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Date sent: Sun, 2 Jul 2000 04:40:08 -0700 (PDT)
From: di noia luigi <dinoialuigi@...>
Subject: recensione sull'uranio impoverito
To: pck-armamenti@...

Segnalo la pubblicazione da parte del Centro di
Documentazione Wilhelm Wolff del testo “Il metallo
del disonore: l’uranio impoverito” a cura dello
statunitense International Action Center. L’opera più
completa e vigorosa di denuncia delle armi all’uranio
impoverito. Riporto qui la presentazione:

“Prefazione

Questo è un libro importante, da conoscere e far
conoscere.
Esso contiene la denuncia documentata, scientifica,
militante della guerra condotta con armi all’uranio
impoverito: il nuovo tipo di guerra totale che il
Pentagono, la Nato, l’Occidente tutto hanno inaugurato
dieci anni fa sperimentandola sulle carni del popolo
irakeno, ed hanno poi gloriosamente replicato in
Bosnia, in Kosovo ed in Serbia contro i popoli
jugoslavi.
Parliamo di guerra totale perché le armi all’uranio
impoverito (dai missili ai proiettili d’ogni calibro),
oltre a seminare la morte immediata con più efficacia
delle armi convenzionali tradizionali, hanno anche il
”pregio” di seminare, tra le popolazioni prese a
bersaglio, la morte lenta, differita nel tempo. Tumori
di ogni genere (ai polmoni, al cervello, alla pelle,
ai bronchi, alla vescica, alla stomaco, al seno),
leucemia, abbattimento permanente di tutte le difese
immunitarie (un effetto simile a quello che provoca
l’AIDS): ecco cosa sono in grado di produrre le armi
all’uranio impoverito, capaci contemporaneamente di
devastare l’esistenza delle future generazioni con
l’enorme aumento di terribili alterazioni congenite
nei nuovi nati ed un’altrettanta micidiale caduta di
fertilità e della funzionalità sessuale. E non è
finita. Infatti, i bombardamenti all’uranio impoverito
hanno un altro gravissimo effetto letale: contaminare
per milioni e milioni di anni (arrestatevi per un
istante a riflettere su questo “particolare” tempo) la
terra, l’acqua, l’intero ambiente naturale dell’uomo.
Si tratta, insomma, della perfetta fusione tra guerra
nucleare, chimica e biologica, alla faccia
dell’infinità di convenzioni e risoluzioni
internazionali che “mettono al bando” le armi di
distruzione di massa...
Ecco perché si deve chiamare con la massima energia
tutti coloro che si sentono bollire il sangue dinanzi
ad un simile crimine a mobilitarsi, a lottare per
porre fine ad esso, e -tanto per incominciare- a
raccogliere e a diffondere sulla più larga scala
possibile questa denuncia.
Viceversa, la consegna dei poteri economici, politici
e militari che stanno dietro questa vera e propria
pratica del genocidio, è quella del silenzio. Il
silenzio totale. Oppure, quando vengono chiamati in
causa in modo stringente, è quella della irrisione:
“l’uranio impoverito è tanto radioattivo e nocivo
quanto la cassa del mio orologio” (un generale
italiano), “è meno pericoloso di un fiammifero acceso”
(un portavoce K-for). In ogni caso, si garantisce, non
esistono prove inconfutabili che produce dei danni. Ed
invece questo testo fornisce proprio una inconfutabile
analisi delle mostruose conseguenze che l’ultimissima
forma della guerra di distruzione capitalistica
produce. Un’analisi che necessariamente contiene, per
il suo rigore, qualche parte tecnica di lettura un po’
difficile (e forse non indispensabile) per i profani,
ma che altri interventi sanno tradurre in modo
adeguato anche per i non specialisti. Di essa si deve
tenere a mente almeno un dato “tecnico”: non esiste
alcuna soglia di sicurezza per le radiazioni, per cui
in questa materia ogni forma di minimizzazione è in
sprezzo della salute e della vita dell’uomo e della
natura. Ma non meno rilevante è un dato politico: il
feroce embargo imposto alle popolazioni irakene e
serbo-jugoslave, rendendo praticamente impossibile ad
esse approvvigionarsi delle apparecchiature e delle
medicine indispensabili, potenzia al massimo gli
effetti devastanti dei bombardamenti radioattivi.
Guerra nucleare-chimica-biologica combinata con la
guerra economico-politica: in Irak sono state falciate
in questo modo, in dieci anni, oltre un milione e
mezzo di vite!
Ci fermiamo qui per ora. Invitiamo i lettori ad
esaminare attentamente i materiali e diamo loro
appuntamento al termine del libro, alla postfazione,
nella quale svolgeremo qualche nostra considerazione.
Che, s’intende, nulla vieta, a chi lo voglia, di
guardare in anticipo.

Postfazione

risulterà ora più chiaro perché i poteri economici,
politici e militari che stanno ricorrendo alla
pratica, alla pianificazione, del genocidio attraverso
le armi all’uranio impoverito - poteri che fino a ieri
non si sarebbe esitato a definire imperialisti -
esigano, il silenzio su tutta la vicenda. Il silenzio,
l’occultamento di questo estremo crimine di guerra in
cui si stanno specializzando le democrazie “amanti e
custodi della pace”, sono la migliore garanzia di
poter proseguire indisturbate ed impune su questa
strada.
Per contro, rompere la consegna del silenzio,
contro-informare, è il primo, elementare dovere di
tutti coloro i quali si sentono il bisogno di opporsi
per davvero alle guerre di sfruttamento e di dominio
di cui l’Occidente si rende protagonista. Può esserci
d’aiuto, in questo, l’esperienza passata.
La storia degli effetti letali dell’uranio, infatti,
non è nuova. Non comincia né con la “sindrome del
Golfo” che - oltre la popolazione irakena - ha
colpito, come s’è visto, i soldati statunitensi e
britannici (migliaia dei quali sono già morti, tanto e
smentire l’inganno della guerra a costo zero per
l’occidente), né con le strazianti malformazioni dei
bimbi iracheni o dei figli dei soldati statunitensi
nati dopo la guerra: comincia con la stessa storia del
nucleare. Assai opportunamente il libro contiene la
denuncia delle ferite irreversibili inferte ai popoli
Navajo od alle genti delle isole Marshall, dallo
sfruttamento delle miniere di uranio fatta per decenni
senza nessuna precauzione, dai depositi di scorie
nucleari disseminati un po’ dovunque, dagli
esperimenti nucleari compiuti dagli stati uniti (che
sono oltre la metà degli esperimenti totali).E lascia
intravedere sullo sfondo gli orrori, arrivati proprio
in questi giorni perfino sulle pagine della Washington
Post, di luoghi come Paducah, la cittadina del
Kentucky nei cui impianti di lavorazione dell’uranio
migliaia di operai sono stati usati come cavie umane
negli anni cinquanta e sessanta. Alla faccia di coloro
che ancora si ostinano a distinguere il nucleare
civile da quello militare, supponendo che il primo sia
sicuro, innocuo, o addirittura benefico...
Dunque: da Hiroshima e Nagasaki fino alle isole
Marshall, dalle riserve Navajo a Paducah, da Three
Miles Island fino a Cernobyl, la storia dei tremendi
danni da uranio è lunga (nei soli stati Uniti sono
oltre 4.000 i luoghi contaminati, e nel mondo si
stimano in circa 20 milioni le persone morte
prematuramente a causa dell’inquinamento nucleare). Ma
in essa la guerra all’uranio impoverito segna un salto
di qualità: sia per la scala territoriale a cui è
stata seminata morte per milioni e milioni di anni,
poiché ora ad essere colpiti nuclearmente sono interi
paesi; sia per la capacità acquisita dagli Stati uniti
e dalle altre potenze occidentali di ridurre e
minimizzare l’allarme sociale imponendo il segreto di
stato intorno a questa catena di delitti, già di per
sé meno immediatamente percepibili perché ad effetti
differiti nel tempo; sia, infine, perché l’embargo
impedisce ai paesi colpiti di accedere ai mezzi
necessari per tentare se non altro di contenere la
diffusione del Morbo nucleare. A maggior ragione la
denuncia e la lotta contro questo “crimine contro
l’umanità” non deve conoscere timidezze, né tregue.
Tanto per essere chiari: i curatori di questa
traduzione sono schierati incondizionatamente dalla
parte dei lavoratori e degli oppressi di tutto il
mondo. Pertanto non si sentono neppure sfiorati dal
ricatto che i governi e i mass media occidentali
imbastiscono intorno ai nomi di Saddam e di Milosevic
(per cui non abbiamo alcuna simpatia). Coloro che lo
mettono in atto, infatti, lungi dall’agire per motivi
“umanitari” ed “antiterroristici”, sono i massimi
responsabili delle guerre terroristiche che
l’Occidente, che il “nostro” paese, ha fatto e
continua a fare, anche per mezzo di altrettanto
delittuosi embarghi, ai popoli dell’Irak e della
Jugoslavia. A costoro rispondiamo al modo in cui i
palestinesi di Ramallah hanno risposto al sig. Jospin:
You are terrorist. Siete voi, governanti e generali
dell’Occidente, i veri, grandi terroristi che
insanguinano la terra! E sappiamo molto bene che
l’insanguinate non per salvare i “poveri” kuwaitiani,
kosovari o timoresi di cui non ve ne può fregare di
meno, ma per chiarissimi, riconoscibilissimi,
luridissimi, interessi di rapina e di oppressione.
Il grande merito di Metal of Dishonor è proprio quello
di sbattere sul banco degli imputati precisamente i
poteri, a cominciare dal Pentagono, che
pretenderebbero di “amministrare la giustizia” e di
“preservare la pace” nel mondo. E di farlo con
coraggio dall’interno degli Stati Uniti, che sono il
centro direttivo mondiale della guerra ai “popoli
ribelli” del Terzo Mondo e la potenza che detiene il
semi-monopolio della produzione e della vendita delle
armi di sterminio di massa, senza alcun timore di
“fare il gioco del nemico”. Poiché per i Catalinotto,
per le Flounders e per gli altri il nemico non è
l’irakeno o lo jugoslavo, come ieri per loro e per
quelli come loro, non era il vietnamita: il nemico è
in casa propria, è il Pentagono e -aggiungiamo noi- il
coacervo di interessi economici e politici che sta
dietro e sopra il Pentagono.
Ma questa pubblicazione dell’International Action
Center ha anche il merito di non far alcuna
distinzione tra i colpiti americani (non a caso
appartenenti in larghissima parte alla “bassa truppa”
di estrazione proletaria e, in molti casi, di colore),
i nativi, gli irakeni, i bosniaci, gli jugoslavi,
inclusi i terribili “orchi” serbi. In un’Occidente
imbevuto fino alle midolla di razzismo verso le
popolazioni non europee, non “occidentali”,
considerate alla stregua di sotto-razze, sotto-popoli,
sotto-uomini predestinati a servire come schiavi la
super-razza bianca che abita l’Occidente, questo
atteggiamento alieno da sciovinismo deve insegnare
qualcosa a tutti noi. E ci deve essere d’insegnamento
e di sprone anche il fatto che gli attivisti dell’IAC
abbiano voluto e organizzato proprio a Baghdad un
incontro internazionale di denuncia delle armi
all’uranio impoverito che ha visto insieme, contro i
veri signori della guerra, militanti e studiosi
statunitensi, irakeni, tedeschi, inglesi. Ciò che, nel
piccolo, esprime l’esigenza di una nuova
collaborazione, di una nuova unità militante tra le
classi lavoratrici del mondo intero, contro le guerre
capitalistiche e contro le false “paci”
capitalistiche, altrettanto strangolatorie, che ne
sono la continuazione.
Dice la Flounders: “Oggi il Pentagono non teme alcuna
arma. Teme una sola cosa: la mobilitazione delle
masse, la loro consapevolezza, la loro attivazione, la
loro rabbia”. Esattissimo. E’ la forza organizzata
delle masse lavoratrici statunitensi e mondiali la
sola che può mettere con le spalle al muro il
Pentagono, la Nato ed i loro soci nel crimine.
Coagularla e dispiegarla non sarà facile, non è cos di
un giorno o di un mese o di un anno; ma se davvero si
vuole tagliare il male la radice, è questa l’arma
vincente, e la sola via da percorrere. Non ce ne sono
altre di più facili e più brevi, tantomeno se si
tratta di scorciatoie dettate dalla disperazione.
Per questo, ci sia permesso dirlo con franchezza, non
possiamo condividere gli appelli al diritto o alle
istituzioni internazionali di cui è pieno il testo.
Non è sul terreno del diritto, infatti, che si possono
contrastare e lottare efficacemente i pianificatori
del genocidio, ma su quello dei rapporti di forza sul
campo. Non saranno certo le istituzioni internazionali
che da sempre esprimono gli interessi degli Stati
uniti, della Nato, dei paesi ricchi sfruttatori e
affamatori del Terzo Mondo, quelle istituzioni
internazionali che hanno benedetto la guerra di Corea,
l’assassinio di Lumumba, le aggressioni Usa, Onu e
Nato al Vietnam, all’Irak, alla Jugoslavia, che hanno
permesso per oltre mezzo secolo ad Israele di vessare
liberamente con ogni mezzo il popolo palestinese e
libanese, che legittimano il neocolonialismo
finanziario e termonucleare oggi imperante nel mondo,
che soffocano con l’embargo i popoli riottosi a
piegarsi ai diktat del Fmi e delle cancellerie
occidentali; non saranno certo queste istituzioni che
rispondono ai supremi interessi delle multinazionali,
del mercato, del profitto, del capitale, ad impedire
che l’orrenda storia delle guerre all’uranio
impoverito continui. (Si tenga presente, per dirne
una, che l’Organizzazione mondiale della sanità che fa
capo all’Onu si è finora rifiutata di svolgere la
benché minima indagine sulle conseguenze della guerra
in Irak: si tratta, dopotutto, soltanto di arabi,
peggio se islamici, irakeni..., “surplus people”, come
dice il testo, da far fuori senza convenevoli e senza
rimpianti.)
Né, crediamo, si può star a distinguere tra armi di
sterminio lecite e illecite, come se avesse senso
prevedere uno sterminio regolato, “umanitario”, magari
sotto la supervisione di tribunali presuntamente
indipendenti chiamati a giudicare quali massacri sono
legittimi, e quali non lo sono. No! Il diritto
internazionale non è altro che il diritto del più
forte spadroneggia sulla scena internazionale. Cioè il
diritto di Wall Street, del Pentagono, della Nato, dei
padroni dell’Occidente a fare dappertutto tutto quello
che è nel loro insindacabile interesse. Non facciamo
rientrare dalla finestra quello che abbiamo cacciato
dalla porta. Non appelliamoci alla ragionevolezza e
alla sensibilità di quegli stessi poteri che abbiamo
appena finito di denunciare come criminali.
E’ tutt’altra la direzione in cui dobbiamo rivolgerci.
“La mobilitazione delle masse, la loro consapevolezza,
la loro attivazione, la loro rabbia”, la loro
organizzazione internazionale di lotta: è questa la
grande forza, oggi largamente inespressa, su cui
puntare. La sola che può mettere davvero fine ai
macelli in corso. La sola che può trasformare in
realtà il vecchio “sogno” autenticamente umano della
fine delle guerre di sfruttamento e di dominio.”

Luigi Di Noia

---

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Quello che segue e' il testo dell'intervento scritto di Carlo Pona per
la seduta di New York del Tribunale "Clark" del 10 giugno 2000:

---

CRIMINAL USE OF DEPLETED URANIUM

by Carlo Pona at the International Tribunal on US/NATO war crimes. New
York 10th June 2000

During the criminal aggression against Yugoslavia, NATO used
armor-piercing shells loaded with depleted uranium. This was officially
confirmed in a letter from NATO Secretary General George Robertson to
the UN Secretary General Kofi Annan. Anyway during the aggression there
has been an unofficial confirmation by Major General Chuck Wald, the US
Department of Defense spokesman during the press briefing on the 3rd May

1999.

Depleted Uranium (DU) is essentially a byproduct of the cycle of
production of nuclear fuel and of the weapon-grade enriched uranium used

to build nuclear bombs. It is also used to produce plutonium.
US have retained stockpiles of DU since the inception of its nuclear
weapon program in the 1940’s. Because of the costs associated with
storing such an extraordinary quantity of material, estimated to be
something like 700,000 tons as UF6 which constitutes a very heavy burden

for the US-Department of Energy, the employment of DU in ammunitions
became a viable method to reduce storage costs. DU is 1.7 times denser
than lead and when fired by guns its kinetic energy is sufficient to
penetrate tank armour or concrete. The problem is that DU is both
radioactive and toxic.

To dispose of it as a nuclear waste is extremely expensive and hence the

Dept. Of Energy itself is promoting its commercial use in many ways.
They say that other uses of DU (including weapons) is a “benefit for
humanity”.

DU is used in ammunitions, countewieghts, shieldings, and now commercial

concrete (DUCRETE). DU munitions include the following: 7.62 mm, 20 mm
(180 grams), 25 mm (200 grams), 30 mm (280 grams), 105 mm (3500 grams),
and 120 mm (4500 grams) penetrators and the ADAM and PDM cluster bombs.
DU is also present also in the Cruise Tomahawk III missiles.

DU emits alphs, beta, gamma and X-ray radiations and may present a
hazard both externally and/or internally. The external radiation hazard
would arise from the close proximity to DU and is made up mainly of
beta, gamma and X-ray radiation. Tha main external radiation hazard from

DU is from contact with bare skin. The current dose limit to the skin
will be exeeded if the skin remains in contact continously with DU for
more than 250 hours per year.

DU is dangerous as a weapon, but it is more dangerous after it has been
fired because it becomes a very thin powder which contaminates for ever
the environment. Upon impact, indeed, the DU core partially vaporizes
producing uranium oxide in particulates of between 0.5 and 5 microns in
size. The aerosol can spread over several hundred miles, depending on
weather conditions.

The main internal radiation hazard is from the inhalation of these
insoluble oxides. The alpha and beta radiation from the retained
material over a long period of time could cause damage to the lung
tissue. The inhalation of 80 mg of insoluble DU would result in the dose

limit to the whole body being exeeded.

Upon ingestion, the uranium oxides are mostly metabolized to the uranyl
ion (UO2++), and, if solubilized in the blood, up to 90% of it may be
excreted by the kidney in the urine. Excretion takes approximately 3
days if DU is solubilised. When uranium arrives to other organs such as
bones, for example, it may not be excreted for ever. A particular case,
very frequent following the use of DU as a weapon is the case of
embedded fragments in the muscle of victims close to the battlefield. In

this case a small particle of DU can cause high level of DU in the urine

even for the rest of the life.

One “hot particle” in the lungs is equivalent, for the nearest cells, to

an X-ray every hour of every day for the rest of one’s life. The uranium

oxides goes into the soil as well. DU’s high toxicity presents ever more

danger to human health in the short time after exposure: the kidneys are

the target organ.

DU in soil is incorporated in vegetables, which, together with the
ruminant’s meat and milk, can represent a way to contaminate humans via
the food chain.

The International Criminal Tribunal on Former Yugoslavia, last week said

that there is no worldwide agreement on its hazard, and that DU is not
forbidden as a weapon.
Maybe they forget, by others things, or they want to forget, that the
National Lead Industries in New York State, have been shut down during
the 1980’s because they released accidentally into the environment only
375 grams of DU, the same amount which is contained in only one round
fired in Kosovo and Yugoslavia. Of course the US government denies,
followed by ICTY which confirms, there is nothing harmful about depleted

uranium that would prevent its use in battle situation anywhere.
Numerous independent experts say depleted uranium is deadly and will
pollute endlessly those areas struck by the ammunitions. The Military
Toxic Project, a non-governmental organization that has been tracking
depleted uranium for years, has published an update. Dan Fahey, the
author, draws primarily on declasified government documents and public
statements, concluding with a sort of rough indictement of
irresponsability. During the Kosovo war, the Pentagon brought out a RAND

corporation think tank study to prove once again that DU is harmless.
Once more independent experts protested. As a consequence the WHO was
asked to investigate. A fact sheet on DU was announced as in the work,
and then it was cancelled.

An initial UN mission to Yugoslavia in May produced a report of serious
contamination by DU. The report’s sponsor, the UNEP’s director, Klaus
Toepfer, suppressed it, under pressure from Washington. the UNEP’s
Balkan Task Force produced a big study in October, but the section on DU

was dramatically reduced in the final version. The task force had tried
to involve the WHO, but the Atomic Energy Agency (IAEA), did not allow
it. Measurements were done using Geiger counters incapable of detectin
the particular alpha radiation and nothing was found. In the meantime,
in August, the WHO announced that a generic study of DU was under way.
Last March it become known that the study was under the responsability
of an electro-magnetic field expert who has delegated it to a British
geologist. Faced with the IAEA’s opposition to studying radiation and
health, the WHO has opted to study DU only as a heavy metal pollutant.
There is no surprire that under this situation, the ICTY would say that
there is no international agreement on the hazard from DU.

NATO admitted of having fired 31,000 of such rounds over a small area of

Kosovo. We know now that DU has been used as well outside Kosovo up to
Belgrade and Novi Sad. The Yugoslav Ministry for Development, Science
and Environment of Federal Republic of Yugoslavia in a comprehensive
report “Consequences of NATO Bombing on the Environment of FRY” has
stressed the use of DU even outside Kosovo in seven sites in Serbia and
one in Montenegro.

It is not the first time US/NATO used DU in the battlefield. It happened

already surely in Iraq (1991-the total amount ranging from 300 to 700
tons) and Bosnia (1995). US Army is almost routinely using DU on the
small island of Vieques, offshore Puerto Rico: in April 1999, the US
Navy accidentally fired hundreds of DU rounds. Similar events happened
in Japan, where Marines fired DU bullets on an uninhabited island,
prompting apologies from US defense officials and recently in South
Korea.

The Department of Defense itself published a lot of books and essays
regarding DU from which it justifies the concern about its use. They
admit DU is a chemical and radiological hazard.
DU is also one of the possible causes of the so-called Gulf War Syndrome

(GWS), which is affecting thousands of US and British veterans, and for
the increase of genetic malformations among the newborn in South Iraq.
Many Iraqi pedriatic oncologists claim that childhood leukaemia has
risen 600% in the areas where DU was used. Stillbirths, births or
abortion of fetuses with monstrous abnormalities, and other cancers in
children born since 1991 have also been found. Also

UN itself in 1996 in the framework of the Subcommission on Preservation
of Minorities, “urged all States to curb the production and spread of
weapons of mass destruction or with indiscriminate effects”, including
explicitly, among others, depleted uranium.

The recent NATO confirmation of DU use in Kosovo, complete with a map,
alarmed somehow the public opinion, exspecially in Italy, because the
most exposed area is right the area where there are the Italian KFOR’s
soldiers. One more at the press conference, the head of the BTF mission,

Pekka Haavisto declared that there is no reason for serious concern.
BUT: the UN’s High Commissioner for Refugees, the main coordinator of
aid to Kosovo, has quietly decided to refrain from sending pregnant
staff to Kosovo, to offer those assigned there the option of going
elsewhere and to put a note into the personnel files of those sent there

– to facilitate compensation claims for illnesses that might develop
from DU contamination.
The German and Dutch Governments, whose occupation zones coincide with
the areas hit, have ordered their soldiers not to eat anything outside
their post, especially not from the sorrounding countryside. Dutch
soldiers had to hand in all clothing and equipment, which was shipped
back to the Netherlands sealed in heavy-duty plastic. The government
claims asbestos contamination, but a Dutch military source points to DU,

noting that the vehicles, also sent back, ended up in a radiation
decontamination plant.

And, as far as Italy is concerned, there is the news that two Italian
soldiers sent to the Serbian part of Bosnia, bombed with DU ammunitions
by NATO in 1995, in the framework of the “peace force” SFOR, have died
of leukaemia. In this case there have been arguments because the time
enlapsed between exposure to DU and the death seems to be too short:
only a couple of years. An important Italian oncologist has said in a
popular TV documentary that in some cases it cannot be excluded a very
short time of occurrence for cancer.

In conclusion, we cannot have any doubt that using DU as a weapon is a
war crime and that DU must be banned for ever.

---

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-----Original Message-----
From: Peter Bein
Sent: October 12, 2000 5:32 PM
To: 'venik@...'; 'sparta13@...'; 'ES LaPorte';
'rrozoff@...'; 'Petokraka78@...'; 'minja m.'; 'milan kasic';
'kawczynski@...'; 'rlsenior@...'; 'kevcross@...';
'T.V.
Weber & Alida Weber'; 'john_peter maher'; 'Marek Glogoczowski'; 'Bob
Petrovich'
Cc: 'Cat Euler'
Subject: critical comments please

Dear Friends,
Could I ask you to take a few minutes to critically review the attached
paper, please?
The paper is at its length limit. I would like to finalize it by October

25th, 2000.
Peter Bein

---

DRAFT
NATO (mis)information to the public: Why we must not trust NATO on DU

Dr. Peter Bein, PEng, <mailto:piotr.bein@...> piotr.bein@...

