Informazione

MILOSEVIC “Non mi arrendo”

Intervista di Giuseppe Zaccaria
La Stampa 3 febbraio 2001

Stando alle ultime notizie, oggi Slobodan Milosevic dovrebbe vivere la
condizione di un “autorecluso”. A vederlo, non si direbbe. Per la prima
intervista da ex presidente della Jugoslavia, l’uomo più controverso
nella recente storia dei Balcani ha accettato un lungo, franco incontro
nella nuova sede dell’ “Sps”, il partito di cui è numero uno. Suo figlio
Marko è all’estero, la moglie Mirjana e la figlia Marija a Belgrado. La
situazione è incerta, le prospettive scivolose. Questa lunga intervista
esclusiva a “La Stampa” è il testamento politico dopo dieci anni al
potere.

Come si sente, signor Milosevic: un leader tradito dal popolo o
l’obiettivo di un complotto internazionale, vittima della politica
americana?

“Non sono stato tradito dal mio popolo. Considero il popolo serbo come
eroe e vittima assieme. Non sono neanche sicuro che i risultati delle
elezioni di settembre siano espressione della sua volontà. Quelle
consultazioni si tennero sotto una grande pressione esterna ed interna,
mediatica, psicologica, militare. Non si trattava di una congiura, ma
dell’attività ben orchestrata di una parte influente della comunità
internazionale. Si potrebbe anche considerare l’ipotesi del sacrificio
di un leader divenuto metafora dell’opposizione alla politica americana.
Se è davvero cosi, vorrei che fosse l’ultima volta. Vorrei che non
esistesse mai più una politica in cui chi la pensa diversamente e guida
un piccolo popolo debba essere sanzionato per disubbidienza.”

Pensa di essere stato punito solo in quanto disubbidiente?

“Non presenta forse il mondo moderno le idee di libertà, democrazia,
diritti dei popoli e dei cittadini come una sorta di manifesto? E come
mai di questo manifesto entra a far parte l’immagine di un paese potente
e arrogante che con l’uranio, impoverito o no, punisce i popoli
disubbidienti e i loro leader come una volta con la frusta?
L’amministrazione del più grande paese del mondo, usando un
atteggiamento negativo verso di me (che impersonavo la politica di
indipendenza e autonomia della Jugoslavia) ha avuto la possibilità di
proiettare questo atteggiamento sui suoi alleati europei.
Quell’amministrazione si è guadagnata alleati nei grandi e sviluppati
Paesi d’Europa per cose molto più importanti e controverse
dell’atteggiamento verso il capo di un piccolo Paese balcanico. E poi,
tutti insieme, hanno potuto facilmente organizzare un'atmosfera di
pressione materiale, finanziaria, politica, psicologica, diplomatica e
mediatica sull’opinione pubblica jugoslava. Una pressione a favore dei
risultati elettorali che si voleva ottenere.”

Sono queste le ragioni di una sconfitta storica?

“Nelle ultime elezioni hanno giocato tre fattori: pressioni, paura e
corruzione. La prima pressione è stata mediatica: il popolo e il governo
sono stati demonizzati, poi la demonizzazione è stata concentrata sul
governo, quindi su un gruppo di persone, infine su di me. Secondo genere
di pressioni, quelle economiche: per quasi un decennio siamo stati
sottoposti a sanzioni che, affermava, sarebbero state tolte solo col
cambiamento del potere. Infine la pressione militare: la Serbia è stata
bombardata tutti i giorni per tre mesi. Le minacce si sono rafforzate
prima delle elezioni. Sembrava che la Serbia sarebbe stata bombardata di
nuovo se non avesse cambiato governo.”

Prima lei ha parlato di corruzione: di chi?

“Soldi, tanti soldi che hanno avuto un grande ruolo negli avvenimenti
degli ultimi anni, in particolare dell’autunno scorso. Con questo danaro
non si sono comprati solo i voti di una parte dei cittadini ma anche la
convinzione che attività di questo tipo non fossero amorali, che i soldi
fossero un sostegno per la creazione di un sistema in cui vivere meglio.
Negli ultimi mesi la paura ha condizionato l’opinione pubblica. Gli
incendi delle sedi istituzionali, le bastonate alla gente, le violenze
fisiche di natura, come dire, non europea… Ecco, tutto questo ha
spaventato. In molti hanno pensato: se cosi, in un secondo, hanno
bruciato il Parlamento federale e la tv, perché non la mia casa, il mio
negozio, la mia fabbrica? Se hanno bastonato il direttore della tv di
Stato e i suoi giornalisti più noti, perché non la mia famiglia? Poi è
arrivata l’onda delle destituzioni: direttori di banca, di ospedali, di
scuole, rettori dell’università, pressioni fisiche e psicologiche. La
paura è diventata fattore politico, per far andare le cose secondo gli
interessi di chi la scatenava. E dura tutt’oggi.”

Fino agli accordi di Dayton l’Occidente guardava a lei come al
solo fattore di stabilità nei Balcani: che cos’è successo dopo?

“I Paesi occidentali – meglio i loro governi - mi hanno appoggiato
finché gli andava bene la stabilità nei Balcani. Nel momento in cui
hanno cominciato a considerare interessante l’instabilità ho perduto il
loro appoggio. Non cambiava la mia politica, ne il ruolo della Serbia,
ma gli interessi delle grandi potenze.”

Lo ha detto anche lei: la Serbia non è un grande Paese…

“Però è importante per la stabilità dell’area. Mi sono adoperato per
dieci anni per una politica di indipendenza: per un certo periodo è
andata bene all’Occidente, poi non più. In me avevano un alleato finché
accettavano un orientamento del genere: quando ho cominciato a dar loro
fastidio, mi hanno trasformato in un avversario.”

Che cos’hanno rappresentato le guerre jugoslave degli ultimi dieci
anni?

“L’Europa occidentale, in particolare la Germania, inebriata dalla
vittoria nella Guerra fredda, dall’unificazione tedesca, dalla
distruzione dell’Unione Sovietica, ha iniziato la spedizione per mettere
l’Est sotto un totale controllo economico e politico. Tutte le
istituzioni produttive dei Paesi dell’Est sono state smontate, causando
un vertiginoso impoverimento e le facili acquisizioni di un’industria
distrutta. Nessuno dei Paesi dell’Est è riuscito a recuperare il livello
economico di dieci anni fa.”

Ma la Jugoslavia non era un Paese dell’Est.

“Non lo era e non era membro del Patto di Varsavia: era un Paese che
andava costruendo un sistema tutto suo, basato sull’economia di mercato
e sulla parità nazionale. La sua economia diventava sempre più
fruttuosa. Era il modello per un futuro federalismo europeo.”

La Jugoslavia era dunque un’esperienza pericolosa?

“Era un “brutto” esempio, per i protagonisti dei nuovi equilibri nel
vecchio continente. Ed è per questo che la sua spartizione era sostenuta
da fuori, giocando la carta delle tensioni tra etnie e repubbliche
dell’ex federazione. In quel momento s’è iniziata la satanizzazione
della Serbia, mentre in Croazia si cantava “Danke Deutschland”, grati
per la costituzione dello “Stato croato”.

Lei crede che tutto si possa ridurre a una prospettiva
storicista?

“Non sono ancora arrivato alla fine della storia. La Repubblica Federale
di Jugoslavia, sopravvissuta nel 1992 attraverso Serbia e Montenegro, a
un certo momento era diventata il nuovo obiettivo. Tutto il decennio è
trascorso nel segno della lotta per la libertà, l’indipendenza, la pace
e la dignità nazionale. I protagonisti del nuovo ordine mondiale non
hanno potuto accettare questo precedente: l’opposizione di un piccolo
Paese balcanico all’onda del nuovo colonialismo. Alla fine hanno
inventato i motivi del Kosovo per iniziare, nel 1999, una guerra
illegale e criminale. E quando la guerra non ha dato quanto si aspettava
sono stati usati tutti i mezzi. Oggi abbiamo sulla scena le tendenze
separatiste nel Montenegro, la premura di far realizzare in Kosovo
l’indipendenza, incitando cosi la crisi in Vojvodina e nella regione di
Raska e Polimljie”.

Possibile che in questo disastro, la nazione serba non abbia
alcuna responsabilità?

“La responsabilità dei serbi è molto minore della responsabilità dei
croati, degli sloveni e di chi ha partecipato alla spartizione del
Paese. I serbi hanno tentato di salvare la repubblica federale, forse
perché vivevano in tutto il territorio. E’ ingiusto che proprio i serbi,
che più tenevano alla Jugoslavia, siano accusati dall’Occidente per la
sua spartizione.”

Non riconosce neanche una colpa?

“Le accuse ingiuste sono rivolte all’indirizzo sbagliato, sia quando si
tratta del popolo, sia quando si tratta di me. Davanti a certe
manipolazioni della verità si rimane impotenti. I mezzi d’informazione
trasformati in armi, nelle mani dei ricchi e dei potenti. Grazie alla
loro ricchezza ed al loro potere sarà onesto, coraggioso, intelligente e
buono solo chi loro decidono. E sarà disonesto, vigliacco, stupido,
cattivo chi decidono loro.”

Lei, personalmente, ha fatto tutto il possibile?

“Ho fatto tutto ciò che potevo da uomo e da guida di una delle
repubbliche, parte del Paese. Il mio ruolo negli avvenimenti legati alla
spartizione dell’ex Jugoslavia, è tema di cui si occupa continuamente la
cosiddetta comunità internazionale. Dovrebbe stupire che le stesse
domande non vengano rivolte anche ai capi delle altre repubbliche
dell’ex Jugoslavia. Il presidente della Croazia, per esempio, pone in
rilievo i propri “meriti” per la rottura del Paese. Perché allora la
cosiddetta comunità internazionale li sottovaluta tanto e dedica tutta
la sua attenzione a me? E’ offensivo per i miei colleghi….”

Non crede di aver sbagliato neanche nella questione Kosovo?

“Non ero in ritardo. In senso politico, morale e nazionale ho smosso la
questione del Kosovo nel 1986, quando non ero il presidente della
Serbia. Consideravo la situazione in Kosovo uno dei problemi principali
della Jugoslavia, e in particolare della Serbia. Quanto ai bombardamenti
e all’uranio non sono rimasto sorpreso. Direi amareggiato: come lei,
spero. Come ogni uomo normale di questo pianeta, spero.”

In quel caso non servi neppure l’antica amicizia con
l’ambasciatore americano Richard Holbrooke.

“Con Holbrooke abbiamo collaborato con successo fino agli accordi
Dayton. Lui contribui in modo decisivo alla tregua quando le forze serbe
si trovarono in una situazione critica. Gli dissi categoricamente che
avremmo interrotto i colloqui, e lui fermò l’esercito croato davanti a
Prijedor, che stava per cadere come Banja Luka. Dopo Dayton e la
promessa di togliere le sanzioni, però, non hanno mantenuto la parola.
Non hanno introdotto il cosiddetto “muro esterno”, hanno continuato con
le pressioni. Nel 1998, quando si apri in modo infondato, e assai
costruito, la questione del Kosovo, dissi a Holbrooke: “A voi gli
albanesi non interessano affatto, voi avete un altro scopo”. “Quale?” mi
chiese. Gli risposi: “Accertare il vostro ruolo di leader in Europa”.
“E’ vero, noi siamo una superpotenza e abbiamo questo interesse”,
concluse Holbrooke. Mi piacerebbe che la nuova amministrazione americana
(i repubblicani di George Bush; ndr) chiedesse alla precedente (i
democratici di Clinton): “In che modo avete servito gli interessi
nazionali americani entrando in alleanza con la narco-mafia albanese,
con trafficanti di esseri umani, assassini e terroristi?”.

E fra i problemi del suo Paese non pensa possa esserci il fatto
di non aver mai gestito una democrazia?

“Durante il mio governo “antidemocratico” ho proposto nel 1993 la
costituzione di un governo di unità popolare che è durato fino
all’ottobre del 2000. Oggi in Serbia c’è il governo di un solo partito.
Durante il mio governo “antidemocratico” il 95% della stampa era nelle
mani dell’opposizione, come quasi tutte le tv locali, circa 500. In quei
media, finanziati dall’estero, io e la mia famiglia eravamo insultati
con le parole più volgari, accusati di tutti i crimini di questo mondo.
Mai ci sono state risposte a quelle accuse infondate. Non ci sono stati
libri, spettacoli o film proibiti.
Le porte del Paese erano aperte a migliaia di giornalisti stranieri,
anche a quelli che venivano con gli articoli già scritti. A tutti i
diplomatici, anche a quelli che si comportavano in modo non
diplomatico. Incontravo l’opposizione e loro evitavano i comunicati
stampa.”

E la censura imposta ai giornali?

“Una sporca invenzione. Solo in Kosovo c’erano più di 40 giornali in
lingua albanese, completamenti dedicati in modo offensivo a me ed alla
mia famiglia. E cosi tutto un decennio. Forse la mia responsabilità è
opposta: ho lasciato che i media dell’opposizione abbassassero il senso
etico nazionale.”

Lei ha incontrato il presidente Kostunica nella notte del 6
ottobre. Che cosa può
raccontarci?

“Kostunica mi informò che la Corte costituzionale confermava la sua
vittoria. Ho accettato l’informazione. Però non mi aspettavo che la
violenza e l’anarchia sarebbero continuate. C’era uno scenario per
provocare lo spargimento di sangue, che per fortuna abbiamo evitato. Si
sa bene chi ne sarebbe stato accusato. Nella mia città natale,
Pozarevac, hanno saccheggiato e incendiato i beni di mio figlio. E’
ovvio che tutto ciò era programmato.”

Siamo arrivati a un punto delicato: il peso della sua famiglia
negli affari di Stato.

“Tutto ciò che è stato scritto di noi è una bugia. Adesso il nuovo
governo minaccia processi per i crimini che si inventano dentro i loro
uffici. Questa prassi di montaggio dei processi appartiene alle
esperienze degli anni più neri del nazismo, stalinismo o maccartismo”.

Kostunica respinge l’ipotesi di consegnarla al tribunale
dell’Aia, anche se persone come Biljana Plavsic si sono consegnate
“spontaneamente”.

“Non ho ancora un’opinione sul nuovo presidente, ci vuole un po’ di
tempo per poter valutare. Ho sempre considerato invece il Tribunale
dell’Aia un’istituzione amorale e illegale, inventata come rappresaglia
per rappresentanti disubbidienti, come un tempo esistevano campi di
concentramento per popoli superflui e gente superflua. Questo tribunale
esiste prima di tutto per i serbi. E’ la stessa forma di intimidazione
che i nazisti usarono prima verso gli ebrei e poi verso tutti i popoli
slavi.”

E la Plavsic?

“Con la sua decisione di andare “volontariamente” all’Aia, Biljana
Plavsic ha voluto dimostrare fiducia nel tribunale e
nell’amministrazione che ha appena abbandonato la scena politica
americana. Da feroce nazionalista, Biljana Plavsic si è trasformata in
collaboratrice dell’ex amministrazione americana. Non so se speri di
poter essere amnistiata dalla loro furia”.

E se dovessero processarla a Belgrado?

“Potrei capire all’Aia: li le accuse sono inventate. Ma a Belgrado, a
meno che non vi si installi una filiale del tribunale….”.

L’accusano di avere esportato capitali all’estero.

Una volta dissi a Holbrooke, che minacciava di bloccarli: “Non faccia
una fatica simile. Semplicemente, prenda tutto quel che riesce a
trovare”. Io non ho nessun conto all’estero, non l’ho mai avuto, per
tutta la vita ho avuto solo il mio stipendio. E adesso non ho nemmeno
più quello”.

Si sente in pericolo?

“Le regole dicono che la condizione di un capo dello Stato uscente è
questione d’onore e di morale per il nuovo capo dello Stato. Forse però
qualche onore e una certa morale ci saranno anche da parte degli altri,
di tutto il popolo. Quanto alla sicurezza della mia famiglia e mia
personale, no, non mi sento sicuro. Siamo nei Balcani: non c’è da
meravigliarsi se l’Europa ci guarda come una parte del continente che
vorrebbe non esistesse”.

E la politica italiana?

“E’ simile agli italiani: tenta di essere di principio, di rispettare
gli altri, badare ai propri interessi, non entrare in conflitto con
l’Europa, ma contare. Il ministro Dini ha avuto in molte occasioni un
atteggiamento di buone intenzioni, giusto e cordiale verso il nostro
Paese negli anni difficili e particolarmente durante la guerra con la
Nato. Purtroppo l’Italia non ha avuto la forza di opporsi a questo
crimine insensato contro il nostro popolo nel 99”.

Cosa vorrebbe dire infine al pubblico italiano?

