Informazione

AL SERVIZIO DEL PAPA E DELL'IMPERATORE


<< "Noi musulmani abbiamo bisogno di un papa forte", dice il gran
mufti di Sarajevo Mustafa Ceric al settimanale tedesco Zeit in una
lunga intervista. Secondo il gran mufti, Benedetto XVI, che ieri è
rientrato dal viaggio in Turchia, a Ratisbona ha fatto benissimo a
difendere la fede contro la sete di dominio del fanatismo religioso.
(...) "L'imam di Sarajevo il venerdi usava pregare per il Kaiser",
ricorda. >>

(fonte: Il Foglio quotidiano, 2/12/2006)


Incontro internazionale dei Partiti comunisti e operai a Lisbona


Il 10-12 novembre scorso si è svolto a Lisbona il tradizionale Meeting Internazionale dei Partiti Comunisti e operai, a cui hanno preso parte delegazioni di 63 partiti da ogni parte del mondo, mentre 17 partiti, impossibilitati per varie ragioni a partecipare, hanno inviato messaggi o contributi scritti.

Questo "evento" è stato costruito negli anni sopratutto per iniziativa del KKE greco, e infatti le prime otto edizioni si sono svolte ad Atene. Quest'anno il partito organizzatore è stato il Partito Comunista Portoghese (PCP), a conferma di uno sforzo per una maggiore circolarità e socializzazione nella preparazione di questo tipo di Conferenze,  divenute la principale occasione di incontro/confronto per la quasi totalità dei Partiti comunisti del mondo.

Questo, già in sé, è un fatto di rilievo: dopo il crollo dell'Urss e la fase di isolamento/smarrimento delle forze comuniste, riprende un dialogo ed un confronto multilaterale che si era per molti anni interrotto, ed emergono anche i primi segni di una volontà di cooperazione e azione comune o convergente. Il tema all’ordine del giorno non è certo quello di una nuova "Internazionale dei comunisti", di cui non esistono certamente oggi le condizioni; lo spirito di questi appuntamenti è viceversa quello di offrire a tutte le forze comuniste e  rivoluzionarie un "luogo" ed una occasione di confronto e di coordinamento.
Chi volesse leggere i vari interventi (per ora disponibili solo in inglese, francese, spagnolo, portoghese) potrà rendersi conto di quanto la ricerca sia aperta e non ingessata o precostituita.

Tutti i materiali della Conferenza sono disponibili sul sito del PCP all'indirizzo:

 

 

oppure  su  www.solidnet.org

La conferenza è stata ignorata dalla grande stampa italiana. Dall’Italia erano presenti PRC e PdCI, entrambi con delegazioni non particolarmente rappresentative. Gli organi di stampa dei due partiti italiani non hanno neppure dato la notizia dell’incontro e della loro presenza. L’unico giornale italiano che ne ha parlato, alla vigilia, è il quotidiano della Margherita, “Europa”, in un articolo che viene qui di seguito riprodotto per conoscenza, assieme ad alcuni materiali di documentazione sulla Conferenza già disponibili in italiano.


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(dal quotidiano Europa, 10 novembre 2006)
 
Incontro internazionale dei partiti Comunisti e Operai

Il compagno Giordano snobba Lisbona

 

di DANIELE CASTELLANI PERELLI

L’iracheno che stringe la mano all’americano, il palestinese all'israeliano, il francese che siede accanto all’italiano. Non è ne l'aldilà nè un’assemblea dell'Onu particolarmente felice. E’ l’incontro inter­nazionale dei Partiti Comunisti e Operai che si terrà a Lisbona da oggi a domenica, e in cui si riuniran­no più di 70 falci e martello di tutto il mondo. Come sempre sarà presente, per l'Italia, anche il partito di Rifondazione co­munista. Quest’anno, però, c'e una novità. Il Prc, infatti, parteci­perà con una delegazione decisa­mente di basso profilo. E il fatto non è casuale. L’incontro si è tenuto ogni anno, ad Atene, fin dal 1998, e per il partito di Fausto Bertinotti hanno sempre preso parte personalità di primo piano, da Rina Gagliardi a Ramon Mantovani a Graziella Mascia. Stavolta no. Non ci andrà il segretario nazionale Franco Giordano, non ci andrà il suo braccio destro Gennaro Migliore, e nemmeno il meno noto responsabile degli esteri Fabio Amato. Ci andrà un dirigente di secondo piano, Federica Miralto. Provate a vedere sul sito del Prc, e non troverete minima traccia dell’incontro organizzato dai compagni portoghesi, che attenderanno invano i massimi leader di Refundaçao. Sul sito del Prc troverete invece la ragione vera dell’assenza dalla conferenza di Lisbona: oggi e domani è previsto a Roma il secondo incontro internazionale dei rappresentanti del partito della Sinistra Europea. E’ qui che il Prc sarà pienamente rappresentato: il segretario nazionale, il ministro Paolo Ferrero, la vice ministra degli esteri Patrizia Sentinelli, i capigruppo alla camera e al senato.

