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Inizio messaggio inoltrato:

Da: Ivana k. 
Data: 11 gennaio 2011 19.14.33 GMT+01.00
Oggetto: Teatro della cooperativa, Milano 12-16 gennaio 2011

 

"Rendo il favore" alla giornalista del CorSera Livia Grossi che ci ha aiutato a diffondere le info sullo spettacolo "Brat" a dicembre.

Un fenomeno simile esisteva anche nelle nostre terre, famoso il film "Virdžina", di Srđan Karanović, del 1991.

Saluti, Ivana


[Sul tema si veda in effetti anche:
Poslednja srpska virdzina (report sull'ultima "vergine giurata" del Montenegro)

Carissimi per una volta sono io a invitarvi! Vi aspetto al Teatro della Cooperativa con "Diventare uomo", un reading tratto da un reportage che ho realizzato in Albania sulle vergini giurate. Donne che hanno deciso di diventare uomini per ottenere diritti ereditari e dignità sociale. (vedi comunicato stampa). 
Io sarò perfino in scena (aiuto!) nei panni di me stessa, ovvero della giornalista che ha realizzato il reportage e l'intervista a Paskha, una donna di 66 anni che a 28 anni ha deciso di diventare un uomo.  Voci di donne di oggi, che sembrano non appartenere al nostro mondo anche se abitano dietro casa nostra, figure femminili che fanno riflettere: “Qual è la differenza tra loro e noi, donne emancipate dal femminismo? Certo,qui i diritti ereditari non sono un problema, ma sul fronte ruoli e dignità, se non siamo madri, sorelle, o spose (di dio o di un uomo), quali abiti possiamo indossare per poter essere rispettate e amate?“    Sul palco, per mia e vostra fortuna, ci sono 2 attrici vere:  Lucia Vasini e Emanuela Villagrossi,  al pianoforte Gaetano Liguori e  sullo schermo le meravigliose foto di  Alex Majoli, reporter della Magnum. 
Il tutto dura meno di 1 ora (ingresso 16 euro, riduzioni con il coupon del Vivimilano, del Corriere della Sera).  Vi allego la scaletta cosi vi fate un'idea e potete far girare la voce!  Abbiamo bisogno di pubblico perchè siamo a incasso, e proponendo un argomento non semplicissimo in un  teatro un po’ decentrato rischiamo tantissimo!!!  Grazie mille Ciao Livia  SCALETTA DELLA SERATA   L'idea è di passare dall'immaginario al reale. La realtà è rappresentata dalla giornalista Livia Grossi, silenzioso testimone che, al suo tavolo, prende appunti mentre i ricordi riaffiorano alla sua mente: racconti verbali, musicali e fotografici che al suo fianco prendono corpo. La prima parte dà voce attraverso la lettura scenica di Lucia Vasini e  Emanuela Villagrossi ad alcune pagine del romanzo di Laura Facchi “Il megafono di Dio" e della sceneggiatura, “La neve rossa”, tratta dal romanzo stesso, di Laura Facchi e Maria Arena. Una storia inventata ma verosimile sulla vita di una di queste vergini giurate. Segue il video con le foto di donne-uomo scattate da Alex Majoli, accompagnate dalle musiche composte ed eseguite al pianoforte da Gaetano Liguori. Sullo schermo, in alternanza con le foto, le risposte scritte di alcune donne albanesi interpellate oggi sulla differenza tra uomo e donna nel loro Paese. La realtà irrompe con il reportage: l’intervista di Livia Grossi realizzata nel 2005 a Pashka (qui, in abiti maschili, Emanuela Villagrossi). Un cappello introduttivo letto dalla giornalista introduce il dialogo-intervista, segue un botta e risposta duro e spiazzante. Chiude un breve epilogo in cui si riflette sull’identità femminile nel nostro Paese.   

Teatro della Cooperativa

Associazione Culturale Teatro della Cooperativa - Via Hermada 8 Milano
Ufficio stampa Maurizia Leonelli 347.5544357
www.teatrodellacooperativa.it stampa@...

