Informazione


Il seguente resoconto del viaggio di solidarietà di Non Bombe ma solo Caramelle - Onlus a Kragujevac si può scaricare nella versione completa (formato Word, corredata di fotografie) in due parti attraverso i link: 
http://www.cnj.it/AMICIZIA/Relaz1010_1.doc 
Anche le precedenti relazioni di Zastava Trieste / Non Bombe ma solo Caramelle - Onlus si possono scaricare alla URL: 

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ONLUS Non Bombe ma Solo Caramelle

RITORNO DALLA ZASTAVA DI KRAGUJEVAC

Viaggio del 20-24 ottobre 2010

Prima parte della relazione


Questa relazione e’ suddivisa in tre parti.


  1. Introduzione e siti web
  2. Cronaca del viaggio; i progetti in corso

  3. Conclusioni



1. Introduzione, quasi sempre uguale a se stessa...

Vi inviamo la relazione del viaggio svolto poco piu’ di un mese fa a Kragujevac per la consegna delle adozioni a distanza che fanno capo alla ONLUS Non Bombe ma solo Caramelle e al Coordinamento Nazionale RSU CGIL e per la verifica dei progetti in corso a Kragujevac.

Il nostro sito e’ all’indirizzo
sul quale trovate tutte le relazioni delle nostre attivita’ a partire dal dicembre 2006.

Sul sito del coordinamento RSU trovate tutte le notizie sulle nostre iniziative a partire dal 1999
Trovate tutte le informazioni seguendo il link

I nostri resoconti sono presenti anche sul sito del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia, scorrendo la pagina all'indirizzo:


Molti dei progetti che abbiamo in corso a Kragujevac sono realizzati ormai da anni in collaborazione con altre associazioni: ONLUS Zastava Brescia per la solidarieta’ internazionale, ONLUS ABC solidarieta’ e pace di Roma, Associazione Fabio Sormanni di Milano, ONG Cooperazione Odontoiatrica Internazionale, Caritas Trieste e Misericordia della Bassa Friulana.

Questi sono gli indirizzi dei loro siti:

http://digilander.libero.it/zastavabrescia

http://www.abconlus.it

http://www.fabiosormanni.org

http://www.cooperazioneodontoiatrica.eu

http://www.misericordiabf.org


A queste associazioni si aggiungono poi alcuni enti locali, specialmente i Comuni di San Dorligo della Valle e di San Giorgio di Nogaro; abbiamo anche avuto in passato per tre anni un significativo supporto della Regione Friuli Venezia Giulia.


Da due anni collaboriamo anche con la ONG Un ponte per... che, attraverso Alessandro e Samantha, e’ venuta varie volte con noi a Kragujevac ed ha contribuito a vari progetti insieme a noi.

Alessandro cura un blog molto intreressante, che vi consiglio di sfogliare:

http://unsorrisoperognilacrima.blogspot.com


2. Cronaca del viaggio; i progetti in corso


Mercoledi’ 20 ottobre 2010


In questo viaggio abbiamo avuto la delegazione piu’ numerosa di tutti questi anni: siamo arrivati in sette il 20 ottobre sera, seguiti da altri quattro la sera del 21 e da ulteriori quattro la sera del 22.

Malgrado questo numero altissimo di partecipanti siamo riusciti a rispettare tutti gli impegni senza ritardi e senza alcuna confusione.

Il primo gruppo e’ partito da Trieste alle 8 e 30 del 20 ottobre, con il solito pullmino prestato dalla Associazione di Solidarieta’ Internazionale Triestina: Claudia, Gabriella e Gilberto da Trieste, Stefano da Fiumicello, Giuseppina da Biella e Gino da Montereale Valcellina.


Come sempre sul furgone hanno trovato posto alcuni scatoloni per famiglie di Kragujevac inviati dai loro donatori italiani, vestiario, scarpe, molti libri e materiale didattico per la Scuola Primaria 21 ottobre,e una grande quantita’ di medicine per il presidio medico della Zastava.

Altri quattro (Carla, Davide, Elena e Giorgio) sono partiti da San Giorgio di Nogaro il 21 ottobre, arrivando in serata, mentre il 22 sera da Trieste sono arrivati Bettina, Lucia, Marco e Nicoletta.

Per tutti il viaggio e’ stato tranquillissimo e veloce; il traffico in autostrada era ancor piu’ scarso del solito, se si eccettua il sempre caotico attraversamento di Belgrado.


Noi del primo gruppo siamo arrivati a Kragujevac verso le 19, e dopo i soliti calorosi saluti con i nostri amici del Sindacato Samostalni abbiamo preparato il piu’ velocemente possibile le buste contenenti gli affidi da distribuire il sabato 23 ottobre.

Abbiamo trovato l’albergo strapieno di delegazioni arrivate da tutta Europa per partecipare il giorno successivo alla manifestazione in ricordo della strage nazista del 21 ottobre 1941.


Giovedi’ 21 ottobre


Partecipiamo al mattino alla Grande Lezione di Storia, che si svolge nel Parco della Rimembranza di Sumarice, a ricordo di una delle piu’ efferate rappresaglie naziste, che vide la fucilazione di 7300 persone.

Tra il 14 e il 19 ottobre 1941 vi furono nei dintorni della citta’ durissimi scontri tra soldati tedeschi e partigiani, durante i quali vi furono dieci morti e ventisei feriti tra le truppe occupanti.

Le agghiaccianti regole di rappresaglia imponevano il rapporto di 100 fucilati per ogni tedesco morto e 50 per ogni ferito. In realta’ tra il 19 e il 21 ottobre furono fucilate 7300 persone, tutti maschi, rastrellati in tutta la citta’ e nei villaggi contadini circostanti; trovarono la morte anche gli studenti e i professori del Ginnasio della citta’, prelevati direttamente dalle aule. E furono poi uccisi anche i piccoli rom della citta’ che facevano tradizionalmente i lustrascarpe, perche’ rifiutarono di pulire gli stivali dei fucilatori.

I fucilati vennero gettati in trentatre fosse comuni, disseminate in 380 ettari di terra che oggi costituiscono il Parco della Rimembranza. Nel territorio del Parco sono stati eretti molti monumenti, il piu’ imponente dei quali ricorda gli studenti del Ginnasio ed e’ chiamato le Ali Spezzate.

Potete trovare un documentazione molto completa su questo argomento al seguente indirizzo:

https://www.cnj.it/CULTURA/krvavabajka.htm

dove e’ riportata anche in Serbo e in due versioni italiane la poesia ‘’Fiaba sanguigna’’ di Desanka Maksimovic scritta a ricordo degli studenti uccisi.

Fu uccisa in quella occasione una unica donna, una ragazza di 19 anni, Nada Naumovic, alla quale sono intitolate le scuole materne della citta’, e alla quale e’ dedicato uno dei bei monumenti del parco.


[FOTO: Le Ali Spezzate / Il monumento a Nada Naumovic]

Mentre siamo a pranzo in un ristorante vicino al Parco entra un gruppo di persone, tra cui alcuni lavoratori della Zastava che ci riconoscono e ci raccontano che fanno parte di una associazione che si occupa del mantenimento dei monumenti presenti nel Parco; tra loro un vecchio ma molto arzillo partigiano che, dopo aver saputo chi siamo, vuole salutarci e proporci un brindisi. Poi ci spiega con grande orgoglio il signficato delle tante medaglie che ornano la sua giacca.


[FOTO: La nostra delegazione con un partigiano]

Nel pomeriggio siamo invitati alla Scuola Primaria 21 ottobre, (corrispondente alle nostre elementari piu’ medie) e’ l’unica di Kragujevac a prevedere l’insegnamento della lingua italiana come lingua straniera; a marzo del 2009 ci avevano contattato per chiederci se riuscivamo a metterli in comunicazione con Scuole italiane per effettuare un gemellaggio. Le Scuole elementari e medie del Comune di San Dorligo della Valle avevano risposto con entusiasmo a questa richiesta.

Solo per ringraziarci di questo intervento gli studenti e i loro insegnanti hanno voluto offrirci un bellissimo spettacolo del loro coro. La cosa molto interessante e’ che hanno voluto iniziare con una versione cantata della filastrocca per bambini ‘’Ne’ di giorno ne’ di notte’’ del grande pedagogista italiano Gianni Rodari ‘’Ne’ di giorno ne’ di notte’’ di cui riporto i versi:


Ci sono cose da fare ogni giorno: lavarsi, studiare, giocare,

preparare la tavola a mezzogiorno.

