Informazione


Ancora su militarismo USA e UE

1) Nasce la Pesco costola della Nato (Manlio Dinucci)
2) Fermare il potenziamento della base USA di Camp Darby (Rete dei Comunisti - Pisa)


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VERSIONE VIDEO: L’arte della guerra - Nasce la Pesco costola della Nato (PandoraTV, 22 nov 2017)
Dopo 60 anni di attesa, annuncia la ministra della Difesa Roberta Pinotti, sta per nascere a dicembre la Pesco, «Cooperazione strutturata permanente» dell’Unione europea nel settore militare, inizialmente tra 23 dei 27 stati membri...



Nasce la «Pesco», costola della Nato

L’arte della guerra. La rubrica settimanale a cura di Manlio Dinucci (il manifesto, 21 novembre 2017)

Dopo 60 anni di attesa, annuncia la ministra della Difesa Roberta Pinotti, sta per nascere a dicembre la Pesco, «Cooperazione strutturata permanente» dell’Unione europea nel settore militare, inizialmente tra 23 dei 27 stati membri.

Che cosa sia lo spiega il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. Partecipando al Consiglio degli affari esteri dell’Unione europea, egli sottolinea «l’importanza, evidenziata da tanti leader europei, che la Difesa europea debba essere sviluppata in modo tale da essere non competitiva ma complementare alla Nato». Il primo modo per farlo è che i paesi europei accrescano la propria spesa militare: la Pesco stabilisce che, tra «gli impegni comuni ambiziosi e più vincolanti» c’è «l’aumento periodico in termini reali dei bilanci per la Difesa al fine di raggiungere gli obiettivi concordati».

Al budget in continuo aumento della Nato, di cui fanno parte 21 dei 27 stati della Unione europea, si aggiunge ora il Fondo europeo della Difesa attraverso cui la Ue stanzierà 1,5 miliardi di euro l’anno per finanziare progetti di ricerca in tecnologie militari e acquistare sistemi d’arma comuni. Questa sarà la cifra di partenza, destinata a crescere nel corso degli anni.

Oltre all’aumento della spesa militare, tra gli impegni fondamentali della Pesco ci sono «lo sviluppo di nuove capacità e la preparazione a partecipare insieme ad operazioni militari».

Capacità complementari alle esigenze della Nato che, nel Consiglio Nord Atlantico dell’8 novembre, ha stabilito l’adattamento della struttura di comando per accrescere, in Europa, «la capacità di rafforzare gli Alleati in modo rapido ed efficace». Vengono a tale scopo istituiti due nuovi comandi. Un Comando per l’Atlantico, con il compito di mantenere «libere e sicure le linee marittime di comunicazione tra Europa e Stati uniti, vitali per la nostra Alleanza transatlantica».

Un Comando per la mobilità, con il compito di «migliorare la capacità di movimento delle forze militari Nato attraverso l’Europa». Per far sì che forze ed armamenti possano muoversi rapidamente sul territorio europeo, spiega il segretario generale della Nato, occorre che i paesi europei «rimuovano molti ostacoli burocratici». Molto è stato fatto dal 2014, ma molto ancora resta da fare perché siano «pienamente applicate le legislazioni nazionali che facilitano il passaggio di forze militari attraverso le frontiere». La Nato, aggiunge Stoltenberg, ha inoltre bisogno di avere a disposizione, in Europa, una sufficiente capacità di trasporto di soldati e armamenti, fornita in larga parte dal settore privato.

Ancora più importante è che in Europa vengano «migliorate le infrastrutture civili – quali strade, ponti, ferrovie, aeroporti e porti – così che esse siano adattate alle esigenze militari della Nato».

In altre parole, i Paesi europei devono effettuare a proprie spese lavori di adeguamento delle infrastrutture civili per un loro uso militare: ad esempio, un ponte sufficiente al traffico di pullman e autoarticolati dovrà essere rinforzato per permettere il passaggio di carrarmati.

Questa è la strategia in cui si inserisce la Pesco, espressione dei circoli dominanti europei che, pur avendo contrasti di interesse con quelli statunitensi, si ricompattano nella Alleanza atlantica sotto comando statunitense quando entrano in gioco gli interessi fondamentali dell’Occidente messi in pericolo da un mondo che cambia.

Ecco allora spuntare la «minaccia russa», di fronte alla quale si erge quella «Europa unita» che, mentre taglia le spese sociali e chiude le sue frontiere interne ai migranti, accresce le spese militari e apre le frontiere interne per far circolare liberamente soldati e carrarmati.


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Fermare il potenziamento della base USA di camp Darby, smascherare le amministrazioni PD, lottare contro l’imperialismo Usa e quello UE

di Rete dei Comunisti - Pisa, 22.11.2017

Con dovizia di particolari gli organi di stampa locali ci informano da mesi del futuro, enorme potenziamento della base statunitense di Camp Darby.
Un nuovo tratto ferroviario dedicato al trasporto di armi e munizioni da e per la base nord americana.
La costruzione di un ponte girevole sul canale dei Navicelli per agevolare il trasporto delle stesse verso il porto di Livorno.
L’abbattimento di 1.000 alberi per realizzare il progetto.
Tutto questo accompagnato dalla insopportabile ipocrisia di una classe politico/amministrativa (locale e regionale) che racconta di essere rimasta all\'oscuro del progetto per lungo tempo.
In questi anni le Giunte PD Filippeschi e Rossi hanno costruito “ponti d’oro” per il Pentagono, coadiuvando in tutti i modi il potenziamento di quella base di guerra, che dal dopoguerra ad oggi ha contribuito alla morte di milioni di persone nell’immenso raggio d’azione delle truppe USA / NATO. La lista dei paesi e dei popoli colpiti dalle micidiali armi di distruzione di massa che partono da quella base è così lunga che occorrerebbe un documento a parte. Le ultime vittime in ordine di tempo (centinaia di migliaia) sono libiche, siriane, yemenite, che dopo le aggressioni militari continuano a morire nei deserti e nei mari attraversati per fuggire ai bombardamenti.
La strategia di guerra e di morte della NATO e degli USA non cambia da una amministrazione all’altra. Obama e Trump in questo pari sono. Cambiano le forme, non la sostanza.
L’amministrazione Trump è l’espressione della debolezza di un sistema imperialista in declino, che usa la forza militare per tentare di perpetuare una centralità persa sul terreno economico e dell’egemonia a livello internazionale.
Le basi militari come camp Darby sono strumenti di guerra e controllo territoriale, di ingerenza diretta statunitense non solo sull’Italietta di Gentiloni/Renzi, ma soprattutto contro l’Unione Europea, che si sta emancipando economicamente e militarmente dagli USA. La cosiddetta “Cooperazione Strutturata Permanente sulla Difesa” firmata da 23 paesi UE lo scorso 12 novembre a Bruxelles è un ulteriore tassello nella costruzione di un esercito europeo che aumenta la distanza e lo scontro tra i due colossi imperialisti.
Le popolazioni locali (non solo di Pisa e Livorno ma di tutto il paese) subiscono da decenni la presenza di camp Darby, che mette in costante pericolo la nostra incolumità fisica, oltre ad essere un onere costante per le casse dello Stato, nonostante le chiacchiere sul finanziamento in dollari statunitensi di questa ultima ipotesi di ampliamento, che dovrebbe iniziare a dicembre.
Il movimento contro la guerra deve reagire, come ha fatto in questi anni, a questa ulteriore opera di potenziamento militare e di distruzione dell’ecosistema di Tombolo, territorio che deve tornare sotto il controllo della sovranità popolare locale, allontanando definitivamente le truppe e le armi USA dai nostri territori.
Il PD e il codazzo bipartisan di partiti che sostengono queste opere di devastazione umana e ambientale vanno indicate come nemiche della pace, smascherando le ipocrite campagne mediatiche che nascondono l’evidenza del loro ruolo.
Per la chiusura immediata della base USA di camp Darby e la sua riconversione a scopi civili, per l’uscita dell’Italia dalla NATO, contro l’imperialismo USA e l’imperialismo della Unione Europea.
Su questi obiettivi la Rete dei Comunisti scenderà in piazza insieme a tutte le forze politiche, sociali e sindacali coerentemente schierate contro la guerra.