Da mercoledì 12 a domenica 16 gennaio 2011 - ore 20.45 – domenica ore 16



DIVENTARE UOMO - Frammenti estremi di donne albanesi

da un’idea di Livia Grossi con la collaborazione di Maria Arena e Laura Facchi

con Lucia Vasini, Emanuela Villagrossi

musica originale scritta ed eseguita da Gaetano Liguori


Tre linguaggi per raccontare la difficile scelta di alcune donne albanesi in bilico tra i due sessi, donne non più donne, uomini mai veramente diventati tali. Frammenti di un viaggio-inchiesta cinematografico e dei condizionamenti sociali che hanno determinato le loro esistenze.

Un esperimento narrativo che prende a prestito brani di un reportage, di una sceneggiatura, di un romanzo, letti da una coppia di attrici, Lucia Vasini ed Emanuela Villagrossi, in una performance che miscela le immagini del fotografo Alex Majoli, la musica di Gaetano Liguori e le testimonianze raccolte sul campo; voci di donna dalle identità incerte che hanno segnato la storia sociale dell’Albania.

L'idea è di Livia Grossi, giornalista del Corriere della Sera che nel 2005 è andata in Albania per realizzare un reportage sulla condizione della donna. Tra le varie interviste, qui presentiamo la storia di Pashka, una delle vergini giurate. Secondo l'antica legge del Canun (1400 circa) e la cultura più tradizionalista di quella zona, una donna, abitante nelle montagne a nord di Skutari, che ha visto morire (ammazzati dalla faida o meno) tutti i suoi  maschi, può riscattare i propri diritti e la dignità della sua famiglia solo in un modo: diventando un uomo. Questo è possibile solo se la donna è vergine e decide di rinunciare per sempre a diventare moglie e madre. Il cambio d'identità consiste nel vestirsi, pensare e comportarsi da uomo.  Una volta riconquistata la voce in capitolo, entra a far parte della comunità maschile e dunque viene legittimato il suo potere, e la possibilità, se desidera, di impartire l’ordine di uccidere. Livia Grossi ha intervistato una di queste donne, oggi per fortuna sempre più rare. Il reportage che presentiamo in forma di lettura scenica, vorrebbe far riflettere sulla nostra condizione facendo un parallelo su quanto in Italia, e in Europa in generale, il modello maschile sia ancora l'unico "abito da indossare" per poter essere rispettate, sul lavoro, in casa e per strada.

Il reportage sarà preceduto da alcuni brani tratti dal romanzo “Il megafono di Dio” di Laura Facchi e da alcuni stralci della sceneggiatura “La neve rossa”, tratta dallo stesso romanzo, scritta da Laura Facchi e dalla regista Maria Arena.

Livia Grossi, Laura Facchi e Maria Arena hanno lavorato in tre differenti direzioni per raccontarci una figura di donna che a fatica s’inserisce nell’odierna Albania, ma che ne rispecchia fedelmente la storia e la tradizione patriarcale. L’uomo e la donna in Albania sono realtà distinte come in ogni altro Paese del mondo, tranne che per chi ha dovuto scavalcare i confini biologici cercando un modo per sopravvivere. In questo Paese profondamente mutato rimangono integri condizionamenti arcaici che la contemporaneità sta spingendo sempre più verso remote periferie. 


ORARI: Feriali h 20.45 - Domenica h 16.00

PREZZI: Intero 16 € - Ridotti 13/10 €


www.teatrodellacooperativa.it
Via Hermada 8, Milano – tel. 02.64749997
Ufficio Stampa: Maurizia Leonelli – 347.5544357 – maurizia.leonelli@...


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Canale Youtube: http://www.youtube.com/user/DiventareUomo

Trailer 1: http://www.youtube.com/watch?v=pBi1F41AfUM
Trailer 2: http://www.youtube.com/watch?v=tOvmH3NpguY
Trailer 3: http://www.youtube.com/watch?v=wZFGEH9gOYI
Trailer 4: http://www.youtube.com/watch?v=hILvQc21GV8

Su FACEBOOK: 
http://www.facebook.com/pages/Diventare-Uomo-Frammenti-estremi-di-donne-albanesi/165146910187950




(sulla stessa vicenda si veda anche:


Da: "Comitato antifascista e per la memoria storica - Parma" <comitatoantifasc_pr@...>
Data: 09 gennaio 2011 12.29.09 GMT+01.00
A: <Undisclosed-Recipient:;>
Oggetto: NO di ANPI e ANPPIA di Parma a "via martiri delle foibe"


la lettera di ANPI e ANPPIA di Parma al Prefetto affinchè si opponga alla decisione del Comune di Parma di intitolare una via col nome "martiri delle foibe"
 
