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http://genova.repubblica.it/cronaca/2014/01/03/news/uranio-75038777/
Uranio impoverito
Condannato il ministero
La Corte d'appello ha confermato che il tumore di cui si è ammalto un brigadiere dei carabinieri in missione durante la guerra del Kosovo è l'effetto dell'uranio impoverito con cui erano realizzati i proiettili in uso alle forze di polizia internazionali. Il ministero della Difesa condannata a risarcire 150 mila euro
Dedica la sua vittoria ad un collega morto per lo stesso contagio da uranio impoverito che gli ha provocato un tumore alla pelle. Gaetano Luppino, vicebrigadiere savonese dei carabinieri di ritorno dalle missioni in Bosnia e Kosovo, ha vinto in appello la causa contro il ministero della Difesa che non gli ha mai riconosciuto la causa di servizio."La pubblica amministrazione si è dimostrata peggiore del cancro", si è sfogato il militare a cui ora il ministero dovrà versare un indennizzo di 150 mila euro.
Un battaglia lunga quattro anni per l'ex componente della Msu, la Multinational Specialized Unit, la forza di polizia che aveva compiti di lotta al crimine organizzato e al terrorismo. Una prima vittoria in tribunale, a Savona; adesso la conferma della sentenza pronunciata dalla Corte d'Appello - sezione Lavoro.
Il vicebrigadiere, tra il settembre 2003 e l'aprile 2004 fu in missione nei Balcani quando le truppe di pace usavano proiettili arricchiti con 'uranio impoverito'. Al ritorno in Italia, come tutti i suoi compagni d'armi, Gaetano Luppino fu sottoposto a periodiche visite mediche. Nel dicembre 2008 la diagnosi: tumore alla pelle.
Il militare presentò richiesta per ottenere un risarcimento per "causa di servizio", ma il ministero si è sempre detto contrario. Da allora intraprese una dura battaglia legale. "Dedico la mia vittoria a mia moglie e mia figlia - ha detto subito dopo la lettura della sentenza - senza dimenticare il caporale Erasmo Savino che, purtroppo, non c'è più. Oggi non posso che pensare a chi è stato abbandonato dallo Stato".
InSerbia - December 12, 2013
Problem of NATO depleted uranium bombing pushed under the carpet – Retired Generals
For almost 15 years, there hasn’t been political will in Serbia, the strength and courage to present to the international community a complete problem of bombing with depleted uranium munitions, the Serbian Daily “Novosti” reported.
And Serbia should define a national strategy to eliminate the effects of the harmful radiation.
This was, among other things, said on Wednesday at the “Yugoslav Army in the defense of the NATO aggression in 1999″ round table organized by the Club of generals and admirals of Serbia. Round table participants paid most attention to the consequences of the use of uranium munition, military health care, foreign propaganda and epilogue of reform of the Serbian armed forces.
“The question of the use of depleted uranium munition by NATO forces in Serbia has been pushed under the carpet for years because of the relationship to Western countries,” says retired General Slobodan Petkovic.
“It is necessary to urgently organize monitoring, treatment of patients, and help the population that was sprayed with this ammunition,” he said.
In the territory of Kosovo during the war in 1999. was fired more than 31,000 missiles and projectiles, and on other locations more than 5,000 missiles with depleted uranium. Land contaminated by depleted uranium is near Vranje, Bujanovac and Presevo. These areas are surrounded by concrete pillars, signs with warnings, but the population is not informed of all the dangers.
“The state initiated in 2000 a program of prevention and monitoring the health status of military personnel who came into contact with uranium, but the program was canceled,” reminds Petkovic.
Depleted uranium and growth of malignant diseases by more than 100 percent compared to the period before the NATO bombing are just one of the consequences of NATO aggression.
According to the round table participants, the war in another form is not completed even after combat operations. The U.S. and NATO have started the degradation of the Serbian army, which in 1999 in Kosovo taught them a military lesson on successful defense .
“Breaking the army, under the guise of reform, is done first by destroying its organization, and continued with bringing the people who established the Serbian Army to be in the interests of the aggressor from 1999,” says a retired admiral Bosko Antic.
