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Monumenti in Kosovo

1) MISSING – Gračanica: Spomenik kao brana zaboravu [inaugurato memoriale ai desaparecidos serbi a Gracanica]
2) A Vitina distrutto il Monumento in memoria della lotta di liberazione dal nazifascismo
3) Gračanica retrouve son monument à Miloš Obilić


Vedi anche:

Predsenik Tito na Gazimestanu / Il presidente Tito in visita al grande memoriale di Gazimestan (Kosovo Polje)


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Gračanica: Spomenik kao brana zaboravu (RTV KIM, 17/mar/2014)

Povodom obeležavanja martovskog pogroma umetnička instalacija MISSING postavljena je danas ispred Doma kulture u Gračanici…



Gračanica: Spomenik kao brana zaboravu

17.03.2014

Povodom obeležavanja martovskog pogroma umetnička instalacija MISSING postavljena je danas ispred Doma kulture u Gračanici. Tom prilikom članovi Udruženja porodica kidnapovanih i nestalih „Kosovske žrtve“ pozvali su nadležne da se pitanje nestalih reši.

Plato ispred Doma kulture u Gračanici mesto je gde se sada nalazi spomenik koji seća na sve nestale u ratu 1999. godine. Umetničko delo MISSING koje je na dan sećanja na martovski pogrom postavljeno u Gračanici rad je autora Gorana Stojčetovića. 
„Ne mogu da prihvatim da se mnoge stvari guraju u ćošak i da nisu drušveno aktuelne. Ja se kao umetnik inače bavim temama koje društvo izbegava, tako da je ovo deo moje lične umetničke poetike. Ovo ovde mi je bilo i lično potrebno jer na ovim slikama su moji rođaci, prijatelji i komšije, a 15 godina o njima se ništa ne zna“, rekao je Stojčetović.
Iz Udruženja porodica kidnapovanih i nestalih kažu će i dalje biti istrajni u svojoj borbi za istinu i pravdu za sve nestale i stradale na Kosovu.
„Trudimo se da budemo istrajni u borbi da se sazna istina za svako nestalo lice, da se procesuiraju ratni zločini i da se dođe do pravde za sve žrtve. Želimo da ovaj spomenik bude trajna opomena i pokazatelj da se nikada i nikome na ovim, i bilo kojim prostorima, ne dogodi ono što se dogodilo nama“, rekla je predsednica ovog udruženja Nataša Šćepanović.
Gradonačelnik Gračanice Branimir Stojanović rekao je da je čekanje na pravdu nešto što će nas uvek podsećati na 17. mart.
„Ono što će nas svakako podsećati na 17. mart je čekanje pravde i sudskih presuda. U narednom periodu tražićemo da se pokrenu sudski postupci ne samo za 17. mart nego i za sve ono što nas i dalje boli“, istakao je Stojanović.
Iz Udruženja porodica kidnapovanih i nestalih pozvali su gradonačelnika Prištine da dozvoli da se ova instalacija i tamo postavi da podseća na sve nevino stradale.


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http://www.civg.it/index.php?option=com_content&view=article&id=407:kosovo-a-vitina-distrutto-il-monumento-in-memoria-della-lotta-di-liberazione-dal-nazifascismo&catid=2:non-categorizzato

Kosovo: a Vitina distrutto il Monumento in memoria della lotta di liberazione dal nazifascismo

Scritto da Enrico Vigna


Un monumento che era stato costruito in onore dei partigiani Serbi e Albanesi che combatterono contro l’occupazione nazifascista è stato distrutto nel centro del paese di Vitina da estremisti albanesi. L’atto vandalico è avvenuto sotto gli occhi della polizia kosovara, alcuni membri della quale hanno infatti tranquillamente osservato la distruzione del Memoriale, senza minimamente intervenire.    

Il fatto che che l’obiettivo non sia stato attaccato per motivi “etnici”, (era dedicato alla memoria sia dei serbi che degli albanesi) chiarisce ancora meglio la situazione di violenza, di sopruso e di aggressività presenti nella realtà del Kosovo “liberato”. Ma soprattutto fa capire quali sono i valori e le radici storiche cui si rifanno le forze secessioniste.

La memoria dei partigiani antifascisti del Kosovo, ormai annientata.

Il patrimonio e la memoria storica e culturale del Kosovo, fino al 2000 conservato nelle tradizioni della ex Jugoslavia, viene oggi sistematicamente rimosso e spesso distrutto dai “nuovi” governanti della provincia serba. Agim Gerguri, direttore dell'Istituto per la Protezione dei Monumenti in Kosovo, membro del consiglio di governo, ha dichiarato che nessun monumento legato alle vicende della Seconda guerra mondiale è sulla lista dei monumenti che lo “Stato” del Kosovo protegge. Un altro monumento jugoslavo sulla ex piazza “Fratellanza e Unità” a Pristina, sarà sostituito da un monumento al comandante UCK ucciso, Adem Jashari.

La sistematica e pianificata opera di distruzione dei Monumenti e Memoriali che ricordano il sacrificio dei combattenti serbi, albanesi e delle altre minoranze del Kosovo Methoija contro il nazifascismo nella Seconda Guerra mondiale può dare un idea  dellareatà vergognosa che esiste oggi in quella provincia; possono essere utili alcuni elementi di storia, che fanno capire da dove vengono le forze terroriste dell’UCK, i cui capi sono oggi ministri e politici vezzeggiati e protetti dall’occidente, e chi sono i loro maestri. "…Quando la Germania invase la Jugoslavia nel 1941, il popolo kosovaro fu liberato dai tedeschi. Tutti i territori albanesi di questo stato, come il Kosovo, la Macedonia occidentale e le regioni di confine del Montenegro furono riunificate con l'Albania propriamente detta. Furono ristabilite le scuole in lingua albanese, l'amministrazione del governo, la stampa e la radio solamente albanesi…" (Da: www.klpm.org, uno dei siti UCK).

Il progetto nazifascista della " Grande Albania "

Il Kosovo Metohija con la protezione di Hitler e Mussolini divenne il cuore del progetto della Grande Albania; il nazifascismo permise la realizzazione dell'ideologia della Grande Albania, teorizzata fin dal 1878 dalla Lega di Prizren, che prevedeva l’unificazione delle aree albanesi situate nei Balcani, dal Kosovo Metohija, alla Macedonia occidentale, dal Montenegro meridionale alla Grecia settentrionale. Dopo che la Germania ebbe invaso ed occupato la Jugoslavia nella primavera 1941, il grosso dell'attuale Kosovo-Metohija fu posto sotto il controllo del governo collaborazionista italo-albanese ed annesso all'Albania, allora occupata dall’Italia. Il movimento nazionalista albanese kosovaro legato alla Grande Albania pianificò l’assassinio dei civili serbi del Kosovo e si appropriò delle loro terre e case. Molte donne serbe del Kosovo furono sistematicamente violentate; così come sacerdoti ortodossi del Kosovo furono arrestati, torturati e uccisi. Chiese ortodosse e monasteri serbi furono attaccati e distrutti. Monumenti della cultura serba, cimiteri e tombe furono profanati e demolite. La primamilizia kosovara, composta da circa 1000 uomini, fu la "Vulnetari", cui furono affidati prevalentemente compiti di polizia locale.

Poi il movimento nazionalista per la Grande Albania formò nel Kosovo le forze militari delBalli Kombétari (Unione Nazionale, ovvero i Balisti, Partito Nazista Albanese), il Comitato albanesi del Kosovo ( esuli e rifugiati all’estero), e il 17 aprile 1944 la SS-Divisione Skanderbeg  (la 21° "Waffen-Gebirgsdivision SS") composta da 11.400 effettivi, due terzi dei cui membri erano kosovari albanesi musulmani.

La Divisione Skanderbeg aveva capi tedeschi e ufficiali e truppa kosovaro-albanese. In generale la politica tedesca era quella di organizzare unità militari volontarie fra i simpatizzanti nazisti dei paesi occupati. Fra tutte le nazioni occupate solo i serbi, i greci e i polacchi rifiutarono di formare unità volontarie naziste. Piuttosto che unirsi ai nazisti, come avevano fatto molti albanesi del Kosovo, i serbi organizzarono la più grande resistenza antinazista in Europa dopo quella sovietica. Sia i partigiani comunisti, la grande maggioranza, che i monarchici cetnici, di cui molte migliaia si incorporarono poi nell’AVNOJ, erano principalmente serbi, e combatterono i tedeschi e i loro alleati locali in tutta la Jugoslavia. I tedeschi reclutarono gli uomini della divisione Skanderbeg per combattere questi gruppi di resistenza, ma gli albanesi della Skanderbeg non avevano interesse ad affrontare i soldati; essi volevano principalmente terrorizzare i civili serbi, zingari ed ebrei locali. Molti di questi albanesi kosovari avevano prestato servizio in precedenza nelle divisioni SS bosniaco-musulmane e croate, note per i loro massacri di civili.La prima operazione della divisione Skanderbeg, nota come "Einsatztruppen", fu un'incursione contro gli ebrei, e la seconda fu lo sterminio del villaggio serbo di Velika, dove più di 400 serbi furono uccisi.Estremisti kosovari albanesi musulmani giocarono un ruolo attivo anche nella persecuzione degli ebrei. Infatti kosovari albanesi incorporati come truppe delle SS naziste partecipavano normalmente al rastrellamento degli ebrei del Kosovo che furono poi uccisi a Bergen Belsen. Si è stimato che 550 ebrei vivessero in Kosovo al momento dell'invasione nazista; 210 di essi, ossia il 38 per cento, furono uccisi.  "…La popolazione serba in Kosovo deve essere cacciata il prima possibile. I coloni serbi vanno ammazzati…". Così si esprimeva il leader fascista albanese Mustafa Kruja, nel giugno 1942. Mentre un altro capo albanese-kosovaro, Ferat-Bej Draga diceva: "…E' arrivato il momento di sterminare i serbi. Non rimarrà alcun serbo sotto il sole del Kosovo…”.

Sotto l'occupazione tedesca dal 1943 il terrore fu continuato dal famigerato Kosova Regiment (Reggimento Kosova), che devastà le zone da Pec a Prizren e Djakovica,  in tutto il Kosovo e Metohija. Gli storici hanno stimato una cifra tra i 30.000 e 40.000 Serbi uccisi in Kosovo. Oltre ad un numero sconosciuto di morti nei Campi di lavoro nazisti a Pristina e Mitrovica o uccisi dalle rappresaglie tedesche contro le azioni dei partigiani. Si stima che gli espulsi siano stati circa 100.000.
La pulizia etnica e l’esodo dei Serbi di quegli anni fu superato soltanto nel 1999, dopo la fine dei bombardamenti NATO, che costrinse oltre 230.000 serbi, rom, gorani, albanesi jugoslavisti, ebrei, ashkali e di altre minoranze alla fuga.

Tutto ciò fu possibile soprattutto grazie alla leadership politica e militare della “Seconda Lega di Prizren”, costituita il 16 settembre 1943da Xhafer Deva, un albanese kosovaro, in continuità ideale con la Lega di Prizren, fondata a fine ottocento in questa cittadina del Kosovo Methoija; anche oggi, dopo 15 anni di occupazione NATO, la cittadina è stata una delle roccaforti dei terroristi dell’UCK, che hanno terrorizzato e assassinato i serbi del posto (un dato su tutti: dei 20.000 serbi che vivevano lì fino al 2000, oggi ne restanomeno di dieci), radendo anche al suolo l’antico monastero ortodosso.

Nell’estate del 1999 quando i Tedeschi sono entrati a Prizren per la prima volta dopo la II Guerra mondiale, un corrispondente della NBC ha riportato: "…L'altra sera ero a cena con una gentile famiglia di kosovari musulmani, quando il discorso e' caduto sulle truppe NATO tedesche che entravano in città per farne il quartier generale del loro distretto di peacekeeping, il capofamiglia, un uomo abbastanza anziano da ricordare l'ultima volta che le truppe germaniche erano entrate a Prizren, disse che si sentivano tutti al sicuro ora. 'I soldati tedeschi sono eccellenti', egli disse. Poi aggiunse: “Lo so ben io, ero uno di loro”. Allora ha sollevato il braccio in un saluto nazista, ha detto 'heil' e si e' messo a ridere tutto contento…". (NBC, 18 giugno 1999)

Persino le autorità italiane in Kosovo parvero alquanto spiazzate dal terrore contro i serbi, e occasionalmente intervennero per prevenire attacchi albanesi, per lo meno nelle aree urbane. Cosi' riporta lo storico serbo jugoslavo Smilja Avramov: "…Le truppe italiane furono dislocate nelle città del Kosovo e agivano come forza contenitrice...".Carlo Umiltà, un ausiliario civile del Comando delle forze di occupazione italiane, descrisse diversi episodi in cui le truppe italiane aprirono il fuoco sugli albanesi per evitare massacri di serbi. A causa della scarsità di forze e dell'alleanza de facto fra albanesi e forze dell'Asse, questi tentativi di contenimento costituirono ben poca cosa. Tuttavia gli occupanti italiani riferirono il loro disgusto per le azioni degli albanesi alle autorità di Roma. L'esercito italiano riferì che gli albanesi "stavano dando la caccia ai serbi", e che "…la minoranza serba viveva in condizioni veramente miserevoli, continuamente perseguitata dalla brutalità degli albanesi che alimentano l'odio razziale…". Carlo Umiltà ha descritto alcune delle atrocità nelle sue memorie :"…gli albanesi stanno sterminando gli slavi…". Al diplomatico italiano si aggiungono le parole di Hermann Neubacher, il rappresentante del Terzo Reich per l'Europa sud-orientale: "…Gli schipetari avevano fretta di espellere il maggior numero possibile di Serbi dal paese…".

