Informazione

[ in english / deutsch / italiano:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4208
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4219 ]


Modification de l'histoire

BERLIN/PRAGUE/PARIS (Communiqué interne) - La République tchèque et la
France s'opposent aux plans du gouvernement allemand concernant la
réalisation d'un ,,réseau européen contre les déportations". Selon
confirmation d'un porte-parole du secrétariat d'état national à la
culture et aux médias, s'adressant à notre rédaction, des représentants
du gouvernement fédéral et de plusieurs états d'Europe centrale se
réuniraient mercredi prochain (2 février) afin de créer un tel réseau.
On souhaite clairement l'intégration des ,,associations d'expulsés" que
l'on soupçonne d'intentions revanchardes. Prague, dont la participation
est approuvée par Berlin à cause des déplacements de population
allemande des ,,Sudètes" a déclaré ne pas vouloir participer au réseau.
Parallèlement certains délégués français expriment de gros doutes
vis-à-vis d'un pareil projet que les initiateurs allemands
souhaiteraient lancer par l'intermédiaire du Conseil Européen: cela ne
servirait en rien ,,la réconciliation d'anciens états ennemis".

L'Article
http://www.german-foreign-policy.com/fr/news/article/1106953200.php


Hitler, Stalin, Churchill, Roosevelt

VARSOVIE/STRASBOURG (Compte-rendu original) - Aujourd'hui mercredi
[2/2], le gouvernement allemand veut fonder un ,,réseau européen contre
les expulsions" et y inclure quatre autres Etats. La République tchèque
reste à l'écart du projet. Le ,,réseau berlinois" reprend des projets
d'organisations révisionnistes allemandes, qui considèrent que les
vainqueurs de la Seconde Guerre mondiale ont agi contre le droit. Dans
l'opinion française, en particulier en Alsace, on s'inquiète d'une
possible révision des Accords de Potsdam. En revanche, la presse
parisienne, en l'occurrence Le Monde, montre de la compréhension pour
le projet allemand et critique le vote négatif de la délégation
française au Conseil de l'Europe. Un projet de résolution allemande qui
mettait sur le même plan les ,,expulsés" allemands de la Seconde Guerre
mondiale et les déportés des camps nazis a en effet été rejeté dans
cette Assemblée et Berlin s'efforce de limiter les dégâts par une
démarche auprès de l'Elysée. L'objectif e
st de briser la résistance française sur la question des ,,expulsés".

L'Article
http://www.german-foreign-policy.com/fr/news/article/1107298800.php

----- Original Message -----
From: "Luciana Bohne" <lbohne@...>
To: "Coord. Naz. per la Jugoslavia" <jugocoord@...>
Sent: Monday, February 07, 2005 8:07 PM
Subject: re: [JUGOINFO] Foibomania nei media e libri italiani


Sono in completo accordo con il giudizio di Armando Cernjul sulla
"foibomania." Se c'e' stata una persecuzione etnica in Istria
e' stata quella del ventennio fascista e fu lanciata, sostenuta, ed
autorizzata dallo stato italiano fascista, con la piena autorita'
di leggi reppressive e discriminatorie, con campagne di snazionalizzazione e
rieducazione all'imposto italianismo.
Furono bruciate le camere del lavoro, i centri sociali slavi; fu proibita la
lingua slava anche nelle chiese--come bene documenta Giacomo Scotti in un
recente articolo sul Manifesto.

Scrivo quale nipote di un infoibato. Mio nonno materno, Giovanni Benassi, fu
detenuto dai partigiani e presunto finito in foiba. Non era italiano, pero'
si dice ancora oggi in paese che era fascista.
Non so a quale grado risalisse la sua colpevolezza pero' posso asserire con
tutta fermezza che ne' mia madre ne la famiglia fu punita per associazione a
lui--cosa che fecero i nazisti per tutta l'Istria dal 1943 al 1945.
Bruciarono villaggi interi, deportarono famigliari dei partigiani,
rastrellarono indiscriminatamente. Non mi resulta che i partigiani si
comportassero cosi'--non ci sono testimoni di "collective
punishment."