Vancouver, Canada

International Conference Against Depleted Uranium Weapons

Manchester, 4-5 November, 2000

Introduction

This brief attempts to show that military information about DU has the
characteristics of information warfare and should not be taken at face
value. Information to the public about DU weapon use and effects on life

in
the Balkans are one of the subjects of information operations in NATO
campaign in the region. NATO used propaganda to: demonize Serbs to
justify
intervention in former Yugoslavia; exaggerate Serbs atrocities before
the
International Criminal Tribunal for Former Yugoslavia; cover-up own
military
blunders in Yugoslavia; and, induce overthrow of "unfriendly" government

in
Yugoslavia. For details, the reader may refer to English references at
the
ends of chapters in my Polish book.1 It covers DU in the Gulf War as
well.

I'd like to thank Venik for his contribution to the DU brochure for the
Balkans and for reviewing this brief [others???]. I am solely
responsible
for opinions below.

Information operations

Information warfare is one of four instruments of power - diplomatic,
informational, military, and economic - that nations wield to influence
events and actions during peace and conflict. It is as old as human
race.
Our times added bahavioural science, the use of mass media and high
technology. The military employs information operations, as laid out,
for
example, in the US Field Manual 100-6.2 Information warfare of US
Department
of Defense (DoD) targets foreign nations and groups, including foreign
governments. DoD actions "convey and/or deny selected information and
indicators to foreign audiences to influence their emotions, motives,
and
objective reasoning; and to intelligence systems and leaders at all
levels.3
DoD specifies that management of the foreign perceptions "combines truth

projection, operation security, cover and deception, and psychological
operations." In NATO, psychological operations mean "planned
psychological
activities in peace and war directed to enemy, friendly and neutral
audiences in order to influence attitudes and behavior affecting the
achievement of political and military objectives."

A companion of PsyOp is Public Affairs (PA), which "provides objective
reporting without intent to propagandize" and disseminates information
internationally.4 Information warfare uses propaganda - white (telling
the
truth), gray (ambiguous) or black (lying) - often through public
relations
(PR). In "Selling a conflict - the ultimate PR challenge" NATO spokesman

during Kosovo conflict Jamie Shea told a Switzerland forum how "he won
the
war": "If there is no story, create one," as he did when he got Cherie
Blair
and Hilary Clinton to visit a refugee camp for CNN's cameras. By
declaring
that the daily briefings were a PR exercise, Shea and his employers have

lost all credibility.5 American PR firm Rudder Finn arranged a protest
of
the Jewry against alleged "Serb" death camps in Bosnia. Once the Jews
protested, the rest of the world believed the atrocity was authentic.6
The
information operation was highly successful, regardless of whether the
originators were the warring factions of former Yugoslavia unfriendly to

Serbia, NATO, some other group or a combination. The most convincing
proof
that Serb "death" camps were a hoax is in a video7 filmed in one of the
camps by Serb TV next to reporters of the ITN press giant. ITN spread
around
the world images of the camp presented like a WW2 Nazi concentration
camp.

In our times the military, government, mass media and industry
integrated
into a complex, who battles for the minds of the electorate, consumers
and
workers. Supreme US commander general Dwight Eisenhower was responsible
for
drafting a plan for integrating civic life with the military. In his
last
presidential speech in 1946, he warned against growth of the
military-industrial complex. Today, half of US federal taxes during
peacetime go into military spending, including information operations.

How it works

Information operations prepared the world for NATO engagements in Iraq
and
the Balkans by demonizing the leaders and people of these regions. PA of

these campaigns subordinated mass media. The methods of PsyOp "are based

on
projection of truths and credible message [...that serve to discredit]
adversary propaganda or misinformation against the operations of
US/coalition forces [which] is critical to maintaining favorable public
opinion."2 The target audience is stated clearly, but the other words
require an Orwellian-English dictionary.

US ambassador William Walker and Kosovo Liberation Army (KLA) staged the

Racak "massacre" on January 15th, 1999. Walker was the head of Kosovo
Verification Mission of the Organization for Security and Cooperation in

Europe (OSCE) who supposedly monitored compliance of both sides to
ceasefire. While the Yugoslav forces complied, KLA operated unchecked.
In
June 2000 Dr. Helena Ranta, the head of the Finnish forensic team
investigating Racak incident for NATO, told me that the bodies had no
signs
of execution, were brought from other locations and that NATO made her
final
report secret. Had it proved Serb crime, the report would receive prompt

publicity. Instead, it was made secret to hide lack of proofs. The fate
was
similar to the "evidence" brought before the NATO "court" in Hague by
"witnesses" of an alleged massacre of several thousand Bosnian Moslems
by
Serb forces in Srebrenica. KLA political leader Hashim Thaci admitted in

a
BBC interview prepared for March 24th, 2000, that a major KLA unit
operated
at Racak and many soldiers lost their life in battles with Yugoslav
forces.
KLA intentionally killed 4 Serb policemen in order to enliven the
conflict
and covertly killed Albanian peasants to win sympathy for the separatist

cause from the West. Madeleine Albright admitted in the same BBC
programme
that Racak incident needed preparation and was vivified in order to keep

pressure on European allies to intervene militarily.

The Racak case indicates the following information warfare elements: (1)

Mission: exert pressure on European allies to intervene militarily
against
"Milosevic". (2) Target audience: foreign governments and public
opinion.
(3) Psychological objectives: cohesion of European allies. (4) Timing:
before Ramboulliet "talks". (5) Theme: another "Serb" atrocity in
Kosovo.
(6) Partners: US department of state, KLA, OSCE. (7) Development: covert

action, mass media. (8) Filtering: select "friendly" media, ban Serb
media
from the site of the "massacre". (9) Blunders: mistakes in staging an
execution, admissions by Albright and Thaci to BBC. (10) Damage control:

deny the final scientific report by making it secret.

Mainstream media supported NATO's Racak propaganda against facts, logic
and
ethics. By large, the journalist profession in the West volunteered to
compromise their ethical code for NATO campaigns, failed to verify
information and could seldom report the other side of each story. In my
opinion, it means a deep penetration and control of the media by
military
and government information operations. Let's look at a BBC case. On the
1st
anniversary of the "massacre" BBC News began a story with a usual
statement
that Serb forces are guilty of the atrocity. The truth was hidden at the

end: Helena Ranta was very close to determining what happened. A reader
must
have wondered at this point, given the beginning of the story. Most
people
read only headlines and bylines. Between the lie and the truth, BBC
story
placed Hashim Thaci's opinion that Racak was a turning point in Kosovo's

history that convinced Western powers about the need to intervene
militarily. The story was typical for thousands of others on the Balkan
conflict in Western media since early 1990s. In the BBC story there was
no
voice from Yugoslav forensic and judicial people involved in the Racak
investigation. After experiencing a few messages of this type, their
schematic must emerge as obviously biased against Serbs.

Reflecting on recent "democratic" elections in Yugoslavia, University of

Berkeley professor emeritus in history Raymond Kent wrote, "the Serbs
are
suddenly transformed from a nation of neo-Nazi 'subhumans' into a 'brave

and
valiant people,' a decade of carefully nurtured Serbophobia lurks in the

background. A host of people in government, politics, intellectual
journals,
scribal and audio-visual media have gained in careers and prominence
through
hate-mongering against the Serbs. This will not be given up easily." 8
Kent
alluded to the infiltration of media by the power complex, "As an
outgrowth
of deceit and disinformation needed to justify military interventions
abroad, an unusually intimate relationship of the major scribal and
audio
visual media and the administration has emerged in the shaping of
foreign
policy. While a 'patriotic mutuality' of government and media was
commonplace in major wars, it never loomed as large in peacetime as in
the
last decade while focusing on the Balkans and the Yugoslav tragedy."

A Dutch paper "Trouw" reported that PsyOp officers worked at two leading

US
news channels during the Kosovo war. A liberal US commentator Alexander
Cockburn remarked, "In the Kosovo conflict [...] CNN's screen was filled

with an unending procession of bellicose advocates of bombing, many of
them
retired US generals." However, the few interns seen at CNN and NPR don't

explain the systematic, decade-long bias across the mass media in NATO
countries. The infiltration must be far subtler to explain it. In fact,
the
story in "Trouw" may have been a PsyOp trick designed to divert public
attention from permanent ties of the media with the power complex.

PA involves press releases and conferences and statements by the
military.
In 1998 Dynamic Response exercises of SFOR, PA informed the regional and

international media. Several military agencies and commanders were
involved
in preparation and delivery of a message, which "must be clearly
communicated and correctly interpreted by potential adversaries."
After-action reviews showed that former warring faction "leaders in
attendance and those watching the event through the media received the
intended message loud and clear." 9

DU propaganda during NATO bombing campaign

Information operations misrepresent the radioactive and toxic effects of

DU
in order to temper public protests which could lead to withdrawal of DU
weapons. This would put the US and other NATO countries at a military
disadvantage where DU ammunition is required to destroy enemy's heavy
armour
and concrete bunkers. It was even suggested that a recent Bundeswehr
report
about a Dutch peacekeeper from Kosovo who apparently became ill of DU
was a
PsyOp plot designed to discredit a wave of DU illness cases expected in
2001.10

On March 30th, 1999, NATO announced they would use DU ammunition in
Kosovo,
but reassured that DU would not harm the environment. A day later Dr.
Bertell condemned as "barbarian" the use of radioactive weapons that had

terrible consequences in Iraq and Bosnia. NATO announcement may have
pre-tested public opinion before formulation of a propaganda plan.
Propaganda planning is a continuous process, responsive to immediate
change
brought about by any new condition or circumstance affecting the target
audience or the psychological objectives. The resulting plan is also
subject
to change. NATO plan was to continue denying adverse effects of DU and
to
withhold information about location of DU use. By comparison, location
of
sites of NATO cluster bomb release was not a secret and a well-organized

UN
and NATO effort to warn the population and to de-mine Kosovo started
immediately after the end of bombing.

NATO announcement about planned use of DU over Kosovo also served to
demoralize Yugoslav army. NATO Blitzkrieg failed to destroy enemy's
command
and control centres and anti-aircraft defences in the "first few days"
(later changed to "few first weeks") of bombing. Leaflets showing A-10
and
Apache were dropped over Yugoslav positions in an attempt to break the
morale and tank power of one of Europe's strongest and most disciplined
armies. Tanks would be difficult to deal with in a ground invasion. A
Serb
who participated in the Kosovo campaign told me that naïveté of NATO
propaganda amused Nebojsa Pavkovic's 3rd Army in camouflaged dugouts,.
On
April 26th at least 11 of 24 Apache helicopters shown on NATO leaflets
were
destroyed in an attack of Yugoslav Air Force planes on Rinas airport
near
Tirana. Yugoslav forces are equipped with British cluster bombs (DU
type?)
and this kind of weapon would be a logical choice in the attack. A few
Apaches were shot down from SAM guns shoulder-held by Yugoslav Army foot

soldiers. Another couple of Apaches may indeed have had accidents during

exercises, as "explained" by NATO propaganda. General Pavkovic chose
military over information warfare to neutralize the Apache "tank
killer". At
least one DU-armed A-10 aircraft was shot down. A part from its engine
is on
display at the museum of NATO aggression in Beograd. NATO did not
publicize
these losses, while US special services attempted to suppress
independent
sources that did.

Kosovo campaign also used British Harrier GR7 and US Navy Harrier AV-8B,

both firing 25 mm DU rounds, and AH-1 Cobra attack helicopter firing 20
mm
DU rounds. NATO is equipped with ADAM and PDM cluster bombs made of DU.
Apache carry ATACM and MLRS cluster bombs made of DU, and Hellfire
anti-armour missiles (made of DU?). It is plausible that air-to-surface
anti-armour rockets such as US-made Maverick (also in Yugoslav Air
Force)
might be made with a DU penetrator. There were no questions regarding
these
weapons, therefore no answers from NATO. The issue of DU weapons on
board of
crashed and destroyed A-10 and Apaches and DU counterweights in all
destroyed planes and bombs did not receive as much public attention as
fired
DU ammunition.

Yugoslav authorities must have known about the nuclear and toxic danger
but
did not warn the public, presumably for fear of an outcry. Director of
Desert Storm Think Tank, Patricia Axelrod found on her August 1999 trip
in
Serbia that Yugoslav authorities responded with decontamination to
Tomahawk
explosions. Her Geiger counter showed 10 times higher radioactivity at
craters filled after Tomahawks. She was told that Yugoslav government
did
not inform the population about the hazard but hid radiation victims. It

is
likely that Yugoslav anti-aircraft artillery used Russian AA-8 Aphid
bullets
made of DU. They disintegrate into smaller pieces in the air and
puncture
enemy planes and flying bombs, but DU pieces fall on the ground as well.

The
fiercest anti-aircraft defense was in urban centres.

US president Clinton said on April 13th that NATO would attack
Milosevic's
tanks.and artillery. But an increased level of radiation was found
earlier
over the Balkans. Five days before Clinton's statement, Russian foreign
affairs minister Ivanov said that at several locations in Kosovo experts

found increased radioactivity in the air and on the ground. He hinted at

a
new type of radioactive weapon, not the anti-tank DU ammunition. Greek
professor of chemistry Zeferos discovered dangerously high levels of
radioactivity in the air blown from Kosovo and Serbia in the first 3
days of
NATO attacks. A-10 "tank killers" were not yet engaged.

On April 20th NATO confirmed the use of DU ammunition currently in
Kosovo
and previously in Bosnia, but the spokesman trivialized the danger of
DU. He
added that DU may cause "complications" if it enters the body. Five days

earlier a Pentagon report stated that veterans of previous DU wars need
to
be concerned about their health. The message was likely timed to temper
expected public opposition following the announcement of April 20th. On
May
3rd a Greek accusation before the International Criminal Tribunal for
Former
Yugoslavia named A-10 and Tomahawks containing DU and stressed
intentional
use by NATO of indiscriminating weapons with long-term consequences.

US Air Force command initially contradicted NATO spokesman by denying
that
A-10 aircraft fired DU ammunition. Then on May 7th Pentagon's general
Chuck
Wald confirmed that A-10 fired DU. Yugoslav secretary general described
on
May 15th the use of DU weapons as a "crime against humanity and
international law," naming A-10 attacks on Prizren (March 30th) and on
Bujanovac (April 18th). At the same time, author of a report on DU from
1998
Dan Fahey stated that US soldiers should not be sent to Kosovo, unless
they
are trained to deal with DU contamination, wear protective clothing and
carry Geiger counters. General Alekseiev, the head of environmental
safety
in the Russian army, stated on May 27th that NATO aircraft "intensely"
used
DU bullets against tanks and concrete structures. But not only. An
independent investigation team under Swiss leadership dug out DU bullets

at
the radio tower in Vranje in southern Serbia. At Djakovica, a foreign
aid
worker found tips of DU bullets in a military place with no armoured
vehicles.

DU propaganda after NATO bombing

NATO bombing ceased on June 9, 1999. Yugoslav forces withdrew from
Kosovo
and UN and NATO so-called KFOR peacekeepers came in. Shortly after
ceasefire, US and British military gave detailed information about the
drops
of 1.5 thousand cluster bombs which helped de-miners draw maps of
affected
areas. Military sources suggested that only 3 to 4 thousand DU shells
have
been fired in Kosovo, a figure in apparent agreement with Yugoslav
sources.
Ten months later the estimate grew tenfold.

Pentagon said in June that there was no basis for concerns about dangers

of
DU contamination to returning Kosovo refugees, because uranium is
naturally
everywhere around us and is "absorbed by the body." Pentagon stated that

they did not have any plans to decontaminate Kosovo battlefields,
because
minimal quantities of DU were used and DU is not harmful to health. DU
experts Doug Rokke and Dan Fahey were very concerned. Fahey recommended
careful removal of vehicles hit by DU ammo, then excavating and hauling
away
30 cm of top soil from contaminated sites to controlled disposal and
searching out and disposal of all DU shrapnel and unexploded DU
ammunition.
Yugoslav press agency Beta reported on June 27th about Hungarian "Magyar

Nezmet" paper news of 30 to 50-fold increase of alfa radiation near the
border with Yugoslavia. A likely source might have been a downed NATO
plane
that was destroyed with a NATO missile to hide evidence of NATO loss.
British biologist Roger Coghill stated for BBC from a conference on DU
effects of the 1991 Gulf War that for its hazards to human health DU
should
have never been used in combat. Coghill estimated over 10 thousands
future
deaths from DU released in the Balkans during NATO attacks.

BBC News reported on August 18th that humanitarian workers in Kosovo
were
warned about the DU danger but not local population. Between September
26
and 28, 1999, KFOR officers admitted that DU particles may have
contaminated
soil around targets in Yugoslavia and may be hazardous if inhaled,
particularly by children. Peacekeepers were advised to wear protective
suits, masks and gloves in DU-contaminated areas. or else stay 50 m away

from objects shelled with DU ammunition. US DoD spokesman Victor
Warzinski
said that remains of DU on Kosovo battlefields do not pose a
"significant"
risk to human health. When in June UN de-mining teams asked for guidance

from NATO on DU, they were advised to stay away from vehicles hit by DU
bullets. British National Radiation Protection Board advised that main
risk
stemmed from inhaling DU-contaminated dust.

By the beginning of October, UN agencies who asked NATO where DU combat
sites were located did not receive this "secret" information they
required
to assess war damage in Kosovo. David Kyd of the UN-funded Balkan Task
Force
was frustrated, because NATO cooperated on identification of bombed
industrial facilities and on pollution that escaped into the Danube. US
military reps in European NATO headquarters refused to give any
information.
Pentagon played hide-and-seek with DU information seekers. A RAND study
released by Pentagon on October 19th said that anti-nerve agent pills
cannot
be ruled out as a possible cause for Gulf War syndrome. Bernard Rostker,

DoD
special assistant for Gulf War illnesses said that based on experience
in
the Persian Gulf, extensive environmental reviews were conducted based
upon
industrial pollutants and war damage in Kosovo. "We're now becoming more

sensitive to some of the environmental hazards and placing a lot more
emphasis on environmental medicine," Dr. Sue Bailey, assistant secretary

of
defence for health affairs echoed Rostker. The statements were suspected

to
be a preparation for "other" causes of DU-induced illness in Kosovo.

Robert Fisk reported from Pristina on November 22nd that A-10 shot DU
bullets for longer than a month at at least 40 locations in Kosovo. NATO

did
not bother to look for and examine survivors of attacks on refugee
convoys
for possible DU effects. By the side of Djakovica-Prizren road where one

of
the tragic attacks on refugees took place on April 14th, Fisk found on
the
next day similar craters he saw left by anti-armour missiles launched
from
A-10 in the Gulf. NATO sources in Kosovo told Fisk that DU was present
in
the tips of missiles aimed at Serb bunkers and underground military
installations. Pentagon spokesman Warzinski denied presence of DU in
cruise
missiles. According to Fisk, Yugoslav authorities did not have DU
information about Kosovo because their army had to leave in a hurry.

On February 2nd, 2000, over ten months after US started using DU weapons

in
Kosovo, NATO secretary general Lord Robertson confirmed in a letter to
UN
secreatry general Kofi Annan that A-10 fired 31 thousand DU bullets
containing 10.5 tons of DU. Robertson indicated general areas of DU use
in
Kosovo, but no detail necessary to conduct site investigations. On March

3rd, 2000, Pentagon spokesman Steve Campbell confirmed the absence of
"significant" risk to health and environment from DU remnants. On March
22nd, 3 elderly Catholics and a priest from Plowshares Against Depleted
Uranium were sentenced for damaging A-10 aircraft at a military base in
Maryland, USA. The accused refused the right for a defense attorney and
some
of them demanded placement in a more severe prison. The judge sentenced
them
to 2-3 times longer prison terms than was suggested by the prosecutor.
At
the end of March, German KFOR units identified a radioactive 5,000 sq. m

area inside Kosovo and German ministry of defense was forced to promise
radiological examination of its Kosovo troops.

On March 28th, Nic Fleming reported in British paper "The Express" that
thousands times higher than accepted levels of radioactivity were
discovered
in populated areas by a public health institute in Nis. On April 16th,
"Balkan syndrome" was coined in "Sunday Times" story about a dozen
British
soldiers who were preparing litigation against the government for
alleged
exposure to the harmful effects of DU used by the military in the Balkan

conflicts. Belgium who had soldiers in the same Kosovo sector as the
British
KFOR, reportedly started examination of their 14,000 soldiers who have
served in the Balkans.

On April 30th, 2000, after repeated warnings from military officials and

others to stop Dr. Rokke speak out about the effects of DU, someone shot

through a bedroom window of his home. On May 27th, his locked house in
Alabama was ransacked. Professor Siegwart-Horst Günther was arrested and

maltreated in June 1995 following his crusade against DU. For one year
after
release he remained under police supervision. On January 4th, 1999, he
appeared before a German court. He was told that if necessary he would
be
forcefully taken to a closed psychiatric institution. The authorities
are
very nervous indeed about the DU truth getting out. Violence and
intimidation methods belong to the tools of information warfare.

Countering PsyOp on DU

If DU was benign, why did not Pentagon disclose locations of DU weapon
use
in the Balkans? Public verification would effectively deal with the
world's
suspicions about DU. It would get Pentagon off the hook on this issue
forever and would allow retention of an effective armour-piercer in the
US
and British arsenal. Information operations chose a different approach
for
obvious reasons.

Knowing the adversary may help in anti-DU activities. The Balkan DU case

has
the following information warfare characteristics: (1) Mission: a)
maintain
tactical advantage over enemy's armour; b) suppress
government-industry-military liability, including storage of DU waste
and
past uses of DU weapons in the Gulf, Bosnia and on testing ranges; c)
maintain a weapon against enemy civilians as a terrorist tool with
long-term
biological consequences. (2) Target audience: domestic and foreign
public
opinion. (3) Psychological objectives: alienate, dilute and delay global

public opposition to DU. (4) Timing: a) until US and international laws
ban
the military use of DU; or, b) until a world tribunal sentences persons
responsible, whichever comes first. (5) Theme: "As harmless as a handful

of
dirt from your backyard." (6) Partners: US department of defense, DU
industry. (7) Development: communication through spokesmen, "scientific"

reports and mass media; intimidation of key anti-DU activists with
"special"
methods. (8) Filtering: emphasize "friendly" reports, suppress
independent
research results. (9) Blunders: contradictory own reports; delays in
divulging location of DU use over Yugoslavia; and, failure to warn and
protect NATO and UN forces, foreign workers and local civilians. (10)
Damage
control: deny scientific evidence by changing emphasis.

The primary goal of anti-DU campaigns during US, British and NATO
military
operations should be to warn local population that might be affected.
The
need for a clear and simple handout for the Balkan population about DU
dangers arose as soon as NATO announced the intent to use DU ammunition.

To
the detriment of those affected, development and dissemination of a
brochure
was delayed. NATO propaganda created ambiguity, denial and fog. To date,

the
issue of DU in the ballast and navigational gear of aircraft and guided
missiles is not clear. Neither is it clear if reports about radiation in

the
Balkans prior to NATO use of DU ammo were a black propaganda or not.
Coordination between grassroot orgs in Yugoslavia and Western orgs was
lacking initially. When finally Green Table prepared the brochure with
inputs from the West and Yugoslavia, it was excessive in technical
jargon.
It was issued in only one of the many Balkan languages, was not targeted

at
Kosovo population and came out too late to warn about the hazards. The
brochure was only ready in the beginning of year 2000. By then Robert
Fisk,
Scott Peterson and others have already described how Kosovo children
played
with the DU shells while grown-ups salvaged vehicles that were shelled
with
DU.

How to do it better next time, hoping there will be no 'next' time? We
should not wait for initiative from an affected country, where day to
day
survival may be more important during a war. We must have information
material ready for review by local specialists and for prompt
dissemination.
Present US and NATO strategy seems to mean more "humanitarian
interventions"
wherever and whenever globalisation interests call for use of force, to
subdue states and destabilize regions, including use of prohibited
weapons
against civilians. Western NGOs and concerned citizens should stand-by
with
money and organizational resources necessary to issue and disseminate DU

brochures and posters, ads for local newspapers, radio and TV and other
"products" (to use PsyOp jargon) to any region of the world in any
language
on a short notice. This is what "globalisation" means today,
unfortunately.

