(srpskohrvatski / italiano)
5 ottobre 2000-2013: Golpe atlantista in Serbia
1) Milena Arežina - Istina o petom oktobru 2000
2) Gregory Elich: Guerra segreta. L’intervento USA e UE in Jugoslavia (2002, estratti)
3) Belgrado, 2 ottobre 2000. Il Presidente Milosevic si rivolge alla Nazione
13 anni fa - il 5 ottobre 2000 - in Jugoslavia un colpo di Stato sobillato dagli Stati Uniti d'America (che finanziarono lautamente i teppisti di OTPOR) e dalla Unione Europea (che vezzeggiò la nuova classe dirigente iper-liberista e corrotta legata al FMI) abbatté il governo delle sinistre ed avviò il paese all'ulteriore smembramento.
Gli effetti del colpo di Stato si vedranno presto: nel 2003 anche il nome della "Jugoslavia" viene cancellato dalle mappe europee; nel 2006 il Montenegro, con un referendum truccato ma "coperto" dalla UE, secede; nel 2008 USA e buona parte dei paesi UE riconoscono il Kosovo come *settimo* "Stato indipendente" frutto dello squartamento della Jugoslavia. Il governo del Kosovo, dove dal dal 1999 vige l'apartheid nei confronti delle nazionalità non albanesi, è affidato alla cricca di mafiosi e tagliagole reduci dell'UCK...
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Pitanja i odgovori - Milena Arežina - Istina o petom oktobru 2000 - 05.10.2013
Di
Milena Arežina raccomandiamo il libro
Noć prevare – dan izdaje
(La notte dell'inganno - il giorno del tradimento)
Scanner Studio, Beograd 2004
Di professione magistrato, Milena Arezina (autrice ed editrice) narra nei minimi dettagli gli avvenimenti legati alle elezioni anticipate ed al famigerato 5 ottobre 2000.
La figura di Milosevic qui appare ingenua, addirittura vittima ignara di un complotto e di un tradimento ben orchestrato. Un uomo sostanzialmente isolato, o almeno manipolato da consiglieri senza scrupoli vendutisi al miglior offerente.
Milena Arezina come magistrato è nota per la sua coraggiosa lotta contro i mostruosi brogli delle privatizzazioni in Serbia. Il piu noto è il caso della Galenika. Per questo rischiò di essere uccisa il 9 ottobre dalla mafia del "democratico" Djindjic, e fu licenziata dopo che tutta la documentazione dei processi da lei condotti fu fatta sparire dal suo ufficio.
Un libro da non perdere, una testimonianza autentica - utile
sopratutto per quelli che seguono professionalmente le cose jugoslave.
DOWNLOAD:
http://www.sarovic.com/pdf/noc_prevare_dan_izdaje.pdfhttp://www.nedeljnitelegraf.co.yu/novi/arezina.htmlhttp://www.svedok.co.yu/index.asp?show=39410
http://groups.yahoo.com/group/srpski_svet/message/2413?viscount=100
http://komunist.free.fr/arhiva/jun2004/nkpj_01.html
http://www.srpskapolitika.com/drugi_pisu/2005/270.html
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What's Left, 8 Novembre 2002
Guerra segreta: l’intervento USA e UE in Jugoslavia
di Gregory Elich
[ESTRATTI]
[...] Ciò che gli USA volevano per davvero, comunque, era la Jugoslavia intera, non solo un altro pezzo. Il Segretario di Stato Madeleine Albright si aspettava e chiedeva dimostrazioni di piazza per abbattere il governo se le elezioni non l’avessero soddisfatta. Al meeting di Banja Luka nella primavera del 2000, Albright espresse disappunto per il fallimento degli sforzi passati di rovesciare il legalmente eletto governo jugoslavo. Albright disse che sperava che le sanzioni spingessero il popolo ad “accusare Milosevic per le loro sofferenze." Una esasperata Albright si chiedeva: "che cosa ferma la gente dallo scendere nelle strade?" Indicando che gli USA aspettavano il pretesto per intervenire, aggiunse: "Ora bisogna che accada in Serbia qualcosa che l’occidente possa appoggiare." (30)
Ogni contingenza era pianificata nell'ambito della campagna differenziata di destabilizzazione da parte USA. Alla fine fu lo scenario preferito di George Tenet che venne scelto. Un processo elettorale distorto dall’intervento occidentale, assieme a moti di piazza, alla fine buttarono giù il governo della Jugoslavia.
