Informazione


NON VOTATE QUELLA MISSIONE
 
ASSEMBLEA  NAZIONALE A ROMA
SABATO 15 LUGLIO ore 9.30
CENTRO CONGRESSI FRENTANI
via dei Frentani, 4

Un'assemblea autoconvocata a Roma dei deputati e senatori pacifisti e da numerosi esponenti delle organizzazioni  pacifiste e contro la guerra.
Si discuterà di come rafforzare le ragioni di chi chiede il ritiro delle truppe senza se e senza ma dall'Iraq e dall'Afghanistan.

Scarica il volantino della iniziativa:

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CONTRO LA GUERRA SENZA SE E SENZA MA
Via dall’Iraq, via dall’Afghanistan

Assemblea autoconvocata
Sabato 15 luglio, ore 9,30
Roma, Centro Congressi Frentani - via dei Frentani 4

Interverrà in videoconferenza da Kabul Gino Strada

Partecipano:
Vittorio Agnoletto, don Aldo Antonelli, Riccardo Bellofiore, Silvio
Bergia, Piero Bernocchi, Marco Bersani, Norma Bertullacelli, Giorgio
Bocca, Emiliano Brancaccio, sen. Mauro Bulgarelli, on. Alberto
Burgio, Beppe Caccia, Pino Cacucci, Maurizio Camardi, Luciano
Canfora, on. Salvatore Cannavò, Mariella Cao, Sergio Cararo, Massimo
Carlotto, Barbara Casadei, Mauro Casadio, Luca Casarini, on. Paolo
Cento, Stefano Chiarini, Giulietto Chiesa, Enzo Collotti, Giorgio
Cremaschi, Angelo Del Boca, don Vitaliano Della Sala, sen. José Luiz
Del Rojo, Nadia De Mond, sen. Loredana De Petris, Tommaso Di
Francesco, Manlio Dinucci, Mario Dogliani, Angelo d’Orsi, Valerio
Evangelisti, Ferdinando Faraò, Dario Fo, Jacopo Fo, on. Mercedes
Frias, don Andrea Gallo, sen. Fosco Giannini, Nella Ginatempo, Haidi
Giuliani, sen. Claudio Grassi, Beppe Grillo, Sabina Guzzanti,
Margherita Hack, Enzo Jannacci, Paolo Leonardi, Walter Lorenzi, Piero
Maestri, sen. Luigi Malabarba, Maurizio Mantani, Mario  Martinelli,
Alberto Masala, Alessandra Mecozzi, Enrico Melchionda, Alessandro
Metz, Milva, Gianni Minà, Mario Monicelli, Raul Mordenti, Luciano
Muhlbauer, Gavino Murgia, Alfonso Navarra, Maso Notarianni, Diego
Novelli, Emma Nuri Pavoni, sen. Anna Maria Palermo, Maurizio
Pallante, on. Gianluigi Pegolo, Enrico Piovesana, Riccardo Pittau,
Massimo Raffaeli, sen. Franca Rame, Riccardo Realfonzo, sen. Fernando
Rossi, Paolo Rossi, on. Franco Russo, Paolo Sabatini, sen. Cesare
Salvi, Luciano Scalettari, Vauro Senesi, sen. Gian Paolo Silvestri,
Nando Simeone, Bruno Steri, Bebo Storti, Gigi Sullo, Stefano
Tassinari, sen. Dino Tibaldi, sen. Franco Turigliatto, sen. Olimpia
Vano, don Alberto Vitali, Luciano Zambelli, Adriana Zarri

Aderiscono
Assalti frontali, Banda Bassotti, Cisco, La Gang, Modena City Ramblers,
Radici nel cemento

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Afghanistan, il nostro voto sarà NO

Dichiarazione di Mauro Bulgarelli (Verdi), Loredana De Petris (Verdi), Fosco Giannini (Prc), Claudio Grassi (Prc), Gigi Malabarba (Prc), Fernando Rossi (Pdci), Giampaolo Silvestri (Verdi), Franco Turigliatto (Prc).

"La proroga della missione militare in Afghanistan, che il Consiglio dei ministri si prepara a varare venerdì, non contiene elementi di discontinuità con le politiche attuate dal governo Berlusconi". Lo affermano i senatori Mauro Bulgarelli (Verdi), Loredana De Petris (Verdi), Fosco Giannini (Prc), Claudio Grassi (Prc), Gigi Malabarba (Prc), Fernando Rossi (Pdci), Giampaolo Silvestri (Verdi), Franco Turigliatto (Prc).
"Non basta la riduzione di qualche centinaio di militari (su questo vedremo concretamente i numeri del decreto) a cambiare la natura di un impegno, che anzi oggi supera di gran lunga quanto previsto nel 2002. Il comitato parlamentare di monitoraggio, senza neppure definire un tempo di verifica per la missione, non è sufficiente a cambiare la natura di una scelta che abbiamo sempre avversato. In ogni caso non siamo stati eletti per votare una proroga ad una missione militare nei confronti della quale abbiamo sempre detto di no e che non è contenuta nel programma. Se l'esecutivo, sull'Afghanistan, fa una proposta simile a quella del precedente governo non può meravigliarsi di non avere il nostro voto e di trovare quello di qualche settore del centro destra. E' quanto avvenuto in questi anni con il voto bipartisan, a cui i parlamentari pacifisti hanno per ben otto volte detto no. Se il decreto non verrà cambiato, con un esplicito riferimento ad una exit strategy dall'Afghanistan, il nostro voto al Senato sarà no".

28/06/2006

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Esprimo il mio personale apprezzamento per la vostra coerenza

di Noam Chomsky

Cari amici,
ho appreso della vostra coraggiosa presa di posizione contro la partecipazione dell'Italia a operazioni militari della Nato, che si sta convertendo in una forza di intervento internazionale subordinata agli Stati Uniti. L'espansione della Nato a Est, in violazione delle chiare garanzie date a Gorbaciov che aveva concordato l'unificazione della Germania nel quadro della Nato, costituiva già una gravissima minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale, al di là dello stesso inganno.
Il nuovo e sempre più ampio ruolo che la Nato sta assumendo costituisce una seria minaccia all'ordine internazionale. Voglio esprimervi il mio personale apprezzamento per la vostra coerenza nel difendere i principi dell'art. 11 della Costituzione Italiana che recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente in condizioni di parità con gli altri stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".

Sinceramente vostro,
Noam Chomsky

07/07/2006

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Il manifesto, 12 luglio 2006

Una lettera aperta a Fausto Bertinotti

Tariq Ali «Se il Prc voterà per la missione Nato, sarà una tragedia»

Tariq Ali

Caro Fausto,

ho appreso con stupore che Rifondazione comunista si prepara a votare in
favore del mantenimento delle truppe italiane in Afghanistan «per motivi
umanitari». Voglio provare a convincerti che questa decisione
rappresenterebbe un grave errore, così come nel secolo scorso provai a
persuadere chi a sinistra appoggiava l'intervento sovietico a Kabul.