“Nessuno può fare grande un uomo piccolo. Né onesto uno disonesto. Né
vigliacco un coraggioso. Né cattivo uno buono. Anche se si investe in
questo tanto sforzo – finanziario, tecnologico, mediatico, diplomatico e
psicologico”.

---

Ringraziamo Carlo per averci procurato il testo dell'intervista.

A cura del Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'".
I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
opinioni delle realta' che compongono il Coordinamento, ma
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E' MILOSEVIC IL COLPEVOLE PER I CRIMINI DELLA NATO


Con la massima serieta', la signora Carla Dal Ponte ha rilasciato
recentemente una dichiarazione nella quale accusa l'entourage dell'ex
Presidente jugoslavo per la morte dei 16 lavoratori della
radiotelevisione della Serbia (RTS), uccisi in occasione del chirurgico
ed umanitario bombardamento della NATO in pieno centro di Belgrado. La
Dal Ponte sostiene infatti che la NATO aveva avvisato Milosevic che la
sede della RTS era tra gli obiettivi che sarebbero stati colpiti, e
Milosevic ed i suoi collaboratori avrebbero dunque dovuto farla
sgombrare.

Immediatamente dopo le dichiarazioni della Dal Ponte, la molto
indipendente e molto professionale Federazione Internazionale dei
Giornalisti ha chiesto formalmente al Presidente Kostunica di aprire
un'inchiesta a riguardo. La Federazione fa giustamente notare che questi
sedici morti sono le uniche vittime civili nei bombardamenti di edifici
pubblici durante la campagna della NATO: infatti, gli altri civili morti
erano a spasso per strada, su qualche autobus, sui treni, oppure a casa
propria.

-

Agence France Presse
January 26, 2001, Friday
SECTION: International news
HEADLINE: IFJ calls on Kostunica to investigate NATO TV station bombing
DATELINE: BRUSSELS, Jan 26

The International Federation of Journalists (IFJ) on Friday called on
Yugoslav President Vojislav Kostunica to hold "a public and independent
inquiry" into the deaths of 16 employees of the Serbian state television
station bombed during NATO's 1999 Kosovo campaign.

The call followed a statement by UN war crimes prosecutor Carla Del
Ponte
in Belgrade this week that NATO had told her then president Slobodan
Milosevic's authorities knew the TV station was a NATO target.

Del Ponte made the statement to a lawyer for families of the victims of
the
bombing who are suing the station management, claiming it kept operating
despite the fact they knew it was a target.

"If she is right, there is a scandal here that must be uncovered," the
Brussels-based IFJ said in a statement.

"The question must be asked whether the lives of TV workers were
deliberately sacrificed to make a propaganda point for the Milosevic
regime," said IFJ general secretary Aidan White.

NATO has said it included the TV station as a target in its 78-day
bombing
campaign because its broadcasts were part of the Milosevic machine of
ethnic cleansing of Albanians in Kosovo.

The IFJ said the 16 media workers were the only civilians killed in a
public building during the bombing campaign.

---

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-------- Original Message --------
Oggetto: qualche notizia da Belgrado
Data: Mon, 5 Feb 2001 17:37:31 +0000 (WET)
Da: Ilaria Damiani
A: scienzaepace@...

----------------------------------------------------------
--- MESSAGGIO SPEDITO DA Ilaria Damiani <damiani@...>
----------------------------------------------------------
Nell'ultima settimana di gennaio sono stata a Belgrado per partecipare
al
X Congresso dei matematici jugoslavi, a cui sono stata invitata insieme
ad
altri colleghi del mio dipartimento (matematica di Tor Vergata) in
virtu'
dell'accordo bilaterale di cooperazione che siamo riusciti a mettere in
piedi subito dopo la guerra come contributo contro l'isolamento a cui la
comunita' scientifica di quel paese e' stata costretta.
Vi mando quindi qualche notizia, scusandomi per il ritardo (ma al mio
rientro ho dovuto rimettermi in pari con gli altri impegni di lavoro),
sperando che possano interessarvi. Le notizie di cui vi scrivo (forse
non
particolarmente originali) riguardano soprattutto quello che sta
avvenendo
all'universita', perche' si tratta dell'ambito in cui ho avuto modo di
avere il maggior numero di contatti, discussioni e informazioni.

Il 10 ottobre 2000 il rettore dell'Universita' di Belgrado, Puric (un
fisico), e' stato costretto a dimettersi. In realta' non si e' dimesso e
ufficialmente il rettore e' ancora lui, ma gli viene materialmente
impedito di entrare nel suo ufficio e di svolgere il suo lavoro di
rettore: lo hanno dimesso di fatto.
Contemporaneamente si e' installata al suo posto una nuova
"autoproclamata" rettrice, Bogdanovic (una sociologa), la quale non ha
attualmente alcuna legittimita' legale. Il risultato di questa
situazione
sono la paralisi e il caos, in attesa che qualcosa succeda e che la
situazione si chiarifichi. Questo "qualcosa" potrebbe essere
rappresentato
dall'insediamento del nuovo governo della Serbia (nominato il 25
gennaio)
che avrebbe il potere di scegliere il rettore.

Il sistema per la nomina del rettore (dei decani delle facolta',
eccetera)
e' stato cambiato 2 anni fa: fino ad allora vigeva un meccanismo
coerente
con il principio dell'autogestione: gli organismi locali (l'analogo dei
nostri consigli di corso di laurea, di dipartimento, di facolta', ecc.)
esprimevano un nome, e un organismo centrale di controllo, formato da
docenti universitari e rappresentanti del governo, ratificava la scelta.
Da due anni a questa parte la legge e' cambiata e rettori e decani
vengono
nominati direttamente dal governo. E' su questo che i sostenitori del
nuovo corso fanno leva: siccome si tratta di un meccanismo
antidemocratico
che ha messo la gestione delle universita' direttamente nelle mani del
potere politico, questa gente va cambiata. In che modo? Utilizzando la
stessa legge e soprattutto lo stesso principio cioe' sostituendo i
precedenti rettori decani eccetera con persone gradite alla nuova classe
dirigente del paese.
In realta' modifiche legislative sono allo studio, e anzi il problema di
riformare l'universita' (sia dal punto di vista normativo sia da quello
dell'organizzazione degli studi) e' in generale al centro della
discussione. Una delle proposte avanzate in materia di nomine e' quella
di
affidare tale compito ad un organismo che preveda la presenza di
rappresentanti internazionali: la gravita' di una simile struttura
basata
sulla dipendenza esplicita dall'estero credo che sia evidente a tutti
senza bisogno di ulteriori commenti. (Di questa proposta ho saputo da
conversazioni varie, non e' detto che sara' la definitiva, ma da' il
senso del clima che si respira in Jugoslavia).

Il clima di "epurazione" c'e' a tutti i livelli (e fa pensare ai metodi
utilizzati dal DOS contro i sindacalisti della Zastava). La facolta' di
matematica ad esempio ha visto nei mesi scorsi il tentativo, fallito, di
rovesciare la decana, Bokan: la sua gestione pare sia stata sempre
estremamente corretta (cosa che ha reso difficile ai suoi avversari
trovare grimaldelli razionali per l'opera di propaganda) e in ogni caso
e'
stata sostenuta dalla grande maggioranza della facolta' (come ultimo
passo
erano state indette, non so esattamente in che termini, delle elezioni,
dalle quali pero' lei e' risultata vincitrice); le era stato
contrapposto
un precedente decano, protagonista ai suoi tempi di un enorme scandalo
legato ad affari edilizio/finanziari che hanno fatto perdere alla
facolta'
svariati milioni di marchi, intorno al quale si e' coagulata la
ex-opposizione ora diventata filogovernativa.
Uno scontro simile e' tuttora in atto contro il direttore dell'Istituto
Matematico dell'Accademia delle Scienze.
Inoltre il rischio di un'epurazione generale tipo quella che e' avvenuta
in Germania Est dopo la riunificazione e' fortemente sentito e temuto a
tutti livelli della docenza, aggravato dal fatto che il periodo di vuoto
di potere e la paralisi degli ultimi mesi hanno impedito la
trasformazione
di molti posti di assistente (che sono precari anche se finora di fatto
sempre rinnovati: ma ora che succedera'?) in posti di professore: queste
"promozioni" in condizioni normali sarebbero stati atti dovuti.

Durante il Congresso (che era grosso e riguardava tutti i livelli, anche
organizzativi e didattici, oltre che di linee di ricerca) e' avvenuto
anche il seguente episodio: un matematico di Novi Sad ha minacciato: ci
faremo la nostra (della Vojvodina) Accademia delle Scienze, utilizzando
i
finanziamenti provinciali. Ho assistito alla discussione tra alcuni
matematici di Belgrado che cercavano di valutare il significato e
l'entita' di questa minaccia: per qualcuno si trattava di una minaccia
isolata, altri pero' facevano notare che i finanziamenti provinciali
erano
stati sbloccati subito dopo il 5 ottobre (proprio per questo tipo di
progetti?) e che le forze centrifughe non possono essere affatto
considerate sotto controllo: neanche ora che forse (?) le potenze
straniere sono soddisfatte del risultato ottenuto e cominciano ad
attuare
una politica di stabilizzazione dell'area, invece che continuare a
destabilizzare i Balcani.

La consapevolezza di una regia esterna, europea e soprattutto americana,
nella storia recente del loro paese mi e' sembrata fortissima: sia in
coloro che sono strenuamente contrari al nuovo corso, sia in coloro che
invece lo appoggiano nella speranza di uscire dall'isolamento degli
ultimi
dieci anni (le dichiarazioni di Carla del Ponte, o ci date Milosevic o
riprendiamo con le sanzioni, sono di quei giorni) ma a parte le mie
impressioni vorrei dirvi alcuni fatti per descrivere e non sottovalutare
il progetto in corso, dietro la nuova politica di apertura e aiuti
dell'Occidente, per omologare la Jugoslavia e cancellare tutte le tracce
residue di socialismo e di un sistema comunque diverso dal capitalismo,
cioe' per colonizzarla, oltre che con la guerra ora con la penetrazione
culturale e ideologica, e per cancellare la storia.
1) Un punto fondamentale del programma del nuovo governo e' la riforma
universitaria (tutto il mondo e' paese, sigh): l'obbiettivo e' anche li'
l'adeguamento e l'integrazione nel sistema euramericano. In questo i
commenti sono unanimi: diventeremo tutti piu' ignoranti, e la cosa
peggiore e' che cio' avviene di proposito, e' lo scopo.
2) A livello di "cio' che dobbiamo imparare dagli altri" in campo di
didattica l'accento viene posto sul bisogno di aiuto per l'insegnamento
della storia.
3) Per quanto riguarda la cooperazione con l'Europa e i progetti Tempus:
fino a poco tempo fa i progetti potevano riguardare le tematiche piu'
varie. Adesso la Comunita' Europea fa sapere che finanziera' solo
progetti
in alcuni ambiti specifici: ricerche in campo di giurisprudenza,
economia,
sociologia.

Scusatemi se l'ho fatta troppo lunga, solo un'ultima cosa pratica: libri
e
riviste costano tantissimo e il problema dell'aggiornamento
bibliografico
e' enorme; uno dei metodi che per esempio la facolta' di matematica ha
seguito per aggiornare la biblioteca (e anche per far conoscere la
propria attivita') e' quello degli scambi. Quindi se qualcuno di voi
pensa
che sia possibile organizzare uno scambio, fornendo le pubblicazioni dei
vostri dipartimenti e ricevendo in cambio quelle dell'universita' e
dell'accademia delle scienze di Belgrado, fatemelo sapere.

Poi: ho avuto modo di parlare con alcuni biologi e naturalisti impegnati
nello studio delle conseguenze ambientali della guerra e nella difesa
della biodiversita'. Sono interessati a progetti e cooperazioni di tutti
i
tipi. Ho pensato a Cristaldi, ma anche a chiunque di voi sia interessato
senza che io lo sappia specificamente. Solo che ora, mi accorgo, ho
lasciato gli indirizzi a casa. Domani vi faccio sapere qualcosa di piu'
preciso.

Scusate ancora per la lunghezza di questo messaggio,
Ilaria

ps Una cosa che forse vale la pena di aggiungere: da quando il nuovo
governo si e' insediato i lavoratori dell'universita' (professori,
assistenti) si sono ritrovati in busta paga molti soldi (non so quanti,
mi
e' stato raccontato da alcuni assistenti della facolta' di matematica):
alcuni erano arretrati ma altri erano soldi che nessuno di noi ha capito
da dove venissero e perche' ce li dessero, mi hanno detto.
Fin qui e' un fatto. La mia impressione e' che si tratti di uno dei modi
in cui il nuovo corso sta cercando di costruire un apparato di consenso,
e
in questo l'adesione degli intellettuali ha come sappiamo un ruolo di
primo piano.

---

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Il Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'" esprime la sua
solidarieta' alla manifestazione che si terra' a Belgrado per protestare
contro la presenza in citta' di Javier Solana, leader della Nato durante
l'aggressione alla RF di Jugoslavia del marzo 1999, ospite della nuova
classe dirigente del paese nei giorni 7-8 Febbraio.
La presenza di Javier Solana, oggi responsabile per la politica estera
e la sicurezza dell'UE, rappresenta un'offesa al popolo jugoslavo
essendo stato egli uno dei principali artefici della aggressione e dei
crimini commessi contro la RFJ, della morte di migliaia di civili
inermi, della catastrofe ambientale e della distruzione del tessuto
economico del paese. Il CNJV non potendo purtroppo intervenire augura
ai compagni organizzatori dell'SPS e della Alleanza Patriottica di
Jugoslavia che la manifestazione riscuota un grande successo e che alta
si levi la voce del dissenso e dell'opposizione contro la presenza del
criminale imperialista Solana, gia' condannato dal competente tribunale
belgradese a 20 anni di prigione per i reati commessi contro il popolo
jugoslavo, e chiede altresi' che tale condanna abbia immediata
applicazione.

Fraterni saluti
Coord. Naz. "La Jugoslavia Vivra'" - jugocoord@...
(nascente Comitato promotore per l'Assemblea Antimperialista)

Bologna, 4 febbraio 2001

---

The Italian National Network "Yugoslavia shall live" (CNJV) wishes to
express its own solidarity to the demonstration that will take place in
Belgrade to protest against the presence of Javier Solana in that town.
Solana, who was the leader of the NATO during this Alliance's aggression
against the FR of Yugoslavia in March 1999, will arrive as a guest of
the new rulers of the country on February 7th and 8th.
The presence of Javier Solana, nowadays on charge for the European
foreign and security policy, is an outrage to the Yugoslav people
because he is one of the main responsibles of the aggression and the
crimes committed against the FRJ as well as for thousands of unarmed
dead civilians, for the environmental catastrophe and the destruction of
the economical structures of the country. Unfortunately, we of CNJV
cannot intervene at the rally: therefore we wish to the organizers, the
comrades of SPS and the Patriotic Alliance of Jugoslavia, that the
demonstration will be of great success and that the voice of dissent and
protest against the presence of the imperialist war criminal Solana be
raised loud. Solana has been already sentenced by a Belgrade court to 20
years imprisonment for the crimes committed against the Yugoslav people,
so we ask that the sentence be enforced immediately.

With fraternal greetings
Coord. Naz. "La Jugoslavia Vivra'" - jugocoord@...
(to become Comitato promotore per l'Assemblea Antimperialista)

Bologna, February 4, 2001

---

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> A Roma è iniziata alla grande la campagna elettorale. Dopo la censura sui libri di testo,
> il no alla pillola del giorno dopo, le liste antiaborto, l'assegno per il terzo figlio,
> la giunta Storace, assecondando la propria vocazione storica,
> ha imboccato la strada del razzismo aperto e della persecuzione delle minoranze.
>
> L'obbiettivo della furia xenofoba di AN e' rappresentato, questa volta,
> dai rom di via dei Gordiani. Una comunita' che ha sperimentato, negli anni,
> forme durissime di discriminazione. I piu' anziani hanno visto trucidare
> dai nazifascisti i loro familiari davanti ai loro occhi, a Kragujevac,
>
> citta' martire della Resistenza e luogo d'origine degli abitanti del campo.
>
> "In via dei Gordiani costruiremo un residence per anziani, giovani coppie e handicappati".
> Lo ha promesso l'assessore all'urbanistica Armando Dionisi,
> dopo l'approvazione di un atto di indirizzo che affossa il progetto del villaggio per i rom
> e, con esso, il parco pubblico e la ristrutturazione di 1.000 alloggi popolari.
>
> La provocazione è evidente: i finanziamenti vengono dirottati verso fasce disagiate
> ma rigorosamente "non rom", visto che anche il campo di via dei Gordiani
> è pieno di giovani coppie, di anziani e, purtroppo, di handicappati.
> Che verranno cacciati dal luogo in cui vivono da decenni, con la scusa del ''residence''.
>
> PER FESTEGGIARE QUESTO BEL RISULTATO DOMENICA A MEZZOGIORNO
> ALLEANZA NAZIONALE ORGANIZZA UNA ''BICCHIERATA IN PIAZZA''.
>
> TUTTO QUESTO A UNA SETTIMANA DI DISTANZA
> DALLA ''GIORNATA DELLA MEMORIA'' E IN UN LUOGO
> (IL CASILINO 23, A DUE PASSI DAL QUADRARO)
> DOVE E' ANCORA VIVO IL RICORDO DEI RASTRELLAMENTI
> DELL'EPOCA DI KAPPLER.
>
> Il Coordinamento Cittadino e i rom di via dei Gordiani invitano
> tutte le forze democratiche e antifasciste e tutti i cittadini
> a mobilitarsi per respingere la provocazione fascista.
>
> APPUNTAMENTO DOMENICA 4 FEBBRAIO ALLE 11.00
> DAVANTI AL CASALE GARIBALDI
> (via Romolo Balzani 87 - Casilino 23)

(ricevuto da: R. Pignoni - pignoni@...)

