Informazione

LE SPESE DI CARLA


E' polemica in Svizzera per le spese relative a Carla del Ponte.
Il Ministro della Giustizia della Confederazione Elvetica Christoph
Blocher, leader del partito di maggioranza di destra UDC, non vorrebbe
piu' pagare i 750.000 franchi (circa 600mila euro) che il suo
dipartimento versa ogni anno alla procuratrice capo del Tribunale ad
hoc dell'Aia sull'ex Jugoslavia; il Ministro vorrebbe piuttosto
accollare l'onere al dipartimento federale degli Affari Esteri.

( Fonte: La Newsletter di Misteri d'Italia, Anno 5 numero 92, 11
ottobre 2004 - http://www.misteriditalia.com/

Sulla "luminosa" carriera della signora Del Ponte vedi anche:

Felipe Turover: "Carla Del Ponte ha rivelato ai killer come trovarmi"
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2137

Crudelia Del Ponte: Così gli errori di una procuratrice ambiziosa hanno
favorito il crimine organizzato
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2443

Una comica intervista rilasciata al settimanale svizzero "Die Weltwoche"
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2704 )

Il Montenegro tra mafia, privatizzazioni e secessione (2)

1. La privatizzazione della Telekom Montenegro (Jadranka Gilić / Oss.
Balcani)

2. Maggio/giugno 1998: La mafia uccide il giornalista che aveva
denunciato i coinvolgimenti di esponenti del regime Djukanovic nei
traffici di sigarette e di esseri umani
(english / italiano)


=== 1 ===

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3539/1/51/

La privatizzazione della Telekom Montenegro

21.10.2004 Da Podgorica, scrive Jadranka Gilić

Una delle più importanti aziende del Montenegro sta per essere
privatizzata. La quota di capitale statale sarà venduta ad un
acquirente straniero. L’opposizione politica contesta l’azione del
governo, i media indipendenti avvertono delle controversie legate al
regime di monopolio in vigore


Telekom Montenegro, il gruppo più forte per solidità finanziaria e
redditività dell’economia montenegrina, sta per essere privatizzato. Il
Governo ha annunciato, il 18 ottobre scorso, l’offerta pubblica per
vendere la parte statale dell’azienda, cioè il 51,12% del capitale.
È stata accettata la Strategia per la privatizzazione della Telekom e
il Governo ha già deciso che i soldi della privatizzazione saranno
investiti in lavori pubblici, cioè nell’autostrada al nord del Paese.
I motivi adotti per la privatizzazione dell’azienda sono vari:
dall’assunzione che il futuro proprietario dirigerà meglio l’impresa,
alla valutazione che il prezzo della Telekom diminuirà, a causa della
concorrenza, e che di conseguenza è necessario sfruttare il momento
opportuno per la privatizzazione.
Ma, secondo l’opposizione nessuna di queste motivazioni convince
abbastanza sul fatto che la vendita sia necessaria proprio in questo
momento.
La Telekom Montenegro esiste dal 1998 quando ci fu la separazione tra
la Posta e la Telekom. Da allora la Telekom ha investito più di 100
milioni di euro in infrastrutture. L’azienda si è confermata così come
un operatore moderno in grado di sostenere adeguatamente lo sviluppo
delle tecnologie del futuro.
Il Gruppo Telekom Montenegro è composto dalle seguenti aziende: la
compagnia telefonica di rete fissa, la compagnia telefonica di rete e
di servizi GSM « Monet », il provider internet, « Internet Montenegro
», dove la Telekom possiede l’85% del capitale e « Montenegro Card »,
l’azienda che gestisce le cabine telefoniche, dove la Telekom detiene
il 51% delle azioni.
Il Governo, insieme agli esperti internazionali, ha dichiarato che il
valore della Telekom è di 140 milioni di euro
L’opposizione sostiene che il valore dell’azienda sia stato
sottovalutato, visto il livello degli investimenti attuati negli ultimi
anni e il fatto che per il solo 2003 il profitto netto della Telekom
era pari a 18 milioni di euro.
Un’altra considerazione. La Telekom Montenegro è l’unico operatore di
telefonia fissa e dunque controlla il 100% del mercato. Monet controlla
il 45% del mercato, mentre Internet Montenegro controlla il 95% del
mercato. Attraverso queste aziende si concretizza l’impegno industriale
del Gruppo per offrire tecnologie e servizi sempre più avanzati,
assicurando un’opportunità di crescita per sé e per l’interno Paese.
Il settimanale «Monitor» usa toni pessimistici per parlare della
privatizzazione. Secondo i giornalisti del settimanale montenegrino,
che da tempo dedica parecchio spazio a questa vicenda, la Telekom non
migliorerà dopo la privatizzazione, né dal punto di vista di azionisti
e utenti, né dal punto di vista degli impiegati. Altrimenti il Governo
non venderebbe l’azienda prima che il Paese vari la legge antimonopolio.
Secondo la Legge sulle Telecomunicazioni, articolo 27, la Telekom
Montenegro aveva diritto al monopolio fino 31 dicembre 2003. Tuttavia
continua ad essere l’unico operatore di rete fissa, proprio per
l’assenza di una legge antimonopolio con standard europei. Attualmente
non esistono sufficienti motivi economici per far sì che la concorrenza
entri nel mercato. Cambiando la proprietà, da statale a privata, si
creerebbero ulteriori ostacoli allo sviluppo della concorrenza. Il
nuovo proprietario sarà senz’altro interessato a mantenere il monopolio
il più a lungo possibile. Così che potrebbe accadere che il monopolio
statale diventi un monopolio privato.
L’opposizione teme pure che non siano state fatte le analisi
comparative di vantaggi e svantaggi derivanti dalla privatizzazione.
Secondo loro la privatizzazione della Telekom non è certo un caso
isolato nei Balcani e si dovrebbero prendere in considerazione anche le
esperienze precedenti degli altri paesi in transizione. Altri governi
hanno venduto a grandi multinazionali le aziende statali di
telecomunicazioni.

Le esperienze dei paesi vicini, come ad esempio la Serbia, la Croazia e
la Macedonia, ci avvisano che dopo la privatizzazione non è accaduta la
tanto attesa liberalizzazione del mercato. Ma ciò non è accaduto
nemmeno nei paesi oltre i Balcani, come la Repubblica Ceca e la
Slovacchia. Al contrario, le tariffe telefoniche sono aumentate più
volte in questi anni (Croazia e Macedonia) o sono rimaste ad un livello
abbastanza alto (Repubblica Ceca e Slovacchia). Una volta venuto a
mancare il controllo del governo, senza una situazione di concorrenza,
il peso ricadrebbe immediatamente sulle spalle dei cittadini.

