Informazione

In questa puntata si parla di: bancarotta Agrokor, nome della Macedonia, battaglia dei monumenti, Spagna contro Kosovo, 25 Aprile...

Jugocoord Onlus è tra i promotori delle iniziative in programma per la Festa della Liberazione 2018 a L'Aquila

Inizio messaggio inoltrato:

Da: Partigiani jugoslavi nella Resistenza italiana <partigiani7maggio @ tiscali.it>
Oggetto: Il nostro 25 Aprile
Data: 24 aprile 2018 11:43:42 CEST

View this email in your browser
In occasione di questa Festa della Liberazione il nostro pensiero va innanzitutto alle località dell'Appennino centrale flagellate dagli eventi naturali degli anni recenti, che tuttora soffrono i ritardi e le incongruenze della ricostruzione ove non addirittura la persistenza dello sciame sismico.
Un po' di sollievo per queste terre è dato adesso dal bel tempo, che le rende meta di numerosi visitatori i quali contribuiscono così alla ripresa delle attività economiche e sociali. Questo però non basta a contrastare l'oblio che pesa sulle vicende della lotta partigiana in quelle aree e in particolare sulla presenza di combattenti jugoslavi e di altre nazionalità al fianco degli italiani nel 1943-1944.

Norcia, ad esempio, migliaia di visitatori non sospettano nemmeno che la lapide che si intravede in fotografia, collocata pochi metri oltre le recinzioni della "zona rossa", possa avere qualcosa a che fare addirittura con una Repubblica Partigiana - la prima della Resistenza italiana.

 
In controtendenza è L'Aquila dove, nell'ambito dei festeggiamenti per la Liberazione, gli jugoslavi combattenti verranno ricordati esplicitamente.
Al Liceo Classico è inaugurato un Giardino dei Giusti, al cui interno una pianta è dedicata ad Amalia Agnelli che ospitò Panto Ćemović prima che questi venisse catturato e poi ucciso. Uno specifico omaggio sarà reso a questo martire il 25 Aprile a partire dalle ore 11 nel Cimitero monumentale cittadino presso la sua tomba – vuota, a seguito del trasferimento della salma nel Sacrario di Sansepolcro, ma preservata per il suo valore simbolico. Sulla vicenda di Ćemović si veda l'approfondimento a cura di Riccardo Lolli (che ringraziamo anche per queste segnalazioni). 
Alle ore 12 a Casale Cappelli, teatro di un epico scontro il 5 maggio 1944 tra nazifascisti e partigiani tra i quali Dušan Radonjić e Nikola Basekić, si renderà omaggio a Giovanni Vicenzo, caduto in quella occasione.
Nell'ambito della mostra fotografica allestita a cura dell'ANPPIA nel Parco del Castello (a partire dalle ore 16) un pannello sarà dedicato agli jugoslavi resistenti in città
Sull'imperativo della salvaguardia della memoria storica della Resistenza nell'Appennino afflitto dagli eventi naturali e dall'incuria degli uomini segnaliamo il bell'articolo "Il luogo del sacro che ci rimane" apparso su Patria Indipendente, periodico ANPI, e ricordiamo la nostra campagna "Rete della Memoria e dell'Amicizia per l'Appennino centrale". Si può contribuire a quest'ultima con il semplice gesto di destinare il 5 per mille a Jugocoord Onlus, la associazione cui ci appoggiamo per il finanziamento degli interventi di ripristino e valorizzazione in programma: è sufficiente compilare lo spazio riservato al cinque per mille sulle dichiarazioni dei redditi (CUD, 730, Unico) nel seguente modo:
    • apporre la propria firma nel riquadro “Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale ...” eccetera;
    • riportare il codice fiscale di Jugocoord - 97479800589 - nello spazio collocato subito sotto la firma.

Grazie per il vostro aiuto. Buona Liberazione.

 
=== * ===  I PARTIGIANI JUGOSLAVI NELLA RESISTENZA ITALIANA Storie e memorie di una vicenda ignorata  Roma, Odradek, 2011 pp.348 - euro 23,00  Per informazioni sul libro si vedano: Il sito internet: http://www.partigianijugoslavi.it La scheda del libro sul sito di Odradek: http://www.odradek.it/Schedelibri/partigianijugoslavi.html La pagina Facebook: http://www.facebook.com/partigianijugoslavi.it  Ordina il libro: http://www.odradek.it/html/ordinazione.html  === * ===

Copyright © 2016 I partigiani jugoslavi nella Resistenza italiana, All rights reserved.
Questa è la lista di contatti in lingua italiana degli Autori del libro. Altre info: http://www.partigianijugoslavi.it

Our mailing address is:
I partigiani jugoslavi nella Resistenza italiana
c/o JUGOCOORD ONLUS, C.P. 13114 (Uff. Roma 4)
Rome, Rm  00100



(english / italiano)

ANPI e FIR sul neonazismo in Ucraina

1) Roma, 2/5: L'ANPI nel 4° anniversario della strage neonazista di Odessa
2) Le prese di posizione di ANPI e FIR (2015–2018) / FIR Declarations on the Situation in Ukraine/Donbass (2015)


Si vedano anche:

Sulla strage di Odessa

Sul libro "DONBASS - i neri fili della memoria rimossa" di Silvio Marconi



=== 1 ===

Roma, 2 maggio 2018 
alle ore 17:30 presso la Casa della Memoria e della Storia, Via San Francesco di Sales 5

Nel 4° anniversario della strage neonazista di Odessa

Niente sarà dimenticato, nessuno sarà dimenticato

Fabrizio De Sanctis (ANPI Roma)
Giovanni Russo Spena (PRC)
Silvio Marconi (autore di "Donbass. I fili neri della memoria rimossa")
Michele Azzola (CGIL)
Rete degli Studenti di Roma e Lazio
Banda Bassotti – Carovana Antifascista
aderisce il Comitato Romano Donbass Antinazista



=== 2 ===


... E allora ecco che può succedere che governi europei come  in cui comunque le regole democratiche vigono, possano tranquillamente intrattenere relazioni (...) con Paesi come la Polonia, l’Ungheria, in cui vengono soppresse libertà democratiche fondamentali, intrattenere relazioni con quella Ucraina che ha nel proprio governo dei dichiarati filo-nazisti e che addirittura in queste settimane, in questi mesi, sta erigendo a eroi nazionali dei nazisti. No. Bisogna cambiare strada. Bisogna alzare forte la nostra voce contro questa situazione. E lo facciamo. E lo faremo.

Carla Nespolo, Presidente nazionale ANPI, 5 novembre 2017 
(dalla Relazione al Consiglio nazionale di Chianciano: http://www.anpi.it/media/uploads/files/2017/11/consiglio_2017_nespolo.pdf )


--- Le precedenti prese di posizione di ANPI e FIR (Federazione Internazionale dei Resistenti, cui aderisce anche l'ANPI per l'Italia), in ordine cronologico inverso:


OdG approvato al Congresso Provinciale dell'ANPI di Roma (12-15 maggio 2016) sulla questione dell'Ucraina:
"L’ANPI denuncia che nel cuore dell’Europa non solo si assiste al rifiorire di ideologie ed organizzazioni ispirate al nazifascismo, ma anche alla realizzazione, da parte delle Istituzioni, di pratiche di discriminazione, razzismo, violenza direttamente collegate a tali ispirazioni o simili ad esse. In particolare, ci si riferisce alle discriminazioni (compresa la negazione del diritto al voto) in atto contro i cittadini di origine etnico-linguistica russa ed all’esaltazione dei collaborazionisti coi nazifascisti nei Paesi Baltici, alla distruzione dei monumenti commemorativi dei caduti nella guerra antinazifascista in Polonia, Ucraina e Paesi Baltici, e soprattutto all’insieme delle azioni delle forze al potere a Kiev: in questo caso, alla messa fuorilegge del Partito Comunista, alla distruzione dei simboli della lotta antifascista, alla integrazione nelle forze militari di reparti esplicitamente neonazisti, alla esaltazione come eroi dei collaborazionisti coi nazisti nella Seconda Guerra Mondiale si aggiungono gli atti di guerra contro le genti del Donbass, con bombardamenti di case, scuole, ospedali, e le stragi neonaziste come quella di Odessa del 2 maggio 2014.
L’ANPI chiama i suoi aderenti e tutti gli antifascisti italiani a realizzare in tutte le forme democratiche una concreta solidarietà con gli antifascisti che in quei Paesi lottano contro simili orrori e contro la complicità oggettiva di chi, nella UE ed in generale in Occidente, appoggia, sostiene, finanzia i loro autori e ne tace il pericoloso legame con il nazifascismo"
(fonte: Silvio Marconi)