Gli USA pomparono 35 milioni di dollari nelle tasche dell’opposizione di destra nell’anno precedente le elezioni del 24 Settembre 2000. Tale impegno includeva trasmissioni per le radio dell’opposizione, e computers, telefoni e fax per molte organizzazioni. I media di destra ricevettero altri 6 milioni dollari dall’Unione Europea durante questo periodo. Due organizzazioni sotto l’ombrello del National Endowment for Democracy, il National Democratic Institute e l’International Republican Institute, diedero 4 milioni di dollari per una campagna porta a porta e programmi elettorali. (31) Funzionari USA assicuravano ai media dell’ opposizione che "non avevano nulla da preoccuparsi riguardo alle spese di oggi" poiché molto di più era in arrivo. (32) Subito dopo le elezioni, Il parlamento degli USA decretò una legge che autorizzava il versamento di altri 105 milioni di dollari per i partiti di destra e i loro media in Jugoslavia. (33) Organizzazioni come l'International Republican Institute e l’Agency for International Development misero molti milioni di dollari nelle tasche di Otpor, rendendo il piccolo gruppo di studenti dell’opposizione una grande forza. Nel momento in cui la data delle elezioni veniva annunciata in Jugoslavia, Otpor aveva stampato già 60 tonnellate di materiale elettorale. (34)
La settimana prima delle elezioni, l’Unione Europea inviò un "Messaggio al popolo serbo" in cui si annunciava che una vittoria per il candidato dell’opposizione Vojislav Kostunica avrebbe portato all’eliminazione delle sanzioni. "Perfino se Milosevic fosse rieletto democraticamente", affermava un funzionario dell’UE, le sanzioni sarebbero rimaste. Questa era una potente pressione verso un popolo impoverito e devastato da anni di sanzioni occidentali. (35)
Il funzionario del Dipartimento di Stato USA William Montgomery notava: "Raramente si è impiegato tanto fuoco, energia, entusiasmo, denaro – ogni cosa - quanto ne è stato impiegato in Serbia nei mesi prima della caduta di Milosevic." (36)
Ancor prima delle elezioni, funzionari occidentali accusavano il governo jugoslavo di frode elettorale, piantando i semi della distruzione.
Nei giorni delle elezioni ed in seguito, la coalizione detta Opposizione Democratica della Serbia (DOS) proclamò la vittoria del proprio candidato. Funzionari USA incoraggiavano l’opposizione ad indire delle dimostrazioni di massa, perfino prima che fossero annunciati i risultati ufficiali. In pratica ogni giorno la DOS dichiarava differenti percentuali per il proprio candidato. A un certo punto parlarono del 57 per cento. Due giorni dopo le elezioni, il 26 settembre, la DOS dichiarava che Kostunica aveva avuto il 54.66 percento dei voti, sulla base del 97.5 per cento dei voti scrutinati, ma che 130.000 voti "e i voti dal Kosovo e Montenegro" non erano stati considerati dalla DOS. Il giorno dopo, la DOS annunciò che Kostunica aveva il 52.54 percento dei voti. Il dato era basato, dissero, sul 98.72 per cento degli scrutini. Stavolta, il portavoce dello Staff Elettorale della DOS, Cedomir Jovanovic, cambiò di tono, dichiarando che gli scrutini da fare erano quelli dei militari e quelli postali. Secondo Jovanovic, il 26 settembre, 5.093.038 voti su un totale di 5.223.629 voti erano stati scrutinati, per un totale del 97.5%. Sulla base del totale fornito da Jovanovic, ciò avrebbe significato che meno di 64.000 schede sarebbero state scrutinate il giorno seguente, quando fu dichiarato un conteggio pari al 98.72 percento. Assumendo che Kostunica abbia perso tutti questi voti, la sua percentuale sarebbe dovuta scendere a 52.75, comunque più alta dell’annunciato 52.54%.