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(deutsch / srpskohrvatski / italiano)

Sulla sentenza Mladić

1) Intervista a Cristopher Black, ex legale canadese di Milosevic (A. Bianchi, 23.11.2017)

2) Klaus Hartmann und Hannes Hofbauer sprechen an Sputnik (22.11.2017)


Vedi anche / pročitaj još:

Ratko Mladic, Abdelfatah al Sisi e i Fratelli Musulmani di casa nostra (di Fulvio Grimaldi, 27.11.2017)

Пресуда Новог свјетског непоретка (др Дарио Видојковић, историчар, 23 новембар 2017)
http://www.beoforum.rs/komentari-beogradskog-foruma-za-svet-ravnopravnih/881-presuda-novog-svetskog-neporetka.html


Flashbacks:
Srebrenica Flashback: Mladic Speaks (2015)
The untold truth about Ratko Mladic (2011)
R. Dolecek: Talks with General Mladic (2009)
Ratko Mladic, Tragic Hero (2006)
Intervju / Interview with Ratko Mladić (13.8.1995)

La disinformazione strategica su Srebrenica (dossier sul sito Jugocoord)


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L\'ex legale canadese di Milosevic: \"Mladic è un capro espiatorio per coprire i crimini della NATO\"

All\'AntiDiplomatico Cristopher Black rivela: \"L’ICTY è un tribunale fantoccio che ha utilizzato metodi fascisti di giustizia per attuare l\'agenda Nato di conquista dei Balcani\"


Tutti i mezzi di informazione di massa hanno dato ieri e per l’intera giornata la notizia della condanna da parte del tribunale delle Nazioni Unite del generale Ratko Mladic. I giudici del Tribunale Onu hanno ritenuto colpevole il generale serbo della maggior parte delle accuse risalenti alla guerra del 1992-1995, in particolare il famigerato massacro di Srebrenica. Mladic si era sempre dichiarato non colpevole di tutte le accuse.

Il giudice presidente Alphons Orie ha dichiarato alla lettura della sentenza che il Tribunale ha scoperto che le azioni di Mladic durante la guerra erano \"tra le più atroci conosciute dal genere umano\" e costituivano un “genocidio”. Mladic, che ha ascoltato il verdetto da una stanza limitrofa dopo che ha tentato varie volte di disturbare la lettura, è stato condannato all’ergastolo. Secondo quello che riporta il figlio del generale, Darko, in un’intervista a TASS,  suo padre in aula ha detto: \"Sono tutto bugie, questo è un tribunale della NATO!\"

Come AntiDiplomatico abbiamo ascoltato per un commento Cristopher Black, canadese, uno dei giuristi penali internazionali più importanti al mondo e colui che per anni è stato il legale che ha difeso l’ex presidente serbo Slobodan Milosevic dalle accuse mossegli dallo stesso Tribunale ONU. In pochi conoscono la storia del Tribunale per l\'ex Jugoslavia come lui.

L\'intervista

Signor Black, il Tribunale criminale internazionale per le Nazioni Uniti ha condannato all’ergastolo per genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra il generale Ratko Mladic. Quali sono i suoi primi commenti?

C.B. Si tratta di un’altra umiliazione per la Jugoslavia e la Serbia da parte della Nato. E’ chiaro a tutti che dalla sua creazione, dal finanziamento, dai metodi e dall’arruolamento del personale che questo è stato un Tribunale della Nato. Quello che dico è confermato da quanto dichiarava ieri poco dopo la lettura del verdetto proprio il Segretario Generale delle Nazioni Unite che ha detto di ‘accogliere positivamente la decisione… i Balcani occidentali sono di importanza strategica per la nostra Alleanza’. 
In altre parole, questa condanna aiuta la Nato a consolidare la sua presa sui Balcani, tenendo i serbi e i socialisti intimiditi e sottomessi. Il Generale Mladic è un capro espiatorio per i crimini di guerra dell’Alleanza Atlantica. Crimini commessi in tutta la Jugoslavia che il Tribunale ONU ha coperto. L’ICTY ha in questo modo agevolato la Nato a commettere ulteriori crimini di guerra da allora. 



Secondo l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, il giordano Zeid Raad al-Hussein, \"Mladic è l’incarnazione del Male, ma non è scappato alla giustizia”. Quale è la sua opinione di Mladic nel lungo studio che ha compiuto sui fatti tragici accorsi in Ex Jugoslavia?  


C.B.: Il Generale Mladic è un soldato falsamente accusato dal Tribunale della Nato. E questo perché ha cercato di difendere il suo popolo da un’aggressione. Lui è, come ho detto in precedenza, il capro espiatorio per coprire i crimini della NATO. E’ un uomo che ha  avuto il coraggio di combattere il male, vale a dire l’impero della Nato e i suoi alleati locali. E’ una vittima.


Come ex legale di Milosevic, come giudica il lavoro del Tribunale ad hoc per i crimini commessi in ex Jugoslavia che, dopo la sentenza Mladic, si scioglierà tra pochi giorni?

C.B.: L’ICTY si è dimostrato essere esattamente quello che doveva essere, un tribunale fantoccio che ha utilizzato metodi fascisti di giustizia e che si è impegnato nel portare avanti un processo selettivo per attuare l\'agenda della NATO di conquista dei Balcani. E questo come preludio all\'aggressione contro la Russia che stiamo osservando in questi giorni. Quello che i media non scrivevano ieri nel racconto che hanno dato del verdetto Mladic è che la Nato ha utilizzato il tribunale come un mezzo di propaganda per fabbricare una storia assolutamente falsa sugli eventi, al fine di coprire i suoi crimini, per mantenere le ex repubbliche di Jugoslavia sotto il suo dominio e per giustificare quell\'aggressione e l\'occupazione. E’ un’onta per tutta la civiltà.


Alessandro Bianchi


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Kritik an „Skandalurteil“ gegen Mladic: „Illegales Tribunal im Auftrag der Nato“

Sputnik, 22.11.2017

Von einem \"Skandalurteil auf Basis vorgefasster Meinungen\" gegen den bosnisch-serbischen Ex-General Ratko Mladic am Mittwoch spricht Klaus Hartmann, Vorsitzender des Freidenker-Verbandes und Beobachter der Ereignisse. Der Journalist Hannes Hofbauer sieht im Urteil eine juristische Fortsetzung des Nato-Vorgehens gegen Jugoslawien.

Mit deutlicher Kritik haben langjährige Beobachter der Ereignisse, Prozesse und Hintergründe beim Zerfall Jugoslawiens auf das Urteil des UN-Sondertribunals in Den Haag vom Mittwoch gegen den ehemaligen bosnisch-serbischen Militärchef Ratko Mladic reagiert. Dieser wurde zu lebenslanger Haft verurteilt, weil der heute 75-Jährige des Völkermordes, Kriegsverbrechen und Verbrechen gegen die Menschlichkeit während des Bosnien-Krieges (1992 bis 1995) schuldig sei. Der Ex-General war in elf Fällen angeklagt worden. Dazu zählte laut den Berichten die Ermordung von 8000 muslimischen Jungen und Männern in Srebrenica, die vom UN-Tribunal als Völkermord eingestuft wurde.

Es war der letzte Völkermord-Prozess des Tribunals. Ende des Jahres wird das Gericht laut der Nachrichtenagentur dpa nach 24 Jahren seine Arbeit abschließen. Wegen des angeblichen Völkermordes in Srebrenica waren mit Mladic 16 Personen schuldig gesprochen worden.

„Kriegsbefürworter und Kriegstreiber zufriedengestellt“

Für unbedarfte Zuschauer klinge das Urteil „eigentlich gerecht“, schätzte der österreichische Journalist und Verleger Hannes Hofbauer gegenüber Sputnik ein.

„Es ist aber nicht gerecht“, fügte der langjährige Beobachter der Entwicklung auf dem Balkan hinzu. Das UN-Tribunal sehe nur „auf einem Auge scharf, nämlich auf dem serbischen Auge, und ist auf allen anderen Augen blind“.

Für Klaus Hartmann handelt es sich um ein „Skandalurteil auf Basis vorgefasster Meinungen“. Der Bundesvorsitzende des Deutschen Freidenker-Verbandes hat die Vorgänge seit Jahren verfolgt und die Verfahren in Den Haag wie das gegen den ehemaligen jugoslawischen Präsidenten Slobodan Milosevic deutlich kritisiert. Das Tribunal sei auch gegen Mladic einseitig der Nato-Auffassung gefolgt und habe in allen Verfahren einseitig antiserbisch entschieden, erklärte er gegenüber Sputnik. Dazu gehöre, dass die Rolle der Nato in den jugoslawischen Teilungs-Kriegen in den 1990er Jahren nicht hinterfragt worden sei.