Le grandi potenze o gli stati che agiscono in loro nome non hanno alcun
diritto di occupare altri paesi. I due principali progetti dell'ordine
globale neo-liberale sono stati:
1) convincerci che il nuovo capitalismo rappresenti l'unica via
possibile per organizzare l'umanità, da questo momento fino a quando il
pianeta non imploderà; 2) trascurare, in nome dei «diritti umani», la
sovranità nazionale come fattore chiave delle relazioni internazionali.

Poche settimane dopo l'11 settembre, alla televisione canadese ho
discusso per un'ora con un importante ideologo di George W. Bush,
Charles Krauthammer. Quest'ultimo ha ammesso che il conflitto in
Afghanistan ha rappresentato - come io l'avevo definito - «una pura
guerra di vendetta». Qualche giorno fa la Cia ha smantellato l'unità
speciale (la Alec station, ndt) creata per catturare Osama bin Laden, un
riconoscimento implicito del fatto che la situazione è cambiata
radicalmente rispetto all'11 settembre. Dunque qual è la funzione degli
eserciti che agiscono sotto comando Nato in Afghanistan? Favorire i
diritti umani? Anche i reporter dei giornali conservatori in Gran
Bretagna (i cui soldati vengono uccisi regolarmente) riderebbero di
un'ipotesi di questo tipo. Uno di questi giornalisti, Simon Jenkins,
recentemente è ritornato da un viaggio a Kabul e ha scritto una lettera
aperta a Blair.

«La débâcle britannica in Afghanistan non può essere ignorata, perché le
truppe stanno correndo dei rischi. La loro presenza in quel paese non ha
nulla a che fare con la sicurezza del Regno Unito. Stanno soffocando di
caldo (nella provincia ci sono attualmente 50 ºC, ndt) e morendo ad
Helmand non per sostenere un regime in difficoltà a Kabul - per il quale
compito risulterebbero incredibilmente sotto organico - ma per far
sopravvivere la Nato in Europa, una missione indegna. Come hanno fatto
gli americani a convincere la Nato, nel 2004, a diventare l'esercito
mercenario di Karzai? Che informazioni ha ricevuto il governo britannico
da Washington, dove i funzionari governativi parlano apertamente di
scaricare l'Afghanistan sulla Nato, per darle una lezione dopo il
mattatoio nei Balcani? Tutte le dichiarazioni che ho sentito
suggeriscono che la campagna immaginata dal governo nel sud
dell'Afghanistan richiederebbe non 3.000 né 10.000 soldati, ma oltre
100.000» (da The Guardian del 5 luglio 2006).

Non c'è alcuna giustificazione per la presenza della Nato in Afghanistan
se non quella di accontentare Washington. Nelle ultime settimane le
uccisioni di civili afghani sono decuplicate. I titoli che parlano
dell'uccisione di centinaia di talebani non sono altro che
disinformazione. Come era stato previsto tempo fa da alcuni di noi, agli
afghani non piace vivere sotto occupazione e, prima o poi, inizieranno a
resistere. Fausto, chiediti perché dovrebbero esserci truppe straniere
in Afghanistan. Che il centro-sinistra appoggi la Nato e la maggior
parte delle guerre statunitensi è risaputo. Ma lasciamoglielo fare con
l'appoggio di Fini, Bossi e Berlusconi (in fin dei conti hanno le stesse
opinioni).

Per quale motivo l'occupazione di un paese straniero dovrebbe essere
affrontata con un voto di fiducia? Se Rifondazione comunista votasse a
favore, questo rappresenterebbe una tragedia per la sinistra europea e
ho paura che possa solo portare a un disastro sia in Afghanistan sia in
Italia, nella prospettiva della creazione di un'alternativa politica da
voi. Se inzierete ad argomentare sul regime che potrebbe risultare da un
eventuale ritiro delle truppe, allora nuoterete in un acque agitate. Non
dovete dimenticare il patetico passato imperiale del vostro stesso
paese. L'invasione dell'Albania e dell'Abissinia da parte di Mussolini
furono giustificate secondo la stessa logica: stiamo portando la
civilizzazione europea a questi stati monarchici, feudali ed arretrati.
Il «regime change» non era accettabile allora e non dovrebbe esserelo
ora.

Ti scrivo da vecchio amico di Rifondazione. Spero di poterlo rimanere
anche dopo il voto parlamentare. Fraternamente,

 Tariq Ali

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RIPARTIRE DA GENOVA? NOI NON CI SIAMO MAI FERMATI!

E CHIAMIAMO IL POPOLO DELLA PACE A ROMA, IL 15, il 17 ED IL 24 LUGLIO, CONTRO LE MISSIONI DIGUERRA, SENZA SE E SENZA MA!

L’appello per “ripartire da Genova”ci trova in profondo dissenso.

In un momento cruciale come questo è fondamentale far sentire la voce sotto i palazzi del potere centrale, a Roma, il 17 ed il 24 luglio, quando alla Camera e poi al Senato si voterà sul rifinanziamento delle truppe in Afghanistan e negli altri 27 fronti di guerra nei quali sono impegnati i soldati italiani.

Sappiamo che le mobilitazioni romane saranno probabilmente simboliche e d’avanguardia, a causa non solo e non tanto della stagione estiva e dei giorni feriali, ma di un “affaticamento” del movimento perseguito sistematicamente da chi stava preparando la Caporetto di questi giorni, nei quali siamo costretti ad assistere al clamoroso voltafaccia degli ex “paladini del pacifismo non violento”, intenti con spillette e patetici escamotage (la riduzione del danno….) a giustificare un voto ingiustificabile.

Siamo in profondo dissenso con coloro i quali oggi evidenziano l’esigenza di contemperare il no alla guerra con la tenuta del governo.

Spiacenti, il movimento contro la guerra non ha “governi amici” di fronte all’alternativa tra pace o guerra.

Dissentiamo dall’idea di mettere ai voti un principio come quello del NO alla guerra. Sui principi non si vota, ma si costruiscono politiche concrete, a costo di essere “impopolari”.

O le scelte “impopolari” devono essere solo quelle che chiedono sacrifici ai soliti noti, magari per finanziare proprio le costosissime missioni?

I ripetuti sondaggi di questi anni ci dicono invece che la scelta sarebbe molto popolare, perché la maggioranza del popolo italiano è per il ritiro delle truppe, trasversalmente ai poli.

Ogni temporeggiamento rispetto a questo passaggio è in stretta continuità con il lavorio di smobilitazione già abbondantemente intrapreso in questi anni contro il movimento


Ci indigna che si usi la categoria della “concorrenza” a sinistra su un tema di questo genere: Concorrenti su che cosa? Sulla vita o la morte degli afgani, dei kosovari, degli iracheni, dei palestinesi?

I tempi sono scaduti e le scelte sono di fronte a chi ha ricevuto un mandato preciso: il No alla guerra senza se e senza ma.

