Informazione


A proposito del paradossale conferimento del Premio Nobel per la Pace alla Unione Europea rimandiamo anche ai nostri post recenti:
Na dodjelu Nobelove nagrade Europskoj Uniji - http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/7517

---

Le texte originelle:
Annie Lacroix-Riz, historienne, éclaire l’absurdité du Prix Nobel de la paix attribué à l’UE
http://www.michelcollon.info/Une-historienne-eclaire-l.html?lang=fr

---

http://www.resistenze.org/sito/te/cu/st/custcn12-012050.htm

www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - storia - 12-12-12 - n. 433

Traduzione dal francese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
Uno storico spiega l'assurdità del Nobel per la pace all'UE
 
Intervista a Annie Lacroix-Riz pubblicata sul mensile Bastille-République-Nations, 29/10/2012
 
06/12/2012
 
Annie Lacroix-Riz, è docente emerito di Storia contemporanea presso l'Università di Parigi VII - Denis Diderot. Autrice di numerosi libri, ha studiato soprattutto le origini e i promotori della Comunità europea (cfr. in particolare: L'intégration européenne de la France : la tutelle de l'Allemagne et des États-Unis, Paris, Le Temps des Cerises, 2007). Quando la giuria del Nobel per la Pace ha annunciato il 12 ottobre la sua scelta di premiare quest'anno l'Unione europea, BRN ha voluto raccogliere la sua reazione e il suo commento.
 
BRN - L'Unione europea ha ricevuto il Nobel per la pace di quest'anno. Qual è stata la sua prima reazione all'annuncio della giuria di Oslo?
 
ALR - Tutto subito la notizia poteva essere scambiata per una bufala. Ma nel nostro mondo dell'assurdo, è un'onorificenza in linea con le scelte della giuria del Nobel dell'ultimo periodo. Questa decisione non si può dire che non sia ridicola: sia per la politica attuale che per le origini della UE.
 
BRN - Una politica che lei giudica bellicista...
 
ALR - Per ora, la UE interpreta il ruolo del soldatino della Nato, come ha fatto fin dalla sua nascita. L'Unione europea in quanto tale e molti dei suoi stati membri sono implicati in quasi tutte le guerre "periferiche" degli ultimi venti anni.
 
BRN - Tuttavia, in quanto storico, lei insiste sulle origini tutt'altro che pacifiche della UE. Potrebbe chiarire questa analisi?
 
ALR - Gli archivi, fonti per eccellenza della ricerca storica, svelano le vere origini e obiettivi della UE, escludendo l'idea di una "deriva" recente, tanto strombazzata.
 
BRN - Lei parla, in particolare, della dichiarazione Schuman del 9 maggio 1950, spesso citata come l'atto fondante dell'"avventura europea"...
 
ALR - Sì, le circostanze specifiche in cui fu adottata, meritano un esame. Il giorno dopo, il 10 maggio 1950 quindi, doveva svolgersi a Londra una riunione molto importante della neonata Organizzazione dell'Alleanza atlantica, NATO, a sua volta fondata un anno prima. All'ordine del giorno il via libera ufficiale al riarmo della Repubblica Federale Tedesca (RFT), che Washington chiedeva a gran voce da due anni (1948). Le strutture e il personale della Wehrmacht erano stati mantenuti in varie associazioni di facciata. Ma quattro anni dopo la sconfitta del nazismo, il semaforo verde al riarmo era quasi impossibile da far digerire alle popolazioni, in particolare in Francia. La creazione della Comunità europea del carbone e dell'acciaio (CECA), annunciata dal ministro francese degli affari esteri Robert Schuman, aveva permesso di eludere o ritardare l'annuncio ufficiale richiesto dai funzionari degli Stati Uniti, del riarmo in corso.
 
BRN - Che cosa motivava questa strategia degli Stati Uniti?
 
ALR - Nel mese di marzo 1947, nel suo famoso "discorso al Congresso", il presidente Truman chiedeva prestiti per salvare la Grecia e la Turchia sotto l'ineluttabile "attacco" dell'URSS (il cui nome non veniva pronunciato). In questo modo, aveva inizio il grande accerchiamento politico-militare dell'URSS. In realtà, Washington si preparava per un futuro confronto con questo paese, già tra il 1942 e il 1945, epoca in cui era un alleato militare imprescindibile per sconfiggere la Germania. Una tessera fondamentale di questo confronto era la creazione di un'Europa occidentale integrata.
 
BRN - Sono quindi i leader americani che hanno spinto per l'integrazione europea?
 
ALR - Sì. Washington intendeva imporre un'Europa unita sotto il controllo della Repubblica federale di Germania, paese in cui le strutture capitalistiche erano più concentrate, più moderne, più vincolate agli Stati Uniti (che avevano investito miliardi di dollari tra le due guerre) e più integre (l'80% del potenziale industriale era intatto nel 1945). Questa Europa sarebbe stata priva di barriere alle esportazioni di merci e capitali statunitensi: le ragioni dei dirigenti d'oltre oceano non erano solo geopolitiche, ma anche economiche.
 
BRN - E i paesi europei?
 