Die Kriegsbefürworter und —treiber seien mit dem Urteil gegen Mladic „nun zufriedengestellt“. Es werde nicht mehr nach den Ursachen und Tatsachen gefragt, so Hartmann. Das hätte mit Blick auf die inneren und äußeren Zusammenhänge, die zum jugoslawischen Zerfallsprozess führten, erfolgen müssen, bestätigte Verleger Hofbauer. Er schloss dabei auch die externen Faktoren wie die Rolle Deutschlands und Österreichs mit ein – „die ja eigentlich seit 1991 zu dieser Sezession Bosniens getrieben haben und immer wieder von serbischer Seite gewarnt worden sind, dass das nicht ohne Krieg funktionieren wird.“

Unterlassene Fragen nach Rolle der Nato

Hofbauer verwies darauf, dass in dem Krieg Morde und Überfälle nicht nur von einer Seite erfolgten. So hätten kroatische Einheiten 1995 die UN-Schutzzone „Sektor West“ in Slawonien überfallen, was nie thematisiert worden sei. Das zeige, dass es sich um „ein ungleichgewichtiges Tribunal“ handele. Freidenker Hartmann widersprach unter anderem der vom Gericht behaupteten Belagerung Sarajevos durch die bosnischen Serben:

„Es wird negiert, dass Sarajevo in diesen Jahren immer eine geteilte Stadt war, in der Serben und Kroaten und bosnische Muslime in unterschiedlichen Stadtteilen wohnten und, aufeinander gehetzt, sich gegenseitig beschossen haben. Eine Belagerung fand in dieser Hinsicht nie statt.“

Der Freidenker-Vorsitzende betonte, der Vorwurf, Mladic habe befohlen, UN-Blauhelme als menschliche Schutzschilde gegen Nato-Bomben zu missbrauchen, sei konstruiert. Das unterlasse die Frage, ob die Nato-Bombenangriffe 1994 völkerrechtlich legitimiert waren. „Es gab für nichts dergleichen einen UN-Sicherheitsratsbeschluss.“

Merkwürdiger „Kronzeuge“ für Srebrenica

Hartmann ging ebenso darauf ein, dass Mladic die mutmaßlichen Massaker von Srebrenica 1995 mit angeblich etwa 8000 Toten und „Völkermord“ vorgeworfen wurden. Letzteres sei 2010 nach einer Klage Bosnien-Herzegowinas vom Internationalen Gerichtshof (IGH) in Den Haag nur für diesen einen Fall bestätigt worden, allerdings ohne jegliche eigene Ermittlungen.

Das UN-Sondertribunal stütze sich bei den Vorwürfen zu Srebrenica auf allein ein Verfahren und die immer wieder voneinander abweichenden Aussagen eines einzigen „Kronzeugen“ namens Drazen Erdemovic, stellte Hartmann klar. Erdemovic habe als bosnischer Muslim auf Seiten der Serben gekämpft. Dabei gebe es die „verblüffende Situation“, dass kein einziger von ihm benannter angeblicher Mittäter verhaftet und befragt worden sei. Es handele sich um einen „merkwürdigen, gekauften Zeugen“. Als Slobodan Milosevic in seinem Verfahren 2003 Erdemovic befragen wollte, habe der vorsitzende Richter das untersagt.

Im Interview machte der Freidenker-Vorsitzende darauf aufmerksam, dass in die wiederholt genannte Gesamtzahl der Opfer anscheinend verschiedene Zahlen von Opfergruppen auf allen beteiligten Seiten von verschiedenen Kämpfen und Ereignissen zusammengerechnet wurden. Diesen Widersprüchen bei den Zahlen gehe bis heute niemand nach, beklagte Hartmann. Journalist Hofbauer findet die Frage wichtig, ob es sich wie behauptet um eine „willentliche Ausrottung“ gehandelt hat. Er machte dabei auf ein Problem aufmerksam: „Seit die Europäische Union mit einem Beschluss 2007 die Leugnung von Völkermord – und dabei war insbesondere Srebrenica gemeint – unter Strafe stellt, ist die offene Debatte darüber nicht möglich.“

Das sei für ihn kritikwürdig. Alle Beteiligten in dem bosnischen Bürgerkrieg von 1992 bis 1995 seien darauf aus gewesen, die jeweils andere Bevölkerung von ihren jeweiligen Gebieten zu vertreiben und auch zu vernichten. „Das ist kein Alleinstellungsmerkmal eines Bürgerkrieges.“ Für Hofbauer ist es „ungerecht, das nur einer Seite vorzuwerfen“. Niemand von der kroatischen, der bosnisch-muslimischen und auch der albanisch-kosovarischen Seite sei vor Gericht gestellt worden.

„Gericht im Auftrag der Nato und privater Finanziers“

Freidenker Hartmann bezeichnete das Tribunal in Den Haag als „voreingenommenes Gericht, das im Auftrag der Nato agiert“. Das bestätigte Hofbauer: „Das, was die Nato, Deutschland und die USA voran, in dem jugoslawischen Zerfallsprozess gemacht haben, nämlich sich auf eine Seite zu stellen, die immer antiserbisch war, das haben sie dann mit diesem Jugoslawien-Tribunal juristisch untermauert.“

Hartmann stellte fest: „Man kann einfach jedes Operettentribunal hier im Hinterzimmer einer Gaststätte gründen. Hauptsache ist, man platziert es in Den Haag und schon profitiert es vom Nimbus dieser Stadt, weil dort eine Reihe von internationalen legalen Gerichten tätig sind.“ Das Sondertribunal zu Jugoslawien sei ein „illegales Gericht“, weil es vom UN-Sicherheitsrat einberufen wurde. Das dürfe dieses Gremium laut UN-Charta aber überhaupt nicht, stellte Hartmann klar.

Nur die UN-Vollversammlung könne internationale Gerichte in Kraft setzen und begründen. Mit dem Sondertribunal seien rechtliche Grundsätze verletzt worden, auch durch sein einseitiges Vorgehen gegen die serbische Seite. Die Nato sei nicht nur Auftraggeber, sondern auch Nutznießer. Zudem dürften UN-Gremien nicht privat finanziert werden, was in diesem Fall aber geschehen sei. Auch die „Open Society Foundation“ von George Soros und die Rockefeller-Stiftung hätten dabei mitgemacht, erinnerte Hofbauer. Es sei die Frage, wie solche Quellen, die die Teilung Jugoslawiens unterstützten solch ein Tribunal mitfinanzieren können. Diese „Schieflage dokumentieren die Prozesse“, so der Journalist.

Für Hartman schreibt das Urteil gegen Mladic „Unrechts-Geschichte“, mit dem „die Kolonialgerichtsbarkeit der Nato über ungehorsame Staaten zum Vorbereiten ihrer Zerschlagung, Entmachtung und des Regime-Changes bekräftigt und beglaubigt“ werde. Der Freidenker-Vorsitzende hob hervor: „Es ist ein Bruch des Rechts und hat nichts zu tun mit den Nürnberger Kriegsverbrecherprozessen. Wer das in diese Reihe stellt, verharmlost den Faschismus in Deutschland.“

Tilo Gräser


Das Interview mit Klaus Hartmann, Freidenker-Verband, zum Nachhören: https://soundcloud.com/sna-radio/skandalurteil-gegen-mladic-illegales-tribunal-im-auftrag-der-nato






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L\'Italia sul risorgere del nazismo si astiene. Di nuovo.
 
1) Il ponziopilatismo UE e italiano sull’antinazismo (F. Poggi)
2) L’ONU adotta la risoluzione russa contro il nazismo, gli USA votano contro (TASS)
 
 
Sull\'episodio precedente di astensione dell\'Italia di fronte al neonazismo si vedano:
 
Quelli che non condannano il nazismo (di Giulietto Chiesa, 24 novembre 2014)
http://www.antimafiaduemila.com/rubriche/giulietto-chiesa/52584-quelli-che-non-condannano-il-nazismo.html
 
Sulla neutralità (sic) dello Stato italiano in tema di nazismo (dic 2014)
 
Verso la Giornata della Memoria: la UE dalla parte dei nazisti (gen 2015)
 
 
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Il ponziopilatismo UE e italiano sull’antinazismo

 
di Fabrizio Poggi, 18 novembre 2017
 

Con il voto contrario di USA e Ucraina, il Terzo comitato dell’Assemblea generale dell’ONU ha adottato la risoluzione proposta da Russia e altri 49 Paesi, tra cui Bielorussia, Venezuela, Egitto, India, Kazakhstan, RPDC, Cuba, Serbia, Siria e Sud Africa, contro la eroicizzazione di nazismo, neonazismo e altre pratiche di discriminazione. 

La risoluzione esprime profonda preoccupazione per la celebrazione degli ex membri delle Waffen SS e “i continui tentativi di deturpare o distruggere i monumenti dedicati a quanti lottarono contro il nazismo durante la Seconda guerra mondiale”. Si lancia anche l’allarme sulla progressiva attività di raggrumanti neonazisti e “sul numero crescente di posizioni di rilievo occupate da rappresentanti di partiti razzisti o xenofobi in tutta una serie di assemblee legislative nazionali e locali”. 

A favore della risoluzione hanno votato 125 Paesi; tra i 51 astenuti: gli immancabili Paesi della UE, insieme a Turchia, Georgia, Australia e altri. La risoluzione verrà esaminata dall’Assemblea generale ONU il prossimo dicembre.