The defense system, according to Antic, was destroyed with extradition of leading generals to The Hague, retirement of commanding officers, breaking the officer corps, introducing the Brigadier system because of which armies, corps and divisions vanished. With drastically reduced numerical strength of military personnel and the abolition of the conscripted army, question of combat readiness of the troops to counter the dangers that still threaten Serbia is raised.
Retired generals point out that the Serbian army in previous years was reformed by semiskilled or semi-literate military security analysts, NGOs and officials of the ruling parties.
“Everything is done to create Serbian Army as military service for NATO’s peacekeeping and humanitarian interventions worldwide.”
Uranio impoverito, ministero condannato anche in Appello. Dovrà risarcire militare
- Scritto da Associazione Vittime Uranio
SAVONA - I giudici della sezione lavoro della Corte d'appello di Genova hanno confermato che il tumore alla pelle di cui si è ammalato un brigadiere dei carabinieri, G.L., durante la guerra del Kosovo, è da collegare all'uranio impoverito con cui erano realizzati i proiettili in uso alle forze di internazionali. Il ministero della Difesa è stato condannato a risarcirlo con 150 mila euro. I giudici hanno rigettato l'Appello presentato dal Ministero della Difesa contro la sentenza di primo grado che si era espressa in questi termini, mettendo in relazione la malattia con la partecipazione del militare alla missione militare nei Balcani.
Il sottufficiale dell'Arma dei carabinieri era stato in missione nei Balcani tra l'estate 2003 e la primavera dell'anno successivo. In quel periodo era in servizio alla caserma dei carabinieri di Savona. Al suo rientro, dopo essere stato sottoposto a visite mediche regolari, gli era stato diagnosticato un tumore alla pelle e quindi gli era stata riconosciuta un'invalidità del 77%. In seguito a questa situazione aveva anche subito una decurtazione dello stipendio. Per sconfiggere il male si e' sottoposto a tre interventi chirurgici e a chemioterapie. Il ministero della Difesa dovrà corrispondergli i "benefici assistenziali", ovvero un indennizzo di oltre 150 mila euro.
"Ho vinto due volte: ho sconfitto la malattia e ho battuto il Ministero della Difesa che mi aveva lasciato solo dopo la malattia. Ora che anche l' Appello mi ha dato ragione, qualcuno mi dovrà dire qualcosa". A parlare è il brigadiere dei carabinieri che ha visto mettere in relazione dai giudici la sua malattia, un tumore alla pelle, con le missioni di pace in Kossovo dove venivano usati proiettili con uranio impoverito. Per lui si avvicina la possibilità di avere un risarcimento di 150 mila euro, come prevedono le sentenze." Amici, parenti ed ex colleghi mi sono stati vicino - dice - loro non mi hanno fatto sentire solo, lo Stato dopo la malattia sì. Da quel momento ho dovuto affrontare due battaglie: una contro la malattia l'altra contro lo Stato che mi aveva voltato le spalle. La pubblica amministrazione si è dimostrata peggiore del cancro".
Il sottufficiale dell'Arma dei carabinieri era stato impegnato in Kosovo tra l'estate 2003 e la primavera dell'anno successivo. Al rientro gli venne diagnosticato un tumore alla pelle e riconosciuta una invalidità del 77%. Ha subito tre interventi e cicli di chemioterapia. "E' una vittoria che dedico a mia moglie e mia figlia - sottolinea il militare - ma non dimentico il caporale Erasmo Savino che si è ammalato come me e non c'è più".
Da Associazione Vittime Uranio
7 gennaio 2014
Објављено 15. јануар 2014. | Од СУБНОР
ЗА НАТО НЕМА ОПРОСТА
Приближава се тужна петнаестогодишњица, дан кад је у марту 1999.године почело злочиначко бомбардовање наше земље.
Агресија НАТО је без преседана – по дужини трајања, бруталности, људским и материјалним штетама, измишљању повода – у историји човечанства.
СУБНОР Србије, Београдски форум за свет равноправних и Клуб генерала и адмирала Србије, удружени као колективно чланство, организују низ манифестација са надом да се монструозни напади више никад и никоме неће приређивати.
