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-------- Original Message --------
Oggetto: soppressione ministero per l'ambiente in jugo
Data: Sat, 13 Jan 2001 22:24:38 +0100
Da: Alberto Tarozzi
1.FONTE: "Glas Javnosti".
2.TITOLO: Il Segretariato per la protezione dell'ambiente.
3.INDICE: "Glas Javnosti " indaga.Si sopprime il Ministero per
l'ambiente?
4.SITO INTERNET:
http://arhiva.glas-javnosti.co.yu/arhiva/2001/01/12/srpski/P01011106.shtm
5.NUMERO DI PAGINE: 2.
6.DATA: 12.01.2001.
Il nuovo Governo della Repubblica di Serbia diminuisce il numero dei
Ministeri dal 26 al 17. Nel gruppo di quelli che si stanno sopprimendo,
si
trova anche il Ministero per l'ambiente. Il nuovo Governo propone la
costituzione del Segretariato per l'ambiente al posto del Ministero.
Con la costituzione del Governo federale al posto del Ministero per
l'ambiente viene formato un settore nell'ambito del Ministero per la
salute
che, secondo le parole di Dragisa Gajic, ha mantenuto tutte le sue
competenze. È solamente diminuito il numero degli impiegati.
---
JUGOSLAVIA: BANCA CENTRALE ANNUNCIA FLUTTUAZIONE DINARO
(ANSA) - BELGRADO, 5 GEN - La semi-convertibilita' del dinaro jugoslavo
inizia da oggi con un decreto per la fluttuazione dei cambi annunciato
dal
governatore della Banca centrale Mladjan Dinkic.
In una conferenza stampa a Belgrado, Dinkic ha precisato che d'ora in
poi
il valore del dinaro verra' stabilito dalle contrattazioni valutarie sul
mercato interbancario. Finora il cambio della moneta jugoslava era stato
fissato dal governo federale.
Con il regime di Slobodan Milosevic, il cambio era stabilito a sei
dinari
per un marco tedesco, una quotazione politica molto diversa dalla
realta'
del mercato nero. Con l'avvento della democrazia, il dinaro e' stato
svalutato del 500%, e con un marco tedesco (che equivale a circa 1.000
lire
e a cinquanta centesimi di euro) e' possibile ora acquistare 30 dinari.
Al
momento questa valutazione e' stabile da diverse settimane, ed e'
applicata
anche dai rimasugli del mercato nero valutario dell'era Milosevic, che
ora
non ha piu' ragione di essere.
Dinkic aveva annunciato nelle scorse settimane provvedimenti per la
parziale convertibilita' del dinaro, ma aveva indicato che la
fluttuazione
sarebbe venuta solo dopo la formazione di un nuovo governo serbo: che e'
stato pero' ritardato dalla decisione di ripetere le elezioni
parlamentari
repubblicane in 19 seggi. (ANSA)
OT 05-GEN-01 20:16 NNNN
05/01/2001 21:03
Jugoslavia: Albright, "Milosevic può essere processato in patria"
WASHINGTON - Il segretario di stato americano non si oppone a che
Slobodan
Milosevic sia processato a Belgrado. Madeleine Albright ha detto in
un'intervista esclusiva alla Reuters, che l'ex presidente jugoslavo può
essere giudicato in patria per i crimini di guerra nei Balcani, purché
il
tribunale sia quello delle Nazioni Unite, che ha sede all'Aia.
(Repubblica
on line 5/1)
JUGOSLAVIA: TPI, MILOSEVIC VA PROCESSATO ALL'AJA
(ANSA) - L'AJA, 5 GEN - Il Tribunale penale internazionale (Tpi) per la
ex-Jugoslavia e' tornato oggi a respingere l'ipotesi che l'ex-presidente
jugoslavo Slobodan Milosevic possa essere processato a Belgrado.
''Il processo deve tenersi a l'Aja'', ha detto oggi un portavoce del Tpi
sottolineando che il procuratore generale Carla del Ponte insiste
affinche'
nella citta' olandese sede del tribunale si svolgano tutti i processi
contro alti funzionari e persone accusati di crimini contro l'umanita'.
L'ipotesi di un processo di Milosevic a Belgrado era stata appena
riformulata - questa volta dal ministro degli esteri jugoslavo, Goran
Svilanovic - anche se il Tpi l'aveva gia' respinta in piu' occasioni.
La capitale jugoslava, ha detto ancora il portavoce, ''non e' un luogo
neutrale ed e' impossibile immaginare che le vittime vi vengano a
testimoniare''. Inoltre, ha fatto notare, alti responsabili del regime
jugoslavo sono gia' stati processati all'Aja e non si capisce perche' si
debba fare un'eccezione per Milosevic.(ANSA).
CAL
05/01/2001 18:28
JUGOSLAVIA: MINISTRO ESTERI IN USA, COLLABOREREMO CON TPI
(ANSA) - NEW YORK, 5 GEN - Il governo jugoslavo collaborera' con il
tribunale per i crimini di guerra dell'Aja (Tpi) che intende processare
l'ex presidente Slobodan Milosevic per i crimini nei conflitti balcanici
e
proporra' un processo a Belgrado. Lo ha detto il ministro degli esteri
jugoslavo Goran Svilanovic, che si e' incontrato a Washington con il
segretario di Stato americano Madeleine Albright.
La visita e' la prima di un esponente del governo jugoslavo dopo i
bombardamenti della Nato durante la guerra del Kosovo nel 1999.
''Terremo fede ai nostri compiti e alle nostre responsabilita' riguardo
alla collaborazione con il tribunale dell'Aja'', ha detto Svilanovic
durante una conferenza stampa, al fianco della Albright. Il ministro
degli
esteri ha detto che proporra' al procuratore del Tribunale
internazionale,
Carla del Ponte, di valutare la possibilita' di un processo a Belgrado,
sotto la giurisdizione della giustizia dell'Aja. ''Mi incontrero' con il
procuratore Del Ponte a Belgrado - ha detto Svilanovic - ed
approfondiremo
questa possibilita'''.
Il segretario di Stato americano ha sottolineato che ''solo sei mesi fa
un
incontro come questo sarebbe sembrato impensabile''. ''Non ci sono dubbi
-
ha aggiunto Madeleine Albright - che la Jugoslavia ha svoltato e si sta
muovendo nella direzione positiva verso l'Europa e la democrazia''.
Il ministro degli esteri del governo di Belgrado restera' alcuni giorni
negli Usa e incontrera' anche i collaboratori del futuro segretario di
Stato Colin Powell, ma non lo stesso Powell, che ha scelto di non
incontrare leader stranieri fino a quando non assumera' l'incarico.
BM 05-GEN-01 01:34 NNNN
05/01/2001 18:23
JUGOSLAVIA-USA: MINISTRO ESTERI SVILANOVIC VA A WASHINGTON
(ANSA) - BELGRADO, 3 GEN - Il ministro degli esteri jugoslavo Goran
Svilanovic parte oggi per Washington per la prima visita ufficiale di un
responsabile della diplomazia di Belgrado dalla costituzione della
Federazione serbo-montenegrina del 1992. Al centro dei colloqui che
Svilanovic avra' con il segretario di stato americano Madeleine Albright
ci
saranno la guerriglia albanese in atto nel sud della Serbia, il problema
del Kosovo, i rapporti fra Belgrado e il Montenegro, la crisi economica
e
gli aiuti internazionali alla neonata democrazia serba. Un capitolo
particolare sara' sicuramente dedicato alla richiesta di estradizione
per
l'ex presidente Slobodan Milosevic avanzata dal Tribunale penale
internazionale dell'Aja, una istanza fortemente appoggiata
dall'amministrazione del presidente uscente degli Usa Bill Clinton. Il
presidente jugoslavo Vojislav Kostunica ha ribadito piu' volte di non
considerare il problema come prioritario e ha sottolineato che comunque
l'attuale costituzione non permetterebbe una tale estradizione. In
Serbia
si moltiplicano poi le richieste di processare in patria Milosevic,
accusato fra l'altro dai democratici di appropriazione indebita dei beni
statali ed esportazione illegale di capitali. Anche su altri problemi
c'e'
una certa freddezza fra Washington e la nuova dirigenza di Belgrado, che
accusa gli americani di favorire in Kosovo il Partito democratico
dell'ex
comandante dell'Esercito di liberazione kosovaro (Uck) Hashim Thaqi e di
avere incoraggiato, almeno per quanto riguarda il passato, le
aspirazioni
secessioniste del presidente montenegrino Milo Djukanovic. Pur
dichiarandosi esplicitamente filoeuropeisti, Kostunica e il suo governo
federale puntano comunque a rilanciare i rapporti con gli Stati Uniti,
dopo
la ripresa delle relazioni diplomatiche che recentemente ha posto fine
alla
rottura decisa nel marzo 1999, alla vigilia dei bombardamenti della
Nato.
Gli Stati Uniti hanno stanziato aiuti per 11,5 milioni di euro alla
Jugoslavia del dopo Milosevic, e prevedono investimenti per altri 182
milioni di euro nella ricostruzione delle infrastrutture energetiche del
paese. E' probabile che nei tre giorni della sua visita Svilanovic
cerchi
anche incontri con l'entourage del nuovo presidente George Bush, anche
se
al momento il programma ufficiale non lo prevede. (ANSA). OT
03/01/2001 15:56
JUGOSLAVIA: MILOSEVIC FORSE PRESTO PROCESSATO, SENATORI USA
(ANSA-AFP) - BELGRADO, 31 DIC - L'ex presidente jugoslavo Slobodan
Milosevic potrebbe essere giudicato da un tribunale di Belgrado nel
febbraio o nel marzo prossimo, secondo quanto affermato oggi da due
senatori statunitensi al termine di incontri con i nuovi governanti
della
Repubblica federale di Jugoslavia. Ne da' notizia l'agenzia Beta.
I repubblicani Arlen Specter e George Voinovic, primi esponenti del
senato
Usa a recarsi in Jugoslavia dopo la ripresa delle relazioni diplomatiche
tra Washington e Belgrado in novembre, hanno sottolineato che Milosevic
dovra' essere giudicato per crimini di guerra per consentire la piena
reintegrazione dello Stato balcanico nella comunita' internazionale.
Il nuovo presidente jugoslavo Vojislav Kostunica ha respinto la
richiesta
di consegnare Milosevic al Tribunale penale internazionale (Tpi)
dell'Aja,
che nel maggio 1999 lo incrimino' per crimini di guerra e contro
l'umanita'
perpetrati durante il conflitto in Kosovo. Nei giorni scorsi il vice
premier serbo Nebojsa Covic non ha escluso che Milosevic e sua moglie
Mira
Markovic siano arrestati in gennaio. (ANSA-AFP).
PZ
BALCANI: USA, BUSH INZIERA' RITIRO TRUPPE A SUO INSEDIAMENTO
(ANSA) - LONDRA, 31 DIC - Non appena George W. Bush si sara' insediato
come
prossimo presidente americano, ordinera' il ritiro delle truppe
statunitensi dai Balcani e nel giro di quattro anni solo poche unita'
specializzate resteranno nella regione.
E' quanto scrive oggi il settimanale britannico 'Sunday Times' citando
personalita' vicine al prossimo inquilino della Casa Bianca.
Gli Stati Uniti hanno dislocato circa 10 mila uomini tra Bosnia e Kosovo
e
gia' da tempo si parla di un loro possibile richiamo. Nella campagna
elettorale, Bush ha piu' volte detto che se fosse andato al potere
avrebbe
attuato una politica assai meno interventista rispetto a quella
dell'amministrazione Clinton.
''Quando Bush sara' alla Casa Bianca ci sara' un grande cambiamento di
filosofia, la riduzione della presenza americana (nei Balcani) iniziera'
da
subito e in quattro anni sara' completata'', ha detto al settimanale
inglese John Hulsman, uno dei futuri collaboratori del presidente.
Hulsman ha detto anche che i repubblicani sono sempre piu' scettici
circa
l'utilita' di missioni umanitarie che, tutto sommato, non hanno alcun
rapporto con gli interessi nazionali degli Stati Uniti.
Un ex collaboratore di Bush padre, Richard Perle, ha precisato comunque
che
nessuna iniziativa verra' presa senza avere consultato gli alleati.
Stando
a Pearle potrebbero essere la Germania ad assumersi gran parte degli
oneri
cui il presidente eletto intende rinunciare. (ANSA).
COR-ZU
31/12/2000 18:50
JUGOSLAVIA: EPURATO GENERALE ACCUSATO DI CRIMINI DI GUERRA
(ANSA-REUTERS-AFP) - BELGRADO, 30 DIC - Il presidente jugoslavo Vojislav
Kostunica ha mandato in pensione 13 alti ufficiali, incluso il generale
Dragoljub Ojdanic, un ex ministro della difesa ed ex capo di stato
maggiore
accusato di crimini di guerra dal tribunale dell'Onu. Lo ha riferito
oggi
l'agenzia Tanjug. Ojdanic e' stato incriminato nel maggio 1999 dal
tribunale dell'Aja per i crimini di guerra assieme all'allora presidente
jugoslavo Slobodan Milosevic e ad altri tre dirigenti per asserite
atrocita' compiute dall'esercito ai danni della minoranza albanese del
Kosovo. Kostunica ha anche sostituito il comandante del secondo corpo di
armata di stanza in Montenegro, il generale Milorad Obradovic, e del
capo
della marina jugoslava, ammiraglio Milan Zec, il cui trasferimento era
stato chiesto dalle autorita' montenegrine per il loro sostegno a
Milosevic. Tra gli epurati non figura tuttavia il generale Nebojsa
Pavkovic, attuale capo di stato maggiore ed alleato di Milosevic fino
alla
rivolta popolare che in ottobre provoco' il crollo del suo regime.
Diversi
leader della coalizione dell'opposizione democratica delle Serbia (Dos),
tra cui il premier designato Zoran Djindjic, avevano chiesto invano il
siluramento del generale. Kostunica ha anche promosso diversi alti
ufficiali, tra cui il generale Vladimir Lazarevic, comandante del terzo
corpo d'armata, di stanza in Serbia meridionale e in Kosovo. I
cambiamenti
ai vertici delle forze armate confermano recenti notizie di stampa circa
un
accordo tra Kostunica e il presidente montenegrino Milo Djukanovic per
l'allontamanento di comandanti accusati dai governanti della piccola
repubblica federata con la Serbia di aver tentato di rovesciarli ai
tempi
di Milosevic. (ANSA-AFP-REUTERS). PZ
30/12/2000 19:09
Belgrado: Kostunica, la Jugoslavia va riformata
BELGRADO - La Repubblica federale di Jugoslavia, formata nel 1992 da
Serbia
e Montenegro, ha un "difetto di costruzione" e deve essere rifondata,
secondo il suo nuovo presidente Vojislav Kostunica. "La Repubblica
federale
di Jugoslavia presenta un difetto di costruzione. E' uno stato nato da
un
accordo tra due partiti al potere", ha detto Kostunica in un'intervista
pubblicata dal quotidiano di Belgrado Blic nella sua edizione di
Capodanno.