Let's be prepared to put out DU fires as they are spread by NATO.
Longer-term, we can design nuclear misinformation de-bunking campaigns.
Using our scientific and citizenship credibility we can spread the word
around to influence the public - just like PsyOp do, but with a
different
meaning of "truth projection", "objective reporting" and "national" and
"strategic" objectives. Organmizations like IDUST, the International
Depleted Uranium Study Team, a newly established NGO of international
researchers, activists and scientists intends to stop the use DU in
military
weapons by the year 2010 through alliance-building, education, research
and
outreach - globally.

Conclusion

Distortions and half-truths about the post-combat hazards of DU weapons
flow
from strategic objectives of "military advantage" over enemy's armour
and
military installations, which in turn flow from objectives of US
"national
interests" or "strategic interests" of NATO. DU ammunition did not
secure
any "military advantage" to US and NATO forces. The necessity to use
slow-moving and low-altitude A-10 and Apache against Serb tanks and
mobile
missile launches spelled disaster to US equipment. Thousands of DU
rounds
went into mock-ups of Serb armour and butchered refugees when "Serb"
armour
was suspected in the convoys. Serb forces left the battlefields
practically
intact, but DU contamination stayed behind. It greeted hundreds of
thousands
of returning refugees, KLA and illegal newcomers from Albania, as well
as
tens of thousands of NATO and UN peacekeepers, humanitarian workers and
Western "re-builders" of this Yugoslav territory. The nature and effects

of
other nuclear weapons that were possibly used in Yugoslavia is
uncertain.

"National" and "strategic" objectives wielded by the US and NATO also
prove
counterproductive. Moral credit of the United States was tarnished in
Western Europe. The same regards majority of former Soviet block people
who
invested great hopes in a better world spearheaded by the US and NATO.
USA
is harming her own national long-term interests and is letting down
millions
of needy people in the process. Opposition to joining NATO and European
Union rose dramatically in Slav countries after NATO attacked
Yugoslavia. In
Poland it is expressed by about 60 to 70% of the population.

The US and NATO would not give up DU's "military advantage" voluntarily,

although DU has an alternative in expensive tungsten. The military does
not
employ a full social cost calculus and has no incentive to switch to a
more
benign material. The cheap DU material was incorporated into the
sandwich
armour of the newest American tank to make it "harder". A "green"
anti-armour bullet was announced by Pentagon propaganda [does someone
know
more about it - I lost the posting]. Obviously, the public does not have

influence on legislation to change things around. The problem concerns
not
only DU ammunition but also DU used as ballast and in navigational
devices
of aircraft and flying bombs.

Massive incidence of DU-related disease and deaths among US and UK Gulf
War
veterans carries the potential for multi-billion dollar litigation.
Evidence
is also mounting about improper handling of DU counterweights by
aircraft
maintenance staff who never went to the Persian Gulf or the Balkans but
acquired Gulf War syndrome nevertheless. Potential government liability
hampers publication of the truth about DU. Once DU is officially
declared
hazardous, military and civilian victims would demand compensation. The
storage of thousands of tonnes of depleted uranium waste around the
world
would have to be remedied at a great expense, too, while DU
contamination in
the Persian Gulf, the Balkans and on DU shooting ranges would need
costly
cleanups. Given the potential liabilities and loss of credibility, it is

in
self-interests of the military, the government and the defence industry
to
continue attempts at "changing emphasis", deception, half-truths and
straight lying about DU. The public must take a vigorous stand to
protect
present and future generations of all life endangered by DU. Propaganda
is a
weak point of the military-government-industry complex who lost
credibility
in the eyes of the public on account of repeated blunders and lies.
Continuing exposure of truth to the public at large should hopefully
begin
desirable change.

Once the public understands the hazards and can identify with the
adverse
consequences, the electorate would exert pressure on politicians. But
the
public is too comfortable with, and does not question mainstream media
messages. The public does not have time and intellectual capacity to
seek,
analyse and understand alternative information about DU. Information
outside
of the prevailing perceptions is rejected as strange or hostile to the
common feeling of security. Government-military-industry information
warriors exploit this in their operations. Bonaparte's assertion that
"the
sword is always beaten by the mind" is challenging if one considers how
the
mind can be influenced by black and grey propaganda. On our side is the
public's self-preservation instinct that came to fruition during project

Plowshares and other protests against nuclear mania.

In a supposedly democratic society, domination of biased messages is an
assault on freedom of opinion and the right to know the truth. The
public is
manipulated with "truth projection." Spreading hatred propaganda against

a
nation to justify aggression and covering up information regarding
crimes
against humanity are crimes themselves. The degree of protection
received by
off-mainstream information, such as ours on DU, will be a major working
test
of freedom and democracy.

1 <http://www.most.org.pl/zb/internet/nato/index.html>
www.most.org.pl/zb/internet/nato/index.html

2 Headquarters, Department of the Army, Field Manual 100-6: Information
Operations, USGPO, Washington DC, 27 August 1996

3 Joint Chiefs of Staff, Department of Defense, JCS Publication 1,
Glossary
Department of Defense Military and Associated Terms, 1987,
<http://www.pipeline.com/~psywarrior/glossary.html>
www.pipeline.com/~psywarrior/glossary.html

4 Office of the Chairman of the Joint Chiefs of Staff, Joint Publication

3-53, Joint Doctrine for Psychological Operations, USGPO, Washington DC,

10
July 1996

5 Neue Zurcher Zeitung, March 30, 2000

6 Jacques Merlino, It Is Not Good To Tell The Truth About Yugoslavia, A.

Michel, Paris, 1993

7 Judgement can be ordered through <http://www.tenc.net/> www.tenc.net

8 R. K. Kent, Nationalisms and the absolute corruptibility of imagined
absolute power, October 7, 2000

9 Arthur N. Tulak, Information Operations in Support of Demonstrations
and
Shows of Force,
<http://www.abolishnato.com/abolishnato/natobriefs/intim.nonsence.htm>
www.abolishnato.com/abolishnato/natobriefs/intim.nonsence.htm

10
<http://www.vorstadtzentrum.net/cgi-bin/joesb/news/viewnews.cgi?category=all

&id=969989108>
www.vorstadtzentrum.net/cgi-bin/joesb/news/viewnews.cgi?category=all&id=9699

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2000
r. bez daty, rozprowadzona w Sieci
Od Venika
Ponizsze pozycje mozna znalezc w witrynie internetowej Venika
www.venik.way.to, która z powodu przesladowania przez wladze USA czesto
zmienia serwer. Po ukazaniu sie strony tytulowej nalezy wybrac
guzik-obrazek
"War in Yugoslavia", a nastepnie szukac danej pozycji w spisie tresci,
albo
podstawic podany przyrostek htm za slowem aviation w pasku wyszukiwania.

"USA Today" z 27.4.99, s.6A /apachecrash01.htm
Spanish fighter pilots admit that NATO deliberately attacked civilian
targets [w:] "Articulo 20" nr 30 z 14.6.99, /nws001/articulo001.htm
Apache helicopter crash site in Albania, /apachecrash02.htm

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AA.VV.
"CONTRO LE NUOVE GUERRE"
a cura di Massimo Zucchetti
Odradek edizioni, pagine 282, lire 24000

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RECENSIONE
di I. Slavo (Coordinamento Romano per la Jugoslavia - crj@...)

La grande bagarre scatenata in queste ultime settimane attorno al tema
dell'uranio impoverito, in seguito alla morte accertata di altri
soldatini italiani in missione coloniale in Bosnia-Erzegovina, sembra
quasi una "nemesi mediatica" per molti di noi, che negli anni trascorsi
si sono letteralmente spaccati il cranio a cercare di far passare
qualche informazione e qualche idea diversa, nell'opinione pubblica o
anche semplicemente "a sinistra", in merito alle "nuove guerre", delle
quali quella jugoslava (1991-... ?) e' momento emblematico e
spartiacque. Qualcuno di noi si era prodigato intervenendo in ogni
possibile sede di dibattito per contrastare un certo soffocante
"perbenismo", il perbenismo che porto' ad esempio Rossana Rossanda ad
appoggiare i bombardamenti della NATO sulla Repubblica Serba di Bosnia
nel 1995; qualcun'altro si era rovinato la vista ed i nervi a scrivere
al computer, con esasperazione e con indignazione, tutto quello che
sapeva e che vedeva sulla guerra fratricida nei Balcani, e sulla annessa
e connessa campagna di disinformazione. Pero' solo con i bombardamenti
della NATO contro la RF di Jugoslavia, per amara ironia, tante cose
urlate in maniera solipsistica e disperata hanno trovato una loro
dimensione logica ed una sistematizzazione. Per l'enormita' dell'evento,
si sono create sensibilita' condivise, legami, comitati, iniziative;
molte certezze buoniste - del buonismo di "Sarajevo assediata", "Rugova
come Ghandi", "Milosevic come Hitler" - sono entrate in crisi; nuovi
linguaggi critici e di militanza vanno finalmente maturando. Certo, il
buonismo piu' coerente ha appoggiato i "bombardamenti umanitari"; quello
meno convinto ma ostinato si e' spento cortocircuitando su se stesso e
con D'Alema alla Marcia della Pace del 1999... La confusione regna
tuttora sovrana, soprattutto nella sinistra, ma il fragore delle bombe
ha riportato alla realta' molti sognatori, e li ha costretti a mettere
moltissime cose in discussione.

Uno dei frutti principali - quantomeno perche' tra i pochi durevoli -
prodotti da quelle settimane di lotta, e di vergogna per la aggressione
del nostro paese contro un paese vicino, e' il Comitato scienziate/i
contro la guerra. Il Comitato e' nato nel maggio 1999 e subito, a
giugno, ha organizzato un Seminario interdisciplinare dal quale e'
maturato il primo libro "Imbrogli di guerra" (ormai esaurito, ma
interamente leggibile in Internet). Dopo un anno il Comitato ha tenuto
un secondo Convegno Nazionale, e gli Atti, come per il precedente
incontro del 1999, sono stati pubblicati dalle edizioni Odradek. In
questo secondo libro - che qui recensiamo in maniera grossolana, ma del
quale trovate una piu' puntuale presentazione, curata dagli autori, nel
contributo successivo - si riprendono e si approfondiscono le tante
tematiche affrontate nel primo, si pongono enormi punti di domanda, e si
punta l'indice su alcuni fatti gravissimi. Fatti dei quali l'opinione
pubblica e' stata tenuta all'oscuro. La recente campagna sugli effetti
(collaterali?) delle armi all'uranio impoverito ha squarciato in parte
il velo, rendendo improvvisamente *importante* questo libro anche per la
grande stampa, e persino per certi ben noti papaveri nostrani...

Qui arriviamo all'arcano del "subject" che abbiamo scelto per questo
messaggio: che cosa c'entra il senatore a vita, e Presidente della
Commissione Esteri del Senato, Giulio Andreotti con il libro "Contro le
nuove guerre"? C'entra perche' in un intervento al Senato il 10 gennaio
scorso Andreotti ha brandito in aula il libro additandolo ad esempio di
ricerca seria sugli effetti dell'uranio impoverito, e non solo.
Clamorosa ed incredibile sorte di un libro originariamente nato
all'interno, e sostanzialmente pensato ad uso, di ambienti "sani"
(percio' minoritari, ininfluenti e ghettizzati...) della sinistra
intellettuale - persino accademica, ma fieramente antimilitarista ed
anticapitalista. Sul perche' Andreotti si mostri a tal punto
interessato alle ricerche ed idee del Comitato scienziate/i, e sul
perche' proprio adesso e con tale forza venga posta, ai vertici piu'
alti dello Stato, la questione dell'uso dell'uranio impoverito, non
entriamo nel merito. Quello che interessa qui sottolineare e' che questo
libro e' veramente *importante*, perche' e' l'unico libro pubblicato nel
nostro paese che affronti contemporaneamente tante ferite aperte e
sanguinanti della guerra in Jugoslavia e del modo in cui questa e' stata
vista e vissuta dagli "intellettuali". Il libro si apre proprio con un
lavoro dello storico Angelo D'Orsi sul "tradimento", opportunista e
bellicista, degli intellettuali nel Novecento. Forse la questione viene
presa un po' alla larga, e senza colpire abbastanza a fondo quella
intellettualita' precisa, "sinistra", firmaiola, giornalistica e
"buonista", di cui dicevamo sopra, quella del consenso alla
frantumazione della Repubblica Federativa Socialista di Jugoslavia
(RFSJ) e dell'assenso alle "missioni umanitarie" d'ogni tipo e risma -
bombe all'uranio impoverito incluse o escluse, poco importa.

Segue un contributo di Nanni Salio sulla "trasformazione nonviolenta dei
conflitti", sostanzialmente scontato ma utile come compendio di una
linea ideologica, solo una delle tante linee ed anime che formano il
Comitato. Poi una ricerca, scritta a tre (sei) mani, sul carattere
strategico della disinformazione, giornalistica e politica, lungo tutto
il corso della guerra, a partire cioe' dal 1991: si tratta piu' che
altro di una anticipazione, di un assaggio, visto che sull'argomento
gia' si potrebbe stendere un'opera enciclopedica... L'articolo condensa
in poche pagine una grande mole di informazioni scioccanti. Unico altro
libro tascabile a contenere materia del genere, nel nostro paese, e' la
versione italiana (ridotta) di "La NATO nei Balcani", dell'I.A.C. -
Editori Riuniti, importantissimo, carico di informazioni sul chi, come e
perche' ha distrutto la RFSJ, non a caso mai recensito in Italia da
nessuno. D'altronde, fino allo scoppio del "caso dell'uranio
impoverito", nemmeno "Contro le nuove guerre" era stato presentato da
alcun mezzo di informazione italiano, stampa di sinistra inclusa.

Ci preme ancora segnalare i contributi della seconda parte sui danni
inflitti dalla NATO alla RF di Jugoslavia: due testi scientifici in
lingua inglese sugli effetti ambientali, nei quali e' descritta la
guerra chimica indiretta - e percio' ancora piu' infame - scatenata da
Massimo D'Alema e dai suoi alleati contro quel paese e contro quel
popolo. Si noti bene che e' questo l'unico materiale disponibile nelle
librerie italiane sull'argomento: nessun altro ha mai pubblicato niente
sugli obiettivi colpiti dalla NATO. A seguire, il testo di Carlo Pona
sull'uranio impoverito, che riprende ed approfondisce i contributi del
volume precedente.

Infine, segnaliamo i contributi di Baracca e Polcaro sui nuovi sistemi
d'arma e sulla nuova corsa agli armamenti (con l'Ottantanove forse
qualcuno pensava che le bombe atomiche fossero sparite dalla faccia del
pianeta?), e l'approfondito e sconvolgente studio di Alberto Di Fazio
sul problema energetico e dell'inquinamento dal punto di vista (anche
politico) globale, che da solo meriterebbe piu' di un intero volume
tutto dedicato. Nel libro ci sono tanti altri contributi su tanti altri
argomenti, talvolta non omogenei tra loro, talvolta forse persino
contraddittori con lo spirito originale che anima il Comitato
scienziate/i - cosi' ci sembra - e tuttavia tali da costruire
nell'insieme un libro di incredibile ricchezza, *prezioso* per la
fondamentale importanza dei temi che vengono affrontati, ed ahinoi per
la sua stessa rarita' ed unicita' nel suo genere, testo fondamentale per
chiunque voglia opporsi alle "nuove guerre" in maniera non soltanto
moralistica, ma consapevole e lungimirante.

---

PRESENTAZIONE DEL LIBRO "CONTRO LE NUOVE GUERRE" (Odradek, 2000)

A distanza di un anno dal seminario tenutosi a Roma (21 giugno 1999) da
cui ha avuto luce "Imbrogli di guerra" (Odradek, 1999), il Comitato
"Scienziate e scienziati contro la guerra" ha promosso presso il
Politecnico di Torino un convegno scientifico sul tema:
"CULTURA, SCIENZA E INFORMAZIONE DI FRONTE ALLE NUOVE GUERRE"
(22 e 23 giugno 2000). Informazioni sul convegno si trovano al sito
web: http://www.iac.rm.cnr.it/~spweb/convegni/index.html

L' iniziativa ha da un lato ripreso ed aggiornato alcune delle analisi
gia' presentate durante l'incontro tenutosi a Roma, circa i rischi per
la salute umana e per l'ambiente dovuti all'uso di uranio impoverito e
all'inquinamento chimico causato dai bombardamenti della recente guerra
di aggressione della NATO contro la Repubblica Federale Jugoslava, e
dall'altro e' tornata sulle connessioni fra la guerra nei Balcani e gli
scenari delle crisi ambientali globali.
L' evoluzione dello scenario internazionale ha reso pero' necessario un
contributo piu' ampio al dibattito sulle implicazioni di pace e di
guerra
insite nei modi di produrre informazione, di costruire rappresentazioni
storiche, di definire norme e valori.
Non ci si e' quindi soltanto soffermati sullo specifico caso jugoslavo
(che peraltro e' stato approfondito grazie anche al contributo di
colleghe
e colleghi jugoslavi presenti al convegno), ma si è cercato di
continuare
un ragionamento piu' ampio circa le responsabilita' degli operatori
della
cultura, della scienza e della tecnologia nel rendere possibili le
guerre:
per poterle fare, occorre prima di tutto attrezzarsi e predisporre la
societa' mentalmente e materialmente a volerle fare.

I responsabili della cultura di guerra risiedono in tutti i campi del
sapere, da quelli umanistici - dove concorrono a costruire i pregiudizi,

rafforzando sensi di identita' in conflitto ed etiche intrinsecamente
discriminanti -, a quelli scientifico-tecnologici che forniscono anche
in
concreto non solo le armi ma i sistemi essenziali all'organizzazione e
al
funzionamento degli apparati militari.

Il convegno ha permesso di allargare lo scambio tra esperte ed esperti
di
discipline diverse intorno ai temi della guerra, nella consapevolezza
che,
nonostante taluni scienziati abbiano spesso collaborato in modo
determinante
alla realizzazione di strumenti di distruzione e di morte, l'impegno di
chi opera nei campi della ricerca e dell'informazione puo' contribuire a

prevenire l'insorgere di nuove guerre. Tale assunzione di
responsabilita'
appare tanto piu' urgente per chi intreccia ai compiti di ricerca anche
funzioni didattiche e di formazione, perche' con il proprio lavoro puo'
aprire spazi orientati a relazioni di pace anziche' di scontro violento.

E' stato quindi un secondo tentativo di attrezzarsi piu' adeguatamente
per operare alla ricerca del dialogo, della tolleranza e della
accettazione del diverso da se'.

Durante questo incontro le differenze su modi, strumenti di analisi e
paradigmi di riferimento sono emersi anche fra i partecipanti: il
confronto
tra diversi approcci sia al sapere scientifico che alle tematiche della
guerra
e della pace sono stati elementi molto importanti dell'incontro di
Torino.
I partecipanti hanno riscoperto che cosa li accomuna: l'insoddisfazione
per
la certezza assoluta del sapere e, all'opposto, il piacere del dubbio
sistematico, dell'accettare la sfida del confronto, del dibattito anche
polemico ma finalizzato ad ampliare costantemente le capacita' di
comprensione
di quanto ci circonda, dei problemi che esaminiamo e che decidiamo di
affrontare; infine, il rifiuto di aderire alle schiere dei dominatori,
di
coloro, cioe', che usano le scienze e le tecnologie per proiettare sul
nostro pianeta inquietanti scenari di guerra.

E' stato, insomma, un ulteriore segno della vivacita' del Comitato
scienziate
e scienziati contro la guerra che da oltre un anno affronta appassionate

discussioni in rete (scienzaepace@...) sui temi della pace,
degli
armamenti, delle crisi ambientali, come pure delle biotecnologie, della
genetica, delle vittime della guerra e degli ultimi scenari, come la
Palestina.

Si spera ovviamente che quanto viene qui presentato sia nuovamente uno
strumento per promuovere dibattiti anche oltre i confini del mondo
scientifico
dando, a noi come ad altre/i, occasioni di confronto, riflessione ed
elaborazione
culturale e scientifica per la costruzione della pace e di modalita'
diverse di
comunicazione tra i saperi e di risoluzione dei conflitti.

Gli atti del Convegno si trovano dunque nel libro "Contro le Nuove
Guerre", a
cura di Massimo Zucchetti , edito da Odradek, pagine 282, lire 24000.

Vi si trovano i contributi degli autori:
Angelo D'Orsi, Giovanni Salio, Ivan Grzetic, Mica Saric Tanaskovic,
Carlo Pona,
Alberto Di Fazio, Angelo Baracca, Francesco Polcaro, Giulia Barone,
Franco Marenco, Andrea Martocchia, Adriana Valente, Enrico Peyretti,
Antonino
Drago, Cristina Giannardi, Daniele Dominici, Mauro Cristaldi,
Associazione "Medici contro la Tortura", Natasa Lazovic, Luciano
Vasapollo,
Francesco Iannuzzelli, Lucas Gualdron, Marcella Delle Donne.

Il prezzo d'acquisto del volume e' destinato a coprire in parte le spese
di
pubblicazione, nonchè a finanziare le future attivita' del Comitato
"Scienziate e Scienziati contro la guerra", che sono ampie
e, purtroppo, sempre piu' attuali e necessarie.


Per informazioni e per ordinare il libro:
Massimo Zucchetti
DENER - Politecnico di Torino
Corso Duca degli Abruzzi, 24
10129 Torino
Tel: +39.011.564.4464
Email: zucchetti@...