Chiarissimo il riferimento alla situazione dell’Ucraina golpista e non manca nemmeno quello, evidentemente, alla Polonia nazionalista, in cui da tempo si stanno distruggendo uno a uno i monumenti eretti ai caduti dell’Armata Rossa per la liberazione dal nazismo.

Intanto, Der Spiegel pubblica l’ennesimo allarme a proposito del battaglione neonazista ucraino “Azov”, lanciato alla “salvezza dell’Europa” e alla “sua nuova conquista”, con i propri ranghi rafforzati da neonazisti tedeschi e di altri Paesi europei. Secondo la rivista tedesca, il lavorio propagandistico svolto negli ultimi tre anni da “Azov” gli avrebbe assicurato la crescita da circa 850 agli attuali 2.500 membri. 

Discreto successo sembra aver avuto la campagna di reclutamento condotta lo scorso luglio in Germania: durante il festival Rechtsrock dell’estrema destra a Themar, in Turingia, cui hanno partecipato oltre seimila persone, “Azov” ha distribuito volantini con il richiamo a “entrare nelle file dei migliori” .

In aggiunta al servizio di Der Spiegel, Dmitrij Rodionov ricorda su Svobodnaja Pressa come lo scorso anno la polizia brasiliana avesse condotto un’operazione nello stato di Rio Grande do Sul contro reclutatori di “Azov” e neonazisti locali che si apprestavano a partire per il Donbass. Nel maggio scorso, addirittura la Camera dei rappresentanti del Congresso USA aveva proposto di vietare all’Ucraina di devolvere i fondi occidentali al battaglione neonazista e di proibire agli istruttori militari di addestrarne gli affiliati. Cosa, evidentemente, difficile da prendere sul serio, dato che da anni, molto prima ancora del golpe del febbraio 2014 – anzi: proprio in vista di tale svolta – istruttori non solo USA, ma anche di altri Paesi occidentali, stanno addestrando le forze dell’Ucraina golpista, compresi reparti di diversi battaglioni neonazisti, accusati di crimini di guerra anche da organizzazioni non certo “comuniste”, quali Human Rights Watch и Amnesty International.

E la “conquista dell’Europa” non è solo un’espressione figurata. Secondo il politologo Igor Šatrov, da quando “le operazioni nel Donbass si sono convertite per lo più in un conflitto di posizione, diversi elementi dei battaglioni, tra cui “Azov” si sono portati in Europa in cerca di nuove occasioni per mostrare il proprio “talento”, tanto che anche Der Spiegel è stata costretta a notarlo”. Purtroppo, continua Šatrov, in molti paesi europei “la retorica ufficiale incoraggia la diffusione dell’ideologia neofascista, con il ripetersi dell’idea di nazioni superiori ad altre, di sistemi sociali, economici e politici superiori ad altri ecc.”.

Per quanto riguarda specificamente il battaglione (ora reggimento) “Azov”, sorto dal programma “Patriota ucraino”, il politologo Eduard Popov ricorda come, già nel 2009, si diffondesse “la strategia di una confederazione di popoli centro-europei, formata da Ucraina, Bielorussia, stati baltici e balcanici e la successiva unione con i radicali dell’Europa occidentale, che a loro volta avrebbero preso il potere con “rivoluzioni nazionali”. Quando “Azov” guerreggiava nel Donbass” continua Popov, “lo si ignorava. Ora che gli adepti del “führer” Andrej Biletskij dilagano anche in Germania, i media tedeschi cominciano a preoccuparsi. E bisogna sottolineare che non si tratta di nazionalisti, bensì di aperti nazisti”.

Secondo Popov, gran parte dei reclutati da “Azov”, oltre che dalla Germania, proviene dai paesi scandinavi. Per quanto riguarda altri paesi europei, raggruppamenti di destra, ad esempio greci o cechi: è noto che si sono sempre espressi contro majdan. Sembra invece che un certo sostegno ad “Azov” venga dall’Italia. Nessuna meraviglia, in un paese in cui si inaugurano mausolei ai più feroci “eroi” del ventennio fascista, in cui amministrazioni socialfasciste intitolano strade e piazze agli esponenti moderni del neofascismo e neonazismo italico; in cui le massime autorità repubblicane firmano protocolli d’intesa con rappresentanti, come scritto ora nella risoluzione ONU, “di partiti razzisti o xenofobi” che occupano “posizioni di rilievo” in “assemblee legislative nazionali e locali”; un paese in cui partiti che legiferano e attuano oltreconfine pratiche da lager, hanno eliminato dalle proprie piattaforme – in modo conseguente, verrebbe da dire – ogni riferimento all’antifascismo.

Nessuna meraviglia nemmeno per un paese, l’Ucraina appunto, in cui la pratica neonazista è attuata contro la propria stessa popolazione e in cui, come riporta la rivista Luxembourg Herald, Marina Porošenko, consorte del golpista N° 1, riesce, tramite l’apparato presidenziale e la società “Ucraina forte”, a dirottare sui conti di compagnie offshore e imprese private la cosiddetta beneficienza internazionale per i bimbi ucraini orfani o invalidi.

Nel giro di pochissimi giorni, l’Italia è così riuscita a incamerare da parte dell’ONU una bacchettata diretta, per una politica che, nei deserti nordafricani, riecheggia in stile moderno strategie imperiali di funesta memoria e un’altra indiretta, per strette di mano e accordi ufficiali con gli eredi moderni degli scagnozzi del Drittes Reich. Avanti così…

 
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L\'ITALIA NUOVAMENTE ASTENUTA SUL DOCUMENTO ONU CONTRO IL NAZISMO
 
19 NOVEMBRE 2017
 
L’ONU adotta la risoluzione russa contro il nazismo, gli USA votano contro
 
 
 
Come l\'anno scorso, contro l\'adozione della risoluzione, hanno votato gli Stati Uniti e l\'Ucraina

ONU, 16 novembre/TASS/. Il terzo comitato dell\'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, giovedì ha maggioranza ha approvato la risoluzione presentata dalla Russia sulla lotta alla glorificazione del neonazismo e altri tipi di discriminazioni, respingendo l\'appello degli Stati Uniti di modificare sostanzialmente il testo del documento. Come l\'anno scorso, contro la risoluzione si sono espressi solamente due paesi: Stati Uniti ed Ucraina.
 
A sostegno del documento ricevuto, si sono espressi 125 paesi, fra cui Bielorussia, Venezuela, Egitto, India, Kazakistan, Corea del Nord, Cuba, Serbia, Siria e Sud africa. 51 i paesi astenuti, tra cui i membri dell\'Unione Europea (anche l’Italia ndt), Australia, Georgia e Turchia. I co-autori della risoluzione sono stati oltre 50 paesi.
 
Nella risoluzione dell’Assemblea generale ONU viene espressa la sua profonda preoccupazione \"in merito alla glorificazione in qualsiasi forma\" del movimento nazista e degli ex membri dell\'organizzazione \"Waffen SS\", anche attraverso la costruzione di loro memoriali ed anche attraverso \"incessanti tentativi di profanazione e distruzione di monumenti in memoria di chi ha lottato contro il nazismo nella Seconda guerra mondiale\". Inoltre, il documento richiama l\'attenzione sull\'attivazione di gruppi nazisti e \"l\'aumento del numero di seggi occupati da rappresentanti di partiti estremisti razzisti o xenofobi e della loro metamorfosi di un certo numero di parlamenti nazionali e locali\". In questa situazione l’Assemblea generale ha invitato i paesi \"a prendere misure concrete, tra cui leggi specifiche in materia di istruzione, al fine di evitare la revisione dei risultati della Seconda guerra mondiale e la negazione dei crimini contro l\'umanità e dei crimini di guerra commessi durante la Seconda guerra mondiale\".
 
Prima del voto la delegazione degli Stati Uniti aveva proposto di modificare il documento, rimuovendo una serie di disposizioni, tra cui il punto in cui si esprime preoccupazione per la sempre più frequente profanazione e distruzione di monumenti ai combattenti contro il nazismo. La proposta americana è stata respinta con una maggioranza schiacciante: a suo sostegno si sono espressi solamente Israele, Stati Uniti e Ucraina, mentre 81 Stati, tra cui i paesi dell\'Africa e dell\'America Latina, si sono espressi contro. Gli stati dell’Unione Europea (fra cui l’Italia ndt) al momento del voto si sono astenuti.
 