"Conviene rifondare tutto conservando gli elementi sani e durevoli che
contiene", ha detto il presidente aggiungendo che la ricerca di una
soluzione legale accettabile per Serbia e Montenegro è una priorità del
nuovo governo federale. (Da Repubblica on line 30/12/00)
KOSOVO: E' POSSIBILE SOLO SOLUZIONE DIPLOMATICA, KOSTUNICA
(ANSA-AFP) - BELGRADO, 30 DIC - Una soluzione diplomatica e' la sola
possibile per il Kosovo: Lo sostiene il presidente jugoslavo Vojislav
Kostunica in un'intervista che sara' pubblicata dal quotidiano Blic
nella
sua edizione di Capodanno.
''Dobbiamo essere pronti ad aspettare il tempo necessario per giungere
ad
una soluzione diplomatica perche' non abbiamo altra scelta'', ha detto
Kostunica, denunciando il principio dell'ultimatum. ''La questione non
e'
sapere se noi siamo nella posizione di dare alla Nato delle date sotto
la
minaccia di un'azione di forza ma comprendere che tale azione non sara'
giustificata'', ha detto Kostunica.
In un'intervista al settimanale tedesco Der Spiegel, in edicola oggi,
Zoran
Djindjic, prossimo primo ministro serbo, ha dichiarato che la forza di
pace
Kfor ha 20 giorni di tempo per risolvere la crisi nel sud della Serbia,
al
termine dei quali le forze di Belgrado passeranno all'azione. Kostunica
ha
avvertito che ad un intervento armato contro i separatisti albanesi, che
si
fanno chiamare 'Esercito di liberazione di Presevo, Medvedja e
Bujanovac'
(Ucpmb), seguirebbe dopo le inevitabile perdite di vite umane la via
negoziale. ''Meglio allora negoziare subito sia con i terroristi sia con
la
Kfor, partendo da buone posizioni'', ha aggiunto Kostunica. Il
neopresidente jugoslavo ha detto infine che rinnovera' la sua offerta di
dialogo al leader moderato degli albanesi del Kosovo Ibrahim Rugova,
presidoente della Lega democratica del Kosovo. Questi ha declinato la
sua
offerta ma Kostunica reputa che la sua risposta ''non fosse del tutto
negativa''.
Per Kostunica ''il problema del Kosovo e' innanzitutto un problema
serbo-albanese e nessun altro puo' risolverlo a lungo termine'' anche se
non esiste ''una soluzione istantanea''. A suo parere la scena politica
kosovara e' effervescente e l'avvenire della provincia ''dipende molto
dai
risultati di questi sommovimenti''. Ma una cosa, ha concluso Kostunica,
e'
''evidente'': ''la popolazione ne ha abbastanza dell'estremismo''.
(ANSA-AFP)
KIP
JUGOSLAVIA: DJINDJIC NON ESCLUDE ESILIO MILOSEVIC A CUBA
(ANSA) - BERLINO, 29 - Zoran Djindjic, futuro premier serbo, non esclude
un
esilio di Slobodan Milosevic a Cuba sostenendo al tempo stesso che il
controllo e la detenzione dell'ex dittatore non e' la prima priorita'
delle
nuove autorita' democratiche di Belgrado. ''E perche' non dovremmo
consentire un suo esilio a Cuba? Noi non dobbiamo trattenerlo a ogni
costo,
questo non rientra nelle nostre priorita' '', ha detto Djindjic in
un'intervista all' ultimo numero del settimanale tedesco Der Spiegel
domani
in edicola. Il leader dell'opposizione democratica rispondeva a una
domanda
dell'intervistatore che gli faceva notare come l'ex direttore del
giornale
governativo 'Politika', Dragam Antic, starebbe per l'appunto preparando
il
terreno per un esilio di Slobodan Milosevic nell'isola caraibica.
''Milosevic non e' sotto osservazione permanente'', ha aggiunto
Djindjic.
Il futuro premier serbo ha poi detto che la giustizia di Belgrado sara'
in
grado di definire tutte le eventuali accuse nei confronti di Milosevic
al
piu' tardi entro la prossima primavera. ''Se dovessero emergere reati a
suo
carico, dovra' risponderne al pari di qualsiasi altro cittadino'', ha
detto
Djindjic. Nella stessa intervista Djinjic ha anche minacciato un
intervento
militare contro gli albanesi del Kosovo nel caso continuino gli
attacchi,
in particolare nel sud della Serbia, appunto al confine amministrativo
tra
Serbia e Kosovo. In tal senso, il futuro premier ha dato una sorta di
ultimatum alle forze della Nato perche' facciano decantare il problema
entro 20 giorni. (ANSA). QN
29/12/2000 16:50
JUGOSLAVIA: DA DOMANI IN CIRCOLAZIONE NUOVO DINARO
(ANSA) - BELGRADO, 14 DIC - Nuove banconote del dinaro saranno messe in
circolazione da domani, ha annunciato oggi il governatore della Banca
centrale jugoslava Mladjan Dinkic. La nuova banconota sara'
convertibile,
sempre all'interno del paese.
''Noi introduciamo la convertibilita' generale dei biglietti da 100, 50
e
20 dinari che entreranno in circolazione venerdi''', ha detto Dinkic in
una
conferenza stampa riportata dall'agenzia Beta.
Le nuove banconote sono conformi alle norme europee e ''piu' protette''
contro la loro falsificazione rispetto ai dinari precedenti, ha aggiunto
Dusko Jovanovic, della Zecca jugoslava.
Le banconote, con l'effigie di personalita' storiche del paese, sono
verdi
(quelle da 20 dinari), rosse quelle da 50 e blu quelle da 100. Il
governatore ha presentato anche le nuove monete da uno, due, cinque
dinari,
e quella da mezzo dinaro, cioe' da 50 para.
''Venerdi' sara' un giorno storico per la Jugoslavia, il dinaro diventa
convertibile in tutte le transazioni. conformemente allo statuto del
Fondo
monetario internazionale (Fmi), ha dichiarato Dinkic. ''Gli jugoslavi -
ha
proseguito - potranno cambiare il loro denaro con le valute di qualunque
paese straniero, senza limitazioni di ammontare''.
Il vecchio dinaro sara' in circolazione parallelamente al nuovo fino
alla
fine di gennaio. Moneta di riferimento restera' il marco tedesco.
Dall'inizio di dicembre, il nuovo governo di Vojislav Kostunica ha
fissato
il cambio ufficiale a 30 dinari per un detschemark (0,5 euro),
adeguandosi
in pratica al cambio al mercato nero. Dal primo gennaio, il cambio del
dinaro potrebbe fluttuare, ha concluso Dinkic. (ANSA). COR-PAN
14/12/2000 19:01
---
Bollettino di controinformazione del
Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'"
Sito WEB : http://digilander.iol.it/lajugoslaviavivra
I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
opinioni delle realta' che compongono il Coordinamento, ma
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IL VICEPRESIDENTE CHENEY E' TITOLARE DELLA
HALLIBURTON CO., AZIENDA CHE LAVORA PER L'ESERCITO,
REALIZZATRICE DELLA BASE MILITARE DI CAMP BONDSTEEL
IN KOSOVO.
Oggetto: Dutch actions against Bush/Cheney/military industrial complex
Data: Sat, 20 Jan 2001 13:57:09 +0100
Da: Herman de Tollenaere
In many countries, on Saturday 20 January, there were actions against
the inauguration of George W. Bush and Dick Cheney, both with links to
the military-industrial complex, as new president and vice-president of
the USA. This included The Netherlands; especially The Hague, the
government city, and the village of Leiderdorp, Dutch seat of Dick
Cheney's Halliburton corporation, saw actions.
The Dutch Halliburton branches are in Ijmuiden, and at Weversbaan 1-3,
in Leiderdorp. In Leiderdorp, activists informed hundreds of people
living around the Weversbaan, and also the mayor and aldermen of the
village, about Cheney's/Halliburton's links to war and human rights
violations.
In Turkey, a Halliburton branch trains armed forces, infamous for
torture of political prisoners and anti-Kurdish violence.
In 1999, in Kosovo, Halliburton built Camp Bondsteel, biggest foreign US
military base since the Vietnam war; built on "free" ground, as the Serb
farmers-owners, had been driven away violently, like hundreds of
thousands of others of all nationalities, after NATO and its allies
entered Kosovo.
Halliburton also faces accusations of links to drug traffic, in Colombia
and elsewhere.
In The Hague, at the US embassy, the demonstrators centered on
opposition to the death penalty, which threatens for e.g. ex-Black
Panter Party member Mumia Abu-Jamal.
Met vriendelijke groet/Best wishes,
Herman de Tollenaere
---
I "FALCHI" WOLFOWITZ E PERLE:
AFFEZIONATI DELLA GUERRA FREDDA, FAUTORI DELL'ALLARGAMENTO AD EST DELLA
NATO, NEMICI GIURATI DI RUSSIA, SERBIA E CINA, VICINI ALLA LOBBY EBRAICA
ED A QUELLA DELL'"ALBANESE" BOB DOLE, LEGATI ALLA TRILATERAL COMMISSION
>http://www.rockfordinstitute.org/NewsST121500.htm
>Friday, December 15, 2000
>
>PRESIDENT BUSH AND FOREIGN AFFAIRS
>Srdja Trifkovic
>
>Had Al Gore won the Presidency there is no doubt that he would have
>perpetuated, or even amplified, the fundamental flaws of the outgoing
>Administration's foreign policy. Suffice to say that his chief policy
>advisor was Leon Fuerth, and his favorite for Secretary of State
Richard
>Holbrooke. With such team in charge, military interventions not
connected
>to any clear and imminent threat to U.S. security would have continued.
Mr.
>Gore's own dictum was clear: "Our national security interests can be
>defined by our values." He accordingly attacked George W. Bush for his
>"lukewarm" support of last year's bombing of Serbia: "No wonder it took
him
>six weeks to say anything about our action against the ethnic cleansing
in
>Kosovo. Is that the right message for America to send to people around
the
>globe struggling for freedom?"
>
>Bush responded in the second debate with Gore last October, when he
warned
>the Vice President that it is not America's role to patrol the planet
and
>arrange other peoples' lives in its own image:
>
>"One way for us to end up being viewed as the ugly American is for us
to go
>around the world saying, we do it this way, so should you. . . The
United
>States must be humble and must be proud and confident of our values,
but
>humble in how we treat nations that are figuring out how to chart their
own
>course."
>
>This was positively a breath of fresh air after Mrs. Albright's
>triumphalist ravings about the "Indispensable Nation." Another ray of
hope
>was Bush's pledge, made shortly after he was nominated, to order a
review
>of America's foreign commitments, and his promise to "scrutinize
open-ended
>deployments, reassess U.S. goals, and ascertain whether they can be
met."
>Subsequent statements by his national security advisor-designate
>Condoleezza Rice and others, indicating that Bush would gradually
disengage
>U.S. forces from the Balkans, have further encouraged expectations that
the
>new president will usher in a new era of pragmatic foreign policy
making,
>based on rationally defined interests rather than ideological
obsessions.
>
>Optimism may be premature: the battle for Bush's ear is far from over,
and
>some whisperers speak with a forked tongue. So far the President-elect
has
>displayed a healthy middle-American disinterest in foreign affairs. His
>attitude has an encouraging side and a worrying side. Whereas
Washingtonian
>sophisticates may gasp in patronizing disbelief at Bush's famous
confusion
>of Slovakia with Slovenia, or his reference to Greeks as 'Grecians,' it
is
>possible to take comfort in the new President's evident focus on
domestic
>issues. His lack of global grasp may be a reflection of that "humility"
he
>advocates, his lack of interest in knowing the world in order to change
it
>in America's own image.
>
>There is a problem, however. Bush's guiding principles, insofar as they
>exist, appear contradictory, and it is far from certain whether they
will
>be strong enough armor against pressures from hegemonists. He relies on
the
>Wall Street Journal to form his thoughts about current affairs, and
readily
>admits that he defers to his advisers on foreign issues: "I may not be
able
>to tell you exactly the nuances of the East Timorian [sic] situation,"
he
>told The New York Times last year, but this was no problem as he would
"ask
>the people who've had experience" to guide him.
>
>That would be just fine with a man imbued with strong core values. Bush
is
>not an instinctive defender of national sovereignty, alas, and his
latent
>tendencies to trans-nationalism are demonstrated by his flat refusal to
>defend U.S. borders from migratory invasion that is irreversibly
altering
>America's character (and helping the Democrats to boot). He does not
seem
>concerned with the effect this will have on America's ability to
preserve
>the traditional moral fabric, social structure and economic interests
of
>its own people - what most Americans still mean by 'national interests'
>
>Presidential advisors will have enormous influence on the form and
>substance of the U.S. foreign policy over the next four years. Bush's
>victory will provide a welcome discontinuity in the institutional
culture
>of the Department of State, the National Security Council, and the
White
>House itself. There are people on Bush's team, however - notably Paul
>Wolfowitz and Richard Perle - whose hegemonist malevolence is
comparable to
>Mrs. Albright's, but who are also more competent and "rational" within
>their ideological terms of reference than the outgoing Secretary of
State.
>
>Ms. Rice is a hardworking professional who has not, so far, articulated
a
>strategic vision. This could make her vulnerable to the ideologues. She
may
>be out of her depth in this shark tank. The irony is that the only
serious
>counterweight to the "vulcans" may be provided by Vice-President Dick
>Cheney, who is a veritable moderate compared to the Wolfowitz-Perle
tandem.
>Cheney is a corporate globalist rather than neoconservative
>interventionists: where they see menaces, he sees markets.
>
>Other members of Bush's foreign policy team are Richard Armitage,
former
>Assistant Secretary of Defense under Reagan; Robert Blackwill, a former
>member of President Bush's National Security Council; Stephen Hadley,
>former Assistant Secretary of Defense under Cheney; Dov Zakheim, former
>Under Secretary of Defense in the Reagan administration; and Robert
>Zoellick, former Under Secretary of State in the Bush administration.
>Interestingly, all but one of these key Bush advisors (Armitage) belong
to
>the Council on Foreign Relations that has traditionally provided the
>internationalist cadre of U.S. foreign policy elite regardless of which
>party occupies the White House.
>
>THE WOLFOWITZ FACTOR
>
>The leading light in Bush's foreign policy team, Paul Wolfowitz, heads
the
>Paul Nitze Center for International Studies. He epitomizes the
>"neoconservative" wing of the Republican Party. The neocons, many of
them
>former leftists, are inveterate Cold Warriors in search of a new enemy.
>They are latently Russophobic, but currently also fixated on the
supposed
>threat from China.
>Wolfowitz came to national prominence in early 1992 as the author a
secret
>Pentagon memorandum that was leaked to the New York Times. That
document
>unreservedly named Yeltsin's post-communist Russia as the gravest
potential
>threat to American vital interests. It advocated an all-out, U.S.-led
NATO
>war against Russia if Moscow threatened the security of
newly-independent
>Baltic republics. Wolfowitz called for 24 NATO divisions, 70 fighter
>squadrons, and six aircraft carrier battle groups to be prepared to
keep
>the Russian Navy "bottled up in the eastern Baltic," to bomb supply
lines
>in Russia, and to use armored formations to expel Russian forces if
they
>entered Lithuania. He boldly stated that Russia would be unlikely to
>respond with nuclear weapons, but he provided no basis for that
assessment.
