Informazione
Da: Ivana k.Data: 11 gennaio 2011 19.14.33 GMT+01.00Oggetto: Teatro della cooperativa, Milano 12-16 gennaio 2011"Rendo il favore" alla giornalista del CorSera Livia Grossi che ci ha aiutato a diffondere le info sullo spettacolo "Brat" a dicembre.
Un fenomeno simile esisteva anche nelle nostre terre, famoso il film "Virdžina", di Srđan Karanović, del 1991.
Saluti, Ivana
[Sul tema si veda in effetti anche:Poslednja srpska virdzina (report sull'ultima "vergine giurata" del Montenegro)Teatro della CooperativaCarissimi per una volta sono io a invitarvi! Vi aspetto al Teatro della Cooperativa con "Diventare uomo", un reading tratto da un reportage che ho realizzato in Albania sulle vergini giurate. Donne che hanno deciso di diventare uomini per ottenere diritti ereditari e dignità sociale. (vedi comunicato stampa).Io sarò perfino in scena (aiuto!) nei panni di me stessa, ovvero della giornalista che ha realizzato il reportage e l'intervista a Paskha, una donna di 66 anni che a 28 anni ha deciso di diventare un uomo. Voci di donne di oggi, che sembrano non appartenere al nostro mondo anche se abitano dietro casa nostra, figure femminili che fanno riflettere: “Qual è la differenza tra loro e noi, donne emancipate dal femminismo? Certo,qui i diritti ereditari non sono un problema, ma sul fronte ruoli e dignità, se non siamo madri, sorelle, o spose (di dio o di un uomo), quali abiti possiamo indossare per poter essere rispettate e amate?“ Sul palco, per mia e vostra fortuna, ci sono 2 attrici vere: Lucia Vasini e Emanuela Villagrossi, al pianoforte Gaetano Liguori e sullo schermo le meravigliose foto di Alex Majoli, reporter della Magnum.Il tutto dura meno di 1 ora (ingresso 16 euro, riduzioni con il coupon del Vivimilano, del Corriere della Sera). Vi allego la scaletta cosi vi fate un'idea e potete far girare la voce! Abbiamo bisogno di pubblico perchè siamo a incasso, e proponendo un argomento non semplicissimo in un teatro un po’ decentrato rischiamo tantissimo!!! Grazie mille Ciao Livia SCALETTA DELLA SERATA L'idea è di passare dall'immaginario al reale. La realtà è rappresentata dalla giornalista Livia Grossi, silenzioso testimone che, al suo tavolo, prende appunti mentre i ricordi riaffiorano alla sua mente: racconti verbali, musicali e fotografici che al suo fianco prendono corpo. La prima parte dà voce attraverso la lettura scenica di Lucia Vasini e Emanuela Villagrossi ad alcune pagine del romanzo di Laura Facchi “Il megafono di Dio" e della sceneggiatura, “La neve rossa”, tratta dal romanzo stesso, di Laura Facchi e Maria Arena. Una storia inventata ma verosimile sulla vita di una di queste vergini giurate. Segue il video con le foto di donne-uomo scattate da Alex Majoli, accompagnate dalle musiche composte ed eseguite al pianoforte da Gaetano Liguori. Sullo schermo, in alternanza con le foto, le risposte scritte di alcune donne albanesi interpellate oggi sulla differenza tra uomo e donna nel loro Paese. La realtà irrompe con il reportage: l’intervista di Livia Grossi realizzata nel 2005 a Pashka (qui, in abiti maschili, Emanuela Villagrossi). Un cappello introduttivo letto dalla giornalista introduce il dialogo-intervista, segue un botta e risposta duro e spiazzante. Chiude un breve epilogo in cui si riflette sull’identità femminile nel nostro Paese.Associazione Culturale Teatro della Cooperativa - Via Hermada 8 Milano
Ufficio stampa Maurizia Leonelli 347.5544357
www.teatrodellacooperativa.it stampa@...Da mercoledì 12 a domenica 16 gennaio 2011 - ore 20.45 – domenica ore 16
DIVENTARE UOMO - Frammenti estremi di donne albanesi
da un’idea di Livia Grossi con la collaborazione di Maria Arena e Laura Facchi
con Lucia Vasini, Emanuela Villagrossi
musica originale scritta ed eseguita da Gaetano Liguori
Tre linguaggi per raccontare la difficile scelta di alcune donne albanesi in bilico tra i due sessi, donne non più donne, uomini mai veramente diventati tali. Frammenti di un viaggio-inchiesta cinematografico e dei condizionamenti sociali che hanno determinato le loro esistenze.