У главном граду наше државе ће се 22.и 23. марта окупити на научном скупу око хиљаду истакнутих представника, значајних личности из разних области из света и Србије.
На седници организационог комитета, у коме су чланови све три организације, саопштено је да је учешће у Београду, поводом обележавања петнаестогодишњице агресије НАТО, већ пријавило неколико десетина угледника из Европе, САД, Јужне Америке, Азије и Африке. Они су поборници мира и равноправности и противници агресије, глобалног интервенционизма, милитаризације.
У оквиру овог светског скупа биће приређена и изложба о последицама натовског напада на Србију и СР Југославију, а очекује се и смотра документарних филмова о злочиначкој агресији.
Предвиђено је (о томе је упућен и званичан захтев органима државе) да се на Ушћу, у Београду, обнови Спомен ватра као успомена и захвалност невиним жртвама палим у натовском бомбардовању. Тај обеликс постоји у некадашњем Парку пријатељства, али је у више наврата, по доласку досовске власти, вандалски девастиран.
СУБНОР, Београдски форум и Клуб генерала и адмирала организоваће у истом периоду друге манифестације, а биће домаћини (21. марта) још једног изузеног међународног скупа. У питању је окупљање више од 30 представника европских националних покрета за мир. Они ће расправљати о мерама за унапређење добре воље и разумевања, на ”старом континенту” посебно, поводом једног века од почетка ”Великог рата”, седамдесетпетогодишњице почетка Другог светског рата и шест деценије оснивања милитантне војне групације НАТО. Скуп овакве врсте у нашем Београду треба схватити као признање домаћину и допринос напорима да у свету престане звецкање оружјем и диктат богатих и војно јачих.
=== Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - ONLUS https://www.cnj.it/ http://www.facebook.com/cnj.onlus/ === * ===
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Da: "Kappa Vu S.a.s." <info @ kappavu.it>
Oggetto: Invito al Convegno storico "I campi di concentramento fascisti" - 29 gennaio 2014. Con preghiera di diffusione
Data: 17 gennaio 2014 15:00:24 CET
La Kappa Vu edizioni vi invita al
Convegno storico "I campi di concentramento fascisti"
che si terrà Mercoledì 29 gennaio presso la Sala Ajace, Piazza della Libertà, Udine.
L' iniziativa si inserisce nell'ambito delle celebrazioni del Comune di Udine per la Giornata della Memoria 2014.
Programma del convegno (la locandina in allegato)
Durante la seconda guerra mondiale, almeno centomila civili jugoslavi vennero internati dal regime fascista in campi di concentramento, nelle varie regioni italiane e nelle isole della Dalmazia occupate con l’aggressione alla Jugoslavia del 1941. Migliaia di persone - donne, uomini, vecchi, bambini - vi morirono di fame e di malattie.
Si tratta di una tragedia di cui si è parlato poco nel nostro paese, ma che è importante conoscere non solo per capire meglio la storia del confine orientale d’Italia, ma anche per riflettere sulla disumanità di tutte le strutture concentrazionarie, sull’oggi e sulle origini del razzismo crescente nella nostra società.
09.15 Saluti istituzionali e presentazione del convegno.
09.35 Piero Purini: I campi di concentramento nei progetti di bonifica nazionale e repressione delle minoranze.
10.00 Carlo Spartaco Capogreco (università della Calabria): La memoria e la storiografia dei campi fascisti. Riflessioni e spunti di ricerca.
10.40 Boris Gombač: La problematica dei campi attraverso l’analisi della mostra di scritti e di disegni di bambini sopravissuti.
- pausa -
11.25 Dragutin Drago V. Ivanović: La repressione italiana in Montenegro ed il calvario degli antifascisti da Bar-Antivari fino a Colfiorito.
11.50 Sandi Volk: Dalle catene alla libertà: la formazione della Rabska brigada nel campo di concentramento di Rab/Arbe
12.15 Andrea Martocchia: Dall’internamento alla Resistenza. La partecipazione degli ex internati jugoslavi nella Resistenza italiana.
12.40 Eventuali domande o interventi del pubblico.
- pausa -
14.30 Claudia Cernigoi: Le deportazioni dalla Venezia Giulia da parte dell’Ispettorato speciale di P.S. di Trieste (1942-43).
