Informazione



Memorandum sulla Libia: disinformazione contro Stato, Guida ed Esercito


di  Saïf al-Islam Kadhafi

Mentre la NATO ha deliberatamente falsificato il dossier libico per arrogarsi il diritto di distruggere la Libia e assassinarne la Guida per gettarla nel caos, Sayf al-Islam Gheddafi rimane l’unica personalità capace di unire rapidamente le diverse tribù. Liberato di recente, ha scritto questo memorandum per esaminare la situazione giuridica del suo Paese.

RETE VOLTAIRE | TRIPOLI (LIBIA)  | 30 OTTOBRE 2017  

Questo memorandum mira ad identificare ciò che il popolo libico ha subito negli ultimi sei anni. Questi crimini sono stati commessi in nome dell’interventismo umanitario, della protezione dei civili, dell’introduzione della democrazia e della prosperità. Le forze della NATO, con l’aiuto di certi Stati arabi e di certi libici, attaccarono la Libia con tutti i mezzi a disposizione. Le giustificazioni avanzate erano false quanto quelle per l’invasione dell’Iraq nel 2003. Fu la distruzione sistematica di un Paese sovrano e di una nazione pacifica. Questa nota tenta di presentare tali crimini alla comunità internazionale, alle organizzazioni per i diritti umani e alle ONG, al fine di sostenere la Libia e il suo popolo negli innumerevoli sforzi per ricostruire questo piccolo Paese.

Libia al crocevia: l’inizio

L’agonia della Libia iniziava il 15 febbraio 2011, quando alcuni cittadini si riunirono per protestare in modo pacifico contro l’incidente nella prigione di Abu Salim. La dimostrazione divenne rapidamente ostaggio dei gruppi jihadisti come il Gruppo Combattente Islamico Libico (LIFG). Questi elementi attaccarono le stazioni di polizia e le caserme di Derna, Bengasi, Misurata e Zuiya per rubare le armi e utilizzarle nella guerra pianificata contro il popolo libico e il suo governo legittimo. Tali azioni furono accompagnate dalla propaganda di al-Jazeera, al-Arabiya, BBC, France24 e altri che incoraggiarono i libici ad affrontare la polizia che cercava di proteggere edifici pubblici e proprietà private da attacchi e saccheggi.
Scene di orrore si videro per le strade, i ponti e contro le indifese forze di sicurezza su cui i manifestanti commisero crimini contro l’umanità. Membri delle forze di sicurezza, militari e di polizia furono massacrati, i loro cuori furono strappati dai corpi e fatti a pezzi; uno spettacolo di brutalità selvaggia. Ad esempio, il primo giorno dei disordini, il 16 febbraio 2011, nella città di Misurata i cosiddetti manifestanti pacifici uccisero e bruciarono un uomo, Musa al-Ahdab. Lo stesso giorno a Bengasi, un agente di polizia fu ucciso e smembrato [1]. Questa barbarie fu commessa da elementi che usavano carri armati, mitragliatrici e cannoni antiaerei a Misurata, Bengasi e Zuiyah [2]. Queste scene sono ben documentate e possono essere viste su YouTube [3] e Internet.
Così, si ebbero dozzine di vittime contrariamente a quanto riportato dai media menzogneri. Secondo al-Jazeera, al-Arabiya e gruppi di opposizione libici, alla fine del 2011 il numero di persone uccise era di 50000. Tuttavia nel 2012 il governo di Abdarahim al-Qib annunciò che il numero di vittime registrate tra il 17 febbraio 2011 e la fine della guerra nell’ottobre 2011, era di 4700, incluse le morti naturali [4]. Nonostante il numero elevato di vittime menzionate dalle statistiche, i loro nomi ed identità non vengono riportati e nessuna famiglia ha chiesto di essere compensata dal governo.
La propaganda e le bugie che accompagnarono le accuse contro i militari non si fermarono all’inflazione del numero di vittime, ma affermarono che il regime usò aerei militari per attaccare i civili, ordinò massacri all’esercito e alle forze di sicurezza [5], col Viagra trovato nei carri armati [6], e fece ricorso a mercenari africani e algerini e subendo la diserzione dei piloti a Malta [7]. Alcuna di tali accuse è stata dimostrata finora e non corrispondono a verità. Le indagini di Nazioni Unite, Amnesty International e Human Rights Watch [8] non hanno confermato alcuno degli 8000 rapimenti segnalati dall’opposizione libica. In realtà, tali accuse furono fabbricate e non hanno credibilità. Allo stesso modo, l’accusa di utilizzare i Mirage della base aerea di al-Withy, nell’estremo ovest della Libia, per attaccare i civili di Bengasi ignoravano il fatto che questi aerei non potevano rientrare considerando il consumo di carburante. È impossibile per questo tipo di aereo attaccare obiettivi a 1500 km e rientrare senza rifornimento ed esistono basi aeree presso Bengasi che potevano essere utilizzate dal governo libico, se necessario. Allo stesso modo, il presunto Viagra trovato nei carri armati esce dallo stesso cilindro: la Libia aveva un esercito giovane, professionista e morale, che non pensava a commettere tali crimini e non aveva bisogno del Viagra per badare ai propri desideri sessuali. Queste storie sono semplicemente disinformazione come i sette minuti necessari alle armi di distruzione di massa irachene per attaccare l’occidente. Oggi, la questione irachena e libica fanno ridere i popoli di Iraq, Libia, Stati Uniti ed Europa. (Relazione di Amnesty International [9]).

La Corte Internazionale di Giustizia (ICC)

L’ICC [10] emise un mandato d’arresto nel 2011 contro Muammar Gheddafi, Sayf al-Islam Gheddafi [11] e Abdallah Senussi, accusati di reati contro l’umanità. Nonostante la gravità del crimine, l’ICC non svolse alcuna indagine sul campo e tracciò le conclusioni ed individuò i responsabili a due settimane dalla sessione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Il calendario dato al procuratore non fu presentato e comunque non ebbe il tempo per specificare le accuse. A tal fine, Ahmad al-Jahani, coordinatore del CNT nel CPI-Libia dichiarò che \"il caso dell’ICC contro la Libia è puramente politico perché la NATO chiese al Consiglio nazionale di transizione (NTC) di elaborare l’elenco dei funzionari da accusare di crimini contro l’umanità\". Il CNT nominò al-Jahani per la preparazione di tale elenco con circa dieci nomi, tuttavia l’ICC ne perseguì solo tre. Al-Jahani inoltre aggiunse che tutte le accuse erano fabbricate. Ribadì il suo punto di vista durante l’incontro con Sayf al-Islam e l’assicurò che la giustizia libica non poteva condannarlo. Al-Jahani aggiunse che con la sua squadra l’aveva fatto perché sapeva che era persa in anticipo e che l’aveva perseguita per implicare Sayf al-Islam in casi finanziari e di corruzione.
Al-Jahani giustificò le sue fabbricazioni e menzogne affermando che sono (legalmente) legittime in guerra (dichiarazione di al-Jahani documentata il 1° gennaio 2012 e al tribunale di Zintan).
L’ICC adottò il doppiopesismo nella guerra alla Libia e nell’intervento della NATO. Accusò figure politiche libiche di crimini inventati ignorando il massacro barbaro di Muammar Gheddafi [12] e suo figlio Muatasim da parte delle milizie sostenute dalla NATO [13]. L’unica reazione dell’ICC fu far cadere le accuse contro Muammar Gheddafi dopo la morte. Tuttavia, l’ICC persisteva, dato che i media documentarono l’omicidio, non c’era bisogno di ulteriori prove per processare i responsabili. L’ICC poteva facilmente arrestare i responsabili politici e diplomatici nelle varie capitali europee. Una posizione simile fu presa dall’ICC contro Abdallah Senussi dopo che fu rapito in Mauritania dal governo libico [14]. La Corte semplicemente smise di chiederne l’estradizione. Nemmeno ne seguì la violazione dei suoi diritti, né il trattamento inumano subito nella prigione della milizia, anche se era detenuto da noti jihadisti del Gruppo combattente islamico libico (LIFG). Il direttore della prigione non era altri che il capo del LIFG Abdalhaqim Bilhadj.
Bilhadj è noto a CIA e governi occidentali. La CIA l’arrestò dopo la fuga da Kandahar, interrogato ed estradato in Libia nel 2002 con l’accusa di terrorismo [15]. Nel 2009, lui e membri del LIFG furono liberati dalla prigione in base alla legge di amnistia generale. [16] Il passato terroristico di Bilhadj parla da sé. Nel 1994-1997 ordinò la strage di 225 persone. Nel 1997 ordinò l’omicidio dei turisti tedeschi Steven Baker e Manuela Spiatzier. Tuttavia, assunse un’alta carica in Libia. Fu ministro della Difesa e Sicurezza a Tripoli, direttore generale delle prigioni libiche e come tale direttamente responsabile della detenzione di Abdallah Senussi. Informato dei crimini di Bilhadj, l’ICC espresse la certezza che al-Senussi fosse in buone mani e ne sostenne il processo in Libia.
La NATO e i paesetti del Golfo ignorarono le attività terroristiche di Bilhadj e lo riconobbero capo politico e militare e affarista. Ha il maggiore canale televisivo nel Nord Africa, la più grande compagnia aerea della Libia, un cementificio, proprietà in Spagna e Turchia e un aeroporto privato a Tripoli. Questo aeroporto però viene usato per trasportare terroristi dalla Libia alla Siria. Questi terroristi ricebvettero160 miliardi di dollari nel 2010.
Bilhadj e altri sono responsabili dell’uso improprio dei beni della Libia e della fine del piano di sviluppo della Libia da 200 miliardi di dollari, secondo la Banca mondiale. Bilhadj è un esempio della vita sontuosa dei signori della guerra quando i comuni cittadini libici sprofondano nella povertà estrema.

Violazioni dei diritti umani da parte delle milizie

I capi militari e i signori della guerra hanno commesso crimini spregevoli contro l’umanità, distruggendo città e infrastrutture vitali negli ultimi sei anni, tra cui: 
 persone bruciate vive o sottoposte alle forme più terribili di tortura. 
 prigionieri politici, agenti di sicurezza e soldati bruciati vivi a Misurata. 
 soprattutto, le milizie organizzano il traffico di organi umani prelevati dai prigionieri. 
 nel contesto della complessa scena politica libica, Daish ha aggiunto altre atrocità massacrando, crocifiggendo e schiacciando persone.
Una pulizia razziale ed etnica senza precedenti, un genocidio commesso contro cinque città libiche e la loro popolazione. Il 55% dei libici è stato costretto a fuggire dal proprio Paese negli Stati vicini. Inoltre, a Bani Walid furono bruciate centinaia di case [17] come altre nella città di Warshafana [18], la città di Sirte fu rasa al suolo [19], le aree residenziali di Bengasi [20] e Derna furono bombardate. Persino Tripoli, città cosmopolita, subì la pulizia etnica e razziale, in particolare nelle zone leali a Muammar Gheddafi.
Oltre alle violazioni sistematiche dei diritti umani, le milizie e i loro capi distrussero infrastrutture cruciali [21]. Nel luglio 2014 incendiarono l’aeroporto di Tripoli e la flotta aerea nonché i serbatoi di petrolio [22] [23] [24] [25].
Nonostante le azioni distrutte e le torture brutali delle milizie, la comunità internazionale e gli organi delle Nazioni Unite ignorarono tali crimini e non processarono tali signori della guerra [26].

