Informazione
E CHIAMIAMO IL POPOLO DELLA PACE A ROMA, IL 15, il 17 ED IL 24 LUGLIO, CONTRO LE MISSIONI DIGUERRA, SENZA SE E SENZA MA!
L’appello per “ripartire da Genova”ci trova in profondo dissenso.
In un momento cruciale come questo è fondamentale far sentire la voce sotto i palazzi del potere centrale, a Roma, il 17 ed il 24 luglio, quando alla Camera e poi al Senato si voterà sul rifinanziamento delle truppe in Afghanistan e negli altri 27 fronti di guerra nei quali sono impegnati i soldati italiani.
Sappiamo che le mobilitazioni romane saranno probabilmente simboliche e d’avanguardia, a causa non solo e non tanto della stagione estiva e dei giorni feriali, ma di un “affaticamento” del movimento perseguito sistematicamente da chi stava preparando la Caporetto di questi giorni, nei quali siamo costretti ad assistere al clamoroso voltafaccia degli ex “paladini del pacifismo non violento”, intenti con spillette e patetici escamotage (la riduzione del danno….) a giustificare un voto ingiustificabile.
Siamo in profondo dissenso con coloro i quali oggi evidenziano l’esigenza di contemperare il no alla guerra con la tenuta del governo.
Spiacenti, il movimento contro la guerra non ha “governi amici” di fronte all’alternativa tra pace o guerra.
Dissentiamo dall’idea di mettere ai voti un principio come quello del NO alla guerra. Sui principi non si vota, ma si costruiscono politiche concrete, a costo di essere “impopolari”.
O le scelte “impopolari” devono essere solo quelle che chiedono sacrifici ai soliti noti, magari per finanziare proprio le costosissime missioni?
I ripetuti sondaggi di questi anni ci dicono invece che la scelta sarebbe molto popolare, perché la maggioranza del popolo italiano è per il ritiro delle truppe, trasversalmente ai poli.
Ogni temporeggiamento rispetto a questo passaggio è in stretta continuità con il lavorio di smobilitazione già abbondantemente intrapreso in questi anni contro il movimento
Ci indigna che si usi la categoria della “concorrenza” a sinistra su un tema di questo genere: Concorrenti su che cosa? Sulla vita o la morte degli afgani, dei kosovari, degli iracheni, dei palestinesi?
I tempi sono scaduti e le scelte sono di fronte a chi ha ricevuto un mandato preciso: il No alla guerra senza se e senza ma.
Chi farà una scelta diversa non lo farà in nostro nome, e se ne assumerà tutta la responsabilità politica e morale di fronte al popolo della pace, in Italia e nel mondo.
Noi saremo a Roma, il 15 luglio alla assemblea autoconvocata dai senatori e deputati che mantengono una posizione di coerenza con il mandato elettorale, il 17 al sit in del movimento davanti al Parlamento, in P. Montecitorio, il 24 di fronte al Senato.
Il Comitato nazionale per il ritiro dei militari italiani
Tra gli appelli raccolti sul sito di Claudio Moffa - http://
www.claudiomoffa.it/appelli.html - segnaliamo quelli sulla questione
jugoslava. Essi colpiscono per la loro immutata scottante attualità
e, addirittura, preveggenza. Come lo stesso Moffa commenta sul sito:
<< All'inizio della crisi della Jugoslavia, ecco un appello
anticipatore della certa tragedia se non si fosse messo un argine
alle follie dei micronazionalismi carezzati da molto militontismo
"rivoluzionario". Alle spalle, dentro la sinistra, la concezione
superficiale e estremizzata del "diritto di autodecisione", resa
possibile dalla diffusa ignoranza dei classici marxisti
sull'argomento e dalla assoluta non considerazione delle
caratteristiche geodemografiche - il popolamento "a macchia di
leopardo" - dei Balcani e di buona parte del mondo extraeuropeo... >>
1. CONTRO LA SECESSIONE DELLA SLOVENIA (1991)
2. NO AI BOMBARDAMENTI NATO IN BOSNIA (1995)
3. NO ALLA GUERRA CONTRO LA JUGOSLAVIA (1999)
1. CONTRO LA SECESSIONE DELLA SLOVENIA (1991)
La posizione di Stojan Spetic sulla crisi jugoslava (il manifesto 6
luglio 1991) non ci convince, e rende necessario un franco dibattito
su un complesso come la questione nazionale.
