Informazione


Giornata della Memoria: iniziative segnalate

1) Este (PD) 26/1: per la salvaguardia del Memoriale degli Italiani ad Auschwitz
2) Vittorio Veneto (TV) 26/1: incontro con Sandi Volk
3) San Giustino (PG) 26/1: sulle vittime dimenticate dello sterminio nazifascista
4) Roma 26/1: AKTION T4 - lo sterminio nazista delle persone con disabilità
5) Trieste/Trst 26/1: fiaccolata alla Risiera
6) Anghiari (AR), 27/1: dalla Stazione al campo di concentramento di Renicci, 
4 chilometri e 400 metri
7) Treviso, 27/1: sul campo di concentramento di Treviso (Monigo)
8) Trieste / Trst 30/1: inaugurazione della mostra sul processo della Risiera di San Sabba


=== 1 ===

Per la salvaguardia del Memoriale degli Italiani ad Auschwitz

Sabato 26 gennaio 2013
dalle 11.00 alle 18.00
ad Este (Padova)

Patrocinati dalla Regione Veneto, Comunità Ebraica di Padova e dal Comune di Este, l'associazione culturale giovanile "L'Angolo Giro" propone:

ORE 11.00 al teatro Farinelli, per le scuole superiori:
Convegno sulla salvaguardia della Memoria con la presenza del Presidente del Comitato per la Salvaguardia del Memoriale degli Italiani ad Auschwitz, architetto Gregorio Carboni Maestri.

ORE 17.00 in Pescheria Vecchia per la cittadinanza:
Intervento dell'architetto Gregorio Carboni Maestri a "Wahrheit macht frei. AUSCHWITZ: la verità rende liberi", mostra fotografica di Elisa Mortin e Giancarlo Soncin, giovani fotografi padovani.

Il monumento italiano di Auschwitz racconta la storia della deportazione e dello sterminio degli ebrei italiani. Situato nel blocco 21 del campo, l’opera è progettata dal gruppo di architetti razionalisti BBPR (Belgiojoso, Banfi, Peresutti, Rogers) e viene portata a compimento nel 1980. La grafica della spirale del memoriale voluto dall’ANED è lasciata a Pupino Samonà seguendo la traccia di uno scritto di Primo Levi. Ora versa in uno stato di abbandono ed è chiuso al pubblico dal 2011. Attualmente esiste un progetto a cura della Scuola di Restauro di Brera ma, a causa dei tagli di spesa, il Governo italiano non ha messo a disposizione i fondi necessari. Il Comitato si propone di sensibilizzare l’interesse da parte delle Autorità italiane competenti per un ripristino dei luoghi.

(evento FB: http://www.facebook.com/events/505881152767939 )


=== 2 ===

ANPI Sez. di Vittorio Veneto - Div. N. Nannetti - promuove:

Giornata della Memoria 2013 a Vittorio Veneto – Incontro con Sandi Volk

Vittorio Veneto (TV)
Sabato 26 gennaio 2013
ore 15.00

I campi di Chiesanuova, Arbe, Monigo, Gonars e Visco, i numerosi campi del centro italia, lo stato fascista italiano si è avvalso di diversi strumenti e luoghi per imprigionare, segregare e deportare popolazioni straniere, oppositori politici, ebrei, omosessuali e rom. Dai campi di concentramento per i civili sloveni e croati, a quelli dove furono deportati migliaia di eritrei, etiopi e libici, dalle località di internamento per ebrei stranieri, fino ai luoghi di confino per oppositori politici.

Per la Giornata della Memoria 2013 la Sezione di Vittorio Veneto organizza un incontro con il noto storico triestino Sandi Volk.

Volk si occupa di storia contemporanea della Venezia Giulia, in particolare di Trieste e della storia degli sloveni della regione. Ha svolto ricerca sulla nascita del movimento operaio sloveno a Trieste, sul movimento nazionale sloveno nel periodo precedente alla prima guerra mondiale, sulla seconda guerra mondiale nella memoria degli sloveni di Trieste e sulla storia del lager nazista della Risiera di S. Sabba. Ha lavorato e collaborato con numerosi istituti e musei italiani e sloveni, tra cui l’Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione nel Friuli-Venezia Giulia di Trieste. È inoltre membro della Commissione consultiva del Comune di Trieste per il Civico Museo della Risiera di S. Sabba – Monumento nazionale. Oltre a numerosi saggi e articoli, in italiano e sloveno, sul problema degli esuli istriani e dalmati ha già pubblicato anche due libri, sul tema dell'esodo delle popolazioni dalmate ed istriane nel dopoguerra. 
Grazie al suo percorso di ricerca storica é in grado oggi di illustrare la realtà del sistema repressivo fascista, spesso allo stesso livello, in termini di brutalità, del ben più indagato sistema concentrazionario nazista.

Vi aspettiamo quindi SABATO 26 GENNAIO 2013 alle ore 15 presso la Biblioteca Civica di Vittorio Veneto.

NON RIMANERE INDIFFERENTE, DIVENTA PARTIGIANO!

Sezione Mandamentale di Vittorio Veneto.
“Divisione Garibaldi Nino Nannetti”
Piazza del Popolo 13, 31029
Vittorio Veneto (TV).
E-mail: vittorioveneto@...
Orari sede: sabato ore 16-18

Pagine facebook: www.facebook.com/anpivittorioveneto


=== 3 ===

Invito

San Giustino (Perugia), 26 gennaio 2013
ore 16:30 - presso il Museo Storico-scientifico del Tabacco

La memoria batte nel cuore del futuro
Storie di Resistenza e di deportazione

presentazione del libro:

VITTIME DIMENTICATE

Incontro con l'autore Giorgio Giannini

Interverranno:
Fabio Buschi - sindaco di San Giustino
Francesco Innamorati - presidente ANPI provinciale di Perugia
Maria Pizzoni - presidente ANED regionale Umbria
Mari Franceschini - presidente ANPI San Giustino - Citerna
Andrea Guerrini - Moderatore

promuovono: Comune di San Giustino, ANPI sez. San Giustino - Citerna

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Giorgio Giannini
VITTIME DIMENTICATE 
Lo sterminio dei disabili, dei Rom, degli omosessuali e dei Testimoni di Geova

Ed. Stampa Alternativa, 2012
COLLANA: Eretica speciale
pp. 120 - 11,90 euro
ISBN: 978-88-6222-274-7


=== 4 ===

GIORNO DELLA MEMORIA 2013. 

AKTION T4: Lo sterminio nazista delle persone con disabilità

Roma, Sabato 26 gennaio 2013
Dalle 10.00 alle 13.00

presso: Museo Storico della Liberazione
via Tasso 145

proiezione del film
VITE INDEGNE- Aktion T4: l’eliminazione dei corpi disabili

intervengono: SILVIA CUTRERA, Presidente Agenzia per la Vita indipendente; DINO BARLAM Vice Presidente della Federazione italiana superamento dell’handicap - Lazio 
Saluti di Elena Improta, vicepresidente ANPI-Roma 
e di Eugenio Iafrate, vicepresidente ANED-Roma
Coordina Antonio Parisella, presidente del Museo
promossa da ANPI-Roma, ANED-Roma e Museo storico della Liberazione

PREMIO PER LA PACE E I DIRITTI UMANI
Nell’intervallo il presidente Antonio Parisella, per conto del Museo, riceverà dalla cantautrice Agnese Ginocchio, presidente dell’organismo promotore, il Premio internazionale per la pace e i diritti umani 2013 promosso dall' Associazione tra Movimento ambasciatori per la pace e Movimento internazionale III Millennio per la pace e la salvaguardia del Creato della Provincia di Caserta.