Parlando delle tariffe, il Governo montenegrino ha accettato la
Strategia di privatizzazione, dove si dichiara la necessità
dell’incremento delle tariffe telefoniche urbane, mentre le tariffe
telefoniche internazionali dovrebbero diminuire. Si spiega che col
progresso delle tecnologie, si abbasseranno i prezzi per il traffico
internazionale, e che l’azienda, se vuole guadagnare, deve sostituire
le perdite derivanti dal traffico internazionale con un incremento
delle tariffe nazionali.
Dall’altra parte, la ONG - MANS (Mreža za afirmaciju nevladinog sektora
– Rete per l'affermazione del settore non governativo), nella sua
recente pubblicazione dedicata alla privatizzazione in Montenegro,
spiega che l’incremento delle tariffe deve essere accompagnato da
analisi cost-benefit, inclusi gli aspetti sociali del problema, e
dall’adozione di standard europei nelle politiche di antimonopolio.

Inoltre, la Telekom Montenegro ha annunciato la razionalizzazione dei
posti di lavoro. Anche se il Governo insiste che il programma sociale
avrà un’importanza speciale nella scelta del futuro proprietario,
l’esperienza della Telekom macedone sta preoccupando gli impiegati.
Oltre all’aumento delle tariffe, nel caso della Telekom macedone,
privatizzata tre anni fa, ci fu un taglio del numero degli impiegati
dai 3.100 ai 2.300 attuali, cioè 1/3 in meno.

Anche se prima del 5 novembre, data entro la quale è possibile
presentare le domande per la partecipazione al processo di
privatizzazione, non potremo sapere con certezza i nomi delle aziende
interessate, il quotidiano « Vijesti », nell’edizione del 18 ottobre,
riporta quali sono i potenziali acquirenti della Telekom.
Tre aziende hanno già annunciato la loro partecipazione. Si tratta
della ungherese «Matav», della russa «Sisteme» e della Telekom Slovenia.

La Matav ha già comprato la Telekom macedone. Da notare è che, il
proprietario della compagnia ungherese Matav è la multinazionale
Deutsche Telekom, la quale possiede già le aziende di telecomunicazioni
della Croazia e della Slovacchia.
Oltre a questo la Deutsche Telekom possiede anche il 25% della
compagnia russa Sisteme.
Va da sé che i tedeschi potrebbero essere i futuri partner strategici
del Montenegro.

Il terzo interessato è l’azienda statale Telekom Slovenia. Ma, oltre ad
essere un possibile investitore, la Telekom Slovenia, rappresenta
l’esempio che la privatizzazione delle aziende statali non deve essere
un passo necessario per condurre il processo di transizione con
successo. Gli sloveni sono riusciti ad entrare nella Unione Europea
senza vendere le loro imprese importanti e con meno problemi sul piano
delle politiche sociali.

Ad ogni modo, la decisione per la privatizzazione della Telekom
Montenegro è stata presa. Il 22 dicembre scadrà il termine entro il
quale i potenziali investitori potranno presentare le loro offerte,
dopo di che si saprà il nome del nuovo proprietario.


=== 2 ===

MONTENEGRO: UCCISO DIRETTORE GIORNALE

(ANSA) - BELGRADO, 28 MAG - Il direttore e redattore capo di un
quotidiano di Podgorica, 'Dan', e' stato ucciso a colpi d'arma da fuoco
la notte scorsa. Lo hanno detto l'agenzia Beta e Radio B92. Uomini
armati hanno sparato a Dusko Jovanovic da un'auto mentre lasciava il
suo ufficio. E' morto in ospedale per le ferite riportate. Non sono
noti per ora i motivi della sua uccisione. 'Dan' e vicino al partito di
opposizione in Montenegro, il Partito socialista del popolo, che era un
alleato dell'ex leader jugoslavo Slobodan Milosevic [SIC]. Jovanovic e'
stato il primo giornalista accusato di disprezzo della corte dal
tribunale dell'Aja per la ex Jugoslavia per aver pubblicato il nome di
un testimone protetto al processo a Milosevic. Il suo giornale si e'
anche occupato di casi di contrabbando di sigarette e di traffico di
esseri umani. (ANSA) COR
28/05/2004 09:32

---

http://disc.server.com/
discussion.cgi?disc=217548;article=4899;title=Slobodan%20Milosevic%20Tri
al

Nico Tarzanovic

BBC Watch: More efforts to defend Djukanovic separatists

Fri Jun 4, 2004 17:56
209.49.85.10

A stolen Volkswagon "Golf 3" sits abandoned several blocks away from
the murder of a newspaper editor; an assault rifle left upright on the
driver's seat with the owner's name inscribed (in Cyrillic no less) on
the barrel, his party membership card from a political faction in
Serbia can be seen on the floor (what a slob), paramilitary clothing
from another era sits squashed on the back seat, gloves lying on the
ground just outside the vehicle...there you have it. A surreal
landscape from a bad Hollywood movie like "The Peacemaker"? No, a crime
scene painted by Milo Djukanovic's police in Montengro. A pathetically
cheap attempt to depict an open-and-shut case, in the manner of a child
with his first kit from the local arts and crafts shoppe.

Shamelessly playing out the charade, the so-called investigators pack
up the evidence into the same boxes and plastic bags reserved for stage
props of this sort. Indifferent to the cynical grins of numerous
spectators in the vicinity, regime cops make no effort to follow formal
procedure and cordon off the area. All the evidence the Montenegrin
government needs is exactly where the police left it, so why bother? No
attempt is made to even conduct some semblance of a forensic
examination. No questions are asked of the ever increasing crowd of
specators, some laughing, some visibly saddened, others angered to the
point of shouting insults and making threats. The car is towed back to
the impound lot where it was originally stored. It's bad acting, but
Montenegro has seen a lot of that in the past 15 years, with
unprofessional police conduct a standard feature of that gruesome
theatre.