---


La Federazione Internazionale dei Resistenti sulla situazione in Ucraina

20 Marzo 2015

da www.fir.at | Traduzione di Marx21.it

La Federazione Internazionale dei Resistenti (FIR) (link), l'organizzazione che raccoglie le associazioni europee degli ex combattenti delle formazioni partigiane impegnate nella lotta contro il nazifascismo (a cui aderisce anche l'ANPI) ha diffuso una dichiarazione dopo la sigla degli ultimi accordi di Minsk per un regolamento pacifico del conflitto nel Donbass

La Federazione Internazionale dei Resistenti, in quanto organizzazione che raggruppa le organizzazioni degli ex partigiani e combattenti della coalizione anti-hitleriana, dei perseguitati dal regime nazista con le proprie famiglie, nonché degli antifascisti di oggi, in qualità di “Ambasciatore di pace” delle Nazioni Unite di fronte alla situazione attuale in Ucraina si vede costretta a diffondere la seguente dichiarazione:
Chiediamo la protezione di tutte le persone in questo paese, che la cessazione del fuoco annunciata venga rispettata da tutte le parti.
Sosteniamo gli accordi di Minsk e ci aspettiamo che su tale base siano portate avanti serie trattative politiche riguardanti la vita, l'autonomia e i diritti di libertà di tutti gli abitanti di questo paese.
Consideriamo la vendita delle armi e le altre interferenze esterne come tentativi di estendere la guerra civile e il confronto militare a spese del popolo.
Sosteniamo la risoluzione proposta dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU, che rende responsabile la comunità mondiale nel processo di pace.
In particolare, ci aspettiamo che l'Unione Europea, schierandosi contro inutili sanzioni, svolga un ruolo costruttivo di pace, basato sulla parità di livello in Ucraina e sul rifiuto delle forze nazionaliste e neo-fasciste in Ucraina piuttosto che sul sostegno a queste.

---


Declaration for Minsk II – treatment

1. März 2015 

The International Federation of Resistance Fighters (FIR) as an umbrella organization of former partisans and fighters of the anti-Hitler coalition, persecuted by the Nazi regime and their families as well as today’s anti-fascists and as “Ambassador of Peace” by the United Nations facing the current situation in Ukraine sees itself forced to the following statement:
We call for the protection of all people in this country, that the announced cease-fire is maintained from all sides.
We support the Minsk agreements and expect that on this basis will be maintained serious political talks about life, the autonomy and freedom rights of all inhabitants of this country.
We see in arms sales and other external interference attempts to extend the civil war and the military confrontation at the expense of the people.
We support the proposed resolution to the UN Security Council, which takes the world community in the responsibility for the peace process.
Particular, we expect the EU to play a peace-building role by advocating against useless sanctions and supporting peace talks based on equal level in Ukraine as well as rejecting nationalist and neo-fascist forces in the Ukraine rather than supporting these.

---

FERMARELA GUERRA IN UCRAINA SUBITO! NESSUNA TOLLERANZA PER LE FORZE NAZIFASCISTE! / International Federation of Resistance Fighters (FIR): STOP THE WAR IN UKRAINE NOW! NO TOLERANCE FOR NEO-FASCIST FORCES! (FIR, settembre 2014)


In questa puntata si parla di: Siria, Montenegro, rapporti Croazia-Slovenia-Serbia...

(srpskohrvatski / italiano)

Altre iniziative segnalate

1) Cesena OGGI 17/4: La guerra sporca di Mussolini
2) Viterbo 19/4: Inaugurazione della sede ANPI e spettacolo teatrale DRUG GOJKO 
3) Fogliano (GO) 19/4–5/5: Quando morì mio padre. Disegni e testimonianze di bambini dai campi di concentramento italiani al confine orientale
4)  Zagreb 26.4.: Tko je Karl Marx?


=== 1 ===

Cesena, martedì 17 Aprile 2018
alle pre 21.00 presso: Circolo Magazzino Parallelo, Via Genova 70 

Le atrocità del fascismo che la Repubblica “antifascista” non ama raccontare...

«So che a casa vostra siete dei buoni padri di famiglia, ma qui voi non sarete mai abbastanza ladri, assassini e stupratori» (Benito Mussolini ai soldati della Seconda Armata in Dalmazia, 1943).

Proiezione del documentario:

“La guerra sporca di Mussolini”

Titolo inglese: Mussolini's Dirty War 
Anno: 2008 
Durata: 52' 
Regista: Giovanni Donfrancesco http://www.italiandoc.it/area/public/wid/UCCU/scheda.htm
Producer: Gioia Avvantaggiato http://www.italiandoc.it/area/public/wid/UUUD/scheda.htm
Società di produzione: GA&A Productions srl http://www.italiandoc.it/area/public/wid/UUUU/scheda.htm

Sinossi:
16 febbraio 1943. L'esercito italiano massacra 150 contadini inermi a Domenikon, un villaggio alle pendici del monte Olimpo, in Grecia. Più di sessant'anni dopo, Stathis Psomiadis cerca di ricostruire la storia della strage in cui perse la vita suo nonno e ottenere giustizia. Le ricerche della professoressa Santarelli, della New York University, svelano come quello di Domenikon sia stato soltanto il primo di una lunga catena di massacri. Attraverso una vicenda apparentemente locale, il documentario apre uno squarcio su una inedita e ampia strategia di guerra ai civili, che il fascismo italiano ha condotto durante le sue guerre di espansione, non solo in Grecia ma anche in Jugoslavia e nelle colonie d'Africa. Dalla fine degli anni Venti alla caduta di Mussolini, l'esercito italiano deporta, tortura e assassina decine di migliaia di civili. Degli oltre 1500 Italiani denunciati alla Commissione delle Nazioni Unite per i Crimini di Guerra, nessuno verrà mai estradato e condannato. Stati Uniti e Gran Bretagna, muovendosi ormai nella prospettiva della Guerra Fredda, caldeggiano l'insabbiamento dei processi.

Perchè la Repubblica “antifascista” continua ad occultare le atrocità del fascismo italiano sui popolo aggrediti?

L'impressione è che non si voglia procedere ad un superamento definitivo del mito degli "italiani brava gente" per finalità diverse dal passato, ma sempre connesse al ruolo internazionale dell'Italia. Dal 1991 (prima guerra all'Iraq) ad oggi, si sono moltiplicate le imprese militari in cui è coinvolto il nostro paese, uno dei più presenti, con i suoi soldati, nei cosiddetti "scenari di crisi". 
Questa politica estera, sostanzialmente aggressiva, ha trovato il consenso di larga parte del quadro politico, dalla destra alla sinistra ufficiale. A determinarla, è senz'altro il vincolo che lega l'Italia all'Alleanza Atlantica ed al blocco dei paesi occidentali in generale. Ma non solo. Sarebbe errato trascurare la spinta che, in questa direzione, viene data da rilevanti settori del capitalismo italiano, interessati a partecipare alla spartizione delle risorse dei paesi occupati militarmente. 
Ora, su queste vicende in Italia non vi è né un'adeguata informazione né un serio dibattito pubblico. Questi elementi vengono deliberatamente ignorati dai principali media, interessati a dipingere le missioni militari all'estero come operazioni umanitarie, sostanzialmente inoffensive e dedite ad assistere le popolazioni locali. 
E’ evidente: se in questo paese vi fosse stato un dibattito reale sulle guerre del passato, se i crimini commessi in altre fasi storiche avessero un maggiore posto nella coscienza collettiva, un'opera di mistificazione come l'attuale sarebbe senz'altro più difficile. 
E' per questo che l'ormai imponente documentazione prodotta in questi anni su pagine storiche ingloriose continua ad avere poco spazio sui media. Il nostro compito, dunque, è quello di creare sempre maggiori occasioni di discussione attorno a documentari come quello realizzato da Donfrancesco. Nella consapevolezza che non si tratta solo di un atto dovuto nei confronti delle popolazioni aggredite in passato, ma anche di un contributo alla discussione sulla politica estera portata avanti in questa fase storica. Perché giorno dopo giorno ci appaiono sempre più evidenti le consonanze fra la retorica odierna sui soldati italiani "difensori della libertà" e quella passata che li dipingeva come "portatori di civiltà" . Il fine ultimo è quello di rilegittimare la guerra interna ed esterna, sopratutto fra le giovani generazioni, perchè è ritornata ad essere una opzione , non più tanto remota, come strumento di risoluzione della crisi strutturale del capitalismo.