Come previsto nel prossimo dicembre la risoluzione sarà presa in esame nella sessione plenaria dell\'Assemblea Generale. L\'anno scorso un uguale documento era stato sostenuto da 136 paesi e contro si espressero solo gli Stati Uniti e l\'Ucraina. 48 paesi, tra cui Germania, Italia, Polonia, Francia e gli altri membri dell\'unione Europea al momento del voto si erano astenuti
 
Подробнее на ТАСС: http://tass.ru/mezhdunarodnaya-panorama/4736393
 
 
 

(deutsch / francais / english /  italiano.
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Ucraina/Crimea/Donbass: Strategia della tensione e terrorismo di Stato


1) EURO-MAJDAN: Parlano i cecchini assoldati per sparare sulla folla
– Il reportage di G. Micalessin (Matrix, 15.11.2017)
– Chaos säen (I – GFP 24.11.2017)
– Une étude universitaire montre que le massacre de Maidan était planifié par les putschistes (RV 2016)
– The “Snipers’ Massacre” on the Maidan in Ukraine, by Ivan Katchanovski (2016)
– and more...

2) CRIMEA: Infiltrazioni dall\'Ucraina per sabotare e spargere il terrore
– Ancora provocazioni in Crimea (PTV News 02.11.17)
– Terrorismo ucraino in Crimea e nel Donbass  (Contropiano, 10.11.2016)
– Sabotatore ucraino catturato in Crimea: \"Preparavamo atti di sabotaggio contro la Russia\" (ago 2016)
– Incursione ucraina in Crimea. Per Putin è “stupida e criminale” (F. Poggi, 11.8.2016)
– and more...

3) DONBASS: Chi sono i responsabili delle \"esecuzioni mirate\"? 
– I mandanti e le ragioni degli attentati terroristici contro i dirigenti della Repubblica Popolare di Donetsk
– Sabotatori ucraini confessano attentati terroristici nel Donbass (marzo 2017)
– Donbass. Chi piazza le bombe contro i comandanti di LNR e DNR? (F. Poggi, 9.2.2017)
– Ucciso il comandante Givi (febbraio 2017)
– Una squadra di sabotatori Ukrop intercettata e neutralizzata mentre tentava di infiltrarsi a Jalaboch
– Donetsk: ucciso in un attentato il comandante ‘Motorola’ (ottobre 2016)
– Terrorismo contro i civili a Donetsk e Lugansk, estate 2016
– Attentato al presidente della LNR Plotnitskij  (7.8.2016)
– Assassinio di Pavel Dremov, comandante dei cosacchi di Stachanov (12.12.2015)


=== 1: EURO-MAJDAN ===

Il massacro di Kiev [Majdan] guidato da agenti USA per fomentare il golpe antirusso (Fort Rus, 16 nov 2017)
Le confessioni di Revazishvilli e di altri due georgiani - raccolte da chi scrive nel documentario «Ucraina, le verità nascoste» andato in onda il 15 Novembre 2017 sul programma italiano Matrix, svelano ancora una volta quella verità che i mass media occidentali hanno per anni colpevolmente taciuto e nascosto. La verità di una strage ordita e attuata dalla stessa opposizione che accusò Yanukovich e i suoi alleati russi, una opposizione farlocca legata mani e piedi ai servizi di intelligence USA. Revazishvilli e i suoi due compagni - incontrati e intervistati nel documentario - sono un ex membro dei servizi di sicurezza dell\'ex presidente georgiano Mikhail Saakashvili e due ex militanti del suo stesso partito. Ingaggiati a Tbilisi da Mamuka Mamulashvili consigliere militare di Saakashvili vengono incaricati di appoggiare - assieme ad altri “volontari” georgiani e lituani - le dimostrazioni in corso a Kiev in cambio di un compenso finale di 5mila dollari a testa...

La versione dei cecchini sulla strage di Kiev: «Ordini dall\'opposizione» (Gian Micalessin - Mer, 15/11/2017)
Nel 2014 in Ucraina morirono 80 persone. Le accuse contro il fronte anti Yanukovich
http://www.ilgiornale.it/news/politica/versione-dei-cecchini-sulla-strage-kiev-ordini-1463409.html

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Chaos säen (I)

24.11.2017

KIEW/BERLIN(Eigener Bericht) - Vier Jahre nach dem Beginn der Maidan-Proteste werden schwere Vorwürfe gegen führende Aktivisten der damaligen prowestlichen Regierungsgegner laut. Demnach sind die Scharfschützen-Morde, die am 20. Februar ein Massaker auf dem Maidan auslösten, von der damaligen Opposition in Auftrag gegeben und mit praktischer Hilfe vorbereitet worden. Dies berichten drei Georgier, die sich selbst der Tatbeteiligung bezichtigen, gegenüber italienischen Medien. Ihre Aussagen bestätigen frühere, zum Teil öffentlich getätigte Geständnisse weiterer Scharfschützen. Während die ukrainischen Behörden untätig bleiben, ist in dieser Woche der vierte Jahrestag des Protestbeginns in Kiew begangen worden - in einem Land, dessen Bevölkerung sich einer Umfrage zufolge zu mehr als drei Vierteln in Zerfall und Chaos versinken sieht. Die Macht der ukrainischen Oligarchen ist ungebrochen; die Korruption nimmt überhand. Lediglich antirussische Maßnahmen werden mit Erfolg exekutiert, darunter auch solche, die massive Einschränkungen der Pressefreiheit mit sich bringen.

Die Macht der Oligarchen

Vier Jahre nach dem Beginn der Maidan-Proteste am 21. November 2013 dauern die Missstände, die damals zu den Auslösern der Demonstrationen zählten, in der prowestlich gewendeten Ukraine an. Dies gilt unter anderem für die ungebrochene Macht der ukrainischen Oligarchen. Bereits vor einem Jahr stellten Experten fest, dass sich zwar Verschiebungen zwischen den unterschiedlichen Oligarchenfraktionen vollzogen hatten (german-foreign-policy.com berichtete [1]). Das ändere jedoch, hieß es, nichts daran, dass sie weiterhin die Kiewer Politik in hohem Maß unter Kontrolle hätten. Aktuelle Untersuchungen bestätigen das. In den vergangenen zwei Jahrzehnten habe sich gezeigt, \"dass die periodischen politischen Regimewechsel in der Ukraine nur eine begrenzte Wirkung auf das oligarchische System gehabt\" hätten, urteilen etwa die Autoren einer Analyse der Swedish International Development Cooperation Agency (Sida). Auch nach dem Umsturz vom Februar 2014 beherrschten Oligarchen \"strategische Wirtschaftszweige\"; so kontrollierten sie - nur ein Beispiel - rund 80 Prozent des Fernsehmarkts.[2] Bei dem Brüsseler Think-Tank Bruegel heißt es ebenfalls, nach dem Umsturz habe sich \"nicht viel geändert\"; der Einfluss mancher Oligarchen habe sich sogar noch verstärkt.[3] In der Tat lenkt seit 2014 mit Petro Poroschenko ein Oligarch ganz offiziell die Geschicke des Landes - als Staatspräsident.

Korruption und Fake News

Entsprechend hält die Korruption auf hohem Niveau an. Erst kürzlich ist - beispielsweise - ein Fall bekannt geworden, bei dem der Sohn von Innenminister Arsen Awakow Rucksäcke an die Armee verkaufte - für das Sechsfache des üblichen Preises. Von einem Schaden in einer sechsstelligen Euro-Höhe war die Rede. Als das Nationale Antikorruptionsbüro die Wohnung des Mannes durchsuchte, schritt die dem Innenminister unterstehende Nationalgarde ein und stoppte die Maßnahme - unter dem Vorwand, eine Bombendrohung für das Haus erhalten zu haben und nun die Wohnung räumen zu müssen.[4] Der Fall war im Vergleich zu anderen geringfügig. Mit scharfer Kritik meldet sich immer wieder Sergej Leschtschenko zu Wort, ein überzeugter Befürworter des Umsturzes, der von 2000 bis 2014 als investigativer Journalist für die prowestliche Tageszeitung Ukrainska Prawda arbeitete, sich danach ins ukrainische Parlament wählen ließ und dort dem Antikorruptionskomitee angehört. Im Parlament, berichtet Leschtschenko, \"liegt die Korruption in der Luft\"; das werde bei Abstimmungen über den Haushalt besonders deutlich: Dann dauerten \"die Parlamentssitzungen ... bis fünf Uhr morgens, weil die korrupten Interessen aller politischen Einflusszentren befriedigt werden müssen\".[5] Leschtschenko zufolge wird nicht nur die Generalstaatsanwaltschaft vom Präsidenten persönlich kontrolliert, sondern auch der Geheimdienst, der \"zivilgesellschaftliche Aktivisten, unabhängige Journalisten und Oppositionspolitiker\" überwacht und \"bei der Regelung von Unternehmenskonflikten\" eingreift. Ergänzend ist zur Diskreditierung von Kritikern unter anderem \"eine ukrainische Trollfabrik\" eingerichtet worden - \"ein Zentrum zur Produktion von fiktiven Internetnutzern und Fake-News für Informationsattacken gegen Regimegegner\".

