Informazione

(english / italiano)

Alcuni secessionismi sono più uguali degli altri?

È proprio il caso di parafrasare Orwell ne "La fattoria degli animali" ("Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri") per descrivere l'atteggiamento "a geometria variabile" ed i "doppi standard" usati in Occidente sulla questione  delle rivendicazioni nazionali. 
Mentre la NATO caldeggia e saluta, in continuità perfetta con la politica distruttiva tenuta nel corso di tutto il processo di squartamento e soggiogamento della Jugoslavia, la secessione kosovara addirittura calendarizzandola per il 10 dicembre p.v. (termine dei colloqui di Vienna), in altri paesi si "regolano i conti" con movimenti indipendentisti ben più legittimi dal punto di vista storico e dei diritti negati.
In Georgia il regime atlantista di Saakashvili minaccia un intervento contro le repubbliche caucasiche russofone; in Spagna Zapatero fa arrestare TUTTA la dirigenza di Batasuna e scaglia la polizia soprattutto contro le sedi dell'ala comunista del movimento basco. 
D'altronde, la preoccupazione di Zapatero per quello che potrebbe succedere dopo la secessione del Kosovo era stata espressa a chiare lettere solo pochi giorni fa: "Il principio dell'integrità territoriale difeso dalla Russia nel caso del Kosovo riguarda molti Stati, e riteniamo che sarebbe fortemente irresponsabile non rispettarlo"... ( http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/5665 ) Speriamo che, almeno, Zapatero tenga fede a questa dichiarazione, non riconoscendo la "indipendenza" kosovara quando sarà il momento. 
(a cura di I. Slavo)


1) Marco Santopadre sui recenti sviluppi nei Paesi Baschi

2) Saakashvili pledges to restore Georgia’s territorial integrity soon


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Paese Basco

Batasuna: "L'arresto dei nostri dirigenti è una dichiarazione di guerra"

   

Marco Santopadre

Pernando Barrena, l'unico portavoce del partito indipendentista basco Batasuna rimasto in libertà, ha dichiarato oggi durante una conferenza stampa che l'ondata di arresti avvenuta nei Paesi Baschi contro la direzione collegiale della sua formazione politica non può che essere considerata come "una dichiarazione di guerra per chiudere la porta all'indipendentismo basco". Ed ha riaffermato che la sinistra basca continuerà senza tentennamenti a lottare per la difesa dei diritti del popolo basco, per "l'indipendenza e il socialismo". Durante l'incontro con la stampa, il leader basco ha inoltre fatto sapere che ritiene un "sequestro" la detenzione dei militanti della sinistra indipendentista.
Nella notte fra giovedì e venerdì, la polizia ha arrestato in una mega retata ben 23 dirigenti baschi fra cui buona parte della direzione di Batasuna. Barrena era attorniato da un centinaio di dirigenti e militanti di spicco della sinistra indipendentista, alcuni dei quali probabilmente componenti della nuova Direzione Collegiale che prenderà il posto di quella appena decapitata. Tra i presenti, oltre a vecchi dirigenti della sinistra basca, anche il segretario generale del sindacato LAB, Rafa Diez.

Migliaia di baschi in piazza contro - e malgrado - la repressione

Intanto si sono svolte oggi numerose manifestazioni popolari contro la repressione: 5000 persone hanno sfilato nelle vie del centro di Bilbao, circa 3000 sono scese in piazza a Donostia, 400 a Hendaia (sul versante francese del Paese Basco). Anche a Gasteiz una marcia contro la repressione si è svolta nel tardo pomeriggio. A Irunea (Pamplona) la manifestazione, convocata nei pressi della stazione degli autobus, è stata proibita e dissolta violentemente dalla Polizia Nazionale Spagnola, che nelle cariche ha ferito seriamente un manifestante che è stato ricoverato in ospedale.
Per quanto riguarda la repressione l'organizzazione Askatasuna - la cui portavoce Ohiana Agirre è stata arrestata martedì insieme al responsabile esteri di Batasuna Joseba Alvarez - ha reso noto che una giovane di Bilbao, che aveva realizzato una scritta su un muro per esprimere solidarietà ai dirigenti di Batasuna arrestati giovedì, è stata fermata ed accusata di "incitamento al terrorismo".