Ah, si. Uso l'inglese perche' scrivo dagli Stati Uniti, dove sono andata a
finire, quando arrivata esule in Italia, la mia famiglia e' stata costretta
ad emigrare tanto nulla fu l'assistenza di quegli italiani che adesso si
fanno tanto paladini di noi poveri esuli, che allora eravamo solo per loro
poveri ed ingombri slavi.

Uso tutta la mia autorita' di nipote di un infoibato istriano per negare ed
accusare la strumentalizzazione della mia tragedia a cause tutte
fasciste--di allora come di adesso, nel momento che riaprono ferite ancora
vive con questa loro cinica ipocrisia nel falsificare il passato nel quale
la loro causa comporta la maggiore colpa. Se non fosse stato per il
fascismo, me ne sarei rimasta a casa mia, avrei goduto una vita tra i miei
campi ed i miei cari, avrei parlato la mia lingua--e non avrei sofferto come
soffro tuttora lo sradicamento di tutto quel retaggio etnico e di identita'
che mi apparteneva alla nascita.

Grazie ai partigiani, l'Istria si libero' dei nazisti e dei suoi
collaboratori fascisti. Non ci fu un genocidio in Istria se non quello
ideato dai fascisti--che volevano la morte della cultura polilinguistica e
multiculturale istriana.

E che la smettano di riscrivere la storia in nome di coloro che l'hanno
veramente subita e sofferta.

Luciana Opassi Bohne
Edinboro, Pennsylvania





On Monday, February 07, 2005 9:59 AM, Coord. Naz. per la Jugoslavia wrote:
>
>Date: Mon, 07 Feb 2005 15:59:46 +0100
>From: Coord. Naz. per la Jugoslavia
>To: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.
>Subject: [JUGOINFO] Foibomania nei media e libri italiani
>
(...)

"During times of universal deceit, telling the truth becomes a revolutionary
act."
- George Orwell

(srpskohrvatski / italiano)


Il generale Lazarevic, ricattato e raggirato

Comunicato stampa della segreteria del NKPJ (Nuovo partito comunista di
Jugoslavia), in occasione della decisione "volontaria" del generale
Lazarevic di costituirsi al Tribunale dell'Aia


Il NKPJ ritiene che la cosiddetta costituzione "volontaria"
all'inquisizione dell'Aia, non sia né un atto di coraggio, né
patriottismo. Ma soltanto ingenuità, capitolazione e vergogna nazionale.
Non c'e dubbio che l'attuale governo abbia ricattato e raggirato il
generale Lazarevic, servendosi del principio: "se non vai con le buone,
andrai con le cattive". Il "Tribunale dell'Aia" non è un'istituzione
indipendente né imparziale, ma è una filiale dei governi di USA, Gran
Bretagna e Germania. Essi l'hanno di fatto fondato, lo finanziano e gli
forniscono giudici e accusatori, come anche dettano le regole della
resa dei conti ai serbi.
Malgrado il loro comportamento da inquisizione nel "processo" contro
Milosevic, essi sono stati praticamente sconfitti [nel corso del
dibattimento su Milosevic, appunto, sul quale infatti in Occidente vige
la assoluta censura dei media, ndt], perciò cercano di attutire gli
effetti della figuraccia subita portando quanti più possibile patrioti
sul banco degli accusati.
Il generale Lazarevic ed altri accusati hanno difeso con onore il
proprio Paese dall'aggressore, perciò è una vergogna che si lascino
"volontariamente" alla mercé dei boia.
Secondo il piano dell'attuale governo, essi dovrebbero essere il pegno
e il sacrificio da pagare per lo "Studio di fattibilità", cioè quel
documento che spingerebbe il nostro paese verso l'UE, nuova prigione
dei popoli europei. Su tutto il nostro Pianeta, ogni giorno si
organizzano manifestazioni contro l'UE, e gli europei alle elezioni
parlamentari hanno affermato a maggioranza la loro posizione contro
questa deforme creazione. Un grande numero ha boicottato le elezioni, e
la maggioranza di quelli che hanno votato si sono espressi contro l'UE.
Il NKPJ sostiene la cooperazione con il Tribunale dell'Aia solo nel
caso in cui vengano lì processati anche gli Stati membri della NATO che
hanno aggredito il nostro Paese, occupato il Kosmet (Kosovo e Metohija)
e la Bosnia ed Erzegovina.
Ogni ulteriore cooperazione significa inganno e capitolazione.