MI6's propaganda service, the BBC, sees the situation altogether
differently. In its report on the situation, Arrests in Montenegro
editor case, the Montenegrin authorities are presented as conducting a
credible investigation, with no question of any impropriety. There is
next to no mention of the details of the evidence, nor how they were
"discovered", as these might just be laughed away even by the most
indoctrinated populations of the NATO-terror-bloc. Indeed, the
author(s) claim that investigative judge Radomir Ivanovic has refused
to provide any details related to the case whatsoever - an outright
falsehood, if not a deliberate lie. Regime authorities had barely
packed up their props before trying to sell it to the oppressed
Montenegrin public, as the BBC is very much aware. Tellingly, the
article does not criticise Ivanovic for all of the alleged secrecy.

The BBC article notes the Montenegrin authorities' urgent appeal for
assistance from German forensic investigators without questioning why
the authorities are not be interested in conducting any such
examination themselves. Perhaps the BBC sees it as a sort of
accomodation which makes up for all of Judge Ivanovic's secrecy, it's
not clear. International participation on the part of a NATO ally is a
good thing, of course, especially where forensic examinations are
concerned. Participation of international forensics played a key role
in the bombing of the Serbia, and now apparently its task is to help
the Montenegrin government in a coverup. How odd that anyone in Europe
might believe forensic science could be used for anything else.

Naturally, the BBC article does not mention that assassination victim
Jovanovic's bodyguard was a direct witness to the murder, and his claim
that a completely different model of vehicle was used by the assassin -
most certainly not a "Golf". There is no attempt to consult with
Jovanovic's lawyer, who is very much aware of the police's attempts to
sabotage an independent investigation.

SEE ALSO:

EDITOR’S MURDER RAISES TENSIONS IN MONTENEGRO 

Opposition and government trade accusations over who was really behind
a killing that that has rockedMontenegro.  By Nedjelko Rudovic in
Podgorica

IWPR'S BALKAN CRISIS REPORT, No. 501, June 03, 2004 -
http://www.iwpr.net

---

Podgorica: ucciso direttore del quotidiano DAN

28.05.2004 - Questa notte è stato freddato a colpi d’arma da fuoco
Duško Jovanović, direttore del quotidiano montenegrino di opposizione
“Dan”. Breve cronaca dell’accaduto


Un altro giornalista è morto ammazzato. Verso la mezzanotte di ieri
sera è stato ucciso Duško Jovanović, direttore e caporedattore del
quotidiano montenegrino “Dan”. Alcuni lo hanno già definito il
Čuruvija. montenegrino (Slavko Čuruvija direttore del Dnevni Telegraf e
di Evropljanin fu ucciso a Belgrado l’11 aprile del 1999, il processo è
ancora in corso).

Contro Jovanović sono stati esplosi diversi colpi d’arma da fuoco da
una non identificata macchina in corsa, mentre il direttore di “Dan”
stava entrando nella sua vettura, dopo aver salutato davanti alla
redazione un suo collega del quotidiano “Politika”. La macchina degli
assassini ha poi continuato la sua corsa in direzione della Facoltà di
giurisprudenza. Secondo quanto scrive il quotidiano di Podgorica, “in
meno di un minuto sul luogo, dopo l’attentato, sono giunti tre
poliziotti, che probabilmente erano nelle vicinanze”. Jovanović colpito
in punti vitali è stato trasportato immediatamente alla Centro clinico
del Montenegro, dove è stato sottoposto ad un intervento chirurgico
d’urgenza. Duško Jovanović è deceduto alle 4.30 di questa mattina a
causa delle mortali ferite riportate.

Secondo il giudice per le indagini Radomir Ivanović, raggiunto
dall’agenzia Beta, sarebbero già stati rintracciate alcune persone
collegate con l’omicidio e sarebbe in corso il loro interrogatorio.

Per il momento non ci sono molte informazioni sulla vicenda. La
redazione di “Dan” non nasconde però che il direttore riceveva da tempo
messaggi contenenti minacce, mentre era ancora deputato per il partito
SNP (Partito socialista popolare) aveva già subito un attacco
sull’ingresso del suo appartamento, quando gli fu sottratta una borsa
di documenti. Secondo la redazione, i documenti nella borsa avrebbero
costituito l’accusa per alcuni uomini non lontani dal governo
montenegrino.

Nel commento scritto dalla redazione di “Dan” si insiste sull’attentato
come un modo per far tacere la voce del quotidiano di opposizione, che
secondo la redazione “è stato spesso accusato dagli uomini dei più alti
vertici del potere, compreso lo stesso premier, la polizia, il capo
della polizia segreta e gli uomini più vicini all’attuale potere”.

È noto che “Dan” è un quotidiano vicino all’opposizione, in particolare
al partito di Predrag Bulatović, SNP, vicino al partito di Milošević
[SIC]. Va notato al contempo che “Dan” è un quotidiano di orientamento
nazionalista e filo serbo [SIC], spesso contenente inchieste
dichiaratamente anti albanesi o tese a mettere in evidenza il pericolo
albanese in Montenegro [SIC]. Fu uno degli obiettivi contro cui si
scagliò la operazione “Sciabola” condotta contro la criminalità
organizzata a seguito dell’omicidio Ðinđić nel marzo dello scorso anno,
vietandogli la pubblicazione in Serbia [SIC]. Inoltre il direttore
Jovanović era già stato accusato, lo scorso anno, di aver rivelato sul
suo giornale il nome di un testimone protetto del Tribunale dell’Aja
[SIC].

“Dan” era stato al centro dell’attenzione pure per le accuse di
contrabbando contro il premier Djukanović. Il quotidiano di Podgorica
aveva più volte ripreso ampiamente i servizi del settimanale croato
“Nacional” in cui si poneva l’accento sul ruolo del premier
montenegrino nel contrabbando di sigarette.

Il quotidiano di Podgorica aveva una politica espressa da una linea
redazionale da molti ritenuta discutibile. L'uccisione di un
giornalista in un attentato di stampo criminal mafioso rappresenta
tuttavia un ulteriore segnale inaccettabile e gravissimo dello stato
della libertà di stampa nei Balcani.

Secondo la redazione di “Dan” non si è trattato solo di un attentato
contro un uomo coraggioso “ma di un colpo sparato contro la libertà di
parola, contro la libertà giornalistica montenegrina e contro la
democrazia”.

