Informazione


da: Vladimir Dedijer, Tito (contributi per la biografia)
Capitolo sedicesimo

GIOIA  E TRISTEZZA  DELLA VITTORIA

L’anno 1943 fu l’anno decisivo della Seconda guerra mondiale. All’Oriente l’Armata  Rossa da Stalingrado procedeva speditamente cacciando, nel corso di tutto l’anno, sempre più davanti a se le divisioni naziste. Gli Alleati ripulivano l’Africa dalle truppe di Rommel, l’Italia era messa fuori combattimento. Oramai era questione di tempo quando Hitler avrebbe capitolato.
                   
In Jugoslavia la gente desiderava  con tutto il cuore la fine dei patimenti, degli incendi dei villaggi, dei bombardamenti, del sangue... Le grandi vittorie degli alleati destavano speranze che la fine della guerra fosse vicina. Con quanta gioia erano celebrate queste vittorie, e che cosa significava la notizia della fine di Mussolini, e quanto si era gioito per la liberazione di Kiev il 6 novembre 1943! Lo Stato maggiore allora si trovava a Jajce. Milovan Djilas  quella sera sentì lo speaker Levitan mentre a radio Mosca leggeva l’ordine del giorno di Stalin  riguardante la liberazione della capitale dell’Ucraina, e corse su per le mura della città antica e da lì sparò tre pallottole con la rivoltella, secondo una vecchia tradizione montenegrina che si usava per annunciare qualche notizia lieta.
Anche i partigiani nella città avevano saputo della liberazione di Kiev, e quando Djilas diede l’annunzio dalla fortezza, iniziarono a sparare prima con le rivoltelle, poi dai fucili automatici, e tutta la città rimbombava per gli spari. La gente uscì nelle strade ed iniziò a ballare, e gli spari non si placavano. Tito non sapeva di che si trattasse: era uscito fuori dalla stanza,  mentre la sparatoria diventava sempre più forte. Dalla città essa aveva contagiato anche le nostre posizioni sui monti, ed i partigiani cominciarono a cannoneggiare dalle montagne vicine. La sparatoria durò un'ora intera.Volavano gli ordini per telefono, si pronunziavano dichiarazioni. Quella serata si spesero tante munizioni quanto in una intera battaglia. E ogni pallottola continuava ad essere preziosa – tutto bisognava strappare al nemico.

Questo era l'umore dell’esercito e della gente nell’autunno del 1943, quando la Milizia di liberazione partigiana, dopo esser riuscita a superare le due ultime, durissime offensive, potè contare il numero di 300.000  combattenti. Il territorio liberato corrispondeva già alla metà del territorio jugoslavo.

Nelle cerchie partigiane si era aperta la discussione su come consolidare i risultati raggiunti fino ad allora. Il Comitato Centrale del PCJ (Partito Comunista di Jugoslavia) subito dopo la capitolazione dell’Italia aveva concluso che necessitava convocare l'AVNOJ (Consiglio Antifascista di Liberazione Popolare della Jugoslavia) per poter prendere le decisioni relative alla creazione di un governo temporaneo della nuova Jugoslavia.

Ancora nell’ottobre del 1943, quando si ebbe notizia che a Mosca ci sarebbe stata una riunione tra il Ministro degli esteri britannico Eden, il ministro degli esteri americano Korder Hal ed il commissario per gli affari esteri Molotov, Tito mandò il seguente telegramma a Mosca:
 
“Per quanto riguarda la Conferenza dei rappresentanti di Unione Sovietica, Inghilterra ed America si suppone che sarà posta in discussione anche la questione jugoslava.
Il Consiglio Antifascista della Jugoslavia, di Croazia e Slovenia, e lo Stato Maggiore della Lotta di Liberazione Jugoslava e  del Movimento di Liberazione Jugoslavo mi hanno incaricato come plenipotenziario di rendervi noto quanto segue:
    
Primo: noi non riconosciamo ne' il governo jugoslavo ne' il re che si trovano all’estero, visto che essi da  due anni e mezzo ed anche tutt'oggi aiutano i collaborazionisti dell’invasore nonché il traditore Draza Mihajlovic, e per questo sono responsabili di tradimento verso i popoli jugoslavi.
  
Secondo: noi non permetteremo che costoro tornino nella Jugoslavia, visto che questo significherebbe la guerra civile.
    
Noi lo dichiariamo in nome della stragrande maggioranza del popolo, che vuole una repubblica democratica, basata sui comitati popolari di liberazione.

Quarto: L’unico potere legale è il potere  del popolo - al giorno d’oggi questo sono i comitati popolari di liberazione capeggiati dei consigli antifascisti.

La stessa dichiarazione sarà consegnata anche  alla missione inglese che si trova presso il nostro Stato Maggiore.
Il generale inglese già ci ha fatto capire che il governo inglese non insisterà troppo sul re e il governo in esilio.”

A Jajce, la vecchia capitale dei re di Bosnia, nella valle del fiume Vrbas, dove si trovava lo Stato Maggiore nell’ottobre del 1943, con impazienza si aspettavano i risultati della Conferenza di Mosca. Essa si era protratta dal 13 fino a 30 ottobre, ma il governo sovietico non mise all’ordine di giorno la dichiarazione di Tito.

Però in Jugoslavia fu deciso che si convocasse l'AVNOJ. Come luogo di raduno era stata scelta Jajce. Durante la Seconda guerra mondiale questa città diverse volte aveva cambiato padrone. I partigiani l’avevano liberata nel 1942, ma verso la fine dello stesso anno i tedeschi la avevano di nuovo ripresa, poi nell’autunno del 1943 fu per la seconda volta liberata dai partigiani. In questa città si era stabilito Tito con il suo Stato Maggiore. Sotto la fortezza, su una piana, erano state costruite due baracche con gli uffici. In una cameretta accanto abitava Tito.
    Jajce era spesso sotto il tiro del bombardamento nemico. Allora Tito generalmente scendeva verso la fabbrica, che disponeva di un tunnel, dove la gente si riparava. Proprio alla vigilia della Conferenza dell'AVNOJ Jajce fu di nuovo bombardata. Tito si trovava nel  tunnel – si era rifugiato li con molta altra gente e con i combattenti partigiani. Qui si trovava anche la stazione di primo soccorso. Una bomba che era caduta proprio sull’entrata del tunnel aveva ferito alcuni combattenti del battaglione di scorta dello Stato Maggiore. A un partigiano la bomba aveva fracassato lo stomaco. Subito, qui nel rifugio, il medico lo aveva operato, mentre Tito reggeva la testa del ferito.