>
>In addition the Wolfowitz memorandum envisioned provision of American
>security guarantees to Eastern Europe and permanent global involvement
in
>order to deter "potential competitors from even aspiring to a larger
>regional or global role."
>Instead of being taken to a safe, quiet place where he can do no harm
to
>himself or to others, Wolfowitz became the neoconservative hero. His
>proposals on Eastern Europe were accepted by the Clinton Administration
and
>resulted in the expansion of NATO in 1997. What is best for America and
the
>world - his disciples have been telling us ever since - is that America
>should remain the only cop in town, possessed of the sole right to
deputize
>posses, or go it alone to discipline evil-doers, wherever American
"values"
>or "security interests" are threatened. The bipartisan hegemonists also
>accept Wolfowitz's key tenet that America should never permit any
nation,
>and especially Russia or China, to rise to the status of regional
>superpower. As Pat Buchanan says,
>
>"Containment, a defensive strategy, had given way to a breathtakingly
>ambitious offensive strategy-to 'establish and protect a new order.' .
. .
>By the end of the 1990s, crucial elements had been adopted by Congress
and
>President Clinton, and passively accepted by the American people. By
1998
>the administration. . . had indeed extended NATO to Poland, Hungary,
and
>the Czech Republic and had offered membership to the Baltic states.
Thus,
>NATO expansion is the first site at which to explore the new fault line
in
>American foreign policy."
>
>Eight years later Wolfowitz remains an advocate of further NATO
enlargement
>as a means of encircling Russia and expelling it out of Central Asia.
His
>ideas, wrapped in the jargon of the value-neutral academic analyst
>examining the unfolding of historical trends, impress Bush and
intimidate
>detractors. It is believed that Bush's support for the bombing of
Serbia,
>after some initial reluctance on the Governor's part, was primarily due
to
>Wolfowitz's influence.
>
>Wolfowitz looks on Serbia as Russia's potential asset that can and
should
>be brutalized and fragmented. In addition he likes the idea of scoring
a
>few points in the Muslim world at Serbs' expense, and thus offsetting
the
>legacy of unreserved U.S. support for Israel. Finally, he saw in the
>interventionist course in the Balkans an opportunity for Washington to
>disabuse its European partners of any misguided notion that they can
>resolve a crisis without America - let alone in spite of it. In the
>mid-1990s Wolfowitz worked with Morton Abramowitz in setting up the
Balkan
>Action Council, an anti-Serb "think tank" bankrolled by George Soros.
He
>criticized the outgoing administration for not being belligerent
enough:
>for not arming the Muslims and striking the Serbs in Bosnia, for not
>bombing Serbia in 1998 (which he demanded, with others, in a full-page
ad
>in the New York Times), and for not pursuing a clear military victory
in
>Kosovo once the bombing had started.
>
>The ascent of Wolfowitz on Bush's team and his probable elevation to
the
>head of the Central Intelligence Agency, or else to No. 2 post at the
>Department of State, bodes ill for the new administration. It means
that
>the new President will be exposed to a world outlook and specific
policy
>proposals that are at odds with the majority of congressional
Republicans,
>to say nothing of the nation at large. Wolfowitz personifies the
imminent
>danger that the 'bipartisan' foreign policy of global interventionism
will
>continue to dominate inside the Beltway.
>
>WOLFOWITZ'S FRIENDS
>
>Wolfowitz brought his close personal friend and political ally Richard
>Perle into Bush's team. A proud hardliner, Perle was the Reagan
>administration's "Prince of Darkness" as assistant secretary of
defense. He
>often accused Secretary of State Shultz and others at the State
Department
>of being too soft - on Soviets, North Koreans, Chinese, Arabs, Cubans,
and
>especially on anyone the Israelis disapproved of. Perle brought to the
>Pentagon several amen-corner activists who dramatically increased
weapons
>sales to Israel. He advocates using U.S. power to topple "rogue"
regimes.
>
>As an avid supporter of American intervention against the Serbs, Perle
was
>drawn to Bob Dole - the "Senator from Tirana" - and advised him on
foreign
>affairs. His start in politics was in 1969, when as an aide to 'Scoop'
>Jackson he drafted the Jackson-Vannik Amendment, which linked Soviet
trade
>concessions to emigration of Soviet Jews. Ever the believer that there
is
>no difference between Israeli and American interests, in 1996 Perle
gained
>the distinction of simultaneously advising both Dole's presidential
>campaign in the United States and Netanyahu's election campaign in
Israel.
>As an advocate of uncompromising Israeli policies against the
Palestinians
>in 1997 he contributed to "A Clean Break," an influential study
produced by
>the Institute for Advanced Strategic and Political Studies in
Jerusalem. It
>advised premier Netanyahu to cancel the Oslo accords with the
Palestinians
>and to reject any notion of Palestinian independence. In addition, last
>summer Perle advised the Israelis to walk out of Camp David
negotiations.
>
>Robert Zoellick, who is likely to be Bush's Trade Representative, was
White
>House deputy chief of staff to Bush-senior. Before that he was
>undersecretary of state for economic affairs and counselor to the State
>Department. Zoellick is Director of the Aspen Institute's Strategy
Group on
>Foreign Policy, a board member of the Council of Foreign Relations and
the
>Executive Committee of the Trilateral Commission. His views mirror
those of
>Wolfowitz and Perle. On America's commitment to Israel he declared that
"it
>is moral, it's philosophical, it's democratic as well as security. . .
It's
>been true for the Clinton administration, and I think it would be true
for
>any of them that follow - Israel's security is first and foremost." On
>Russia Zoellick allows that "there are some areas where there is
potential
>cooperation," but he regards it as an inherent adversary, not to be
trusted
>or treated as a friend. In 1997 he was duly enthusiastic about NATO
>enlargement:
>
>"Frankly we don't know what direction Russia will still go. The
Russians
>killed thousands of people in Chechnya. They're still trying to shake
down
>the Estonians. They tried to put a couple of divisions in Georgia. And
if
>you're sitting in Poland or in Prague or in Hungary these days, you
want
>some reassurance. And frankly, it's not very believable to me that NATO
is
>a serious threat to Russia."
>
>To Wolfowitz and friends the enemy is still in the East. The Serbs were
>merely collateral damage in the project. Not content with the moral,
>spiritual and demographic wasteland of the Western world, they are
plotting
>the final showdown with Russia, and possibly another one with China.
George
>Bush would be well advised to ask himself what else is the meaning of
not
>merely preserving NATO - now that the threat which created it is gone -
but
>extending it eastwards? It is seen as a hostile act in Moscow, and it
IS a
>hostile act, a logical follow-up to the ongoing plunder of Russia's
natural
>resources, in conjunction with the recycled apparatchiks in Moscow.
>
>VOICES OF SANITY?
>
>Compared to this tandem Vice-President-elect Richard Cheney looks and
>sounds like an epitome of reason, moderation and statesman-like
>responsibility. He is no peacenik, however: As defense secretary Cheney
>directed the U.S. invasion of Panama and Operation Desert Storm. His
oil
>industry background and connections have naturally focused him on the
>forthcoming Caspian oil bonanza. Cheney is opposed to sanctions against
>unsavory regimes - notably the neo-Stalinists who run Azerbaijan - if
such
>measures run counter to American business interests. As CEO of
Halliburton,
>the world's largest oil services provider, Cheney denounced sanctions
>against Iran because of all the missed business opportunities. On the
whole
>he is a traditional Wall Street imperialist, less ideological in his
>outlook and certainly more even-handed on Middle Eastern issues than
any of
>the above.
>
>Another voice of reason may be Richard Armitage, the new president's
>advisor on defense, who served his father as an Assistant Secretary of
>Defense. He is a pragmatic military affairs specialist who warned
General
>Wesley Clarke that "the ultimate mission of our armed forces and our
army
>is to fight and win the nation's wars when our survival is threatened.
That
>was not the case in Kosovo or Bosnia."
>
>But what will Colin Powell do, one may well ask, in view of his pending
>elevation to Albright's job? Perhaps it would be more appropriate to
ask
>what is a supporter of "affirmative action" and advocate of abortion on
>demand doing in a Republican cabinet in the first place. But Powell, a
>self-styled "Rockefeller Republican," shares with the rest of the Bush
team
>an internationalist outlook. When Bush-père declared that the war
against
>Iraq was not an action in defense of American strategic and economic
>interests but the struggle to create a "New World Order," the notion
>captured Powell's imagination. In 1993 he urged Naval cadets to carry
"the
>culture and the spirit and the lifeblood of America" to "help a new
world
>order get under way." Powell's commitment to global interventionism is
only
>tempered by his image of a "reluctant warrior," in contrast with
Wofowitz's
>or Perle's in-your-face triumphalism.
>
>"I believe peacekeeping and humanitarian operations are a given,"
Powell
>wrote in Foreign Affairs in 1992. Just as worryingly, in his subsequent
>book Powell declared that he does not want any clearly defined criteria
for
>the deployment of U.S. troops abroad because "it destroys the ambiguity
we
>might want to exist in our enemy's mind regarding our intentions." He
>stresses the importance of clear political objectives of military
>intervention, but completely avoids the question how those objectives
>should be defined. There is no mention of vital national interests in
>Powell's "doctrine."
>
>Powell was opposed to Clinton's intervention in the Balkans at first,
and
>his support of the Kosovo intervention may be interpreted as a
soldier's
>reflex reaction that once you are in you have to get the job done, but
the
>volte-face also reflected Powell's fundamental lack of intellectual and
>moral rigor, his confusion of ends and means in foreign policy making.
>
>It is to be feared that Colin Powell will be a weak Secretary of State,
>whose lack of strong principles and firm convictions will be used by
his
>colleagues with very strong views, albeit wrong ones - Wolfowitz and
>friends - to tailor a straightjacket for Powell and set the agenda.
>
>CONCLUSION
>
>At present President-elect Bush probably lacks the confidence a leader
must
>have in his ability to judge what actions to take, and the intellectual
>apparatus to counter the phraseology of Wolfowitz, Perle and company.
On
>the other hand, Bush's closest mentor (and tutor) will be Dick Cheney.
It
>is also encouraging that the former Secretary of State James Baker has
been
>back on the scene in the aftermath of the election. These two country
club
>squires share the same outlook and assumptions. If Baker is given a
>significant role as White House "advisor" they may provide a formidable
>buffer against the neocons' trigger-happy ravings.
>
>The Bush family has never felt comfortable with ideologues,
particularly
>the New York intellectual globalists. In addition, President George W.
Bush
>is a short-tempered man with a streak of haughtiness, which will be a
handy
>asset when Perle starts lecturing him. In the end, the Texas Oil Mafia
may
>well prove to be the best faction of the new administration. They may
be
>greedy and amoral, but at least we can hope that they'll resist the
>temptation to invent new missions, lay down new embargoes, and
fabricate
>new courts. Unlike the "Vulcans," Bush, Cheney and Baker are
recognizably
>human.
>
>
---
LA TRADIZIONE FILONAZISTA DELLA FAMIGLIA BUSH
Oggetto: Il prossimo presidente USA potrebbere essere un
nazista:Bush
Data: 8 Aug 00 05:16:24 MET DST
Da: Danica <razlag@...>
Il prossimo presidente USA potrebbere essere
un... nazista: Bush (7 agosto 2000)
Se cercate sul motore di ricerca altavista.com,
inserendo le parole: Bush e Nazi, troverete più di un
milione di documenti. Eccone alcuni.
[Search engine: AltaVista found 1,079,590
documents.
The query string sent was Bush Nazi ]
George Herbert Walker Bush e il nazismo:
nazistoria.html#GEORGE HERBERT WALKER BUSH
Biografia non autorizzata:
"...These and other actions taken by the U.S. government in
wartime were, tragically, too little and too late. President Bush's
family had already played a central role in financing and arming
Adolf Hitler for his takeover of Germany; in financing and
managing the buildup of Nazi war industries for the conquest of
Europe and war against the U.S.A.; and in the development of
Nazi genocide theories and racial propaganda, with their
well-known results.
The facts presented here must be known, and their implications
reflected upon, for a proper understanding of President George
Herbert Walker Bush and of the danger to mankind that he
represents. The President's family fortune was largely a result of
the Hitler project. The powerful Anglo-American family
associations, which later boosted him into the Central Intelligence
Agency and up to the White House, were his father's partners in
the Hitler project.
President Franklin Roosevelt's Alien Property Custodian, Leo T.
Crowley, signed Vesting Order Number 248 seizing the property of
Prescott Bush under the Trading with Enemy Act. The order,
published in obscure government record books and kept out of the
news, Note #4 explained nothing about the Nazis involved; only
that the Union Banking Corporation was run for the "Thyssen
family" of "Germany and/or Hungary" -- "nationals ... of a
designated enemy country."
By deciding that Prescott Bush and the other directors of the
Union Banking Corp. were legally "front men for the Nazis", the
government avoided the more important historical issue: In what
way "were Hitler's Nazis themselves hired, armed, and instructed
by" the New York and London clique of which Prescott Bush was
an executive manager?..."
http://www.kmf.org/williams/bushbook/bush_book.txt
THE UNDERGROUND NAZI INVASION OF THE UNITED
STATES:
"...Also, the German born SKULL & BONES SOCIETY of which
both George Bush and his father Prescott were members. Bush Sr.
assisted in the financing of the Third Reich in collaboration with
the Rockefellers, and George Bush himself had stated at one
point "Isn't it about time we forgive the Nazi War Criminals?".
Bush's constant reference to a "New World Order" and his former
position as CIA and later MJ-12 director (although the latter
position was not a 'public' office) is suggestive..."
http://www.anomalous-images.com/text/naznwo01.html
HEINRICH RUPP;
Some of Rupp's best work was done for the CIA, after he was
imported in Operation Paperclip. Rupp has been convicted of
bank fraud. He was an operative for the CIA and is deeply
involved in the Savings and Loan scandals. A federal jury has
indicated they believe testimony that Rupp, the late CIA Director
William Casey - then Reagan's campaign manager, and Donald
Gregg, now U.S. Ambassador to South Korea, flew with George
Bush to Paris in 1980, during the election in which Bush was on
the ticket with Ronald Reagan. The testimony states that three
meetings were held on October 19 and 20 at the Hotel Florida
and Hotel Crillion. The subject? According to the court testimony,
the meetings were to sabotage President Jimmy Carter's
reelection campaign by delaying the release of American
hostages in Iran. The hostages were released on January 20,
1981, right after Reagan and Bush were sworn into office. Iran was
promised return of its frozen assets in the United States and the
foundation for the Iran- Contra deal was set into motion.
Licio Gelli is also reported to have had some financial dealings
with the George Bush for President campaign.
http://www.crossfields.com/%7ewatcher/nwonazi.html
THE BUSH NAZI CONNECTION by Richard N. Draheim, Jr.
"...money comes from grandfather Prescott Bush's financial
alliance with the Nazis.
On October 20, 1942, the US Alien Property Custodian, under the
"Trading With the Enemy Act," seized the shares of the Union
Banking Corporation (UBC), of which Prescott Bush was a director
and shareholder. The largest shareholder was E. Roland
Harriman. (Bush was also the managing partner of Brown Brothers
Harriman, a leading Wall Street investment firm.)