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3121

---

Duro colpo al giornalismo montenegrino

03.06.2004 scrive Luka Zanoni
L’uccisione del direttore del quotidiano di Podgorica “Dan” scuote il
giornalismo montenegrino. Dure le reazioni delle associazioni dei
giornalisti locali. Procedono nel frattempo le indagini sull’omicidio
con un'équipe di esperti dalla Germania

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3136/1/47/

(english)

La epurazione etnica dei rom kosovari, dal 1999 ad oggi
(terza parte)

1. NEW YORK, OCT. 25TH: Benefit for the Roma people of Kosovo - 7pm

2. FIVE YEARS OF ETHNIC CLEANSING of Roma, Ashkaelia and Egyptians and
others regarded as "Gypsies" from Kosovo (ERRC, June 2004)


=== 1 ===

Da: actioncenter.balkan
Data: Dom 24 Ott 2004 17:14:32 Europe/Rome
Oggetto: [IAC] Benefit for the Roma people of Kosovo- Mon. 10/25 7pm
Rispondere-A: actioncenter @ action-mail.org

The International Action Center presents:

An Evening with the Ansambl Teodosievski -
A Romani (Gypsy) Band from the former Yugoslavia- a 5-piece band -
trumpet, clarinet, dumbek-drums, keyboard and accordion.

Music & Dance For the Survival of Roma

Monday, October 25
(United Nations Day)
7:00 pm
39 W. 14th St. #206, Manhattan

A benefit event for the Roma people of Kosovo and their struggle to
survive under NATO occupation of Serbia.

***This meeting will be in place of the regular Tuesday night IAC
volunteers & activists meeting.

Introductory remarks by:

*Sani Rifati, Voice of Roma

*Ramsey Clark, former US Attorney General

*Barry Lituchy, CUNY Professor and contributing author to NATO in the
Balkans

*Sara Flounders, IAC, co-editor of Hidden Agenda: U.S./NATO Takeover of
Yugoslavia

Come to learn about the Roma people (know as "Gypsies," a term that is
both inaccurate and often used in a derogatory manner), and their
struggle to survive persecution in the NATO occupied Kosovo and other
parts of the world.

In the past 5 years more than 100,000 Roma were driven out of Kosovo,
along with Serbs, Turks, Gorani, Jews and others. Today Kosovo is
governed by UNMIK - the UN Interim Administration. Hundreds of NGOs,
thousands of 'peace-keepers (40,000 NATO/U.S. soldiers) and 5,000 UN
police looked on while a massive ethnic cleaning was committed.

The talk will be followed with a concert by the world-renown Romani
band, Ansambl Teodosievski from the former Yugoslav republic of
Macedonia. This virtuoso group was founded by a great Romani singer
and the two-times Nobel Peace Prize candidate, Esma Redzepova. Everyone
is invited to dance! (If you don't know how, just let this music lead
you in the right direction!)

Donation requested.

INTERNATIONAL ACTION CENTER
39 West 14th St, #206, (between 5th & 6th Ave in Manhattan)
New York, NY, 10011
212-633-6646, http://www.iacenter.org


=== 2 ===

http://www.romea.cz/english/index.php?id=servis/z_en_2004_0081

Five Years of Ethnic Cleansing of Roma, Ashkaelia and Egyptians
and others regarded as "Gypsies" from Kosovo

Budapest, 10. 6. 2004, 16:00, (ERRC)

Today marks the fifth anniversary of the beginning of the ethnic
cleansing of Roma, Ashkaelia, Egyptians and other persons
regarded as "Gypsies" from Kosovo. In the wake of the
cessation of NATO action against the Federal Republic of
Yugoslavia in June 1999 and the subsequent return of
predominantly ethnic Albanians from abroad, ethnic Albanians violently
expelled approximately four fifths of Kosovo's pre-1999 Romani
population -- estimated to have been around 120,000 -- from their
homes. In the course of the ethnic cleansing campaign,
ethnic Albanians kidnapped Roma and severely physically abused
and in some cases killed Roma; raped Romani women in the presence
of family members; and seized, looted or destroyed property en
masse. Whole Romani settlements were burned to the ground by
ethnic Albanians, in many cases while NATO troops looked on. A number
of Romani individuals who disappeared during the summer months of
1999 remain to date missing and are presumed dead.

Today, most Kosovo Roma, Ashkaelia and Egyptians are refugees outside
Kosovo, or are displaced within the province. To date, according to
international administrators in Kosovo, not one single person has
been brought to justice for anti-Gypsy crimes occurring since
1999 as part of the on-going ethnic cleansing campaign. A number
of EU governments have disregarded international arrest warrants
for persons wanted in connection with crimes of ethnic cleansing
in Kosovo.

International policy toward Kosovo, endorsed by the UN Security Council
specifies that Kosovo must become "a multi-ethnic society where
there is democracy, tolerance, freedom of movement and
equal access to justice for all people in Kosovo, regardless of
their ethnic background." As if to emphasise how far from
that target today's Kosovo is, in March of this year, Kosovo's
ethnic Albanians redoubled efforts to rid the province of
minorities including Roma, Ashkaelia and Egyptians. During the upsurge
in violence, nineteen people were killed, around 4,100 people
were forced to leave their homes, and for the most part are
currently displaced either in Kosovo itself or in neighbouring
Serbia and Montenegro. Around 360 of those forced to flee
during recent violence were reportedly Romani or from another
group regarded as "Gypsies".

The latest wave of violence in Kosovo brought international media
attention to the province. However, even prior to the recent
violence, all was not well in Kosovo. The international
administrators of Kosovo had not managed to end once and for all
grenade attacks and other extreme forms of assault against
minorities and their property. The destruction of building sites
targeted for minority returns was frequent enough not to be listed as a
major crime for the purposes of tracking racially motivated
crime. Racial discrimination was then close to total and is still
so today. And, as noted above, the organs of justice in
Kosovo have been extremely inefficient with respect to
bringing to justice those responsible for wholesale ethnic
cleansing. At the same time, in an effort to maintain the fiction that
all was well in Kosovo, as well as due to intense pressure for
returns exercised by a number of governments of EU Member States,
international administrators downplayed persistent indications
that ethnic Albanians intend an ethnically pure province.

Thus, the events of March 2004 frequently referred to as "renewed
violence", are more properly regarded as an intensification of an
ethnic cleansing campaign ongoing since June 1999. The ethnic
cleansing by ethnic Albanians of Roma, Ashkaelia, Egyptians and
others regarded as "Gypsies" from Kosovo is the single
biggest catastrophe to befall the Romani community since World
War II.