ALR - Gli Stati Uniti, hanno pressato gli alleati dell'Europa Occidentale, non molto entusiasti di unirsi così rapidamente con il nemico di ieri. Hanno usato spietatamente l'arma finanziaria, condizionando l'accesso ai crediti del "Piano Marshall" alla formazione di una "entità" europea integrata, requisito formulato chiaramente nel discorso di Harvard del 5 giugno 1947.
 
BRN - Ma qual era lo stato d'animo dei leader della Germania occidentale?
 
ALR - Dal 1945 al 1948, prima ancora dell'istituzione formale della RFT, si sono posti senza tregua come "i migliori alunni della classe, in Europa", secondo una strategia ben calcolata: ogni progresso nell'integrazione europea equivaleva a un offuscamento progressivo della sconfitta e costituiva un segno della ripresa del potere perduto. Anche resuscitando il tema della "parità dei diritti" del dopoguerra precedente.
 
BRN - Un'affermazione audace...
 
ALR - Era l'analisi dei diplomatici francesi di allora, posta, in generale, da prima della guerra e chiarisce quello chi era percepito come un pericolo, come dimostrano le loro note e gli avvisi informali. Perché, ufficialmente, il discorso era quello di salutare il luminoso orizzonte europeo.
 
BRN - Può spiegare questo "offuscamento progressivo della sconfitta" previsto dalle élite di Bonn?
 
ALR - Hanno ottenuto rapidamente l'abbandono delle limitazioni alla produzione imposte dagli accordi di Yalta e Potsdam: nei fatti, dal 1945 nelle zone occidentali e sul piano del diritto dal lancio del Piano Marshall nell'estate del 1947. I dirigenti della Germania dell'Ovest hanno fatto proprio il discorso di Gustav Stresemann (Ministro degli Esteri dal 1923-1929) tra le due guerre mondiali e del Sindaco di Colonia Adenauer: gli "accordi di Locarno" (1925) garantivano - sulla carta - i confini occidentali della Germania (non quelli orientali), motivando nel 1926 l'attribuzione a Stresemann e al suo collega francese Briand... del Nobel per la pace. Berlino ha intonato il ritornello del riavvicinamento europeo con l'esplicita condizione della parità di diritti ("Gleichberechtigung"). Vale a dire l'abbandono delle clausole territoriali e militari del Trattato di Versailles con il recupero dei territori perduti nel 1918 (e l'Anschluss inteso come "europeo" dall'Austria) e la revoca del divieto sulle industrie di guerra.
 
BRN - Possiamo quindi tracciare un parallelo con la Germania dell'Ovest dopo la Seconda Guerra Mondiale?
 
ALR - Il diplomatico francese Armand Berard scrive a Schuman nel febbraio 1952 che Konrad Adenauer (il primo cancelliere della Germania dell'Ovest, 1949-1963) potrà, in base alla "forza superiore (messa...) a disposizione" dagli americani contro l'URSS, costringere quest'ultima "a una soluzione in cui abbandoni i territori dell'Europa centrale e orientale che attualmente domina" (RDT e Austria incluse). Anticipazione straordinaria di quello che sarebbe stato realizzato quasi quattro decenni più tardi...
 
BRN - Riassumendo, l'Unione europea è stata quindi lanciata per volere americano e fortemente voluto dai dirigenti della Germania occidentale per i loro propri scopi...
 
ALR - Sì, cosa che ci allontana anni luce dalle storie romantiche sui "padri dell'Europa" ispirati dal "mai più" e impegnati esclusivamente nella costruzione di uno "spazio di pace", che i giudici del Nobel hanno ritenuto opportuno onorare. A questo proposito, si deve tener conto di altri protagonisti, in ruoli determinanti nell'integrazione europea.
 
BRN - Il Vaticano?
 
ALR - Si ricorda poco il suo ruolo geopolitico nella "costruzione europea" del XX secolo, ma, dopo la seconda guerra mondiale, i leader americani ne hanno, ancor più che dopo la prima guerra, considerato l'importanza cruciale. Inoltre occorre ricordare che dopo la fine del XIX secolo e più che mai dopo la prima guerra mondiale con Benedetto XV (Papa dal 1914 al 1922), il rapporto tra Reich e Vaticano ha plasmato il continente (Est compreso), come ho dimostrato nel libro Le Vatican, l'Europe et le Reich. Il tutto con l'approvazione degli Stati Uniti, a meno che le rivalità (economiche) tedesco-americane diventassero troppo forti. Infatti, le relazioni del trio si complicano quando gli interessi dei dirigenti d'oltre-Atlantico e al di là del Reno, divergono oltre misura. In questo caso, la preferenza del Vaticano va sempre alla Germania. La tensione massima è stata raggiunta durante le due guerre mondiali.
 
BRN - In particolare, Lei descrive un'Europa voluta da Washington e Bonn (poi Berlino). Ma queste due potenze non hanno necessariamente interessi coincidenti...
 