1) Come è possibile valutare positivamente ed auspicare in prima
persona, come comunisti e nella congiuntura internazionale venutasi a
determinare dopo l'annessione tedesca (creazione della Grande
Germania) e la guerra del Golfo ("unipolarismo americano") "la
dissoluzione della Federazione" jugoslava? Come non vedervi anche un
attacco al manifesto dei non allineati, di cui la Jugoslavia è stata
paese simbolo e guida?
2) E' parziale e mistificatorio ridurre il conflitto alla
"strettezza" della Federazione stessa, senza affrontare nella sua
globalità il problema, aspetti economico-sociali inclusi: lo scontro
riguarda anche e soprattutto il rifiuto di sloveni e croati du
accollarsi il peso dello sviluppo delle regioni arretrate
meridionali. Un classico conflitto Nord-Sud, di fronte al quale - in
nome della democrazia - un comunista non può schierarsi con chi è più
ricco, anche nel caso in cui il potere centrale sia funzionale a una
distribuzione assistenzialistica e clientelare delle risorse.
Altrimenti avrebbe ragione in Italia la Lega lombarda a voler
"scaricare" il Sud.
3) E' scorretto e pericoloso nascondere il peso delle ideologie
nostalgico reazionarie e razziste-mitteleuropee alla base dei
nazionalismi sloveno e croato: lo stemma austro-ungarico sulla
bandiera slovena, la boria fascistoide del croato ministro della
difesa Sime Djodan sono inaccettabili per qualsiasi progressista così
come il poujadismo e i simboli feudali della lega di Bossi.
4) E assurdo non vedere all'origine immediata della crisi, la
decisione di Slovenia e Croazia di proclamare unilateralmente
l'indipendenza: oltre i diritti delle minoranze, esistono quelli
delle maggioranze. In particolare della maggioranza degli jugoslavi
ad una ripartizione equa delle risorse, per la quale è conditio sine
qua non - oggi come oggi - il mantenimento dell'unità federale. Certo
l'unità va mantenuta con mezzi democratici e quindi va condannato
qualsiasi ricorso alla forza, ma anche da questo punto di vista non
possono essere messi sullo stesso piano gli aggrediti e gli
aggressori delle regole pattuite della convivenza federale.
5) E' avventurista, dopo la lezione drammatica del Golfo, invocare
l'intervento "dell'ONU" contro il parere dello stesso De Cuellar e in
linea con le posizioni più oltranziste in campo imperialista, che si
risolverebbe in un'occupazione straniera della Jugoslavia.
6) Complessivamente la posizione di Spetic, oggettivamente subalterna
alla politica di grande potenza della nuova Germania e alle manovre
della reazione austriaca, rischia di gettare un ponte artificioso, e
su posizioni di destra, nei confronti del PDS, che ha sposato al tesi
unilaterale della "solidarietà con Lubiana", senza interrogarsi su
cosa significhi concretamente l'autodecisione dei popoli, principio
anche per noi irrinunciabile in una realtà multietnica come la
Jugoslavia, e senza pensare alle conseguenze drammatiche sul piano
internazionale della sua eventuale dissoluzione.
7) Occorre una serie riflessione sulla questione nazionale jugoslava,
che a partire da una corretta denuncia del nazionalismo grande-serbo,
e della sua influenza a livello di potere federale centrale non fermi
l'attenzione sulle sole egoistiche rivendicazioni nazionalistiche dei
popoli "civili" del Nord, ma sui diritti di tutte le nazionalità, a
cominciare da quelle più povere e discriminate. Una riflessione che
guardi ad una prospettiva non capitalistica, ma socialista, e non
secessionistica, micronazionalista e metteleuropea, ma federativa e
balcanica - nel totale rispetto dell'autodeterminazione e delle
sovranità degli Stati esistenti - come via per superare le
artificiose barriere confinarie fra i diversi popoli della regione,
tutti egualmente degni di rispetto, diritto allo sviluppo e alla
libertà.
