Informazione
LA DISINFORMAZIONE in EX JUGOSLAVIA E IN KOSOVO
I servizi dell’agenzia Ruder &Finn Global Public Affairs sono stati assunti all’inizio del conflitto jugoslavo dalla Croazia, dai Musulmani della Bosnia Erzegovina e dall’opposizione del Kosovo. Nel frattempo i Croati, i Musulmani di Bosnia e l’opposizione del Kosovo godevano dell’appoggio di forti lobby degli USA, in particolare del senatore Robert Dole del Partito Repubblicano americano, e dell’aiuto della Germania. Bisogna anche aggiungere che i Musulmani bosniaci erano fortemente aiutati dall’Iran e dai Paesi arabi.
Nel maggio 1992, la Repubblica musulmana di Bosnia impiega i servizi dell’agenzia Ruder&Finn Global Public Affairs che curerà la sua immagine internazionale e i contatti con i media. Il contratto terminerà nel dicembre 1992. A proposito di questo periodo si legge in “Offensive in the Balkans” di Yossef Bodansky a pagina 54: “Fin dall’estate 1992, c’erano state delle marcate provocazioni messe in atto dalle forze musulmane per sollecitare un maggiore intervento militare occidentale contro i serbi e, in misura minore contro i croati. Inizialmente queste provocazioni erano costituite principalmente da attacchi senza senso alla stessa popolazione musulmana, ma ben presto inclusero attacchi ad obiettivi occidentali e delle Nazioni Unite.(…) Investigazioni da parte delle Nazioni Unite e di altri esperti militari includevano fra queste azioni auto-inflitte la bomba della fila del pane (27 maggio 1992), la sparatoria alla visita di Douglas Hurd (17 luglio 1992), il tiro dei cecchini nel cimitero (4 agosto 1992), l’uccisione del presentatore e produttore televisivo americano della ABC, David Kaplan ( 13 agosto 1992) e l’abbattimento di un velivolo da trasporto dell’Aviazione Italiana G.222 in avvicinamento a Sarajevo (3 settembre 1992). In tutti questi casi le forze serbe erano fuori portata, e le armi usate contro le vittime non erano quelle lamentate dalle autorità musulmano-bosniache e dai ripetitivi media occidentali.”
Il governo di Sarajevo molto abilmente ottenne l’intervento definitivo degli USA e della NATO nell’agosto 1995, ma prima si è dovuto vedere sugli schermi le due granate sul mercato di Markale, il 6 febbraio 1994 (68 morti e 200 feriti), e il 28 agosto 1995 (37 morti e 86 feriti).
Si racconta che il presidente Clinton, sotto pressione dei media e del senatore Dole avesse promesso ad Aljia Izetbegovic di fare intervenire la NATO se si fossero verificati più di 5000 morti. L’11 luglio 1995, Srebrenica fu la risposta. La tempesta mediatica fu terribile. Il fatto che la “zona protetta” – secondo il Consiglio dei Sicurezza dell’ONU disarmata – da dove la 28° divisione musulmana e il suo capo Naser Oric attaccava i villaggi serbi, uccideva, saccheggiava e rientrava nella città, non interessava la stampa. Nessuno s’informò sull’enorme numero di morti civili serbi nei villaggi intorno a Srebrenica e nella cittadina di Bratunac. Oltre 1500 morti serbi uccisi fra il 1992 e il 1995 sono passati sotto silenzio. I Serbi hanno sempre respinto l’accusa di aver giustiziato fra i 7000 e gli 8000 soldati musulmani, ricordando di aver mandato al sicuro in territorio musulmano le donne, i bambini e i vecchi, ma anche i soldati che avevano accettato di consegnare le armi. Nessun media ha investigato sulle ragioni della caduta della città protetta da 15.000 soldati musulmani attaccati da una forza molto inferiore e sul fatto che il comando in capo di Sarajevo avesse richiamato il comandante Naser Oric e 20 dei suoi migliori ufficiali lasciando la divisione senza guida. Alcun giornalista nemmeno investigò sullo svolgimento dei combattimenti e di queste morti. Bernard Kouchner racconta nel suo libro
« Les guerriers de la Paix », che durante la sua visita al capezzale di Alija Izetbegovic morente, l’abile statista aveva ammesso che le cifre erano state gonfiate espressamente.