Ci sono cose da fare di notte: chiudere gli occhi, dormire, avere

sogni da sognare, orecchie per sentire.

Ci sone cose da non fare mai, ne' di giorno, ne' di notte, ne' per

mare, ne' per terra per esempio: la guerra.


[FOTO: Il coro della Scuola 21 ottobre]

C’e comunque sempre una certa tristezza ad incontrare ragazzi di questa eta’; molti di loro non erano neppure nati nel marzo del 1999, quando il loro Paese fu bombardato dalla NATO, il loro futuro spazzato via dalla ‘’ingerenza umanitaria’’; hanno sempre vissuto in un Paese isolato dal resto del mondo in ristrettezze economiche continue. E’ per loro che dobbiamo continuare ad agire, perche’ i ponti di solidarieta’ creati in tutti questi anni continuino a dare i loro frutti.


Verso sera incontriamo alcuni studenti e il Vicepreside del Ginnasio di Kragujevac.

Su loro richiesta avevamo avuto un incontro-dibattito con gli studenti del Ginnasio a luglio scorso (vedere la relazione di luglio 2010).

Questa e’ la Scuola da cui erano stati prelevati dai nazisti gli studenti e i loro professori il 20 ottobre del 1941, e poi fucilati il giorno dopo per rappresaglia a Sumarice.

Vi e’ una grande aula dove sono esposti le fotografie dei martiri e i loro ultimi messaggi, nonché documenti dell’epoca relativi a quel tragico evento. Il prossimo anno, nel 2011, in occasione del settantesimo anniversario della strage, il governo serbo finanzierà il progetto di trasformazione dell’aula in museo permanente dell’orrore nazifascista.


[FOTO: Un particolare delle foto degli studenti uccisi / Cittadini di Kragujevac durante i rastrellamenti]

Gli studenti hanno a disposizione delle loro attivita’, svolte attraverso il loro Parlamento, due aule abbastanza capienti.

Una e’ in buonissimo stato, ben arredata ed attrezzata con computers, la seconda e’ adoperata per le loro attivita’ culturali, e versa invece in cattivo stato ed e’ arredata molto sommariamente.

Gli studenti vorrebbero ristrutturare quest’ultima e dotarla di nuovi arredi; a questo scopo ci avevano spedito ad agosto il preventivo dei lavori da effettuare e l’elenco di tutte le numerose iniziative che hanno svolto negli ultimi due anni in questa sala.

Il Direttivo della nostra associazione a settembre scorso aveva deciso di venire incontro a questa esigenza, che prevede il recupero del pavimento originale, la riparazione di porte e finestre, la stuccatura e la imbiancatura dei muri e la posa in opera delle tende alle finestre.

Consegnamo quindi la somma di 2300 euro per ll’esecuzione dei lavori.


Concordiamo inoltre che il locale si chiamera’ SALA DELLA SOLIDARIETA’ E DELLA PACE, e che saranno riportati su due pannelli in Italiano e in Serbo alcuni versi della Fiaba Sanguigna di Desanka Maksimovic e dell’Epigrafe a Kesselring di Piero Calamandrei, che riporto qui sotto.


Avvenne in un paese di contadini  
nella Balcania montuosa:
 
una compagnia di alunni
 
in un giorno solo morì
 
di morte gloriosa.
 

Desanka Maksimovic
 

Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA

Piero Calamandrei

Questa lunga, faticosa ma interessantissima giornata si conclude alla Scuola Politecnica, dove interveniamo con molteplici progetti dal 2005; gli studenti hanno preparato uno spettacolo musicale e la Scuola ci offre la cena.


Venerdi’ 22 ottobre


Iniziamo la giornata con una visita al Centro 21 ottobre per ragazzi Down.

L’incontro con loro e’ sempre straordinario, ci si sente veramente a casa. Tutto funziona bene, ci assicura la direttrice Jelena, che ci consegna le ricevute relative a come sono stati spesi i 250 euro che avevamo lasciato a luglio scorso.

Anche questa volta non siamo a mani vuote, e consegnamo un regalo di 300 euro, che ci era giunto per questo scopo dal nostro Oliviero di Roma.


All’uscita dal Centro ci accade una cosa curiosissima: a fianco del’edificio c’e’ un grande prato ed in fondo a questo si intravede una specie di capannone-officina; Davide ha la vista buona e secondo lui sul tetto sventola una bandiera del Popolo della Liberta’. Ci avviciniamo ed in effetti e vero!

E’ sul tetto di una piccola officina che restaura vecchie Zastava; Rajka si informa e salta fuori che il proprietario non sa che cosa rappresenti questa bandiera, crede che sia un simbolo della Fiat perche’ gli e’ stata fornita da funzionari Fiat di Kragujevac che notoriamente, come ci spiega sempre il buon Marchionne, non fanno politica in quanto impegnati a fare i metalmeccanici.

Quando i nostri amici del Sindacato gli spiegano il significato di quel simbolo sale immediatamente sul tetto ed almeno in Serbia ‘’il cavaliere e’ ammainato’’ e sostituito da una bandiera della Pace che, essendo bilingue, e’ di immediata comprensione.

[FOTO: La bandiera sul tetto dell’officina]


L’appuntamento successivo e’ alla Scuola 19 ottobre, nel quartiere periferico di Marsic, per la verifica dei lavori svolti nel locale da destinare; la Scuola ha questo nome perche’ proprio qui, il 19 ottobre 1941, inizio’ la strage nazista di Kragujevac con la fucilazione di 107 abitanti del quartiere.


Insieme alla Associazione Zastava Brescia abbiamo alcuni mesi fa deciso di contribuire alla ristrutturazione di un locale pubblico adiacente alla Scuola, che sara’ usato come palestra e coe centro di ggregazione per tutto il quartiere. La richiesta di aiuto ci era giunta dalla Direttrice della Scuola.

A luglio avevamo consegnato 7000 euro, poi ulteriori 1800 erano stati consegnati all’inizio di ottobre durante il viaggio periodico di Zastava Brescia.

Successivamente si e’ aggiunto il Comune di San Giorgio di Nogaro, che ha contribuito al progetto con 1000 euro.

Il Comune di Kragujevac (che ha gia’ rifatto a sue spese i servizi igienici el il pavimento) aveva firmato con noi a luglio un protocollo di intesa in cui mette a disposizione 2500 euro per l’acquisto parziale delle attrezzature sportive.


Durante l’estate sono stati eseguiti i lavori edili piu’ importanti, tra cui il rifacimento del tetto e l’intonacatura degli esterni.

Poiche’ il denaro non e’ bastato, aggiungiamo 700 euro per


Ci accolgono gli insegnanti, una delegazione di abitanti del quartiere e tutti gli alunni della Scuola, che hanno preparato per noi uno spettacolino, che comincia con la lettura di una poesia sulla pace da parte di un bambino rom che ha vissuto per qualche anno in Italia e prosegue poi con canzoni e danze della tradizione popolare.

Infine visitiamo l’edificio e verifichiamo i lavori svolti; il denaro messo a disposizione per le rifacitura del tetto non e’ bastato, e dunque aggiungiamo 700 euro per la costruzione delle grondaie.

Ci lasciamo con l’intesa che a marzo ci sara’ la definitiva inaugurazione dell’edificio.


[FOTO: Esterno prima dei lavori / Esterno dopo i lavori / Una vista dell’interno dopo i lavori]

Il pomeriggio e’ dedicato alla visita a Angela e Lazar, due ragazzi in affido a San Giorgio di Nogaro.


Sabato 23 ottobre 2010


E’ il giorno dell’assemblea per la distribuzione delle quote di affido.

Alle 10 abbiamo un incontro con i rappresentanti sindacali del settore auto, per verificare la situazione della fabbrica a nove mesi dall’arrivo della FIAT. I dati raccolti in questo incontro li ritrovate piu’ sotto, nella quarta parte di questa relazione.

Alle 11 inizia l’assemblea per la consegna degli affidi. Malgrado siano passati tanti anni e tanti viaggi dall’inizio della nostra campagna io non riesco ad abituarmialla vista di tutte queste persone che pazientemente ci aspettano nel piazzale davanti alla grande sala della direzione della Zastava Camion dove avvengono le consegne. I tanti padri e le tante madri che alzano la mano in segno di saluto al nostro passaggio in mezzo a loro, o che ci baciano, mi colpiscono come un pugno, come la prima volta che li ho visti dieci anni fa. Era bello sperare, anni fa, di poterci incontrare per festeggiare la fine dell’emergenza, il loro ritorno al lavoro, la ritrovata serenità di tante famiglie operaie. La speranza e’ ormai sbiadita, la preoccupazione per il futuro aleggia su tutti, perche’ nulla e’ chiaro nell’accordo con la FIAT.