ALR - Assolutamente. E queste contraddizioni, evidenti nelle guerre dei Balcani del 1992-1999 (Michel Collon ne ha scritto nel suo libro del 1997, Le grand échiquier), si intensificano con l'aggravarsi della crisi. Ulteriore motivo per dubitare degli effetti "pacifici" dell'integrazione europea.
 
BRN - Ciò viene promosso anche da leader di altri paesi, come la Francia.
 
ALR - François Bloch-Lainé, alto funzionario delle Finanze diventato grande banchiere, fustigò nel 1976 la grande borghesia sempre pronta a "sfruttare le disgrazie della patria". Dal Congresso di Vienna (1815) al Collaborazionismo, passando da Versailles, si alleava con il cancelliere prussiano Bismarck contro la Comune, dal modello tedesco prima della guerra al modello americano del dopoguerra, questa classe dirigente cerca all'estero un "scudo socio-politico" contro il suo popolo.
 
BRN - Sarebbe anche una funzione dell'Unione europea?
 
ALR - Essenziale e per natura. Nell'attuazione della CECA nel 1954, un alto funzionario francese si felicitava che l'"Europa" avesse finalmente permesso al ministero delle Finanze di abolire le sovvenzioni che contenevano il prezzo dei beni di prima necessità. L'esatta citazione merita di essere ricordata: "La differenza fondamentale sta nel fatto che la politica europea poggia sull'alibi dell'esistenza di un corpo sovranazionale contrapposto agli interessi particolari, quando la politica tradizionale vuole attraverso i suoi governi porre a tali interessi l'indispensabile disciplina. Questo è stato possibile solo perché il ministro era in grado di scaricare la colpa su un organismo sovranazionale che gode di un certo grado di indipendenza dal governo". Quasi 60 anni dopo, l'Europa offre l'"alibi" delle sue istituzioni "indipendenti" - come la Banca centrale europea - per sottrarre le decisioni di ciascuna frazione nazionale del grande capitale al controllo e all'ira del suo popolo. Rimarchevole continuità che non incoraggia l'ottimismo circa la garanzia di pace "europea"...




Macchine da guerra

1) Intervista a Socorro Gomes, presidente del Consiglio Mondiale della Pace
2) Il posizionamento dell’Italia (Manlio Dinucci)


=== 1 ===



La Nato è la macchina da guerra delle potenze mondiali

di Vanessa Silva

da www.vermelho.org.br | Traduzione di Erman Dovis per Marx21.it
8 Gennaio 2013 


Vermelho (portale web del PCdoB) incontra Socorro Gomes, presidente del Consiglio Mondiale della Pace

Dopo due decadi di dittature sanguinose, il processo di seconda indipendenza, di sovranità e di mantenimento della pace dell’America Latina, ha acquisito molta importanza ed è divenuto oggetto di contesa e strenua difesa da parte dei presidenti progressisti del Continente.

Intorno a questo tema cruciale si è svolta in Argentina la Conferenza Internazionale della Pace, del disarmo e dell’alternativa globale alla Nato. 

Secondo Socorro Gomes, presidente del Consiglio Mondiale della Pace, oggi proprio la Nato è la più grande minaccia alla pace mondiale. L’evento, svoltosi dal 12 al 15 dicembre scorsi, si è tenuto significativamente in un luogo emblematico per l’Argentina e tutto il Sudamerica: all’Esma, la Scuola Superiore di Meccanica del Corpo della Marina, di Buenos Aires.
Durante il feroce regime dei militari in Argentina (1976-1983) fu centro clandestino di detenzione e tortura, mentre oggi è divenuto luogo di ricordo, un museo per la memoria dei crimini della dittatura dei generali. Si stima che solo all’Esma giunsero cinquemila persone sequestrate, che successivamente vennero fatte sparire. 

Sotto la direzione della Rete internazionale contro la guerra- No alla Nato, del Circolo latino-americano per gli studi internazionali (Messico) e dell’Assemblea permanente per i diritti umani APDH (Argentina), la Conferenza ha visto la partecipazione di rappresentanti della società civile di America Latina, Europa e Nord America. Tra i presenti è doveroso segnalare l’attivista per i diritti umani e Premio Nobel per la Pace Adolfo Perez Esquivel, la giornalista e scrittrice argentina Stella Calloni, la presidente del Movimento per la pace, sovranità e solidarietà coi popoli (MOPASOL) Rina Bertaccini, la brasiliana Socorro Gomes, presidente del Consiglio Mondiale della Pace (CMP) e del Centro brasiliano di solidarietà con i popoli e lotta per la pace (Cebrapaz).

Nell'intervista che segue, concessa al Portale Vermelho, Socorro parla dell’importanza di questa conferenza, e quali siano le minacce che oggi la Nato alimenta nel mondo ed in tutto il Sudamerica.