Questa promozione dell’UCK ha dato un’immagine più accettabile al pubblico internazionale. Dopo la nuova definizione la milizia serba fu accusata di uccidere la gente nei villaggi albanesi nella caccia all’UCK. I media non spiegarono che l’UCK si nascondeva dietro ai civili albanesi che cercavano salvezza nei boschi e non raccontarono che venivano rapiti più Albanesi che Serbi e che questi Albanesi e questi Serbi venivano rapiti perché favorevoli al dialogo e che non si sarebbero più rivisti vivi.
Quando nel 1998 Slobodan Milosevic, presidente della nuova Jugoslavia accettò tutti i punti imposti da Richard Halbrooke (Kosovo Verification Mission: diminuzione delle forze serbe, controllo aereo della NATO, spiegamento di forze della NATO in Macedonia per proteggere i verificatori dell’OSCE), l’amministrazione Clinton aveva già la guerra nella sua agenda, bisognava accelerare il processo: uno scenario ormai conosciuto – dai falsi carnai con cadaveri di recupero di Timisoara, al tempo della liquidazione di Ceausescu si era ripetuto ogni volta fosse necessario sollevare l’indignazione pubblica – fu realizzato il venerdì 15 gennaio 1999.
I verificatori dell’OSCE in Kosovo avevano imposto alla milicija jugoslava di rendere loro conto di ogni operazione di polizia contro l’UCK, ma improvvisamente il pubblico internazionale si confrontò con l’orrore della fossa di Racak.
E’ interessante rileggere un commento del Figaro di sabato 20 gennaio 1999 : “ La scena dei cadaveri degli albanesi in abiti civili allineati in un fossato, che avrebbe dovuto scioccare l’intero mondo, non fu scoperta che la mattina seguente intorno alle 9 da giornalisti subito seguiti da osservatori dell’OSCE. In quel momento, il villaggio era nuovamente nelle mani degli armati dell’UCK, che condussero i visitatori stranieri, man mano che arrivavano, verso il luogo del presunto massacro. Verso mezzogiorno, William Walker in persona arrivò ed espresse la sua indignazione. Tutti i testimoni albanesi diedero la stessa versione: a mezzogiorno i poliziotti serbi erano entrati di forza nelle case e avevano separato le donne dagli uomini, che condotti sulla cima della collina avevano ucciso senza molte storie. Il fatto più inquietante è che le immagini filmate dai giornalisti di APTV – che Le Figaro ha visionato ieri – contraddicono radicalmente quella versione.”
PREDRAG "PREZZEMOLO" MATVEJEVIC USA "MILOSEVIC" ANCHE PER
GIUSTIFICARE LA SECESSIONE MONTENEGRINA
Prima finge di dolersi per la dissoluzione della Jugoslavia e poi:
<< in questo momento le condizioni per una qualsiasi nuova comunità
statale simile a quella che era l’ex Jugoslavia non esistono >>,
anzi: << bisogna anche mettersi nella pelle di quei montenegrini
“indipendentisti” che erano spinti da Milosevic e dalla sua Serbia in
una compromettente, umiliante avventura... >>
E con la secessione del Montenegro non è ancora finita; spezzare le
reni alla Serbia! << Deve esser risolto il problema cruciale del Kosovo,
laddove vive una maggioranza del novanta per cento di abitanti di
origine albanese >> Reciprocità per i serbi di Bosnia? Non sia mai:
<< Rimane anche la questione drammatica della Repubblica serba
("srpska") in Bosnia-Erzegovina, un paese che non può funzionare come
uno stato vero e proprio avendo un altro stato in suo seno, nato
dall’aggressione e dalla "pulizia etnica" di Karadzic e di Mladic. >>
RISULTATO: le secessioni vanno bene solo se servono a uccidere la
Jugoslavia e seppellire i serbi.
