Informazione

(english / italiano)


La UE sta causando la guerra civile in Ucraina


Possibile?? Mentre in Italia e nella gran parte dei paesi UE cresce l'anti-europeismo, o almeno il malcontento verso le politiche dell'Unione, in Ucraina viceversa pare che esistano schiere di "europeisti radicali", "disposti a tutto", anche a morire in piazza, per farsi schiavi della tecnocrazia di Bruxelles!
Forse le cose non stanno proprio così… Forse gli esagitati della piazza di Kiev sono una minoranza, ma una minoranza che dispone di spaventosi megafoni e di potentissimi appoggi. Certo è che, come è già successo nel caso jugoslavo, anche in Ucraina le pressioni verso la cosiddetta "integrazione europea" sono causa di gravi contrasti nel corpo sociale. Se proseguirà lo sforzo delle diplomazie occidentali per far vincere a tutti i costi l'opzione annessionista, il paese potrebbe spaccarsi in due: da una parte l'ovest a prevalenza cattolica e uniate (ortodossa filo-cattolica), annesso per l'appunto alla Unione Europea; dall'altra l'est dove è prevalente la componente russofona e ortodossa. 
"Europeisti" furono già, nel senso indicato da Hitler e Mussolini, i collaborazionisti seguaci di Bandera, protagonisti di spaventosi pogrom contro la popolazione ortodossa e contro gli ebrei durante la II Guerra Mondiale. Proprio nella Giornata della Memoria, ritrovare nella piazza di Kiev certa teppaglia razzista con le croci uncinate dovrebbe preoccupare chiunque abbia un po' di buon senso; e invece, l'inviata di RaiNews24 Annamaria Esposito sbraita in diretta televisiva, senza alcun contraddittorio, che le offerte di Janukovic "non si possono più accettare" perché "siamo andati troppo oltre" e "la piazza" è orgogliosamente "pronta a tutto"… RaiNews24, dunque, di nuovo con l'elmetto. Come sempre. (A cura di Italo Slavo)


1) Denunciamo il carattere fascista della nuova “rivoluzione colorata” in Ucraina (Mauro Gemma)
2) L'Ucraina sta precipitando in una guerra civile provocata da forze fasciste e neo-naziste, con il sostegno della NATO e dell'Unione europea (Fausto Sorini)
3) Media Disinformation: What’s Really Going On in Ukraine? (Andy Dilks)
4) Ucraina: conservatori e fascisti uniti nella destabilizzazione filo-occidentale (Fabrizio Verde)
5) Lettera aperta del leader del Partito Comunista Petro Simonenko al Presidente dell’Ucraina Viktor Yanukovich
6) LE NOTIZIE DI "VOCE DELLA RUSSIA": Lavrov avverte gli USA di non interferire in Ucraina / Yanukovich nota stranieri armati a Kiev / I radicali stanno continuando ad impadronirsi del potere in Ucraina
7) Ucraina: la storia non raccontata (Brian Denny)


LINKS:


On the Offensive (Germany and the protests in Ukraine)

Serbian scenario unfolding in Ukraine? Nebojsa Malic' interview

Russia Warns West Not To Encourage Ukrainian Violence (Stop NATO, January 25, 2014):
1) Moscow urges West not to encourage Ukrainian militants' actions
2) Lavrov criticizes Europeans for inappropriate reaction to events in Ukraine
3) Protesters piling up firearms at Kyiv City Administration building - Ukrainian interior minister 
4) Protesters blockade Ukraine's Energy Ministry
5) Buildings of four regional state administrations remain seized in Ukraine
6) Crimean parliament urges Yanukovych to declare state of emergency
7) Lawmakers from ruling party banned from travel to U.S.
8) Policeman shot dead in Kyiv, another policeman sustains knife wound - Ukrainian interior ministry

Pro-Western Ukrainian opposition stokes up civil war


=== 1 ===


Denunciamo il carattere fascista della nuova “rivoluzione colorata” in Ucraina

20 Gennaio 2014

di Mauro Gemma

Alcuni nostri lettori e compagni dell'Europa orientale ci hanno chiesto, con appelli accorati, di contribuire a far conoscere il livello inaudito che hanno raggiunto le violenze scatenate dai fascisti ucraini nelle manifestazioni che, ormai da molte settimane, si propongono di sovvertire con un vero e proprio colpo di Stato le istituzioni della repubblica ex sovietica e che da noi una indegna campagna mediatica continua a presentare come la pacifica espressione della volontà di un popolo ansioso di entrare nell'Unione Europea, che sarebbe vittima di una feroce repressione.

Va detto, per fare chiarezza, che questo “popolo”, che occupa la piazza principale della capitale e tanto osannato dal nostro sistema di comunicazione dominante, è costituito prevalentemente da bande di teppisti, alla cui testa si trova  "Svoboda", un partito che mantiene legami "fraterni" anche con “Forza Nuova”, nostalgico del collaborazionismo con le SS, che ha tra i suoi "maestri" i criminali di guerra che si distinsero per lo zelo con cui parteciparono ai massacri di centinaia di migliaia di ebrei, comunisti e inermi civili nella Seconda Guerra Mondiale.
Costoro sono fautori dell'apartheid nei confronti delle decine di milioni di ucraini di etnia russa e russofoni. Si sono opposti con rabbia (insieme a quella Julia Timoshenko che, sebbene sia stata condannata per crimini economici, è stata proclamata “eroina dell'Occidente”) alla concessione al russo dello status di lingua ufficiale del paese. Nella parte occidentale dell'Ucraina questi gruppi di teppisti si sono resi responsabili di assalti alle sedi comuniste, di aggressioni ai veterani dell'Armata Rossa, di oltraggio ai monumenti che ricordano il periodo socialista. Sono gli stessi che, poco tempo fa, con furia vandalica hanno abbattuto la statua di Lenin nel centro di Kiev. Va detto senza incertezze: sono veri e propri fascisti. Fascisti che hanno trovato la solidarietà persino di esponenti del Partito Democratico, come il vicepresidente del parlamento europeo, Gianni Pittella, che, con un'inammissibile ingerenza negli affari interni di un paese sovrano, non ha avuto alcuna vergogna ad arringare e a farsi applaudire (insieme ad altri esponenti di questa Unione Europea che sta massacrando il nostro stato sociale e le prospettive di futuro per i nostri figli) da una folla che sventolava le bandiere di "Svoboda".

A fronte della campagna mediatica di sostegno a questi delinquenti fa riscontro, purtroppo, il silenzio mantenuto dalle forze più coerentemente di sinistra del nostro paese. E' ora di darsi una mossa, compagne e compagni. Con i venti gelidi di fascismo che soffiano in Europa, la denuncia e la mobilitazione sono oggi più che mai doverose. Il silenzio non ha più giustificazioni.


=== 2 ===


L'Ucraina sta precipitando in una guerra civile provocata da forze fasciste e neo-naziste, con il sostegno della NATO e dell'Unione europea

26 Gennaio 2014 

di Fausto Sorini, responsabile esteri PdCI, segreteria nazionale

Una sovversione violenta e reazionaria, organizzata e guidata da gruppi paramilitari fascisti e neo-nazisti ucraini e da professionisti al soldo dei gruppi dominanti dell'Unione europea e della NATO sta cercando di rovesciare le istituzioni democratiche elette dal popolo ucraino in libere elezioni. Elezioni riconosciute dagli osservatori internazionali e dalle Nazioni Unite.
Nelle regioni in cui la sovversione reazionaria ha preso il sopravvento in queste ore, sono già stati dichiarati "fuorilegge" il partito comunista ed altri partiti al governo.
Facciamo appello all'ANPI e alle forze antifasciste (non solo a parole) presenti nel Parlamento italiano ed europeo affinchè facciano sentire la voce in una situazione che sta trascinando l'Ucraina in una guerra civile sanguinosa, che minaccia la pace nel cuore dell'Europa. Chi ha ancora la volontà e la possibilità di influire sulla situazione, lo faccia. Oppure sarà corresponsabile di una gravissima connivenza con questo nuovo fascismo risorgente. - 


=== 3 ===


Media Disinformation: What’s Really Going On in Ukraine?