Per informazioni sul Comitato:
Sito web: http://www.iac.rm.cnr.it/~spweb/

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INTERVENTO DI GIULIO ANDREOTTI
nell'aula di Palazzo Madama il giorno 10/1/2001:

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Andreotti. Ne ha facoltà.
ANDREOTTI. Signor Presidente, colleghi, io non sono né un tecnico di
fisica né un medico, quindi non ho delle opinioni personali da poter far
valere. Ringrazio il Ministro per la sua relazione, che naturalmente
deve essere ispirata anche a prudenza e attenzione, questo è ovvio, però
penso che forse una conclusione operativa possa e debba essere
tracciata.
Molte volte non occorre avere documenti riservati. L'anno scorso, in
giugno, ha avuto luogo presso il Politecnico di Torino un convegno su
questo argomento, i cui atti sono stati pubblicati, che ha fornito una
serie di informazioni e di risposte molto esaurienti, in un quadro che
si ricollega obiettivamente alla lunga battaglia che è stata fatta per
la messa al bando delle armi chimiche, per una effettiva analogia che
esiste; una battaglia che fu difficile. La Conferenza sul disarmo aveva
una struttura ad hoc a Ginevra nella quale le resistenze erano
moltissime, forse anche per l'allora situazione internazionale, che
fortunatamente oggi non è tale da doverci preoccupare. Per ben due
volte, il ministro degli esteri tedesco Genscher ed io stesso dovemmo
andare a Ginevra ad intervenire per suscitare un andamento favorevole e
per eliminare l'abitudine che vi era ai continui rinvii. Inoltre, il
Governo italiano, con una riunione di scienziati internazionali che si
tenne nel 1988 a Villa Madama, dette un contributo obiettivo di
carattere scientifico alla liceità dell'impostazione portata avanti da
coloro che erano a favore della messa al bando delle armi nucleari. La
necessità che questo tipo di armi all'uranio impoverito sia compreso in
quell'elenco mi pare obiettivamente implicita. C'è uno strano documento
al riguardo. Come sapete, la NATO, che era stata denunciata al Tribunale
internazionale per i crimini nella ex Jugoslavia in relazione alle
operazioni effettuate, è stata prosciolta; ma nel documento del
Tribunale internazionale si afferma: «I gusci di uranio impoverito
attorno ai proiettili anticarro, secondo le denunce, hanno effetti di
contaminazione, tuttavia non entrano nella lista delle armi proibite e
non c'è consenso internazionale sulla loro pericolosità». Questo non è
un documento scientifico né politico; ritengo però che lavorare per
l'inserimento delle armi ad uranio impoverito nell'elenco delle armi
proibite abbia una sua logica intrinseca e sia necessario. Tanto più
che, proprio in un documento ufficiale del segretario generale della
NATO, signor Robertson (una lettera al Segretario generale delle Nazioni
Unite del febbraio dello scorso anno, prima del convegno cui ho fatto
precedentemente riferimento), si forniscono dati relativi al Kosovo
menzionando il lancio di 31.000 proiettili, pari a 10 tonnellate di
questo prodotto, i cui effetti - se ne discute nella nostra Commissione
e in altre sedi sul piano medico-scientifico - devono essere verificati,
a mio avviso, non soltanto sulle persone ma anche sul territorio. Il
Ministro ha fatto un cenno alle acque, per fortuna positivo, ma occorre
capire bene che cosa significa per il territorio, nell'immediato e a
scadenza, l'aver recepito 10 tonnellate di uranio impoverito. Ciò
solleva dubbi fortissimi. Il nostro compito però non è cronistorico ma,
piuttosto, politico. Dobbiamo incoraggiare la linea che è stata
sostenuta nei giorni scorsi: nella ricerca di una certezza di carattere
obiettivo e per un senso di opportunità politica e morale, dovrebbe
essere nel frattempo interdetto dovunque l'uso di queste armi. Ho
adoperato l'avverbio “dovunque” per riferirmi anche all'Iraq, un Paese
coinvolto in questa vicenda, secondo le notizie apprese dai giornali,
con una guerra che non è considerata tale. Del resto anche quella in
Kosovo non è stata ufficialmente una guerra e non so, tra l'altro, se i
figli di coloro che sono morti sono considerati orfani di guerra o no; è
un problema che pure andrà studiato, a prescindere dall'argomento che
oggi affrontiamo. Credo sia necessaria un'azione nelle sedi proprie,
l'Alleanza atlantica e le Nazioni Unite, le quali nei loro atti hanno
già un documento del 1996 nel quale si parla della necessità di
eliminare la produzione e la diffusione di armi di distruzione di massa
e con effetti indiscriminati, in particolare le armi nucleari, le armi
chimiche, il napalm, le bombe a frammentazione, le armi biologiche e le
armi contenenti uranio impoverito. Non si tratta di una richiesta
esorbitante; qualcuno, con una speculazione di lega piuttosto bassa, ha
sostenuto che abbiamo suscitato le ire degli americani che avrebbero
chiuso l'ambasciata per questo motivo. Ciò fa parte, a mio avviso, della
cronaca macabra, ma umoristica, di fine d'anno. Questi sono problemi
seri, venuti a conoscenza dell'opinione pubblica; abbiamo dunque la
necessità - e il Ministro se ne è dato carico - sia di evitare qualunque
momento di panico e di disorientamento all'interno delle Forze armate
sia di adottare un'azione politica. E poi, vorrei anche aggiungere una
considerazione. In Commissione esteri, qualche settimana fa, abbiamo
ricevuto la dirigente dell'agenzia dell'ONU per i rifugiati, che veniva
in visita di congedo. Le abbiamo posto il quesito: i serbi che sono
stati cacciati dalle loro terre, nel momento del conflitto in Bosnia,
nella Kraijna e nella parte della Slavonia, sono rientrati o non sono
rientrati? Purtroppo - ci ha detto - l'accordo di Dayton in questo non
si è potuto realizzare. Nel Kosovo certamente non c'è più il signor
Milosevic che fa operazioni di persecuzione nei confronti degli
albanesi, però i serbi dove sono? La grandissima parte è andata via e
per una parte non piccola sono stati uccisi. Non vorrei rifarmi a una
frase che suscitò tante polemiche a suo tempo, quella di Benedetto XV
sulla «inutile strage», però dinanzi a una situazione di difficile
convivenza etnica, se la convivenza è appoggiata solo sulla presenza di
truppe, certo transitoriamente è un bene, ma non può essere una
soluzione di carattere definitivo. Le soluzioni, posto che si trovino,
vanno ricercate altrove.
Ritengo che dobbiamo ringraziare il Ministro per averci fatto questa
relazione e dobbiamo mettere a carico suo e del Ministro degli esteri
anche la necessità di non demordere, di non fare come qualche volta
facciamo, che i problemi ci emozionano per un certo tempo, ci
interessano, poi uno strano cancellino li toglie dalla lavagna e ci
dedichiamo ad altri argomenti. Su questo non credo che dovrebbe esserci
consenso; certamente non ci sarà mai da parte mia. (Applausi dai Gruppi
PPI, DS, UDEUR e Misto-CR e dei senatori Gubert, Lorenzi e Vertone
Grimaldi. Congratulazioni).

---

Bollettino di controinformazione del
Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'"
Sito WEB : http://digilander.iol.it/lajugoslaviavivra

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Sull'uranio (e il plutonio).

2 messaggi, tanti links, altri documenti, le prove del plutonio.


------- Forwarded message follows -------
Date sent: Sun, 14 Jan 2001 17:20:39 +0100
To: pck-armamenti@...
From: Alessandro Marescotti <a.marescotti@...>
Subject: la RAI di Michele Santoro "linka" PeaceLink


Questo e' un messaggio giunto per email a Il Raggio Verde della RAI

------

...non sono andato ancora a dormire e non so se riuscirò ad andarci
tranquillamente...

...è appena iniziato un nuovo giorno, almeno cronologicamente parlando, non
sono andato ancora a dormire e non so se riuscirò ad andarci
tranquillamente... Stasera, dopo giorni e giorni di notizie sentite e lette un po'
ovunque, ho fatto il punto della situazione sull'uranio impoverito e, forse,
anche su tante altre cose!!! Nel 1997, assolti gli obblighi di leva (da gennaio
a novembre), ritenni di poter restare nell'ambiente militare per, almeno, altri 9
mesi; esperienze indimenticabili, incontri importanti, formazione, orgoglio,
responsabilità, voglia di esserci... Partecipai alla missione CONSTANT
FORCE a Sarajevo del 1998 da giugno ad agosto (fino al congedamento),
prima d'allora fui impiegato per tante altre operazioni in Italia. Ho 26 anni,
sono diplomato (con scarsa voglia) Perito Tecnico Commerciale
Programmatore, appassionato di MUSICA, informatica, ecc... ecc...
...stasera HO PERSO TANTA VOGLIA DI CRESCERE e FARE
QUALCOSA DI BUONO, sono ANGOSCIATO D'APPARTENERE
ALL'EUROPA, D'ESSERE ITALIANO e D'AVER DATO QUALCOSA DI ME
ALLA NATO (USA & soci)... NON MI MERITATE! (e come me tanti altri!!!) N
O N E' G I U S T O ! ! ! Abusare della buona fede, dell'amore per sentimenti
sani come il patriottismo, la fratellanza, la giustizia, la libertà, della voglia di
sentirsi partecipi di un gioco importante e (CERTAMENTE!!!) più grande di
noi; ABUSARE DELLA NOSTRA FORZA, DELLE NOSTRE IDEE, DEL
NOSTRO FUTURO!!! DELUSO dalla mia Italia (EUROPA, NATO, ECC...)
per come continua a gestire le NOSTRE COSE! ... "TUTTI GLI ESSERI
UMANI NASCONO LIBERI ED EGUALI DI DIGNITA' E DI DIRITTI. ESSI
SONO DOTATI DI RAGIONE E DI COSCIENZA E DEVONO AGIRE GLI UNI
VERSO GLI ALTRI IN SPIRITO DI FRATELLANZA." Art.1 "OGNI INDIVIDUO
HA DIRITTO ALLA VITA, ALLA LIBERTA' ED ALLA SICUREZZA DELLA
PROPRIA PERSONA." Art.3 "OGNI INDIVIDUO, IN QUANTO MEMBRO
DELLA SOCIETA', HA DIRITTO ALLA SICUREZZA SOCIALE, NONCHE'
ALLA REALIZZAZIONE, ATTRAVERSO LO SFORZO NAZIONALE E LA
COOPERAZIONE INTERNAZIONALE ED IN RAPPORTO CON
L'ORGANIZZAZIONE E LE RISORSE DI OGNI STATO, DEI DIRITTI
ECONOMICI, SOCIALI E CULTURALI INDISPENSABILI ALLA SUA
DIGNITA' ED AL LIBERO SVILUPPO DELLA SUA PERSONALITA'." Art.22
... STOP ALLE GUERRE E A OGNI TIPO DI RISCHIO NON CALCOLATO!!!

---
scusate la lungaggine ed il caos del mio SENTITISSIMO sfogo.
GRAZIE
Antonio

------

Il Raggio Verde, la trasmissione su Raidue di Santoro (ogni venerdi'), riporta
in questa pagina i siti sull'uranio impoverito (in testa hanno messo
PeaceLink); la url e'
http://www.ilraggioverde.rai.it/notiziesommerse/archivio/2001/gennaio/12/ind
ex.asp#link

------

stiamo ricevendo tante testimonianze sull'uranio impoverito.
Quest'ultima la giro in lista cosi' come l'ho ricevuta perche'
credo dia un'idea della dimensione umana della situazione e di
come la sta vivendo la popolazione locale.
Grazie a questa ragazza ora siamo direttamente in contatto con
medici dell'ospedale di Belgrado, presto vi faremo avere
informazioni piu' precise.

francesco

-------------------

"La gente disperata, esausta, terrorizzata di morire di leucemia ed altri
tumori (...) si chiede seriamente se non era melgio morire per Milosevic
prima che adesso in questa lenta agonia"

Ho parlato con [xxxx] - cosi si chiama la ragazza ! [Xx] anni : 2 lauree in
medicina una serba un italiana : disoccupata apena tornata da Sarayevo
sembrava un fiume in piena ti rasume brevemente le cose più importanti
(perchè intanto che c'era mi sono fatto raccontare anche tutto la storia del
dopo Tito!)

1. loro già nel 1995 - dopo il Bombardamento dela Bosnia si erano accorti
che il reparto oncologico di Belgrado era pieno di gente venuto dalla Bosnia.
Nascevano molti bambini deformi. Si riccorda come anche i contadini si
lamentavano per le molte malformazione tra gli animali

2. Loro tutto la storia del uranio lo sanno da pocchissimo tempo! da quando
si stanno amalando i soldati italiani, ed i giornali ne parlano..... e si chiedono:
ma isoldati che stanno qua solo pochi mesi,muoiono e noi che stiamo qua
da sempre e per sempre come finiremo loro ( noi qua in Italia!)parlano di
noi???

3. La gente disperata, esausta, terrorizzata di morire di leucemia ed altri
tumori anche perchè non hanno scelta: devono bere l'acqua e il latte
inquinata; mangiare i cibi contamminati... allora si chiedono seriamente se
non era melgio di morire per Milosevic prima che adesso questa lenta
agonia

4.Tutti i giovani cercano di scappare davanti alle ambasciate ci sono le fila i
vecchi diperati e soli aspettono soltanto la morte

--------------------------------------

Links sull'Uranio impoverito

· PeaceLink.it - dossier Uranio (il dossier di peacelink affronta in modo
dettagliato e completo l’argomento, è ricco di documenti, tabelle ed
immagini)
· Military Toxics Project
· http://www.geocities.com/pentagon/bunker/6885/gulfsyndrome/
· http://www.sudnews.it/sindromedelgolfo/
· http://www.gulflink.osd.mil (sito molto dettagliato sugli effetti delle armi
chimiche e sui disturbi riscontrati dai veterani della guerra del golfo)
· Osservatorio etico ambientale
· European Network Against Depleted Uranium
· International Action Center
· WISE Uranium project
· Rapporto Laka Foundation
· Rapporti scientifici
· Uranium medical project
· Sindrome dei Balcani
· http://digilander.iol.it/uranioimpoverito/index.htm (contiene immagini dell’
U.S. ARMY: armi ed equipaggiamenti militari statunitensi utilizzati in
Kossovo)
· http://www.fas.org/man/index.html (offre una panoramica delle
operazioni militari americane)
· http://www.chugoku-np.co.jp/abom/uran/index_e.html (il sito con cartine
ed immagini le contaminazioni radioattive dell’ U.I. sull’ ambiente e sull’uomo
non solo nelle aree dei balcani)
· http://www.fas.org/nuke/intro/nuke/uranium.htm
· http://www.igc.org/disarm/dupanel.html (è il sito di un’organizzazione
americana che si occupa di disarmo)
· http://www.ne.doe.gov/uranium/facts.html
· http://www.serbia-info.com/news/kosovo/index.html (offre informazioni
dettagliate sulle operazioni militari nell’area dei balcani)
· http://www.sindromedeibalcani.supereva.it/
· http://www.antenna.nl/wise/uranium/img/dukosoc2.gif
· http://members.nbci.com/_XMCM/osseticamb/enadu/faaccidentita.htm
(contiene il rapporto della FAA ed informa i reduci e tutti coloro che sono
venuti a contatto con l’U.I. sulle precauzioni da adottare)
· http://members.aol.com/dstormmom/vetcenter/updates.htm
· http://www.nrc.gov (nuclear regulatory commission : è la commissione
americana per l’ utilizzo di armi nucleari )
· http://www.rama-usa.org/du.htm


Per ogni altra consultazione: http://www.ilraggioverde.rai.it/home/index.asp

-----------------------------------------------------------

Comunico le novita' della campagna contro
l'uranio impoverito sul sito di PeaceLink
http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo/u238

- Gli effetti sulla popolazione locale
http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo/u238/effetti/bratunac.sh
tml Pubblichiamo un articolo (in inglese) di Dubravka Vujanovic
sulla situazione a Bratunac, in Bosnia, dove la popolazione e'
decimata da tumori ai polmoni e leucemie.

- Testimonianze
http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo/u238/testimonianze
Ci stanno scrivendo in tanti e crediamo sia importante riportare
le loro stesse parole per denunciare la gravita' della situazione
e la mancanza di assistenza sanitaria, legale e informativa, nei
Balcani come in Italia

- Documenti legali
http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo/leggi/internaz
Abbiamo tradotto in italiano la risoluzione dell'ONU che condanna
la produzione e l'uso delle armi con uranio impoverito. Nella
medesima pagina sono disponibili i testi in inglese degli altri
accordi internazionali violati dall'uso di queste armi, ovvero il
Protocollo aggiuntivo alla Convenzione di Ginevra e il Principio
di Precauzione.

- Documenti
http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo/u238/documenti
Sono stati aggiunti vari documenti scientifici, medici e militari;
tra questi la conferma da parte del DOE che all'interno
dell'uranio impoverito ci sono anche piccole quantita' di plutonio

- Cronologia dell'uranio impoverito
http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo/u238/u238/storia.shtml
Una storia impressionante di allarmi inascoltati, dichiarazioni
false delle autorita' militari, morti e sofferenze per la
popolazione e per i volontari e militari coinvolti

Aggiornamenti sul sito:

- PeaceLink a Strasburgo
http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo/u238/documenti/eu_hearing.shtml
Il testo del dossier presentato da PeaceLink all'audizione
sulla sindrome dei Balcani, svoltasi il 16/1/2001 al Parlamento
Europeo di Strasburgo

- Risoluzione del Parlamento Europeo
http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo/leggi/internaz/du_eu.shtml
Il Parlamento Europeo ha approvato il 17/1/2001 una risoluzione
che propone agli stati membri una moratoria delle armi con uranio
impoverito; due emendamenti piu' espliciti e restrittivi contro le
armi al DU sono stati bocciati

- Risposta di PeaceLink al sottosegr. Ostillio
http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo/u238/chefare/ostillio.shtml

- Documenti
http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo/u238/documenti
Nuovi materiali inseriti nella sezione documenti: fra questi
- il comunicato stampa dell'UNEP che conferma la presenza di U236 (e
quindi di plutonio) nei proiettili rinvenuti in Kosovo;
- un'analisi della composizione dell'uranio impoverito derivato dal
riprocessamento del combustibile nucleare che dimostra come sia circa il
60% piu' pericoloso di quello derivato dall'uranio naturale;
- tra i video trovate i links ai filmati del Pentagono del 1995, che gia' allora
evidenziavano la pericolosita' del DU.

- Bosnia
http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo/u238/effetti/fisk.shtml
Un'articolo (in inglese) sulla situazione nella Bosnia orientale
di Robert Fisk, uno dei primi giornalisti che anni fa cominciarono
ad occuparsi degli effetti dell'uranio impoverito.

- Dossier Uranio Impoverito
http://www.uranioimpoverito.it
Il dossier di Luca Bellomo, del quale da tempo ospitiamo una copia
sul server di PeaceLink, ora ha il suo indirizzo internet, dove
trovate anche gli ultimi aggiornamenti


------

francesco iannuzzelli francesco@...
associazione peacelink - sez. disarmo
http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo

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Date forwarded: Wed, 17 Jan 2001 19:08:52 +0100
From: pck-armamenti@...
Organization: peacelink
Subject: (Fwd) Uranio 236 nei proiettili NATO


C'e' il rischio che la notizia venga sottovalutata, in fondo
cambia solo un numerino, 236 invece che 238... invece e' un fatto
molto importante e, purtroppo, grave.

L'UNEP ha confermato di aver trovato tracce di U236 nei proiettili
all'uranio impoverito rinvenuti in Kosovo. L'UNEP e' il programma
ambientale delle Nazioni Unite e sta svolgendo delle analisi per
determinare l'inquinamento radioattivo nei Balcani. Uno dei
laboratori che si occupano di queste analisi, lo "Swiss Federal
Institute of Technology" di Spiez, ha appunto annunciato di aver
riscontrato tracce di U236.

L'U236 e' un isotopo dell'uranio che non si trova in natura e di
conseguenza non puo' trovarsi nell'uranio impoverito (U238) che
viene trattato prima di essere utilizzato nelle centrali.

La presenza di U236 e' quindi una chiara conferma che l'uranio
impoverito utilizzato per le armi non deriva solo dal processo di
arricchimento ma anche dal riprocessamento del combustibile
nucleare esaurito, cioe' dalle scorie dei reattori nucleari.

Questo fatto era stato finora solo vagamente ammesso dal
Department of Energy statunitense, ma ora le analisi lo confermano
definitivamente.

Il poblema e' che le scorie nucleari prodotte dalle centrali
nucleari contengono tutta una serie di radionuclidi non presenti
in natura e assai pericolosi per l'uomo e per l'ambiente (ad
esempio il Plutonio Pu239). Questi radionuclidi pero' sono molto
difficilmente rilevabili; cio' non significa che non siano
dannosi, quantita' anche minime possono essere estremamente
pericolose.

L'unico che potrebbe essere rilevato e' proprio l'U236.
Cito il documento di Scienziate/i contro la guerra (punto 4)

> Nel caso in cui il DU non derivi dai processi primari di
> arricchimento ma da riprocessamento del combustibile delle
> centrali, allora si accompagnerebbe con Pu239, il quale
> tuttavia, alle concentrazioni in esame, si può rilevare
> anch'esso assai difficilmente. In questo caso, però, su campioni
> ambientali è possibile ricercare la presenza di U236, il quale,
> essendo presente solo nella fase di riprocessamento del
> combustibile nucleare esaurito, è un indicatore della presenza
> di plutonio.

che potete leggere integralmente all'indirizzo
http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo/u238/documenti

In pratica abbiamo la conferma che l'uranio impoverito usato dalla
Nato deriva dalle scorie nucleari e quindi va rivisto tutto quello
che la Nato ha sostenuto sulla sua non pericolosita', basandosi
sul fatto che si tratta di semplice U238.

Il comunicato stampa dell'UNEP (in inglese) lo potete trovare online all'indirizzo
http://www.unep.org/Documents/Default.asp?DocumentID9&ArticleID'45

------

francesco iannuzzelli francesco@...
associazione peacelink - sez. disarmo
http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo

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------- End of forwarded message -------

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------- Forwarded message follows -------
Date sent: Tue, 16 Jan 2001 10:41:39 +0100
To: pck-pace@...
From: Alessandro Marescotti <a.marescotti@...>
Subject: la relazione di PeaceLink al Parlamento Europeo


Comunicato stampa di PeaceLink
------------------------------

Fra poche ore PeaceLink leggera' a Strasburgo, in un'audizione aperta a
tutti i parlamentari europei, una relazione scientifica sull'uranio
impoverito.

Alla relazione e' allegato un CD-ROM che contiene il sottosito di PeaceLink
in cui e' archiviato tutto il meteriale che abbiamo raccolto e prodotto su
questa emergenza.

Questa documentazione sara' acquisita agli atti del Parlamento Europeo.
Tutti i documenti prodotti per strasburgo si trovano all'indirizzo Internet
http://www.peacelink.it/dossier/strasburgo/

Riportiamo qui di seguito
a) la relazione di Carlo Gubitosa, segretario di PeaceLink;
b) la lista degli esperti europei invitati all'audizione presso il
Parlamento Europeo.

Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink
http://www.peacelink.it
a.marescotti@...



A HEARING WITH MAJOR WITNESSES ON THE "BALKANS SYNDROME"


Tuesday 16 January 2001
Room S 2,1 from 15.00 - 16.30
EUROPEAN PARLIAMENT - STRASBOURG



Mi chiamo Carlo Gubitosa, e vi parlo a nome dell'associazione PeaceLink,
una associazione di volontari che dal 1992 lavorano utilizzando le nuove
tecnologie dell'informazione, per offrire una alternativa ai messaggi
proposti dai grandi gruppi editoriali e televisivi. PeaceLink collabora con
associazioni di volontariato, insegnanti, educatori ed operatori sociali che si
occupano di Pace, nonviolenza, diritti umani, liberazione dei popoli oppressi,
rispetto dell'ambiente e libertà di espressione. L'associazione non e' legata a
nessun partito o movimento politico e la nostra unica forma di finanziamento
sono i liberi contributi dei cittadini che vogliono sostenerci.


Durante i bombardamenti del 1999 contro la Repubblica Federale di
Jugoslavia, grazie all'impegno di tutti i volontari che hanno raccolto
documenti e notizie, abbiamo creato un circuito alternativo di informazione
attraverso l'internet. Accanto all'informazione "ufficiale" delle agenzie di
stampa, dei giornali e della televisione, si e' sviluppata una informazione
popolare, su iniziativa di cittadini e gruppi di volontari interessati ad
approfondire i problemi del Kossovo con un atteggiamento critico, che hanno
voluto assumere un ruolo attivo nel processo di elaborazione delle
informazioni.


Dal 1999 ad oggi abbiamo raccolto ininterrottamente sulle nostre pagine
internet mappe, articoli, pubblicazioni scientifiche e molte altre
informazioni dettagliate e provenienti da fonti dirette e qualificate, per
documentare l'utilizzo militare e civile delle scorie nucleari note con il
nome di "uranio impoverito".


Nelle scorse settimane abbiamo continuato ad aggiornare la nostra raccolta
di documenti sull'uranio impoverito, e utilizzando dei dati di pubblico
dominio abbiamo realizzato alcume mappe del Kossovo in cui vengono
segnalati con precisione i luoghi in cui la Nato nel 1999 ha effettuato dei
bombardamenti utilizzando uranio impoverito.


In base alle informazioni raccolte abbiamo maturato alcune forti
convinzioni in merito alle questioni legali, scientifiche e sanitarie
relative all'utilizzo militare e civile dell'uranio impoverito.


- Aspetti legali


Il comitato politico della Nato, riunito il 9 gennaio a Bruxelles, ha
rifiutato la proposta italiana di una moratoria nell'uso di armi all'uranio
impoverito, coerentemente a quanto affermato dallo stesso portavoce Nato,
Mark Leaty. Leaty ha dichiarato testualmene che i proiettili all'uranio
impoverito "sono armi legali, di cui nessuno ci ha chiesto, e che nessuna
legge nazionale ci impone, la messa al bando".


Le affermazioni di Leaty sono smentite da una risoluzione delle Nazioni
Unite approvata il 29 agosto 1996, un documento ufficiale ONU in cui si
richiede testualmente ai paesi membri di "guidare le loro politiche
nazionali in base alla nacessità di mettere freno alla produzione e alla
diffusione di armi per la distruzione di massa o con effetti
indiscriminati, in particolare armi nucleari, armi chimiche, bombe
fuel-air. napalm, bombe a grappolo, armi biologiche e armi contenenti
uranio impoverito".


Un'altra fonte del diritto internazionale che proibisce l'utilizzo di armi
capaci di provocare dei danni ambientali e' il primo protocollo aggiuntivo
alle Convenzioni di Ginevra, che all'articolo 55 stabilisce che "la guerra
sarà condotta curando di proteggere l’ambiente naturale contro danni
estesi, durevoli e gravi. Tale protezione comprende il divieto di impiegare
metodi o mezzi di guerra concepiti per causare o dai quali ci si può attendere
che causino danni del genere all’ambiente naturale, compromettendo, in tal
modo, la salute o la sopravvivenza della popolazione".


Un ulteriore documento che dovrebbe rappresentare un freno per l'impiego
dell'uranio impoverito e' il "principio di precauzione" stabilito
all'articolo 15 della "Dichiarazione di Rio sull'ambiente e lo sviluppo del
giugno 1992". Nel testo di questo articolo si afferma che "Per favorire la
protezione dell'ambiente, l'approccio precauzionale dovra' essere
largamente applicato dagli Stati in base alla loro possibilita'. Nei casi in cui
ci siano minacce di danni seri o irreversibili, la mancanza di conoscenze
scientifiche complete non dovra' essere un motivo per rimandare misure
efficaci per la prevenzione del degrado ambientale".