Rifondazione comunista sta puntando tutto sulla Sinistra europea, associazione che è nata nel gennaio 2004 e di cui fanno parte in tutto un­dici partiti della sinistra radicale continentale. Al punto da trascurare i vecchi compagni dell'Internazionale comunista. E’ un’osservazione non da poco, perchè questo attivismo, questo movimento a livello internazionale dà lo specchio di un movimento interno del Prc. “Se vuole sa­pere se per noi sono sullo stesso piano la Sini­stra europea e l'Internazionale dei partiti co­munisti e operai glielo dico subito - dice espli­cito Ramon Mantovani, deputato, ex responsa­bile degli affari internazionali del Prc e membro della commissione esteri – è assolutamente più importante la prima”.

Ovvero, è più importante un movi­mento che nel nome non ha nemme­no la parola comunista, che include tanti partiti non comunisti e persino un ex socialdemocratico come il tedesco Oskar Lafontaine, ex ministro delle fi­nanze di Gerhard Schroder. “Non deve sorprendere, d'altronde noi ci chiamia­mo "Rifondazione" proprio perchè ab­biamo sempre mirato a rifondare il co­munismo - aggiunge Mantovani - La parola "comunista” non appare neanche nel Gue/Ngl, il nostro gruppo al parla­mento europeo la cui sigla sta per "Si­nistra unitaria europea/Sinistra verde nordica". E questo perchè all'interno dei due gruppi ci sono anche movi­menti non comunisti, sarebbe stata una violenza usare quella parola”.

La Sinistra europea si inquadra dun­que nel progetto di rinnovamento che il Prc ha intrapreso da anni? “Assolutamente sì - conferma Mantovani – E’ un luogo di innovazione politico-cultu­rale in cui fare contaminazione, un luo­go in cui incontrarsi con tutte le sinistre antagoniste, radicali, pacifiste e non neoliberiste d'Europa». Incontrarsi, ma non solo, e questa è una novità: “Per troppo tempo i vari partiti della sinistra radicale continentale si sono mossi solo all’interno dello stato nazionale. La Si­nistra europea non è solo un luogo di riunioni, ma vuole essere un soggetto politico attivo, che si impegni in inizia­tive concrete”.
Ecco spiegata l'accelerazione che Rifondazione, promotrice e fondatrice della Sinistra europea (di cui Bertinotti è presidente), ha impresso al progetto. Ecco spiegati i tappeti rossi (in tutti i sen­si) con cui Giordano ha accolto la settimana scorsa i tedeschi Gysi e Lafontaine, e la decisione di preferire l’incontro romano a quello lisbonense.
In Portogallo saranno presenti, come sempre, i Comunisti italiani di Oliviero Diliberto, che manderanno anch’essi
una figura non di spicco, Andrea Genovali. Sono solo osservatori della Sinistra europea, e stanno invano tentando di entrare nell’associazione: il Prc lascia le porte chiuse, e si tiene Lafontaine tutto per sè. ”E’ un progetto escludente”, si lamenta Genovali, ed e una conferma the il Prc ci tiene. L'accelerazione va di pari passo a importanti affermazioni della sinistra radicale in mezzo mondo, dall'India alla Grecia, dal Sudafrica all’Italia, come non è sfuggito all’Economist (che per  Ber­lusconi era comunista, ma rimane pur sempre la voce della City). Per il settimanale londinese, i Refounded Com­munists italiani mostrano i muscoli: “La Finanziaria tassa-e-spendi dimostra la lo­ro influenza, come lo stop alle privatiz­zazioni”.
“Il comunismo prospera, dopo tutto forse la storia è dalla loro parte. Le memorie dei crimini sovietici stanno svanendo, le azioni dell'America precipita­no e le ingiustizie del capitalismo glo­bale sono un obiettivo facile – conclude l'Economist ‑ I comunisti hanno sempre avuto buone canzoni. I loro slogan politici sulla giustizia e sulla solidarietà potrebbero an­cora suonare vuoti per qualcuno, ma ora risuonano più estesamente”.


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www.resistenze.org - 18-11-2006

Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai

 

Lisbona, 10-12 novembre 2006

 

Comunicato stampa conclusivo

 

La versione in inglese del comunicato emesso al termine dell’Incontro di Lisbona è stata tradotta dal Centro di Cultura e Documentazione Popolare per www.resistenze.org  (dove si trovano tradotti in italiano diversi materiali relativi all’Incontro) ed è reperibile anche nella Rassegna stampa di www.lernesto.it  

 

 

1. Un incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai si è tenuto a Lisbona, il 10, 11 e 12 novembre 2006, sul tema : “Pericoli e potenzialità dell’attuale situazione. La strategia dell’imperialismo e la questione dell’energia. La lotta dei popoli e l’esperienza dell’America Latina. La prospettiva del socialismo”.