Il DOS si avvantaggiò della confusione proveniente da tali significative differenze sui totali. Il 26 settembre, Jovanovic annunciò che Kostunica aveva avuto 2.783.870 voti, ed il giorno seguente dichiarò che, quando tutti i voti sarebbero stati contati, "Kostunica avrebbe avuto 2.649.000 voti." Quattro giorni dopo, Jovanovic dichiarò 2.424.187 voti per Kostunica, e poi il 2 ottobre il portavoce dell’opposizione Zoran Sami abbassò ulteriormente il totale a 2.414.876, con una percentuale del 51.34%. In seguito, Sami disse che il risultato finale mostrava 2.377.440 voti e una percentuale del 50.35% per Kostunica. Esclusi da tali conteggi erano i voti dal Kosovo e dei rifugiati dal Kosovo.
I media occidentali accettarono acriticamente le dichiarazioni della DOS, proclamandole precise e risultanti da meticolosi scrutini, e grida di frode si alzarono invece contro il Governo jugoslavo. Chiaramente c’erano state delle frodi. I dati forniti dalla stessa DOS indicano chi stesse commettendo la frode. (37)
Nonostante le dichiarazioni in senso contrario dei media occidentali, il conteggio ufficiale dei voti fu ampiamente pubblicizzato in Jugoslavia. Vojislav Kostunica ottenne il 48.96 percento dei voti, mancando di poco il 50% richiesto per la vittoria al primo turno. Il Presidente Milosevic ottenne il 38.62 percento. Un secondo turno elettorale per i due maggiori candidati venne indetto l’8 ottobre. (38) Appoggiati dai funzionari occidentali, Kostunica e la DOS si rifiutarono di partecipare al secondo turno, dichiarando che avevano già vinto. La DOS presentò proteste prima alla Commissione Elettorale Federale, e poi alla Corte Costituzionale. Chiedevano, tra l’altro, l’annullamento dei voti dei rifugiati dal Kosovo, e quelli dal Kosovo stesso, dove il Presidente Milosevic aveva ottenuto un vantaggio ampio. La Corte Costituzionale sostenne la proposta di Milovan Zivkovic, membro della Commissione Elettorale Federale, per riesaminare il voto di tutti i distretti per eliminare i dubbi. (39) Fu la minaccia del riconteggio dei voti a motivare la riduzione quotidiana dei voti e delle percentuali dichiarate dalla DOS per i suoi candidati. La percentuale finale che la DOS annunciò era vicina a quella dei risultati ufficiali. Tuttavia, la DOS si rifiutò di includere i voti dal Kosovo e quelli dei molti rifugiati dal Kosovo, con il pretesto che il voto in Kosovo chiudeva alle 16:00 invece che alle 20:00. Secondo la DOS, la chiusura anticipata dei seggi avrebbe invalidato tutte le schede di questi votanti. Solo eliminando i voti dei residenti e rifugiati del Kosovo la DOS potè proclamare una vittoria attorno al 50 per cento per Kostunica.
Più di 200 osservatori internazionali di 54 paesi monitoravano le elezioni. Gli osservatori seguirono ogni stadio delle elezioni, incluso il conteggio del voto e la correlazione dei risultati. Uno degli osservatori, il Ministro degli esteri greco Carolos Papoulias, concluse: "Tutti quelli che hanno annunciato ampie frodi, come [il commissario agli esteri dell’UE] Javier Solana, hanno sbagliato" e il voto si è svolto in “modo impeccabile."