 
Associazione Nazionale Partigiani d’Italia - Parma
Ass. Naz. Perseguitati Politici Italiani Antifascisti -Parma
 
   
                                                                                                        Parma, 28 dicembre 2010

                                                                                             

                                                                                                        Al Signor Prefetto della Provincia di Parma
                                                                                                        Strada  Repubblica,  39
                                                                                                        43121  Parma
                                                                                              e p.c. al Signor Sindaco di Parma
                                                                                                        Piazza Garibaldi, 1    43121 Parma                                                                                       
                                                                                              e p.c. al Signor Presidente della Provincia di Parma
                                                                                                        Piazzale della Pace, 1    43121 Parma     

 

                                                                            
 
 
oggetto: intitolazione di una via di Parma col nome “martiri delle foibe” 

 

 

 
Gentilissimo Signor Prefetto,
con la presente siamo a chiedere un intervento della S.V. in merito alla decisione, assunta il 15 novembre u.s. dalla Commissione Toponomastica del Comune di Parma, di intitolare una via di Parma ai cosiddetti “martiri delle foibe”.
Riteniamo infatti questa scelta inopportuna e inaccettabile.
“Martiri delle foibe” è un’espressione che mistifica la storia di quanto accaduto, segnatamente nel settembre-ottobre 1943 e nel maggio 1945, al confine nordorientale dell’Italia con l’allora Jugoslavia, che tende a rivalutare elementi ed esponenti, alcuni dei quali colpevoli anche di gravi crimini di guerra, delle forze armate e dell’amministrazione dell’Italia fascista che aveva aggredito  la Jugoslavia  e occupato militarmente suoi territori, che rischia di ravvivare pericolosi sentimenti nazionalistici, che non rende giustizia neanche alle vittime innocenti.
Vi furono, nel contesto della guerra, italiani vittime innocenti, buona parte dei morti delle foibe sono stati però militari, capi fascisti, dirigenti e funzionari dell’amministrazione italiana occupante  la Jugoslavia , collaborazionisti. Militari italiani che nelle zone di confine e del litorale adriatico dopo l’8 settembre ’43 combatterono in realtà alle dipendenze nemmeno della Repubblica Sociale di Salò ma direttamente della Germania nazista. E’ sbagliato e grave definire “martiri” questi morti e accomunarli alle vittime innocenti.
La legge 92 del 2004  istitutiva del «Giorno del ricordo» in memoria delle vittime delle foibe non conferisce loro il titolo di “martiri”, in alcun passaggio, né nel testo, né nel titolo; nel titolo fa semmai un riferimento più generale alle «vicende del confine orientale».
Vicende e tragedie, come quella delle foibe, la cui causa prima è stata il fascismo. Che prima scatenò la violenza squadrista contro le popolazioni slave delle zone di confine, poi procedette alla “italianizzazione” forzata delle stesse, infine aggredì militarmente  la Jugoslavia  occupandone vasti territori.
Parma, culla e simbolo dell’antifascismo, città delle Barricate del ’22 e medaglia d’oro della Resistenza, non può onorare con la dedica di una sua via quella parte non trascurabile dei morti delle foibe che comprende fascisti dichiarati, alcuni dei qualiresponsabili di gravi atti criminali.
Parma città gemellata con la città della ex Jugoslavia Lubiana, attuale capitale della Slovenia, che dal fascismo fu occupata e fatta provincia d’Italia, dev’essere esempio di comprensione e incontro fra popoli di nazionalità diverse ed evitare ogni atto che possa indurre ripresa dei sentimenti nazionalistici e razzisti che sono minaccia alla pacifica convivenza fra i popoli diversi.
Per questi motivi riteniamo che il ricordo dei tragici fatti delle foibe non possa avvenire in termini di celebrazione delle vittime e pertanto chiediamo di non ricordare i morti delle foibe col nome «martiri».
Grati della cortese attenzione, porgiamo ossequiosi saluti.