 

L’Incontro, che ha visto la partecipazione di 63 partiti e a cui 17 partiti che, per varie ragioni, non hanno potuto essere presenti, hanno inviato messaggi di saluto, ha messo in rilievo gli aspetti più rilevanti della situazione internazionale. Oltre ad avere espresso un forte allarme per le grandi minacce che caratterizzano il nostro tempo, ha manifestato la propria fiducia nella capacità dei popoli di costringere l’imperialismo a desistere dai suoi disegni egemonici e a realizzare nuove avanzate, sulla strada del progresso sociale, della pace e del socialismo.

 

2. L’Incontro ha rilevato la crescente acutezza della lotta di classe e sottolineato la necessità di intensificare la lotta contro il neoliberalismo e il neocolonialismo e contro l’offensiva dello sfruttamento da parte del grande capitale, che – attaccando i valori umani più elementari – è responsabile della regressione sociale, culturale e democratica.

 

3. E’ stato messo in evidenza che il neoliberalismo, il militarismo, la guerra e l’attacco ai diritti fondamentali, alle libertà e alle garanzie sono componenti inseparabili dell’offensiva del grande capitale e dell’imperialismo.

 

La lotta per il dominio sulle risorse energetiche del pianeta è un fattore importante nella geopolitica dell’imperialismo, sia in termini di collaborazione che in termini di rivalità, come si può constatare in Europa, Medio Oriente, Asia Centrale, Africa e in altre regioni.

 

Allo stesso tempo, i partecipanti hanno denunciato lo spreco di risorse energetiche dovuto ai consumi senza limiti che caratterizzano le società capitalistiche.

 

4. E’ stata presa in considerazione la necessità di intensificare la lotta contro il militarismo e la guerra; per il ritiro delle forze di occupazione dall’Afghanistan e dall’Iraq; per lo scioglimento della NATO e degli altri patti militari aggressivi; per la drastica riduzione delle spese militari che devono essere dirottate verso la promozione dello sviluppo; per l’eliminazione delle basi militari straniere. L’urgenza della questione del disarmo, e in particolare del disarmo nucleare, è stata ancora una volta evidenziata.

 

5. La generalizzazione degli attacchi contro i diritti fondamentali, le libertà e le garanzie dei cittadini appare una linea di tendenza particolarmente inquietante nella situazione internazionale. E’ stata condannata l’adozione da parte del Congresso USA delle pratiche della tortura e del terrorismo di Stato.

 

I presenti all’incontro hanno lanciato un vibrante appello alla lotta in difesa delle libertà democratiche, contro l’avanzata dell’estrema destra, contro la xenofobia, il razzismo, il fanatismo religioso e l’oscurantismo, contro l’anticomunismo. Essi hanno espresso la loro solidarietà con i giovani comunisti Cechi, chiedendo il ripristino dei diritti della Gioventù Comunista Ceca. Hanno respinto i tentativi di criminalizzare le forze e i popoli che resistono allo sfruttamento capitalistico e all’oppressione imperialista.

 

6. I partecipanti hanno inteso valorizzare la crescente resistenza contro l’ingerenza e l’aggressione imperialista e hanno sottolineato l’importanza del rafforzamento della solidarietà con tutti i popoli che si trovano in prima linea in quella lotta.

 

Essi hanno sottolineato il significato della forte resistenza che le forze di occupazione USA e NATO devono fronteggiare in Afghanistan e in Iraq. Sono state condannate le minacce contro la Siria e l’Iran, diventate particolarmente serie negli ultimi giorni. E’ stato richiesto il pieno rispetto della sovranità del Libano. I partecipanti hanno denunciato i crimini perpetrati da Israele in Libano e in Palestina, e la complicità dell’Unione Europea con gli USA, che porta la responsabilità per la situazione di repressione e catastrofe umanitaria a Gaza e nel West Bank. Essi hanno espresso il loro sostegno alla lotta per il completo ritiro di Israele da tutti i territori Arabi occupati nel 1967, nel rispetto delle relative risoluzioni dell’ONU, e la loro attiva solidarietà con l’OLP e il Popolo Palestinese nella lotta per l’instaurazione di un proprio Stato indipendente e sovrano sul territorio della Palestina.

 

7. Le concrete esperienze di lotta in paesi e regioni diversi hanno generalmente trovato spazio negli interventi, a conferma che i lavoratori e i popoli non intendono rassegnarsi e che, persino nelle attuali condizioni, conquiste di libertà nella direzione della sovranità e del progresso sociale sono possibili.

 

Sono stati salutati i progressi delle lotte popolari e antimperialiste che stanno dilagando in America Latina e i processi di sovranità e cooperazione nella solidarietà che là hanno luogo. Solidarietà è stata espressa con Cuba socialista – rinnovando la richiesta di cessazione del blocco criminale imposto dagli USA -, con il popolo del Venezuela e la sua Rivoluzione Bolivariana, con il popolo della Bolivia e con altri popoli dell’America Latina e dei Caraibi.