The UBC was established to send American capital to Germany to
finance the reorganization of its industry under the Nazis. Their
leading German partner was the notorious Nazi industrialist Fritz
Thyssen, who wrote a book admitting much of this called "I Paid
Hitler."
Among the companies financed was the Silesian-American
Corporation, which was also managed by Prescott Bush, and by
his father-in-law George Herbert Walker, who supplied Dub-a-Ya
with his name. The company was vital in supplying coal to the
Nazi war industry. It too was seized as a Nazi-front on November
17, 1942. The largest company Bush's UBC helped finance was
the German Steel Trust, responsible for between one-third and
one-half of Nazi iron and explosives.
Prescott Bush was also a director of the Harriman Fifteen
Corporation, (this one owned largely by Roland's brother, Averell
Harriman), which owned about a third of the Consolidated
Silesian Steel Corporation, the rest owned by Friedrich Flick, (a
member of Himmler's "Circle of Friends" who donated to the S.S.).
Republican Presidential candidate Bush's great-grandfather, Bert
Walker, helped organize the Harriman investment in the
Hamburg-America Line of ships, of which grandfather Prescott
became a director. It was seized on August 28, 1942 because it
was used to give free passage to Nazi propaganda and
propagandists, and had earlier shipped guns to the Nazi's private
armies to assist their takeover of Germany.
Further examples would be more tedious than shocking. But,
given these evil financial dealings, how did Prescott later become
a Republican Senator, and George H.W. become President?
Well,the two leading attorneys for these Bush-Harriman-Nazi deals
were John Foster Dulles, later Secretary of State under
Eisenhower, and Allen Dulles, future head of the CIA.
Prescott's father, Samuel P. Bush, owned Buckeye Steel Castings
Co. which made parts for the Harriman brothers' father's (E.H.
Harriman) railroads. Harriman's financing for the railroads came
largely from William Rockefeller. These shipped the oil of his
brother John D. Rockefeller, the founder of Standard Oil. (This
was the origin of the two Georges' involvement in the oil
business.)
Samuel Bush became a leader in President Woodrow Wilson's
"War Socialism" as director of small armaments and ammunition
on the War Industries Board (which set up coercive price-fixing
cartels over American industry during World War I). There, Bush
assisted Percy Rockefeller (son of William) in his takeover of small
arms manufacturers..."
http://www.lpdallas.org/features/draheim/dr991216.htm
A Dramatic Shift to the Conservative Right in America
Since the end of WWII, but especially over the last 35 years or so,
the political landscape in the U.S. --as well as other parts of the
world--has shifted dramatically to the Conservative Right. That
shift has largely gone unnoticed by those not old enough or not
historically sensitive enough to place the Conservative Right
political ideology and agenda in historical perspective. Many do
not realize that the inherently racist, homophobic, and misogynist
ideology now passed off by some Conservative Right politicians
such as George W. Bush as acceptable and even respectable, was
part of the reason the U.S. entered WW II. Millions of American
soldiers died fighting against that hateful ideology that many on
the Conservative Rightin varying degrees-- are now trumpeting as
a kind of "final solution" to socioeconomic and other problems
they claim have been created by the U.S. Government and by the
"Liberals" of the 1960's.
Certainly, American G.I.s returning from the ravages left by Hitler's
Third Reich at the end of WWII probably could not have
conceived the possibility that the United States might one day
have its own Nazi Party. But in the 1950's, while the world was still
coming to terms with the Holocaust and fighting Cold War
Communism, George Lincoln Rockwell, born March 9, 1918 in
Bloomington, Illinois, was engendering the idea of the American
Nazi Party (ANP).
>>From the late 1950's until his death in 1967, Rockwell became
the seminal force of post-World War II National Socialism (Nazism)
in America and the originator of the "Holocaust Denial"
movement.
http://www.feminista.com/v3n10/estep.html
In 1988 the George Bush presidential campaign was presented
with the opportunity to repudiate the anti-Semites, Nazi
apologists, and fascists who had been recruited into the
campaign's ethnic outreach arm through Republican party
contacts. Instead of repudiating antidemocratic tendencies and
bigotry, the Bush campaign chose to sidestep the charges and
moved instead to minimize damage to the political campaign.
http://www.thirdworldtraveler.com/Fascism/Conclusions_ONNRRP.html
There is also an interesting parallel between the Manhattan
Institute and statements Giuliani has made associating his
critics-including community gardeners, City Council members,
reporters and both the Clintons-with Communism and with Fidel
Castro. The CIA, which started the Manhattan Institute, was
allegedly founded in order to fight Communism at the end of
WWII. William Casey the Institute's founder, helped bring many
former Nazi intelligence officers into the U.S. in order to place
them in government agencies, universities and think tanks as part
of the cold war intelligence effort. While seemingly aimed at
fighting Communism the real agenda appears to have been to
use their expertise in propaganda, infiltration of political groups,
mind-control and drugs to create a repressive corporate Police
State here in the U.S. It's interesting to note that recent issues of
City Journal, the Manhattan Institute's influential quarterly
magazine, have only two advertisers-Pfizer drugs and Chase Bank.
The Institute's main financial sponsor, the Rockefeller's Chase
Bank, was intimately connected to Hitler before and during WWII
and were major sponsors of the most discredited ideas of
Nazism-namely the Eugenics policy of forced sterilization and
euthanasia that culminated in the Holocaust. Those policies were
championed in the U.S. by the nations' top industrialists including
the Rockefellers and the Harrimans-who were the leading sponsors
of the American Eugenics movement.
A top level business associate of the Harriman family and deeply
involved in helping fund the Third Reich via shipping and
banking firms that acted as fronts for German companies was GW
Bush's grandfather, Prescott Bush. When the U.S. entered WWII in
1942 the Federal government-the same people Giuliani is now
denouncing as Storm Troopers-seized a large part of the Bush
families' banking assets to prevent them from funding our enemy.
For the order seizing the banking assets see: Office of Alien
Property Custodian, vesting order # 248. The order was signed by
Leo T. Crowley, Alien Property Custodian, executed October
20,1942; Fed Reg Doc 42-11568, Filed Nov. 6, 1942 11:31 AM; 7
Fed Reg. 9097November 7, 1942
Bush family dealings before and during the early years of the
Second World War show an overwhelming pattern of financial
support for Nazi Germany! And guess who else was involved ...
Standard Oil of New Jersey -- of course, Standard Oil has now
become -- guess who -- Exxon-Mobil Corporation!
http://www.injusticebusters.com/index.htm/Bad_Business.htm
---
CILIEGINE
The profound reflexions of Gov. George Bush jr.
> >
> > > "The vast majority of our imports come from outside
> > > the country."
> > >
> > > ....George W. Bush, Jr.
> > >
> > > "If we don't succeed, we run the risk of failure."
> > >
> > > ....George W. Bush, Jr.
> > >
> > > "Republicans understand the importance of bondage
> > > between a mother and
> > > child."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr.
> > >
> > > "Welcome to Mrs. Bush, and my fellow astronauts."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr.
> > >
> > > "Mars is essentially in the same orbit...Mars is
> > > somewhat the same
> > > distance from the Sun, which is very important. We
> > > have seen pictures
> > > where there are canals, we believe, and water. If
> > > there is water, that
> > > means there is oxygen. If oxygen, that means we can
> > > breathe."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr., 8/11/94
> > >
> > > "The Holocaust was an obscene period in our nation's
> > > history. I mean in
> > > this
> > > century's history. But we all lived in this century.
> > > I didn't live in
> > > this
> > > century."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr., 9/15/95
> > >
> > > "I believe we are on an irreversible trend toward
> > > more freedom and
> > > democracy- but that could change."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr., 5/22/98
> > >
> > > "One word sums up probably the responsibility of any
> > > Governor, and that
> > > one
> > > word is 'to be prepared'."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr., 12/6/93
> > >
> > > "Verbosity leads to unclear, inarticulate things."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr., 11/30/96
> > >
> > > "I have made good judgments in the past. I have made
> > > good judgments in
> > > the future."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr.
> > >
> > > "The future will be better tomorrow."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr.
> > >
> > > "We're going to have the best educated American
> > > people in the world."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr., 9/21/97
> > >
> > > "People that are really very weird can get into
> > > sensitive positions and
> > > have
> > > a tremendous impact on history."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr.
> > >
> > > "I stand by all the misstatements that I've made."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr. to Sam Donaldson,
> > > 8/17/93
> > >
> > > "We have a firm commitment to NATO, we are a part of
> > > NATO. We have a
> > > firm commitment to Europe. We are a part of Europe."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr.
> > >
> > > "Public speaking is very easy."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr. to reporters in
> > > 10/9
> > >
> > > "I am not part of the problem. I am a Republican"
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr.
> > >
> > > "A low voter turnout is an indication of fewer
> > > people going to the
> > > polls."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr
> > >
> > > "When I have been asked who caused the riots and the
> > > killing in LA,my
> > > answer has been direct & simple: Who is to blame for
> > > the riots? The
> > > rioters are to blame. Who is to blame for the
> > > killings? The killers are
> > > to
> > > blame.
> > >
> > > ....George W. Bush, Jr.
> > >
> > > "Illegitimacy is something we should talk about in
> > > terms of not having
> > > it."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr., 5/20/96
> > >
> > > "We are ready for any unforeseen event that may or
> > > may not occur."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr., 9/22/97
> > >
> > > "For NASA, space is still a high priority."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr., 9/5/93
> > >
> > > "Quite frankly, teachers are the only profession
> > > that teach our
> > > children."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr., 9/18/95
> > >
> > > "The American people would not want to know of any
> > > misquotes that
> > > George Bush may or may not make."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr.
> > >
> > > "We're all capable of mistakes, but I do not care to
> > > enlighten you on
> > > the mistakes we may or may not have made."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr.
> > >
> > > "It isn't pollution that's harming the environment.
> > > It's the impurities
> > > in
> > > our air and water that are doing it."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr.
> > >
> > > "[It's] time for the human race to enter the solar
> > > system."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr.
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Who Is George W. Bush? Part 2: Financial Scams
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Oggetto: [JUGO] "SOS Zastava" -viaggio a Kragujevac del 3 e 4 gennaio
2001
Da: Rino Lamonaca
"SOS Zastava"
impegno collettivo per le adozioni a distanza ed aiuti alle famiglie
dei
lavoratori
della fabbrica di automobili e di camion distrutta dai bombardamenti in
Jugoslavia
Le premesse del viaggio a Kragujevac del 3 e 4 gennaio 2001
Durante l'ultima visita a Kragujevac di fine ottobre 2000, incontrammo
in
una sala le famiglie delle ragazze e dei ragazzi adottati. Consegnammo
direttamente le buste con i soldi delle adozioni alle famiglie presenti,
fu
un rapporto formale utile ai fini della trasparenza ma anche un momento
imbarazzante: per noi che distribuivamo buste e, soprattutto, per chi le
riceveva. I bambini che sorridevano erano pochi. Ci proponemmo di
superare
quella situazione con l'eventuale prossimo viaggio portando dei regali.
La delegazione di questo nuovo viaggio era composta da due compagni
della
Cgil di Torino e da due della Cgil di Novara, da un delegato del
Politecnico
di Torino e da uno della Fiat Iveco, da un compagno del comitato
torinese
per gli aiuti alle popolazioni Jugoslave, SOS Jugoslavia, e da una
compagna
della Cgil della Lombardia.
Nel viaggio di ottobre avevano partecipato anche due volontari della
associazione "Cerchiamo la pace", ONG per l'aiuto ai paesi poveri che
ha
sede presso le Acli di Torino, con cui abbiamo stabilmente costruito un
rapporto in quanto, anche se ci siamo chiamati "SOS Zastava", non siamo
e
non saremo una associazione formalizzata con tanto di statuto, codice
fiscale e quant'altro. Questo rapporto ci ha permesso, inoltre, di
ricevere
finanziamenti pubblici e di concorrere ad allargare il campo delle
iniziative di aiuto alla popolazione di Kragujevac.
Oltre l'aiuto ai figli dei lavoratori
In concreto, il 21 dicembre 2000 è partito un camion per Kragujevac
contenente i 178 regali, ed i barattoli di nutella, per i bambini
adottati.
Nel camion c'erano però, soprattutto, decine e decine di scatoloni
contenenti farmaci e vestiti per più di mezzo miliardo di lire donati
dal
Sermig; questi materiali sono stati consegnati all'assessorato
all'assistenza del Comune di Kragujevac.
Sono arrivati al Comune di Kragujevac 248 colli, per un totale di 1.700
Kg
di farmaci (materiale chirurgico e ortopedico, e diverse specialità
medicinali) e 272 colli contenenti più di 5.500 Kg di vestiti
certificati
dalla ASL.
L'attenzione prevalente di questi aiuti è rivolta a quella parte di
popolazione estremamente colpita dalle guerre: gli orfani, i portatori
di
handicap, i ragazzi delle scuole.
Noi non ci proponiamo però di trasformarci in una associazione
umanitaria,
anche se queste prime esperienze dimostrano che una collaborazione può
dare
dei risultati positivi. Per questi motivi siamo impegnati a continuare
questo rapporto di collaborazione.
Abbiamo avuto modo di incontrare il Sindaco di Kragujevac, ci ha detto
che
anche i lavoratori della Zastava sono abitanti del Comune da lui
amministrato e per questo ci ringrazia, ci ha ringraziato per gli aiuti
umanitari consegnati al Comune e ci ha invitati ad un incontro al
prossimo
viaggio che faremo.
Le visite nelle case
Siamo giunti a Kragujevac il 3 mattino. L'incontro con le famiglie era
previsto per il giorno successivo alle ore 11.
Nel pomeriggio abbiamo portato alcuni regali a casa delle famiglie di
altri
bimbi.
Due erano adottati dal compagno di "SOS Jugoslavia", una era una nostra
bimba, una era una famiglia a cui dovevamo portare un telefonino.
Nessuna delle famiglie ha i soldi per pagarsi il telefono, il telefonino
era
donato da un compagno di Milano per far sì che si potesse telefonare al
pronto soccorso sanitario nel caso in cui la giovane mamma, ammalata di
un
tumore, avesse bisogno di un intervento urgente. Abitano un po' fuori
dalla
città, sulla collina, in una piccolissima casa che si raggiunge su una
strada sterrata. Il telefonino non era un consumo voluttuario.
La bimba che fa parte del gruppo delle nostre adozioni vive in famiglia
con
la madre e con il fratello più piccolo. Il piccolo con l'asma e senza i
soldi per acquistare i farmaci, la bimba ha la gola gonfia per la
tiroide:
ti viene da pensare che dovrebbe andare al mare, invece non c'è neanche
un
po' di iodio per curarla.
Nella prima famiglia di uno dei due bambini adottati dal compagno di
"SOS
Jugoslavia", oltre alla famiglia sono presenti due ragazzi, parenti,
profughi dal Kosovo. Il padre ha l'asma, lavorava alla verniciatura
della
Zastava, ma ora che l'impianto automatizzato è stato distrutto dai
bombardamenti, non ce la fa più a lavorare con la pistola a spruzzo e la
maschera.