Il giorno 27 gennaio il Museo sarà aperto: 9,30-12.30 e 15,30-19.30

SALVIAMO DAL MACERO Il nazismo e i Lager di Vittorio Emanuele Giuntella
Nell’occasione dell’incontro del 26 e nella giornata del 27 gennaio, gli intervenuti potranno contribuire a salvare dal macero Il nazismo e i Lager di Vittorio Emanuele Giuntella (edizioni Studium, Roma), l’importante opera del grande storico nato cento annia fa e che settanta anni fa conobbe direttamente il Lager come internato militare. Uno dei classici della letteratura concentrazionaria, come "I sommersi e i salvati" di Primo Levi. 



=== 5 ===

Trieste / Trst

Tržaški partizanski pevski zbor PINKO TOMAŽIČ 
Vabi, 
v SOBOTO, 26. januarja 2013, 
na “BAKLADO ZA SPOMIN, MIR IN SOŽITJE”

zbirališče ob 17.00, stadion Grezar,
odhod sprevoda ob 17.30.
Zaključek v Rižarni,s kratkim nastopom TPPZ.
Vse udeležence vabimo da prinesejo s seboj cvet, v poklon žrtvam Rižarne.

Il Coro Partigiano Triestino PINKO TOMAŽIČ 
Invita 
i cittadini ad intervenire alla
“FIACCOLATA PER LA MEMORIA, LA PACE E LA CONVIVENZA”
che si svolgerà SABATO 26 gennaio 2013

con ritrovo alle ore 17.00.
Piazzale antistante lo stadio Grezar
Partenza del corteo alle 17.30.
Conclusione in Risiera con una breve esibizione del C.P.T. 
Tutti i partecipanti sono invitati a portare un fiore da deporre in ricordo delle vittime della Risiera. 


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----- Original Message -----
Sent: Saturday, January 19, 2013 3:33 PM
Subject: 70 anni dopo: marcia dei deportati verso Renicci (Campo d'internamento fascista e badogliano n. 97)
  
 
Marcia dei prigionieri deportati dalla ex-Jugoslavia
e dalle isole di confino del Mediterraneo
 (inverno 1942-'43)
 
70 anni dopo:
 
LA STAZIONE DI ANGHIARI - RENICCI
4 chilometri e 400 metri
 
Domenica 27 Gennaio 2013, ore 11

 

 

Programma:

 

1.     Adunata/Partenza dalla Vecchia STAZIONE del treno di Anghiari, dove scendevano gli internati prima di essere trasferiti, a piedi, verso il Campo d'Internamento Fascista e Badogliano n.97 di Renicci

 

2.     Camminata con due soste intermedie, con testimonianzedispacci del Ministero della Guerramusiche e canti

 

3.     Arrivo al Giardino della Memoria (Località Renicci, La Motina). Messa in riga dei partecipanti per degustare il "rancio dell'internato" (*) (realizzato secondo la circolare del Ministero della Guerra del 23 febbraio 1942). Performance finale (ore 14.00 circa)

 

4.     Saluto delle Autorità

 

La partecipazione è gratuita. Si consiglia tuttavia di prenotare la camminata e successivo rancio, al numero 339 2464939 (Rossano Ghignoni) o per mail agli indirizziinformagiovani@... oppure teatrodianghiari@...

 

Presso il Giardino della Memoria, verranno raccolti fondi da destinare al Museo della Resistenza (fondato da Odilio Goretti), per sostenere la ricerca sulle azioni di resistenza non-violenta in Valtiberina, in collaborazione con l'Associazione Cultura della Pace, che da anni si occupa della promozione e della divulgazione della Cultura della Non-Violenza.

 

Testi e performance: Andrea Merendelli
Percorso: Rossano Ghignoni
Musiche: Mario Guiducci e la Compagnia dei Ricomposti
Pasto degli internati: Sergio Cappetti
Assistenza: Stefan Schweitzer

 

 

(*) Il "rancio dell'internato", è il pranzo ordinario distribuito secondo la Circolare del Ministero della Guerra del 23 febbraio 1943 (n.2064/2595) per civili internati a scopo repressivo, prevedeva giornalmente:
 
-         150 gr di pane (diviso in due somministrazioni giornaliere)
-         66 gr di pasta o riso (diviso in due somministrazioni giornaliere)
-         10 gr di carne con osso (2 volte la settimana)
-         20 gr di legumi secchi o verdure (diviso in due somministrazioni giornaliere)
-         7 gr di surrogato di caffè (diviso in due somministrazioni giornaliere)
-         15 gr di zucchero (diviso in due somministrazioni giornaliere)
-         13 gr di lardo oppure olio (diviso in due somministrazioni giornaliere)
-         15 gr di conserva di pomodoro (diviso in due somministrazioni giornaliere)
-         40 gr di formaggio (per 5 volte la settimana)
 
Secondo il Rapporto Americano JOINT (1943), il vero pasto a Renicci era un po' diverso da quello ufficiale:
 
-         40 gr di pane
-         20 gr di riso
-         Mezzo litro di brodo di cavoli o altri vegetali
-         30 gr di carne (solo la domenica)


SCARICA LA LOCANDINA:  https://www.cnj.it/INIZIATIVE/volantini/Renicci2013.jpg


=== 7 ===

Treviso, domenica 27 gennaio 2013 - Giorno della Memoria

Il campo di concentramento di Treviso [Monigo] (1942-43)

ore 10.30 – Chiesa di Santa Croce
ex ospedale San Leonardo – Università

Il campo di concentramento di Treviso (1942-43)
Scoprimento di un bassorilievo in memoria delle vittime

ore 15.00 – Chiesa Museo di Santa Caterina
Musei Civici – Treviso

Concerto della Banda Musicale di Treviso “Domenico Visentin”
Organizzato dall’Amministrazione Comunale di Treviso

Organizzazione: 
Liceo Artistico Statale di Treviso
Liceo Scientifico Statale “Leonardo da Vinci”

intervengono
Nevenka Grdinić - Console generale della Repubblica di Croazia a Trieste
Leonardo Muraro - Presidente della Provincia di Treviso
Stefano Pimpolari - Assessore alla Cultura del Comune di Treviso
Col. Antonio Attanasio - Comandante della Caserma Cadorin
Metka Gombač e Jože Dežman - Archivio di Stato Slovenia
Ernesto Brunetta - Presidente ISTRESCO
Francesca Meneghetti - Autrice del volume "Di là del muro"

Partecipano sopravvissuti alla deportazione, testimoni e una rappresentanza del Liceo di Novo mesto


=== 8 ===

Trieste / Trst

mercoledì 30 gennaio alle ore 17:30
nel Civico museo della Risiera di San Sabba - Monumento nazionale
a Trieste, in Via Palatucci 5
avrà luogo l'inaugurazione della mostra

TESTIMONI GIUDICI SPETTATORI
Il processo della Risiera di San Sabba
Trieste 1976

La mostra resterà aperta fino al 2 giugno 2013
orario feriale e festivo: 9--19
ingresso libero

Promuovono:
Comune di Trieste
ANED
IRSML
Narodna in Studijiska Knjiznica

info: +39 040 826202




(sui risultati del censimento 2011 in Croazia)