I tedeschi si arresero nel 1945, ma i resti dei gruppi nazisti e fascisti kosovaro-albanesi continuarono a combattere il governo jugoslavo ancora per sei anni, fino al 1951, e vi fu ancora una grande ribellione durata dal 1945 al 1948 nella valle della Drenica sotto il comando di Shabhan Paluzha. Corsi e ricorsi della storia: è proprio in questa valle, che e' stata l’epicentro del reclutamento UCK nel '98-'99, che sono avvenuti gli scontri più duri tra l’Esercito Jugoslavo e i terroristi dell’UCK.

Ciò che è avvenuto in Kosovo durante la Seconda Guerra Mondiale fu un processo sistematico  e pianificato di persecuzioni, che potrebbe essere definito un genocidio. Le ricostruzioni relative alla seconda guerra mondiale hanno occultato il ruolo degli estremisti albanesi del Kosovo nell’eccidio contro i serbi del Kosovo e il contributo dei kosovari albanesi all'Olocausto. Ma il passato nazifascista del Kosovo rimane una storia documentata e agli atti della storia. Ed è in queste radici e patrimonio che lo stesso UCK e la sua dirigenza hanno fondato il processo di secessione del Kosovo di oggi.

 

A cura di Enrico Vigna per KOSOVO NOTIZIE,

Forum Belgrado Italia  -   luglio 2014


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http://balkans.courriers.info/article25215.html


Kosovo : Gračanica retrouve son monument à Miloš Obilić


B92, 27 juin 2014
Traduit par Persa Aligrudić

Un monument consacré à Miloš Obilić, héros de la bataille médiévale de 1389 a été réinstallé dans l’enclave serbe de Gračanica. Cette statue se trouvait autrefois dans la ville d’Obilić/Obiliq, également située dans la banlieue de Pristina, mais elle avait été vandalisée en 1999.

Le monument a été inauguré à la veille de la célébration du 28 juin, jour de Vidovdan, la Saint Vitus. C’est la commune de Gračanica qui est à l’origine de cette décision d’ériger le monument conformément à la loi en vigueur au Kosovo. Le monument qui avait subi d’importants dommages, avait trouvé refuge durant 14 ans à la base de la KFOR à Obilić, puis dans l’enceinte du monastère de Gračanica.

Le monument de Miloš Obilić a été installé à l’endroit où se trouvait autrefois la mosaïque dédiée à la reine Simonide. Les passants interrogés ont exprimé leur satisfaction pour cette initiative des autorités locales.

Après la démolition du monument d’Obilic/Obiliq par des vandales, les soldats de la Kfor l’ont sauvegardé, tandis que le gouvernement norvégien a octroyé des fonds pour sa restauration.

Branimir Stojanović, le maire de Gračanica, estime que la situation s’est améliorée et que le monument a trouvé sa vraie place car il n’était pas possible de le réinstaller là où il avait été détruit. Il s’attend toutefois à des réactions de la part de certaines personnes qui seraient gênées par le monument..

Avec l’arrivée de la communauté internationale au Kosovo, presque tous les monuments érigés à la mémoire des grandes figures serbes ont été détruits. Ainsi ont été démolis, dans la seule ville de Priština, les monuments de Vuk Karadžić, Njegoš et Dositej Obradović.




(slovenscina / italiano)


Leggi anche:

Sulla vicenda dei Martiri di Bazovizza Bidovec–Marušič–Miloš–Valenčič, fucilati nel 1930
https://www.cnj.it/PARTIGIANI/basovizza.htm
https://www.cnj.it/VALORI/Bazovica.htm

Il Sindaco di Udine a Basovizza: “l'Italia deve riconoscere le sue responsabilità per la bonifica etnica”contro gli sloveni (di M. Barone, 8/9/2014)
http://xcolpevolex.blogspot.it/2014/09/il-sindaco-di-udine-basovizza-litalia.html

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http://www.primorski.eu/stories/trst/232262_vsi_smo_slovenski_partizani/#.VA1XVFd0mwF

«Vsi smo slovenski partizani!«

V Bazovici, na proslavi ob usmrtitvi štirih junakov, dva zanimiva govora

nedelja, 7. septembra 2014 | 18:10

Ob prisotnosti številnih političnih predstavnikov, s slovenskim obrambnim ministrom Romanom Jakičem na čelu, predvsem pa številnih pohodnikov in drugih udeležencev, je sončno nedeljsko popoldne v Bazovici minilo v znamenju hvaležnega spomina na štiri usmrčene antifašiste, ki so se v našo kolektivno zavest zapisali kot Bazoviški junaki. Tradicionalni proslavi, ki sta jo sooblikovala tudi proseška godba na pihala in Tržaški partizanski pevski zbor, sta borbeno in pomensko noto dala predvsem osrednja govornika - videmski župan Furio Honsell in tržaški novinar in pesnik Marij Čuk. Njuna govora je občinstvo večkrat prekinilo s ploskanjem, županu so prisotni namenili celo stoječe ovacije, kar se na bazovski gmajni ne zgodi ravno pogosto. Tudi zato, ker udeleženci tradicionalne proslave niso še slišali iz ust italijansko govorečega politika, da so bazoviški junaki "naši mučeniki" in da bi morali vsi pristni Evropejci ponosno izjaviti "vsi smo slovenski partizani", saj so se ravno Slovenci (s Hrvati) prvi uprli fašizmu. 
Čuk je daljše in razčlenjeno razmišljanje ob obletnici smrti Ferda Bidovca, Franja Marušiča, Zvonimirja Miloša in Alojza Valenčiča posvetil manjšini in številnim odprtim vprašanjem. Neenotno nastopanje je pogubno, bodimo ubrani in harmonični kot pevski zbor, je ob koncu pozval pesnik: danes nujno potrebujemo strnjenost, vsebino in kakovost!


https://www.facebook.com/notes/tržaški-partizanski-pevski-zbor-pinko-tomažič/discorso-di-furio-honsell-sindaco-di-udine-il-792014-per-i-martiri-di-basovizza/10152455464868392

Discorso di Furio Honsell, sindaco di Udine, il 7/9/2014, per i martiri di Basovizza


Presidente del Comitato per le onoranze degli eroi di Basovizza, Milan Pahor, Ministro Jakič, Ambasciatore Mirosič, Console Sergaš, Onorevole Blazina, Sindaci in rappresentanza delle vostre comunità, familiari e amici degli eroi, cittadine e cittadini antifascisti,
spoštovani, Vsi lepo pozdravljeni

con grande emozione prendo la parola oggi in un’occasione così intensa sia sul piano etico e politico, sia su quello umano. Sento profondamente il significato che questa ricorrenza ha per la comunità slovena di Trieste, e quindi deve avere per la città di Trieste tutta, per la nostra regione, per l’Italia e per tutti quei cittadini italiani e sloveni che sentono il dovere di riaffermare i valori di libertà, di pluralità, di solidarietà,  di uguaglianza, di pari opportunità, di giustizia, di democrazia. Valori che sono la nostra unica speranza per il progresso civile dell’umanità. Ma questa è anche un’occasione per condannare i fascismi e la loro barbarie, per condannare le politiche di omologazione che vogliono negare le specificità  e azzerare le differenze, togliendo così la dignità alle diverse identità e culture che sono invece gli autentici fondamenti delle comunità. 

La feroce politica di denazionalizzazione forzata, ma sarebbe più corretto dire di fascistizzazione, di cui fu fatta oggetto la popolazione di lingua slovena di queste terre a partire dagli anni venti da parte del governo Italiano di allora rimarrà per l’eternità simbolo di atrocità e barbarie. L’eliminazione delle scuole slovene prima, poi della lingua slovena dalle scuole e dalle chiese, la messa al bando delle associazioni culturali e addirittura sportive slovene, la chiusura dei giornali sloveni, la soppressione di qualsiasi attività culturale slovena e in lingua slovena, la progressiva eliminazione di cognomi e toponimi, sin dei nomi dei corsi d’acqua, sono tra le forme più abominevoli e più subdole di negazione della cultura di una comunità.  Particolarmente vigliacca fu la messa al bando dello sloveno nei tribunali negando così il diritto ai cittadini ad avere pari opportunità nel  potersi difendere. 

In aperta violazione dei trattati internazionali le autorità italiane non repressero le violenze fisiche di cui era fatta oggetto la minoranza slovena da parte degli squadristi, ma anzi con il rafforzarsi del Fascismo la violenza nei loro confronti fu legittimata sempre di più e crebbe a livelli più alti con l’incendio di varie Case del Popolo e del Narodni Dom a Trieste, per venire infine pienamente legalizzata con l’internamento dell’intellighenzia slovena e il trasferimento di insegnanti e clero sloveno.

Questa drammatica vicenda, così tragica per chi l’ha vissuta in prima persona o nelle narrazioni dei propri anziani, oggi non va inquadrata meramente come un problema di una minoranza oppressa, ma ne va colto il valore simbolico più ampio. Riconoscere e ammettere pienamente la responsabilità di questi atti di “bonifica etnica” è oggi un dovere, per un paese come l’Italia che non ha mai saputo fare i conti con i suoi crimini fascisti, per un paese che non ha avuto una sua Norimberga. E quest’oggi da autentici cittadini europei, cittadini di un’Europa antifascista che ha come motto “uniti nella diversità” e quindi sull’antitesi dell’idea di Europa nazifascista, dobbiamo dire siamo tutti partigiani sloveni “vsi smo slovenski partizani”. Questi eroi sono martiri universali perché hanno saputo resistere contro la dittatura, e non solamente esistere, hanno saputo sacrificarsi nel nome di valori e  diritti umani e civili per tutti noi. Sono i nostri martiri. 

Per onorare questi eroi barbaramente trucidati alle 5.43 del 6 settembre 1930, dopo atroci torture e un processo farsa, basterebbe pronunciare, anzi gridare i loro nomi, Ferdinand Bidovec di anni 22, Franjo Marušič di anni 24, Zvonimir Miloš di anni 27 e Alojz Valenčič di anni 34, unendo ad essi  anche il nome dell’eroe croato istriano Vladimir Gortan, fucilato a Pola il 17 ottobre del 1929. 

Quanto erano giovani e quanto erano coraggiosi. Avevano capito che era importante resistere, che a un certo punto giunge l’ora di agire. Quanto sarebbe stato più facile, allora, ma forse in tutte le epoche, essere invece spettatori piuttosto che attori. Questi giovani capirono invece prima degli altri che la vera etica è quella che impone di reagire  perché l’attesa, ma soprattutto l’indifferenza, di fronte all’ingiustizia, sono già complicità.  E oggi nella perdurante crisi antropologica, prima ancora che economica che stiamo vivendo, della quale i giovani sono le prime vittime non possiamo non trarre profonda ispirazione dall’età giovanissima di questi eroi. Dai giovani nasce la libertà e la giustizia. Erano giovani ma erano già dei giganti.

La solenne occasione di oggi è piccola cosa di fronte alla grandezza della loro epopea. Ma nondimeno è un’occasione importantissima per noi per rinnovare il significato universale di quanto seppero dimostrare con le loro gesta. Questi eroi sono un modello da non dimenticare. E mi sento profondamente onorato nell’avere l’opportunità di prendere parte a questa manifestazione in rappresentanza di tutta la comunità udinese.

Il Fascismo è infatti sempre in agguato, soprattutto in Italia. Come disse Gobetti all’indomani della marcia su Roma: “Questa non è una rivoluzione ma una rivelazione degli antiche mali d’Italia”.  In ogni epoca c’è il rischio di una deriva fascista, di una deriva totalitaria. L’abbiamo visto anche in anni recentissimi in Italia e oggi in altri paesi della “civilissima” Europa. La deriva fascista è lenta, quasi impercettibile, si alimenta di consensi diffusi costruiti sui pregiudizi e sui luoghi comuni, fino a quando è troppo tardi, e perduti i diritti democratici si instaura la dittatura. E allora ci vuole una sanguinosa lotta di Liberazione per potersene liberare. Questa è l’unica grande lezione del XX secolo, il tragico secolo breve. Bisogna dunque resistere sempre e non stancarsi mai di condannare il fascismo stigmatizzandone i segnali deboli quando fanno “capolino”. Ma non basta essere consapevoli dei rischi del fascismo, bisogna vivere l’impegno antifascista quotidianamente anche quando sembra che il rischio sia lontano. Per questo motivo occasioni come questa, non sono mere cerimonie retoriche, ma sono invece occasioni molto significative anche sul piano etico e politico.

Ma questa giornata è molto importante anche sul piano storico, perché è l’occasione per sottolineare quanto forse è poco conosciuto, oppure viene dimenticato, o addirittura deliberatamente misconosciuto: la portata europea della resistenza antifascista slovena e croata a Trieste e Gorizia, sul Carso, in Istria e nel litorale. 