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INTERVISTA CON STEVAN MIRKOVIC,
segretario generale dell’SKJ, Belgrado 5 gennaio 2001.
A cura di Ivana del Comitato contro la Guerra di Sesto S. Giovanni [IK]

NOTA: sui risultati elettorali dell'SKJ - Savez Komunista Jugoslavije
(Lega dei Comunisti di Jugoslavia) - e sulla composizione della
coalizione KORAK, citata nel testo, si veda:
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/492
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/720

---


SM: Perché, in realtà, noi non abbiamo partecipato alle elezioni? E
c’eravamo già preparati. E avevamo creato questa coalizione… e raccolto
le firme sufficienti. Però, è accaduta una cosa, per così dire,
spiacevole, cioè che uno dei partiti – il Nuovo partito comunista [NKPJ]
di Branko Kitanovic...
IK: Com’è il rapporto con loro?
SM: Loro all’inizio volevano stare insieme a noi, ma poi hanno
rinunciato e hanno detto…
IK: E perché allora hanno aggiunto il loro nome?
SM: Te lo dico subito. Loro poi hanno rinunciato e volevano presentarsi
da soli. E ci hanno invitato A presentarci tutti con la loro sigla E
sotto il nome di Branko Kitanovic, il loro segretario generale. Quindi,
si sono staccati, e hanno iniziato a raccogliere firme da soli.
Bisognava raccoglierne 10.000 per partecipare [alle elezioni]. Ma noi
allora non l’abbiamo voluto. Perché questa coalizione non è solo una
coalizione ad hoc, per le elezioni. Essa continua anche adesso, con
l’obiettivo di arrivare a un congresso di unificazione. Di unire questi
10 partiti in un partito solo. Quindi, non è la classica coalizione
fatta solo per le elezioni, ma quando le elezioni finiscono, con
qualsiasi risultato, si va avanti con la collaborazione, fino al
congresso di unificazione e creazione di un partito unico.
IK: Perché esistono così tanti piccoli partiti, diciamo simili (non
conosco bene la situazione…)?
SM: Questa situazione si è creata negli anni ’90, quando qui è stato
abbattuto il socialismo e si è praticamente disintegrata la Lega dei
comunisti della Jugoslavia. Da essa sono praticamente nati vari partiti.

IK: Voi che avete lo stesso nome, siete la “continuazione diretta” della
vecchia Lega?
SM: Di una frazione, direi. Erano delle frazioni… Una frazione che
guidavo io ha mantenuto sia il programma che il nome. Così noi siamo
“sopravvissuti” fino ad oggi…
[IK: Quindi, io ho ancora la vostra tessera!]
SM: Guarda cosa è successo: quando Kitanovic, cioè NKPJ, vede che non
riesce a raccogliere abbastanza firme – sono riusciti ad averne più di
3000 – e neanche noialtri, che ne avevamo raccolte circa 6000, quindi,
proprio poco prima della chiusura della procedura pre-elettiva, lui
torna ad aggregarsi con noi. E costituiamo così questa coalizione KORAK
e aggiungiamo a questo nome anche NKPJ – Branko Kitanovic, riuniamo
tutte le firme, cioè non firme, ma dichiarazioni, perché bisognava
scrivere delle dichiarazioni di chi appoggia la coalizione, e bisognava
andare al Tribunale a vistare il tutto, il che ha creato abbastanza
problemi, tanta gente non voleva andare al Tribunale a fare questa cosa,
avevano paura, perché qui è ancora… cioè, finché L’SPS era al potere, se
non eri per lui, il tuo lavoro era a rischio. E la gente doveva tenere
segreto per chi votava… se non avevano qualche appoggio dall’altra
parte, come per esempio dal DOS. Il DOS, per esempio, ha l’appoggio
dall’estero, quindi se ne fregano se L’SPS gli fa qualcosa o no.
In questo modo, noi ci siamo uniti tardi. E quando, alla fine,
consegniamo questo materiale unificato, i nomi dei delegati, le
dichiarazioni, le firme… la Commissione elettiva ce li restituisce
dicendo: dovete fare tutto da capo.
IK: Avete fatto il ricorso?
SM: Dovete fare tutto di nuovo, ci hanno detto. Non ci può essere la
sigla KORAK e NKPJ, ma deve essere una cosa sola. E le firme devono
essere raccolte insieme. Non riconoscono le firme raccolte a parte. E’
stata tutta una formalità. Ci hanno tolto di mezzo per motivi formali,
per non farci partecipare. Noi abbiamo fatto ricorso, ma…
IK: E qualcuno ha partecipato? I membri dei partiti hanno votato?
SM: No, nessuno ha partecipato, dei comunisti. E abbiamo deciso di
boicottare, non abbiamo votato.
IK: Veramente, noi, quando votiamo in Italia, lo facciamo praticamente
“tappandoci il naso”. Per così dire: scegliamo il meno peggio. Qui non è
stato così?
SM: No, noi non l’abbiamo fatto. [ride] Neanche uno di quei 7-8 partiti…
sono tutti così… DOS, SPS… non valeva la pena…
IK: E ora, come sarà la situazione?
SM: Quindi, noi non abbiamo partecipato. Probabilmente avremmo avuto più
successo del JUL, di Lilic e di altri partiti fuori dal DOS e SPS…
IK: Quali sono le differenze fra i vari piccoli partiti della
coalizione? Ce ne sono? Ci sono problemi?
SM: Ma no, non ci sono grandi differenze, l’unica è il rapporto verso
l’Informbiro [cioe' verso l'URSS di Stalin, n.d.jugocoord@...].
Certi sono pro, certe… E’ la più grande differenza.
IK: Sono passata l’anno scorso da Kitanovic, ho visto che ha esposto di
nuovo la foto di Stalin.
SM: E’ l’unica differenza.
IK: E voi, cosa ne pensate?
SM: Noi riteniamo che l’Informbiro fosse un’agenzia sovietica, non si
trattava tanto di diversità ideologiche, ma dello scontro fra l’Unione
Sovietica e la Jugoslavia. Era in questione lo Stato, non era una
divergenza ideologica, più facile da risolvere. Loro volevano abbattere
il potere e lo Stato. E’ qui la differenza. Goli Otok… anch’esso, come
dire – la gente non la mandavano là per le questioni ideologiche, ma
perché volevano abbattere lo Stato. Le violenze che ci sono state, e
c’erano, ovviamente non sono una cosa positiva, A questo non
acconsentiamo. Non è in armonia con il nostro umanesimo, dimostrato già
durante la guerra [II guerra mondiale], però, non esiste nessun carcere
dove le violenze non ci sono…
IK: Quando avete intenzione di fare questo congresso di unificazione?
SM: In primavera… vedremo… Probabilmente Kitanovic continuerà a non
volerlo, perché è abbastanza portato a fare il “leader”.
IK: Mi è sembrato di capire che secondo lui tutti gli altri sono meno
bravi…
SM: Certo, è l’unico che “sa di più, la pensa in modo giusto”…
IK: Abbiamo parlato, con Kitanovic, anche dei partiti comunisti
italiani, lui sosteneva che non sono nemmeno di sinistra…
SM: Lui è comunque uno stalinista. Anch’io rispetto Stalin, ritengo che
ha fatto molte cose buone, ma… Ne abbiamo parlato anche con lui… Come
Goli Otok, anche i Russi hanno avuto le loro prigioni, e non era
sicuramente tutto così come ne scrivono oggi, di tutti quei milioni di
morti. I dati sono scarsi, le cifre che girano non sono autentiche.
Erano, in realtà, prigioni che avevano anche il compito di rieducare.
Poi, le violenze c’erano…
IK: Come sarà, secondo lei, la situazione generale dopo i cambiamenti
nel paese?
SM: La situazione ora non è peggiorata, il che è buono. Forse
addirittura sta andando un po’ in meglio. Grazie soprattutto, direi, a
una specie di sollievo che sentono le persone. Si può dire che esiste un
certo entusiasmo. Quando qualcosa cambia, la gente si lancia a fare
delle cose, si crea una speranza. Anche grazie a questi aiuti, donazioni
dall’estero. Non possiamo lamentarci tanto della situazione materiale,
dei problemi esistenziali. La corrente c’è, e anche il riscaldamento,
sono le cose più importanti.
IK: Però, tutto questo non è arrivato molto alle persone comuni?…
SM: Un po’ lo sentiamo tutti, comunque… usufruiamo comunque della
corrente e del riscaldamento… è molto importante… passare l’inverno…
Però, secondo me, secondo la mia “diagnosi”, tutto questo è come lo
stato in cui si trova un paziente dopo l’operazione del cancro – c’è
subito un miglioramento, ma poi, dopo un breve periodo, la malattia lo
riafferra e lo uccide. Così. Questi nuovi adesso si accomodano sulle
posizioni importanti, e siamo finiti.
IK: Abbiamo degli amici, qui nei sindacati, che sono stati maltrattati
dopo la vittoria del DOS… hanno perso lavoro, gli uffici distrutti,
minacce… per loro è sicuramente peggio di prima…
SM: Dobbiamo chiarire una cosa. Ho cercato sempre di convincere Ivo [il
nostro Ivan!], quelli di Vienna e altri che sono venuti a trovarmi: loro
hanno sempre ritenuto Milosevic e SPS comunisti, internazionalisti, di
sinistra… Il comunismo, da noi, è in realtà stato abbattuto nel ’90,
quando lui è salito al potere. Non l’hanno buttato giù questi di adesso,
è stato abbattuto quando Milosevic è arrivato al potere.
Lui ha abolito l’autogestione operaia, e anche la proprietà comune,
sociale, e ha cominciato la privatizzazione. Però, è andato un po’ più
piano di quelli in Polonia e Ungheria, e anche in modo più intelligente.
E’ andato più piano, sicuramente, perché non potevi togliere le cose
subito agli operai, almeno non ai nostri – la nostra rivoluzione è
comunque una cosa diversa dall’esperienza della Polonia, l’Ungheria…
Aveva, quindi, mantenuto alcuni privilegi degli operai, soprattutto
sociali, però, in sostanza, mirava alla ricostruzione del capitalismo e,
la cosa peggiore, era un nazionalista, nazionalista serbo, che voleva
creare una specie di grande Serbia… Questa è la mia opinione, Ivo
[sempre il nostro] non riesce a capire questo, Willy neanche ecc.
Tutti dicono – lui ha combattuto contro la Nato. Non avrebbe combattuto
se non gli fosse stato imposto. Ha sempre guardato come avvicinarsi a
loro. Si offriva per entrare in una partnership per la pace ecc. Loro
avevano una specie di rapporto di rivalità con l’SPS e Milosevic,
avevano visto che era l’unico partito che cercava di creare in piccolo
impero qui nei Balcani, e per loro era la concorrenza che avrebbe avuto
sotto il suo dominio tutta la Serbia, il Montenegro, una parte della
Bosnia, una parte della Croazia, e in una certa prospettiva, anche la
Macedonia. Per quello sono andati contro di lui, non perché è un
comunista. D’altra parte, per guadagnare la propria opinione pubblica,
dicevano sempre che lui era un comunista. Appena nomini il “comunista” a
un Americano, gli viene la schiuma alla bocca. E comincia subito a
urlare: dai che lo picchiamo. Tutto questo impossibilitava in realtà
anche noi, che comunisti siamo, a prosperare, a crescere, a svilupparci.