Chi farà una scelta diversa non lo farà in nostro nome, e se ne assumerà tutta la responsabilità politica e morale di fronte al popolo della pace, in Italia e nel mondo.

Noi saremo a Roma, il 15 luglio alla assemblea autoconvocata dai senatori e deputati che mantengono una posizione di coerenza con il mandato elettorale, il 17 al sit in del movimento davanti al Parlamento, in  P. Montecitorio, il 24 di fronte al Senato.

Il Comitato nazionale per il ritiro dei militari italiani




Memoria storica...

Tra gli appelli raccolti sul sito di Claudio Moffa - http://
www.claudiomoffa.it/appelli.html - segnaliamo quelli sulla questione
jugoslava. Essi colpiscono per la loro immutata scottante attualità
e, addirittura, preveggenza. Come lo stesso Moffa commenta sul sito:
<< All'inizio della crisi della Jugoslavia, ecco un appello
anticipatore della certa tragedia se non si fosse messo un argine
alle follie dei micronazionalismi carezzati da molto militontismo
"rivoluzionario". Alle spalle, dentro la sinistra, la concezione
superficiale e estremizzata del "diritto di autodecisione", resa
possibile dalla diffusa ignoranza dei classici marxisti
sull'argomento e dalla assoluta non considerazione delle
caratteristiche geodemografiche - il popolamento "a macchia di
leopardo" - dei Balcani e di buona parte del mondo extraeuropeo... >>


1. CONTRO LA SECESSIONE DELLA SLOVENIA (1991)
2. NO AI BOMBARDAMENTI NATO IN BOSNIA (1995)
3. NO ALLA GUERRA CONTRO LA JUGOSLAVIA (1999)


1. CONTRO LA SECESSIONE DELLA SLOVENIA (1991)



La posizione di Stojan Spetic sulla crisi jugoslava (il manifesto 6
luglio 1991) non ci convince, e rende necessario un franco dibattito
su un complesso come la questione nazionale.

1) Come è possibile valutare positivamente ed auspicare in prima
persona, come comunisti e nella congiuntura internazionale venutasi a
determinare dopo l'annessione tedesca (creazione della Grande
Germania) e la guerra del Golfo ("unipolarismo americano") "la
dissoluzione della Federazione" jugoslava? Come non vedervi anche un
attacco al manifesto dei non allineati, di cui la Jugoslavia è stata
paese simbolo e guida?

2) E' parziale e mistificatorio ridurre il conflitto alla
"strettezza" della Federazione stessa, senza affrontare nella sua
globalità il problema, aspetti economico-sociali inclusi: lo scontro
riguarda anche e soprattutto il rifiuto di sloveni e croati du
accollarsi il peso dello sviluppo delle regioni arretrate
meridionali. Un classico conflitto Nord-Sud, di fronte al quale - in
nome della democrazia - un comunista non può schierarsi con chi è più
ricco, anche nel caso in cui il potere centrale sia funzionale a una
distribuzione assistenzialistica e clientelare delle risorse.
Altrimenti avrebbe ragione in Italia la Lega lombarda a voler
"scaricare" il Sud.

3) E' scorretto e pericoloso nascondere il peso delle ideologie
nostalgico reazionarie e razziste-mitteleuropee alla base dei
nazionalismi sloveno e croato: lo stemma austro-ungarico sulla
bandiera slovena, la boria fascistoide del croato ministro della
difesa Sime Djodan sono inaccettabili per qualsiasi progressista così
come il poujadismo e i simboli feudali della lega di Bossi.

4) E assurdo non vedere all'origine immediata della crisi, la
decisione di Slovenia e Croazia di proclamare unilateralmente
l'indipendenza: oltre i diritti delle minoranze, esistono quelli
delle maggioranze. In particolare della maggioranza degli jugoslavi
ad una ripartizione equa delle risorse, per la quale è conditio sine
qua non - oggi come oggi - il mantenimento dell'unità federale. Certo
l'unità va mantenuta con mezzi democratici e quindi va condannato
qualsiasi ricorso alla forza, ma anche da questo punto di vista non
possono essere messi sullo stesso piano gli aggrediti e gli
aggressori delle regole pattuite della convivenza federale.

5) E' avventurista, dopo la lezione drammatica del Golfo, invocare
l'intervento "dell'ONU" contro il parere dello stesso De Cuellar e in
linea con le posizioni più oltranziste in campo imperialista, che si
risolverebbe in un'occupazione straniera della Jugoslavia.

6) Complessivamente la posizione di Spetic, oggettivamente subalterna
alla politica di grande potenza della nuova Germania e alle manovre
della reazione austriaca, rischia di gettare un ponte artificioso, e
su posizioni di destra, nei confronti del PDS, che ha sposato al tesi
unilaterale della "solidarietà con Lubiana", senza interrogarsi su
cosa significhi concretamente l'autodecisione dei popoli, principio
anche per noi irrinunciabile in una realtà multietnica come la
Jugoslavia, e senza pensare alle conseguenze drammatiche sul piano
internazionale della sua eventuale dissoluzione.

7) Occorre una serie riflessione sulla questione nazionale jugoslava,
che a partire da una corretta denuncia del nazionalismo grande-serbo,
e della sua influenza a livello di potere federale centrale non fermi
l'attenzione sulle sole egoistiche rivendicazioni nazionalistiche dei
popoli "civili" del Nord, ma sui diritti di tutte le nazionalità, a
cominciare da quelle più povere e discriminate. Una riflessione che
guardi ad una prospettiva non capitalistica, ma socialista, e non
secessionistica, micronazionalista e metteleuropea, ma federativa e
balcanica - nel totale rispetto dell'autodeterminazione e delle
sovranità degli Stati esistenti - come via per superare le
artificiose barriere confinarie fra i diversi popoli della regione,
tutti egualmente degni di rispetto, diritto allo sviluppo e alla
libertà.



I compagni di Rifondazione comunista: Guillermo Almeyra, Aldo
Bernardini, Umberto Carpi, Andrea Catone, Franco Falchi, Gennaro
Lopez, Claudio Moffa, Costanzo Preve, Gianroberto Scarcia, Guido
Valabrega

(pubblicato su il manifesto del 10 luglio 1991)



2. NO AI BOMBARDAMENTI NATO IN BOSNIA (1995)



A un mese dall'inizio dei bombardamenti NATO contro i serbo-bosniaci,
una vera e prospettiva di pace in Jugoslavia è lontana: mentre la
nuova escalation sta per orsa solo producendone altre, e mentre si
diffondono voci di un possibile accordo fra i contendenti, il rischio
è o l'imposizione di una unilaterale "pax americana" o la
degenerazione globale del conflitto.