Zerfall und Chaos

Oligarchenherrschaft und Korruption in unverändert desaströser sozialer und wirtschaftlicher Lage schlagen sich mittlerweile ganz erheblich auf die Stimmung in der ukrainischen Bevölkerung nieder. So sind lediglich 17 Prozent aller Ukrainer der Auffassung, im Land finde eine - wie auch immer zu definierende - \"Konsolidierung\" statt. 75 Prozent hingegen beschreiben die aktuelle Entwicklung als \"Zerfall\", während 85 Prozent die Lage schlichtweg als \"Chaos\" bezeichnen. 69 Prozent geben sich überzeugt, landesweite Proteste gegen die prowestliche Regierung seien ohne weiteres denkbar.[6] Die Zustimmung zur Amtsführung von Präsident Poroschenko ist dramatisch abgestürzt: Sie liegt aktuell nach verschiedenen Umfragen bei zwei bis sechs Prozent.[7]

Angriff auf die Pressefreiheit

Dabei bringt die ukrainische Regierung nicht nur mit ihrer Korruption, sondern auch mit so manchem antirussischen Exzess sogar ausländische Maidan-Sympathisanten gegen sich auf. So führte etwa die im Mai gefällte Entscheidung von Präsident Poroschenko, nicht nur russischen Fernsehsendern die Lizenzen in der Ukraine zu entziehen, sondern auch populäre russische soziale Netzwerke wie VKontakte (\"im Kontakt\") und Odnoklassniki (\"Klassenkameraden\") sowie den E-Mail-Provider mail.ru zu sperren, zu empörten Protesten: Die Menschenrechtsorganisation Human Rights Watch kritisierte die Maßnahme als \"zynische, politisch kalkulierte Attacke auf das Informationsrecht von Millionen von Ukrainern\"; Reporter ohne Grenzen klagte, es handle sich um einen \"nicht hinnehmbare[n] Angriff auf die Meinungs- und Pressefreiheit\".[8] Kiew hat zudem vor kurzem ein neues Sprachengesetz verabschiedet, das den Gebrauch von Minderheitensprachen im Land empfindlich einschränkt. Vor allem trifft dies die russischsprachige Minderheit, die auch nach der Abspaltung der Krim und von Teilen der Ostukraine noch recht zahlenstark ist. Weil die Maßnahme allerdings unter anderem auch die ungarischsprachige Minderheit in der Ukraine trifft, hat die ungarische Regierung angekündigt, Kiews Annäherung an die EU und die NATO bis zur Rücknahme des Gesetzes zu blockieren.

Im Auftrag prowestlicher Kräfte

Während die politischen Spitzen der prowestlich gewendeten Ukraine in dieser Woche feierlich den vierten Jahrestag des Beginns der Maidan-Demonstrationen begangen haben, sind neue Berichte bekannt geworden, denen zufolge das Kiewer Blutbad am 20. Februar 2014, das den letzten Anstoß zur Eskalation der Proteste sowie zum Sturz der Regierung Janukowitsch gab, von Scharfschützen-Morden im Auftrag von Regierungsgegnern ausgelöst wurde. Einer der Scharfschützen hatte dies schon im Februar 2015 eingeräumt und damit bestätigt, was sich bereits wenige Tage nach dem Blutbad in Kiew herumgesprochen hatte: Der estnische Außenminister Urmas Paet hatte gegenüber der EU-Chefaußenpolitikerin Catherine Ashton Anfang März 2014 in einem mitgeschnittenen Telefongespräch berichtet, der Verdacht mache die Runde, \"jemand aus der neuen Koalition\" in der ukrainischen Hauptstadt könne die Scharfschützen-Morde in Auftrag gegeben haben (german-foreign-policy.com berichtete [9]). Im Februar 2016 hat sich der Maidan-Aktivist Iwan Bubentschik dazu bekannt, im Verlauf des Massakers ukrainische Polizisten erschossen zu haben. Bubentschik bestätigte dies in einem Film, der internationale Beachtung fand.[10]

\"Wahllos schießen\"

In der vergangenen Woche haben nun ein Bericht in der italienischen Tageszeitung Il Giornale und eine Reportage des TV-Senders Canale 5 weitere Details enthüllt. Darin berichten drei Georgier, an jenem Tag ebenfalls als Scharfschützen eingesetzt worden zu sein - im Auftrag der damaligen Regierungsgegner. Demnach sei ihnen explizit befohlen worden, sowohl auf Polizisten als auch auf Demonstranten zu schießen - um \"Chaos zu säen\".[11] Trifft das zu, dann bricht die offizielle, auch von Berlin vertretene Behauptung, die ukrainischen Repressionskräfte hätten das Massaker am 20. Februar gezielt gestartet, in sich zusammen. Schwer wiegt zudem, dass die drei laut Eigenaussage tatbeteiligten Georgier nicht nur sich selbst schwer belasten; ihre Aussagen begründen zudem einen gravierenden Verdacht gegen teils einflussreiche Politiker in der heutigen, prowestlich gewendeten Ukraine. german-foreign-policy.com berichtet in Kürze.

 

[1] S. dazu Zauberlehrlinge (III).

[2] Wojciech Konończuk, Denis Cenușa, Kornely Kakachia: Oligarchs in Ukraine, Moldova and Georgia as key obstacles to reforms. Swedish International Development Cooperation Agency 24.05.2017.

[3] Marek Dabrowski: Ukraine\'s oligarchs are bad for democracy and economic reform. bruegel.org 03.10.2017.

[4] Reinhard Lauterbach: Solide zerstritten. junge Welt 04.11.2017.

[5] Sergej Leschtschenko: Markenzeichen Korruption. zeit.de 05.05.2017. S. auch Das korrupteste Land in Europa.

[6] Umfragen zur Entwicklung der sozialen Lage und zur Proteststimmung in der Bevölkerung. In: Ukraine-Analysen Nr. 191, 15.11.2017.

[7] Reinhard Lauterbach: Solide zerstritten. junge Welt 04.11.2017.

[8] Zitiert nach: Steffen Halling: Kritiklos heraus aus dem Netz des Feindes? In: Ukraine-Analysen Nr. 186, 14.06.2017. S. 2f.

[9] S. dazu Die Kiewer Eskalationsstrategie und Von Račak zum Majdan.

[10] Katya Gorchinskaya: He Killed for the Maidan. foreignpolicy.com 26.02.2016.

[11] Gian Micalessin: La versione dei cecchini sulla strage di Kiev: \"Ordini dall\'opposizione\". ilgiornale.it 15.11.2017.


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Kiev: due anni dopo confessano i cecchini neonazisti di euromajdan (di Fabrizio Poggi, 20 Febbraio 2016)
... Il 20 febbraio 2016, mentre qualcuno degli “attivisti” di due anni fa, ricorda, con macabra dovizia di particolari, come avesse fatto fuoco sugli agenti indifesi (quelli che vari media occidentali definirono i “feroci mastini” di Janukovič), sparando loro alla nuca con fucili di precisione, alcune centinaia di manifestanti sono tornati sul Kreščatik, la via principale di Kiev. Del resto, la verità su chi fossero i cecchini che quel giorno avevano sparato sia sugli agenti che sulla folla, non era rimasta a lungo nascosta. I “bravi” non avevano tardato a prendersi il merito delle fucilate e già il 26 febbraio 2014, di ritorno da Kiev, l\'allora Ministro degli esteri estone Urmas Paet, in una conversazione telefonica con l\'ex responsabile degli affari esteri UE, Catherine Ashton, le raccontava come i cecchini di euromajdan fossero collegati ai caporioni della rivolta...

