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UE e USA sempre complici del regime mafioso in Montenegro

0) LINKS
1) FLASHBACK: 1999, USAID IN MONTENEGRO (M. Andolina, 13 maggio 2013)
2) Montenegro: stallo presidenziale (24 aprile 2013)
3) Official opposition protests Montenegro presidential election result (24 April 2013)
4) Monténégro : capitalisme, économie rentière et État de droit (Klaus-Gerd Giesen, 9 février 2011)
5) FLASHBACK: 2006, EU BACKS ELECTORAL FRAUDS TO GAIN MONTENEGRO (IN)DEPENDENCE / LA UE "COPRE" LE FRODI ELETTORALI PER OTTENERE LA (IN)DIPENDENZA DEL MONTENEGRO

Sulla complicità della UE con la creazione dello Stato-mafia in Montenegro si vedano anche gli altri testi raccolti al nostro sito:
https://www.cnj.it/documentazione/cetnici.htm#montenegro


=== 0: LINKS ===

Dall'archivio di OBC:
- Inchiesta speciale: il caso Nacional 
http://www.balcanicaucaso.org/aree/Croazia/Inchiesta-speciale-il-caso-Nacional
- Djukanovic indagato per mafia: un anno di sospetti 
http://www.balcanicaucaso.org/aree/Montenegro/Djukanovic-indagato-per-mafia-un-anno-di-sospetti
- Djukanovic nel mirino della Procura di Napoli
http://www.balcanicaucaso.org/aree/Montenegro/Djukanovic-nel-mirino-della-Procura-di-Napoli
- Le sigarette di Djukanovic e l'indipendenza del Montenegro
http://www.balcanicaucaso.org/aree/Montenegro/Le-sigarette-di-Djukanovic-e-l-indipendenza-del-Montenegro
- Bruciatura di sigaretta
http://www.balcanicaucaso.org/aree/Montenegro/Bruciatura-di-sigaretta
- Sotto il segno della mafia
http://www.balcanicaucaso.org/aree/Montenegro/Sotto-il-segno-della-mafia

Ðukanović e il processo a Bari
Mustafa Canka | Ulcinj 15 febbraio 2011
Dopo che lo scorso dicembre il premier montenegrino Milo Ðukanović ha dato le dimissioni, i media ipotizzano la riapertura del processo a suo carico, per contrabbando di sigarette, avviato dalla procura di Bari. Possibilità che l'ex premier e il suo legale escludono categoricamente
http://www.balcanicaucaso.org/aree/Montenegro/Dukanovic-e-il-processo-a-Bari-88919 
Trafic de cigarettes : Milo Ðukanović bientôt jugé à Bari ?
OBC, 15 février 2011
La justice italienne a mis en cause Milo Ðukanović dès 2003 dans le vaste trafic de cigarettes transitant par le Monténégro qui a inondé l’Italie entre 1994 et 2002. En tant que Premier ministre, Ðukanović bénéficiait jusqu’à présent de l’immunité diplomatique mais, après sa démission en décembre 2010, le parquet de Bari pourrait rouvrir son procès. Explications.
http://balkans.courriers.info/article16948.html

Trafic de cigarettes au Montenegro : l’UE ouvre quatre enquêtes
B92, 3 octobre 2012
L’Office européen de lutte anti-fraude a ouvert quatre enquêtes sur des affaires de contrefaçon et de contrebande de tabac. Dans les années 1990, le Monténégro était la plaque tournante d’un vaste trafic international de cigarettes dont le principal organisateur ne serait autre que Milo Ðukanovic, ancien Premier ministre et tête de liste de la majorité aux prochaines législatives.
http://balkans.courriers.info/article20821.html

Le Monténégro après les présidentielles : un vol « professionnel et efficace »
Monitor, 16 avril 2013
Plus d’une semaine après les élections du 7 avril, les résultats définitifs n’ont toujours pas été confirmés, même si le sortant Filip Vujanović s’est proclamé vainqueur. Alors que ses recours ont été rejetés, Miodrag Lekić, décidé à ne pas se laisser voler la victoire, appelle à des manifestations. En visite lundi à Podgorica, la Haute représentante européenne Catherine Ashton n’a même pas jugé bon de rencontrer l’opposition...
http://balkans.courriers.info/article22265.html

Monténégro : au carrefour des routes de la drogue et du blanchiment d’argent 
B92, 18 avril 2013
Le dernier rapport d’Europol tacle le Monténégro, soulignant que le petit pays se trouve toujours au carrefour des routes du trafic de drogue et du blanchiment d’argent. Les oligarques russes investissent notamment des sommes d’origine douteuse qui irriguent la spéculation immobilière et l’économie légale.
http://balkans.courriers.info/article22271.html

Monténégro : des milliers de manifestants dénoncent la « fraude électorale »
Vijesti, 20 avril 2013
Environ 10.000 personnes selon les journalistes – mais 5000 selon la police – ont manifesté aujourd’hui dans le centre de Podgorica à l’initiative des partis de l’opposition pour demander l’annulation du résultat des élections présidentielles du 7 avril, qu’ils qualifient de « fraude électorale », et la tenue d’un nouveau scrutin.
http://balkans.courriers.info/article22312.html

Monténégro : la Commission électorale entérine la victoire de Filip Vujanović
Par Milica Bogdanović - Vijesti, 22 avril 2013
Filip Vujanović restera Président de la République. La Commission électorale d’État (DIK) a confirmé lundi l’élection du candidat du Parti démocratique des socialistes (DPS), malgré les recours déposés par l’opposition, qui dénonce des fraudes massives.
http://balkans.courriers.info/article22323.html

Monténégro : vers un dépeçage en règle de l’université publique
Par Predrag Nikolić - Monitor, 17 mai 2013
Le projet de loi sur la réforme de l’enseignement supérieur présenté par le ministre de l’Education menace l’autonomie de l’Université d’Etat, et place celle-ci en position de faiblesse face à sa concurrente privée, soutenue et financée par le Premier ministre Milo Đukanović.
http://balkans.courriers.info/article22529.html

Monténégro : sept ans après l’indépendance, un pays plombé par la crise
Vijesti, 21 mai 2013
Le 21 mai, le Monténégro a célébré le septième anniversaire de l’indépendance dans la division. L’opposition dénonce toujours la réélection frauduleuse du Président Vujanović. Au pouvoir depuis 1989, la majorité DPS de Milo Đukanović apparaît fragilisée par la crise. Alors que tous les indicateurs économiques sont au rouge, elle continue de jouer la carte des tensions identitaires pour rester au pouvoir. Une erreur fatale ?
http://balkans.courriers.info/article22536.html


=== 1: FLASHBACK ===

USAID IN MONTENEGRO

Da: MARINO ANDOLINA 

Oggetto: R: [JUGOINFO] USAID sotto accusa

Data: 13 maggio 2013 10.07.57 GMT+02.00

A: Coord. Naz. per la Jugoslavia 

A proposito di USAID e interferenze USA in Sud America, ricordo il 1999 quando la Yugoslavia veniva bombardata dalla NATO. Mentre le bombe cadevano su Podgorica (Montenegro) un collaboratore del presidente Djukanovic era a Washington presso la sede dell'USAID e riceveva un contributo di 10 milioni di dollari per il "sostegno ai pensionati montenegrini". Il versamento avveniva su di un conto cifrato di una banca svizzera.
Io feci la cattiveria di pubblicare quel numero di conto su di un articolo del  giornale GLAS di Banja Luka. Scrivevo: pensionati montenegrini, volete ritirare la vostra pensione? Andate in Svizzera e citate questo numero segreto.
Tutte le copie del giornale furono acquistate immediatamente dal governo montenegrino.
Marino Andolina  


=== 2 ===

http://www.balcanicaucaso.org/aree/Montenegro/Montenegro-stallo-presidenziale-134602/

Montenegro: stallo presidenziale

Mustafa Canka - Ulcinj 24 aprile 2013

Dopo le elezioni presidenziali il Montenegro è entrato in una profonda crisi politica. L’opposizione contesta l'esito elettorale mentre il governo invita a risolvere tutti i problemi all’interno del quadro istituzionale. Probabili elezioni anticipate in autunno

Il Montenegro è nuovamente in stallo. Nonostante la Commissione elettorale statale, a due settimane dalla fine delle elezioni, abbia proclamato come vincitore il candidato del Partito democratico dei socialisti (DPS) Filip Vujanović, l’opposizione ritiene abbia invece trionfato Miodrag Lekić, il candidato indipendente che hanno sostenuto. E si è detta pronta a lottare con tutti i mezzi democratici, incluse le proteste di piazza.


10 giorni

La prima di queste proteste si è tenuta sabato scorso, davanti al palazzo della Presidenza del Montenegro a Podgorica. Migliaia di persone hanno dato al governo la scadenza di dieci giorni per  “adottare una legge speciale, con la quale verrebbero annullati i risultati delle elezioni presidenziali, dopo di che il presidente del Parlamento dovrebbe indire nuove elezioni”. In caso contrario hanno annunciato nuove proteste. “Non abbiamo intenzione di accettare la frode elettorale e la violazione della Costituzione”, ha detto Lekić ai manifestanti.
Ma, anche se in linea di massima il governo si dichiara pronto a raggiungere un compromesso, non sembra abbia intenzione di soddisfare le richieste dell’opposizione. Il vicepresidente del DPS Svetozar Marović ha dichiarato che lo scopo dell’opposizione è la destabilizzazione del Montenegro e frenarne il percorso euro-atlantico. “Si tratta di forze politiche contrarie all’ingresso del Montenegro nell’UE e nella Nato”, ha chiarito Marović.
L’opposizione, guidata dal Fronte democratico (DF) di Lekić, ha annunciato che boicotterà anche i lavori del parlamento. In un momento in cui il paese sta affrontando una situazione economica sempre più grave - con la chiusura certa della più grande azienda del paese, il Kombinat di alluminio di Podgorica (KAP), l’aumento dell’IVA, e le richieste di Bruxelles di riformare il sistema giudiziario - la decisione dell’opposizione farà crollare ulteriormente la legittimità del governo del premier Milo Đukanović.  


Decisivo il ruolo dei socialdemocratici

Ecco perché gli occhi dell’opinione pubblica sono tutti rivolti verso il Partito socialdemocratico (SDP) di Ranko Krivokapić, partner minore di governo del DPS. Sono stati proprio i socialdemocratici la causa dello scarso risultato del candidato del DPS: non hanno infatti dato il loro sostegno a Vujanović, argomentando che la sua candidatura era anticostituzionale. Da come si comporterà questo partito dipenderanno i prossimi sviluppi politici in Montenegro.
Secondo la direttrice del settimanale indipendente di Podgorica Monitor Milka Tadić-Mijović, oggi il Montenegro si trova nella situazione in cui si trovava la Serbia il 5 ottobre del 2000 [anno della caduta di Slobodan Milošević, ndt]. La direttrice di Monitor sottolinea che le istituzioni stesse sono in pericolo e che quindi su Lekić e sull’opposizione pesa una grande responsabilità. “In molti si erano chiesti se fosse il caso di partecipare comunque alle elezioni visto tutti i meccanismi di manipolazione e le frodi rivelate dallo ‘scandalo Snimak’. Io credo che adesso l’opposizione, che ha in mano una vittoria di fatto, lotterà per la legittimità delle elezioni e per i cambiamenti democratici in Montenegro”, ha aggiunto Milka Tadić-Mijović.


Primavera in arrivo?

Alcuni esponenti dell’opposizione prevedono che, a causa di tutti problemi accumulati relativi a frodi elettorali, corruzione, criminalità e nepotismo, potrebbe nascere una “primavera montenegrina”, in particolare se il governo rimarrà fermo sulla sua posizione. “La formazione di un governo di transizione è l’unico modo per superare questa difficile situazione”, ritiene Miodrag Lekić.
Ad ogni modo, in Montenegro ormai c’è sempre meno tempo, spazio e risorse per sostenere questo dramma post-elettorale. Anche se non dovesse esserci un accordo fra il governo e l’opposizione in primavera, non c’è alcun dubbio che in autunno, in questo piccolo stato balcanico, si andrà ad elezioni politiche anticipate.


=== 3 ===



Official opposition protests Montenegro presidential election result


By Ognjen Markovic 
24 April 2013


Following the very narrow result in the presidential elections held on April 7 in Montenegro, the official opposition has lodged protests claiming voting irregularities and fraud. At a protest rally on April 20, the losing candidate called for the invalidation of the ballot and new elections. Politically, the almost evenly split vote reflects both widespread hostility to the ruling party and the incapacity of the opposition to successfully capitalize on public opposition.

In the two-candidate presidential race, the incumbent Filip Vujanovic from the ruling Democratic Party of Socialists (DPS) faced off against Miodrag Lekic, leader of the opposition Democratic Front (DF), who ran as an independent in an attempt to broaden his support.

The official result showed Vujanovic winning by 51.21 percent against Lekics 48.79 percent, about an 8,000-vote margin. Voter turnout was 63.9 percent, down from 70.5 percent at the last election.