La via della vera pace non può che essere diversa da quella decisa
dalla NATO:

1) sospendere immediatamente ogni raid aereo;
2) praticare un embargo rigoroso su tutti i traffici di armi, per
colpire alla radice la realtà e la logica omicida della guerra;
3) abolire l'unilaterale embargo di beni pacifici e alimentari contro
il governo di Belgrado, che finisce per colpire solo le popolazioni
civili serbe;
4) partire dalla condanna netta di ogni pulizia etnica - croata,
musulmana, serba - verificatasi negli ultimi quattro anni;
5) vietare comunque - anche per rispetto dell'indipendenza del nostro
paese dalle pressioni di Germania, Stati Uniti e Francia - l'uso
delle basi in territorio italiano agli aerei impegnati nei
bombardamenti sulla Jugoslavia.



Claudio Moffa (storico africanista), Gianfranco Amendola
(ambientalista), Piero Barcellona (giurista), Aldo Bernardini
(giurista internazionale), Cristina Salvioni (economista), Alessandra
Ciattini (antropologa), Andrea Catone (storico del movimento
operaio), Luigi Di Cesare (Radio Città aperta), Maurizio Donato
(economista), Fabio Giovannini (scrittore), Gianfranco La Grassa
(economista), Domenico Losurdo (storico della politica), Costanzo
Preve (filosofo), Fausto Razzi (musicista), Franco Russo (Altern.
verde sol.), Guido Valabrega (arabista), Stefano Garrone (filosofo),
Giorgio Gattei (storico dell'economia), Falco Accame (ex deputato,
studioso di psicologia), Sergio Cararo (Contropiano), Paolo Cento
(cons. verde regionale)



3. NO ALLA GUERRA CONTRO LA JUGOSLAVIA (1999)



La guerra d'aggressione della NATO alla Jugoslavia non si ferma, e
anzi - fra minacce di bombardamenti ancora "per mesi" e progetti di
invasione con truppe di terra - si va sempre più acuendo, creando
migliaia e migliaia di vittime innocenti e immani danni economici non
solo al paese aggredito ma a tutta la regione balcanica. E' una
guerra di tipo coloniale, che vuole abbattere con la violenza dei
bombardamenti e delle azioni terroristiche dell'UCK il governo e il
parlamento legittimi di Belgrado, e che a questo scopo rispolvera -
fra "protettorati" e "ingerenze umanitarie" - un linguaggio di sapore
ottocentesco che si sperava abolito per sempre con la
decolonizzazione. E' una guerra di tipo nazista, che vuole annientare
il popolo serbo e gli altri popoli della Jugoslavia, e nasce e si
sviluppa all'insegna di una organizzatissima campagna propagandistica
in stile "goebbelsiano", tesa a trasformare il nemico sempre e
comunque, in un "criminale". E' una guerra contro tutti i popoli
europei, importata nel vecchio continente dagli Stati Uniti e dal
capitale finanziario transnazionale col fine di indebolirne
l'economia in una fase di crescenti contraddizioni
interimperialistiche. E' una guerra contro l'Italia, la sua dignità
nazionale di paese indipendente, e la sua tradizione diplomatica di
pace - sempre avversata dalle forze reazionarie, ma oggi in pericolo
di scomparire per sempre.E' una guerra contro la democrazia e contro
la Costituzione, come dimostrano le modalità con cui si è scatenata
l'aggressione, all'insaputa e sulla testa dei parlamenti nazionali.
E' una guerra contro la stessa azione mediatrice della Chiesa, che
Washington punta ad indebolire guardando probabilmente anche allo
scacchiere mediorientale. E' una guerra che rischia di sfociare -
nell'indifferenza totale delle maggioranze di governo in Europa - in
un nuovo conflitto mondiale: già si parla infatti dei "prossimi"
obbiettivi della NATO, a cominciare da quella Russia oggetto da tempo
di una analoga campagna altamente denigratoria, e che gli Usa e il
grande capitale finanziario transnazionale vorrebbero ulteriormente
smembrare o ridimensionare.

Contro questa guerra, e contro i governi vigliacchi e assassini che
la perseguono con un cinismo incredibile, è necessario ribellarsi in
Italia e in Europa come è stato necessario ribellarsi in altri
momenti drammatici della storia del nostro paese. E' necessario
innanzitutto battere la micidiale campagna di guerra in atto,
contrastando la follia imperante di una guerra cosiddetta
"necessaria", e rovesciando i luoghi comuni che vorrebbero mettere
sullo stesso piano - come accadeva ai tempi del Vietnam -
l'aggressore e l'aggredito. Non si può oggi sottostare al ricatto
umanitario - talvolta se non spesso artificiosamente creato e
mantenuto in vita dagli aggressori - così come sarebbe stato assurdo
nel 1935 dichiararsi “né con il negus, né con Mussolini” nonostante
le forme di schiavismo ancora esistenti nell'Etiopia di allora. Ci
sono momenti storici in cui è necessario decidere e schierarsi pur
tenendo conto della complessità e drammaticità della situazione.

Facciamo perciò appello a tutte le persone e forze democratiche e
pacifiste del paese di impegnarsi a costituire su questi obbiettivi:

1) Solidarietà attiva con la Jugoslavia, anche attraverso la raccolta
di fondi e materiali in favore dei suoi popoli aggrediti
dall'imperialismo con le bombe e le menzogne multimediali.

2) Recupero della sovranità nazionale sulle basi militari della NATO
nel nostro paese, che devono essere bloccate ad ogni iniziativa
bellica. Le "fedeltà" al Trattato istitutivo dell'Alleanza atlantica,
che che peraltro è palesemente violato dagli stessi aggressori
(l'articolo 3 permette solo guerre "difensive") non può essere
invocata per giustificare la partecipazione ai massacri e alle
distruzioni imposti da Washington e dai suoi complici.

3) Lotta contro le deviazioni dell'ONU, che spesso agisce sotto il
peso degli equilibri internazionali postbipolari, e per il ritorno al
rispetto dei principi della Carta costitutiva delle Nazioni Unite che
vieta la guerra come mezzo di risoluzione delle vertenze fra stati, e
difende l'integrità territoriale degli stati indipendenti sortiti
dalla II guerra mondiale e dalla decolonizzazione.

4) Mobilitazione e propaganda attive e capillari in tutti i luoghi di
lavoro, nelle scuole, nelle università, per estendere sempre più il
movimento popolare per la pace, per la fine dei bombardamenti e
dell'aggressione, e per il ritorno delle basi militari in Italia
sotto la nostra piena sovranità.