I sindaci indipendentisti: "Disponibili a tutto per fermare la TAV"

 

Le manifestazioni di oggi - altre ne sono state già convocate per i prossimi giorni - non rappresentano la unica risposta popolare, e tutta politica, alla strategia di annichilimento della sinistra basca adottata dal governo del socialista Zapatero con la retata di giovedì. Ormai tutti gli arrestati sono stati rinchiusi in alcuni commissariati di Madrid in regime di completo isolamento, impossibilitati ad avere ogni tipo di contatto con avvocati o familiari e in balia quindi della forze di sicurezza e dei loro metodi di "interrogatorio".
Ma già oggi alcuni esponenti della sinistra basca hanno ribadito che le vertenze intraprese finora rimangono tutte aperte.
Nel pomeriggio numerosi sindaci e rappresentanti municipali - per lo più di Accion Nacionalista Vasca (sinistra patriottica), ma anche di altri partiti baschi di sinistra come Aralar, Ezker Batua e Zutik, hanno annunciato durante una assemblea tenutasi a Elorrio che utilizzeranno tutte le opzioni a propria disposizione per "paralizzare" il progetto dell'alta velocità nei loro territori. I rappresentanti istituzionali locali hanno in questo modo risposto all'appello della piattaforma popolare "AHT gelditu!" (Stop all'alta velocità) che da tempo si batte per fermare la distruzione del territorio basco e che definisce la TAV una "iniziativa antisociale ed antiecologica".
La repressione aumenta, ma la lotta - politica - non si ferma.


Domenica 7 ottobre

Madrid: il Tribunale Speciale ordina la carcerazione dei dirigenti indipendentisti

 

Di Marco Santopadre

 

Baltasar Garzón, giudice dell’Audiencia Nacional, ha rilasciato oggi due abitanti di Segura (Gipuzkoa) arrestati nel corso della maxiretata di giovedì sera contro la sinistra patriottica basca, ma ha al tempo stesso chiesto l’ingresso in prigione per gli altri 21. La possibilità di poter evitare l’incarcerazione in cambio del pagamento di una cauzione di 10 mila euro sembra sussistere solo nei casi di Egoitz Apaolaza, dirigente del partito Accion Nacionalista Vasca, e di Haizpea Abrisketa e Jean Claude Agerre, i due componenti della direzione di Batasuna con passaporto francese.

Tutti e 23 gli arrestati di giovedì, tra i quali vi sono 16 membri della Mesa Nacional di Batasuna e due dirigenti di Azione Nazionalista, sono dovuti passare questa mattina per la Quinta sala dell’Audiencia Nacional, dove il giudice Garzon ha tentato di interrogarli – ma stando ad informazioni filtrate gli imputati si sarebbero rifiutati di rispondere – ed ha proceduto alla lettura dei capi d’accusa. In otto casi la Fiscalia parla di reiterazione del delitto nei confronti di altrettanti dirigenti di Batasuna che non hanno rispettato il divieto di svolgere attività politica nonostante fossero già sottoposti a procedimento penale dopo la messa fuori legge della propria organizzazione. Tra questi il coordinatore e il responsabile della comunicazione della formazione di sinistra, Joseba Permach e Juan José Petrikorena, già sotto processo perché considerati responsabili della subordinazione di Batasuna dell’ETA e del finanziamento dell’organizzazione armata attraverso gli introiti derivanti dalle “Herriko Tabernas”, le sedi sociali che il movimento possiede in tutto il territorio basco. Gli altri sono stati invece accusati direttamente di “collaborazione con organizzazione terroristica”, a causa della loro partecipazione alla riunione di Segura di giovedì e di riunioni simili svoltesi precedentemente.