Ancora una volta, l'accademico di servizio Predrag Matvejevic ha svolto
bene il compitino assegnatogli dai killer della Jugoslavia.
L'ignobile testo nella sua interezza:
http://www.osservatoriobalcani.org/article/view/5733/1/
===
Sul vergognoso opportunismo del professor Matvejevic si veda anche
(in ordine cronologico inverso):
Matvejevic o "fojibama" / sulle "foibe" parte seconda...
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4906
e http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4936
Predrag Matvejevic o "fojibama" / sulle "foibe" parte prima...
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4311
Predrag Matvejevic o manjinama / sulle minoranze...
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3103
Matvejevic contro Arafat
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2928
Intellettuali di servizio: Predrag Matvejevic (3)
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2775
Lettera di protesta a Radio Tre
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2655
Dopo un articolo sul ponte di Mostar: lettera di protesta al
"Messaggero"
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2753
... ed anche:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/1462
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/1280
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/1093
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/345
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/32
Dedicata a Matvejevic: la poesia VIDJEH CUDO...
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2600
“Qui a Washington ci ricordiamo tutti della grande credibilità sua,
presidente, ai tempi del Kosovo”. “Abbiamo grande stima per il suo
comportamento di allora e siamo certi che potremo sempre collaborare,
come a quei tempi, e che lei non cambierà comportamento rispetto ad
allora”.
Dal Corriere della Sera del 21 maggio. Condoleeza Rice telefona a
D'Alema per raccomandarsi sulla condotta dell'Italia rispetto alla
missione in Iraq.
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Komunistická strana Čech a Moravy
Communist Party of Bohemia and Moravia
Head Office: Politickych Veznu 9 Phone: + 4202 22 89 74 28
110 00 Prague 1 Fax: + 4202 22 89 74 49
Czech Republic E-mail: leftnews @...
http: //www.kscm.cz
Prague, May 23, 2006
Anticommunists endanger regularity of the parliamentary elections in
the Czech Republic
The organizers of the anti-communist pre-election campaign called “T-
shirt Against Communism” who are giving out those T-shirts with
slogan “Kill a Communist to Strengthen the Peace”. They are
culminating their campaign, shortly before the parliamentary
elections, by the call for stealing the Slates of the Communist Party
of Bohemia and Moravia (CPBM), which are usually sent by the post
from the side of the Municipality to the voters.
The weekly RESPEKT has also participated on that unlawful action by
promising those who will “collect” as many as possible Slates of
the CPBM that they will be awarded with 6 months free subscription.
This unprecedented anticommunist campaign gravely threatens the
democratic character and regularity of the forthcoming parliamentary
elections in the Czech Republic.
H. Charfo
Head of the CC´s Department of International Relations
Communist Party of Bohemia and Moravia
--- TRADUZIONE ---
Partito Comunista di Boemia e Moravia
http: //www.kscm.cz
Praga, 23 maggio 2006
Gli anticomunisti mettono in pericolo la regolarità delle elezioni
parlamentari nella Repubblica Ceca
Gli organizzatori della campagna anti-comunista pre-elettorale
denominata “T-shirt contro il comunismo” distribuiscono queste T-
shirt con lo slogan “Ammazza un comunista per rafforzare la pace”.
La
loro campagna sta culminando, poco prima delle elezioni parlamentari,
con un appello a rubare le Liste dei candidati del Partito Comunista
di Boemia e Moravia (CPBM), che vengono di solito spedite per posta
da parte della municipalità ai votanti.
Anche il settimanale RESPEKT ha partecipato a questa azione illegale
promettendo a quelli che “collezioneranno” il più possibile di
liste
del CPBM che verranno premiati con 6 mesi di abbonamento gratuito.
Questa campagna anticomunista senza precedenti minaccia seriamente il
carattere democratico e la regolarità delle imminenti elezioni
parlamentari nella Repubblica Ceca.
H. Charfo
Capo del Dipartimento Relazioni Internazionali del CC
Partito Comunista di Boemia e Moravia