La seconda famiglia è composta dai due genitori e da sei figli. Il padre
è
un omone robusto di un metro e novanta, ha una gamba tumefatta dai danni
vascolari alla gamba destra e neanche un farmaco per curarsi, rischia la
cancrena e l'amputazione.
E' stata l'esperienza che ha reso più evidente la situazione di povertà
ed i
problemi di salute che attraversano quasi tutti gli abitanti. Quelli
poveri
come sempre.
Per loro l'uranio impoverito è uno dei problemi, molto meno sentito di
quelli che devono vivere duramente ed evidentemente tutti i giorni.
In tutti e due i giorni di permanenza, si è sempre presentato un
lavoratore
padre di una giovane ragazza ammalata di leucemia. Il sindacato autonomo
aveva inviato una lettera al Vaticano per chiedere un intervento di
trapianto del midollo nel tentativo di salvarle la vita. La risposta del
Vaticano è stata immediata e positiva, il primario dell'ospedale "Bambin
Gesù" di Roma si è messo in contatto per l'accoglienza. Ma da tre
settimane
le due ambasciate, quella italiana e quella Jugoslava, non riescono
ancora a
concedere i visti. La compagna della Cgil lombarda si è impegnata a
sbloccare la situazione, forse ci è riuscita in queste ore.
la situazione produttiva negli stabilimenti auto e camion della Zastava
Siamo arrivati a Kragujevac nel periodo delle loro feste natalizie. La
fabbrica era ferma, alcuni lavoratori entravano ed uscivano dal cancello
posto a fianco della sede del sindacato.
Le attività dovrebbero riprendere dopo il 15 gennaio, ma ora non si
producono più automobili neppure simbolicamente, per dire che lo
stabilimento auto produce.
Questa volta, la richiesta dei compagni di Novara di poter visitare lo
stabilimento non è stata esaudita, bisognava chiedere per tempo
l'autorizzazione alla nuova direzione dell'azienda.
Il programma di investimenti per la ricostruzione degli impianti
produttivi
per l'automobile è stato cancellato: a Kragujevac ci sono ora più di
20.000
lavoratori dipendenti da una fabbrica morta. In assenza di finanziamenti
non
c'è neppure la possibilità di acquistare all'estero la lamiera per la
produzione delle carrozzerie, non ci sono le risorse neppure per la
produzione simbolica del dopo bombardamenti. La Zastava - Iveco potrà
produrre solo se i motori arriveranno dall'estero.
Proprio nei giorni che hanno preceduto il nostro arrivo in Jugoslavia,
il
governo ha deciso una riduzione delle imposte sulle automobili nuove e
su
quelle di seconda mano. Prima potevano essere importate automobili con
meno
di 4 anni di immatricolazione (come si dice da noi), ora questo limite è
stato portato a 6 anni.
Cambierà in queste settimane la legge sulle privatizzazioni, che arrivi
una
multinazionale dell'industria automobilistica europea - anzi, tedesca o
francese - a salvare il salvabile? Cioè quasi nulla dopo i
bombardamenti
che hanno distrutto tutti gli impianti a tecnologia avanzata e
risparmiato
una linee di montaggio su tre della "Fiat 128" smantellate a Mirafiori
qualche decennio fa per essere rimontate a Kragujevac.
La situazione dei lavoratori è profondamente influenzata da questo stato
di
cose.
Senza ripresa produttiva, non può continuare la rotazione sui pochi
posti di
lavoro esistenti.
Il reddito era, a giugno del 2000, 100.000 lire al mese per chi lavorava
e
meno di 20.000 lire per chi era stabilmente disoccupato. Con la
rotazione,
lavorando una settimana al mese, si guadagnava sulle 40.000 lire.
Allora,
solo gli addetti alle fucine guadagnavano di più, ma facevano un lavoro
pesante, in un ambiente nocivo e su tre turni.
Ora un disoccupato ha un reddito mensile che corrisponde a 13.000 lire,
delle nostre.
Sin dal momento dell'embargo, la produzione di automobili e di veicoli
industriali subì una forte contrazione, i soldi per i salari e gli
stipendi
furono dilazionati. A copertura parziale della riduzione di reddito
venivano
mensilmente distribuiti pacchi di generi alimentari: uno di farina, uno
di
olio e tre di carne. Nel 2001 arrivano per i lavoratori i primi
pagamenti
delle quote di retribuzione non retribuite, arrivano quando non ci
saranno
neanche i soldi per pagare il salario ai pochissimi che lavorano.
La situazione sindacale
Di fronte ad una situazione di questo tipo non emerge alcuna protesta
dei
lavoratori. Probabilmente la domanda di cambiamento, di miglioramento si
è
rivolta al contesto politico. E questo è avvenuto.
Pesa quella abitudine alla delega - come la chiamiamo noi - alla
speranza
che chi ha il comando, il governo pensi per te e risolva i tuoi
problemi.
Probabilmente, è stato il commento dei dirigenti del sindacato autonomo
con
cui stiamo gestendo le adozioni, la stessa esperienza del socialismo dei
periodi di Tito ha concorso a determinare una grande passività tra i
lavoratori.
Lo sciopero e la lotta operaia sono tutti da ricostruire.
La situazione sindacale è cambiata.
Questa volta, quando siamo arrivati e siamo entrati nella sede del
sindacato, una palazzina dai tratti liberty, esteticamente piacevole
anche
se priva di manutenzione, ci siamo trovati in una situazione in cui gli
uffici del sindacato "autonomo" Zastava erano solo più quelli di un lato
del
corridoio mentre quelli dell'altro lato erano vuoti ed in parte
tinteggiati
di nuovo: si stavano predisponendo per il secondo sindacato, il
sindacato
"indipendente". Il sindacato indipendente è anche uno dei 17 partiti che
compongono la DOS, lo schieramento politico che ha vinto le ultime
elezioni
politiche. La traduzione in "autonomo" ed in "indipendente" dei due
sindacati non corrisponde probabilmente ai termini, rispettivamente, di
"Samolstalnij" e di "Nazavistnost", però normalmente vengono così
tradotti.
Il direttore della Zastava diede le dimissioni il giorno dopo la
proclamazione di Kostunica a presidente della Jugoslavia. E' stato
sostituito dal governo con un esponente di un altro partito della DOS,
quello democristiano.
Sempre negli stessi giorni i dirigenti sindacali del sindacato
"autonomo"
della Zastava - Iveco furono costretti con la forza, con la violenza, a
dare
le dimissioni. Anche la presidentessa del sindacato, la responsabile per
tutto il gruppo, subì le stesse pressioni (ma non fu picchiata) ed a
queste
rispose che lei avrebbe lasciato l'incarico solo dopo le nuove elezioni,
proponendo di anticiparle di un anno (si sarebbe dovuto votare nel 2001,
alla scadenza naturale dei quattro anni).
Nei giorni successivi al 5 ottobre si procedette alle nuove elezioni dei
rappresentanti sindacali impedendo però ai dirigenti del sindacato
autonomo
di potersi candidare. Per questi motivi il sindacato nazionale ha
dichiarato
non valide tali elezioni, ma i rappresentanti sono ancora in carica.
Alle elezioni sindacali anticipati si sarebbe dovuto andare il 23 e 24
novembre: su più liste sindacali e con commissioni elettorali con
presenza
paritetica dei diversi sindacati. Due giorni prima del voto il sindacato
"indipendente" si è ritirato dalla competizione e le due televisioni
locali
annunciavano che le elezioni erano state annullate.
Da allora, nelle esperienze sindacali alla Zastava, la polemica
sindacale
non si è tanto svolta tra due sindacati, ma tra i dirigenti del
sindacato
"autonomo" e comitati di iniziativa.
Il vicepresidente del sindacato autonomo per l'intero gruppo Zastava è
un
lavoratore in distacco retribuito dello stabilimento "21 Ottobre" che
proprio nei giorni della nostra presenza ha ricevuto una lettera dai
nuovi
rappresentanti, eletti nello stabilimento di veicoli industriali nei
giorni
successivi al 5 ottobre, in cui si dichiara se se non darà le dimissioni
dall'incarico sindacale non percepirà più la retribuzione. Minaccia del
tutto impropria, ma non priva di senso rispetto ad altri avvenimenti
pure
indicativi della situazione esistente.
In particolare due. Quello avvenuto nello stabilimento auto, dove la
Direzione aziendale ha chiuso l'ufficio del sindacato "autonomo"
riconoscendo come interlocutore il comitato di iniziativa e la
decisione,
sempre della Direzione, di non versare più i contributi sindacali pur
continuando a trattenerli ai lavoratori. Nel primo caso, un tribunale ha
deciso la riapertura della sede del sindacato autonomo.
Resta il fatto che i lavoratori non votano.
Durante la consegna dei regali e dei soldi delle adozioni, nella sala
erano
presenti i dirigenti del sindacato "indipendente". Al termine della
consegna
abbiamo avuto un incontro con loro.
Ci hanno comunicato che una parte dei lavoratori, genitori dei bimbi da
noi
adottati, erano loro aderenti e chiedevano di avere una interlocuzione
con
noi. A questa abbiamo risposto affermativamente sottolineando che
rispetto a
bambini adottati noi non abbiamo fatto, ne faremo mai differenze
rispetto al
sindacato di appartenenza del loro padre o della loro madre. Ed alla
richiesta se potevamo aiutare due ragazze ammalate abbiamo consegnato
loro
il nostro indirizzo e i numeri di telefono e fax per poter ricevere le
schede delle bimbe ammalate e poterle aiutare. Speriamo che le schede
giungano, perché i fatti chiariscono molto di più delle intenzioni.
Rispetto alla situazione sindacale la discussione si è concentrata sulla
situazione politica, il sindacato "Nazavistnost" è - come è noto- anche
un
partito della DOS, ma non poteva essere diversamente, è stato molto
difficile esaminare gli aspetti relativi al futuro della fabbrica.
Abbiamo sottolineato come sia sempre sbagliato riprodurre sul piano
sindacale le divisioni politiche pur sapendo che le loro esperienze ed i
loro modi di concepire il sindacato sono molto diversi dai nostri.
Abbiamo insistito sulle elezioni sindacali, ma ci è stato risposto che
sono
impossibili quando i lavoratori sono a casa.
Intanto non votano.
L'incontro con le ragazze ed i ragazzi, con le famiglie.
L'incontro del 4 gennaio è il secondo che facciamo. Il ghiaccio si è
rotto.
In quello di fine ottobre era presente un diffuso senso di disagio sia
in
chi consegnava le buste con i soldi, sia in chi le riceveva. Prendevano
i
soldi, firmavano il registro della ricevuta, ci stringevano la mano,
lasciavano la sala. I bimbi sorridevano perché i soldi facevano comodo
alla
famiglia. Ma il disagio era evidente.
Grazie ai lavoratori del Politecnico di Torino, ai responsabili del loro
dopolavoro ed al Rettore ci è stata offerta l'opportunità di far
giungere ai
bambini che abbiamo adottato gli stessi regali per il natale dati ai
lavoratori del Poli: a seconda se maschi o femmine e della età. I nostri
bambini sono di religione ortodossa, le loro feste natalizie cadono il 6
e 7
gennaio ed abbiamo deciso di consegnarli assieme ad un contributo di due
mensilità per le adozioni a distanza.
Con la donazione stanziata dal Politecnico di Torino è stato possibile
non
solo acquistare i regali, ma anche acquistare una quantità di barattoli
di
cioccolato, 363 KG di "nutella ferrero", da donare a tutti i bambini. Un
barattolo a testa, il resto andrà alle famiglie più povere.
Ora il regalo (e la nutella) ai bimbi ha reso molto meno impersonale il
rapporto. Erano presenti 165 famiglie sulle 178 previste e molte si sono
fermate. La giovane campionessa di danza si è esibita nel ballo anche in
assenza della musica, riscotendo gli applausi; il giovane campione di
basket
non si è esibito ma è stato salutato da tutti.
Molte ragazze e molti ragazzi hanno aperto subito i regali. Ci è toccato
firmarne alcuni, prima i palloni di calcio e di basket, poi anche le
buste
delle donazioni.
Ritornando ci siamo detti che dovremo portare sempre un regalino per i
bambini.
Vederli sorridere felici, in fondo lo facciamo per questo.
Perché non ci serbino rancore per la guerra.
Perché prevenire è meglio che curare. Meglio sereni nel loro paese che
in un
campo di accoglienza perché clandestini.
La lotta alla destra si fa anche così.
Nota a cura di Filippo Elia e di Fulvio Perini
---
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a cura di Alessandra
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GLI "ERRORI INVOLONTARI" DELLA NATO SECONDO LA SIGNORA
DEL PONTE
Alejandro Teitelbaum
Avvocato, Rappresentante permanente a Ginevra
dell?Associazione Americana di Giuristi
Lyon, 6 giugno 2000
Venerdì 2 giugno 2000 il Procuratore del Tribunale
penale internazionale per l'ex-Jugoslavia, Signora
Carla Del Ponte, ha dichiarato davanti al Consiglio di
Sicurezza che aveva ricevuto molte querele da fonti
differenti accompagnate da una abbondante
documentazione con dichiarazioni che crimini di guerra
sarebbero stati commessi dal personale e dai dirigenti
della NATO durante la campagna aerea contro la
Repubblica di Jugoslavia.
La signora Del Ponte ha aggiunto che, dopo un accurato
esame della documentazione, è arrivata alla ferma
convinzione che se pur la NATO aveva commesso qualche
errore, non aveva invece attaccato deliberatamente
obiettivi civili o militari proibiti durante la
campagna aerea. (UN NEWSERVICE, 2 giugno 2000,
www.un.org).
L'Ufficio del procuratore del Tribunale penale
internazionale per l'ex-Jugoslavia ha ricevuto in
effetti molte querele contro i leaders della NATO, fra
le quali, il 7 maggio 1999, quella dell'Associazione
Americana di Giuristi e quella di un gruppo di
professori canadesi.
Alcuni dei firmatari della denuncia hanno tenuto delle
riunioni, prima con il precedente Procuratore, Signora
Louise Arbour, e poi con la Signora Del Ponte. Oltre a
denunciare l'attacco sferrato dalla NATO come in se
stesso una violazione della Carta delle Nazioni Unite,
la querela faceva notare tra gli altri i seguenti
argomenti legali:
1) la strategia adottata dalla NATO, consistente in
attacchi che partivano da basi molto lontane
(missili) o da aerei che volavano a 5000 metri
d'altezza, non hanno permesso di prendere le
"Precauzioni nell'attacco" previste dall'articolo 57
del Protocollo I delle Convenzioni di Ginevra e
violano la "Regola fondamentale" dell'articolo 48
dello stesso Protocollo: in ogni momento fare la
distinzione fra la popolazione civile e i combattenti
così come tra i beni di carattere civile e gli
obiettivi militari e, di conseguenza, non dirigere le
operazioni che contro degli obiettivi militari.
