziali.
Nell’immediato dopoguerra il Consiglio comunale di Trieste decise di mutare la toponomastica cittadina, per adeguarsi ai nuovi valori democratici che avevano sostituito quelli fascisti. In questo contesto il nome dell’“eroe fascista” Mario Granbassi fu tolto ed il tutto sembrò finire così.
Ma dato che a volte ritornano, alcuni mesi or sono il vicesindaco di Trieste, Gilberto Paris Lippi (più di trent’anni di militanza politica, dal Fronte della Gioventù all’MSI, poi AN, oggi Partito della Libertà) propose di rinnovare a Granbassi l’intitolazione di un pezzo di strada, nella fattispecie una scalinata nel rione di San Vito. Stavolta però non con la motivazione di “eroe fascista”, ma per i suoi “meriti giornalistici”.
Eh sì, perché Granbassi, oltre ad essere un volontario fascista fanatico fu anche un giornalista. Ma fu un buon giornalista, bravo al punto da meritare di essere ricordato in una via?
Vediamo chi era Granbassi prima di andare a morire in Catalogna. Scrive Guido Botteri (su “La Bora”, gennaio 1980):
“Mario Granbassi ha 12 anni quando, anche a Pisino, arriva l’Italia; ha 15 anni al momento della marcia su Roma e ne ha 18 quando si instaura la dittatura. Le tradizioni della famiglia (il padre, un Niederkorn, di ceppo originario del Lussemburgo, è esponente di un irredentismo con vocazioni socialiste) si innestano, e in parte si contraddicono, negli scontri nazionalistici tra italiani e croati, particolarmente aspri al centro dell’Istria. Fascismo e Italia sono intesi come sinonimi”.
Vogliamo qui ricordare che fu proprio nel corso degli “scontri nazionalistici tra italiani e croati” a Pisino che i nazionalisti italiani crearono la delicata poesiola che recita
A Pola xe l’Arena,
La “Foiba” xe a Pisin
che i buta zò in quel fondo
chi ga zerto morbin.
E a chi con zerte storie
Fra i piè ne vegnerà,
Diseghe ciaro e tondo:
Feve più in là, più in là.
Versi che teorizzano la pratica dell’infoibamento per motivi etnici, metodo ideato non dagli “slavi”, come vuole la vulgata corrente, ma dagli irredentisti istriani filo-italiani.
Tornando a Granbassi, è stato detto che la via viene dedicata al giornalista e non al combattente, quindi vediamo la carriera giornalistica di Granbassi. Ventitreenne, nel 1930 era già il conduttore di una rubrica radiofonica dell’Eiar rivolta ai piccoli ascoltatori intitolata “Mastro Remo”; dal 17 maggio 1934 fu redattore di un giornalino omonimo pure dedicato ai bambini. Sui contenuti di questo giornalino leggiamo cosa scrive il Comitato: “Su questi giornali per i fanciulli Granbassi ostentava armi e gagliardetti oltre alla figura del duce. C’erano fucili e baionette, maschere antigas e aquile imperiali”. Ed ancora: “quei bambini, trascinati dal pifferaio, qualche anno più tardi sarebbero stati mentalmente e fisicamente pronti a partire per il fronte con entusiasmo, confidando nella sicura, prossima vittoria, in un’avventura che allora sembrava solo una semplice sfilata con rulli di tamburi e bandiere al vento. (…) In Africa, Russia, Grecia, Albania, nel nome del duce, gli antichi combriccolini- così Granbassi definiva i suoi ascoltatori - partivano maldestramente preparati e con inadeguato equipaggiamento”.
Vedi la riproduzione di una pagina del giornalino ( http://www.nuovaalabarda.org/foto-gallery/files/g16-f1.jpg ), che dimostra chiaramente quali fossero i canoni educativi promossi da Mastro Remo.
Trascriviamo il testo che non è facilmente decifrabile nella copia:
“Il Balilla della Lupa il suo tempo inver non sciupa/di primissimo mattino balza giù dal suo lettino
Ci sia il ghiaccio o ci sia il sole, ci sia quello che si vuole/non trascura un’abbondante bella doccia rinfrescante
Mente sana in corpo ardito, va alla scuola poi spedito/e sui libri con impegno tempra l’animo e l’ingegno
Terminata la lezione, coi compagni in un plotone/mentre rulla l’adunata marcia al passo di parata
Aria e moto a profusione pel Balilla van benone/più non busca raffreddori chi si abitua a restar fuori
Passa il giorno e quando è sera fa il saluto alla bandiera/quindi a casa ratto ratto se ne torna soddisfatto
Qui lo attende la mammina lieta al par di una regina/perché ei cresce forte e bello e più vispo di un fringuello
Il Balilla alfin di gusto dorme il buon sonno del giusto/e già fiero ed esultante sogna quando sarà fante”.