Ibarretxe si smarca: “L’illegalizzazione delle idee non è il cammino giusto”

Questo sul fronte della persecuzione giudiziaria della sinistra basca. Per quanto riguarda invece la solidarietà con gli arrestati sono state indette anche per il pomeriggio di oggi nuove mobilitazioni dopo che ieri circa 15.000 baschi sono scesi in piazza nelle 4 principali città ed in altri comuni minori rispondendo ad un appello alla reazione immediata lanciato proprio da Batasuna. Mentre dalle fila del Partito socialista non si è levata una sola voce di critica nei confronti della strategia di violenta e brutale repressione intrapresa dall’esecutivo Zapatero, oggi il lehendakari (governatore) della Comunità Autonoma Basca Juan José Ibarretxe, del Partito Nazionalista Basco, si è detto contrario all’arresto della direzione di Batasuna. In visita alla diaspora basca in Argentina, Ibarretxe ha affermato: “L’illegalizzazione delle idee non è il cammino giusto. Avete per caso visto mai il governo britannico mettere fuori legge il Sinn Fein irlandese o mettere in carcere la sua direzione?”. Il lehendakari ha ribadito che la soluzione del conflitto può derivare esclusivamente dal dialogo, senza esclusioni, tra tutte le forze politiche, Batasuna compresa.

Solidarietà agli arrestati dai maggiori sindacati baschi.

Intanto il segretario generale del sindacato LAB, Rafa Díez, ha detto di giudicare gli arresti di giovedì “un passo ulteriore nella strategia di criminalizzazione dell’indipendentismo basco” e un tentativo di “condizionare la sinistra patriottica” per costringerla a rinunciare alle sue rivendicazioni. Durante una conferenza stampa Diez ha informato che il sindacato patriottico di cui è leader ha convocato per giovedì una giornata di sensibilizzazione con manifestazioni all’interno delle imprese accomunate dallo slogan “No alla repressione. La parola e la decisione al popolo basco”.

Ma segnali di netta critica nei confronti di Zapatero giungono anche dal principale sindacato basco. ELA, vicino al PNV, ha accusato il capo del governo di Madrid di continuare le politiche repressive del suo predecessore Josè Maria Aznar nel tentativo di eliminare la sinistra abertzale dalla società. ELA ha annunciato la convocazione per lunedì di una manifestazione a Bilbao con il fine di rigettare gli arresti che hanno colpito Batasuna.

 
Ondata di sabotaggi nei Paesi Baschi

Dopo gli attacchi di giovedì notte, si sono moltiplicati nelle ultime ore gli episodi di “kale borroka” (guerriglia urbana) da parte dei giovani indipendentisti. Un gruppo di incappucciati ha lanciato bottiglie molotov contro un autobus di linea nella località di Gorliz (Bizkaia) dopo aver obbligato il conducente a scendere. dall’incendio. Nell’attacco, avvenuto alle 15 di oggi, l’autobus è rimasto completamente distrutto. Due filiali bancarie, una del Banco de Vasconia e l’altra del Banco Gipuzkoano, sono invece state attaccate la scorsa notte con l’uso di bombe incendiarie nella località navarra di Alsasua. Altri artefatti sono stati lanciati, sempre ad Alsasua, contro la locale sede del sindacato socialista UGT. Alle prime ore della notte, nella località gipuzkoana di Orereta, un gruppo di giovani ha tentato di incendiare la porta del garage del sindaco socialista della cittadina. Nel centro antico di Bilbao un altro gruppo di incappucciati hanno costruito barricate di fuoco e poi danneggiato quattro casse automatiche nel quartiere di Santutxu. Barricate di fuoco sono state erette intorno alla mezzanotte nel comune di Abadiño, causando un forte rallentamento del traffico.