14.50 Genni Fabrizio (associazione Tenda per la Pace e i Diritti): I campi di concentramento, oggi.
15.10 Ferruccio Tassin: Il campo di concentramento di Visco. La memoria sul confine.
15.30 Ivan Cignola: I luoghi della memoria.
15.50 Alessandra Piani: Oblio e memoria. Il campo di concentramento di Gonars (1941-1943) nelle testimonianze orali della popolazione locale.
16.10 Dorino Minigutti: Documentare la memoria oltre la storia.
- Coordina Alessandra Kersevan -Iniziativa realizzata in collaborazione con l'Assessorato alla Cultura del Comune di Udine.
Con il patrocinio di:
ANPI di Udine
Fondazione Ferramonti di Tarsia
Istituto Friulano per la Storia del Movimento di Liberazione
Sottolineiamo l'importanza di una partecipazione numerosa.
Un cordiale saluto,
la Kappa Vu
Da: comitatocontrolaguerramilanoOggetto: Lettera aperta alla ministra Bonino: l'Italia esca dal gruppo Amici della Siria.Data: 16 gennaio 2014 21:21:02 CETCOMUNICATO STAMPA
Si sono riuniti a Parigi domenica scorsa i cosiddetti "Amici della Siria", tra cui purtroppo anche l'Italia.
"Purtroppo" perché, in realtà, questi "Amici" sono proprio i paesi che da tempo alimentano la guerra in Siria, inviando armi e anche formazioni terroriste. Sono i paesi che hanno più volte silurato i tentativi di pace dell'ONU (piano Annan, negoziati Brahimi) perché il loro scopo è quello di imporre un nuovo regime in Siria (a loro gradito) con le armi, non con il consenso popolare.
La nostra Lettera Aperta alla Ministra Bonino chiede pertanto che l' Italia esca da questo raggruppamento e faccia invece una politica limpida e non ambigua per la pace in Siria. Vedi qui sotto e in formato pdf qui:
http://boylan.it/nowar/lettera_aperta_ministra_bonino_amici_della_siria.pdf
Rete NoWar - Roma Comitato contro la guerra-Milano
nowar@... comitatocontrolaguerramilano@...
Lettera aperta alla ministra Bonino: l'Italia esca dal gruppo Amici della Siria
Roma, 15 gennaio 2014
Ministra Bonino,
come cittadini italiani, siamo rimasti delusi da ciò che trapela dall’ultimo Vertice degli undici paesi cosiddetti “Amici della Siria”, tenutosi a Parigi domenica scorsa, e La invitiamo a darne conto in parlamento.
In particolare Le chiediamo di spiegare la partecipazione italiana ad un gruppo che pretende, non di affiancare, ma di sostituirsi all’Onu, sovvertendo le iniziative di pace intraprese in passato, prima da Annan e poi da Brahimi. Noi preferiamo chiamare questo raggruppamento gli “Amici della guerra in Siria” perché, come è facilmente documentabile, molti fra i suoi undici componenti da tempo sostengono gruppi armati persino fanatici nel paese. Ciò fa sì che, rimanendo in quel raggruppamento, l’Italia si annovera tra i sostenitori dei jihadisti e de facto sottoscrive la distinzione aberrante che viene fatta di recente a Washington (e che viene denunciata dagli stessi analisti statunitensi come Joshua Landis) fra “al qaedisti buoni”, da sostenere, e quelli “cattivi”. Siamo alla follia.