I compagni di Rifondazione comunista: Guillermo Almeyra, Aldo
Bernardini, Umberto Carpi, Andrea Catone, Franco Falchi, Gennaro
Lopez, Claudio Moffa, Costanzo Preve, Gianroberto Scarcia, Guido
Valabrega
(pubblicato su il manifesto del 10 luglio 1991)
2. NO AI BOMBARDAMENTI NATO IN BOSNIA (1995)
A un mese dall'inizio dei bombardamenti NATO contro i serbo-bosniaci,
una vera e prospettiva di pace in Jugoslavia è lontana: mentre la
nuova escalation sta per orsa solo producendone altre, e mentre si
diffondono voci di un possibile accordo fra i contendenti, il rischio
è o l'imposizione di una unilaterale "pax americana" o la
degenerazione globale del conflitto.
La via della vera pace non può che essere diversa da quella decisa
dalla NATO:
1) sospendere immediatamente ogni raid aereo;
2) praticare un embargo rigoroso su tutti i traffici di armi, per
colpire alla radice la realtà e la logica omicida della guerra;
3) abolire l'unilaterale embargo di beni pacifici e alimentari contro
il governo di Belgrado, che finisce per colpire solo le popolazioni
civili serbe;
4) partire dalla condanna netta di ogni pulizia etnica - croata,
musulmana, serba - verificatasi negli ultimi quattro anni;
5) vietare comunque - anche per rispetto dell'indipendenza del nostro
paese dalle pressioni di Germania, Stati Uniti e Francia - l'uso
delle basi in territorio italiano agli aerei impegnati nei
bombardamenti sulla Jugoslavia.
Claudio Moffa (storico africanista), Gianfranco Amendola
(ambientalista), Piero Barcellona (giurista), Aldo Bernardini
(giurista internazionale), Cristina Salvioni (economista), Alessandra
Ciattini (antropologa), Andrea Catone (storico del movimento
operaio), Luigi Di Cesare (Radio Città aperta), Maurizio Donato
(economista), Fabio Giovannini (scrittore), Gianfranco La Grassa
(economista), Domenico Losurdo (storico della politica), Costanzo
Preve (filosofo), Fausto Razzi (musicista), Franco Russo (Altern.
verde sol.), Guido Valabrega (arabista), Stefano Garrone (filosofo),
Giorgio Gattei (storico dell'economia), Falco Accame (ex deputato,
studioso di psicologia), Sergio Cararo (Contropiano), Paolo Cento
(cons. verde regionale)
3. NO ALLA GUERRA CONTRO LA JUGOSLAVIA (1999)
La guerra d'aggressione della NATO alla Jugoslavia non si ferma, e
anzi - fra minacce di bombardamenti ancora "per mesi" e progetti di
invasione con truppe di terra - si va sempre più acuendo, creando
migliaia e migliaia di vittime innocenti e immani danni economici non
solo al paese aggredito ma a tutta la regione balcanica. E' una
guerra di tipo coloniale, che vuole abbattere con la violenza dei
bombardamenti e delle azioni terroristiche dell'UCK il governo e il
parlamento legittimi di Belgrado, e che a questo scopo rispolvera -
fra "protettorati" e "ingerenze umanitarie" - un linguaggio di sapore
ottocentesco che si sperava abolito per sempre con la
decolonizzazione. E' una guerra di tipo nazista, che vuole annientare
il popolo serbo e gli altri popoli della Jugoslavia, e nasce e si
sviluppa all'insegna di una organizzatissima campagna propagandistica
in stile "goebbelsiano", tesa a trasformare il nemico sempre e
comunque, in un "criminale". E' una guerra contro tutti i popoli
europei, importata nel vecchio continente dagli Stati Uniti e dal
capitale finanziario transnazionale col fine di indebolirne
l'economia in una fase di crescenti contraddizioni
interimperialistiche. E' una guerra contro l'Italia, la sua dignità
nazionale di paese indipendente, e la sua tradizione diplomatica di
pace - sempre avversata dalle forze reazionarie, ma oggi in pericolo
di scomparire per sempre.E' una guerra contro la democrazia e contro
la Costituzione, come dimostrano le modalità con cui si è scatenata
l'aggressione, all'insaputa e sulla testa dei parlamenti nazionali.