- Gli sorreggevo la testa, 
ricorda Tito, mente grosse gocce di sudore gli bagnavano la fronte. L’operazione si faceva senza anestetico. Il compagno ferito tenne un atteggiamento coraggioso. Tentavo di consolarlo: “Non preoccuparti, l’operazione di sicuro andrà bene.” Dopo alcuni secondi la sua testa cadde priva di vita nelle mie mani.

I delegati alla seduta dell'AVNOJ arrivavano dalle regioni più remote della Jugoslavia. Tutti viaggiavano armati, essendo costretti a passare dai territori liberati attraverso le terre ancora sotto occupazione tedesca. Alcune delegazioni erano costrette a farsi strada anche combattendo. La strada più lunga toccò ai montenegrini che dovevano fare un viaggio di 300 km superando le montagne e le gole, tutto a piedi  ed armati.

Il Politburo del Comitato Centrale del Partito Comunista Jugoslavo discusse se fosse necessario avvertire il Komintern del fatto che sarebbe stato creato un governo provvisorio, che sarebbe stato tolto al governo del re il diritto di rappresentare il governo jugoslavo, e che al re Pietro sarebbe stato vietato il ritorno nel paese. Viste le esperienze avute con la Prima seduta dell'AVNOJ, quando il governo di Mosca  con il suo intervento aveva vietato la creazione di un nuovo governo jugoslavo provvisorio, il che avrebbe potuto avere delle conseguenze gravi per lo sviluppo ulteriore del movimento, il Politburo del Comitato Centrale del PCJ decise questa volta di limitarsi ad avvisare il Komintern che sarebbe stato creato il governo provvisorio, ma non che l'AVNOJ avrebbe dovuto decidere di togliere la legittimità al governo del re e proibire al re il ritorno nella Jugoslavia.
    
Sicché Tito, il 26 novembre, mandò a Mosca il telegramma seguente:   
“Il 28 novembre inizia la seduta plenaria del Consiglio Antifascista di Liberazione Popolare della Jugoslavia. L’ordine del giorno: Riorganizzazione del Consiglio in organo legislativo temporaneo  dei popoli jugoslavi. Secondo: creazione del Comitato Nazionale, in vece del potere esecutivo provvisorio, responsabile al Consiglio.
Si sono svolte già le sedute dei Consigli nazionali in Slovenia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, in Montenegro e in  Sangiaccato, e in queste sedute sono stati eletti i delegati che prenderanno parte alla Seduta Plenaria. Sono stati eletti anche i delegati in Macedonia – fra loro Dmitar Vlahov e Vlada Pop Tomov. Anche la Serbia ha mandato i suoi delegati.
Sono arrivati già più di 200 delegati da varie parti del paese. Sarebbe opportuno inviare loro i saluti dal Comitato panslavo. Questo avrebbe un effetto positivo per lo sviluppo ulteriore della lotta di liberazione nella Jugoslavia e nei Balcani.”


L'AVNOJ tenne la sua seduta plenaria nella sala della ex società ginnica di Sokol ("Il falco"). L’edificio in cui si trovava quella sala era stato incendiato durante il primo attacco partigiano alla città, ma appena fu liberata Jajce l’edificio fu ristrutturato, e diventò Casa della Cultura. In quella sala il Teatro della liberazione popolare rappresentava “Il Revisore” di Gogol ed altre pièces teatrali che dipingevano la vita partigiana. Adesso la sala era stata addobbata per la seduta plenaria dell'AVNOJ. Il podio era avvolto nelle bandiere: quella jugoslava con la stella rossa in mezzo, poi la sovietica, quella americana e l'inglese. La seduta si svolse soltanto nel corso di una notte.

Proprio il giorno dell’apertura della Seconda seduta plenaria dell'AVNOJ  perse la vita per una bomba tedesca Ivo Lola Ribar, membro dello Stato Maggiore. Era stato designato, insieme a Vladimir Velebit e Milivoje Milovanovic, per la prima missione dello Stato Maggiore partigiano mandata allo Stato maggiore degli Alleati in Medio Oriente. Doveva partire con un aereo per l’Italia, ma gli aerei britannici non poterono atterrare. Proprio in questi giorni un ufficiale dei domobrani (collaborazionisti) da Zagabria era fuggito su di un aereo tedesco “Dornier 17”. Fu presa la decisione di inviare in Italia, con quell’aereo recuperato, la delegazione jugoslava insieme ai due ufficiali britannici. Da un improvvisato aeroporto partigiano il nostro aereo era già pronto per mettersi in volo, quando da dietro una montagna spuntò un aereo di esplorazione tedesco. Si precipitò subito sul gruppo di gente che saliva sull’aereo e sganciò due bombe da un centinaio di metri di altezza. Così persero la vita Ivo Lola Ribar, il capitano inglese Donald Night, il maggiore inglese Robin Wederlee e un partigiano che si trovava li per caso. Il fratello più giovane di Ivo Lola Ribar, Jurica, pittore di fama, era caduto un mese prima in uno scontro con i cetnizi in Montenegro.
    Il padre di Lola Ribar, dottore Ivan Ribar, proprio quel giorno era giunto dalla Slovenia a Jajce per assistere alla Seduta plenaria dell'AVNOJ. Lui non sapeva affatto ne' che il figlio minore Jurica era caduto ne' della tragica morte del figlio maggiore Ivo, appena avvenuta. Quando giunse presso Tito, questi gli disse che Lola era caduto la mattina. Il vecchio padre non pianse, chiese soltanto:
-  Ma Jurica, che si trova lontano, sa della morte del fratello? Quando sentirà che il  fratello è caduto, sarà molto colpito...
Soltanto il quel momento Tito capì che il vecchio non sapeva di aver perso anche il figlio minore. Tito rimase in silenzio per alcuni secondi, riflettendo su cosa dire, poi si avvicino al vecchio Ribar, gli prese la mano e gli disse piano:
- Anche Jurica è caduto in un scontro con i cetnizi in Montenegro, un mese fa...
Il vecchio Ribar tacque, poi abbracciò Tito:
- È molto dura questa nostra lotta 
- disse...

La stessa sera si svolse il funerale di Lola Ribar. Un battaglione della I brigata proletaria era stato posto come guardia d’onore nel centro di Jajce.  Per ultimo, dal figlio si era accomiatato il vecchio padre. Con una voce forte, che soltanto qualche volta gli tremò, si rivolse ai combattenti della Prima brigata proletaria:
- “Nessuna forza potrà fermare il popolo di questo paese nella  lotta di liberazione”...
Poi, la bara con il corpo di Lola Ribar fu portata in un posto segreto, visto che esisteva il pericolo che i tedeschi o cetnizi scoprissero la tomba e distruggessero la salma.