In base al principio di precauzione, riteniamo che in assenza di certezze e di
fronte al rischio per l'integrita' dell'ambiente naturale, delle popolazioni
civili e dei militari a diretto contatto con l'uranio impoverito, sia un dovere
etico fermarsi a riflettere con serieta' su questi rischi, sospendendo
l'utilizzo di questo materiale fino a quando non sia completamente
dimostrata la totale assenza di pericolo.


Il fatto che una risoluzione delle Nazioni Unite sia passata inosservata
mentre il dibattito interno alla Nato avveniva sotto i riflettori dei mezzi di
informazione e' per noi un preoccupante segnale di indebolimento
dell'autorita' delle Nazioni Unite, un grave sintomo della crisi di una
istituzione che ancora oggi racchiude le speranze di chi non si rassegna
all'idea che il mondo debba essere governato da un'alleanza militare
regionale di 19 paesi anziche' da un'assemblea planetaria di Nazioni.
L'accoglimento di questa risoluzione Onu da parte dell'Europa avrebbe un
significato politico che andrebbe molto al di la' delle conseguenze pratiche
della messa al bando dell'uranio impoverito. Sarebbe un forte segnala di
rafforzamento e rivalutazione delle Nazioni Unite e dei valori da essa
rappresentati.


- Aspetti scientifici


Per quanto riguarda il dibattito scientifico in merito alla pericolosita'
dell'uranio impoverito, attualmente esiste una serie preoccupante di
evidenze scientifiche che ci portano a credere che esista un effettivo
rischio per i militari e le popolazioni civili che entrano in contatto con
questo materiale.


In base ai documenti che abbiamo esaminato, e in base al rapporto
presentato dal gruppo di studio italiano "Scienziate e scienziati contro la
guerra" riteniamo che l'uranio impoverito, sia relativamente innocuo allo stato
inerte, diventando pero' altamente dannoso se, in seguito alla sua
combustione o alla sua ossidazione, viene inalato o ingerito sotto forma di
pulviscolo o di ossido. Ai danni provocati dalla radioattivita' bisogna inoltre
aggiungere quelli causati dalla tossicita' chimica di questo materiale.


Questa tesi, sostenuta da numerose pubblicazioni scientifiche, e'
confermata anche da due filmati realizzati dalle forze armate statunitensi,
intitolati "Depleted uranium: hazard awareness" e "Contaminated and
damaged equipment management operation", in cui vengono illustrate tutti i
possibili rischi di contaminazione e le necessarie misure di precauzione.
Una copia di questi filmati e' stata messa a disposizione su supporto ottioc
per una eventuale consultazione da parte delle persone interessate.


Un altro punto critico riguarda l' effettiva composizione dell’uranio
impoverito, che può essere prodotto sia come scarto dalla fabbricazione del
combustibile nucleare che come riprocessamento del combustibile esaurito.


In questo ultimo caso, che sarebbe confermato da fonti militari, oltre alla
presenza di vari isotopi di uranio vi potrebbero essere anche tracce di
elementi transuranici come il plutonio oltre che di uranio-236, che si produce
nei reattori. Nel materiale informativo allegato a questa relazione abbiamo
riportato un documento del dipartimento dell'energia degli stati uniti, in cui
viene confermata la presenza di plutonio all'interno dell'uranio impoverito
presente in alcuni depositi americani.


In sintesi non basta parlare semplicemente di "uranio impoverito" ma e'
anche importante specificare qual e' la provenienza di questo uranio, il
processo industriale con cui e' stato ottenuto, e la sua composizione
chimica, perche' l'eventuale presenza di plutonio puo' rendere l'uranio
impoverito radiologicamente dannoso anche in assenza di combustione o
ingestione.


- Usi civili dell'uranio


Un vasto settore delle applicazioni dell'uranio impoverito riguarda anche
gli utilizzi civili. L'uranio impoverito viene utilizzato come contrappeso
nelle code degli aerei, negli elicotteri, nelle chiglie delle navi, nei
muletti per il sollevamento dei pancali, nelle mazze da golf, come additivo in
alcuni coloranti e come brillantante nelle pajettes. Anche in questo caso non
basta sapere che si utilizza uranio impoverito per avere una misura effettiva
della pericolosita' di questo utilizzo, ma bisogna conoscere, oltre alla
composizione dell'uranio, l'utilizzo che viene fatto del materiale. Maggiore e'
la possibilita' di ossidazione e di combustione dell'uranio impoverito,
maggiori saranno i rischi e i potenziali danni per la salute. Anche la quantita'
di materiale utilizzato e' un parametro fondamentale per valutare l'entita' dei
rischi potenziali. In base a questi fattori riteniamo che, per quanto riguarda
le applicazioni a scopo civile dell'uranio impoverito, i rischi maggiori siano
legati all'utilizzo di questo materiale come contrappeso nelle code degli
aerei, poiche' l'ingente quantita' di uranio impoverito necessaria per i
contrappesi avrebbe un fortissimo impatto ambientale in caso di incidente
aereo.


Oltre alla combustione in caso di incidente va tenuto in considerazione il
fenomeno di corrosione del materiale, che puo' avere come effetto la
dispersione nell'aria di particelle di uranio impoverito, le quali una
volta ingerite o inalate rappresentano una grave minaccia per la salute.
Alla luce di questi rischi sarebbe auspicabile favorire la sostituzione dei
contrappesi all'uranio impoverito con dei contrappesi realizzati con altro
materiale, ad esempio il tungsteno. I costi da sostenere per la sostituzione
dei contrappesi sono solo una minima parte dei costi ambientali e sanitari
che si renderebbero necessari in caso di incidente o di avaria di un
aeroplano, con il conseguente incendio dei contrappesi.


E' auspicabile inoltre che negli stati membri vengano resi pubblici i dati
relativi all'attuale utilizzo di uranio impoverito all'interno degli aerei
di linea, per mettere in condizione i vigili del fuoco in servizio presso
gli aeroporti di realizzare efficaci misure di prevenzione, dotandosi di
attrezzature adeguate al rischio di contaminazione radioattiva e valutando
i rischi connessi al transito e allo stazionamento di velivoli contenenti
uranio impoverito.


Per gli stessi motivi e' altrettanto importante che i cittadini europei
siano in grado di verificare direttamente quanto uranio impoverito e'
presente nei paesi dell'Unione, quali sono le aziende che importano,
esportano, utilizzano o lavorano uranio impoverito, e in quali settori
dell'industria viene impiegato questo materiale.


Consultando via internet i dati della International Trade Commission
americana siamo riusciti ad ottenere i dati relativi alle importazioni
europee di uranio impoverito dagli Stati Uniti, ma non ci e' ancora dato di
sapere la composizione del materiale, per determinarne il grado di
pericolosita', ne' sappiamo in che modo questo uranio viene impiegato, quali
sono le aziende che lo utilizzano, dove viene immagazzinato, e quali sono le
norme di sicurezza per evitare il rischio di una contaminazione.


- La guerra dell'informazione.


Il 23 aprile 1999, con il bombardamento della televisione serba RTS, la
Nato ha dimostrato che al di fuori del territorio dell'alleanza la politica di
guerra ormai considera l'informazione, o la censura dell'informazione, come
un obiettivo prioritario, importante quanto le installazioni militari, o forse
anche di piu'.


Quello che ci chiediamo e': perche' per la politica di pace l'attivita' di
informazione, di documentazione, di dibattito, di ricerca non e' un ambito
privilegiato di attivita'? Noi siamo convinti del fatto che se ci fosse
stata informazione corretta e trasparente ora non saremmo col dubbio (come
sono in molti) o con la certezza (come siamo noi) che nei Balcani sia
successa una catastrofe umana e ambientale; tutto questo sarebbe stato
fermato, o chiarito, quando si era ancora in tempo.


Utilizzando dati di pubblico dominio, abbiamo realizzato delle mappe del
Kossovo evidenziando le zone contaminate dai proiettili all'uranio
impoverito utilizzati dalla Nato durante i bombardamenti. Improvvisamente
le nostre pagine internet hanno registrato un aumento esponenziale del
numero di accessi, e solo dopo alcuni giorni gli stessi dati sono stati
diffusi dal ministero italiano dell'ambiente. Familiari di soldati
continuano a scriverci per chiederci dei dati sulle condizioni dei
territori in cui si trovano i loro figli. Aiutando queste persone il
sentimento che si aggiunge a quello della solidarieta' e' quello della
rabbia per la solitudine e la mancanza di informazioni che colpiscono tutte le
persone che vorrebbero sapere qualcosa in piu' sui problemi relativi alla
possibile contaminazione dei loro figli.


Una cosa che sperimentiamo quotidianamente con la nostra attivita' di
volontariato dell'informazione e' proprio la mancanza di dati concreti a
disposizione dei cittadini. Sembra assurdo che in un paese civile debbano
essere dei volontari pacifisti a tutelare la salute dei militari realizzando in
proprio le mappe con i dati della contaminazione, mentre questo compito
spetterebbe alle istituzioni pubbliche.


Una grande lezione che ci viene dal dibattito sull'uranio impoverito e' che i
rapporti tra le istituzioni politiche, l'apparato militare, i mezzi di informazione
e la popolazione devono essere improntati alla massima trasparenza,
altrimenti si innesca un meccanismo che porta alla rovina generale, un
"effetto domino" che colpisce tutti, con il rischio di pagare con la salute e con
la vita. Quando il segreto militare uccide dei soldati, si trasforma in alto
tradimento.


Riteniamo pertanto che sarebbe un grave tradimento continuare a negare la
risposta ad alcune domande ormai urgenti. E' tempo di sapere quali sono le
armi all'uranio impoverito in dotazione agli eserciti europei, quante sono
queste armi, dove e come sono state utilizzate in Bosnia e in Jugoslavia.
Gli abitanti del Kossovo, che abbiamo cercato di difendere dalla violenza,
hanno il diritto di sapere quali sono i rischi e le possibili violenze che
potrebbero subire a causa della presenza di uranio impoverito nel terreno,
nelle falde acquifere o in sospensione nell'aria. Se abbandoneremo quelle
persone a loro stesse, senza assumerci la responsabilita' della
decontaminazione e del risarcimento dei danni ambientali provocati dalla
nostra azione militare, la nostra forma di governo non si dimostrera'
migliore della dittatura che le bombe all'uranio volevano abbattere.


Alla luce dei fatti accaduti finora la struttura, le regole e le dottrine
militari, in particolare quella della sicurezza e della segretezza, devono
essere riviste. Oggi i moderni strumenti di guerra sono profondamente
differenti rispetto al passato della storia dell'uomo. La tecnologia puo'
generare processi irreversibili, come la contaminazione nucleare e chimica,
le biotecnologie. Altri scenari che si stanno delineando possono innescare
processi che sfuggono al controllo degli stessi militari.


Occorre quindi ridiscutere l'idea di sviluppo, non verticale ma orizzonale, e
quella della sicurezza, costruita con la solidarieta' e non con la violenza e la
restrizione. Oltre che un fatto puramente monetario, il rafforzamento e la
coesione dell'Unione Europea possono essere una grande opportunita' per
riscrivere le regole della pace e dei rapporti internazionali. E' una vostra
responsabilita', signori deputati, fare in modo che i cambiamenti del futuro
siano una spinta e non un freno per il progresso dell'Europa e dell'umanita'. A
breve ci saranno alcune decisioni fondamentali per il futuro dell'UE, come lo
sviluppo della forza europea di reazione rapida, la militarizzazione dello
spazio europeo, i vincoli al commercio delle armi, l'atteggiamento di fronte al
progetto di scudo spaziale degli usa, il monitoraggio dell'ambiente, l'effetto
serra.


Sara' importante ricordare l'insegnamento appreso dall'emergenza
ambientale dei Balcani, per evitare che in futuro uno stato possa
nuovamente riversare le proprie scorie nucleari su un altro stato sovrano,
spacciando questo fatto come un intervento umanitario. Chi e' convinto che
la verita' sia un'altra e' invitato a dimostrarlo, per trasparenza verso i cittadini
europei e per onesta' verso le popolazioni che raccoglieranno dalla loro terra
i frutti dei nostri semi all'uranio.



Carlo Gubitosa - Associazione PeaceLink
c.gubitosa@...
http://www.peacelink.it



----------------- lista degli invitati all'audizione --------------------

A HEARING WITH MAJOR WITNESSES
ON THE "BALKANS SYNDROME "


Tuesday 16 January 2001
Room S 2,1 from 15.00 - 16.30
EUROPEAN PARLIAMENT - STRASBOURG


Abraham Béhar
President of the international association “Doctors for the Prevention of
Nuclear”
(this association gained the Nobel Peace Prize in 1985)


Falco Accame
President of the Association “Victims in the Armed Forces”, former
President of the Defence Committee of the Italian Chamber of Deputies


Pekka Haavisto
One of the authors of the Report of the "United Nations Environment
Programme" (UNEP) on the dangers of depleted uranium munitions (to be
confirmed)


Christine Abdelkrim
Journalist, author of the book “A dirty clean war”


Carlo Gubitosa
National Secretary of the "PeaceLink" network and responsible for research
into depleted uranium in Kosovo


Athanassios Geranios
Professor at the University of Athens Department of Nuclear Physics


The goal of this initiative is to contribute to the maximum of transparency on
all the dimensions of this affair. Firstly, the human dimension: the
consequences for the soldiers and the civil population. Then, the military
dimension: the demystification of the "clean war". Finally, the political
dimension: the strategy of NATO and the responsibility of European leaders
in this matter.


Without waiting, the GUE/NGL Group demands an immediate halt to the use
and manufacture of depleted uranium munitions. It also demands that the
Secretary General of Nato at the time of these incriminating events, Mr
Solana, today high responsible for the common foreign and security policy of
the European Union, come to explain himself next week before the European
Parliament.


This hearing is open to all MEPS and the press.




GUE/NGL PRESS OFFICE: Gianfranco Battistini +32-(0)475-646628

------- End of forwarded message -------

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ITALIA E NATO: CONSIDERAZIONI GIURIDICHE

Intervento del Prof. Ugo Villani, docente di diritto internazionale
presso
l'Universita di Bari.

Tratto dal convegno Sindrome dei Balcani: non solo uranio, organizzato a
Bari il 17/1/2001 dall'associazione "Un ponte per Belgrado"



Non vi sono delle specifiche norme o convenzioni che vietano l'uso delle
armi all'uranio impoverito. Io mi limito a osservare ipotesi e normative
alla stregua delle quali le armi all'uranio impoverito possono essere
valutate. E qui il riferimento va ad un Protocollo del 1977 di Ginevra
che
si aggiunge alle quattro Convenzioni di Ginevra del 1949 e che rientra
nel
diritto internazionale umanitario, cioè quel contesto di norme dirette
ad
umanizzare, nei limiti del possibile i conflitti internazionali.
Nell'ambito
del Protocollo del 1977 l'ipotesi più interessante è quella che le armi
all'
uranio impoverito rientrino nel divieto di attacchi indiscriminati e
cioè
sono gli attacchi militari che per i metodi ed i mezzi utilizzati non
siano
idonei a distinguere obiettivi militari da obiettivi civili e pertanto
possono procurare un danno ad obiettivi civili, luoghi e persone non
militari; quindi nel caso che le armi all'uranio impoverito fossero in
grado
di provocare tumori, leucemie o altre malattie, danni all'ambiente,
potrebbero rientrare nel divieto suddetto. Un'altra norma vieta l'uso di
quei mezzi dai quali ci si possono attendere danni estesi, durevoli e
gravi
all'ambiente tali da determinare danni successivi alla salute umana. Nel
caso in cui le armi all'uranio impoverito comportassero danni gravi,
estesi
e durevoli all'ambiente tali da nuocere alla salute umana, queste armi
rientrerebbero nella proibizione di questa norma. Altri principi che
credo
vadano richiamati sono: il principio di precauzionalità posto a tutela
di
obiettivi civili e della popolazione il quale prescrive ai belligeranti,
a
chi comanda, ordina, organizza o esegue l'azione militare di usare tutte
le
precauzioni necessarie per impedire che l'attacco militare provochi
danni a
luoghi e persone civili; il principio per cui gli eventuali danni a
luoghi e
persone civili siano non eccessivi rispetto ai risultati militari. Norma
questa che potrebbe sembrare un po' cinica e forse lo è, la quale dunque
prevede che solo nel caso di un obiettivo militare importante si possano
giustificare danni collaterali. Del Protocollo di Ginevra non ne fanno
parte
la NATO, gli Stati Uniti, la Francia e la Turchia e quindi questi Stati
non
sono vincolati al suo rispetto, essendo le convenzioni internazionali
non
dissimili dai contratti di diritto interno , e quindi vincolanti solo
chi li
stipula.

Ciò vuol dire che la NATO, gli Stati Uniti, la Francia, laTurchia erano
liberi di non rispettare queste norme? No, perché gran parte di queste
norme
sono da considerarsi corrispondenti agli usi o consuetudini
internazionali
come tra l'altro ha sostenuto la Corte Internazionale di Giustizia in un
suo
parere riguardo al principio che vieta attacchi indiscriminati, cioè
conclusi con armi che non sappiano distinguere tra obiettivi civili e
militari. Paradossalmente anche gli Stati Uniti nel loro codice militare
hanno recepito questi principi di diritto umanitario. Per quanto
riguarda la
richiesta di riparazione del danno da parte dell'Italia nei confronti
della
NATO, questa sembra essere assurda, perché l'Italia sapeva dell'uso di
proiettili all'uranio impoverito e non perché lo sapeva il Governo, ma
in
quanto lo sapevano tutti a cominciare dai giornalisti che forse oggi
dimenticano gli articoli durante la guerra che parlavano dell'uso di
queste
armi. Tra l'altro quello che pare sicuro è che i militari americani
fossero
stati informati dell'utilizzo di queste armi e sulle cautele da
prendere.
Quindi l'Italia ha fatto male a non seguire questo esempio. Ma c'è una
ragione più importante che, a mio parere, rende ipocrita la posizione
dell'
Italia nel rimproverare la NATO e gli altri paesi, e cioè che l'Italia
ha
partecipato a pieno titolo a questa campagna militare e quindi da un
punto
di vista giuridico-internazionale qui non c'è un'Italia vittima di altri
paesi, ma ci sono le vittime della Repubblica Federale Jugoslava, della
Bosnia e dell'Iraq. Possibile che quelli che dicevano che la guerra era
giusta ora si arrabbiano e chiedono i danni?.

A parte l'uso delle armi all'uranio impoverito che probabilmente non è
il
problema più grande, io mi sentirei di fare delle affermazioni più nette
e
sicure su di un'altra serie di illeciti commessi nell'ultima guerra.
Pensiamo all'abbattimento di ospedali, scuole, ponti, ferrovie, mercati
che
vanno contro il divieto di colpire obiettivi civili e contro il dovere
di
usare tutte le precauzioni per evitare effetti collaterali; pensate ad
un
altro grave illecito che è l'uccisione deliberata di civili e mi
riferisco
al bombardamento del 23 aprile 1999 sulla televisione di Belgrado
diretto ad
uccidere dei civili. Si è cercato di giustificare questa uccisione
affermando che nella televisione si faceva propaganda, allora penso io
sulla
RAI cosa ci dovrebbero fare?!. Secondo l'impostazione della NATO la
televisione di Belgrado operava anche come strumento militare e forniva
informazioni; ma anche questa affermazione è da respingere, perché le
stesse
norme che vietano l'attacco ad obiettivi civili pongono anche la
presunzione
che gli obiettivi civili non abbiano utilità militare. Perciò
spetterebbe
dimostrare con elementi chiari il contrario per giustificare il
bombardamento. Infatti lo stesso Dini espresse una forte condanna e fu
immediatamente zittito, mentre Solana legittimò l'operazione militare.
Altre
norme violate sono quella che vieta la distruzione di risorse essenziali
per
la sopravvivenza della popolazione civile e cioè strade, ponti, centrali
elettriche, idriche e quella che vieta la distruzione di luoghi di
culto,
artistici, norma relativa ad una Convenzione del 1954. Come conseguenza
di
queste violazioni esiste un obbligo di risarcimento del danno che
esisterebbe anche qualora l'intervento della NATO fosse stato lecito. Di
fatto l'unico risarcimento effettuato fino ad adesso è quello di 28
milioni
di dollari sborsati dagli Stati Uniti alla Cina per il bombardamento
dell'
ambasciata cinese.

Ma le norme di diritto internazionale umanitario prevedono anche la
responsabilità degli individui che hanno agito, ordinato, programmato
gli
atti criminali o crimini di guerra, i quali hanno una responsabilità
penale
personale per cui possono essere giudicati sia dai giudici interni che
dal
Tribunale penale per la ex Jugoslavia. L'Italia, in particolare ha una
responsabilità non solo per aver partecipato ai bombardamenti, ma già
dal
momento in cui ha messo a disposizione degli alleati le basi militari e
quindi non può chiedere nessun risarcimento. Responsabilità che non può
essere attenuata da un inesistente obbligo di solidarietà con la NATO
per
cui l'Italia avrebbe dovuto tenere fede ai patti. Il trattato NATO,
infatti,
obbliga ad intervenire anche militarmente solo nel caso di aggressione
ad
uno Stato membro (art.5). Per quello che riguarda, invece, le violazioni
costituzionali già nel 1949 l'On. Gaspare Ambrosini, futuro presidente
della
Corte Costituzionale, rilevava, nel presentare alla camera la relazione
di
ratifica del trattato NATO, come l'obbligo di assistenza anche nel caso
dell
'art.5 doveva essere deciso, nei metodi e nei mezzi, rispettando gli
obblighi costituzionali e quindi sottoponendo al Parlamento la decisione
di
intervento. In prosieguo è da rilevare come la stessa NATO abbia
lasciato
libero ogni Stato di aderire all'operazione e comunque sempre nel
rispetto
delle proprie regole costituzionali. Infatti la NATO solitamente o
decide
all'unanimità o non decide e d in ogni caso c'è per qualsiasi Stato la
possibilità di estraniarsi dalla decisione come ha fatto la Grecia non
partecipando alla guerra alla Jugoslavia. Quindi vi è stata una libera
scelta del Governo che ha esautorato il Parlamento ed ha violato anche
il
principio costituzionale del ripudio della guerra, perché di guerra si è
trattato e non di operazione di polizia internazionale. Le uniche
mozioni
approvate dalle Camere il 13 aprile 1999 autorizzavano l'invio in
Albania di
un contingente di forze armate "il cui impiego è volto esclusivamente a
funzioni di supporto logistico, soccorso sanitario e protezione della
missione umanitaria" nulla avendo a che vedere con la guerra. Ma persino
il
Governo quando emanava un decreto-legge il 21 aprile 1999 per
giustificare l
'intervento diceva con grande ipocrisia che autorizzava l'invio ." per
partecipare alla forza multinazionale della NATO di stanza in Albania
per
soccorrere i profughi del Kossovo ed in particolare allo scopo di
approntare
campi di accoglienza ed ospedali da campo e inoltre per garantire il
regolare flusso e la distribuzione degli aiuti umanitari nonché le
necessarie condizioni di sicurezza per le missioni internazionali".
Tutto
ciò è avvenuto con grande sovvertimento delle nostre regole
costituzionali.
Del resto lo stesso Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dell'
epoca, Marco Minniti, in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera
l'
11 giugno 1999 affermava che" i nostri parlamentari si interrogavano
sull'
opportunità di un intervento aereo mentre gli aerei erano già in volo.
Il
Parlamento discuteva mentre tutto stava già accadendo. Ma noi non
potevamo
farci niente". In conclusione ed in ordine agli ultimi due teatrini
degli
ultimi giorni, sembra strano che oggi si richiedano chiarimenti a Solana
il
quale dovrebbe essere imputato penalmente per il bombardamento alla
televisione serba e allo stesso tempo Carla del Ponte abbia dichiarato
di
volere aprire un procedimento penale per l'uso di uranio impoverito
quando
ella stessa nel giugno del 1999 dichiarò il non luogo a procedere per i
crimini commessi dalla NATO nella ex Jugoslavia.

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* Sul problema del gas russo

-------- Original Message --------
Oggetto: soppressione ministero per l'ambiente in jugo
Data: Sat, 13 Jan 2001 22:24:38 +0100
Da: Alberto Tarozzi

1.FONTE: "Glas Javnosti".
2.TITOLO: Il Segretariato per la protezione dell'ambiente.
3.INDICE: "Glas Javnosti " indaga.Si sopprime il Ministero per
l'ambiente?
4.SITO INTERNET:
http://arhiva.glas-javnosti.co.yu/arhiva/2001/01/12/srpski/P01011106.shtm

5.NUMERO DI PAGINE: 2.
6.DATA: 12.01.2001.