Vi ringrazio anche personalmente per avermi dato l’opportunità oggi di rendermene pienamente conto, e di rendermi interprete di questo fatto che purtroppo è ancora troppo poco noto, e che andrebbe invece fatto conoscere di più anche nelle scuole: “quello che si diffuse nei territori sloveni a partire dagli anni venti fu la prima autentica forma in Europa di antifascismo come movimento diffuso in un popolo.”  Se si pensa a quale consapevolezza avesse, negli stessi anni, l’opinione  pubblica, soprattutto italiana, esaltata dalla mistificazione e dalla propaganda fascista, si coglie pienamente la grandiosa portata ideale e profetica della comunità slovena. A parte alcuni settori dell’élite intellettuale antifascista e i membri del Partito Comunista, pochissimi in Italia seppero rendersi conto allora di quanto stava avvenendo.  La piena consapevolezza nella popolazione italiana e il dissenso esplicito al fascismo arrivarono solamente dopo le prime sconfitte militari nella guerra imperialista dell’Italia a fianco della Germania, quindi quasi vent’anni dopo. In Italia un’autentica presa di coscienza dal basso, un convinto sentimento antifascista e lo slancio ideale resistenziale si diffusero in un movimento collettivo e in un bisogno di partecipazione attiva, sia di resistenza armata che di resistenza civile, solamente dal 1943 in poi. 

Solamente allora la popolazione italiana divenne ciò che mirabilmente espresse  Calamandrei e oggi è riportato sul monumento alla Resistenza a Udine: “Quando io considero questo misterioso e meraviglioso moto di popolo, questo volontario accorrere di gente umile, fino a quel giorno inerme e pacifica, che in una improvvisa illuminazione sentì che era giunto il momento di darsi alla macchia, di prendere il fucile, di ritrovarsi in montagna per combattere contro il terrore, mi vien fatto di pensare a certi inesplicabili ritmi della vita cosmica , ai segreti comandi celesti che regolano i fenomeni collettivi, come le gemme degli alberi che spuntano lo stesso giorno, come le rondini di un continente che lo stesso giorno s’accorgono che è giunta l’ora di mettersi in viaggio. Era giunta l’ora di resistere, era giunta l’ora di essere uomini: di morire da uomini, per vivere da uomini.“

È decisivo sia sul piano etico che storico riconoscere oggi come i primi a prendere coscienza che in Italia si stava delineando un abominevole e barbaro mostro fascista fu proprio la popolazione di lingua slovena di Trieste e del goriziano, così barbaramente brutalizzata. Furono loro questi eroi i primi antifascisti d’Europa. A loro il merito e l’onore.  La loro è una grande lezione di civiltà e di libertà della quale tutti siamo debitori. Se solamente i cittadini italiani avessero guardato a questi loro concittadini sloveni quanto avrebbero saputo riconoscere prima i segnali di una tragedia che avrebbe di li a poco travolto tutti. Quanto dolore e quanta sofferenza e violenza contro innocenti si sarebbero potute evitare. 

Va dunque ribadito “quant’era pien di sonno”, come direbbe Dante, la coscienza italiana in quegli anni, e va riconosciuta e condannata la violenza contro la popolazione slovena e croata che l’esercito fascista avrebbe ancora perpetrato nel ventennio successivo culminata con l’invasione della Slovenia stessa nel 1942, fino alla repressione e ai rastrellamenti di Lubiana e alla deportazione in massa dei dissidenti sloveni nei campi di concentramento italiani, come quello di Gonars. 

Qui sul Carso e in Istria e nel litorale la grande anima slovena fu invece profetica della tragedia ma anche della Liberazione. Per cosa combattevano quei giovani se non per un futuro di dignità che non avevano mai potuto veramente conoscere, ma solamente immaginare con la forza dei loro ideali. Quale consapevolezza avevano questi ragazzi che furono i pionieri della Resistenza antifascista, come movimento di popolo, in Europa! Proprio la giovane età di questi eroi ci fa capire quanto fosse profonda e radicata nella comunità slovena questa consapevolezza di libertà e di giustizia. 

Manifestazioni come questa sono anche importanti perché sono momenti nei quali bisogna ribadire e combattere il revisionismo storico che proprio a Basovizza assume un significato ancora più drammatico. La tragedia dei profughi italiani dall’Istria e dalla Dalmazia, del dopoguerra, non deve essere sottovalutata e dimenticata, furono anch’essi vittime, vittime della tragedia della guerra imperialista nazifascista. Ma ricordare Basovizza, come purtroppo viene fatto, solamente per la sua Foiba, e non per questi eroi, è una mistificazione che non aiuta a capire la Storia e quindi a non ripetere gli errori e gli orrori. Accresce solamente i pregiudizi, gli stereotipi e offende la memoria di questi eroi. Va riconosciuto invece che la retorica delle foibe è stata inventata dalla propaganda nazista già nel 1943, paradossalmente addirittura prima che accadessero i fatti drammatici per i quali oggi è stata istituita la giornata del ricordo. È decisivo per costruire un’Europa di pace e convivenza che si riconoscano invece i crimini fascisti e ci si liberi dalle mistificazioni riconoscendo le tragedie senza fare una contabilità delle vittime e ricercare inqualificabili giustificazioni. Vanno dunque respinti e condannati tutti i tentativi di riscrivere la Storia. Le responsabilità non si cancelleranno mai. La forza oscurantista del revisionismo è sempre in agguato come dimostrano i numerosi (13) attentati anche contro questo monumento.

Concludo con tre brevi considerazioni. La prima è che il monumento più importante per una comunità è costituito dalla propria lingua, quella slovena qui. Non fu certo a caso se la violenza legalizzata fascista si abbatté con tanta ferocia proprio contro la lingua slovena. La lingua è cultura. Il bisogno di identità di una comunità e di un popolo si realizza attraverso le proprie narrazioni. Ed è proprio la lingua nella quale queste narrazioni sono espresse che diventa essa stessa la prima e autentica narrazione, “il mezzo stesso è messaggio” La lingua è narrazione di identità allo stato puro. Un appello quindi che come riscatto per questi martiri siano sempre più le occasioni per tutti i giovani di questi territori italiani e sloveni di poter imparare lo sloveno. Tutte le scuole dovrebbero insegnare lo sloveno, almeno in questa regione, molte di più dovrebbero diventare almeno bilingui.

L’importanza della Resistenza slovena è decisiva proprio per capire il senso della nuova cittadinanza Europa che dobbiamo costruire. I nazionalismi quando diventano fondamentalismi generano mostri. La Resistenza slovena in queste terre fa invece capire come possa esserci una difesa della propria identità che non è distruzione del diverso ma anzi è opportunità di confronto con il diverso. Il pluralismo è il più grande valore democratico da difendere oltre ad essere una grande opportunità. Si conosce se stessi anche per contrasto. L’idea di Europa nazifascista prevedeva un’omologazione totale e l’azzeramento delle differenze, l’Europa nata della Resistenza invece fa delle differenze il proprio fondamento: “unita nella differenza” è il suo motto. I nazionalismi sono un dramma quando diventano, come in recente movimenti politici anche in Italia, rifiuto e annientamento del diverso, le identità sono invece delle opportunità di arricchimento quando sono vissute con orgoglio e tolleranza come viene fatto qui.  L’Europa per realizzarsi pienamente deve infatti abbandonare il concetto ottocentesco di stati-nazione. L’intera Europa va sentita come propria patria, la pluralità di lingue e culture va cementata dai comuni valori di democrazia e tolleranza.

Un ultima riflessione riguarda il dilemma vissuto così profondamente nella Resistenza slovena in queste terre: Resistenza legale oppure Resistenza clandestina e armata. Il XX secolo ha dimostrato che purtroppo quando la democrazia scompare, l’azione ancorché armata è inevitabile. E questo è un motivo in più per difendere quindi strenuamente la democrazia e i diritti delle minoranze. Siamo infatti tutti minoranza, membri di qualche minoranza. Se una minoranza viene delegittimata, in quanto tate, da un governo diventiamo tutti potenzialmente delle vittime. Per questi motivi,  come giustamente viene ricordato qui a Basovizza, questi martiri hanno dato la loro vita anche per tutti noi indipendentemente dalla nostra lingua madre. La loro battaglia per il pieno riconoscimento dell’identità slovena è una battaglia che hanno condotto anche per la nostra identità, per l’Umanità, per la democrazia.

Grazie dunque Ferdinand, Franjo, Zvonimir e Alojz, per i vostro sacrifico, il nostro impegno antifascista e democratico e la difesa della cultura e lingua slovena sarà il vostro riscatto. 

Come dice il poeta Miroslav Košuta:  
E che mai non muoia il ricordo 
Di un tempo che non deve fare ritorno

In da nikdar ne zamre spomin
Na čas, ki naj se ne povrne

Concludo facendo mia la frase eroica con la quale ha concluso la sua esistenza terrena il giovanissimo Ferdo Bidovec:  
Živela Jugoslavija – Smrt Fašizmu.

Viva la Resistenza dei popoli al fascismo, viva la verità, la libertà e la giustizia! Viva i diritti delle minoranze.

Furio Honsell, sindaco di Udine

Basovizza, 7 settembre 2014



(english / italiano / deutsch)

Assecondare la smania di guerra della NATO?

0) LINKS
1) Stanko Vuleta Letter to The National Post (Canada)
2) Manlio Dinucci: NATO, il sipario di guerra aperto su due fronti / NATO opens its curtain of war on two fronts
3) Da Vicenza e Aviano parà Usa per war games in Ucraina (Antonio Mazzeo)
4) O l’Europa o la Nato (Tommaso Di Francesco)


=== 0: LINKS ===

Scenari di guerra e di pace dell'anno quattordici (Carlo Tia, 7 marzo 2014)
Piano Usa: guerra in Europa, prima che crolli il dollaro (7/3/14)

The Ukraine, Corrupted Journalism, and the Atlanticist Faith (By Karel van Wolferen • August 14, 2014)

«Devo lasciare 20 persone a casa». Il blocco russo fa le prime vittime (22 agosto 2014)
Frutta e verdura invadono i supermercati veneti, i prezzi crollano. La Gambaro, azienda agricola di Noale, costretta a non rinnovare i contratti

La Nato si prepara alla guerra in Ucraina? (di Alessandro Avvisato, 27 Agosto 2014)
http://contropiano.org/politica/item/25977-la-nato-si-prepara-alla-guerra-in-ucraina

NATO steps up military preparations against Russia (Kumaran Ira / WSWS, 28 August 2014)

Ucraina, un salto di qualità nell’attuale tendenza alla guerra (Collettivo Genova City Strike, 28 agosto 2014)
http://www.noisaremotutto.org/2014/08/28/ucraina-un-salto-di-qualita-nellattuale-tendenza-alla-guerra/

Western threats against Russia increase danger of nuclear war (By Johannes Stern / WSWS, 30 August 2014)

Several NATO officers blocked in Ukraine's Mariupol — militia (ITAR-TASS, September 01, 2014)

La politica di guerra verso la Russia colpirà anche le lavoratrici e i lavoratori del nostro paese (di Mauro Gemma, 1 Settembre 2014)

Ucraina, Nato pronta a schierare 4mila soldati contro Putin. Rasmussen: "Ci saranno le 'punte di lancia', forze di intervento immediato" (Marco Galdi, Ansa – 01/09/2014)

Belgium: "Russia is an adversary, not a partner" - NATO Secretary General Anders Fogh Rasmussen at Press conference (1/9/2014)

Seventy-five years since the outbreak of World War II (Barry Grey / WSWS, 1 September 2014)
Under conditions of mounting social tensions and deepening economic crisis, the imperialist ruling classes are recklessly pushing the conflict over Ukraine to the point of open warfare between NATO and Russia.
http://www.wsws.org/en/articles/2014/09/01/pers-s01.html

US and Europe escalate provocations against Russia (By Johannes Stern / WSWS, 1 September 2014)
This weekend's EU summit in Brussels marked a major escalation of threats against Russia, raising the specter of full-scale war between Russia and NATO.

Russia to adjust military doctrine due to NATO expansion, Ukraine crisis (RT, September 02, 2014)

Nato, maxi esercitazione nell'est Europa per dare un segnale a Putin. Partecipano anche le truppe d'assalto italiane (L'Huffington Post, 02/09/2014)

Ukraine and the militarization of Europe (Peter Schwarz / WSWS, 2 September 2014)

La Nato prepara una forza di reazione rapida contro Mosca (Marco Santopadre, 02 Settembre 2014)

Ein Ring um Russland (NATO-Gipfel – GFP, 03/09/2014)

European sanctions complement military aggression against Russia (By Clara Weiss / WSWS, 5 September 2014)

France stops deal to deliver Mistral helicopter carrier ships to Russia (By Stéphane Hugues / WSWS, 5 September 2014)

Italia-Russia, il pericoloso gioco delle sanzioni. Lettera degli imprenditori a Squinzi (Fabio Sebastiani, 3 Settembre 2014)

Italia, pronta alla guerra contro la Russia di Putin: invia un centinaio di parà della Folgore (3 Settembre 2014)

“Militari italiani per l’Ucraina”. Ma a qualcuno interessa impedire la Terza Guerra Mondiale? (F. Santoianni)

US and NATO step up military preparations against Russia (By Niles Williamson / WSWS, 3 September 2014)

German President Gauck threatens Russia with war (By Peter Schwarz / WSWS, 3 September 2014)

Permanent Ceasefire Announced in Ukraine (TeleSur, 3 September 2014)

Ucraina, nonostante l'accordo Mosca-Kiev, la Nato fa partire le esercitazioni (Fabio Sebastiani, 4 settembre 2014)

Nato, un vertice di guerra (Marco Santopadre, 05 Settembre 2014)

Il punto di Giulietto Chiesa - 5 settembre 2014

Capitalist breakdown and the drive to war (Nick Beams, 6 September 2014)
Just as in the period prior to 1914, a deepening breakdown of the global capitalist system is fuelling the drive to a new world war.