La Seconda seduta plenaria dell'AVNOJ è stata per la Jugoslavia l’evento più significativo nella Seconda guerra mondiale. Essa ha, infatti, posto le fondamenta del nuovo Stato. In questa seduta, innanzitutto è stato creato il Comitato Nazionale, organo esecutivo dell’AVNOJ, con funzione di governo provvisorio. Nella Seconda seduta plenaria dell'AVNOJ è stata votata la decisione che si togliesse il diritto, al governo in esilio, di continuare a rappresentare il governo della Jugoslavia. È stato deciso ugualmente di vietare al re Pietro e agli altri membri della dinastia Karadjordjevic di tornare in Jugoslavia. La forma definitiva del governo del futuro stato – monarchia o repubblica – sarebbe stata decisa dopo la guerra. È stato proclamato che la nuova Jugoslavia sarebbe stata costituita su base federale.

È stato pure deciso di rivolgere un appello al governo americano perchè bloccasse le riserve auree della Jugoslavia, che erano state portate a Washington per sottrarle ad Hitler, e che al momento venivano spese e sprecate senza il minimo scrupolo dal governo in esilio.
Su proposta di Josip Vidmar, nell’esercito di liberazione è stato introdotto il titolo di maresciallo. Già quando era stato deciso da parte dello Stato Maggiore che nell’esercito di liberazione fosse introdotto il grado di generale, Kardelj  aveva proposto che si introducesse anche il titolo di maresciallo, ma Tito non aveva accettato. Invece, nella Seconda seduta plenaria dell'AVNOJ  la delegazione slovena ha portato la stessa proposta e questa è stata accettata, con applausi da tutti i presenti. Quando l'AVNOJ ha attribuito a Tito questa carica egli è stato molto commosso.

Quando la Seconda seduta plenaria dell'AVNOJ fu conclusa il CC del PCJ mandò  a Mosca il seguente telegramma:
    
“Alla fine di novembre si è tenuta  a Jajce  la Seconda seduta plenaria dell'AVNOJ, dopo che sono state tenute le sedute territoriali dei Consigli della  Slovenia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, del Sangiaccato e del Montenegro. Di 208 delegati, eletti da tutti i popoli jugoslavi, ne erano presenti 142 che portavano le deleghe per altri 66 delegati assenti con diritto al voto. La composizione delle delegazioni nazionali indica  che il movimento di liberazione nazionale raduna nella maniera più larga possibile componenti di tutti i gruppi democratici, e i lavori della Seduta plenaria si sono trasformati  in una manifestazione della profonda unità e fratellanza di tutti i popoli della Jugoslavia. La principale relazione sullo sviluppo della lotta di liberazione dei popoli jugoslavi, nonché sugli eventi internazionali, è stata pronunciata da Josip Broz Tito ed è stata accettata con i più grandi applausi ed altrettanto entusiasmo. – Il delegato bosniaco dottor Vojislav Kecmanovic, leader della SDS (Partito Democratico Serbo), ha proposto tre decisioni di massima importanza:
- Primo: l'AVNOJ si costituisce come massimo organo legislativo e rappresentativo, la cui presidenza nominata il Comitato di Liberazione Jugoslavo con il carattere di governo provvisorio.
- Secondo: Si pone il principio federale come principio costituente della Jugoslavia.
- Terzo: Si tolgono tutti i diritti ai governi in esilio e si vieta il ritorno nel paese al re Pietro fino alla liberazione dell’intero paese, quando sarà risolta definitivamente la questione della monarchia o della repubblica.
- Sono state prese altre decisioni importanti:
- Su proposta della delegazione slovena è stato introdotto il titolo di Maresciallo della Jugoslavia nell’esercito di liberazione popolare.
- Su proposta della stessa delegazione slovena  e con lunghi e calorosi applausi dei delegati presenti al Consiglio, questo titolo è stato assegnato al comandante supremo Tito.

La presidenza eletta nel Consiglio è composta da 63 delegati. Il presidente è il dottor Ivan Ribar, i vicepresidenti sono Mosa Piade, Antun Augustincic, Josip Rus, Marko Vujacic e Dmitar Vlahov, il segretario Rodoljub Ciolakovic e Radonja Golubovic e ancora 56 mombri della presidenza.
La Presidenza ha nominato il Comitato nazionale con la composizione seguente: presidente e fiduciario della difesa popolare Josip Broz Tito, vicepresidenti Edvard Kardelj e Vladislav Ribnikar come fiduciario dell’informazione con Bozidar Magovac; fiduciario degli affari esteri il dottor Josip Smodlaka, fiduciario degli interni Vlada Zecevic, dell’istruzione Edvard Kocbek, dell’economia Ivan Milutinovic, delle finanze Dusan Senec, del traffico Sreten Zujovic-Crni, della sanità Milivoj Jambresak, della ripresa economica Teodor Vujasinovic, delle politiche sociali dottor Ante Krzisnik, della magistratura Frane Frol, delle risorse allimentari Mile Perinicic, dell’edilizia dottor Rade Pribicevic, delle foreste e delle miniere Sulejman Filipovic.
    
30.XI.1943" 
 
La seduta dell'AVNOJ si è tenuta contemporaneamente con la Conferenza di Teheran fra Churchill, Roosvelt e Stalin. In questa conferenza, come è noto, accanto alle questioni di strategia generale della guerra contro Hitler, accanto alla questione dell’apertura del Secondo fronte ed alla precisazione della data dell'apertura, si è discusso anche del contributo della Jugoslavia nella guerra contro le forze dell’Asse. Roosvelt, Stalin e Churchill hanno costatato che la forza principale che ha combattuto contro i tedeschi è l’Esercito di Liberazione Popolare sotto il comando di Tito.
Finalmente, dopo due anni e mezzo di tentativi e lotte costanti, dopo una congiura da parte quasi del mondo intero perchè la verità sulla Jugoslavia non venisse fuori, questa ingiustizia è stata finalmente rettificata.
Con la decisione di Teheran i partigiani nella Jugoslavia sono stati di fatto accettati come esercito di liberazione. E questo fatto è stato approvato con la decisione formulata dai tre capi della coalizione anti-hitleriana. Nella dichiarazione sulle decisioni prese a Teheran al primo posto è stato messo il punto del riconoscimento dei partigiani jugoslavi, al secondo l’entrata della Turchia in guerra, al terzo la questione bulgara, al quarto – che l’apertura del secondo fronte, cioè l’operazione “Overlord”, debba iniziare nel maggio del 1944, al quinto che gli Stati Maggiori degli Alleati anche in seguito debbano consultarsi sulle operazioni militari future delle loro armate. Il testo completo sugli aiuti ai partigiani jugoslavi  è il seguente:
 
“La Conferenza è d’accordo che i partigiani nella Jugoslavia debbano essere aiutati con materiale bellico e provviste in massimo grado nonché con le operazioni dei commandos.”