Nato: “La Nato è la più grande minaccia alla pace mondiale. Fin da quando è stata istituita, e pur caratterizzandosi come organizzazione di difesa, essa si è in realtà sviluppata come strumento di aggressione contro popoli e nazioni, specialmente del blocco socialista, e per fermare l’avanzata della lotta dei lavoratori. Oggi, la sua connotazione sono i crimini perpetrati contro le nazioni ed i loro popoli, contro le sovranità nazionali. Fanno parte di questo schema il genocidio e la distruzione della ex Jugoslavia, e con le stesse dinamiche, gli attacchi contro l’Afghanistan, la Libia e purtroppo oggi la Siria. La Nato non è però un’organizzazione autonoma, ma una macchina da guerra al servizio degli Stati Uniti d’America e delle potenze europee, le cui attività criminali si sviluppano oggi in tutto il mondo. Spesso cercano tra l’altro una legittimazione delle loro scorribande all’interno delle Nazioni Unite (ONU) attraverso la presentazione di false questioni riguardanti l’ambiente, la cibernetica, problemi etnici e di accesso alle fonti di energia.”

America Latina: “Il capitolo riguardante l’America Latina è molto serio e delicato perché qui ci sono i nostri paesi vicini. Da quando la Francia è rientrata nella Nato ( ve ne era uscita nel 1966) le basi militari francesi si sono convertite in basi dell’alleanza atlantica: esistono quindi basi nella Guyana francese, che confina col Brasile. Si possono considerare della Nato anche le postazioni britanniche situate nelle isole Falkland, che appartengono all’Argentina. Tutto ciò rappresenta una minaccia molto grave, dal momento che l’imperialismo è tecnicamente molto preparato e minaccioso, ed utilizza anche sistemi come il terrorismo di Stato, una pratica sistematica degli Stati Uniti, che se ne servono per ricattare i popoli. 

In una fase cruciale come quella odierna, segnata dalla violenta crisi capitalistica, gli Usa insieme all’Europa, intendono riprendersi il nostro Continente, procedere ad una Restaurazione cancellando le nostre conquiste sociali, dominando i mercati, le fonti di risorse naturali ed i flussi delle materie prime. Vogliono controllare i continenti, gli oceani, lo spazio.”

Nuovi colpi di Stato: “Si registrano oggi vari interventi dell’Impero in America Latina. Utilizzando parlamenti reazionari, gli Stati Uniti ribaltano, come nel caso del Paraguay, esperienze di governo progressiste. Attraverso il controllo dei Media e della comunicazione, imbastiscono vere e proprie campagne propagandistiche di demonizzazione, come fu nel caso dell’ex presidente libico Gheddafi, e dell’ex presidente dell’Iraq Saddam Hussein. Spesso stimolano e fomentano conflitti etnici e sociali, allo scopo di eliminare i diritti dei lavoratori. Il ricorso all’uso dei mercenari è ampiamente diffuso e documentato, allo scopo di provocare questo tipo di conflitti e generare situazioni di caos che destabilizzano governi, come sta accadendo in questo momento in Siria.

Questa situazione, unita al controllo dei Media, crea un clima tale da legittimare un intervento esterno da parte delle potenze che vogliono distruggere e ridisegnare il Medio Oriente, per controllare la regione del Nord-Africa attraverso il Comando degli Stati Uniti per l’Africa (Africom) , al fine di rafforzare il loro dominio sulle regioni geostrategiche.”

Compattezza dell’America Latina: “In America Latina c’è stato il tentativo di assassinare il presidente venezuelano Chavez, e quello di secessione della Bolivia, sotto la direzione delle potenti oligarchie economiche delle regioni a nord est del paese, denominate forze della Mezzaluna. Qui stiamo dunque lottando per studiare nuovi strumenti di unità e integrazione di tutto il Sud-America. Le vittorie del Continente sono fondamentali per la resistenza al processo di restaurazione neo-coloniale, vittorie come quella che abbiamo ottenuto quando il progetto dell’Alca (Area di libero commercio delle Americhe) è stato sconfitto dai governi progressisti dell’America Latina. La creazione stessa della Celac (comunità degli stati latinoamericani e caraibici) è un grande passo avanti, perché in precedenza l’unica organizzazione multilaterale era stata la OEA (Organizzazione degli Stati Americani), di fatto un insediamento coloniale degli Usa, che mirava alla frammentazione, stabilendo chi poteva o non poteva partecipare a questo organismo, e tutto era finalizzato ad isolare Cuba. Adesso invece la Celac ospita tutti i paesi americani ad eccezione di Usa e Canada, ed è un grande cambiamento riguardo l’assetto geopolitico del Continente, perché cambia i rapporti di forza, fa avanzare i nostri processi di sovranità e indipendenza, rafforza il processo di progresso e giustizia.

Gli Stati Uniti non si arrenderanno, e infatti stanno cercando disperatamente di ritornare al periodo storico in cui eravamo considerati come il loro cortile di casa. Ma quel passato è stato sepolto, non esiste più.

Oggi c’è un’altra America Latina.

Vi è chiaramente una contraddizione tra queste due tendenze in lotta: una è una tendenza di indipendenza, di unità, integrazione e solidarietà. L’altra invece cerca, attraverso Paraguay, Cile, Colombia e Panama, di restaurare l’egemonia statunitense, ostacolare ed impedire il progresso. E’ un processo di lotta costante.”