Le atrocità delle milizie della NATO e libiche contro civili e figure pubbliche

Gli aerei della NATO colpirono i civili in varie città, come Zlitan, Sirte, Surman, Tripoli e Bani Walid. A sud di Zlitan e precisamente a Majir [27], 84 famiglie, in gran parte donne e bambini, furono uccise a sangue freddo dagli attacchi aerei della NATO di notte. [28] I media mostrarono corpi di bambini e di una donna, Minsyah Qalefa Hablu, tagliata a metà, estratti dalle macerie. Altri morirono in questo scenario inquietante. In un altro caso, la famiglia di Qalid Q. al-Hamadi fu colpita dagli attacchi aerei della NATO in casa, uccidendo i figli. [29] Inoltre, la famiglia al-Jafarah fu uccisa a Bani Walid [30], quando la NATO ne bombardò la casa durante il mese santo del Ramadan. Per non parlare del bombardamento ben documentato del convoglio di Muammar Gheddafi a Sirte e dell’assassinio del figlio Sayf al-Arab nella casa di Tripoli [31].
Le violazioni dei diritti umani, gli omicidi sistematici e la tortura contro i civili libici continuano dopo che le milizie presero il controllo della Libia. Le vittime erano civili che non avevano partecipato alla guerra. La maggioranza era anziana e non poteva portare armi. Il comico popolare Yusif al-Gharyani fu arrestato e torturato dalla milizia di al-Zuiyah.
La milizia di Misurata arrestò e torturò l’ex-muftì 80enne Shayq Madani al-Sharif [32] perché non approvò e sostenne l’intervento della NATO [33]. Il famoso cantante Muhamad Hasan fu brutalizzato e messo agli arresti domiciliari [34]. Altri, come l’economista Abdalhafid Mahmud al-Zulaytini, furono processati e condannati a lunghi periodi di carcere. Allo stesso modo, il presidente del Soccorso Islamico, Dr. Muhamad al-Sharif, fu condannato a un lungo periodo di carcere. Il direttore delle dogane e il responsabile dell’addestramento del Ministero degli Interni furono condannati a lunghi periodi di reclusione con altri condannato a morte o a vari periodi di carcere. Sembra assurdo che queste personalità siano accusate di traffico di stupefacenti, tratta di esseri umani, stupro, oltre a 17 altri capi di accusa [35]. La domanda è, come avrebbero potuto riunirsi per commettere tali crimini per nove mesi?
Dopo che la Nato misero tali milizie al governo, altri crimini terroristici furono commessi contro i cittadini libici e stranieri. Un copto fu ucciso dal battaglione di Misurata [36], altri a Sirte [37], molti operai cristiani etiopi furono uccisi [38], l’insegnante anglo-statunitense Roni Smith fu assassinato a Bengasi nel 2014 [39], il personale della Croce Rossa di Misurata fu ucciso [40], fu commesso un attentato contro l’ambasciata francese a Tripoli [41], e in particolare l’ambasciatore statunitense fu ucciso a Bengasi nel 2012 [42].
Tutte le suddette vittime furono segnalate da Human Rights Watch e, in alcuni casi, la NATO ne ammise la responsabilità. Tuttavia, l’ICC chiuse un occhio e non indagò su tali crimini malgrado i vari organi nazionali e internazionali chiedessero l’apertura di un’indagine trasparente. L’ICC ha fallito sulla guerra in Libia. Non produsse un unico mandato di arresto contro i capi delle milizie e delle forze della NATO. Sembra che la politica deliberata dell’ICC sia ignorare questi crimini comprovati e concentrarsi solo su accusa e processo di Sayf al-Islam.
Per quanto riguarda la famiglia di Muammar Gheddafi, l’ICC non è seria, come nel caso delle torture di Saadi Gheddafi, di cui il procuratore dell’ICC sostenne la prosecuzione dell’inchiesta. Tuttavia, un video mostrò che veniva picchiato durante l’interrogatorio. La stessa procedura si applica al caso Abdallah Senussi, dove il procuratore della ICC disse che deve ancora deliberare sulla sua condanna a morte (pronunziata in Libia). Una dichiarazione simile fu fatta dal predecessore riguardo il bombardamento e l’assassinio di Muammar Gheddafi e di centinaia di persone nel suo convoglio. L’ICC non è mai stato serio verso i crimini commessi dalle milizie contro migliaia di libici. Il suo unico interesse è silenziare la voce di Sayf al-Islam ed eliminare ogni possibile leadership.
Gli Stati membri della NATO e gli staterelli del Golfo dovrebbero essere considerati responsabili del caos creato in Libia dal 2011. Intervennero in Libia col pretesto che Muammar Gheddafi massacrasse il popolo. La scena di un leader che uccide il proprio popolo ricorda Tony Blair sull’Iraq. Disse nel 2016 che era \"la cosa giusta da fare e che se Saddam fosse rimasto al potere durante la primavera araba avrebbe massacrato i ribelli\" [43]. Di conseguenza, dei Paesi sono stati distrutti, migliaia di persone sfollate e proprietà nazionali derubate. Come risultato dell’intervento militare della NATO in Libia, Muammar Gheddafi, i suoi figli e migliaia di libici sono stati uccisi e milioni di persone sfollate.
Sei anni dopo, la stabilizzazione della Libia è ben lungi dall’essere raggiunta. In breve, le milizie libiche si combattono e le forze militari dei Paesi occidentali affiancano le varie milizie. La Francia rimane militarmente implicata e perse tre soldati a Bengasi nel luglio 2016 uccisi dai gruppi che sostenne nella rivolta del 2011. Parigi aveva allora chiamato la rivolta \"rivoluzione\" da sostenere. Se questo credo era vero, perché continua la guerra oggi? E perché 700 persone sono state uccise? Perché il personale del consolato statunitense è stato ucciso a Bengasi? Perché l’occidente ignora la barbarie del Daish, che sgozza a Sirte, Misurata e Derna?
La risposta a quest’ultima domanda è chiara, questi criminali furono sostenuti dall’occidente nel 2011 perché combattessero il governo, apostata secondo le loro dichiarazioni. Perché il Daish indossava la stessa uniforme dei soldati libici, e chi gliel’ha data? Perché i membri del Daish ricevono uno stipendio dal ministero della Difesa Libico? La risposta a queste domande va trovata preso il vero capo del Paese, Bilhadj, Sharif, il Gruppo di combattimento islamico libico e i loro sodali del Congresso Nazionale. Chi governa oggi la Libia è ben noto al popolo libico e a certe ONG internazionali. Finora la Libia è ancora controllata dai gruppi jihadisti e l’occidente li appoggia nonostante i crimini commessi contro la Libia e il suo popolo.
Non è strano che i Paesi occidentali, dalla Norvegia al Canada a Nord, da Malta all’Italia a Sud, per non parlare di Qatar, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Sudan e Marocco, si siano associati all’aggressione militare contro i civili che non gli erano ostili, contro Sayf al-Arabi, Muammar Gheddafi e la famiglia Quaylidi e le 84 vittime innocenti di Majir? Mentre questi stessi Stati sono pazienti e tolleranti col Daish a Sirte, Misurata e Bengasi, sopportano gli attentati nelle città francesi e belghe. Tuttavia, gli Stati membri della NATO e i loro alleati dovrebbero attaccarli e bombardarli come fecero in Libia nel 2011.
Infine, oltre a tale serie di crimini, gli Stati occidentali scelsero come leader libico il criminale di guerra responsabile della distruzione di Bani Walid e dell’uccisione dei suoi figli, Abdarahman Suihli. Nominò primo ministro il nipote Ahmad Mitig [44], direttrice generale agli Esteri la nipote Nihad Mitig [45] e il cognato Fayaz al-Saraj nuovo primo ministro. Inoltre, Abdarahman Suihli si accordò con Abdalhaqim Bilhadj, capo del Gruppo combattente islamico libico (LIFG), per partecipare con gli islamisti alle elezioni presidenziali. Tuttavia, in Libia è ben noto che se le elezioni dovessero essere tenute oggi, tali persone non avrebbero garantito il voto, neanche dalle proprie famiglie. La popolarità di Bilhadj apparve nelle elezioni generali quando ottenne solo 50 voti nel quartiere Suq al-Jumah, che ha 250000 abitanti.
Durante questo tempo e durante la stesura di queste pagine, la popolazione delle città della Libia, inclusa la capitale Tripoli dove abita un terzo della popolazione, soffre di carenza di acqua, vive nel buio a causa dei blackout, ed è priva di strutture mediche e mezzi per soddisfare le esigenze umane di base. Secondo l’ONU, il 65% degli ospedali ha smesso di funzionare [46]. Mentre il dinaro libico è crollato e la produzione di petrolio sceso da 1,9 milioni di barili al giorno a 250000 barili. [47] Acuendo le sofferenze del popolo libico, le strade principali sono interrotte dalle operazioni militari e dal banditismo, oltre ai bombardamenti da Derna ad est di Sirte, da ovest di Bengasi ad Aghedabia. Le notizie quotidiane più comuni sono sequestri di persona e traffico di armi vendute su Internet.
In conclusione, dobbiamo ringraziare i nostri fratelli di Qatar, Emirati Arabi Uniti, Sudan, Tunisia, Lega araba, NATO, Unione europea e tutti coloro che hanno trasformato la Libia in uno Stato fallito. Dopo la liberazione dei prigionieri islamici e altri, la Libia è diventata un’area che ospita le più grandi prigioni private. Un Paese che attirava investitori da tutto il mondo è diventato uno Stato esportatore di migranti, inclusi propri cittadini. Il 55% della popolazione è migrata e rifugiata all’estero. Uno Stato che riuniva i migliori esperti legali e costituzionali del mondo, che poté forgiare una costituzione nuova e moderna, è ora divenuta un’area governata da 1500 milizie. E infine uno Stato in cui il furto era considerato strano e insolito è divenuto luogo in cui corpi umani mutilati e decomposti vengono scaricati quotidianamente per le strade, evento divenuto banale in tutto il Paese.