Possiamo a questo punto concordare con Fabio Omero, capogruppo del Partito democratico in Consiglio comunale, che ha detto: “la giunta di centrodestra afferma di voler ricordare il Granbassi giornalista, ma non credo che i suoi meriti in questo campo siano superiori a quelli di Adolf Hitler nella pittura. Dovremo aspettarci prossimamente anche delle vie Hitler?”
Dopo queste proteste, naturalmente, si sono scatenate le risposte (più o meno sgangherate) dei nostri politici locali. Iniziamo dagli amministratori (servizio di Gabriella Ziani sul “Piccolo” del 28/11/08), primo fra tutti il sindaco Roberto Di Piazza, che forse per fugare definitivamente ogni dubbio sul fatto che si voglia dedicare la via ad un fascista piuttosto che ad un giornalista, ha così dichiarato:
“Rispondo in maniera fascista: me ne frego. Una via di nome Granbassi, Tito o Stalin? Me ne frego comunque”.
Invece il vicesindaco Paris Lippi, non sappiamo se ispirato o no dalle parole di Omero, oltre a dare prova di estrema raffinatezza verbale, cerca anche di dirottare la questione su mera polemica:
“Potrei capire se avessi proposto di intitolare una via a Hitler. (…) Questi signori che parlano di libertà e principi hanno mai visto quante lapidi inneggianti ai titini ci sono sul Carso? Perché non si incatenano anche lì e fanno tutto ’sto bordello per Granbassi?”
Già nel corso di un’intervista rilasciata alla Rai regionale Lippi aveva sostenuto che in fin dei conti il regime di Franco non era un regime isolato (ma nel dicembre 1946, ha detto Cossu, l’Onu aveva condannato il regime franchista invitando gli stati a ritirare gli ambasciatori) e che piuttosto sarebbe stato meglio togliere le intitolazioni al IX Korpus jugoslavo che ci sono in Carso. Richiamato su questo particolare dalla giornalista ha precisato che a Sgonico c’è una scuola intitolata al 1° maggio 1945, che quindi celebra gli infoibamenti e che andrebbe tolta.
Ricordiamo che altri “camerati” di partito di Lippi (l’allora parlamentare europeo Gastone Parigi, assieme all’attuale sottosegretario Roberto Menia, a Sergio Dressi e Fulvio Sluga) sono stati anni or sono condannati in primo grado per avere cercato di rimuovere a martellate la lapide suddetta, sotto gli occhi esterrefatti ed impauriti di bambini, genitori ed insegnanti.
Su questo argomento è ritornato anche l’avvocato Paolo Sardos Albertini, presidente della Lega Nazionale: “riterrei doveroso che nessun personaggio trovatosi all’epoca ad approvare questi eccidi (le foibe, n.d.r.) compaia nella toponomastica (…) vedrei la cancellazione della tabella (…) con il nome di Vittorio Vidali” (“Il Piccolo”, 2/12/08).
Ora, noi comprendiamo che ultimamente è tornato di moda incolpare Vidali di svariati crimini (in passato l’assassinio di Trotski, recentemente di essere stato il “grande vecchio” delle BR), però una cosa che sicuramente non gli si può addebitare è una corresponsabilità negli “infoibamenti” del maggio 1945 a Trieste. Vidali ha per questi un alibi di ferro, si trovava in Messico ed è rientrato in città appena nella primavera del 1947; e non ci risulta abbia mai “approvato” alcun eccidio. Inoltre, dato che Sardos sa sicuramente che la via Vidali a Trieste è intitolata al giornalista irredentista Giuseppe Vidali vorremmo capire quale “tabella” dedicata a Vidali vorrebbe cancellare.
Dobbiamo purtroppo inoltre rilevare che taluni esponenti locali hanno dato nuovamente prova di scarsa conoscenza storica, dato che è stato dimostrato che gli “infoibamenti” non furono opera dell’esercito jugoslavo ma si trattò di vendette personali commesse da singoli. Infine, seguendo la logica di Lippi, il IX Korpus jugoslavo era l’esercito di un paese alleato che non è stato isolato e quindi non c’è alcun motivo di togliere lapidi di riferimento ad esso.