Brescia, 13 gennaio 2011, ore 20:30

Giacomo Scotti presenta
Saša Božović: A TE, MIA DOLORES

presso la sede della Confederazione Cobas
in via Carolina Bevilacqua 9/11 (quartiere Fiumicello)

scarica il manifesto dell'iniziativa: https://www.cnj.it/INIZIATIVE/volantini/brescia2011.jpg

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Saša Božović
A TE, MIA DOLORES
Nella tempesta della guerra col fucile e lo stetoscopio

Traduzione, adattamento e note
di Giacomo Scotti

Roma: Odradek, 2010

ISBN 978-88-96487-07-5
http://www.odradek.it/

La Resistenza jugoslava fu il più deciso e concentrato movimento di liberazione nazionale in Europa. Dallo sfacelo della frantumazione della prima Jugoslavia il paese fu salvato da una lotta epica di uomini e donne, combattenti della Resistenza contro Fascismo e Nazismo, che ricostruirono il paese, lo riunificarono, intrapresero l’opera di affratellamento dei suoi popoli. Questo libro, forse unico nella letteratura europea, scritto da una protagonista d’eccezione quale fu la dottoressa Saša Božović testimonia tutto ciò attraverso il suo diario-racconto che va dall’aprile 1941 all’estate 1945 e che ci porta dalle piazze di Belgrado alle aspre montagne del Montenegro e della Bosnia. Non si raccontano le battaglie, queste sono sullo sfondo, in primo piano la lotta quotidiana di chi si occupava dei feriti e della popolazione. Dedicato alla figlia, nata nell'ospedale del carcere di Tirana nel novembre 1941 e morta nel marzo del 1943, A te, mia Dolores nel 1980 ottenne l’ambito premio nazionale “4. jul”, e fu proclamato dalla Biblioteca nazionale della Serbia il libro più letto dell’anno. Dall'opera memorialistico-letteraria di Saša Božović è stato tratto un film, realizzato nel 1980 per la regia di Arsa Milošević, e un testo teatrale. (dall'ultima di copertina)

https://www.cnj.it/documentazione/bibliografia.htm#dolores
http://www.odradek.it/Schedelibri/Bozovic.html

Il libro può essere richiesto direttamente a CNJ-onlus, con la possibilità di riduzioni sul prezzo di copertina a seconda del quantitativo richiesto, ad es. rispondendo a questo email e specificando la richiesta. 




Zastava Auto: Ultimo Atto

1) Report di Riccardo Pilato e Gilberto Vlaic
2) Zastava Auto chiude: a casa 1.600 operai. Il Lingotto ringrazia (Liberazione 7/1/2011)
3) Rajka Veljovic: «Lanciamo un appello dalla Serbia a tutti i lavoratori italiani» (Liberazione 7/1/2011)


=== 1 ===

(I dati riportati di seguito contengono diverse precisazioni rispetto a quanto da noi diffuso in data 4/1/2011 "Oggi su JugoGlas: ZASTAVA-FIAT, BRUTTE SORPRESE DI CAPODANNO". NdCNJ)

Da: "Gilberto Vlaic" <gilberto.vlaic @ elettra.trieste.it>
Data: 08 gennaio 2011 11.43.37 GMT+01.00
Oggetto: Zastava Auto: Ultimo Atto

Care amiche, cari amici,
le notizie che ci sono giunte in questi giorni da Kragujevac sono pessime.

Ricorderete che la fabbrica di automobili Zastava era stata divisa a febbraio 2010 in due parti:
-la FIAT Auto Serbia (FAS), proprietaria degli stabilimenti di produzione delle auto, che aveva assunto con un nuovo contratto individuale circa 1000 operai
-la Zastava Auto, che risultava in pratica una scatola vuota, rimasta di proprietà pubblica a cui venivano affidati i restanti 1600 lavoratori non assunti dalla Fiat.

E’ il nuovo modello Marchionne: la creazione di una new company a cui conferire le produzioni e gli stabilimenti e una bad company su cui scaricare debiti e lavoratori in eccesso.

Il Governo serbo, a ridosso della fine dell’anno, attraverso il suo Ministro dell’economia, il tristemente noto Mladan Dinkic, ha improvvisamente dichiarato la chiusura totale della Zastava Auto e la conseguente messa in mobilità di tutti i lavoratori a partire dal 5 gennaio.

Nel documento intitolato
Zastava ultimo atto
che vi alleghiamo a questa mail
sono contenuti i dettagli di questa operazione; qualche numero potrà cambiare di qui alla fine di gennaio, ma la sostanza è quella indicata.