Lekic immediately claimed various irregularities, ranging from pre-election intimidation and vote buying, to suspicious voting through the mail. On this basis, the opposition decided not to accept the results and appealed to the election commission and courts. The appeal by the opposition was dismissed and it then organized a protest rally, claiming that “the most brutal electoral theft” had taken place in what was nothing less than an “obvious and devastating coup”.

Up to 10,000 people gathered for the protest last week, a relatively significant number for Montenegro with a population of just 650,000. At the protest Lekic and his supporters called upon the prime minister, the president of parliament and the heads of political parties to annul the elections and call a new vote within 10 days. Otherwise, they threatened, they would organise even larger demonstrations.

The protest was ended by playing “Ode to Joy”, the anthem of the European Union. This was in line with the opposition’s policy of promoting illusions in the EU and appealing for support from the “international community” and “European institutions”.

Speaking of behalf of the EU, Petar Stano, spokesman for the EU Enlargement Commission, was forced to concede that “mistrust in public institutions and the judiciary diminished public confidence in the electoral process,” and instructed “all political parties in Montenegro to work constructively within Montenegrin institutions and undertake measures which increase public trust in them.” He then gave an official seal of approval to the result of the vote, overseen by international observers from the Organization for Security and Cooperation in Europe’s (OSCE) Office for Democratic Institutions and Human Rights, declaring that the elections were “professionally and efficiently run”.

The EU statement stands in stark contrast to the reactions of various Western institutions to similar claims of electoral irregularities in many countries where imperialism has a stake in destabilizing the ruling regime, as was most recently shown in Venezuela. The explanation is obvious: the DPS regime has long served imperialist interests in the region and still has a role to play—for the time being.

The DPS is the successor party to the Stalinist League of Communists of Montenegro and has constantly ruled the tiny country for more than two decades. Its rule is best personified in the figure of Milo Djukanovic, the current prime minister. Once a leading member of the Stalinist youth organization, in the early 1990s he evolved into a Serbian chauvinist and supported Slobodan Milosevic.

However, in the late 1990s he made an abrupt turn to the West, lining up behind the NATO bombing of Serbia and unilaterally introducing the German deutsch mark and later the euro as currencies in Montenegro, to circumvent Serbia in the selloff of state assets on the international market.

One privatization in particular stands out as a vivid example of the lawless, predatory character of the whole process—that of Prva Banka. A BBC investigation revealed last year how the Djukanovic family bought a controlling stake and “treated the bank like an ATM machine. A wonderful source of cash”. The audit papers unearthed by the BBC showed “that most of the money deposited at the bank came from public funds, while two thirds of the loans it made went to the Djukanovics and their close associates.”

Montenegro was hit hard by the global financial crisis in 2008. Gross domestic product dropped 5.7 percent in 2009, and has recorded insignificant growth since. The DPS-led regime has worked to impose the burden of the crisis on the working class, most recently through a special levy of €1 per month on every mobile phone, electric power or cable TV connection. Also, under pressure from the IMF and the EU, the regime has repeatedly signalled its readiness to raise the sales tax, waiting merely for the best political opportunity.

Wages in the country are falling, while prices are constantly rising. The dailyVijesti reported last month that the average wage has fallen from €518 (US$673) in January 2011 to €490 ($637) in January 2013, with around half of the employed earning between €300 and €480. The average consumer basket, on the other hand, has risen in price from €751 to €799 in the same period. An average electricity bill is around €50, and rent about €200 per month.

The DPS has a long history of manipulating election results. In February, a scandal broke out when a recording was leaked in which Employment Bureau Director Zoran Jelic was recorded saying: “Through these projects, we will mainly employ DPS members ... we want primarily to employ our own people.” He claimed that every job represented five votes for DPS, since they pressure the persons employed to ensure their family members also vote DPS. It has been reported that any successful career is dependent on DPS membership, which is as high as 100,000—or more than one fifth of the electorate.

Cronyism, corruption and falling living standards have produced widespread hostility towards the DPS. In the general elections of October 2012, the DPS-led coalition failed to win the absolute majority for the first time, but stayed in power through the setting up of a post-election coalition with small ethnic minority parties. Notwithstanding its huge blackmailing apparatus, the DPS was barely able to stay in power last October but has now been able to secure the presidency.

This is due in large part to the nature of the opposition. It speaks only for upper middle class layers dissatisfied with the current distribution of wealth, which favours the richest 10 to 15 percent. Opposition candidate Lekic embodies this layer—a former diplomat who has spent the last decade in Italy as a university professor, and was largely unknown in Montenegro until recently. Media reports reveal his monthly household income to be around €4,000, over eight times the average wage in the country, and on a par with Vujanovic’s €3,700.

A significant part of Lekic’s DF comes from split-offs from the DPS. For a long time the main opposition party in Montenegro was the Socialist People’s Party (SNP), which broke off from the DPS in the late 1990s, on the basis of retaining strong ties with Serbia. After Montenegro’s independence from Serbia in 2006, the SNP adopted a secular, pro-European orientation, though it is still tainted by its nationalist past in the eyes of many voters. Now one faction of SNP has split and officially joined the DF, while the other is openly supportive, but chooses not to join just yet.

The DF remains committed to EU membership, and therefore to the austerity policies dictated by the EU. The DF’s economic program reads like any IMF manual, calling for “structural changes,” a “strong and competitive economic sector,” a law to regulate “fiscal responsibility” and the removal of numerous limitations and barriers” for investment. At pains to differentiate themselves from the DPS, the DF has been critical of some of the worst excesses in the privatization process and official corruption, but is in complete agreement with the basic premise that the working class must pay for the crisis of the profit system. That is why they were largely unable to mobilize wider layers of the working class and capitalize on the widespread hostility to DPS.

The working class in Montenegro does not need a new middle rank manager in the form of the DF, which would implement the EU austerity, but rather a decisive break with the whole framework of austerity represented on the European continent, above all by the reactionary EU and its institutions. Such a break is possible only on the basis of the internationalist and socialist program of the International Committee of the Fourth International.


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Le Courrier des Balkans

Monténégro : capitalisme, économie rentière et État de droit


Mise en ligne : mercredi 9 février 2011
Le nouveau gouvernement monténégrin, dirigé par un jeune technocrate formé à l’école néolibérale, annonce-t-il la fin du « système Đukanović » en vigueur depuis 1991 ? Rien n’est moins sûr. Klaus-Gerd Giesen analyse les structures fondamentales de l’économie monténégrine : économie rentière et monopolisation du pouvoir économico-politique par une poignée d’oligarques, des caractéristiques incompatibles aussi bien avec un « véritable » capitalisme qu’avec un État de droit.

Par Klaus-Gerd Giesen [1]


L’abandon fin décembre 2010 de ses fonctions publiques par Milo Đukanović, outre que cette décision satisfaisait une exigence formulée par plusieurs pays occidentaux et la Commission européenne en échange de l’attribution au Monténégro du statut de candidat à l’adhésion à l’Union européenne, donne l’impression – du moins vis-à-vis de l’extérieur – que le système politique monténégrin correspond désormais parfaitement à l’idéal de la démocratie parlementaire et de l’État de droit. Le nouveau gouvernement, épuré de plusieurs poids lourds de la politique et dirigé par un jeune technocrate formé à l’école néolibérale, annonce-t-il la fin du « système Đukanović » en vigueur depuis 1991 ? Disposera-t-il d’une réelle marge de manœuvre pour moderniser le Monténégro ?

Afin de pouvoir apporter des réponses à ces questions il convient de laisser de côté la trame événementielle et d’analyser la structure du système de pouvoir tel qu’il existe au-delà du seul Etat. En s’inspirant des travaux précurseurs de Joseph Schumpeter et d’Anthony Downs [2], on peut conceptualiser la démocratie libérale en analogie avec le marché : les partis politiques correspondent aux entreprises qui mobilisent d’importantes ressources (financières, argumentatives, de marketing, etc.) pour attirer et fidéliser des clients (les électeurs). En principe, le meilleur produit (le meilleur argument électoral) doit l’emporter sur ce « marché politique », à condition toutefois que la concurrence entre « marchands de vote » s’exerce librement, c’est-à-dire sans entraves ni déformations. Dans ce modèle, la principale différence entre les deux marchés, économique et politique, réside dans le fait que l’activité de l’entrepreneur du secteur privé est motivée par l’appât du gain pécuniaire, tandis que le politicien vise, selon Schumpeter, à s’emparer du pouvoir sur l’administration pour des raisons narcissiques de prestige. Il n’en reste pas moins que la libre et permanente compétition entre entrepreneurs égoïstes et entre politiciens avides de pouvoir peut spontanément créer un ordre qui, paradoxalement, favorise l’intérêt général.

Cela suppose toutefois que de nouvelles entreprises et de nouveaux partis politiques puissent facilement entrer sur les marchés respectifs (absence de monopole, de duopole ou d’oligopole) et offrir de nouveaux produits (respectivement des biens et services, ou des arguments électoraux et des idéologies) aux clients (électeurs), et que ceux-ci soient pleinement et impartialement informés par des médias libres et indépendants, tentent de maximiser leurs intérêts particuliers bien compris et jouissent des garanties de l’Etat de droit (l’ensemble des pouvoirs publics – et pas seulement l’administration - se soumettent au droit et, en outre, respecte les droits fondamentaux tels que la propriété privée, les libertés publiques, etc.). En d’autres termes, la démocratie libérale est d’abord le miroir politique du capitalisme. Plus encore, le capitalisme rend possible la démocratie et l’Etat de droit.

En effet, les deux marchés, économique et politique, étant in fine hiérarchisés, dans la mesure où le « marché politique » régule, de par ses décisions, le marché économique, la démocratie et l’état de droit ne sont possibles que parce que historiquement la bourgeoisie, c’est-à-dire ceux qui détiennent les moyens de production, a accepté après les révolutions américaine et française de la fin du 18e siècle de partager le pouvoir politique avec le plus grand nombre (les classes sociales inférieures). Elle a progressivement consenti au partage du pouvoir en Europe occidentale et en Amérique du Nord parce qu’elle y voyait plus d’avantages que d’inconvénients : modernisation constante par réformes successives plutôt que risque de perte de pouvoir par révolutions ; stabilités politique et économique à long terme ; consentement des classes sociales inférieures ; légitimité de l’exercice du pouvoir ; neutralité de l’Etat par rapport à la sphère économique ; etc. [3] La démocratie et l’État de droit ont donc historiquement été constitués au fil de l’approfondissement de la structure capitaliste de la société en Europe occidentale et en Amérique du Nord, parce qu’ils correspondent à l’image mentale et à l’intérêt bien compris de la bourgeoisie. Puis, on a tenté d’exporter le modèle vers les anciennes colonies et les anciens pays socialistes. Parfois cela a très bien fonctionné, comme par exemple au Costa Rica ou en Inde (la plus grande démocratie au monde) ou encore dans certains pays d’Europe centrale (Pologne et République tchèque), mais dans beaucoup de cas – notamment en Afrique et en Asie – le substrat économique de la démocratie et de l’Etat de droit manque tout simplement. La greffe de « l’État importé » n’y a pas prise pour des raisons à chaque fois spécifiques. [4]

Tel est également le cas du Monténégro. La démocratie et l’État de droit ne peuvent pas pleinement s’y déployer parce que le garant d’un tel système n’est de loin pas assez développé : la bourgeoisie. En effet, l’économie monténégrine dépend dans une très large mesure de trois types d’acteurs économiques dont les intérêts restent diamétralement opposés à ceux de la bourgeoisie et qui bloquent de ce fait la démocratisation du pays au-delà des professions de foi constitutionnelles. Tout d’abord les capitalistes étrangers qui ont pu mettre la main, à très bon prix, sur une importante partie des appareil productif et patrimoine monténégrins, à la faveur de processus douteux de privatisation, de vente et d’attribution des concessions. Ces oligarques russe, canadien, etc. poursuivent leur agenda en fonction d’intérêts exogènes, rapatrieront leurs profits à l’étranger, ne se sentent pas concernés par le marché économique local (sauf le marché du travail) et se soucient comme de leur dernière chemise du processus de démocratisation du Monténégro. Le deuxième groupe est constitué par les travailleurs exilés et les marins de la côte qui soit placent dans l’immobilier leurs revenus non négligeables réalisés à l’étranger soit les épargnent. Rarement ils sont investis sous forme de capital-risque pour fonder et faire fructifier des petites ou moyennes entreprises de production ou de services, ce qui représente la principale fonction économique de l’entrepreneur bourgeois.

Une économie rentière

Enfin, le troisième type d’acteur qui règne sur l’économie monténégrine est celui que les théoriciens à la fois néolibéraux, keynésiens et néomarxistes désignent comme étant le principal ennemi du capitalisme : le rentier. Il s’agit de l’entrepreneur indigène qui altère le bon et libre fonctionnement du marché national parce qu’il dispose d’un accès privilégié aux ressources, régulations et arbitrages de l’Etat, soit par la corruption, soit par l’intimidation de ses concurrents potentiels. Cela peut se traduire par exemple par le sauvetage incongru d’une banque avec l’argent de l’Etat, par l’octroi de licences de télécommunication et d’électricité ou de permis de construction suite à des procédures administratives viciées, ou par des contrats de travaux publics de toutes sortes.