Claudio Moffa (Univ. Teramo), Alessandro Aruffo (storico), Stefano
Azzarà (Univ. Urbino), Aldo Bernardini (Univ. Teramo), Alessandra
Ciattini (Univ. Roma 1°), Andrea Catone (politologo), Sergio Cararo
(Contropiano), Luigi Cortesi (Istit. Orientale Napoli), Pier Giovanni
Donini (Istit. Orientale Napoli), Stefano Garroni (filosofo), Fulvio
Grimaldi (giornalista RAI), Domenico Losurdo (Univ. Urbino), Tommaso
Mancini (avvocato), Sergio Manes (editore), Costanzo Preve
(filosofo), Fausto Razzi (musicista), Enzo Santarelli (storico),
Livio Sichirollo (Univ. Urbino), Malcolm Sylvers (Univ. Padova), Pier
Franco Taboni (Univ. Urbino), Nicola Teti (editore), Alberto Varlaro
(Univ. Teramo), Guido Valabrega (Univ. Bologna), Pasquale Vilardo
(Avvocato), Radio Città Aperta (Roma), Andrea Alonzo, Luigi Puca
(Assessore Rif. Civitella del Tronto), Nicola Cicioni (Circolo Rif.
Mosciano S. Angelo), Angelo Michelucci (Comit. Polit. Region. Rif.
d’Abruzzo), Antonio De Vincenti (Consigliere comunale Rif. di
Giulianova - TE), Amerigo Cilli (Circolo Rif. Pineto - TE), Michele
Cilli, Graziano Nardi (Circolo Rif. Teramo), Anna Pepe, Claudio
Rapposelli, Albertina Cioni, Ida Nardi (Circ. Rif. Pineto), Tommaso
Ersoni, Vincenzo Di Marco, Sergio Modesti (Circolo Rif. Teramo),
Giovannna Di Taimondo (Circolo Rif. Teramo), Lanfranco Lancione
(Consigliere Comun. Rif. Teramo), Giovani Comunisti del Movimento
studentesco di Urbino, Angelo D’Orsi (Università di Torino),
Ferdinando Terranova, AIASP-Casa dei Popoli, Francesco De Blasi
(Univ. Roma 2), Mariagrazia Casadei (Univ. Roma 1)


From: Gilberto Vlaic -   gilberto.vlaic   @...
Date: July 11, 2006 2:34:34 PM GMT+02:00
Subject: Rientro da Kragujevac. Relazione

Care amiche cari amici vi invio la relazione sull'ultimo viaggio effettuato a Kragujevac  (29 giugno - 2 luglio) per la consegna delle quote di affido e lo sviluppo dei progetti in corso.
Come potrete vedere l'attivita' si allarga, sia grazie all'aumento del numero di affidi che alle collaborazioni con le altre associazioni.


Vi ricordo gli appuntamenti di questa settimana con il gruppo folk della Scuola Tecnica di Kragujevac a Trieste:

giovedi' ore 21 a Prebenico (San Dorligo)

venerdi' ore 20 e 30 Via Genova 12 Trieste

sabato ore 19 alla festa di Liberazione di Mattonaia (San Dorligo)


Il prossimo viaggio si svolgera' nel periodo 14 - 17 settembre.

Poiche' sara' a ridosso del periodo classico delle ferie, chiedo a tutte/i quelle/i che sanno di dover rinnovare la quota di farlo con celerita'.

Abbiamo per il futuro un problema rilevante: ieri sera il pullmino ASIT che usiamo per questi viaggi ha avuto un incidente in autostrada vicino a Venezia; per fortuna nessuno si e' fatto male ma il pullmino e' distrutto.
Se qualcuno avesse notizia di pullmini a nove posti da poter chiedere in prestito ce lo faccia sapere con urgenza.

Un cordiale saluto a tutte/i

Gilberto Vlaic
Non bombe ma solo caramelle
e
Gruppo Zastava Trieste


RITORNO DALLA  ZASTAVA DI KRAGUJEVAC

Viaggio del 29 giugno – 2 luglio 2006

(resoconto di viaggio  a cura di Gilberto Vlaic del gruppo ZASTAVA Trieste)

Questa relazione e’ suddivisa otto parti.

1)Introduzione
2)Un altro camion di aiuti
3)Delegazione in visita e materiale trasportato
4)Cronaca del viaggio 
5)L’ambulanza
6)I progetti in corso e le possibilita’ future
7)Informazioni generali sulla Serbia e sulla Zastava (il progetto con la FIAT)
8)Conclusioni


1 - Introduzione

Vi invio la relazione del viaggio appena concluso alla Zastava di Kragujevac per la consegna delle adozioni a distanza che fanno capo alla ONLUS Non Bombe ma solo Caramelle (Gruppo Zastava di Trieste e sezione del Veneto) e al Coordinamento Nazionale RSU CGIL e per la verifica dei progetti in corso a Kragujevac.

Vi informo che il sito del coordinamento RSU, sul quale trovate tutte le notizie sulle nostre iniziative, ha cambiato indirizzo; quello nuovo e’:

seguendo il link Solidarietà con i lavoratori della Jugoslavia:

L'ultima relazione relativa al nostro viaggio di marzo 2006 si trova all'indirizzo
e in ordine cronologico potete trovare tutte le altre.

Vi segnalo su questo sito un interessante articolo, inserito il 20 giugno scorso, tradotto in Italiano (tratto dalla rivista Energie et Securite’) dal titolo 
Problemi ecologici e giuridici collegati ai bombardamenti di precisione
che esamina con molto dettaglio l’impatto ambientale dei bombardamenti sulle fabbriche di Pancevo e Kragujevac.
La versione italiana dell’articolo non contiene le note a pie’ di pagina e le tabelle annesse all’articolo originale, che e’ in Francese. 
Per chi fosse interessato l’originale si trova all’indirizzo
e le tabelle annesse all’indirizzo
[si vedano anche i nostri link:

I nostri resoconti sono presenti anche sul sito del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia, all'indirizzo:
che contiene migliaia di articoli sulla situazione nei Balcani difficilmente reperibili sulla stampa nazionale.


2 – Un altro camion di aiuti

Ad aprile scorso siamo riusciti a spedire un nuovo camion di aiuti (il quinto da luglio 2005).
La spedizione e’ stata effettuata in collaborazione con:
Cooperazione Odontoiatrica Internazionale 
Associazione Zastava Brescia per la solidarieta' internazionale - ONLUS
Fondazione Luchetta, Ota, D'Angelo Hrovatin di Trieste
Comunita' Serba Ortodossa di Trieste
Associazione di Solidarieta' Internazionale Triestina

Il carico era costituito da:
28 biciclette
4 ciclomotori
1 computer
1 carrozzina per neonato
1 deambulatore
1 carrozzina per invalidi
75 colli di vestiario usato

Inoltre sono stati spediti, nell'ambito del progetto in corso con il Centro medico della Zastava:
1 sabbiatrice per studio dentistico
3 turbine per trapano
1 forno per materiale ceramico completo di pompa da vuoto
1 ecografo
1 appareccho radiografico dentale
1 macchina polimerizzatrice
1 macchina ad ultrasuoni per la rimozione del tartaro dentale
1 localizzatore apicale
Questa strumentazione medica ( in parte nuova, in  parte usata) e' stata acquistata con i fondi messi a disposizione dal progetto finanziato dalla Regione Friuli Venezia Giulia.
Le spese per questa spedizione sono state di 630 euro.  Non sappiamo ancora l’entita’ dell’IVA che verra’ richiesta in Serbia.
In ultimo un doveroso ringraziamento alle volontarie e i volontari che hanno preparato la spedizione.