Sebbene i danni proibiti dalle Convenzioni di Ginevra
fossero prevedibili, è stato deciso (CIOE' C'E' STATA
DELIBERAZIONE E DECISIONE) di fare uso di questa
strategia. C'è stata dunque responsabilità penale
perché c'è dolo eventuale: l'autore dei fatti sa che i
danni proibiti possono prodursi (rappresentazione del
risultato), e nonostante questo agisce.
2) L'attacco generale sferrato DELIBERATAMENTE contro
le infrastrutture civili e particolarmente contro le
centrali elettriche, le fonti e le condotte di acqua
potabile, viola l'articolo 54, al. 2 del Protocollo I:
divieto di mettere fuori uso i beni indispensabili
alla sopravvivenza della popolazione civile.
Questa strategia di attacco a distanza e di
distruzione massiccia di obiettivi civili NON E' STATA
"DEGLI ERRORI" O UN SEMPLICE CASO.
In un documentario sulla guerra contro la Jugoslavia
trasmesso dalla catena di TV franco tedesca ARTE il
25/11/99, un generale dell'esercito degli Stati Uniti
che faceva parte, per sua ammissione, dei
responsabili di scegliere gli obiettivi da bombardare,
diceva che questi obiettivi sono stati scelti in
funzione di considerazioni politiche piuttosto che
militari: si trattava, diceva, piuttosto che di
annichilire le forze armate nemiche, di indebolire il
governo nemico, rendendo insopportabile la vita alla
popolazione civile. Questa non è una opinione
personale del generale: è la dottrina militare
ufficiale in vigore da molti anni nelle forze armate
degli Stati Uniti, e messa già in atto durante
l'invasione di Panama e durante la guerra del Golfo.
Questa dottrina viola manifestatamente la lettera e lo
spirito delle Convenzioni di Ginevra.
Nello stesso documentario, il Ministro degli Affari
Esteri tedesco Joshka Fischer, afferma che le
decisioni sugli obiettivi da attaccare erano prese a
Washington. Questo non esenta dalle responsabilità i
membri della NATO diversi dagli Stati Uniti, perché,
secondo il "manuale NATO", parte 1, punti 5 e 7, nella
NATO le decisioni sono prese con il consenso nel
Consiglio dell'organizzazione. Se non ci sono state
opposizioni alle decisioni prese a Washington, questo
equivale al consenso e, di conseguenza, c'è
condivisione delle responsabilità.
3) Ci sono stati anche attacchi DELIBERATI contro
civili, in condizioni particolarmente odiose: per
esempio il secondo bombardamento di un ponte sul quale
c'erano civili che stavano soccorrendo delle vittime,
anche esse civili, del primo bombardamento.
4) L'utilizzo di bombe a dispersione (cluster bombs),
fatte per distruggere obiettivi "deboli" (e quindi a
causare la morte senza distinzione del più gran numero
possibile di persone), di PROIETTILI ALL'URANIO
IMPOVERITO (che causa danni estesi e durevoli), e i
bombardamenti di fabbriche chimiche, che provocano la
dispersione di prodotti tossici nell'ambiente (danni
estesi e eventualmente durevoli), violano le
disposizioni dell?articolo 35, al. 2 del Protocollo I:
DIVIETO DI USARE PROIETTILI E MATERIALI, COME ANCHE
METODI DI GUERRA, TALI DA CAUSARE MALI SUPERFLUI;
e, dalla riga 3 dello stesso articolo: DIVIETO DI
USARE METODI E MEZZI DI GUERRA CONCEPITI PER CAUSARE,
O CHE CI SI PUO' ATTENDERE CHE CAUSERANNO, DANNI
ESTESI, DUREVOLI E GRAVI ALL'AMBIENTE NATURALE;
dall'articolo 36: nuove armi che sono o potrebbero
essere vietate dal Protocollo o da qualsiasi altra
regola di diritto internazionale (le piccole bombe che
si trovano all'interno delle bombe a dispersione e che
restano al suolo senza esplodere hanno lo stesso
effetto che le mine antiuomo, vietate dalla
Convenzione di Ottawa del 1997, in vigore dal 1 marzo
1999) e violano anche le disposizioni dell'articolo 55
dello stesso Protocollo I: "La guerra sarà condotta
avendo cura di proteggere l'ambiente naturale da danni
estesi, durevoli e gravi".
Queste azioni accuratamente pianificate e messe in
opera dalla NATO in Jugoslavia sono state ammesse dai
responsabili, sono state l'oggetto di innumerevoli
testimonianze e sono state qualificate come crimini di
guerra dai numerosi giuristi e da personalità come
Ramsey Clark, ex Procuratore della Corte Suprema degli
Stati Uniti.
Il Signot Luc Hafner, colonnello di giustizia militare
e Presidente del Tribunale Militare della Divisione I
della Svizzera, in un articolo nel quotidiano svizzero
Le Temps, il 31 maggio 1999, stima che la strategia
generale utilizzata dalla NATO con gli attacchi aerei
contro la Jugoslavia viola le Convenzioni di Ginevra e
che ci sarebbero i termini per istruire un processo
per crimini di guerra contro i suoi dirigenti.
Una informazione dell'agenzia spagnola EFE, a Londra,
del 13 luglio 1999, pubblica le dichiarazioni
dell'ex-comandante in capo delle forze armate
dell'ONU in Bosnia, il Generale britannico Michael
Rose, riportate dalla BBC: "Durante 11 settimane fu
lanciata la campagna aerea più intensa della storia
bellica e noi avemmo delle truppe di stanza che
vedevano migliaia di persone che venivano assassinate
brutalmente e più di un milione di persone cacciate
dalle loro case"...
"Essa (la NATO) avrebbe dovuto condurre una guerra
umanitaria" segnala. Aggiunge che spingendo il limite
di altezza del volo a più di 15000 piedi (4575 metri)
e non garantendo che gli obiettivi che attaccavano
erano militari, i paesi coinvolti nell'operazione
"rischiavano di violare i protocolli dell'Aja e di
Ginevra che impegnano a salvaguardare la vita dei
civili".
Questi fatti sono stati messi a repertorio in
documenti ufficiali dell'ONU. Così il Relatore
speciale sull'ex-Jugoslavia, Signor Jiri Dientsbier,
nel suo rapporto all'Assemblea Generale
[A/54/396-S/1999/1000(24/9/99)] fa menzione di
violazioni alle leggi di guerra nei paragrafi 91
(impiego di munizioni all'uranio impoverito, di bombe
a dispersione), 94 e 103 (distruzioni e danni così
come morte di civili causati dai colpi aerei della
NATO), 102 (danni causati all'ambiente).
Nell'allegato A/54/396/Add.1-S/1999/1000/Add.
1(3/11/99). Dientsbier descrive le violazioni dei
diritti dell'uomo che sono ancora commessi in Kosovo
(par. 26, 27 et 28) e. aggiunge che "è tragico che
questo avvenga attualmente in presenza della MINUK,
della KFOR e dell'OSCE".
NEL PARAGRAFO 29 DI QUESTO ALLEGATO, IL RELATORE
SPECIALE CONSTATA LA PASSIVITA' DEL TRIBUNALE PENALE
INTERNAZIONALE PER L'EX-JUGOSLAVIA DI FRONTE A QUESTE
VIOLAZIONI.
In queste violazioni c'è anche una responsabilità
della NATO, come occupante che ha il controllo
effettivo del territorio, e in virtù dell'articolo 2
della IV Convenzione di Ginevra, del "Military
Technical Agreement", Annesso A.1, del 9 giugno1999 e
del paragrafo 9 della risoluzione 1244 (1999) del
Consiglio di Sicurezza
I leaders della NATO sono anche responsabili dei
crimini commessi dall'Esercito di liberazione del
Kosovo (KLA) trasformato in "forza civile" (TMK) che
agisce sotto la tutela della KFOR, se si applica la
giurisprudenza dello stesso Tribunale per la
ex-Jugoslavia: vedere "TADIC", sentenza del 15/7/99,
par. 133, citando la Corte Internazionale di
Giustizia: ?..."Iran was held internationally
responsible for failing to prevent the attack on the
United States diplomatic premises"... anche se gli
studenti iraniani hanno agito in un primo tempo
autonomamente. E? sufficiente fare il parallelo tra le
autorità iraniane e la KFOR e fra gli studenti e il
KLA. Nella sentenza ?BLASKIC? del 3/3/2000, il
Tribunale ha ritenuto come fondamento di
responsabilità la negligenza del condannato
nell?espletamento del proprio dovere. Questa nozione è
applicabile ai cosiddetti ?errori? della NATO durante
i bombardamenti e ai crimini commessi attualmente in
Kosovo, che si trova sotto il controllo della KFOR.
Ma il procuratore del Tribunale ha scelto
semplicemente di ignorare i crimini commessi in Kosovo
dopo la sua occupazione da parte delle forze della
NATO. Durante i 78 giorni di bombardamenti contro la
Jugoslavia sono stati commessi in modo reiterato dei
crimini di guerra, così come sono definiti dalle
Convenzioni di Ginevra del 1949, i loro Protocolli
facoltativi del 1977 e le Convenzione dell?Aja del
1889 e 1907 e il suo regolamento allegato.
Sono crimini di guerra perché sono infrazioni gravi
commesse INTENZIONALMENTE (art. 85, par. 5 del
protocollo I) e i responsabili devono essere puniti
(arts. 146 e 147 della IV Convenzione di Ginevra).
Ma il Procuratore Signora Del Ponte li qualifica con
una incredibile leggerezza, seguendo alla lettera la
versione della NATO, come degli ?errori non
deliberati? che, a suo avviso, non meritano nemmeno
l?apertura di un?indagine. Crimini di guerra di una
tale gravità che potrebbero anche essere qualificati
crimini contro l?umanità (art. 6, al. C dello Statuto
del Tribunale militare internazionale di Norimberga e
art. 5 dello Statuto del Tribunale per
l?ex-Jugoslavia).
Sebbene l?iniziativa dell?accusa appartenga
esclusivamente al Procuratore, resta da sapere se i
giudici del Tribunale per l?ex-Jugoslavia, mettendo in
discussione la reputazione personale come giuristi e
intaccando quel poco di credibilità che resta al
Tribunale, vogliano avallare con loro silenzio e la
loro passività il disprezzo della Signora Dal Ponte
per i fatti, il diritto applicabile, la giurisprudenza
dello stesso Tribunale e il suo venir meno ai doveri
inerenti alla sua funzione di Procuratore.
La posta è grande e la responsabilità del Tribunale è
storica. La passività del Tribunale faciliterà il
lavoro, intrapreso dalle grandi potenze, di
demolizione della laboriosa costruzione da più di un
secolo del diritto internazionale umanitario e
spalancherà le porte alla legge della jungla su scala
internazionale.
----------------
Alejandro Teitelbaum
Avvocato, Rappresentante permanente a Ginevra
dell?Associazione Americana di Giuristi
Lyon, 6 giugno 2000
---
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Ciao a tutti!
Con il piccolo ritardo, causa lavoro, vi do un primo resoconto del
nostro viaggio in Jugoslavia, durante le feste di fine anno, con Mara di
Mir 2000 di Cremona. Mi scuso di eventuali errori, che saranno più del
solito vista la lunghezza del testo.
Abbiamo consegnato gli aiuti che Mara ha portato alle "sue" famiglie di
Jagodina e parlato con una di loro - situazione disastrosa, ovviamente.
Abbiamo preso contatti con una piccola associazione locale che aiuta i
bambini malati di sclerosi multipla, distrofia e malattie simili, che ci
ha consegnato una videocassetta e fatto vedere delle foto - stanno per
fare un centro dove questi bambini saranno ospitati. Ci manderanno la
lista di medicine e altro che serve - cercano qualcuno che faccia
qualcosa anche per loro
Siamo stati ospiti a Kragujevac il giorno della consegna di soldi e
regali alle famiglie con i bambini adottati a distanza, quindi ci siamo
visti anche con Enrico, Rino e altri di Torino, e ovviamente con Rajka,
Ruzica e Sreten. Situazione, dicono, sempre peggio. Minacce e
intimidazioni. Ho letto velocemente (e praticamente di nascosto) la loro
denuncia delle irregolarità nei preparativi per le elezioni sindacali
mancate. Spero che i compagni di Torino abbiano delle fotocopie di
questo e alcuni altri documenti promessimi dalla Rajka - fatemi sapere,
per favore!
Abbiamo consegnato le medicine al Reparto pediatrico dell'Istituto
Oncologico di Belgrado, proseguendo il Progetto di solidarietà iniziato
dal Comitato contro la guerra di Sesto S.G. 15 mesi fa.
Abbiamo avuto due incontri più strettamente politici, uno con SKJ e uno
con il Partito del lavoro, piuttosto strano. Non siamo riusciti a
passare da quelli del NKPJ, perché mancava il tempo, ma qualcosa abbiamo
saputo dagli altri, e poi, se non sbaglio, alcuni altri compagni sono
sempre in collegamento con loro.
* * *
Venerdì, 5 gennaio, a Belgrado, abbiamo incontrato il segretario
generale del SKJ - Lega dei comunisti jugoslavi in Serbia, Stevan
Mirkovic. Appena riesco, vi mando più cose, intanto faccio una prima
scelta dal materiale che mi ha dato e quello che mi ha detto in
un'"intervista" di mezz'oretta.
SKJ pubblica un giornale informativo, "Stvarnost" = "Realtà", che non
sto adesso a descrivere, anche se è molto carino, ve lo porterò alla
prossima riunione. Comunque, alcuni "slogan": "Il rinnovo degli spazi e
valori della SFRJ", "il potere della classe operaia", e anche "Smrt
fasizmu - radost Jugoslovenima": morte al fascismo - gioia agli
Jugoslavi.
La cosa più importante di cui abbiamo parlato e di cui parla uno dei due
numeri del giornale è, ovviamente, KORAK, la coalizione
comunista-operaia, come la definiscono. SKJ ne è uno dei principali
esponenti.
Quindi:
"partendo dal indispensabile bisogno di difendere gli interessi della
classe operaia, dei contadini e di tutti i creatori dei valori esposti
allo sfruttamento del capitale, e esprimendo la volontà dei propri
membri e organi in questo momento storico, i delegati dei partiti operai
e comunisti, il giorno 3.11.2000 a Belgrado, hanno accettato
UN ACCORDO DI COALIZIONE DEI PARTITI COMUNISTI E OPERAI
DI PRESENTARSI UNITI ALLE ELEZIONI IN SERBIA"
Seguono gli otto articoli dell'Accordo:
1 - gli obiettivi alle elezioni della Coalizione
2 - i rapporti fra i membri della stessa
3 - la lista
4 - comunicazioni con la pubblica opinione
5 - il "quartiere generale" per le elezioni
6 - i mezzi materiali
7 - il corpo del coordinamento
8 - accettazione dell'Accordo
I firmatari dell'Accordo sono i seguenti partiti:
1. Comunisti jugoslavi (Jugoslovenski komunisti)
2. Lega dei comunisti jugoslavi (Savez komunista Jugoslavije)
3. Lega dei comunisti jugoslavi in Serbia (Savez komunista Jugoslavije u
Srbiji)
4. Classe operaia jugoslava (Jugoslovenska radnicka klasa)
5. Lega dei comunisti jugoslavi - Partito comunista della Serbia (Savez
komunista Jugoslavije - Komunisticka partija Srbije)
6. Centro Tito (Centar Tito)
7. Partito operaio jugoslavo (Radnicka stranka Jugoslavije)
8. Lega degli operai della Jugoslavia (Savez radnika Jugoslavije)
9. Partito comunista jugoslavo (Komunisticka partija Jugoslavije)
10. Partito socialista popolare jugoslavo (Socijalisticka narodna
stranka Jugoslavije)
11. Movimento operaio (Radnicki pokret)
12. Lega degli operai della Serbia (Savez radnika Srbije)
E' previsto per la primavera il Congresso in cui tutti questi partiti
dovrebbero unirsi in uno. Sono piccoli partiti nati qua e là durante gli
anni '80 o '90, che pensano che uniti saranno più forti e potranno fare
di più.