Le rentier garde toute l’apparence de l’entrepreneur bourgeois, mais il n’en remplit nullement les fonctions économiques et politiques. Par opposition au capital productif, le capital issu d’une rente de situation ne contribue pas à l’augmentation des compétitivité et productivité de l’économie nationale. Pis, le rentier contamine l’ensemble du système économique et politique, et empêche qu’une bourgeoisie libre et indépendante de l’Etat et, partant, un « marché politique » puisse éclore. Si au Monténégro les rapports avec les oligarques étrangers de haut vol et d’importants trafiquants en tout genre semblent de toute évidence relever du domaine réservé de la clique autour de Milo Đukanović, à un niveau inférieur les barons locaux – par exemple les clans autour de Svetozar Marović à Budva ou de Miomir Mugoša à Podgorica – jouissent du quasi monopole des rapports avec les rentiers indigènes et les investisseurs étrangers de moindre envergure. D’une telle division du travail, érigée en véritable système, résulte non seulement une inertie et moindre compétitivité de l’économie monténégrine. Elle fait aussi obstacle à ce que la société civile accède à une réelle indépendance vis-à-vis de l’État ou des sources étrangères de financement (Union européenne, fondations, etc.) [5] ; de ce fait les associations (religieuses, politiques, de protection des droits de l’homme ou d’environnement, syndicalistes, etc.) rassemblent beaucoup moins librement les aspirations des individus qu’en Europe occidentale, où elles bénéficient des largesses financières de la bourgeoisie nationale, et ne peuvent pas pleinement fonctionner comme contre-pouvoirs face aux structures gouvernementales. De même, les médias nationaux s’avèrent être tous soit dépendants des rentiers ou du gouvernement, soit régulièrement intimidés, voire physiquement agressés. La transparence, indispensable à la bonne marche du « marché politique », n’est donc de loin pas assurée. L’achat de votes d’électeur reste fréquent, un phénomène que les observateurs électoraux officiels de l’UE et de l’OSCE s’obstinent à ne pas repérer.

En dépit des apparences qui, sur le papier, garantissent formellement la démocratie et l’Etat de droit [6], les conditions socio-économiques de la démocratisation du Monténégro ne sont pas réunies : la bourgeoisie nationale indépendante, mobilisant du capital productif, manque à l’appel. Cela explique que tous les changements importants dans la vie du pays – engagement dans la guerre de l’ex-Yougoslavie, introduction unilatérale du Deutsche Mark puis de l’euro comme monnaie nationale, sécession avec la Serbie – représentaient autant de « révolutions d’en haut », et qu’à la différence de la Serbie (renversement du régime de Slobodan Milošević) et d’autres pays en transition aucune mobilisation populaire de contestation n’ait jamais eu lieu. Il est toutefois vrai aussi que l’unité du pays a ainsi été préservée en dépit d’une hétérogénéité ethnique considérable. [7]

Le système en place peut être qualifié de néopatrimonialiste. [8] En effet, deux sous-systèmes s’interpénètrent : d’un côté la bureaucratie et l’Etat fonctionnant officiellement selon des principes légaux et rationnels, et de l’autre le clientélisme des rentiers nationaux et des oligarques étrangers. Ce dernier sous-système contamine et pervertit le premier. L’Etat se mue aussitôt en une simple agence de redistribution de l’argent du contribuable et des autres ressources étatiques vers les rentiers et oligarques, et entrave l’émergence d’un marché économique libre et, partant, d’une bourgeoisie digne de ce nom. Le capital investi au Monténégro, à quelque niveau que ce soit, n’est pratiquement jamais du capital-risque productif dans un environnement de libre concurrence, tout risque étant éliminé d’emblée par le clientélisme. Les rentiers - ces ennemis intimes du capitalisme et de la démocratie dominent le jeu.

Une transition dans la douleur encore à venir

Le nouveau gouvernement monténégrin a été mis en place par le précédent et demeure pleinement enchâssé dans les structures néopatrimonialistes. Milo Đukanović, en restant à la tête du principal parti gouvernemental (le DPS qui a succédé à l’ancienne Ligue des communistes), garde la mainmise sur le gouvernement. [9] La marge de manœuvre d’Igor Lukšić pour moderniser le pays s’avère être des plus étroites. Cependant, s’il ne souhaite pas se contenter de la fonction de simple parenthèse entre deux gouvernements Đukanović il peut s’atteler à jeter au moins quelques bases favorisant l’éclosion d’une bourgeoisie indépendante, notamment par davantage de mesures fiscales et structurelles en faveur des PME [10], en rendant beaucoup moins opaque l’attribution des marchés publics, et en œuvrant en faveur d’une véritable indépendance de la justice et de la banque centrale. Son prisme néolibéral devrait l’y inciter.

Quant à l’Union européenne et ses Etats membres, exerçant leur soft power par le biais de la perspective d’adhésion du Monténégro à l’horizon de 2020 [11], ils auraient également un rôle à jouer en affectant leurs aides économiques encore plus directement au secteur privé monténégrin, après une libre mise en concurrence des candidats et sans passer par les structures étatiques m

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UN SACCO DI SOLDI

Restituzione dei beni: la Chiesa croata non demorde
(da “la Voce del Popolo” del 25 luglio 2013)

La Chiesa cattolica confida in una soluzione equa per il problema legato alla restituzione dei beni confiscati dal regime comunista jugoslavo. I rappresentanti della Conferenza episcopale croata (HBK) in seno alla Commissione mista Stato-Chiesa per la restituzione dei beni hanno rilevato la necessità di stabilire le linee guida prioritarie al fine di agevolare la chiusura dei problemi aperti, connessi alla tematica trattata dall’organo bilaterale.
All’incontro hanno preso parte il cardinale Josip Bozanić, arcivescovo di Zagabria e responsabile della Commissione episcopale per i rapporti con lo Stato, il vicepresidente della Commissione mista Stato-Chiesa, mons. Fabijan Svalina, il segretario generale della HBK, mons. Enco Rodinis, mons. Ivan Hren, il reverendo, Ivica Žuljević, il rappresentante degli ordini religiosi, padre Kristijan Dragan Rajič, Zvjezdana Znidarčić e Nikola Matijević. Nel corso dell’incontro è stato analizzato il lavoro svolto fino ad ora e abbozzato un elenco dei possibili temi da affrontare in futuro in seno alla Commissione mista.
Il patrimonio immobiliare sottratto alla Chiesa cattolica in Croazia è enorme. Stando ad alcune stime circa il 10 p.c. di tutte le terre coltivabili dovrebbe essere reintestato alle varie parrocchie. Inoltre, solo a Zagabria alla Chiesa dovrebbero essere restituiti o risarciti circa un migliaio di appartamenti, per non parlare del fatto che alla Chiesa sono stati espropriati pure buona parte dei terreni sui quali sorge la parte moderna di Zagabria (Novi Zagreb). Un’area nella quale oggi vivono centinaia di migliaia di persone.
Esempi analoghi si potrebbero fare per la maggior parte delle località in Croazia, parchi nazionali e aeroporti compresi. Difatti, pare che la pista dell’aeroporto di Zara e circa due terzi del Parco nazionale dell’isola dalmata di Meleda (Mljet) sorgano su terreni espropriati alla Chiesa cattolica.




PRETE GESUITA FAVOREVOLE ALLA RIVOLUZIONE ARMATA CON USO DI ARMI CHIMICHE


29 luglio 2013

Alla Direttrice di L’Huffington Post Italia

 

Gentile dott.ssa Annunziata, le scriviamo a proposito dell’articolo “La morale cristiana e l'arma chimica siriana”, pubblicato su L’Huffington Post Italia dal suo collaboratore, il gesuita Padre Paolo Dall'Oglio, che arriva non solo a giustificare ma, addirittura, ad esaltare l’impiego di armi chimiche in Siria da parte di “ribelli” che egli ritiene di rappresentare.
Non sappiamo, infatti, come altro classificare quanto egli, – prima e dopo una sua lunga dissertazione sull'uso morale delle armi chimiche – scrive: “(...) Ma guardiamo alla cosa dal punto di vista etico della rivoluzione siriana. Ammettiamo per un istante che ci fossimo appropriati di armi chimiche sottratte agli arsenali di regime conquistati eroicamente. Immaginiamo di avere la capacità di usarle contro le forze armate del regime per risolvere il conflitto a nostro favore e salvare il nostro popolo da morte certa. Cosa ci sarebbe d'immorale? Tutte le armi possibili sono usate contro di noi. È ampiamente dimostrato che il regime fa esperimenti micidiali d'uso delle armi chimiche contro i partigiani rivoluzionari e la popolazione civile, proprio per vedere di superare quella maledetta linea rossa impunemente.”
 Non entriamo qui nel merito della veridicità degli “esperimenti micidiali d'uso delle armi chimiche contro i partigiani rivoluzionari e la popolazione civile (da parte del regime di Assad)” che, al di là di qualche “scoop” giornalistico, non è oggi confermato neanche da quelle “commissioni internazionali” o da quegli “organismi dell’intelligence americana” che pure avevano avallato analoghe accuse nei riguardi del regime di Saddam in Iraq. Quello che ci preoccupa è l’ergersi del suo collaboratore a paladino dell’uso di questa infame forma di guerra: “Invece se ci lasciate sbranare dal regime assassino, allora, ve lo promettiamo, la necessaria doverosa e disperata autodifesa ci consiglierà, ci obbligherà a costituire un tale micidiale pericolo alla sicurezza regionale da obbligarvi ad assumervi comunque le vostre responsabilità.” (...) Non è per minacciare, è invece per allarmare riguardo ad un pericolo oggettivo e già reale che mi lascio andare a propositi così drammatici.” .

 

Gentile dott.ssa Annunziata, la guerra condotta dall’Occidente e dalle Petromonarchie alla Siria, così come quella alla Libia condotta in nome della difesa di una ennesima “primavera araba” (che questa guerra, in realtà, è servita a fare abortire), ha già comportato decine di migliaia di morti, un milione di profughi, immani distruzioni... Siamo sicuri converrà con noi che a questa martoriata nazione venga almeno risparmiato l’orrore delle armi chimiche che il suo collaboratore ritiene, invece, dirimente per convincere l’Occidente ad un risolutivo intervento.
Da parte nostra, insieme al movimento siriano di riconciliazione interconfessionale Mussalaha, partecipando a delegazioni internazionali – come quella dello scorso mese di aprile, presieduta dal Premio Nobel per la Pace Mairead Maguire – animando il nostro sito www.sibialiria.org ... continuiamo a mobilitarci per cercare di fermare questa guerra e ricostruire quel tessuto di pace e solidarietà che può garantire il rispetto dei diritti democratici e il ripristino di quel mosaico di etnie, culture e religioni che fino a tre anni fa era la Siria.

 

Cordialmente
La Redazione di www.sibialiria.org

 

P.S.
Questa lettera, in attesa di una sua graditissima risposta, viene pubblicata oggi sul nostro sito. 



Riceviamo e volentieri diffondiamo:
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PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA

CIRCOLO GEYMONAT

Q.RE MONTANARA - PARMA

geymonat.prcparma@...


Assessore all’ignoranza


Abbiamo atteso qualche giorno, per lasciare il tempo di riflettere e documentarsi all’assessore Ferraris dopo le dichiarazioni pubblicate dalla Gazzetta di Parma in merito all’inopportunità di una via Tito.

Costatiamo che non l’ha fatto, le forniamo alcuni dati che potrà approfondire quando vorrà avendo Parma la fortuna di essere una delle città più attive e documentate a livello nazionale sulla figura di Tito e della Resistenza Jugoslava.

Perché è bene premettere e ribadire (non ci stancheremo mai di farlo) che il tentativo di “rimozione” dalla memoria collettiva di Tito, s’inquadra nel tentativo di sminuire l’importanza della Resistenza Jugoslava e di riflesso di denigrare la Resistenza Italiana.

Sono passate poche settimane dal 25 aprile, dove c’era in città chi voleva onorare la Resistenza leggendo lettere di repubblichini o dicendo che “sono tutti uguali” anche i repubblichini lottavano per un ideale.

NO!!!

I fascisti e gli Antifascisti non sono uguali!!!