 

8. L’importanza e l’urgenza del socialismo sono state in generale sottolineate. Dallo scambio di opinioni è emersa l’incapacità del capitalismo di fornire soluzioni ai problemi urgenti con cui si confrontano i lavoratori e i popoli, e sono state rilevate le minacce a cui il capitalismo espone il futuro del pianeta. Sempre di più il socialismo emerge come alternativa al capitalismo e come condizione per la sopravvivenza dell’Umanità stessa.

 

9. E’ stato messo in rilievo come l’attuale situazione internazionale renda particolarmente indispensabile rafforzare la cooperazione di tutte le forze progressiste e antimperialiste e, in particolare, quelle dei Partiti Comunisti e Operai di tutto il mondo. In tal senso, lo svolgimento di questo tipo di Incontri, è stato valutato come un’arena per lo scambio di informazioni, di esperienze, di punti di vista e per la possibile definizione di posizioni e iniziative comuni. E’ stata presa in considerazione l’importanza del fatto che ne venga garantita la continuità.

 

Varie questioni, linee d’azione e iniziative per lo sviluppo della solidarietà e dell’azione comune dei Partiti Comunisti e Operai, come pure delle altre forze progressiste e rivoluzionarie, sono state proposte, in particolare:

 

- Contro il militarismo e la guerra e in particolare per il ritiro delle forze di occupazione dall’Iraq;
- Per lo scioglimento della NATO e l’eliminazione delle basi militari straniere;
- Contro la strategia imperialista nel Medio Oriente e per azioni di immediata solidarietà con il Popolo Palestinese e per l’invio di missioni di solidarietà in Palestina e Libano;
- Di solidarietà con il Venezuela Bolivariano, con la Bolivia e con Cuba Socialista, attraverso la promozione di una settimana di azioni comuni di solidarietà con questo paese;
- Contro il revisionismo storico, la copertura del fascismo, e l’anticomunismo, mettendo in risalto date significative, come l’11 settembre in Cile;
- Contro l’offensiva neoliberale scatenata per smantellare i diritti e le conquiste dei lavoratori, operando per rafforzare l’azione di massa e il movimento sindacale di classe e per difendere i lavoratori migranti;
- Utilizzare la partecipazione ad eventi internazionali per tenere incontri e coordinare l’attività dei comunisti;
- Stimolare la cooperazione tra i Partiti su base regionale e su questioni specifiche.

 

E’ stato dato risalto all’importanza della battaglia delle idee nel nostro tempo. I partecipanti hanno messo in rilievo quanto sia necessario celebrare il 90° anniversario della Rivoluzione d’Ottobre con varie iniziative ed hanno espresso il loro appoggio al progetto di iniziativa internazionale da realizzarsi nella Federazione Russa.

 

Il PCP ha informato della sua intenzione di promuovere un’iniziativa internazionale, a livello europeo, in coincidenza con la presidenza portoghese dell’Unione Europea, nel secondo semestre del 2007.

 

10. La data, il luogo e il tema per l’Incontro Internazionale del 2007 saranno decisi dalla riunione del Gruppo di Lavoro dei Partiti Comunisti e Operai, che avrà luogo in tempi adeguati, e saranno annunciati in una Conferenza Stampa.

 

11. L’Incontro ha approvato un “Appello contro il militarismo e la guerra, per la libertà, la democrazia, la pace e il progresso sociale” e una “Mozione di solidarietà con l’America Latina e Cuba”.

 

12. Questo incontro ha visto la partecipazione dei Partiti inclusi nella lista annessa a questo Comunicato Stampa.

 

Lisbona, 12 novembre 2006

 

 

Incontro di Lisbona 10-12 novembre 2006: Partiti partecipanti
 
Algerian Party for Democracy & Socialism, PADS
Communist Party of Argentina
Communist Party of Australia
Democratic Progressive Tribune, Bahrain
Workers Party of Belgium


IL COORDINAMENTO NAZIONALE PER LA JUGOSLAVIA ADERISCE CONVINTAMENTE ED INVITA TUTTI I CITTADINI AMANTI DELLA PACE A PARTECIPARE ALLA MANIFESTAZIONE DI MASSA CHE SI TERRÀ IL 2 DICEMBRE 2006 A VICENZA, CONTRO LA COSTRUZIONE DI UNA NUOVA BASE MILITARE PER L'AEREONAUTICA DEGLI STATI UNITI D'AMERICA PRESSO L'AEREOPORTO "DAL MOLIN".

BASTA CON LA MILITARIZZAZIONE DEI TERRITORI!
NO ALLE SPESE MILITARI CHE SOTTRAGGONO RISORSE A SERVIZI, LAVORO, SVILUPPO!
FUORI L'ITALIA DALLA NATO, FUORI LA NATO DALL'ITALIA - YANKEE GO HOME!

Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia

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INFORM AZIONI LOGISTICHE

PER PULLMAN E AUTO USCITA OBBLIGATORIA AUTOSTRADA VICENZA EST

Ritrovo corteo ore 13.00 a Villa Tacchi in Viale della Pace; ora partenza corteo entro le 14.00 dalla Caserma EDERLE.  

COMUNICATO TECNICO PER LA MANIFESTAZIONE DEL 2 DICEMBRE A VICENZA.
 
Per favore prendete nota che l'assemblea permanente (riunita a Montecchio M. mercoledì 22 sera), su proposta del gruppo di lavoro incaricato ha deciso che il corteo del 2 dicembre partirà in viale della Pace TASSATIVAMENTE NON OLTRE LE 14, per evitare di giungere col buio al punto finale: il parco giochi di Lobbia, in comune di Caldogno, poco oltre l'aeroporto Dal Molin, dove è previsto uno spettacolo conclusivo della manifestazione. Siete pregati perciò di precisare a tutti che il concentramento è DALLE ORE 13 nel tratto fra la caserma Ederle e villa Tacchi: lì si formeranno i vari settori del corteo come deciso nelle riunioni tecniche (se siete in tempo, correggete gli avvisi scritti). Si prega anche di avvertire tutti coloro che arriveranno a Vicenza per l'autostrada che il casello di uscita è VICENZA EST.
N.B.: Stiamo trattando per attivare un servizio di trasporto da e per la stazione ferroviaria. La giunta cittadina è furiosa, ma speriamo di farla ragionare: se vogliono evitare i pericoli di vandalismo che tanto paventano il miglior modo è di evitare il più possibile il passaggio "disorganizzato" per la città, prima e (soprattutto) dopo del corteo (per quest'ultimo lo stesso assessore di AN ammette che non ci sono problemi). Il principio (per loro) dovrebbe essere lo stesso che usano per le tifoserie del calcio. A meno che qualcuno non abbia voglia che "qualche cosa succeda" per accendere la miccia della criminalizzazione e del killeraggio mediatico: in questo caso sapremmo con certezza a chi attribuirne la responsabilità politica. Siete caldamente invitati a fare pressione con tutti i mezzi a vostra disposizione per sostenere questa posizione presso gli uffici competenti e sulla stampa... e a portare pignatte e fischietti. Grazie. (Paolo C.)

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A Vicenza, per la difesa della terra, per un futuro senza basi di guerra.

Vicenza è salita prepotentemente alla ribalta delle cronache, negli ultimi tempi. Purtroppo non per le bellezze architettoniche o paesaggistiche che la contraddistinguono, ma perché questa città è stata scelta, all’insaputa dei suoi abitanti, per diventare lo snodo principale delle politiche militari statunitensi. L’aereoporto Dal Molin di Vicenza dovrebbe diventare, secondo gli strateghi del Pentagono, la base logistica più importante dell’esercito americano, proiettando la propria potenza di fuoco nel già martoriato Medioriente. La 173^ Airborne Brigade, attualmente dislocata tra Vicenza e la Germania, si trasformerebbe in una Unità d’Azione, pronta in poche ore a trasferirsi, armi e bagagli, nei vari scenari di guerra.
Questa è la volontà dell’amministrazione Bush.
Qualcosa di nuovo si è invece manifestato nella nostra troppo spesso sonnacchiosa città. Un movimento che, dal basso e in maniera del tutto autonoma, si è sollevato, ha organizzato una resistenza potente a questo progetto, aprendo una contraddizione enorme alla politica “ufficiale”, quella dei partiti, di centrodestra e centrosinistra. Se il governo precedente ha lavorato sottobanco per favorire questo insediamento militare, l’attuale governo ha dimostrato ben poca voglia di contrastarlo. Anzi, il ministro della difesa del governo Prodi ha testualmente definito “coerente e compatibile con le politiche militari del governo” questa nuova base di guerra.
Il movimento vicentino ha posto al centro della propria battaglia due aspetti fondamentali, tra loro concatenati: la tutela del territorio e dei beni comuni, lo spazio cittadino come identità collettiva, da difendere anche e soprattutto in nome delle generazioni future; in maniera altrettanto forte il no alla guerra e il rifiuto di diventare complici, più o meno consapevoli, di un meccanismo che produce lutti, tragedie e sofferenze, che rende la nostra vita quotidiana sempre più incerta e pericolosa. Questo movimento si è allargato proprio perché ha prodotto, nell’immaginario collettivo, l’idea che resistere a questo scempio fosse possibile, nonostante le enormi difficoltà e le pressioni messe in atto da chi vorrebbe speculare e far colare centinaia di migliaia di metri quadri di cemento, o da chi pensa che la guerra e le sue basi siano un modo come un altro per guadagnare soldi, e vede nelle caserme l’unico sistema per esportare democrazia e pace.
Questo intreccio forte ha permesso al movimento vicentino di espandere il proprio consenso anche oltre i confini locali, di far diventare questa lotta come propria da chiunque lo volesse.