Spero di potervi dare anche altre notizie, se non per la lista, almeno
per la prossima riunione.
Saluti a tutti,
Ivana
del Comitato contro la guerra di Sesto S. Giovanni
* * *
Da "Stvarnost":
L'articolo 238 della Costituzione della SFRJ, del 1974:
Nessuno ha diritto di ammettere o firmare la capitolazione, né di
accettare o ammettere l'occupazione della SFRJ o una sua parte. Nessuno
ha diritto di ostacolare i cittadini della SFRJ nella lotta contro il
nemico che ha attaccato il paese. Atti del genere sono
anticostituzionali e vanno puniti come "tradimento del paese".
Il tradimento del paese è il crimine più grave verso il popolo e va
punito come gravissimo reato penale.
* * *
CERCASI!!!
JOSIP BROZ TITO
Per il fondato sospetto che ha commesso i seguenti "atti criminali":
per 50 anni ha severamente vietato
GUERRA, PROFUGHI, FAME, POVERTÀ, SCIOVINISMO
ha dato a tutti il diritto a
EDUCAZIONE E CURE GRATUITE, PENSIONI SICURE
il DINARO nei suoi tempi era moneta
e non UNITÀ DI INFLAZIONE
teneva nelle prigioni
GLI SCIOVINISTI DI TUTTI I COLORI, DI CUI ALCUNI SONO ORA AL POTERE
- - -
I simpatizzanti di Josip Broz vanno considerati pericolosi perché armati
di ARGOMENTI!!!
---
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la provocazione congiunta di UCK ed OSCE per far salire la tensione
alle stelle in Kosmet alla vigilia dei bombardamenti della NATO
> Con preghiera di diffusione
>
> Ulteriori informazioni alle URL:
> http://www.berliner-geschichtswerkstatt.de
> http://www.zwangsarbeit-forschung.de
>
> ---
>
>
> Ministero Federale delle Finanze
>
> L'Incaricato del Cancelliere Federale per la
>
> Divisione V B 2Fondazione Memoria, Responsabilità e
> Futuro
>
> Gruppo di lavoro interministeriale
>
> Agosto 2000
>
> Scheda informativa relativa alle prestazioni di indennizzo per ex
> lavoratori forzati
>
> IFondazione "Memoria, Responsabilità e Futuro":
>
> Durante il regime nazionalsocialista e la Seconda Guerra Mondiale,
> circa 8 milioni di lavoratori forzati vennero impiegati, a condizioni
> prevalentemente inumane, sul territorio del Reich e nelle zone
> occupate dalla Germania. In molti casi, i perseguitati vennero
> derubati dei loro beni. Con la Fondazione "Memoria, Responsabilità e
> Futuro", delle imprese tedesche e la Repubblica Federale di Germania
> intendono sottolineare la loro responsabilità storica e morale per
> questi avvenimenti nonché completare i regimi di risarcimento già
> esistenti. La Fondazione intende fornire un aiuto agli ex lavoratori
> forzati e ad altre vittime del nazionalsocialismo in maniera
> non-burocratica e soprattutto rapida.
>
> Una parte della Fondazione sarà dedicata a compiti riguardanti il
> futuro miranti a mantenere viva la memoria dell'Olocausto e delle
> ulteriori ingiustizie perpetrate dal nazionalsocialismo e dovrà
> contribuire, favorendo l'informazione e l'incontro, ad evitare la
> nascita di nuovi sistemi totalitari.
>
> Il 6 luglio 2000, il Bundestag Tedesco ha approvato la legge per
> l'istituzione della Fondazione "Memoria, Responsabilità e Futuro",
> anche il Bundesrat ha espresso, il 14 luglio 2000, il suo assenso. La
> legge sulla Fondazione entrerà probabilmente in vigore nel mese di
> agosto 2000. Successivamente, potranno essere presentate le richieste
> per i benefici previsti dalla legge medesima presso le rispettive
> organizzazioni partner.
>
> IIPrestazioni:
>
> La legge prevede soprattutto il versamento di prestazioni ai
> richiedenti
>
> -che sono stati prigionieri in un campo di concentramento ai sensi del
> § 42, comma 2 della legge federale sugli indennizzi o in un altro
> centro di detenzione fuori dal territorio dell'odierna Repubblica
> d'Austria ovvero in un ghetto a condizioni similari e che sono stati
> costretti al lavoro forzato (§ 11, comma 1, punto 1)
>
> -che sono stati deportati dal loro Paese natale nel territorio del
> Reich entro i confini del 1937 o in una zona occupata dal Reich per
> essere impiegati a scopo lavorativo in un impresa commerciale o nel
> settore pubblico e che sono stati detenuti a condizioni diverse da
> quelle su menzionate o sottoposti a condizioni simili alla detenzione
> ovvero a condizioni di vita comparabili per la loro particolare
> durezza. Questa regolamentazione non vale per le persone che possono
> percepire prestazioni del fondo austriaco per la riconciliazione visto
> che il lavoro forzato è stato prestato principalmente sul territorio
> dell'odierna Repubblica d'Austria (§ 11, comma 1, punto 2).
>
> La legge contiene una clausola di apertura che permette alle
> organizzazioni partner, cui ne è affidata l'esecuzione, di concedere
> aiuti anche ad altre vittime delle ingiustizie nazionalsocialiste,
> soprattutto a lavoratori forzati impiegati nell'agricoltura. Le
> organizzazioni partner decidono, sotto la propria responsabilità, in
> merito all'uso della clausola di apertura.
>
> L'essere stato prigioniero di guerra non implica un diritto alle
> prestazioni.
>
> La legge prevede anche prestazioni a richiedenti che, a seguito della
> persecuzione razzista, hanno subito danni patrimoniali ai sensi delle
> leggi sui risarcimenti causati principalmente e direttamente da
> imprese tedesche e che, non soddisfacendo i presupposti di residenza
> della legge federale sugli indennizzi, non hanno potuto percepire le
> relative prestazioni (§ 11, comma 1, punto 3).
>
> La legge prevede inoltre, in una procedura separata, la compensazione
> di ulteriori danni patrimoniali derivanti dalle ingiustizie commesse
> dal nazionalsocialismo. In caso di danni assicurativi, è necessario
> rivolgersi alla Commissione Internazionale per i Risarcimenti alle
> Vittime dell'Olocausto (ICHEIC), per danni patrimoniali di altro
> genere all'Organizzazione Internazionale per la Migrazione (IOM).
>
> La legge prevede, altresì, prestazioni volte a compensare altri danni
> inferti a persone nel contesto delle ingiustizie nazionalsocialiste,
> soprattutto in casi di esperimenti medici o di morte ovvero in casi di
> gravi danni alla salute cagionati a bambini tenuti in ricoveri per
> figli di lavoratori forzati (§ 9, comma 3).
>
> Si può prendere visione del testo della legge al sito internet:
> www.bundesfinanzministerium.de.
>
> IIIModalità di richiesta:
>
> La legge prevede la valutazione delle richieste ed il pagamento delle
> prestazioni da parte delle organizzazioni partner:
>
> I richiedenti in Polonia, nella Repubblica Ceca, nel Belarus,
> nell'Ucraina e nella Federazione Russa devono rivolgersi alle
> rispettive fondazioni per la riconciliazione ovvero al Fondo
> tedesco-ceco per il futuro.
>
> I richiedenti ebrei in Israele, negli Stati Uniti e in tutti i Paesi
> in cui non esistono fondazioni per la riconciliazione devono
> rivolgersi alla Conference on Jewish Material Claims against Germany.
>
> I richiedenti residenti in Estonia devono rivolgersi alla sede
> distaccata di Tallinn, ancora da istituire, della fondazione per la
> riconciliazione del Belarus.
>
> I richiedenti residenti in Lettonia devono rivolgersi alla sede
> distaccata di Riga, ancora da istituire, della fondazione per la
> riconciliazione russa.
>
> I richiedenti residenti in Lituania devono rivolgersi alla sede
> distaccata di Vilnius, ancora da istituire, della fondazione per la
> riconciliazione russa.
>
> I richiedenti residenti nella Repubblica di Moldova devono rivolgersi
> alla fondazione di Kiev.
>
> Per i richiedenti che in data 16 febbraio 1999 risiedevano in una
> repubblica della ex Unione Sovietica diversa da quelle già menzionate
> è responsabile l'organizzazione partner competente per il territorio
> dove abitavano al momento della deportazione (§ 9, comma 2).
>
> Tutti gli altri richiedenti devono rivolgersi alla IOM. Se la IOM ha
> una succursale nel relativo Paese di residenza, le domande devono
> venir inoltrate presso tale sede.
>
> Il termine per inoltrare le richieste decorre dal momento dell'entrata
> in vigore della legge e ammonta di norma a 8 mesi. Le domande
> indirizzate alla IOM hanno, invece, una scadenza di 12 mesi. Le
> richieste devono venir presentate entro i predetti termini. Viene
> garantito che le domande rivolte entro tali scadenze agli indirizzi
> riportati al capitolo IV ed alle sedi distaccate delle fondazioni per
> la riconciliazione nei Paesi Baltici vengano considerate come
> rispettanti i termini anche se l'organizzazione in questione non
> dovesse essere responsabile per il relativo caso.
>
> Come indirizzo provvisorio, la Fondazione ha istituito un ufficio
> presso l'Ente Federale per la regolamentazione delle questioni
> patrimoniali sospese a Berlino, Mauerstr. 39-40, 10117 Berlino.
>
> Il Ministero Federale delle Finanze e l'Incaricato del Cancelliere
> Federale non accettano richieste.
>
> Le prestazioni ai sensi della legge sulla Fondazione, ad eccezione di
> danni patrimoniali, devono venir richieste dall'avente diritto stesso
> ed espressamente come tali. Qualora il beneficiario sia deceduto dopo
> il 15 febbraio 1999 o nel caso in cui vengano fatti valere danni
> patrimoniali, il coniuge sopravvissuto o i figli ancora in vita hanno
> diritto alle prestazioni in parti uguali. Le prestazioni possono, se
> il beneficiario non ha come superstiti né coniugi né figli, venire
> richieste in parti uguali anche dai nipoti o, qualora non siano
> sopravvissuti dei nipoti, dai fratelli. Se neanche i fratelli
> presentano richiesta, possono farlo gli eredi indicati nel testamento
> (§ 13, comma 1).
>
> La procedura di richiesta è gratuita. Le organizzazioni partner non
> possono esigere alcuna commissione o diritti di sorta. Non sussiste
> l'obbligo di farsi rappresentare da un avvocato. Il Governo Federale
> non ha incaricato o autorizzato alcun intermediario professionista.
> Eventuali spese non vengono rimborsate.
>
> Il richiedente deve dimostrare tramite apposita documentazione di
> avere diritto alle prestazioni. Le organizzazioni partner devono
> consultare la documentazione inoltrata. Pertanto, le richieste di
> documenti vanno indirizzate, in primo luogo, all'organizzazione
> partner responsabile. Ciò vale anche se i documenti disponibili non
> sono sufficienti e se si è in grado di comprovare la persecuzione
> subita solo altrimenti, per esempio nominando dei testimoni.
> L'organizzazione partner competente, rivolgendosi per esempio al
> Servizio Internazionale di Ricerche (ISD) o ad altri archivi tramite
> procedure abbreviate, riceverà informazioni molto più celermente di
> quanto non sia possibile fare con richieste personali in lingua
> straniera.
>
> Questa scheda ha esclusivamente lo scopo di fornire informazioni sui
> criteri di massima per poter beneficiare delle prestazioni e sulle
> modalità di richiesta.
>
> Il Governo Federale, la Fondazione e le sue organizzazioni partner
> provvederanno affinché entro due mesi dall'entrata in vigore della
> legge (a partire dal mese di agosto del 2000) i presupposti per poter
> beneficiare delle prestazioni nonché i periodi utili per presentare le
> richieste vengano resi noti in modo adeguato.
>
> IVIndirizzi:
>
> Stiftung "Erinnerung, Verantwortung und Zukunft"
>
> c/o Bundesamt zur Regelung offener Vermögensfragen
>
> Mauerstr. 39-40
>
> 10117 Berlino
>
> :+49-30-22310-0
>
> Fax:+49-30-22310-260
>
> e-Mail:post@...
>
> Internet:www.barov.bund.de
>
> International Organization for Migration
>
> P.O. Box 71
>
> CH - 1211 Ginevra 19
>
> :hotline +41-22-717-9230
>
> Fax:+41-22-798-6150
>
> e-mail:compensation@...
>
> Internet:www.compensation-for-forced-labour.org
>
> Per richiedenti residenti in Germania:
>
> IOM Ufficio regionale Germania
>
> Inselstr. 12
>
> 10179 Berlino
>
> :030-278 778-15
>
> Fax:030-278 778-99
>
> e-mail:berlin@...
>
> Conference on Jewish Material Claims Against Germany
>
> Per richiedenti residenti in Europa:
>
> Sophienstr. 44
>
> D - 60487 Francoforte sul Meno
>
> (: +49-69-17 08 86 - 47
>
> Fax: +49-69-17 08 86 - 49
>
> e-mail: slavelabor@...
>
> Per richiedenti residenti in Israele:
>
> 18, Gruzenberg Street
>
> Tel Aviv 65251
>
> Israele
>
> :00972-3-5179247
>
> Fax:00972-3-5100906
>
> e-mail:uriahy@...
>
> Per richiedenti residenti in America e nei restanti continenti:
>
> 15, East 26th Street
>
> New York, NY 10010
>
> USA
>
> :001-212-696 49 44
>
> Fax:001-212-679 21 26
>
> e-mail:info@....
>
> Internationaler Suchdienst
>
> Große Allee 5-9
>
> 34454 Bad Arolsen
>
> :+49-5691-6037
>
> Fax:+49-5691-5525
>
> The International Commission On
>
> Holocaust Era Insurance Claims
>
> 1300 L Street, NY, Suite 1150
>
> Washington, DC 20005
>
> Fax:001-202-289-4101
>
> Documento aggiornato all'agosto 2000 (modifiche possono venir
> apportate in qualsiasi momento).