Enorme è stato il tributo jugoslavo alla guerra contro il nazifascismo: su una popolazione di 18 milioni di abitanti dell’intero Paese, furono al comando di Tito 300.000 combattenti alla fine del ’43 e 800.000 al momento finale della liberazione, 1.700.000 furono i morti in totale, sul campo 350.000 i partigiani morti e 400.000 i feriti e dispersi. Da 400.000 a 800.000, in altre parole da 34 a 60 divisioni, furono i militari tedeschi e italiani tenuti impegnati nella lotta, con rilevanti perdite inflitte ai nazifascisti. Una lotta partigiana su vasta scala, che paralizzò l’avversario e passò progressivamente all’offensiva, un’autentica guerra, condotta da quello che divenne un vero e proprio esercito popolare e che fece di Tito più di un capo partigiano, un belligerante vero e proprio, riconosciuto e considerato a livello internazionale.
La Resistenza della Jugoslavia è stata di primaria grandezza in Europa e da quell’esperienza la Jugoslavia è uscita come il paese più provato e al tempo stesso più trasformato. La Resistenza jugoslava ancor più di altre è stata più di una guerriglia per la liberazione del proprio territorio, è stata empito universale di una nuova società, ansia di superamento delle barriere nazionali, anelito di pace, libertà e giustizia sociale, da parte di tanti uomini e tante donne del secolo scorso.

A Parma l’Antifascismo è vivo e ha ottima memoria, sia per ricordare chi ci ha lasciato e cosa ha fatto per tutti, sia per ricordare quando si tornerà a votare (grazie a loro) chi dell’Antifascismo si è riempito la bocca una volta l’anno di pastasciutta.

(c.i.p. 25-07-2013)




Due nuovi Dossier curati da Claudia Cernigoi:


1) http://www.diecifebbraio.info/2013/06/alla-ricerca-di-nemo-una-spy-story-non-solo-italiana-2/

ALLA RICERCA DI NEMO
Una spy-story non solo italiana

Dossier n. de La Nuova Alabarda
Trieste 2013

PREMESSA
PROLOGO: APPUNTI SULLA LOTTA DI LIBERAZIONE IN ITALIA
La Resistenza bianca
Servizi & Servizi
L’arresto di Ferruccio Parri
PARTE PRIMA: NAZIFASCISMO E RESISTENZA A TRIESTE
La retata contro il CLN triestino nel febbraio 1945
Breve storia del CLN di Trieste fino alla fine del 1944
I triestini di Nemo
La “situazione triestina” secondo Nemo
Da gennaio 1945 all’insurrezione
Il Comitato di Salute Pubblica
Il capitano Podestà arriva a Trieste
“Trieste città libera”
Podestà allarga il proprio giro
Le varie delazioni di Giorgio Bacolis
La prigionia di Podestà
Podestà ritorna libero
Perché Podestà e Bergera furono arrestati dagli Jugoslavi?
Le missioni a Trieste dopo la Liberazione
La missione del CLN giuliano al Sud
PARTE SECONDA: ALLA RICERCA DI NEMO
“Nemo Op. Sand II”
Una rete con tante maglie
Momenti di Sogno
La Relazione di Elia sulla sua attività nella Missione Nemo
La struttura della Nemo
Chi pagava?
Attività informativa
Un’operazione non riuscita
La rete di Parma e don Paolino Beltrame
Due vicende poco chiare
La collaborazione di Cersosimo
Don Paolino in missione a Roma
Le relazioni della Nemo
Una collaborazione ambigua...
PARTE TERZA: LE OPERAZIONI SUNRISE – CROSSWORD E WOLLE
Operation Sunrise
La stay behind nazista (operazione Cypresse)
L’attività dell’agente Corvo
Il Servizio Scotti
La fuga e la cattura di Mussolini
Emilio Daddario e la liberazione di Graziani
Il Piano Graziani (prima parte)
EPILOGO
Il piano Graziani (seconda parte)
Il Piano Solo
Il passato che non passa

http://www.diecifebbraio.info/2013/06/alla-ricerca-di-nemo-una-spy-story-non-solo-italiana-2/


2) http://www.diecifebbraio.info/2013/07/dossier-maria-pasquinelli/

DOSSIER MARIA PASQUINELLI

Dossier n. 47 de La Nuova Alabarda
Trieste 2013

PREMESSA
IL PERIODO FASCISTA
LA SCUOLA DI MISTICA FASCISTA
CROCEROSSINA IN AFRICA, CON VELLEITA' DI COMBATTENTE
INSEGNANTE IN DALMAZIA
AGENTE DI COLLEGAMENTO IN VENEZIA GIULIA E FRIULI
LE INFORMAZIONI SULLE FOIBE
I DUE MEMORIALI
LA FRANCHI DI SOGNO E TERESIO GRANGE
POSIZIONE PRIVILEGIATA ALLA FINE DELLA GUERRA
A GUERRA FINITA
STRATEGIA DELLA TENSIONE IN ISTRIA
LA STRAGE DI VERGAROLLA
L'ASSASSINIO DEL GENERALE DE WINTON
I SERVIZI ERANO STATI INFORMATI CON LARGO ANTICIPO (PERO' NON FECERO NULLA)
LA PISTOLA
IL PROCESSO
L'AVVOCATO LUIGI GIANNINI
APERTA PARENTESI: LA VICENDA DI ENRICO GIANNINI, FIGLIO DELL'AVVOCATO LUIGI
LA DETENZIONE ED I RAPPORTI CON ANTONIO SANTIN
DA IMPUTATA A TESTIMONE
LA GRAZIA AL TEMPO DEL PIANO SOLO
ED OGGI?

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(Un campeggio estivo antifascista per giovani fino ai 30 anni è organizzato a Surčin, presso Belgrado, dal 6 al 9 agosto dall'Associazione partigiani e dall'organizzazione giovanile del NKPJ)


POZIV NA ANTIFAŠISTIČKI LETNJI KAMP

U saradnji sa organizacijom SUBNOR Beograda, od 6. do 9. avgusta u Bojčinskoj šumi u Surčinu, Savez komunističke omladine Jugoslavije (SKOJ) organizuje “Antifašistički letnji kamp, Bojčinska šuma 2013”.

Cilj održavanja manifestacije je jačanje antifašističke, patriotske i slobodarske svesti u redovima progresivne omladine kao i obeležavanje tradicija Narodnooslobodilačke borbe i partizanskog pokreta u Drugom svetskom ratu, predvođene slavnom Komunističkom partijom Jugoslavije (KPJ). U okviru Antifašističkog letnjeg kampa biće održana brojna predavanja, susreti sa borcima NOR-a, koncerti, video projekcije, promocija publikacija sa tematikom iz NOR-a i drugih oslobodilačkih ratova i izložba „Žene u NOR-u“.

Dnevni program kampa će trajati svakog dana od 7 do 18 sati, i moći će da mu prisustvuju svi zainteresovani dok će noćnom programu moći da prisustvuju samo prijavljeni za kampovanje. Svi antifašistički orijentisani omladinci i omladinke do 30 godina starosti, koji žele da učestvuju na “Antifašističkom letnjem kampu, 2013“ mogu da se jave na:

brojeve telefona:
064-086-04-92
061-156-61-21
email adresu: letnjiantifakamp@...

Sekretarijat SKOJ-a




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Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - ONLUS
https://www.cnj.it/
http://www.facebook.com/cnj.onlus/

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Aktivnosti Saveza Jugoslavena

* Novi - sedmi - broj casopisa Udruzenja "Nasa Jugoslavija" - Saveza Jugoslavena
* Zajednica Jugoslavena u Njemackoj
* Fondacija Za Ocuvanje Istorije, Kulture I Jezika Jugoslavena
* Edukativni skup Zajednice Jugoslavena u Stuttgartu


***

E' scaricabile online il bollettino n.7 - anno IV, maggio 2013 - della 
Associazione "La nostra Jugoslavia":

http://www.nasa-jugoslavija.org/Bilten-7.pdf

---

Objavljen je novi, sedmi po redu broj naseg casopisa "bilten"! Mozete ga pronaci na stranici: 
www.nasa-jugoslavija.org
Udruzenje "Nasa Jugoslavija"
Savez Jugoslavena


Sadržaj:

Pojam i osnovna obilježja moderne nacije

doc. dr. sc. Pavle Vukčević

Nacionalista je nikogović i kukavica

Danilo Kiš

Zaziv
Vladimir Nazor

Od*ebite iz moje spavaće sobe
Sanin 
Milavić

Jugoslaveni danas
Dalibor Tomić

Nova vremena
Berthold Brecht

Štafeta mladosti danas
Stevan Mirković, general u penziji


***

Da: Dalibor Tomic <dalibor  @...>
Data: 14 giugno 2013 22.54.32 GMT+02.00
Oggetto: Zajednica Jugoslavena
Rispondi a: Dalibor Tomic <dalibor@...>

Postovani,
 
na nasoj stranici (www.nasa-jugoslavija.org) moze se pronaci kratki izvjestaj sa skupstine Zajednice Jugoslavena u Njemackoj. Pored toga treba pogledati i sljedeca dva linka (vijesti su na njemackom jeziku), a ticu se predstojeceg predavanja studentskoj omladini u Stutgartu:
 
 
 
Srdacan pozdrav,
 
Dalibor Tomic
Udruzenje "Nasa Jugoslavija"
Savez Jugoslavena


***

Da: Nasa Jugoslavija <zajedno@...>
Data: 06 luglio 2013 12:25:04 CEST
Oggetto: Fondacija
Rispondi a: Nasa Jugoslavija <zajedno@...>

Postovani,

obavjestavamo te da je 04. jula 2013. godine sa radom pocela FONDACIJA ZA OCUVANJE ISTORIJE, KULTURE I JEZIKA JUGOSLAVENA. Pored Udruzenja "Nasa Jugoslavija" kao inicijatora i Saveza Jugoslavena kao neposrednog pratioca u ovaj projekat se ukljucilo drustvo "Josip Broz Tito" iz Banja Luke, kao i Zajednica Jugoslavena iz Njemacke.

Osnovni zadatak fondacije je rad na prikupljanju svih dostupnih materijala, arhivske gradje, literature, filmskih i tonskih zapisa, fotografije, letaka, plakata, predmeta... koji ukazuju na sve ono što su Jugoslaveni stvorili, inicirali, pokrenuli, ponudili, pripremili i koji svjedoce o svim pozitivnim, ali i negativnim pojavama (i njih je bilo) od rađanja ideje pocetkom XIX. vijeka, pa do danas, a sve u sluzbi buducnosti i ostavstine za nove generacije.

U danasnje vrijeme modernih komunikacionih sistema postoje jednostavniji putevi arhiviranja i razmjene pomenute gradje od klasicnog. Koristeci te mogucnosti svaki nas clan i/ili simpatizer moze se direktno ili indirektno ukljuciti u rad fondacije. U tu svrhu potrebno je da se javite sa zeljom da ucestvujete u projektu.

Za sva pitanja i objasnjenja obratite nam se na adrese:

zajedno@...

ili

savez-jugoslavena@...

 

Srdacan pozdrav,

 

Dalibor Tomic

Udruzenje "Nasa Jugoslavija"

Savez Jugoslavena


***

Da: Nasa Jugoslavija <zajedno@...>
Data: 21 luglio 2013 14:34:14 CEST
Oggetto: Edukativni skup Zajednice Jugoslavena u Stuttgartu
Rispondi a: Nasa Jugoslavija <zajedno@...>

Jugoslaveni u Njemackoj

 

Lijevi Centar u Stutgartu je u petak, 19.07.2013. godine bio domacin edukativnom skupu koji je, na inicijativu Zajednice Jugoslavena u Njemackoj, bio pripremljen za studente iz ovog njemackog grada. Tematsko vece pod nazivom "Jugoslaveni kroz istoriju" prikazano je kao kolaz predstavljen kroz dvije odvojene cjeline - radnicko samoupravljanje i Jugoslaveni kao zasebna nacionalnost. Nakon izlaganja clanova Zajednice Jugoslavena razvijena je interesantna diskusija - studente je zanimalo mnogo vise detalja o samoupravnom sistemu i odnosima unutar drustva u to vrijeme, te o istorijatu Jugoslavena kao nacionalnosti, razlikama izmedju drzavljanstva i nacionalnosti, kao i negativnom uticaju kleronacionalizma na danasnje drustvene odnose u regiji.

 

Nakon skupa je postavljeno pitanje organizovanja buducih predavanja ove vrste u drugim njemackim gradovima. O daljim koracima i aktivnostima Zajednica Jugoslavena u Njemackoj ce izvjestavati javnost putem medija. Svakako se nadamo daljoj saradnji.

 

Srdacan pozdrav,

 

Dalibor Tomic

Udruzenje "Nasa Jugoslavija"

Savez Jugoslavena




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(ovaj tekst na srpskohrvatskom: 


WHY SERBIA SHOULD NOT JOIN NATO

In the view of certain statements published recently that Serbia`s representatives may in recent future submit application for membership in NATO, the Belgrade Forum for a World of Equals, not withstanding possibility that such statements aim at testing Serbian public opinion, considers it necessary to draw the attention to certain facts.