Il nuovo Governo della Repubblica di Serbia diminuisce il numero dei
Ministeri dal 26 al 17. Nel gruppo di quelli che si stanno sopprimendo,
si
trova anche il Ministero per l'ambiente. Il nuovo Governo propone la
costituzione del Segretariato per l'ambiente al posto del Ministero.
Con la costituzione del Governo federale al posto del Ministero per
l'ambiente viene formato un settore nell'ambito del Ministero per la
salute
che, secondo le parole di Dragisa Gajic, ha mantenuto tutte le sue
competenze. È solamente diminuito il numero degli impiegati.

---

JUGOSLAVIA: BANCA CENTRALE ANNUNCIA FLUTTUAZIONE DINARO

(ANSA) - BELGRADO, 5 GEN - La semi-convertibilita' del dinaro jugoslavo
inizia da oggi con un decreto per la fluttuazione dei cambi annunciato
dal
governatore della Banca centrale Mladjan Dinkic.
In una conferenza stampa a Belgrado, Dinkic ha precisato che d'ora in
poi
il valore del dinaro verra' stabilito dalle contrattazioni valutarie sul

mercato interbancario. Finora il cambio della moneta jugoslava era stato

fissato dal governo federale.
Con il regime di Slobodan Milosevic, il cambio era stabilito a sei
dinari
per un marco tedesco, una quotazione politica molto diversa dalla
realta'
del mercato nero. Con l'avvento della democrazia, il dinaro e' stato
svalutato del 500%, e con un marco tedesco (che equivale a circa 1.000
lire
e a cinquanta centesimi di euro) e' possibile ora acquistare 30 dinari.
Al
momento questa valutazione e' stabile da diverse settimane, ed e'
applicata
anche dai rimasugli del mercato nero valutario dell'era Milosevic, che
ora
non ha piu' ragione di essere.
Dinkic aveva annunciato nelle scorse settimane provvedimenti per la
parziale convertibilita' del dinaro, ma aveva indicato che la
fluttuazione
sarebbe venuta solo dopo la formazione di un nuovo governo serbo: che e'

stato pero' ritardato dalla decisione di ripetere le elezioni
parlamentari
repubblicane in 19 seggi. (ANSA)
OT 05-GEN-01 20:16 NNNN
05/01/2001 21:03

Jugoslavia: Albright, "Milosevic può essere processato in patria"

WASHINGTON - Il segretario di stato americano non si oppone a che
Slobodan
Milosevic sia processato a Belgrado. Madeleine Albright ha detto in
un'intervista esclusiva alla Reuters, che l'ex presidente jugoslavo può
essere giudicato in patria per i crimini di guerra nei Balcani, purché
il
tribunale sia quello delle Nazioni Unite, che ha sede all'Aia.
(Repubblica
on line 5/1)

JUGOSLAVIA: TPI, MILOSEVIC VA PROCESSATO ALL'AJA

(ANSA) - L'AJA, 5 GEN - Il Tribunale penale internazionale (Tpi) per la
ex-Jugoslavia e' tornato oggi a respingere l'ipotesi che l'ex-presidente

jugoslavo Slobodan Milosevic possa essere processato a Belgrado.
''Il processo deve tenersi a l'Aja'', ha detto oggi un portavoce del Tpi

sottolineando che il procuratore generale Carla del Ponte insiste
affinche'
nella citta' olandese sede del tribunale si svolgano tutti i processi
contro alti funzionari e persone accusati di crimini contro l'umanita'.
L'ipotesi di un processo di Milosevic a Belgrado era stata appena
riformulata - questa volta dal ministro degli esteri jugoslavo, Goran
Svilanovic - anche se il Tpi l'aveva gia' respinta in piu' occasioni.
La capitale jugoslava, ha detto ancora il portavoce, ''non e' un luogo
neutrale ed e' impossibile immaginare che le vittime vi vengano a
testimoniare''. Inoltre, ha fatto notare, alti responsabili del regime
jugoslavo sono gia' stati processati all'Aja e non si capisce perche' si

debba fare un'eccezione per Milosevic.(ANSA).
CAL
05/01/2001 18:28

JUGOSLAVIA: MINISTRO ESTERI IN USA, COLLABOREREMO CON TPI

(ANSA) - NEW YORK, 5 GEN - Il governo jugoslavo collaborera' con il
tribunale per i crimini di guerra dell'Aja (Tpi) che intende processare
l'ex presidente Slobodan Milosevic per i crimini nei conflitti balcanici
e
proporra' un processo a Belgrado. Lo ha detto il ministro degli esteri
jugoslavo Goran Svilanovic, che si e' incontrato a Washington con il
segretario di Stato americano Madeleine Albright.
La visita e' la prima di un esponente del governo jugoslavo dopo i
bombardamenti della Nato durante la guerra del Kosovo nel 1999.
''Terremo fede ai nostri compiti e alle nostre responsabilita' riguardo
alla collaborazione con il tribunale dell'Aja'', ha detto Svilanovic
durante una conferenza stampa, al fianco della Albright. Il ministro
degli
esteri ha detto che proporra' al procuratore del Tribunale
internazionale,
Carla del Ponte, di valutare la possibilita' di un processo a Belgrado,
sotto la giurisdizione della giustizia dell'Aja. ''Mi incontrero' con il

procuratore Del Ponte a Belgrado - ha detto Svilanovic - ed
approfondiremo
questa possibilita'''.
Il segretario di Stato americano ha sottolineato che ''solo sei mesi fa
un
incontro come questo sarebbe sembrato impensabile''. ''Non ci sono dubbi
-
ha aggiunto Madeleine Albright - che la Jugoslavia ha svoltato e si sta
muovendo nella direzione positiva verso l'Europa e la democrazia''.
Il ministro degli esteri del governo di Belgrado restera' alcuni giorni
negli Usa e incontrera' anche i collaboratori del futuro segretario di
Stato Colin Powell, ma non lo stesso Powell, che ha scelto di non
incontrare leader stranieri fino a quando non assumera' l'incarico.
BM 05-GEN-01 01:34 NNNN
05/01/2001 18:23

JUGOSLAVIA-USA: MINISTRO ESTERI SVILANOVIC VA A WASHINGTON
(ANSA) - BELGRADO, 3 GEN - Il ministro degli esteri jugoslavo Goran
Svilanovic parte oggi per Washington per la prima visita ufficiale di un

responsabile della diplomazia di Belgrado dalla costituzione della
Federazione serbo-montenegrina del 1992. Al centro dei colloqui che
Svilanovic avra' con il segretario di stato americano Madeleine Albright
ci
saranno la guerriglia albanese in atto nel sud della Serbia, il problema

del Kosovo, i rapporti fra Belgrado e il Montenegro, la crisi economica
e
gli aiuti internazionali alla neonata democrazia serba. Un capitolo
particolare sara' sicuramente dedicato alla richiesta di estradizione
per
l'ex presidente Slobodan Milosevic avanzata dal Tribunale penale
internazionale dell'Aja, una istanza fortemente appoggiata
dall'amministrazione del presidente uscente degli Usa Bill Clinton. Il
presidente jugoslavo Vojislav Kostunica ha ribadito piu' volte di non
considerare il problema come prioritario e ha sottolineato che comunque
l'attuale costituzione non permetterebbe una tale estradizione. In
Serbia
si moltiplicano poi le richieste di processare in patria Milosevic,
accusato fra l'altro dai democratici di appropriazione indebita dei beni

statali ed esportazione illegale di capitali. Anche su altri problemi
c'e'
una certa freddezza fra Washington e la nuova dirigenza di Belgrado, che

accusa gli americani di favorire in Kosovo il Partito democratico
dell'ex
comandante dell'Esercito di liberazione kosovaro (Uck) Hashim Thaqi e di

avere incoraggiato, almeno per quanto riguarda il passato, le
aspirazioni
secessioniste del presidente montenegrino Milo Djukanovic. Pur
dichiarandosi esplicitamente filoeuropeisti, Kostunica e il suo governo
federale puntano comunque a rilanciare i rapporti con gli Stati Uniti,
dopo
la ripresa delle relazioni diplomatiche che recentemente ha posto fine
alla
rottura decisa nel marzo 1999, alla vigilia dei bombardamenti della
Nato.
Gli Stati Uniti hanno stanziato aiuti per 11,5 milioni di euro alla
Jugoslavia del dopo Milosevic, e prevedono investimenti per altri 182
milioni di euro nella ricostruzione delle infrastrutture energetiche del

paese. E' probabile che nei tre giorni della sua visita Svilanovic
cerchi
anche incontri con l'entourage del nuovo presidente George Bush, anche
se
al momento il programma ufficiale non lo prevede. (ANSA). OT
03/01/2001 15:56

JUGOSLAVIA: MILOSEVIC FORSE PRESTO PROCESSATO, SENATORI USA
(ANSA-AFP) - BELGRADO, 31 DIC - L'ex presidente jugoslavo Slobodan
Milosevic potrebbe essere giudicato da un tribunale di Belgrado nel
febbraio o nel marzo prossimo, secondo quanto affermato oggi da due
senatori statunitensi al termine di incontri con i nuovi governanti
della
Repubblica federale di Jugoslavia. Ne da' notizia l'agenzia Beta.
I repubblicani Arlen Specter e George Voinovic, primi esponenti del
senato
Usa a recarsi in Jugoslavia dopo la ripresa delle relazioni diplomatiche

tra Washington e Belgrado in novembre, hanno sottolineato che Milosevic
dovra' essere giudicato per crimini di guerra per consentire la piena
reintegrazione dello Stato balcanico nella comunita' internazionale.
Il nuovo presidente jugoslavo Vojislav Kostunica ha respinto la
richiesta
di consegnare Milosevic al Tribunale penale internazionale (Tpi)
dell'Aja,
che nel maggio 1999 lo incrimino' per crimini di guerra e contro
l'umanita'
perpetrati durante il conflitto in Kosovo. Nei giorni scorsi il vice
premier serbo Nebojsa Covic non ha escluso che Milosevic e sua moglie
Mira
Markovic siano arrestati in gennaio. (ANSA-AFP).
PZ

BALCANI: USA, BUSH INZIERA' RITIRO TRUPPE A SUO INSEDIAMENTO

(ANSA) - LONDRA, 31 DIC - Non appena George W. Bush si sara' insediato
come
prossimo presidente americano, ordinera' il ritiro delle truppe
statunitensi dai Balcani e nel giro di quattro anni solo poche unita'
specializzate resteranno nella regione.
E' quanto scrive oggi il settimanale britannico 'Sunday Times' citando
personalita' vicine al prossimo inquilino della Casa Bianca.
Gli Stati Uniti hanno dislocato circa 10 mila uomini tra Bosnia e Kosovo
e
gia' da tempo si parla di un loro possibile richiamo. Nella campagna
elettorale, Bush ha piu' volte detto che se fosse andato al potere
avrebbe
attuato una politica assai meno interventista rispetto a quella
dell'amministrazione Clinton.
''Quando Bush sara' alla Casa Bianca ci sara' un grande cambiamento di
filosofia, la riduzione della presenza americana (nei Balcani) iniziera'
da
subito e in quattro anni sara' completata'', ha detto al settimanale
inglese John Hulsman, uno dei futuri collaboratori del presidente.
Hulsman ha detto anche che i repubblicani sono sempre piu' scettici
circa
l'utilita' di missioni umanitarie che, tutto sommato, non hanno alcun
rapporto con gli interessi nazionali degli Stati Uniti.
Un ex collaboratore di Bush padre, Richard Perle, ha precisato comunque
che
nessuna iniziativa verra' presa senza avere consultato gli alleati.
Stando
a Pearle potrebbero essere la Germania ad assumersi gran parte degli
oneri
cui il presidente eletto intende rinunciare. (ANSA).
COR-ZU

31/12/2000 18:50

JUGOSLAVIA: EPURATO GENERALE ACCUSATO DI CRIMINI DI GUERRA

(ANSA-REUTERS-AFP) - BELGRADO, 30 DIC - Il presidente jugoslavo Vojislav

Kostunica ha mandato in pensione 13 alti ufficiali, incluso il generale
Dragoljub Ojdanic, un ex ministro della difesa ed ex capo di stato
maggiore
accusato di crimini di guerra dal tribunale dell'Onu. Lo ha riferito
oggi
l'agenzia Tanjug. Ojdanic e' stato incriminato nel maggio 1999 dal
tribunale dell'Aja per i crimini di guerra assieme all'allora presidente

jugoslavo Slobodan Milosevic e ad altri tre dirigenti per asserite
atrocita' compiute dall'esercito ai danni della minoranza albanese del
Kosovo. Kostunica ha anche sostituito il comandante del secondo corpo di

armata di stanza in Montenegro, il generale Milorad Obradovic, e del
capo
della marina jugoslava, ammiraglio Milan Zec, il cui trasferimento era
stato chiesto dalle autorita' montenegrine per il loro sostegno a
Milosevic. Tra gli epurati non figura tuttavia il generale Nebojsa
Pavkovic, attuale capo di stato maggiore ed alleato di Milosevic fino
alla
rivolta popolare che in ottobre provoco' il crollo del suo regime.
Diversi
leader della coalizione dell'opposizione democratica delle Serbia (Dos),

tra cui il premier designato Zoran Djindjic, avevano chiesto invano il
siluramento del generale. Kostunica ha anche promosso diversi alti
ufficiali, tra cui il generale Vladimir Lazarevic, comandante del terzo
corpo d'armata, di stanza in Serbia meridionale e in Kosovo. I
cambiamenti
ai vertici delle forze armate confermano recenti notizie di stampa circa
un
accordo tra Kostunica e il presidente montenegrino Milo Djukanovic per
l'allontamanento di comandanti accusati dai governanti della piccola
repubblica federata con la Serbia di aver tentato di rovesciarli ai
tempi
di Milosevic. (ANSA-AFP-REUTERS). PZ
30/12/2000 19:09

Belgrado: Kostunica, la Jugoslavia va riformata

BELGRADO - La Repubblica federale di Jugoslavia, formata nel 1992 da
Serbia
e Montenegro, ha un "difetto di costruzione" e deve essere rifondata,
secondo il suo nuovo presidente Vojislav Kostunica. "La Repubblica
federale
di Jugoslavia presenta un difetto di costruzione. E' uno stato nato da
un
accordo tra due partiti al potere", ha detto Kostunica in un'intervista
pubblicata dal quotidiano di Belgrado Blic nella sua edizione di
Capodanno.
"Conviene rifondare tutto conservando gli elementi sani e durevoli che
contiene", ha detto il presidente aggiungendo che la ricerca di una
soluzione legale accettabile per Serbia e Montenegro è una priorità del
nuovo governo federale. (Da Repubblica on line 30/12/00)

KOSOVO: E' POSSIBILE SOLO SOLUZIONE DIPLOMATICA, KOSTUNICA

(ANSA-AFP) - BELGRADO, 30 DIC - Una soluzione diplomatica e' la sola
possibile per il Kosovo: Lo sostiene il presidente jugoslavo Vojislav
Kostunica in un'intervista che sara' pubblicata dal quotidiano Blic
nella
sua edizione di Capodanno.
''Dobbiamo essere pronti ad aspettare il tempo necessario per giungere
ad
una soluzione diplomatica perche' non abbiamo altra scelta'', ha detto
Kostunica, denunciando il principio dell'ultimatum. ''La questione non
e'
sapere se noi siamo nella posizione di dare alla Nato delle date sotto
la
minaccia di un'azione di forza ma comprendere che tale azione non sara'
giustificata'', ha detto Kostunica.
In un'intervista al settimanale tedesco Der Spiegel, in edicola oggi,
Zoran
Djindjic, prossimo primo ministro serbo, ha dichiarato che la forza di
pace
Kfor ha 20 giorni di tempo per risolvere la crisi nel sud della Serbia,
al
termine dei quali le forze di Belgrado passeranno all'azione. Kostunica
ha
avvertito che ad un intervento armato contro i separatisti albanesi, che
si
fanno chiamare 'Esercito di liberazione di Presevo, Medvedja e
Bujanovac'
(Ucpmb), seguirebbe dopo le inevitabile perdite di vite umane la via
negoziale. ''Meglio allora negoziare subito sia con i terroristi sia con
la
Kfor, partendo da buone posizioni'', ha aggiunto Kostunica. Il
neopresidente jugoslavo ha detto infine che rinnovera' la sua offerta di

dialogo al leader moderato degli albanesi del Kosovo Ibrahim Rugova,
presidoente della Lega democratica del Kosovo. Questi ha declinato la
sua
offerta ma Kostunica reputa che la sua risposta ''non fosse del tutto
negativa''.
Per Kostunica ''il problema del Kosovo e' innanzitutto un problema
serbo-albanese e nessun altro puo' risolverlo a lungo termine'' anche se

non esiste ''una soluzione istantanea''. A suo parere la scena politica
kosovara e' effervescente e l'avvenire della provincia ''dipende molto
dai
risultati di questi sommovimenti''. Ma una cosa, ha concluso Kostunica,
e'
''evidente'': ''la popolazione ne ha abbastanza dell'estremismo''.
(ANSA-AFP)
KIP

JUGOSLAVIA: DJINDJIC NON ESCLUDE ESILIO MILOSEVIC A CUBA
(ANSA) - BERLINO, 29 - Zoran Djindjic, futuro premier serbo, non esclude
un
esilio di Slobodan Milosevic a Cuba sostenendo al tempo stesso che il
controllo e la detenzione dell'ex dittatore non e' la prima priorita'
delle
nuove autorita' democratiche di Belgrado. ''E perche' non dovremmo
consentire un suo esilio a Cuba? Noi non dobbiamo trattenerlo a ogni
costo,
questo non rientra nelle nostre priorita' '', ha detto Djindjic in
un'intervista all' ultimo numero del settimanale tedesco Der Spiegel
domani
in edicola. Il leader dell'opposizione democratica rispondeva a una
domanda
dell'intervistatore che gli faceva notare come l'ex direttore del
giornale
governativo 'Politika', Dragam Antic, starebbe per l'appunto preparando
il
terreno per un esilio di Slobodan Milosevic nell'isola caraibica.
''Milosevic non e' sotto osservazione permanente'', ha aggiunto
Djindjic.
Il futuro premier serbo ha poi detto che la giustizia di Belgrado sara'
in
grado di definire tutte le eventuali accuse nei confronti di Milosevic
al
piu' tardi entro la prossima primavera. ''Se dovessero emergere reati a
suo
carico, dovra' risponderne al pari di qualsiasi altro cittadino'', ha
detto
Djindjic. Nella stessa intervista Djinjic ha anche minacciato un
intervento
militare contro gli albanesi del Kosovo nel caso continuino gli
attacchi,
in particolare nel sud della Serbia, appunto al confine amministrativo
tra
Serbia e Kosovo. In tal senso, il futuro premier ha dato una sorta di
ultimatum alle forze della Nato perche' facciano decantare il problema
entro 20 giorni. (ANSA). QN
29/12/2000 16:50

JUGOSLAVIA: DA DOMANI IN CIRCOLAZIONE NUOVO DINARO
(ANSA) - BELGRADO, 14 DIC - Nuove banconote del dinaro saranno messe in
circolazione da domani, ha annunciato oggi il governatore della Banca
centrale jugoslava Mladjan Dinkic. La nuova banconota sara'
convertibile,
sempre all'interno del paese.
''Noi introduciamo la convertibilita' generale dei biglietti da 100, 50
e
20 dinari che entreranno in circolazione venerdi''', ha detto Dinkic in
una
conferenza stampa riportata dall'agenzia Beta.
Le nuove banconote sono conformi alle norme europee e ''piu' protette''
contro la loro falsificazione rispetto ai dinari precedenti, ha aggiunto

Dusko Jovanovic, della Zecca jugoslava.
Le banconote, con l'effigie di personalita' storiche del paese, sono
verdi
(quelle da 20 dinari), rosse quelle da 50 e blu quelle da 100. Il
governatore ha presentato anche le nuove monete da uno, due, cinque
dinari,
e quella da mezzo dinaro, cioe' da 50 para.
''Venerdi' sara' un giorno storico per la Jugoslavia, il dinaro diventa
convertibile in tutte le transazioni. conformemente allo statuto del
Fondo
monetario internazionale (Fmi), ha dichiarato Dinkic. ''Gli jugoslavi -
ha
proseguito - potranno cambiare il loro denaro con le valute di qualunque

paese straniero, senza limitazioni di ammontare''.
Il vecchio dinaro sara' in circolazione parallelamente al nuovo fino
alla
fine di gennaio. Moneta di riferimento restera' il marco tedesco.
Dall'inizio di dicembre, il nuovo governo di Vojislav Kostunica ha
fissato
il cambio ufficiale a 30 dinari per un detschemark (0,5 euro),
adeguandosi
in pratica al cambio al mercato nero. Dal primo gennaio, il cambio del
dinaro potrebbe fluttuare, ha concluso Dinkic. (ANSA). COR-PAN
14/12/2000 19:01

---

Bollettino di controinformazione del
Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'"
Sito WEB : http://digilander.iol.it/lajugoslaviavivra

I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
opinioni delle realta' che compongono il Coordinamento, ma
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CHI E' GEORGE W. BUSH, CHI SONO I SUOI CONSIGLIERI?

---

IL VICEPRESIDENTE CHENEY E' TITOLARE DELLA
HALLIBURTON CO., AZIENDA CHE LAVORA PER L'ESERCITO,
REALIZZATRICE DELLA BASE MILITARE DI CAMP BONDSTEEL
IN KOSOVO.

Oggetto: Dutch actions against Bush/Cheney/military industrial complex
Data: Sat, 20 Jan 2001 13:57:09 +0100
Da: Herman de Tollenaere

In many countries, on Saturday 20 January, there were actions against
the inauguration of George W. Bush and Dick Cheney, both with links to
the military-industrial complex, as new president and vice-president of
the USA. This included The Netherlands; especially The Hague, the
government city, and the village of Leiderdorp, Dutch seat of Dick
Cheney's Halliburton corporation, saw actions.

The Dutch Halliburton branches are in Ijmuiden, and at Weversbaan 1-3,
in Leiderdorp. In Leiderdorp, activists informed hundreds of people
living around the Weversbaan, and also the mayor and aldermen of the
village, about Cheney's/Halliburton's links to war and human rights
violations.

In Turkey, a Halliburton branch trains armed forces, infamous for
torture of political prisoners and anti-Kurdish violence.

In 1999, in Kosovo, Halliburton built Camp Bondsteel, biggest foreign US
military base since the Vietnam war; built on "free" ground, as the Serb
farmers-owners, had been driven away violently, like hundreds of
thousands of others of all nationalities, after NATO and its allies
entered Kosovo.

Halliburton also faces accusations of links to drug traffic, in Colombia
and elsewhere.

In The Hague, at the US embassy, the demonstrators centered on
opposition to the death penalty, which threatens for e.g. ex-Black
Panter Party member Mumia Abu-Jamal.