Global Research, January 27, 2014

You’d be forgiven for knowing very little about the unrest in Ukraine – the violence, the rioting on the streets, the armed protesters storming government buildings amidst plumes of thick black smoke rising from makeshift barricades. Most of the public have once again been Beibered by the mainstream media – the arrest of this precocious, spoilt physical embodiment of crass corporate culture proving newsworthy enough for an MSNBC host to interrupt an interview with a member of Congress discussing the true scale of NSA spying.

In this climate of superficial distractions and media inanity, you’d be equally forgiven for not really knowing why there is political unrest in Ukraine. Most of the explanations for the violence offered by the mainstream media present the information in simplistic soundbytes – talking points without the relevant wider political and historical context which renders current events coherent.

The following article from The Independent provides us with a brief overview of the media’s presentation of recent events in Ukraine:

In November President Viktor Yanukovych decided to pull out of a treaty with EU, an agreement many felt would have paved the way for the Ukraine to join the union. It looked like he was going to sign the agreement before performing a U-turn, which has made Ukrainian disappointment all the sharper. However the government would rather stay friendly with Putin in return for favourable treatment. The protesters think it would benefit ordinary people far more to be aligned with the EU and consider Yanukovych a man who only represents the interests of the richest.

The article goes on to define the demonstrations as “more than a pro-EU movement”, one which represents popular resentment towards perceived government corruption and violent repression towards peaceful activists.

President Viktor Yanukovych’s government forces are certainly guilty of using excessive force against the rioters, and accusations of torture appear to be well-founded and should not be excused. But condemnation is certainly clouded when you consider the level of violence from the rioters. By the same token, when mobile phone users near the scene of the riots received text messages from the state reading, “Dear subscriber, you are registered as a participant in a mass riot” it brought to home just how omnipresent - and ominous - surveillance technology in the 21st century has become. 

The problem with the “popular protests against the government and for integration into the EU” narrative is that it omits crucial information regarding the role of the West is fomenting and orchestrating demonstrations such as these; a role which illuminates broader geopolitical objectives in the region and the extent to which intelligence agencies and their offshoot organizations meddle in the affairs of sovereign nations. Understanding the nature of soft power – the use of coercion and bribery – and the subversion and infiltration of grassroots political movements by NGOs and other organizations backed either directly or indirectly by the US government, helps us to more broadly understand why the unrest in Ukraine is reaching such a fever pitch.

The seemingly spontaneous 2004 Ukrainian “Orange Revolution”, sparked by alleged electoral fraud and allegations of voter intimidation, was led largely by a number of grassroots movements tied to political activists and student groups. Many of the groups involved, however, were funded and trained by organizations intimately linked to the US government. The foreign donors of these groups included the US State Department, USAID, the National Democratic Institute for International Affairs, the Open Society Institute and the National Endowment for Democracy. 

The candidate who emerged victorious in the wake of these widespread orchestrated protests, Viktor Yushchenko, was not only endorsed by the same institutions which wielded their influence over the protest movements themselves, he was also supported by the International Monetary Fund. A central banker by profession, Yushchenko was a firm advocate of implementing IMF monetary reforms and, equally crucially, an advocate of NATO membership. Before entering into Ukrainian politics he had worked at the US State Department,the Reagan White House, the U.S. Treasury Department, and the Joint Economic Committee of Congress. In short, it’s safe to say that he was a product of Washington, an image only exacerbated by his hostility towards Russia.

It is tempting to automatically assume that the same process is taking place in Ukraine at the moment. Certainly, intelligence agencies have historical form when it comes to covert operations and the manipulation of activists via social media – similar US-backed “Colour Revolutions” have taken place in Georgia, Yugoslavia and elsewhere. The widespread political support for the protesters in Ukraine and the lack of condemnation for their use of violence would certainly add to the view that these protests are at least tacitly backed by the West, if not outright orchestrated. While none of this constitutes “proof” of outside interference, at the very least it is enough to raise suspicions. On the other hand, without firm evidence it is perhaps equally plausible that the support for the protesters is simply a case of making political capital out of the situation, stoking the flames of an already lit fire.

As the violence on the streets of Kiev continues, already spreading away from the capital, the Russian State Duma recently passed a resolution slamming foreign politicians and other players for interfering in Ukrainian internal affairs in an attempt to escalate the conflict. It’s a marked contrast to the rhetoric emerging from Washington and the EU, both of whom have expressed the possibility of intervening, with the US adopting a stance which hints at another planned “regime change” on Russia’s doorstep.

Perhaps the most damning indictment of the West’s stance over Ukraine and their support for what they refer to as a “pro-democracy protest movement” is the profoundly anti-democratic leanings of the violent protestors at the vanguard of the assault on the Ukrainian authorities. Anyone familiar with the crisis in Syria and the attempts to topple President Assad will be all too familiar with the US’s willingness to get into bed with extremists of the worst possible nature in order to achieve their objectives.

In Ukraine today it appears that very little has changed. Just as the Western-backed Syrian rebels with intimate ties to al-Qaeda were presented in our media as “pro-democracy” organizations, so too are many of those protesting in Ukraine drawn from far-right and fascistic groups such as the opposition Svoboda party, whom John McCain was more than happy to appear on stage with in December 2013 and offer his – and by extension America’s – support.

Yet it would also be wrong-headed to characterize the protests in Ukraine as being led by far-right extremists – many protesters are taking to the streets through genuine and legitimate grievances with the current government. The danger lies in these moderate protesters allying themselves with those on the far-right – combined with tacit support from the US for the likes of the Svoboda party, it could be a concoction which would set the stage for a dictatorship far more corrupt and repressive than those currently clinging onto power.

With the geopolitical stakes as high as they are, not least with the potential for a broader NATO influence in the region, it would be wise to view the situation in Ukraine through the wider prism of the global balance of power and all that this entails. Equally, we should be wary of simplistic media narratives which seek to paint any conflict in black and white/good vs. evil terms, particularly when the “good guys” are being backed by the US government and her allies. All too often this amounts to little more than propaganda designed to rouse support for opposition movements favourable to “regime change”, and by now it should be very clear how little this has to do with vague, idealistic notions of “democracy”, and how much it has to do with regional – and ultimately global – hegemony.


=== 4 ===


Ucraina: conservatori e fascisti uniti nella destabilizzazione filo-occidentale

23 Gennaio 2014 
di Fabrizio Verde per Marx21.it

Giungono ancora una volta notizie di duri scontri da Kiev, dove i manifestanti anti-governativi e filo-europei, hanno tentanto di sfondare i cordoni dei reparti antisommossa per assaltare il parlamento ucraino. Ancora una volta i media nostrani danno conto di quanto accade nell'ormai nota piazza Maidan di Kiev, messa a ferro e fuoco, argomentando con la consueta capziosità. 

La narrazione degli eventi è, come di norma accade in questi casi, manichea: da una parte i manifestanti democratici, filo-europeisti e ovviamente amanti della libertà. Dall'altra il governo guidato da Yanucovich, vicino alle posizioni della Russia, quindi per convenzione nemico giurato della libertà e autoritario. Insomma, una sorta di regime repressivo e dispotico a prescindere. 

Peccato, che praticamente nessuno si sia preso la briga di andare oltre le veline occidentali. Di provare a inquadrare quanto avviene alle porte della Russia - un territorio dunque strategicamente importante – dove più che una dura protesta per la mancata associazione con L'Unione Europea e contro le politiche del governo, sembra essere in atto una vera e propria destabilizzazione – portata avanti del classico stile delle rivoluzioni colorate – mirante a dirottare il paese nell'orbita Ue e Nato. 