Lippi è poi del tutto esplicito chiaro nello spiegare come valuti le sensibilità della parte politica che non vorrebbe la via Granbassi e chi tenga il coltello dalla parte del manico: “Questo vale anche per la sensibilità della mia, e siccome siamo noi la maggioranza in città, noi decidiamo”.
Punto e basta, nonostante il parere contrario della Deputazione di storia patria?
Un fratello di Mario Granbassi, Manlio, fu cronista del “Piccolo” per molti anni e la sua carriera ebbe inizio nell’autunno del 1943, quando firmò una serie di articoli con la sigla P.C. (per mantenere l’incognito) per descrivere i recuperi dalle foibe istriane. Egli era l’unico giornalista accreditato (oggi si direbbe embedded) dai nazisti che operavano i recuperi, coordinati dal maresciallo dei Vigili del Fuoco Arnaldo Harzarich, il quale, cosa molto interessante, quando anni dopo fu interrogato dagli angloamericani rispetto a quanto aveva trovato, fece riferimento per le identificazioni più che non a verbali propri, agli articoli di Granbassi (a volte però le descrizioni di Granbassi sono discordanti dai ricordi personali del maresciallo).
Così ha scritto lo storico Fulvio Salimbeni (tra l’altro aderente al Comitato contro la via Granbassi): “… la serie di articoli di Manlio Granbassi sugli infoibamenti in Istria nell’autunno del 1943, apparsi nel “Piccolo” d’allora e ristampati unitariamente, a cura di Roberto Spazzali, nel n. 1 del 2000 dei “Quaderni Giuliani di storia”, non perché dalla loro riproposta si potessero ricavare dati inediti o finora non adeguatamente valutati, ma per il fatto che essi consentivano di cogliere il modo in cui quei sanguinosi eventi venivano percepiti e presentati, plasmando una certa immagine sia della minaccia incombente sulla popolazione locale sia del nemico, il che rientra in pieno nell\'odierna ottica degli studi sul ruolo della comunicazione di massa nel forgiare e modellare le mentalità collettive”
Dunque una valutazione che fa apparire anche Manlio Granbassi, in linea col fratello maggiore, più come un propagandista che non come un cronista.
Ma se Granbassi è la punta dell’iceberg, teniamo presente che tra le altre proposte abbiamo anche quelle di intitolare il “Molo T” della Sacchetta ad Antonio Marceglia e Spartaco Schergat, “arditi del mare e medaglie d’oro”, leggiamo nelle note ufficiali, ma noi vorremmo aggiungere “militi della X Mas protagonisti di atti di guerra contro l’esercito britannico, nel corso della guerra fascista”. Forse qualcosa è cambiato dal 1940, in termini di ideologie e sentimenti, però queste alzate d’ingegno dei nostri amministratori ci fanno pensare che si stia molto rapidamente tornando a quei tempi.
Dicembre 2008
Subject: Fw: Kosovo’s dirty secret: the background to Germany’s Secret Service affair
Date: Tuesday, December 2, 2008, 5:43 AMSent: Tuesday, December 02, 2008 2:46 AMSubject: CRG: Kosovo’s dirty secret: the background to Germany’s Secret Service affair
... In addition, the country has a government and state apparatus that are notoriously corrupt and are closelylinked with organised crime. According to a report by the Berlin Institute for European Policy, produced lastyear on behalf of the German army, drugs, human trafficking and arms smuggling, theft, robbery and car crimeare the only increasing and profitable sectors of the country’s economy. ...... “The German report is particularly critical of the role of the US, which had obstructed European investigations andwhich had been opened up to political extortion by the existence of secret CIA detention centres in the groundsof Camp Bondsteel in Kosovo,” ...... Whatever the case, one thing the affair of the arrested BND agents has already made clear is that the Germangovernment’s first foreign combat mission in the postwar period—and the enormous sums of money it has pumpedinto Pristina—have helped to establish a regime that Germany’s own secret service regards as a centre for thetrafficking of drugs and women throughout Europe. As Jürgen Roth writes in Weltwoche, the Kosovan-Albanianclans are today “a leading criminal force, in particular in Switzerland, Germany and Italy.” ...Kosovo’s dirty secret: the background to Germany’s Secret Service affairCentre for Research on Globalizationby Peter Schwarz Global Research, December 1, 2008 The arrest of three German secret service agents in Kosovo exposes the sort of society that has been developed with German and American support in this former part of Yugoslavia—one mired in corruption, organised crime and secret service plots.The affair began on November 14, when a bomb exploded outside the office of the European Union special representative, Pieter Feith, in Kosovo’s capital, Pristina. The building was damaged but no one was hurt. Immediately afterward in a neighbouring building, a German man, Andreas J., was observed and questioned by the Kosovan security forces, and unmasked as an agent of Germany’s Bundesnachrichtendienst (BND, Secret Service). This is according to the public prosecutor’s office. German sources, however, claim that Andreas J. only came to the scene four hours after the explosion to take photographs.Normally, such secret service affairs between friendly governments are settled quietly and discreetly, usually by the departure of the unmasked agents. Not so in this