3 - Delegazione in visita e materiale trasportato

Ricordo prima di tutto che le spese di viaggio sono sempre direttamente sostenute dai partecipanti, senza alcuno storno dai fondi ricevuti per le quote di adozione a distanza da distribuire.
La delegazione era costituita da Andrea (che abbiamo recuperato durante il viaggio di andata a Belgrado) Gilberto, Linda e Vladan da Trieste, Alessandro, Francesca, Paolo, Tito e Tiziana in rappresentanza del COI, Ermilio e Flavio in rappresentanza del Comune di San Giorgio di Nogaro e infine Bruno, Lorenzo e Luigi della Misericordia della Bassa Friulana.
Boba, la colonna di NbmsC e del COI in Campania era arrivata da Napoli il giorno prima.
Per il viaggio abbiamo utilizzato due pullmini, uno della ASIT e uno della Misericordia.
Inoltre avevamo con noi una ambulanza (leggi al punto 5 di questa relazione).

Avevamo con noi medicinali per circa 15.000 euro, per la maggior parte destinati al centro medico della Zastava, e alcuni destinati a ragazzi colpiti da gravi malattie.

Le adozioni da distribuire erano 176, di cui 1 nuova, per un valore complessivo di 16.335 euro, per la maggior parte in quote trimestrali da 75 euro o da 85 euro (quando si tratta di quarto trimestre). Avevamo anche da consegnare 300 euro di ALJ Bologna.
Sono state caricate nei furgoni anche una decina di scatole di regali da famiglie italiane a famiglie jugoslave, alcuni scatoloni di vestiti e scarpe, cinque grandi sacchi contenenti giocattoli e tre scatoloni di gomitoli di lana per il centro 21 ottobre (centro di accoglienza per ragazzi Down).


4 - Cronaca del viaggio

Siamo partiti  da Trieste verso le 9 e 30 del mattino del giovedi 29 giugno (un po’ in ritardo per un problema meccanico) e siamo arrivati  a Kragujevac alle 8 e 30 di sera, senza alcun problema durante il viaggio. Anche la sosta nella dogana slovena in uscita per timbrare i documenti di accompagnamento dell’ambulanza e’ stata breve. Tempo buono, traffico scarso, ma molto caldo. Passaggio di frontiere rapido e senza alcun problema. 
Dopo lo scarico dei furgoni alla sede del Sindacato, abbiamo verificato le liste delle adozioni e preparato le buste con il denaro per l’assemblea che abbiamo tenuto la mattina del sabato 1 luglio. 

La sera a cena un incontro imprevisto e con un gruppo di 21 persone di vari paesi balcanici che partecipava alla maratona per la pace Novi Sad – Corfu’.
Abbiamo regalato una bandiera della pace bilingue, che il mattino dopo era alla testa di questo gruppo alla loro partenza in direzione di Nis.
Tutti gli incontri che abbiamo avuto nei due giorni della nostra permanenza a Kragujevac si sono svolti in un clima di forte emotivita’. Mi limito adesso a descriverli sommariamente.
Nel prossimo paragrafo illustrero’ in dettaglio tutti i contenuti degli incontri svolti.

Venerdi 30 al mattino come primo appuntamento abbiamo incontrato la direttrice del Centro medico della Zastava ed il personale del reparto stomatologico e consegnato i medicinali che avevamo con noi; saranno come sempre distribuiti gratuitamente agli utenti del Centro. Cerimonia festosa per la consegna dell’ambulanza. Sono state poste le basi per il programma di intervento di quest’anno.

Ci siamo recati poi al centro di accoglienza diurno per ragazzi con sindrome Down, che avevamo inaugurato esattamente un anno fa.
Abbiamo poi incontrato in Comune Slavica Saveljic, assessore ai servizi sociali del Comune per una discussione preliminare relativa al centro di accoglienza per ragazzi autistici.

Nel pomeriggio visita alle due scuole con cui stiamo collaborando, la La Prva Tehnicka Skola e la  Scuola Tecnica Za Masinstovo I Saobracaj.

Sabato 1 luglio al mattino si e’ svolta l’assemblea per la consegna delle quote di affido, nella  grande sala della direzione. L’atmosfera e’ stata come al solito festosa, e abbiamo ricevuto una grande quantita’ di bottiglie di rakija fatta in casa, di marmellate, di miele, di prodotti tessili, doni delle famiglie jugoslave ai loro amici italiani.

Visti i tanti impegni, abbiamo dovuto limitare a due le visite alle famiglie con figli adottati dai membri della delegazione. 

La domenica, durante il viaggio di ritorno, a Belgrado abbiamo attraversato il viale delle ambasciate, che ospita tutta una serie di edifici pubblici completamente distrutti dai bombardamenti del 1999, e poi visitato il parco di Tasmajdan, dove sorgono due monumenti simbolo: quello ai giornalisti morti nel bombardamento della sede della televisione e quello, struggente, dedicato ai bambini uccisi dalle bombe della NATO, che sue due semplicissimi ovali in marmo nero riporta in Serbo e in Inglese la scritta "Eravamo solo bambini”. 
Su questi due monumenti abbiamo depositato i fiori ricevuti durante l’assemblea.

Durante la sosta a Belgrado abbiamo avuto un breve ma graditissimo incontro con Gordana Pavlovic dell’associazione Decja Istina (la verita’ dei bambini), alla quale avevamo spedito con i camion partiti a gennaio e febbraio 137 scatoloni, per i campi profughi che Gordana segue a Belgrado citta’.
Gordana ha consegnato parte di questo materiale a un piccolo comune, Raca, che ospita 326 profughi, tra cui 128 bambini.
Il Sindaco ci ha scritto una lettera di ringraziamento indicando con precisione il tipo e la quantita’ di materiali ricevuti, in totale 27 scatoloni.
Se ci sara’ possibile, continueremo anche con questa realta’.
Verso le 8 e 30 di sera siamo attivati a Trieste, dove ci siamo salutati.


5 L’ambulanza

A febbraio scorso una delegazione del sindacato Samostanli, formata da:
Radoslav Delic Segretario del Samostalni Sindikat della Zastava
Rajko Blagojevic Vice-Segretario dello stesso sindacato
Bojana Tosic dell’ufficio internazionale adozioni del Sindacato Samostalni
era stata in Friuli-Venezia Giulia e in Veneto per una serie di incontri e dibattiti (vedi relazione di marzo 2006).
Uno di questi si era svolto a San Giorgio di Nogaro (Udine), nella sala comunale, presenti il Sindaco, molti assessori e consiglieri, la Console di Serbia di Trieste e numerosi cittadini.
E’ stato un incontro che ha generato numerosi frutti, sia in termini di affidi sottoscritti, che di impegni precisi del Comune e della associazione Misericordia della Bassa Friulana.
Per quanto riguardagli impegni del Comune vedi al punto 6D di questa relazione.