Assemblea antifascista Cesena


=== 2 ===


Viterbo, giovedì 19 aprile 2018
alle ore 17 in Via Sacchi 5

INAUGURAZIONE DELLA SEDE ANPI Comitato provinciale di Viterbo

a seguire 
DRUG GOJKO 
spettacolo teatrale di e con Pietro Benedetti
sulla figura di Nello Marignoli, partigiano italiano in Jugoslavia cui è intitolata la sede ANPI provinciale di Viterbo
(scheda dello spettacolo: https://www.cnj.it/CULTURA/druggojko.htm )


=== 3 ===

Fogliano (GO),  giovedì 19 aprile 

alle 17.30 presso la sala conferenze della Biblioteca Comunale, Via Madonnina 4


Centro Isontino di Ricerca “Leopoldo Gasparini”
Comune di Fogliano Redipuglia
ANPI/VZPI Sezione di Fogliano Redipuglia

In occasione dei festeggiamenti del 25 aprile – Giorno della Liberazione

Inaugurazione della mostra

“Quando morì mio padre. Disegni e testimonianze di bambini dai campi di concentramento italiani al confine orientale”

di Metka Gombač, Boris M. Gombač, Dario Mattiussi
Letture di Lucia German

*** LA MOSTRA RIMARRÀ APERTA DAL 22 APRILE AL 5 MAGGIO 2018 ***
Lunedì e Mercoledì dalle 16.00 alle 19.00, Giovedì e Venerdì dalle 9.30 alle 12.30
INGRESSO LIBERO


=== 4 ===

[Chi è Karl Marx? Iniziativa a Zagabria]


Zagreb, 26. travnja 2018. 
u 17 sati u prostoru Tribine grada 

Socijalistička radnička partija Hrvatske 
i ZUABA Zagreba i Zagrebačke županije
pozivaju na tribinu

Tko je Karl Marx?

Govore Anja Grgurinović
Karlo Jurak
Nikola Tomašegović
Moderira Vesna Konigsknecht





Torino sabato 21 aprile 2018

alle ore 10:30 presso il POLO DEL ‘900 – Sala didattica di Palazzo San Daniele, Via del Carmine 14

A.N.P.P.I.A..
In collaborazione con il Comitato di Coordinamento Regionale ANPI Piemonte – ANED – Ass. Naz. del Libero Pensiero G. Bruno,

Presenta,
nell’ambito delle celebrazioni del 25 aprile,
il libro di Davide Conti

“Gli uomini di Mussolini”

in cui l'Autore sulla base di documenti dell'Archivio di Stato descrive la carriera, nella Repubblica italiana fondata sulla Resistenza, di alcuni uomini di Mussolini coinvolti nelle cosiddette stragi di Stato.

Ne discutono con l’autore 

Chiara Acciarini (ANED nazionale)

Fulvio Grandinetti (ANPI Grugliasco)

Presiede e modera Bruno Segre ANPPIA



Ancora la continuità dello Stato italiano tra fascismo e repubblica: un libro di Davide Conti



Davide Conti: Gli uomini di Mussolini. Prefetti, questori e criminali di guerra dal fascismo alla Repubblica italiana, Einaudi

Risvolto
Alla fine della Seconda guerra mondiale molti tra i piú alti vertici militari delle Forze armate italiane avrebbero dovuto rispondere di crimini di guerra. Nessuno venne mai processato in Italia e all'estero. A salvarli furono gli equilibri della Guerra fredda e il decisivo appoggio degli alleati occidentali grazie a cui l'Italia eluse ogni forma di sanzione per i suoi militari. Diversi di loro furono reintegrati negli apparati dello Stato come questori, prefetti, responsabili dei servizi segreti e ministri della Repubblica e coinvolti nei principali eventi del dopoguerra: il referendum del 2 giugno; la strage di Portella della Ginestra; la riorganizzazione degli apparati di forza anticomunisti e la nascita dei gruppi coinvolti nel «golpe Borghese» e nel «golpe Sogno» del 1970 e 1974. Il loro reinserimento diede corpo a quella «continuità dello Stato» che rappresentò una pesante ipoteca sulla storia repubblicana. Attraverso documenti inediti, Conti ricostruisce vicende personali, profili militari, provvedimenti di grazia e nuove carriere nell'Italia democratica di alcuni dei principali funzionari del regime di Mussolini.

Nel corso degli ultimi anni la storiografia si è occupata approfonditamente dei crimini di guerra italiani all'estero durante il secondo conflitto mondiale e delle ragioni storiche e politiche che resero possibile una sostanziale impunità per i responsabili. Meno indagati sono stati i destini, le carriere e le funzioni svolte dai «presunti» (in quanto mai processati e perciò giuridicamente non ascrivibili nella categoria dei «colpevoli») criminali di guerra nella Repubblica democratica e antifascista. Le biografie pubbliche dei militari italiani qui rappresentate sono connesse da una comune provenienza: tutti operarono, con funzioni di alto profilo, in seno all'esercito o agli apparati di forza del fascismo nel quadro della disposizione della politica imperiale del regime, prima e durante la Seconda guerra mondiale. La gran parte di loro venne accusata, al termine del conflitto, da Jugoslavia, Grecia, Albania, Francia e dagli angloamericani, di crimini di guerra. Nessuno venne mai processato in Italia o epurato, nessuno fu mai estradato all'estero o giudicato da tribunali internazionali, tutti furono reinseriti negli apparati dello Stato postfascista con ruoli di primo piano. Le loro biografie dunque rappresentano esempi significativi del complessivo processo di continuità dello Stato caratterizzato dalla reimmissione nei gangli istituzionali di un personale politico e militare non solo organico al Ventennio ma il cui nome, nella maggior parte dei casi, figurava nelle liste dei criminali di guerra delle Nazioni Unite.

Leggi anche qui


Una nuova Repubblica inquinata da presenze fasciste 
Storia del Novecento. Il volume di Davide Conti «Gli uomini di Mussolini. Prefetti, questori e criminali di guerra dal fascismo alla Repubblica italiana», attraverso una ricca ricerca di archivio ricostruisce le carriere di personaggi «rimossi» e mai epurati, che si sono reinventati identità pubbliche in democrazia 