case. Last week, the police arrested Andreas J. and two additional BND agents, accusing them of having planted the bomb at the EU’s International Civilian Office (ICO) building.The case has received enormous attention and has led to a diplomatic crisis between Berlin and Pristina. Pictures of those arrested were shown on Kosovan TV and on the front pages of the press, complete with rumours whose source was thought to be the office of Prime Minister Hashim Thaci. It was claimed that the public prosecutor’s office possessed a video showing Andreas J. throwing the explosive device at the ICO building. However, various witnesses who claim to have seen the video say it is not possible to clearly identify anyone on the tape. Thaci, for his part, completely denies any involvement and says the whole affair is a matter for the allegedly independent Kosovan justice system.Speculation has since been rife about the background to the case, but it is doubtful whether it will ever be clarified. Kosovo is a jungle of rival secret services. In this regard, it resembles Berlin before the fall of the Wall. The US, Germany, Britain, Italy and France all have considerable intelligence operations in the country, which work both with and against one another. Moreover, in this country of just 2.1 million inhabitants, some 15,000 NATO soldiers and 1,500 UN police officers are stationed, as well as 400 judges, police officers and security officers belonging to the UN’s EULEX mission.In addition, the country has a government and state apparatus that are notoriously corrupt and are closely linked with organised crime. According to a report by the Berlin Institute for European Policy, produced last year on behalf of the German army, drugs, human trafficking and arms smuggling, theft, robbery and car crime are the only increasing and profitable sectors of the country’s economy. Conservative estimates put the annual monetary turnover of the mafia at approximately €550 million. This represents a quarter of the country’s gross domestic product, which is artificially inflated by enormous international transfers. Kosovo has become a “poly-criminal multifunctional region,” with Kosovo playing an important role, particularly as a transit country for Afghan heroin.The German government has denied any involvement by the three BND agents in the attack on the ICO building and called such accusations “absurd.” And it is indeed difficult to discern a motive for the BND to organise an attack on an institution in which the German government is involved.However, secret service expert Erich Schmidt Eenboom, a long-time observer of the BND, thinks differently. In an interview with Junge Welt he was convinced that the BND agents had committed the attack to increase pressure for a faster transition to full sovereignty in Kosovo. However, he was unable to provide any proof.On the other hand, the question arises why the Thaci government would court an open conflict with Germany, which after the US is the second largest financial backer of Kosovo and ranks among the most important advocates of its independence.Most German commentators describe this as an act of revenge—an interpretation that clearly originates in senior government circles. Over many years, Kosovan politicians, and in particular Prime Minister Thaci, have been angered by the BND’s criticisms linking high-ranking politicians with organised crime, contrary to the position taken by the CIA.One bone of contention was a 67-page BND analysis about organized crime in Kosovo, produced in February 2005, and reported by Frankfurt journalist Jürgen Roth the same year in Weltwoche. The report accuses Ramush Haradinaj (head of government from December 2004 to March 2005), Hashim Thaci (prime minister since January 2008) and Xhavit Haliti, who sits in the parliament presidium, of being deeply implicated in the drugs trade.According to the BND report, “Regarding the key players (e.g., Haliti, Thaci, Haradinaj), there exists the closest ties between politics, business and internationally operating OC [organized crime] structures in Kosovo. The criminal networks behind this are encouraging political instability. They have no interest in building a functioning state, which could impair their flourishing trade.”Thaci is one of the founders of the Kosovo Liberation Army (KLA) and in 1999 led the Albanian delegation to the Rambouillet conference, which established the pretext for the NATO war against Yugoslavia. At this time, according to the BND report, Thaci controlled a criminal network “active throughout Kosovo.” In 2001, the report claims, “there were direct contacts with the Czech and Albanian mafia.” In October 2003, Thaci was “closely linked to extensive drugs and arms trafficking” with a clan that was also accused of money laundering and extortion.The BND report says of Haradinaj: “The structures around Ramush Haradinaj, based on family clans in the area of Decani, are engaged in the entire spectrum of criminal, political and military activities, which substantially influence security conditions throughout Kosovo. The group consists of approximately 100 members and is active in smuggling arms and drugs and in the illegal trade of goods liable to customs duty. In addition, it controls local government organs.”In December 