Un esperimento narrativo che prende a prestito brani di un reportage, di una sceneggiatura, di un romanzo, letti da una coppia di attrici, Lucia Vasini ed Emanuela Villagrossi, in una performance che miscela le immagini del fotografo Alex Majoli, la musica di Gaetano Liguori e le testimonianze raccolte sul campo; voci di donna dalle identità incerte che hanno segnato la storia sociale dell’Albania.
L'idea è di Livia Grossi, giornalista del Corriere della Sera che nel 2005 è andata in Albania per realizzare un reportage sulla condizione della donna. Tra le varie interviste, qui presentiamo la storia di Pashka, una delle vergini giurate. Secondo l'antica legge del Canun (1400 circa) e la cultura più tradizionalista di quella zona, una donna, abitante nelle montagne a nord di Skutari, che ha visto morire (ammazzati dalla faida o meno) tutti i suoi maschi, può riscattare i propri diritti e la dignità della sua famiglia solo in un modo: diventando un uomo. Questo è possibile solo se la donna è vergine e decide di rinunciare per sempre a diventare moglie e madre. Il cambio d'identità consiste nel vestirsi, pensare e comportarsi da uomo. Una volta riconquistata la voce in capitolo, entra a far parte della comunità maschile e dunque viene legittimato il suo potere, e la possibilità, se desidera, di impartire l’ordine di uccidere. Livia Grossi ha intervistato una di queste donne, oggi per fortuna sempre più rare. Il reportage che presentiamo in forma di lettura scenica, vorrebbe far riflettere sulla nostra condizione facendo un parallelo su quanto in Italia, e in Europa in generale, il modello maschile sia ancora l'unico "abito da indossare" per poter essere rispettate, sul lavoro, in casa e per strada.
Il reportage sarà preceduto da alcuni brani tratti dal romanzo “Il megafono di Dio” di Laura Facchi e da alcuni stralci della sceneggiatura “La neve rossa”, tratta dallo stesso romanzo, scritta da Laura Facchi e dalla regista Maria Arena.
Livia Grossi, Laura Facchi e Maria Arena hanno lavorato in tre differenti direzioni per raccontarci una figura di donna che a fatica s’inserisce nell’odierna Albania, ma che ne rispecchia fedelmente la storia e la tradizione patriarcale. L’uomo e la donna in Albania sono realtà distinte come in ogni altro Paese del mondo, tranne che per chi ha dovuto scavalcare i confini biologici cercando un modo per sopravvivere. In questo Paese profondamente mutato rimangono integri condizionamenti arcaici che la contemporaneità sta spingendo sempre più verso remote periferie.
ORARI: Feriali h 20.45 - Domenica h 16.00
PREZZI: Intero 16 € - Ridotti 13/10 €
www.teatrodellacooperativa.it
Via Hermada 8, Milano – tel. 02.64749997
Ufficio Stampa: Maurizia Leonelli – 347.5544357 – maurizia.leonelli@...---Canale Youtube: http://www.youtube.com/user/DiventareUomo
Trailer 1: http://www.youtube.com/watch?v=pBi1F41AfUM
Trailer 2: http://www.youtube.com/watch?v=tOvmH3NpguY
Trailer 3: http://www.youtube.com/watch?v=wZFGEH9gOYI
Trailer 4: http://www.youtube.com/watch?v=hILvQc21GV8
Su FACEBOOK:
http://www.facebook.com/pages/Diventare-Uomo-Frammenti-estremi-di-donne-albanesi/165146910187950
Da: "Comitato antifascista e per la memoria storica - Parma" <comitatoantifasc_pr@...>Data: 09 gennaio 2011 12.29.09 GMT+01.00A: <Undisclosed-Recipient:;>Oggetto: NO di ANPI e ANPPIA di Parma a "via martiri delle foibe"
Giacomo Scotti presenta
Saša Božović: A TE, MIA DOLORES
presso la sede della Confederazione Cobas
in via Carolina Bevilacqua 9/11 (quartiere Fiumicello)
A TE, MIA DOLORES
Nella tempesta della guerra col fucile e lo stetoscopio
Traduzione, adattamento e note
di Giacomo Scotti
Roma: Odradek, 2010
ISBN 978-88-96487-07-5
http://www.odradek.it/
Il libro può essere richiesto direttamente a CNJ-onlus, con la possibilità di riduzioni sul prezzo di copertina a seconda del quantitativo richiesto, ad es. rispondendo a questo email e specificando la richiesta.