Adesso, invece, pensiamo di avere un’occasione. Perché ora è stato
scoperto che lui non era per niente comunista. Per questo la maggioranza
della gente – quasi 50% – non è andata a votare; e sono quelli che
avevano capito: come prima cosa, che non vogliono il DOS, perché è
borghesia, e secondo, che non hanno nessuno per cui votare neanche
dall’altra parte, né per SPS né per JUL, né per Vucelic, il direttore
della Televisione, che aveva formato un partito socialista, né per
Lilic.
Quindi, queste cose devono essere chiare – il comunismo è stato da noi
abbattuto nel ’90, Milosevic ha fatto una parte del lavoro, è andato più
piano, e questi di adesso, loro si precipiteranno a ricominciare questa
privatizzazione e questa svendita…
IK: Pensa che anche lui, in un futuro, avrebbe privatizzato proprio
tutto? Perché se, fra il DOS e l’SPS si preferisce l’SPS, è perché ha
comunque mantenuto alcune conquiste del socialismo, come, per esempio,
l’educazione e la sanità gratuite, mentre ora tutto sta per essere
privatizzato di colpo.
SM: Sapete una cosa – Milosevic aveva privatizzato tutto, meno le 80
aziende più grosse del paese. E’ stato fatto un elenco. In testa c’era
l’Elettroindustria, le Ferrovie jugoslave (JZ), poi le Poste, la Sanità…
Le teneva come le aziende statali, e a loro in realtà attingeva i soldi
per la parte sociale. Però adesso, cioè uno, due anni fa, aveva
cominciato pian piano a privatizzare anche queste 80. Per prima è
partita la Telecom. Poi si è fermato tutto, perché nessuno dall’estero
voleva venire qui. Non si fidavano di lui e ora, che se ne andato,
questo processo ripartirà. Adesso si riprenderà con la privatizzazione
delle attività più importanti: Elettroindustria, le Ferrovie, i boschi
(per esempio, per la Serbia i boschi sono l’esportazione più grande), e
adesso ci sarà casino. E anche quello che dici tu, la sanità; ma quella
è già mezza privatizzata, è una catastrofe…
IK: Non so, io personalmente posso solo sperare che quando tutto sarà
così, saremo noi la vera opposizione. Forse la gente capirà…
SM: Eh, questo ora dipende da noi. Già adesso dovremmo fare qualcosa,
perché non l’abbiamo ancora fatto; non l’abbiamo fatto prima, quando
tutto è successo, nel ’90, come in Polonia nell’89, mi sembra. Siamo
spariti così velocemente come partito politico, la maggioranza dei
membri sono scappati, ecco, in realtà non erano nemmeno i veri
comunisti…
IK: Certo, erano opportunisti…
SM: …come dico sempre: questi “ex comunisti”, che oggi sono
anticomunisti, sono così perché avevano un cattivo carattere. Loro sono
delle cattive persone, proprio come persone.
IK: Erano interessati ad avere i loro posti di lavoro…
SM: Sì, loro avevano i loro obiettivi di vita… Noi, quindi, non siamo
riusciti ancora a fare una vera analisi di tutto quello che in realtà è
successo. Ora, dopo tanti anni, dobbiamo farlo. Dire – perché abbiamo
perso il potere, perché siamo falliti. Da dove partire? Perché se non
facciamo questo, non abbiamo fatto niente.
Anche perché qui si era creata una situazione che, quando solo menzioni
i comunisti, qui da noi, guai, ti vogliono strangolare. E’ stata dunque
creata un’atmosfera anticomunista. D’altra parte, invece, c’è gente che
appoggia, dice “allora tutto andava bene, tutto era a posto…”. E perché
allora noi abbiamo dovuto abbandonare il potere se “tutto era a posto”,
questo non lo sanno dire. Né l’una né l’altra cosa sono la soluzione.
Noi dobbiamo trovare dov’era l’errore, perché non tutto era un errore.
Però da qualche parte c’erano… Quando troviamo questo…
IK: Adesso ci considerano solo antiquati, nostalgici…
SM: Però ci sono anche quelli che sono per questo! Nonostante tutto.
Solo che anche a quelli che lo sono noi dobbiamo spiegare cos’era
successo. Perché loro dicono… ora ti faccio vedere una ricerca
recentissima. E non nostra, ma della Commissione per i diritti umani di
Helsinki – in Serbia. Molto interessante… Il 15 dicembre c’è stata la
loro Settima tavola rotonda, a Belgrado. C’è del materiale sulla
questione – quali forze dovrebbero guidare nel futuro i cambiamenti,
dopo quelli che sono già successi, perché è evidente che il sistema
precedente non era buono. Piuttosto interessante, io ne ero sorpreso,
perché si tratta di questa Commissione per i diritti umani di Helsinki –
in Serbia, quindi di un’organizzazione che l’anticomunismo ce l’ha nel
midollo. Sai come ci vedono loro…
Però, hanno fatto un analisi oggettiva. Hanno fatto questa ricerca sul
campione della popolazione che ha fra 25 e 35 anni. E’ interessante
quello che loro dicono. E quello che ha interpretato l’analisi, Vladimir
Ilic, uno degli autori della ricerca, che è anche un libro, si intitola
“Il potenziale per i cambiamenti”, dice, per questa generazione di
25-35-enni: essa, secondo le sue parole, sarà il portatore del peso più
grande delle trasformazioni sociali. Da qualsiasi parte essa vada. Non
si sa ancora che direzione sceglierà. Questa generazione, dice lui, non
è matura abbastanza per un compito così. La ricerca dimostra che è una
generazione nazionalista. Però, il loro nazionalismo è di un’intensità
più bassa del nazionalismo di quelli che hanno già partecipato in tutta
la faccenda. Loro, dice, non sono interessati ai Serbi dall’altra parte
della Drina. Si preoccupano di cose esistenziali. Quindi, business,
soldi ecc. Ma questo è interessante: che un grandissimo numero degli
intervistati abbia nominato Josip Broz Tito come il personaggio più
importante della storia. Pensa te. E’ quello che ti dico. Quindi, quando
la gente guarda indietro gli ultimi 10 anni (quello di 25 anni ne aveva
15, l’altro di 35 ne aveva 25, quando tutto questo è cominciato, quindi
si ricorda benissimo di come era prima), molti di loro dicono “ma qui si
viveva bene, eravamo nell’Europa, eravamo nel mondo, dappertutto… allora
chi ci ha spostato da lì, perché siamo isolati?” ecc.
Quindi, la condizione per noi, per riapparire adesso, è – dire quello
che dobbiamo dire: dove abbiamo sbagliato, cosa bisognerebbe fare
adesso. Potremmo contare su tanta di questa gente che per ora è passiva,
che non è né per questo né per quell’altro. Milosevic ha circa un 12%
dei voti di quelli che sono andati a votare, mentre l’altra gente è
quella giusta… Se noi ora fossimo intelligenti e continuassimo con
questa coalizione… e anche se Kitanovic accettasse…
IK: Lui sembra in un certo senso “esclusivo”, vedo che voi non lo siete…
anche se esistono delle differenze, pensate che sarebbe un bene averlo
nella coalizione…
SM: Sì, la nostra posizione è quella…
IK: … e che insieme siete più forti.
SM: Certo. Noi appoggiamo tutti i partiti comunisti e operai, senza
badare alle differenze di alcuni orientamenti ideologici. Noi siamo per
l’unità.
IK: Questo mi sembra intelligente, ed è anche molto raro. In Italia vedo
molto frazionamento.
SM: Secondo: noi dobbiamo agire fra tutti i popoli ed etnie, avendo come
principio di essere uniti, cosa che manca qui in Serbia.
IK: Popoli soltanto della Jugoslavia di adesso, o tutta?
SM: No, no, tutta, vedrai nel giornale. E’ stata rinnovata la Lega dei
comunisti in Bosnia e Herzegovina, che fa parte della nostra SKJ. Però,
anche qui c’è tanto lavoro. Per esempio, Kosovo, Vojvodina, Sandzak, i
rapporti con il Montenegro. Loro non li possono risolvere dalle loro
posizioni. Perché questo nuovo “set” (Kostunica e altri) continua la
politica della monarchia e del re Alssandro. Vogliono che la Serbia
domini nonostante adesso dicano di essere democratici. Sono tutti
monarchici, la maggioranza, Kostunica il più grande. E, ovviamente,
questo provoca il rifiuto dei Montenegrini, degli Albanesi. Perché,
quando nomini la Monarchia Jugoslavia agli Albanesi, ti massacrerebbero,
perché quella li cacciava via, in Turchia, dalle altre parti, voleva
pulire etnicamente il Kosovo.
Perché la nostra organizzazione più forte è a Subotica, dove c’è il
maggior numero di etnie, non solo Ungheresi, anche Croati, Slovacchi,
Russini, più di 20 etnie? Anche a Novi Pazar ne abbiamo una.
IK: E quanti membri avete, solo voi?
SM: Non ne abbiamo molti. Circa 400. Per adesso in realtà non è così
poco come sembra. In questo momento, devo dire, perfino i partiti
politici “di successo” non hanno tanti membri. Però, con quelli che
hanno organizzano bene il sistema di lavoro, coprono tutto il
territorio. Hanno la tecnica, la propaganda, connessioni, comunicazioni.
Allora possono fare tanto anche con pochi… Quelli che votano adesso sono
in maggioranza i simpatizzanti. E noi abbiamo avuto, solo a Subotica,
alle elezioni a settembre, per la Serbia, circa 3000 voti, mentre di
comunisti lì ce ne sono circa un centinaio. Però 3000 hanno votato,
perché quei 100 sono ben organizzati. Quindi, si può. Abbiamo degli
argomenti [con che cosa uscire davanti a Milos]. La vecchia Lega dei
comunisti jugoslavi aveva veramente delle soluzioni molto buone; dove ha
sbagliato… ora bisogna dire perché un partito così grande e forte, e un
paese, hanno ceduto il potere così facilmente – degli errori sono stati
fatti, ma quali? Ma è interessante che anche gli avversari, perfino qui
a Belgrado, dove l’opposizione è più forte, non possono evitare di
ricordare Tito. Lui rimane un concetto importante. E’ lo nominano
sempre, proprio spesso, positivamente o negativamente, ma è sempre qui.
IK: Avete dei membri giovani?
SM: Sì. Anche nelle scuole superiori. In proporzione al numero
complessivo… c’è un gruppo che può cominciare a lavorare… ora che ci
uniamo, sono ancora di più, i giovani. Esiste anche SKOJ [Lega della
gioventù comunista jugoslava].
IK: Nel NKPJ o…?
SM: Ce l’hanno anche loro.
IK: Ognuno ha il proprio SKOJ…
SM: E ce l’hanno anche i Comunisti jugoslavi, quelli di Draskovic [non
quello, ovviamente]. Non so se siete stati da lui…
IK: No, no…
SM: … e ce l’abbiamo anche noi: tre SKOJ! [ride]
IK: Noi aspettiamo che voi vi uniate per bene, così non dobbiamo andare
da tutti…
SM: Sì, questo bisogna proprio farlo…
IK: Se sarà in primavera, sarebbe bello. Se poi fate in modo di farlo
durante le feste pasquali, vengo anch’io.
SM: Sì, sì, bisogna…

Belgrado, 5 gennaio 2001.

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"YA BASTA" E' DIVENTATA MARXISTA-LENINISTA:
VIVA LENIN, VIVA STALIN, VIVA MAO TSE TUNG,
VIVA VIVA VIVA CA SA RINI!


Curioso che dopo circa 10 anni di flirt con settori legati
all'imperialismo piu' brutale - specialmente tutto il carrozzone della
"Fondazione Soros" ed in particolare, recentemente, la formazione
anticomunista addestrata dalla CIA "Otpor" - gli autoproclamati
"esponenti della societa' civile" che si riconoscono nella sigla "Ya
Basta" abbiano incominciato proprio adesso ad interessarsi ai gruppi e
partiti comunisti esistenti nella Repubblica Federale di Jugoslavia.
Anzi, di piu': marxisti-leninisti, maoisti e staliniani!

Ancora piu' curioso che incomincino proprio "dal fondo", cioe' da una
formazione - il "Partija Rada" - della quale in questi 10 anni non si
era granche' sentito parlare, o perche' poco attiva e di scarsa
consistenza, o forse perche' nemmeno costituita... Veramente curioso,
anzi clamoroso, anche il fatto che si sia scelta proprio questa
formazione che, unica nel panorama della sinistra comunista
extraparlamentare jugoslava, critica la nuova classe dirigente jugoslava
non tanto per essere (come e') un coacervo di forze
liberiste-nazionaliste-monarchiche-anticomuniste e - last but not least
- filoimperialiste; bensi' perche' questa attuale classe dirigente,
secondo il "Partija Rada", non sembra voler continuare le "riforme
democratiche", a cominciare dalla concessione dell'indipendenza al
Montenegro (sic! Si veda, in fondo, un estratto dell'ultimo bollettino
del "Partija Rada").

Curiosissimo, insomma, il fatto che "Ya Basta", svegliandosi un giorno
con l'intenzione di dar voce a qualche "comunista jugoslavo", decida di
dare spazio solamente a quelli che si proclamano favorevoli alla
"riforme democratiche" ed alla secessione del Montenegro, presentando
delle "credenziali" veramente rassicuranti (?) per il fatto di essere
stati "incarcerati come dissidenti sotto Tito", cioe' antijugoslavi
della prima ora.

Tutto questo e' curioso. Semplicemente infame, pero', e' il fatto che
"Ya Basta" continui a contribuire attivamente alla disinformazione
strategica sulle questioni jugoslave, negando l'esistenza di almeno
altre 13 formazioni comuniste extraparlamentari (le 12 del KORAK piu'
l'NKPJ, delle quali abbiamo spesso parlato su questa lista), che oltre a
criticare da sinistra la vecchia gestione di Milosevic - come fa pure il
"Partija Rada", con toni pero' davvero esasperati - sono state sempre
attive contro le privatizzazioni, contro l'imperialismo e per l'unita'
della Jugoslavia in tutti questi anni.

[Tra parentesi quadre commentiamo le bugie ed altre affermazioni
incredibili contenute nell'intervista. I. Slavo - crj@...]


----- Original Message -----
From: "Ya basta!" <yabasta@...>
To: "ya basta!" <yabasta@...>
Sent: Thursday, February 01, 2001 7:59 PM
Subject: [noomc-it] da Belgrado: un rappresentante del Partjia Rada