Chiara Giorgi Manifesto 11.4.2017

Il volume di Davide Conti (Gli uomini di Mussolini. Prefetti, questori e criminali di guerra dal fascismo alla Repubblica italiana, Einaudi, pp.271, euro 30) torna a interrogare uno dei passaggi storici più appassionanti e controversi della storia italiana, così come a riattualizzare uno dei motivi «classici» della storiografia della seconda metà del secolo scorso. 
Attraverso una ricca ricerca archivistica, il libro ricostruisce le meno note carriere e funzioni svolte dai «presunti» (in quanto mai processati) «criminali di guerra» nel neonato contesto democratico. Si tratta di uomini che, organici al fascismo e operanti in seno alle sue strutture più repressive, non solo non vennero sottoposti a processo o epurati o estradati, ma soprattutto vennero reinseriti negli apparati dello Stato postfascista, diventando questori, prefetti, capi dei servizi segreti, ministri della nuova Repubblica. 
Le biografie prese in esame consentono di illuminare alcuni dei nodi più significativi della storia dell’immediato secondo dopoguerra e al contempo gettano una luce tanto inquietante, quanto significativa sulle vicende coeve e seguenti (dalla strage di Portella della Ginestra, alla riorganizzazione in senso anticomunista dei corpi di pubblica sicurezza tra la fine degli anni Quaranta e il decennio successivo, alle varie misure di sorveglianza e ordine pubblico adottate contro il movimento operaio e sfociate «nella repressione brutale e luttuosa dei conflitti sociali», ai golpe dei primi anni Settanta).
Sono dunque le vicissitudini di questo personale politico e militare a essere esemplificative, per quanto di certo non in modo assoluto e univoco, degli esiti «della transizione italiana sul piano della continuità degli apparati di forza dello Stato». 
La chiave di lettura utilizzata e suffragata da un prezioso materiale documentario è infatti quella ruotante attorno al paradigma della continuità dello Stato. E, non a caso, è uno dei memorabili lasciti di Claudio Pavone a essere posto in esergo del volume. Scriveva questi nel 1974: «La fascistizzazione dell’apparato burocratico non fu dunque» di parata, dal momento che «il fascismo, come forma storicamente sperimentata di potere borghese, non si esaurisce nei quadri del partito fascista, ma è un sistema di dominio di classe in cui proprio gli apparati amministrativi tradizionalmente autoritari hanno parte rilevante. Di parata va piuttosto definita, dato il fallimento dell’epurazione, la democratizzazione post-resistenziale». 
Da qui prende le mosse la ricostruzione di Conti, non trascurando l’importante contributo degli studi che da anni si concentrano sul fallimento del processo epurativo italiano, sul congelamento di alcuni istituti innovativi repubblicani, sul permanere di una certa cultura istituzionale (al pari della legislazione fascista) e contemporaneamente soffermandosi sui caratteri originali della «nazione repubblicana», sulle questioni di fondo relative al nesso nazionale-internazionale. 
Molto ampie sono le problematiche che riemergono. Innanzitutto, metodologicamente, torna a dimostrarsi produttivo lo studio di singoli percorsi biografici letti come manifestazione di quel più complessivo processo «caratterizzato dalla reimmissione e dal reimpiego nei gangli istituzionali di un personale» organico al Ventennio. A nulla valse infatti per questi uomini l’essere inseriti nelle liste «War Crimes» delle Nazioni Unite, dinnanzi alla scelta di far passare una linea basata sulla ragion di Stato, sul presunto supremo interesse nazionale o, come fu per i funzionari coloniali, sui valori della neutralità dell’amministrazione e sul principio della obbedienza gerarchica, invocati come giustificazione di comportamenti individuali specifici, peraltro a dispetto di quello che sarebbe stato il monito arendtiano sulla «banalità del male».
C’è di più, accanto alla ricostruzione di queste vicende personali e professionali (di cui quella del noto generale Roatta sembra essere l’epilogo più emblematico), Conti ripropone all’attenzione del pubblico una lettura ben consapevole e generale del contesto internazionale, politico e sociale dell’Italia di quel decisivo passaggio storico. Ne esce confermata la centralità degli equilibri internazionali, ovvero l’appartenenza all’area occidentale come legittimazione sia del permanere di determinati gruppi di comando (si pensi all’intreccio tra Democrazia cristiana e Stato), sia del rafforzamento delle classi dominanti, sia del mantenimento di rapporti sociali e di produzione dati. 
A lungo si è parlato per il caso italiano della prevalenza di un «modello militarizzato» volto a riprodurre le contrapposizioni internazionali, a depotenziare le istanze innovative provenienti a più livelli e presenti in molti principi della Costituzione, ad allontanare il pericolo di condizionamenti da parte di forze sociali organizzate. Modello peraltro capace di saldare determinate scelte fatte sul piano economico (l’opzione liberista nel permanere di una struttura di capitalismo di Stato) con la natura autoritaria dell’assetto politico (nella stessa forma assunta dalla «democrazia protetta»). Il contrasto che si diede tra amministrazione e politica democratica attesta quella che l’autore rievoca come la profonda rottura tra Stato e Resistenza. Piuttosto che con l’eredità del fascismo, cesura vi fu con le idee, l’orizzonte simbolico e l’ampio lascito resistenziale. 
Sempre più studi negli ultimi anni hanno approfondito il contesto della transizione tra fascismo e Repubblica, i soggetti coinvolti e le complesse dinamiche. Le categorie interpretative sono andate in tal senso arricchendosi, sotto il profilo economico, sociale, politico e giuridico. Punto fermo resta, tuttavia, la fecondità di ricerche come questa in grado di intrecciare la ricostruzione di singole vicende (biografiche e istituzionali) con l’analisi dei rapporti sociali (di classe).
Così come resta necessaria un’analisi storica volta a individuare i punti di tensione tra l’elemento formale (la stessa riorganizzazione dello Stato) e quello materiale (in relazione alle lotte dei soggetti in carne e ossa). Letture come queste mostrano come sia fondamentale, oggi più che mai, un progetto di reinvenzione della democrazia a partire dal potenziale trasformativo del conflitto/i e da pratiche politiche capaci di sfidare l’ordine costituito.



(italiano / english / srpskohrvatski)

Europske r&k partije o imperijalističkom napadu na Siriju

1) Sastanak europskih radničkih i komunističkih partija (SRP) / Statement of the Communist and Workers Parties of Europe condemning the escalation of the imperialist aggressiveness in Syria
2) I partiti comunisti europei condannano l’aggressione imperialista contro la Siria (Bruxelles, 11.4.2018)
3) Imperijalistički napad na Siriju (SRP)


=== 1 ===


Sastanak europskih radničkih i komunističkih partija

U Bruxellesu je 11. 4. 2018. u zgradi Europskog parlamenta održan sastanak europskih radničkih i komunističkih partija u organizaciji delegacije Grčke komunističke partije u Europskom parlamentu. Tema sastanka bila je klasno orijentirana politička borba i suradnja sa sindikatima. Sudjelovala su 32 izlagača iz 27 zemalja: Austrija, Belgija, Bugarska, Velika Britanija, Hrvatska, Cipar, Finska, Francuska, Njemačka, Grčka, Mađarska, Irska, Italija, Latvija, Luksemburg, Norveška, Nizozemska, Poljska, Portugal, Rumunjska, Rusija, Srbija, Španjolska, Švedska, Švicarska, Turska i Ukrajina.

Socijalističku radničku partiju je predstavljala Vesna Konigsknecht. Naše izlaganje možete pročitati ovdje.

Suradnja Socijalističke radničke partije sa sindikatima u cilju jačanja klasne svijesti radnika, posebno mladih

 

Proces raspada SFRJ i osamostaljenja bivših republika u zasebne države obilježen je bujanjem nacionalizma i šovinizma. Proces osamostaljenja je završen, Hrvatska je međunarodno priznata država, članica UN-a i EU, nitko nas ne osporava niti ugrožava, ali dominacija nacionalnog i nacionalističkog ne prestaje, nego se namjerno održava. Time se pokušava spriječiti govor o klasnom karakteru našeg društva.. Zahvaljujući dominaciji nacionalnog nad klasnim, hrvatski radnici nisu svjesni da su klasa. Razvijanje klasne svijesti je prioritet kojem SRP posvećuje punu pažnju.

Počeli smo prije dvije godine projektom izrade Radničkog leksikona u kojem izraze s kojima se radnici susreću objašnjavamo iz perspektive interesa radničke klase. Cilj nije naš doprinos leksikografiji nego poticanje radnika da uvijek i o svemu razmišljaju iz perspektive vlastitog interesa, da osvijeste svoj klasni položaj. U tom procesu, suradnja sa sindikatima je od posebne važnosti.

Nažalost, odnos sa sindikatima je narušen. Paralelno s procesom osamostaljenja Hrvatske, tekao je proces reformiranja Saveza komunista u Socijaldemokratsku partiju. Po pitanju odnosa prema radništvu, SDP definitivno nije ljevica (dva puta su bili na vlasti, oba puta su mijenjali zakon o radu, oba puta na štetu radnika), ali je zadržao neke elemente lijevog svjetonazora (antifašizam, prava žena, itd.) pa ga šira javnost, uključujući sindikate, percipira kao lijevu stranku. Zato sindikati ne govore da je SDP izdao radništvo, nego kažu da je ljevica izdala radnike.