Commento al rapporto Herland: 
Sayf al-Islam Gheddafi e l’ICC

Prima della rivolta, Saiy al-Islam era l’architetto della nuova Libia. Presentò la sua nuova visione della Libia libera dalle carceri politiche, legata alla Carta dei Diritti Umani, alla distribuzione di ricchezza e prosperità e alla democrazia [48]. Intraprese riforme politiche ed economiche con cui i prigionieri islamisti acquisirono la libertà, venendo riabilitati e integrati nella società libica. Dopo la violenta rivolta in alcune città, le fonti locali confermano di aver aiutato gli sfollati in tutto il Paese, liberando i prigionieri della rivolta e protetto la popolazione di Misurata dai combattimenti, o di Bengasi fuggiti dalle zone dei combattimenti.
Invocò e sostenne gli sforzi di pace per risolvere la guerra. Secondo le fonti locali, chiese all’amministrazione dell’Università di Sirte di stampare 5000 volantini e distribuirli col convoglio pacifico partito per Bengasi, osservando i diritti umani. Invitò l’esercito a rispettare le regole d’ingaggio, proibendo l’uso della forza contro i manifestanti, secondo il capo della centro operativo dell’esercito nel marzo 2011, Maresciallo Hadi Ambarish, fatto prigioniero dai miliziani di Zintan, che lo torturarono e gli negarono la cure mediche fino a morire di cancro in carcere nel 2014 [49].
Nonostante gli sforzi inesorabili per la pace di Sayf al-Islam Gheddafi, gli aerei della NATO cercarono di assassinarlo, uccidendo o ferendo 29 suoi compagni. [50] Inoltre, perse delle dita e subì diverse ferite. Tuttavia, l’ICC non indagò su tale attacco aereo e non ne supervisionò i cinque anni d’isolamento. [51] Inoltre, l’ICC persisteva nel chiederne l’arresto e il processo dopo che fu condannato a morte da un tribunale libico nella prigione di al-Hadaba, guidato da Qalid al-Sharif, uomo di Bilhaj.
Perciò l’istruzione è ingiusta, l’archiviazione del caso è l’unico passo che va approvato. Si potrebbe sostenere che il caso nella sua interezza dovrebbe essere abbandonato, soprattutto dopo l’assassinio del procuratore generale a Bengasi e la fuga della maggior parte dei pubblici ministeri, mentre subivano enormi pressioni dalla milizia. In queste circostanze, gli argomenti dell’ICC sono che la sua condanna a morte non fu applicata e che pertanto dovrebbe essere arrestato e imprigionato nella prigione di al-Hadaba.
Tuttavia, il ministero della Giustizia libica si appellò contro la condanna a morte per via del processo sleale, in un tribunale nel carcere controllato da al-Sharif, che ha il potere su giudici e magistrati. Tuttavia, l’ICC continuò a chiedere un nuovo processo e ignorò il fatto che Sayf al-Islam era detenuto presso la prigione di Zintan e che il tribunale di Tripoli lo processò per teleconferenza. L’ICC dovrebbe rispettare la legge libica ed essere consapevole che una persona non va processata due volte per il presunto stesso reato. Ma scopo dell’occidente e dell’ICC è sbarazzarsi di Sayf al-Islam Gheddafi come fecero col padre Muammar Gheddafi e i fratelli.
È giunto il momento che l’ICC abbandono il doppiopesismo e aiuti il popolo libico nello scopo di salvare il proprio Paese da tali milizie e costruire una nuova Libia dove vigano diritti umani, prosperità, lo sviluppo e stato di diritto. Chiediamo anche all’ICC di abbandonare la pretesa che Sayf al-Islam sia estradato e processato a L’Aja.
L’ICC dovrebbe riconoscere e rispettare la legge di amnistia generale del ministero della Giustizia libico. Sayf al-Islam Gheddafi dovrebbe poter assumere il proprio ruolo nella lotta per una nuova Libia democratica. A tal proposito, e dopo che gli Stati occidentali comprenderanno i propri errori, dovrebbero collaborare coi libici e le ONG sincere per processare le milizie e i loro capi per il bene della pace e della riconciliazione.

Traduzione 
Alessandro Lattanzio
(Sito Aurora


[1https://www.youtube.com/watch?v=POl... Impiccagione di un soldato libico a Bnegasi nel 2011

[2https://www.youtube.com/watch?v=4sR... Civili guidano carri armati a Bengasi

[3https://www.youtube.com/watch?v=MxO... Poliziotto bruciato a cui mangiarono il fegato nel 2011 a Misuata

[4https://www.theguardian.com/world/2... Articolo del Guardina sul numero effettivo di morti nella guerra del 2011 secondo Amnesty

[5https://humanrightsinvestigations.o... Accuse di stupro

[6https://www.theguardian.com/world/2..., Accuse di stupro nel 2011

[7https://www.youtube.com/watch?v=1dR... Piloti libici a Malta

[8https://www.hrw.org/ar/world-report... Relazioni di Human Right Watch

[9https://humanrightsinvestigations.o... Accuse di stupro

[10https://www.hrw.org/news/2011/08/01.... La Corte di giustizia penale su Muammar Ghedari, Sayf al-Islam e Abdullah al-Sanussi

[11https://www.icc-cpi.int/libya/gadda... Rapporto della Corte di giustizia penale su Sayf al-Islam

[12https://www.youtube.com/watch?v=TpB... Cadavere di Muammar Gheddafi

[13https://www.youtube.com/watch?v=4pk.... Mutasim Muammar Gheddafi prima e dopo la morte

[14https://www.youtube.com/watch?v=Kqq.... Imprigionamento di Abdullah al-Senussi da parte delle milizie

[15http://www.bbc.co.uk/news/world-afr... La BBC su Abdulhaqim Bilhadj

[16https://www.youtube.com/watch?v=ReQ... Legge di amnistia generale

[17https://www.youtube.com/watch?v=FUH... Bombardamento di Bani Walid nel 2012 da parte delle milizie del nuovo governo nel 2012

[18https://www.youtube.com/watch?v=yG-..., Case incendiate nella città di Washafana nel 2014

[19https://www.youtube.com/watch?v=fIa... Sirte distrutta dai \"ribelli\" nel 2011

[20https://www.youtube.com/watch?v=ZW9... Distruzione di Bengasi

[21https://www.youtube.com/watch?v=abV... Convoglio di Muammar Gheddafi l’attacco della NATO nel 2011

[22https://youtube.com/watch?v=WrfSrvseOCg Distruzione dell�

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In merito alle campagne di disinformazione strategica e repressione avviate in Montenegro attorno alla recente adesione alla NATO ed alle ultime elezioni truccate per poterne garantire la vittoria al clan mafioso filo-occidentale già al potere da vent\'anni:

Il Montenegro in bilico (rassegna JUGOINFO 12.10.2016)
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/8601

Il Montenegro tra \"mondo libero\" e Cremlino (rassegna JUGOINFO 16.10.2017)
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/8604

Roma sostiene l\'ingresso del Montenegro nella Nato (PandoraTV 15 Febbraio 2017)

Montenegro, stretta sull\'opposizione per il presunto golpe anti-Đukanović (F. Martino /OBCT/ Radio Capodistria, 16 febbraio 2017)
Sale la tensione in Montenegro, dove il parlamento ha privato ieri dell\'immunità due dei leader dell\'opposizione, accusati di aver partecipato al presunto golpe anti-Đukanović dello scorso ottobre. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria...
Fake news recycling’: Russian Embassy calls out UK media over ‘Montenegro coup plot’ report (RT, 20 Feb, 2017)
The Russian Embassy in London has rejected as pure innuendo a report in The Telegraph which claimed Moscow had conspired to overthrow Montenegro’s government during the 2016 poll, describing the report as recycled “fake news.”...

« Coup d’état » au Monténégro : un message adressé à Donald Trump ? (par Srdjan Janković, Radio Slobodna Evropa, 19.2.2017.)
Mi-février, le Monténégro faisait, bien étrangement, la Une des médias britanniques, qui publiaient des « révélations » sur la mystérieuse tentative de putsch pro-russe du 16 octobre. Il semble surtout que Londres ait profité de l’occasion pour envoyer un message à Washington. Décryptage...

Theresa May promette di difendere i Balcani dall\'aggressione russa al vertice UE (Sputnik, 10.03.2017)
Al vertice UE il premier britannico Theresa May ha accusato Mosca di essere coinvolta nella cospirazione per assassinare l\'ex primo ministro del Montenegro e nella diffusione di notizie false nei Balcani. La May ha esortato i colleghi europei a serrare i ranghi nei Balcani occidentali per proteggere la regione dalla pericolosa influenza russa...
https://it.sputniknews.com/politica/201703104183659-Londra-UK-Russia-Montenegro-cospirazione-geopolitica/

Il Montenegro sotto occupazione come nel 1941 (rassegna JUGOINFO, 24 maggio 2017)
1) STOP NATO 2017! Contre-Sommet le 24-25 mai 2017 à Bruxelles
2) ИНТЕРВЈУ СА М. БУЛАТОВИЋЕМ: Враћам се да се борим против нових фашиста из НАТО-а / VIDEO (Sputnik 20/5/2017)
3) Montenegro defies democracy by ratifying NATO membership without referendum – Moscow (RT, 29 Apr, 2017)
4) Interview with Marko Milacic (Sputnik, 30.04.2017)
5) NATO mission creep on road to Russia reaches Montenegro (Danielle Ryan / RT, 30 Apr, 2017)
6) Montenegro: La lutte continue contre l\'adhésion à l\'Otan (Global Research / ALERTE OTAN, N°64-1er trimestre 2017)
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/8711

Appel Montenegro
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/8721

Montenegro: la neutralité du Montenegro, seule issue durable (ALERTE OTAN N°65 - 2e trimestre 2017)
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/8745


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http://www.investigaction.net/fr/marko-milacici-ladhesion-de-mon-pays-a-lotan-le-fait-dun-systeme-mafieux/

Marko Milacici: « L’Adhésion de mon pays à l’OTAN : le fait d’un système mafieux »

VLADIMIR CALLER, 55 Oct 2017


Quel intérêt militaire, stratégique, géopolitique pourrait avoir pour l’OTAN l’adhésion du Monténégro, ce petit pays avec une population bien moindre que celle de de Bruxelles et qui, quelques temps après son indépendance de la Serbie-Monténégro, ne disposait pas d’une armée digne de ce nom ? Pourtant, ce 5 juin, ce pays est devenu, grâce aux pressions du Pentagone, de l’UE (en particulier de l’Allemagne qui déjà en 2010 avait dirigé une mission monténégrine dans le cadre des opérations de l’OTAN en Afghanistan), le 29èmemembre de l’Alliance Atlantique. Pour y voir un peu plus clair, Le Drapeau Rouge a cru utile de poser quelques questions à Marko Milacici, fondateur du Mouvement « Pour la neutralité du Monténégro » et activiste infatigable du combat contre les projets expansionnistes de l’OTAN dans les Balkans.