> L'intervista che segue è stata realizzata il 5 gennaio 2001 con Nenad, un
> rappresentante del Partjia Rada (Partito del lavoro), e trasmessa sulle
> frequenze di Radio Onda D'Urto durante la trasmissione "Ostavka!". Questa
> formazione politica è l'unica attualmente in Jugoslavia a dichiararsi
> comunista [BUGIA] e ad aver rappresentato una convinta opposizione a Milosevic
> nelcorso deglianni '90 [BUGIA]. Fondata da dissidenti politici in carcere sotto
> Tito, sono ora pronti a fronteggiare l'ingresso dell'economia jugoslava
> nella rete del mercato globale.
>
> <<Quando nasce il partito e quale è il numero dei membri.>>
>
> Beh, domanda interessante, ma di solito non riveliamo il numero dei membri
> poiché lo consideriamo una questione interna [SIC!]. Il partito nasce il 28 marzo
> 1992 a Belgrado in seguito all'unione tra una parte dei membri della lega
> dei comunisti jugoslavi [NOMI?] con il nuovo movimento comunista.
>
> <<Quali sono state le motivazioni che hanno dato spinta a questo nuovo
> partito?>>
>
> In Jugoslavia colpita da una grave crisi a causa del nazionalismo, in cui
> già era in corso quella sanguinosa guerra che come sapete tutti nel '92
> affliggeva la Croazia. All'interno di questo vortice nazionalista non
> esisteva un partito con dei contenuti di sinistra che lottasse per i
valori
> fondamentali di questo orientamento, quindi contro il nazionalismo, per la
> giustizia sociale e ovviamente contro la guerra e odio. E' importante dire
> che in seguito alla unione della lega dei comunisti con il nuovo movimento
> comunista, quest'ultimi erano insoddisfatti dalle politiche di questo
> partito e consideravano che tutte le forze autentiche di sinistra
dovrebbero
> riunirsi in un partito e questo doveva essere Partija Rada in quel
momento.
>
> <<Quali sono state le battaglie che ha condotto il partito in questi otto
> anni della sua esistenza?>>
>
> Questo periodo è stato segnato più d'ogni altra cosa da una lotta
disperata
> contro il nazionalismo e contro la guerra nei territori della ex
Jugoslavia.
> Eravamo l'unico partito politico che criticava duramente le aggressioni
> serbe e croate sulla Bosnia [BUGIA] così come eravamo gli unici a sostenere la
tesi
> di una Bosnia unita come repubblica [NON SPIEGA SE ERANO FAVOREVOLI O CONTRARI ALLE SECESSIONI]. La nostra sezione giovanile conduceva
> la campagna antimilitarista nel '98 che cercava di impedire la guerra che
si
> diffondeva nel Kosovo; si organizzavano azioni di solidarietà con gli
> studenti albanesi facendo anche una petizione con le richieste degli
> studenti albanesi che subivano pesanti discriminazioni in quel periodo [NON CITA L'UCK].
>
> <<Noi sappiamo che Partito del Lavoro ha boicottato le ultime elezioni;
come
> è stato il comportamento del partito in questi otto anni? E' mai sceso in
> campo a livello elettorale e che rapporti aveva con quella che si
> autodefiniva sinistra jugoslava come la SPS o JUL*?>>
>
> Partirò dalla seconda domanda. Noi non avevamo nessun rapporto con la
> cosiddetta sinistra jugoslava, questa in realtà non aveva nessun contenuto
> di sinistra, era una lobbie di persone più ricche di questo paese, la loro
> base ideologica si potrebbe definire come una sorta di social -
sciovinismo.
> Per quanto riguarda le elezioni noi le abbiamo boicottato per diversi
> motivi; quello principale era dato dal fatto che eravamo convinti che con
le
> elezioni non si poteva cambiare nulla come lo hanno dimostrato i fatti,
come
> si sa il 5 ottobre popolo doveva entrare nel parlamento per sottrarre il
> potere al dittatore [SIC!]. Abbiamo sostenuto questo movimento popolare contro
> Milosevic e partecipavamo attivamente nelle manifestazioni. Non abbiamo
> sostenuto le elezioni perché fino a quando la gente non è entrata nel
> parlamento Milosevic non le aveva riconosciuto. Era indispensabile
costruire
> un blocco di tutte le forze antinazionaliste e antimilitariste per opporsi
a
> Milosevic in quanto portatore di queste politiche di nazionalismo e
guerra.
>
> <<Voi avete boicottato le elezioni fino a quando c'era Milosevic in campo
> vuol dire che d'ora in poi scenderete nel campo?>>
>
> Già adesso le circostanze sono cambiate notevolmente nel paese, c'è meno
> paura che vengano fatte delle truffe elettorali nella misura in cui
> avvenivano durante il regime di Milosevic [SIC]. Infatti per quel governo era
una
> cosa che succedeva sempre in tutte le elezioni o per lo meno a partire dal
> 1996. Sia quelle presidenziali che parlamentari o locali erano truffate. I
> brogli elettorali esistevano anche prima ma questo non catturava l'
> attenzione più di tanto perché la gente si era fatta un idea secondo la
> quale Milosevic era il più sostenuto e appoggiato e quindi non lo
mettevano
> più in discussione, ma questo avveniva anche a causa delle guerre in corso
> che impedivano uno svolgimento normale della vita politica. Adesso
> lentamente le cose stanno cambiando e si creano delle condizioni che
> potremmo ritenere accettabili per uscire alle elezioni e probabilmente lo
> faremo nelle prossime elezioni se tutto andrà per il verso giusto.
>
> <<Oltre alla sede di Belgrado ne avete delle altre sparse per la Serbia o
> Montenegro?>>
>
> Si abbiamo una rete delle nostre organizzazioni sia in Serbia che in
> Montenegro, anche se quello di Montenegro diventerà un partito a se
> risultando come il Partito del lavoro montenegrino ovviamente con la
stessa
> linea politica, questa è una decisione che abbiamo preso insieme.
> Abbiamo le nostre sedi in diverse città come ad esempio a Kragujevac, la
> città dove abito io, sicuramente nota ai vostri ascoltatori per la
presenza
> dell'industria automobilistica che ha come partnership Fiat e Iveko. Siamo
> presenti anche nella regione autonoma di Vojvodina, come in tutta Serbia
> centrale. Non abbiamo le nostre organizzazioni in Kosovo perché lì
esisteva
> un movimento marxista leninista e preferivamo lasciare che lavorino
> autonomamente e non come un affiliazione del nostro partito. Purtroppo
> questo movimento sta vivendo una grave crisi a causa della persistente
> egemonia delle forze nazionaliste ed estremiste e molti sono dovuti
> abbandonare la vita politica mentre altri sono stati addirittura uccisi o
> maltrattati.
>
> <<E' possibile affermare che il movimento dei lavoratori in Jugoslavia si
è
> spaccato all'inizio degli anni novanta e una parte è confluita nel partito
> di Milosevic, e infine qual è l'eredità che voi vi sentite di
raccogliere?>>
>
> Si potrebbe dire di si, e vi spiego perché: all'inizio della sua carriera
> Milosevic usava parecchi slogan socialisti, sfruttando la crisi economica
> della fine degli anni ottanta, come d'altronde è caratteristica di tutte
le
> forze di destra o dittatoriali [SIC!] che hanno sempre usato l'instabilità
> economica per raggiungere i propri obiettivi [NON CITA LE SANZIONI; SI NOTI CHE IN NESSUN PUNTO DELL'INTERVISTA SI PARLA DELL'OCCIDENTE O DELLA NATO]. Grazie alle sue demagogie
era
> riuscito a conquistarsi una parte dei lavoratori che lottavano per gli
> obiettivi sociali e negli interessi del movimento operaio portandoli sulla
> strada del nazionalismo. Tutto questo si può dimostrare con un esempio; un
> lavoratore che aveva partecipato a questi grandi raduni al suo ritorno
aveva
> detto una frase molto importante e per noi quasi antologica e suonava più
o
> meno così: "Siamo andati a quella manifestazione come proletari e siamo
> tornati come serbi". Era un abile manipolatore e poi è noto che gli slogan
> nazionalisti vengono recepiti facilmente riuscendo a mobilitare la gente
> proprio perché il nazionalismo è una visione semplificata della realtà. In
> quel clima sociale così fragile moltissima gente è caduta in questa
trappola
> nazionalista dalla quale, come vedete, si esce molto difficilmente. Lui
> metteva in primo piano il ristabilimento della nazione e la sua crescita,
> riteneva fondamentale far tornare alla Serbia quello che le è stato tolto
> con la costituzione del 1974. Purtroppo molta gente ci credeva.
> In gran parte i fondatori del nostro partito sono i vecchi partigiani
> comunisti che nel 1948* erano perseguitati dal regime di Tito perché si
> opponevano alla sua politica di non allineamento. Molti di loro erano
> rinchiusi nel malfamato campo di concentramento Goli Otok, nel Adriatico.
> Queste stesse persone a Bar (Montenegro) nel 1974 clandestinamente hanno
> fondato di nuovo il partito comunista ma i servizi segreti lo scoprirono
> molto presto e furono arrestati tutti distruggendo così l'organizzazione.
> Maggior parte di queste persone sono i fondatori del nostro partito.
>
> <<Quando ha inciso il movimento dei lavoratori alla caduta di Milosevic?
> Qual è lo stato di salute di questo movimento e dei sindacati
attualmente?>>
>
> Il movimento dei lavoratori non è abbastanza sviluppato in Serbia, il suo
> ruolo nel rovesciamento del regime è un po' discontinua. Esistevano anche
> prima le proteste cittadine o dei studenti molto massicce come nel 96/97.
La
> protesta contro Milosevic ha assunto però un'altra dimensione quando si
sono
> mobilitati i minatori di Kolubara e quando è scattato lo sciopero
generale [NON CITA I VERI MOTIVI DELLO SCIOPERO, LEGATO AL PROBLEMA
DELLE MINIERE DEL KOSOVO].
> In tutta la Serbia il peso delle proteste era diventato maggiore. Questo
ha
> giocato un ruolo importante nella caduta di Milosevic. Vorrei fare una
> parentesi è dire che non tutto a proposito dei fatti del 5 ottobre è
chiaro.
> Non tutto è avvenuto alla luce del sole. Non si sa ancora ad esempio qual
è
> stato il fattore principale che ha determinato la non reazione da parte
> della polizia e del esercito. Ci sono voci che girano tra la nuova elite
> governativa che parlano degli accordi segreti e riunioni a porte chiuse.
> Fino a quando non si determina precisamente il ruolo di ciascuno in questi
> cambiamenti non si può dire con sicurezza anche se comunque la
> partecipazione dei lavoratori era importante senza dubbio.
>
> <<Possiamo definire rivoluzione quello che è avvenuto il 5 ottobre oppure
la
> dobbiamo chiamare in un altro modo?>>
>
> Non si può parlare di rivoluzione, perché la rivoluzione è un passaggio da
> un ordinamento sociale e politico ad un altro. Si sarebbe trattato di una
> rivoluzione se la Serbia fosse passata dal capitalismo al socialismo. Si
> potrebbe parlare di alcuni atti rivoluzionari come l'assalto al parlamento
o
> alla televisione di stato. Abbiamo partecipato attivamente a questa
> manifestazione e alle azioni connesse sia a Belgrado che nel resto della
> Serbia. Tra le persone che erano entrate al parlamento c'erano anche i
> nostri militanti [SIC! INSIEME AD OTPOR] come tra le barricate o nei comitati degli scioperi. Un
> giudizio finale su tutto questo è ancora da vedere, non si può dire con
> certezza se si trattava di espugnazione del potere da parte delle masse
> popolari o di un'estromissione studiata ed elegante di Milosevic mentre il
> popolo ha giocato solo un ruolo decorativo. Sta di fatto che la gente era
> intenzionata ad andare a Dedinje.In ogni caso noi abbiamo sostenuto la
> partecipazione popolare e riteniamo ancora che questo è stato uno dei
fatti
> più straordinari successi in Serbia dalla seconda guerra mondiale in poi.
>
> <<I sindacati esistenti erano uno strumento di Milosevic per disinnescare
il
> movimento dei lavoratori e per renderlo inoffensivo? Esistono attualmente
i
> sindacati secondo te indipendenti che nascono proprio da mondo dei
> lavoratori?>>
>
> Per quanto riguarda i sindacati esistono due grandi blocchi, uno si chiama
> UGS Nezavisnost e l'altro è associazione dei sindacati liberi ed
> indipendenti, quest'ultimo per la sua struttura sembra più un partito che
> non un sindacato e fa parte della DOS con i suoi rappresentanti nel
> parlamento attuale. Nezavisnost è molto dipendente (nonostante il nome
> Indipendenza ndt.) dai finanziamenti esteri, questo si impegna e sostiene
il
> processo delle privatizzazioni per quanto vi possa sembrare strano per un
> sindacato.. [NON SI PREOCCUPI COMPAGNO, SIAMO UOMINI DI MONDO ANCHE NOI...]
>
>
> *Partito del Lavoro, attualmente l'unico partito di sinistra radicale di
> orientamento marxista presente in Serbia [BUGIA].
> *Due partiti fondamentale per il regime di Milosevic: SPS (Partito
> socialista serbo) e JUL (Unione della sinistra jugoslava). Il primo
guidato
> da Milosevic stesso mentre il secondo era di sua moglie Mira Markovic.
> *1948, anno cruciale in cui la federazione jugoslava doveva decidere il
> blocco al quale allinearsi: quello Atlantico, Sovietico o non allineato,
> quest'ultimo fu scelto da Tito mantenendo comunque un'economia pianificata
e
> una politica di stampo socialista.
>
> A cura di Michelangelo Severgnini e Dusko Djordjevic.
>
> la trasmissione "Ostavka!" va in onda tutti i venerdì dalle 18.20
> sulle frequenze di Radio Onda d'Urto
> (FM 98.0 per Milano, 106.5 per Brescia)
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>
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> ostavka@...
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>

---

Dal bollettino del 21.1.2001 del "Partija rada"
(diffuso via internet)

INFORMATOR -januar 2001.-

SITUAZIONE NEL PAESE
Il nuovo potere in Serbia non sta continuando i cambiamenti democratici
iniziati il 5 ottobre. La prova migliore di questo è che Kostunica e le
forze che lo appoggiano non permettono l'indipendenza del Montenegro con
la
scusa che non devono permettere una nuova frammentazione del paese e il
cambiamento dell'equilibrio nella regione. Queste forze contano anche
sul
Kosovo come parte della Serbia che nel futuro metteranno sotto il loro
controllo. Per realizzare le proprie intenzioni, il nuovo potere usa
metodi
simili a quelli che usavano Milosevic e il suo regime - cioè cercano
alleati fra i paesi vicini e cercano di trarre profitto dalle
contraddizioni fra gli imperialisti stessi, soprattutto fra Usa e
l'Europa.
Altrettanto, il nuovo regime non mostra l'intenzione di smantellare le
strutture del vecchio regime, soprattutto alcuni centri del potere
completamente autonomi - Servizio di sicurezza statale, l'armata e i
rimasugli delle forze di Milosevic, ma anche i nuovi centri che hanno
una
politica autonoma e fra i quali non esiste collaborazione, ma aperta
rivalità. Lo scontro che esiste nel nuovo potere avrà necessariamente
un'escalation, che si manifesterà come lo scontro fra le forze
clericali-nazionaliste che appoggiano Kostunica, la chiesa e tutte
quelle
istituzioni che stavano dietro il progetto di Milosevic, prima della sua
sconfitta. La seconda forza potremmo chiamare "i pragmatici", il loro
rappresentante è Zoran Djindjic, mentre la terza corrente sono le forze
borghesi regionali i democratiche della Vojvodina, Sandzak ecc. Da
quello
che succede nel Montenegro dipenderà da che parte andranno i cosiddetti
pragmatici. Lo scontro, ancora non scoppiato, si intravede sempre di più
nella questione del Montenegro, nei processi ai criminali di guerra,
nella
democratizzazione delle istituzioni, nella criminalità, mafia,
insegnamento
della religione e simili. Tutti cercheranno di approfittare dalla
situazione sociale. Finora le tensioni sociali erano mitigate con gli
aiuti
esteri, ma una situazione così è impensabile per il futuro.
Il Partito del lavoro appoggia l'indipendenza del Montenegro, non solo
perché è un principio di partenza, ma anche perché questo è
nell'interesse
della continuazione della demolizione delle forze nazionaliste nei
Balcani
e la strada per una futura integrazione.

(...)

I PROCESSI AI CRIMINALI DI GUERRA
Noi appoggiamo questi processi e pensiamo che il nuovo potere non ha il
diritto morale neanche a metterli in questione. Anche se il tribunale
dell'Aia è un prodotto e strumento dei paesi imperialisti, il Partito
del
lavoro è d'accordo con i suoi processi, perché il nuovo regime non si
dimostra pronto a richiamare alla responsabilità per le distruzioni di
guerra quello precedente, soprattutto perché anche la parte del nuovo
potere ai suoi tempi appoggiava il progetto della Grande Serbia, e
perché
non esistono forze jugoslave che potrebbero combattere con i
rappresentanti
nazionalisti e filofascisti. Per ora l'unico metodo per combattere tutti
i
portatori della politica di guerra è processare tutti i criminali
secondo
gli stessi criteri, che provengano dalla Serbia, Croazia o BosnX-Mozilla-Status: 0009
A cura del Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'".
I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
opinioni delle realta' che compongono il Coordinamento, ma
vengono fatti circolare per il loro contenuto informativo al
solo scopo di segnalazione e commento ("for fair use only").
Archivio:
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INTERVISTA CON STEVAN MIRKOVIC,
segretario generale dell’SKJ, Belgrado 5 gennaio 2001.
A cura di Ivana del Comitato contro la Guerra di Sesto S. Giovanni [IK]

NOTA: sui risultati elettorali dell'SKJ - Savez Komunista Jugoslavije
(Lega dei Comunisti di Jugoslavia) - e sulla composizione della
coalizione KORAK, citata nel testo, si veda:
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/492
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/720

---


SM: Perché, in realtà, noi non abbiamo partecipato alle elezioni? E
c’eravamo già preparati. E avevamo creato questa coalizione… e raccolto
le firme sufficienti. Però, è accaduta una cosa, per così dire,
spiacevole, cioè che uno dei partiti – il Nuovo partito comunista [NKPJ]
di Branko Kitanovic...
IK: Com’è il rapporto con loro?
SM: Loro all’inizio volevano stare insieme a noi, ma poi hanno
rinunciato e hanno detto…
IK: E perché allora hanno aggiunto il loro nome?
SM: Te lo dico subito. Loro poi hanno rinunciato e volevano presentarsi
da soli. E ci hanno invitato A presentarci tutti con la loro sigla E
sotto il nome di Branko Kitanovic, il loro segretario generale. Quindi,
si sono staccati, e hanno iniziato a raccogliere firme da soli.
Bisognava raccoglierne 10.000 per partecipare [alle elezioni]. Ma noi
allora non l’abbiamo voluto. Perché questa coalizione non è solo una
coalizione ad hoc, per le elezioni. Essa continua anche adesso, con
l’obiettivo di arrivare a un congresso di unificazione. Di unire questi
10 partiti in un partito solo. Quindi, non è la classica coalizione
fatta solo per le elezioni, ma quando le elezioni finiscono, con
qualsiasi risultato, si va avanti con la collaborazione, fino al
congresso di unificazione e creazione di un partito unico.
IK: Perché esistono così tanti piccoli partiti, diciamo simili (non
conosco bene la situazione…)?
SM: Questa situazione si è creata negli anni ’90, quando qui è stato
abbattuto il socialismo e si è praticamente disintegrata la Lega dei
comunisti della Jugoslavia. Da essa sono praticamente nati vari partiti.