Atila Volnay, un osservatore ungherese, disse che la sua delegazione aveva visitato molte sezioni elettorali e confermava la presenza dei rappresentanti dell’opposizione nelle commissioni elettorali, e che "non ci potevano essere anomalie." Una delegazione di tre persone del Socialist Labour Party del Regno Unito dichiarò che la Commissione Elettorale Federale "ha fatto di tutto per assicurare che la gente potesse votare senza intimidazioni ed in modo normale," ma che delle irregolarità erano state rilevate in Montenegro. "Abbiamo ricevuto molti rapporti di prima mano da persone che dichiarano di essere state minacciate [dai sostenitori di Djukanovic] che avrebbero perso il lavoro se fossero andate a votare." La delegazione notò anche che "molti rifugiati dal Kosovo sono stati deliberatamente esclusi dalle liste elettorali del Montenegro" e che la delegazione "può solo concludere che tali tattiche di intimidazione e condizionamento erano destinate ad avvantaggiare la cosiddetta Opposizione Democratica." Il capo della delegazione russa, Konstantin Kosachev, disse che "erano soddisfatti perchè non era stata possibile in pratica alcuna falsificazione su larga scala delle elezioni in Jugoslavia."
Una dichiarazione finale degli osservatori afferma che "Il voto si è svolto in modo ordinato e tranquillo" e che, "nell’opinione di molti era eguale o superiore a quelli dei loro paesi." (40)
Dato il vantaggio elettorale al primo turno, una vittoria di Kostunica era certa per l’8 ottobre. Quindi, perché Kostunica rifiutò di partecipare al secondo turno? Come risultato delle elezioni del 24 settembre, la coalizione di sinistra aveva ottenuto 74 dei 137 seggi nella Camera dei cittadini e 26 dei 40 seggi nella Camera delle Repubbliche. La coalizione di sinistra aveva già la maggioranza nel Parlamento serbo, la cui rielezione era prevista l’anno dopo. Sarebbe stato dunque impossibile per la DOS attuare il proprio programma, visto che i poteri del Presidente soro piuttosto limitati. Solo un golpe avrebbe permesso alla DOS di superare i limiti legali e di giungere al governo per regnare senza opposizioni. Il direttore elettorale di Kostunica, Zoran Djindjic, chiamò allo sciopero generale. "Noi dovremo paralizzare ogni istituto, scuola, teatro, cinema, ufficio" e "far scendere in piazza tutti." (41) I sostenitori della DOS ovunque nel paese seguirono la sua chiamata, fermando alcuni settori dell’economia, mentre dimostrazioni di massa si avevano in tutta la Serbia. Lo scenario di Madeleine Albright divenne realtà, nel momento in cui i dimostranti si misero a chiedere la rimozione del governo.
Secondo l’opposizione, almeno 10.000 sostenitori armati della DOS si unirono alla manifestazione finale a Belgrado. L’assalto al Parlamento Federale e alla Radio-Televisione della Serbia fu guidato da gruppi e da squadre speciali di ex-soldati. Velimir Ilic, sindaco dell’opposizione di Cacak, guidò gli assalti. "La nostra azione era stata pianificata in precedenza" spiegò in seguito. "I nostri scopi erano assai chiari; prendere il controllo delle istituzioni chiave del regime, incluso il parlamento e la televisione." Ilic stabilì anche precedenti contatti con poliziotti rinnegati che assistettero i miliziani di Ilic. (42) E’ probabile che la CIA fosse coinvolta nella pianificazione dei ben coordinati attacchi. Dopo che forze speciali armate ebbero aperto la strada verso il Parlamento Federale, ad esse fecero seguito una massa di ubriachi, supporter della DOS, che irruppero nell’edificio, distruggendo suppellettili e computer e devastando il Parlamento. I poliziotti vennero attaccati e bande di ubriachi, spesso armati di pistole, sciamarono nelle strade.