Comunque e’ importante essere coscienti che malgrado siano disoccupati, malati, disperati, almeno non sono abbandonati da tutti. La solidarietà è soprattutto questo. E loro, i nostri amici, questo lo sanno bene e ce lo dicono, qualcuno con le parole, molti con gli occhi e gli abbracci e le tante lacrime.
Consegnamo 153 quote d’affido (quasi tutte semestrali) ed alcuni regali in denaro, per un totale di 26445 euro.
Poiche’ otto persone presenti nella delegazione non avevano assistito alla cerimonia al Parco di Sumarice, nel pomeriggio compiamo una visita ai monumenti piu’ importanti e poi concludiamo la giornata andando a trovare la famiglia di Milica, la bambina in affido a Lucia.
Il giorno dopo, con un viaggio tranquillissimo, rientriamo in Italia.


3 CONCLUSIONI


Non si vedono in Serbia reali segnali di miglioramento delle condizioni generali di vita dei lavoratori.

L’occupazione complessiva e’ sempre in discesa, il potere di acquisto dei salari e soprattutto delle pensioni e’ in costante diminuzione, non si vedono speranze per i giovani.

La nostra ONLUS riesce a mantenere pressoche’ inalterato il numero di affidi in corso, e soprattutto siamo riusciti, insieme alle altre associazioni che collaborano con noi, ad ampliare il numero di progetti vanno incontro a reali bisogni sociali della popolazione, e che lo stato di poverta’ della citta’ non permette di soddisfare, nel campo della scuola e dei giovani in generale, della sanita’ e del disagio fisico e mentale.


Sappiamo bene che le condizioni materiali stanno deteriorandosi sempre piu’ anche qui da noi, ma siamo anche sicuri che i nostri sostenitori si rendono conto delle gravissime difficolta’ che i lavoratori Zastava e le loro famiglie continuano a sopportare e che di conseguenza non mancheranno di sostenere la campagna di affidi a distanza, che e’ basata sui valori in cui crediamo: il Lavoro, la Pace, la Liberta' e la Solidarieta' tra i lavoratori e tra i popoli.

Vi chiediamo inoltre di aiutarci nello sviluppo dei nostri progetti nel sociale, attraverso donazioni specifiche.

Coordinate bancarie della associazione


c.c. bancario 010000021816
presso Banca di Credito Cooperativo del Carso, Filiale di Basovizza, Via Gruden 23
34149 Basovizza-Trieste
intestato all'Associazione "Non Bombe ma solo Caramelle - Onlus"
Codice IBAN IT18 E089 2802 2020 1000 0021 816
(Le donazioni sono deducibili dalla dichiarazione dei redditi)

Codice Fiscale della ONLUS 90019350488



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RITORNO DALLA ZASTAVA DI KRAGUJEVAC

Viaggio del 20-24 ottobre 2010

Seconda parte della relazione


Alcune informazioni generali sulla Serbia e sulla Zastava


Quando la fonte non e’ indicata significa che i dati sono stati ricavati dai bollettini periodici dell’Ufficio Centrale di Statistica; qualora la fonte sia diversa viene esplicitamente indicata.


Tutte le informazioni sulla Zastava sono state fornite da Zoran Mihajlovic, segretario generale del sindacato Samostanli della Fiat Auto Serbia e della Zastava Automobili di Kragujevac e Vicesegretario dei metalmeccanici serbi del Samostanli.


ALCUNI INDICI ECONOMICI GENERALI


Cambio dinaro/euro.

A ottobre 2008 il cambio dinaro-euro era di 84 a 1.

Al 22 ottobre 2009 era di 93.2 dinari per euro.

Il 25 marzo 2010 era di 97 dinari per un euro.

Il 1 luglio 2010 il cambio e’ passato a 102 dinari/euro.

Il 20 ottobre 2010 il cambio era di 103.5 dinari per un euro

Il 12 dicembre 2010 il cambio arriva a 106.5 dinari per euro.


Questo continuo indebolimento del dinaro rispetto all’euro ha effetti devastanti sulle condizioni di vita delle famiglie, visto che la Serbia e’ un Paese con un fortissimo deficit commerciale e che piu’ della meta’ del commercio con l’estero si svolge con la Unione Europea (Germania e Italia sono i primi partners commerciali in quest’area).


Commercio con l’estero.

Tra gennaio e ottobre 2010 le esportazioni sono state pari 5957.8 milioni di euro, con un aumento del 21% rispetto allo stesso periodo dell’anno 2009.

Nello stesso periodo il valore delle importazioni e’ stato di 10230.4 milioni di euro, con un incremento del 8.2% rispetto allo stesso periodo del 2009.

Il rapporto tra esportazioni ed importazioni e’ stato di 58.2%, piu’ alto del valore segnato nello stesso periodo del 2009, che era stato del 52.3%.

Nel periodo considerato le esportazioni della Serbia si sono concentrate soprattutto verso l’Italia (651.5 milioni di euro), a Bosnia Erzegovina (642.1 milioni di euro) e la Germania (364.6 milioni di euro).

Le importazioni invece derivano dalla Russia, soprattutto petrolio e gas (1239.3 milioni di euro), dalla Germania (1044.6 milioni di euro) e dall’Italia (834.2 milioni di euro).


Indice della produzione industriale


(Message over 64 KB, truncated)


(Ricordando le parole pronunziate dal presidente Tito nell'ultimo suo messaggio di Capodanno, il 1 gennaio 1980, rivolgiamo noi stessi i migliori auguri per un 2011 di pace e fratellanza tra i popoli. CNJ-onlus)


NOVOGODIŠNJA PORUKA PREDSEDNIKA TITA

1.JANUAR 1980.


Protekla je još jedna godina naše veoma intezivne aktivnosti i na unutrašnjem i na međunarodnom planu. Ova godina proticala je u znaku dalje izgradnje samoupravnih društveno – ekonomskih odnosa i političkog sistema socijalističke samoupravne demokratije, u znaku svestranog razvitka svih naših republika i pokrajina i stabilnosti naše zajednice u cjelini. U isto vrijeme, plodna spoljnopolitička aktivnost ojačala je međunarodni položaj naše zemlje i donijela joj nova značajna priznanja.

Na još jednoj velikoj probi bila je i solidarnost naših naroda i narodnosti. Na žalost, opraštajući se sa ovom godinom, mi se ne možemo opraštati i sa teškim osjećanjima zbog katastrofalnog zemljotresa i poplava koje su nas zadesile. Za našu zemlju bio je to udarac, čije će se posljedice dogo osijećati. No, solidarnost naših ljudi širom zemlje, koja je tako snažno došla do izražaja, govri o čvrstinji našeg zajedništva i efikasnosti našeg socijalističkog samoupravnog sistema. A sve to potvrđuje našu snagu i jača vjeru u budućnost.

Ja ne bih htio da ovom prilikom govorim o našim idejnim i političkim opredjeljenjima i stavovima u pogledu daljeg razvitka. Oni su dobro poznati i jasno fomulisani u našim odlukama i dokumentima.

Kada je riječ o daljem razvoju društveno—ekonomskih odnosa i političkog sistema, treba istaći da je nastavljen proces koji je započet sa donošenjem Ustava i Zakona o udruženom radu. Radnička klasa je prihvatila delegatski sistem kao najbolji način svoga učešća u pripremanju, donošenju i sprovođenju društvenih odluka. Sada je već u toku i drugi mandat u kome djeluju skupštine društveno—političkih i samoupravnih interesnih zajednica na delegatskom principu. Rad delegacija u sve većoj mjeri se oslanja na zahtjeve svoje izborne beze i radni ljudi sve više utiču na rad samoupravnih organa.

Međutim, neophodni su dalji povećani napori u cilju što potpunije afirmacije delegatskog sistema. Jer, sporo se prevazilazi stara predstavnička praksa. Po mome mišljenju, to nije, uglavnom, posledica slabosti u pogledu sastava delegacija.