Questa formulazione l'hanno firmata insieme Churchill, Stalin e Roosvelt il 1. dicembre 1943.

Sulle decisioni concrete di Jajce Tito non aveva avvisato in anticipo i rappresentati di nessuna delle grandi forze mondiali, anche se nei tratti principali le aveva comunicate sia al governo dell’URSS, con il telegramma sopra citato, sia al generale Fitzroe MacLean, capo della Missione militare alleata presso lo Stato Maggiore. Queste decisioni erano una questione jugoslava, e spettavano come diritto esclusivo ai popoli jugoslavi; queste decisioni erano basate sui principi per i quali combattevano le Nazioni Unite nella Seconda guerra mondiale. Nella risoluzione dell’AVNOJ si dice testualmente:
    
“I popoli della Jugoslavia con gioia accettano e salutano le risoluzioni della conferenza di Mosca dei rappresentanti dei governi dell’URSS, della Gran Bretagna e degli Stati Uniti d’America, le quali garantiscono a tutti i popoli il diritto di esprimere liberamente la propria volontà e di decidere da soli della propria organizzazione statale. Questa decisione è di massima importanza anche per i popoli jugoslavi che con la loro insistente ed ostinata lotta di liberazione hanno dimostrato la propria volontà nonché la capacità di porre le fondamenta della loro comune futura patria, di una vera democrazia  e della vera uguaglianza tra i popoli.”
        

FONTE: 
Vladimir Dedijer: TITO, 
Kultura, Beograd, 1953
(pp.377-384)
Traduzione di JT, revisione del testo italiano a cura di AM.
I nomi anglosassoni, riportati nella trascrizione fonetica tipica del serbocroato, potrebbero essere stati riprodotti qui in maniera non rigorosa.



(La comunità Rom del Canada è mobilitata contro il Ministro dell'Immigrazione e Cittadinanza Jason Kenney.
Stranamente, questo Ministro è stato premiato da parte di organizzazioni ebraiche per il suo ruolo a favore della conoscenza dell'Olocausto, benché le sue posizioni sul genocidio perpetrato dagli ustascia in Croazia siano a dir poco ambigue; inoltre, egli è responsabile di politiche di espulsione nei confronti dei Rom sul territorio. 

More links:

Say “No” to Honorary Doctorate for Canadian Immigration Minister Jason Kenney
01/10/2012 - The University of Haifa has decided to confer an honorary doctorate on Canada’s Minister of Citizenship, Immigration and Multiculturalism, Jason Kenney, in Toronto on November 4, 2012. The university says Mr. Kenney will receive the award “in recognition of his steadfast position against anti-Semitism, racism and intolerance,” yet his record makes a mockery of this claim.
Under his leadership the Canadian government is acting to deter asylum seekers and refugees from seeking and obtaining protection in Canada. The “Protecting Canada’s Immigration System Act,” passed in Parliament in June 2012, authorizes incarceration for up to a year of men, women and children over 16 who arrive in Canada in an “irregular” fashion. This echoes Canada’s refusal to admit Jewish refugees in the late 1930s (“None is Too Many”).
Read more and sign the petition asking the University of Haifa to rescind its decision to grant Mr. Kenney this degree via


Da: Roma Virtual Network <romale @ zahav.net.il>

Oggetto: Roma Centre Fact Sheet: Jason Kenney praises Ustasha supporter Cardinal Stepinac

Data: 07 ottobre 2012 22.10.13 GMT+02.00


October 5, 2012

 
 

ROMA COMMUNITY CENTRE FACT SHEET

Jason Kenney praises Ustasha supporter Cardinal Stepinac

 

This fact sheet from the Social Justice Committee of Roma Community Centre, Toronto, Canada, presents information about Canadian Minister of Citizenship and Immigration Jason Kenney, his impending honorary doctorate from the University of Haifa, Israel, and Mr. Kenney’s public expression of admiration for Ustasha supporter Cardinal Alozije Stepinac.

 

1

HAIFA UNIVERSITY HONOURS JASON KENNEY, 
CANADIAN MINISTER OF CITIZENSHIP AND IMMIGRATION

 

• Canada’s Minister of Citizenship and Immigration, Jason Kenney, is to receive an honorary doctorate in Toronto, Canada, from the University of Haifa on November 4, 2012.

• The doctorate is being conferred upon him for  “recognition of his

steadfast position against antisemitism, racism and intolerance and, in particular, for his solidarity with the State of Israel and his condemnation of Israel Apartheid Week.” (http://www.haifa-univ.ca/) He “has continued to demonstrate a leadership role in combating all forms of anti-Semitism.”  (1)

 

 

2

MR. KENNEY PUBLICLY PRAISES 
FASCIST USTASHA SUPPORTER CARDINAL ALOZIJE STEPINAC

 

• In 2009, Mr. Kenney was presented with a gift at a Croatian event in Canada; 
in his speech, he said:

“I have in my office a prayer card with a picture of Cardinal Stepinac, who was himself a kind of martyr for Croatia and for the faith, and he for me is one of the great heroes of the 20th century.” (2)

 

 

3

JERUSALEM POST WRITES ABOUT USTASHA

 

From a 2010 article in the Jerusalem Post, “Mass grave of history: Vatican’s WW II identity crisis,” by Julia Gorin, quoting U.S. historian Jared Israel:

 

(Ante) Pavelic, who once criticized Hitler for originally being too soft on the Jews, was the founder of the fascist Ustashas, who were engaging in terrorism all over Europe to ‘liberate’ Croatia from Yugoslavia. He famously said, ‘A good Ustasha is one who can use a knife to cut a child from the womb of its mother.’"

 

At the time, Pavelic was being harbored in Mussolini's Italy - where his Ustasha soldiers were being trained - after France sentenced him to death for master­minding the 1934 double assassination of Yugoslavian King Alexander I and French foreign minister Louis Barthou. When Hitler invaded Yugoslavia in April 1941, Pavelic was activated and became fuehrer, or “Poglavnik” of the new, clerical-fascist Croatia.

 

…. Stepinac held a banquet for Pavelic, blessed the Ustasha leader and regime, calling them “God’s hand at work,” and the following month had Pavelic received by [Pope] Pius XII. This was four days after the massacre in the town of Glina, where the Ustashas locked hundreds of Serbian Orthodox inside their church and burned it down ....." (3)

 
 

4

QUESTION

 

Should University of Haifa, Israel, honour a man who has publicly expressed admiration for a supporter of the Ustasha neo-Nazi regime?