JUGOSLAVENI O POPISU STANOVNIŠTVA U HRVATSKOJ

Nakon 20 mjeseci Državni Zavod za statistiku Republike Hrvatske je u prosincu 2012. godine objavio rezultate popisa stanovništva provedenog u toku mjeseca travnja 2011. godine.
Udruženje "Naša Jugoslavija" (u čijem sastavu djeluje i Savez Jugoslavena) je sa posebnim nestrpljenjem čekalo da ti rezultati budu konačno objavljeni. Ono što nas je posebno interesiralo je pitajne koliko ima Jugoslavena u Republici Hrvatskoj?
Prema tabeli "Stanovništvo prema narodnosti - detaljna klasifikacija - popis 2011" Jugoslavenima se izjasnio 331 stanovnik Republike Hrvatske. To je gotovo dvostruko više nego prije deset godina kada nas je bilo 176. Nažalost, u cijelom tom prikazu nedostaju podaci o broju Jugoslavena po općinama i županijama (mi taj podatak nismo mogli pronaći). To je podatak koji bi bio vrlo interesantan.
Nije to slučaj samo sa Jugoslavenima. Nedostaju i druge narodnosti, kao i stanovnici regionalne pripadnosti: Dalmatinci, Istrani, Primorci, Slavonci... Interesantno je da su statističari i ovaj put objavili samo rezultate onih narodnosti, odnosno nacionalnih manjina koje su navedene u Ustavu RH. Pri tome su svi drugi narodi i nacionalnosti svrstane u grupu - i ostali. Prema istoj tabeli zapaženo je relativno veliki broj neraspoređenih (731), onih koji se ne izjašnjavaju (26763) i nepoznatih (8877) - što god da to znači.
S obzirom da pouzdano znamo da je prilikom popisa u nekim općinama bilo problema prilikom izjašnjavanja kao Jugoslaven (nije nam poznato da li su takve probleme imali i Istrani, Slavonci, Dalmatinci...) lako je pretpostaviti da među onim djelom stanovništva koji se nisu izjasnili ima i jedan određeni broj Jugoslavena. Ali sa time ne želimo špekulirati. Popis stanovništa je objavljen. Pitanje je što može Udruženje "Naša Jugoslavija" učiniti sa rezultatima istog.
Opće je poznato da je Udruženje "Naša Jugoslavija" prvo i trenutno jedino zvanično registrirano udružejne koje se službeno zalaže za priznavanje Jugoslavenske nacije. Na tu temu su do sada održani okrugli stolovi, o čemu smo već izvještavali u medijima. Jugoslavenska nacija postoji - to je činjenica. Ustavom Republike Hrvatske omogućeno je priznavanje Jugoslavenske nacije. To proizlazi iz odgovora Odbora za Poslovnik i politički sustav hrvatskog Sabora zaprimljenog pod sljedećom oznakom:

Klasa: 050-01/12-24/11 
Urbroj: 6521-1-12-03 
12. studeni 2012. godine, potpisano od Predsjednika Odbora g. Peđe Grbina.

Isti je objavljen na službenoj stranicu Udruženja www.nasa-jugoslavija.org, u Biltenu Udruženja kao i na internet stranicama. Koristimo ovu priliku da pozovemo sve Jugoslavene da nam se jave kako bismo udruženim snagama istrajali na putu ka priznavanju Jugoslavenske nacije. Put do tog cilja je dugačak. Moguće ga je preći samo zajedničkim snagama. Pridružite nam se.
Javiti se možete na: zajedno @ nasa-jugoslavija.org ili pismom na adresu:

Udruženje "Naša Jugoslavija" 
Pazinska 35 
52100 Pula

Zlatko Stojković dipl.ing. 
Predsjednik Udruženja u Hrvatskoj




NON VOTARE I GUERRAFONDAI

1) MUOS
* Sostegno ai No MUOS: Sabato 19 gennaio Mobilitazione nazionale
* Comunicato del Coordinamento regionale dei Comitati No Muos

2) MALI 
* Tutto è possibile: anche entrare in guerra in piena campagna elettorale (F. Rambaldi)
* Il doppiopesismo imperialista (T. Bellone)
* Mali, a disposizione le basi aeree italiane (A. Mazzeo)

3) SIRIA
* Giù le mani dai popoli arabi, giù le mani dalla Siria! Il ministro Terzi è un guerrafondaio pericoloso per il paese (Rete dei Comunisti)


=== 1: MUOS ===


Mercoledì 16 Gennaio 2013 09:38

Fermare la militarizzazione. Sostegno ai No Muos



La Rete dei Comunisti esprime solidaietà agli attivisti No Muos che si oppongono alla militarizzazione della Sicilia e all'arroganza del governo. Il 19 gennaio giornata di mobilitazione nazionale.

 

 

La Commissione Ambiente dell'ARS deve andare oltre il provvedimento di sospensione annunciato dal Presidente della Regione Sicilia, con cui, si è segnato, comunque, una prima vittoria delle forze NO-MUOS. Bisogna, infatti, salutare con soddisfazione l'attuale blocco dei lavori per la realizzazione della Stazione Satellitare Usa a Niscemi ma prendere le distanze da qualunque tentazione 'autonomista' di retroguardia e continuare ad incalzare per puntare, invece, alla revoca definitiva di un progetto che, ancora una volta  (con buona pace dei vertici NATO e del Ministro Cancellieri), subordina la salute e i legittimi interessi pubblici a una logica imperialista che impone colonie ammantandole di alleanze.
Esprimiamo la nostra piena solidarietà con la resistenza dei Comitati No Muos e degli abitanti dei centri interessati e invitiamo a sostenerne le iniziative previste, anche di fronte alle minacce del ministro Cancellieri che ha dichiarato inaccettabile l'opposizione dichiarando la zona del Muos di "interesse strategico" con un apposito decreto.

 

Rete dei Comunisti-Catania

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Qui di seguito il Comunicato del Coordinamento regionale dei Comitati No Muos

“Quello del Muos è un sito di interesse strategico per la difesa militare della nazione e dei nostri alleati. Non sono accettabili comportamenti che impediscano l’attuazione delle esigenze di difesa nazionale e la libera circolazione connessa a tali esigenze”. La minaccia della ministra tecnica Cancellieri si è tradotta in pochi giorni in una feroce repressione dei blocchi che gli attivisti NoMuos, dopo oltre 50 giorni e notti di presidio permanente, hanno fatto l'11 gennaio, nonostante l'assedio militare di tutte le vie d'accesso alla base della morte.

La tardiva decisione del presidente dell'ARS Crocetta di voler revocare le autorizzazioni, che finora hanno permesso l'esecuzione dei lavori, non garantirà lo stop all'installazione delle micidiali antenne di guerra se non crescerà la mobilitazione popolare a livello locale, regionale e nazionale.

Se i pareri attesi sull’impatto elettromagnetico da Crocetta dovessero dirci che il Muos non farebbe male ai cittadini, noi ribadiamo che questo è soprattutto un’arma da guerra e comunque non lo vogliamo in qualsiasi parte del pianeta. Contestiamo le ridicole affermazioni dell’ambasciatore U.S.A a Roma che dichiara che i Paesi membri della Nato, come l’Italia, ne trarranno beneficio come sicurezza e pace internazionale; inoltre l’Us Navy di Niscemi non è una base Nato ma una base ad uso esclusivo della marina statunitense.

Noi non crediamo più ad istituzioni che, a livello locale, regionale e nazionale, sono stati latitanti o complici. Dopo le violente cariche di giorno 11 contro gli attivisti NO MUOS che pacificamente si opponevano al passaggio delle gru, il governo tecnico Monti/Napolitano ha deciso con chi stare: con le forze armate Statunitensi e i loro progetti di dominio planetario.

Richiediamo le dimissioni della ministra Cancellieri !

Il nostro obbiettivo principale è impedire la costruzione del Muos e lo smantellamento delle 41 antenne Usa NRTF , operanti da oltre 20 anni nel cuore della R.N.O. SIC Sughereta a Niscemi. Traendo esempio dal movimento NO TAV in Valsusa i blocchi continuano e continueranno, abbiamo perso una battaglia ma non ci rassegneremo, mai.