Suradnju sa sindikatima otežava i činjenica da druge lijeve stranke, pa tako i SRP, ne participiraju u vlasti pa ne mogu proizvesti učinak. Mi ne možemo ni jednim jedinim glasom utjecati na donošenje zakona i mjera kojima bi se štitili interesi radnika pa sindikati ne vide korist od suradnje s nama. U takvim okolnostima, obnavljanje i njegovanje odnosa sa sindikatima je dugotrajan i osjetljiv proces.

Prije nekoliko mjeseci smo organizirali tribinu „Problem revolucionarnog subjekta“ u cilju revitalizacije činjenice da je radnička klasa revolucionarni subjekt univerzalnog karaktera. Na tribinu smo pozvali predstavnika sindikata da čujemo njegovo mišljenje. Nismo čuli ono što smo željeli čuti. Radnicima je svejedno tko je ljevica, a tko desnica, važno im je tko bolje štiti njihove interese. Da bismo ih vratili lijevim idejama, moramo dokazati da je ljevica u zaštiti radničkih prava bolja od desnice.

Nedavno smo organizirali okrugli stol o dijalogu ljevice i sindikata. Predstavnici sindikata su ogorčeno govorili o reformiranju ljevice u Hrvatskoj, Europi i svijetu pri kojem se „usput zaboravilo na radnike“. Vraćanje povjerenja u ljevicu je od presudne važnosti, zato ćemo redovito pratiti sindikalne akcije, davati im podršku, promovirati ih i u njima sudjelovati, dolaziti na prosvjede i štrajkove koje organiziraju. Kao primjer navodim podršku koju smo nedavno dali radnicima jednog brodogradilišta koji se bore za očuvanje proizvodnje i radnih mjesta. Unatoč mjerama koje poduzimaju i njihovi sindikati i lokalna zajednica, sve ide u pravcu gašenja brodogradilišta, čime se nastavlja pogubni trend gašenja industrijske proizvodnje i pretvaranja Hrvatske u turističku destinaciju gdje vlasnici kapitala multipliciraju svoje profite, radnici pokrivaju uslužne djelatnosti, a građani gledaju preko ograde..

Poseban su problem mladi radnici. SRP snažno podržava ideju sindikata zaposlenika u hrvatskom školstvu koji radi na programu sindikalnog obrazovanja u srednjim školama, kako bi se učenici završnih razreda kroz nastavu upoznali s važnošću sindikalnog organiziranja. Sindikalno organiziranje je važan korak u razvoju klasne svijesti pa ćemo tu ideju promovirati i na tribini koju organiziramo povodom 200. obljetnice rođenja Karla Marxa. Tribina će se baviti pitanjem aktualnosti i relevantnosti marksizma danas i činjenicom da se kroz proces obrazovanja ne stječu nikakva znanja o eksploatatorskoj naravi kapitalizma, o suprotstavljenim interesima rada i kapitala, o potrebi i mogućnostima otpora, sve do promjene društvenog sustava. Na tribini će govoriti isključivo mladi ljudi, oni koji su vaninstitucionalnim kanalima saznali tko je Karl Marx, jer se kroz institucije i mainstream medije u Hrvatskoj to ne može saznati.

Suradnja sa sindikatima, klasno osvještavanje radnika i rad s mladima, to su osnovni pravci djelovanja SRP-a u narednom razdoblju.

Sljedećeg dana, 12. 4. 2018., održana je plenarna sjednica Europske komunističke inicijative na kojoj je usvojena izjava europskih komunističkih i radničkih partija kojom osuđujemo eskalaciju imperijalističke agresije na Siriju. Izjavu na engleskom jeziku i popis potpisnica možete pročitati ovdje.

Statement of the Communist and Workers Parties of Europe condemning the escalation of the imperialist aggressiveness in Syria

 

The communist and workers’ parties of Europe condemn the escalation of the imperialist aggressiveness and the sharpening of the situation in Syria and the broader region after the statement of D. Trump, President of the USA, on April 11th about bombarding Syria under the pretext of the use of chemical weapons, something that the USA have repeatedly done in the past. The danger of a generalized war increases.

The communist and workers’ parties express their internationalist solidarity to the people of Syria and the other peoples of the region, they call upon the working class, the people’s forces to reinforce the struggle against the imperialist interventions and wars, of the NATO, the USA and the EU.

Peoples must not shed their blood for the interests of the monopoly groups, the competition for the control of energy resources, the routes of transportation, the control of the markets and the distributions of spheres of influence.

Peoples have the right to live peacefully and have the power to claim a society free from wars, crises, poverty and exploitation.

 

Signing Parties

Communist Party of Albania

Party of Labour of Austria

Communist Party of Belgium

New Communist Party of Britain

Communist Party of Britain

Communist Party of Bulgaria

Socialist Workers Party of Croatia

AKEL (Cyprus)

Communist Party of Bohemia & Moravia

Communist Party in Denmark

Communist Party of the Workers of Finland

Revolutionary Communist Party of France

Revolutionary Party Communistes (France)

Communist Party of Greece

Hungarian Workers Party

Workers Party of Ireland

Communist Party (Italy)

Socialist Party of Latvia

Communist Party of Luxembourg

Communist Party of Malta

New Communist Party of the Netherlands

Communist Party of Norway

Communist Party of Poland

Romanian Socialist Party

Communist Party of the Russian Federation

Russian Communist Workers Party

Communist Party of the Soviet Union

New Communist Party of Yugoslavia

Communists of Serbia

Communist Party of the Peoples of Spain

Communist Party of Sweden

Swiss Labour Party

Communist Party of Turkey

Communist Party of Ukraine

Union of Communists of Ukraine

Nažalost, dva dana kasnije došlo je do besramne izravne agresije na Siriju, što smo najoštrije osudili.

Na marginama ovih sastanaka, naša je predstavnica imala i dva bilateralna susreta.

Susrela se s predstavnikom Švedske komunističke partije u cilju nastavka suradnje naših partija koja je započela susretom u Splitu i razmjenom pisama. Razgovaralo se o rastućem nacionalizmu, posebno među mladima (u obje zemlje) i o potrebi našeg snažnijeg angažmana u jačanju klasne svijesti radnika.

Drugi susret bio je s Kostasom Papadakisom, članom CK KKE i članom Europskog parlamenta. Razgovaralo se o stanju na Balkanu i o napetostima koje opterećuju neke zemlje u regiji. Zaključili smo da je posebno važno da radničke, socijalističke i komunističke partije regije usuglašavaju stavove i da na probleme reagiramo zajedničkim izjavama.

Vođeni su i vrlo zanimljivi neformalni razgovori s predstavnicima Srbije, Bugarske, Francuske, Rumunjske, Britanije… Sve sastanke i susrete u Bruxellesu ocjenjujemo kao izrazito dobre i poticajne.


=== 2 ===


I partiti comunisti europei condannano l’aggressione imperialista contro la Siria

12 aprile 2018

La seguente dichiarazione comune è stata sottoscritta da 28 partiti comunisti d’Europa, riuniti in questi giorni all’European Communist Meeting di Bruxelles, contro la prospettiva di una nuova aggressione imperialista ai danni del popolo siriano.
“I Partiti Comunisti che si sono riuniti l’11 Aprile a Bruxelles condannano l’escalation dell’aggressività imperialista e lo sviluppo della situazione in Siria e nella regione, dopo l’annuncio del Presidente degli USA Donald Trump di nuovi bombardamenti in Siria con il pretesto dell’utilizzo di armi chimiche, che gli USA hanno già compiuto più volte in passato. Il pericolo di una guerra generalizzata è sempre più in crescita.
I Partiti Comunisti esprimono la loro solidarietà internazionalista al popolo siriano e agli altri popoli della regione e si rivolgono alla classe lavoratrice e alle forze popolari per rinforzare la lotta contro gli interventi imperialisti e le guerre. Contro la Nato, gli Usa e l’Unione Europea.
I popoli non devono versare nemmeno una goccia di sangue per gli interessi dei gruppi monopolistici, nel conflitto per il controllo delle risorse energetiche, per le vie di trasporto e per il controllo dei mercati e per la distribuzione delle sfere di influenza.
I popoli devono avere il diritto di vivere in pace e di pretendere una società libera dalle guerre, dalle crisi, dalla povertà e lo sfruttamento.”