Eppure sarebbe bastato non fermarsi alla superficialità degli eventi e provare ad andare più fondo, magari abbozzando un analisi su quel coacervo di forze eterogenee che rappresentano l'opposizione filo-europea, dove spiccano gli «iper-democratici» nazisti di Svoboda, per fare quantomeno un minimo di chiarezza sulla questione. 

Il ruolo di Canvas

Uscendo dalla versione edulcorata e manichea impostata dai media nostrani, troviamo chi come il giornalista statunitense ed esperto di questioni geopolitiche William Engdahl, ha raccolto informazioni sul ruolo giocato in Ucraina da Canvas (ex Otpor), Organizzazione non Governativa serba attiva dalla fine degli anni 90', che risultò poi essere il fulcro dell'opposizione filo-occidentale al presidente Slobodan Milosevic. 

Fonti ucraine hanno infatti spiegato al giornalista statunitense che vi sono autobus fatti convogliare su Kiev da tutti gli angoli del paese. Bus pieni zeppi di studenti e disoccupati ingaggiati per le proteste. Vengono inoltre distribuiti in piazza Maidan - cuore della contestazione - opuscoli identici ( http://12160.info/photo/photo/show?id=2649739:Photo:1376645 ) a quelli diffusi nel 2011 nella ormai celebre piazza Tahrir. Luogo simbolo e teatro delle manifestazioni di protesta che portarono al rovesciamento di Hosni Mubarak. Spalancando le porte del governo ai Fratelli Musulmani, ovviamente sponsorizzati da Washington.  

A questo punto è necessario, oltre che interessante e istruttivo, fare un passo indietro per ripercorrere a grandi linee la storia di questa organizzazione, già attiva nel tentativo di «rivoluzione arancione» in Ucraina del 2004. 

L'attuale e influente Center for applied nonviolent action and strategies (Canvas) discende dalla vecchia Otpor!, organizzazione che si forma e acquista consensi durante i bombardamenti Nato sulla Yugoslavia, allorquando diede vita a una forte campagna politica e mediatica volta al rovesciamento del presidente serbo Milosevic. Divenendo così il cuore dell'opposizione filo-occidentale. Una volta ottenuta la caduta di Milosevic, l'organizzazione nel 2001 tenta la trasformazione in partito politico presentandosi alle elezioni del 2001. Ma l'operazione fallirà, con la lista che si ferma a un misero 1.65%. 

A questo punto i leader di Otpor abbandonano l'idea della trasformazione in partito politico, decidendo di dedicarsi alla «consulenza». Si trovano così a ricoprire un ruolo di primo piano, mettendo a disposizione le proprie «competenze», oltre a una considerevole quantità di dollari, durante le cosiddette rivoluzioni colorate negli stati ex-sovietici. Movimenti d'opposizione come Kmara in Georgia e Pora in Ucraina, tra il 2003 e il 2004, potranno contare sull'appoggio dei leader dell'ormai ex Otpor, che di lì a breve diverrà Canvas. 

L'organizzazione Canvas, però, raggiunge la ribalta delle cronache internazionali durante la cosiddetta «primavera araba», dove i movimenti di protesta tramite i social network ammettono non solo d'ispirarsi all'esperienza dell'ex Otpor, ma di avvalersi della loro consulenza. Della vecchia Otpor, il movimento egiziano 6 aprile mutuerà anche il simbolo. Dalle rivoluzioni colorate alle primavere arabe, per Otpor - Canvas il passo è stato decisamente breve, ma significativamente sempre rivolto nella stessa direzione. Quella che conduce verso gli interessi Usa-Nato sullo scacchiere internazionale. 

Attualmente Canvas si dichiara una fondazione educativa a cui sarebbe «proibito ricevere fondi da governi o altre fondazioni». In realtà è dato acclarato e mai smentito, che Canvas riceva regolarmente ingenti finanziamenti da svariate realtà quali: la Fondazione Andenauer, l'Open Society Institute di George Soros, l'International Renaissance Foundation, il National Democratic Institute di Madeleine Albright e l'Ong statunitense Freedom House (il cui budget è coperto per ben l'80% dal governo federale degli Stati Uniti) che ha addirittura assunto due componenti di Otpor come consulenti per i movimenti in Ucraina e Bielorussia. 

I nomi dei finanziatori ci portano direttamente a chi si cela dietro i tentativi, odierni e passati, di destabilizzazione dell'Ucraina: Unione Europea e Stati Uniti. Gli stessi Usa che ebbero un ruolo fondamentale nell'addestramento degli attivisti serbi sui metodi di combattimento nei disordini di piazza. Un ex funzionario Cia, Robert Helvey, fu infatti incaricato di radunare a Budapest e addestrare i membri dell'allora Otpor. Il tutto, finanziamenti e ingerenza Cia, confermato da un'inchiesta condotta da Limes all'indomani della cacciata di Mubarak.  

L'Unione Europea, L'Udar di Klitschko e i nazisti di Svoboda

Una volta appurato il ruolo di Canvas, che evidentemente si muove nel solco di quanto viene stabilito in quel di Washington, diventa interessante andare a scoprire le connessioni tra l'eterogenea schiera della cosiddetta opposizione filo-occidentale e l'Unione Europea. Oltre agli immancabili Stati Uniti d'America come abbiamo constatato in precedenza. 

Figura paradigmatica, esemplare in tal senso, è quella dell'ex campione di pugilato Vitaly Klitschko.  Uomo forte del partito di destra Udar, capace di incassare il consenso e il sostegno statunitense ed europeo. L'ex pugile attualmente indicato come leader della variegata opposizione, viene sostenuto da Victoria Nuland (incontro tra Klitschko e Nuland: http://www.youtube.com/watch?v=0miz548u0WY ). Già rappresentante statunitense presso la Nato sotto Bush, che attualmente ricopre il ruolo di Segretario di Stato per gli Affari Europei ed Euroasiatici dell'amministrazione Obama. Ma la Nuland può vantare solidi legami presso gli ambienti neoconservatori: suo marito è Robert Kagan, noto falco nonché stretto collaboratore dell'ex vicepresidente Usa Dick Cheney. 

Per quanto riguarda il versante europeo, è invece il quotidiano teutonico Bild a informare che il Cancelliere tedesco Angela Merkel di concerto con il PPE (conservatori europei), avrebbe indicato apertamente Klitschko come candidato filo-europeo da appoggiare in vista delle elezioni in programma per il 2015. Già da tempo l'Unione Cristiano Democratica di Germania (CDU) partito del Cancelliere tedesco – insieme al PPE - offre supporto economico e logistico ai membri di Udar. Provvedendo anche all'addestramento politico degli esponenti del partito di destra ucraino. 

Addirittura l'europarlamentare conservatore tedesco Elmr Brok, recatosi a Kiev, si è spinto sino a chiedere ai dirigenti dell'opposizione ucraina di essere pronti a morire per instaurare un nuovo corso pro-europeo.

Chiudiamo questo parziale resoconto sull'opposizione ucraina, che ancora alle nostre latitudini viene definita «pro-democrazia» - quando in realtà si tratta di un coacervo di forze conservatrici e fasciste - con Svoboda. Diretta derivazione del Partito Socialista Nazionale Ucraino (SNPU), prenderà l'attuale denominazione nel 1998, dopo l'elezione del suo leader Oleh Tiahnybok al Parlamento ucraino. Di  viene ricordato un aberrante discorso tenuto sulla tomba di un nazista ucraino, dove ha inveito contro «la mafia ebraica di Mosca». 

Questo partito sciovinista e nazista i cui militanti sono stati indicati dal New York Times come i più «temibili» tra i manifestanti, autori «delle iniziative più provocatorie come l'occupazione di edifici e il blocco degli uffici governativi», è fautore del culto di Stepan Bandera. Il fondatore dell'Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini che nel giugno del 1941 unì le proprie forze a quelle dei nazisti durante l'invasione dell'Unione Sovietica. Lo sdoganamento di Svoboda (Libertà) è avvenuto grazie al partito filo-tedesco Batkivshina della malversatrice Julia Tymoshenko, attualmente detenuta per appropriazione indebita e frode, che nell'ultima tornata elettorale ha stretto un'alleanza con i nazisti decisamente fruttuosa per questi ultimi che hanno ottenuto ben 37 seggi. Mentre la loro influenza aumenta sempre più, grazie anche al ruolo preminente nelle violente proteste in atto. 