German media steps up its warmongering (By Johnnes Stern / WSWS, 6 September 2014)

German government discusses massive increase in military spending (By Christoph Dreier / WSWS, 6 September 2014)

Ucraina, tregua già violata e nervi tesi (Marco Santopadre, 6 Settembre 2014)


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Do as I say …
Re: Russia Blusters, NATO Cowers, editorial, Sept. 3.

Accusing Russia of attacking Ukraine, NATO Secretary-General Anders Fogh Rasmussen said that, “This is the first time since the end of the Second World War that one European country has tried to grab another’s territory by force.” Maybe the Secretary-General has a case of amnesia, because, if memory serves, NATO countries themselves did just this just 15 years ago, when they attacked Serbia and grabbed the Serbian territory of Kosovo by force.
In the same speech, Mr. Rasmussen also said, “We strongly condemn Russia’s repeated violations of international law. This begs the question: Was he referring to the same international law that NATO countries violated when they attacked Serbia in 1999?

Stanko Vuleta, president, The Ottawa Serbian Heritage Society, Ottawa.


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NATO, il sipario di guerra aperto su due fronti 

di Manlio Dinucci, su Il Manifesto del 4.9.14 

Si apre oggi a Newport nel Galles il Summit dei capi di stato e di governo dei 28 stati della Nato, che prenderà «decisioni chiave su come affrontare le attuali e future sfide alla sicurezza», attribuite alla «aggressione militare della Russia contro l’Ucraina» e alla «crescita dell’estremismo e della conflittualità settaria in Medio Oriente e Nord Africa». Un Summit «cruciale», attraverso cui gli Stati uniti, che conservano l’indiscussa leadership nella Nato, mobilitano gli alleati europei contemporaneamente su due fronti di guerra. In Europa, in poco più di sei mesi, è saltata la «distensione» e si è ritornati a una situazione per certi versi più pericolosa di quella della guerra fredda. Come è potuto accadere? Per capirlo, occorre riandare al momento in cui, nel 1991, la scomparsa dell’Urss e del suo blocco di alleanze crea nella regione europea una situazione geopolitica interamente nuova. Gli Stati uniti, rimasti l’unica superpotenza, cercano di trarne il massimo vantaggio, varando una nuova strategia in cui dichiarano «di fondamentale importanza preservare la Nato quale canale dell’influenza statunitense negli affari della sicurezza europea». A tal fine occorre «impedire la creazione di dispositivi di sicurezza unicamente europei, che minerebbero la Nato» (Defense Planning Guidance). Contemporaneamente, mentre usano la Nato per mantenere la loro leadership sull’Europa occidentale, gli Usa se ne servono per andare alla conquista di quella orientale. Demolita con la guerra la Jugoslavia, la Nato si estende a est, inglobando tutti i paesi dell’ex Patto di Varsavia, due della ex Jugoslavia e tre dell’ex Urss. Entrando nella Nato, i paesi dell’Est vengono a dipendere più da Washington che da BruxelIes. Qualcosa però inceppa il piano di conquista: contrariamente a quanto previsto, la Federazione russa si riprende in gran parte dalla crisi del dopo guerra fredda, stringe crescenti relazioni economiche con l’Unione europea, fornendole il grosso del gas naturale, e apre nuovi sbocchi commerciali con la Cina e altri paesi asiatici. Ciò mette in pericolo gli interessi strategici statunitensi. È a questo punto che scoppia la crisi in Ucraina: dopo aver assunto con un lavoro di anni il controllo di posizioni chiave nelle forze armate e addestrato i gruppi neonazisti, la Nato promuove il putch di Kiev. Costringe così Mosca a muoversi in difesa dei russi di Ucraina, esponendosi alle sanzioni: una lama a doppio taglio, in quanto le controsanzioni russe danneggiano l’Unione europea, facilitando il piano della partnership transatlantica per il commercio e gli investimenti attraverso cui Washington cerca di accrescere l’influenza statunitense sulla Ue. Contemporaneamente, sotto guida Usa, la Nato estende la sua strategia al Nord Africa e Medio Oriente, e oltre fin sulle montagne afghane e nella regione Asia/Pacifico. L’obiettivo strategico resta quello enunciato nella Defense Planning Guidance: «Il nostro primo obiettivo è impedire che qualsiasi potenza domini una regione le cui risorse sarebbero sufficienti a generare una potenza globale». Oggi soprattutto in Asia, dove – sulla scia degli accordi russo-cinesi, che vanificano le sanzioni occidentali contro la Russia aprendole nuovi sbocchi a est – si prefigura la possibilità di una unione eurasiatica in grado di controbilanciare quella Usa-Ue. La demolizione della Libia con la guerra, l’analoga operazione lanciata in Siria (finora non riuscita), il rilancio della guerra in Iraq, l’uso a doppio taglio di formazioni islamiche (sostenute per abbattere i governi presi di mira, usate quindi per giustificare altri interventi armati) rientrano nella strategia Usa/Nato. Dove ci porta tutto questo? In altre guerre, in scenari sempre più pericolosi di confronto tra potenze nucleari. In una accelerazione della corsa agli armamenti e, di conseguenza, della spesa militare. Uno dei punti all’ordine del giorno del Summit è quello che i paesi della Nato debbano «spendere la giusta quantità di denaro per dotarsi di forze a spiegamento rapido, migliore addestramento e armamenti moderni». Si prospetta dunque un aumento della spesa militare: quella italiana, secondo i dati ufficiali della Nato, ammonta a 56 milioni di euro al giorno, più la spesa per le missioni militari all’estero e altri stanziamenti extra-budget, che secondo il Sipri portano la spesa militare effettiva dell’Italia a quasi 70 milioni di euro al giorno. 

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NATO opens its curtain of war on two fronts

By Manlio Dinucci on September 4, 2014

Sept. 4 — The Summit of Heads of State and Government of the 28 states of NATO opens today in Newport, Wales, where these leaders will take key decisions “to ensure NATO is prepared to address current and future security challenges” that they attribute to “military aggression of Russia against Ukraine” and “growth of extremism and sectarian conflict in the Middle East and North Africa.” In this “crucial” summit, the United States, which retains the undisputed leadership in NATO, and its European allies will mobilize simultaneously on two war fronts. (Secretary General Anders Fogh Rasmussen’s press conference)

Europe, in little more than six months, has leaped out of the “Détente” stage back to a situation in some ways more dangerous than that during the Cold War. To understand how this happened, we must look back to the time when, in 1991, the demise of the USSR and its bloc of alliances in the European region created an entirely new geopolitical situation. The U.S., the only superpower left standing, tried to take full advantage of this situation, launching a new strategy in which Washington declared it “of fundamental importance to preserve NATO as the primary instrument of Western defense and security, as well as the channel for U.S. influence and participation in European security affairs.” To this end it was necessary “to prevent the emergence of European-only security arrangements which would undermine NATO.” (Defense Planning Guidance)

At the same time, while using NATO to maintain U.S. leadership over Western Europe, the U.S. also used NATO to carry out the conquest of Eastern Europe. Having demolished Yugoslavia with war, NATO extended its reach eastward, including all the countries of the former Warsaw Pact, two from the former Yugoslavia and three from the former Soviet Union. Entering into NATO, the countries of Eastern Europe have come to depend more on Washington than Brussels.

But something disrupted Washington’s plans for conquest: contrary to what was foreseen, the Russian Federation began to respond to the crisis of the post-Cold War, tightening its growing economic relations with the European Union by providing the bulk of its natural gas and opening up new business opportunities with China and other Asian countries. These steps threatened the strategic interests of the U.S.

It was at this point that the crisis broke out in Ukraine: After spending years of work to take control of key positions in the armed forces and training neo-Nazi groups, NATO promoted the Kiev coup of Feb. 22. This forced Moscow to move in defense of the ethnic Russians of Ukraine, which exposed Russia to sanctions. The sanctions policy is a double-edged sword: Russia’s counter sanctions harm the European Union and expedite the plan for transatlantic partnership for trade and investment, through which Washington seeks to increase U.S. influence on the EU.

At the same time, under U.S. leadership, NATO has extended its strategic reach into North Africa and the Middle East, and beyond the Afghan mountains and into the Asia/Pacific region. The strategic objective remains that which was set out in the Defense Planning Guidance: “Our first objective is to prevent any hostile power from dominating a region whose resources would be sufficient to generate global power.” Today, especially in Asia, where — In the wake of the Russian-Chinese agreements, frustrating the impact of Western sanctions against Russia by opening new outlets in the East – there looms the possibility of a Eurasian union to offset the U.S.-EU bloc.

The demolition of Libya by war, a similar operation launched in Syria (which has so far failed), the reprisal of the war against Iraq, the double-edged manipulation of Islamic formations (supported to bring down targeted governments, then used elsewhere to justify armed intervention) are all included in the U.S./NATO strategy.

Where does this lead? To other wars, to scenarios of increasingly dangerous confrontation between nuclear powers. To an acceleration of the arms race and, consequently, of military spending. One of the items on the agenda of the Summit is that NATO countries should “spend the right amount of money on deployable forces, training and modern equipment.”

What is likely, therefore, is an increase in military spending: Italy’s, according to official data of NATO, amounted to 56 million euros per day, plus the expenditure on military missions abroad and other extra-budgetary funds, which, according to the Stockholm International Peace Research Institute, bring current military spending in Italy to almost 70 million euros per day ($100 million)*. (Il Manifesto, Sept.4, 2014)

[*Translator’s note: The NATO Summit is scheduled to discuss raising NATO spending alone by $60 billion over 10 years; total military spending of NATO countries, according to SIPRI, is 70 percent of the more than $1.7 trillion total military spending worldwide. Official U.S. military spending is $640 billion per year, but this amount excludes certain expenditures that are military related, like the continuing costs of past wars, that if included might raise the total to over $1 trillion per year.]

Published Sept. 4 in the Italian newspaper, Il Manifesto, this article was translated to English by Workers World managing editor John Catalinotto.


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Da Vicenza e Aviano parà Usa per war games in Ucraina


di Antonio Mazzeo – venerdì 5 settembre 2014

Oltre duecento paracadutisti statunitensi stanno per essere trasferiti in Ucraina per partecipare ad una vasta esercitazione militare multinazionale. I parà appartengono tutti al 173rd Airborne Brigade Combat Team, il reparto d’élite aviotrasportato dell’esercito Usa di stanza a Vicenza. I war games si terranno dal 16 al 26 settembre nella parte occidentale del paese; le unità statunitensi raggiungeranno l’International Peacekeeping and Security Center di Yavoriv con voli cargo che decolleranno dalla base aerea di Aviano (Pordenone). Quella della 173^ brigata aviotrasportata di Vicenza sarà la prima presenza di truppe Usa in territorio ucraino dopo lo scoppio del conflitto interno.

L’esercitazione prenderà il nome di “Rapid Trident” e vedrà la partecipazione di 1,300 militari di 15 nazioni (Ucraina, Azerbaijan, Bulgaria, Canada, Georgia, Germania, Gran Bretagna, Lettonia, Lituania, Moldavia, Norvegia, Polonia, Romania, Spagna e Stati Uniti). “Saranno eseguite operazioni di peacekeeping, trasporto mezzi, pattugliamento, individuazione e disattivazione di materiale esplodente”, ha riferito il portavoce del Pentagono, colonnello Steve Warren. “L’esercitazione si terrà a Lviv, al confine con la Polonia, e contribuirà a promuovere la stabilità e la sicurezza regionale, rafforzare la partnership e favorire la fiducia con gli alleati, mentre migliorerà  l’interoperabilità tra il Comando delle forze Usa in Europa USAREUR, le unità terrestri dell’Ucraina e altri paesi Nato”. Il Pentagono ha annunciato inoltre di aver consegnato alle autorità di Kiev nuovi aiuti militari “non letali”, tra cui “caschi protettivi, dispositivi robot anti-esplosivi, sacchi a pelo, uniformi, sistemi di radiocomunicazione, giubbotti antiproiettile e kit sanitari”.