 

Elenco dei partiti che hanno sottoscritto l’appello (in ordine alfabetico secondo la denominazione inglese del paese d’origine):
Partito del Lavoro d’Austria (PdA)
Partito Comunista di Bulgaria (KPB)
Partito Socialista dei Lavoratori di Croazia (SRP)
Partito Progressista dei Lavoratori di Cipro (AKEL)
Partito Comunista dei Lavoratori di Finlandia (KT)
Partito Comunista Rivoluzionario di Francia (PCRF)
Partito Rivoluzionario dei Comunisti (Francia)
Partito Comunista di Grecia (KKE)
Partito dei Lavoratori Ungherese (Munkaspart)
Partito dei Lavoratori (Irlanda)
Partito Comunista (PC- Italia)
Partito Socialista di Lettonia (LSP)
Partito Comunista di Lussemburgo (KPL-PCL)
Partito Comunista di Norvegia (NKP)
Nuovo Partito Comunista dei Paesi Bassi (NPCN)
Partito Comunista di Polonia (KPP)
Partito Socialista Romeno (PSR)
Partito Comunista della Federazione Russa (KPRF)
Partito Comunista Operaio Russo (RKRP)
Partito Comunista dell’Unione Sovietica (KPSS)
Partito Comunista dei Popoli di Spagna (PCPE)
Partito Comunista di Svezia (SKP)
Partito Svizzero del Lavoro (PdAS-PST)
Partito Comunista di Turchia (TKP)
Partito Comunista di Ucraina (KPU)
Unione dei Comunisti di Ucraina
Nuovo Partito Comunista Britannico (NCPB)
Nuovo Partito Comunista di Jugoslavia (NKPJ)


=== 3 ===


Imperijalistički napad na Siriju


Socijalistička radnička partija Hrvatske najoštrije osuđuje napade na položaje Sirijske vojske predvođene od strane SAD-a, Velike Britanije i Francuske. Nakon optužbe za navodno korištenje kemijskog oružja od strane Sirijske vojske u borbama za  oslobođenje od islamističkih bandi, jurišnici krupnog kapitala predvođeni Donaldom Trumpom izvršili su  raketiranje na suverenu i međunarodno priznatu zemlju Siriju. Očaj zbog činjenice da godine pokušaja rušenja predsjednika Bašara al Asada nisu urodile plodom i da je hrabra sirijska vojska, uz veliku pomoć Rusije, uspjela obraniti zemlju i osloboditi istu od krvoločnih bandi pod raznim imenima (kao „Umjerena opozicija, ISIL, Al-Nusra itd.) jedini je razlog napada na Siriju.

SRP Hrvatske također najoštrije osuđuje i slugansku „Hrvatsku vladu“ zbog podrške zločincima u ratu protiv Sirije. Podrška zločincima ih svrstava na stranu zločinaca i zato pozivamo sve miroljubive i progresivne snage da izraze osudu agresije i da pokažu hrvatskoj javnosti da ne podržavamo beskičmenjaštvo i sluganstvo ove Vlade.

Zaustavite agresiju na Siriju!

Živjela borba Sirijskog naroda protiv imperijalizma!

Smrt imperijalizmu – sloboda narodu!



[Nebojsa Malic ripercorre un quarto di secolo di forzature del diritto internazionale da parte degli Stati Uniti e dei loro complici. Il passaggio jugoslavo, e bosniaco in particolare, è stato cruciale in questo percorso che ha infine portato alla cancellazione tout court dello stesso diritto internazionale, sostituito dall'esercizio arbitrario della violenza quando come e dove garba.]


From Srebrenica to Syria: How the US replaced the UN as ‘world police’


Published time: 14 Apr, 2018

After President Donald Trump tweeted “missiles are coming,” the US, UK and France launched airstrikes on Syria. There was no international investigation of the alleged chemical attack, or UN authorization. How did it come to this?
The US likes to present itself as the foremost guardian of the “rules-based international order,” blaming Russia and China for flouting these rules or seeking to change them. Yet in practice it is Washington and its allies that trample on the rules at nearly every occasion. Friday’s strikes are but one example.
Earlier this week, US envoy Nikki Haley told the UN Security Council that Washington intended to act in Syria “with or without” the UN. Russia’s Vassily Nebenzia responded with a reminder that the UN has all too often been used as a fig leaf for Western military adventurism. He specifically cited the example of Libya in 2011, when UNSC Resolution 1973 that authorized a “no-fly zone” was used by NATO as a license for regime change.
George W. Bush flouted the UN entirely in 2003, when he invaded Iraq after basically telling the Security Council he intended to do so no matter what. Before that, Bill Clinton launched NATO’s 78-day war against Yugoslavia in 1999, also without bothering with the UN.
Such behavior would’ve seemed unimaginable in 1991, when the US made sure to have full Chapter VII UN authority to drive Iraqi forces out of Kuwait. So what happened in those eight intervening years? For the answer to that, we must revisit the Bosnian War.
In early 1992, a political arrangement between Bosnia’s ethnic Serb, Croat and Muslim communities fell apart as Germany and the US backed the factions seeking independence. Open warfare broke out in March or April (depending on whom you ask) along ethnic and religious fault lines. Public relations firms in the West busily churned out accusations of “genocide” and “ethnic cleansing” to push narratives about the war. Newly inaugurated US President Bill Clinton believed a combination of airstrikes and weapons shipments to the Bosnian Muslims (“lift and strike”) to be the solution.
Over the next three years, NATO gradually took over the leading role in the former Yugoslavia from the UN through a series of steps, the justification for each being ostensibly humanitarian grounds. Many of the details of this creeping usurpation were described by Phillip Corwin, the American who served as the UN political officer in Bosnia in 1995, in his memoir ‘Dubious Mandate.’
The process began earlier, however. On April 16, 1993, the UN Security Council passed Resolution 819, establishing the town of Srebrenica in eastern Bosnia as a “safe area, free from any armed attack or any other hostile act.” The concept of “safe areas” was expanded on May 6, 1993, with Resolution 824 adding the cities of Sarajevo, Tuzla, Goražde and Bihać and the village of Žepa to the list. All were held by the Bosnian Muslims.
Aside from the thorny issue of openly siding with one of the factions in the war, the UN had a more practical problem: its mission in Bosnia (UNPROFOR) was in no way equipped to actually patrol or secure these areas, having been originally deployed to police the January 1992 armistice in the neighboring Croatia.
So the UN turned to NATO for enforcement. On April 12, 1993, NATO was asked to patrol the skies over Bosnia, enforcing the October 1992 resolution banning all military flights - ostensibly for humanitarian purposes. Operation Deny Flight served as NATO’s back door into the Bosnian War: the alliance’s first air engagement ever was in February 1994; the first-ever bombing mission followed in April.
Under US pressure, the Security Council passed Resolution 836 in June 1993, authorizing NATO to provide close air support for UNPROFOR upon request. Under the so-called “dual key” arrangement, any NATO strikes had to be authorized by civilian UN officials.
That requirement was removed in July 1995, after Bosnian Serb forces took Srebrenica and Žepa. Srebrenica would become identified with claims of “genocide,” but those would come later. At a conference in London on July 21, UN Secretary-General Boutros Boutros-Ghali gave the UN military commander, General Bernard Janvier, the direct authority to request NATO airstrikes.
On August 4, 1995, Croatia launched an all-out attack on Serb-inhabited regions protected under the 1992 peace deal. UN peacekeepers did nothing to stop the attack. No airstrikes were called in. Quite the contrary, on August 30, NATO launched Operation Deliberate Force against the Bosnian Serbs. Croatian and Bosnian Muslim forces launched their own offensive on the ground. In the course of the three-week operation, some 400 aircraft dropped over 1,000 bombs.
At that point it seemed perfectly normal that the US, not the UN, would oversee the peace talks in Dayton, Ohio that ultimately produced a peace agreement that somehow still survives to this day.
Even those who chafed at the reassertion of American power conceded, at least implicitly, its necessity,” wrote Richard Holbrooke, the US diplomat tasked with organizing the talks, in his 1998 memoir ‘To End A War.’ He also described US foreign policy after Dayton as “more assertive, more muscular.
The enforcer had thus usurped the roles of judge, jury, prosecutor and executioner. The UN did nothing in March 1999, when the US led NATO in attacking what was left of Yugoslavia and occupying Serbia’s province of Kosovo, in open violation of the US Constitution, NATO’s own charter, and that of the UN.
Only afterward was the world body brought in, to legitimize the occupation through UNSC Resolution 1244. Yet NATO did not care a whit that the resolution guaranteed Serbia’s sovereignty over the province and provided for the eventual return of Serbian security forces. Instead, Washington backed the 2008 declaration of independence by the ethnic Albanian provisional government and has pressured more countries to follow along ever since.
It is hardly surprising that almost all proposals for US intervention in Syria during the Obama administration focused on establishing “safe areas” and conducting airstrikes. Why change the script if it worked in Bosnia so well?
After Iraq, however, the rest of the world is not as willing to take anything at just the word of US media or Washington officials. Russia in particular insists on evidence over assertions, and points out its troops are fighting against terrorists in Syria at the request of the country’s legitimate government - unlike the US troops currently operating there.