Disinformazione dei media mainstream e «abbagli» di una certa sinistra      

Per descrivere il ruolo mistificatore dei media mainstream in questa vicenda, possiamo ricorrere a quanto espresso dall'autorevole dirigente comunista Pietro Secchia attraverso le colone del settimanale «Rinascita» nel 1950. 

«Non da oggi – scriveva Secchia - la stampa è un potente strumento di cui si serve la classe dominante per mantenere la sua dittatura. Il grande capitale non domina solo con le banche, i monopoli, il potere finanziario, il tribunale e la polizia, ma con i mezzi quasi illimitati della sua propaganda e della corruzione ideologica. Mai, però, come oggi, il malcostume della stampa capitalista si è manifestato in forme così volgari e abiette. Vi fu un’epoca, agli inizi

(Message over 64 KB, truncated)

(srpskohrvatski / deutsch)



junge Welt (Berlin), 06.01.2014 / Schwerpunkt / Seite 3

»Neutralität ist beste Option«


Serbien braucht Partner, keine Befehlshaber: Mehrheit der Bevölkerung gegen Mitgliedschaft in der NATO. Ein Gespräch mit Zivadin Jovanovic

Klaus Hartmann

Der Jurist Zivadin Jovanovic war 1998 bis 2000 jugoslawischer Außenminister. Heute ist er Präsident des »Belgrad Forums für eine Welt der Gleichen«

Das Jahr bringt uns drei bedeutsame Jahrestage: der Beginn des Ersten Weltkriegs durch die von Deutschland unterstützte Kriegserklärung Österreich-Ungarns gegen Serbien, die Befreiung Belgrads von den Hitler-Faschisten 1944, und der 15. Jahrestag der NATO-Aggression gegen Jugoslawien. Welchen Zusammenhang sehen Sie bei diesen Ereignissen?

Alle drei, der Erste und Zweite Weltkrieg und die NATO-Aggression, wurden gegen unser Land geführt, im selben 20. Jahrhundert. Alle waren sie imperialistische Kriege, die unter verlogenen Vorwänden gestartet wurden. Sie bewirkten enorme menschliche, wirtschaftliche und politische Konsequenzen, die auch im 21. Jahrhundert noch nicht bewältigt sind. Serbien nimmt diese Jahrestage zum Anlaß, seiner Millionen gefallener Landsleute zu gedenken sowie aller Opfer, die ihr Leben für Freiheit und Menschenwürde gaben. Wir alle müssen die Erinnerung wach halten und die Botschaft vermitteln, daß sich solche Katastrophen für die Menschheit nicht wiederholen dürfen.

Ist im Bewußtsein der Öffentlichkeit Serbiens weiterhin präsent, daß das Land dreimal in einem Jahrhundert Ziel westlicher Aggressionen wurde?

Eine Nation, die über ein Drittel ihrer Bevölkerung im Ersten und mehr als eine Million im Zweiten Weltkrieg verloren hat, während die »humanitäre Intervention« der NATO auch nach 15 Jahren immer noch Todesopfer fordert, diese Nation kann und darf nicht vergessen. Das wäre unzivilisiert und unverantwortlich gegenüber der Zukunft.

Das »Belgrad Forum« spielt als unabhängige Organisation von Intellektuellen eine wichtige Rolle, das öffentliche Bewußtsein für die Aggressionskriege gegen Serbien im 20. Jahrhundert zu schärfen. Unter dem Motto »Niemals vergessen!« bereitet es eine Reihe Veranstaltungen zum bevorstehenden 15. Jahrestag der NATO-Aggression vor, darunter eine internationale Konferenz am 22. und 23.März in Belgrad mit dem Titel »Globaler Frieden gegen globalen Interventionismus und Imperialismus«, zu der prominente unabhängige Wissenschaftler und Friedensaktivisten aus der ganzen Welt erwartet werden.

Hat Europa Lehren aus der Geschichte des 20. Jahrhunderts gezogen?

Ich fürchte nicht. Ich bin besorgt über die Militarisierung der EU und die Expansion der NATO nach Osten. Einige europäische Regierungen, einschließlich links orientierter, kopieren mehr und mehr die imperiale Politik und das Benehmen der USA, sie verlieren den Respekt für die Werte der Zivilisation. Abhängig gemacht von US-Doktrinen wie dem »Recht auf humanitäre Intervention«, der »Schutzverantwortung« oder dem »Krieg gegen Terror«, hat Europa die Kraft und das Selbstvertrauen verloren, zu offenkundig antieuropäischer Politik nein zu sagen. Manche europäischen Regierungen wetteifern darin, der NATO Zugeständnisse zu machen. Hinter dem Vorhang antikommunistischer Rhetorik in verschiedenen nationalen und EU-Institutionen lebt der Faschismus wieder auf. Wir sind mit der systematischen Revision der europäischen Geschichte des 20. Jahrhunderts konfrontiert. Die Rehabilitierung von Nazis in einigen »Neuen Demokratien« geht einher mit Anklagen gegen Veteranen des antifaschistischen Kampfes und der Zerstörung von Denkmälern für Partisanen.

Die Revision der Geschichte ist kein Selbstzweck. Wenn bestimmte ungarische Politiker den Vertrag von Trianon des Jahres 1920 revidieren wollen, wird vollkommen klar, daß ihr wahres Ziel die Änderung der Grenzen ist.

Das Ziel des Krieges 1999 war die Zerstörung Jugoslawiens und die Zerstückelung Serbiens. Wie erfolgreich war die NATO?

Tatsächlich hat die NATO Jugoslawien zerstört, wirtschaftlich und als Staat, und sie hat Serbien und die serbische Nation fragmentiert. Ich bezweifle aber, daß dies ein Erfolg für irgendjemand ist. Die USA und die NATO unterliegen keinerlei rechtlichen oder sonstigen effektiven Kontrolle, ihr Krieg war ein Krieg gegen Europa – mit aktiver Beteiligung Europas!

Großbritannien führte enthusiastisch die Nützlichkeit seiner doppelgesichtigen Loyalität vor. Deutschland sah eine gute Gelegenheit, die ihm nach dem Zweiten Weltkrieg verpaßten Einschränkungen, die es als Zwangsjacke empfand, loszuwerden, der Rest der EU hatte nichts zu melden. Das »Racak-Massaker«, der »Hufeisenplan«, die »Rambouillet-Verhandlungen« und das Hager Sondertribunal waren Bausteine, um Serbien als neuen Nazistaat vorzuführen, um Sanktionen zu rechtfertigen, die kriminelle NATO-Aggression, die politische Erpressung und letztlich den Raub von Kosovo und Metohija.

In der Friedensbewegung gibt es die Auffassung, daß mit der NATO-Aggression eine dauernde Militärpräsenz der USA in diesem Teil Europas begründet werden sollte.

Das trifft zu. Sofort nach dem Krieg schufen die USA mit dem »Camp Bondsteel« in Kosovo und Metohija einen der weltweit größten Militärstützpunkte vom Typ der Ramstein Air Base. Der frühere Staatssekretär Willy Wimmer berichtete dem damaligen Bundeskanzler Gerhard Schröder, die USA wollten damit den »Fehler« von Präsident Eisenhower korrigieren, der es im Zweiten Weltkrieg versäumt habe, US-Truppen in Jugoslawien zu stationieren. Dies ist Teil der militärischen Expansion Richtung Rußland, Kaspisches Meers, Zentralasien und Mittlerer Osten. Heute gibt es in Europa mehr ausländische Militärbasen als auf dem Höhepunkt des Kalten Krieges ...