“Rapid Trident” era stata programmata inizialmente per il mese di luglio, ma il Comando di US Army in Europa aveva poi deciso di spostarla a settembre. L’esercitazione viene condotta annualmente in Ucraina sin dal 1995, anche se originariamente vedeva schierate solo unità nazionali e statunitensi. L’ultima edizione si è tenuta nel luglio 2013 e ha visto partecipare oltre un migliaio di militari di 17 paesi (Stati Uniti, Ucraina, Armenia, Azerbaijan, Bulgaria, Canada, Danimarca, Georgia, Germania, Gran Bretagna, Moldavia, Norvegia, Polonia, Romania, Serbia, Svezia e Turchia). Anche lo scorso anno hanno preso parte a “Rapid Trident” i paracadutisti del 173rd Infantry Brigade Combat Team di Vicenza, portando a termine oltre 300 lanci da elicotteri e aerei e l’addestramento delle unità ucraine al trasporto mobile aereo. L’esercitazione fu monitorata da “ispettori” del Comando per le forze terrestri della Nato di Izmir (Turchia).

In est Europa sono in corso altre importanti esercitazioni dell’Alleanza Atlantica con palesi obiettivi anti-russi. In un ampio territorio comprendente la Germania orientale e le Repubbliche baltiche, si svolge “Steadfast Javelin II”, a cui partecipano centinaia di militari di 13 paesi (Bulgaria, Canada, Germania, Gran Bretagna, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovenia, Stati Uniti e Italia, quest’ultima con i paracadutisti della Brigata “Folgore”), più due nazioni della Partnership for peace, Bosnia Erzegovina e Serbia. Una dozzina di cacciabombardieri F-15 e 180 militari statunitensi, provenienti dalla base di Lakenhealth (Gran Bretagna), sono impegnati invece in Bulgaria in un’esercitazione bilaterale di due settimane con le forze aeree locali. Da ottobre sino alla fine dell’anno si terrà invece una vasta esercitazione terrestre in Polonia e nelle Repubbliche baltiche a cui prenderanno parte 600 unità della 1^ Divisione cavalleria di US Army, proveniente da Fort Hood (Texas), con carri armati M-1 “Abrams”, blindati e velivoli corazzati.

Al Comando Nato di Bruxelles si approntano intanto i programmi per trasferire stabilmente in Europa orientale uomini e mezzi dell’Alleanza. Al recente vertice in Galles, è stata approvata la creazione di una forza di pronto intervento con “punte di lancia” (Spearhead), capaci di entrare in azione nel giro di 48 ore, con il supporto di aviazione, marina e forze speciali. La task force avrà a disposizione basi permanenti, depositi di munizioni e carburante e tutte le infrastrutture di supporto necessarie, nei paesi Nato prossimi alla frontiera con la Russia. Saranno avviate presto attività addestrative delle unità speciali e di pronto intervento dell’Europa orientale. Il governo polacco ha formalmente chiesto a Washington di trasferire stabilmente in Polonia perlomeno un gruppo di volo con cacciabombardieri F-16 a capacità nucleare, di stanza oggi ad Aviano. Il presidente della Romania, Traian Basescu, ha annunciato che prossimamente un contingente di 200 militari Nato, tra piloti, meccanici e tecnici di manutenzione di velivoli aerei sarà stazionato in uno scalo militare rumeno. Bruxelles ha infine dato un colpo di acceleratore al programma di allargamento Nato a Macedonia, Montenegro, Georgia, Bosnia-Erzegovina, Serbia e, ovviamente, all’Ucraina.
Il 173rd Airborne Brigade Combat Team di Vicenza è stato impiegato nei principali scacchieri di guerra mediorientali, in particolare in Iraq e in Afghanistan, dove più di un centinaio di suoi militari hanno perso la vita. Da qualche mese, i comandi generali della brigata e quattro battaglioni (due provenienti dalla base di Bamberg, Germania e due dalla base vicentina di Camp Ederle) sono stati trasferiti nel nuovo hub logistico-militare realizzato all’interno dell’ex aeroporto “Dal Molin” di Vicenza, rinominato “Camp Del Din”. I lavori infrastrutturali, avviati nel 2008, hanno comportato una spesa di 289 milioni di euro. Sono stati realizzati, in particolare, 31 nuovi edifici destinati a caserme-alloggio per 2.000 militari, magazzini, spazi operativi, officine di manutenzione velivoli, uffici e centri comando, due parcheggi multipiano per 800 auto e 50 motocicli, diversi centri sportivi. Con il trasferimento al “Dal Molin” dei due battaglioni della 173rd Airborne Brigade provieniti dalla Germania, il numero dei soldati Usa a Vicenza ha raggiunto le 4.000 unità.


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O l’Europa o la Nato

di Tommaso Di Francesco, su Il Manifesto del 03/09/2014

«La mag­gio­ranza dei mem­bri della Com­mis­sione Ue non capi­sce nulla di que­stioni mon­diali. Vedi il ten­ta­tivo di far entrare nella Ue l’Ucraina. È mega­lo­ma­nia… hanno posto a Kiev la scelta o Ue o Est… ci vuole una rivolta del Par­la­mento euro­peo con­tro gli euro­crati di Bru­xel­les, così si rischia la terza guerra mon­diale»: (prima di quelle di Ber­go­glio) sono le parole allar­mate dell’ex can­cel­liere tede­sco Sch­midt in un’intervista alla Bild di tre mesi fa che non parla ancora di ingresso esplo­sivo di Kiev. Peri­colo sul quale, con ten­ta­tivo non riu­scito di influen­zare le scelte di Obama che invece rilan­cia il riarmo atlan­tico sulla base del pre­sunto sconfinamento-invasione russa dell’Ucraina, si sono pro­nun­ciati gli ex segre­tari di Stato Usa Kis­sin­ger e Brze­zin­ski e per­fino l’ex capo del Pen­ta­gono dell’amministrazione Obama, Robert Gates che nel suo libro di memo­rie ha scritto: «L’allargamento così rapido della Nato a est è un errore e serve solo ad umi­liare la Rus­sia, fino a pro­vo­care una guerra». Non è ser­vito a nulla a quanto pare.
Lamen­tano i governi euro­pei che è in gioco l’unità ter­ri­to­riale dell’Ucraina e Fede­rica Moghe­rini, Mrs Pesc in pec­tore davanti al Par­la­mento euro­peo, per farsi per­do­nare di essere con­si­de­rata filo­russa dati gli inte­ressi dell’Eni, ha la fac­cia tosta di accu­sare: «È colpa di Putin». Se gli stava vera­mente a cuore l’unità ter­ri­to­riale dell’Ucraina, per­ché i governi euro­pei insieme alla Nato e agli Usa con tanto di capo della Cia John Bren­nan, sena­tori repub­bli­cani gui­dati da McCain e segre­ta­rio di stato Kerry tutti su quella piazza, hanno ali­men­tato e soste­nuto dalla fine del 2013 fino al mag­gio 2014 la rivolta, spesso vio­lenta e di estrema destra, di Piazza Maj­dan che ha rimesso di fatto in discus­sione l’unità ter­ri­to­riale del Paese. Men­tre l’ambasciatrice Usa man­dava affan… l’Europa. Era colpa di Putin anche la rivolta di piazza Maj­dan? Magari per­ché aveva soc­corso, pronta cassa, le richie­ste di Kiev quando l’Ue se ne lavava le mani in preda alla sua crisi?

E come dimen­ti­care che quella rivolta è stata nazio­na­li­sta ucraina e anti­russa, non solo anti-Putin, ma con­tra­ria ai diritti delle popo­la­zioni dell’est che ave­vano soste­nuto ed eletto Yanu­ko­vitch — certo cor­rotto, ma non meno dell’attuale Poro­shenko e del pre­mier dimis­sio­na­rio Yatse­nyuk. La rivolta di Maj­dan è stata nazio­na­li­sta anti­russa, con­tro gli inte­ressi poli­tici e sociali delle popo­la­zioni dell’est, di lin­gua russa all’80%, quando non pro­prio russe e comun­que filo­russe, legate alla Rus­sia per appar­te­nenze sto­ri­che, reli­giose e cul­tu­rali e per legame eco­no­mico impre­scin­di­bile e com­ple­men­tare alla pro­pria soprav­vi­venza, tutt’altro che garan­tita dall’associazione delle regioni dell’ovest all’Ue.

È lì, in quel soste­gno stru­men­tale e ideo­lo­gico, come se fosse un nuovo ’89, dato dall’Occidente euro­peo ed ame­ri­cano che si è con­su­mata l’unità dell’Ucraina che a quel punto si è asso­ciata all’Ue solo a metà.
Ora accade che il governo di Kiev dimis­sio­nato pochi giorni fa dal pre­si­dente Poro­shenko annunci, di fronte alla pre­sunta inva­sione — è il quarto allarme in due mesi — la richie­sta di ade­sione all’Alleanza atlan­tica. «Il governo ha sot­to­po­sto al par­la­mento un pro­getto di legge per annul­lare lo sta­tus fuori dei bloc­chi dell’Ucraina e tor­nare sulla via dell’adesione alla Nato» ha dichia­rato quasi in fuga il pre­mier uscente, già lea­der di Maj­dan, Yatse­niuk. E subito il segre­ta­rio della Nato Ander Fogh Rasmus­sen, ha ammic­cato: «Ogni paese ha diritto di sce­gliere da sé le pro­prie alleanze». Tanto più che la deci­sione sem­bra andare incon­tro alle ultime parole di Obama che, ormai inca­pace di uscire dal «mili­ta­ri­smo uma­ni­ta­rio» degli Stati uniti, scio­rina per fer­mare l’orso russo (quel Putin che gli ha impe­dito di impe­la­garsi ancora di più nella guerra in Siria) la «nuova» agenda del riarmo ame­ri­cano e Nato nell’Europa dell’est, dalla Polo­nia, ai Paesi bal­tici — andrà in Esto­nia per que­sto domani — e alle finora neu­trali Fin­lan­dia e Svezia.

Altro che nuova agenda: è la scel­le­rata stra­te­gia della Nato in atto da più di venti anni a par­tire dalle guerre nei Bal­cani, con rela­tiva redi­stri­bu­zione di costi per la difesa sullo scac­chiere euro­peo, tra gli stessi paesi ora alle prese con la lace­rante crisi eco­no­mica. Una stra­te­gia che in que­sti venti anni ha visto l’ingresso di tutti i paesi dell’ex Patto di Var­sa­via nella Nato, con mis­sioni in guerre alleate, a par­tire dall’ex Jugo­sla­via (dove, a spec­chio capo­volto della sto­ria, i raid Nato hanno aiu­tato i ribelli dell’Uck — cri­mi­nali, dice ora l’indagine della stessa com­mis­sione Ue Eulex — ad otte­nere l’indipendenza) e ancora tante basi, strut­ture d’intelligence, siti mis­si­li­stici, ogive nucleari, scudi spa­ziali tutti quanti ai con­fini russi.

Senza l’allargamento a est della Nato non ci tro­ve­remmo sull’orlo di un con­flitto spa­ven­toso in Ucraina, né ci sarebbe stata la sce­neg­giata arro­gante di una lea­der­ship di oli­gar­chi vol­ta­gab­bana che ha desta­bi­liz­zato l’Ucraina con la vio­lenza della piazza «buona» per­ché sedi­cente filoeu­ro­pea, e che ora cavalca la repres­sione san­gui­nosa della piazza «cat­tiva» per­ché filo­russa. Senza la Nato esi­ste­reb­bero una poli­tica estera e di difesa dell’Ue. Intanto in que­ste ore nell’est ucraino si com­batte, Kiev è all’offensiva. Secondo l’Onu i morti, tanti i civili, in quat­tro mesi sono più di 2.600.

Se dal ver­tice Nato che si apre domani a Car­diff, in Gal­les, arri­vasse un sì alla richie­sta incen­dia­ria di Kiev e se si avvia, come accade, lo schie­ra­mento di forze mili­tari Nato in dichia­rate eser­ci­ta­zioni anti-Russia o ai con­fini russi, come ha chie­sto l’irresponsabile Came­ron, è l’inizio della fine. Cioè la sepa­ra­zione delle regioni dell’est con l’intervento, sta­volta vero, della Rus­sia nella guerra, a quel punto moti­vata a difen­dere dalle truppe occi­den­tali le popo­la­zioni russo-ucraine, lo sta­tus pro­cla­mato dagli insorti filo-russi ma anche lo stesso ter­ri­to­rio russo. Quando invece è chiaro che l’Ucraina resterà unita fin­ché non appar­terrà ad alcun blocco mili­tare e se ci sarà un tavolo nego­ziale per una fede­ra­liz­za­zione del paese capace di garan­tire l’autonomia sostan­ziale dell’est. È quello che chiede anche Putin quando dichiara: «Devono essere imme­dia­ta­mente avviati nego­ziati sostan­ziali non su que­stioni tec­ni­che, ma sull’organizzazione poli­tica della società e sul sistema sta­tale nel sud-est dell’Ucraina allo scopo di garan­tire incon­di­zio­na­ta­mente gli inte­ressi delle per­sone che vivono lì», ma le sue parole sono tra­dotte in modo pro­pa­gan­di­stico dai media veli­nari: «Voglio uno Stato nell’est».

È la stessa richie­sta che for­mula, ina­scol­tato, sul Cor­riere della Sera, Ser­gio Romano, tra i pochi ad inten­dersi di Rus­sia. Fede­rale e neu­trale sono le due parole chiave garan­zia di pace anche per l’Ue, e certo non aiuta l’elezione a pre­si­dente dell’Unione del polacco Tusk, lea­der della Polo­nia che vanta un con­ten­zioso sto­rico su una parte della terra ucraina con­si­de­rata ancora «polacca».