Le Drapeau Rouge. – Comment expliquez-vous la décision de votre gouvernement d’adhérer à l’OTAN ?

Marko MILACICI.- Cette décision représente seulement celle du gouvernement actuel du Monténégro – au pouvoir depuis trois décennies, mais pas la volonté du peuple. Ce gouvernement n’est pas légitime, donc celle d’adhérer à l’OTAN ne l’est pas non plus. Le gouvernement actuel a été formé après le processus électoral le plus irrégulier de notre histoire. Le public international doit savoir que le régime a annoncé, le jour-même des élections, que le pays était attaqué, qu’un coup d’Etat était en cours. Une chose impensable dans un pays normal, mais cela s’est passé le jour des élections au Monténégro. Et à ce jour, plus de huit mois plus tard, on ne nous a toujours pas fourni de preuve concrète à l’appui de ce soi-disant complot. À cause de cela, le parlement est à moitié vide, les représentants de l’opposition boycottant l’institution, et nous ne pouvons de processus démocratique au Monténégro.

La décision du gouvernement d’adhérer à l’OTAN est l’acte d’un petit groupe de personnes, qui obéissent à l’autocrate, sept fois Premier ministre, Milo Đukanović, qui a un intérêt personnel dans cette décision. Qui sont les nouveaux partenaires de l’OTAN au Monténégro ? Le gouvernement monténégrin dirige le pays sur le modèle d’une mafia modernisée. C’est un système mafieux qui – afin de préserver le pouvoir et les privilèges d’un petit groupe de gens autour de Đukanović – s’est emparé des institutions et les utilise comme une façade.

Derrière cette façade, c’est le crime organisé qui se dissimule. Il y a des élections, mais elles sont truquées. Il y a des institutions, mais elles sont privatisées. Il y a la liberté d’expression, mais si vous critiquez le Premier ministre et ses copains, vous resterez sans travail, vous recevrez des menaces, vous mettrez en danger la sécurité de votre famille, et vous pourriez être battu ou même tué. Si vous critiquez le régime, vous pouvez finir en prison. C’est ce qui m’est d’ailleurs arrivé récemment.

Ceci n’est pas un hasard. L’OTAN n’est pas intéressée par des sujets comme l’Etat de droit et des choses comme ça. Pour elle, la seule chose qui compte, ce sont la géopolitique et le renforcement des intérêts occidentaux, sous la conduite de Washington et de l’oligarchie militaro-financière. Pour l’OTAN, le plus important, c’est l’obéissance et la loyauté. Plus que de tout, elle a peur de ce que Noam Chomsky a appelé la « désobéissance réussie ». Donc, son plus grand ennemi, c’est la souveraineté.

 Le DR.- Quel est, à votre avis, le niveau du soutien pour cette décision parmi la population, ainsi que parmi les divers partis et mouvements politiques au Monténégro ?

M.M.- Une étude secrète du gouvernement qui nous est parvenue il y a quelques années montre qu’une majorité des citoyens monténégrins sont contre l’OTAN. Pendant des années, nous avons combattu de toutes les manières possibles pour que cette décision ne soit prise qu’après un référendum, mais les autorités s’y sont opposé, pour une seule raison : la peur de la volonté des citoyens. Il y a dix-huit ans, l’OTAN a bombardé le Monténégro et maintenant nous devrions y adhérer. Ceci est une des raisons pour lesquelles les citoyens ne veulent pas adhérer à l’OTAN. Les partis et mouvements opposés à l’OTAN ont essayé de lutter contre l’adhésion avec des arguments politiques, économiques et sécuritaires, mais les médias contrôlés par les autorités, c’est-à-dire la majorité des médias, ont joué un rôle-clé, en soutenant l’OTAN. La plupart des partis politiques ont soutenu le référendum, même ceux qui sont des supporters déclarés de l’OTAN. Nombreux sont leurs électeurs qui s’opposent toujours à l’OTAN et qui étaient pour une prise de décision par référendum, ce qui n’est pas arrivé.

Les pays membres de l’OTAN, mais aussi les non-membres, doivent comprendre qu’entraîner le Monténégro dans l’OTAN en utilisant des individus douteux ne peut que déstabiliser notre pays, ce qui est d’ailleurs d’arriver en l’instant-même. La méthode d’élargissement de l’OTAN quitte la sphère politico-légale pour entrer dans un processus de manipulation des institutions et représente une agression politico-légale contre le Monténégro.

Le Monténégro fait face à un impact double et puissant. L’impact de l’extérieur provient de l’OTAN et de ce conglomérat de force brutale et mortelle. D’autre part, l’impact de l’intérieur vient des trois décennies de règne du régime de Milo Đukanović, inextricablement lié à la clique criminelle et mafieuse. Nous sommes, pour ainsi dire, entre le marteau et l’enclume, les deux étant antidémocratiques et criminels. L’impact global est représenté par Washington, tandis que le local l’est par Podgorica. La pression est immense. Seule une solution durable pour le Monténégro, qui garantisse une stabilité à long terme, la prospérité et la paix, est la neutralité. Pas seulement pour le Monténégro, mais pour les Balkans dans leur ensemble. La neutralité est une valeur pour laquelle nous devons lutter et, comme l’a dit Damir Niksic, un intellectuel de Sarajevo, nous devons nous battre pour elle comme nous nous battons pour la préservation de la forêt vierge en Amazonie. Le combat pour la neutralité et contre l’OTAN est une question existentielle. Etre ou ne pas être pour la région entière, et même au-delà, pour le monde.

Le DR.- Quel est le rôle politique de l’Union européenne dans cette décision ?

M.M.- Les représentants officiels de l’UE au Monténégro soutiennent ce régime criminel, mais sont restés à l’écart durant le processus d’intégration à l’OTAN. Comme chacun le sait, il y a des pays membres de l’UE, mais qui ne sont pas membres de l’OTAN. L’accord de Lisbonne a été modifié lors de l’intégration de l’Irlande dans l’UE, parce que les Irlandais ne voulaient pas adhérer à l’OTAN et voulaient que l’UE leur garantisse ce droit. L’UE peut donc éventuellement garantir la neutralité militaire de ses nouveaux membres.

Le DR.- Avec l’adhésion du Monténégro, la quasi-entièreté du côté nord de la Méditerranée, du détroit de Gibraltar à la Turquie, devient une zone OTAN. Ne pensez-vous pas que ce processus tend à consolider la prééminence du couple israélo-américain dans la région, en particulier en Syrie ?

M.M.- Je suis sûr que l’OTAN s’est emparée du Monténégro à cause de ses intérêts méditerranéens. Avec l’adhésion du Monténégro, l’OTAN a le plein contrôle du côté européen de la mer Méditerranée. Nous verrons dans le futur quels sont ses intérêts prioritaires, mais actuellement la Syrie ressemble à un objectif. Si nous parlons du potentiel militaire monténégrin, il est plutôt faible, assez insignifiant pour une organisation comme l’OTAN. Les intérêts territoriaux me semblent donc primordiaux.

Le DR.- Que se passe-t-il avec la Macédoine ? Pensez-vous qu’elle est la prochaine cible de l’OTAN ?

M.M.- Absolument. Lors de notre récent voyage, la « Caravane du référendum », pour demander un vote sur l’accession du Monténégro à l’OTAN, nous avons visité la Macédoine et nous avons eu plusieurs rencontres avec des partis politiques et des individus à propos de l’OTAN. Nous avons remarqué que la situation est très similaire à celle au Monténégro il y a quelques années. Et depuis, le nouveau gouvernement macédonien a annoncé qu’il intensifierait ses efforts pour adhérer à l’OTAN. Là aussi, les citoyens sont divisés sur la question, comme au Monténégro. On assiste à la même méthode, que j’appellerais           «ukrainisation».

Le DR.- Ne pensez-vous pas que, dans une certaine mesure, l’adhésion du Monténégro à l’OTAN est un des derniers chapitres du vieux projet occidental de démantèlement de la Yougoslavie ?

M.M.- Quand je réfléchis à notre histoire récente, depuis que la Yougoslavie a commencé à s’effondrer, je dois répondre affirmativement à votre question. Je peux le dire au nom d’un très grand – et toujours plus grand – nombre de personnes de toutes les anciennes républiques yougoslaves. Au Monténégro, cette adhésion s’est produite de cette manière, dans d’autres pays, elle a pris d’autres formes, mais le fait est que, à présent, trois des six anciennes républiques sont membres de l’OTAN, tandis qu’une autre – la Bosnie-Herzégovine – est un protectorat de l’OTAN, comme l’auto-proclamée république du Kosovo.

Une question se pose : pourquoi le Monténégro est-il important pour l’OTAN ? Ils disent ouvertement qu’il s’agit de compléter un puzzle, d’achever une mosaïque. Autrement dit, pour compléter la militarisation des Balkans. Mais il y a quelque chose d’autre qui est important : le Monténégro est, je pense, la dernière étape avant la Serbie, dont l’adhésion achèverait l’intégration et la militarisation totale des Balkans dans l’OTAN. La Croatie et l’Albanie en sont membres, comme la Slovénie. La Bosnie-Herzégovine est un protectorat, comme le Kosovo. Pour le moment, le Monténégro est utilisé comme un outil contre la Serbie, mais aussi contre la Russie. C’est leur modus operandi. Taiwan est antichinois, l’Ukraine est antirusse, comme on prévoit sans doute de rendre Belarus.

L’agenda est clair : ils suscitent des divisions nationales, soutiennent des régimes antidémocratiques qui leur servent de marionnettes et en font des républiques bananières. Ces pays renoncent à leur souveraineté et sont colonisés par le libéralisme par la dérégulation, la désindustrialisation et la privatisation absolue. À son tour, cela plonge ces pays dans la misère, ce qui permet d’en accroître le contrôle.

