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COMUNICATO STAMPA
Martedì 7 giugno 2011, ore 20.45 – Casa per la Pace
150 anni d'Italia… 100 anni di colonialismo
Un dibattito a più voci sul progetto coloniale nel passato e nel presente
Il colonialismo è un fenomeno del passato, oppure un progetto politico ed economico che si estende fino al presente – e di conseguenza, perché parliamo di colonialismo oggi? Un'occasione per approfondire il tema, con particolare riferimento al nostro Paese, che ha spesso rimosso o considerato di scarsa rilevanza il proprio sforzo coloniale, sarà il dibattito a più voci "150 anni d'Italia… 100 anni di colonialismo" che si svolgerà martedì 7 giugno, alle ore 20.45, presso la Casa per la Pace "La Filanda" (Via Canonici Renani, 8 – Casalecchio di Reno).
La serata si aprirà con la proiezione di un video su vero volto e crimini del colonialismo italiano in Africa e nei Balcani; il colonialismo storico sarà poi analizzato da Diego Negri, giornalista della rivista online Contropiano.org, Andrea Martocchia (Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia), Giancarlo Bonsignori e Aldo Montagna, con riferimento a Libia, Etiopia e alle meno note vicende coloniali italiane nei Balcani. La "Rete Nazionale Disarmiamoli" e Giorgio Gattei, Professore di Storia del pensiero economico presso l'Università di Bologna, si concentreranno invece con i propri interventi sul colonialismo oggi, tra linee teoriche del progetto politico ed economico coloniale e cause economiche degli attuali interventi militari europei a guida francese in Africa, dalla Libia alla Costa d'Avorio.
Per informazioni:
Casa per la Pace "La Filanda"
Tel. 051.6198744 – www.casaperlapacelafilanda.it
Cordiali Saluti
Massimiliano Rubbi
6 giugno 2011
Nella sua prossima visita in Croazia papa Ratzinger si recherà anche a rendere omaggio alla tomba del cardinale Stepinac, beatificato da Giovanni Paolo II nel 1998, personaggio sul quale si continua a dibattere: salvatore di ebrei nel regime di Pavelic e poi vittima della repressione jugoslava o collaborazionista del nazifascismo ustascia?
Su questo tema la giornalista Claudia Cernigoi
intervisterà il ricercatore Vincenzo Cerceo
MARTEDÌ 7 GIUGNO 2011
ALLE ORE 17.30
PRESSO IL NARODNI DOM DI TRIESTE
Via Filzi 14
organizza
la redazione de La Nuova Alabarda
in collaborazione con
il Coordinamento Antifascista di Trieste
grazie alla Narodna in Studiška Knjižnica per l'uso della sala.
(segnalato via Facebook.
Sulla figura di Stepinac, e più in generale sui crimini commessi dal clerico-nazismo croato e dal Vaticano, si veda anche:
https://www.cnj.it/documentazione/ustascia1941.htm
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/7066 )
Sarebbe di due morti e 37 feriti il bilancio provvisorio dei disordini scoppiati nella notte a Tiblisi, capitale della Georgia.
Secondo fonti governative, le due vittime sarebbero membri degli apparati di sicurezza, travolti da auto dei manifestanti in fuga.
Gli incidenti si sono verificati davanti al parlamento, dove la leader dell'opposizione,Nino Burjanadze, aveva convocato una manifestazione per protestare contro il governo di Mikhail Saakashvili, definito "autoritario e corrotto".
Contro i manifestanti sono intervenuti i reparti del ministero dell'Interno, con lacrimogeni, manganelli e idranti.
L'opposizione parla di centinaia di arresti ma soprattutto denuncia una repressione brutale: alcuni testimoni racontano di strade sporche di sangue, teste spaccate e gambe rotte.
La Burjanadze, che poco dopo è apparsa su un canale televisivo georgiano, ha chiesto alla comunità internazionale di intervenire e condannare Saakashvili, isolandolo.