Welche Haltung nimmt die gegenwärtige Regierung in Belgrad gegenüber den Aggressoren von 1999 ein? Will sie immer noch in die EU, obwohl Kosovo und Metohija endgültig von Serbien abgetrennt werden soll?

Der Druck, den speziell die USA, Deutschland und Großbritannien auf Serbien ausüben, die einseitige illegale Sezession von Kosovo und Metohija anzuerkennen, um im Austausch dafür irgendwann nach 2020 die EU-Mitgliedschaft zu erhalten, ist unanständig, revanchistisch und kontraproduktiv. Eine Lösung im Widerspruch zur UN-Charta und zum OSZE-Abkommen von Helsinki, zur UN-Resolution 1244 und zur serbischen Verfassung ist keine Lösung. Die USA wollen die Angelegenheit dem UN-Sicherheitsrat aus der Hand nehmen, um Serbien der russischen und chinesischen Unterstützung zu berauben. Dazu nutzt Washington die EU als Vermittler. Doch 100 Jahre nach dem Wiener Diktat wird kein westliches Diktat das Statusproblem lösen.

1999 bezeichnete ich die NATO-Aggression als »Türöffner-Krieg« für die nächsten Kriege – inzwischen erlebten wir die Kriege gegen Afghanistan, den Irak, Libyen, Syrien, ebenso gegen Pakistan und viele afrikanischen Länder. Es ist schwer nachvollziehbar, daß Serbien Mitglied dieser Terrororganisation werden will.

Rund 75 Prozent der Bevölkerung Serbiens sind entschieden gegen eine NATO-Mitgliedschaft, nur 13 Prozent befürworten sie. Als Relikt des Kalten Krieges gehört die NATO aufgelöst. Serbien ist ein kleines, friedliebendes Land ohne imperialistische Ziele. Die NATO ist eine aggressive Maschinerie, die den Interessen des Militärisch-Industriellen Komplexes und des Finanzkapitals dient. Afghanistan, Irak, Libyen, Syrien waren nur Wiederholungen des jugoslawischen Präzedenzfalls. Das selbst angemaßte Recht der NATO, an jedem Punkt der Welt anzugreifen, ist die Quelle größter Gefahr für Frieden und Stabilität.

Wenn die Aggression 1999 der Wendepunkt Richtung Globalisierung des NATO-Interventionismus war, dann markieren die Ereignisse im Iran, in Syrien und der Ukraine 2013 den Wendepunkt vom Monopol zur Multipolarität. Für Serbien ist die Neutralität die beste Option. Wenn sechs Staaten in der EU sein können ohne Mitglied der NATO zu sein, warum sollte das Serbien als Gründungsmitglied der Blockfreien-Bewegung nicht können?

Bei verschiedenen Gelegenheiten wurden serbische Hoffnungen auf russische Hilfe und Unterstützung enttäuscht, andererseits kann eine komplette Einkreisung auf dem Balkan nicht in Moskaus Interesse liegen. Wie sind die serbisch-russischen Beziehungen?

Rußland war in der Geschichte immer Serbiens Verbündeter, es unterstützt Serbiens Souveränität und territoriale Integrität sowie die Umsetzung der UN-Resolution 1244 über Kosovo und Metohija. Rußland unterstützt Serbien auch bei der Durchsetzung des Dayton-Friedensabkommens über Bosnien und weist Versuche zurück, es zu Lasten der Serbischen Republik zu revidieren.

Für Entwicklungsprojekte in Serbien gewährt Rußland zinsgünstige Kredite über fünf Milliarden Dollar. Mit der Erdgas-Pipeline »South Stream« durch Serbien wird die Energiesicherheit in Europa garantiert und zugleich die geopolitische Position Serbiens gestärkt. Die EU-Mitgliedschaft ist für Serbien keineswegs alternativlos – es kann auch als neutrales Land ein guter und prosperierender Nachbar der EU sein. Serbien braucht den weiteren Ausbau der Beziehungen zu Rußland, China, Indien und allen anderen Ländern, die keine politischen Vorbedingungen stellen und die Serbiens Souveränität und territoriale Integrität unterstützen. Ein Grundsatz ist besonders wichtig: Serbien braucht andere Partner genauso, wie sie Serbien brauchen – nicht mehr, aber auch nicht weniger.



Neutralnost je najbolja opcija za Srbiju


Intervju za „junge Welt“,  Berlin

 
Autor Živadin Jovanović: Rođen je 1938. u Opariću, Srbija. Diplomirao je na Pravnom fakultetu Sveučilišta u Beogradu, 1961. u Jugoslavenskoj diplomaciji 1964. – 2000., Federalni ministar vanjskih poslova SRJ 1998. – 2000.; zastupnik srpskih i jugoslavenskih parlamenata, potpredsjednik Socijalističke partije Srbije 1997. – 2002., autor „Ukidanje države“, „Ogledalo Kosova“, „Mostovi“; predsjednik beogradskog Foruma za svijet jednakih.


- Pitanje: Godina 2014. obilježava tri značajne obljetnice: Početak Prvog svjetskog rata s njemačkom potporom austrijske objave rata Srbiji, oslobođenje Beograda od Hitlerovih fašista 1944. i 15. obljetnice NATO agresije na Jugoslaviju. Vidite li i kako bi nam mogli objasniti vezu između tih datuma?

ŽJ : Sva tri rata u 20. stoljeću – Prvi i Drugi svjetski rat i NATO agresija na Jugoslaviju 1999. bili su imperijalistički ratovi, svi su započeti pod lažnim izgovorima, svi su izazvali ogromne ljudske, gospodarske i političke posljedice do 21. stoljeća. Obilježavanje godišnjice 2014. Srbija odaje poštovanje prema milijunima poginulih sunarodnjaka, svim žrtvama palim za slobodu i ljudsko dostojanstvo bilo gdje. Svi mi moramo potaknuti naše pamćenje i poslati poruku da takve ljudske katastrofe ne smiju se ponoviti.

P: Je li još uvijek prisutna u svijesti javnosti Srbije činjenica da je zemlja bila meta zapadne agresije tri puta u jednom stoljeću?

ŽJ: Narod koji je izgubio više od jedne trećine stanovništva u prvom i preko milijun u Drugom svjetskom ratu, narod koji je čak 15 godina nakon NATO-ve “humanitarne intervencije” nastavlja trpiti umiranje građana, sigurno ne može i ne smije zaboraviti. Bilo bi necivilizirano, neodgovorno prema budućnosti zaboraviti.
Beogradski forum, neovisna, nestranačka udruga intelektualaca, ima važnu ulogu u jačanju javne svijesti o agresivnim ratovima protiv Srbije u 20. stoljeću. Pod sloganom „Ne zaboravi“, Beogradski Forum priprema niz događanja kojima se komemoriraju ljudske žrtve agresije NATO-a povodom 15. godišnjice njegovog početka. Središnji događaj bit će Međunarodna konferencija (Beograd, 22. – 23. marta, 2014.) pod nazivom „Globalni mir, globalni intervencionizam i imperijalizam“. Tu će biti nazočni ugledni, nezavisni intelektualci, znanstvenici i mirovni aktivisti iz cijeloga svijeta.

-P : Je li Evropa shvatila lekciju iz povijesti 20. stoljeća?

ŽJ: Bojim se da nije. Ja sam zabrinut zbog militarizacije EU i Evrope, te proširenje NATO-a na istok. Neke evropske vlade, uključujući i lijevo orijentirane, sve više i više kopiraju imperijalnu politiku i ponašanje SAD i smanjuju poštivanje civilizacijskih vrijednosti. Budući da je bila pod utjecajem američke doktrine „prava na humanitarne intervencije“, „obvezu zaštite“, „borbe protiv međunarodnog terorizma“, Evropa je izgubila snagu i samopouzdanje riječi „NE“ toj očito antievropskoj politici. Neke evropske vlade natječu se tko će biti velikodušniji, nude ustupke i vojne baze za NATO. Iza zastora antikomunističke retorike u različitim državnim i EU institucijama, oživljava neofašizam i neonacizam. Mi smo suočeni sa sustavnom revizijom povijesti Evrope u XX. stoljeću. Rehabilitacija nacista u nekim novim demokracijama ide paralelno s optužbama veteranima antifašističke borbe i uništavanjem partizanskih spomenika.
Revizija povijesti nije cilj sam po sebi. Ako, na primjer, pojedini političari u Mađarskoj traže reviziju Trianonskog ugovora iz 1920. jasno je da je njihov pravi cilj izmjena granica!