Jer radnici uvijek znaju da izvrše pravu selekciju, da izaberu one koji će dosljedno izražavati njihove i društvene interese. Više se radi o nedovoljnom poznavanju svojih prava i dužnosti. Zbog toga radnici još uvijek ne učestvuju u punoj mjeri u odlučivanju, naročito kada se radi o pitanjima obrazovanja, nauke, zdravstva, kulture, o utvrđivanju visine doprinosa za zadovoljavanje zajedničih potreba, i slično.

O životnim pitanjima radnika često se odlučuje u uskim poslovnim krugovima radnih organizacija. I to ne rijetko u sprezi sa isto tako uskim krugovima funkcionera u društveno—političkim zajednicama, dakle, mimo delegatskog sistema. Do ovoga dolazi i zbog primjene pojedinih sistemskih riješenja, što zadržava moć državnog aparata i snažan uticaj izvršnih organa. A sve to pothranjuje ostatke birokratskih odnosa i jača tehno-birokratske tendencije.

Predstoje nam zato ozbiljni zadaci u borbi za što uspješnije funkcionisanje našeg sistema i njegovo očuvanje od deformacija koje mu prijete. U vezi s tim, htio bih i ovom prilikom istaći važnost uvođenja kolektivnog rada i odgovornosti. To je jedna od bitnih karakteristika naše smoupravne demokratije, a za našu višenacionalnu zajednicu i jedna od osnovnih pretpostavki njene stabilnosti. Kolektivni način rada znači jedinstvo misli i akcije, što je od posebnog značenja za djelovanje Saveza komunista.

U proteklom periodu još više se potvrdilo da je dogovaranje i sporazumijevanje ne samo najdemokratskiji nego i jedino mogući način samoupravnog usklađivanja odnosa u federaciji, među repulikama i pokrajinama, i u društvu uopšte. Odugovlačenje sa nekim dogovorima najvećim dijelom je posljedica birokratskih i uskogrudih ponašanja. Jer, na žalost, još nije mali broj onih koji neće ili nisu u stanju da sagledaju probleme i potrebe drugih, a time najčešće ni zajedničke interese bez čijeg ostvarenja nema ničijeg dugoročnog napretka.

Zato Savez komunista i druge društveno-političke organizacije moraju biti mnogo aktivnji. Komunisti moraju politički neposredno dijelovati i maksimalno se angažovati u objašnjavanju mjera koje preduzimamo. Neposrednu, živu riječ ne može ništa da zamijeni. Pogotovu je opasno kada je zamjenjuju gomile pisanih materijala čiji se sadržaj često ne razumije, pa ih ludi slabo čitaju. A sve je to uzelo dosta širokog maha.

U političkom radu i izvršavanju zadataka koji su pred nama veliku ulogu ima Socijalistički savez, kao najšira politička osnova socijalističkog samoupravljanja. I puna afirmacija delegatskog sistema u mnogome zavisiti od aktivnosti Socijalistčkog saveza kao fronta organizovanih subjektivnih socijalističkih snaga.

U privremenom razvoju naše zemlje i tokom ove godine postigli smo niz veoma vrijednih rezultata. Ukupna ekonomska aktivnost odvijala se čak dinamičnije nego što je bilo planirano. Procijenjuje se da je industrijska proizvodnja porasla za 8 odsto, a poljoprivredna za 5 odsto. Zaposleno je preko 200 hiljada novih radnika. Povećana je i produktivnost rada, iako ne u dovoljnoj mjeri. Završena je izgradnje mnogih privrednih i neprivrednih objekata, među kojima su i oni od šireg društvenog značaja kao što je, na primjer, jugoslovenski naftovod, koji je ovih dana pušten u eksploataciju. Poboljšani su uslovi života i rada naših radnih ljudi i građana.

Vrijednost svih vih dosignuća utoliko je veća što su ona ostvarena u godini ozbiljne međunarodne ekonomske krize i katastrofalnih prirodnih nepogoda koje su zadesile našu zemlju.

No, naš razvoj bio je praćen i teškoćama koje su se naročito ispoljile u visokoj inflaciji i zaoštravanju problema u oblasti deficita platnog bilansa.

Uzroci ovih teškoća su djelimično u već pomenutim nepovoljnim međunarodnim okolnostima, ali su i posljedica naših unutrašnjih propusta i slabosti. Politika ekonomske stabilizacije nije u nekim sredinama ozbiljno shvaćena.

Izostala je potrebna organizovanost i efikasnost u primjeni novih sistemskih rješenja i dogovorene ekonomske politike. Nisu rijetki slučajevi da se ne ostvaruju dosljedno usvojene odluke i planovi, posebno dogovori i sporazumi u oblasti raspodjele dohotka. Veliki dio dohotka i dalje je otuđen od radnika u udruženom radu. Slična ponašanja sreću se i u oblasti potrošnje, cijena i ekonomskih odnosa sa inostranstvom. Ima negativnih pojava i kod samih proizvođača. I među njima imaonih koji su glasniji u traženju svojih prava, nego u ispavanju svojih obaveza.

O svim tim slabostima, putevima njihovog otklanjanja, kao i ciljevima našeg razvoja u narednom periodu detaljno se govori i u nedavno usvojenim Zaključcima Predsjedništva Centralnog komiteta Saveza komunista Jugoslavije. U žiži našeg interesovanja i dalje treba da budu politika ekonomske stabilizacije i razvijanje socijalističkih samoupravnih odnosa. Ti zaključci su osnovne smjernice za ponašanje svih društvenih činilaca u narednoj godini, pa i duže.

U tom cilju neophodno se odlučno orijentisati na povećanje obima i kvaliteta proizvodnje, na mijenjanje stare strukture, kao i na jačanje položaja naše privrede u međunarodnoj podjeli rada, prije svega bržim povećanjem izvoza. Tu veliku ulogu imaju i mjere ekonomske politike koje podstiču interes privrede za izvoz i njeno organizovanije nastupanje vani, uz istovremenu orijentaciju na uvoz onoga što je neopodno i ekonomski opravdano. Moramo odlučno obuzdati sve vidove potrošnje i osigurati njihovo usklađivanje sa ostvarenim dohotkom. Bez toga nema privredne stabilizacije, čiji teret moraju snositi svi društveni slojevi, a ne samo radnička klasa. Mora se štjedeti. Uostalom, na to su danas priseljeni i mnogo razvijene i bogatije zemlje nego što je naša.

Isto tako, neophodno je istrajri u naporima za jačanje materijalnog položaja udruženog rada, jer je to uslov kako privredne stabilizacije, tako i daljeg uspješnog razvoja samoupravljanja i delegaskog sistema. Ostvarivanje ovog cilja može se najefikasnije realizovati dosljednim primjenom već usvojenih sistematskih riješenja i mjera, i donošenjem nekih novih. To istovremeno mora biti praćeno porastom produktivnosti rada, boljim, korišćenjem kapaciteta i efikasnijom upotrebom društvenih sredstava u cjelini.

Za ostvarivanje ovih zadataka neophodno je dalje usavršavanje dogovaranja i sporazumjevanja u svim oblastima privredog i društvenog života, uz uvažavanje objektivnih ekonomskih zakonitosti. U tom pogledu posebna je odgovornos na republikama i pokrajinama. Naročito je važno da ponašanja svih budu u skladu sa onim što je dogovoreno. To je i uslov daljeg jačanja bratstva i jedinstva naših naroda i narodnosti, kao najveće tekovine naše revolucije i osnovne garancije našeg uspješnog razvoja.

U idućoj godini predstoji nam i intezivna aktivnost na pripremi novog srednjoročnog plana za period od 1981. do 1985. godine. Mislim da bi pri tome trebalo da se osigura odlučujuća uloga udruženog rada i s tim u vezi aktivno učešće nauke. U taj plan moraju se ugraditi svi osnovni elementi koji će osigurati dugoročnu ekonomsku stabilnost zemlje. U predstojećoj, 1980. godini mi moramo zaustaviti nepovoljna kretanja u našoj privredi i stvoriti uslove da se odlučno krene putem njene stabilizacije.

Kao što se vidi, pred nama su veliki poslovi. Za njihovo uspješno i blagovremeno izvršavanje najveća odgovornost leži na komunistima, ali i na svim našim radnim ljudima. Međutim, odgovornost mora biri sasvim konkretna. Ne može svako odgovarati za sve. Moramo osigurati da se uvijek zna ko za što odgovara. A da bi se to postiglo, potrebno je imati konkretan i jasan plan akcije u kome će svako naći svoje mjesto i zadatke, od najviših organa federacije do opština i svake radne organizacije.