 

Propos recueillis par Vladimir Caller

SOURCE: Le Drapeau Rouge




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(english / français / italiano / srpskohrvatski)

Testi di Zivadin Jovanovic 2015-2017

1) 29. Congress of the Communist Party of China / Da li je predsednik Kine najmoćniji čovek na svetu (2017)
2) Pace e sviluppo (2017)
3) Democrazia significa libertà, uguaglianza e informazione neutrale (2016)
4) Cinque anni dopo l’accordo di cooperazione tra Cina e Paesi Europei Centro-Orientali. Notevoli Risultati (2016)
5) La migration des peuples est la conséquence de la voracité de l’interventionnisme (2016)
6) Ukraine and beyond – reminding notes (2015)
7) FLASHBACK: << KOSOVO WILL BE PRECEDENT >> (ZIVADIN JOVANOVIC 1999)


See further texts and links on our website / Si vedano molti altri testi e collegamenti alla nostra pagina:

Vedi anche:

BEOGRADSKI FORUM 2017, RELAZIONE INTRODUTTIVA:
Tekst pripremljenog govora Zivadina Jovanovica za skupstinu Beogradskog Foruma 28. januara 2017.
I VIDEO DI ALCUNI DEGLI INTERVENTI:
Видео излагања са Годишње скупштине Беофорума 28.1.2017.
http://www.beoforum.rs/godisnje-skupstine-beogradskog-foruma-za-svet-ravnopravnih/840-video-izlaganja-sagod-skupstine-beoforuma-2017.html


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( About the outcomings of the 29. Congress of the CPC see also / Sugli esiti del 19.mo Congresso del PC cinese si veda anche: 
Il Partito Comunista Cinese allo specchio (di Diego Angelo Bertozzi e Francesco Maringiò per Marx21.it, 24 Ottobre 2017)

Congratulations to china (Beogradski Forum, 25 October 2017)

Da li je predsednik Kine najmoćniji čovek na svetu (Beogradski Forum / Sputnik 23.10.2017.)
„Novi Sputnjik poredak“ analizira najznačajniji politički događaj u svetu, 19. Kongres Komunističke partije Kine.
Šta je kineski predsednik Si Đinping poručio i Kini i čitavom svetu? Zašto ga Rotšildov „Ekonomist“ proglašava za najmoćnijeg čoveka na svetu i zašto zabrinuto konstatuje da (zapadnom) svetu Si ništa dobro neće doneti? Kako će juan srušiti američki dolar i da li će time biti srušen i najvažniji stub američke moći? Odgovore na ta pitanja će u razgovoru sa Nikolom Vrzićem potražili su bivši ministar spoljnih poslova SR Jugoslavije Živadin Jovanović i dugogodišnji dopisnik beogradskih medija iz Pekinga Milorad Denda...

In the eve of the 19th CPC Congress: CHINA TO STAY THE PILLAR OF PEACE AND DEVELOPMENT 
Zivadin Jovanovic, President of the Belgrade Forum for a World of Equals / President of the Silk Road Connectivity Research Center, 13 October 2017


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Pace e sviluppo

5 Ottobre 2017

di Zivadin Jovanovic | da civg.it

Zivadin Jovanovic è Presidente del Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali e del “Centro di Ricerca sulla Connettività della Silk Road (La Strada della Seta)”

\"Non ci può essere uno sviluppo sostenibile senza pace e pace senza sviluppo sostenibile\" (Preambolo dell\'Agenda ONU 2030 per lo Sviluppo Sostenibile)

L\'economia mondiale ha generalmente superato le conseguenze delle crisi finanziarie che hanno avuto inizio nel 2008, ma è ancora di fronte a incertezze derivanti dalla debole crescita del PIL mondiale. Alcune nuove misure protezionistiche, sanzioni e altre misure unilaterali, in generale, hanno ostacolato la crescita degli investimenti commerciali e transfrontalieri. La cooperazione globale di partenariato e gli sforzi coordinati necessari per lo sviluppo sostenibile sono stati ostacolati da approcci e decisioni unilaterali di alcuni paesi. Il perseguimento dell\'unilateralismo e dell\'isolamento in un momento come questo ed in un mondo multipolare e globalizzato non può essere utile per nessun paese. Tale atteggiamento, qualunque motivazione abbia, non potrà aumentare i vantaggi del rapido progresso delle innovazioni e delle nuove tecnologie numeriche. L\'apertura, l\'uguaglianza, il partenariato e la cooperazione reciprocamente vantaggiosa sono il futuro per il mondo intero e per ogni paese in particolare.

Nell\'ambito delle relazioni politiche si osservano due tendenze. In primo luogo, un cambiamento profondo e storico della correlazione delle forze a livello globale a favore di un sistema mondiale multipolare, basato sul pieno rispetto dei principi fondamentali del diritto Internazionale, innanzitutto il principio di uguaglianza sovrana di tutte le nazioni ed integrità territoriale di tutti gli stati. Questo comprende il principio della non interferenza negli affari interni, la libertà di scelta dei sistemi sociali interni e il principio di una soluzione di tutte le controversie con mezzi pacifici, vale a dire attraverso il dialogo. Ed esclude ogni dominio, o gerarchia tra i paesi sovrani, l\'uso della forza o la minaccia di uso della forza. La seconda tendenza è rappresentata da forze che stanno essenzialmente cercando di salvaguardare il mondo unipolare, la politica di dominio e l\'interventismo militare. Esse credono ancora nel loro \"eccezionalità\" e praticamente si aspettano che tutti siano tenuti a rispettare i loro \"interessi nazionali\" in qualsiasi angolo del mondo; ma loro non sono tenuti a rispettare gli interessi di nessun paese, persino all\'interno delle frontiere internazionalmente riconosciute.

La lotta per la pace e la lotta per lo sviluppo economico, sociale e culturale sono strettamente interconnesse e devono essere perseguite attivamente. \"Abbiamo bisogno di una risposta globale che affronti le cause di conflitto ed integri la pace, lo sviluppo sostenibile ed i diritti umani in modo olistico - dalla concezione all\'esecuzione\" (UN SG Antonio Guterres, 24 gennaio 2017). Uno  sviluppo economico sostenibile e inclusivo, un\'occupazione decente, in particolare l\'occupazione di giovani qualificati, il benessere delle persone in generale sono la migliore prevenzione contro qualsiasi tipo di estremismo, di disordini o conflitti. Paesi e regioni che godono di una crescita economica sostenibile difficilmente possono diventare fonte di migrazioni massicce. La stabilizzazione del processo di pace, il ritorno dei rifugiati e degli sfollati e la riconciliazione post bellica dipendono fortemente dalla rapidità della ricostruzione economica.

La Belt and Road Initiative (BRI) Cinese, progetto mondiale multidimensionale, modello vincente di cooperazione e di pace ed amicizia tra le persone, offre un\' ispirazione fondamentale per il migliore approccio pratico della comunità mondiale alle sfide della crescita economica globale, della comprensione reciproca e del rafforzamento della pace. Ciò spiega perché i richiami e le idee da parte della Cina vengano seguite con molta attenzione in tutti i forum internazionali e regionali. Così è stato in occasione del recente vertice dei leader del G20 ad Amburgo, in Germania, a cui ha  partecipato anche il presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Djinping. La Cina ha ricevuto il riconoscimento di tutti gli altri leader per il suo contributo ai risultati del G20, in particolare come paese ospitante del Vertice dei Leader del G20 di Hangzhou e per la presidenza del 2016. Inoltre, una serie di intuizioni cinesi hanno trovato un adeguato spazio nei principali documenti del G20 di Amburgo.

Il punto di svolta del G20. Una delle immagini più evidenti della profondità e della portata dei cambiamenti globali nei rapporti mondiali è il ruolo crescente del G20 nelle relazioni economiche mondiali. Il G20 comprende le economie più sviluppate e quelle emergenti, compresi tutti i paesi membri del G7 e del BRICKS, nonché tutti e cinque i membri permanenti della ONU SC. Inoltre, le sue conferenze sono regolarmente frequentate dai più alti rappresentanti delle organizzazioni internazionali competenti quali l\'ONU, l\'ECOSOC, l\'UNCTAD, l\'IBRD, il FMI, l\'OCSE, l\'OMC, l\'OMS, il WFO ed altri. Così il G20 è diventato il forum principale per la cooperazione economica internazionale, il dialogo ed il coordinamento degli sforzi volti a conseguire una crescita economica e una governance sostenibile e inclusiva. L\'uguaglianza e la dignità degli esseri umani, la disoccupazione, le esigenze sociali, umanitarie, educative, sanitarie e culturali delle persone sono tra le più alte priorità del G20. Forse questioni cruciali di pace e stabilità possono non essere formalmente incluse nelle agende del G20, ma non sono mai state trascurate e possono essere considerate uno stretto collegamento tra la pace e lo sviluppo.

La storia, compresa quella recente, mostra che molti conflitti, aggressioni e guerre derivano da un chiaro contesto geo-economico che provoca conseguenze negative sulle prospettive di sviluppo e benessere delle persone. Non è vero che alcune guerre recenti siano state provocate per stabilire il controllo sull\'energia o su altre risorse naturali ed economiche!  Al contrario, la pace e la stabilità sono precondizioni per lo sviluppo, la prosperità e la dignità umana. Il ruolo del G20 nel tracciare la strada e il meccanismo per salvare il mondo dalla crisi economica e finanziaria mondiale del 2008 è stato il punto di svolta storico verso il mondo della partnership, dell\'uguaglianza e dell\'ordine multipolare delle relazioni internazionali.

Il vertice dei leader del G20 di Amburgo (7-8 luglio 2017) ha adottato una serie di documenti che riflettono la realtà dell\'economia mondiale, definendo i principali obiettivi e le responsabilità dei paesi membri e delle organizzazioni internazionali nel processo di attuazione. Il documento chiave intitolato \"Dichiarazione dei Leader del G20: Formare un Mondo Interconnesso\" (1) afferma che \"uno sviluppo forte, sostenibile, equilibrato e inclusivo resta la massima priorità del G20\". Riconosce che i benefici derivanti dal commercio internazionale e dagli investimenti \"non sono stati sufficientemente condivisi\" e ha chiesto che la politica di \"maggiore inclusività, correttezza e parità\" debba essere approfondita in modo più efficace. In alcuni documenti e discorsi del Vertice, le richieste di politiche \"centrate sulla popolazione\" sono caratterizzate in modo prominente, riflettendo così la volontà di attenuare la sfiducia tra le élites e il pubblico, particolarmente caratteristica dell\'Europa, nonché di porre fine ai crescenti divari socioeconomici tra società, paesi, regioni e continenti.

E\' stato salvaguardato il consenso sul principio del libero scambio e degli investimenti transfrontalieri, nonché sul continuare \"a combattere il protezionismo\". Alcune differenze tra gli approcci degli Stati Uniti ed il resto delle 19 delegazioni hanno portato a una compromissione della proposta originaria così che la formulazione finale del relativo capitolo nella Dichiarazione recita: \"Teniamo i mercati aperti rilevando l\'importanza di reciproci e reciprocamente vantaggiosi scambi commerciali e di investimenti e del principio della non discriminazione e continuiamo a combattere il protezionismo, comprese tutte le pratiche commerciali sleali e riconosciamo il ruolo degli strumenti legittimi di scambio a questo proposito” (in grassetto ZJ).

Gli USA si sono ritirati dall\'accordo di Parigi. Nella Riunione del Vertice del G7, tenutasi il 26-27 maggio 2017 a Taormina, in Sicilia, Italia, gli USA hanno annunciato di essere in fase di revisione delle proprie politiche sul cambiamento climatico e dell\'accordo di Parigi e quindi non sono in grado di aderire al Consenso del G7 su questi temi. Altri membri del G7, oltre all\'UE, hanno ribadito il loro forte impegno per attuare rapidamente l\'accordo di Parigi.