Le vorremmo porre tre domande, dunque, in merito all’ultima riunione dei cosiddetti “Amici della Siria”:
-- perché l'Italia e gli altri componenti del raggruppamento non spendono neanche una parola per condannare quel che è sotto gli occhi di tutti, ovvero che la guerra in Siria è alimentata dall’afflusso, da paesi terzi, di armi, denaro e combattenti, in genere jihadisti? E' forse perché questi “paesi terzi” fornitori sono proprio gli “Amici della Siria” (ciascuno con il proprio protetto)? Il comunicato MAE non menziona i loro nomi, ma essi sono: l'Arabia Saudita, la Turchia, il Qatar, l'UK, la Francia, gli Usa e probabilmente anche l'Italia, visto l'enorme sbalzo nella fornitura di armi italiane, a partire dall'inizio del conflitto siriano, destinate ufficialmente alla Turchia ma verosimilmente alle forze ribelli che hanno le loro basi in Turchia (da 1,7 milioni di euro di armi esportate dall'Italia verso la Turchia nel 2009, si è passato nel 2012 ad oltre 36,5 milioni, dati OPAL);
-- come può l’Italia rimanere in un gruppo che dà appoggio logistico e armato (illegale secondo il diritto internazionale) a gruppi persino terroristici che cercano una soluzione militare alla crisi siriana, invece di una soluzione politica?
-- Non Le pare surreale attribuire ad Assad, come Lei ha fatto durante la riunione a Parigi, tutti gli (stimati) 130 mila morti in Siria? Non sa che la maggior parte di quei morti fanno parte dell’esercito siriano, e che fra il 40% stimato dei civili, molti sono caduti vittima di azioni armate dell’opposizione o sono morti fra i due fuochi? Perché Lei imputa tutti i morti ad una delle parti soltanto? Le vostre dichiarazioni non fanno che alimentare la caricatura di un “regime che stermina il proprio popolo”, legittimando un maggiore afflusso di armi e, nel contempo, paralizzano qualsiasi protesta pacifista. O è questo il vero scopo delle Sue dichiarazioni?
Ministra, se la comunità internazionale non impone un embargo totale al traffico delle armi, i vari e divisi gruppi armati non deporranno mai le armi e sarà inutile persino la creazione di “corridoi umanitari”, che verranno usati per rifornire le milizie e quindi per far durare la guerra. Se vuole veramente favorire la pace e una soluzione politica in Siria, il Suo dicastero, a nostro avviso, dovrebbe lavorare per:
1. far cessare l'afflusso delle armi – per cominciare, dall'Italia – e chiedere una tregua immediata;
2. contrastare i tentativi di sabotare la Conferenza di Pace “Ginevra2”, ad esempio dichiarando che, chi non partecipa, non verrà più considerata dall'Italia un interlocutore credibile;
3. far aprire la Conferenza “Ginevra2” a tutti gli attori, ivi compreso l'Iran, a pieno titolo;
4. affrontare seriamente il dramma dei profughi, eliminando le condizioni disumane in molti campi e facilitando il ritorno in patria laddove possibile;
5. far venire in Italia anche le opposizioni siriane non violente, per spiegare agli italiani che una soluzione politica viene ritenuta possibile anche da chi vuole cambiare l'attuale governo. Finora in Italia hanno avuto facili visti d'ingresso e facile accesso ai media solo i siriani che pretendono che le armi siano l'unica strada.
Rete NoWar-Roma, nowar@...
Comitato contro la guerra-Milano, comitatocontrolaguerramilano@...
Inizio messaggio inoltrato:Da: comitatocontrolaguerramilanoOggetto: MARTEDI 21 GENNAIO ORE 18,30 PRESIDIO FIACCOLATA IN PIAZZA DELLA REPUBBLICAData: 16 gennaio 2014 22:12:35 CETCari Amici e Compagni, nel corso della riunione di ieri, in contatto con gli attivisti di Roma e Napoli, abbiamo deciso di mobilitarci alla vigilia della conferenza "Ginevra 2". A breve invieremo il volantino, chiediamo a tutti gli attivisti di far girare la convocazione e organizzare la presenza più numerosa possibile.