U vezi sa svim ovim, ja želim posebno naglasiti potrebu daljeg jačanja sistema samoupravljanja koje upravo ovih dana obilježena tri decenije svog postojanja i snažne afirmacije ne samo u našoj zemlji, nego i na širem međunarodnom planu.

Jednom riječju, za postizanje svih ciljeva u narednom periodu, potrebna je najšira mobilizacija naših radnih ljudi. Vjerujem da bi tome u velikoj mjeri, doprinijelo i državanje novog kongresa samoupravljača.

U godini koja se uporno završavala naša zemlja je bila izuzetno aktivna na međunarodnom planu. Ostvaren je veliki broj susreta na vrhu. Neke smo imali ovdje kod nas, nake u prijateljskim zemljama koje smo posjetili, a mnoge za vrijeme Samita u Havani. Bila je intezvana i razmjena mišljenja sa nizom državnika i putem poruka.

U svim tim prilikama dolazili su do izražaja prijateljstvo koje nas povezuje sa tim zemljama, želja da unapređujemo saradnju i spremnost da zajednički ulažemo napore u cilju jačanja mira, bezbjednosti i općeg napretka u svijetu. Nastavljajući, u duhu politike nesvrstanosti, prijateljske odnose i saradnju sa svim zemljama, velikim i malim, geografski bliskim i onim udaljenim, mi ćemo na taj način i ubuduće jačati nezvisan položaj i ulogu naše zemlje u vrlo složenim međunarodnim odnosima.

U protekloj godinini je došlo do poboljšanja situacije u svijetu, koju i dalje karakterišu odsustvo suštinskog napretka detanta, posebno u oblasti razoružanja, i nerješavanje mnogih kriza i nagomilanih problema.

Utoliko je začajniji uspješan završetak Šestog samita nesvrstanih zemalja u Havani, na kojem su osnaženi i dalje razvijeni izvorni principi i ciljevi nesvrstanosti. Na toj osnovi ojačana je akciona sposobnost i pokreta nesvrstanosti, kao nezamjenljivog i općepriznatog faktora u svjetskim razmjerama koji realno otvara perspektive mira, saradnje i prosperiteta svih zemalja. To ima dalekosežan značaj. Jer, pokret i politika nesvrstanosti sve odlučnije se suprotstavljaju blokovskim nadmetanjima i podijelama, čije opasne poslijedice pogađaju cijeli svijet.

Posebno želim da naglasim da je za budućnost svih, i razvijenih i onih u razvoju, od ogromnog značaja da se konstruktivno i konkretno priđe rješavanju veoma ozbilnjih problema zemalja u razvoju i izgranji novog međunarodnog ekonomskog poretka. U narednoj godini održaće se i specijalno zasjedanje Generalne skupštine Organizacije ujedinjenih nacija, posvećeno ovom pitanju, kao i slijedećoj dekadi razvoja. Krajnji je trenutak da razvijene zemlje uvide da, u današnem međuzavisnom svijetu, i njihov dalji prosperitet u najvećoj mjeri zavisti od ostvarenja novih, demokratskih odnosa u ekonomskoj saradnji.

Tokom 1980. godine održaće se i madridski sastanak od kojeg očekujemo podsticaj ne samo jačanju bezbjednost i saradnje u Evropi i na Mediteranu, nego i detanta u cijelini. Smatram da bi, u tom okviru, napredak u jačanju mjera povjerenja i zaustavljanje opasne trke u naoružanju suštinske doprinjeli produbljivanju tih pozitvnih procesa. Mi pozdravljamo i pozdravljaćemo svaku inicijativu koja tome stvarno vodi. To bi bio i realan doprinos povoljnoj atmosferi za rješavanje aktuelnih kriza u raznim dijelovima svijeta.

Htio bih i ovom prilikom da ukažem da su protekle godine, obostranim naporima, ojačali prijateljski odnosi i saradnja sa gotovo svim našim susjedima. Sa takvom politikom dobrosusjedstva i jačanja uzajamnog poštovanja i pobjerenja mi ćemo i ubuduće nastaviti.

Iako svijet ulazi u novu godinu sa mnogim problemima, od kojih neki predstavljaju i direktnu opasnost za mir, ja se nadam da će nastupajuća godina otvariti povoljnu perspektivu izgrađivanja boljih političkih i ekonomskih međunarodnih odnosa. Jer, to je jedini put koji stvarno vodi jačanju nezavisnosti i prosperitetu svih zemalja, općem napretku i srećnijoj budućnost čovječanstva. Bolji svijet može se izgraditi samo zajedničkim konstrukivnim naporima. To podrazumijeva tijesnu saradnju svih zemlaja, nesvrstanih i drugih, i sve državnike svijeta stavlja pred ogromne odgovornosti.

Na kraju želim da kažem da nam godina u koju ulazimo neće biti laka. Ona će zahtijevati ozbiljana odicanja. Ja se zato obraćam svim radnim ljudima, a posebno rukovodiocima na svim nivoima, da svako na svome mjestu uradi ono što mu je dužnost. Naka to, zaista, u punoj mjeri bude godina velike aktivnosti i štednje, godina najveće discipline i odgovornosti. Ako to postignemo, a to moramo postići, i ako racionalno iskoristimo mogućnosti naše zemlje, koja je bila bogata i prirodnim izvorima i stručnim kadrovima, mi ćemo iove sadašnje teškoće savladati.

Upućujem našim radnim ljudima, našoj omladini i pionirima, pripadnicima Jugoslovenske narodne armije i službi bezbjednosti, svim građanima naše zemlje najsrdačnije novogodišnje čestitke.


(Izvor: http://www.facebook.com/pages/SFR-Jugoslavija-SFR-Yugoslavia/36436743833 )


Inizio messaggio inoltrato:

Da: Claudia Cernigoi
Data: 28 dicembre 2010 19.46.58 GMT+01.00
Oggetto: aggiornamento sito

Per finire in gloria il 2010 ho inserito questo articolo nel nostro sito
buona lettura!
Claudia
 


MATCH INZERILLI VERSUS SPETIC A TRIESTE.

Il 9 dicembre scorso, a Trieste, in occasione della presentazione del nuovo libro del giornalista Silvio Maranzana (“La (dis)unità d’Italia. Guerra anticomunista sul fronte orientale dagli Arditi a Gladio”, ed. Italo Svevo), si è svolto un confronto a due tra il generale gladiatore Paolo Inzerilli, ed il giornalista senatore Stojan Spetič, già consulente della Commissione parlamentare Mitrokhin.
Senza storia i primi due interventi: quello della sociologa Ornella Urpis che ha candidamente esordito dicendo di non sapere nulla dell’argomento ma di essere intervenuta solo perché amica dell’autore; ancora peggio quello dello storico Diego Redivo che ha esposto una singolare teoria (che noi avevamo sperato fosse soltanto sua personale, ma ci hanno detto che in realtà ha anche altri seguaci) in merito al decorso della storia del 900. 
Semplificando (se abbiamo capito bene, altrimenti, se abbiamo frainteso, chiediamo scusa e pubblicheremo smentita): tutti i conflitti nazionalistici ed ideologici sarebbero sorti dopo la Prima guerra mondiale, dove essendo il comunismo sviluppatosi in un paese “slavo” (la Russia) questo avrebbe creato una “attrattiva” nei confronti delle altre popolazioni “slave” che avrebbero in tal modo “alimentato” la propria lotta nazionalistica e questo fattore, assieme allo sfascio dell’Impero austroungarico, avrebbe provocato le contrapposizioni tra il neonato regno di Jugoslavia e l’Italia. Questa analisi, che non tiene conto di tutte le motivazioni sociali, economiche e geopolitiche della situazione creatasi dopo la rivoluzione industriale e dopo la prima guerra mondiale, ci ha davvero lasciato basiti, ma tant’è, è vero che noi non siamo storici accademici e spesso nemmeno riconosciuti come ricercatori storici.
Torniamo ora al clou della serata, cioè il match vero e proprio, che ha visto un particolarmente brioso Stojan Spetič attizzare il pacato generale Paolo Inzerilli su alcuni argomenti “caldi”.
La prima osservazione fatta da Spetič è stata che nella nostra zona per descrivere quanto avvenuto tra la Seconda guerra mondiale e l’inizio degli anni ’90 più che di “guerra fredda” si sarebbe dovuto parlare di “guerra a bassa intensità”, visto che qui si sono trovati a lavorare servizi di vari Stati, la Gladio, l’organizzazione “O”, il Noto servizio e chi più ne ha più ne metta, dove il pretesto per il mantenimento di queste strutture in zona era quello della difesa dei confini mentre, dato che il confine orientale dopo il 1945 non era sicuramente più in discussione, in realtà si trattò di un gioco interno al Paese, una scusa per condurre una lotta al di là della legalità contro avversari come il PCI e più genericamente le sinistre, una lotta contro il cosiddetto “pericolo comunista” in Italia. 
Spetič ha anche evidenziato come nella Benecjia (la cosiddetta “Slavia veneta”, ovvero le alte valli del Natisone, al confine tra il Friuli e la Slovenia), dove i comunisti erano una sparuta minoranza, la comunità slovena, cattolica e di destra, fu pesantemente repressa.
La definizione di bassa intensità ha trovato d’accordo il generale Inzerilli, che però ha tenuto a precisare che solo nella zona di Trieste vi sono state tensioni motivate dalla presenza di più etnie, in altre parti la convivenza tra etnie non ha mai creato problemi. Ma va evidenziato che Inzerilli ha esordito dicendo “la parola alla difesa”, come se avesse interpretato le osservazioni del senatore come delle “accuse”. In effetti il generale si è mostrato, oltre che sulla difensiva, anche piuttosto reticente e “giustificativo”, in un modo che ci ha ricordato l’intervento fatto da un altro gladiatore, Giorgio Mathieu, a Trieste lo scorso gennaio (nel corso della presentazione del libro “Gladio” di Pannocchia e Tosolini), teso a ribadire l’estraneità di Gladio a tutto quanto possa essere accaduto in Italia nell’ambito della strategia della tensione. Essendo noi seguaci della vecchia teoria della “scusa non richiesta colpa manifesta”, ogni volta che ci troviamo di fronte interventi così sfacciatamente giustificazionisti, non possiamo fare a meno di drizzare le orecchie ed accettare col beneficio del dubbio le dichiarazioni di Inzerilli.