Non tutte le rivoluzioni escono col buco. Quelle contro i regimi amici degli Stati Uniti hanno il brutto vizio di venire brutalmente stroncate sul nascere, nel silenzio della stampa occidentale. E' successo a marzo nell'Azerbaigian di Ilham Aliyev. E' successo di nuovo ieri nella Georgia di Mikheil Saakashvili.
Da giorni migliaia di georgiani protestavano nel centro della capitale Tbilisi, chiedendo le dimissioni del presidente 'Misha', accusato di ignorare il progressivo impoverimento della popolazione - afflitta da crescente disoccupazione, aumenti prezzi e tagli alle pensioni e ai servizi sociali - e di governare in maniera sempre più autoritaria e repressiva. C'erano molti giovani, studenti e disoccupati, decisi a imitare le rivoluzioni arabe, ma soprattutto molti anziani pensionati dai capelli bianchi, tanto che i giornali hanno parlato di 'rivoluzione d'argento'.
Mercoledì i dimostranti si erano radunati davanti al parlamento occupando Viale Rustaveli, decisi a impedire la tradizionale parata militare dell'indomani, Giorno dell'Indipendenza. Poco dopo la mezzanotte, centinaia di poliziotti antisommossa appoggiati da blindati hanno attaccato il presidio da due lati, senza lasciare scampo ai manifestanti, sparando granate fumogene e proiettili di gomma a distanza ravvicinata e picchiando selvaggiamente persone già a terra, anche anziane (video). Decine i feriti, centinaia gli arrestati. Un'auto del convoglio della leader dell'opposizione Nino Burjanadze, in fuga dalle cariche, ha travolto un agente e un dimostrante, uccidendoli.
La pioggia notturna ha ripulito il sangue dal selciato di Viale Rustaveli, su cui poche ore dopo hanno sfilato colonne di carri armati e truppe dell'esercito georgiano - tutti mezzi e armi forniti dagli Stati Uniti - sotto lo sguardo marziale del presidente Saakashvili. ''Ogni cittadino ha libertà di esprimersi e di protestare - ha dichiarato dal palco - ma i fatti di questi giorni non hanno nulla a che vedere con questa libertà: sonoprovocazioni orchestrate all'estero, secondo un copione scritto fuori dalla Georgia, dal nostro nemico e occupante''. Il riferimento esplicito è alla Russia, le cui forze armate stanziano nelle repubbliche separatiste di Abkhazia e Sud Ossezia(quest'ultima al centro della breve guerra Russo-Georgiane dell'agosto 2008, scatenata e persa da Saakashvili).
La brutale repressione poliziesca della 'rivoluzione d'argento' aveva ottenuto l'implicito via libera da parte dei rappresentanti diplomatici dei governi occidentali a Tbilisi.
Mercoledì, parlando ai giornalisti, l'ambasciatore americano John Bass aveva dichiarato: ''Sono preoccupato dal fatto che tra i manifestanti vi siano elementi più interessanti allo scontro violento che alla protesta pacifica'', ha dichiarato l'ambasciatore americano John Bass.
''Hanno il diritto di manifestare, ma la protesta deve cessare entro domani perché non hanno il diritto di impedire una parata ufficiale'', parola dell'ambasciatore francese Eric Fournier.
L'ex alleata di Saakashvili e oggi leader dell'opposizione, Nino Burjanadze - tutt'altro che filorussa - ha smentito ogni sostegno da parte di Mosca, affermando che ''l'azione punitiva'' di mercoledì notte non fermerà il corso della ''rivoluzione democratica'' georgiana.
Ma l'Occidente non sembra proprio interessato a sostenere un altro cambio di regime in Georgia dopo quello ottenuto nel 2003 con la 'rivoluzione delle rose' che ha portato al potere il fido Saakashvili: soggetto tutt'altro che democratico, ma molto attento agli interessi politici ed economici occidentali.