La situazione è pessima per tutti questi lavoratori, che si vanno ad aggiungere agli oltre 23.000 disoccupati censiti a Kragujevac.
E’ evidente che per loro ci sono pochissime speranze  di trovare una occupazione regolare e sono condannati ad una lunghissima situazione di precarietà.

Quando si sono sparse le prime voci i lavoratori hanno reagito immediatamente entrando in sciopero e effettuando un tentativo di occupazione del Comune di Kragujevac, ma non è servito a nulla.

La Fiat se ne è ovviamente lavata le mani, ha detto che era una questione che riguardava il Governo. In realtà ha ottenuto quello che le occorreva, la cancellazione del marchio Zastava, la proprietà degli impianti e un ampio serbatoio di lavoratori pagati pochissimo a cui attingere, a seconda del bisogno.

Tutti comprenderete che in queste condizioni la solidarietà concreta fino ad oggi espressa dalle nostre associazioni acquisisce un ancor più alto valore, sia sotto l’aspetto materiale che psicologico.

Ci appelliamo pertanto alla sensibilità di tutti voi per continuare l nostra campagna di affidi a distanza ed estendere il nostro aiuto a questi lavoratori e alle loro famiglie.

Riccardo Pilato
Associazione Zastava Brescia per la Solidarietà Internazionale ONLUS

Gilberto Vlaic
Non Bombe ma Solo Caramelle ONLUS

Brescia e Trieste, 7 gennaio 2011


ZASTAVA ULTIMO ATTO

Riccardo Pilato Brescia
Gilberto Vlaic Trieste


Intervista telefonica a Delic Radoslav, segretario generale del sindacato dei lavoratori del gruppo Zastava JEDINSTVENA SINDAKALNA ORGANIZCIJA

Queste sono le informazioni che siamo riusciti ad ottenere sulla situazione a Kragujevac al momento attuale

Fiat Auto Serbia al 31-12-2010: 1120 lavoratori

Zastava Auto (di proprietà pubblica) al 31-12-2010: 1592 lavoratori

Il Governo serbo ha deciso di chiudere Zastava Auto il 5 gennaio 2011 ed ecco come si presenta il destino di questi lavoratori, dopo un serrato confronto con il sindacato; la somma dei numeri successivi porta ad un totale di 1537 lavoratori; significa che per 55 non è ancora definito il gruppo di appartenenza.
Alcuni numeri presenti in questo documento potranno cambiare, ma la sostanza resta questa che descriviamo.

53 lavoratori passano a Fiat Auto Serbia

60 lavoratori (direttori vari e impiegati di alto livello) passano a ZASTAVA AD, che è la Direzione Generale che controlla le attività industriali ancora esistenti del gruppo Zastava, non ancora privatizzate, che gestisce il patrimonio immobiliare eccetera.

10 lavoratori vanno subito in pensione.
A due anni dalla pensione: sono 65 lavoratori; entreranno nelle liste dell’Agenzia Nazionale per l’Impiego e riceveranno il seguente trattamento economico:
9 mensilità del loro salario netto attuale come indennità di licenziamento
60% del salario medio netto serbo (circa 20.000 dinari/mese – 1 € uguale 106,5 dinari) fino alla pensione;
i loro contributi sanitari e pensionistici fino alla pensione saranno a carico del Governo

Fino a 5 anni dalla pensione: sono 249 lavoratori
Trattamento economico:
6 salari lordi come indennità di licenziamento (pagheranno loro le tasse) per circa 2500 euro a lavoratore.
Entreranno nelle liste dell’Agenzia Nazionale per l’Impiego
riceveranno un sussidio di circa 250 euro/mese netti ma dovranno pagarsi da soli i contributi (circa 60 euro/mese)

Ci sono inoltre 97 lavoratori con al massimo sei anni dalla pensione:
per questi il sindacato ha ottenuto che gli venga pagato il proprio salario lordo (su cui pagheranno i contributi) fino al raggiungimento del quinto anno dalla pensione, dopo di che rientreranno nel trattamento economico relativo ai lavoratori del gruppo precedente.

Lavoratori invalidi del lavoro: sono 65, passano all’azienda Zastava INPRO, che produce piccoli rimorchi per auto.