The ERRC urges that:

· Without delay, the security situation of Romani and Ashkaeli
communities throughout Kosovo be assessed and measures appropriate to
the specific situation of each community, as well as to local
community perceptions of the actual and potential risks in the
given community, are swiftly undertaken;

· Prompt and impartial investigations into all acts of violence to
which Romani, Ashkaeli and Egyptian individuals and other persons
regarded as "Gypsies" in Kosovo have been subjected are carried
out; all perpetrators of racially-motivated acts of ethnic
cleansing are brought swiftly to justice and victims or families
of victims receive adequate compensation; justice is done and
seen to be done;

· The International Criminal Tribunal for the Former Yugoslavia
redoubles its efforts to bring to justice individuals guilty of the
persecution of Roma, Ashkaelia, Egyptians and other persons regarded
as "Gypsies" in Kosovo;

· All governments honour the international warrants for the arrest of
a number of persons wanted in connection with crimes of ethnic
cleansing occurring in Kosovo;

· Sustained efforts be undertaken by all authorities in Kosovo and
involved in the administration of Kosovo to ensure that no discussions
of Kosovo's final status are embarked upon until such a time as
all stakeholders achieve durable and lasting consensus in
practice that Kosovo is a multi-cultural society in which all
individuals can freely exercise in practice all of their
fundamental human rights;

· Any forced returns of Kosovo Romani, Ashkaeli or Egyptian
individuals to Kosovo are rendered impossible and impermissible until
such a time as authorities in Kosovo are able to demonstrate
durable and lasting security and freedom from racial
discrimination for all in all parts of the province.

· Any persons factually residing in a host country for a period of
five years or longer be provided with real possibilities for
integration in the host country if that person so chooses,
including by making available the possibility of acquiring the
citizenship of the host country.

· Suitable arrangements be made for the recovery of -- or
compensation for -- any and all property destroyed or confiscated by
force or coercion, including any property sold under conditions
of duress.

The international community undertook military action in Kosovo and the
rest of the Federal Republic of Yugoslavia to reverse the
"humanitarian emergency" facing ethnic Albanians in early 1999.
Failure to reverse the humanitarian emergency facing Roma,
Ashkaelia, Egyptians, and also Serbs and other minorities would
mean that in practice, NATO acted, with UN Security Council
endorsement, in effect to assist ethnic cleansing. The
preservation of an international human rights order requires that this
status quo be swiftly ended. The ethnic cleansing of Roma,
Ashkaelia, Egyptians and others regarded as "Gypsies" from Kosovo
cannot stand.

www.errc.org 

Da: ICDSM Italia
Data: Lun 25 Ott 2004 15:30:17 Europe/Rome
A: icdsm-italia @ yahoogroups.com
Oggetto: [icdsm-italia] Nuova ripresa del processo a Milosevic


Nuova ripresa del processo a Milosevic

1. Processo a Milosevic: perché questo silenzio?
2. Tribunale Internazione per i Crimini nella ex Yugoslavia TPI: il re
è nudo, secondo un inquirente olandese.
3. Milosevic : "Non si trova alcun nesso con un genocidio" (The
Guardian)
4. Questa settimana riprende il processo contro Milosevic (B92 -
11/10/04)
5. Ripresa del processo Milosevic: testimonianza di un giornalista
tedesco (SwissInfo / AP - 12-13/10/04)

(traduzioni e elaborazione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di
Padova)


---( 1 )---

Processo a Milosevic: perché questo silenzio?

Domenica, 10 ottobre 2004, 00:56:47 +0200
Da TV-STOP <mailto:tv-stop @ bluewin.ch>

Chi parla ancora del processo Milosevic? Nessuno. Perché ? Perché hanno
fatto tacere il "macellaio dei Balcani " imponendogli un avvocato di
ufficio?
Questo sommario della situazione prodottasi il mattino del dodicesimo
(e per adesso ultimo) giorno della sua arringa difensiva spiega forse
questo silenzio assordante dei media internazionali…
(La traduzione integrale del preambolo di S. Milosevic, consegnato il
31 agosto e l’1 di settembre 2004, è a disposizione presso le edizioni
Le Verjus/B.I., Parigi)
--
"Nel corso dell’aggressione della NATO, non sono state utilizzate in
maniera diretta sostanze velenose e tossiche, ma si sono ottenute per
vie traverse conseguenze analoghe a quelle di una guerra chimica. Ad
esempio, bombardando le installazioni e i depositi chimici, le
raffinerie e le fabbriche di prodotti chimici a Pancevo, Novi Sad,
Lucani e Baric. In questo modo, è stata inflitta alla Serbia una guerra
chimica.
Questa è stata l’impresa delle Potenze che non volevano che la Serbia
fosse sovrana sul Kosovo-Métochie, anche se questa sovranità era
garantita dalle condizioni del cessate-il-fuoco e prevista dalla
Risoluzione 1244, che non è stata assolutamente rispettata.
Le grandi potenze vedevano di loro interesse lo sfruttamento dell’area
del Kosovo-Métochie per i loro fini geo-strategici ed economici, per
non parlare delle ricchezze minerarie, idrografiche e di altra natura
di questa regione. Rispetto a tutto questo, bisogna tenere conto del
fatto che in Kosovo sono presenti i più grandi giacimenti di lignite
d’Europa, con circa 14 miliardi di tonnellate, e che parimenti
racchiude il 48% delle riserve totali di piombo e di zinco della
Serbia, per un valore immenso.
Inoltre il Kosovo contiene riserve di cobalto e di nichel di un valore
egualmente consistente, e le sue centrali elettriche sono importanti
per quadrare il bilancio elettro-energetico della Repubblica di Serbia.
Tutto quello che sta per essere enumerato qui sotto dipinge i sordidi
appetiti di saccheggio che costituiscono il movente fondamentale dei
sedicenti difensori occidentali dei diritti degli Albanesi.
In contrasto con il fatto che la fonte determinante la crisi nel
Kosovo-Métochie — che continua dall’epoca delle espulsioni delle
popolazioni serbe e in generale non-albanesi sotto l’occupazione turca
della regione — risiede nell’aspirazione dei nazionalisti albanesi di
creare una Grande Albania, aspirazione che costoro non nascondono
assolutamente e per conseguirla pensano che siano legittimi tutti i
mezzi, questa vostra cosiddetta parte civile ha la faccia tosta di
accusare me, quindi la Serbia e i Serbi, di aver voluto instaurare, nel
mezzo del nostro proprio Stato, in una regione che costituisce il cuore
e il centro dello Stato Serbo medioevale, una presunta “Grande Serbia”.
Come sia possibile fare per instaurare la Serbia— grande o piccola che
sia, non importa
— nel bel mezzo della Serbia stessa, non arrivano proprio a spiegarcelo
o a dimostrarlo. Quello che è stato dimostrato nella maniera più chiara
nella prima parte di questa operazione che voi chiamate “un processo”,
come pure nel resto di tutta l’operazione, vista la natura e i
contenuti di queste false accuse, riveste l’apparenza e il carattere di
una pura e semplice farsa.
Una farsa meschina per i suoi contenuti e per il suo valore, ma niente
affatto meschina per la quantità di denaro che vi è stato riversato per
la sua messa in esecuzione, per esempio dall’Arabia Saudita, da George
Soros e da tutti gli altri donatori sedicenti imparziali.
Io desidero aggiungere ancora questo : è dal 1998, dal momento in cui
Holbrooke è venuto a trovarci a Belgrado, che noi abbiamo fatto sapere
agli Stati Uniti, sulla base di informazioni in nostro possesso, che
Osama Ben Laden si trovava nel Nord dell’Albania e che appoggiava
l’UCK, che lui stava operando per la formazione, la preparazione dei
membri di questa organizzazione terroristica e per procurare loro
l’armamento.
Nondimeno, gli Americani hanno finito per optare per la collaborazione
con l’UCK, e dunque per la collaborazione diretta con Ben Laden. E
questo, dopo che Osama aveva già fatto saltare in aria le Ambasciate
degli Stati Uniti in Kenya e in Tanzania, e da parte sua aveva
dichiarato loro guerra.”