Nebojsa Malic for RT




Il Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia Onlus aderisce ed invita ad aderire e partecipare al presidio che si terrà stasera a Milano, contro le politiche guerrafondaie e imperialiste basate su sfacciate menzogne che dal 1990 continuano ad essere promosse da NATO e Unione Europea.


Altre manifestazioni segnalate OGGI:

ROMA, dalle ore 11 davanti all'ambasciata statunitense, Via Veneto
Presidio di protesta 
Organizzato da Rete NO WAR

BOLOGNA, dalle ore 16 in Piazza del Nettuno
Stop bombardamenti sul Donbass
Organizzato da Comitato Ucraina Antifascista Bologna

GHEDI (BS), dalle ore 14.30 davanti alla base militare
Presidio di protesta

Segnaliamo anche per LUNEDI 16/4:

AREZZO, dalle ore 18 in Piazza Sant'Agostino
Presidio organizzato da Potere al Popolo



GIÙ LE MANI DALLA SIRIA!
SABATO 14 APRILE 2018 -  ORE 18.00
PRESIDIO-MANIFESTAZIONE
MILANO - PIAZZA SAN BABILA
 
“L’Italia ripudia la guerra come strumento d’offesa alla libertà degli altri popoli
e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.”
Costituzione della Repubblica Italiana - Art.11
 
Questo appello nasce dalla volontà dei soggetti promotori di mobilitarsi contro la politica di aggressione, condotta dalla NATO – USA in testa, che ha già provocato una violenta rottura degli equilibri in tutto il Medio Oriente, in parte del continente africano, in Europa.
 
Stiamo assistendo alla solita commedia, il cui copione è ben noto: ancora una volta con finanziamenti degli USA e, allo stesso tempo, mercenari, filonazisti, jihadisti, golpisti, consiglieri militari della NATO. Migliaia di morti civili sono il tragico risultato.
 
Come in Iraq, dove risultarono inesistenti le tanto declamate armi di distruzione di massa, anche in questa occasione si crea un pretesto per muovere guerra alla Siria. A Douma, liberata in queste ore dall’esercito arabo siriano, si sarebbero usate armi chimiche, causando perdite di vite umane tra i civili. Prima ancora di accertare se sia accaduto realmente, si vorrebbe lanciare un attacco missilistico sulla Siria. Un silenzio totale invece avvolge la tragedia dello Yemen, da più di due anni attaccato dall’Arabia Saudita con armi fornite dagli USA e, tra gli altri, anche dall’Italia. Come sempre due pesi e due misure.. 
 
Non è mai stato così alto il rischio di una guerra devastante tra la NATO, che potrebbe avere l’appoggio delle petromonarchie così come di Israele, e la Federazione Russa. La Siria infatti ha una storica amicizia con l’Unione Sovietica prima, con la Russia oggi; per questo ha chiesto il suo aiuto nella lotta contro i terroristi armati, addestrati e finanziati dagli USA, è evidente che in queste circostanze un attacco alla Siria equivale ad una dichiarazione di guerra alla Russia
  
Chiediamo l’impegno di quanti aderiranno a scendere in piazza prima che sia troppo tardi.
La prima vittima della guerra è la verità. 
La guerra è contro i lavoratori. Non un soldo per la guerra

Comitato contro la guerra – Milano  

PER INFO:
 
È IN CORSO LA RACCOLTA ADESIONIad ora sono pervenute: 
Centro di Iniziativa Proletaria Tagarelli
 – S.S. Giovanni (Milano), 
Marx21.it
,  
Sez. ANPI "Bassi - Viganò"
 - Milano, 
La Casa Rossa” - Milano, 
Comitato Lavoratori Precoci – Lavoro Giovani

Partito Comunista – Milano, 
Comitato Lavoro Milano, 
Ass.ne Italia-Cuba Circolo Celia SanchezMarilisa Vertì
- Parma, 
Ass.ne Italia-Cuba Circolo Arnaldo Cambiaghi - Milano, 
GiovaniComunisti 
Milano, 
Sez. ANPI Abbiategrasso "Giovanni Pesce"

L'Antidiplomatico
PCI
 federazione Milano, 

Scintilla
Ass.ne Italia-Cuba Circolo Camilo Cienfuegos
 (Abbiategrasso- Magenta MI), 
Circolo Vegetariano V.T.,
Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia Onlus






Chi e come fa scoppiare la Terza Guerra Mondiale 

1) Bombe sulla Siria. Israele, stato terrorista che con gli Usa avvicina la guerra mondiale (G. Cremaschi)
2) Attacco chimico a Douma: l’OMS di Ginevra contraddetta dall’ufficio locale dell’ONU in Siria (e dalla Mezzaluna)! (M. Correggia)


=== 1 ===


Bombe sulla Siria. Israele, stato terrorista che con gli Usa avvicina la guerra mondiale

di Giorgio Cremaschi (Potere Al Popolo), 9 aprile 2018

Solo Israele può bombardare una base militare di uno stato sovrano confinante e farla franca. E, prima delle bombe contro la Siria, ci sono state le stragi di manifestanti palestinesi, anche queste totalmente impunite. Israele è esente da qualsiasi legge e principio sui diritti umani. 

L’Israele di Netanyahu è il primo stato terrorista, il più pericoloso stato canaglia mondiale. Perché con le sue armi atomiche e con il suo porsi al di sopra di qualsiasi regola si è impadronito del bottone con il quale si può scatenare la terza guerra mondiale. 

Quel pulsante lo ha in condominio con il suo primo protettore, gli USA di Trump. Che ora puntualmente si inventano un attacco chimico del governo siriano contro i ribelli un fuga. Una montatura ridicola, se non altro perché non si capisce in base a quale scelta autolesionista il governo siriano dovrebbe usare i gas DOPO aver vinto la guerra. 

Chi ha prodotto questa fakenews deve essere il fratello scemo degli imbroglioni londinesi del gas nervino. Ma nonostante questo, ora Trump minaccia rappresaglie ed soliti servi europei, guidati da Macron, gli vanno dietro. 

Attenzione, perché quando uno Stato si considera al di sopra di qualsiasi legge e un altro usa qualsiasi balla pur di mostrare i muscoli, prima o poi il patatrac può succedere. Bisogna svegliare la nostra opinione pubblica addormentata e rincitrullita dallo scontro sul nulla dei principali leader politici. Che su questo precipitare della crisi internazionale tacciono tutti. 

Ehi avete capito che ci avviciniamo sempre più alla guerra? 

I governi terroristi di Israele e degli USA sono un pericolo terribile per tutti noi e vanno fermati nel nome del futuro dell’umanità.



=== 2 ===


ATTACCO CHIMICO A DOUMA: L’OMS DI GINEVRA CONTRADDETTA DALL’UFFICIO LOCALE DELL’ONU IN SIRIA (E DALLA MEZZALUNA) !