=== 2 ===


il manifesto 2013.01.08

« L’ARTE DELLA GUERRA » 
RUBRICA - MANLIO DINUCCI

Il posizionamento dell’Italia

Finalmente una buona notizia: l’Italia ha rafforzato il suo posizionamento in tutti i quadranti fondamentali dello scacchiere globale, dal Medio Oriente all’Asia. Lo annuncia Monti nella sua agenda, precisando che ciò è reso possibile dalla presenza delle forze armate italiane nelle operazioni di pace nel mondo e da uno strumento diplomatico di eccellenza.

L’Italia può dunque andare «a testa alta nel mondo». Monti non dorme però sugli allori e si propone, presiedendo un nuovo governo, di fare di più e di meglio: anzitutto rinsaldare fortemente il legame transatlantico con gli Stati uniti.

Allo stesso tempo, forte della sua collocazione geografica al centro del Mediterraneo, l’Italia deve guardare con più coraggio e con una visione strategica ai grandi cambiamenti della primavera araba e sostenere i percorsi di vera democratizzazione. Il programma di governo è dunque tracciato. In esso, spiega Monti, svolge un ruolo rilevante l’azione sul fronte internazionale, poiché il destino di ogni paese non si decide più nei suoi confini ma è strettamente intrecciato a quello del sistema di relazioni globali in cui è inserito.

È chiaro quale dovrà essere il «destino» dell’Italia: legarsi ancora più strettamente al carro da guerra degli Stati uniti, mettendo il nostro territorio ancor più a disposizione dei comandi e delle forze armate statunitensi, e partecipando, sotto comando Usa, a nuove guerre di aggressione con la motivazione ufficiale (ripetuta nell’agenda) del «contrasto al terrorismo internazionale».

Riguardo al sostegno che l’Italia dovrà dare, ancor più di oggi, ai «percorsi di vera democratizzazione» in Nordafrica e Medio Oriente, basta ricordare il ruolo che essa ha svolto nella guerra contro la Libia e quello che sta svolgendo, nel quadro della Nato, per far crollare la Siria con forze comandate, armate e infiltrate dall’esterno. E la strategia Usa/Nato prepara altre guerre, man mano che il suo centro focale si sposta verso est per contrastare la Cina e la Russia.

Assumendo crescenti compiti nel quadro di tale strategia, l’Italia potrà realizzare anche l’altro obiettivo enunciato nell’agenda, quello di rafforzare la sua posizione dentro l’Unione europea. Una «unione» nella quale le maggiori potenze gareggiano per avere più peso militare. A cominciare dalla Germania il cui dispiegamento di forze militari all’estero – ha dichiarato Angela Merkel agli inizi del 2013 – «coprirà presto l’’intero globo», la cui industria è al terzo posto mondiale (dopo quelle di Usa e Russia) nell’esportazione di armamenti, i cui missili Patriot vengono schierati (insieme a 400 militari tedeschi) in Turchia per imporre di fatto la no fly zone alla Siria.

Tutto ciò richiede un’alta spesa militare, pagata dai cittadini europei attraverso i tagli alle spese sociali. Non sono però questi che il gruppo Pd alla camera ha criticato l’11 dicembre, ma il fatto che «l’efficienza dello strumento militare del nostro paese è stata messa a repentaglio dai tagli irresponsabili operati dal precedente esecutivo» (dal governo Berlusconi). Il Pd ha quindi approvato la scelta del governo Monti di «riqualificare» la spesa militare, «al fine di restituire efficienza e funzionalità alle forze militari». L’Italia è posizionata proprio bene.





PER MERITI DI GUERRA

Marco Pannella senatore a vita.

(Pannella che ha indossato la divisa ustascia, Pannella che definì via Rasella come "un atto di terrorismo", Pannella che si espresse a favore di Kappler in fuga, Pannella che ha appoggiato tutte le guerre della NATO.)

Lo ha chiesto Fausto Bertinotti in una lettera al Presidente Giorgio Napolitano. Perché Pannella incarna appieno il tradimento dei valori della Costituzione repubblicana.

Italo Slavo




(Nel seguente articolo Jasna Tkalec ricorda la Rivoluzione di Berlino del gennaio 1919 e l'assassinio dei suoi leader, Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg)


Berlinska revolucija januara 1919 

Rosa Luxemburg i Karl Liebknecht: njihova smrt značila je kraj nade u pobjedu svjetske revolucije