IK: Voi che avete lo stesso nome, siete la “continuazione diretta” della
vecchia Lega?
SM: Di una frazione, direi. Erano delle frazioni… Una frazione che
guidavo io ha mantenuto sia il programma che il nome. Così noi siamo
“sopravvissuti” fino ad oggi…
[IK: Quindi, io ho ancora la vostra tessera!]
SM: Guarda cosa è successo: quando Kitanovic, cioè NKPJ, vede che non
riesce a raccogliere abbastanza firme – sono riusciti ad averne più di
3000 – e neanche noialtri, che ne avevamo raccolte circa 6000, quindi,
proprio poco prima della chiusura della procedura pre-elettiva, lui
torna ad aggregarsi con noi. E costituiamo così questa coalizione KORAK
e aggiungiamo a questo nome anche NKPJ – Branko Kitanovic, riuniamo
tutte le firme, cioè non firme, ma dichiarazioni, perché bisognava
scrivere delle dichiarazioni di chi appoggia la coalizione, e bisognava
andare al Tribunale a vistare il tutto, il che ha creato abbastanza
problemi, tanta gente non voleva andare al Tribunale a fare questa cosa,
avevano paura, perché qui è ancora… cioè, finché L’SPS era al potere, se
non eri per lui, il tuo lavoro era a rischio. E la gente doveva tenere
segreto per chi votava… se non avevano qualche appoggio dall’altra
parte, come per esempio dal DOS. Il DOS, per esempio, ha l’appoggio
dall’estero, quindi se ne fregano se L’SPS gli fa qualcosa o no.
In questo modo, noi ci siamo uniti tardi. E quando, alla fine,
consegniamo questo materiale unificato, i nomi dei delegati, le
dichiarazioni, le firme… la Commissione elettiva ce li restituisce
dicendo: dovete fare tutto da capo.
IK: Avete fatto il ricorso?
SM: Dovete fare tutto di nuovo, ci hanno detto. Non ci può essere la
sigla KORAK e NKPJ, ma deve essere una cosa sola. E le firme devono
essere raccolte insieme. Non riconoscono le firme raccolte a parte. E’
stata tutta una formalità. Ci hanno tolto di mezzo per motivi formali,
per non farci partecipare. Noi abbiamo fatto ricorso, ma…
IK: E qualcuno ha partecipato? I membri dei partiti hanno votato?
SM: No, nessuno ha partecipato, dei comunisti. E abbiamo deciso di
boicottare, non abbiamo votato.
IK: Veramente, noi, quando votiamo in Italia, lo facciamo praticamente
“tappandoci il naso”. Per così dire: scegliamo il meno peggio. Qui non è
stato così?
SM: No, noi non l’abbiamo fatto. [ride] Neanche uno di quei 7-8 partiti…
sono tutti così… DOS, SPS… non valeva la pena…
IK: E ora, come sarà la situazione?
SM: Quindi, noi non abbiamo partecipato. Probabilmente avremmo avuto più
successo del JUL, di Lilic e di altri partiti fuori dal DOS e SPS…
IK: Quali sono le differenze fra i vari piccoli partiti della
coalizione? Ce ne sono? Ci sono problemi?
SM: Ma no, non ci sono grandi differenze, l’unica è il rapporto verso
l’Informbiro [cioe' verso l'URSS di Stalin, n.d.jugocoord@...].
Certi sono pro, certe… E’ la più grande differenza.
IK: Sono passata l’anno scorso da Kitanovic, ho visto che ha esposto di
nuovo la foto di Stalin.
SM: E’ l’unica differenza.
IK: E voi, cosa ne pensate?
SM: Noi riteniamo che l’Informbiro fosse un’agenzia sovietica, non si
trattava tanto di diversità ideologiche, ma dello scontro fra l’Unione
Sovietica e la Jugoslavia. Era in questione lo Stato, non era una
divergenza ideologica, più facile da risolvere. Loro volevano abbattere
il potere e lo Stato. E’ qui la differenza. Goli Otok… anch’esso, come
dire – la gente non la mandavano là per le questioni ideologiche, ma
perché volevano abbattere lo Stato. Le violenze che ci sono state, e
c’erano, ovviamente non sono una cosa positiva, A questo non
acconsentiamo. Non è in armonia con il nostro umanesimo, dimostrato già
durante la guerra [II guerra mondiale], però, non esiste nessun carcere
dove le violenze non ci sono…
IK: Quando avete intenzione di fare questo congresso di unificazione?
SM: In primavera… vedremo… Probabilmente Kitanovic continuerà a non
volerlo, perché è abbastanza portato a fare il “leader”.
IK: Mi è sembrato di capire che secondo lui tutti gli altri sono meno
bravi…
SM: Certo, è l’unico che “sa di più, la pensa in modo giusto”…
IK: Abbiamo parlato, con Kitanovic, anche dei partiti comunisti
italiani, lui sosteneva che non sono nemmeno di sinistra…
SM: Lui è comunque uno stalinista. Anch’io rispetto Stalin, ritengo che
ha fatto molte cose buone, ma… Ne abbiamo parlato anche con lui… Come
Goli Otok, anche i Russi hanno avuto le loro prigioni, e non era
sicuramente tutto così come ne scrivono oggi, di tutti quei milioni di
morti. I dati sono scarsi, le cifre che girano non sono autentiche.
Erano, in realtà, prigioni che avevano anche il compito di rieducare.
Poi, le violenze c’erano…
IK: Come sarà, secondo lei, la situazione generale dopo i cambiamenti
nel paese?
SM: La situazione ora non è peggiorata, il che è buono. Forse
addirittura sta andando un po’ in meglio. Grazie soprattutto, direi, a
una specie di sollievo che sentono le persone. Si può dire che esiste un
certo entusiasmo. Quando qualcosa cambia, la gente si lancia a fare
delle cose, si crea una speranza. Anche grazie a questi aiuti, donazioni
dall’estero. Non possiamo lamentarci tanto della situazione materiale,
dei problemi esistenziali. La corrente c’è, e anche il riscaldamento,
sono le cose più importanti.
IK: Però, tutto questo non è arrivato molto alle persone comuni?…
SM: Un po’ lo sentiamo tutti, comunque… usufruiamo comunque della
corrente e del riscaldamento… è molto importante… passare l’inverno…
Però, secondo me, secondo la mia “diagnosi”, tutto questo è come lo
stato in cui si trova un paziente dopo l’operazione del cancro – c’è
subito un miglioramento, ma poi, dopo un breve periodo, la malattia lo
riafferra e lo uccide. Così. Questi nuovi adesso si accomodano sulle
posizioni importanti, e siamo finiti.
IK: Abbiamo degli amici, qui nei sindacati, che sono stati maltrattati
dopo la vittoria del DOS… hanno perso lavoro, gli uffici distrutti,
minacce… per loro è sicuramente peggio di prima…
SM: Dobbiamo chiarire una cosa. Ho cercato sempre di convincere Ivo [il
nostro Ivan!], quelli di Vienna e altri che sono venuti a trovarmi: loro
hanno sempre ritenuto Milosevic e SPS comunisti, internazionalisti, di
sinistra… Il comunismo, da noi, è in realtà stato abbattuto nel ’90,
quando lui è salito al potere. Non l’hanno buttato giù questi di adesso,
è stato abbattuto quando Milosevic è arrivato al potere.
Lui ha abolito l’autogestione operaia, e anche la proprietà comune,
sociale, e ha cominciato la privatizzazione. Però, è andato un po’ più
piano di quelli in Polonia e Ungheria, e anche in modo più intelligente.
E’ andato più piano, sicuramente, perché non potevi togliere le cose
subito agli operai, almeno non ai nostri – la nostra rivoluzione è
comunque una cosa diversa dall’esperienza della Polonia, l’Ungheria…
Aveva, quindi, mantenuto alcuni privilegi degli operai, soprattutto
sociali, però, in sostanza, mirava alla ricostruzione del capitalismo e,
la cosa peggiore, era un nazionalista, nazionalista serbo, che voleva
creare una specie di grande Serbia… Questa è la mia opinione, Ivo
[sempre il nostro] non riesce a capire questo, Willy neanche ecc.
Tutti dicono – lui ha combattuto contro la Nato. Non avrebbe combattuto
se non gli fosse stato imposto. Ha sempre guardato come avvicinarsi a
loro. Si offriva per entrare in una partnership per la pace ecc. Loro
avevano una specie di rapporto di rivalità con l’SPS e Milosevic,
avevano visto che era l’unico partito che cercava di creare in piccolo
impero qui nei Balcani, e per loro era la concorrenza che avrebbe avuto
sotto il suo dominio tutta la Serbia, il Montenegro, una parte della
Bosnia, una parte della Croazia, e in una certa prospettiva, anche la
Macedonia. Per quello sono andati contro di lui, non perché è un
comunista. D’altra parte, per guadagnare la propria opinione pubblica,
dicevano sempre che lui era un comunista. Appena nomini il “comunista” a
un Americano, gli viene la schiuma alla bocca. E comincia subito a
urlare: dai che lo picchiamo. Tutto questo impossibilitava in realtà
anche noi, che comunisti siamo, a prosperare, a crescere, a svilupparci.

Adesso, invece, pensiamo di avere un’occasione. Perché ora è stato
scoperto che lui non era per niente comunista. Per questo la maggioranza
della gente – quasi 50% – non è andata a votare; e sono quelli che
avevano capito: come prima cosa, che non vogliono il DOS, perché è
borghesia, e secondo, che non hanno nessuno per cui votare neanche
dall’altra parte, né per SPS né per JUL, né per Vucelic, il direttore
della Televisione, che aveva formato un partito socialista, né per
Lilic.
Quindi, queste cose devono essere chiare – il comunismo è stato da noi
abbattuto nel ’90, Milosevic ha fatto una parte del lavoro, è andato più
piano, e questi di adesso, loro si precipiteranno a ricominciare questa
privatizzazione e questa svendita…
IK: Pensa che anche lui, in un futuro, avrebbe privatizzato proprio
tutto? Perché se, fra il DOS e l’SPS si preferisce l’SPS, è perché ha
comunque mantenuto alcune conquiste del socialismo, come, per esempio,
l’educazione e la sanità gratuite, mentre ora tutto sta per essere
privatizzato di colpo.
SM: Sapete una cosa – Milosevic aveva privatizzato tutto, meno le 80
aziende più grosse del paese. E’ stato fatto un elenco. In testa c’era
l’Elettroindustria, le Ferrovie jugoslave (JZ), poi le Poste, la Sanità…
Le teneva come le aziende statali, e a loro in realtà attingeva i soldi
per la parte sociale. Però adesso, cioè uno, due anni fa, aveva
cominciato pian piano a privatizzare anche queste 80. Per prima è
partita la Telecom. Poi si è fermato tutto, perché nessuno dall’estero
voleva venire qui. Non si fidavano di lui e ora, che se ne andato,
questo processo ripartirà. Adesso si riprenderà con la privatizzazione
delle attività più importanti: Elettroindustria, le Ferrovie, i boschi
(per esempio, per la Serbia i boschi sono l’esportazione più grande), e
adesso ci sarà casino. E anche quello che dici tu, la sanità; ma quella
è già mezza privatizzata, è una catastrofe…
IK: Non so, io personalmente posso solo sperare che quando tutto sarà
così, saremo noi la vera opposizione. Forse la gente capirà…
SM: Eh, questo ora dipende da noi. Già adesso dovremmo fare qualcosa,
perché non l’abbiamo ancora fatto; non l’abbiamo fatto prima, quando
tutto è successo, nel ’90, come in Polonia nell’89, mi sembra. Siamo
spariti così velocemente come partito politico, la maggioranza dei
membri sono scappati, ecco, in realtà non erano nemmeno i veri
comunisti…
IK: Certo, erano opportunisti…
SM: …come dico sempre: questi “ex comunisti”, che oggi sono
anticomunisti, sono così perché avevano un cattivo carattere. Loro sono
delle cattive persone, proprio come persone.
IK: Erano interessati ad avere i loro posti di lavoro…
SM: Sì, loro avevano i loro obiettivi di vita… Noi, quindi, non siamo
riusciti ancora a fare una vera analisi di tutto quello che in realtà è
successo. Ora, dopo tanti anni, dobbiamo farlo. Dire – perché abbiamo
perso il potere, perché siamo falliti. Da dove partire? Perché se non
facciamo questo, non abbiamo fatto niente.
Anche perché qui si era creata una situazione che, quando solo menzioni
i comunisti, qui da noi, guai, ti vogliono strangolare. E’ stata dunque
creata un’atmosfera anticomunista. D’altra parte, invece, c’è gente che
appoggia, dice “allora tutto andava bene, tutto era a posto…”. E perché
allora noi abbiamo dovuto abbandonare il potere se “tutto era a posto”,
questo non lo sanno dire. Né l’una né l’altra cosa sono la soluzione.
Noi dobbiamo trovare dov’era l’errore, perché non tutto era un errore.
Però da qualche parte c’erano… Quando troviamo questo…
IK: Adesso ci considerano solo antiquati, nostalgici…
SM: Però ci sono anche quelli che sono per questo! Nonostante tutto.
Solo che anche a quelli che lo sono noi dobbiamo spiegare cos’era
successo. Perché loro dicono… ora ti faccio vedere una ricerca
recentissima. E non nostra, ma della Commissione per i diritti umani di
Helsinki – in Serbia. Molto interessante… Il 15 dicembre c’è stata la
loro Settima tavola rotonda, a Belgrado. C’è del materiale sulla
questione – quali forze dovrebbero guidare nel futuro i cambiamenti,
dopo quelli che sono già successi, perché è evidente che il sistema
precedente non era buono. Piuttosto interessante, io ne ero sorpreso,
perché si tratta di questa Commissione per i diritti umani di Helsinki –
in Serbia, quindi di un’organizzazione che l’anticomunismo ce l’ha nel
midollo. Sai come ci vedono loro…
Però, hanno fatto un analisi oggettiva. Hanno fatto questa ricerca sul
campione della popolazione che ha fra 25 e 35 anni. E’ interessante
quello che loro dicono. E quello che ha interpretato l’analisi, Vladimir
Ilic, uno degli autori della ricerca, che è anche un libro, si intitola
“Il potenziale per i cambiamenti”, dice, per questa generazione di
25-35-enni: essa, secondo le sue parole, sarà il portatore del peso più
grande delle trasformazioni sociali. Da qualsiasi parte essa vada. Non
si sa ancora che direzione sceglierà. Questa generazione, dice lui, non
è matura abbastanza per un compito così. La ricerca dimostra che è una
generazione nazionalista. Però, il loro nazionalismo è di un’intensità
più bassa del nazionalismo di quelli che hanno già partecipato in tutta
la faccenda. Loro, dice, non sono interessati ai Serbi dall’altra parte
della Drina. Si preoccupano di cose esistenziali. Quindi, business,
soldi ecc. Ma questo è interessante: che un grandissimo numero degli
intervistati abbia nominato Josip Broz Tito come il personaggio più
importante della storia. Pensa te. E’ quello che ti dico. Quindi, quando
la gente guarda indietro gli ultimi 10 anni (quello di 25 anni ne aveva
15, l’altro di 35 ne aveva 25, quando tutto questo è cominciato, quindi
si ricorda benissimo di come era prima), molti di loro dicono “ma qui si
viveva bene, eravamo nell’Europa, eravamo nel mondo, dappertutto… allora
chi ci ha spostato da lì, perché siamo isolati?” ecc.
Quindi, la condizione per noi, per riapparire adesso, è – dire quello
che dobbiamo dire: dove abbiamo sbagliato, cosa bisognerebbe fare
adesso. Potremmo contare su tanta di questa gente che per ora è passiva,
che non è né per questo né per quell’altro. Milosevic ha circa un 12%
dei voti di quelli che sono andati a votare, mentre l’altra gente è
quella giusta… Se noi ora fossimo intelligenti e continuassimo con
questa coalizione… e anche se Kitanovic accettasse…
IK: Lui sembra in un certo senso “esclusivo”, vedo che voi non lo siete…
anche se esistono delle differenze, pensate che sarebbe un bene averlo
nella coalizione…
SM: Sì, la nostra posizione è quella…
IK: … e che insieme siete più forti.
SM: Certo. Noi appoggiamo tutti i partiti comunisti e operai, senza
badare alle differenze di alcuni orientamenti ideologici. Noi siamo per
l’unità.
IK: Questo mi sembra intelligente, ed è anche molto raro. In Italia vedo
molto frazionamento.
SM: Secondo: noi dobbiamo agire fra tutti i popoli ed etnie, avendo come
principio di essere uniti, cosa che manca qui in Serbia.
IK: Popoli soltanto della Jugoslavia di adesso, o tutta?
SM: No, no, tutta, vedrai nel giornale. E’ stata rinnovata la Lega dei
comunisti in Bosnia e Herzegovina, che fa parte della nostra SKJ. Però,
anche qui c’è tanto lavoro. Per esempio, Kosovo, Vojvodina, Sandzak, i
rapporti con il Montenegro. Loro non li possono risolvere dalle loro
posizioni. Perché questo nuovo “set” (Kostunica e altri) continua la
politica della monarchia e del re Alssandro. Vogliono che la Serbia
domini nonostante adesso dicano di essere democratici. Sono tutti
monarchici, la maggioranza, Kostunica il più grande. E, ovviamente,
questo provoca il rifiuto dei Montenegrini, degli Albanesi. Perché,
quando nomini la Monarchia Jugoslavia agli Albanesi, ti massacrerebbero,
perché quella li cacciava via, in Turchia, dalle altre parti, voleva
pulire etnicamente il Kosovo.
Perché la nostra organizzazione più forte è a Subotica, dove c’è il
maggior numero di etnie, non solo Ungheresi, anche Croati, Slovacchi,
Russini, più di 20 etnie? Anche a Novi Pazar ne abbiamo una.
IK: E quanti membri avete, solo voi?
SM: Non ne abbiamo molti. Circa 400. Per adesso in realtà non è così
poco come sembra. In questo momento, devo dire, perfino i partiti
politici “di successo” non hanno tanti membri. Però, con quelli che
hanno organizzano bene il sistema di lavoro, coprono tutto il
territorio. Hanno la tecnica, la propaganda, connessioni, comunicazioni.
Allora possono fare tanto anche con pochi… Quelli che votano adesso sono
in maggioranza i simpatizzanti. E noi abbiamo avuto, solo a Subotica,
alle elezioni a settembre, per la Serbia, circa 3000 voti, mentre di
comunisti lì ce ne sono circa un centinaio. Però 3000 hanno votato,
perché quei 100 sono ben organizzati. Quindi, si può. Abbiamo degli
argomenti [con che cosa uscire davanti a Milos]. La vecchia Lega dei
comunisti jugoslavi aveva veramente delle soluzioni molto buone; dove ha
sbagliato… ora bisogna dire perché un partito così grande e forte, e un
paese, hanno ceduto il potere così facilmente – degli errori sono stati
fatti, ma quali? Ma è interessante che anche gli avversari, perfino qui
a Belgrado, dove l’opposizione è più forte, non possono evitare di
ricordare Tito. Lui rimane un concetto importante. E’ lo nominano
sempre, proprio spesso, positivamente o negativamente, ma è sempre qui.
IK: Avete dei membri giovani?
SM: Sì. Anche nelle scuole superiori. In proporzione al numero
complessivo… c’è un gruppo che può cominciare a lavorare… ora che ci
uniamo, sono ancora di più, i giovani. Esiste anche SKOJ [Lega della
gioventù comunista jugoslava].
IK: Nel NKPJ o…?
SM: Ce l’hanno anche loro.
IK: Ognuno ha il proprio SKOJ…
SM: E ce l’hanno anche i Comunisti jugoslavi, quelli di Draskovic [non
quello, ovviamente]. Non so se siete stati da lui…
IK: No, no…
SM: … e ce l’abbiamo anche noi: tre SKOJ! [ride]
IK: Noi aspettiamo che voi vi uniate per bene, così non dobbiamo andare
da tutti…
SM: Sì, questo bisogna proprio farlo…
IK: Se sarà in primavera, sarebbe bello. Se poi fate in modo di farlo
durante le feste pasquali, vengo anch’io.
SM: Sì, sì, bisogna…

Belgrado, 5 gennaio 2001.