Marinella Correggia, 11 aprile 2018

Non è la prima volta che all’ONU la mano destra non sa cosa fa la sinistra, ma alle soglie di una possibile guerra devastante, le agenzie onusiane dovrebbero fare più attenzione alle loro dichiarazioni, che rischiano di legittimare le follie di Trump, Macron, Erdogan e Asse delle guerre assortito. Ecco cos’ha fatto l’OMS (Organizzazione mondiale della sanità) 

Atto primo. 

Ad alcuni giorni dal presunto attacco con armi chimiche a Douma, denunciato con vari video da ONG mediche pro-opposizione armata (fra cui la Syrian-American Medical Society, l’UOSSM e i White Helmets), l’11 aprile 2018 il vice-direttore generale per le emergenze dell’OMS, Peter Salama (australiano), ha pensato bene di dare credibilità a queste fonti davvero dubbie. E in un comunicato [ http://www.who.int/mediacentre/news/statements/2018/chemical-attacks-syria/en/ ] che non appare (più?) sulla prima pagina del sito  ma che è stato rilanciato da tutti i media a livello planetario, Salama ha dichiarato: “Secondo i partner dell’Health Cluster, a Douma 500 persone sono state accolte da centri medici durante i bombardamenti, con sintomi di esposizione ad agenti chimici altamente tossici, fra cui irritazione delle mucose , problemi respiratori, disturbi del sistema nervoso centrale. (…) Oltre 70 persone che si trovavano in un sotterraneo sarebbero decedute, 43 di loro con sintomi da esposizione ad agenti chimici tossici. Sarebbero state colpite anche due strutture mediche. (…) L’OMS, indignata per queste immagini orrende e le notizie che arrivano da Douma, chiede un accesso senza restrizioni all’area per recare aiuto ai colpiti e valutare l’impatto sanitario (…)”. 

Dunque, l’OMS non ha personale sul posto. La sua fonte è questo Health Cluster, nel gergo onusiano un insieme di attori medici o per i diritti umani, sia ONU che ONG. In occasione di altre denunce (per la serie: 100 ospedali bombardati), l’ufficio stampa dell’OMS ci aveva risposto vagamente che le sue fonti nelle aree controllate dall’opposizione erano “partner locali”… Ovviamente, organizzazioni accreditate dai gruppi armati. Rimane la domanda: qual è la fonte dell’OMS in questa occasione?

Atto secondo. 

Poche ore dopo, il luogotenente generale della Federazione russa Victor Poznikhir ha tenuto un briefing [ http://pda.mil.ru/pda/news_main.htm?id=12170864@egNews ] nel quale, oltre a spiegare che i militari russi continuano a lavorare per il rilascio di ostaggi detenuti dal gruppo Jaysh al Islam (Esercito dell’islam) a Ghouta,  e che già 60.000 residenti sono tornati a casa, ha spiegato quanto segue (nostra traduzione dal russo con google): “Attualmente, i residenti della Ghouta orientale ricevono la necessaria assistenza umanitaria, sia attraverso l'ONU che attraverso il Centro russo per la riconciliazione delle parti in guerra. (…)  Gruppi armati illegali che operano nell'est Ghouta hanno ripetutamente tentato di organizzare provocazioni con il presunto uso di sostanze chimiche tossiche  per accusare le truppe del governo siriano di usare armi chimiche. (…) Un esempio è la scoperta del 3 marzo in uno dei tunnel sotterranei della città di Khazram, un laboratorio di militanti per la fornitura di munizioni per la produzione artigianale con sostanze velenose. Dall'inizio dell'operazione umanitaria nell'Est Ghouta, i terroristi non sono stati in grado di organizzare alcun cosiddetto "attacco chimico" contro i civili. Ma il 7 aprile, è stato fatto l'ultimo tentativo di fabbricare false prove del presunto uso da parte delle autorità siriane di sostanze velenose nell'est Ghouta.  (…) Il 9 aprile, specialisti militari russi nel campo delle radiazioni, difesa chimica e biologica, così come medici militari sono arrivati ​​direttamente sul sito del presunto incidente filmato dagli Elmetti bianchi. (…) Esaminando i pazienti e intervistando il personale medico hanno scoperto che nessuna delle vittime con sintomi di sostanze avvelenanti come il sarin e il cloro è stata ammessa all'istituto medico. (…) Lo staff medico e gli abitanti locali non hanno informazioni sui possibili luoghi della loro sepoltura. A questo proposito, le dichiarazioni rese oggi a Ginevra dal rappresentante dell'Organizzazione mondiale della sanità, l'australiano Peter Salama, sulle presunte 500 vittime di sostanze tossiche nella Duma, sono di estrema preoccupazione. Nelle ultime ore abbiamo contattato i rappresentanti della Mezzaluna Rossa siriana e l'ufficio locale del coordinatore delle Nazioni Unite in Siria, che partecipano attivamente alle operazioni umanitarie nell'Est Ghouta per localizzare queste vittime. Nessuno di loro ha riscontri circa le denunce espresse dal rappresentante dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. Se i rappresentanti dell'Organizzazione Mondiale della Sanità vogliono davvero capire questa situazione, li invitiamo nella Ghouta Orientale e siamo pronti a fornire sicurezza e tutte le condizioni per il lavoro. Nonostante i numerosi appelli dalla Russia, la dirigenza dell’OMS non ha fornito alcuna informazione o spiegazione su questo problema. Pertanto, tali dichiarazioni irresponsabili da parte di un alto rappresentante dell'Organizzazione Mondiale della Sanità non solo screditano l'organizzazione, ma contribuiscono anche a un nuovo ciclo di escalation della situazione con conseguenze difficili da prevedere, per la popolazione siriana in primo luogo. A differenza dell'OMS, il 10 aprile l'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW) ha preso la decisione formale di inviare una missione speciale alla città di Douma per condurre un'indagine obiettiva. Da parte nostra, riaffermiamo la nostra disponibilità a garantire la piena sicurezza degli specialisti OPCW nella città della Duma e di creare tutte le condizioni per la loro attività di ispezione”. Il militare russo ha ricordato che diversi gruppi hanno deposto le armi nel quadro del lavoro del Centro russo per la riconciliazione, precisando poi: “La situazione nella città di Raqqa rimane preoccupante. Invece di dichiarare di voler lanciare attacchi missilistici contro la Siria, gli Stati Uniti avrebbero dovuto impegnarsi nella ricostruzione della città in rovina e fornire assistenza alla popolazione”. 




Con questa "amarena" (višnjica) numero 1000 concludiamo la fortunata serie dolceamara, che negli anni ha vantato innumerevoli pallide imitazioni. Diciamo la parola "fine" innanzitutto perché abbiamo fatto cifra tonda: sono 1000 "amarene", che a loro volta hanno fatto seguito a 206 "ciliegine" andate tutte di traverso quel tetro 3 ottobre dell'anno 2000. Terminiamo qui però anche perché, alla vigilia della Terza Guerra Mondiale, da tempo le vergogne altrui hanno smesso di farci ridere. (a cura di Italo Slavo)


GLI ERRORI DEL PASSATO


Massimo D'Alema contesta errori passati della "sinistra", chiamando in causa anche Blair e Schroeder. Omette però di spiegare quale sia stato l'errore più grande e più grave: quello cioè che fu commesso proprio con i suoi due sodali...


Si vedano:

Il voto italiano è il punto di rottura della crisi europea (di Massimo D'Alema, su Il Manifesto del 10.04.2018 – editoriale del prossimo numero della rivista Italianieuropei)
https://ilmanifesto.it/il-voto-italiano-e-il-punto-di-rottura-della-crisi-europea/

La scoperta dell’acqua calda (di Franco Astengo, 10 aprile 2018)
http://contropiano.org/news/politica-news/2018/04/10/la-scoperta-dellacqua-calda-0102729

AMARCORD:

[JUGOINFO] Visnjica broj 1 (Coordinamento "La Jugoslavia Vivrà", 5 ottobre 2000)

Ciliegina numero 206 TRIS (Coordinamento Romano per la Jugoslavia, 1 ottobre 2000)




In questa puntata si parla di: Convenzione di Istanbul, Cantieri navali di Pola, Todorić, Paraga, dichiarazioni controverse di Priština...