E' una guerra contro la stessa azione mediatrice della Chiesa, che
Washington punta ad indebolire guardando probabilmente anche allo
scacchiere mediorientale. E' una guerra che rischia di sfociare -
nell'indifferenza totale delle maggioranze di governo in Europa - in
un nuovo conflitto mondiale: già si parla infatti dei "prossimi"
obbiettivi della NATO, a cominciare da quella Russia oggetto da tempo
di una analoga campagna altamente denigratoria, e che gli Usa e il
grande capitale finanziario transnazionale vorrebbero ulteriormente
smembrare o ridimensionare.
Contro questa guerra, e contro i governi vigliacchi e assassini che
la perseguono con un cinismo incredibile, è necessario ribellarsi in
Italia e in Europa come è stato necessario ribellarsi in altri
momenti drammatici della storia del nostro paese. E' necessario
innanzitutto battere la micidiale campagna di guerra in atto,
contrastando la follia imperante di una guerra cosiddetta
"necessaria", e rovesciando i luoghi comuni che vorrebbero mettere
sullo stesso piano - come accadeva ai tempi del Vietnam -
l'aggressore e l'aggredito. Non si può oggi sottostare al ricatto
umanitario - talvolta se non spesso artificiosamente creato e
mantenuto in vita dagli aggressori - così come sarebbe stato assurdo
nel 1935 dichiararsi “né con il negus, né con Mussolini” nonostante
le forme di schiavismo ancora esistenti nell'Etiopia di allora. Ci
sono momenti storici in cui è necessario decidere e schierarsi pur
tenendo conto della complessità e drammaticità della situazione.
Facciamo perciò appello a tutte le persone e forze democratiche e
pacifiste del paese di impegnarsi a costituire su questi obbiettivi:
1) Solidarietà attiva con la Jugoslavia, anche attraverso la raccolta
di fondi e materiali in favore dei suoi popoli aggrediti
dall'imperialismo con le bombe e le menzogne multimediali.
2) Recupero della sovranità nazionale sulle basi militari della NATO
nel nostro paese, che devono essere bloccate ad ogni iniziativa
bellica. Le "fedeltà" al Trattato istitutivo dell'Alleanza atlantica,
che che peraltro è palesemente violato dagli stessi aggressori
(l'articolo 3 permette solo guerre "difensive") non può essere
invocata per giustificare la partecipazione ai massacri e alle
distruzioni imposti da Washington e dai suoi complici.
3) Lotta contro le deviazioni dell'ONU, che spesso agisce sotto il
peso degli equilibri internazionali postbipolari, e per il ritorno al
rispetto dei principi della Carta costitutiva delle Nazioni Unite che
vieta la guerra come mezzo di risoluzione delle vertenze fra stati, e
difende l'integrità territoriale degli stati indipendenti sortiti
dalla II guerra mondiale e dalla decolonizzazione.
4) Mobilitazione e propaganda attive e capillari in tutti i luoghi di
lavoro, nelle scuole, nelle università, per estendere sempre più il
movimento popolare per la pace, per la fine dei bombardamenti e
dell'aggressione, e per il ritorno delle basi militari in Italia
sotto la nostra piena sovranità.