U januaru mjesecu 1919. oteti su, podvrgnuti torturi i mučki ubijeni osnivači Komunističke partije Njemačke i vođe pobune Saveza Spartakista Karl Liebknecht i Rosa Luxemburg. Izvršioci zločina bili su Freikörpsi i vojni streljački odredi, a okrutna ubojstva izvršena su po nalogu socijaldemokratske vlade na čelu sa Friedrichim Ebertom. Tijelo Rose Luxebmurg bačeno je u kanal rijeke toliko iskasapljeno da ni kasnije, po pronalaženju, nikad nije točno utvrđeno da li se radi o autentičnim ostacima, čak ni kad su svečano sahranjeni i kad je žrtvama podignut spomenik. Ova mračna januarska katastrofa imala je tragične posljedice po historiju ne samo međunarodnog radničkog pokreta nego i po cijelu svjetsku historiju i na neki neizravan način ona je daleki uzrok teških dana koje i danas proživljavamo. 
Lenjin i boljševici, kad su u jeku rata podigli Oktobarsku revoluciju, nisu ni jednog časa sumnjali da će se dići cijeli svjetski proletarijat i da će revolucija biti svjetska. Samo kao svjetska revolucija ona je imala nade u uspjeh. To su pokazivali mnogi znaci, jer je do pobuna došlo svugdje od Kube i Španjolske i od Meksika do Austro-Ugarske. Svuda su se u bazi stvarali savjeti vojnika, radnika i seljaka i narod se odlučno bunio protiv krvave kasapnice Prvog svjetskog rata, bezdušnog izrabljivanja i mučnog života. U našim krajevima došlo je do ustanka mornara u Boki Kotorskoj, koji je ugušen u krvi strijeljanjem mornarskih vođa. Zemlja koja je bila najbliža Rusiji i s čijim su vođama ruski boljševici (pa i menjševici i socijalisti revolucionari) imali najprisnije veze, koja je bila industrijski razvijena i politički organizirana, a čija je radnička klasa bila teško pogođena ratnim gubicima, bila je Njemačka.
I zaista topovi s krstarice Aurora i pad Zimskog dvorca snažno su odjeknuli čitavom Njemačkom. Rat je naglo završen u novembru 1918 na zapadnom frontu, u Francuskoj, budući da je u Njemačkoj došlo do revolucije. Primirje je sklopljeno u željezničkom vagonu u Compiègnu, jer usprkos velikim gubicima Nijemci vojno nisu bili sasvim poraženi. To će izazvati osjećaj povrijeđenosti ponižavajuće teškim uvjetima Versailleskog mira, koji će zemlju baciti na koljena i kazniti je kao agresora, dok se masama u Njemačkoj činilo netočnim i jedno i drugo, a ujedno su doživjele kao veliku nepravdu oduzimanje prostranih pokrajina na istoku i na zapadu. Sve to bit će uzrokom druge, još veće i još krvavije katastrofe: izbijanja II svjetskog rata. No u novembru i decembru 1918 godine, nakon što je rat prekinut, a car poslan u umobolnicu, cijela se zemlja zatalasala pod crvenim revolucionarnim valom. Od sjevera do juga zemlje planule su bune. Prvo pobune mornara i vojnika u Kielu, pa u Berlinu i u Mǖnchenu. Plamen je bio velik, ali kratkotrajan.
Njemačka je bila druga po redu zemlja u kojoj su revolucionarni mornari zavijorili zastavu sovjeta duž cijele zemlje i u kojoj je izvršni komitet berlinskih radnika i vojnika imenovao socijalističku vladu u zemlji. Na trenutak se učinilo da su se ruska Februarska i Oktobarska revolucija slile u jednu u toj zemlji, jer čim je imperator abdicirao, izgledalo je da je stvarna vlast u prijestolnici smjesta prešla u ruke najradikalnijih socijalista. Nažalost radilo se o iluziji, koju je izazvala trenutna, ali potpuna paraliza dotadašnje vojske i državnog aparata, dotučenih dotad najstrašnijim dvostrukim slomom kao i iznenadnim izbijanjem revolucije.
Historija nosi iznenadne bljeskove, kad revolucionarni plamen visoko sukne izazvavši skokove unaprijed, da bi potom pad bio još dublji. Ubrzo se prijašnji režim u republikanskom ruhu vratio na svoje staro mjesto i za njega socijalisti nisu više značili ozbiljna opasnost, jer na izborima raspisanim smjesta nakon revolucije radikalno krilo socijalista nije dobilo većinu. Socijaldemokrati su dobili 38% glasova, dok su odcijepljeni revolucionarni socijalisti dobili svega 7,5% glasova. Još je manju prijetnju za njemačke kapitaliste predstavljala tek osnovana Komunistička partija, čiji su lideri smjesta ubijeni.
Boljševička nada u svjetsku revoluciju i u pobjedu revolucionarnih snaga u Njemačkoj ostajala je žilava usprkos pogibije Rose Luxemburg i Karla Liebknechta. Isto su takvo nepokolebljivo uvjerenje pokazali i njemački komunisti. U proljeće te nesretne 1919 godine bila je i u Bavarskoj proklamirana Sovjetska republika, koja je ugušena ubojstvom njenog vođe, nakon čega se pobunio Mǖnchen, središte kulture i umjetnosti zemlje s tradicionalno jakom opozicijom . Revolucionarno talasanje u Evropi time nije još bilo završeno i davalo je i dalje nade boljševicima: nakon Njemačke podigla se Mađarska, u kojoj je revolucija trajala od mjeseca marta do jula 1919 godine, ali i ona je bila poražena i izazvala veliki emigrantski val.