NATO is military conquering alliance; Serbia is a peace loving country. 
NATO attempts to put under its control sources of energy, minerals and other natural wealth, to control geopolitically important territories and communications, to impose might above the right lead to global conflict with unpredictable consequences. Such strategy should be condemned and not condoned.
NATO ignores the fact that the era of the concept of uni-pollar world relations belongs to the past and that the process of multilateralization and democratization of international relations cannot be stopped. 
NATO conquering strategy represents source of serious threats to peace and security in Europe and the world.
During aggression on Yugoslavia (Serbia and Montenegro) 15 years ago, NATO destroyed Serbia, caused the death of about 4.000 persons, wounding about 10.000, mainly civilians, poisoned soil, water and air by missiles with depleted uranium. How many citizens had died in the meantime and how many of them will die as a result of the NATO use of depleted uranium, will hardly be established. 
Serbia`s adherence to NATO would mean amnestying the leadership of the Alliance of its responsibility for the war crimes and economic damage, as well as unforgivable sin towards human victims. 
Such a step would certainly jeopardize strategic relations with Russia being Serbia`s traditional friend, supporter and closest ally in two world wars. Maintaining strategic cooperation and mutual trust with Russia is of paramount importance for survival of Serbia as sovereign independent and prosperous state. 
NATO aggression, called “humanitarian intervention”, its continuation up to these days by other means, occupation of the Serbia`s state territory in order to establish a mafia state called “Republic of Kosova”, as well as repetition of the aggression in Afghanistan, Iraq, Libya, Mali, Syria and other countries – illustrate profound human, moral, political and economic crises of western civilization.
Elites of the leading western states came to the point that they see no other solutions for maintaining its privileged position and prosperity but to conquer and occupy other countries wealth by military force of NATO. The majority of the world community, however, is not ready to surrender but to defend freedom, sovereignty and territorial integrity.
Under the guise of the defender of, human rights, security of civilians, democratic values, in general, NATO has been violating basic principles of international law, imposing regime changes by force and provoking deaths and misery of civilians, only to serve the greedy interests of corporate capital of leading powers. Thus, NATO has become key factor of spreading militarism and totalitarian ideology.
EU has adopted NATO strategy and plans of expansion toward East, including installing of new so called anti-rocket bases towards Russia, as a common strategy.
Serbia`s foreign debt is extremely high; joining NATO would require buying new military hardware, therefore to further rise of the foreign debt and financial enslavements. 
NATO interventions in Afghanistan, Iraq, Libya and elsewhere have left deaths of civilians, refugees, divisions, civilian conflicts. The public is against Serbia`s involvements in such policy and operations; Serbia`s soldiers should not by dying for the alien greedy interests.
The public demands full respect of the will of 75% of Serbia`s citizens who are against membership in NATO. Reinforcing present official status of militarily neutrality is in the best interest of Serbia.

Belgrade, July 2013.
BELGRADE FORUM FOR A WORLD OF EQUALS




Da: anpi.vt @...

Oggetto: Repliche Drug Gojko estate '13 Tuscia

Data: 16 luglio 2013 16.44.47 GMT+02.00


Il Cp Anpi Viterbo è lieto di comunicare le repliche, nella Tuscia, del proprio spettacolo

DRUG GOJKO
di Pietro Benedetti, regia di Elena Mozzetta
In vista dell’uscita del testo presso l’editore Ghaleb, nell‘anno in cui Nello Marignoli di anni ne compie novanta.
Viterbo, Cortile di palazzo Gentili (palazzo della Provincia), giovedì 18 luglio, ore 21,00.
Montefiascone (Vt), piazza Frigo, lunedì 29 luglio, ore 21,00.
Capodimonte (Vt), piazza della Rocca, mercoledì 31 luglio, ore 21,00.
Latera (Vt), giovedì 1° agosto (ora e luogo da confermare).
Civitavecchia (Rm), Spazio cultura Marina, giovedì 8 agosto, ore 20,00.
 

E le stelle si poggiarono al suolo
Erano ali di insetti illuminate dai riflettori
Si sentiva vibrare il dolore di quella tragedia che la storia umana portava con sé
Solo un muro e il palcoscenico
Come nella vita dopo la guerra
Le mura e la città vuota che a caro prezzo pagava la sommessa commedia della libertà.
Veronica Pacifico, 13 agosto 2012
 

Drug Gojko (Compagno Gojko) narra, sottoforma di monologo, le vicende di Nello Marignoli, classe 1923, gommista viterbese, radiotelegrafista della Marina militare italiana sul fronte greco - albanese e, a seguito dell8 settembre 1943, Combattente partigiano nellEsercito popolare di liberazione jugoslavo. Lo spettacolo, che si avvale della testimonianza diretta di Marignoli, riguarda la storia locale, nazionale ed europea assieme, nel dramma individuale e collettivo della Seconda guerra mondiale. Una storia militare, civile e sociale, riassunta nei trascorsi di un artigiano, vulcanizzatore, del Novecento, rievocati con un innato stile narrativo emozionante quanto privo di retorica.

Scheda spettacolo e attore, dal sito Cnj: https://www.cnj.it/CULTURA/druggojko.htm




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Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - ONLUS
https://www.cnj.it/
http://www.facebook.com/cnj.onlus/

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Il seguente resoconto del viaggio di solidarietà di Non Bombe ma solo Caramelle - Onlus a Kragujevac si può scaricare nella versione completa (formato Word, corredata di fotografie) al link: https://www.cnj.it/AMICIZIA/Relaz0413.doc 
Anche le precedenti relazioni di Zastava Trieste / Non Bombe ma solo Caramelle - Onlus si possono scaricare alla nuova URL: https://www.cnj.it/NBMSC.htm
Gallerie fotografiche ed ulteriori informazioni sono riportate alla pagina facebook:
http://www.facebook.com/nonbombemasolocaramelle

Per approfondimenti si vedano anche:
* il report del segretario del Sindacato Unitario (JSO) della Zastava di luglio 2013, dedicato a privatizzazioni e povertà in Serbia:
* tutto il nostro archivio della documentazione rilevante sulle questioni economiche e sindacali:


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ONLUS Non Bombe ma Solo Caramelle - Trieste

DI RITORNO DA KRAGUJEVAC

Viaggio del 4-7 aprile 2013


Introduzione

Vi inviamo la relazione del viaggio svolto tre mesi fa a Kragujevac per la consegna delle adozioni a distanza che fanno capo alla ONLUS Non Bombe ma solo Caramelle e al Coordinamento Nazionale RSU CGIL.

Questi viaggi servono anche a verificare lo stato dei numerosi progetti che sono stati portati a termine e per la messa in cantiere di nuovi progetti.

Come sempre in questa relazione saranno presenti alcune fotografie per illustrare questi progetti; ne troverete molte di più per ogni singolo progetto sulla nostra pagina facebook

http://www.facebook.com/nonbombemasolocaramelle

Tutte le nostre informazioni vengono pubblicate regolarmente sui due siti che seguono; altri siti di tanto in tanto riportano le relazioni dei nostri viaggi oppure le schede informative che periodicamente inviamo.

Sul sito del Coordinamento RSU trovate tutte le notizie sulle nostre iniziative (a partire dal 1999) alla pagina:

http://www.coordinamentorsu.it/guerra.htm

I nostri resoconti sono presenti dal 2006 anche sul sito del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia, all'indirizzo:

https://www.cnj.it/NBMSC.htm


CRONACA DEL VIAGGIO; I PROGETTI IN CORSO



Giovedì 4 aprile 2013; in viaggio e l’arrivo al Sindacato


Ci ritroviamo alle 8 a Trieste per la partenza.

Siamo in cinque, Stefano da Fiumicello, Gabriella, Gilberto e Marco da Trieste, Lorena da Pordenone e quindi viaggiamo ben comodi (si fa per dire... viste le sospensioni) nel glorioso pullmino a nove posti della Associazione di Solidarietà Internazionale Triestina, che orami da dodici anni ci porta senza tanti problemi in questi nostri viaggi balcanici.

Il viaggio di andata si svolge senza inciampi; siamo ormai abituati a vedere poco traffico durante le lunghe ore che ci separano dalla nostra meta, ma mai come questa volta abbiamo incontrato un vuoto così assoluto in questa lunga autostrada che collega tante grandi città e attraversa molti Paesi. Il traffico commerciale è del tutto inesistente.

Finalmente incontriamo i nostri amici del sindacato nella loro sede. L’atmosfera è come sempre festosa, come se ci si fosse lasciati il giorno prima. Ci accolgono Rajko, Gordana, Dragan e Rajka. Rajko e Gordana sono rispettivamente il segretario e la vicesegretaria della organizzazione Jedinstvena Sindikalna Organizacija, il Sindacato con il quale collaboriamo ormai da 14 anni e che riunisce in una unica struttura organizzativa tutti i lavoratori iscritti al Sindacato Samostalni delle varie unità produttive nelle quali è stato smembrato il gruppo Zastava nel 2001.

Rajka e Dragan sono stati allontananti dal loro posto di lavoro nel febbraio 2011, dopo la pesante ristrutturazione della Zastava Auto seguita alla sua definitiva trasformazione in Fiat Auto Serbia.

Rajka era stata inserita nel gruppo di circa 100 lavoratori che si trovavano a due anni dalla pensione e inseriti nelle liste dell’Agenzia Nazionale per l’Impiego, con una indennità di disoccupazione pari a circa il 60% del salario precedente. Ora Rajka è in pensione da marzo scorso.

Dragan invece, essendo molto più giovane, è stato inserito insieme a circa altri 1000 lavoratori nelle liste dell’Agenzia Nazionale per l’Impiego; questi lavoratori hanno ricevuto un sussidio di 22000 dinari/mese per un anno e 19.000 dinari/mese per un successivo secondo anno indipendentemente da anzianità e qualifica. Ora questo sussidio di disoccupazione è terminato e Dragan si ritrova definitivamente disoccupato, senza salario e senza contributi.

Dragan ha sempre svolto il ruolo di informatico per l’ufficio adozioni, e la sua presenza è assolutamente necessaria per mandare avanti gli affidi e i progetti che sono in corso.

Rajka, che molti in Italia conoscono di persona, non è solo la NOSTRA interprete da sempre, ma è l’anima e la coscienza storica di tutte le nostre attività.

E' chiaro che senza di loro la nostra campagna di solidarietà materiale con i lavoratori di Kragujevac, in piedi ormai da 14 anni, sarebbe destinata a finire molto presto, tra l’altro in una fase come questa, in cui il modesto ma concreto aiuto che periodicamente portiamo diventa ancor più indispensabile.

Per questi motivi alcune delle associazioni italiane che intervengono a Kragujevac hanno deciso due anni fa di creare un apposito fondo, SENZA toccare il denaro destinato agli affidi, che integra in parte il reddito per queste due persone permettendo quindi di continuare l’attività dell’ufficio.

Dopo aver vuotato le valigie contenenti i medicinali e un poco di vestiario usato che abbiamo portato con noi prepariamo tutte le buste con gli affidi che saranno consegnati durante l’assemblea pubblica di sabato 6 aprile, organizziamo gli appuntamenti che avremo nei due giorni successivi ed infine consegniamo le due buste con i contributi per l’ufficio adozioni, per le quali ci viene rilasciata una regolare ricevuta.


Venerdì 5 aprile; la verifica dei progetti


Alle 9 il primo incontro è con tutti i segretari del Sindacato Samostalni di tutte le fabbriche dell’ex gruppo Zastava; è un incontro annuale che serve a verificare i rapporti e i progetti che la Jedinstvena Sindikalna Organizacija porta avanti con tutte le associazioni con cui è in contatto. L’incontro è stato fissato oggi in modo da permetterci di essere presenti.

La riunione avviene nella grande sala, quella in cui noi teniamo le assemblee per la consegna degli affidi a distanza; sulla parete dietro il tavolo della presidenza sono esposte molte bandiere, ricordo di alcune delle delegazioni sindacali e politiche e delle associazioni passate in questo posto a portare la solidarietà dei lavoratori italiani ai lavoratori di Kragujevac.

L’assemblea è piuttosto affollata: oltre ai delegati sindacali sono presenti vari amministratori locali e molti rappresentanti delle Scuole e degli Enti con i quali abbiamo collaborato in questi lunghi anni per realizzare tanti progetti.

[FOTO: Una parte delle bandiere]

Durante la riunione viene proiettato un lungo filmato, realizzato puttosto bene, che ricorda le tante cose fatte insieme.

Prendono anche la parola i rappresentanti di diverse associazioni, tra le ultime nelle quali sono stati realizzati progetti importanti; il nostro Stefano porta il saluto di Non Bombe Ma Solo Caramelle.

Ecco il suo intervento.

Parlo a nome delle associazioni italiane che voi avete ricordato nel bellissimo filmato che abbiamo appena visto.

Siamo molto commossi per tutti i vostri ringraziamenti.

Noi invece dobbiamo ancora chiedere scusa a voi perchè non siamo riusciti a fermare l’aggressione criminale della NATO contro di voi nel 1999.

Quello che siamo riusciti a fare è solo un po’ di solidarietà umana e questo lo facciamo volentieri perchè aiuta anche noi in realtà di sentirci meno colpevoli di abitare in uno dei paesi aggressori.

Quello che noi riusciamo a fare è solo una minima parte di ciò che bisognerebbe fare tra Paesi, popoli, governi, ma evidentemente le priorità in questo momento sono altre e non sono certo il benessere delle popolazioni e la pace tra i vari Paesi.