Il coordinamento regionale dei comitati NO MUOS pratica dal basso la revoca dei lavori all’interno della base, con la prosecuzione dei blocchi e fa appello alla partecipazione attiva alle prossime iniziative a partire dalla

Giornata nazionale di mobilit/azione No Muos sabato 19 gennaio

con presìdi, azioni ed iniziative in ogni città e paese

Ora e sempre NoMuos

La Sicilia non è zona di guerra, via le basi usa dalla nostra terra

Coordinamento regionale dei Comitati NoMuos

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Sabato 19 gennaio alle ore 9,30 presidio di fronte alla ditta Comina

(c/da Pantano Casazze sp 229 Piano Tavola)

alle ore 12 presidio in via Etnea, angolo via Prefettura)

Comitato di base NoMuos NoSigonella Catania








=== 2: MALI ===



di Francesco Rambaldi

Mali, quattro ore di volo dalle nostre coste. Dopo la Germania, anche l’Italia, senza alcuna discussione e decisione parlamentare, entra in guerra oggi, a fianco della potenza continentale francese, diretta dal socialista Hollande in grave calo di consensi, (e tuttavia riferimento unanime della sinistra nazionale, ivi inclusa Sel), per mettere una toppa alla ennesima catastrofe causata da Sarkozy, Cameron, Berlusconi, Usa, Onu, UE, & C. nella guerra di aggressione alla Libia di Gheddafi. Tuareg e jiadisti, qaedisti e “terroristi”, ecc. hanno conquistato il nord del Mali, grande paese del Sael, destabilizzato da un golpe di pochi mesi fa (con acquiescenza e complicità europea e americana).

La capacità di manovra dei Tuareg provenienti dalla Libia e dei loro alleati del deserto ha sconvolto gli occidentali (rappresentati dal nostro ex presidente Prodi in versione mandato ONU), che evidentemente, non si sono resi conto in tempo utile della capacità militare e tattica delle carovane che attraversano il Sahara sud-occidentale alla ricerca di una propria nuova e tribale identità transnazionale e islamica: ad oltre 1200 km dalla frontiera del Mali, questi gruppi sono stati in grado di circondare un campo petrolifero in territorio algerino (ma molto vicino al confine, mobile come le dune del deserto, con la ex Libia gheddafiana) e di catturare 41 tecnici occidentali ed altri circa 400 operai algerini. (Totale degli ostaggi quasi 500 persone).

E’ uno dei sottoprodotti della sconsiderata aggressione ed eliminazione della Libia di Gheddafi ad opera franco-inglese con supporto USA e avvallo ONU. (Che si aggiunge all’attentato al Console italiano a Bengasi di qualche giorno fa). L’intera regione sahariana è in preda al disordine e i confini tracciati nel secolo scorso diventano permeabili e mutevoli, aprendo una nuova stagione di interventismo neo-coloniale dai caratteri quasi fantascientifici, che mira a ricreare uno spazio controllabile (dall’occidente), mentre tutto ciò che si muove in quelle aree, ha invece i caratteri dell’indeterminatezza, come indeterminato e inconfinabile per sua natura è il deserto.

La Germania, l’altro ieri, è corsa a sostegno della Francia, ed oggi, il nostro Ministro degli Esteri Terzi di Sant’Agata, ha analogamente garantito il supporto logistico alle operazioni francesi di aria e di terra. Ciò avviene, per quanto ci riguarda, in piena campagna elettorale, con un governo che dovrebbe solo assicurare lo svolgimento degli affari correnti; invece il governo Monti, senza alcuna discussione ed autorizzazione parlamentare si arrischia ad assumere decisioni strategiche che possono avere dei gravissimi effetti, dopo quelli già gravi assunti dal governo Berlusconi (con incitazione convinta del Presidente della Repubblica Napolitano) in occasione della guerra alla Libia.

Dove sia finito l’art. 11 della Costituzione è un enigma inquietante. Cosa sia oggi l’Europa, sul piano della politica internazionale, è un quesito senza risposta. Oppure, se si vuole essere realisti, siamo in un momento di tormentata confusione e di disordine globale, dove si è costretti a porre argine continuo agli errori delle decisioni precedentemente assunte, in un fluire di azioni di guerra a 4-5.000 km dalle nostre frontiere, senza alcun progetto, senza alcuna visione organica che non sia la guerra e il conflitto permanente, mentre il continente europeo è stretto nella morsa della recessione e getta nella recessione tutte le aree adiacenti, grazie alle politiche imposte dalla finanza internazionale che oramai determina tristemente le decisioni dei singoli paesi.

In piena campagna elettorale, per quanto ci riguarda, ci si lancia in una operazione di guerra dagli esiti incerti, sulla cui natura, legittimità giuridica e costituzionale, di interessi politici e strategici nazionali, è richiesta urgentemente una valutazione delle forze di centro-sinistra e di sinistra che si accingerebbero a governare il paese: cosa dice il PD, cosa dice Sel su questa decisione del Ministro Terzi e di Monti ?

Dal disordine globale e dalla nuova guerra infinita in Africa è, obiettivamente, difficile pensare di costruire qualcosa di buono. E in ogni caso, questo scenario, salvo smentite, non pare dover rientrare negli obiettivi di un futuro governo di centro-sinistra.


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Il socialista Hollande è intervenuto pesantemente in Mali, approfittando anche delle basi in Costa d’Avorio, in cui il suo predecessore era a suo tempo già intervenuto.
E’ curioso come i fili conduttori delle propagande di guerra occidentali si intreccino in nodi insolubili. Uno di questi è la libertà dei popoli o diritto di autodeterminazione: è stato usato innumerevoli volte, ci ricordiamo della guerra alla Jugoslavia per l’indipendenza del Kosovo, ormai albanesizzato, ma sappiamo quanto stia a cuore a USA e Europa la indipendenza del Tibet, al punto che il Dalai Lama è divenuto un’icona intoccabile sul modello di Teresa di Calcutta. Anche la libertà della Cecenia è a tal punto importante, che persino di fronte alla strage di Beslan, i nostri media hanno suggerito che potrebbero considerarsi una ritorsione alle nefandezze dei Russi.
Ma in altri casi si ricorre alla repressione violenta per impedire rivendicazioni simili: basti pensare ai Paesi Baschi, alla Corsica, all’Alto Adige, e ovviamente alle istanze di popoli appartenenti alle ex Repubbliche dell’Unione Sovietica, che non godono negli stati indipendenti su base nazionalistica dei diritti che possedevano in precedenza (l’Ossezia ma non solo).
I ribelli sono considerati in certi casi combattenti per la libertà, in altri terroristi e si sa uno dei cavalli di battaglia della propaganda di guerra è stata la lotta al terrorismo, possibilmente islamico.
Un altro tema emblematico è la lotta per la democrazia, intesa naturalmente nel significato comunque ristretto di possibilità di libere elezioni: ma anche in questo caso, si tratta di condizione non sufficiente, infatti il risultato delle elezioni nella striscia di Gaza non fu gradito, e neppure quello in Venezuela.
Inneggiando ipocritamente alla primavera araba, in Libia si è intervenuti a favore di una fazione armata all’interno di uno Stato sovrano, e analogamente, anche se per adesso con minor successo, si sta facendo in Siria.
In Mali dunque, le popolazioni Tuareg che vorrebbero uno stato indipendente sono considerate alleate dei terroristi islamici, e vengono bombardate dagli aerei francesi.
Ormai sono decenni che subiamo questa guerra permanente, a volte sotterranea, dei governi occidentali di destra e di sinistra contro i Paesi di quello che un tempo era considerato Terzo Mondo, i cosiddetti Paesi in via di sviluppo, a partire dai “Non Allineati” (Iraq, Jugoslavia, Libia,…), e sembra che sia subentrato allo stupore, all’indignazione, alla lotta, una apatica indifferenza.
15 Gennaio 2013
Tamara Bellone

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GIOVEDÌ 17 GENNAIO 2013

Mali, a disposizione le basi aeree italiane

La Sicilia è in prima linea. Forniremo il supporto logistico. Pronti una ventina di consiglieri e addestratori

L’Italia è pronta a fornire il proprio appoggio alle operazioni di guerra francesi in Mali. Ad annunciarlo il ministro Giulio Terzi a conclusione di un consiglio straordinario dei ministri degli esteri dell’Unione europea a Bruxelles. “Non è previsto nessuno spiegamento di forze militari italiani nel teatro operativo ma forniremo le basi per un supporto logistico al trasferimento militare”.