Enrico Piovesana
http://www.cnj.it/AMICIZIA/Relaz0311.doc
Anche le precedenti relazioni di Zastava Trieste / Non Bombe ma solo Caramelle - Onlus si possono scaricare alla URL:
http://www.cnj.it/solidarieta.htm#nonbombe
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Questa relazione e’ suddivisa in quattro parti:
- Introduzione e siti web
Cronaca del viaggio; i progetti in corso e quelli futuri
Alcune informazioni generali sulla Serbia e su Kragujevac
Conclusioni
2. Cronaca del viaggio; i progetti in corso
Desanka Maksimovic
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
Piero Calamandrei
[FOTO: La targa sulla porta / Le due poesie]
La sala e’ stata restaurata benissimo; spicca in modo particolare il pavimento, recuperato perfettamente; le sedie e i tavoli presenti sono piuttosto vecchi e malandati, a parte il nuovo armadio che il Comune si era impegnato a comprare.
Sabato 19 marzo
Alle 10 abbiamo un incontro con i rappresentanti sindacali del settore auto, per verificare la situazione della fabbrica a poco piu’ di un anno della FIAT. I dati raccolti in questo incontro li ritrovate piu’ sotto, nella quarta parte di questa relazione.
Alle 11 inizia l’assemblea per la consegna degli affidi. Malgrado siano passati tanti anni e tanti viaggi dall’inizio della nostra campagna credo che nessuno possa abituarsi alla vista di tutte queste persone che pazientemente con qualunque condizione di tempo ci aspettano nel piazzale davanti alla grande sala della direzione della Zastava Camion dove avvengono le consegne.
Come sempre l’assemblea comincia con i saluti dei dirigenti sindacali e con un nostro intervento; questa volta i saluti sono piu’ commoventi del solito perche’ Delko dopo dieci anni lascia la guida del Sindacato, poiche’ fa parte di quelli che hanno perso il lavoro
E non e’ tra i piu’ sfortunati perche’ tra cinque anni sara’ in pensione (naturalmente se la pensione ci sara’ ancora...). Molto peggio stanno quel migliaio di lavoratori al di sotto dei 50 anni che sono stati messi in mobilita’ a gennaio 2011; molti di loro sono presenti in sala con la loro famiglia.
Quando la fonte non e’ indicata significa che i dati sono stati ricavati dai bollettini periodici dell’Ufficio Centrale di Statistica; qualora la fonte sia diversa viene esplicitamente indicata.
ALCUNI INDICI ECONOMICI GENERALI
Cambio dinaro/euro.
A ottobre 2008 il cambio dinaro-euro era di 84 a 1.
Al 22 ottobre 2009 era di 93.2 dinari per euro.
Il 25 marzo 2010 era di 97 dinari per un euro.
Il 1 luglio 2010 il cambio e’ passato a 102 dinari/euro.
Il 20 ottobre 2010 il cambio era di 103.5 dinari per un euro
Il 28 novembre 2010 il cambio e’ arrivato a a 107.4 dinari per euro.
Dopo questa data c’e’ stato un rafforzamento progressivo del dinaro che ha raggiunto il suo massimo il 2 maggio, passando a 99 dinari per euro.
L’indebolimento del dinaro rispetto all’euro ha effetti devastanti sulle condizioni di vita delle famiglie, con una vistosa caduta del potere di acquisto delle famiglie, visto che la Serbia e’ un Paese con un fortissimo deficit commerciale e che piu’ della meta’ del commercio con l’estero si svolge con la Unione Europea (Germania e Italia sono i primi partners commerciali in quest’area).
Il suo recente rafforzamento invece e’ dovuto esclusivamente a ragioni politiche, legate alle prossime elezioni; ha vantaggi solo per chi ha aperto mutui in euro, ma penalizza fortemente le gia’ scarse esportazioni, mentre i prezzi dei beni di prima necessita’ e le tariffe continuano ad aumentare.
Un dato per tutti rispetto alle tariffe: il prezzo dell’energia elettrica e’ aumentato del 15.1 per cento dal primo aprile scorso
Commercio con l’estero.
La Serbia si conferma un Paese estremamente indebitato, con un deficit commerciale altissimo.
Tra gennaio e dicembre 2010 le esportazioni sono state pari 7393.4 milioni di euro, con un aumento del 24% rispetto all’anno 2009.