Altri­menti sarà, e non a pez­zetti, la terza guerra mon­diale in piena Europa. E siamo a cento anni fa. È il nuovo che avanza, la «nuova gene­ra­zione» alla guida euro­pea tanto cara a Renzi. Ora la Mrs Pesc Moghe­rini, anche se è stata com­mis­sa­riata da un vice-Pesc tede­sco, ha l’occasione di dimo­strarsi per una volta euro­pea e non schiac­ciata sull’Alleanza atlan­tica e sugli Stati uniti. Qual­cosa ci dice che non saremo ascoltati.



(srpskohrvatski / english / deutsch / italiano)

Guerra imperialista in Ucraina

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L'abbattimento del volo di linea / Brigate internazionali / Documenti e video / Analisi e opinioni / Aggiornamenti / da NOVOROSSYA Notizie (CIVG) / da UCRAINA Notizie (CIVG) / Andrej Stenin /// Passenger Flight Downshooting / International Brigades / Documents and Videos / Analyses and Opinions / Updates  / Andrej Stenin
1) DICHIARAZIONI
Putin / Jatsenjuk / Prodi / Lukashenko
2) CONFERENZA STAMPA 24/8/2014
Parlano Zakharchenko e Kononov / Press Conference - Formation of a state / Protokoll der Pressekonferenz der Behörden von Neu-Russland
3) 'UKRAJINSKA KRIZA JE KRIVICA ZAPADA, A NE PUTINA': TAKO KAŽE FOREIGN AFFAIRS
4) DISINFORMAZIONE STRATEGICA SULLA "INVASIONE RUSSA" / STRATEGIC DESINFORMATION ON A "RUSSIAN INVASION"
5) Volk, l'’ingegnere soldato che odia Kiev (di A. Farruggia, da La Nazione)


=== 0: LINKS ===


--- L'ABBATTIMENTO DEL VOLO DI LINEA / PASSENGER FLIGHT DOWNSHOOTING

Professori olandesi inviano una lettera di scuse al Presidente Vladimir Putin per le menzogne del loro Governo (27/8/2014)

Continuing media silence on the fate of flight MH17
http://www.wsws.org/en/articles/2014/08/29/mh17-a29.html

The New York Times and Flight MH17 (By Bill Van Auken / WSWS, 30 August 2014)

Boeing: non vogliono dirci la verità che hanno scoperto (Giulietto Chiesa e Pino Cabras, sabato 30 agosto 2014)

Volo Mh17, patto tra governi per insabbiare le indagini (Franco Fracassi, 4 settembre 2014)

--- LE BRIGATE INTERNAZIONALI / INTERNATIONAL BRIGADES

Volontarios espanoles de la Brigada Vostok "Tsigan" y "Maki" (25/8/2014)

Интервью с испанскими антифашистами (25/8/2014)

Voluntarios griegos se suman a las filas de milicianos en Donetsk (27/8/2014)


--- I DOCUMENTI  E I VIDEO / DOCUMENTS AND VIDEOS

Il massacro di Mariupol
24/08/2014 – Un documento esclusivo, tradotto e pubblicato da Pandora tv, mostra le immagini agghiaccianti di quanto avvenuto lo scorso maggio a Mariupol per mano dell’esercito ucraino

Educazione ultra-nazionalista in Ucraina
26/ago/2014 – Queste immagini provengono da Ivano-Frankovsk, è una festa popolare in onore dell’esercito e della Guardia Nazionale ucraina, che stanno bombardando la popolazione civile del Donbass e del Lugansk: concittadini, fino a ieri. Colpevoli soltanto di essere russi. 
http://www.pandoratv.it/?p=1742
Rassenkrieg für Europas Werte (Lowerclassmag, 26. august 2014). Mit PHOTOS:

UCRAINA: L'ESCA per una guerra mondiale e ROVINA dell'Europa. Intervista al consigliere di Putin Sergei Glaziev (28/ago/2014)

Judeo-Ukrainian battalion of territorial defense "Angrif" message to "colorado beetles" (Aug-30-2014)
VIDEO: http://www.liveleak.com/view?i=87e_1409454353

RT interview to Willy Wimmer, former State Secretary of the German Ministry of Defense and former Vice President of the OSCE Assembly (31/ago/2014)

Soldati della 30° Brigata Meccanizzata dell'esercito ucraino inveiscono contro i comandanti (02/set/2014)
I soldati scampati alla resistenza chiedono ai loro comandanti perchè siano stati mandati incontro ad una morte certa – ITA SUBS

Europarlamento: vietato fare domande scomode a Mogherini sul golpe in Ucraina (Redazione Contropiano, 04 Settembre 2014)
Javier Couso cuestiona la política de la Unión Europea hacia Ucrania
Pablo Iglesias es interrumpido cuando comienza a criticar a EEUU

fonte: pagina facebook "Premio Goebbels per la disinformazione", 6 settembre 2014 
Se quel tank fosse stato russo, cinese, nordcoreano, cubano o venezuelano, queste immagini avrebbero fatto il giro del mondo e sarebbero diventate un'icona della lotta "per la libertà contro le dittature". Ma quel carro armato è ucraino e combatte dalla parte degli Usa, della UE e della Nato, e quelli sono civili russofoni disarmati di Mariupol, quindi questa storia non merita di essere raccontata dai nostri media.
Maggio / May 2014: Мариуполь люди блокируют БМП! Mariupol people blocking BMP!


--- LE ANALISI E LE OPINIONI / ANALYSES AND OPINIONS

Ci sono ancora speranze in Ucraina? (Patrick Boylan, venerdì 29 agosto 2014)
Nonostante la tensione per la voce infondata dell'invasione russa, appaiono perfino remoti segnali di fine ostilità in Ucraina: speranza o chimera? 
http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=108653&typeb=0&Ci-sono-ancora-speranze-in-Ucraina-

"Moskaus Drang nach Westen" (Ex-US-Geheimdienstler warnen vor dem NATO-Gipfel vor Desinformation – GFP, 04.09.2014)
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/58941

Ucraina: cessate il fuoco (di Fabio Marcelli – 5 settembre 2014)


--- GLI AGGIORNAMENTI / UPDATES

Ukrainian Rebels Parade Prisoners of War Through Streets of Donetsk (Reuters, Aug. 24 2014)

Ukrainian economy in free fall (David Levine / WSWS, 26 August 2014)

Ucraina: economia a picco, Poroshenko scioglie il parlamento (Marco Santopadre, 26 Agosto 2014)
German chancellor Merkel visits Kiev and backs regime (Christoph Dreier / WSWS, 26 August 2014)

“Mosca ci invade”, Kiev chiede sostegno militare a Nato e Ue (Marco Santopadre, 28 Agosto 2014)

Kiev loses control of Novoazovsk, rebel troops advance in southeast Ukraine (August 28, 2014)

White House threatens Russia over alleged incursion into eastern Ukraine
http://www.wsws.org/en/articles/2014/08/29/ukra-a29.html

Truppe ucraine accerchiate nel Donbass, fuga da Mariupol (Marco Santopadre, 29 Agosto 2014)

Putin paragona i bombardamenti di Kiev sul Donbass a quelli nazisti su Leningrado (da RIA Novosti)

Ucraina, Ferrero: No alla guerra. Ministri Esteri Ue abbandonino appoggio a governo nazista ucraino (29 ago 2014)

Ucraina, tra i feriti del battaglione Azov (Danilo Elia / OBC, 29 agosto 2014)
http://www.balcanicaucaso.org/aree/Ucraina/Ucraina-tra-i-feriti-del-battaglione-Azov-155287

Kiev, arrestati i dipendenti dell'ambasciata russa (29/8/2014)
http://italian.ruvr.ru/2014_08_29/Kiev-arrestati-i-dipendenti-dellambasciata-russa-3434/

A Kiev liberati i dipendenti dell'ambasciata russa arrestati venerdì (30/8/2014)
http://italian.ruvr.ru/news/2014_08_30/A-Kiev-liberati-i-dipendenti-dellambasciata-russa-arrestati-venerdi-3127/

L’esercito di Kiev in difficoltà, le milizie popolari avanzano (Marco Santopadre, 31 Agosto 2014)

People’s Republics advance in face of Ukraine disarray (By Greg Butterfield / WW, September 3, 2014)

Several NATO officers blocked in Ukraine's Mariupol — militia (ITAR-TASS, September 01, 2014)

Ucraina, l’esercito di Kiev suona la ritirata (Redazione Contropiano, 2 Settembre 2014)

HRW: Civilian death toll in E. Ukraine rising due to 'indiscriminate and unlawful' shelling (RT, September 02, 2014)

Ucraina: Donetsk, un milione di persone sotto assedio (Danilo Elia / OBC, 2 settembre 2014)

Ucraina. Ancora arresti di dirigenti comunisti (Redazione Contropiano, 03 Settembre 2014)

SITUAZIONE MILITARE NEL DONBASS – AGGIORNAMENTO 5 SETTEMBRE


--- NOVOROSSYA Notizie – Agosto 2014 (a cura di Enrico Vigna - CIVG)

- Donetsk: Intervista a Zakharchenko e Kononov , Primo Ministro e Ministro della Difesa della Repubblica Popolare di Donetsk
http://www.civg.it/index.php?option=com_content&view=article&id=458:donetsk-intervista-a-zakharchenko-e-kononov-primo-ministro-e-ministro-della-difesa-della-repubblica-popolare-di-donetsk&catid=2:non-categorizzato
- Solidarietà verso il Donbass
http://www.civg.it/index.php?option=com_content&view=article&id=459:solidarieta-verso-il-donbass&catid=2:non-categorizzato
- La confessione di due soldati dell’esercito ucraino
http://www.civg.it/index.php?option=com_content&view=article&id=466:la-confessione-di-due-soldati-dell-esercito-ucraino&catid=2:non-categorizzato
- Contributi per capire la situazione del Donbass
http://www.civg.it/index.php?option=com_content&view=article&id=462:contributi-per-capire-la-situazione-del-donbass&catid=2:non-categorizzato
- La lettera di una madre: "Chi ha dato l'ordine di uccidere le mie bambine
http://www.civg.it/index.php?option=com_content&view=article&id=460:la-lettera-di-una-madre-chi-ha-dato-l-ordine-di-uccidere-le-mie-bambine&catid=2:non-categorizzato
- Nasce a Lugansk il battaglione dei russini


--- UCRAINA Notizie – Agosto 2014 – L’Ucraina che resiste (a cura di Enrico Vigna)

- Ucraina: “E’ una guerra civile non un operazione anti terrorismo!” Poroshenko mente sulla guerra nella parte orientale del paese. Una coraggiosa denuncia della deputata Viktoria Shilova contro la guerra.
http://www.civg.it/index.php?option=com_content&view=article&id=463:ucraina-e-una-guerra-civile-non-un-operazione-anti-terrorismo-poroshenko-mente-sulla-guerra-nella-parte-orientale-del-paese-una-coraggiosa-denuncia-della-deputata-viktoria-shilova-contro-la-guerra&catid=2:non-categorizzato
- Nei negozi di Kiev è apparso il pane per i poveri
http://www.civg.it/index.php?option=com_content&view=article&id=464:nei-negozi-di-kiev-e-apparso-il-pane-per-i-poveri&catid=2:non-categorizzato
- Kiev, commissione parlamentare scagiona i “Berkut”: non spararono contro i dimostranti pro-Europa a Maidan
http://www.civg.it/index.php?option=com_content&view=article&id=465:kiev-commissione-parlamentare-scagiona-i-berkut-non-spararono-contro-i-dimostranti-pro-europa-a-maidan&catid=2:non-categorizzato


--- ANDREJ STENIN

Giulietto Chiesa: “I giornalisti italiani non si sono accorti della scomparsa di Stenin” (Marina Tantushyan, 19 agosto 2014)
http://italian.ruvr.ru/2014_08_19/I-giornalisti-italiani-non-hanno-notato-la-scomparsa-del-fotoreporter-russo-8531/

Andrey Stenin, un flash dentro la guerra (Redazione Contropiano, 05 Settembre 2014)


Guarda le foto scattate da Andrey Stenin. Parte 2


=== 1: DICHIARAZIONI ===


Putin, sugli interventi degli Stati Uniti in Libia e Iraq

30 agosto 2014 – Intervenendo a un congresso di giovani sul lago Seliger, a nord di Mosca, il presidente russo Vladimir Putin – il cui confronto verbale con gli Stati Uniti e l’Occidente sta prendendo torni sempre più polemici dopo l’inizio della guerra in Ucraina – ha detto tra le altre cose:
«Tutto quello che gli Stati Uniti toccano diventa Libia o Iraq»

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L’idea di Yatseniuk: una muraglia tra Ucraina e Russia – Fabrizio Poggi 

su Il Manifesto del 4.9.14 

La risposta ucraina al piano di Putin per uno stabile cessate il fuoco nel sudest del paese è l’avvio del progetto «Muraglia». La dichiarazione è stata fatta dal premier Yatsenjuk, che ha specificato trattarsi di «una vera frontiera di Stato tra Ucraina e Federazione Russa». Non è una completa novità; l’idea era stata già presa in considerazione dall’oligarca Kolomojskij, con tanto di filo spinato e alta tensione, a conferma che le croci uncinate sulle bluse di Pravyj sektor, da lui finanziato, non sono solo decorative. Se Yatsenjuk non ha specificato i dettagli della costruzione, il progetto lanciato dal magnate-governatore della regione di Dnepropetrovsk prevedeva una barriera fortificata di acciaio e filo spinato aa alta tensione, lungo i 1.920 km di frontiera terrestre con la Russia, nelle regioni di Donetsk, Kharkov e Lugansk. Lo spazio tra muraglia e fossato doveva essere disseminato di mine antiuomo. Per finire, dislocati lungo questo vallo «rommeliano», soldati, guardie di frontiera e guardia nazionale. La spesa, sui 100 milioni di euro, si sottolineava, sarebbe stata finanziata con fondi di beneficenza! 