Nella località navarra di Beriain agenti della Guardia Civil hanno arrestato ieri due giovani, di cui uno minorenne, trovati in possesso di materiali definiti come “inneggianti al terrorismo”: in realtà si trattava solo di cartelli e adesivi di solidarietà con i dirigenti di Batasuna. I due giovani, poi denunciati per apologia del terrorismo, sono stati fermati durante un controllo effettuato dalla polizia militare spagnola nelle strade del piccolo centro.



=== 2 ===


Itar-Tass
October 6, 2007

Saakashvili pledges to restore Georgia’s territorial integrity soon

TBILISI - Georgian President Mikhail Saakashvili
pledged to restore Georgia’s unity soon. 

“We will prepare for a peaceful reunification of the
country well and then restore the unity of the country
by all means. It will happen soon,” Saakashvili said,
addressing a rally of several thousand people in
Zugdidi, five kilometres from the Gali district of the
breakaway republic of Abkhazia. 

“The time when the fate of Georgia was decided in
Moscow is long gone. The fate of Georgia will be
decided in Georgia by the peoples living in the
country,” he said. 

A week ago, Saakashvili vowed to restore Georgia’s
territorial integrity during his presidency. 

Speaking at the opening of a motor road in the upper
part of the Kodori Gorge, Saakashvili said, “During my
presidency, I’ll complete the process of Georgia’s
unification and the restoration of the country’s
territorial integrity.” 
....
Saakashvili was elected president for five years in
January 2004. Under Georgian laws, the same person may
be elected president twice. The next presidential
elections in Georgia will be held in January 2009, not
in October-November 2008 together with parliamentary
elections. 

Saakashvili said many times he would run for a second
term. 

Central Georgian authorities have not been controlling
half of South Ossetia since 1992. 

Tbilisi lost control over a considerable portion of
Abkhazia, except the upper part of the Kodori Gorge
that makes up 15 percent of the breakaway republic’s
territory, in September 1993. 


(Source: R. Rozoff)





Tetova after Kosova (3)


(Source: R. Rozoff via stopnato @ yahoogroups.com 

The previous parts can be read here:

http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/5617

http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/5639

Il dossier in lingua italiana può essere letto qui:

http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/5627 

Vedi anche / see also: Pan-Albanian intellectuals call for Greater Albania

http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/5567 )


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http://www.adnkronos.com/AKI/English/Politics/?id=1.0.1209811816

ADN Kronos International (Italy)
August 17, 2007

Macedonia: Ethnic Albanians urge Federal state


Skopje – An ethnic Albanian movement in Macedonia,
known as Ilyrida, has called for the country to be
federalised and has appealed to all ethnic Albanian
deputies to quit the Macedonian parliament and to form
their own.

Ethnic Albanians make about one-quarter of Macedonia’s
two million population and have 29 MPs in the 120-seat
parliament. But in a statement carried by Macedonian
media on Thursday, Ilyrida demanded that the country
be divided into two equal federal entities – one
Macedonian and the other Albanian.

Ilyrida recalled that 99 percent of ethnic Albanians
in Macedonia voted at a referendum in 1992 for the
creation of an autonomous Ilyrida in the western part
of the country.

The movement's statement called on ethnic Albanian MPs
to proclaim the Republic of Ilyrida in the western
city of Tetovo and to quit Macedonian institutions.
But Ilyrida president Nevzat Halili told the media he
saw nothing new in the statement “which has been sent
in our name,” and distanced himself from it.

Commenting on the controversy, government spokesman
Ivica Bocevski said tersely that “the state
institutions keenly follow the situation in
Macedonia."

Meanwhile, police refused to comment on Ilyrida’s
claim that its “armed members” controlled a part of
Macedonian territory.

Ethnic Albanians rebelled in 2001 [and] the dispute
was ended by the Ohrid peace accord, which met most of
ethnic Albanian demands.

Ohrid granted more rights and local self-rule to the
Albanians, providing for the redrawing of electoral
boundaries in some municipalities to give ethnic
Albanians a majority in these areas.