Mi piace essere oggi in un contesto come questo, in cui i rappresentanti dei lavoratori discutono del loro futuro, perchè se mi permettete mentre i padroni distruggono tocca poi sempre ai lavoratori ricostruire, materialmente e moralmente, il futuro per l’umanità.

Grazie ancora a tutti voi


Dopo questa assemblea siamo invitati a pranzo dall’assessore alla Pubblica Istruzione Dragoslav Milosevic insieme a una ampia delegazione del sindacato e alla dottoressa Jasmina Mnedovic, oncologa presso l’ospedale di Kragujevac e nuova assessora ai servizi sociali, con la quale certamente collaboreremo in futuro.

Discutiamo con lei della recrudescenza dei casi di tumore in Serbia e ci conferma che il loro numero è sicuramente in aumento, ma che nessuno compie studi epidemiologici seri su questi argomenti. Ci informa che il registro dei tumori esiste solo nella provincia della Vojvodina. Non c’è la volontà politica di affrontare le connessioni tra i tumori e le cause che li determinano.


L’incontro successivo è alla sede centrale della Scuola Primaria Jovan Popovic per la verifica del progetto sul superamento delle barriere architettoniche in molte scuole della città.

Questo progetto ci era stato presentato a ottobre scorso dalla assessora ai servizi sociali allora in carica Sladjana Boskovic, che ne aveva parlato con l’associazione Zastava Brescia per la Solidarietà Internazionale durante il loro viaggio di inizio ottobre, e successivamente con noi nel nostro viaggio di fine ottobre.

Kragujevac è la prima città della Serbia che sta avviando il progetto nazionale di inclusione sociale che prevede l’inserimento dei portatori di handicap nelle scuole normali.

Si voleva iniziare con il superamento delle barriere architettoniche che impediscono il libero accesso nelle scuole ai bambini in carrozzina, e su questo l’assessora Boskovic aveva chiesto il nostro aiuto, perchè non c’erano sufficienti risorse economiche. Si trattava di intervenire su 6 scuole, prevalentemente localizzate in periferia. Grazie alle rampe di accesso quei pochi gradini all’ingresso o dentro alcuni corridoi delle scuole non costituiranno più un problema e garantiranno a questi bambini una qualità di vita certamente superiore (anche dal punto di vista psicologico).

Ne avevamo discusso a fondo nel nostro direttivo e avevamo immediatamente accettato questo progetto, che corrisponde in pieno ai parametri che utilizziamo per valutare le proposte di collaborazione che ci vengono presentate: forte impatto sociale dei progetti, che devono andare incontro a reali bisogni di categorie deboli, e dai costi contenuti, affrontabili dalle (scarse) risorse della nostra associazione e di quelle che collaborano con noi.

Alla realizzazione del progetto hanno aderito anche la Associazione Zastava Brescia per la Solidarietà Internazionale con 3000 euro e la Associazione Mir Sada di Lecco; quest’ultima ha messo a disposizione 2500 euro devoluti da un loro socio per onorare la memoria della madre scomparsa da poco.

Penso che questa sia una ottima occasione per descrivere in dettaglio come arriviamo alla decisione di portare avanti i nostri progetti a Kragujevac, in nome sempre di valori molto precisi, il Lavoro, la Pace, la Libertà e la Solidarietà tra i lavoratori e tra i popoli.


E’ da molto tempo che realizziamo insieme a queste due associazioni, ma anche insierme ad altre (ABC solidarietà e pace di Roma, Aiutiamo la Jugoslavia di Bologna, Cooperazione Odontoiatrica Internazionale di Trieste, Misericordia della Bassa Friulana di San Giorgio di Nogaro, SPI CGIL di Brescia, Un ponte per di Roma, alcuni enti pubblici del Friuli Venezia Giulia), interventi presso strutture pubbliche e sociali che, grazie ai nostri contributi, tornano ad essere pienamente idonee alle loro finalità e restituiscono nuova dignità e consapevolezza di sè come gruppo sociale ai loro destinatari.

Le scuole, i centri sociali, le associazioni di tutela per persone portatrici di handicap fisici e mentali, i campi profughi, localizzati quasi sempre in zone popolari della città di Kragujevac, ci hanno visti presenti ed interessati a dare una mano per migliorare le condizioni di vita e di studio di chi li frequenta o vi abita.

Uno dei fatti positivi della nostra azione solidaristica è che i gruppi, le associazioni, i privati che hanno deciso di prendere parte attiva per contribuire a realizzare i tanti progetti, sono andati via via aumentando nel tempo.

Tutti ci siamo resi conto, infatti, che l' unione fa la forza - vecchia massima del movimento operaio - e, in particolare nel nostro caso di piccole associazioni e gruppi, abbiamo compreso che insieme, ognuno con quel poco o tanto che abbiamo a disposizione, riusciamo a fare quello che da soli non potremmo mai neanche lontanamente sperare... e difatti abbiamo fatto tanto.

L'abbiamo fatto obbedendo alla regola di partire dagli ultimi, che sono poi i lavoratori, le loro famiglie, i loro bambini, gli anziani dimenticati dallo stato e dalla società, gli invalidi, e via dicendo, cercando sempre di non creare discriminazioni tra gli umili, tra i poveri.

A volte le cose che facciamo dovrebbe farle il Comune, o i vari Ministeri (e su questo le discussioni al nostro interno sono a volte molto infuocate), spesso la nostra è una operazione di supplenza, ma se queste cose non le facciamo noi non le fa nessuno!


Tornando alla costruzione delle rampe, i preventivi ci sono stati presentati come sempre in modo molto dettagliato, per un totale di 12475 euro; le rampe saranno costruite seguendo le normative di legge.

Ecco l’elenco delle scuole interessate; sono tutte scuole primarie:

21 Oktobar

Svetozar Markovic

Dositej Obradovic

Dragisa Lukovic Spanac

Jovan Popovic

Miloje Simovic


I primi 8000 euro erano stati consegnati il 3 di gennaio, approfittando del passaggio a Trieste di una delegazione di adottanti di Torino che andava a consegnare le proprie quote di affidi.

In questa maniera si sono potuti realizzare durante l’inverno gli interventi in tutte le scuole, ed abbiamo ricevuto durante il tempo una documentazione fotografica assai ampia dello stato dei lavori che sono terminati a marzo, anche se il denaro necessario non era stato tutto versato.

Durante la visita alla Scuola Popovic consegniamo la quota mancante di 4275 euro a Rajko, che ricordo è il segretario del Sindacato, perchè per noi il nostro referente locale a Kragujevac per tuttti gli interventi è sempre il Sindacato, che si fa garante della corretta gestione dei fondi e della esecuzione dei lavori, e rilascia le dovute ricevute.

Riceviamo anche le fatture emesse a nostro nome dalla ditta costruttrice.

Alla Scuola Popovic sono state costruite due rampe, la prima per superare una scala interna e l’altra per facilitare l’ingresso alla palestra.

Consegniamo una bandiera della Pace bilingue al Preside della Scuola e sarà esposta nell’atrio, a ricordo del nostro intervento, così come la targa posta a fianco ad una delle rampe.

Vi allego alcune delle foto relative alla Scuola Jovan Popovic, e metteremo a breve sulla pagina Facebook della nostra ONLUS foto relative a tutte le Scuole.

[FOTO: La scala interna / Ingresso alla palestra]

Naturalmente non possiamo visitare tutte le scuole, ci vorrebbe troppo tempo, ma probabilmente nel prossimo viaggio di ottobre faremo una riunione con tutti i direttori, gli insegnanti e delegazioni di genitori e di alunni.

[FOTO: Ecco le nuove rampe / La consegna della bandiera al Direttore / La targa ricordo]


Ci aspetta ora una visita alla Associazione Malati di Sclerosi Multipla e Cerebrolesi.

Conosciamo da molti anni questa associazione ed abbiamo collaborato con loro intensamente.

A ottobre 2008 la Misericordia della Bassa Friulana di San Giorgio di Nogaro aveva regalato loro (per nostro tramite) un pullmino dotato di sollevatore elettrico per il trasporto di invalidi in carrozzina, e poi avevamo restaurato la loro sede e realizzato, partendo da zero, una piccola ma assai fornita palestra per fisioterapia riabilitativa. Questi interventi erano iniziati nel marzo 2009 e ad ottobre avevamo festeggiato l’inaugurazione dei nuovi locali alla realizzazione dei quali avevano partecipato molte associazioni.

Ed è anche per questa palestra che siamo qui.

La ONLUS ABC Solidarietà e Pace di Roma ci ha chiesto di consegnare per loro conto la cifra di 400 euro per l’acquisto di un nuovo strumento medicale (denominato Vibro Power) per la palestra.

Consegniamo alla nostra amica Jasmina Brajkovic, presidente della associazione, questa cifra.


C’è anche una seconda consegna da fare.

Un anno fa una associazione di adottanti di Torino ci aveva segnalato una caso assai difficile tra i ragazzi a loro affidati; ecco la storia.

Djordje Milic ha quindici anni e a 11 mesi di vita era stato colpito da meningoencefalite che lo aveva reso tetraplegico.

La sua famiglia non ha grandi risorse... e Djordje fino ad ora era stato trasportato in un passeggino in plastica per bambini molto piccoli. Sta crescendo, è diventato intrasportabile, e la famiglia ha chiesto se era possibile trovare una carrozzina per lui.

Per queste persone con queste patologie gravissime le carrozzine devono essere costruite su misura, e sono MOLTO costose, il prezzo è inarrivabile per i Milic.

L’associazione Zastava Brescia ha deciso di occuparsene; sono stati ricevuti alcuni preventivi da ditte diverse ed alla fine è ne è stata scelta una che avrebbe fabbricato la carrozzina per un costo di circa 2200 euro. E’ stata aperta una sottoscrizione; una parte della spesa è stata coperta dal sindacato dei pensionati SPI CGIL di Brescia, da alcuni donatori privati che hanno risposto all’appello di Zastvava Brescia; noi di Trieste dobbiamo ringraziare profondamente la Comunità Serbo-Ortodossa della nostra città che ha contribuito a questo progetto con 750 euro.

La carrozzina era stata trasportata a Trieste da una persona che passava di qui, in modo da risparmiare sulle spese di spedizione.

Consegniamo questa carrozzina al padre di Djordje nella sede della Associazione Malati di Sclerosi Multipla, la commozione è tanta...

[FOTO: La carrozzina / Il padre di Djordje firma la ricevuta]


La giornata si conclude con la consegna dei fondi per la realizzazione di due altri progetti.

Si tratta della ristrutturazione delle sedi di due associazioni, che avevamo visitato ad ottobre 2012 e che poi avevamo deciso di aiutare in questi lavori insieme alla associazione Zastava Brescia.

La prima è la Associazione per una Vita Autonoma, che ha circa 60 iscritti, di cui più di 40 invalidi costretti in carrozzina; la sede serve come centro di aggregazione per queste sfortunate persone; si tratta di un locale di proprietà pubblica che presenta il grave inconveniente di avere la porta dei servizi igienici troppo stretta per permettere i passaggi delle carrozzine. Insieme all’allargamento di questa porta gli utenti del Centro vorrebbero realizzare un piccolo locale da adibire ad ufficio della associazione. Per il resto i locali sono in buone condizioni, così come gli arredi.

La spesa complessiva per realizzare questi lavori è di 1800 euro, che consegniamo a Rajko.

L’altro ente che a ottobre scorso ci aveva chiesto aiuto è la Associazione Vittime Civili di Guerra, fondata nel 1973: riunisce le persone che a partire dalla seconda guerra mondiale fino ai bombardamenti NATO del 1999 hanno subito danni fisici da questi eventi. Hanno quasi 100 soci in tutta la regione della Sumadija e si occupano soprattutto di tutelarne i diritti pensionistici e sanitari. La sede della associazione è priva dei servizi igienici, pur essendo presenti tutti gli attacchi idraulici necessari. Si presenta inoltre in pessime condizioni generali, è molto tempo che per mancanza di fondi non viene effettuata nessuna manutenzione.

Anche per questa associazione interveniamo insieme a Zastava Brescia e consegniamo a Rajko i 3000 euro per eseguire i lavori, secondo i preventivi che ci sono stati consegnati.

Potrete vedere le foto di questi lavori nella nostra pagina facebook.


Sabato 6 aprile 2013


E’ la giornata dell’assemblea della consegna degli affidi a distanza.

Prima però, come sempre, abbiamo un lungo incontro con i delegati sindacali della Fiat Auto Serbia (FAS), per fare il punto della situazione di questa fabbrica. Incontriamo Zoran Markovic, segretario sindacale del Samostalni in FAS. Inseriremo le cose che ci hanno raccontato nella relazione che descrive la situazione economica attuale e le prospettive del Paese.

Quando finiamo questa riunione troviamo come sempre, e come sempre è un colpo al cuore, centinaia le persone che con pazienza ci stanno aspettando davanti all’ingresso della grande sala dove si distribuiranno le quote, nella storica palazzina della direzione della Zastava.