 

 

 
 
 
 

DOCUMENTATION AND RELATED MATERIALS

 

(1)  http://www.haifa-univ.ca/events.htm)

 

(2)  (http://youtu.be/BtHVhfjXcS4)

 

(2.1) From Canadian Immigration News: “The Canadian immigration minister, Jason Kenney, on March 29th, 2009 officially announced that Canada has rescinded its visas for Croatian citizens. Representatives of the Croatian community in Canada, which numbers 130,000 members, hailed the rescinding of visas as ‘great success’ and proof of Croatian-Canadian relations, as well as having their requests met.” https://www.migrationexpert.com/canada/visa/canadian_immigration_news/2011/Sep/1

 

(3)  (http://www.jpost.com/Features/InThespotlight/Article.aspx?id=169378)

 

• Jasenovac Research Institute, http://www.jasenovac.org/

 

• What was Jasenovac?” http://www.jasenovac.org/whatwasjasenovac.php

“From August 1941 to April 1945, hundreds of thousands of Serbs, Jews, and Romas, as well as anti-fascists of many nationalities, were murdered at the death camp known as Jasenovac. Estimates of the total numbers of men, women and children killed there range from 300,000 to 700,000. And yet, despite the scale of the crimes committed there, most of the world has never heard of Jasenovac.”

 

• Jasenovac and the Holocaust in Yugoslavia: Analyses and Testimonies, edited by Barry M. Lituchy, Published by JRI, 2006

 
 
 


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Sramne presude sramnog suda

1) Ex-Yougoslavie : le scandaleux verdict du TPIY (D.S. Schiffer)

2) SRAMNE PRESUDE SRAMNOG SUDA NEPRAVDE (SKOJ)


=== 1 ===


Le Point.fr - Publié le 16/11/2012

Ex-Yougoslavie : le scandaleux verdict du TPIY

Deux généraux croates accusés de crimes de guerre et crimes contre l'humanité ont été acquittés en appel à La Haye.



Par DANIEL SALVATORE SCHIFFER*



Que le Tribunal pénal international pour l'ex-Yougoslavie, le fameux TPIY de La Haye, fût, avant tout, un tribunal politique (par ailleurs conçu par les plus hautes instances de l'ONU, et les USA en tête), où ce principe théoriquement universel qu'est la "justice" ne joue qu'un rôle très relatif, servant même souvent de simple alibi moral, voilà qui semble désormais définitivement établi au vu duscandaleux et sidérant verdict qui vient d'y être prononcé ce vendredi 16 novembre 2012 : l'acquittement, en appel, de deux généraux croates, Ante Gotovina et Mladen Markac, pourtant condamnés respectivement, en première instance, à 24 et 18 ans de prison pour crimes de guerre et crimes contre l'humanité.

 

Les exactions auxquelles ces deux chefs militaires de l'armée croate, alors alliée aux Bosniaques, se livrèrent donc impunément, entre les années 1991 et 1995, sont pourtant à peine moins épouvantables que celles auxquelles s'adonna, par exemple, le tristement célèbre Ratko Mladic, que les Serbes eux aussi, à l'instar des Croates avec ces deux hauts gradés, continuent envers et contre tout, contre l'évidence même, à considérer comme un héros national.

Épuration ethnique

Car ces crimes dont étaient accusés Gotovina et Markac n'étaient certes pas une mince affaire : le déplacement forcé, au prix des pires atrocités (dont le froid assassinat de plus de 300 soldats yougoslaves ayant déposé les armes), de 90 000 civils serbes, lors d'une opération portant le très explicite nom de "Tempête", de la Krajina, région située au nord-ouest de la Bosnie et, donc, directement reliée à la très nationaliste Croatie. Ce fut là, ni plus ni moins, la plus abominable et gigantesque des épurations ethniques au sein de cette guerre des Balkans !

Ces milliers de civils serbes (femmes, enfants et vieillards compris) ainsi brutalement chassés de leurs terres ancestrales, je les ai rencontrés, du reste, lorsque, hagards et affamés, parfois en haillons mais toujours dignes, ils se dirigeaient en d'interminables files, conduisant vaille que vaille leurs pauvres tracteurs ou leurs voitures déglinguées, sur ces routes cabossées les ramenant, entre les villes de Novi Sad et de Belgrade, vers leur mère patrie. Je me souviens : ce fut là, à voir ces damnés de la terre déambuler ainsi silencieusement vers cet autre pan d'enfer, où ne les attendaient que misère et détresse, l'une des rares fois, en mon existence d'homme adulte, où ma gorge se noua d'un sanglot que je ne pus réprimer qu'à grand-peine. Surtout lorsque j'appris que d'aucuns, parmi ces nouveaux déshérités, n'avaient trouvé d'autre issue, pour mettre fin à leur désespoir, parfois à leur immense solitude, que le suicide, le plus souvent par pendaison !

Le discrédit du TPIY

Oui, je le clame donc ici haut et fort, et sans certes rien excuser ni justifier pour autant, là non plus, des crimes serbes, certainement plus graves encore (ce qui n'est pas peu dire !), en cette maudite guerre de Bosnie : ce verdict qui vient d'être ainsi prononcé, en ce jour funeste pour la justice internationale, à La Haye - l'acquittement des responsables (Ante Gotovina et Mladen Markac) d'un pareil crime contre l'humanité -, est une honte, et restera à jamais une tache indélébile, pour le TPIY, désormais totalement discrédité sur le plan tant éthique que juridique !

Quantité négligeable, donc, les morts serbes ? C'est du moins là ce que vient de décider, contre toute attente (mais il est vrai, diplomatie oblige, que la Croatie entrera très bientôt, en 2013, dans l'Union européenne), cette mauvaise comédie judiciaire que joue actuellement, avec une effarante partialité, le Tribunal pénal international pour l'ex-Yougoslavie...

Notre conscience d'humaniste épris de justice tout autant que de vérité ne peut que s'en trouver, là, indignée, sinon choquée, voire révoltée !