Met vriendelijke groet/Best wishes,

Herman de Tollenaere

---

I "FALCHI" WOLFOWITZ E PERLE:
AFFEZIONATI DELLA GUERRA FREDDA, FAUTORI DELL'ALLARGAMENTO AD EST DELLA
NATO, NEMICI GIURATI DI RUSSIA, SERBIA E CINA, VICINI ALLA LOBBY EBRAICA
ED A QUELLA DELL'"ALBANESE" BOB DOLE, LEGATI ALLA TRILATERAL COMMISSION

>http://www.rockfordinstitute.org/NewsST121500.htm
>Friday, December 15, 2000
>
>PRESIDENT BUSH AND FOREIGN AFFAIRS
>Srdja Trifkovic
>
>Had Al Gore won the Presidency there is no doubt that he would have
>perpetuated, or even amplified, the fundamental flaws of the outgoing
>Administration's foreign policy. Suffice to say that his chief policy
>advisor was Leon Fuerth, and his favorite for Secretary of State
Richard
>Holbrooke. With such team in charge, military interventions not
connected
>to any clear and imminent threat to U.S. security would have continued.
Mr.
>Gore's own dictum was clear: "Our national security interests can be
>defined by our values." He accordingly attacked George W. Bush for his
>"lukewarm" support of last year's bombing of Serbia: "No wonder it took
him
>six weeks to say anything about our action against the ethnic cleansing
in
>Kosovo. Is that the right message for America to send to people around
the
>globe struggling for freedom?"
>
>Bush responded in the second debate with Gore last October, when he
warned
>the Vice President that it is not America's role to patrol the planet
and
>arrange other peoples' lives in its own image:
>
>"One way for us to end up being viewed as the ugly American is for us
to go
>around the world saying, we do it this way, so should you. . . The
United
>States must be humble and must be proud and confident of our values,
but
>humble in how we treat nations that are figuring out how to chart their
own
>course."
>
>This was positively a breath of fresh air after Mrs. Albright's
>triumphalist ravings about the "Indispensable Nation." Another ray of
hope
>was Bush's pledge, made shortly after he was nominated, to order a
review
>of America's foreign commitments, and his promise to "scrutinize
open-ended
>deployments, reassess U.S. goals, and ascertain whether they can be
met."
>Subsequent statements by his national security advisor-designate
>Condoleezza Rice and others, indicating that Bush would gradually
disengage
>U.S. forces from the Balkans, have further encouraged expectations that
the
>new president will usher in a new era of pragmatic foreign policy
making,
>based on rationally defined interests rather than ideological
obsessions.
>
>Optimism may be premature: the battle for Bush's ear is far from over,
and
>some whisperers speak with a forked tongue. So far the President-elect
has
>displayed a healthy middle-American disinterest in foreign affairs. His

>attitude has an encouraging side and a worrying side. Whereas
Washingtonian
>sophisticates may gasp in patronizing disbelief at Bush's famous
confusion
>of Slovakia with Slovenia, or his reference to Greeks as 'Grecians,' it
is
>possible to take comfort in the new President's evident focus on
domestic
>issues. His lack of global grasp may be a reflection of that "humility"
he
>advocates, his lack of interest in knowing the world in order to change
it
>in America's own image.
>
>There is a problem, however. Bush's guiding principles, insofar as they

>exist, appear contradictory, and it is far from certain whether they
will
>be strong enough armor against pressures from hegemonists. He relies on
the
>Wall Street Journal to form his thoughts about current affairs, and
readily
>admits that he defers to his advisers on foreign issues: "I may not be
able
>to tell you exactly the nuances of the East Timorian [sic] situation,"
he
>told The New York Times last year, but this was no problem as he would
"ask
>the people who've had experience" to guide him.
>
>That would be just fine with a man imbued with strong core values. Bush
is
>not an instinctive defender of national sovereignty, alas, and his
latent
>tendencies to trans-nationalism are demonstrated by his flat refusal to

>defend U.S. borders from migratory invasion that is irreversibly
altering
>America's character (and helping the Democrats to boot). He does not
seem
>concerned with the effect this will have on America's ability to
preserve
>the traditional moral fabric, social structure and economic interests
of
>its own people - what most Americans still mean by 'national interests'

>
>Presidential advisors will have enormous influence on the form and
>substance of the U.S. foreign policy over the next four years. Bush's
>victory will provide a welcome discontinuity in the institutional
culture
>of the Department of State, the National Security Council, and the
White
>House itself. There are people on Bush's team, however - notably Paul
>Wolfowitz and Richard Perle - whose hegemonist malevolence is
comparable to
>Mrs. Albright's, but who are also more competent and "rational" within
>their ideological terms of reference than the outgoing Secretary of
State.
>
>Ms. Rice is a hardworking professional who has not, so far, articulated
a
>strategic vision. This could make her vulnerable to the ideologues. She
may
>be out of her depth in this shark tank. The irony is that the only
serious
>counterweight to the "vulcans" may be provided by Vice-President Dick
>Cheney, who is a veritable moderate compared to the Wolfowitz-Perle
tandem.
>Cheney is a corporate globalist rather than neoconservative
>interventionists: where they see menaces, he sees markets.
>
>Other members of Bush's foreign policy team are Richard Armitage,
former
>Assistant Secretary of Defense under Reagan; Robert Blackwill, a former

>member of President Bush's National Security Council; Stephen Hadley,
>former Assistant Secretary of Defense under Cheney; Dov Zakheim, former

>Under Secretary of Defense in the Reagan administration; and Robert
>Zoellick, former Under Secretary of State in the Bush administration.
>Interestingly, all but one of these key Bush advisors (Armitage) belong
to
>the Council on Foreign Relations that has traditionally provided the
>internationalist cadre of U.S. foreign policy elite regardless of which

>party occupies the White House.
>
>THE WOLFOWITZ FACTOR
>
>The leading light in Bush's foreign policy team, Paul Wolfowitz, heads
the
>Paul Nitze Center for International Studies. He epitomizes the
>"neoconservative" wing of the Republican Party. The neocons, many of
them
>former leftists, are inveterate Cold Warriors in search of a new enemy.

>They are latently Russophobic, but currently also fixated on the
supposed
>threat from China.
>Wolfowitz came to national prominence in early 1992 as the author a
secret
>Pentagon memorandum that was leaked to the New York Times. That
document
>unreservedly named Yeltsin's post-communist Russia as the gravest
potential
>threat to American vital interests. It advocated an all-out, U.S.-led
NATO
>war against Russia if Moscow threatened the security of
newly-independent
>Baltic republics. Wolfowitz called for 24 NATO divisions, 70 fighter
>squadrons, and six aircraft carrier battle groups to be prepared to
keep
>the Russian Navy "bottled up in the eastern Baltic," to bomb supply
lines
>in Russia, and to use armored formations to expel Russian forces if
they
>entered Lithuania. He boldly stated that Russia would be unlikely to
>respond with nuclear weapons, but he provided no basis for that
assessment.
>
>In addition the Wolfowitz memorandum envisioned provision of American
>security guarantees to Eastern Europe and permanent global involvement
in
>order to deter "potential competitors from even aspiring to a larger
>regional or global role."
>Instead of being taken to a safe, quiet place where he can do no harm
to
>himself or to others, Wolfowitz became the neoconservative hero. His
>proposals on Eastern Europe were accepted by the Clinton Administration
and
>resulted in the expansion of NATO in 1997. What is best for America and
the
>world - his disciples have been telling us ever since - is that America

>should remain the only cop in town, possessed of the sole right to
deputize
>posses, or go it alone to discipline evil-doers, wherever American
"values"
>or "security interests" are threatened. The bipartisan hegemonists also

>accept Wolfowitz's key tenet that America should never permit any
nation,
>and especially Russia or China, to rise to the status of regional
>superpower. As Pat Buchanan says,
>
>"Containment, a defensive strategy, had given way to a breathtakingly
>ambitious offensive strategy-to 'establish and protect a new order.' .
. .
>By the end of the 1990s, crucial elements had been adopted by Congress
and
>President Clinton, and passively accepted by the American people. By
1998
>the administration. . . had indeed extended NATO to Poland, Hungary,
and
>the Czech Republic and had offered membership to the Baltic states.
Thus,
>NATO expansion is the first site at which to explore the new fault line
in
>American foreign policy."
>
>Eight years later Wolfowitz remains an advocate of further NATO
enlargement
>as a means of encircling Russia and expelling it out of Central Asia.
His
>ideas, wrapped in the jargon of the value-neutral academic analyst
>examining the unfolding of historical trends, impress Bush and
intimidate
>detractors. It is believed that Bush's support for the bombing of
Serbia,
>after some initial reluctance on the Governor's part, was primarily due
to
>Wolfowitz's influence.
>
>Wolfowitz looks on Serbia as Russia's potential asset that can and
should
>be brutalized and fragmented. In addition he likes the idea of scoring
a
>few points in the Muslim world at Serbs' expense, and thus offsetting
the
>legacy of unreserved U.S. support for Israel. Finally, he saw in the
>interventionist course in the Balkans an opportunity for Washington to
>disabuse its European partners of any misguided notion that they can
>resolve a crisis without America - let alone in spite of it. In the
>mid-1990s Wolfowitz worked with Morton Abramowitz in setting up the
Balkan
>Action Council, an anti-Serb "think tank" bankrolled by George Soros.
He
>criticized the outgoing administration for not being belligerent
enough:
>for not arming the Muslims and striking the Serbs in Bosnia, for not
>bombing Serbia in 1998 (which he demanded, with others, in a full-page
ad
>in the New York Times), and for not pursuing a clear military victory
in
>Kosovo once the bombing had started.
>
>The ascent of Wolfowitz on Bush's team and his probable elevation to
the
>head of the Central Intelligence Agency, or else to No. 2 post at the
>Department of State, bodes ill for the new administration. It means
that
>the new President will be exposed to a world outlook and specific
policy
>proposals that are at odds with the majority of congressional
Republicans,
>to say nothing of the nation at large. Wolfowitz personifies the
imminent
>danger that the 'bipartisan' foreign policy of global interventionism
will
>continue to dominate inside the Beltway.
>
>WOLFOWITZ'S FRIENDS
>
>Wolfowitz brought his close personal friend and political ally Richard
>Perle into Bush's team. A proud hardliner, Perle was the Reagan
>administration's "Prince of Darkness" as assistant secretary of
defense. He
>often accused Secretary of State Shultz and others at the State
Department
>of being too soft - on Soviets, North Koreans, Chinese, Arabs, Cubans,
and
>especially on anyone the Israelis disapproved of. Perle brought to the
>Pentagon several amen-corner activists who dramatically increased
weapons
>sales to Israel. He advocates using U.S. power to topple "rogue"
regimes.
>
>As an avid supporter of American intervention against the Serbs, Perle
was
>drawn to Bob Dole - the "Senator from Tirana" - and advised him on
foreign
>affairs. His start in politics was in 1969, when as an aide to 'Scoop'
>Jackson he drafted the Jackson-Vannik Amendment, which linked Soviet
trade
>concessions to emigration of Soviet Jews. Ever the believer that there
is
>no difference between Israeli and American interests, in 1996 Perle
gained
>the distinction of simultaneously advising both Dole's presidential
>campaign in the United States and Netanyahu's election campaign in
Israel.
>As an advocate of uncompromising Israeli policies against the
Palestinians
>in 1997 he contributed to "A Clean Break," an influential study
produced by
>the Institute for Advanced Strategic and Political Studies in
Jerusalem. It
>advised premier Netanyahu to cancel the Oslo accords with the
Palestinians
>and to reject any notion of Palestinian independence. In addition, last

>summer Perle advised the Israelis to walk out of Camp David
negotiations.
>
>Robert Zoellick, who is likely to be Bush's Trade Representative, was
White
>House deputy chief of staff to Bush-senior. Before that he was
>undersecretary of state for economic affairs and counselor to the State

>Department. Zoellick is Director of the Aspen Institute's Strategy
Group on
>Foreign Policy, a board member of the Council of Foreign Relations and
the
>Executive Committee of the Trilateral Commission. His views mirror
those of
>Wolfowitz and Perle. On America's commitment to Israel he declared that
"it
>is moral, it's philosophical, it's democratic as well as security. . .
It's
>been true for the Clinton administration, and I think it would be true
for
>any of them that follow - Israel's security is first and foremost." On
>Russia Zoellick allows that "there are some areas where there is
potential
>cooperation," but he regards it as an inherent adversary, not to be
trusted
>or treated as a friend. In 1997 he was duly enthusiastic about NATO
>enlargement:
>
>"Frankly we don't know what direction Russia will still go. The
Russians
>killed thousands of people in Chechnya. They're still trying to shake
down
>the Estonians. They tried to put a couple of divisions in Georgia. And
if
>you're sitting in Poland or in Prague or in Hungary these days, you
want
>some reassurance. And frankly, it's not very believable to me that NATO
is
>a serious threat to Russia."
>
>To Wolfowitz and friends the enemy is still in the East. The Serbs were

>merely collateral damage in the project. Not content with the moral,
>spiritual and demographic wasteland of the Western world, they are
plotting
>the final showdown with Russia, and possibly another one with China.
George
>Bush would be well advised to ask himself what else is the meaning of
not
>merely preserving NATO - now that the threat which created it is gone -
but
>extending it eastwards? It is seen as a hostile act in Moscow, and it
IS a
>hostile act, a logical follow-up to the ongoing plunder of Russia's
natural
>resources, in conjunction with the recycled apparatchiks in Moscow.
>
>VOICES OF SANITY?
>
>Compared to this tandem Vice-President-elect Richard Cheney looks and
>sounds like an epitome of reason, moderation and statesman-like
>responsibility. He is no peacenik, however: As defense secretary Cheney

>directed the U.S. invasion of Panama and Operation Desert Storm. His
oil
>industry background and connections have naturally focused him on the
>forthcoming Caspian oil bonanza. Cheney is opposed to sanctions against

>unsavory regimes - notably the neo-Stalinists who run Azerbaijan - if
such
>measures run counter to American business interests. As CEO of
Halliburton,
>the world's largest oil services provider, Cheney denounced sanctions
>against Iran because of all the missed business opportunities. On the
whole
>he is a traditional Wall Street imperialist, less ideological in his
>outlook and certainly more even-handed on Middle Eastern issues than
any of
>the above.
>
>Another voice of reason may be Richard Armitage, the new president's
>advisor on defense, who served his father as an Assistant Secretary of
>Defense. He is a pragmatic military affairs specialist who warned
General
>Wesley Clarke that "the ultimate mission of our armed forces and our
army
>is to fight and win the nation's wars when our survival is threatened.
That
>was not the case in Kosovo or Bosnia."
>
>But what will Colin Powell do, one may well ask, in view of his pending

>elevation to Albright's job? Perhaps it would be more appropriate to
ask
>what is a supporter of "affirmative action" and advocate of abortion on

>demand doing in a Republican cabinet in the first place. But Powell, a
>self-styled "Rockefeller Republican," shares with the rest of the Bush
team
>an internationalist outlook. When Bush-père declared that the war
against
>Iraq was not an action in defense of American strategic and economic
>interests but the struggle to create a "New World Order," the notion
>captured Powell's imagination. In 1993 he urged Naval cadets to carry
"the
>culture and the spirit and the lifeblood of America" to "help a new
world
>order get under way." Powell's commitment to global interventionism is
only
>tempered by his image of a "reluctant warrior," in contrast with
Wofowitz's
>or Perle's in-your-face triumphalism.
>
>"I believe peacekeeping and humanitarian operations are a given,"
Powell
>wrote in Foreign Affairs in 1992. Just as worryingly, in his subsequent

>book Powell declared that he does not want any clearly defined criteria
for
>the deployment of U.S. troops abroad because "it destroys the ambiguity
we
>might want to exist in our enemy's mind regarding our intentions." He
>stresses the importance of clear political objectives of military
>intervention, but completely avoids the question how those objectives
>should be defined. There is no mention of vital national interests in
>Powell's "doctrine."
>
>Powell was opposed to Clinton's intervention in the Balkans at first,
and
>his support of the Kosovo intervention may be interpreted as a
soldier's
>reflex reaction that once you are in you have to get the job done, but
the
>volte-face also reflected Powell's fundamental lack of intellectual and

>moral rigor, his confusion of ends and means in foreign policy making.
>
>It is to be feared that Colin Powell will be a weak Secretary of State,

>whose lack of strong principles and firm convictions will be used by
his
>colleagues with very strong views, albeit wrong ones - Wolfowitz and
>friends - to tailor a straightjacket for Powell and set the agenda.
>
>CONCLUSION
>
>At present President-elect Bush probably lacks the confidence a leader
must
>have in his ability to judge what actions to take, and the intellectual

>apparatus to counter the phraseology of Wolfowitz, Perle and company.
On
>the other hand, Bush's closest mentor (and tutor) will be Dick Cheney.
It
>is also encouraging that the former Secretary of State James Baker has
been
>back on the scene in the aftermath of the election. These two country
club
>squires share the same outlook and assumptions. If Baker is given a
>significant role as White House "advisor" they may provide a formidable

>buffer against the neocons' trigger-happy ravings.
>
>The Bush family has never felt comfortable with ideologues,
particularly
>the New York intellectual globalists. In addition, President George W.
Bush
>is a short-tempered man with a streak of haughtiness, which will be a
handy
>asset when Perle starts lecturing him. In the end, the Texas Oil Mafia
may
>well prove to be the best faction of the new administration. They may
be
>greedy and amoral, but at least we can hope that they'll resist the
>temptation to invent new missions, lay down new embargoes, and
fabricate
>new courts. Unlike the "Vulcans," Bush, Cheney and Baker are
recognizably
>human.
>
>

---

LA TRADIZIONE FILONAZISTA DELLA FAMIGLIA BUSH

Oggetto: Il prossimo presidente USA potrebbere essere un
nazista:Bush
Data: 8 Aug 00 05:16:24 MET DST
Da: Danica <razlag@...>

Il prossimo presidente USA potrebbere essere
un... nazista: Bush (7 agosto 2000)

Se cercate sul motore di ricerca altavista.com,
inserendo le parole: Bush e Nazi, troverete più di un
milione di documenti. Eccone alcuni.

[Search engine: AltaVista found 1,079,590
documents.
The query string sent was Bush Nazi ]

George Herbert Walker Bush e il nazismo:
nazistoria.html#GEORGE HERBERT WALKER BUSH

Biografia non autorizzata:
"...These and other actions taken by the U.S. government in
wartime were, tragically, too little and too late. President Bush's
family had already played a central role in financing and arming
Adolf Hitler for his takeover of Germany; in financing and
managing the buildup of Nazi war industries for the conquest of
Europe and war against the U.S.A.; and in the development of
Nazi genocide theories and racial propaganda, with their
well-known results.

The facts presented here must be known, and their implications
reflected upon, for a proper understanding of President George
Herbert Walker Bush and of the danger to mankind that he
represents. The President's family fortune was largely a result of
the Hitler project. The powerful Anglo-American family
associations, which later boosted him into the Central Intelligence
Agency and up to the White House, were his father's partners in
the Hitler project.

President Franklin Roosevelt's Alien Property Custodian, Leo T.
Crowley, signed Vesting Order Number 248 seizing the property of
Prescott Bush under the Trading with Enemy Act. The order,
published in obscure government record books and kept out of the
news, Note #4 explained nothing about the Nazis involved; only
that the Union Banking Corporation was run for the "Thyssen
family" of "Germany and/or Hungary" -- "nationals ... of a
designated enemy country."

By deciding that Prescott Bush and the other directors of the
Union Banking Corp. were legally "front men for the Nazis", the
government avoided the more important historical issue: In what
way "were Hitler's Nazis themselves hired, armed, and instructed
by" the New York and London clique of which Prescott Bush was
an executive manager?..."
http://www.kmf.org/williams/bushbook/bush_book.txt

THE UNDERGROUND NAZI INVASION OF THE UNITED
STATES:
"...Also, the German born SKULL & BONES SOCIETY of which
both George Bush and his father Prescott were members. Bush Sr.
assisted in the financing of the Third Reich in collaboration with
the Rockefellers, and George Bush himself had stated at one
point "Isn't it about time we forgive the Nazi War Criminals?".
Bush's constant reference to a "New World Order" and his former
position as CIA and later MJ-12 director (although the latter
position was not a 'public' office) is suggestive..."
http://www.anomalous-images.com/text/naznwo01.html

HEINRICH RUPP;
Some of Rupp's best work was done for the CIA, after he was
imported in Operation Paperclip. Rupp has been convicted of
bank fraud. He was an operative for the CIA and is deeply
involved in the Savings and Loan scandals. A federal jury has
indicated they believe testimony that Rupp, the late CIA Director
William Casey - then Reagan's campaign manager, and Donald
Gregg, now U.S. Ambassador to South Korea, flew with George
Bush to Paris in 1980, during the election in which Bush was on
the ticket with Ronald Reagan. The testimony states that three
meetings were held on October 19 and 20 at the Hotel Florida
and Hotel Crillion. The subject? According to the court testimony,
the meetings were to sabotage President Jimmy Carter's
reelection campaign by delaying the release of American
hostages in Iran. The hostages were released on January 20,
1981, right after Reagan and Bush were sworn into office. Iran was
promised return of its frozen assets in the United States and the
foundation for the Iran- Contra deal was set into motion.

Licio Gelli is also reported to have had some financial dealings
with the George Bush for President campaign.
http://www.crossfields.com/%7ewatcher/nwonazi.html

THE BUSH NAZI CONNECTION by Richard N. Draheim, Jr.
"...money comes from grandfather Prescott Bush's financial
alliance with the Nazis.

On October 20, 1942, the US Alien Property Custodian, under the
"Trading With the Enemy Act," seized the shares of the Union
Banking Corporation (UBC), of which Prescott Bush was a director
and shareholder. The largest shareholder was E. Roland
Harriman. (Bush was also the managing partner of Brown Brothers
Harriman, a leading Wall Street investment firm.)

The UBC was established to send American capital to Germany to
finance the reorganization of its industry under the Nazis. Their
leading German partner was the notorious Nazi industrialist Fritz
Thyssen, who wrote a book admitting much of this called "I Paid
Hitler."

Among the companies financed was the Silesian-American
Corporation, which was also managed by Prescott Bush, and by
his father-in-law George Herbert Walker, who supplied Dub-a-Ya
with his name. The company was vital in supplying coal to the
Nazi war industry. It too was seized as a Nazi-front on November
17, 1942. The largest company Bush's UBC helped finance was
the German Steel Trust, responsible for between one-third and
one-half of Nazi iron and explosives.

Prescott Bush was also a director of the Harriman Fifteen
Corporation, (this one owned largely by Roland's brother, Averell
Harriman), which owned about a third of the Consolidated
Silesian Steel Corporation, the rest owned by Friedrich Flick, (a
member of Himmler's "Circle of Friends" who donated to the S.S.).

Republican Presidential candidate Bush's great-grandfather, Bert
Walker, helped organize the Harriman investment in the
Hamburg-America Line of ships, of which grandfather Prescott
became a director. It was seized on August 28, 1942 because it
was used to give free passage to Nazi propaganda and
propagandists, and had earlier shipped guns to the Nazi's private
armies to assist their takeover of Germany.

Further examples would be more tedious than shocking. But,
given these evil financial dealings, how did Prescott later become
a Republican Senator, and George H.W. become President?
Well,the two leading attorneys for these Bush-Harriman-Nazi deals
were John Foster Dulles, later Secretary of State under
Eisenhower, and Allen Dulles, future head of the CIA.

Prescott's father, Samuel P. Bush, owned Buckeye Steel Castings
Co. which made parts for the Harriman brothers' father's (E.H.
Harriman) railroads. Harriman's financing for the railroads came
largely from William Rockefeller. These shipped the oil of his
brother John D. Rockefeller, the founder of Standard Oil. (This
was the origin of the two Georges' involvement in the oil
business.)

Samuel Bush became a leader in President Woodrow Wilson's
"War Socialism" as director of small armaments and ammunition
on the War Industries Board (which set up coercive price-fixing
cartels over American industry during World War I). There, Bush
assisted Percy Rockefeller (son of William) in his takeover of small
arms manufacturers..."
http://www.lpdallas.org/features/draheim/dr991216.htm

A Dramatic Shift to the Conservative Right in America
Since the end of WWII, but especially over the last 35 years or so,
the political landscape in the U.S. --as well as other parts of the
world--has shifted dramatically to the Conservative Right. That
shift has largely gone unnoticed by those not old enough or not
historically sensitive enough to place the Conservative Right
political ideology and agenda in historical perspective. Many do
not realize that the inherently racist, homophobic, and misogynist
ideology now passed off by some Conservative Right politicians
such as George W. Bush as acceptable and even respectable, was
part of the reason the U.S. entered WW II. Millions of American
soldiers died fighting against that hateful ideology that many on
the Conservative Right‹in varying degrees-- are now trumpeting as
a kind of "final solution" to socioeconomic and other problems
they claim have been created by the U.S. Government and by the
"Liberals" of the 1960's.

Certainly, American G.I.s returning from the ravages left by Hitler's
Third Reich at the end of WWII probably could not have
conceived the possibility that the United States might one day
have its own Nazi Party. But in the 1950's, while the world was still
coming to terms with the Holocaust and fighting Cold War
Communism, George Lincoln Rockwell, born March 9, 1918 in
Bloomington, Illinois, was engendering the idea of the American
Nazi Party (ANP).

>>From the late 1950's until his death in 1967, Rockwell became
the seminal force of post-World War II National Socialism (Nazism)
in America and the originator of the "Holocaust Denial"
movement.
http://www.feminista.com/v3n10/estep.html

In 1988 the George Bush presidential campaign was presented
with the opportunity to repudiate the anti-Semites, Nazi
apologists, and fascists who had been recruited into the
campaign's ethnic outreach arm through Republican party
contacts. Instead of repudiating antidemocratic tendencies and
bigotry, the Bush campaign chose to sidestep the charges and
moved instead to minimize damage to the political campaign.
http://www.thirdworldtraveler.com/Fascism/Conclusions_ONNRRP.html

There is also an interesting parallel between the Manhattan
Institute and statements Giuliani has made associating his
critics-including community gardeners, City Council members,
reporters and both the Clintons-with Communism and with Fidel
Castro. The CIA, which started the Manhattan Institute, was
allegedly founded in order to fight Communism at the end of
WWII. William Casey the Institute's founder, helped bring many
former Nazi intelligence officers into the U.S. in order to place
them in government agencies, universities and think tanks as part
of the cold war intelligence effort. While seemingly aimed at
fighting Communism the real agenda appears to have been to
use their expertise in propaganda, infiltration of political groups,
mind-control and drugs to create a repressive corporate Police
State here in the U.S. It's interesting to note that recent issues of
City Journal, the Manhattan Institute's influential quarterly
magazine, have only two advertisers-Pfizer drugs and Chase Bank.