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Une étude universitaire montre que le massacre de Maidan était planifié par les putschistes

RÉSEAU VOLTAIRE | 12 JANVIER 2016 

Ivan Katchanovski, professeur de sciences politiques à l’université d’Ottawa, a réalisé une étude sur le massacre perpétré par des snipers sur la place Maidan de Kiev, en février 2014.
Ce document, issu d’une présentation faite à l’Association américaine de sciences politique, à San Franciso en septembre 2015, est la première étude académique sur cet évenement.
Il utilise la théorie du choix rationnel et la théorie wébérienne de la rationalité instrumentale pour examiner les actions des principaux acteurs à la fois du gouvernement Ianoukovitch, spécifiquement de divers services de police et des forces de sécurité, et de l’opposition, en particulier des éléments d’extrême droite et oligarchiques, pendant le massacre.
Le document analyse une grande quantité de matériaux provenant de différentes sources disponibles : environ 1 500 vidéos et enregistrements provenant d’internet et de la télévision de différents pays (environ 150 gigaoctets), les bulletins et les messages des médias sociaux d’une centaine de journalistes couvrant le massacre de Kiev, quelque 5 000 photos, et près de 30 gigaoctets d’interceptions radio des tireurs d’élite et des commandants de l’unité Alfa du Service de sécurité de l’Ukraine et de troupes du ministère de l’Intérieur, enfin les enregistrements des procès du massacre. Cette étude s’appuie également sur des recherches sur le terrain sur le site du massacre, des rapports de témoins des deux camps, des commandants des unités spéciales, des déclarations faites par les fonctionnaires anciens et actuels du gouvernement, les estimations des approximatives balistiques trajectoires, les balles et les armes utilisées, et les types de blessures dans les deux camps. Cette étude établit un calendrier précis pour divers événements du massacre, les emplacements des tireurs, et le calendrier précis et les lieux de la mort de près de 50 manifestants.
Cette enquête universitaire conclut que le massacre était une opération sous fausse bannière, qui était rationnellement planifié et exécuté, ayant pour but le renversement du gouvernement et la prise du pouvoir.
Ivan Katchanovski enseigne à l’École d’études politiques de l’université d’Ottawa. Il a été chercheur invité au Centre Davis d’études russes et eurasiennes de l’université de Harvard, professeur adjoint invité au département de sciences politiques à l’université d’État de New York à Potsdam, stagiaire post-doctoral au département de science politique à l’université de Toronto et Kluge postdoctoral au Centre Kluge à la Bibliothèque du Congrès.

DOWNLOAD: The “Snipers’ Massacre” on the Maidan in Ukraine, by Ivan Katchanovski (PDF - 1.9 Mo)

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IL MASSACRO DI MAIDAN - Esclusiva traduzione italiana dal russo (byoblu, 12 ago 2015)
La giustizia Ucraina ha già trovato i colpevoli di quello che ormai viene ricordato con il nome di Maidan: il massacro di piazza Maidan. Il documentario che vi mostriamo però vuole focalizzare l’attenzione su ciò che non è stato preso in considerazione dagli investigatori e che non è stato detto dai media. Chi ha davvero ucciso oltre 50 persone il 20 febbraio 2014, nella piazza principale di Kiev?...

Maidan Massacre (by John Beck-Hofmann, 14.2.2015)
English version of documentary investigation into the shootings which occurred February 20, 2014 in Kiev’s Independence Square, also known as “Maidan”. Directed by John Beck-Hofmann. The film clearly shows forces – US sponsored and trained foreign forces sniping at protesters...

The untold story of the Maidan massacre (By Gabriel Gatehouse - BBC News, 12 February 2015)
A day of bloodshed on Kiev\'s main square, nearly a year ago, marked the end of a winter of protest against the government of president Viktor Yanukovych, who soon afterwards fled the country. More than 50 protesters and three policemen died. But how did the shooting begin? Protest organisers have always denied any involvement - but one man told the BBC a different story...

L\'altra verità su piazza Maidan: cecchini ucraini arruolati per portare il paese alla guerra civile (di Matteo Carnieletto - Ven, 13/02/2015)
Alcuni uomini vicini al movimento di piazza Maidan avrebbero fornito armi ai cecchini affinché cominciassero a sparare sulla polizia e sui manifestanti per far crescere la tensione in Ucraina...
http://www.ilgiornale.it/news/mondo/laltra-verit-su-piazza-maidan-cecchini-ucraini-arruolati-1093489.html

Maidan, i cecchini c\'erano, ma erano filogovernativi (di Matteo Carnieletto - Gio, 05/02/2015)
Durante la rivolta di piazza Maidan, degli uomini vicini al governo avrebbero sparato contro i manifestanti per incrementare l\'odio contro i russi...
VIDEO: I cecchini governativi di piazza Maidan / 
VIDEO: Ucraina, Nato: \"Pronti a intervenire militarmente\"

Ecco chi erano i cecchini di Maidan: dovevano uccidere poliziotti e manifestanti per creare il caos (Pandora TV, 30/01/2015)
L’inchiesta è stata insabbiata. Non c’è ancora risposta ufficiale su chi fossero i cecchini che il 20 febbraio 2014 a Maidan hanno ucciso 14 poliziotti, 45 manifestanti e ferito circa 85 persone. In realtà è sempre più forte il sospetto che nel bagno di sangue del 20 febbraio in piazza Maidan fossero coinvolti individui, che avevano l’ordine di sparare per uccidere su manifestanti e poliziotti con l’obiettivo di creare il caos...

Ukraine: Secretive Neo-Nazi Military Organization Involved in Euromaidan sniper shootings (by F. William Engdahl 22.11.2014) 


=== 2: CRIMEA ===

Ancora provocazioni in Crimea (PTV News 02.11.17)

Кадры с задержанным в Крыму украинским диверсантом (10.8.2016)

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Terrorismo ucraino in Crimea e nel Donbass  (di Redazione Contropiano / FP – 10 novembre 2016)

Il FSB, i servizi di sicurezza russi, hanno comunicato questa mattina l\'arresto di un gruppo di sabotatori ucraini in Crimea, trovati in possesso di materiale esplosivo, armi, munizionamento e mappe di possibili obiettivi, civili e militari e in procinto di compiere attentati  nell\'area di Sebastopoli. Nel pomeriggio, il GRU (l\'intelligence) del Ministero della difesa ucraino ha negato che propri sabotatori siano stati sorpresi in Crimea.
La Tass scrive che, a partire dal marzo 2014, si sono registrati in Russia una decina di arresti di agenti e sabotatori, ucraini, russi e di altri paesi europei. Alcuni di essi, bloccati e condannati, sono stati successivamente graziati e scambiati con cittadini ucraini, rinchiusi nelle prigioni golpiste perché accusati di separatismo; altri cittadini ucraini, accusati di spionaggio militare, sono stati semplicemente espulsi e privati del diritto di entrare in Russia. Fino allo scorso agosto (un altro caso si era verificato a inizio ottobre) comunque, si era trattato quasi esclusivamente di attività di spionaggio o di tentativi di carpire segreti militari. Il 7 agosto scorso era stato invece sventato un tentativo terroristico da parte di un gruppo di sabotatori ucraini, sorpresi nei pressi di Armjansk, all\'estremo nord della Crimea, nelle immediate vicinanze del confine ucraino. Nel conflitto a fuoco che aveva preceduto l\'arresto dei sabotatori, un agente del FSB e un militare russo erano rimasti uccisi.
Che Kiev abbia scelto la strada delle incursioni di gruppi terroristici lo testimoniano anche le ultime azioni compiute nel Donbass, a partire dai ripetuti attentati, per fortuna finora falliti, contro i leader di DNR e LNR, Aleksandr Zakharčenko e Igor Plotnitskij e il più tragico e più recente, andato purtroppo a segno, contro il comandante della brigata “Sparta”, Arsenij Pavlov, \'Motorola\', il 16 ottobre scorso. A proposito di quest\'ultimo atto terroristico, proprio oggi Aleksandr Zakharčenko ha accusato pubblicamente Vitalij Marikov, che cura le attività ucraine di diversione e spionaggio nel Donbass, di essere coinvolto nell\'assassinio. “Siamo in possesso della lista completa dei nomi dei responsabili”, ha detto Zakharčenko, che si è però limitato a rendere pubblico solo un altro nome, quello del capo dei Servizi di sicurezza ucraini per la regione di Donetsk (la parte controllata dai golpisti), Aleksandr Kuts.

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Sabotatore ucraino catturato in Crimea: \"Preparavamo atti di sabotaggio contro la Russia\" (Fort Rus, 28 ago 2016)
Lo scorso 8 Agosto i servizi di sicurezza della Federazione Russa hanno arrestato in Crimea un gruppo di sabotatori mandati dal Ministero della Difesa del regime ucraino per compiere atti di terrorismo nella penisola russa. Uno degli arrestati è Evgeny Panov, proveniente da Energodar (Zaporozhye), nel sud dell\'Ucraina. Nell\'interrogatorio, Panov parla degli ordini di compiere atti terroristici ricevuti a Kiev. Ricordiamo che durante il tentativo di irruzione sono morti due soldati russi...

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Incursione ucraina in Crimea. Per Putin è “stupida e criminale”

di Fabrizio Poggi, 11.8.2016

“La Russia non lascerà senza risposta l’uccisione di propri militari e ricorrerà a misure di sicurezza supplementari”: raramente alle parole di Vladimir Putin non sono seguiti fatti e questa volta, c’è da scommetterci, non passerà molto tempo tra le dichiarazioni e le azioni. “Noi non passeremo sopra a tali cose”, ha detto il presidente russo.