All\'Incontro del Vertice del G20 ad Amburgo, gli USA hanno annunciato formalmente la decisione di ritirarsi dall\'accordo di Parigi. Di conseguenza, gli Stati Uniti cesseranno immediatamente l\'attuazione del loro attuale contributo determinato a livello nazionale e hanno affermato il loro forte impegno verso un approccio che abbassi le emissioni, sostenendo la crescita economica e migliorando le esigenze di sicurezza energetica. È stato aggiunto che gli USA si impegnano a lavorare a stretto contatto con altri paesi per aiutarli ad accedere ed \"utilizzare i combustibili fossili in modo più pulito ed efficiente e contribuire a distribuire fonti energetiche rinnovabili ed altre energie pulite, data l\'importanza dell\'accesso all\'energia ed alla sicurezza nei loro contributi definiti a livello nazionale ”.

I Leader degli altri membri del G20 hanno preso atto della decisione americana, ribadendo il loro forte impegno per l\'accordo di Parigi e la sua piena attuazione.

L\'adozione unilaterale di tale decisione porta enormi conseguenze su piani diversi. Innanzitutto, difficilmente può dirsi vantaggiosa per i cittadini statunitensi, mentre è certamente dannosa dal punto di vista degli interessi della comunità mondiale, cioè gli esseri viventi del Pianeta, in generale. La leadership di qualsiasi paese è naturalmente tenuta a prestare attenzione agli interessi del proprio paese, ma certamente non a scapito o danneggiando gli interessi di altri paesi o del resto del mondo. Questa decisione unilaterale ha portato ad alcune interessanti domande, come ad esempio: quale messaggio l\'\"eccezionalismo Americano\" porta nell\'era del mondo multipolare? Si stanno forse ripresentando coloro che vogliono ritornare all\'epoca della pre-globalizzazione? Esiste forse, a parere di alcuni decisori, un qualunque ruolo che la mutua fiducia, la solidarietà, la prevedibilità politica e la politica basata su regole possa svolgere nelle relazioni mondiali contemporanee?

La migrazione di massa provoca discordia nell\'UE. Da qualche anno, il mondo e l\'Europa in particolare sono di fronte ad una massiccia immigrazione di rifugiati e di emigranti principalmente provenienti dal Medio Oriente e dall\'Africa. Secondo le fonti ONU, oltre 65 milioni di persone hanno abbandonato le loro case a causa di guerre, disastri naturali od estrema povertà. Solo nell\'ultimo anno più di un milione di profughi provenienti dalla Siria, dall\'Iraq e da altri paesi del Medio Oriente sono entrati nei paesi dell\'Unione europea utilizzando il cosiddetto percorso dei Balcani (Turchia, Grecia, Macedonia, Serbia, Ungheria, Croazia). Altre decine di migliaia di persone provenienti da paesi sub-sahariani ed altri paesi africani sono entrati in Europa utilizzando il cosiddetto \"percorso mediterraneo\" (via Libia, Tunisia, altri paesi del Maghreb fino in Italia ed in Spagna). Migliaia di emigrati trasportati in barche non sicure e sovraccariche hanno perso la vita in mare. L\'afflusso di profughi e migranti ha provocato diverse difficoltà nei paesi di transito e nei paesi di accoglienza. Alcuni paesi membri dell\'Unione Europea hanno eretto muri metallici lunghi centinaia di chilometri sui loro confini per impedire l\'entrata non autorizzata di migranti, altri hanno rifiutato di accettare qualsiasi quota (numero) di migranti decisa dalla sede dell\'UE a Bruxelles. La discordia all\'interno dell\'Unione Europea circa le quote dei migranti, sull\'interpretazione del concetto di solidarietà e sulle modalità per trovare soluzioni sostenibili hanno portato ad una atmosfera poco piacevole ed all\'ascesa del particolarismo e del nazionalismo.

È chiaro che il problema della migrazione su larga scala delle persone è un problema serio ed a lungo termine. La soluzione sostenibile, pertanto, richiede alcune misure urgenti ed alcune misure a medio e lungo termine. Fino ad ora l\'attenzione e le risorse sono state indirizzate a soddisfare urgenti bisogni umanitari, come l\'alloggio, la salute e le esigenze quotidiane dei migranti, tra cui decine di migliaia di bambini. Esiste la necessità di un approccio globale che sia incentrato sull\'eliminazione delle cause profonde del problema. Alcuni progressi recenti nel porre fine alla guerra in Iraq e Siria, compreso il cessate il fuoco nella Siria sud-occidentale, raggiunti a Amburgo durante il Vertice del G20, dovrebbero portare alla diminuzione del numero dei rifugiati ed alla speranza di incoraggiare il libero e sicuro ritorno alle loro case di persone provenienti da vari campi di rifugiati. Solo una soluzione negoziata, pacifica e duratura per il conflitto in Siria può porre fine al flusso di profughi provenienti da quel paese. Tale soluzione per essere sostenibile deve basarsi semplicemente sul compromesso tra le forze politiche interne, rispettando la sovranità e l\'integrità territoriale della Siria. Un simile approccio di dialogo, compromesso e pace basato sui principi fondamentali del diritto internazionale deve essere perseguito per giungere a soluzioni di tutti gli altri conflitti e problemi del Vicino e Medio Oriente, inclusi quelli della regione del Golfo e della Penisola Araba.

Devono essere fornite risorse per stimolare gli investimenti nella crescita economica dei paesi Africani, in particolare nei paesi meno sviluppati e quelli in guerra, da dove gli emigranti si stanno riversando in Libia e in altri paesi del Nord dell\'Africa (Maghreb). Il problema dell\'emigrazione massiccia dall\'Africa difficilmente sarà risolto rafforzando la presenza di polizia e di militari nel Mar Mediterraneo o sulle rive dell\'Africa Settentrionale. E più che mai necessari sono \"una crescita economica ed uno sviluppo sostenibile e inclusivo, in risposta alle esigenze ed alle aspirazioni dei paesi Africani, che contribuiscano a creare un\'occupazione soddisfacente in particolare per le donne ed i giovani, contribuendo così a affrontare la povertà e la disuguaglianza in quanto cause di migrazione \". (Partenariato del G20 con l\'Africa, centro Informativo del G20).  La Cina con la sua politica di cooperazione vincente è un esempio brillante di una partnership con l\'Africa costante e reciprocamente vantaggiosa.

Terrorismo: problema globale - strategia globale. La Strategia Globale 2006 contro il Terrorismo dell\'ONU si basa su 4 pilastri

  1. Affrontare le condizioni che favoriscono la diffusione del terrorismo
  2. Misure per prevenire e combattere il terrorismo
  3. Misure per costruire la capacità degli stati di prevenire e combattere il terrorismo e rafforzare il ruolo del sistema delle Nazioni Unite a tale riguardo;
  4. Misure volte a garantire il rispetto dei diritti umani per tutti e dello Stato di diritto come base fondamentale per la lotta al terrorismo. (A / RES / 60/288)

Tuttavia, il terrorismo internazionale continua a reclamare un alto tasso di vite umane, distruggendo  ricchezza culturale e beni economici, seminando divisione, confronto, disordine, insicurezza e persino destabilizzazione, come nel caso di ISIS. È chiaro che la Strategia Globale per ottenere risultati ha bisogno di un fronte unito e di azioni coordinate che, per motivi diversi, soprattutto geopolitici, sono finora stati insufficienti quando non totalmente assenti. L\'indebolimento del dialogo, della fiducia reciproca e del partenariato tra alcuni dei principali protagonisti internazionali, l\'utilizzo del pericolo terroristico come giustificazione per l\'espansione militare, la politica dei “due pesi e due misure” su chi sono veri terroristi e chi i \"combattenti per la libertà\" o \"l\'opposizione moderata\", l\'interventismo sotto falsi pretesti  hanno creato un ampio spazio per la crescita dell\'estremismo violento e del terrorismo internazionale. La ghettizzazione degli immigrati provenienti dai paesi Musulmani nelle città dell\'ovest, l\'aumento della disoccupazione, del nazionalismo e della xenofobia contribuiscono anche ad un ambiente favorevole all\'estremismo, alla violenza e al terrorismo.

In conclusione, va osservato che nessun paese, e neanche un gruppo ristretto di paesi, per quanto economicamente o militarmente forti, può affermare di poter sradicare le radici del terrorismo internazionale come nemico globale. C\'è la necessità di un fronte antiterroristico forte ed unito e di un coordinamento sotto gli auspici dell\'ONU. Lottare contro il terrorismo come nemico comune presume una fiducia reciproca ed una cooperazione di partenariato ad ampio spettro. Le politiche di confronto, l\'accerchiamento militare ed economico, l\'abuso della democrazia o dei diritti umani per intromettersi negli affari interni dei partner nella lotta contro il terrorismo, non possono che rafforzare il fronte dei terroristi. \"È dunque fondamentale promuovere la tolleranza politica e religiosa, lo sviluppo economico e la coesione sociale e l\'inclusione, per risolvere i conflitti armati e per facilitare il reinserimento\". (Dichiarazione dei leader del G20 di Amburgo sul Contrasto al Terrorismo, Centro Informativo del G20)

Mettere da parte le politiche di potere del passato e accettare nuove realtà è un importante presupposto per un\'eradicazione efficace del terrorismo e per assicurare una crescita economica rapida, stabile e sostenibile dell\'economia mondiale.

(1)   Altri documenti: Dichiarazione dei Leader del G20 di Amburgo sulla Lotta contro il Terrorismo; Piano di Azione di Amburgo, Piano di Azione per il Clima e l\'Energia per la Crescita; Aggiornamento di Amburgo per Portare Avanti il Piano d\'Azione del G20 nell\'Agenda del 2030; Relazione Annuale sullo Stato di Avanzamento 2017; Piano di Azione del G20 contro i Rifiuti Marittimi; Partenariato con l\'Africa; Iniziativa del G20 per l\'Occupazione della Gioventù Rurale

Traduzione di Giorgio F. per civg.it


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ORIG.: Interview: Democracy means freedom, equality and solidarity (20.12.2016.)
Zivadin Jovanovic\'s interview to the “People`s Daily” (Zhenminzhibao)



Democrazia significa libertà, uguaglianza e informazione neutrale

Scritto da Zivadin Jovanovic

Intervista rilasciata a People\'s Daily da Zivadin Jovanovic, Presidente del Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali.

D: Molte persone sono rimaste scioccate dai risultati delle elezioni presidenziali statunitensi dello scorso novembre.  Alcuni esperti sostengono che ciò sia un difetto della liberal-democrazia. Quali sono le principali colpe o errori delle democrazie occidentali?