Da: "Gilberto Vlaic" <gilberto.vlaic @ elettra.trieste.it>Data: 08 gennaio 2011 11.43.37 GMT+01.00Oggetto: Zastava Auto: Ultimo AttoCare amiche, cari amici,
le notizie che ci sono giunte in questi giorni da Kragujevac sono pessime.
Ricorderete che la fabbrica di automobili Zastava era stata divisa a febbraio 2010 in due parti:
-la FIAT Auto Serbia (FAS), proprietaria degli stabilimenti di produzione delle auto, che aveva assunto con un nuovo contratto individuale circa 1000 operai
-la Zastava Auto, che risultava in pratica una scatola vuota, rimasta di proprietà pubblica a cui venivano affidati i restanti 1600 lavoratori non assunti dalla Fiat.
E’ il nuovo modello Marchionne: la creazione di una new company a cui conferire le produzioni e gli stabilimenti e una bad company su cui scaricare debiti e lavoratori in eccesso.
Il Governo serbo, a ridosso della fine dell’anno, attraverso il suo Ministro dell’economia, il tristemente noto Mladan Dinkic, ha improvvisamente dichiarato la chiusura totale della Zastava Auto e la conseguente messa in mobilità di tutti i lavoratori a partire dal 5 gennaio.
Nel documento intitolato
Zastava ultimo atto
che vi alleghiamo a questa mail
sono contenuti i dettagli di questa operazione; qualche numero potrà cambiare di qui alla fine di gennaio, ma la sostanza è quella indicata.
La situazione è pessima per tutti questi lavoratori, che si vanno ad aggiungere agli oltre 23.000 disoccupati censiti a Kragujevac.
E’ evidente che per loro ci sono pochissime speranze di trovare una occupazione regolare e sono condannati ad una lunghissima situazione di precarietà.
Quando si sono sparse le prime voci i lavoratori hanno reagito immediatamente entrando in sciopero e effettuando un tentativo di occupazione del Comune di Kragujevac, ma non è servito a nulla.
La Fiat se ne è ovviamente lavata le mani, ha detto che era una questione che riguardava il Governo. In realtà ha ottenuto quello che le occorreva, la cancellazione del marchio Zastava, la proprietà degli impianti e un ampio serbatoio di lavoratori pagati pochissimo a cui attingere, a seconda del bisogno.
Tutti comprenderete che in queste condizioni la solidarietà concreta fino ad oggi espressa dalle nostre associazioni acquisisce un ancor più alto valore, sia sotto l’aspetto materiale che psicologico.
Ci appelliamo pertanto alla sensibilità di tutti voi per continuare l nostra campagna di affidi a distanza ed estendere il nostro aiuto a questi lavoratori e alle loro famiglie.