The Institute's main financial sponsor, the Rockefeller's Chase
Bank, was intimately connected to Hitler before and during WWII
and were major sponsors of the most discredited ideas of
Nazism-namely the Eugenics policy of forced sterilization and
euthanasia that culminated in the Holocaust. Those policies were
championed in the U.S. by the nations' top industrialists including
the Rockefellers and the Harrimans-who were the leading sponsors
of the American Eugenics movement.

A top level business associate of the Harriman family and deeply
involved in helping fund the Third Reich via shipping and
banking firms that acted as fronts for German companies was GW
Bush's grandfather, Prescott Bush. When the U.S. entered WWII in
1942 the Federal government-the same people Giuliani is now
denouncing as Storm Troopers-seized a large part of the Bush
families' banking assets to prevent them from funding our enemy.

For the order seizing the banking assets see: Office of Alien
Property Custodian, vesting order # 248. The order was signed by
Leo T. Crowley, Alien Property Custodian, executed October
20,1942; Fed Reg Doc 42-11568, Filed Nov. 6, 1942 11:31 AM; 7
Fed Reg. 9097November 7, 1942

Bush family dealings before and during the early years of the
Second World War show an overwhelming pattern of financial
support for Nazi Germany! And guess who else was involved ...
Standard Oil of New Jersey -- of course, Standard Oil has now
become -- guess who -- Exxon-Mobil Corporation!
http://www.injusticebusters.com/index.htm/Bad_Business.htm

---

CILIEGINE

The profound reflexions of Gov. George Bush jr.

> >
> > > "The vast majority of our imports come from outside
> > > the country."
> > >
> > > ....George W. Bush, Jr.
> > >
> > > "If we don't succeed, we run the risk of failure."
> > >
> > > ....George W. Bush, Jr.
> > >
> > > "Republicans understand the importance of bondage
> > > between a mother and
> > > child."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr.
> > >
> > > "Welcome to Mrs. Bush, and my fellow astronauts."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr.
> > >
> > > "Mars is essentially in the same orbit...Mars is
> > > somewhat the same
> > > distance from the Sun, which is very important. We
> > > have seen pictures
> > > where there are canals, we believe, and water. If
> > > there is water, that
> > > means there is oxygen. If oxygen, that means we can
> > > breathe."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr., 8/11/94
> > >
> > > "The Holocaust was an obscene period in our nation's
> > > history. I mean in
> > > this
> > > century's history. But we all lived in this century.
> > > I didn't live in
> > > this
> > > century."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr., 9/15/95
> > >
> > > "I believe we are on an irreversible trend toward
> > > more freedom and
> > > democracy- but that could change."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr., 5/22/98
> > >
> > > "One word sums up probably the responsibility of any
> > > Governor, and that
> > > one
> > > word is 'to be prepared'."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr., 12/6/93
> > >
> > > "Verbosity leads to unclear, inarticulate things."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr., 11/30/96
> > >
> > > "I have made good judgments in the past. I have made
> > > good judgments in
> > > the future."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr.
> > >
> > > "The future will be better tomorrow."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr.
> > >
> > > "We're going to have the best educated American
> > > people in the world."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr., 9/21/97
> > >
> > > "People that are really very weird can get into
> > > sensitive positions and
> > > have
> > > a tremendous impact on history."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr.
> > >
> > > "I stand by all the misstatements that I've made."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr. to Sam Donaldson,
> > > 8/17/93
> > >
> > > "We have a firm commitment to NATO, we are a part of
> > > NATO. We have a
> > > firm commitment to Europe. We are a part of Europe."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr.
> > >
> > > "Public speaking is very easy."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr. to reporters in
> > > 10/9
> > >
> > > "I am not part of the problem. I am a Republican"
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr.
> > >
> > > "A low voter turnout is an indication of fewer
> > > people going to the
> > > polls."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr
> > >
> > > "When I have been asked who caused the riots and the
> > > killing in LA,my
> > > answer has been direct & simple: Who is to blame for
> > > the riots? The
> > > rioters are to blame. Who is to blame for the
> > > killings? The killers are
> > > to
> > > blame.
> > >
> > > ....George W. Bush, Jr.
> > >
> > > "Illegitimacy is something we should talk about in
> > > terms of not having
> > > it."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr., 5/20/96
> > >
> > > "We are ready for any unforeseen event that may or
> > > may not occur."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr., 9/22/97
> > >
> > > "For NASA, space is still a high priority."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr., 9/5/93
> > >
> > > "Quite frankly, teachers are the only profession
> > > that teach our
> > > children."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr., 9/18/95
> > >
> > > "The American people would not want to know of any
> > > misquotes that
> > > George Bush may or may not make."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr.
> > >
> > > "We're all capable of mistakes, but I do not care to
> > > enlighten you on
> > > the mistakes we may or may not have made."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr.
> > >
> > > "It isn't pollution that's harming the environment.
> > > It's the impurities
> > > in
> > > our air and water that are doing it."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr.
> > >
> > > "[It's] time for the human race to enter the solar
> > > system."
> > >
> > > ....Governor George W. Bush, Jr.

---

Bollettino di controinformazione del
Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'"
Sito WEB : http://digilander.iol.it/lajugoslaviavivra

I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
opinioni delle realta' che compongono il Coordinamento, ma
vengono fatti circolare per il loro contenuto informativo al
solo scopo di segnalazione e commento ("for fair use only")

Archivio di JUGOINFO:
> http://www.ecircle.it/an_ecircle/articles?ecircleid%c2%91979 oppure
> http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/

Per iscriversi al bollettino: <jugoinfo-subscribe@...>
Per cancellarsi: <jugoinfo-unsubscribe@...>
Contributi e segnalazioni: <jugocoord@...>

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I gruppi di discussione + interessanti e divertenti!
Le liste + calde!!
Il meglio di eCircle!!!
http://www.ecircle.it/ad855321/www.listparade.it

> http://emperors-clothes.com/articles/chuss/excerpts.htm

Who Is George W. Bush? Part 1: Excluding the
African American Vote
Prof. Michel Chossudovsky has compiled these
excerpts from the the U.S. and British Press
(12-7-2000)

> http://emperors-clothes.com/articles/chuss/excerptsb.htm

Who Is George W. Bush? Part 2: Financial Scams
by Prof. Michel Chossudovsky (12-9-2000)
More excerpts from the the U.S. and British Press.

---

Bollettino di controinformazione del
Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'"
Sito WEB : http://digilander.iol.it/lajugoslaviavivra

I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
opinioni delle realta' che compongono il Coordinamento, ma
vengono fatti circolare per il loro contenuto informativo al
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-------- Original Message --------
Oggetto: [JUGO] "SOS Zastava" -viaggio a Kragujevac del 3 e 4 gennaio
2001
Da: Rino Lamonaca

"SOS Zastava"

impegno collettivo per le adozioni a distanza ed aiuti alle famiglie
dei
lavoratori
della fabbrica di automobili e di camion distrutta dai bombardamenti in
Jugoslavia


Le premesse del viaggio a Kragujevac del 3 e 4 gennaio 2001

Durante l'ultima visita a Kragujevac di fine ottobre 2000, incontrammo
in
una sala le famiglie delle ragazze e dei ragazzi adottati. Consegnammo
direttamente le buste con i soldi delle adozioni alle famiglie presenti,
fu
un rapporto formale utile ai fini della trasparenza ma anche un momento
imbarazzante: per noi che distribuivamo buste e, soprattutto, per chi le
riceveva. I bambini che sorridevano erano pochi. Ci proponemmo di
superare
quella situazione con l'eventuale prossimo viaggio portando dei regali.
La delegazione di questo nuovo viaggio era composta da due compagni
della
Cgil di Torino e da due della Cgil di Novara, da un delegato del
Politecnico
di Torino e da uno della Fiat Iveco, da un compagno del comitato
torinese
per gli aiuti alle popolazioni Jugoslave, SOS Jugoslavia, e da una
compagna
della Cgil della Lombardia.
Nel viaggio di ottobre avevano partecipato anche due volontari della
associazione "Cerchiamo la pace", ONG per l'aiuto ai paesi poveri che
ha
sede presso le Acli di Torino, con cui abbiamo stabilmente costruito un
rapporto in quanto, anche se ci siamo chiamati "SOS Zastava", non siamo
e
non saremo una associazione formalizzata con tanto di statuto, codice
fiscale e quant'altro. Questo rapporto ci ha permesso, inoltre, di
ricevere
finanziamenti pubblici e di concorrere ad allargare il campo delle
iniziative di aiuto alla popolazione di Kragujevac.

Oltre l'aiuto ai figli dei lavoratori

In concreto, il 21 dicembre 2000 è partito un camion per Kragujevac
contenente i 178 regali, ed i barattoli di nutella, per i bambini
adottati.
Nel camion c'erano però, soprattutto, decine e decine di scatoloni
contenenti farmaci e vestiti per più di mezzo miliardo di lire donati
dal
Sermig; questi materiali sono stati consegnati all'assessorato
all'assistenza del Comune di Kragujevac.
Sono arrivati al Comune di Kragujevac 248 colli, per un totale di 1.700
Kg
di farmaci (materiale chirurgico e ortopedico, e diverse specialità
medicinali) e 272 colli contenenti più di 5.500 Kg di vestiti
certificati
dalla ASL.
L'attenzione prevalente di questi aiuti è rivolta a quella parte di
popolazione estremamente colpita dalle guerre: gli orfani, i portatori
di
handicap, i ragazzi delle scuole.

Noi non ci proponiamo però di trasformarci in una associazione
umanitaria,
anche se queste prime esperienze dimostrano che una collaborazione può
dare
dei risultati positivi. Per questi motivi siamo impegnati a continuare
questo rapporto di collaborazione.

Abbiamo avuto modo di incontrare il Sindaco di Kragujevac, ci ha detto
che
anche i lavoratori della Zastava sono abitanti del Comune da lui
amministrato e per questo ci ringrazia, ci ha ringraziato per gli aiuti
umanitari consegnati al Comune e ci ha invitati ad un incontro al
prossimo
viaggio che faremo.

Le visite nelle case

Siamo giunti a Kragujevac il 3 mattino. L'incontro con le famiglie era
previsto per il giorno successivo alle ore 11.


Nel pomeriggio abbiamo portato alcuni regali a casa delle famiglie di
altri
bimbi.
Due erano adottati dal compagno di "SOS Jugoslavia", una era una nostra
bimba, una era una famiglia a cui dovevamo portare un telefonino.
Nessuna delle famiglie ha i soldi per pagarsi il telefono, il telefonino
era
donato da un compagno di Milano per far sì che si potesse telefonare al
pronto soccorso sanitario nel caso in cui la giovane mamma, ammalata di
un
tumore, avesse bisogno di un intervento urgente. Abitano un po' fuori
dalla
città, sulla collina, in una piccolissima casa che si raggiunge su una
strada sterrata. Il telefonino non era un consumo voluttuario.

La bimba che fa parte del gruppo delle nostre adozioni vive in famiglia
con
la madre e con il fratello più piccolo. Il piccolo con l'asma e senza i
soldi per acquistare i farmaci, la bimba ha la gola gonfia per la
tiroide:
ti viene da pensare che dovrebbe andare al mare, invece non c'è neanche
un
po' di iodio per curarla.

Nella prima famiglia di uno dei due bambini adottati dal compagno di
"SOS
Jugoslavia", oltre alla famiglia sono presenti due ragazzi, parenti,
profughi dal Kosovo. Il padre ha l'asma, lavorava alla verniciatura
della
Zastava, ma ora che l'impianto automatizzato è stato distrutto dai
bombardamenti, non ce la fa più a lavorare con la pistola a spruzzo e la
maschera.
La seconda famiglia è composta dai due genitori e da sei figli. Il padre
è
un omone robusto di un metro e novanta, ha una gamba tumefatta dai danni
vascolari alla gamba destra e neanche un farmaco per curarsi, rischia la
cancrena e l'amputazione.
E' stata l'esperienza che ha reso più evidente la situazione di povertà
ed i
problemi di salute che attraversano quasi tutti gli abitanti. Quelli
poveri
come sempre.
Per loro l'uranio impoverito è uno dei problemi, molto meno sentito di
quelli che devono vivere duramente ed evidentemente tutti i giorni.

In tutti e due i giorni di permanenza, si è sempre presentato un
lavoratore
padre di una giovane ragazza ammalata di leucemia. Il sindacato autonomo
aveva inviato una lettera al Vaticano per chiedere un intervento di
trapianto del midollo nel tentativo di salvarle la vita. La risposta del
Vaticano è stata immediata e positiva, il primario dell'ospedale "Bambin
Gesù" di Roma si è messo in contatto per l'accoglienza. Ma da tre
settimane
le due ambasciate, quella italiana e quella Jugoslava, non riescono
ancora a
concedere i visti. La compagna della Cgil lombarda si è impegnata a
sbloccare la situazione, forse ci è riuscita in queste ore.

la situazione produttiva negli stabilimenti auto e camion della Zastava

Siamo arrivati a Kragujevac nel periodo delle loro feste natalizie. La
fabbrica era ferma, alcuni lavoratori entravano ed uscivano dal cancello
posto a fianco della sede del sindacato.
Le attività dovrebbero riprendere dopo il 15 gennaio, ma ora non si
producono più automobili neppure simbolicamente, per dire che lo
stabilimento auto produce.

Questa volta, la richiesta dei compagni di Novara di poter visitare lo
stabilimento non è stata esaudita, bisognava chiedere per tempo
l'autorizzazione alla nuova direzione dell'azienda.

Il programma di investimenti per la ricostruzione degli impianti
produttivi
per l'automobile è stato cancellato: a Kragujevac ci sono ora più di
20.000
lavoratori dipendenti da una fabbrica morta. In assenza di finanziamenti
non
c'è neppure la possibilità di acquistare all'estero la lamiera per la
produzione delle carrozzerie, non ci sono le risorse neppure per la
produzione simbolica del dopo bombardamenti. La Zastava - Iveco potrà
produrre solo se i motori arriveranno dall'estero.



Proprio nei giorni che hanno preceduto il nostro arrivo in Jugoslavia,
il
governo ha deciso una riduzione delle imposte sulle automobili nuove e
su
quelle di seconda mano. Prima potevano essere importate automobili con
meno
di 4 anni di immatricolazione (come si dice da noi), ora questo limite è
stato portato a 6 anni.

Cambierà in queste settimane la legge sulle privatizzazioni, che arrivi
una
multinazionale dell'industria automobilistica europea - anzi, tedesca o
francese - a salvare il salvabile? Cioè quasi nulla dopo i
bombardamenti
che hanno distrutto tutti gli impianti a tecnologia avanzata e
risparmiato
una linee di montaggio su tre della "Fiat 128" smantellate a Mirafiori
qualche decennio fa per essere rimontate a Kragujevac.

La situazione dei lavoratori è profondamente influenzata da questo stato
di
cose.
Senza ripresa produttiva, non può continuare la rotazione sui pochi
posti di
lavoro esistenti.
Il reddito era, a giugno del 2000, 100.000 lire al mese per chi lavorava
e
meno di 20.000 lire per chi era stabilmente disoccupato. Con la
rotazione,
lavorando una settimana al mese, si guadagnava sulle 40.000 lire.
Allora,
solo gli addetti alle fucine guadagnavano di più, ma facevano un lavoro
pesante, in un ambiente nocivo e su tre turni.
Ora un disoccupato ha un reddito mensile che corrisponde a 13.000 lire,
delle nostre.
Sin dal momento dell'embargo, la produzione di automobili e di veicoli
industriali subì una forte contrazione, i soldi per i salari e gli
stipendi
furono dilazionati. A copertura parziale della riduzione di reddito
venivano
mensilmente distribuiti pacchi di generi alimentari: uno di farina, uno
di
olio e tre di carne. Nel 2001 arrivano per i lavoratori i primi
pagamenti
delle quote di retribuzione non retribuite, arrivano quando non ci
saranno
neanche i soldi per pagare il salario ai pochissimi che lavorano.

La situazione sindacale

Di fronte ad una situazione di questo tipo non emerge alcuna protesta
dei
lavoratori. Probabilmente la domanda di cambiamento, di miglioramento si
è
rivolta al contesto politico. E questo è avvenuto.
Pesa quella abitudine alla delega - come la chiamiamo noi - alla
speranza
che chi ha il comando, il governo pensi per te e risolva i tuoi
problemi.
Probabilmente, è stato il commento dei dirigenti del sindacato autonomo
con
cui stiamo gestendo le adozioni, la stessa esperienza del socialismo dei
periodi di Tito ha concorso a determinare una grande passività tra i
lavoratori.
Lo sciopero e la lotta operaia sono tutti da ricostruire.

La situazione sindacale è cambiata.

Questa volta, quando siamo arrivati e siamo entrati nella sede del
sindacato, una palazzina dai tratti liberty, esteticamente piacevole
anche
se priva di manutenzione, ci siamo trovati in una situazione in cui gli
uffici del sindacato "autonomo" Zastava erano solo più quelli di un lato
del
corridoio mentre quelli dell'altro lato erano vuoti ed in parte
tinteggiati
di nuovo: si stavano predisponendo per il secondo sindacato, il
sindacato
"indipendente". Il sindacato indipendente è anche uno dei 17 partiti che
compongono la DOS, lo schieramento politico che ha vinto le ultime
elezioni
politiche. La traduzione in "autonomo" ed in "indipendente" dei due
sindacati non corrisponde probabilmente ai termini, rispettivamente, di
"Samolstalnij" e di "Nazavistnost", però normalmente vengono così
tradotti.

Il direttore della Zastava diede le dimissioni il giorno dopo la
proclamazione di Kostunica a presidente della Jugoslavia. E' stato
sostituito dal governo con un esponente di un altro partito della DOS,
quello democristiano.


Sempre negli stessi giorni i dirigenti sindacali del sindacato
"autonomo"
della Zastava - Iveco furono costretti con la forza, con la violenza, a
dare
le dimissioni. Anche la presidentessa del sindacato, la responsabile per
tutto il gruppo, subì le stesse pressioni (ma non fu picchiata) ed a
queste
rispose che lei avrebbe lasciato l'incarico solo dopo le nuove elezioni,
proponendo di anticiparle di un anno (si sarebbe dovuto votare nel 2001,
alla scadenza naturale dei quattro anni).

Nei giorni successivi al 5 ottobre si procedette alle nuove elezioni dei
rappresentanti sindacali impedendo però ai dirigenti del sindacato
autonomo
di potersi candidare. Per questi motivi il sindacato nazionale ha
dichiarato
non valide tali elezioni, ma i rappresentanti sono ancora in carica.
Alle elezioni sindacali anticipati si sarebbe dovuto andare il 23 e 24
novembre: su più liste sindacali e con commissioni elettorali con
presenza
paritetica dei diversi sindacati. Due giorni prima del voto il sindacato
"indipendente" si è ritirato dalla competizione e le due televisioni
locali
annunciavano che le elezioni erano state annullate.

Da allora, nelle esperienze sindacali alla Zastava, la polemica
sindacale
non si è tanto svolta tra due sindacati, ma tra i dirigenti del
sindacato
"autonomo" e comitati di iniziativa.

Il vicepresidente del sindacato autonomo per l'intero gruppo Zastava è
un
lavoratore in distacco retribuito dello stabilimento "21 Ottobre" che
proprio nei giorni della nostra presenza ha ricevuto una lettera dai
nuovi
rappresentanti, eletti nello stabilimento di veicoli industriali nei
giorni
successivi al 5 ottobre, in cui si dichiara se se non darà le dimissioni
dall'incarico sindacale non percepirà più la retribuzione. Minaccia del
tutto impropria, ma non priva di senso rispetto ad altri avvenimenti
pure
indicativi della situazione esistente.
In particolare due. Quello avvenuto nello stabilimento auto, dove la
Direzione aziendale ha chiuso l'ufficio del sindacato "autonomo"
riconoscendo come interlocutore il comitato di iniziativa e la
decisione,
sempre della Direzione, di non versare più i contributi sindacali pur
continuando a trattenerli ai lavoratori. Nel primo caso, un tribunale ha
deciso la riapertura della sede del sindacato autonomo.
Resta il fatto che i lavoratori non votano.

Durante la consegna dei regali e dei soldi delle adozioni, nella sala
erano
presenti i dirigenti del sindacato "indipendente". Al termine della
consegna
abbiamo avuto un incontro con loro.
Ci hanno comunicato che una parte dei lavoratori, genitori dei bimbi da
noi
adottati, erano loro aderenti e chiedevano di avere una interlocuzione
con
noi. A questa abbiamo risposto affermativamente sottolineando che
rispetto a
bambini adottati noi non abbiamo fatto, ne faremo mai differenze
rispetto al
sindacato di appartenenza del loro padre o della loro madre. Ed alla
richiesta se potevamo aiutare due ragazze ammalate abbiamo consegnato
loro
il nostro indirizzo e i numeri di telefono e fax per poter ricevere le
schede delle bimbe ammalate e poterle aiutare. Speriamo che le schede
giungano, perché i fatti chiariscono molto di più delle intenzioni.

Rispetto alla situazione sindacale la discussione si è concentrata sulla
situazione politica, il sindacato "Nazavistnost" è - come è noto- anche
un
partito della DOS, ma non poteva essere diversamente, è stato molto
difficile esaminare gli aspetti relativi al futuro della fabbrica.
Abbiamo sottolineato come sia sempre sbagliato riprodurre sul piano
sindacale le divisioni politiche pur sapendo che le loro esperienze ed i
loro modi di concepire il sindacato sono molto diversi dai nostri.
Abbiamo insistito sulle elezioni sindacali, ma ci è stato risposto che
sono
impossibili quando i lavoratori sono a casa.
Intanto non votano.



L'incontro con le ragazze ed i ragazzi, con le famiglie.

L'incontro del 4 gennaio è il secondo che facciamo. Il ghiaccio si è
rotto.
In quello di fine ottobre era presente un diffuso senso di disagio sia
in
chi consegnava le buste con i soldi, sia in chi le riceveva. Prendevano
i
soldi, firmavano il registro della ricevuta, ci stringevano la mano,
lasciavano la sala. I bimbi sorridevano perché i soldi facevano comodo
alla
famiglia. Ma il disagio era evidente.
Grazie ai lavoratori del Politecnico di Torino, ai responsabili del loro
dopolavoro ed al Rettore ci è stata offerta l'opportunità di far
giungere ai
bambini che abbiamo adottato gli stessi regali per il natale dati ai
lavoratori del Poli: a seconda se maschi o femmine e della età. I nostri
bambini sono di religione ortodossa, le loro feste natalizie cadono il 6
e 7
gennaio ed abbiamo deciso di consegnarli assieme ad un contributo di due
mensilità per le adozioni a distanza.

Con la donazione stanziata dal Politecnico di Torino è stato possibile
non
solo acquistare i regali, ma anche acquistare una quantità di barattoli
di
cioccolato, 363 KG di "nutella ferrero", da donare a tutti i bambini. Un
barattolo a testa, il resto andrà alle famiglie più povere.
Ora il regalo (e la nutella) ai bimbi ha reso molto meno impersonale il
rapporto. Erano presenti 165 famiglie sulle 178 previste e molte si sono
fermate. La giovane campionessa di danza si è esibita nel ballo anche in
assenza della musica, riscotendo gli applausi; il giovane campione di
basket
non si è esibito ma è stato salutato da tutti.

Molte ragazze e molti ragazzi hanno aperto subito i regali. Ci è toccato
firmarne alcuni, prima i palloni di calcio e di basket, poi anche le
buste
delle donazioni.

Ritornando ci siamo detti che dovremo portare sempre un regalino per i
bambini.
Vederli sorridere felici, in fondo lo facciamo per questo.
Perché non ci serbino rancore per la guerra.
Perché prevenire è meglio che curare. Meglio sereni nel loro paese che
in un
campo di accoglienza perché clandestini.
La lotta alla destra si fa anche così.


Nota a cura di Filippo Elia e di Fulvio Perini

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Bollettino di controinformazione del
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Sito WEB : http://digilander.iol.it/lajugoslaviavivra

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