Il movimento vicentino contro la nuova base Usa lancia quindi una manifestazione nazionale, da tenersi il 2 dicembre a Vicenza.

Quello che noi vogliamo costruire è un appuntamento che riproduca le dinamiche e le caratteristiche fin qui emerse, nel rispetto della battaglia che i cittadini di Vicenza in primis hanno fin qui condotto, capace di riprodurre in piazza la ricchezza di un movimento moltitudinario, che dia l’idea della sua ricchezza e della sua molteplicità di pensiero, linguaggio e pratica. Una piazza capace idealmente di mantenere assieme tutti coloro che si oppongono alla distruzione del territorio con quelli si oppongono alla guerra e lottano per la pace.
La piattaforma che scaturisce dal dibattito vicentino, marca alcuni punti fondamentali:

- No alla sottrazione e distruzione del territorio e dei beni comuni per la costruzione di presidi militari

- No alla guerra, alla sua mistificazione che la vorrebbe “buona” o “cattiva”, santa o umanitaria. No all’aumento delle spese militari.

- Desecretazione degli accordi riguardanti le basi militari e accesso pubblico alle informazioni

L’Assemblea Permanente di Vicenza, che riunisce comitati, associazioni, movimenti e singoli cittadini, lancia inoltre a tutte/i una campagna verso il 2 dicembre. Proponiamo quindi di costruire, per i giorni 24 e 25 novembre, delle iniziative territoriali davanti alle prefetture, ai municipi, alle basi militari, per lanciare la manifestazione nazionale del 2 dicembre, in solidarietà ai comitati e ai cittadini di Vicenza.

Vicenza, 5 novembre 2006


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Appello per una manifestazione nazionale a Vicenza del 2/12 contro le servitù militari e contro la guerra
 
Vicenza, 2006. O un qualunque anno della guerra globale permanente.
Una tranquilla cittadina di provincia, del nordest produttivo. Che ospita già la caserma USA Ederle, la Gendarmeria Europea, Il Coespu, scuola di addestramento per militari dei “paesi in via di sviluppo”. E ora, forse, anche il Dal Molin aeroporto di guerra, con un investimento del governo americano di 800 milioni di dollari. La nostra città, quindi, destinata a diventare un nodo importantissimo per i nuovi assetti militari mondiali. Ma facciamo un passo indietro: ci sono alcune storie che vanno raccontate. Due anni fa, governo Berlusconi: il sindaco Hullweck inizia una serie di viaggi a Roma, si comincia a parlare di un nuovo progetto per Vicenza, firmato Usa, ma nessuna notizia certa trapela.
2006, governo Prodi: ormai a ridosso della scadenza con gli Stati Uniti, scoppia il caso Dal Molin; il progetto è devastante, sia come impatto sul territorio, sia dal punto di vista che una città Unesco, come Vicenza, non può fondare la sua esistenza su un'economia di guerra.
I cittadini, i movimenti, le associazioni si organizzano e dicono NO al Dal Molin base militare.
Lo dicono in maniera determinata, con rumorose presenze in consiglio comunale, raccolta firme (più di diecimila in un mese!), convegni informativi, blocchi del traffico, fiaccolate, scioperi studenteschi e, non ultima, l'invasione delle piste dell'aeroporto.
Nel frattempo, inizia il rimpallo di responsabilità tra sindaco, di centro-destra, e governo, di centro-sinistra, dove nessuno vuole prendere in mano la patata bollente della decisione finale, ma tutti sono concordi nel definire gli Stati Uniti e la loro politica di difesa “amica” e coerente con le politiche militari italiane.
Tutto questo sulla pelle dei cittadini, il cui parere non viene neanche considerato. Ma queste sono cose già viste: inutile raccontare come i giornali stiano manipolando l'opinione pubblica; come gli Americani stiano già mettendo in piedi delle strategie di apertura alla città, in modo da non creare ulteriori malumori...
Chi si trova a fare i conti con una servitù militare in casa, sa benissimo di cosa si sta parlando.
E si finisce, volenti o nolenti, per esserne complici. Perchè la guerra non è solo quella eclatante delle prime bombe in Iraq. E' anche il piccolo gesto quotidiano, le azioni minime a cui finiamo per abituarci. E' il defender dell'esercito che ti passa ogni due minuti sotto casa, perchè di fianco hai una base militare, sono i soldati in assetto di guerra che corrono alle 7 del mattino di fronte alle scuole elementari, sono l'abitudine a vedere muri di cemento armato e fili spinato.
Le basi della guerra sono il paradigma della guerra globale permanente nei nostri territori, la guerra che plasma menti e coscienze. La guerra irrompe costantemente nelle nostre vite, non è una cosa astratta, quanto invece tremendamente reale. La guerra ha bisogno di nascondersi, di imbellettarsi, di truccarsi, per cercare di trovare consenso. Così le guerre diventano addirittura umanitarie, i soldati diventano missionari di pace. La politica abdica al proprio compito e demanda a fucili e diavolerie militari la risoluzione dei conflitti. Von Clausewitz finisce nel cestino, la guerra diventa l'elemento costituente del “nuovo ordine mondiale”. Iraq, Palestina, Libano, così come il Messico o il Darfur, la risposta delle diplomazie e delle elites politiche sono sempre le stesse: armi e guerra. Però guerre buone, che diamine! Guerre che portano pace. Peccato che per migliaia di uomini, donne e bambini questa pace sia eterna. Come spiegare loro che le pallottole umanitarie sono per il loro bene? Ingrati.
Dire NO al Dal Molin in maniera forte e determinata vuol dire dire no alla guerra e a chi ne è complice. Basta basi di guerra e non solo nel nostro territorio, ma in tutta Italia, in tutta Europa, ovunque. Perchè è una questione che riguarda tutti, pur partendo da una piccola città di provincia. Lo diciamo lanciando, come gli Zapatisti, un'altra campagna: una campagna verso il 2 dicembre, giornata nazionale di manifestazione contro la guerra e le basi che nel nostro territorio ne rappresentano la logistica e gli interessi. Ovviamente a Vicenza. Per fare la guerra ci rubano la terra, ed è il tempo di difenderla.