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>
> LES "ERREURS INVOLONTAIRES" DE L'OTAN SELON MME CARLA DEL PONTE
>
> Vendredi 2 juin 2000 la Procureur du Tribunal pénal international pour
> l'ex-Yougoslavia, Mme Carla del Ponte a déclaré devant le Conseil de
> Sécurité
> qu'elle avait reçu plusieurs plaintes de différentes sources accompagnées
> d'une abondante documentation avec des allégations que des crimes de guerre
> auraient été commis par le personnel et les dirigeants de l'OTAN pendant la
> campagne aérienne contre la République de Yougoslavie.
> Mme del Ponte a ajouté que, après un examen soigneux de la documentation,
> elle est arrivée à la ferme conviction que si l'OTAN avait commis quelques
> erreurs, elle n'avait par contre attaqué de façon délibérée objectifs civils
> ou militaires prohibés pendant la campagne aérienne. (UN NEWSERVICE, 2 juin
> 2000, www.un.org).
>
> Le Bureau du Procureur du Tribunal pénal international pour l'ex-Yougoslavia
> a reçu en effet plusieurs plaintes contre les leaders de l'OTAN, parmi
> elles,
> le 7 mai 1999 celle de l'Association Américaine de Juristes et d'un groupe
> de
> professeurs canadiens. Quelques-uns des signataires de la plainte ont eu
> des
> réunions, d'abord avec l'ancien Procureur, Mme Louise Arbour et après avec
> Mme del Ponte.
>
> Outre qu'elle dénonçait l'attaque lancée par l'OTAN comme constituant en soi
> une violation de la Charte des Nations Unies, la plainte faisait valoir
> entre
> autres les arguments légaux suivants :
>
> 1) La stratégie adoptée par l'OTAN, consistant en attaquer à partir de bases
> très éloignées (missiles) ou d'avions volant à 5000 mètres d'altitude, n'ont
> pas permis de prendre les "Précautions dans l'attaque" prévues à l'article
> 57
> du Protocole I aux Conventions de Genève
> et violent la "Règle fondamentale" de l'article 48 de ce même Protocole : en
> tout temps faire la distinction entre la population civile et les
> combattants
> ainsi qu'entre les biens de caractère civil et les objectifs militaires et,
> par conséquent, ne diriger leurs opérations que contre des objectifs
> militaires. Bien que les dommages interdits par les Conventions de Genève
> étaient prévisibles, il a été décidé (C'EST À DIRE IL A EU DÉLIBÉRATION ET
> DÉCISION) de faire usage de cette stratégie. Il y a eu donc responsabilité
> pénale puisqu'il y a dol éventuel : l'auteur des faits sait que les dommages
> interdits peuvent se produire (représentation du résultat), et néanmoins il
> agit.
>
> 2) L'attaque générale lancée DÉLIBÉRÉMENT contre l'infrastructure civile et
> particulièrement contre des centrales électriques, les sources et les
> conduites d'eau potable
> viole l'article 54, al. 2 du Protocole I : Interdiction de mettre hors
> d'usage des biens indispensables à la survie de la population civile.
>
> Cette stratégie d'attaque à distance et de destruction massive d'objectifs
> civils N'A PAS ÉTÉ DES ERREURS OU DU SIMPLE HASARD.
>
> Dans un documentaire sur la guerre contre la Yougoslavie émis par la chaîne
> de TV franco allemande ARTE le 25/11/99, un général de l'armée des
> Etats-Unis, faisant partie selon lui des responsables chargés de choisir les
> objectifs à bombarder, disait que ces objectifs ont été choisis en fonction
> des considérations politiques plutôt que militaires : il s'agit, disait-il,
> plutôt que d'annihiler les forces armées ennemies, d'affaiblir le
> gouvernement ennemi, rendant insupportable la vie à la population civile.
> Cela n'était pas un avis personnel du général : c'est la doctrine militaire
> officielle en vigueur depuis plusieurs années dans les forces armées des
> Etats-Unis, et mise déjà en exécution dans l'invasion du Panama et pendant
> la
> guerre du Golfe. Cette doctrine est manifestement violatoire de la lettre
> et
> l'esprit des Conventions de Genève.
> Dans le même documentaire, le Ministre d'affaires étrangères de l'Allemagne,
> Joshka Fischer, affirma que les décisions sur les objectifs à attaquer
> étaient prises à Washington. Cela n'exempte pas de responsabilité des
> membres de l'OTAN autres que les Etats-Unis, puisque, selon le "NATO
> handbook", part 1, points 5 et 7, à l'OTAN les décisions sont prises par
> consensus au Conseil de l'organisation. S'il n'y a pas eu d'opposition aux
> décisions prises à Washington cela équivaut au consensus et, en conséquence,
> il y a partage des responsabilités.
>
> 3) Il y a eu aussi des attaques DÉLIBERÉS contre civils dans des conditions
> particulièrement odieuses : par exemple le deuxième bombardement d'un pont
> sur lequel il y avait des civils en train de secourir à des victimes, eux
> aussi civils, du premier bombardement.
>
> 4) L'utilisation des bombes à dispersion (cluster bombs), censées détruire
> des objectifs "mous" (et donc causer la mort sans discrimination du plus
> grand nombre possible de personnes), DE PROJECTILES À URANIUM APPAUVRI (qui
> causent des dommages étendus et durables) et le bombardement d'usines
> chimiques, qui entraîne la dispersion des produits toxiques dans
> l'environnement (dommages étendus et éventuellement durables), VIOLENT LES
> DISPOSITIONS DE L'ARTICLE 35, AL. 2 DU PROTOCOLE I : INTERDICTION D'EMPLOYER
> DES PROJECTILES ET DES MATIÈRES, AINSI QUE DES MÉTHODES DE GUERRE DE NATURE
> À
> CAUSER DES MAUX SUPERFLUS, ET DE L'ALINÉA 3 DU MÊME ARTICLE : INTERDICTION
> D'EMPLOYER DES MÉTHODES ET DES MOYENS DE GUERRE QUI SONT CONÇUS POUR CAUSER,
> OU DONT ON PEUT ATTENDRE QU'ILS CAUSERONT, DES DOMMAGES ÉTENDUS, DURABLES ET
> GRAVES À L'ENVIRONNEMENT NATUREL ; de l'article 36 : armes nouvelles qui
> sont
> ou pourraient être interdites par le Protocole ou par toute autre règle de
> droit international (les petites bombes qui se trouvent à l'intérieur des
> bombes à dispersion et qui restent au sol sans exploser ont le même effet
> que
> les mines antipersonnel, interdites par la Convention d'Ottawa de 1997, en
> vigueur depuis le 1er. Mars 1999) et violent aussi les dispositions de
> l'art.
> 55 du même Protocole I : "La guerre sera conduite en veillant à protéger
> l'environnement naturel contre des dommages étendus, durables et graves".
>
> Ces agissements soigneusement planifiés et mises en oeuvre par l'OTAN en
> Yougoslavie ont été reconnus par les responsables, ont été l'objet
> d'innombrables témoignages et ont été qualifiées de crimes de guerre par de
> nombreux juristes et par des personnalités comme Ramsay Clark, ancien
> Procureur de la Cour Suprême des Etats-Unis.
>
> Monsieur Luc Hafner, colonel de justice militaire et Président du Tribunal
> Militaire de Division I de Suisse, dans un article publié dans le quotidien
> suisse Le Temps, le 31 mai 1999, estima que la stratégie générale utilisée
> par l'OTAN lors des attaques aériennes contre la Yougoslavie viole les
> Conventions de Genève et qu'il y aurait lieu d'instruire un procès pour
> crimes de guerre contre ses dirigeants.
>
> Une information de l'agence espagnole EFE, à Londres, du 13 juillet 1999,
> rapporte les déclarations de l'ex-commandant en chef des forces armées de
> l'ONU en Bosnie, le Général britannique Michael Rose, formulées par la BBC :
> "Pendant onze semaines, fut lancée la campagne aérienne la plus intense de
> l'histoire bellique et nous eûmes des troupes stationnées qui voyaient des
> milliers de personnes être assassinées brutalement et plus d'un million
> expulsées de leur domicile"...
> "Elle (l'OTAN) aurait dû mener une guerre humanitaire", signala. Il ajouta
> qu'en poussant la limite de la hauteur de vol à plus de 15 000 pieds (4575
> m.) et à "ne pas garantir que les objectifs qu'ils attaquaient étaient
> militaires », les pays impliqués dans l'opération "se risquaient à violer
> les
> protocoles de La Haye et de Genève qui engagent à sauvegarder la vie des
> civils."
>
> Ces faits ont été répertoriés dans des documents officiels de l'ONU. Ainsi
> le
> Rapporteur spécial sur l'ex Yougoslavie, M. Jiri Dientsbier dans son rapport
> à l'Assemblé Générale [A/54/396-S/1999/1000(24/9/99)] mentionne des
> violations aux lois de la guerre dans les paragraphes 91 (emploi de
> munitions
> à uranium appauvri, de bombes à dispersion), 94 et 103 (destructions et
> dommages ainsi que mort de civils causées par les frappes aériennes de
> l'OTAN), 102 (dommages causés à l'environnement).
>
> Dans son additif A/54/396/Add.1-S/1999/1000/Add. 1(3/11/99) M. Dientsbier
> décrit les violations des droits de l'homme qui sont encore commises au
> Kosovo (par. 26, 27 et 28) et dans le par. 34 il ajoute qu'"il est tragique
> que cela se produise actuellement en présence de la MINUK, de la KFOR et de
> l'OSCE".
> AU PARAGRAPHE 29 DE CET ADDITIF, LE RAPPORTEUR SPÉCIAL CONSTATE LA PASSIVITÉ
> DU TRIBUNAL PÉNAL INTERNATIONAL POUR L'EX YOUGOSLAVIE DEVANT CES VIOLATIONS.
> Dans ces violations il y a aussi une responsabilité de l'OTAN, comme
> occupant qui a le contrôle effectif du territoire, et en vertu de l'article
> 2
> de la IV Convention de Genève, du "Military Technical Agreement", Annexe
> A.1,
> du 9 juin 1999 et du paragraphe 9 de la résolution 1244 (1999) du Conseil
> de
> Sécurité.
>
> Les leaders de l'OTAN sont aussi responsables des crimes commis par l'Armée
> de libération de Kosovo (ALK) transformée en "force civile" (TMK) et
> agissant
> sous la tutelle de la KFOR, si on applique la jurisprudence du même Tribunal
> pour l'ex Yougoslavie: voir "TADIC", sentence du 15/7/99, par. 133: citant
> la
> Cour Internationale de Justice: ..."Iran was held internationally
> responsible
> for failing to prevent the attack on the United States diplomatic
> premises"...même si les etudiants iraniens ont agi d'abord de façon
> autonome.
> Il suffit de faire le parallèle entre les autorités iraniennes et la KFOR et
> entre les étudiants iraniens et l'ALK.
> Dans la sentence "BLASKIC" du 3/3/00, le Tribunal a retenu comme fondement
> de
> responsabilité la négligence du condamné dans l'accomplissement des ses
> devoirs.
> Cette notion est applicable aux soi-disants "erreurs" de l'OTAN pendant les
> bombardements et aux crimes commis actuellement au Kosovo, qui se trouve
> sous
> le contrôle de la KFOR.
>
> Mais la Procureur du Tribunal à choisi tout simplement d'ignorer les crimes
> commis en Kosovo depuis son occupation par les forces de l'OTAN.
>
> Pendant les 78 jours de bombardements contre la Yougoslavie ont été commis
> de façon reiterée des crimes de guerre, tels que définis par les Conventions
> de Genève de 1949, leurs Protocoles facultatifs de 1977 et les Conventions
> de
> la Haye de 1889 et 1907 et son Règlement annexe.
> Sont crimes de guerre parce que sont infractions graves commis
> INTENTIONNELLEMENT (art. 85, par. 5 du Protocole I) et les responsables
> doivent être punis (arts. 146 et 147 de la IV Convention de Genève).
> Mais la Procureur Mme del Ponte les califie avec une incroyable légèreté,
> suivant à la lettre la version de l'OTAN, comme des "erreurs non déliberés"
> qu'à son avis ne méritent même pas l'ouverture d'une enquête.
>
> Des crimes de guerre d'une telle gravité qui pourraient aussi être
> qualifiées
> de crimes contre l'humanité (art. 6, al. C du Statut du Tribunal militaire
> international de Nuremberg et art. 5 du Statut du Tribunal pour l'ex
> Yougoslavie).
>
> Bien que l'initiative de l'accusation appartienne exclusivement à la
> Procureur, reste à savoir si les juges du Tribunal pour l'ex Yougoslavie,
> mettant en question sa réputation personnelle comme juristes et entamant le
> peu de crédibilité qui reste au Tribunal, vont avaliser avec son silence et
> sa passivité le mépris de Mme del Ponte pour les faits, le droit
> applicable,
> la jurisprudence du même Tribunal et son manque aux devoirs inhérents à sa
> fonction de Procureur.
>
> L'enjeu est de taille et la responsabilité des membres du Tribunal est
> historique. La passivité du TIPY facilitera la tâche entamée par les grandes
> puissances de démolition de plus d'un siècle de laborieuse construction du
> droit international humanitaire et ouvrira grandes les portes à la loi de la
> jungle à échelle internationale.
> ----------------
>
> Alejandro Teitelbaum
> Avocat
> Représentant permanent à Genève de l'Association Américaine de Juristes.
> Lyon, 6 juin 2000
---
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Essendo entrati in allarme per i titoli apparsi sui nostri giornali, che
nelle scorse settimane hanno azzardato inquietanti ipotesi sul nuovo
testo dell'Inno nazionale della Federazione Russa, abbiamo incaricato il
nostro agente segreto a Mosca - nome in codice Njika - di sottrarlo al
nemico e tradurcelo in italiano.
Con grande sgomento non abbiamo trovato nessun accenno ne' a Stalin, ne'
allo Zar! Eppure "Repubblica" ed il "Corriere" ci avevano garantito...
La cosa e' sospetta. Evidentemente il nemico e' cosi' perfido da
nascondere le sue smanie espansionistico-nazional-komuniste sotto un
velo di convenzionale patriottismo da inno nazionale medio.
Ma la nostra guerra santa contro l'orso russo non finisce certo qui.
Russia nostro venerato Stato!
Russia nostro amato Paese!
Potente volonta, grande gloria
La tua eredita è per i secoli (lett. per tutti i tempi).
Ritornello:
Viva la (lett. Gloria a te,) nostra libera Patria
Unione secolare di popoli fratelli,
Saggezza popolare trasmessa (lett. data) dagli antenati,
Viva (lett. Gloria a te), o Paese! Siamo orgogliosi di te!
Dai mari del Sud al confine polare
Si sono lanciati i nostri boschi e campi.
Unica tu sei al mondo! Solo tu sei tale!
Terra natia protetta da Dio.
Ritornello.
Vastita immensa (lett. ampia) per sogni e vita,
Gli anni ci dischiudono il futuro.
Ci infonde forza la nostra fedelta alla Patria.
Cosi è stato, cosi è e cosi sara sempre!
Ritornello.
(testo di Sergej Michalkov, 2000)
PS. ottimo lavoro Njika. Adesso riguardati, che con le temperature
vicine a meno 15 gradi ed il tasso di poverta' passato dal 2 al 50 per
cento nel giro di dieci anni questo inverno avete ben altro a cui
pensare.
---
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