Queste persone probabilmente non leggono i giornali serbi e italiani che descrivono Kragujevac, perchè altrimenti non sarebbero qui, ma a festeggiare il magnifico Eldorado in cui l’arrivo della Fiat ha trasformato la loro città. Ma questa è la città ideale.

No, per loro, per i nostri amici e le loro famiglie, la realtà è un’altra: vivono sì a Kragujevac, ma nella difficilissima città reale, dove la disoccupazione è quasi al trenta per cento; se sono senza lavoro resteranno molto probabilmente ai margini della sopravvivenza e nessuna vaghissima (e sempre rimandata) promessa di ingresso nella comunità europea riuscirà a tramutare in condizioni di vita dignitose le loro speranze. Se invece hanno la fortuna di lavorare il loro salario è poco più 300 euro al mese. E tutto questo in un paese europeo che poteva aspirare ad un futuro normale, prima di essere distrutto dai bombardamenti dei civilissimi Paesi aderenti alla NATO. Tra cui, non dimentichiamolo mai, l’Italia.

Come ogni volta mi fa male vedere i volti di questi bambini, di questi ragazzi, di questi adulti che attendono di essere chiamati per ricevere la busta con l’affido e firmare la ricevuta.

Non siamo dei benefattori, ma donne e uomini solidali, ma sarà chiaro questo concetto? Non siamo lì con l’ipocrisia di fare genericamente del bene, ma sarà chiaro?

Questi concetti vengono ribaditi con forza da Rajko e da me negli interventi iniziali di saluto, viene chiaramernte ricordato che noi siamo qui perchè crediamo in valori molto precisi, il Lavoro, la Pace, la Libertà e la Solidarietà tra i lavoratori e tra i popoli, e siamo convinti che la solidarietà e l’unità tra i lavoratori è il bene più grande che abbiamo nelle nostre mani.

Da tutti i nostri amici c’è un saluto, un abbraccio, una stretta di mano, regali da portare alle famiglie italiane; molti vogliono raccontarci dei loro problemi e vogliono sapere notizie sulle famiglie italiane donatrici.

Durante questa assemblea distribuiamo 159 quote di affido (per la maggior parte quote pari ad un semestre) per un totale di 27385 euro; malgrado le difficoltà legate ad alcune rinunce, alle quali fa fronte la ONLUS con i fondi propri (che però si assottigiano sempre più) riusciamo anche questa volta a aprire 1 nuovo affido.

Inoltre consegniamo due quote (430) provenienti da due sottoscrittori della Associazione Most Za Beograd di Bari.


Un nuovo progetto: la Scuola Primaria nel villaggio di Bukorovac.

Con l’assemblea di consegna di solito chiudiamo il nostro viaggio; in questa occasione non è così perchè non siamo ancora riusciti a svolgere tutto ciò che era stato pianificato di fare.

Così, dopo aver caricato sul pullmino le valigie con i regali da portare in Italia, ci inoltriamo per una tortuosa, stretta e dissestata strada di campagna, attraverso le colline che circondano Kragujevac.

Dopo una decina di chilometri arriviamo un un piccolo villaggio, Bukorovac, una manciata di case sparse. Qui c’è una piccola scuola primaria, che fa parte del circolo didattico Vuk Karadzic di Kragujevac, lo stesso circolo da cui dipende la scuola nel campo profughi di Trmbas dove siamo intervenuti due anni fa.

Ci attendono molte persone: il Direttore e tutti gli insegnati del circolo, alcuni abitanti, i rappresentanti di una associazione ecologica che utilizza questa scuola e il suo giardino come base per le proprie escursioni, alcuni amministratori locali.

La scuola è un edificio a un piano, in mezzo a un grande prato.

L’interno è suddiviso in due aule e un ingresso per circa 150 metri quadrati di superficie.

Tutto l’edificio si presenta in condizioni assai precarie, manca da decenni qualunque manutenzione.

Quello che colpisce di più è che manca l’acqua corrente e che i servizi igienici (semplici pozzi neri) sono all’esterno, a circa trenta metri dalla scuola. Il riscaldamento è fornito da una vecchia stufa a legna posizionata in una delle due aule.

La scuola è frequentata da una quindicina di bambini in una unica pluriclasse dalla prima alla quarta elementare. Conosciamo da alcuni anni la maestra che attualmente li segue, perchè insegnava nella Scuola di Trmbas durante il nostro primo sopralluogo nel campo profughi.

I rappresentanti della associazione ecologica di Kragujevac ci garantiscono che, nel caso noi si decida di intervenire, si faranno carico dell’allaccio dell’acqua utilizzando una fonte poco distante, che si trova più in alto della scuola stessa e quindi senza grandi difficoltà di trasporto. Inoltre rimetterebbero in sesto il giardino, che è piuttosto incolto.

Di questo possibile progetto ci erano state date alcune informazioni di massima poco prima della nostra partenza da Trieste; avevamo ricevuto alcune foto ma non il preventivo dei lavori, se non una indicazione piuttosto generica che il costo complessivo si sarebbe aggirato intorno ai 7000 euro.

Il direttivo della nostra associazione ne aveva discusso, delegando a me e a Stefano l’incarico di verificare in loco la fattibilità.

Questi sono gli interventi che preferiamo, perchè si rivolgono ai più deboli, i bambini, a comunità fortemente svantaggiate che non riescono a trovare un riconoscimento dei loro diritti. E' chiaramente una operazione di supplenza rispetto agli enti pubblici, ministeri o Comune, che dovrebbero occuparsi di queste cose, ma poichè questi tipi di interventi pubblici sono inesistenti (sia per disinteresse politico sia per oggettiva mancanza di fondi) se non intervenissimo questi diritti continuerebbero ad essere negati.

Dopo aver verificato la situazione decidiamo di derogare dalle nostre procedure abituali (decidere di intervenire per un progetto solo dopo lunghe e attente valutazioni e solo dopo aver ricevuto i preventivi dei lavori) e lasciamo immediatamente a Rajko 2000 euro per poter iniziare.

Inoltre prendiamo una decisione importante, che farà senz’altro aumentare i costi ma che renderà certamente più dignitosa la situazione degli alunni: costruiremo un bagno all’interno della scuola usando una porzione dell’ingresso.

I preventivi ci giungeranno successivamente, dopo questo viaggio, durante la primavera (per un costo totale di 8600 euro), e l’Associazione Zastava Brescia deciderà di unirsi a noi:

Anche l’associazione Mir Sada di Lecco si unirà, decidendo di acquistare le lavagne.

Inoltre il Comune attraverso l’assessore Milosevic ha dichiarato che acquisterà gli eventuali arredi necessari.

Con questo nuovo progetto termina il nostro viaggio tra i nostri (quasi tutti ex) lavoratori serbi nel cuore dell’Europa civile...


Il giorno dopo rientriamo in Italia, e inizieremo a preparare il prossimo viaggio con la stessa determinazione e convinzione con cui abbiamo preparato tutti i precedenti.

Grazie a tutte/i voi per il sostegno che date a questa campagna solidale!

[FOTO: La facciata della scuola di Bukorovac / I servizi igienici esterni / Le finestre / I muri / Le porte]


CONCLUSIONI


In Serbia l’occupazione complessiva è sempre in discesa, il potere di acquisto dei salari e soprattutto delle pensioni è in costante diminuzione, non si vedono speranze per i giovani che sono costretti ad emigrare, soprattutto se dotati di una buona formazione scolastica.

La nostra ONLUS tiene duro, consapevole della responsabilità che si è assunta insieme alle altre associazioni italiane con cui collaboriamo ed al Sindacato dei lavoratori Zastava.

Riusciamo a mantenere pressochè inalterato il numero di affidi in corso, mentre abbiamo ampliato il numero di progetti che vanno incontro a reali bisogni sociali della popolazione di Kragujevac, e che lo stato di povertà della città non permette di soddisfare, nel campo della scuola, della sanità, del disagio fisico e mentale, in tutto ciò che può regalare una piccola speranza alle nuove generazioni.

Sappiamo bene che le condizioni materiali stanno deteriorandosi sempre più anche qui da noi in Italia, ma siamo anche sicuri che i nostri sostenitori si rendono conto delle gravissime difficoltà che i lavoratori della Zastava e le loro famiglie continuano a sopportare, e che di conseguenza non mancheranno di sostenere la campagna di affidi, perchè la crisi non deve minare la solidarietà tra lavoratori e popoli, ma anzi rafforzarla, non deve dividere, ma unire, in nome di una globalizzazione dei diritti che, unica, può impedire le guerre tra i poveri e la disgregazione sociale.


ONLUS Non Bombe ma Solo Caramelle

Sede legale: Via dello Scoglio 173 I-34127 Trieste

Codice Fiscale 90019350488


Coordinate bancarie: Banca di Credito Cooperativo del Carso, Filiale di Basovizza,

Via Gruden 23, I-34149 Basovizza-Trieste

Codice IBAN IT18E0892802202010000021816

intestato a ‘’Non bombe ma solo caramelle –ONLUS’’


www.facebook.com/nonbombemasolocaramelle


Trieste, 8 luglio 2013





http://www.beoforum.rs/en/comments-belgrade-forum-for-the-world-of-equals/312-diplomatic-sources-putin-tells-g8-qyou-want-asad-to-resign-look-at-the-leaders-youve-made-in-the-middle-eastq.html


By Dawud Rimal

Beirut: A diplomatic source has reported that the West has been discussing for some time the issue of the escalating role of Islamists in Lebanon and the Arab countries. The source reports that this discussion might wind up concluding that there is a need to rein in the role of the Islamists. It is along this line of thinking that the West has been encouraging the Lebanese regular army since the 'Abra Battle. [A two-day battle between Lebanese regular army forces and the gang of a Sunni Salafi Shaykh Ahmad al-Asir 'Abra near the southern Lebanese city of Sidon in late June 2013. Translator's note.]

The diplomatic source reports that the changes underway in Egypt were expected by the Western countries and that the leaders of the G8 discussed the matter of Islamists coming to power in a number of Arab countries, including Egypt, in their recent meeting in Northern Ireland. [The Group of Eight or "G8" (Britain, Canada, France, Germany, Italy, Japan, the USA, and Russia) met in Lough Erne, Northern Ireland, on 17-18 June 2013. Translator's note.]

The diplomatic source reports that during that G8 meeting, Russian President Putin delivered a long intervention on that subject.

The prominent European diplomatic source reports that in his statement, the Russian President addressed the leaders participating in the G8 meeting, saying:

"You want President Bashshar al-Asad to step down? Look at the leaders you've made in the Middle East in the course of what you have dubbed the "Arab Spring." Now the peoples of the region are rejecting those leaders. The revolution against Muhammad Mursi in Egypt continues and anybody who knows the character of Egyptian society is aware of the fact that it is a deeply rooted secular society of varied cultures and civilizations with a history of advanced political activity. It will never accept attempts to impose things upon it by force. As to Receb Tayyib Erdoğan [in Turkey], the street is moving against him and his star is beginning to wane. In Tunisia the Muslim Brotherhood-Salafi rule that you formed there is no longer stable and the fate of Tunisia won't be very far from the army seizing power, because Europe will never accept chaos on its borders and Tunisia is an entry way to Europe." (Putin said this before the Chairman of the Joint Chiefs of Staff of Tunisia resigned to declare his candidacy for president of the republic. Note by as-Safir.)

Putin went on: "You have spread anarchy in Libya after Mu'ammar al-Qadhdhafi. Nobody can put together an authority capable of working to rebuild the state there. Yemen after the departure of 'Ali 'Abdallah Salih lacks stability in government and there is no peace in the streets. Military and security unrest continues to prevail in all the regions of the country. As to the Persian Gulf, the whole area from Bahrain to the rest of the states there is sitting atop a volcano," Putin said.

The diplomatic source reported the Russian President as saying: "You want Russia to abandon Asad and his regime and go along with an Opposition whose leaders don't know anything except issuing fatwas declaring people heretics, and whose members - who come from a bunch of different countries and have multiple orientations - don't know anything except how to slaughter people and eat human flesh. You use double standards and approach the crisis in Syria using summer and winter styles under one roof. You lie to your own peoples so as to further your interests. This is none of our business. But it is impermissible for you to lie to us and to the countries and peoples of the world, because the international stage is no longer yours alone. Your ability to monopolize it the way you did two decades ago is now gone for good."

Putin continued: "In Syria all of you are standing on the side of the forces that for the last 10 years you have claimed to be fighting against under the rubric of 'fighting terror.' Now today you are with them, helping them to take power across the region. You declare that you're going to arm them and work to facilitate sending their fighters to Syria to bring it down, weaken it, and break it up." Putin asked, "In God's name what kind of democracy are you talking about? You want a democratic regime in Syria to take the place of the Asad regime, but are Turkey and the countries you're allied with in the region blessed with democracy?"

Putin addressed US President Obama specifically, saying: "Your country sent its army to Afghanistan in the year 2001 on the excuse that you are fighting the Taliban and the al-Qa'idah Organization and other fundamentalist terrorists whom your government accused of carrying out the 11 September attacks on New York and Washington. And here you are today making an alliance with them in Syria. And you and your allies are declaring your desire to send them weapons. And here you have Qatar in which you [the US] have your biggest base in the region and in the territory of that country the Taliban are opening a representative office."