MARTEDI 21 GENNAIO ORE 18,30
PRESIDIO FIACCOLATA
IN PIAZZA DELLA REPUBBLICA 32 ANGOLO VIA TUNISIA
(MM3 P.zza Repubblica)
DAVANTI AGLI UFFICI DELLE LINEE AEREE DEL QATAR (QATAR AIRWAIS) E SAUDI ARABIAN AIRLINES
BASTA CON L'INVIO DI MERCENARI E JIHADISTI SANGUINARI IN SIRIA
BASTA CON L'INVIO DI DENARO E ARMI AI TERRORISTI ISLAMISTI
NO ALLA PARTECIPAZIONE DELL'ITALIA ALLA GUERRA IMPERIALISTA
IN OCCASIONE DELLA CONFERENZA “GINEVRA 2” CHIEDIAMO AL GOVERNO ITALIANO di:
1. far cessare l'afflusso delle armi – per cominciare, dall'Italia – e chiedere una tregua immediata;
2. contrastare i tentativi di sabotare la Conferenza di Pace “Ginevra2”, ad esempio dichiarando che, chi non partecipa, non verrà più considerata dall'Italia un interlocutore credibile;
3. far aprire la Conferenza “Ginevra2” a tutti gli attori, ivi compreso l'Iran, a pieno titolo;
4. affrontare seriamente il dramma dei profughi, eliminando le condizioni disumane in molti campi e facilitando il ritorno in patria laddove possibile;
5. far venire in Italia anche le opposizioni siriane non violente, per spiegare agli italiani che una soluzione politica viene ritenuta possibile anche da chi vuole cambiare l'attuale governo. Finora in Italia hanno avuto facili visti d'ingresso e facile accesso ai media solo i siriani che pretendono che le armi siano l'unica strada
COMITATO CONTRO LA GUERRA – MILANO
Un'iniziativa che, in occasione del Giorno della Memoria, ricorda il Porrajmos dei Rom: dall'Olocausto dimenticato all'attuale negazione dei diritti.
La manifestazione prevede la prima assoluta del film:
“La Valle dei Sospiri”/ “Valea Plângerii”.
(Romania, 2013, 56′), regia di Mihai Andrei Leaha, Iulia Hossu, Andrei Crisan.
Un film-documentario sul Porrajmos raccontato dai Rom sopravvissuti alle deportazioni in Transnistria.
Proiezioni ore 15.30 e ore 18.00 (ingresso libero)
Alle ore 17.00, tra le due proiezioni, avrà luogo un momento di dibattito pubblico per ricordare il Porrajmos di Rom e Sinti e riflettere sull’attualità dell’antiziganismo in Italia.
Parteciperanno: Marco Buttino (Università di Torino), Lorenzo Trucco (Presidente ASGI), Vesna Vuletic (Presidente di “Idea Rom Onlus”) e Moni Ovadia con un intervento in video. Conduce Cecilia Rubiolo (Università di Torino).
Il film, premiato con il Best Image Award Astra Film Festival 2013 di Sibiu (Romania), descrive le atrocità commesse nel periodo fra il 1943 e il 1945, quando 25.000 Rom romeni furono deportati in Transnistria – regione compresa tra i fiumi Nistru e Bug – dal regime fascista del Maresciallo Ion Antonescu . Metà di loro sono morti quasi subito per fame, freddo o morte violenta. Oggi i pochi sopravvissuti, che all’epoca erano bambini, raccontano quei terribili eventi. Il film vuole ricostruire il cammino, i luoghi e le tragiche vicende dell’Olocausto Rom. “La valle dei sospiri” è un luogo tristemente noto, un luogo dove le autorità romene hanno deprivato i Rom deportati di tutto ciò che possedevano e li hanno costretti morire a cielo aperto, nudi ed affamati. A 70 anni da quegli eventi, il film cerca di ricostruire cinematograficamente il paesaggio così come appare oggi. Le inquadrature di campi, fiumi e vecchie fattorie dei villaggi della deportazione sono piene delle memorie e delle emozioni dei Rom sopravvissuti. Le storie raccontate dai Rom, accompagnate da interviste ad alcuni membri dell’attuale comunità ucraina della Transnistria, trasformano un’area oggi apparentemente insignificante in un luogo antropologico di memorie, lacrime e sospiri. I membri della comunità ucraina ricostruiscono il paesaggio così come appariva all'epoca dell'Olocausto, ricordando e raccontando con tristezza e compassione la loro relazione con i Rom deportati dal regime di Antonescu. Rappresentare cinematograficamente il paesaggio attuale, dove in passato sono avvenuti questi tragici eventi storici, permette allo spettatore di immaginarsi e sentire il paesaggio così come appariva 70 anni fa.
La storia non è un tempo, ma un luogo e una memoria.
Via Giovanni Palatucci, 43