---

A cura del Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'".
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opinioni delle realta' che compongono il Coordinamento, ma
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JAVIER SOLANA
leader della NATO durante la aggressione contro la Repubblica Federale
di Jugoslavia nel 1999, oggi responsabile per la politica estera e la
sicurezza dell'Unione Europea, condannato da una corte di Belgrado per
crimini di guerra
(http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/673 oppure in
italiano: http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/674)
sara' la prossima settimana nella capitale jugoslava in visita di
cortesia alla nuova classe dirigente del paese.


---

MESSAGGIO DELL'SPS

Cari amici di lotta,

ogni messaggio o gesto di solidarieta' e' benvenuto. Se egli verra' per
davvero, i patrioti jugoslavi sono pronti ad incontrarlo con
dimostrazioni di massa. Se non potete venire al nostro corteo, per
piacere inviateci (www@...) messaggi dei vostri
partiti/organizzazioni o vostri personali. Di questi sara' data lettura
durante il corteo oppure saranno pubblicati sul sito:
http://www.sps.org.yu/ (official SPS website), oppure
http://www.belgrade-forum.org/ (forum per un mondo di eguali), oppure
http://www.24casa.co.yu/ (l'unico quotidiano libero in Jugoslavia).

Vostro
Vladimir Krsljanin vlada@...
Head of International Relations Department
of the Socialist Party of Serbia

---

APPELLO DELL'ALLEANZA PATRIOTTICA DELLA JUGOSLAVIA
E DEL COMITATO ANTI NATO DELL'SPS

ALZATE LA VOSTRA VOCE CONTRO IL CRIMINALE SOLANA!

Si avvicina il secondo anniversario dell'inizio della aggressione della
NATO contro la Jugoslavia.

Non dobbiamo consentire che quelli che hanno ordinato l'aggressione, che
sono responsabili di crimini contro la pace e contro l'umanita', di
genocidio, della morte di migliaia di civili, di donne e di bambini, di
una catastrofe umanitaria ed ambientale facciano festa.

Javier Solana e' uno di loro. Come Segretario Generale della NATO ha
ordinato che l'aggressione avesse inizio il 24 marzo del 1999.

Ed e' esattamente lui che si prepara in questi giorni (il 7 e l'8 di
febbraio) ad arrivare come ospite delle nuove autorita' di Belgrado, e
come membro della delegazione dell'Unione Europea.

Questo non possiamo consentirlo, perche' rappresenterebbe non soltanto
un'offesa al popolo della Jugoslavia, ma anche uno scandalo di civilta'
per l'Europa.

Solana e' stato condannato da una corte competente di Belgrado a 20 anni
di prigione per crimini contro il popolo jugoslavo. Allo stesso tempo,
questi crimini sono stati commessi contro tutti i popoli dei Balcani.

E' lui uno dei maggiori responsabili per l'uso dell'uranio, del plutonio
e di altri strumenti di sterminio di massa, le cui conseguenze
appariranno non solo alle generazioni contemporanee degli europei, ma
anche ai loro discendenti.

Per questo motivo, noi ci appelliamo a tutti i patrioti jugoslavi, a
tutti gli amici nei Balcani, nell'Europa e nel mondo, a tutte le genti
di buona volonta' perche' alzino la loro voce di protesta contro il
tentativo di umiliare la Jugoslavia e gli jugoslavi.

Signori dell'Unione Europea,

ci appelliamo a voi perche' non prendiate parte a questa offesa ed a
questa umiliazione contro una delle nazioni europee che si sono sempre
schierate a difesa dei valori europei e di civilta'. Non mandateci il
criminale Javier Solana, che e' simbolo negativo non solo per le genti
dei Balcani, ma anche per una grandissima parte del genere umano
contemporaneo.

A voi portare questa responsabilita' storica!

ALLEANZA PATRIOTTICA DELLA JUGOSLAVIA
COMITATO ANTI NATO DELL'SPS

Belgrado, 2 febbraio 2001


----- Original Message -----
From: Vladimir Krsljanin <vlada@...>

> STOP NATO: ¡NO PASARAN! - HTTP://WWW.STOPNATO.ORG.UK

> Dear friends in struggle,
>
> Every message or gesture of solidarity is welcome.
> If he will really come, Yugoslav patriots are prepared to meet him with
> mass demonstrations. If you can't be on our rally, please send us
> (www@...) messages of your parties/organizations or your personal
> ones. They will be either read at the rally or published in:
> http://www.sps.org.yu/ (official SPS website), or
> http://www.belgrade-forum.org/ (forum for the world of equals), or
> http://www.24casa.co.yu/ (the only free daily newspaper in Yugoslavia).
>
> Yours
> Vladimir Krsljanin vlada@...
> Head of International Relations Department
> of the Socialist Party of Serbia
>
>
>
> > Appeal of the Patriotic Alliance of Yugoslavia and of the
> Anti-NATO Committee of SPS
> >
> > RAISE YOUR VOICE AGAINST THE CRIMINAL SOLANA!
> >
> > The second anniversary of the beginning of the NATO aggression against
> > Yugoslavia is approaching.
> >
> > We must not allow these who ordered aggression, who are responsible for
> > crimes against peace and humanity, for genocide, for death of thousands
> > of civilians, women and children, for humanitarian and environmental
> > catastrophe to rejoice.
> >
> > Javier Solana is one of them. As secretary-general of NATO he ordered
> > aggression to begin on March 24, 1999.
> >
> > And it is exactly him who is readying these days (7th and 8th of
> > February) to come as a guest of the new Belgrade authorities, and as a
> > member of the delegation of the European Union.
> >
> > That we must not allow because it would represent not only an offence to
> > the people of Yugoslavia, but a civilisational embarrassment for Europe.
> >
> > Solana is sentenced by an appropriate Yugoslav court to 20 years of
> > imprisonment for crimes against people of Yugoslavia. At the same time,
> > these are the crimes against all the peoples of the Balkans.
> >
> > He is one of most responsible for the use of the uranium, plutonium and
> > other genocidal materials whose consequences are going to be borne not
> > only by the contemporary generations of Europeans, but also their
> > descendants.
> >
> > For that reason, we call upon all the Yugoslav patriots, all the friends
> > at the Balkans, in Europe and the world, all the people of good will to
> > raise their voice of protest against the attempt to humiliate
> > Yugoslavia and the Yugoslavs.
> >
> > Gentlemen of the European Union,
> >
> > We appeal to you not to take part in offending and humiliating one
> > European nation that always stood to the defence of European and
> > civilisation values. Do not send us the criminal Javier Solana because
> > he is a symbol of evil not only for the peoples of Balkans, but also for
> > the huge portion of the contemporary humankind.
> >
> > It is upon you to show historical responsibility!
> > PATRIOTIC ALLIANCE OF YUGOSLAVIA
> ANTI-NATO COMMITTEE OF SPS
>
> > Belgrade,
> > February 2nd 2001
> >
> >

---

Friday, February 2 12:32 AM SGT
Milosevic party wants Solana arrested during Belgrade
visit
BELGRADE, Feb 1 (AFP) -
The Socialist Party (SPS) of former Yugoslav president
Slobodan Milosevic said Thursday that EU foreign
policy chief Javier Solana should be arrested as a
"war criminal" when he visits next week, the state
agency Tanjug reported.
Solana is scheduled to visit Belgrade on February 8,
along with the current, past and future EU presidents,
to reaffirm EU support for the democratic reformers
now in control in Yugoslavia.
Solana -- who was NATO secretary general at the time
of the Atlantic alliance's 1999 bombing of Yugoslavia
-- was sentenced in absentia, along with 13 other
Western leaders, by a Milosevic-era court to 20 years
in prison on war crimes charges stemming from the air
campaign.
Arrest warrents were issued for Solana and others
including former US president Bill Clinton, French
President Jacques Chirac and British Prime Minister
Tony Blair.
The SPS called on Serbia's ruling reformist coalition,
the Democratic Opposition of Serbia (DOS), to "arrest
Solana immediately upon his arrival in Belgrade," the
agency said.
If they failed to do so, and "pardon the war criminal
Solana from his responsibility," they would become
"accomplices of NATO criminals," the SPS said.
Solana "ordered the start of the aggression and NATO
bombings of Yugoslavia" on March 24, 1999 and "is
directly responsible for the deaths of several
thousand people" the SPS said in a statement.
It added that among his crimes were ordering "major
destruction which caused enormous damage, the use of
uranium ammunition and other crimes against Yugoslav
citizens," the SPS said.
The party also called on "all citizens of Belgrade and
Serbia to protest against the arrival of the war
criminal Solana."
French and German foreign ministers Hubert Vedrine and
Joshka Fisher were also among the 14 leaders who were
supposed arrested, but both have visited without
incident since the popular uprising last October which
ousted Milosevic and brought President Vojislav
Kostunica to power.
Serbia's new justice minister, Vladan Batic, described
the trial held in Belgrade as a "nonsense, a legal
farce and a comedy unprecedented in a modern justice
system."
He said the sentences were "subject to revision,"
adding that the government would make a decision.
The western leaders were charged with "inciting an
aggressive war, war crimes against the civilian
population, the use of banned combat methods," the
attempted murder of Milosevic and violating the
country's territorial integrity.
Yugoslavia, backed by human rights organizations, has
regularly accused NATO of committing war crimes by
targeting civilians during the bombing campaign.
But the International Criminal Tribunal for the former
Yugoslavia last June exonerated NATO, saying the
organization had not violated international law in the
campaign.

---

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MESSAGGIO SPEDITO DA Alberto Tarozzi <tarozzi@...> :


attenzione, il libro che la stampa jugo segnalava in portoghese è in
realta
di origine francese ed è bartolomei a ri-segnalarmelo, si chiama appunto


> "Uranium Appauvri: La Guerre Invisible" by Martin Meissonnier,
> > Federic Loore and Roger Trilling. Robert Laffont; FF139.

... e segue la scheda

(http://www.independent.co.uk/news/World/Europe/2001-01/pentagon290101
> > ..shtml) THE INDEPENDENT, London, 29 January 2001 Pentagon 'knew Nato
> > shells contained dangerous nuclear waste' By John Lichfield in Paris
> >
> > Some shells fired in the Gulf and Balkan wars contained a type of
> > recycled nuclear waste that is much more hazardous than depleted
> > uranium, according to a book to be published in France next week. The
> > book, Depleted Uranium: The Invisible War, could change the debate on
> > whether weapons used by the United States and Nato caused widespread
> > sickness among war veterans and civilians. The authors, a Frenchman, a
> > Belgian and an American, produce evidence that the US government knew
> > six years ago that its stocks of "safe" depleted uranium had been
> > contaminated by spent nuclear fuels. Whether this recycled material
> > was mixed up with the "classic" depleted uranium (DU) accidentally or
> > deliberately remains unclear. The book uncovers evidence that the
> > Pentagon knew in 1995 that its armour-piercing shells and bombs
> > contained substances more environmentally menacing than the "natural"
> > depleted uranium that Washington, London and Nato headquarters have
> > repeatedly defended. In other words, the entire DU debate has been
> > based on false premises. The findings of Martin Meissonnier, Frederic
> > Loore and Roger Trilling have been independently confirmed in the past
> > few days by researchers at a Swiss government laboratory, which
> > analysed spent US munitions from Kosovo. The lab found that the shells
> > contained traces of an isotope of uranium - uranium 236 - which occurs
> > only in nuclear waste. The Pentagon spokesman, Kenneth Bacon, admitted
> > last week - in reply to a question from one of the authors of the book
> > - that depleted uranium intended for armour-piercing weapons had been
> > contaminated by small amounts of plutonium at the defence department
> > nuclear plant at Paducah in Kentucky. The vigorous defence of DU
> > weapons by the US and other Nato governments has been based on the
> > argument that DU is a "natural" material of relatively low
> > radioactivity. DU, in its classic form, is the heavy metal left behind
> > - mostly uranium 238 - when the most fissile part of raw uranium,
> > mined from the earth, is removed for use as a nuclear fuel, so classic
> > DU is obtained before the nuclear reaction process. The book produces
> > evidence that at least some of the weapons used in the Gulf and
> > Balkans contained another kind of uranium, obtained by recycling spent
> > nuclear fuels after the reaction process. The danger is that this form
> > of uranium - sometimes called "dirty depleted uranium" - can contain
> > traces of highly radioactive materials, such as plutonium. Mr Trilling
> > said yesterday: "The whole debate should go back to square one. We are
> > not saying that we know for sure that DU caused Gulf syndrome
> > sicknesses, or the similar illnesses reported in the Balkans.
> > Personally, I
> >
> > doubt that depleted uranium weapons are the cause, or sole cause, of
> > the Gulf or Balkan syndromes, whatever these weapons may have actually
> > contained. "What we are saying is that the US government's defence of
> > depleted uranium has been, to be charitable, extremely misleading. The
> > book is a plea for more research - not research on abstract theories
> > about classic depleted uranium, but on the actual contents of US and
> > Nato weapons. Until then, everyone on all sides of the argument is
> > talking in the dark and should shut the hell up." The book is based on
> > two years of interviews and investigations originally done for a
> > French television documentary, which was shown last year. Extra
> > material has been discovered in the past few months. The writers allow
> > both sides of the argument about classic DU to make their cases in
> > great detail. But there are three important new pieces of information:
> > * Independent research by Dr Asaf Durakovic, an American of Croatian
> > origin, has found traces of uranium 236 in the urine or bodies of 42
> > American Gulf veterans. Uranium 236 is not present in the natural
> > world and should not be present in "clean" depleted uranium. * An
> > official report by the US Army Environmental Policy Institute in 1995
> > acknowledged the possibility that "depleted uranium used by the
> > Department of Defense contains traces of uranium 236". This implies
> > that some of the DU used in US weapons was created from spent nuclear
> > fuel, not from raw, mined uranium. * The nuclear plant at Paducah in
> > Kentucky was accused of "waste, fraud, abuse and bad management" by
> > the General Accounting Office, the official US government watchdog, in
> > 1992. The accounting office report protested that the plant was
> > recycling uranium from nuclear waste, without proper safeguards,
> > endangering its own workers. Paducah is one of the three sites in
> > America that produce the DU used by US and Nato weapons. It was the
> > site named by the Pentagon spokesman last week as a source of
> > contamination of some DU weapons with plutonium. Mr Trilling said
> > yesterday that the "charitable" interpretation of the evidence was
> > that clean and "dirty" forms of DU had been mixed up at Paducah, or in
> > US Department of Defense stocks, some time in the 1980s. A decision
> > had been taken to use up the stocks in the belief, or hope, that only
> > small quantities of highly radioactive material were involved.
> >
> >

---

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-------- Original Message --------
Oggetto: [JUGO] Fw: Guerra, contaminazione, basi NATO
Data: Thu, 1 Feb 2001 01:29:40 +0100
Da: "red*ghost" <red-ghost@...>