All’osservazione di Spetič che tra i documenti inseriti nell’istruttoria di Mastelloni si trova un ordine trovato alla caserma Ariete di Udine dove si diceva a 3700 “membri” (Spetič ha ribadito di non essere in grado di dire se fossero membri di Gladio – stante che tutti gli interessati ribadiscono che i “gladiatori” non erano più di 622 – o di quale altra struttura) che in caso di bisogno si dovevano “eliminare i comunisti ed i preti slavi” dalle valli del Natisone, ordine questo diverso da quello diffuso nel resto d’Italia che prevedeva di internare i comunisti e non eliminarli.
Su questo Inzerilli ha commentato che se fosse stato per lui avrebbe radiato dall’albo dei generali il generale che aveva ordinato un tanto, ma non ha smentito né confermato l’esistenza e la genesi di questo documento. 
Poi Spetič ha asserito che dopo il 1948 la Jugoslavia era diventata un alleato degli “occidentali” e quindi non veniva più considerata probabile un’eventuale invasione da parte dei paesi del patto di Varsavia attraverso la “soglia di Gorizia”, ma piuttosto attraverso il Brennero, passando dalla neutrale Austria, valutando che l’Armata jugoslava e la Difesa popolare avrebbero tenuto bloccati gli eserciti del patto di Varsavia se avessero voluto invadere l’Italia attraverso la Jugoslavia.
A questo Inzerilli ha ribattuto che, mentre il cambio politico di Tito fu un dato di fatto, l’Italia non aveva cambiato idea sulla possibilità di essere invasa ed ha definito una “boiata pazzesca” il documento che parlava della possibilità di ingresso dal Brennero, non c’era alcuna sicurezza che l’esercito jugoslavo fosse fedele a Belgrado ma che una buona parte di esso avrebbe collaborato con l’Urss.
Spetič ha poi parlato di vari piani per creare incidenti di frontiera in modo da aumentare la tensione al confine, ed ha citato la nota “Operazione Delfino” del 1966 (della quale ha diffusamente parlato il settimanale “Avvenimenti” nel numero del 22/1/92) operazione che ipotizzava il malcontento dei triestini per le politiche economiche del governo ed in questa circostanza la creazione di un’alleanza tra cittadinanza e non meglio identificati “slavi” che avrebbero dato vita ad una insurrezione da reprimere (insorgenza, nella terminologia gladiatoria). In preparazione a questa insorgenza erano previste azioni eversive provocatorie, che creassero un malcontento nella sinistra, e qui Spetič ha parlato di fatti realmente avvenuti (tra il 1961 e il 1962, specifichiamo), come un attentato al prof. Schiffrer (esponente socialista che aveva fatto parte del CLN triestino); un attentato dinamitardo che distrusse parzialmente la sede del PCI; un fallito attentato alla redazione del quotidiano in lingua slovena Primorski Dnevnik. Noi aggiungiamo che per tutte queste azioni i colpevoli furono identificati in un gruppo di estremisti di destra, inseriti in due gruppi definiti “diretta emanazione del MSI” dagli inquirenti, e cioè Avanguardia Nazionale ed i grottisti del GEST, tra i quali brillava quell’Ugo Fabbri che ha più volte definito la propria attività “orgogliosamente eversiva”.
(Delle attività del GEST e dei suoi adepti, grottisti neri abbiamo accennato, anche se l’argomento richiederebbe uno studio apposito, nel dossier “1972” disponibile in questo stesso sito).
La risposta di Inzerilli è stata che la “Operazione Delfino” era in realtà una semplice esercitazione a tavolino tra quadri che ricoprivano i ruoli di “rossi” e di “neri” (una sorta di Risiko per alti ufficiali?), ma in realtà non era successo niente di quanto scritto, e che questa è stata l’unica esercitazione del genere in 35 anni di attività della Gladio.
Come al solito, quando ci troviamo a sentire queste cose nell’ambito delle relazioni sull’attività della Gladio, noi ci poniamo un paio di problemi. Perché da un lato ci viene descritta l’esistenza della struttura Gladio come necessaria per “garantire la resistenza” nel nostro Paese in caso di attacco da parte dell’Armata Rossa (resistenza che l’esercito regolare del nostro Paese non avrebbe potuto gestire, secondo quanto detto da Franco Tosolini nel corso del sopra citato convegno di gennaio scorso), mentre da un’altra parte c’è questa “minimizzazione” del ruolo della struttura, come nel caso della descrizione della “Operazione Delfino” da parte di Inzerilli, cioè alcuni ufficiali che, strapagati con le nostre tasse, passano le giornate a fare wargames da tavolino.
Sarebbe bello ci spiegassero quale, di queste due descrizioni, delinei la realtà della struttura Gladio.
Il fatto è che, come ha puntualizzato Spetič, la stesura dell’“Operazione Delfino risale alla primavera del 1966, ma a Trieste nell’ottobre del 1966 avvenne una vera e propria rivolta, perché la politica economica del governo aveva sancito la chiusura del Cantiere San Marco, con ripercussioni in termini di licenziamenti tali da mettere in ginocchio l’intera economia cittadina. Ed in quell’occasione la cittadinanza scese in piazza, tirò su barricate, si svolsero degli scontri che non degenerarono in tragedie non sappiamo se per mera fortuna o se per la lungimiranza di chi organizzò l’ordine pubblico. E dato che durante questi scontri si trovarono uniti rivoltosi di sinistra con rivoltosi di destra (per la distruzione del circolo del sindacato ACLI del rione operaio di San Giacomo furono successivamente identificati diversi attivisti di destra), non ci sarebbe stato nulla di strano se tra le migliaia che furono in piazza in quei giorni ve ne fosse stato anche qualcuno facente parte della struttura Gladio.