Claudio Moffa (Univ. Teramo), Alessandro Aruffo (storico), Stefano
Azzarà (Univ. Urbino), Aldo Bernardini (Univ. Teramo), Alessandra
Ciattini (Univ. Roma 1°), Andrea Catone (politologo), Sergio Cararo
(Contropiano), Luigi Cortesi (Istit. Orientale Napoli), Pier Giovanni
Donini (Istit. Orientale Napoli), Stefano Garroni (filosofo), Fulvio
Grimaldi (giornalista RAI), Domenico Losurdo (Univ. Urbino), Tommaso
Mancini (avvocato), Sergio Manes (editore), Costanzo Preve
(filosofo), Fausto Razzi (musicista), Enzo Santarelli (storico),
Livio Sichirollo (Univ. Urbino), Malcolm Sylvers (Univ. Padova), Pier
Franco Taboni (Univ. Urbino), Nicola Teti (editore), Alberto Varlaro
(Univ. Teramo), Guido Valabrega (Univ. Bologna), Pasquale Vilardo
(Avvocato), Radio Città Aperta (Roma), Andrea Alonzo, Luigi Puca
(Assessore Rif. Civitella del Tronto), Nicola Cicioni (Circolo Rif.
Mosciano S. Angelo), Angelo Michelucci (Comit. Polit. Region. Rif.
d’Abruzzo), Antonio De Vincenti (Consigliere comunale Rif. di
Giulianova - TE), Amerigo Cilli (Circolo Rif. Pineto - TE), Michele
Cilli, Graziano Nardi (Circolo Rif. Teramo), Anna Pepe, Claudio
Rapposelli, Albertina Cioni, Ida Nardi (Circ. Rif. Pineto), Tommaso
Ersoni, Vincenzo Di Marco, Sergio Modesti (Circolo Rif. Teramo),
Giovannna Di Taimondo (Circolo Rif. Teramo), Lanfranco Lancione
(Consigliere Comun. Rif. Teramo), Giovani Comunisti del Movimento
studentesco di Urbino, Angelo D’Orsi (Università di Torino),
Ferdinando Terranova, AIASP-Casa dei Popoli, Francesco De Blasi
(Univ. Roma 2), Mariagrazia Casadei (Univ. Roma 1)
From: Gilberto Vlaic - gilberto.vlaic @...Date: July 11, 2006 2:34:34 PM GMT+02:00Subject: Rientro da Kragujevac. RelazioneCare amiche cari amici vi invio la relazione sull'ultimo viaggio effettuato a Kragujevac (29 giugno - 2 luglio) per la consegna delle quote di affido e lo sviluppo dei progetti in corso.Come potrete vedere l'attivita' si allarga, sia grazie all'aumento del numero di affidi che alle collaborazioni con le altre associazioni.Vi ricordo gli appuntamenti di questa settimana con il gruppo folk della Scuola Tecnica di Kragujevac a Trieste:giovedi' ore 21 a Prebenico (San Dorligo)venerdi' ore 20 e 30 Via Genova 12 Triestesabato ore 19 alla festa di Liberazione di Mattonaia (San Dorligo)Il prossimo viaggio si svolgera' nel periodo 14 - 17 settembre.Poiche' sara' a ridosso del periodo classico delle ferie, chiedo a tutte/i quelle/i che sanno di dover rinnovare la quota di farlo con celerita'.Abbiamo per il futuro un problema rilevante: ieri sera il pullmino ASIT che usiamo per questi viaggi ha avuto un incidente in autostrada vicino a Venezia; per fortuna nessuno si e' fatto male ma il pullmino e' distrutto.Se qualcuno avesse notizia di pullmini a nove posti da poter chiedere in prestito ce lo faccia sapere con urgenza.Un cordiale saluto a tutte/iGilberto VlaicNon bombe ma solo caramelleeGruppo Zastava Trieste
Per quanto riguarda i nostri interventi a favore del presidio sanitario la Regione Friuli-Venezia Giulia, Assessorato all’istruzione, cultura, sport e politiche della pace e della solidarieta’, aveva approvato a novembre 2005 un nostro progetto, relativo alla prevenzione e cura stomatologica nell’infanzia e ci aveva erogato un finanziamento di 17.400 euro per il 2006, con il quale sono state acquisite le strumentazioni descritte in questa e nelle altre relazioni precedenti.