-P: Cilj NATO rata bio je raspad Jugoslavije i fragmentacija Srbije? Jesu li bili uspješni?

ŽJ: Istina je da je NATO uništio Jugoslaviju, ekonomski i kao državu, a to je fragmentiralo Srbiju i srpski narod. No, jako sumnjam da je to uspjeh za bilo koga. SAD i NATO izašli su iz bilo kojeg pravnog okvira ili sustava, izvan bilo kakve smislene kontrole. NATO i SAD agresija protiv Srbije (SRJ) bio je rat protiv Evrope, rat za kontrolu Evrope koja danas jedva može disati samostalno. Zamislite rat protiv Evrope s aktivnim sudjelovanjem Evrope! Velika Britanija je bila oduševljena pokazati korisnost njezine dvostruke lojalnosti. Njemačka je gledala na to kao dobru priliku da se oslobodi odgovornosti Drugog svjetskog rata, Francuska, Italija i ostali su bez težine i utjecaja. „Pregovori u Rambouilletu“, „masakr u Račku“, „plan potkova“, Haaški sud i tako dalje, bili su dio nastojanja da Srbiju prikažu kao novu nacističku državu kako bi opravdali napade, NATO agresiju, ucjene i na kraju otimanje Kosova i Metohije Srbiji.

-P : Postoji mišljenje da je NATO agresija 1999. bila povod da se uspostavi stalna američka vojna nazočnost u tom dijelu Evrope?

ŽJ:  Istina je. Odmah nakon NATO agresije SAD su osnovale „Bondstil“ vojnu bazu na Kosovu i Metohiji, a čini se da je to vojna baza tipa Ramstad. To je jedna od najvećih američkih vojnih baza u svijetu. Prema izvješću iz svibnja 2000. njemačkog političara Willyja Wimmera tadašnjem kancelaru Gerhardu Schröderu, američka agresija iz 1999. ispravila je Eisenhowerovu grešku tijekom Drugog svjetskog rata kojom je propustio prebaciti američke vojnike na jugoslavensko tlo. To je dio vojne ekspanzije prema Rusiji, Kaspijskom bazenu, središnjoj Aziji, Bliskom istoku. Nakon baze „Bondstil“, SAD je osnovao četiri baze u Rumunjskoj, četiri u Bugarskoj i tako dalje. Danas, Evropa ima više stranih vojnih baza nego na vrhuncu Hladnog rata. Što će im? Nema sukoba vojnih blokova, ideologija ili sustava. Invazija iz drugih planeta, za sada, nije vjerojatna.

-P : Koji je stav aktualne vlasti prema agresorima iz 1999. Jesu li oni i dalje u potrazi za članstvom u EU usprkos nastojanju EU-a da se odvoji Kosovo i Metohjia definitivno od Srbije?

ŽJ:  Pritisci, naročito iz SAD-a, Njemačke i Velike Britanije, nameću Srbiji priznanje jednostrane i ilegalne secesije Kosova i Metohije u zamjenu za članstvo u EU negdje nakon 2020. što je nepošteno, revanšističko i kontraproduktivno. Rješenje je to u suprotnosti s UN-om i Helsinškim poveljama, rezolucije Vijeća sigurnosti UN-a 1244 i Ustava Srbije pa i ne može biti rješenje. SAD su htjele to pitanje preuzeti iz ruku Vijeća sigurnosti UN-a kako bi poništile podršku Srbiji od strane  Rusije i Kine. Dakle, Washington je zadužio EU kao posrednika između Beograda i Prištine. No, može li se zapravo problem statusa Kosova i Metohije riješiti novim diktatom Zapada koji se podudara sa 100 godina Bečkog diktata 2014.? Iskreno sumnjam.
Oko 75 posto ukupnog stanovništva Srbije je izričito protiv članstva u NATO-u dok je samo 13 posto za.

-P : 1999. sam smatrao agresiju NATO-a kao „otvaranje vrata“ sljedećim ratovima. U međuvremenu smo svjedoci ratova protiv Afganistana, Iraka, Libije, Sirije, čak i Pakistana i mnogih afričkih zemalja. Teško je zamislivo da Srbija želi da se pridruži ovoj terorističkoj organizaciji.

ŽJ : NATO nije, po mom mišljenju, mjesto za Srbiju. Kao relikt Hladnog rata trebao bi biti raspušten. Srbija je mala miroljubiva zemlja bez imperijalnih ciljeva. NATO je agresivan, imperijalistički stroj za posluživanje interesa korporativnog vojno-industrijskog i financijskog kapitala. Samozvano pravo NATO-a intervenirati u bilo koje mjesto na svijetu je izvor velike opasnosti za mir i stabilnost. Čelnici NATO-a čini se ne razumiju da multipolarizacija svijeta i demokratizacija međunarodnih odnosa su neizbježni povijesni trendovi koji se ne mogu zaustaviti. Afganistan, Irak, Libija, Sirija bili su samo „kreativno“ ponavljanje presedana Jugoslavije iz 1999. Globalizacija intervencionizma mora biti zaustavljena.
Ako je 1999. agresija na Jugoslaviju bila prekretnica prema globalizaciji NATO intervencionizma, a zatim 2013. razvoj situacije u Iranu, Siriji i Ukrajini su prekretnica koja obilježava kraj monopola i početak multipolarizacije i demokratizacije u svjetskim odnosima.
Podržavam neutralnost Srbije kao najbolje opcije. Ako šest zemalja EU-a mogu to biti bez da su članice NATO-a, zašto Srbija, koja je bila osnivač i član Nesvrstanih, ne bi mogla?

P : U nekoliko navrata, nade Srbije u rusku pomoć i podršku bile su razočarane. No, potpuno imperijalističko okruženje na Balkanu ne može biti u interesu Rusije. Kakvi su stvarni odnosi Srbije prema Rusiji?

ŽJ:  Rusija nikada nije napala Srbiju. Uvijek su bile saveznice. Politički Rusija podupire suverenitet i teritorijalni integritet Srbije i provedbu rezolucije VS UN 1244 o Kosovu i Metohiji. Rusija je osigurala meke kreditne linije za razvojne projekte u Srbiji u vrijednosti od oko pet milijardi dolara. Plinovod „Južni tok“ koji prolazi kroz Srbiju je i Rusija financirala. Garantirajući energetsku sigurnost, ovaj europski projekt će, također, jačati geopolitički položaj Srbije. Rusija također podržava Srbiju u obrani provedbe Daytonskog mirovnog sporazuma u Bosni i odupire se pokušajima da se to izmijeni na štetu Srba (Republika Srpska) u Bosni. Nije istina da je članstvo u EU jedina alternativa za Srbiju. Neutralna Srbija može biti dobar i vrlo uspješan susjed EU. Srbija treba da dodatno proširi suradnju s Rusijom, Kinom, Indijom i svim drugim zemljama koje ne traže političke uvjete i koje podržavaju suverenitet i teritorijalni integritet Srbije. Jedan princip je posebno važan: Srbiji trebaju strani partneri kao što je i njima potrebna Srbija. Ni više, ni manje.

(Objavljeno, 6. siječnja 2014.)