* Philosophe, auteur de "Requiem pour l'Europe - Zagreb, Belgrade, Sarajevo" (Ed. L'Âge d'Homme), "Les Ruines de l'intelligence - Les intellectuels et la guerre en ex-Yougoslavie" (Ed. Wern, préface de Patrick Besson) et "Critique de la déraison pure - La faillite intellectuelle des 'nouveaux philosophes' et de leurs épigones" (François Bourin Éditeur)



=== 2 ===

(Comunicato dello SKOJ-NKPJ sulla scandalosa sentenza del "tribunale" dell'Aia)

http://www.skoj.org.rs/105.html

SRAMNE PRESUDE SRAMNOG SUDA NEPRAVDE

Dokaz da proces rasturanja Jugoslavije nikako nije prošla i neaktuelna stvar predstavljaju najnovija događanja koja su vezana za polugu imperijalizma, Haški sud koji je navodno osmišljen kao međunarodni sud koji bi trebalo da objektivno istraži zločine počinjene tokom ratova na tlu bivše Jugoslavije. Jugoslavije više nema, ali razlog njenog nestanka ne možemo objasniti objektivno ako njeno nestajanje nazovemo naprosto raspadom. Jugoslavija je razbijena, ili rasturena a glavna odgovrnost za to i sve stravične zločine i ogromnu materijalnu štetu koja je tokom bratoubilačkih ratova počinjena leži na krvavim rukama NATO, EU, američkih imperijalista i njihovih poluga kojima su se služili u rušenju zemlje ključne u geostrateškom smislu za kontrolu i dominaciju u regionu Balkana. Da bi tu činjenicu zataškali imperijalisti su se još tokom trajanja ratnih sukoba iskoristili stvaranjem suda u Hagu čija je jedina funkcija bila i ostala politička ucena i svaljivanje odgovornosti ponajviše na srpsku stranu. Takvim kreiranjem istorijskih osuda, težnja je bila da se prikriju činjenice koje vode do glavnih nalogodavaca krvavog rasturanja zemlje, a čiji krvavi imperijalistički trag vodi i do najnovijih ratnih operacija u Gazi, u Siriji, širom Bliskog istoka, do Libije, Iraka, Afganistana... Isti imperijalistički, hegemonistički ciljevi, baš kao i u slučaju bivše Jugoslavije, najodgovrniji su faktori nestabilnosti i rata na globalnom nivou. Imperijalizam, poslednja etapa u razvoju kapitalizma, sistema koji je u dubokoj krizi i upetljanosti u vlastite protivrečnosti, najvarvarskijim i najzverskijim hegemonskim i krvavim metodama bori se za vlastito preživljavanje. Prethodnica ratova za naftu morala je biti akcija pokoravnaja balkanskih naroda kao logistička, geostrateška i svaka druga potpora ratnim akcijama u neposredno bliskom regionu.

Da bi svoje prljave ciljeve ostvarili, imperijalisti su se koristili obilato i domaćom petom kolonom i secesionističkim i šovinističkim snagama na tlu same Jugoslavije, koje su u njenom rušenju i privatizaciji koja je potom useldila videli pre svega vlastiti ekonomski i politički profit. Takvi su bili i hrvatski generali Gotovina i Markač koje je sud u Hagu sramno lišio svake odgovornosti za pogrom srpskog stanovništva sa teritotrije Hrvatske. Skoro 2000 nevinih civilnih žrtava akcije „Oluja“, preko 250 000 raseljenih od kojih se ogromna većina nikada neće vratiti na svoja vekovna ognjišta ostali su bez ikakve pravde i utehe za sve stravično što im je rušenje Jugoslavije donelo. Ovakva strategija imperijalista, gotovo 20 godina po ratnim sukobima, ima za cilj samo jedno. Nastaviti potpunu dominaciju regionom, razjediniti narode s prostora Jugoslavije, produžiti šovinizam, mržnju i nacionalizam koji je oduvek bio saveznik imperijalista, svaliti svu krivicu gotovo isključivo na Srbe i time zatvoriti jednu totalnu istorijsku osudu u kojoj se ne može naći ni najsitniji trag odgovornosti imerijalističkih faktora za čiju direktnu odgvoronost i umešanost u ratna zbivanja ima na hiljade nepobitnih dokaza. Nastavak ovakvog scenarija se mora očekivati i u slučaju optužbi protiv albanskih ratnih zločinaca s Kosova čije će pomilovanje i lišavanje ikakve krivice od strane imperijalista iz Brisla, Londona, Pariza i Vašingtona biti u cilju opravdavanja stvaranja NATO države u srcu regiona, tj daljeg prekrajanja granica po želji imperijalista.

Naravno da imperijalizam nikom ne donosi pravdu. Nju ne možemo očekivati ni od suda-poluge imperijalizma. Borba protiv imperijalizma podrauzumeva otud borbu protiv suda nepravde u Hagu, a borba protiv haških nepravdi podrazumeva borbu za mir, solidarnost i međusobno uvažavanje naroda Jugoslavije, borbu protiv nacionalizma i fašizma za Balkan koji će pripadati narodima Balkana, za novu Jugoslaviju kao zalog trajnog mira i prosperiteta svih njenih naroda koji se u punom smislu nikako ne mogu zamisliti bez socijalizma.

Sekretarijat SKOJ-a,
Beograd, 17. novembar 2012.god.





Il "Tribunale" creato "ad hoc" contro la Jugoslavia

1) Verdetto politico del Tribunale dell’Aja (radiosrbija.org)
2) Niente crimini di guerra.” Generali croati assolti all’'Aia (La Stampa)
3) I crimini di un Tribunale (il manifesto)


La assoluzione da parte del "Tribunale ad hoc" dell'Aia dei criminali di guerra croati, primi responsabili militari della pulizia etnica nelle Krajine e nella Slavonia occidentale, è solo l'esempio più recente della funzione infame di tale istituzione pseudo-giuridica. 
Nello specifico, la sentenza è un verdetto politico mirato a stendere il tappeto rosso alla Croazia che si appresta ad entrare nella Unione Europea nonostante la sua statualità sia stata ottenuta attraverso la pulizia etnica ai danni di quasi un milione di cittadini di origine serba. Di questi, sono ancora centinaia i desaparecidos.

D'altronde, il "Tribunale ad hoc" è illegittimo per come è stato costituito, fazioso e "politico" per il suo modo di lavorare, illegale per come il suo Statuto contravviene ai fondamenti del Diritto e per alcuni assassinii degli imputati, commessi negli scorsi anni nella galera dell'Aia. 
Un ampio saggio sul "Tribunale ad hoc", che argomenta tutto questo, è apparso come introduzione al testo della autodifesa di Milosevic pubblicato da Zambon (“In difesa della Jugoslavia”, 2005) ed è leggibile sul nostro sito:
Processo Milosevic: un "processo alle intenzioni" (a cura di ICDSM-Italia)
https://www.cnj.it/MILOS/testi.htm#intenzioni

Altri link consigliati:
Avvocati statunitensi e preti cattolici a difesa del boia Gotovina
https://www.cnj.it/documentazione/oluja05.htm
Santo subito? Il criminale di guerra Ante Gotovina in udienza da Wojtyla
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/7066
A. Bernardini: La Croazia è uno Stato illegale
https://www.cnj.it/documentazione/bernardini.htm

(a cura di Italo Slavo per JUGOINFO)


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Da www.radiosrbija.org

Verdetto politico del Tribunale dell’Aja

16. 11. 2012. 