Per concludere, una informazione su due giornalisti del Daily Mirror
che erano andati in Kosovo, nel 2003, per acquistare esplosivi “per
conto dell’IRA”: “We made our deal in
Kosovo, a breeding ground for fanatics with al-Qaeda links." (Noi
abbiamo fatto il nostro affare in Kosovo, un semenzaio di fanatici
collegati con Al-Qaeda).
Daily Mirror, 8.12.2003.

-- TV-STOP Centro di vigilanza delle aberrazioni medianiche.
Surveillance des aberrations médiatiques.
tv-stop @ bluewin.ch


---( 2 )---

Tribunale Internazione per i Crimini nella ex Yugoslavia TPI: il re è
nudo, secondo un inquirente olandese.

Domenica, 10 ottobre 2004, 16:41:14 +0200
Da TV-STOP <mailto:tv-stop @ bluewin.ch>

Secondo il « Guardian », Cees Wiebes, a capo di una commissione di
inchiesta del governo olandese concernente l’affare Srebrenica, afferma
che S. Milosevic non poteva essere a conoscenza di quello che avveniva
e di conseguenza il principale argomento su cui si fonda l’accusa di
genocidio da parte del TPI è labile.
Da registrare questi passaggi :
# "Inoltre Wiebes afferma che la sua commissione ha offerto i suoi
elementi di prova al Procuratore Capo del Tribunale, Carla del Ponte,
ma che lei li ha respinti vigorosamente. "Quello che ho capito da una
fonte attendibile all’Aia è che la Signora del Ponte pensava che noi
fossimo troppo morbidi e che non vedevamo le cose in bianco e nero .",
ha dichiarato."
#  "Wiebes è la prima personalità di alto livello ad affermare
pubblicamente che numerose fonti all’Aia da qualche tempo asseriscono
in via privata che semplicemente non sussistono prove per sostenere
un’accusa di genocidio."

Qualche mese fa, commentando le lungaggini del processo riguardante il
genocidio in Rwanda, Le Figaro rilevava che, anche in questo caso, la
Carla del Ponte aveva sempre respinto d’acchito elementi di prova che
contravvenivano alle sue preconcette opinioni sulla questione in
oggetto.
La differenza fra il Tribunale Internazionale per i Crimini nella ex
Yugoslavia TPI(Y) e quello per il Rwanda TPI(R) consiste nel fatto che
l’inchiesta sul Rwanda è stata sottratta d’ufficio alla magistrato
svizzera arruffona e presuntuosa. In compenso, le tante sue cantonate
ed esagerazioni nell’affare yugoslavo non hanno ancora indotto gli
Occidentali a mettere in questione questo suo secondo incarico.
Bisogna concludere che la negazione di giustizia e l’abuso di potere
sono “meno gravi” quando vengono colpiti dei Balcanici rispetto a
quando vengono colpiti degli Africani?
Bisogna parimenti ricordare che, in base alle arbitrarie e poco
suffragate convinzioni della del Ponte, degli uomini sono stati rapiti
da commandos, colpiti se non abbattuti, e che altri marciscono in
prigione e si vedono negare i loro diritti umani più elementari sulla
base di “atti di accusa” costruiti a partire da ritagli di giornale e
da testimonianze anonime di persone con interessi in gioco.
Il tutto viene finanziato in maniera determinante da parte di
“mecenati” del calibro di George Soros o di Stati islamici, che hanno
tutti tratto manifesto profitto dai drammi del sud-est Europeo.
Quello che è certo è che la superesposizione mediatica unilaterale
della guerra nella ex-Yugoslavia, dove per dieci anni a disprezzo
totale della verità si sono designati sempre gli stessi responsabili,
offre un confortevole rifugio a tutti i pasticci e ad una parvenza di
credibilità alle accuse le più folli.

Fonti
http://observer.guardian.co.uk/print/0,3858,5035733-102275,00.html
Adrien Jaulmes, "L'assurda lentezza della « Norimberga africana »",
Le Figaro, 7.4.2004.
Vedere ugualmente: "Carla del Ponte si spiega alla TSR", TV-STOP,
14.3.2004.