Il 2 dicembre 2006 tutti a Vicenza: basta basi, basta guerra.
Osservatorio contro le servitù militari- Vicenza.

Per info e adesioni: nodalmolin@... 

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SABATO 2 DICEMBRE TUTTI/E A VICENZA CONTRO LA COSTRUZIONE DELLA BASE USA NELL’AEROPORTO DAL MOLIN E CONTRO LA GUERRA.
 
Comunicato del Comitato nazionale per il ritiro dei militari italiani
 
L’opposizione al progetto statunitense di costruzione della base militare sta crescendo giorno dopo giorno nella città di Vicenza, nonostante i tentativi di criminalizzazione in atto contro gli organismi attraverso cui i vicentini hanno deciso di rappresentare  la loro lotta e nonostante una campagna stampa intenta ad evocare scenari “genovesi” il 2 dicembre.
 
La manifestazione nazionale del 2 dicembre a Vicenza è un appuntamento molto importante per tutto il movimento contro la guerra e le basi militari. La riuscita della manifestazione  può rafforzare l’opposizione ai progetti di militarizzazione del territorio, al crescente militarismo e interventismo bipartisan e all’aumento delle spese militari del nostro paese. La mobilitazione popolare è il soggetto incomodo che può frenare e stoppare i progetti speculativi/finanziari (Tav in Val Susa), impedire la trasformazione ad uso militare dell’aeroporto Federico Fellini di Rimini per il transito di truppe USA, costruire le condizioni politiche per una riduzione delle servitù militari in Sardegna e la restituzione alla comunità sarda delle proprie terre.
E’ pur vero che il movimento pacifista nel nostro paese è rifluito dopo la protesta degli anni scorsi, ma evidentemente ha sedimentato nei territori capacità e volontà di resistenza alle scelte belliciste dei governi e delle istituzioni nazionali e internazionali.
Il Comitato nazionale per il ritiro dei militari italiani ritiene urgente e necessario dare stabilità e continuità alle iniziative, rafforzare il radicamento sociale e popolare, costruire una rete dei comitati, degli organismi e comunità locali per progettare e coordinare le iniziative nazionali contro il militarismo e la militarizzazione della nostra società.
 
COMITATO NAZIONALE PER IL RITIRO DEI MILITARI ITALIANI
www.disarmiamoli.org  
info: disarmiamoli@libero .it

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STRUTTURA DEL CORTEO IN ORDINE DI POSIZIONE

FAMIGLIE CON BAMBINI, STATUNITENSI PER LA PACE, E ASSEMBLEA PERMANENTE (TESTA DEL CORTEO) QUI SOLO BANDIERE "NO DAL MOLIN" E LO STRISCIONE "DIFENDERE LA TERRA, PER UN UN FUTURO SENZA BASI DI GUERRA"

CAMION con la postazione di Radio Sherwood

COMITATI CITTADINI, ASSOCIAZIONI LOCALI ADERENTI: cooperative, beati, ...