L’assoluzione dei generali croati Ante Gotovina e Mladen Markac, da parte del Tribunale penale internazionale dell’Aja, sembra più un opuscolo politico che un verdetto del tribunale, ha dichiarato per la Radio internazionale della Serbia Savo Strbac, direttore del Centro informativo e di documentazione “Veritas”. Il verdetto legalizza la pulizia etnica, e le sue conseguenze per i serbi scacciati dalla Krajina sono terrificanti, ha valutato Strbac. Per noi il verdetto del Tribunale dell’Aja rappresenta un’altra “Tormenta”, forse ancora più pesante di quella che abbiamo subito nel 1995, ha dichiarato per la nostra radio Milojko Budimir, presidente dell’Associazione dei rifugiati e di altre associazioni dei serbi in Croazia. Servizio di Suzana Mitic.

Il direttore del “Veritas”, Savo Strbac, è sconcertato e deluso per il verdetto del Tribunale dell’Aja, il quale, a quanto ha rilevato, è vergognoso e rappresenta il tramonto della giustizia internazionale. Poiché si tratta di un tribunale delle Nazioni Unite, si sono scosse anche le fondamenta di quell’organizzazione, ha sottolineato Strbac.
“Il verdetto di primo grado, con le spiegazioni su 1.400 pagine, era il primo atto giuridico, mentre quello che è stato letto oggi dalla corte d’appello sembra più un opuscolo politico o una dichiarazione che viene accolta in diverse organizzazioni politiche, e non la decisione di un tribunale”, evidenzia Strbac.
Secondo lui, il fatto che due giudici hanno separato le proprie opinioni significa che loro volevano che restasse la qualificazione di atto criminale associato, e dimostra che nel processo c’erano anche giudici d’onore. Poiché il presidente della corte vota per ultimo, si può dire che in qualche modo questo è il verdetto del giudice americano Theodor Meron, sottolinea Strbac, e ricorda che le autorità croate hanno ingaggiato un’organizzazione lobbysta dagli Stati Uniti per esercitare pressioni allo scopo di annullare la condanna di primo grado per i generali croati.
“Le conseguenze per noi serbi perseguitati e scacciati dalla provincia di Krajina sono terrificanti. Ci aspettavamo che il verdetto alla base del quale si trova la qualificazione sull’atto criminale associato, ci avrebbe dato una base solida per realizzare in modo più veloce e facile i nostri diritti personali, sui beni, i diritti politici che ci sono stati negati. Questo verdetto ha approvato tutto quello che i croati hanno fatto ai serbi, ha legalizzato la pulizia etnica, e doveva essere l’inizio della catarsi, di una profonda purificazione della società croata e l’affronto del passato”, ha dichiarato Strbac.
Secondo il nostro interlocutore, restano due accuse internazionali alle quali non si deve rinunciare. Una è la contro-accusa della Serbia contro la Croazia davanti alla Corte internazionale di giustizia, in cui la Serbia, ritiene lui, non dovrebbe accettare alcun patteggiamento, ma provare a dimostrare che è stato eseguito il genocidio sui serbi. La seconda è l’accusa sollevata davanti alla Corte federale a Chicago contro l’organizzazione americana di generali in pensione che hanno aiutato la Croazia ad eseguire l’operazione “Tormenta”, rileva Strbac.
Il verdetto di primo grado con la qualificazione che l’operazione “Tormenta” rappresentava un atto criminale associato, era una specie di risarcimento per tutto quello che è accaduto ai serbi, dice Milojko Budimir, evidenziando che l’ingiustizia arrivata dopo è ancora più difficile e fa più male.
“Questo verdetto non solo ha abbandonato ma ha anche deluso la nostra gente, perché non si tratta di una decisione legale, ma di un verdetto politico. Il Tribunale dell’Aja ha mostrato la sua vera faccia, dando ragione a quelli che dicevano che il Tribunale è in realtà un’organizzazione politica. È incredibile che dopo tutte le prove, i testimoni e i fatti, venga espresso un verdetto del genere, e che i generali croati, quelli che hanno comandato l’operazione “Tormenta” siano assolti”, dice Budimir.
Questo verdetto è forse una buona cosa per i generali in Croazia, ma non è sicuramente una buona base per la riappacificazione che dovrebbe seguire nella regione, ha evidenziato Budimir.


=== 2 ===

http://www.lastampa.it/2012/11/16/esteri/crimini-di-guerra-generali-croati-assolti-dal-tribunale-dell-aia-5ZYPqzQRGxFwLfTBvdgReK/pagina.html

Niente crimini di guerra” generali croati assolti all’Aia

Ante Gotovina e Mladen Markac, erano stati condannati in primo grado per le violenze commesse durante la guerra del 1991-1995