938 lavoratori non rientrano in nessuna delle categorie sopra elencate; riceveranno 300 euro di liquidazione per anno lavorato come indennità di licenziamento; entreranno nelle liste dell’Agenzia Nazionale per l’Impiego.
Riceveranno un sussidio di 22000 dinari/mese per un anno e 19.000 dinari/mese per un successivo secondo anno indipendentemente da anzianità e qualifica.
In questi due anni i contributi sanitari e pensionistici saranno pagati dal Governo.

Fiat Auto Serbia dovrebbe arrivare ad avere circa 2500 dipendenti alla fine del 2012; non ha pero’ nessun obbligo contattuale rispetto alla riassunzione di lavoratori Zastava in mobilità.


C’è stato un grande inganno sui test di ingresso che la Fiat aveva svolto su tutti i lavoratori del gruppo auto; sembrava che il passaggio a Fiat Auto Serbia fosse condizionato al superamento questo test di ingresso; si sa invece di lavoratori che non hanno passato il test e che sono già stati assunti così come di lavoratori espulsi che avevano passato il test. Per moltissimi lavoratori non sono mai stati comunicati i risultati dei test e non c’è mai stato su questi argomenti un confronto con il Sindacato.

Ed è su questo grande equivoco che il Ministro dell’economia Mladjan Dinkic ha giocato le sue carte per giustificare l’espulsione di questi lavoratori, come è riportato nelle sue dichiarazioni del 24 dicembre a Radio B92


Brescia e Trieste, 7 gennaio 2011


=== 2 ===

Liberazione, venerdi 7 gennaio 2011
http://lettura-giornale.liberazione.it/

Il regalo del governo serbo in cambio di... niente

Zastava Auto chiude: a casa 1.600 operai. Il Lingotto ringrazia

La Zastava Auto chiude i battenti. Il governo della Serbia, che doveva aprire una trattativa con il sindacato sul destino di circa 1.600 lavoratori, ha improvvisamente comunicato la chiusura della società e il conseguente licenziamento di tutto l'organico. La notizia arriva direttamente da membri del sindacato Samostanli di Kragujevac, cittadina a poche decine di chilometri da Belgrado dove ha sede la Zastava. La Zastava fu bombardata dagli aerei della Nato durante la guerra del Kosovo con la scusa che nell'impianto si producevano armi. 
Il licenziamento è in qualche modo legato alla vicenda della Fiat in Serbia. La Zastava Auto, infatti, è quel che rimane della vecchia società che Sergio Marchionne ha deciso di prendersi nel tentativo di aprire un polo produttivo all'Est. Attualmente, quindi, le aziende sono due: Fiat Auto Serbia (Fas), cioè la parte acquisita dalla Fiat (tutti gli stabilimenti e 1000 lavoratori) e Zastava Auto (la "bad company", cioè quella parte dei lavoratori rimasti a carico del governo). I lavoratori Fas sono circa 1000, come prima, mentre in Zastava Auto sono circa 1600. La fabbrica al momento è un grande cantiere dove entrano sia lavoratori Fas che Zastava Auto. I lavoratori Fas assemblano la Punto nella unica linea rimasta, mentre gli altri lavorano sulla ricostruzione dei reparti. Il salario attuale medio per un lavoratore Fas è di 320 euro per un mese completo di lavoro, cosa che non accade mai (ottobre 2010). In Zastava Auto i salari medi sono di 250-260 euro al mese. La situazione anche in Fas è molto tesa. 
A ottobre il Sindacato ha chiesto un aumento dei salari in Fas e proclamato uno sciopero per il 19 ottobre. La Fiat ha risposto dichiarando il 19 ottobre giorno non lavorativo. Per il 2010 la Fas aveva previsto il montaggio di 30.000 Punto, ma la Fiat è ancora molto lontana dagli obiettivi per i quali ha preso molti soldi dal governo serbo. Per il 2010 c'è stato il bonus governativo di 1000 euro per vettura nuova; nulla si sa per il 2011. Comunque in relazione alla crisi economica sempre più forte sono calate anche le vendite e il governo ha abbassato le tasse sulla importazione di macchine usate, perchè la popolazione ha sempre meno risorse disponibili. 
Secondo il sindacato fino ad ora l'investimento reale della Fiat è stato pari a zero. Hanno versato 100 milioni, che sono in qualche conto di qualche banca, ma non sono stati usati per lo stabilimento; tutti gli investimenti attuati finora sono avvenuti con fondi del governo, il resto sono chiacchiere.