*** COMUNICAZIONE IMPORTANTE: Lo spettacolo DRUG GOJKO di cui abbiamo dato notizia nel post precedente (Roma 26 gennaio, Forte Fanfulla) si terrà alle ore 19:00 diversamente da quanto già comunicato ***


===

SCARICA LA LOCANDINA:  https://www.cnj.it/INIZIATIVE/volantini/AnghiariSansep2014.jpg

----- Original Message -----
Sent: Tuesday, January 21, 2014 1:36 PM
Subject: Anghiari e Sansepolcro ricordano il Giorno della Memoria

Regione Toscana
 
Anghiari e Sansepolcro ricordano il
 
GIORNO DELLA MEMORIA
2014
 
con incontri, spettacoli e performance
 
 
 
Giorno della Memoria è una ricorrenza internazionale celebrata il 27 Gennaio di ogni anno come giornata in commemorazione delle vittime del nazismo, dell’Olocausto e in onore di coloro che a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati. In questo giorno si celebra la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, avvenuta il 27 Gennaio 1945 ad opera delle truppe sovietiche dell’Armata Rossa.
 
Quest’anno, a 70 anni dalla Liberazione della Toscana, nei due comuni della Valtiberina, si terranno performance, presentazioni di libri, concerti e spettacoli a ricordo del coraggio di tanti uomini e donne che si opposero alla dittatura.
 
 
 
ANGHIARI
 
 
Sabato 25 Gennaio ore 17:30
BIBLIOTECA COMUNALE DI ANGHIARI
Presentazione Libro Giorgio Sacchetti
RENICCI 1943.
Internati anarchici: storie di vita del Campo n.97
Interviene Claudio Silingardi, Direttore Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia
 
 
 
Sabato 25 Gennaio ore 21:30
TEATRO COMUNALE DI ANGHIARI
Pulpito dedicato a
SCORDATELO ANCORA
Memorie permesse e omissioni (più o meno volontarie)
Performance teatrale e musicale ‘aperta’
 
 
 
Domenica 26 Gennaio ore 11:00
LA STAZIONE DI ANGHIARI-RENICCI: 4 CHILOMETRI E 400 METRI
Marcia dei prigionieri deportati dalle isole di confino del Mediterraneo e dalla ex-Jugoslavia più Rancio domenicale dell’internato
(Degustazione del “rancio dell’internato” gratuita, si consiglia comunque la prenotazione: 0575 1824380 info@...)
 
 
 
Domenica 9 Febbraio ore 18:00
TEATRO COMUNALE DI ANGHIARI
7 (erano i fratelli cervi)
con Gianni Micheli,Luca Baldini e Massimiliano Dragoni
regia:Andrea Merendelli
Teatro di Anghiari-Officine della Cultura
 
 
 
SANSEPOLCRO
 
 
Giovedì 23 Gennaio ore 10:30
TEATRO ex INPDAP
Associazione Cultura della Pace
TATIANA E ANDRA BUCCI
due sorelle deportate ad Auschwitz nel Marzo del 1944 incontrano gli studenti della Valtiberina
 
Sabato 25 Gennaio ore 10:30
EX-POSTE, in collaborazione con Liceo Città di Piero
Presentazione Libro Giorgio Sacchetti
RENICCI 1943.
Internati anarchici: storie di vita del Campo n.97
Interviene Claudio Silingardi, Direttore Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia
 
Sabato 1 Febbraio ore 15:00
CIMITERO DI SANSEPOLCRO
Sacrario dei Caduti Ex-Jugoslavia
Performance Teatrale a cura di Laboratori Permanenti, Caterina Casini.
 
Lunedì 10 Febbraio ore 10:30
7 (erano i fratelli cervi)
con Gianni Micheli, Luca Baldini e Massimiliano Dragoni
regia:Andrea Merendelli
Teatro di Anghiari-Officine della Cultura
 
 
PER INFO
Tel. 0575-1824380
 
 
 
 
 
 
Teatro di Anghiari
via Bozia, 3
52031 ANGHIARI - AR
0575 788659
teatrodianghiari@...
Skype: teatro.anghiari
Facebook: Teatro di Anghiari


===

Dall'Autore del libro Giorgio Sacchetti riceviamo e volentieri divulghiamo (per contatti: sacchetti.giorgio @ gmail.com ):

Renicci 1943

Internati anarchici: storie di vita dal Campo 97 


Pagine: 236
Formato: 14 x 21
Data pubblicazione: Novembre 2013
Editore: Aracne
Prezzo: 16,00 €
ISBN: 978-88-548-6538-9

Renicci è stata una vergogna tutta italiana, protrattasi oltre il 25 luglio. Questo volume, punto di arrivo di un percorso di studi e ricerche trentennale, si pone l’obiettivo di mantenere viva la memoria e l’identità di quel centinaio di connazionali, antifascisti non conformi e fuori ordinanza, che nell’agosto e settembre 1943 – sotto il regime militare di Badoglio – si trovarono, a fianco di migliaia di altri fratelli di etnia slava, anche loro reclusi nel famigerato campo d’internamento di Renicci d’Anghiari nella Valtiberina toscana. Lo studio si basa sulle biografie misconosciute, sorprendenti e “anomale” di 118 prigionieri e sulla storia di vita del comandante partigiano Beppone Livi. La complessiva vicenda fa anche emergere, nel ruolo di protagonisti negativi, servitori dello Stato – quali Marcello Guida (direttore di Ventotene) e Giuseppe Pistone (comandante di Renicci) – che sono espressione evidente di “continuità” nella transizione fascismo - democrazia.

info e richieste al link:




Altre iniziative, per la Giornata della Memoria e non solo

ROMA 26 GENNAIO: DRUG GOJKO
AVIANO (PN) 27 GENNAIO: IL CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI GONARS 1942-1943
ROMA 30 GENNAIO: ROM E SINTI IN EUROPA. DALLO STERMINIO NAZISTA ALLA DIFFICILE INTEGRAZIONE DI OGGI
MONZA 31 GENNAIO: GONARS 1941-1943. IO ODIO GLI ITALIANI
COMO 1 FEBBRAIO: LAGER ITALIANI. PULIZIA ETNICA E CAMPI DI CONCENTRAMENTO FASCISTI PER CIVILI JUGOSLAVI 1941-1943
MILANO 9 FEBBRAIO: INCONTRO PER LA GIORNATA DELLA MEMORIA 2014
APPENDICE: PERCHE' NON E' APPROPRIATO IL TERMINE "PORRAJMOS" PER IL GENOCIDIO DEI ROM

vedi anche:

GORIZIA 22 GENNAIO: IL LAGER DI SAN SABBA 
TORINO 26 GENNAIO: LA VALLE DEI SOSPIRI - PER RICORDARE L'OLOCAUSTO ROM
TRIESTE 26 GENNAIO: DAN SPOMINA / IL GIORNO DELLA MEMORIA IN RISIERA DI SAN SABBA

UDINE 29 GENNAIO: CONVEGNO STORICO "I CAMPI DI CONCENTRAMENTO FASCISTI"


=== ROMA 26 GENNAIO ===

http://www.fanfulla.org/event/teatro-drug-gojko-con-pietro-benedetti-regia-elena-mozzetta/

TEATRO | Drug Gojko con Pietro Benedetti regia Elena Mozzetta

Roma 26/01/2014 
ore 21:00, presso: Forte Fanfulla
via Fanfulla da Lodi 5, Roma, RM,00176, Italia

Lo spettacolo Drug Gojko  narra, sottoforma di  monologo, le vicende di Nello Marignoli, classe 1923, gommista viterbese, radiotelegrafista della Marina Militare italiana sul fronte greco-albanese nei giorni intorno all’8 Settembre del 1943 e combattente partigiano nell’Esercito popolare di liberazione jugoslavo. Lo spettacolo che nasce da una ricerca di Pietro Benedetti e si avvale della testimonianza diretta di Marignoli è di notevole interesse per la storia locale, nazionale ed, infine, europea, nel dramma individuale e collettivo della seconda guerra mondiale. Una storia militare, civile e sociale, riassunta nei trascorsi di un artigiano, vulcanizzatore del Novecento rievocata con un innato stile narrativo ed emozionante quanto privo di retorica. 