Poraz revolucija u Evropi ostavio je Rusiju odnosno Sovjetski Savez izoliran i osamljen pa ga ni herojstvom izvojevana pobjeda u građanskom ratu ni poraz strane intervencije neće uspjeti spasiti od zastranjivanja. Nikad ni Marx ni nitko drugi tko je pasionirano slijedio nauk Kapitala i Komunističkog Manifesta nije računao na pojedu komune samo u jednoj zemlji i još tako užasno zaostaloj kao što je bila Rusija. Bila je to revolucija protiv Kapitala, kako ju je nazvao Antonio Gramsci, odnosno sve tragedije, svi neuspjesi i mrlje na crvenoj zastavi, sva sramoćenja revolucionarnog pokreta, koja su se dogodila u dvadesetom stoljeću prouzročio je neuspjeh svjetske revolucije, a njen prvi tragični poraz bilo je obezglavljivanje revolucionara u Njemačkoj, slom Spartakovaca i ubojstva revolucionarnih vođa Liebknechta i Luxemburgove. Kažu da je i sam Lenjin toga bio itekako svjestan, a Trocki nikad nije prestao propovijedati i vidjeti pobjedu revolucije isključivo kao svjetski fenomen.
Makar i u jednoj jedinoj zemlji, Oktobarska revolucija, ta prva pobjeda u historiji najbjednijih nad kapitalom, obilježila je cijelo XX stoljeće oslobađanjem od životnih muka i robovskog rada ugnjetenih u vlastitoj zemlji te razbuktavši veliku nadu, kojom je obasjala svijet i inspirirala kroz cijeli vijek porobljene. Zemlja sovjeta podnijela je i lavovski dio u antifašističkoj borbi u II svjetskom ratu, položivši za pobjedu nacifašizma dvadeset milijuna života svojih građana i omogućavala sve antiimperijalističke i antikolonijalne pokrete Trećeg svijeta uz udoban položaj radničke klase na Zapadu, jer se svjetski kapitalizam bojao bastiona radničke pobjede, koji je, usprkos svemu, predstavljao SSSR.
Ipak, razilaženja u shvaćanju revolucije i njenih institucija između boljševika i njemačkih lijevih socijalista ispoljila su se veoma rano – u poznatoj polemici između Lenjina i Luxenburgove. Rosa Luxenburg bila je protiv diktature proletarijata u Lenjinovoj interpretaciji, protiv raspuštanja ustavotvorne skupštine i za striktno poštovanje prava zbora i dogovora kao i političkog organiziranja. Ona je bila za proširenje, a ne za sužavanje prava izborenih Francuskom revolucijom. Bez tih prava smatrala je da će radnička klasa biti sputana luđačkom košuljom i da je ukidanje demokracije i slobode parlamenta kobno i po samu radničku klasu. Ipak, čvrsto je stajala i ostajala na strani revolucije u burnim danima, koji su zahvatili Njemačku. Još i danas odjekuje i jednako je živ njen historijski poklič: »Revolucija ili barbarstvo!» 
Nažalost u Njemačkoj će konzervativne snage iznijeti pobjedu i 1919 i 1933 godine, a ta će pobjeda dovesti na svjetsku pozornicu barbarstvo. Dotad nezamisliva surovost te industrija rata i smrti krvlju će okupati svijet. Propast Spartakovaca bio je u neku ruku najava svih nadolazećih katastrofa dvadesetog stoljeća, njegovih ratova s neviđenim razaranjima, a indirektno i najava konačnog sloma Sovjetskog Saveza, kao i današnje svjetske tragedije ljevice. Da je pobijedila revolucija u Njemačkoj, historija dvadesetog stoljeća poprimila bi sasvim drugi tok.
Koncepcije za koji se zalagali Spartakovci žive u radničkom pokretu i dan danas i predstavljaju ciljeve za koje se još uvijek vrijedi boriti. A ti su principi revolucionarna spontanost, demokracija koja polazi odozdo, iz baze, gdje se donose odluke u savjetima. Revolucionarna tijela i organi imaju se povinovati demokratski donesenim odlukama baze, a ne rezolucijama partijskog aparata. Jednaka je i važnost proleterskog internacionalizma, koji lokalne manjine pretvara u ogromnu većinu. Oni koji nemaju, oni izrabljivani jučer kao i danas predstavljaju nesumnjivu većina .Veliku važnost treba pridavati svijesti klase rada, jer bez nje nema pobjede u klasnoj borbi. Spartakovci su se također opredijelili protiv privatnog vlasništva nad sredstvima za proizvodnju, a smatrali su svojim glavnim zadatkom borbu za mir, protiv imperijalističkog rata i gajili uvjerenje da opći štrajk svih radnika svijeta može dovesti do pobjede svjetske revolucije. Njihov je krajnji daleki cilj bilo ostvarenje komunističkog društva, a taj san završio je njihovom fizičkom likvidacijom i bacanjem u kanal njihovih posmrtnih ostataka. Tako je san o svjetskoj revoluciji završio jednog hladnog januarskog dana u Sprevi, a nad svijet se nadvila buduća nesreća neslućenih razmjera.