Sarà il consiglio dei ministri convocato per stamani a definire i particolari della nuova avventura italiana in terra d’Africa. “C’è un orientamento positivo all’interno del governo a sostegno dell’operazione militare avviata dalla Francia con un altro gruppo di paesi, in linea con la risoluzione 2085 del 20 dicembre scorso del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ma sarà comunque necessario il sostegno delle forze politiche in Parlamento”, ha aggiunto il ministro Terzi.

Le forze armate italiane dovrebbero mettere a disposizione degli alleati d’oltralpe le principali basi aeree nazionali (Sigonella e Trapani Birgi in Sicilia, Gioia del Colle in Puglia, Decimomannu in Sardegna, ecc.), i velivoli da trasporto truppe e mezzi C-130J “Hercules” e C-27J della 46^ Brigata Aerea di Pisa e i velivoli cisterna KC-767 “Boeing” del 14° Stormo dell’Aeronautica militare di Pratica di Mare (Roma) per rifornire in volo i cacciabombardieri francesi.

Come già avvenuto nel corso del conflitto in Libia nel 2011, le forze armate italiane potrebbero utilizzare i velivoli senza pilota MQ-1C “Predator” ed MQ-9 “Reaper” per svolgere missioni d’intelligence, sorveglianza e riconoscimento dei potenziali obiettivi “nemici” sui cieli del Mali e del nord Africa, mettendo poi a disposizione degli alleati tutte le informazioni necessarie per i raid aerei. Il comando dei droni italiani opera dallo scalo aereo di Amendola (Foggia) con il 28° Gruppovelivoli teleguidati del 32° Stormo, lo stesso reparto che ha già diretto centinaia di operazioni a supporto della Nato nel teatro di guerra afgano. I velivoli senza pilota dell’Aeronautica verranno presto armati con i missili aria-superficie AGM-114 Hellfire (fuoco infernale), acquistati negli Stati Uniti d’America al costo di 13,7 milioni di euro.

Decollano invece ininterrottamente da Sigonella i grandi aerei-spia a pilotaggio remoto “Global Hawk” dell’US Air Force che assistono le forze d’attacco francesi nell’individuazione dei target “nemici” (campi d’addestramento, infrastrutture logistiche e depositi munizioni delle milizie anti-governative) nelle regioni settentrionali del Mali. Secondo quanto dichiarato dal ministro degli esteri Laurent Fabius, Washington sta progressivamente accrescendo il proprio sostegno operativo alle truppe francesi nei settori dell’intelligence e del trasporto aereo.

La Sicilia sarà in prima linea anche grazie a Trapani-Birgi, la base aerea più utilizzata durante la guerra in Libia per i raid della forza multinazionale a guida Nato. A Trapani, dove sono divenuti pienamente operativi da meno di una paio di mesi i cacciabombardieri Eurofighter del 37° Stormo dell’Aeronautica militare italiana, l’Alleanza Atlantica potrà schierare per la “sorveglianza integrata” del Mediterraneo e del nord Africa uno o due aerei radar E-3A “Awacs”. Dalla seconda metà degli anni ‘80, lo scalo siciliano è una delle basi operative avanzate “Awacs” nell’ambito del programma multinazionale NATO Airborne Early Warning Force il cui comando generale è ospitato a Geilenkirchen (Germania). I velivoli, oltre a ricercare ed identificare gli obiettivi da colpire, hanno una rilevanza strategica nella conduzione delle operazioni di attacco aereo.

Secondo quanto trapelato a Bruxelles, i comandi della Nato avrebbero espresso però “l’assoluto bisogno” di inviare a Bamako non meno di 250 uomini per contribuire alla formazione e all’addestramento delle forze armate del Mali. Nonostante il ministro Terzi abbia negato il diretto coinvolgimento di militari italiani in territorio maliano, perlomeno una ventina di consiglieri e addestratori dovrebbero essere inviati dal nostro paese. L’Italia non è nuova in queste missioni addestrative a favore di forze armate africane impegnate in operazioni belliche. Sponsor ancora una volta il ministro degli esteri, è stato avviato a Mogadiscio un corso dei carabinieri finalizzato ad addestrare un’unità somala “con un ampio mandato, dalle attività di contrasto al terrorismo a quelle anti-pirateria a terra”, come ha spiegato lo stesso Giulio Terzi a conclusione dei lavori del Gruppo internazionale di contatto sulla Somalia, tenutosi a Roma nel luglio 2012. 

Con l’appoggio finanziario e logistico di U.S. Army Africa, il comando delle forze terrestri degli Stati Uniti d’America destinato agli interventi nel continente nero, l’Arma dei carabinieri ha attivato nella caserma “Chinotto” di Vicenza uncentro d’eccellenza per la formazione dei quadri militari dei paesi africani e mediorientali partner (Coespu). Una scuola di guerra al “terrorismo” su cui potranno sicuramente contare in futuro i generali del Mali e del Sahel.

 
Articolo pubblicato in Il manifesto, 18 gennaio 2013


=== 3: SIRIA ===


Martedì 08 Gennaio 2013 14:49

Giù le mani dai popoli arabi, giù le mani dalla Siria!



Respingere la richiesta di trattativa da parte del governo siriano equivale a una dichiarazione di guerra! Il ministro Terzi è un guerrafondaio pericoloso per il paese. Un documento della Rete dei Comunisti.

 

La Rete dei Comunisti denuncia la gravità delle dichiarazioni guerrafondaie del Ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi di Sant’Agata che in accordo con le altre forze della NATO, ha sbrigativamente respinto l’ennesima proposta del governo Siriano. Il rifiuto di qualsiasi trattativa con il governo di Damasco ora in carica, manifesta chiaramente gli intenti aggressivi perseguiti dai governi dell’UE, dagli USA e dai Paesi della Cooperazione del Golfo (GCC) e altro non è che una reiterata dichiarazione di guerra.

Questo ennesimo rifiuto, segue i sabotaggi e le bocciature dei tentativi di dialogo, seppure parziali, fatti dalla commissione ONU, da Kofi Annan e più recentemente dal delegato delle Nazioni Unite Ibrahimi.

Anche l’invito ad aprire un confronto tra le parti promosso dall’Iran, è stato bocciato con motivazioni assurde e precostituite, da quegli stessi paesi NATO che finanziano le formazioni armate in Siria.

Solo le pressioni di Cina, Russia e Iran, unitamente agli sforzi di molti paesi non allineati come Cuba e il Venezuela, hanno evitato che la destabilizzazione della Siria sfociasse in un conflitto più vasto.

In maniera colpevole e criminale anche quest’ultima proposta del Presidente Siriano Assad è stata bocciata nel giro di pochi minuti, non appena questa è stata resa pubblica attraverso i canali televisivi. La proposta è stata respinta senza entrare nel merito, confermando che da parte delle forze della Nato, dei paesi del Golfo e dei ribelli non c’è alcuna volontà di avviare un processo di pace, che guardi positivamente al futuro della Siria e dei popoli della regione.

Si sta ripetendo lo stesso copione dell’aggressione alla Libia, quando Hilary Clinton rifiutò al governo libico la figura d’interlocutore, pretendendo una resa senza condizioni che anticipava il linciaggio di Gheddafi. Analogamente anche in quell’occasione i paesi del Golfo e con diversi accenti i paesi dell’Unione Europea si unirono alla dichiarazione di  guerra dell’amministrazione Obama.