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http://notizie.it.msn.com/topnews/ucrainaprodi-non-e-ne-russa-ne-europea-1

Ucraina: Prodi, non e' ne' russa ne' europea. 'O ci convinciamo che e' un ponte, o va a finire male'

TRENTO, 5 SET - "L'Ucraina non puo' essere ne' russa ne' europea. O ci convinciamo che e' un ponte o va a finire male". Lo afferma Romano Prodi, che riceve oggi a Trento, in Provincia, il premio 'Alcide De Gasperi: costruttori d'Europa'.
"Si fa di tutto - ha proseguito Prodi - per dividere il Paese e destabilizzarlo. Qui non si pone un problema di allargamento dell'Unione Europea, serve un aiuto combinato e la costruzione di autonomie e decentramenti a garanzia delle minoranze. Mi faceva impazzire che in tutta la prima fase del tavolo sull'Ucraina ci fossero USA e Russia, quando gli USA non avevano nulla a che fare".
"Se ci facciamo la guerra per l'Ucraina - ha concluso - e' veramente assurdo. L'ultimo atto del mio governo fu votare contro la proposta di Bush per mettere l'Ucraina nella NATO. Non ci deve entrare. Perche' non si mettono le dita negli occhi a nessuno. Per risolvere la questione, basterebbero 15 miliardi di euro messi sul tavolo a salvaguardia futura dell'Ucraina, cinque ciascuno da Stati Uniti, Unione Europea e Russia. L'Austria non e' nella NATO e nessuno pensa che sia a rischio di invasione". (ANSA).

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Fonte: pagina facebook "Con l'Ucraina antifascista", 6 settembre 2014

In seguito alla firma del cessate il fuoco, avvenuta a Minsk, il presidente bielorusso Lukashenko ha rilasciato un'intervista al canale "Rossija 1" in cui ha dichiarato che la "destabilizzazione dell'Ucraina su ordine degli Stati Uniti è una minaccia per la Russia e per la Bielorussia", "questo è lo zio Sam che da oltre oceano ci spinge costantemente al macello". "I nordamericani - ha affermato - vogliono che ci uccidiamo con le nostre stesse mani".
Lukashenko ha osservato che questo progetto USA abbia trovato terreno fertile grazie a dei collaborazionisti a Kiev, ma anche nei paesi europei e ha citato oltre alla Ashton, anche Angela Merkel e il presidente francese Hollande.
Attraverso dei leader occidentali che "agiscono da agenti degli USA", è chiaro il motivo per cui questi non abbiano partecipati agli ultimi incontri sulla situazione ucraina.
Infine, Lukashenko ha sottolineato il ruolo di Putin, senza il quale non ci sarebbero stati né il gruppo di contatto, né la firma del protocollo, e ha parlato delle misure prese dalle autorità di Minsk per i tremila rifugiati ucraini che soggiornano in Bielorussia.


=== 2 ===

in English: Press Conference - Formation of a state - 24 Aug 2014

auf Deutsch: Protokoll der Pressekonferenz der Behörden von Neu-Russland
http://www.vineyardsaker.fr/wp-content/uploads/2014/08/20140824-press-conference-formation-of-as-state.de.txt

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Conferenza stampa dell'esercito delle repubbliche del Donbass – Tradotto in italiano da Pandora TV



Da the wineyard of the saker proponiamo il testo dell’intervista del Primo Ministro e del Ministro della Difesa resa in conferenza stampa congiunta il 26 agosto. Si tratta di un testo di enorme valore, non solo contingente ma anche programmatico ed ideologico. Da leggere.

Aleksandr V. Zakharchenko, Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Popolare di Donetsk] Come tutti sapete, una settimana fa abbiamo annunciato il nostro piano di attacco. L’abbiamo iniziato ieri. Fino a ieri ci siamo preparati per l’attacco, esaminando i trofei militari, armando gli equipaggi, e testando la comunicazione tra le diverse formazioni militari. Ora posso orgogliosamente annunciare che abbiamo formato 2 battaglioni di carri armati, 2 complete brigate di artiglieria, 2 divisioni Grad, 1 battaglione di fanteria meccanizzata, 3 brigate di fanteria e una speciale brigata aerotrasportata d’assalto. Tutte queste unità hanno ora ricevuto le sigle dell’esercito. Il sistema di comunicazione è stato regolarizzato e sono stati formati 2 ospedali da campo e 1 brigata di manutenzione. Abbiamo iniziato a testare tutte queste unità in battaglia. Ieri abbiamo iniziato un attacco contro il gruppo nemico ad Amvrosievka. Secondo i nostri dati, nel corso dell’offensiva, il nemico ha perso circa 45 unità di equipaggiamento militare, abbiamo catturato 14 unità di attrezzature militari, e circa 1.200 persone sono state uccise o ferite. Ci sono due sacche di resistenza in questo momento, ad Amvrosievka e a Starobeshevskaja. Abbiamo iniziato ad avanzare alle 4 del mattino su Elenovka, dove sono ancora in corso combattimenti. Due terzi di Elenovka sono sotto il nostro controllo. Speriamo di ripulire queste zone prima della notte. Tuttavia, l’offensiva non si concluderà con questo. Continueremo finché non libereremo tutte le aree popolate della Repubblica Popolare di Donetsk. L’esercito è pronto e abbiamo il sostegno del popolo. Ci saranno sempre più prigionieri. Ora, per quanto riguarda la parata. Ho volutamente messo i trofei militari in mostra in Piazza Lenin. Tutto ciò che verrà a noi da Kiev, finirà nella stessa condizione, prima o poi. Più ne verrà, più sarà facile per noi ripristinare la nostra economia. Come forse sapete, la metallurgia è una delle nostri principali industrie. Vorrei ringraziare il Ministro della Difesa per la stretta cooperazione, la sua comprensione delle sfide che il governo deve affrontare, per la sua capacità illimitata di lavorare e per il suo coraggio personale.


Vladimir Kononov, [ministro della Difesa della Repubblica Popolare di Donetsk] Cari giornalisti, pubblico televisivo, vorrei farvi un appello. L’esercito aggressivo ucraino di occupazione è venuto sul nostro suolo. Hanno portato una ideologia nazionalista che non ha alcun rispetto per la vita umana. Il loro unico interesse è per il nostro territorio e per le risorse. Lanciano i loro vili attacchi a complessi civili residenziali con nonne, donne e bambini. Proprio ieri hanno sparato su un quartiere residenziale e hanno ucciso una bambina di 9 anni. Non c’era presenza della milizia sul posto. Usano le tattiche subdole dei gruppi mobili di mortai che arrivano in un posto, vi sparano per 10-20 minuti, e se ne vanno in fretta. Abbiamo già tutti i dati sui movimenti di questi gruppi di mortai. Saranno neutralizzati presto. Ora, per quanto riguarda le forze armate. Questa è una forza uniforme con un principio di autorità indivisa che impedisce la disobbedienza e il disordine, contrariamente a coloro che chiamano l’esercito della Repubblica Popolare di Donetsk “makhnovista”, ecc. È una bugia diffusa dalla giunta di Kiev, nonché da coloro che hanno scatenato carri armati, lanciarazzi Grad e artiglieria contro il proprio popolo.

Ora potete porre le vostre domande.

La milizia fa fuoco sulle case?

Mi permetta di correggere subito. Eravamo la milizia 10 giorni fa. Oggi, siamo le forze armate della Repubblica Popolare di Donetsk. Le forze armate della Repubblica Popolare di Donetsk non cercano in alcun modo di colpire quartieri residenziali e case. Non lo facciamo e non lo faremo mai. Questa è la nostra nazione, la nostra terra e la nostra patria. Questa è una guerra sul nostro territorio, che vogliamo preservare. Non siamo animali. Non stiamo combattendo a Kiev, stiamo combattendo a casa nostra.

Canale 1, Mosca. Come caratterizzerebbe la risposta delle forze armate ucraine alla vostra offensiva? Ne erano a conoscenza? Sono confuse, resistono oppure si ritirano?

Molto probabilmente sapevano del nostro contrattacco, non ne abbiamo fatto un segreto. Non conoscevano il tempo e il luogo dell’attacco. Ci sono ufficiali regolari dell’esercito che, purtroppo, a un certo punto si sono laureati presso le scuole militari e le accademie sovietiche. Si stavano preparando per diverse opzioni, e ne hanno indovinato alcune. Il combattimento è stato pesante, perché le unità regolari combattono bene. L’esercito regolare combatte davvero, viene sconfitto, ma non si arrende mai. Quelli che si ritirano sono i battaglioni Shakhtersk, Ajdar ecc. Di solito sono facili da attaccare, perché si ritirano al primo colpo e non si impegnano in uno scontro a fuoco diretto. Di solito si ritirano e chiamano le unità regolari, e poi cominciano ad attaccare insieme. Ancora una volta, la lotta è molto pesante. Si può sentire la superiorità del nemico dalla loro quantità di attrezzature. Per darvi un’idea dell’intensità dei combattimenti: attraversiamo circa 40 km in una giornata.

La sfilata dei prigionieri di guerra che abbiamo visto questo pomeriggio, non è contro tutte le convenzioni umanitarie e gli appelli alla dignità?

Come avvocato, posso dire che non abbiamo fatto nulla contro il diritto internazionale. I prigionieri non sono stati spogliati o affamati. Mostratemi un diritto internazionale unico, che proibisce di far sfilare i prigionieri. Non abbiamo fatto niente di illegale.

Qual era lo scopo di questa sfilata? Stavate cercando di inviare un messaggio a Kiev? Perché avete preso la decisione di far sfilare i prigionieri di guerra?

Kiev ha affermato che avrebbero marciato in corteo a Donetsk il 24. Così è stato. Poroshenko non ha mentito: erano proprio qui, insieme ai loro equipaggiamenti militari.

Questa settimana Lugansk ha ricevuto aiuti umanitari dalla Russia. Siete in attesa di un aiuto simile, e quando pensate che ci si possa aspettare che arrivi?

Ce lo aspettavamo ieri, anche prima di Lugansk. La popolazione della nostra città è più grande di Lugansk, quindi era logico inviare a noi gli aiuti in primo luogo. Ma la situazione a Lugansk è molto più difficile, così sono stati inviato prima lì. Mi auguro che riceveremo i nostri aiuti al più presto.

Ci sono delle trattative per i termini di consegna?

Sì, i negoziati sono stati condotti nello stesso giorno come Lugansk, ma, purtroppo, non abbiamo avuto aiuti.

Lugansk condividerà con voi gli aiuti ricevuti?

Come manager pratici, lo vorremmo. Tuttavia, da un punto di vista umanitario si capisce che la situazione è più difficile lì. Dobbiamo contare sulle nostre risorse per ora. Speriamo che gli aiuti arrivino presto.

Ci sono paralleli storici con il luglio 1944 e la sfilata dei nazisti. È accaduto per caso o è stato fatto apposta?

Onestamente, abbiamo visto di recente una delle insegne della 2a brigata separata: è l’emblema completo della Divisione SS Galizia, un distintivo della 79a SS Galizia. Quando abbiamo visto i simboli completi di questa divisione… Molte famiglie russe hanno subito perdite durante la Seconda Guerra Mondiale. Uno degli antenati della mia famiglia ha combattuto contro la Divisione SS Galizia. Questo non è solo un parallelo, questo è generazionale: il mio bisnonno, e ora io, e la stessa divisione… Ecco perché è sorto il desiderio di ripetere il 1944, perché ci si renda conto che tutto è già accaduto prima, che si è ripetuto con lo stesso risultato. Ogni volta che arrivate in Russia con una spada, “di spada perirete”. Purtroppo, cari giornalisti, l’Occidente cerca di invaderci a intervalli regolari di 30-50 anni. Cioè, ogni 30-50 anni la civiltà occidentale cerca di imporci la propria opinione e il proprio modo di vita. La prima guerra mondiale, la Grande guerra patriottica, ancora prima la guerra di Crimea e così via fino alle profondità della storia. Come risultato, l’Occidente ottiene tradizionalmente la caduta di Berlino, di Parigi, ecc Sul Maidan hanno ripetuto ogni anno a Kiev – “Chi non salta moscovita è”. L’Occidente viene ogni 30-50 anni per ottenere ciò che merita. Ora nel 2014, sono un po’ in ritardo.