---( 3 )---

Milosevic : "Non si trova alcun nesso con un genocidio" (The Guardian)

Domenica 10 ottobre 2004, 23:19:14 +0200

Su questo articolo è necessario fare alcune osservazioni critiche:
sulla denominazione di genocidio per il massacro di Srebrenica, sulla
cifra “ufficiale” di 7000 morti, sull’affermazione implicita che
Milosevic fosse un tiranno…Il giornalista sembra costernato. “Un
fallimento nel provare il genocidio getterebbe un’ombra non solo su
questo processo ma anche sulla stessa possibilità di far rendere conto
ai tiranni dei loro crimini nei tribunali per crimini di guerra”. E
allora merda!: tranquillamente, "Milosevic ha senza ombra di dubbio
facilitato il massacro…”
Esiste un dossier (in francese) sul processo Milosevic sul sito del
Comitato di Sorveglianza della NATO (delle azioni della NATO!):
http://www.csotan.org/textes/textes.php?type=TPI et sur Stop.USA
http://www.stopusa.be/scripts/
index.php?section=BBBL&langue=1&spes=tout&debut=0

di Roland Marounek
Fonte: mailto:alerte-otan @ yahoogroupes.fr

The Guardian, 10/10/2004
http://observer.guardian.co.uk/international/story/
0,6903,1323864,00.html

Milosevic : "Non si trova alcun nesso con un genocidio "

di Chris Stephen

Una nuova controversia ha scosso il processo a Milosevic, con le
affermazioni di un importante analista delle informazioni di
intelligence ["senior intelligence analyst"], secondo il quale il
leader yugoslavo era innocente del crimine di genocidio.

Ora il Dr. Cees Wiebes, professore all'Università di Amsterdam, ha
dichiarato che non esistono prove che collegano alla peggiore atrocità
della guerra in Bosnia, il massacro di 7.000 Musulmani avvenuto nella
città di Srebrenica.

Srebrenica, che fu invasa dalle forze Serbe nel luglio del 1995,
costituisce il fondamento dell’accusa di genocidio rivolta contro
Milosevic, ma Wiebes, che partecipa all’indagine del governo Olandese
su questa atrocità, ha dichiarato che non esisteva nulla che collegasse
Milosevic a questo crimine.

"Nella nostra relazione, di quasi 7.000 pagine, siamo arrivati alla
conclusione che Milosevic non era in possesso di alcuna conoscenza in
via preliminare del massacro che si stava per compiere", ha affermato
durante una trasmissione radio dal titolo "L’autentico Slobodan
Milosevic" che questa notte deve essere messa in onda dalla BBC. In
compenso, quello che noi abbiamo trovato è la prova del contrario.
Milosevic è rimasto assolutamente sconvolto, quando ha appreso del
massacro".

La prospettiva che l’ex uomo forte di Belgrado sia scolpato dell’accusa
più pesante a cui deve far fronte produce un’impressione fastidiosa su
un processo già di per sé ingarbugliato, che (ri)comincia questa
settimana con le audizioni dei testimoni a carico della difesa, dopo
parecchi mesi di aggiornamenti.

Uno scacco nel produrre le prove del genocidio getterebbe un’ombra non
solo su questo processo, ma anche sulla stessa possibilità di far
pagare il conto dei loro crimini ai tiranni, davanti ai tribunali per i
crimini di guerra; il caso più eclatante sarebbe quello di Saddam
Hussein.

Wiebes ha guidato una formazione di specialisti in analisi di
intelligence commissionata dal governo Olandese per condurre
un’inchiesta sul massacro, dato che forze Olandesi erano presenti nella
città sotto le bandiere dell’ONU. Perciò ha avuto accesso a documenti
segreti, alle testimonianze di diplomatici chiave e di centinaia di
testimoni di un massacro nel quale i Musulmani, uomini e bambini
perfino dodicenni, sono stati abbattuti dalle forze Serbo Bosniache.
Ma, mentre indica chiaramente il coinvolgimento dei comandanti in capo
Serbi che si trovavano sul posto, in particolare del generale Ratko
Mladic, Wiebes afferma che Milosevic non aveva giocato alcun ruolo.
Secondo lui, è comprensibile che Milosevic era stato sconvolto, "dato
che in questa fase della guerra era in corso la ricerca di un accordo
politico, e questi fatti non portavano niente di buono per la
conciliazione".

Wiebes afferma anche che la sua squadra ha presentato le sue prove al
Procuratore Capo del TPY, Carla Del Ponte, ma che sono state scartate:
"Quello che ho sentito da fonti sicure all’Aia, è che la Signora Del
Ponte valuta che noi siamo troppo morbidi e non vediamo le cose in
bianco e nero, ma in modo sfumato".

I procuratori del TPY ribadiscono che non è proprio così, ma che la
relazione non era pertinente. La portavoce dell’accusa, Florence
Hartmann, ha dichiarato: "Lo scopo di questa relazione non era quello
di analizzare un affare criminoso come quello di Srebrenica, ma era
stato commissionata…con altri obiettivi."

Wiebes è la prima personalità ha esporre pubblicamente quello che da
qualche tempo molte fonti all’Aia privatamente dichiarano:
semplicemente che non esiste alcuna prova per potere sostenere
un’accusa di genocidio.

L'accusa ha passato mesi a tentare di provare il contrario, ma ha
lasciato in sospeso tutta una serie di lacune, malgrado la comparizione
di testimoni di alto profilo ["high-profile witnesses"]. Fra costoro,
il comandante della NATO, Wesley Clark, che ha deposto all’Aia nel
dicembre scorso, testimoniando che Milosevic gli aveva affermato che
aveva tentato di bloccare quel crimine.

Incontestabilmente, Milosevic ha favorito il massacro, avendo fornito
armi, carburante e denaro ai Serbi di Bosnia. Ma perché la convinzione
del genocidio tenga, l’accusa deve provare che lui ne ha dato l’ordine.

Chris Stephen, autore de ‘Il giorno del giudizio : il processo a
Milosevic’.

Lunedì, 11 Ottobre 2004 00:13:34 +0200
di: "Georges Berghezan"
oggetto: Milosevic : "Non si trova alcun nesso con un genocidio" (The
Guardian)

Il prof. Cees Wiebes è anche l’autore di "Intelligence and the War in
Bosnia, 1992-1995", opera fondamentale sul ruolo delle potenze
occidentali nella guerra di Bosnia, in particolare riguardo alle
violazioni dell’embargo sulle armi. Il libro può essere ordinato sul
sito
http://www.lit-verlag.de/isbn/3-8258-6347-6 per 34.9 euro, o essere
consultato al GRIP.GB


---( 4 )---

Questa settimana riprende il processo contro Milosevic

B92 - 11 ottobre 2004
http://www.b92.net/english/news/index.php?nav_id=30130&style=headlines

Dopo un’interruzione di quattro settimane, questo martedì continuerà il
processo all’ex Presidente Yugoslavo Milosevic presso il Tribunale
dell’Aia.
Durante il mese passato, il difensore assegnato a Milosevic, Steven
Kay, aveva come compito quello di tentare di convincere il maggior
numero possibile di testimoni a partecipare alla sezione del processo
destinata alla difesa.