La notizia è di ieri: nella notte dal 6 al 7 agosto, nella zona di Armjansk (pochissimi km dal confine con la regione ucraina di Kherson) elementi di reparti speciali dell’intelligence militare ucraina hanno tentato di penetrare in Crimea, per mettervi a segno alcune azioni di sabotaggio contro infrastrutture e di terrorismo nei centri turistici della penisola. L’incursione, secondo Interfax, è stata coperta da un fitto fuoco proveniente dal territorio ucraino e da mezzi blindati di Kiev. Secondo un comunicato emesso ieri dal Servizio di sicurezza russo (FSB), nuovi tentativi di incursione sarebbero stati intrapresi da reparti ucraini nella notte dal 7 al 8 agosto. Nello scongiurare l’azione, nel conflitto a fuoco con gli incursori ucraini, un agente del FSB e un militare del Ministero della difesa sono rimasti uccisi. Gli incursori ucraini sarebbero stati neutralizzati mentre portavano materiale esplosivo per un equivalente di 40 kg di tritolo, munizionamento e armi dei reparti speciali ucraini. Questa mattina, secondo il servizio stampa del Cremlino, Putin ha tenuto una riunione operativa del Consiglio di Sicurezza, per discutere “ulteriori misure a garanzia della sicurezza dei cittadini e delle infrastrutture vitali della Crimea. Sono state esaminate dettagliatamente le misure di sicurezza anti-terrorismo sui confini terrestre, marino e dello spazio aereo della Crimea”.

“Vorrei rivolgermi ai nostri partner americani e europei” aveva dichiarato ieri Putin; “credo sia evidente a tutti, che l’attuale leadership di Kiev non cerca la soluzione dei problemi al tavolo delle trattative, ma passa al terrore. E’ una cosa molto preoccupante. A prima vista, sembrerebbe un’azione stupida e criminale. Stupida, perché non può influire positivamente sugli abitanti della Crimea e criminale, perché sono morte delle persone. Ma io penso che la situazione sia ancora più preoccupante, perché l’atto non ha altro senso che quello di distrarre l’attenzione del proprio popolo dalla drammatica situazione economica, dalla dolorosa situazione di un gran numero di cittadini”. Secondo Vladimir Vladimirovič, il tentativo di provocare uno scoppio di violenza e il conflitto aperto serve a “sviare l’attenzione della società da quelle persone che continuano a depredare il proprio popolo per mantenersi più a lungo possibile al potere”.

Da parte sua, proprio il presidente golpista ha definito le accuse russe “insensate e ciniche”, è tornato ad accusare la Russia di presenza nel Donbass e ha proclamato che “l’Ucraina condanna fermamente il terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni e, di conseguenza, respinge l’utilizzo di qualsiasi azione terroristica per fermare l’occupazione della Crimea. L’Ucraina si attiene al ripristino della propria integrità territoriale e sovranità, tra cui la fine dell’occupazione della Crimea, unicamente con mezzi politico-diplomatici”, ha giurato di fronte al mondo Petro Porošenko, come se nessuno ricordasse i legami tra il medžlis dei tatari di Crimea e i terroristi dei “Lupi grigi” turchi e i loro tentativi di portare attacchi armati alla penisola, oppure il blocco dei trasporti organizzato da Pravyj Sektor sul lato ucraino del confine o gli embarghi energetici proclamati direttamente dal governo di Kiev ai danni della Crimea.

Così, per non apparire troppo sulla difensiva, in riferimento alle accuse di terrorismo, Kiev si è rivolta al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, riportando le dichiarazioni di Petro Porošenko. Il Ministero degli esteri ucraino ha definito l’arresto dei sabotatori ucraini “una provocazione organizzata dal Cremlino” e ha respinto “come infondate tutte le accuse”. Il segretario del Consiglio nazionale di sicurezza Aleksandr Turčinov – colui che, in qualità di presidente ad interim ucraino e comandante in capo delle forze armate dal 23 febbraio al 7 giugno 2014, diede inizio all’attacco al Donbass – ha detto che “Le dichiarazioni di Putin secondo cui l’Ucraina ha iniziato il terrore contro la Russia e che i russi non ce lo perdoneranno, testimoniano del fatto che la Russia si prepara metodicamente all’inasprimento della situazione e al fallimento degli accordi di Minsk”.

Per contro, ha detto ieri Putin nel corso della conferenza stampa conclusiva dell’incontro col presidente armeno Serž Sargsjan, alla luce degli avvenimenti, “appare privo di senso un incontro del “quartetto normanno” – Merkel, Hollande, Putin e Porošenko; inizialmente ipotizzato a lato del prossimo G20 in Cina – “perché, a quanto pare, le persone che a suo tempo hanno preso il potere a Kiev e continuano a tenerlo, invece di cercare i mezzi per soluzioni pacifiche, sono passati alla pratica del terrore”.

Putin ha fatto appello ai paesi che sostengono Kiev, perché facciano pressione per arrivare a un autentico processo di pace.

Difficile per Kiev, in questa situazione, almeno sul momento e in maniera scoperta, anche contare sul sostegno diretto di Ankara, mai mancato in altre occasioni e anche con mezzi militari: la Turchia nei giorni scorsi ha infatti accusato Kiev di essere implicata nell’organizzazione del fallito colpo di stato, per il fatto che in Ucraina operano scuole legate al predicatore islamico Fethullah Gülen.

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Russian FSB foils terrorist attacks plotted by Ukrainian intel agents in Crimea (RT, 10 Aug, 2016)
... A group of infiltrators was discovered near the town of Armyansk in northern Crimea near the Ukrainian border in a special FSB operation over the weekend, the agency said, adding that fire was exchanged as the terrorists were being apprehended...

‘Kiev has turned to terrorism’: Putin on foiled sabotage plot in Crimea (RT, 10 Aug, 2016)
... Given that the Main Directorate of Intelligence of the Ministry of Defense of Ukraine (HUR MOU) was allegedly behind the thwarted terrorist attacks in Crimea, it is “pointless” to meet with Ukraine’s current authorities to seek a solution to the country’s crisis, Putin said...


=== 3: DONBASS ===


I mandanti e le ragioni degli attentati terroristici contro i dirigenti della Repubblica Popolare di Donetsk

di Kazbek K. Taysaev*
6 Ottobre 2017, da kprf.ruTraduzione dal russo di Mauro Gemma

Ancora pochi giorni fa, nella Repubblica Popolare di Donetsk ha avuto luogo una serie di attentati terroristici. Due esplosioni hanno sconvolto il centro di Donetsk, nel quartiere Prospekt Mira. Un\'altra esplosione vicino al Boulevard Shevchenko è stata provocata da un dispositivo mobile che ha fatto impazzire gli allarme antifurto di diversi locali vicini al luogo dello scoppio. Fortunatamente non ci sono stati feriti.

Ma un altro incidente si era verificato pochi giorni prima nel centro della città, dove sabotatori hanno fatto saltare in aria l\'automobile del ministro delle entrate e delle imposte della Repubblica Popolare di Donetsk (DNR) Aleksandr Timofeev. Secondo i primi dati dell\'inchiesta, sotto l\'automobile era stato collocato un dispositivo esplosivo azionato a distanza. Forse si è trattato di una mina anti-uomo del tipo di quelle dei tempi dell\'URSS. E\' stato anche riferito che, in conseguenza dell\'attentato terroristico, otto persone sono rimaste ferite.

Il governo della DNR ha confermato ufficialmente l\'attacco al ministro: “In conseguenza del sabotaggio è stata fatta saltare l\'auto del vice-premier, ma Alexandr Timofeev è sopravvissuto. Al momento la sua salute e la sua vita non sono minacciate. Poco dopo l\'incidente il vice-premier ha compiuto una visita di lavoro in una serra della DNR”.

I media della vicina Ucraina, mentendo, hanno riferito che il funzionario si trova in rianimazione, in condizioni critiche.

Ma è stato lo stesso Aleksandr Timofeev a smentire tale manovra disinformativa, intervenendo lo stesso giorno alla televisione locale. Invitato a parlare della sicurezza degli approvvigionamenti della repubblica e dei piani per il suo sviluppo economico, il ministro ha affrontato anche la questione dell\'attentato nei suoi confronti.

In particolare, egli ha dichiarato che l\'Ucraina, in quanto tale, ha già da tempo smesso di esistere, se non come “territorio del terrore”. Secondo lui, i metodi usati nella guerra contro i civili da parte delle forze di sicurezza ucraine sono simili a quelli utilizzati oggi in Russia dall\'organizzazione terroristica proibita “Stato Islamico”: esplosioni, sabotaggi e tentativi di avvelenamento.

Non è difficile immaginare chi stia dietro a questi attentati terroristici. Li ha chiamati in causa lo stesso ministro che ha subito l\'attentato alla sua auto. A suo parere, ciò è opera di un gruppo di sabotatori ucraino. E infatti, nella DNR per simili episodi è già in carcere un intero gruppo di sabotatori ucraini formato da sei persone.

Prima dell\'ultimo episodio i gruppi di sabotatori ucraini si e

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