=== 3 ===

Liberazione, sabato 8 gennaio 2011

Rajka Veljovic, sindacato della Zastava auto Samostalni in Serbia:

«Lanciamo un appello dalla Serbia a tutti i lavoratori italiani»

Fabio Sebastiani

«Lanciamo un appello a tutti i lavoratori italiani e alle loro organizzazioni sindacali perché ci siano vicini in questo drammatico momento». Rajka Veljovic è una lavoratrice e sindacalista della Zastava auto di Kragujevac. Il governo della Serbia ha messo la parola fine sull’azienda di automobili lasciando a casa centinaia di tute blu.
A febbraio scorso la Fiat era entrata in possesso degli stabilimenti della fabbrica Zastava per farne un polo produttivo per l’Est creando una nuova società la Fiat Auto Serbia (FAS) ed aveva assunto 1000 lavoratori (facendo firmare un contratto individuale) sul totale di 2600 che erano ancora in carico all’azienda. Il salario medio in FAS è di circa 320 euro.
Così si erano create due aziende, la FAS proprietaria degli stabilimenti e con 1000 dipendenti ed una azienda (chiamata Zastava Automobili), che risultava in pratica una scatola vuota, rimasta di proprietà pubblica a cui venivano affidati i restanti 1600 lavoratori. Stipendio medio 250 euro. E’ il nuovo modello Marchionne: la creazione di una new company a cui conferire le produzioni e gli stabilimenti e una bad company su cui scaricare debiti e lavoratori in eccesso. La scelta improvvisa è arrivata proprio nei giorni di ferie. In Serbia il Natale ortodosso si festeggia proprio in questi giorni. In poche parole, il Governo serbo ha fatto il classico “lavoro sporco” chiudendo la parte pubblica del gruppo Zastava. Per i 1600 lavoratori della Zastava Auto si sono spalancate le porte della disoccupazione. Circa 600 di loro, i più anziani, saranno ”accompagnati’’ verso la pensione con ammortizzatori economici molto deboli, ma circa 1000 riceveranno 300 euro di liquidazione per ogni anno lavorato e un sussidio di meno di 200 euro al mese per un anno e di meno di 150 per un secondo anno. Visto che in Serbia la disoccupazione viaggia sopra il 20% significa condannarli ad una condizione di precarietà che durerà per tutta la loro vita.

Che cosa è accaduto precisamente?

«E’ comparso un articolo sui giornali che parlava di circa 800 lavoratori della Zastava auto, che dovevano essere considerati in eccedenza. In realtà i dipendenti sono il doppio, quindi è come se gli altri 800 fossero stati cancellati.»

Come erano gli accordi con Fiat?

«Gli accordi erano che solo per far ripartire le produzioni avrebbe assorbito subito circa 1.000 lavoratori la cui selezione è avvenuta tramite un test di cui però non conosciamo i risultati. Quel programma ha avuto molti ritardi.»

Quando la Fiat avrà bisogno di altri lavoratori dove li prenderà? 

«Me lo chiedo anche io. Mi sono fatta una idea precisa, perché è già accaduto anche in altre parti della Serbia, che li prenderà attraverso l’Ufficio di collocamento pubblico e questo gli frutterà, da quello che abbiamo sentito, intorno ai 5000-7000 euro di contributo governativo per agni assunto. E’ chiaro il giochino? Adesso il governo della Serbia toglie alla Fiat la patata bollente e poi la premierà dando ulteriori contributi. Contributi che vanno ad aggiungersi a quelli già incassati.»

«Il vostro sindacato, il Samostalni, cosa ha detto?»

Per quello che ne so è stato preso alla sprovvista. Quando si sono sparse le prime voci abbiamo reagito prontamente entrando in sciopero e con un tentativo di occupazione del Comune di Kragujevac.

«La Fiat come ha reagito?

La Fiat se ne è lavata le mani, ha detto che era una questione che riguardava il Governo. In realtà ha ottenuto quello che le occorreva, la cancellazione del marchio Zastava, la proprietà degli impianti e un ampio serbatoio di lavoratori a cui attingere pagati pochissimo.»