Successivamente Spetič ha parlato dell’ordine che prevedeva che gli infiltrati della Gladio che venivano scoperti avrebbero dovuto venire “eliminati” per non svelare l’esistenza dell’organizzazione: a questo il generale ha ribattuto che un tanto si legge nell’istruttoria di Casson, ma che non gli risulta che sia mai stato dato l’ordine di “eliminare” chicchessia, e dato che era lui a firmare gli ordini, avrebbe dovuto essere a conoscenza di una cosa del genere. Non è che una risposta data così sia del tutto esaustiva, anche perché (parere personale, ovviamente) sarebbe quantomeno originale che il responsabile di un tale ordine lo ammettesse così platealmente.
Spetič ha poi sollevato la questione dei Nasco, cioè dei depositi di esplosivo della Gladio, e nello specifico quello di Aurisina, che sarebbe diventato un deposito di scambio tra esplosivo jugoslavo (Vitezit) contrabbandato dagli ustaša per fare attentati in Italia (vi sono fondati sospetti che l’esplosivo di piazza Fontana fosse appunto il Vitezit) ed esplosivo italiano inviato in Jugoslavia per fare attentati lì. 
Inzerilli ha risposto sul Nasco dicendo che il deposito era chiuso, l’esplosivo sigillato, che non si trovava in grotta ma in un bunker e che parte dell’esplosivo era stato spostato in una scarpata da alcuni ragazzini che avevano scoperto il bunker e poi ritrovato successivamente; che l’esplosivo che c’era dentro non era italiano né jugoslavo, ma americano ed all’epoca in Italia questo tipo di esplosivo l’aveva solo la Gladio. Il generale ha poi attaccato Spetič per questa “teoria” che sarebbe stata, secondo lui, “presa da Cucchiarelli” (Paolo Cucchiarelli nel “Segreto di Piazza Fontana”, edito da Ponte alle Grazie, sostiene che l’esplosivo usato per la strage sarebbe stato il Vitezit, ipotesi che tra l’altro ci sembra essere al vaglio della magistratura), che secondo lui è inattendibile ed è stato molto contento che la stampa straniera non abbia preso in considerazione questo libro ed ha concluso affermando di averla ampiamente contestata ritenendola un’ipotesi come un’altra, ma per quanto lo riguarda “non sta in piedi” e “carte alla mano tutto questo è falso”.
Non crediamo sia così semplice definire “tutto falso” quanto sollevato da Spetič, né la “teoria” di Cucchiarelli, visto che, ammesso e non concesso che l’esplosivo dei Nasco fosse effettivamente solo esplosivo Nato, il problema che è stato posto non era che l’esplosivo del Nasco fosse stato usato per la strage di Milano, quanto il fatto che il Nasco venisse usato come deposito di scambio di esplosivo, ad uso e consumo di neofascisti italiani e jugoslavi.
Ed in questo contesto di misteri triestini Spetič ha anche ricordato la morte misteriosa di un giovane carabiniere, Bojan Claudi, che si era trovato a fare dei controlli presso un’altra cavità dove si svolgevano strani traffici di esplosivi, e rimase ucciso “per un incidente” nel 1974. Aveva forse visto qualcosa che non doveva vedere? si chiede il senatore, girando la domanda al pubblico.
Si è poi toccato l’argomento dei Nuclei di difesa dello Stato, che secondo Inzerilli erano “una istituzione molto strana”, che aveva dei compiti simili a quelli della Gladio (lotta contro l’invasore e contro il comunismo), ma questi reclutavano civili (gli “esterni”) che non dovevano essere né di destra né di sinistra (anche qui ci sono tornate in mente alcune affermazioni fatte da Tosolini nel corso della presentazione del suo libro “Gladio”, e cioè a domanda se avesse fatto ricerche su un eventuale passato in RSI o collaborazionista dei gladiatori, ha risposto di non avere fatto ricerche perché questa sarebbe stata una domanda sterile, dato che sicuramente sarebbero stati esclusi dall’arruolamento nella Gladio estremisti di destra e di sinistra mentre i socialisti venivano tranquillamente inseriti). Gli NDS nati secondo Inzerilli all’interno della III Armata, furono sciolti tra il 1972 ed il 1973, quando fu sciolta anche la III Armata (va detto che il giudice Salvini ha parlato di probabile scioglimento) ed erano protetti da una parte dei servizi (Inzerilli ha tenuto a precisare che non era la “sua” parte); che degli NDS avevano fatto parte Vincenzo Vinciguerra (l’autore confesso dell’attentato di Peteano, che provocò la morte di tre carabinieri) ed Amos Spiazzi (ufficiale dell’esercito pluriinquisito in un’infinità di indagini relative alla strategia della tensione, ma sempre uscito pulito dai giudizi cui è stato sottoposto), mentre lui, Inzerilli, è sempre stato estraneo agli NDS.

Su un altro punto il generale Inzerilli si è invece un po’ adombrato, quanto Spetič ha chiesto se lo svelamento dei nomi dei 622 gladiatori fosse stato finalizzato a rendere nota una struttura ormai bruciata per proteggerne delle altre, che andavano invece tenute nascoste perché ben più importanti, come la struttura detta “Anello”, (o “Noto servizio”, di cui avrebbe fatto parte anche un nostro concittadino, il dottor Giovanni Maria Pedroni).
Inzerilli ha subito ribattuto di avere “corretto la presentazione” di un libro scritto da una giornalista (qui gli sfuggiva il nome di Stefania Limiti, autrice de “L’Anello della repubblica” edito da Chiarelettere, ma va detto che in tutto il suo intervento il generale ha fatto meno nomi possibile) e che quello che l’aveva colpito nel leggere il libro era che “non esiste un pezzo di carta, non esiste un documento”, che queste cose potrebbero essere anche vere ma senza documenti non sono credibili, e tutti coloro che avrebbero parlato sono morti.
Ora, a prescindere dal fatto che non risulta che Inzerilli abbia “corretto” alcunché della presentazione del libro sull’Anello, va ricordato che quanto riportato nel libro fa parte di indagini giudiziarie ed anche se la gran parte dei testimoni sono morti, non è che una volta morto il testimone la sua testimonianza non ha più valore se essa è stata rilasciate in vita all’autorità giudiziaria, quindi anche in questa risposta possiamo notare una sorta di arrampicata sugli specchi da parte del generale.

Infine una breve annotazione sul fatto che Inzerilli ha più volte ribadito di avere più amici a sinistra che non a destra e che per esempio adesso sta curando la cronologia del sito di un “rifondarolo”, quello della Fondazione Cipriani (dove Luigi Cipriani, che era stato parlamentare demoproletario morì prima che si costituisse il partito della Rifondazione comunista, ma tant’è). Dato che per motivi miei di ricerca (inserisco qui una nota personale, by permission) frequento spesso il sito della Fondazione Cipriani, ho domandato al generale se la cronologia che egli cura è un’altra rispetto a quella curata nel sito dall’ex terrorista di destra Vincenzo Vinciguerra.
Non avrei mai immaginato che di fronte ad una domanda simile il generale si inalberasse dicendo che solo lui cura la cronologia, che Vinciguerra non c’entra e che basta aprire il sito per verificare chi è l’autore della cronologia.
In effetti aprendo il sito si legge:

http://www.fondazionecipriani.it/Kronologia/introduzione.htm
Genesi della Cronologia, Autori e ringraziamenti.
Questa storia italiana, esposta in forma cronologica, è nata come frutto dell\'ingegno e degli studi storici di Vincenzo Vinciguerra, prigioniero politico condannato al carcere a vita per la sua rivendicazione dell\'attentato di Peteano di Sagrado 

Senza entrare nel merito della qualifica di “prigioniero politico” data ad un terrorista assassino confesso, quanto riportato sopra smentisce indubbiamente Inzerilli. 
Ma perché il generale, che aveva dato dimostrazione di pacatezza durante tutto il dibattito (salvo essere un po’ più sanguigno nei suoi attacchi a Cucchiarelli e Limiti) se l’è presa tanto a cuore per una quisquilia simile?



(di seguito l'intervento di Živadin Jovanović, presidente del Forum di Belgrado per un mondo di eguali, alla cerimonia di chiusura delle iniziative per il 65.mo anniversario della Liberazione dal nazifascismo - Mosca 17/12/2010)


No to rewriting the history - by Živadin Jovanović


Mr. Chairman,
Dear Friends,


First of all, I would like to thank the organizers of this extremely important Conference for the kind invitation and worm hospitality. It is indeed great honor to participate in the final events dedicated to the 65th anniversary of the Victory over Fascism and Nazism, under auspices of Federal Council of the Federal Assembly of the Russian Federation. Heroic City of Moscow, symbolizes the greatest contribution of the former Soviet Union to the victory over Fascism and Nazism.