I corrispondenti di B92 riferiscono che la maggior parte delle
centinaia di testimoni proposti hanno rifiutato di partecipare, e tutti
per la medesima ragione: non vogliono prendere parte attiva al processo
come testimoni, se non è lo stesso Milosevic che lo richiede e che
partecipa di persona alla sua autodifesa.

Uno dei testimoni che ha accettato di partecipare è Simo Spasic.
Spasic è il Presidente dell’Organizzazione delle Famiglie degli
Scomparsi in Kosovo, ed è già arrivato all’Aia.

Si mormora che Kay sia riuscito a convincere almeno cinque testi
supplenti a partecipare, benché per il momento non siano disponibili
informazioni ufficiali a riguardo.

Il principale consigliere giuridico di Milosevic, Zdenko Tomanovic, ha
dichiarato che il collegio di difesa personale di Milosevic non ha
aiutato Kay nella sua preparazione della difesa. Tomanovic ha riferito
che la prosecuzione del processo dipenderà dal numero di testimoni che
Kay riuscirà a convincere a partecipare, e dalla valenza delle loro
testimonianze: "Secondo le informazioni che ho ricevuto qualche giorno
fa, Mr. Kay è riuscito a contattare 97 testi, dei quali 92 hanno
immediatamente rifiutato di partecipare fino a che non sarà restituito
a Mr. Milosevic il diritto ad autodifendersi" .

---( 5 )---

Ripresa del processo Milosevic: testimonianza di un giornalista tedesco
(SwissInfo / AP - 12-13/10/04)

LA HAYE – Il processo fiume a Slobodan Milosevic davanti al Tribunale
Penale Internazionale è ripreso dopo un mese di sospensione. Un
giornalista tedesco è stato chiamato dalla difesa a deporre, in attesa
che la corte di appello si pronunci sugli avvocati assegnati d’ufficio.
La corte d’appello, investita dagli avvocati designati d’ufficio contro
il parere dell’ex Presidente yugoslavo, deve pronunciarsi su questa
stessa designazione.
In attesa, un certo numero di testimoni si sono rifiutati di recarsi
all’Aia e Slobodan Milosevic ha nuovamente ribadito la sua richiesta
per martedì di potere “difendersi da solo”.

Franz-Josef Hutsch, giornalista autore di inchieste specialmente per il
settimanale "Stern" e per i quotidiani tedeschi, ha accettato di
deporre per la difesa sulla rievocazione del massacro di 45 persone nel
villaggio di Racak, in Kosovo.

L'accusa afferma con sicurezza che erano civili quelli che sono stati
massacrati dalle truppe Serbe. Questa vicenda costituisce uno dei
principali motivi per accusare pesantemente Milosevic rispetto alla
questione "Kosovo" negli atti del suo processo.

Hutsch ha spiegato di essersi recato a Racak nel gennaio del 1999 con
William Walker, allora alla testa della Missione di controllo sul
Kosovo istituita dall’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione
in Europa.
Egli ha raccontato la scoperta in una roggia nei pressi di Racak di un
cumulo di cadaveri. Hutsch ha assicurato che un centinaio di
combattenti dell’UCK si aggiravano attorno al villaggio ed erano
posizionati al suo interno nel corso della sua visita, ed ecco quindi
che la sua deposizione va nel senso della difesa. Ma ha anche aggiunto
di dubitare che le vittime fossero miliziani dell’UCK, dato che la
maggior parte dei corpi erano di età superiore ai 50 anni.

Il giornalista, che, prima di entrare nella stampa, aveva passato 14
anni nell’esercito tedesco, ha inoltre giudicato che la guerra in
Kosovo era stata per larga parte causata dall’UCK.

****

Ripresa del processo a Milosevic (AP | 12.10.04 | 18:55)

LA HAYE, Pays-Bas (AP) –Martedì scorso, è ripreso il processo a
Slobodan Milosevic davanti il Tribunale Penale Internazionale (TPI)
dell’Aia, dopo l’interruzione di un mese. L'ex Presidente yugoslavo,
perseguito per crimini di guerra, ha chiesto un’altra volta di potere
ricusare i suoi avvocati nominati d’ufficio, cosa che la Corte gli ha
nuovamente rifiutato.

Milosevic avrebbe voluto continuare a difendersi da solo, come aveva
fatto dall’inizio del processo, ma i medici al presente lo trovano
troppo malato per continuare a farlo.

Perciò il Tribunale ha nominato d’ufficio due avvocati difensori e, il
mese scorso, ha ordinato la sospensione del processo per permettere
loro di preparare la difesa del loro cliente.

Martedì, Slobodan Milosevic ha rinfacciato ai suoi giudici di
consentirgli solo dei « mozziconi di diritto », ma il Presidente del
Tribunale, Patrick Robinson, lo ha bloccato senza indugi, così
apostrofandolo: « Non voglio sentire discorsi! ».
Inoltre, il Presidente ha chiesto ad uno dei difensori d’ufficio,
Steven Kay, di continuare con l’interrogatorio di un giornalista
tedesco, che si trovava in Kosovo nel 1999.

Slobodan Milosevic viene giudicato per 66 capi di imputazione di
crimini di guerra per il suo ruolo nei conflitti che hanno lacerato i
Balcani negli anni novanta, producendo più di 200.000 morti. Il
processo si è aperto nel febbraio 2002. AP


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ICDSM - Sezione Italiana
c/o GAMADI, Via L. Da Vinci 27
00043 Ciampino (Roma)
tel/fax +39-06-4828957
email: icdsm-italia @ libero.it

Conto Corrente Postale numero 86557006
intestato ad Adolfo Amoroso, ROMA
causale: DIFESA MILOSEVIC

sito internet:
http://www.pasti.org/linkmilo.htm