La peculiare situazione demografica dell’area, che vede la Serbia caratterizzarsi come una delle nazioni più anziane del pianeta, ha posto con evidenza anche il problema dell’assistenza sanitaria alla popolazione di età elevata (oltre 65), non meno bisognosa di attenzione in presenza di difficili condizioni di salute e di reddito: non bisogna dimenticare che, nella precaria situazione economica della Serbia odierna, caratterizzata da un Pil pro capite di 2000 euro (il più basso d’Europa) e da un rapporto lavoratori / pensionati pari a 1,12, gli ultrasessantacinquenni rappresentano una categoria particolarmente vulnerabile, per la mancanza di un reddito che garantisca almeno la sussistenza e per le più critiche condizioni di salute tipiche dell’età.
(Message over 64 KB, truncated)
[Sei mesi dopo il caso della Risoluzione anticomunista al Consiglio
d'Europa, un analogo testo di impronta reazionaria e revanscista è
stato approvato dal Parlamento della Croazia. Che altro potevamo
aspettarci dal neo-Stato balcanico, forgiatosi in una guerra di
sterminio contro la popolazione serba presente sul suo territorio e
diretto erede, per simbologia e prassi quotidiana politica e militare,
dello "Stato Indipendente di Croazia" dell'ustascia Ante Pavelic,
collaborazionista dei nazifascisti (NDH: 1941-1944) ?
Di seguito la condanna della Lega della Gioventù Comunista -SKOJ-,
organizzazione giovanile del Nuovo Partito Comunista di Jugoslavia]
League of Yugoslav Communist Youth - SKOJ - youth section of New
Communist Party of Yugoslavia
http://www.skoj.co.sr/
OSUĐUJEMO REZOLUCIJE HRVATSKOG SABORA
Posle šest meseci od usvajanja anti-komunističke rezolucije u Savetu
Evrope Sabor republike Hrvatske ovih dana usvojio je sličnu apsurdnu
rezoluciju u kojoj osuđuje „komunističke zločine počinjene u periodu
1945.-90. godine“.
Hrvatska je prva republika bivše SFRJ koja se odlučila na usvajanje
anti-komunističke rezolucije. S obzirom na jasno stanje u hrvatskoj
privredi i politici ovakav politički akt nije ni malo začuđujuć. Ovo je
sam još jedan trik aktuelnih vlasti kako bi se javnost odvratila od
jačanja revolucionarnog levičarskog pokreta u Hrvatskoj i njenog otpora
protiv svega onoga što se dešava u ovoj zemlji.
O kakvim se zločinima radi? Zar je suđenje počiniocima najgnusnijih
zločina tokom Drugog svetskog rata na prostoru „Nezavisne države
Hrvatske“ i njihova osuda na smrtne kazne i višegodišnje robije
zločin?! Da li nas to buržoaski režim u Zagrebu ubeđuje kako je NDH
bila miroljubiva država! Šta želi dokazati hrvatski sabor?
Tokom Drugog svetskog rata na tlu raskomadane Jugoslavije formirana je
kvazi tvorevina koja je nazvana Nezavisna država Hrvatska. U njoj su
zvanične vlasti uz podršku katoličke izvršili najgnusnije zločine.
Setimo se samo zloglasne ustaške fabrike smrti-Jasenovca. Zar je
suđenje onima koji su imali udela u tome zločin?
Da se nedvosmisleno radi o političkom aktu kojim se hrvatski buržoaski
proimperijalistički želi dodvoriti aktuelnom neomakartizmu Evropske
unije i želi skrenuti tema sa gorućih problema u Hrvatskoj govori i
činjenica da hrvatski sabor ni na jedan način do sada nije
rehabilitovao žrtve političke torture Golog otoka.
Po oslobođenju zemlje jugoslovenski narodi su pod vođstvom komunista
opredelili za socijalizam i sa velikim entuzijazmom su počeli da grade
novi život. Na tom gotovo poluvekovnom putu postignuti su značajni
rezultati na privrednom, socijalnom, zdravstvenom, obrazovnom,
kulturnom, naučnom, odbrambenom i sportskom polju. Jugoslavija je
dostigla nivo srednje razvijene evropske države. Zar hrvatski sabor
želi reći da je to delo „zločinačkog režima“?