Nel caso della Siria la contrapposizione tra la via della guerra e quella della trattativa, rimanda alla conflitto, che oppone i paesi imperialisti alla Russia e alla Cina, nel controllo delle aree strategiche.

In questa situazione complessa i paesi Nato e le petro monarchie preferiscono evitare l’intervento militare diretto.

Al momento la tattica scelta sembra puntare al lento deterioramento dello scenario siriano, attraverso il sostegno agli insorti dell’ESL, il rifiuto di qualsiasi soluzione politica e l’imposizione dell’embargo economico contro il popolo siriano.

Da anni l’alleanza che vede collaborare, non senza contrasti, GCC, USA e UE, sta perseguendo un’impressionante politica di riarmo con il chiaro scopo di voler imporre i propri interessi con la diplomazia delle armi. Oggi questa coalizione dopo le guerre all’Iraq e alla Libia è intenzionata a spartirsi le ricchezze della Siria e a destabilizzare l’Iran.

Al progetto di pacificazione e normalizzazione del Grande Medio Oriente si aggiunge l’obiettivo di mettere sotto controllo i quadranti decisivi del Golfo Persico, del mar Arabico e dei confini meridionali della Russia.

Si tratta di un’area di cerniera, su cui si stanno concentrando le attenzioni dell’Amministrazione USA come riportano gli studi del Pentagono e dei neocons legati alla lobby del nuovo secolo americano.

Alle basi statunitensi, britanniche e francesi presenti nei loro paesi, le petro-monarchie hanno associato circa 120 miliardi di forniture militari provenienti per lo più dagli USA. Sia Doha, sia Riad non potendo per ragioni demografiche valersi di eserciti numerosi attingono alla vasta e consolidata rete di mercenari o stabiliscono accordi di cooperazione militare come quello siglato il 21 novembre scorso e che prevede il distacco di unità dell’esercito tunisino all’interno dell’esercito del Qatar.

L’utilizzo dei mercenari e del network terrorista islamico, circa 15000 combattenti secondo diverse fonti internazionali, con il corollario di autobombe e violenze contro la popolazione inerme, sta sviluppando  una drammatica spirale tra azione e reazione da parte dell’Armata Araba Siriana. Uno scenario che favorisce la scelta di un intervento militare esterno in soccorso di una presunta sollevazione popolare.

Nonostante le migliaia di turchi, scesi in piazza contro la guerra alla Siria, il governo Erdogan continua con la sua politica di aggressione contro il popolo siriano installando, sotto l’egida della NATO le batterie dei missili Patriot.

In quanto membro Nato, Ankara ospita la sede della forza di intervento rapido dell’Alleanza Atlantica, una partnership che rende l’ingerenza del governo islamico liberale turco, suscettibile di una pericolosa escalation.

Dai confini turchi oltre agli approvvigionamenti militari,  partono le azioni dell’esercito siriano libero e delle milizie islamiche che più di una volta si sono scontrate sia con l’Armata Araba Siriana che con la guerriglia curda che controlla alcune di confine tra la Siria e la Turchia. La NATO è coinvolta nel sostenere militarmente la politica egemonica dell’UE e degli USA nel mediterraneo fornendo mezzi, uomini e strumenti di intelligence alla destabilizzazione della Siria e alla pressione militare contro l’Iran.

La collaborazione militare è speculare agli interessi economici e alle relazioni politiche che i paesi del Golfo, come la Turchia e l’Egitto intrecciano con l’UE e con gli Stati Uniti. Nel caso dei paesi del Golfo queste relazioni si riflettono nella stipula di accordi di cooperazione economica e nell’acquisizione di asset industriali e di quote di debito pubblico dei paesi occidentali. L’Egitto e la Turchia oltre ad essere due paesi chiave dell’area, grazie alla delocalizzazione oggi costituiscono la periferia produttiva dei centri imperialisti, in primo luogo quello europeo.

 

La chiusura a qualsiasi piano di trattativa è quindi una scelta deliberata e pianificata dalle forze imperialiste, lo confermano le azioni e le dichiarazioni dei governi europei e statunitensi, e dello stesso Ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi.

La Rete dei Comunisti denuncia l’ignavia di quanti persino nella sinistra radicale si ostinano a non vedere il pericoloso evolversi degli eventi e la minaccia contro la pace. A questo si aggiunge il sostegno delle forze politiche come il PD e SEL alla politica neocoloniale perseguita dalla borghesia italiana e dal polo imperialista europeo.

In questi ultimi decenni, le guerre contro il terrorismo sono state lo strumento grazie al quale Washington, Londra, e Bruxelles hanno imposto gli interessi delle multinazionali, facendone  crescere i profitti a scapito dei popoli dei paesi sconvolti dalle guerre. E’ il caso dell’ENI in Libia e Iraq, della Shell e delle multinazionali militari cui si aggiunge la nuova frontiera delle compagnie di mercenari (come l’ex Blackwater e oggi Academy) quotate in borsa e assoldate dai governi di Washington e Doha.

La Rete dei comunisti insieme con altre strutture politiche della sinistra di classe, e del pacifismo più conseguente, ha aperto una battaglia politica, e sta lavorando alla costruzione di iniziative di controinformazione e di lotta, sulla base dell’appello “Giù e Mani dalla Siria”. Questa denuncia contro l’aggressione imperialista è tuttora motivo di scontro con quanti, e non sono pochi, all’interno della sinistra sposano la tesi della guerra umanitaria e sostengono le opposizioni armate libiche e siriane. Abbiamo più volte denunciato come il carattere oscurantista delle leadership delle opposizioni armate, i loro legami al blocco della NATO e del GCC, indichino chiaramente che queste hanno come scopo la restaurazione di regimi reazionari e neocoloniali. La campagna di destabilizzazione nei confronti della Siria e le pressioni contro l’Iran sono parte di un più ampio attacco contro l’intero fronte antimperialista. Una normalizzazione dell’area che renderebbe più forti Israele, e le petro monarchie, mettendo in una condizione di oggettiva debolezza i palestinesi e le forze laiche, progressiste e di classe dell’intera regione. La nostra posizione contro l’aggressione alla Siria, all’Iran e alla Libia non significa il sostegno, ieri a Gheddafi, e oggi ad Assad o ad Ahmadinejad, ma è la coerente riproposizione di un punto di vista internazionalista, antimperialista e anticapitalista.

 

L’approfondirsi della crisi sistemica accentua la competizione tra i poli imperialisti e tra questi e le economie emergenti come i BRICS. E’ l’imposizione della ragione del profitto sulla vita di milioni di uomini e donne, che si traduce in guerra per appropriarsi delle ricchezze naturali nei paesi in via di sviluppo e nell’attacco ai diritti e alle condizioni vita della classe lavoratrice su scala mondiale.

Nei prossimi mesi l’Italia ospiterà l’ennesimo incontro degli amici della Siria, quest’alleanza composta dagli incaricati dell’UE, degli USA, della Lega Araba, e cui sono stati invitati a partecipare i rappresentanti delle fazioni armate islamiche presenti sul territorio siriano. La Rete dei Comunisti denuncia come la riunione dei cosiddetti “amici della Siria”, sia invece un momento di sviluppo della politica d’ingerenza e aggressione nei confronti del popolo siriano, e invita le organizzazioni della sinistra di classe, dei veri pacifisti e degli antimperialisti a rafforzare la campagna di mobilitazione contro l’ennesima guerra coloniale.

 

La commissione internazionale della Rete dei Comunisti





Da: Alessandro Di Meo <alessandro.di.meo @ uniroma2.it>
Data: 19 gennaio 2013 12.31.36 GMT+01.00

cari tutti,
nell'augurarvi un buon 2013 (sono ancora in tempo?) vi segnalo "Un viaggio per capire", breve racconto dopo l'ultima esperienza in Serbia, Kosovo e Metohija, che troverete, corredato di foto, sul mio blog:
http://unsorrisoperognilacrima.blogspot.it/

Inoltre, alla pagina:
http://unsorrisoperognilacrima.blogspot.it/2012/12/lappuntamento_26.html
vi presento il mio ultimo libro, "L'appuntamento".