R: Vorrei anzitutto dire che l\'assenza di una democrazia sostanziale è attualmente il principale problema delle democrazie occidentali. La democrazia occidentale è diventata l\'opposto di cosa dovrebbe essere. Le persone che avrebbero dovuto garantire il processo democratico decisionale sono stati ridotte a una mera copertura per i gruppi di potere che \"dietro le quinte\" decidono su ogni questione rilevante, incluse le decisioni sulla pace e la guerra. La democrazia è libertà, informazione neutrale e umanesimo. In pratica, dove ritroviamo questi valori nella vita reale? Milioni di cittadini sono spiati dai loro governi, centinaia di milioni sono quotidianamente ingannati dalla falsa informazione del sistema di informazione globale, vi è, inoltre, un abuso quotidiano dei diritti umani e il terrorismo internazionale è utilizzato per promuovere il dominio imperiale e gli interessi più biechi, incrementando la disoccupazione di massa e la povertà, il degrado dell\'educazione, della cultura, la rinascita del razzismo e della xenofobia. Sono questi i valori esportati dall\'Occidente nel resto del mondo attraverso Regime change, rivoluzioni colorate e altri metodi sovversivi?

Le cosiddette istituzioni democratiche, come i parlamenti, per esempio, sono diventati semplici \"gusci vuoti\" che ripetono decisioni prese altrove anche fuori dal Paese a cui loro formalmente appartengono. Che istituzioni democratiche hanno deciso l\'aggressione della NATO alla Jugoslavia nel 1999 o dell\'Iraq nel 2003, o in Libia e in Yemen e in molti altri paesi? Quali parlamenti hanno preso decisioni sui miliardi di dollari ed euro pagati nel 2008 e nel 2009 per salvare le banche private e le compagnie di assicurazione negli Stati Uniti e in Europa? Anche se quei miliardi fossero solo moneta appena stampata le enormi perdite causate dall\'incapacità manageriale e dalla corruzione nel settore privato saranno pagate dalle future generazioni.

 

D: Nel 2016, in Europa ci sono succeduti alcuni referendum, come quello nel Regno Unito, in Ungheria, in Svizzera, in Austria e in Italia. Possiamo dire che questi eventi dimostrano la vittoria della democrazia diretta? Alcuni sostengono che questa in Europa è solamente una vittoria del populismo. Qual è la tua opinione? Qual è il limite della democrazia diretta e perché molti Paesi non hanno adottato tale sistema di voto nel passato?

 

R: Ogni referendum ha qualcosa di specifico dipendente dalla cultura, dalla tradizione, dalla storia, dalla geopolitica e dal proprio contesto. La Svizzera, ad esempio, ha una lunga tradizione di frequenti referendum e non c\'è niente di inusuale nel fatto che questa pratica continui a esistere.

Per i referendum come la Brexit, quello in Ungheria, in Italia e altri, io credo che siano una forma di rivolta nei confronti di un\'offesa sistematica dei reali bisogni e di ciò che la gente veramente vuole, nonché una reazione al prolungato crollo del tenore di vita. I risultati dei referendum sono tuttavia differenti da un Paese all\'altro, ma hanno in comune la disperazione e la sfiducia nei confronti dell\'élite, o quello che viene chiamato establishment. Tali risultati mostrano quanto l\'establishment sia alienato e lontano dalle masse di persone che si sentono spogliate e private dei loro diritti di base sia democratici che umani.

Ritengo alta la possibilità che in futuro ci possano essere simili referendum in altri Paesi.

É ancora da vedere se gli inevitabili cambiamenti del sistema disumano socio-economico corporativo liberale possano verificarsi solo tramite referendum o se sarà necessario contemplare degli approcci più complessi che coinvolgano il ritorno di potere alle istituzioni. É certo tuttavia che la burocrazia e la plutocrazia a livello nazionale e internazionale non si priveranno volontariamente dei privilegi e del potere accumulati negli ultimi decenni.

Il ritorno dei referendum è, quindi, una reazione delle masse al sistema capitalista al servizio degli interessi di una minoranza di ricchi che ignorano i legittimi interessi della maggioranza.

Il populismo come fenomeno politico non dovrebbe essere analizzato anzitutto per capire quali sono le sue cause e le sue radici? Il termine populismo è invece utilizzato dall\'establishment occidentale per conservare lo status quo, per difendere i suoi enormi privilegi dipingendo ogni domanda di cambiamento come negativa.

 

D: Molti europei sono spaventati dall\'incapacità dei leaders europei di gestire crisi come quella dei rifugiati, il terrorismo e la Brexit. Alcuni dicono che la debolezza dell\'Europa sta nell\'abuso di democrazia . In Occidente, i sondaggi mostrano una caduta fra i giovani del livello di fiducia nella democrazia. Sembra che molti pensano che sarebbe meglio avere un \"leader forte\" o un \"grande uomo\" che abbia messaggi semplici e soluzioni facili. Come vede il fallimento della democrazia occidentale?

 

R: La Brexit ha destabilizzato l\'Europa e ha aperto il Vaso di Pandora con conseguenze imprevedibili. Influenti forze politiche negli altri Paesi membri dell\'Unione europea invocano simili mosse in un futuro non troppo distante. Ad oggi, la leadership dell\'Europa non ha dato risposte convincenti riguardo il futuro comune. La crescita dei problemi legata ai rifugiati, alla migrazione di massa, all\'espandersi del terrorismo internazionale, alla disoccupazione, alle differenze socio-economiche a livello nazionale e internazionale, la lenta ripresa economica e molti altri, ha aumentato le divisioni, indebolito la fiducia reciproca, aumentato l\'egoismo e l\'euroscetticismo. Tutti questi problemi, a mio avviso, sono interconnessi e conseguenze di una crisi di sistema del capitalismo liberale e dell\'ordine mondiale unipolare.

Mentre i difensori dell\'ordine mondiale unipolare stanno perdendo terreno cresce chi sostiene un sistema mondiale multipolare, anche in Occidente, ed è sintomatico che il bisogno di un cambio parallelo del concetto di capitalismo liberale multinazionale e corporativo non è in qualche modo al centro dall\'attenzione. Non è ancora stato capito come l\'ordine unipolare e il sistema capitalista liberale corporativo siano fortemente interconnessi. Il sistema sta subendo una crisi prolungata e severa, sta disumanizzando e distruggendo le società e in parallelo destabilizzando le relazioni internazionali e alzando il profitto al di sopra di ogni valore di civiltà. É ora di guardare avanti. É necessario che al centro dell\'attenzione nazionale e internazionale tornino a esserci l\'uomo, la libertà, l\'uguaglianza e la solidarietà.

 

Zivadin Jovanovic, President of the Belgrade Forum for a World of Equals

Traduzione di Andrea C. per Forum Belgrado Italia/CIVG



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ORIG.: Five years after inception of China-CEEC Cooperation - REMARKABLE ACHIEVEMENTS (Zivadin Jovanovic – Belgrade Forum and Connectivity Research Center, 23 June 2017)
... In 2012 then Prime-minister of the People’s Republic of China Wen Jibao presented to the first summit of prime ministers of China +16 CEE countries in Warsaw, Poland, the document titled “China’s Twelve Measures for Promoting Friendly Cooperation with Central and Eastern European Countries. The document known as “Warsaw Initiative” symbolizes the beginning and foundation of multitier, long-term, strategic cooperation between China and 16 CEE countries (1+16), based on sovereign equality, mutual trust and benefits, in win win mode...
http://www.beoforum.rs/en/comments-belgrade-forum-for-the-world-of-equals/519-five-years-after-inception-of-china-ceec-cooperation-remarkable-achievements-.html


http://www.civg.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1122:cinque-anni-dopo-l-accordo-di-cooperazione-tra-cina-e-paesi-europei-centro-orientali-notevoli-risultati&catid=2:non-categorizzato

Cinque anni dopo l’accordo di cooperazione tra Cina e Paesi Europei Centro-Orientali. Notevoli Risultati

Scritto da Zivadin Jovanovic

Sono cinque anni da quando è stato siglato l’accordo tra i paesi europei centro-orientali (CEEC) e la Cina. Nel 2012 il primo ministro della Repubblica Popolare Cinese, Wen Jibao, presentò al summit fra Cina e i 16 paesi aderenti al CEEC svoltosi a Varsavia, Polonia, un documento intitolato “Le dodici misure Cinesi per promuovere la Cooperazione con i paesi centro orientali\".

Il documento conosciuto come “L’iniziativa di Varsavia” simboleggia l’inizio e la fondazione di una cooperazione strategica di lungo termine tra la Cina e i paesi europei centro-orientali, che si basa sull’equità e il rispetto delle rispettive sovranità, fiducia e benefici reciproci. Dopo cinque anni i risultati concreti raggiunti in campo economico, hanno confermato che l’iniziativa ha portato frutti insperati. Il meccanismo cooperativo ha dimostrato di essere realistico, efficiente e in armonia con la strategia dei paesi partecipanti. Anche i paesi che non hanno aderito al protocollo di cooperazione, hanno reagito positivamente di fronte a questa sinergia e alle varie forme di incremento di reciproca comprensione e di integrazione fra l’oriente e l’occidente.

L’iniziativa lanciata dal Presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping, One Belt One Road (OBOR), nel Settembre 2013 ha dato una grande impulso alla Cooperazione fra Cina e CEEC dando nuove dimensione e nuove opportunità. Inoltre, la OBOR, ha incentivato la cooperazione fra gli stessi Paesi della CEEC, e fra questi e gli altri Paesi che si trovano lungo la via della seta.

La collaborazione fra i Paesi della CEEC e la Cina, apre svariate opportunità:

 

-       Velocizzare la modernizzazione delle infrastrutture, in particolare ferrovie, autostrade, aeroporti, e le vie d’acqua, sia fluviali, che marittime;

-       Diminuire il divario sociale e tecnologico tra i paesi CEEC, e fra questi e i Paesi sviluppati dell’Unione Europea;

-       L’opportunità di ospitare nuove realtà economiche in Cina, che garantiscano stabilità, una costante crescita economica, nonché un ruolo di livello globale;

-       Contribuisce in generale alla cooperazione tra Unione Europea e Cina, ala luce dell’agenda strategica per la Cooperazione prevista per il 2020 fra Unione Europea e Cina;

-       Partecipare alla ripresa economica aggiornando il proprio sviluppo economico avendo riguardo per il carattere globale e multidimensionale dell’agenda OBOR.

 

La posizione geografica dei paesi della CEEC, la loro importanza economica, il loro bacino di risorse umane, da un lato, la sete di investimenti, di un’economia moderna e sviluppata e di piena occupazione, dall’altro lato, fanno si che Cina e CEEC si desiderino a vicenda. La Cina ha l’interesse a sviluppare relazioni strategiche con l’Europa (UE), aggiornare la cooperazione commerciale e gli investimenti, fare della CEEC il motore per approfondire la cooperazione fra Cina ed Unione Europea. Inoltre, la Cina è divenuta la seconda potenza economica, raggiungendo notevoli risultati nello sviluppo di nuove tecnologie e con la sua strategia che si basa sulla cooperazione con reciproci vantaggi, ha incoraggiato i Paesi CEEC ad incrementare investimenti e il commercio.