The accord also made Albanian the second official
language in several cities, including the capital,
Skopje. Acknowledgement of ethnic-Albanian rights was
formalised in amendments to the Macedonian
constitution approved by parliament in late 2001.

While historians differ on the origin and historic
role of Ilyrians, it is generally believed they
inhabited the western Balkans around 1,000 B.C.

Present day Albanians claim to be their
descendants....

With the breakup of the former of Yugoslavia during
the 1990s Balkan wars, the Ilyrian movement continued
to symbolise the striving for unification of ethnic
Albanians in several Balkan countries.

It has gained strength since Serbia’s breakaway Kosovo
province - with a 90 percent ethnic Albanian majority
- started to drift towards independence in 1999.

Belgrade, which opposes independence, has repeatedly
warned it would have a domino effect on Macedonia,
Montenegro and northern Greece, which have sizeable
ethnic Albanian populations. 


http://www.makfax.com.mk/look/novina/article.tpl?IdLanguage=1&IdPublication=2&NrArticle=82756&NrIssue=451&NrSection=10

MakFax (Macedonia)
September 12, 2007

Police raise charges against three involved in
Vaksince incident

Skopje - Macedonian Police raised formal accusations
against three persons suspected of having killed the
Matejce police commander and injured two police
officers in Vaksince.

The accused are the brothers Zaim and Sqender Alili
from Kumanovo's nearby village of Vaksince and
Xheljadin Hiseni from the village of Lojane.

Right after the armed attack, Zaim managed to escape
to Kosovo with a gunshot wound and Macedonia has
requested his extradition.

As to Sqender, there are indications suggesting that
he was killed in the shootout; however, the
investigative authorities have not confirmed his death
as yet.

The three are suspected of having killed the commander
Fatmir Alili and injuring the police officers Jance
Kitanov and Slagjan Kostovski at the entrance of the
Vaksince village early on Monday.

The charge sheet counts include murder, two murder
attempts and attack on an official during conducting
duties of security nature.


http://www.makfax.com.mk/look/novina/article.tpl?IdLanguage=1&IdPublication=2&NrArticle=82857&NrIssue=452&NrSection=10

MakFax (Macedonia)
September 13, 2007

Macedonia requests extradition of Alili

Skopje - Macedonian authorities formally requested
that the UN Mission in Kosovo (UNMIK) extradite Zaim
Alili in connection with the Vaksince shooting that
left one police officer dead and two others injured.

The Ministry of Justice said it has submitted a formal
extradition request to UNMIK on Wednesday. The request
contains the necessary documents in accordance with
provisions of Macedonia's criminal law.

Legal proceedings against Zaim Alili are underway in
the Kumanovo District Court in connection with
felonies committed beforehand. Alili has been charged
with murder, assault on a police officer, and
violence.

Fatmir Alili, the commander of the police station in
Matejce, was killed and two police officers Jance
Kitanov and Slagjan Kostovski were severely injured
when a group of gunmen led by Alili opened fire on a
police vehicle last Monday just outside Kumanovo's
village of Vaksince.

On Wednesday, the Interior Ministry filed charges
against Xheladin Hiseni of the village of Lojane and
Zaim's brother Skender Alili, who probably died in the
shooting. Nonetheless, the authorities have no
official information on his death.


http://www.focus-fen.net/index.php?id=n121858

Focus News Agency (Bulgaria)
September 12, 2007

Macedonia: Tanusevci Village still under Commander
Hoxha people’s control


Skopje - The Tanusevci Village, situated close to the
Kosovo border and north from the Macedonian capital of
Skopje is still under the control of the brigades of
Commander Hoxha, a correspondent of FOCUS News Agency
to the Macedonian capital reported.

Border checkpoints are checking all entrants.

Tanisevci was visited by some the members of the
Democratic Union for Integration of Ali Ahmeti. The
brigades of Commander Hoxha demand administrative
attachment of four villages around Tanusevci to Kosovo
and are ready to conduct a referendum with the local
Albanians.