In particolare la Misericordia aveva deciso di donare al Centro Medico della Zastava una ambulanza usata, ma in perfette condizioni, attrezzata con due barelle moderne, una sedia a rotelle, immobilizzatori per arti, impianto per ossigeno. 
Con l’insostituibile aiuto di Paolo, della casa di spedizioni che usiamo per i nostri trasporti, siamo riusciti a preparare i documenti necessari per il viaggio e la nuova immatricolazione in Serbia.
Tutto semplice quindi...
Venerdi’ mattina Lorenzo, Luigi e Bruno della Misericordia hanno consegnato i documenti e le chiavi alla direttrice del Centro. Ma venerdi’ a pranzo SORPRESA! Secondo la dogana di Kragujevac, gentilissima ma inflessibile, mancava un timbro che avremmo dovuto richiedere alla dogana appena entrati in Serbia.
Valanga di telefonate, anche a Trieste, ma niente da fare. La dogana vuole il timbro...
Alle 5 del pomeriggio Luigi e Andrea ed un impiegato del Centro medico ripartono con l’ambulanza verso la frontiera tra Serbia e Croazia (circa 250 Km da Kragujevac).
Dopo ore trascorse con un po’ di angoscia, con un continuo alternarsi di notizie o catastrofiche o tranquillizzanti (aiuto! ci sequestrano l’ambulanza, no adesso ci danno questo famoso timbro) finalmente la situazione si sblocca e verso l’alba l’ambulanza puo’ rientrare a Kragujevac con i documenti in ordine.
Resta un po’ di sconcerto per regole burocratiche che non riusciamo a comprendere appieno, ma la soddisfazione e’ tanta.


5 - I progetti in corso e di possibile realizzazione

Visto che periodicamente riceviamo sottoscrizioni significative non legate alle adozioni, era stata presa la decisione di finanziare progetti che vadano incontro a reali bisogni sociali esistenti in citta’, possibilmente unendo i nostri sforzi a quelli di altre associazioni. A questo proposito si conferma la collaborazione gia’ in atto da tempo con l’associazione Zastava Brescia e con la Cooperazione odontoiatrica Internazionale (COI).
L’associazione di Roma ABC, Solidarieta’ e Pace ci ha scritto dichiarando il suo interesse  a partecipare insieme a noi a uno o piu’ progetti, qualora rientrino nella loro sfera di interventi. Questa associazione ha piu’ di 500 affidi a distanza attivati in tutta la Serbia, dei quali circa 200 a Kragujevac.

Questi sono gli indirizzi dei siti delle due associazioni:

A) Collaborazione con il presidio sanitario della Zastava. 

Trovate una descrizione assai articolata di questo progetto nelle relazioni dei viaggi di marzo, luglio, settembre e dicembre 2005 e marzo 2006 
Esso e’ stato avviato con il COI e cofinanziato dall’Assessorato 

Ricordo che la Zastava possiede un centro medico (Zavod Za Zdravsvenu Zastitu Radnika) di ragguardevoli dimensioni: vi lavorano 326 persone, due terzi dei quali operatori sanitari (piu’ di 60 sono i medici) ed un terzo di amministrativi. 224  lavoratori sono iscritti al sindacato Samostalni (dato di marzo 2006).
Il suo bacino di utenza e’ rappresentato attualmente da circa 50.000 lavoratori e loro familiari e da circa 7.000 pensionati.
In questo centro si effettuano ogni anno circa 1 milione di prestazioni sanitarie di cui 65.000 nel campo dentistico (dati del 2004). Nel reparto stomatologico lavorano 25 persone, tra cui sette medici dentisti.
Il problema del presidio sanitario e’ che la strumentazione in uso ha un’eta’ media di piu’ di 20 anni, ed e’ quindi fortemente inadeguata. 
Le due poltrone dentistiche fornite a luglio 2005 sono in piena attivita’, cosi’ come le attrezzature accessorie.
Solo un esempio: nel periodo ottobre-dicembre 2004, sono state effettuate 7064 prestazioni in odontoiatria, mentre nello stesso periodo del 2005, grazie alle  nuove attrezzature, il numero è salito a 8921. Per questi motivi il Centro ha assunto un nuovo dentista. Il salto comunque non e’ solo quantivativo ma anche (ed essenzialmente) qualitativo.

Per quanto riguarda i nostri interventi a favore del presidio sanitario la Regione Friuli-Venezia Giulia, Assessorato all’istruzione, cultura, sport e politiche della pace e della solidarieta’, aveva approvato a novembre 2005 un nostro progetto, relativo alla prevenzione e cura stomatologica nell’infanzia e ci aveva erogato un finanziamento  di 17.400 euro per il 2006, con il quale sono state acquisite le strumentazioni descritte in questa e nelle altre relazioni precedenti.

La peculiare situazione demografica dell’area, che vede la Serbia caratterizzarsi come una delle nazioni più anziane del pianeta, ha posto con evidenza anche il problema dell’assistenza sanitaria alla popolazione di età elevata (oltre 65), non meno bisognosa di attenzione in presenza di difficili condizioni di salute e di reddito: non bisogna dimenticare che, nella precaria situazione economica della Serbia odierna, caratterizzata da un Pil pro capite di 2000 euro (il più basso d’Europa) e da un rapporto lavoratori / pensionati pari a 1,12, gli ultrasessantacinquenni rappresentano una categoria particolarmente vulnerabile, per la mancanza di un reddito che garantisca almeno la sussistenza e per le più critiche condizioni di salute tipiche dell’età. 

In questo senso abbiamo presentato a marzo 2006 un nuovo progetto alla Regione FVG.
Gli assi principali del progetto sono la formazione, l’epidemiologia e la fornitura di apparecchiature per la fabbricazione di protesi: Inoltre e’ previsto uno studio dentistico mobile, in modo da poter curare a domicilio anche i non  autosufficienti.
La Regione ha finanziato questo nuovo progetto con 30.000 euro.

Dopo la consegna dell’ambulanza, mentre il resto della delegazione effettuava altri incontri, Boba, Francesca e Paolo sono restati al Centro e hanno presentato al personale un breve corso  teorico pratico con scambio di esperienze tecniche fra gli operatori sanitari italiani e serbi per concordare le modalita’ di  attuazione del nuovo progetto di odontoiatria  sociale, che e’ st

(Message over 64 KB, truncated)

(english / srpskohrvatski)

[Sei mesi dopo il caso della Risoluzione anticomunista al Consiglio
d'Europa, un analogo testo di impronta reazionaria e revanscista è
stato approvato dal Parlamento della Croazia. Che altro potevamo
aspettarci dal neo-Stato balcanico, forgiatosi in una guerra di
sterminio contro la popolazione serba presente sul suo territorio e
diretto erede, per simbologia e prassi quotidiana politica e militare,
dello "Stato Indipendente di Croazia" dell'ustascia Ante Pavelic,
collaborazionista dei nazifascisti (NDH: 1941-1944) ?
Di seguito la condanna della Lega della Gioventù Comunista -SKOJ-,
organizzazione giovanile del Nuovo Partito Comunista di Jugoslavia]

League of Yugoslav Communist Youth - SKOJ - youth section of New
Communist Party of Yugoslavia
http://www.skoj.co.sr/

OSUĐUJEMO REZOLUCIJE HRVATSKOG SABORA

Posle šest meseci od usvajanja anti-komunističke rezolucije u Savetu
Evrope Sabor republike Hrvatske ovih dana usvojio je sličnu apsurdnu
rezoluciju u kojoj osuđuje „komunističke zločine počinjene u periodu
1945.-90. godine“.