Dopo il vertice di Varsavia del 2012, se ne sono avuti altri a Bucarest (2013), Belgrado (2014), Suzhou (2015) e Riga (2016). Il prossimo summit verrà ospitato a Budapest. Ogni summit, adotta linee guida come, ad esempio, l’impostazione di documenti che stabiliscono compiti e misure concreti.

Di tutti i meeting e i relativi documenti e le varie attuazioni devono dimostrare di essere di elevata importanza sia in fase di preparazione che di aggiornamento, di modo che si rinforzi l’efficienza e il carattere pratico della cooperazione fra CEEC e Cina.

I “think tank” hanno un ruolo davvero importante nello studio approfondito e nell’analisi dei vari aspetti della cooperazione sotto l’egida dell’OBOR, cercando di individuare le migliori opzioni, prevedendo lo sviluppo le migliori condizioni per lo sviluppo. Giocano un ruolo insostituibile nel campo della promozione, diplomazia, e la connettività fra le persone. La partecipazione alle varie attività è su base volontaria.

La cooperazione fra la CEEC e la Cina, ha prodotto progressi senza precedenti nell’intensificare il dialogo politico su tutti i livelli, specialmente su quello più alto fra capi di stato e capi di governo. Seguendo la strategia delle riforme e trasformando la Cina in una potenza mondiale in campo economico e un fattore globale delle relazioni internazionali. Così, per essere partner della Cina ed instaurare con lei un dialogo, i leader della CEEC, non devono solamente migliorare gli aspetti economici della cooperazione ma anche, rinforzare la loro reputazione internazionale, e contribuire alla costruzione di un mondo multipolare, che sta venendo alla luce grazie all’enorme contributo della Cina. A questo proposito, l’adozione di protocolli volti a costruire una strategica relazione fra la Cina e i paesi CEEC è di particolare importanza la stabilità della cooperazione e la base per condividere future relazioni e processi.

In parallelo, noi assistiamo quotidianamente alla vigorosa intensificazione della cooperazione e lo scambio fra popoli. Non vi è solo la crescita delle delegazioni ufficiali e degli uomini d’affari, vi sono anche quelle fra artisti, scienziati, gruppi di danza, turisti, giornalisti e molti altri aumentano costantemente i contatti scambiandosi informazioni, cultura, amicizia. Comprensione reciproca, dialogo e cooperazione economica, da un lato, e l’intensificazione dello scambio e dell’amicizia fra popoli, hanno fatto si che si rinforzasse la sinergia in tutti i tipi di relazioni.

Ci sono stati notevoli risultati e benefici reciproci nella cooperazione fra Cina e CEEC. Nel luglio 2013 sono iniziati trasporti merci su ferrovia fra Chengdu (Cina), e Lodz (Polonia). Altri collegamenti diretti sono stati instaurati fra la Cina e Paesi della CEEC e Paesi dell’Europa Occidentale (Praga, Duisburg, Francoforte, Budapest). “Una via di terra e di mare” è stata aperta fra i porti di Shanghai e il cuore dell’Europa. L’Hub express aperto in Grecia nel porto del Pireo verso cui le merci sono trasportate da ferrovie (o autostrade) via Skopje (Macedonia), Belgrado (Serbia) e Budapest (Ungheria) all’Europa Centrale ed Occidentale. Vi sono voli diretti fra Pechino e varie capitali della CEEC (Varsavia, Praga, Budapest) e ve ne sono altre in preparazione (Belgrado).

Gli investimenti nell’industria e nell’energia sono impressionanti. Il gruppo Cinese Wanhua ha investito nell’ungherese BorsodChem 1,6 miliardi di dollari; la LiuGong Machinery ha acquisito la polacca Huta Stalowa Wola; la China’s Railway Signal and Communication Co. è divenuta l’azionista di maggioranza della Ceck’s IneconTram Producing Group; una delle più grandi aziende cinesi del campo siderurgico, la HeSteel, ha assorbito la Serbian Steel Mil Company in Smederevo (2016); la Great Wal Car Factory si è stabilita in Bulgaria; la Stanari and Tuzla Power Plants  in Bosnia Herzegovina è stata finanziata e costruita da partner cinesi. Due delle principali autostrade in Macedonia – la Miladinovci – Stip (50 km) e la Kicevo-Ohrid (57 km) valgono 730 milioni di dollari, sono state costruite e finanziate da banche e compagnie cinesi. In Serbia, dopo aver completato il ponte sul Danubio, il “Mijalo Pupin”, i partner cinesi, han continuato a costruire autostrade, ponti e tunnel, compresa l’autostrada del corridoio 11, che unisce la Serbia col Montenegro.

La costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità tra Belgrado (Serbia) e Budapest (Ungheria) di 370 Km comincerà il prossimo novembre. Quando sarà completata, il tempo di percorrenza frale due capitali si ridurrà dalle attuali 8 ore, a 3 ore.

Il volume di affari fra la Cina e i paesi CEEC è cresciuto rapidamente di 60,2 miliardi di dollari nel 2014, e molto probabilmente raddoppierà il suo volume nei prossimi 5 anni. Quest’obiettivo è stato fissato al summit di Bucarest del 2013. Nei precedenti 5 anni la cooperazione fra Cina e CEEC sotto l’egida della OBOR è stato un fattore di crescita economica, aumento dell’occupazione e miglioramento della qualità della vita nei paesi CEEC. Questo ha incoraggiato i partecipanti a continuare e ad allargare la cooperazione, rimuovendo i rimanenti ostacoli e avvicinando l’Europa, la Cina e l’Asia.

Il ruolo dei Paesi della penisola balcanica.

La regione balcanica si colloca nel sud est dell’Europa bagnata dall’Adriatico, dal mar Ionio, mar Egeo e il mar Nero. Secondo l’Enciclopedia Britannica la regione comprende l’Albania, Bosnia ed Herzegovina, Bulgaria, Croazia, Macedonia, Montenegro, Romania, Serbia, Slovenia, mentre Grecia e Turchia sono spesso incluse (la valutazione non è univoca). L’area è estesa per 666700 Km quadrati e la popolazione conta 59297000 abitanti. I Paesi della penisola, ad eccezione di Grecia e Turchia, sono molto attivi nella cooperazione CEEC-Cina. Tuttavia Grecia e Turchia hanno un ruolo chiave nel migliorare ed incrementare la OBOR con accordi bilaterali. Cinque di questi Paesi (Bulgaria, Croazia, Grecia, Romania, Slovenia) sono membri dell’UE, mentre altri sono in attesa di farne parte.

I Paesi della penisola balcanica hanno un sistema economico basato sul libero mercato. I salari medi oscillano fra i 4000 e i 12000 dollari pro capite. Il PIL pro-capite più alto è in Slovenia e in Grecia (sopra i 25000 dollari), seguito da Croazia (21000) e poi Turchia, Bulgaria, Romania, Montenegro, Serbia, Macedonia (10000 – 15000 dollari), Bosnia e Albania (sotto i 10000 dollari).

Generalmente, la disoccupazione è un grosso problema per la maggior parte dei paesi balcanici, che colpisce in modo particolare le giovani generazioni, ove il tasso di non occupati sfiora il 30%. Il tasso più basso è in Romania (sotto il 10%), seguita da Bulgaria, Turchia, Albania (10-15 %), Grecia, Serbia (15-20%), Montenegro, Bosnia (20 – 30%), Macedonia (sopra il 30%).

Il ruolo della penisola Balcanica è di estrema importanza, soprattutto nel campo del commercio, degli investimenti e delle infrastrutture. Hanno l’interesse, la volontà politica e il potenziale per incrementare la cooperazione con la Cina.

Sebbene gli interessi possono variare fra paese e paese, la priorità di tutti i paesi è la modernizzazione delle infrastrutture transfrontaliere, una nuova industrializzazione eco-sostenibile, e produzione di energia rinnovabile.

I Balcani possiedono un’enorme potenziale. Questi Paesi controllano i territori che uniscono l’Europa Occidentale con il Sud Ovest dell’Asia (Asia Minore e Medio Oriente). Tuttavia, questi stessi territori rappresentano un collo di bottiglia per la crescente domanda di trasporti e la necessità di modernizzazione.

Numerosi sono i porti in Grecia, Turchia, Bulgaria, Romania, Albania, Croazia e Montenegro, che rendono la regione interconnessa coi porti e i mercati sia Europei che di altri continenti. Altri paesi come la Serbia, hanno enormi potenzialità per quel che riguarda le vie fluviali, soprattutto grazie al Danubio, nonché la sua rete di affluenti e di canali. Così la maggior parte della penisola balcanica, se non tutta, gioca un ruolo importante nell’operazione “Via diretta per terra e per mare”.

Da millenni la penisola balcanica gioca un ruolo chiave nell’incontro fra civiltà, culture e religioni. Nonostante la sua storia turbolenta e i lunghi periodi di occupazione, i paesi di questa parte di Europa conserva una rara apertura vero la comunicazione e l’interazione con gli altri paesi del mondo, con le altre culture, con le differenti società ed economie.

Riassumendo, le caratteristiche della penisola balcanica che risultano interessanti alla natura e agli obiettivi della OBOR sono:

1)      Posizione geografica favorevole, per cui la penisola balcanica è spesso considerata la via principale all’Europa:

2)      Grande potenziale concernente la connettività, autostrade, ferrovie, porti, fiumi, aeroporti che rendono facilmente collegabile con le altre regioni d’Europa e l’Asia Minore (Turchia) e il vicino Oriente;

3)      Porti di mare accessibili facilmente dagli oceani indiano ed atlantico, dall’Africa e dalle altre regioni del mondo;

4)      Vie interne d’acqua che collegano il mar Nero coi mari del nord e col mar Baltico, tagliando tempi e costi di trasporto;

5)      Posizione geografica, sociale ed ambiente culturale e i già raggiunti risultati della cooperazione con la Cina sono buone raccomandazioni per i Balcani per ospitare la “Belt and Road Initiative connectivity juncture park” mettendo in sinergia le vie di mare e di terra, ferrovie, vie d’acqua, aeroporti, in un sistema completo e flessibile a livello regionale;

6)      Connettività nel campo della libera circolazione delle persone: per oltre 2000 anni i Balcani sono stati teatro dell’incontro e dell’incrocio di varie civiltà (Occidentale, Orientale, Latina, Bizantina, Islamica), di culture, di religioni, come quella Cristiana (Greco Ortodossa, Cattolica, Protestante), e quella Islamica. E’ una zona con una popolazione dalla mentalità aperta, con spirito comunicativo e assetata di imparare la storia, la cultura e l’arte degli altri popoli.


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