Per richiederlo o per avere ulteriori informazioni potete mandarmi un messaggio.
Buona lettura e grazie per la vostra sempre cortese attenzione.

Alessandro

p.s. chi non volesse più ricevere messaggi del genere, è pregato si segnalarmelo con una mail. Verrà immediatamente rimosso dalla lista.

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venerdì 18 gennaio 2013

UN VIAGGIO PER CAPIRE

Un viaggio per capire è un viaggio per fare chiarezza, per diradare nuvole, per riuscire a distinguere, fra le nebbie quotidiane, le cose che hanno valore nella vita. Un viaggio per capire, è anche un viaggio con e per “Un Ponte per…”, a raggiungere luoghi e persone dimenticate che noi, però, non sappiamo dimenticare. 


A Belgrado mi incontro con padre Andrej, del monastero di Visoki Dečani. E’ a Belgrado per dare esami di Filosofia per i suoi studi teologici all’università.
Siamo davanti a un momento davvero difficile per la chiesa ortodossa serba e per tutti i serbi del Kosovo e Metohija. La loro libertà, la loro indipendenza, la loro stessa sopravvivenza è fortemente a rischio. Le trattative fra Belgrado e Priština vanno avanti ma la sensazione è che, passo dopo passo, la Serbia dovrà piegarsi al volere della Comunità Internazionale e riconoscere, di fatto, il Kosovo attuale. Potranno forse spostare il confine doganale sul fiume Ibar, lasciando i serbi a nord di Mitrovica attaccati alla madre patria, ma per quelli rimasti nei villaggi all’interno sarà duro il futuro che si prospetta.
Io espongo le mie preoccupazioni legate alla sempre più forte presenza, nella terra sacra dell’Ortodossia Serba, di moschee musulmane ma pure di chiese cattoliche. Molti soldi investiti e mi chiedo perché. La storia non ha segreti. Queste terre, questo patrimonio culturale e architettonico interessa molti. Nei programmi delle scuole albanesi da tempo si insegna come questo patrimonio sia, in realtà, una sorta di intrusione in un patrimonio pre-esistente. Qualcuno lo fa derivare, insieme all'origine della stessa popolazione albanese ma senza alcuna fonte certa, dimostrata o dimostrabile, dagli Illiri e dai Dardani; qualcuno dagli antichi romani, la cui presenza è stata comunque documentata, altri dalla chiesa cristiana prima dello Scisma del 1054. In mezzo, secoli e secoli che sembrano solo una parentesi della storia, da chiudere senza stare troppo a pensarci su.

Dopo veri e propri tentativi di plagio di una nostra iniziativa, quella sui pozzi, ci teniamo, come associazione, a prendere le distanze da certe Onlus che si affacciano solo ora in Serbia, legate a doppio filo con i settori più reazionari della chiesa Cattolica ma anche con l’estrema destra, xenofoba e razzista, specchietto per le allodole per ingenui e ignari che si accostano al problema, attratti dalla apparentemente umanitaria attività di tali Onlus che, in realtà, altro non fanno che da paravento al connubio reazionario, creando confusione e disorientamento anche tra chi le idee le aveva chiare fin dall’inizio. Come con la Libia, come con la Palestina, come con la Siria attuale, come con l’Iraq in passato, le attività trasversali di queste organizzazioni hanno sempre altri scopi e sempre molto oscuri.

Andrej sostiene che la chiesa ortodossa Serba è, invece, ancora molto forte, determinata a contrastare con la sua opera e la sua capacità di dialogo le derive naziste, razziste, violente e a proseguire nel suo ruolo che, attualmente, è anche e soprattutto quello di non lasciare soli i serbi nel “nuovo” Kosovo. Che soli, però, sembrano esserlo sempre di più. E indifesi. E preda di ingiustizie, soprusi, prepotenze.

Come nel caso del grave episodio dei dieci serbi arrestati a Gračanica dalla polizia albanese perché festeggiavano, forse troppo rumorosamente, il Natale ortodosso. Ammanettati, con la testa infilata nella latrina del cesso, sono stati picchiati e sottoposti a violenze di stampo razzista. Uno di loro è ancora grave in un ospedale di Belgrado per le percosse subite ai genitali.
“Ti impediremo di fare figli!”, gridavano in quella cella dove la polizia kosovara lo aveva rinchiuso. Il ragazzo, di origini albanesi, era troppo amico dei “serbi cattivi”. Prima della guerra umanitaria del ’99, molti albanesi sono stati ammazzati dagli stessi miliziani dell’Uck, attuali poliziotti del Kosovo “indipendente”, proprio perché amici e solo per questo considerati collaborazionisti dei serbi. Gli è pure andata bene. Hanno rischiato di fare la fine di ragazzi italiani come Federico Aldrovandi o Stefano Cucchi, ammazzati perché “troppo irrequieti” per la pazienza dei servitori dell’ordine e dello stato in cui si sono fatalmente imbattuti. Insomma, questi episodi nel nuovo Kosovo, voluto fortemente dalle diplomazie occidentali, sembrano davvero “prove generali di democrazia”. 
 
Il 6 gennaio è il "Badnji dan", la vigilia del Natale Ortodosso. In strada, rami secchi di quercia con ancora le foglie attaccate da bruciare nel grande falò davanti le chiese. Ne puoi prendere uno, di quei rami e gettarlo sul falò, esprimendo un desiderio. Davanti la chiesa grande di Kraljevo, sveti Sava, c’è molta gente che arriva solo per vedere il fuoco, gettare un ramo di quercia, esprimere un desiderio. In chiesa c’è fila, si va per accendere candele per il Natale, fuori si offrono vino e rakija. Io e Marko ci torneremo, più tardi, quando il grande fuoco si sarà ridotto a un cumulo di cenere, dove poter bruciare i ciocchi di legno ancora buoni. Non c’è più gente, siamo in pochi, ma tutto è anche più intimo.
 
La mattina dopo, alle cinque e mezza, ci si sveglia perché il “polažajnik”, l’amico di famiglia designato da sempre, verrà ad augurare salute e felicità gettando un rametto di badnjak nel fuoco (uno si conserverà fino al prossimo Natale). Dopo, si mangia carne, tutti insieme, mettendo fine al digiuno. Senza posate, con le mani, ché coltelli e forchette sono banditi dalla tavola per l’occasione. Solo pace e amicizia, nella mattina del Natale. A mezzogiorno, la famiglia intera, riunita davanti alla tavola pronta per il pranzo, col pavimento cosparso di paglia a simboleggiare la mangiatoia sacra dove nasce Gesù, berrà vino a giro dallo stesso bicchiere e mangerà il pane che il capofamiglia avrà segnato a croce, bagnato di vino e spezzato insieme a tutti i presenti, dopo che tutti lo avranno fatto girare con le mani, insieme, come fa il prete nella chiesa. Chi troverà la moneta nascosta nel pane, avrà fortuna e soldi tutto l’anno.

In Kosovo e Metohija mi incontro con Ilarion, abate del monastero di Draganac. Siamo a Novo Brdo, nei pressi di Gnjilane. Qui è Kosovo orientale. Siamo felici di riabbracciarci e lui mi offre subito da mangiare, dopo avermi mostrato la cappella dove si svolgono le funzioni in questo periodo di inverno, quando nella chiesa del monastero è troppo freddo. Ci sono altri visitatori. Justine, monaco del monastero, ci mostra un pezzo di tronco di albero la cui sezione riproduce la croce ortodossa in maniera straordinaria. Dopo poco arrivano soldati Usa della Kfor. Entrano ma non dicono buongiorno. Se ne andranno allo stesso modo. Del resto, sono venuti in questa terra senza invito, sono consapevoli del loro saper prendere senza chiedere.
 