CENTRI SOCIALI

CUB, SINDACATI DI BASE,

CENTRI SOCIALI

PARTITI POLITICI

COMITATO VICENZA EST E RIFONDAZIONE COMUNISTA (CODA CORTEO)


MUSICA E SPETTACOLI ALLA FINE DELLA MANIFESTAZIONE

I Nerovivo, Luca Bassanese, L'Impossibile Banda degli Ottoni, Seven Gnoms e Skart Crew suoneranno alla manifestazione nazionale di sabato 2 dicembre contro l'insediamento di una nuova base militare americana all'aeroporto Dal Molin di Vicenza. I concerti si terranno al parco giochi di via Aeroporti a Rettorgole  Le cittadine e i cittadini dell'Assemblea Permanente di Vicenza


PER ADERIRE INVIA UNA MAIL ALL'INDIRIZZO nodalmolin@...

oppure scrivi la tua adesione sul Blog di www.AltraVicenza.it

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ALTRI LINK:


VICENZA. LA GUERRA PREVENTIVA DENTRO CASA

La storia, i pericoli, i documenti e le mobilitazioni contro la nuova base militare USA all'aereoporto Dal Molin

http://www.contropiano.org/Documenti/2006/Ottobre06/DossierDalMolin/Dal-Molin_dossier.asp


Vicenza, 2 dicembre: manifestazione nazionale contro le servitù militari e contro la guerra

http://www.informationguerrilla.org/vicenza-2-dicembre-appello-per-una-manifestazione-nazionale-contro-le-servitu-militari-e-contro-la-guerra/


Video/Appello per la manifestazione nazionale del 2 dicembre a Vicenza contro la costruzione di una nuova base militare al Dal Molin


VIDEO: "No Usa al Dal Molin". L'intervento del capogruppo PRC al consiglio comunale di Vicenza

http://www.youtube.com/watch?v=gl-0ItBWQYw


Aggiornamenti, approfondimenti e rassegna stampa 

http://www.globalproject.info/art-10058.html


Base di Vicenza: Rimodulazione delle forze Usa

http://www.resistenze.org/sito/os/ip/osip6f11.htm

Ancora un’altra base militare U.S.A. a Vicenza, Italia
Coordinamento Comitati Cittadini



Scarica i manifestini da attaccare in tutti gli angoli di strada, nei bar, alle fermate dei bus, ecc. (da elaborare graficamente!):





(I partiti comunisti e dei lavoratori riunitisi a Praga gli scorsi 25 e 26 novembre - nell'ambito della Conferenza internazionale su diritti umani e democrazia, contro l'anticomunismo - hanno formulato la seguente Risoluzione "contro i cambiamenti forzati dei confini statali nei Balcani, in Europa e nel mondo".
In essa si legge tra l'altro: "I partecipanti alla conferenza si oppongono alla secessione forzata della parte meridionale della Serbia - il Kosovo - e contro la dichiarazione di questo come 'Stato indipendente' (...) si schierano per l'adempimento ed il rispetto della Carta dell'ONU e del diritto internazionale in relazione alla protezione della integrità e sovranità di uno Stato membro delle Nazioni Unite."
In base alle informazioni pervenuteci, questa Risoluzione è stata sottoscritta, tra gli altri, anche dagli italiani PRC e PdCI, dallo jugoslavo NKPJ, dai bosniaci della RKP-BiH, dai croati della SRP, dal PC della Macedonia ex-jugoslava...)


Resolution 

of the International Conference: 
"The Communists and Other Democratic Forces for Human Rights and Democracy in Europe and the World - Actively Against Anti-Communism" 

against forced changes of state borders in Balkans, Europe and in the world

November 25-26, 2006, Prague

Communist and other democratic parties declared at the International Conference on November 25-26, 2006 in Prague against forced changes of state borders in Balkans, in Europe and in the world and insist on abiding by Helsinki Declaration from 1975.

In the spirit of this the participants of the conference stand against forced secession of southern part of Serbia - Kosovo and against its declaration as "independent state".

The participants at the conference stand for abiding by and respect to UN Charter and international law in relation to the protection of the integrity and sovereignty of a member states of United Nations.

Communist Party of Austria
Party of Communists of Belarus
Workers Party of Belgium
Workers Communist Party of Bosnia and Herzegovina
Communist Party of Britain
Communist Party of Bohemia and Moravia
Party of Democratic Socialism in the Czech Republic
Communist Party of Great Britain (Marxist-Leninist)
Communist Party of China
Socialist Labour Party of Croatia
Communist Party of Cuba
Progressive Party of The Working People of Cyprus (AKEL)
Danish Communist Party
Communist Party in Denmark
French Communist Party
Left Party.PDS
German Communist Party - DKP
Communist Party of Greece
Communist Party of India (Marxist)
Tudeh
Communist Party of Israel
Party of Italian Communists
Party of the Communist Refoundation
Japanese Communist Party
Socialist Party of Latvia
Communist Party of Macedonia
New Communist Party of the Netherlands
Portuguese Communist Party
Socialist Alliance Party
Communist Party of Russian Federation
New Communist Party of Yugoslavia
Communist Party of Slovakia
Communist Party of Peoples of Spain
Party of Communists of Catalonia
Sudanese Communist Party
Communist Party Marxist-Leninist (R)
Baath Arab Socialist Party
Communist Party of Syria
Syrian Communist Party
Communist Party of Turkey
Communist Party of Ukraine
Communist Party of Vietnam


From: Communist Party of Bohemia & Moravia, November 29, 2006
http://www.kscm.cz , mailto:leftnews  @... )