The Belgrade Forum for a World of Equals, an independent, non-party and non-profit organization, as well as the general public in Serbia, are profoundly worried by continued attempts of rewriting the history of the 20thcentury, distortion of the outcome of the Second World War and undervaluation of historic importance of the verdicts of the Nuremberg Trial., While appearing in various forms, fields and degrees, depending on the concrete circumstances, this process seems to be encompassing the whole of Europe and beyond, thus becoming global phenomena. It is necessary to note that it is progressing in parallel with some other processes such as transition of the former socialist countries and global economic crises compared by many scholars with the crises of the 30-ties of the last century. Another simultaneous process, worth mentioning is degradation of the role of United and the international Law Order established after the Second World War.  
At the same time Europe and the world are undergoing the process of militarization, expansion of military installations towards East Europe is cross-netted by more foreign military basis today than at the time of the highest Cold War confrontation. World arms’ expenditure has risen to unprecedented 1.5 trillion USD per year, while military-industrial complex is privileged in decision making process and regarded as savor from further economic downfall.
Current world economic crises has already led to further widening of the gap between rich and poor, internationally and within individual countries, including reachest ones. High unemployment, misery and discontent have become worldwide reality causing deep social, political and moral problems, xenophobia and racism, including. From time to time, the public is told that certain nations have missionary role to “help” other nations to “democratize”, to adopt their system and values even by use of force if they deem it necessary. 
These developments and practices represent very fertile soil for revival of ideologies of Nazism and Fascism, falsification of history, rehabilitation of those responsible for atrocities and war crimes during the Second World War undervaluation of the liberation struggle against Fascist occupiers.   
Attempts to revise the outcome of the Second World War can be traced, with different extent and forms, in various fields, but first of all, in mass-media, education and history-science. They are also present in arts (films), TV series, sports, popular music. Some political parties in various European countries, as well as some national and international institutions, one way or the other, do contribute to revision of history, rehabilitation of collaborators, quislings’ formations and their leaders. In some instances, national and international judiciary is manipulated and abused for the same purposes.

Having regard aforesaid, revival of the Nazi and Fascist ideologies on such large scale can hardly be considered spontaneous. Therefore, it would be useful to explore and answer some questions, such as – what are the sources of financing of the revival of Nazi and Fascist ideologies? Then, is there a political will to adopt global response to the process of revival of these ideologies, or how to come to such a response?    
Rehabilitation of Nazism and various quislings’ formations is particularly disturbing in the Balkans where the crimes of Fascist occupiers and their helpers were horribly cruel setting up death camps, encouraging civil war, redrawing state borders to install satellite states (“Independent State of Croatia”, “Greater Albania” from 1941-1945). Particularly worrying are false interpretations that the current attempts to rehabilitate quisling formations and downplay the role of anti-Nazi and anti-Fascist movements and Liberation struggle are part and parcel of democratization, reconciliation and modern, future oriented policies.
Yugoslav crisis of the 90-es gave a rise to revision of history. In fact, destruction of Yugoslavia was revision of the results not only of the Second, but also of the First World War, even of the Balkan wars. 
Serbia has particular reasons to be worried about rewriting the history.
First, Serbia, within Yugoslavia, gave great contribution to the victory over Nazism and Fascism. However, people’s liberation struggle against occupying Fascist forces, close cooperation with other allied forces, particularly with Red Army of USSR, is often undervalued, neglected or distorted in mass media, education and political practice.
Second, Serbia suffered enormous human losses, far the most of 1.7 million of human losses of Yugoslavia. In fact, Serbs were the victim of genocide. Only in the concentration camp of Jasanovac, located in the Hitler’s puppet state “Independent State of Croatia” about 700.000 of Serbs, Jews and Gypsies were killed. There is a tendency to neglect, downplay, or distort real proportions of enormous human losses, in one hand and to downplay responsibility for unprecedented crimes against humanity, opn the other hand.
Third, attempts to rewrite the history concerns the results of the First World War, the set of Versailles agreements (Trianon). These attempts sometimes go thus far as to even accuse Serbia for the outbreak of the First World War as Richard Holbrook did in his book on Dayton! 
And forth, during the last twenty years Serbia has been experiencing “in vivo” the revision of history of the 20-th century, the results of the two World Wars and even, results of the Balkan Wars: the second and third Yugoslavia has been destroyed in coordination of internal separatist forces and their foreign protectors, through the bloody civil wars. The role of neo-Nazi ideologies and its followers in separatists movements in this regard should not be neglected (“Ustashi” and others).

Kosovo and Metohija, the symbol of Serbia’s statehood, religion and culture, has been occupied through brutal 1999 NATO military aggression. While

under UN mandate and contrary to the UN SC resolution 1244 this Serbian territory has been stolen from Serbia and handed over to the leaders of international organized crimes, who are responsible, inter alia, for massive abduction of human beings and sale of human organs . 
Serbian nation which had lived in Yugoslavia for over 70 years has been fragmented – part turned into refugees, part into new, openly discriminated national minorities, and part still remains deprived of the basic human rights in Kosovo and Metohija. Some Serbs are living in 21-rst century barbed-wired ghettos. Monuments of Serbian culture, 150 medieval monasteries and churches, even centuries old graveyards, have been destroyed while the Province has been under UN mandate. About 500.000 Serbian refugees and displaced persons are still in Serbia without the right to safe return to their ancestral homes in Croatia and Kosovo and Metohija. 
In spite of all this, in the course of the last 20 years major western powers and huge propaganda machinery have been portraying Serbia as the culprits of the outbreak of civil wars in Croatia and Bosnia, for 1999 NATO aggression, for unilateral, illegal secession of Kosovo and Metohija 2008 - even for ethnic cleansing of Serbs from their homes and for genocidal crimes committed against them. The corporate capital dominated mass media attributed collective responsibility to Serbs and portrayed the late president Slobodan Milosevic as a dictator worse then Adolf Hitler himself. Hague tribunal established without legal basis in the UN Charter, in practice, turned into a political instrument of condemning Serbia’s civil and military leadership, rewriting the history of the Balkan, justifying NATO military aggression which led to unilateral secession of 15 per cent of Serbia’s state territory. 
Support to the secessionist forces in former Yugoslav republics, in Kosovo and Metohija and satanization of Serbia and Serbs, is perceived by major part of Serbian public, by many other friendly nations, by independent-minded scholars in Europe, USA and the world, unjust, imperial practice in line with the slogan “divide et impera”, as revenge, be it for resisting to globalist hegemony, be it for Serbia’s historically verified contribution to the victory of Allies in both World Wars. 
Nowadays, Serbia is undergoing blackmail to accept loosing Kosovo and Metohija in exchange for membership to EU! Apparently, in the interest of peace and stability! It should be noted however, that this is not immoral and illegal only, but dangerously counterproductive in relation to the peace and stability. It seems as if the 1938 Sudetes lesson has been forgotten.   

Our priorities should be:

  • Creative and active position in defending results of the two World Wars through encouraging historians, writers, journalists, schools in preserving  the truth and resisting all kind of distortions and falsifications of the history;
  • Government agencies should provide all necessary conditions for scientific institutions and civic organizations willing to engage in realization of concrete projects for uncovering the roots and objectives of falsification of history;
  • Active role in all governmental and non-governmental forums, especially within the system of United Nations (ECOSOC, UNRESCO), through IPU and other parliamentary assembles;
  • Upgrading awareness of the youth and students on the crucial importance of safeguarding the truth of the past and tragic consequences of Fascism and Nazism;
  • Examining the role of education and viability of channeling certain initiatives through UNESCO;
  • Strengthening the basic principles of the International World and Law Order established after the Second World Order, especially, reinforcing the prime role of UN Security Council, notwithstanding necessity for further development and adjustments of international institutions

Dear Friends,

Let me conclude, that Serbia and Russia have shared, more or less, the same ideals of freedom, independence and dignity, same destiny throughout the history, always being allies and never enemies one to the other. I am sure that this  historic experience will be guiding our peoples in the future in  common endeavors for Europe and the World without Nazism and Fascism.

Thank you.


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Gift for Mr. Chairman:
The book The Twilight of the West - NATO aggression - Never to forgethttp://www.en.beoforum.rs/index.php/books-belgrade-forum-for-the-world-of-equals.html


    1Address at the International Conference “World without Nazism: Global Goal of the entire Humanity”, held in Moscow on December 17th, 2010, under auspices of  Federation Council of the Federal Assembly of the Russian Federation 

    2Report of Hon. Dick Marty, Reporter of the Board for legal issues of the Parliamentary Assemble of the Council of Europe submitted to the Assembly in December 2010 for consideration and adoption at the session convened for January 25th, 2011.