Cason, il maggiore… White, il driver… Crowe il più giovane. Cason dice di suonare la chitarra, gli chiedo se suona anche “Blowin’ in the wind” di Bob Dylan. Ma lui preferisce la chitarra classica… White, allora, dal suo cellulare mi fa sentire la sua musica preferita: Bruce Springsteen, il boss! Ma allora sei un democratico, mister White! Certamente avrai votato per Obama. Rifiuta una seconda rakija, perché dice che dovrà guidare. “Quale autorità potrà mai fermarti per questo?” gli chiedo ironicamente… ridono. Crowe è più taciturno, ha origini scozzesi, ha fatto il portiere in una partitella organizzata dai soldati contro una rappresentativa locale. Hanno perso e mi chiedono se mi piace il calcio. Vorrei rispondere “Almeno quanto a voi piace la guerra!”, ma dopo che Ilarion mi presenta come un pacifista, dico solo che non lo sono, che dentro sento tanta rabbia contro la guerra e chi la fa. E ribadisco, visto che questi soldati raccontano di stare ad aiutare anche la povera gente degli sperduti villaggi serbi, che un soldato se conoscesse prima chi sarà colpito dalla guerra che andrà a fare, forse se ne starebbe a casa e rifiuterebbe. Fondamentalmente, un soldato deve restare ignorante. Cason annuisce, si dice davvero d’accordo. Il dubbio che mi stia prendendo in giro mi viene. Ma i suoi occhi si abbassano sempre, come un bambino davanti a chi sa quanto l’abbia fatta grossa! Allora, forse così ignorante non lo è. Forse, tutta questa buona fede non c’è. Forse, è molto consapevole di quello che fa.
 
Con Ilarion restiamo a parlare delle iniziative in corso. C’è una scuola a Gornj Makreš da riscaldare, dovremo riuscire a realizzare quanto prima l’impianto completo di riscaldamento. Lui mi da le schede del progetto da portarmi dietro. Ci sono altre scuole di villaggi vicini, Jasenovik, Bostane, Prekovce da sostenere con l’acquisto di un pulmino e di un piccolo fuoristrada per permettere ai ragazzini, piccoli studenti, di arrivarci anche nelle situazioni più difficili e in assoluta sicurezza. Inoltre, parliamo di famiglie che andrebbero sostenute, alcune delle quali piene di iniziativa ma senza mezzi. Allora si pensa di coinvolgere i sostegni in atto col monastero di Dečani, dove ci sono casi che andranno sostituiti e altri il cui sostegno potrebbe essere dimezzato. Tutto va bene, pur di essere di aiuto a famiglie che hanno figli da crescere in situazioni di vita così difficili.
Al monastero di Dečani, in piena Metohija, trovo solo qualche monaco. Molti sono via o stanno riposando dopo le fatiche delle celebrazioni del Natale. Petar mi accoglie con calore e amicizia nel salone al piano superiore, offendo rakija e caffè. Poi, arrivano anche Nifont e Isaja coi quali parliamo dei nostri progetti di sostegno a distanza per venti famiglie serbe dei villaggi. Loro chiedono se possono dimezzare il sostegno di 300 euro annuale, raddoppiando così le famiglie aiutate. Non ci sono problemi, importante sarà sostenere più casi possibili bisognosi di una mano. Come con Ilarion, pianifichiamo anche con loro una missione in primavera prossima, proprio per andare a visitare direttamente queste famiglie beneficiarie del nostro sostegno e raccogliere materiale informativo direttamente sul posto e da divulgare ai nostri sostenitori.
Poi parliamo del progetto di realizzazione di pozzi artesiani. Ne hanno già finiti cinque, acquisteranno tutte le pompe necessarie per portare acqua nelle case. Sono molto impegnati dalla cosa, cercheranno di continuare nella prossima primavera, tempo permettendo. Ribadiamo la nostra disponibilità di fondi, chiediamo solo di fare attenzione a non sovrapporre la nostra con altre iniziative di altre associazioni, per evitare confusione fra i nostri sostenitori e finanziatori. Per loro è un impegno gravoso, si scusano per malintesi passati, ma si dicono disponibili a continuare nel progetto, perché lo ritengono davvero meritevole e utile.
Regalo loro alcune copie del libro “L’Urlo del Kosovo”, sono contenti, stanno imparando tutti l’italiano e la cosa, forse, li aiuterà. Poi, prima di mangiare, è doverosa una visita in chiesa, per rendere omaggio a quel luogo sacro, accendere ceri, sentire quell’atmosfera sempre coinvolgente nel suggestivo silenzio del monastero. Acquisterò vino, rakija e oggetti sacri vari nel piccolo negozio del monastero, per farne regali, sempre molto apprezzati o per esaudire richieste di amici.
Il rapporto con questi monaci è forte, la loro presenza è quanto di più necessario per la gente dei villaggi, sanno che non resteranno soli, ci sperano, come sperano che sempre ci possa essere da qualche parte una campana e i suoi rintocchi a ricordare che nel Kosovo odierno, dove è proibita la parola Metohija, che significa “terre che appartengono ai monasteri, i serbi continueranno a esistere e a vivere sulla loro terra.
 
Al ritorno, nessuno chiederà documenti alla frontiera. L’Eulex qui è ritenuta una violenta forzatura, una imposizione inaccettabile, l'ennesima di tante altre ingoiate negli anni. A Kosovska Mitrovica tutto sembra andare avanti in modo tranquillo, ma a far sembrare tranquilla la situazione è il carattere di queste persone che riescono ad affrontare ogni sorta di difficoltà e di sofferenza senza battere ciglio. Abituati a difficoltà estreme, sanno farsi bastare il necessario.
 
Con Sonja, del villaggio di Osojane, parlo di queste difficoltà e di come anche per loro esistano i desideri. Ma sono così diversi dai nostri, che non riesco a continuare a parlare quando mi dice che un suo desiderio di vita sarebbe, ad esempio, quello di…
“Viaggiare in pullman da casa mia, a Osojane, fino a Belgrado senza che si rompa durante il tragitto impiegandoci un giorno intero!” – “Stare in casa senza la paura che qualcuno venga a provocare tirando sassi alle finestre o facendo il prepotente con le auto” – “La sera, passeggiare nelle strade del mio villaggio in tranquillità, senza paura di incontrare fanatici violenti e razzisti, che non vogliono che i serbi continuino a esistere in quella che da sempre è anche la loro terra.”.
 
Io tornerò e riprenderò la mia vita. Scriverò di ciò che ho visto e incontrato, ma avrò anche i miei momenti di tranquillità e serenità. Mi attiverò affinché le iniziative solo pensate possano realizzarsi. Potrò anche sentirmi felice, qualche volta. O fare finta. Ma senza dimenticarmi mai di queste persone, di questi luoghi dove, a volte, è difficile anche fingere.
Questo è stato il mio viaggio per capire. Un viaggio dove incontri chi si nutre dell’essenziale, dove ti rigiri nei pensieri senza trovare risposte, perché semplicemente non esistono. Dovrai vivere, dovrai lasciar passare il tempo, dovrai andare avanti, senza dimenticare cosa c’è che ti lega a questa terra.
 
Ma un viaggio per capire è anche un viaggio dove senti la fatica dentro. E’ un viaggio che ti porta altrove, con la testa, con i piedi, con lo sguardo. A cercare di comprendere cosa ci sia, nascosto dentro te, che ti comprime così forte il cuore e gli occhi, portandoti a camminare su strade sconnesse e impervie, dove poter viaggiare senza fretta, ma con attenzione. Cercando, davvero, solo di capire.