> Questo testo (con le dovute modifiche) vorremmo presentarlo oltre che al
> comune di Cesena, al comune di Cervia, alla provincia di Ravenna. Vi
> proponiamo di presentarlo in tutti i comuni in cui sia presente una
> struttura/base NATO. Segnalate eventuali adesioni e/o iniziative
> all'indirizzo sotto riportato.
> --------------------------------------
>
> Guerra, contaminazione, basi NATO:
> il Comune di Cesena chieda ufficialmente perdono ai popoli della
Jugoslavia
> e dia l'esempio cominciando a risarcire i danni, comunque irreparabili,
> causati dalla NATO!
>
> Il Comune di Cesena, nelle vesti delle sue ultime amministrazioni, in
> diverse occasioni, si è assunto la responsabilità morale e politica di
> avallare la presenza e l'operato di una base NATO nel territorio,
coinvolta
> in azioni di guerra.
> Ricordiamo i momenti più "esaltanti" di tale attività: i cacciabombardieri
> francesi MIRAGE che, da Pisignano, partivano per bombardare strutture
civili
> in Bosnia; le esercitazioni congiunte con i PHAMTOM turchi (gli stessi che
> bombardano i villaggi curdi); gli F15 USA per la guerra umanitaria in
> Kossovo e in Serbia:
> Il "concorso morale" di amministrazioni ed enti locali, a nostro giudizio,
è
> evidente nell'infliggere lutti e sofferenze a persone innocenti e,
> soprattutto, nel causare il più grande disastro ambientale in Europa, che
> coinvolge anche il mare Adriatico (contaminato anch'esso all'URANIO).A
tale
> proposito vogliamo ricordare una delle tante dichiarazioni dell'ex Sindaco
> di Cesena Preger in risposta a chi chiedeva la chiusura della base NATO di
> Pisignano: - "Penso che sia importante continuare ad offrire appoggio alle
> forze impegnate in attività per il mantenimento della pace" - Crediamo che
> una fetta consistente di abitanti di questa città, a prescindere dagli
> orientamenti politici, religioni e culturali, non voleva e non vuole
> tuttora, le "bombe umanitarie" all'URANIO e al PLUTONIO. Ora, che l'alibi
di
> questo vero e proprio disastro, incarnato nel "mostro Milosevic" non
esiste
> più e che il nuovo presidente della RFJ, Kustunica, ha ribadito che la
> guerra della NATO è stato un atto criminale, riteniamo che il Comune di
> Cesena debba assumersi le sue responsabilità, cominciando a chiedere
> ufficialmente perdono ai cittadini jugoslavi.
> Rispetto alla situazione ambientale i danni sono incalcolabili ed
> irreversibili.
> Il Comune di Cesena può e deve collaborare con chi in Jugoslavia sta
> avviando i primi progetti di monitoraggio, bonifica e risanamento
ambientale
> delle zone contaminate dall'URANIO 238 e da numerose sostanze chimiche a
> causa dei bombardamenti.
> Ogni anno vengono usati circa 90 (novanta) milioni del bilancio comunale
per
> progetti di solidarietà internazionale. Noi chiediamo che il 50% di questa
> somma, per i prossimi 10 anni, venga destinata a questi progetti di
> risanamento nei Balcani. Lo chiediamo perchè in questa guerra siamo stati
e
> siamo tuttora coinvolti. Chiediamo inoltre che, in accordo con le autorità
> sanitarie jugoslave ed in collaborazione con le nostre strutture sanitarie
> locali, la città di Cesena si faccia carico delle cure mediche
> specialistiche di 2 dei numerosissimi bambini jugoslavi ammalati di
leucemia
> ed altre gravi patologie sempre causate dalle bombe NATO.
> Ciò non basterebbe a cancellare le colpe di gran parte della classe
politica
> cesenate, ma sicuramente rispecchierebbe il desiderio di migliaia di
> cesenati, non sappiamo se maggioranza o meno, che non vollero, non
vogliono
> e non vorranno mai più, che il nostro territorio diventi avamposto di
nuovi
> folli crociate del disonore. Se chi governa la città non vuole avallare
> un'altra volta la condanna a morte di "popoli di troppo", accolga queste
> richieste.
>
> ADESIONI:
> Coordinamento Romagnolo contro la guerra e la NATO; Comitato contro la
> guerra e la NATO di Ravenna

---

A cura del Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'".
I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
opinioni delle realta' che compongono il Coordinamento, ma
vengono fatti circolare per il loro contenuto informativo al
solo scopo di segnalazione e commento ("for fair use only").
Archivio:
> http://www.ecircle.it/an_ecircle/articles?ecircleid%c2%91979
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/messages
Sito WEB:
> http://digilander.iol.it/lajugoslaviavivra
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* Prima Convenzione Europea per la Pace - Berlino 23-24 marzo 2001
(dalla sezione tedesca del Tribunale per i crimini della NATO in Jugoslavia)

* Uno studio sul genocidio dei rom kosovari
(LAW PROJECTS CENTER YUGOSLAVIA)

* L'ultimo libro di Juergen Elsaesser

===========================================================



w.schulz@... ha scritto:

> 1st European Peace Convention
>
> Initiative Group
>
>
> Berlin, December 2000
>
>
>
>
>
> Dear friend,
>
> In the light of not ending efforts of US and EU for a conflict management by military means using NATO and EU intervention forces and investing a considerable amount of money in new dangerous armament a group of organizers having prepared and conducted the European Tribunal on the NATO-war against Yugoslavia in June 2000 in Berlin decided to organize the 1st European Peace Convention.
>
> Many of the international participants in the tribunal movement have supported this initiative.
>
> The constitution of the first convention shall take place on 23/24 March 2001 in Berlin.
>
> We believe that this convention should be open to everybody -without any exclusion- sharing the common values of all peace oriented people and groups forming a European Peace Forum
>
> The theme of the 1st convention should be: Human Rights and Intervention
>
> The second convention in 2002 could e.g. deal with the newly introduced Intervention Force of the EU.
>
> In January 2001 we will send You a draft proposal for a statute and a paper for discussion on the subject of the convention.
>
> Enclosed please find the invitation for the convention. Please inform other organizations and individuals being probably interested in participating in the convention.
>
> We would very much appreciate Your conformation in case You are principally ready for cooperation.
>
> We would like to wish You all the best for a good New Year with good luck and success
>
> Best regards,
> Professor Wolfgang Richter
>
> For the Initiative Group
>
>
>
> Elmar Schmähling
>
> Secretary of the preparatory committee
>
>
>
> Contact address:
> 1th European Peace Convention. c/o GBM, Weitlingstrasse 89, 10317 Berlin
>
> The first convention will be prepared and organized by a committee of initiators presided by a working presidium. Former Rear Admiral Elmar Schmähling will act as secretary of the committee.
>
> The committee originates from the movement for a European Tribunal on the NATO-war against Yugoslavia. Following practical reasons representatives of the German peace movement will compose the committee.
>
> The committee needs still active collaborators. Financial support of the organization is highly appreciated.
>
>
>
> The proceedings of the convention will be published in a special issue of the journal ICARUS.
>
>
>
> Preliminary contact address:
>
> Gesellschaft zum Schutz von Bürgerrecht und Menschenwürde e.V. (GBM), Weitlingstr. 89, D-10317 Berlin,
>
> phone +49 30 5578393, fax +49 30 5556357,
>
> E-Mail: gbmev@....
>
> For more information please contact the GBM’s homepage: www.gbmev.de
>
>
>
> Invitation
>
>
> 1st European Peace Convention
>
> 23/24 march 2001
>
>
>
> Berlin Kreuzberg,
>
> Church „Zum Heiligen Kreuz“
>
>
> c/o: Gesellschaft zum Schutz von Bürgerrecht und Menschenwürde e.V.
>
> Weitlingstr. 89, D-10317 Berlin
>
> ---

-------- Original Message --------
Oggetto: P: 1st European Peace Convention on March 23 and 24 in Berlin
Data: Thu, 1 Feb 2001 11:13:06 +0100
Da: <w.schulz@...>
A: Law-Schulz@...
CC: petar@...

We are not only responsible for that, what we do, but also for that, what we
take without objections.

(Ernst Bloch)

1st European Peace Convention



Dear Friends of Peace,


By copy of this email, we would like to ask you, if you may support and join
the 1st European Peace Convention.

Do you agree, that we call your organization in the list of supporters? Do
you can see your way to support more?


We also would appreciate very much if people from your movement would join
the European Peace Convention on March 23 and 24 in Berlin.


Below and in the attachment you will find the invitation and agenda. For
more information please visit also www.gbmev.de or write me.


Yours for Peace and Justice,


Wolfgang Schulz

Berlin


----------


The first convention will be prepared and

organized by a committee of initiators

presided by a working presidium. Former

Rear Admiral Elmar Schmähling will act as

secretary of the committee.



The committee originates from the movement

for a European Tribunal on the NATO-war

against Yugoslavia. Following practical

reasons representatives of the German peace

movement will compose the preparatory.



The committee needs still active collaborators. Financial support is highly
appreciated.



The proceedings of the convention will be published in a special issue of
the journal ICARUS.



Preliminary contact address: Gesellschaft zum Schutz von Bürgerrecht und
Menschenwürde e.V. (GBM), Weitlingstr. 89, D-10317 Berlin, phone +49 30
5578397, fax +49 30 5556355,

E-Mail: gbmev@....

For more information please contact the GBM’s homepage: www.gbmev.de






















Haus am Köllnischen Park
Am Köllnischen Park 6 –7

10179 Berlin

S - Bahnhof Jannowitzbrücke

U - Bahnhof Heinrich Heine Str.

Bus 265, 240




Invitation

1st European
Peace Convention
23/24 march 2001

23 march

Conference on „Human Rights and Intervention“
Haus am Köllnischen Park

24 march

Manifestation and Constitution of the Convention
Church „Zum Heiligen Kreuz“

----------------------------

War is not a law by nature
and peace is not a gift

"Friedenskantate" Hanns Eisler,
Ernst Fischer





Agenda:



23 march 2001 10 a. m.

Conference on the subject: Human Rights and Intervention.

Resume: Appeal to all governments and peace forces (A draft paper will be
sent in time prior to the convention)

A proposal for a resolution on this issue will be forwarded to the
manifestation for approval.

End of the consultation: 7 p.m.

24 march 2001 9 a. m.

1st commentaries of the participants concerning tasks and statute of the
European Peace Forum

2nd Constitution of the European Peace Convention

(A proposal for the statute and terms of reference will be provided)

3rd Accreditation of a convention presidium

(The representatives of the invited organizations, e.g. peace initiatives,
NGO’s, political parties, trade unions, parliaments and churches are kindly
requested to also nominate a representative of their respective
organizations as a member of the presidium)

4th Appeal concerning the foundation of a European Peace Forum

5th Adoption of the resolution on “Human Rights and Peace”

End: 4 p.m.

===========================================================

LAW PROJECTS CENTER YUGOSLAVIA

To Whom It May Concern

Law Project Center Yugoslavia (LPC) and Yugoslav Coalition for an
International Criminal Court (YCICC) in join efforts finished study
about Genocide over Roma population in Kosovo. Study contains
testimony of those, which survived torture in Kosovo, impressive
photo documentation with original photos from refugee's camps, and list of
missing Roma persons with muslim-albanian name. Study also proves
Political manipulation with term of Genocide.

This study is translated into English. You can see it at:
www.lpc.org.yu

Best regards

Darko Trifunovic M.S.L
President of LPC
Secretary Generally of YCICC
Lpc@...
www.lpc.org.yu

===========================================================

KONKRET-Magazin, Ruhrstr.111, D-22761 Hamburg, Germany
Juergen Elsaesser
Tel. xx49-331/6005211
Fax. xx49-331/6005213
Mobil 0171/1720368
Email: J.Elsasser@...
Website: www.juergen-elsaesser.de

New Book about Depleted Uranium and other Nato-Lies of the Kosovo-War

Dear Ladies and Gentlemen,

the discussion about the crimes caused by the depleted uranium weapons of Nato
shake the western public opinion. Now there’s a chance to bring all the truth
about this bloody war on the surface.

Since 15th October, my new book about the lies of Nato in the Kosovo-conflict is
on sale in Germany. It was sold out within six weeks, a second edition had to be
printed. A dutch edition will be available in April and a greek one in May, both
will include an extended chapter about the „Balkan-Syndrom“.

I would appreciate if you would write a critique about my book for the press of
your country. Perhaps you also know an organization or a publishing house which
is interested intranslating and printing my book for your country?


Please remail me if you are interested, my publisher could send you the book at
once.

All details about book and author you find below.

Thanks a lot
yours sincerely

J.E.

Summary

KRIEGSVERBRECHEN
Die toedlichen Luegen der Nato und ihre Opfer im Kosovo-Konflikt.
Mit einem Dossier zur Uranmunition
(Konkret Verlag Hamburg, 192 Seiten, 26.80 DM)


WAR CRIMES
The Deadly Lies of Nato and ist Victims in the Kosovo-Conflikt.
With a Special File about Depleted Uranium

»Never before so few lied so thoroughly to so many, as in connection with
the Kosovo war«, says Willy Wimmer, member of the CDU party in the German
Bundestag. »People died for this.«

No lie seemed too grotesque to start the slaughter and keep it going:
Milosevic as the new Hitler, concentration camps in Pristina, Auschwitz in
Kosovopolje. Whereas NATO and CNN took the trouble to provide fabricated
video documents, the German Minister of Defense sought to convince by mere
force of words: Mister Scharping‘s portrayal of Serbs playing football with
the heads of their Abanian victims or Serbs grilling foetuses, torn from
their mothers‘ wombs will go down in the annals of psychopathology. Finally
miracles of biblical dimensions: massacred Albanian intellectuals hold post
mortem press conferences in Western capitals; ghost trains suddenly appear on
scarcely used tracks and bore their way into NATO-missiles; mass graves are
found as empty as Our Lord‘s vault on the third day.

What is left? »In the nine months after stationing of KFOR in Kosovo
nothing could be found to sustain the indictment of ›genocide‹ « (Le Monde
Diplomatique, March 2000) . In the light of new evidence and with the aid of
previously unaccessible documents Juergen Elsaesser questions NATO‘s
justification for the war.

After mysterious deaths in the Sfor- and Kfor-armies a fierce discussion in the
western public has begun. Even the italian premier Guiliano Amato is upset about
the potential consequences of the depleted uranium: „ We have the suspicion that
things aren’t as simple as Nato always argues.“

This book proves that Amato’s suspicion has good reasons - not only in the case
of the „Balkan-syndrom“. Elsaesser proves the thesis that the first victim of
war is the truth to be wrong. For the truth dies long before a war starts: It
was the lies about Srebrenica, about Racak, about Rambouillet and about the
so-called apartheid in Kosovo that deceived members of parliament and citizens
alike and led them into a murderous adventure. NATO was made the »air force in
an ethnic war« (Henry Kissinger ) and brought the KLA into power. The result:
Pristina is
purged, ethnic monirities have been driven out of Kosovo, chaos rules in
the streets, the KLA‘s secret police is everywhere, and the few remaining
survivors fear in ghettos for their lives. Indeed, nobody talks now of
»humanitarian catastrophe«, »ethnic cleansing« or »genocide« and not
surprisingly so: to acknowledge the disgrace of the last war would impede
preparations for the next.



About the Author

Juergen Elsaesser was born in 1957. Until June 1997 he was chief editor of
Berlin‘s daily newspaper Junge Welt and from April 1999 on has been editor of
the monthly magazin Konkret, Germany‘s most important magazine of an
independent Left since 1957 . He also works as a freelance journalist,
amongst others for the Allgemeine Juedische Wochenzeitung, the Sueddeutsche
Zeitung, the state television WDR and the Kursbuch.

In the time of the Kosovo war he coined the slogan »No Blood for
Joschka«, an anology to the slogan »No Blood for oil«, that the members of
the Green Party had coined in the Golf war 1991. The German magazine Der
Spiegel consequently libelled him as a »professional cynic« bound to
»antiquated leftist clichés«. Others were more kindly disposed: About his
latest book Nie wieder Krieg ohne uns. Das Kosovo und die neue deutsche
Geopolitik (Konkret Verlag, June 1999, second edition November 1999)
the renowned daily newspaper Frankfurter Rundschau wrote: »An excellent book.
Written in anger and deep regret, regrets about the development of the Left
movement and the Green Party. But it is thoroughly investigated.«
Table of contents


Foreward
Big Brother is Talking to You
Orwell’s Newspeak and the Nato

The Mother of all Lies
The „Ramps of Srebrenica“ as Starting-Point of the War

Withheld Murders
The KLA’s Terror before the War and the Ignorance of the Western Public

Classified:Racak
The Previoulsly Classified Autopsy-Records of the 40 Bodies of Racak Disprove
Nato’s Version of a Serbian Massacre

Meddled
Memoirs of the EU-Frontman in Rambouillet, Wolfgang Petritsch

Wag the Dog
The so-called Serbian „Operation Horsheshoe“ - an Amateurish Fabrication of the
German and Austrian Secret Services

Sex, Lies and Video
Nato’s Blockbusters Against Milosevic

Legal, Illegal, Collateral
Legends and Facts about the „Air-Campaign“

The Balkan-Syndrom
Depleted Uranium for 4.500 Million Years

Killing Fields and Deadly Lies
What Remains of the 100.000 Corpses in Mass Graves?

Prizren is Cleared of Serbs, Jews, Roma
The Albanian fascism is marching on

And the lived happily together ever after
Nato’s fairy tale about the multi-ethnic future of Kosovo

Epilogue
Fact-Dump Cyberspace
The Murderer is Always the Serb

Appendix
International Press Commentaries on the Situation in Kosovo in the 1980ies
Classified: The Reports of the German Foreign Ministery about Kosovo 1990 - 1998
Analysed: „As seen - As told“, an OSCE Report with Strange Details



Bibliography Juergen Elsaesser


Antisemitismus - das alte Gesicht des neuen Deutschland (dietz berlin,
1992)
Wenn das der Führer hätte erleben dürfen (Konkret 1995)
Vorwärts und vergessen? (zus. mit S. Wagenknecht - Konkret 1996)
Braunbuch DVU (Vorwort Jürgen Trittin, Konkret 1998)
Nie wieder Krieg ohne uns (Konkret 1999)
„Die Fratze der eigenen Geschichte“ (zus. mit Andrei S. Markovits -
Elefantenpress 1999)

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