FOCUS News Agency reminds:

The villages close to Tanusevci on the Kosovo border
have been the bone of contention between the federal
authorities in Skopje and the ethnic Albanians since
1991. 


http://www.focus-fen.net/?id=n122550

Focus News Agency (Bulgaria)
September 20, 2007

Commander Hoxha’s fighters: offensive against
Tanusevci is invention of Serbian services


Tanusevci - The Macedonian offensive against Tanusevci
Village is a myth of the Serbian services [sic], one
of the fighters of Commander Hoxha announced to FOCUS
News Agency as a comment on the statements in
Macedonian newspapers that Macedonians attacked the
village Monday.

Tanusevci Village, which is close to the Kosovo
border, is still under the control of Commander
Hoxha’s brigades.

Statements of Skopje media about an attack and
two-hour defense are untrue, Albanians from Commander
Hoxha’s group say.

The target is independent Kosovo, one of the Albanians
in Tanusevci says to FOCUS News Agency. 


http://www.adnkronos.com/AKI/English/Politics/?id=1.0.1331532297

ADN Kronos International


http://www.esserecomunisti.it/index.aspx?m=77&f=2&IDArticolo=18709

Politiche securitarie: Chi è legale e chi illegale?

di A. A.

su redazione del 04/10/2007


Ieri a Porta a Porta, con l'intramontabile Vespa, ormai infinito quanto Pippo Baudo, a trattare il tema del giorno c'era il Ministro della Giustizia.

Dunque, tra le cento rapine del mese ce ne è una che casca a fagiolo per dare sostanza alla indecente politica securitaria che, stando alle anticipazioni, farà tabula rasa di buona parte degli articoli costituzionali in tema di giustizia penale. Il tema della puntata è la sciagurata rapina fallita di un ex della lotta armata degli anni "70 da anni in semilibertà. Un bel colpo per i fautori della tolleranza zero all'italiana: quella che a partire dai lavavetri per arrivare, c'è da giurarci, al dissenso sociale e politico, mira a far piazza pulita dei lacci e lacciuoli che erano sopravvissuti all'avvento delle leggi cosiddette "eccezionali" (in realtà mai sospese) varate sul finire degli anni "70. Si tratta di una politica mirata, costruita negli anni, volta a strumentalizzare un disagio in larga parte prodotto da scelte di politica estera e militare ben al di fuori dei dettami costituzionali, come le guerre a cui l'Italia si è prestata violando leggi, Costituzione e diritto internazionale: a proposito di legalità e di impunità (è il caso dei vicini Balcani).

Ma dietro questa campagna d'odio reazionaria, dove si affaccia lo spettro minaccioso di una nuova xenofobia, si nasconde dell'altro, qualcosa di ancora più torbido. Come mai infatti dietro la facciata ipocrita di una classe politica tutta orientata a esigere (dagli altri) un rigore legalitario inflessibile, calpestando in realtà la base dei nostri principii costituzionali esattamente come avviene in alcune dittature, si nascondono ben più loschi traffici capaci di condizionare, se non guidare, scelte di politica decisive per il futuro del nostro Paese e dei popoli mediterranei? Non è ormai un mistero per nessuno, anche se pochi si azzardano a pronunciarne il nome, il rapporto strettissimo che lega settori importanti della politica italiana, assolutamente trasversali, con la malavita kosovaro-albanese, con quella che autorevoli esponenti degli apparati di polizia (assolutamente inascoltati) definiscono la più potente e ramificata organizzazione criminale a livello europeo. Eppure è a questa mafia che si è consegnato il potere nel vicino Kosovo, ed è sempre a questa realtà criminale che il nostro governo, in continuità con i precedenti, vuole consegnare anche formalmente uno status di indipendenza territoriale violando le disposizioni ONU in materia e numerosi accordi internazionali. E' anche così che si darà nuova forza ai traffici, già ora egemoni, che da quella Regione si diramano nel resto d'Europa alimentando quel senso di insicurezza che ora si vorrebbe addebitare ai più deboli, e spesso alle vittime, di questo complesso criminale: i lavavetri, gli ultimi, i rom, i pària del nostro tempo insomma. E non solo: i dissidenti, i "sovversivi" per classificazione, quelli che non ci stanno e non rinunciano al loro NO!