Istovremeno sabor je usvojio i rezoluciju o akciji „Oluja“ koja je
ocenjena kao „pobednička i oslobodilačka“.
S jedne strane hrvatski sabor veliča bratoubilački rat koji je vođen
tokom 90-tih na prostoru Hrvatske, dok sa druge strane borce ovog rata
potpuno marginalizuje i zaboravlja prepuštajući ih sami sebima.
Nema ni govora o tome da je akcija „Oluja“ po bilo čemu bila
oslobodilačka i pravedna. Radi se o nedvosmislenom etničkom čišćenju.
Usvajanjem ove rezolucije postaju potpuno apsurdni svi pozivi hrvatskih
vlasti za povratak izbeglica u svoje napuštene domove.
Jasno je da se radi o dve besmislene i apsurdne rezolucije koje imaju
jasnu političku pozadinu.
Neomakartizam koji je stigao i na naše prostore neće uništiti istinu o
uspesima i dometima socijalističke izgradnje naše zemlje niti će
sprečiti neminovan povratak socijalizma i zbacivanje postojećih pro-
imperijalističkih režima na Balkanu.
Sekretarijat SKOJ-a
Beograd, 10. jul 2006. god.
SECRETARIAT STATEMENT OF THE LEAGUE OF YUGOSLAV COMMUNIST YOUTH (SKOJ)
Six months after the vote of the anti-communist Council of Europe's
Resolution, the parliament of the Republic of Croatia (Sabor further in
the text) has adopted a similar, equally incongruous Resolution,
condemning “the communist crimes" of the 1945-1990 periods.
Croatia is the first of the former Socialist Federal Republic of
Yugoslavia's (SFRJ) republics to adopt the anti-communist Resolution.
With regard to the very bad economic situation in Croatia, such a
political act is not a bit surprising. It is just one more trick of the
current regime to detour the public attention from the revolutionary
momentum in Croatia.
What crimes are they talking about? Was it a crime to put on trial the
perpetrators of the most horrible crimes committed in the NDH, “the
“Independent Croatia State” of the Second World War? Was it crime to
sentence the Nazis criminals to death and long prison sentences? Does
the bourgeois regime in Zagreb expect us to believe the NDH was a peace-
loving state? What is the Croatian Sabor (Parliament) hoping to prove?
In the Second World War, after dismembering of Yugoslavia, a parastate
was formed calling itself “Independent Croatia State”.
In his "state" the most awful crimes were perpetrated by it's regime
with the helping hand of the Catholic Church. Let us note the infamous
Ustasha death factory Jasenovac. So it was a crime to convict those who
took part in the crime!
Falling in line with the actual EU neo-McCarthysm, the Croatian pro-
imperialist puppets are just diverting attention from the Croatia's
burning problems. Proof of this is the fact the Croatian Sabor has not
in any way moved to rehabilitate the victims of political torture on
Goli Otok.
After the liberation of the country, the peoples of Yugoslavia under
communist leadership turned to Socialism and began with great
enthusiasm build a new life. On that nearly half-century long road,
significant results were achieved in the economic and social fields, in
health, education, culture, science defense and sports. Yugoslavia
reached a remarkable level of development.
So, does the Croatian Sabor consider these achievements to be
“criminal legacy”? At the same time the Croatian Sabor adopted a
resolution on “Operation Storm (Oluja)” characterized as “victorious
and liberating”.
Croatian Sabor magnifies the fratricidal war waged during the 1990s by
Croatia, while there is no question of "operation storm" being a just
people’s liberation. The fact is that it was ethnic cleansing pure and
simple.
After these resolutions have been adopted, it is clear that the
Croatian regime’s call for the refugees to come back to their abandoned
villages is as incongruous as ever. Both Resolutions are a ridiculous
political ploy.
The European made neo-McCarthysm shall not change the truth about the
grate achievements of Real Socialism in our country and will not
prevent the unavoidable renaissance of Socialism and the expulsion of
the current pro-imperialist puppet regimes in the Balkans.
Secretariat of the SKOJ
Belgrade, July 10, 2006.
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