2004, Haradinaj, who was considered a protégé of the US, became prime minister of Kosovo. However, he had to resign in March 2005 because the International Criminal Tribunal for the former Yugoslavia indicted him for crimes against humanity. Among other things, he was accused of the forceful abduction of civilians, kidnapping, unlawful detention, torture, murder and rape. He was acquitted in April 2008 for lack of evidence, after nine out of ten prosecution witnesses died violently and the tenth withdrew his statement after narrowly escaping an assassination attempt.The Berlin Institute for European Policy report cited above also repeats the accusations against Thaci. Real power in Kosovo lays with 15 to 20 family clans who control “almost all substantial key social positions” and are “closely linked to prominent political decision makers,” the report states.Weltwoche summarises the results of the study, saying, “The current Prime Minister Hashim Thaci is specifically incriminated.” It goes on, “‘Keyplayers’ like Thaci are responsible for ‘the close links between politics, business and internationally operating mafia structures.’ The political recognition accorded Thaci and other representatives of the Kosovo Liberation Army has given former terrorists a previously unsurpassed authority. Former criminals have won a reputation as politicians abroad, and enjoy parliamentary immunity at home, and the protection of international law abroad. This enables them to operate largely unchallenged in Kosovo and to put pressure on political opponents with the help of—officially forbidden—party secret service operations.”In the meantime, the influence of the mafia gangs extends to the staff of NATO’s KFOR peacekeeping force and UNMIK (United Nations Mission in Kosovo). According to Weltwoche, UNMIK is also jointly responsible “for Kosovo becoming a ‘centre of the international trafficking of women,’ particularly young and under-age prostitutes. In some estimated 104 brothels, which are mostly situated on the outskirts of town by a gas station, the ‘international’ customers are among the best. High demand has made a ‘significant contribution to the growing local trafficking structures.’ In the past, several secret internment camps for women were established.”It is interesting that the report by the Berlin Institute for European Policy also refers to substantial tensions between German and American bodies. “The German report is particular critical of the role of the US, which had obstructed European investigations and which had been opened up to political extortion by the existence of secret CIA detention centres in the grounds of Camp Bondsteel in Kosovo,” writes Weltwoche. “Doubts are growing about the American methods and also as a result of the ‘serious’ description of a high-ranking German UN police officer that the main task of UNMIK’s second in command, American Steve Schook, is ‘to get drunk with Ramush Haradinaj once a week’.”These tensions have obviously grown considerably, with several articles suggesting that the CIA could have played a role in the arrest of the three BND agents.There are also still further hypotheses as to why Pristina became involved in an open conflict with Berlin. One concerns the European Union’s EULEX mission, to be expanded by the end of the year from 400 to 1,900 legal and police officers to replace UNMIK and develop Kosovo’s legal structures.On the one hand, this disrupts the affairs of the criminal clans, which have largely been able to function undisturbed since the completely overworked judicial system faces a backlog of approximately 40,000 legal cases. On the other hand, in order for the European Union to obtain a UN mandate for EULEX, the EU has agreed with Belgrade that the authorities in Pristina will have no control over the police and courts in the Serbian inhabited Kosovo north. Pristina sees this as a first step towards the secession of these areas and therefore rejects the agreement.Another theory reasons that Pristina is really only interested in BND agent Robert Z., one of the three arrested, whom it claims was implicated in the murder of KLA commander Ekrem Rexha in 2000.Whatever the case, one thing the affair of the arrested BND agents has already made clear is that the German government’s first foreign combat mission in the postwar period—and the enormous sums of money it has pumped into Pristina—have helped to establish a regime that Germany’s own secret service regards as a centre for the trafficking of drugs and women throughout Europe. As Jürgen Roth writes in Weltwoche, the Kosovan-Albanian clans are today “a leading criminal force, in particular in Switzerland, Germany and Italy.”In turn, this organized criminality serves German Interior Minister Wolfgang Schäuble as a pretext to curtail fundamental democratic rights and to demand new powers for the police and secret service.Germany’s Green Party bears a special responsibility for this development, justifying the return of German imperialism to the Balkans with clichés about human rights and self-determination. In reality, it is a case of economic interests and geopolitical power. The result is a completely ruined society, in which criminal and corrupt elements set the tone.
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