E' una triste realtà quella di un Paese capace di andare avanti per emergenze successive, per strumentalizzazioni di episodi circoscritti finalizzate all'affermazione di concezioni liberticide, dove la legge diventa uno strumento differenziato e anche formalmente non uguale per tutti. Chi si può permettere mediatiche chiamate alle armi, chi si può permettere il terrore razzista e squadrista e chi non può opporsi a tutto questo. Come a Milano nel corso della protesta antifascista dello scorso anno, come in altre mille occasioni.

Tutto quello che è già una realtà strisciante sta per essere formalizzato e definito in misure di legge, il pacchetto sicurezza e quanto potrà seguire dopo. Sempre che questo governo non inciampi sulle sue stesse forzature, e cada in un nulla di fatto. Ciò che ha resistito fino ad ora rischia di soccombere, come dire che la "democrazia" formale nel nostro Paese è mai come adesso in pericolo. Poco importa se non c'è più il governo Berlusconi, il pacchetto Amato è sul piano delle garanzie assai peggio del precedente pacchetto Pisanu. Non c'è che dire. Un bel capolavoro specialmente considerando che la risicata vittoria elettorale avvenne anche puntando su una concezione della giustizia assai garantista, riformatrice in senso avanzato, dove la massima espansione del ricorso alle misure alternative, e ai criteri dell'Art.27 della Costituzione italiana, sarebbe stato il perno di un sistema penale rinnovato rispetto alla concezione del Codice Penale fascista tuttora in vigore. E' quell'art.27 della Costituzione che il Ministro della Giustizia Mastella ha tentato di spiegare ai telespettatori, chiarendo che il vero tema è proprio quello della sua sostanziale abrogazione, a partire dalla legge Gozzini che si inseriva nel meccanismo di questo articolo costituzionale mai applicato fino in fondo. Lo stesso articolo, questo molti non lo sanno, che vede nei fatti esclusi già da tempo migliaia di detenuti italiani, in particolare quelli condannati negli ultimi anni per reati di tipo associativo e di pericolo presunto, quei reati "originali" che non presuppongono il compimento di alcun atto illecito ma sono reati in sé, risiedono nel pensiero, nell'essere, nell'esistere di una persona che in quanto tale deve vedersi rinchiusa fino all'ultimo giorno della sua condanna; una condanna intesa come misura afflittiva fine a se stessa.

Certo, in Italia c'è sempre la possibilità discrezionale che in attesa di una sentenza definitiva un giudice intervenga per concedere misure di attenuazione. E' il caso degli arresti domiciliari, e delle misure di reinserimento in ambito lavorativo e familiare, ma non appena la sentenza si fa definitiva per questi imputati pesa sempre, in caso di condanna, contraddittoriamente e in maniera perversa ed illogica, l'esclusione dalle misure alternative, da quanto prevede la legge Simeone, la legge Gozzini ecc. e il ritorno a condizioni detentive a regime speciale (peraltro illegittime) per ogni minimo residuo pena, fosse anche di pochi giorni. Siamo sicuri ciò non toccherà quegli indagati eccellenti che proprio in questi giorni sono stati associati all'inchiesta per concorso nello stragismo fascista (o di Stato) degli anni "70.