---

Sullo spettacolo DRUG GOJKO vedi anche: https://www.cnj.it/CULTURA/druggojko.htm


=== AVIANO (PN) 27 GENNAIO ===

Aviano - lunedì 27 gennaio 2014 
alle ore 20.30 presso la Casa dello Studente

CIO’ CHE SI DEVE SAPERE: IL CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI GONARS 1942-1943 

conferenza di Alessandra Kersevan 

in occasione degli eventi organizzati dal Comune di Aviano – Commissione cultura e dai “Giovani in Movimento”  - per la Giornata della Memoria 2014.



=== ROMA 30 GENNAIO ===

Rom e Sinti in Europa

Casa della Memoria e della Storia - giovedì 30 gennaio, h. 17:30
ore 10/13 – Rom e Sinti in Europa: dallo sterminio nazista alla difficile integrazione di oggi
Introduzione storica di Irma Staderini (IRSIFAR) sul Porrajmos  

 
il genocidio dimenticato che ha provocato la morte di centinaia di migliaia di zingari nei lager nazisti, con proiezione di brani dal documentario “Porrajmos. Parole in musica” di Fabio Parente, Matteo Parisini, Luca Ricciardi (2010). Intervento della prof.ssa Simona Vannini sulla condizione attuale degli zingari in Europa.

Iniziativa a cura di IRSIFAR per le scuole


=== MONZA 31 GENNAIO ===

Monza - venerdì 31 gennaio 2014 
ore 20.30, presso il teatro Binario 7 in via Turati 

GONARS 1941-1943: IO ODIO GLI ITALIANI
spettacolo teatrale prodotto da La Danza Immobile e a cura di Valentina Paiano. Ingresso €10,00.

A seguire: conferenza di Alessandra Kersevan sul lager di Gonars. 



=== COMO 1 FEBBRAIO ===

Como, sabato 1 febbraio 2014 
alle ore 15.30 presso la Sala della Circoscrizione 1 (quartiere di Albate) in via S.Antonino 4

LAGER ITALIANI. PULIZIA ETNICA E CAMPI DI CONCENTRAMENTO FASCISTI PER CIVILI JUGOSLAVI 1941-1943 
conferenza di Alessandra Kersevan

Evento organizzato dalla sezione ANPI di Como “Perugino Perugini” con la partecipazione dell’Istituto di storia contemporanea “Perretta” di Como.


=== MILANO 9 FEBBRAIO ===

MILANO, DOMENICA 9 FEBBRAIO 2014
ORE 16 - PRESSO LA CASA ROSSA DI VIA MONTELUNGO 2 MILANO
(MM1 fermata TURRO)

GIORNATA DELLA MEMORIA 2014

INCONTRO PUBBLICO CON RELAZIONI DI:
PIERINO MARAZZANI (alcuni recenti testi sulle stragi nazi-fasciste e le deportazioni antisemite)
BRUNO SEGRE
(storico e saggista, testimone oculare)
ROBERTO CENATI
(segretario dell'ANPI di Milano)

con la partecipazione di JEAN TOSCHI MARAZZANI VISCONTI

LA CITTADINANZA E' INVITATA

(organizzano Circolo Giordano Bruno e Casa Rossa)

per info: Pierino Giovanni Marazzani" <pierinogiovannimarazzani @ gmail.com>


=== APPENDICE ===

La Memoria che verra'

di Jovica Jovic - Cari amici, c'è una cosa che da tempo mi fa stare molto male, soprattutto di questo periodo. E non è la salute, non sono i soldi... è quella parola: PORRAJMOS.

Ogni anno, l'ultima settimana di gennaio ci incontriamo, voi a sentirmi e io a suonare, per la Giornata della Memoria, e quella parola ritorna puntuale. Voi, magari, la dite perché l'avete sentita da qualcuno istruito e, come noi Rom, la ripetete perché quello che è accaduto allora fu di una tale violenza, che dopo tutti cercarono un termine per descriverlo. Gli Ebrei trovarono la parola Olocausto, tra i Rom cominciò a diffondersi "porrajmos".

Quello che molti di voi non immaginano, è che la parola nella mia lingua significa STUPRO (si può usare solo per gli organi sessuali), quindi è estremamente violenta, ma del tutto inadatta ed offensiva ad essere pronunciata per descrivere gli stermini della seconda guerra mondiale. Può andare bene per qualcuno di voi, ma io non potrò mai dirla di fronte alle mie figlie, di fronte a una qualsiasi famiglia rom.

Ecco, parlerò a qualcuno di voi, sperando che mi capiate. Tenterò di essere calmo e comprensibile, e per questo devo spiegarvi alcuni termini della mia lingua (i termini in lingua romanés sono stati adattati alla grafia italiana, ndr.) :

  • PORADJOS: donna, apri le gambe.
  • PORAVESLES tu
  • PORAVASLES noi
  • PORAJMOS in tanti, assieme, come fare un'ammucchiata.

Per essere completi, esiste nella nostra lingua anche (due parole staccate) PO RAJMOS, che si può tradurre con "la signorilità", ma è ovvio che questo non ha alcuna relazione con l'uso che si dovrebbe fare della parola.

Quello che ho detto vale per la maggioranza dei Rom e dei Sinti - non pensate che il mio sia un capriccio: ho 60 anni, e sono figlio di una famiglia che ha partecipato alla II guerra mondiale, lì sono morti mio nonno, mio zio e poco dopo mio fratello che aveva contratto il tifo. La storia è raccontata nel libro Niente è più intatto di un cuore spezzato. Per me ricordare oggi quegli anni, usando quella parola, è come mancare di rispetto a loro e ucciderli nuovamente.

Tra i Rom, c'è chi non parla più il romanés, e altri che lo parlano per sentito dire, magari adattandolo alla lingua del paese dove vivono. Anche loro parlano allora di "porajmos" senza sapere di cosa si tratti. A loro non posso rimproverare molto. Ma quando ho parlato di questi miei sentimenti a Rom influenti e di cultura, mi è stato risposto pressappoco così: "Jovica, tu hai ragione. Ma ormai è tardi, è una parola che sta circolando da tempo e quello che tu chiedi non ha un valore pratico, anzi sarebbe anche impopolare". Avrà poco valore e sarà impopolare forse per loro, per me è una questione di rispetto per me e per l'affetto alla mia famiglia.

Con voi gagé le cose non sono andate molto diversamente. Ho scritto a molte persone di cultura, a molti che vivono nel mondo dell'informazione e della divulgazione. Le stesse persone che mi chiamano a suonare. Non ho avuto risposta. Durante i concerti, chiedo che se ne parli, ma non c'è mai il tempo pratico per farlo. Solo Moni Ovadia, durante la presentazione milanese del libro "La meravigliosa vita di Jovica Jovic", che ha scritto con Marco Rovelli, ha rotto infine il muro del silenzio.

Allora che termine usare, mi chiederete? Ultimamente, ho sentito adoperare SAMUDARIPEN, viene dalla parlata dei Rom Khorakhané, significa "totale omicidio". Anche i Rom Abruzzesi hanno un termine simile: MUNDARIPE'. Il termine esatto da adoperare sarebbe BARO MUNDARIMOS LE MANUCHENGO, cioè:

  • BARO = grande
  • MUNDARIMOS = omicidio totale
  • LE MANUCHENGO = dell'umanità.

Si sarebbe potuto dire LE RROMENGO, ma in questo caso si sarebbe reso omaggio solo alle vittime rom, con MANUCHENGO invece io ricordo anche gli Ebrei, gli omosessuali, i Testimoni di Geova...

Questo è tutto. Non mi importa di quanti sono stati zitti sinora, io andrò avanti finché campo a difendere le mie idee e i miei ricordi. Se volete, se avete capito, datemi una mano a far circolare questi pensieri, anche sulla stampa, anche su Facebook, dovunque. E forse, riusciremo assieme a fare un po' di luce, su tutti i defunti uccisi dal razzismo e dal fascismo

Grazie.


(fonte: blog Mahalla - http://networkedblogs.com/SYXnw )