Riccardo Pilato
Associazione Zastava Brescia per la Solidarietà Internazionale ONLUS
Gilberto Vlaic
Non Bombe ma Solo Caramelle ONLUS
Brescia e Trieste, 7 gennaio 2011
http://lettura-giornale.liberazione.it/
Zastava Auto chiude: a casa 1.600 operai. Il Lingotto ringrazia
Il licenziamento è in qualche modo legato alla vicenda della Fiat in Serbia. La Zastava Auto, infatti, è quel che rimane della vecchia società che Sergio Marchionne ha deciso di prendersi nel tentativo di aprire un polo produttivo all'Est. Attualmente, quindi, le aziende sono due: Fiat Auto Serbia (Fas), cioè la parte acquisita dalla Fiat (tutti gli stabilimenti e 1000 lavoratori) e Zastava Auto (la "bad company", cioè quella parte dei lavoratori rimasti a carico del governo). I lavoratori Fas sono circa 1000, come prima, mentre in Zastava Auto sono circa 1600. La fabbrica al momento è un grande cantiere dove entrano sia lavoratori Fas che Zastava Auto. I lavoratori Fas assemblano la Punto nella unica linea rimasta, mentre gli altri lavorano sulla ricostruzione dei reparti. Il salario attuale medio per un lavoratore Fas è di 320 euro per un mese completo di lavoro, cosa che non accade mai (ottobre 2010). In Zastava Auto i salari medi sono di 250-260 euro al mese. La situazione anche in Fas è molto tesa.
A ottobre il Sindacato ha chiesto un aumento dei salari in Fas e proclamato uno sciopero per il 19 ottobre. La Fiat ha risposto dichiarando il 19 ottobre giorno non lavorativo. Per il 2010 la Fas aveva previsto il montaggio di 30.000 Punto, ma la Fiat è ancora molto lontana dagli obiettivi per i quali ha preso molti soldi dal governo serbo. Per il 2010 c'è stato il bonus governativo di 1000 euro per vettura nuova; nulla si sa per il 2011. Comunque in relazione alla crisi economica sempre più forte sono calate anche le vendite e il governo ha abbassato le tasse sulla importazione di macchine usate, perchè la popolazione ha sempre meno risorse disponibili.
Secondo il sindacato fino ad ora l'investimento reale della Fiat è stato pari a zero. Hanno versato 100 milioni, che sono in qualche conto di qualche banca, ma non sono stati usati per lo stabilimento; tutti gli investimenti attuati finora sono avvenuti con fondi del governo, il resto sono chiacchiere.
«Lanciamo un appello a tutti i lavoratori italiani e alle loro organizzazioni sindacali perché ci siano vicini in questo drammatico momento». Rajka Veljovic è una lavoratrice e sindacalista della Zastava auto di Kragujevac. Il governo della Serbia ha messo la parola fine sull’azienda di automobili lasciando a casa centinaia di tute blu.
A febbraio scorso la Fiat era entrata in possesso degli stabilimenti della fabbrica Zastava per farne un polo produttivo per l’Est creando una nuova società la Fiat Auto Serbia (FAS) ed aveva assunto 1000 lavoratori (facendo firmare un contratto individuale) sul totale di 2600 che erano ancora in carico all’azienda. Il salario medio in FAS è di circa 320 euro.
Così si erano create due aziende, la FAS proprietaria degli stabilimenti e con 1000 dipendenti ed una azienda (chiamata Zastava Automobili), che risultava in pratica una scatola vuota, rimasta di proprietà pubblica a cui venivano affidati i restanti 1600 lavoratori. Stipendio medio 250 euro. E’ il nuovo modello Marchionne: la creazione di una new company a cui conferire le produzioni e gli stabilimenti e una bad company su cui scaricare debiti e lavoratori in eccesso. La scelta improvvisa è arrivata proprio nei giorni di ferie. In Serbia il Natale ortodosso si festeggia proprio in questi giorni. In poche parole, il Governo serbo ha fatto il classico “lavoro sporco” chiudendo la parte pubblica del gruppo Zastava. Per i 1600 lavoratori della Zastava Auto si sono spalancate le porte della disoccupazione. Circa 600 di loro, i più anziani, saranno ”accompagnati’’ verso la pensione con ammortizzatori economici molto deboli, ma circa 1000 riceveranno 300 euro di liquidazione per ogni anno lavorato e un sussidio di meno di 200 euro al mese per un anno e di meno di 150 per un secondo anno. Visto che in Serbia la disoccupazione viaggia sopra il 20% significa condannarli ad una condizione di precarietà che durerà per tutta la loro vita.
Che cosa è accaduto precisamente?