Hrvatska je prva republika bivše SFRJ koja se odlučila na usvajanje
anti-komunističke rezolucije. S obzirom na jasno stanje u hrvatskoj
privredi i politici ovakav politički akt nije ni malo začuđujuć. Ovo je
sam još jedan trik aktuelnih vlasti kako bi se javnost odvratila od
jačanja revolucionarnog levičarskog pokreta u Hrvatskoj i njenog otpora
protiv svega onoga što se dešava u ovoj zemlji.

O kakvim se zločinima radi? Zar je suđenje počiniocima najgnusnijih
zločina tokom Drugog svetskog rata na prostoru „Nezavisne države
Hrvatske“ i njihova osuda na smrtne kazne i višegodišnje robije
zločin?! Da li nas to buržoaski režim u Zagrebu ubeđuje kako je NDH
bila miroljubiva država! Šta želi dokazati hrvatski sabor?

Tokom Drugog svetskog rata na tlu raskomadane Jugoslavije formirana je
kvazi tvorevina koja je nazvana Nezavisna država Hrvatska. U njoj su
zvanične vlasti uz podršku katoličke izvršili najgnusnije zločine.
Setimo se samo zloglasne ustaške fabrike smrti-Jasenovca. Zar je
suđenje onima koji su imali udela u tome zločin?

Da se nedvosmisleno radi o političkom aktu kojim se hrvatski buržoaski
proimperijalistički želi dodvoriti aktuelnom neomakartizmu Evropske
unije i želi skrenuti tema sa gorućih problema u Hrvatskoj govori i
činjenica da hrvatski sabor ni na jedan način do sada nije
rehabilitovao žrtve političke torture Golog otoka.

Po oslobođenju zemlje jugoslovenski narodi su pod vođstvom komunista
opredelili za socijalizam i sa velikim entuzijazmom su počeli da grade
novi život. Na tom gotovo poluvekovnom putu postignuti su značajni
rezultati na privrednom, socijalnom, zdravstvenom, obrazovnom,
kulturnom, naučnom, odbrambenom i sportskom polju. Jugoslavija je
dostigla nivo srednje razvijene evropske države. Zar hrvatski sabor
želi reći da je to delo „zločinačkog režima“?

Istovremeno sabor je usvojio i rezoluciju o akciji „Oluja“ koja je
ocenjena kao „pobednička i oslobodilačka“.

S jedne strane hrvatski sabor veliča bratoubilački rat koji je vođen
tokom 90-tih na prostoru Hrvatske, dok sa druge strane borce ovog rata
potpuno marginalizuje i zaboravlja prepuštajući ih sami sebima.

Nema ni govora o tome da je akcija „Oluja“ po bilo čemu bila
oslobodilačka i pravedna. Radi se o nedvosmislenom etničkom čišćenju.
Usvajanjem ove rezolucije postaju potpuno apsurdni svi pozivi hrvatskih
vlasti za povratak izbeglica u svoje napuštene domove.

Jasno je da se radi o dve besmislene i apsurdne rezolucije koje imaju
jasnu političku pozadinu.

Neomakartizam koji je stigao i na naše prostore neće uništiti istinu o
uspesima i dometima socijalističke izgradnje naše zemlje niti će
sprečiti neminovan povratak socijalizma i zbacivanje postojećih pro-
imperijalističkih režima na Balkanu.

Sekretarijat SKOJ-a
Beograd, 10. jul 2006. god.


SECRETARIAT STATEMENT OF THE LEAGUE OF YUGOSLAV COMMUNIST YOUTH (SKOJ)

Six months after the vote of the anti-communist Council of Europe's
Resolution, the parliament of the Republic of Croatia (Sabor further in
the text) has adopted a similar, equally incongruous Resolution,
condemning “the communist crimes" of the 1945-1990 periods.

Croatia is the first of the former Socialist Federal Republic of
Yugoslavia's (SFRJ) republics to adopt the anti-communist Resolution.
With regard to the very bad economic situation in Croatia, such a
political act is not a bit surprising. It is just one more trick of the
current regime to detour the public attention from the revolutionary
momentum in Croatia.

What crimes are they talking about? Was it a crime to put on trial the
perpetrators of the most horrible crimes committed in the NDH, “the
“Independent Croatia State” of the Second World War? Was it crime to
sentence the Nazis criminals to death and long prison sentences? Does
the bourgeois regime in Zagreb expect us to believe the NDH was a peace-
loving state? What is the Croatian Sabor (Parliament) hoping to prove?

In the Second World War, after dismembering of Yugoslavia, a parastate
was formed calling itself “Independent Croatia State”.

In his "state" the most awful crimes were perpetrated by it's regime
with the helping hand of the Catholic Church. Let us note the infamous
Ustasha death factory Jasenovac. So it was a crime to convict those who
took part in the crime!

Falling in line with the actual EU neo-McCarthysm, the Croatian pro-
imperialist puppets are just diverting attention from the Croatia's
burning problems. Proof of this is the fact the Croatian Sabor has not
in any way moved to rehabilitate the victims of political torture on
Goli Otok.

After the liberation of the country, the peoples of Yugoslavia under
communist leadership turned to Socialism and began with great
enthusiasm build a new life. On that nearly half-century long road,
significant results were achieved in the economic and social fields, in
health, education, culture, science defense and sports. Yugoslavia
reached a remarkable level of development.

So, does the Croatian Sabor consider these achievements to be
“criminal legacy”? At the same time the Croatian Sabor adopted a
resolution on “Operation Storm (Oluja)” characterized as “victorious
and liberating”.

Croatian Sabor magnifies the fratricidal war waged during the 1990s by
Croatia, while there is no question of "operation storm" being a just
people’s liberation. The fact is that it was ethnic cleansing pure and
simple.

After these resolutions have been adopted, it is clear that the
Croatian regime’s call for the refugees to come back to their abandoned
villages is as incongruous as ever. Both Resolutions are a ridiculous
political ploy.

The European made neo-McCarthysm shall not change the truth about the
grate achievements of Real Socialism in our country and will not
prevent the unavoidable renaissance of Socialism and the expulsion of
the current pro-imperialist puppet regimes in the Balkans.

Secretariat of the SKOJ
Belgrade, July 10, 2006.





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