Belgrado, 29 gennaio, 2005

Per il NKPJ: Aleksandar Jovanovic

[trad. a cura di Ivan.
Ricordiamo anche il caso dell'ex capo della Polizia, Markovic,
costretto sotto minaccia a consegnarsi al Tribunale dell'Aia, ma che
non cedette al ricatto di testimoniare contro Milosevic, perciò da
teste divenne incriminato...]


http://komunist.free.fr/arhiva/jan2005/nkpj03.html


Arhiva : : Januar 2005.

General Lazarević ucenjen i obmanut

Saopštenje Sekretarijata NKPJ povodom odluke generala Lazarevića da se
dobrovoljno preda haškom tribunalu


Nova komunistička partija Jugoslavije smatra da takozvana "dobrovoljna"
predaja Haškoj inkviziciji nije ni hrabrost, ni patriotizam, već
naivnost, lakovernost, kapitulanstvo i nacionalna sramota.

Nema sumnje da je aktuelna vlast ucenila i obmanula generala
Lazarevića, služećI se principom: "ako nećeš milom, moraćeš silom".
"Haški sud" nije nikakva nezavisna i nepristrasna institucija, već je
filijala vlada SAD, Engleske i Nemačke. One su ga faktički osnovale,
finansiraju ga, liferuju mu sudije i tužoce, kao i pravila obračuna sa
Srbima.

I pored inkvizitorskog postupka na "sudjenju" Slobodanu Miloševiću,
tužioci su doživeli potpuni poraz, pa svoju blamažu nastoje da ublaže
uključivanjem što većeg broja optuženih patriota.

General Lazarević i drugi optuženi generali časno su branili svoju
otadžbinu od agresora, pa je sramno da se "dobrovoljno" prepuštaju na
milost i nemilost dželatima. Prema Planu aktuelne vlasti, oni treba da
budu zalog i žrtve radi donošenja tzv. "Studije o izvodljivosti",
odnosno dokumenta koji bi ugurao našu zemlju u Evropsku uniju, novu
tamnicu evropskih naroda. Svakog dana širom našeg kontinenta organizuju
se masovni protesti protiv EU, a Evropljani su na izborima za Parlament
EU jasno pokazali svoj stav prema ovoj nakaznoj tvorevini. Ogromna
većina je bojkotovala izbore, a većina je bila protiv EU i medju onima
koji su glasali.

NKPJ podržava saradnju naše zemlje sa Hagom samo ako bi se tamo sudilo
članicama NATO država, koji su izvršili agresiju protiv naše zemlje i
okupirali Kosmet, Bosnu i Hercegovinu. Svaka druga saradnje je
kapitulantsvo i obmana.

Beograd, 29.1.2005.

Za NKPJ: Aleksandar Jovanović

IRAQ OVVERO VIETNAM


«I dirigenti Usa sono rimasti sorpresi e rincuorati oggi dalla grande
affluenza alle elezioni presidenziali in Vietnam del sud, nonostante la
campagna terroristica dei Vietcong per disturbare il voto. Secondo i
bollettini di Saigon, l'83% dei 5,85 milioni degli elettori registrati
hanno votato ieri. Molti hanno rischiato le rappresaglie dei Vietcong.
Il successo elettorale è visto come una pietra miliare nella politica
di Johnson (...). Le elezioni sono state il culmine di uno sviluppo
costituzionale iniziato il febbraio del `66, nel quale il presidente
Johnson si è impegnato incontrando il premier Ky e il generale Thieu a
Honolulu. Obiettivo del voto: dare legittimità al governo di Saigon
fondato su colpi di stato e giochi di potere dal novembre `63, quando
il presidente Ngo Dinh Diem fu rovesciato da una giunta militare».

(New York Times, 3/9/1967. Fonte:
aa-info @ yahoogroups.com)