Contrordine: gli ex generali croati Ante Gotovina e Mladen Markac non sono quei criminali di guerra che ad aprile dell'’anno scorso avevano meritato una condanna a 24 e 18 anni davanti al Tribunale Penale Internazionale per l’ex Jugoslavia (Tpi) per la 'liberazione' della Krajina a maggioranza serba nell’estate 1995. Oggi la Corte d’Appello dell'’Aja a stretta maggioranza, tre giudici a favore due contrari (tra cui l'’italiano Fausto Pocar), ha ribaltato il giudizio: assoluzione piena, immediato rilascio. Ed altrettanto immediata riapertura delle ferite balcaniche. 
Zagabria, che attendeva il verdetto davanti ai maxischemi in piazza, fa festa per quelli che ha sempre considerato “eroi”. Il governo invia immediatamente un jet a prenderli. Il premier Milanovic e il presidente del Parlamento Leko li accolgono all’'aeroporto e centomila persone li acclamano nel centro di Zagabria. Tutt'’altra atmosfera a Belgrado che considera la sentenza «scandalosa». Il governo annuncia che ridurrà la collaborazione con il tribunale dell'’Aja. Il presidente Nikolic parla di «sentenza politica e non giuridica». I serbi sono stati «vittime di genocidio», scrive Nikolic in un comunicato dai toni durissimi, ma «vengono fatti passare per criminali che si devono vergognare e stare zitti». 
Evidenti i sospetti serbi che l'’assoluzione sia stata una compensazione per la Croazia, che nel luglio 2013 entrerà a far parte dell’'Unione Europea.
D'’altra parte proprio i quattro anni di latitanza di Gotovina tra il 2001 ed il 2005 rallentò il processo di adesione. Ma la Serbia che con il premier Tadic, per farsi aprire le porte europee, ha finito per “consegnare” il boia di Srebrenica [SIC, secondo "La Stampa", ndIS], Ratko Mladic, ha cambiato orientamento. Belgrado ha da oggi abbassato al solo 'livello tecnico' la cooperazione con il Tribunale e d'’ora in poi non consegnerà più alcuna documentazione all'’Aja. 
Le accuse di sentenza politica minano le fondamenta del Tpi. La sentenza è stata presa a maggioranza: favorevoli il presidente della Corte, l'’americano di origine polacca Theodor Meron (che su Wikipedia è già diventato “croatian hero”), il giamaicano Patrick Robinson ed il turco Mehmet Guney, contrari l'’italiano Fausto Pocar ed il maltese Carmel Agius. La sentenza di primo grado è stata smontata negando il valore di prova all’'elemento centrale dell'’inchiesta: l'’«imprecisione» dei tiri di artiglieria. I croati sostenevano che non erano attacchi contro i civili le cannonate finite a più di 200 metri dai legittimi obiettivi militari. In appello questo principio è stato ribaltato. Quindi nella 'Operazione tempesta' dell'’estate 1995 contro i secessionisti serbi della Krajina, l’'allora capo dell’'esercito croato Ante Gotovina e l'’allora capo della polizia Mladen Markac non presero «deliberatamente» a cannonate scuole e ospedali a fini di pulizia etnica. La morte di 324 civili e l’'espulsione di oltre 90mila persone sui quali si
basava l’'accusa furono legittimi atti di guerra. O non ci sono prove che siano stati atti criminali. Quanto meno, per tre giudici su cinque, non oltre ogni ragionevole dubbio. 


=== 3 ===

Danilo Zolo, Tommaso Di Francesco

I crimini di un Tribunale

17/11/2012 
Fonte: Il manifesto - www.ilmanifesto.it

Qualcuno vuole capire davvero, e finalmente, che cos'è e come funziona la cosiddetta giustizia internazionale, ben rappresentata dai «tribunali ad hoc», quei tribunali dei vincitori impegnati da tempo in una vasta operazione di sentenze che, sinteticamente, potremmo definire a «due pesi e due misure»? 
Per comprendere meglio c'è la sentenza emessa ieri dal Tribunale penale internazionale per i crimini nell'ex Jugoslavia dell'Aja che ha assolto due generali croati, Ante Gotovina e Mladen Markac, condannati in primo grado rispettivamente a 24 e 18 anni di galera per i crimini di guerra commessi nell'agosto del 1995 con l'Operazione Tempesta. Quando l'esercito croato, sostenuto dalla Nato che nella notte bombardò segretamente i ripetitori di Knin, vennero espulse dalla regione della Krajina croata dove vivevano 300mila serbi e vennero assassinate tra le duemila e le tremila persone, in maggioranza anziani e donne. Fu la più grande operazione di pulizia etnica dell'intera guerra nei Balcani. Lì, nel sud-est europeo dove i nazionalismi e i riconoscimenti occidentali delle indipendenze nazionali proclamate su base etnica, hanno fatto brandelli della Federazione jugoslava.  
Festa grande ieri dell'estremismo di destra nazionalista croato, dei filo-ustascia, sventolio della bandiera a scacchi, messe di suffragio e ringraziamento nelle chiese cattoliche. La radio croata ha accolto il rientro dell'«eroe» comunicando fiera: «Gotovina è ora un uomo libero». Tripudio della «guerra patriottica» a base e fondamento della nuova nazione croata che pure, con la promessa di giustizia per i crimini di guerra commessi e la richiesta della consegna di Gotovina (alla fine arrestato alle Canarie nel 2005), per dieci anni non entrò nell'Ue. Solo dopo l'ingresso di Gotovina nel carcere dell'Aja, si è infatti avviata la pratica con la quale ha ottenuto di diventare membro dell'Unione europea, ufficialmente nel 2013. E adesso, che trionfa la menzogna, non emerge forse ancora di più la connivenza europea nel disastro della guerra balcanica? 
Perché siamo nei Balcani, naturalmente. Ed è facile immaginare la reazione indignata delle vittime e della Serbia. Ma immaginiamo anche lo scioc per la stessa Carla Del Ponte, il procuratore del Tribunale dell'Aja che nel 2001 chiese l'arresto di Gotovina in qualità di comandante dell'intera Operazione Tempesta (il generale Markac nella stessa operazione era a capo di un reparto speciale di polizia) ma dichiarò anche che avrebbe voluto incriminare lo stesso Franjo Tudjman, il presidente nazionalista e signore della guerra. Peccato che era già morto. Che smacco per lei: Milosevic è morto all'Aja in circostanze oscure, Tudjman (e Izetbegovic) aspettando ad incriminarli sono alla fine deceduti nel loro letto da «eroi», e ora l'incredibile assoluzione di Gotovina. Certo, in carcere ci sono i serbo-bosniaci Radovan Karadzic e Ratko Mladic. Solo loro e a conferma, a dir poco menzognera, che le responsabilità dei sei fronti di guerre nei Balcani a partire dal 1991-92 fino al 2002 (dalla Slovenia, alla Croazia, alla Bosnia Erzegovina, al Kosovo e alla Macedonia) è stata esclusivamente dei serbi. I quali, confermati grazie a questa sentenza vergognosa, nel loro vittimismo, alimenteranno per reazione il rivendicazionismo nazionalista. Perché è smacco anche per la nuova Serbia democratica [SIC, secondo "il manifesto", ndIS], la cui magistratura ha incriminato per prima i propri generali e miliziani aspettando altrettanto fervore nella giustizia degli altri paesi ex nemici. 
Ora la sentenza che assolve Gotovina è un colpo durissimo alla possibilità di una giustizia che rispetti tutte le vittime della guerra e alla costruzione di una memoria condivisa. Una sentenza che riprecipita i Balcani nell'odio. Una bella conclusione per il cosiddetto Tribunale internazionale dell'Aja per i crimini commessi nell'ex Jugoslavia che chiuderà presto i battenti: si è assunta la responsabilità di una amnistia internazionale del fascismo croato e dei suoi crimini. E il mondo non griderà allo scandalo come farebbe se, per tragica analogia, ad essere assolto fosse stato Ratko Mladic.