Rosa Luxemburg, čije ime i danas inspirira komuniste, revolucionare i autentične ljevičare širom svijeta, rođena je u poljskom gradiću Zamošć 1871 kao peto dijete siromašne židovske porodice. Djevojčica se u školi isticala neobičnom umnošću i uspjela je, usprkos siromaštva, studirati u Zǚrichu s cijelom plejadom ličnosti, koje će odigrati važnu ulogu u radničkom pokretu, u revoluciji te u intelektualnim domašajima Evrope početkom dvadesetog stoljeća. Po završetku studija Luxemburg se bavila političkom agitacijom u Poljskoj, ali zbog progona mora pobjeći iz zemlje te je od 1907 do 1914 predavala u Berlinu političku ekonomiju. Kad je izbio rat čvrsto je stala na antiimperijalističke pozicije i organizira niz pacifističkih manifestacija, zbog čega je uhapšena po nalogu cara Vilchelma II. Iako je osuđena na robiju, iz zatvora izlazi 1916 godine sa Karlom Liebknechtom nastavlja politički rad. Pacifistička djelatnost Rose Luxemburg, Karla Liebknechta, Clare Zetkin i Franza Mehringa predstavljaju, uz glas Jeana Jaurèsa u Francuskoj, kojeg su morali ubiti da bi otpočeli svjetski rat, jedine svijetle trenutke u općem pomračenju razuma cijelih nacija, što je dovelo do sveopćeg pokolja u interesu imperijalista i njihovih slugu.
Jorès i Luxenburgova pozivali su na generalni štrajk protiv rata, što će ih oboje doći glave. Smrt Rose Luxemburg osim sudbinskog gubitka za njemačku i poljsku revoluciju, značila je i gubitak izvanredne teoretičarke marksizma, koja je vrlo rano uvidjela golemu žilavost kapitalizma, što je ovaj crpi od imperijalizmu, te nije predviđala, za razliku od Lenjina i boljševika, njegov skori i munjevit kraj. Ipak, argumentirano se i neštedimice obračunavala sa socijaldemokratskim revizionizmom Bernsteina, a uz naglašeno nepristajanje na privatno vlasništvo ima historijsku zaslugu što nikad nije posumnjala da je jedina alternativa socijalizmu barbarstvo. Kao poljska Židovka zazirala je od nacionalističkih pokreta pa je čak izrazila sumnju i u lenjinistički princip samoopredjeljenja naroda, dijelom jer je doživjela krvavi uspon poljskog nacionalizma, a dijelom jer je smatrala da treba u svakom slučaju dati prednost klasnoj borbi i internacionalizmu. Iza tragedije te rijetke žene ostala su pisma iz zatvora, djela Kapital i njegova akumulacija te Revolucija u Rusiji, polemika s Lenjinom i mnogobrojni napisi inspirativni i uvijek aktualni, pravi rudnik misli i stavova, a svakako da svojevrsni kuriozitet predstavlja i činjenica što ju je dao ubiti njen vlastiti učenik, predsjednik socijaldemokratske vlade, Ebert. 
Suosnivač Spartakovaca ubijen zajedno s Rosom, Karl Liebknecht, bio je sin osnivača Njemačke socijaldemokratske partije, Wilhelma Liebknechta iz Leipziga. Pošto je završio pravo i političku ekonomiju te doktorirao, otvorio je s bratom Theodorom advokatsku kancelariju u kojoj je branio osuđivane socijaliste. Kao član socijaldemokratske partije bio je predsjednik Socijalističke Internacionale, a zbog djela Militarizam i antimilitarizam prvi put je uhapšen 1910. Potom postaje zastupnik Reihstaga , a 1914 osnovao je s Franzom Mehrigom, Klarom Zetkin, Paulom Levijem te Leom Jogichesom Savez Spartakovaca. Uskoro je uhapšen i upućen na front.
Oslobođen zbog bolesti ponovo je uhapšen 1916 i osuđen za veleizdaju. Po izbijanju revolucionarnog pokreta u Berlinu 1918 pušten je iz zatvora te je nastavio revolucionarno djelovanje i rad. Ekspresionistički pisac Döblin posvetio je najljepše stranice svog djela liku narodnog vođe te Liebknechtovim riječima na pogrebu žrtava revolucije 1918. Spartakovci izdaju novine «Crvena zastava», a u novembru 1918 Liebknecht proglašava Slobodnu socijalističku Republiku s balkona Berlinskog dvorca, svega dva sata nakon što je Philipp Schleidemann  proglasio Njemačku Republiku sa balkona Reichstaga 31 decembra 1918. Prvog januara 1919 osnovana je Komunistička partija Njemačke. Dana 6 januara Spartakovci su u Berlinu podigli ustanak na čelu kojeg su bili Karl Liebkneht, Klara Zetkin, Rosa Luxemburg i Leo Jogiches. Ustanak nije uspio - vojska ga je okrutno ugušila - bilo je mnogo žrtava. Rosa Luxemburg i Karl Liebknecht oteti si 13 januara, a ubijeni vjerojatno 15 i bačeni u kanal rijeke Spree.
Tog hladnog siječnja nisu samo prestala kucati dva revolucionarna srca njemačkog naroda. Uništena su i dva sjajna uma, koja su umjela razumjeti i predvidjeti historiju. 

Jasna Tkalec