Un sistema penale in mezzo al guado: ma, "tranquilli", a passare per intero dall'altra parte, abolendo pure le discrezionalità dovute all'autorità giudiziaria e abolendo ogni misura alternativa anche per i reati minori, ci sta pensando il Ministro dell'Interno. E il pragmatico e acuto politologo ospite del teatrino di Porta a Porta non poteva non chiudere segnalando una banale ovvietà: se le cose stanno così non rimane che costruire nuove carceri. Ma di questo passo forse occorreranno gli stadi.


http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=6935


The Return of War with Serbia?

by Yelena Shesternina

 

Global Research, September 30, 2007

RIA Novosti - 2007-09-10


In a recent onslaught against the Kosovo Albanians, the Serbian authorities have gone over from strong albeit diplomatic statements to threats.

If Kosovo declares independence unilaterally, Belgrade will take extreme measures - seal the borders, impose a trade embargo and return its troops to the province to restore Serbia's territorial integrity.

Dusan Prorokovic, Serbia's state secretary for Kosovo, said this in an interview with the Serbian media, which was promptly re-printed by The New York Times. If he had made this statement at a regular session of the Serbian cabinet, it could have been passed for routine domestic debates, but now it may cause a major row not only between Belgrade and Pristina, but also between Russia and the West.

True, the Serbian officials were quick to refute this statement. First, Serbian Charge d'Affairs to Russia Jelica Kurjak said in Moscow that Serbia was not going to make war with anyone, and that both the president and the prime minister had expressed this position many times. Later, Serbian Foreign Minister Vuk Yeremic spoke much in the same vein.

It is obvious that Serbia is not going to fight with Kosovo. How can it return its troops to the territory, which is protected by the NATO-led 16,000-strong KFOR (Kosovo Force) contingent of peace monitors from 35 countries? It is also clear why this statement was made. Having no more pressure leverage on Pristina, whose independence is a resolved issue, the cornered Belgrade is resorting to threats in the hope they may produce the desired effect.

But Prorokovic has gone too far, and Serbian President Boris Tadic is not likely to be happy with his revelations. The head of state and other parties to the conflict are trying to save face but without much success. The Albanians have rejected compromise options like the Belgrade-proposed even greater degree of autonomy for Kosovo with the IMF membership and access to the World Bank. Making up more than 90% of Kosovo's population, they want independence for the province, and the sooner, the better.

In summer, it seemed that Kosovo would unilaterally secede from Serbia before the parliamentary elections in November. After all, the policymakers have to report on their performance to the voters - more than 90% of them favor independence. Moreover, they enjoy impressive support from Washington - both George W. Bush and Condoleezza Rice have said that there is no alternative to the Pristina-sought option.

Now the proclamation of independence has been suspended - everyone is waiting for December 10, when the contact group reports to the UN Secretary-General. There is no hope for progress at the talks until then. Pristina has already announced that after December 10, Kosovo will act as an independent state. An official from the Kosovo UN mission predicts that a week after the deadline about 60 states will recognize Kosovo's independence, among them the United States, Britain, France, Albania, Baltic nations, Switzerland and Muslim countries. Greece, Cyprus, Spain, Bulgaria, Hungary and Russia will definitely vote "no."

For its part, Serbia has pledged itself to sever diplomatic relations with all allies of the Albanian Kosovars, but this is hard to believe. This sounds similar to the recent threat about another armed invasion. Hoping to enter the European Union, Belgrade is not likely to have a big squabble with the West.

Surprisingly, Belgrade's threats tend to be much more effective than its diplomatic efforts in dealings with the West. The U.S. media are seriously painting apocalyptic scenarios for the province - the UN plan may lead to another nightmare; after the declaration of Kosovo's independence, the Serbian north will secede from the province; the Serbian police will don Serb uniforms; the Albanian militants will attack not only the northern hotbed of Serbian resistance but other vulnerable enclaves, which are still heavily populated by Kosovo Serbs.

The Wall Street Journal predicts that the UN peace monitors will not be able to stop this new wave of violence, just as they failed to do this in 2004. Judging by all, until mid-December we will hear quite a few threatening statements from Serbian officials, all the more so since they are falling on fertile soil.