Putin turned to the President of France [François Hollande] to ask, "How can you send your army to Mali to fight fundamentalist terrorists on the one hand, while on the other you are making an alliance with them and supporting them in Syria, and you want to send them heavy weapons to fight the regime there?"

British Prime Minister David Cameron came in for some of Putin's sharpest remarks, when the Russian President told him: "You are loudly demanding that the terrorists in Syria be armed and yet these are the same people two of whom slaughtered a British soldier on a street in London in broad daylight in front of passers by, not caring about your state or your authority. And they have also committed a similar crime against a French soldier in the streets of Paris."

The diplomatic report indicates that the leaders gathered at the summit were surprised then when German Chancellor Angela Merkel supported every word that Putin said in his address. She declared her rejection of any solution in Syria other than a peaceful one, saying "because the military solution will lead Syria and the whole region into the unknown." She strongly opposed arming the Syrian Opposition, "so that these weapons don't get into the hands of the terrorists who plan to use them in attacks against cities in the European Union." She also indicated that she did not want to see some of her European partners getting involved in military and political adventures that would only serve to further deepen their financial and economic deficits, "because Germany is no longer able to serve as a financial and economic rescue line for those countries in order to help cover up their mistakes."


As-Safir newspaper, No 12522, Saturday, 6 July 2013.




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Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - ONLUS
https://www.cnj.it/
http://www.facebook.com/cnj.onlus/

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Il progetto di oleodotto strategico USA-UE, "Nabucco", è seriamente in crisi dopo il ritiro dell'Azerbaigian, che ha annunciato che userà piuttosto la tratta trans-adriatica. Ne risulta così favorito il progetto alternativo, detto "South Stream", sponsorizzato dalla Russia e che passerà anche per la Serbia.
Vedi anche: L'Azerbaigian si ritira dal Nabucco
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The Nabucco West Project Comes to an End


Stratfor
  
субота, 13. јул 2013.

Azerbaijan's decision to transport its natural gas via the Trans-Adriatic Pipeline instead of the proposed Nabucco West pipeline will create new challenges for countries through which Nabucco West would have passed. The energy consortium that is developing Azerbaijan's Shah Deniz II field, which will supply natural gas to Europe, officially announced the decision June 28. On the day of the announcement, Stratfor wrote that Azerbaijan's preference for the Trans-Adriatic Pipeline probably was a compromisemeant to placate Russia, which wants to continue dominating the energy market in Central Europe, while securing access to natural gas export markets beyond Turkey. But the decision also means that the Nabucco West project probably will die, and its death will affect the competition between the West and Russia for primacy in the region. Hungary and Bulgaria will continue to be highly dependent on Russian energy, while Romania will intensify its efforts to develop its own energy reserves.
Analysis
The Nabucco West pipeline, which was backed by the European Union, is a smaller version of the Nabucco project, a massive pipeline that would have linked Turkey's Eastern Anatolia region to Austria. Nabucco West would have delivered non-Russian Caspian natural gas to Central and Southern European countries that have been looking for a way to circumvent Russia, which they believe was bullying them with its energy resources. The pipeline would have started at the Bulgaria-Turkey border and passed through Romania and Hungary before culminating in Austria.
For its part, Russia already is planning to build a pipeline through the route known as the Southern Corridor to service Central and Southern European markets. Known as the South Stream natural gas pipeline, the project will run from Russia through the Black Sea into Bulgaria, and from there it will traverse Serbia, Hungary, Slovenia and Italy.
Bulgaria and Hungary
If Nabucco West is shelved -- as we expect it to be -- its would-be transit countries will be affected in radically different ways. For Bulgaria and Hungary, the two countries involved in both projects, an end to Nabucco West likely means an end to the balancing act they had been performing with Moscow and Brussels. For the past two years, Hungary and Bulgaria have benefitted from competition between the two pipeline consortia. Moscow gave Sofia and Budapest several incentives, including contract discounts, for their support of the South Stream pipeline at the expense of Nabucco West. The incentives notwithstanding, these two countries now find themselves nearly wholly dependent on Russian natural gas imports for the foreseeable future.
The end of Nabucco West validates a key geopolitical trend Stratfor identified long ago: As the European Union weakens, Russia is encroaching on Central Europe through commercial means.
Romania
Romania is perhaps even more concerned about its future after Nabucco West. Originally excluded from the South Stream project in favor of Bulgaria, Romania now finds itself without an EU-backed intercontinental pipeline project. Nabucco West could have helped Romania economically through infrastructure investment and transit tariffs. More important, it could have strengthened the fraying ties between Bucharest and the core of the European Union.
Interestingly, the end of Nabucco West could prompt Bucharest to expedite the development of its own energy resources. Romania has some of the largest hydrocarbon reserves in Europe. The country traditionally has been an oil and natural gas producer, but depleting fields have forced Bucharest to curb production. Romania still has vast untapped unconventional gas plays (shale in particular) and significant offshore deposits that have only recently been exploited. The loss of Nabucco West could be the impetus Romania needs to develop its energy reserves -- a process that has suffered from the country's political upheavals.
Of course, Romania lacks the money and the technology to pursue offshore and unconventional deposits by itself. Bucharest will have to try harder to attract foreign partners. We expect the government to allow greater participation of foreign firms -- probably through joint ventures -- while asserting more control over the energy resources themselves. Western and Russian firms already have shown interest in developing one of the more attractive "new" energy markets. Western firms hope to turn a profit from Romania; Russian firms want to mitigate the threat Romania poses as a potential rival to its energy dominance in the region.
Romania is only one component of a much larger competition between the West and Russia for primacy in Central Europe. The decision to proceed with the Trans-Adriatic Pipeline does not determine the outcome for Bulgaria and Hungary -- they can still balance between the West and Russia somewhat -- but it does ensure a long complex competition over these countries.




European Union’s Nabucco pipeline project aborted


By Clara Weiss 
13 July 2013

The Nabucco pipeline project, which was to have transported gas from the Caspian Sea to Europe in order to bypass Russia, has been cancelled.

The pipeline, sponsored by the European Union (EU), had already been reduced last summer in length from the original 3,900 km to 1,300 km. The eastern section, which was to have run from Azerbaijan across Georgia and Turkey to the Bulgarian border, was abandoned. Instead, the Trans Anatolian Pipeline (TANAP), funded by Azerbaijan and Turkey, is due to come into operation in 2018.

Nabucco-West, which was to have carried gas from Turkey to Austria, through Bulgaria, Romania and Hungary, was the only remaining part of the original project. At the end of June, it was announced that this project would also be dropped.

The Shah-Deniz II consortium, which runs the largest gas field in Azerbaijan, awarded the contract for the transportation of gas to the Trans Adriatic Pipeline (TAP), which runs through Greece and Albania and under the Adriatic Sea to Southern Italy. This route is 500 km shorter than that proposed by Nabucco-West.

The failure of the Nabucco project was due to a combination of geopolitical factors and business considerations.

Although the TANAP and TAP pipelines will reduce Europe’s dependence on Russian supplies of gas, its capacity of 10 billion cubic metres of gas per year is only around one third of the amount Nabucco was to have carried. This equates to just 1 percent of Europe’s total demand. And while Nabucco was a joint European project, Turkey and Azerbaijan are behind TANAP and TAP.

The decision to abandon Nabucco was not taken in Brussels, but in Baku. According to reports in the Russian media, the Shah-Deniz II consortium invited representatives of the Nabucco and TAP projects to the Azerbaijani embassy in Budapest, where the decision in favour of TAP was announced.

The Austrian firm OMV, which had promoted Nabucco for years, will be affected most by the decision, as well as Bulgaria’s BEH, Romania’s Transgaz, and the Hungarian firm FTSZ. These firms would all have profited from the transport of gas. The German firm RWE, which had been heavily involved in support of Nabucco, withdrew from the project some time ago.

Rival firm E.on is part of the competing project, together with the Swiss concern AXPO and Norway’s Statoil. The latter in turn controls 25.5 per cent of the Shah-Deniz consortium, which awarded the contract to TAP.

The second major part owner of Shah-Deniz is BP, which also controls 25.5 per cent. In addition, the Azerbaijani state-owned SOCAR (10 per cent), France’s Total, the Russian firm LUKOIL, the Iranian State Oil Company (NIOC), and the Turkish firm TPAO are all involved.

Planning for Nabucco began in 2002. From the start, the pipeline was a joint European and American project aimed at undermining Russian influence over the European continent by reducing Russian energy imports. Europe currently obtains 36 per cent of its gas and 20 per cent of its oil from Russia.

From a technical standpoint, however, the project never got very far. In 11 years, no country could be found to be an energy supplier. Iran, Turkmenistan, Egypt and Iraq all pulled out, and Azerbaijan finally rejected the idea.

Responding to Nabucco, Russia built the North Stream pipeline, which has been exporting gas from Russia under the Baltic Sea to Germany since 2011. In this way, it has bypassed transit countries such as the Ukraine and Belarus. The pipeline now has two lines and could possibly be expanded in the coming years, even though it is currently only supplying gas at half of its capacity.

In addition, Russia took on the South Stream project in 2007, which is to export gas from Russia, under the Black Sea and through the Balkans to western Europe. Work on South Stream began in December 2012, and it should be completed by 2018. The pipeline will be capable of supplying 63 billion cubic metres of gas per year.

Although representatives of the EU and the US state department declared their support for the decision in favour of TAP, it is a defeat for the EU. It shows how divided member states are over questions of energy and foreign policy. Until recently, there was no unanimous agreement among EU states to build the Nabucco pipeline.

In Germany, which is economically dependent on Russia but orients politically to Washington, there have been sustained conflicts for years over energy policy and relations with Russia. Germany obtains 40 per cent of its gas from Russia and is its most important trading partner in the EU. Questions of foreign policy orientation and the importing of energy from Russia played an important role in the disintegration of the Social Democratic Party (SPD)-Green governing coalition in 2005.

While former chancellor Gerhard Schröder (SPD) backed Russia’s NorthStream pipeline, Joschka Fischer of the Greens called for greater independence from Russian energy imports. In 2009, Fischer became a consultant to the Nabucco consortium. After his election defeat, Schröder became chairman of North Stream’s board of management. In April 2012, SPD politician Henning Woscherau was elected chairman of the board of directors of the South Stream project.

The question of Russian energy supplies also caused divisions throughout the EU. Last year, Hungarian president Victor Orbàn announced his country’s exit from the Nabucco project after differences with the EU over the state budget. Hungary has continued to participate in South Stream, however.

The increased independence of Turkey from Moscow was one of the main goals of the southern route from the outset. Turkey is one of the largest importers of Russian gas, but at the same time is a key political partner of NATO and the EU in Eurasia and the Caspian region. The route will now not be built under the direction of the EU, but instead primarily under the control of Turkey and Azerbaijan. The laying of the TANAP and TAP pipelines will increase the geopolitical importance of these two countries as EU energy partners.

The failure of the Nabucco project was also caused by the fact that it has not appeared economically viable for some time.

Gas expert Rudolf Huber described Nabucco in the Austrian daily Standardas “a relic from the past,” when the expanding market for gas made investment in long-range pipelines more or less secure. Due to the recession, the demand for gas has declined by more than 11 per cent since 2009. It is not currently clear if the supplies from TAP are required.

Through the development of shale gas in the United States, and the growing significance of liquefied gas, the demand on the energy market specifically for natural gas has dropped.

In eastern Europe, where the Nabucco pipeline was to have supplied gas from the Caspian region to countries that are highly dependent on Russian gas, governments are seeking to develop the production of shale and liquefied gas.

The decline in demand for natural gas and the increased importance of shale and liquefied gas has seen the position of Russia’s energy supplier Gazprom sharply weaken. Last year, gas exports to Europe from Gazprom dropped by 10 per cent. In 2012, Norway sold more gas to the EU than Russia for the first time. The growing role of Azerbaijan as an energy supplier for the EU and the TAP will see this tendency intensify.

In comparison with Nabucco-West, TAP emerged as a better business prospect due to the smaller number of transit countries. This reduced the costs and political risks involved in the business. Almost two thirds of TAP will run over Greek territory.

Greek prime minister Antonis Samaras hailed TAP in a statement as “The most important and most positive development in the last ten years for our country.” According to Samaras, TAP will put Greece “on the international energy map.”

Through the EU’s austerity measures, Greece has been forced to privatise the state-controlled energy company DEPA, as well as the state gas provider DESFA. DESFA was bought a few weeks ago by the Azerbaijani state company SOCAR, which is also involved in delivering gas for TAP.

While it currently obtains the majority of its gas from Russia, Greece will likely soon become one of the largest importers of gas from Azerbaijan. More than three quarters of Greek gas and 40 per cent of its oil imports currently come from Russia.

The Albanian government also welcomed the project as a sign of the growing geopolitical role of the country. But according to analysts, a worsening of the economic crisis, above all in Greece, could place the completion of the TAP project in doubt.