Che tipo di aiuto avete ora dalla Russia?

Individui e alcune organizzazioni ci inviano cibo, vestiti e medicine. Ramzan Kadyrov ha raccolto aiuti umanitari per un valore di 70 milioni di dollari, e ora sono in attesa a Rostov. Non era un programma statale, è del Presidente della Repubblica della Cecenia.

…. esperti di artiglieria da Samara?

Inviterò alcuni ufficiali della marina francese, che vogliono combattere con noi. Sono disposti a rilasciare un’intervista. Abbiamo l’Europa che combatte tra di noi. Gli ideali europei di uguaglianza, fraternità, e la rivoluzione francese, come nella Marsigliese, risuonano nell’animo dei patrioti della Francia. Questo significa che la loro nazione non è morta, dal momento che ha rappresentanti del genere che sono disposti ad andare in un luogo lontano a combattere per i propri ideali, per i quali un tempo hanno preso la Bastiglia. Sì, ci sono volontari: francesi, russi. È una cosa brutta? A me pare ottima.

Ci sono unità militari regolari russe che combattono al vostro fianco?

Se pensate che la Russia stia inviando le sue unità regolari qui, allora lasciate che vi dica una cosa. Se la Russia stesse inviando le sue truppe regolari, qui non staremmo parlando della battaglia di Elenovka. Staremmo parlando della battaglia di Kiev, o magari della cattura di Leopoli. Ora c’è una guerra sul nostro suolo per il nostro territorio. Abbiamo un afflusso di volontari provenienti da tutto il mondo. Naturalmente, l’aiuto russo sarebbe molto auspicabile, ma da un punto di vista politico è impossibile e irrealistico.

Grazie, tra l’altro, ai paesi europei. Voi non riconoscete questa guerra così come non avete riconosciuto la grande guerra patriottica, non è vero? Voi sostenete l’operazione anti-terrorismo contro terroristi e separatisti. Non avete sviluppato una Carta dei territori liberi, credo, in Svizzera? Un territorio ha il diritto di autodeterminazione e di separazione dopo un referendum. La Germania vive in base agli stessi principi. Ci sarà presto un referendum in Scozia. Cioè, chiamate democratici i vostri principi e li portate avanti (quasi) democraticamente. L’esempio della Cecoslovacchia è stata pacifica. La Jugoslavia, purtroppo, l’avete strappata in mille piccoli pezzi. Usando metodi militari, per giunta.

Da noi succede la stessa cosa. Cioè, se smettete di perseguire una politica di due pesi e due e sarete in grado di capire che qui vive della gente. Qual è la nostra colpa? La colpa di Donetsk, del Donbass, della nostra terra? Che abbiamo chiesto di vivere in modo indipendente? Che abbiamo voluto vivere nel modo che vogliamo? Parlare la nostra lingua? Fare amicizia con chi vogliamo? Non abbiamo voglia di andare in Europa. Abbiamo mentalità diverse, religioni diverse. Ma noi abbiamo una religione diversa. Vogliamo andare a Oriente. Abbiamo voluto vivere come vogliamo, ma non ce lo hanno permesso. Siamo stati chiamati terroristi e separatisti. Vi prego di notare, non abbiamo catturato alcuna amministrazione regionale, né abbiamo bruciato dipartimenti distrettuali. Questo è ciò che ha fatto il Maidan. Gli slogan: “No agli oligarchi”, “Uguaglianza e fraternità”, “libertà di religione e di lingua”, “Libertà di scelta”. Tutti questi slogan vengono dal Maidan. Noi vogliamo la stessa cosa. Allora perché siamo i cattivi? Cosa abbiamo fatto per meritare di essere bombardati da aerei? Colpiti da carri armati? E ci hanno sganciato sulla testa bombe al fosforo? Spiegatemi, che operazione anti-terrorismo è questa?! In tali operazioni sono coinvolte forze di polizia e servizi di intelligence, e non unità militari regolari, veicoli militari e velivoli.

Cari giornalisti, per favore correggetemi se sbaglio. Se siamo terroristi, devono combatterci la polizia e i servizi di sicurezza dell’Ucraina. Le brigate numero 30, 25, 95, 72, e 76 – l’intero esercito ucraino è presente sul nostro territorio. Tre mobilitazioni generali, la guardia nazionale, battaglioni territoriali, i battaglioni privati Aidar, Azov, Shakhtersk, Donbass, Dniepr-1, Dniepr-2, Dniepr-3, Kiev, e ora Kryvbas. Che cosa abbiamo fatto? Qual è la nostra colpa? Il fatto che abbiamo gas di argilla, per il quale si desidera cancellare l’intera Slavjansk dalla faccia della terra? O qualche altro interesse finanziario?

Siamo tutti discendenti di antenati gloriosi. Abbiamo tutti antenati dei quali siamo orgogliosi of. Solo tra gli antenati di noi due ci sono due eroi dell’Unione Sovietica. Siamo ancora in grado di tenere le armi nelle nostre mani. Abbiamo inghiottito con il latte delle nostre madri un orgoglio e un desiderio di vivere in un Donbass libero e felice. Diremo a chiunque viene a farci del male sul nostro territorio: ci batteremo con le unghie e con i denti per la nostra patria.

Kiev e l’Occidente hanno fatto un grosso errore a ridestarci. Noi siamo gente laboriosa. Mentre altri saltavano sul Maidan per 300 grivne, la nostra gente era giù in miniera, a estrarre il carbone, a fondere metallo e a seminare le colture. Nessuno di noi ha avuto il tempo di saltare, eravamo occupati a lavorare. Quando una persona che proprio ieri ha lavorato con un martello pneumatico o ha guidato una mietitrice, oggi sta dietro al volante di un carro armato o di un Grad, o ha raccolto una mitragliatrice, è stata oltrepassata la linea e non lo si può più fermare. Chi ha lasciato il suo lavoro sa che combatterà fino alla fine e fino al suo ultimo respiro. Potete dirlo agli altri: non ridestate la bestia. Non fatelo, e basta. Mentre ce n’è ancora la possibilità, lasciate che le madri salvino i loro figli. Per alcuni, forse questa sarà una notizia terribile: sotto Stepanovka, sotto Saur-Mogila, giacciono ancora diverse centinaia di soldati delle forze armate dell’esercito ucraino che sono dati per dispersi. Le famiglie ricevono lettere di “disperso in combattimento”. In realtà sono morti. Le autorità di Kiev lo fanno apposta.

Centinaia, migliaia di morti giacciono in più di una dozzina di tombe. Questo ve lo annuncio ufficialmente. Fate sapere a tutti che, se avete ricevuto una lettera di “disperso in combattimento”, allora molto probabilmente, vostro marito, fratello o figlio sono stati uccisi.

[Vladimir Kononov] Posso darvi un esempio dal combattimento dei battaglioni 72° e 25° contro di noi a Shakhtersk. Ho tutti i documenti dei soldati bruciati vicino ai macchinari distrutti. Abbiamo restituito i corpi all’esercito ucraino. Due settimane più tardi, abbiamo ricevuto informazioni che erano “dispersi in azione”. Perché si sono presi la briga di raccogliere quei corpi? È stato riferito che l’esercito ucraino dall’inizio del conflitto ha avuto 12.000 morti, 19.000 feriti e 5.000 dispersi. Non sono dispersi, sono stati uccisi e sepolti sotto il monte Karachun, a Krasnyj Liman… Hanno gettato corpi da un elicottero nei Laghi Blu vicino a Slavjansk, con pietre legate ai loro piedi.

[Aleksandr Zakharchenko] Vladimir Petrovich, cerchiamo di non eccitare la nostra stampa con dettagli raccapriccianti. Poroshenko ha detto che 120 persone sulle 1200 che hanno partecipato alla parata a Kiev andranno in Oriente. Ora voglio dire: io non voglio combattere. Non è stata una mia scelta, ma mi batterò fino alla fine per la mia terra, non importa chi siano, quando arrivino e quanto numerosi siano. Questa è una battaglia di annientamento. Purtroppo, gli slavi stanno lottando tra loro e distruggendo le loro persone migliori. Vogliamo rivolgerci a tutti i parenti e alle madri: non inviate qui i vostri figli. Lasciateci soli. Viviamo liberi e in pace.

Non siamo venuti da voi a Kiev, a Dnepropetrovsk, o a Zaporozh’e. Non abbiamo depredato i vostri villaggi, violentato le vostre donne, ucciso i vostri anziani e rubato le loro decorazioni militari. Ricordate le decorazioni per Stalingrado, per la cattura di Berlino, le medaglie della Stella d’Oro, gli Ordini di Gloria, gli Ordini della Bandiera Rossa, mescolati con gli orecchini delle donne?… Noi non lo facciamo. Noi vogliamo vivere sulla nostra terra nel modo in cui vogliamo. Non abbiamo bisogno di voi. Noi siamo diversi. L’Ucraina d’Oriente e d’Occidente è un conglomerato creato artificialmente. Tuttavia, non abbiamo iniziato noi questa guerra. Se qualcuno ha una coscienza politica, la volontà e il coraggio di un vero uomo, gli suggerisco solo di fermare questa operazione. Non è necessario riconoscere il nostro stato, limitatevi a lasciarci soli all’interno dei nostri confini delle repubbliche di Donetsk e di Lugansk, e ci saluteremo e ci diremo addio.

Una domanda del quotidiano francese Libération. Quando avrà luogo la conferenza stampa con i volontari internazionali francesi, che lei ha citato?

Arriveranno domani. Parli con Vladimir Petrovich domani. Lo contatti attraverso il suo addetto stampa.

Pensa che l’incontro con Poroshenko porterà eventuali soluzioni positive?

Vorrei fare un chiarimento. Nessuna federalizzazione può essere possibile oggi. C’è un tempo per ogni cosa. Abbiamo chiesto la federalizzazione 3 mesi fa, abbiamo chiesto un permesso di tenere un referendum. Quel tempo è passato, ora vogliamo vivere in modo indipendente. Le autorità ucraine stanno utilizzando metodi di polizia per sottometterci: ci arrestano, ci tagliano fuori, e conducono operazioni anti-terrorismo contro di noi. Ormai così tanto sangue è stato versato e così tante persone sono morte per la libertà. Come possiamo parlare di federalizzazione? Che cos’è la federalizzazione? Si tratta di una serie di procedure burocratiche che devono essere portate avanti. Ma noi vogliamo vivere in modo indipendente. Abbiamo una terra molto ricca. I discorsi a proposito dei sussidi sono una bugia perpetrata dai ladri per rubare denaro. Ogni presidente lo ha capito molto bene e vi ha sempre partecipato. Siamo una regione autosufficiente con la sua agricoltura, un’industria sviluppata, boschi, campi e mari. Abbiamo tutto, da una “Svizzera” al mare. Aree balneari, agricoltura, chimica e industria del carbone, ricchezza di minerali, depositi di gas, ecc. Nonostante gli stretti legami con il resto dell’Ucraina, possiamo e dobbiamo essere in grado di nutrirci. Se non lo capiscono con le buone, allora lo chiederemo loro con le cattive. Mi auguro che l’incontro tra Poroshenko e il presidente Vladimir Putin porterà a prendere in considerazione la nostra posizione.

Una domanda di diritto, in relazione alle persone che sono in carcere. Prego di specificare di che tipo di diritto sta parlando. Su quali basi queste persone sono state arrestate?

Abbiamo recentemente adottato un nuovo codice penale e creato corti marziali e tribunali. È di questo che sta parlando?

Questa non è una legge, questa è una disposizione che abbiamo discusso in sede di Consiglio dei ministri e poi sottoposto al Consiglio Supremo.

Il Consiglio Supremo ci ha dato via libera. Sta chiedendo delle persone che sono state arrestate prima di questo momento oppure dopo? Al momento i detenuti sono in gran parte soldati che hanno violato la disciplina militare e il giuramento di fedeltà. Una corte marziale dovrà fare i conti con loro. Ora, per quanto riguarda il resto. Dopo l’adozione di questa legge, tutti i detenuti civili sono stati trasferiti al Ministero degli Affari Interni e il Ministero della Sicurezza di Stato per le loro audizioni. In base alla sentenza, o saranno liberati, oppure sottoposti a pene amministrative sotto forma di servizi alla comunità, da 10 a 30 giorni. Il centro di detenzione di Donetsk è passato dalla nostra parte, quindi luoghi civili potranno essere utilizzati per le detenzioni. Per ulteriori chiarimenti è possibile informarsi presso la segreteria del Vice Primo Ministro o fare appello al procuratore generale.

Una domanda sulla pena di morte.

Sarò onesto, penso che la pena di morte sia la più alta forma di protezione sociale. Probabilmente vi ricorderete che il mio primo decreto è stato per combattere il banditismo. Sì, questo è un fenomeno diffuso, perché ogni sorta di elementi criminali penetra sotto l’apparenza di una rivoluzione. Dobbiamo lottare adesso contro questo fenomeno, così non dovremo andare a caccia di questi gruppi paramilitari in un momento successivo. Questo è il motivo che sta dietro a questa decisione. Dopo lunghe discussioni si è deciso di adottare la pena di morte. Voi tutti sapete perfettamente che l’abolizione della pena di mo

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