Le ambulanze, che portavano i poliziotti feriti negli ospedali, venivano fermate dagli attivisti della DOS, che chiedevano di consegnargli i poliziotti feriti. Dopo che la Radio Televisione della Serbia a Belgrado venne occupata, essa pure fu incendiata. In tutta la Serbia, gli uffici del Partito Socialista di Serbia (SPS) e della Sinistra Unita Jugoslava (JUL) vennero demoliti. I socialisti vennero minacciati e picchiati, molti furono minacciati per telefono. A Kragujevac, dieci socialisti vennero legati e picchiati per ore. Gli sgherri della DOS si spinsero fino a casa di Zivojin Stefanovic, il presidente del Partito Socialista di Leskovac. Dopo aver saccheggiato e distrutto le proprietà di Stefanovic, diedero fuoco alla sua casa. (43)
Mentre la teppaglia capovolgeva e bruciava le auto della polizia, vandalizzando case e picchiando la gente, Kostunica annunciava: "La Democrazia è arrivata in Serbia. Il Comunismo è caduto. Era proprio ora." (44)
Stabilendo le loro credenziali democratiche, gli attivisti della DOS occupavano sistematicamente i media di sinistra della Jugoslavia. I giornali di sinistra, stazioni radio e televisioni vennero riconvertite in strumenti della destra. Una cultura dei media già ricca e diversificata, rappresentante l’intero spettro politico, venne sottoposta alla cappa dell’uniformità e della propaganda per la DOS. Bande di sgherri della DOS rimossero con la forza il management delle imprese statali, delle università, di banche ed ospedali delle città di tutta la Serbia. I ministri del governo vennero spinti alle dimissioni, e la DOS creò un comitato di crisi per svolgere le funzioni del governo, scavalcando il Parlamento Federale e i ministeri governativi. Gli agenti della DOS minacciarono apertamente di aumentare le violenza di strada come mezzo per spingere il Parlamento Serbo ad accordare nuove elezioni, un anno in anticipo rispetto alla scadenza.
I funzionari occidentali non potevano nascondere la loro soddisfazione. Imprese statunitensi ed europee aspettavano il momento per impadronirsi delle imprese di Stato. Il programma economico della DOS era tracciato da una organizzazione denominata Gruppo 17+.
Il loro piano, Progetto per la Serbia, chiedeva una rapida transizione a una piena economia di mercato.
Immediatamente dopo il golpe, la European Bank for Reconstruction and Development subito annunciò piani per aprire un ufficio a Belgrado. "E’ importante che siamo sul posto subito" spiegava il portavoce della banca Jeff Hiday. "Sospettiamo che ci saranno parecchie privatizzazioni e ristrutturazioni." (45)
Giorni prima del golpe, il Presidente Milosevic aveva avvertito che la DOS era uno strumento della campagna della NATO per imporre un controllo neocoloniale sulla Jugoslavia. Milosevic indicava che i paesi vicini, che erano già vittime dei diktat dell’Occidente, "si sono rapidamente impoveriti in modo tale da distruggere ogni speranza di una società più giusta ed umana" e che l’Europa Orientale vede “una grande divisione tra una maggioranza povera e una ricca minoranza." Inevitabilmente, disse, "tale quadro includerebbe anche noi." (46)
Sola e isolata, la Jugoslavia aveva resistito alla dominazione imperiale, opponendosi alle secessioni, alle sanzioni, alle guerre, ed alle operazioni coperte [cioè: attuate dai servizi segreti, ndt] volute dall'Occidente. Viceversa, essa rimase indipendente e mantenne una economia a carattere prevalentemente sociale. Le più potenti forze del pianeta si schierarono contro di essa, e per un decennio la Jugoslavia resistette. Il golpe della NATO ha spazzato via tutto. In uno dei suoi primi atti da presidente, Kostunica si è unito al Patto di Stabilità dei Balcani. Il suo ministro delle privatizzazioni, Aleksandar Vlahovic, ha annunciato un piano per la privatizzazione di 7.000 aziende... "Mi aspetto che in quattro anni da oggi, le proprietà sociali saranno totalmente eliminate", spiegava Vlahovic, chiarendo che la privatizzazione delle aziende maggiori era appena iniziata. (47) I milioni di dollari con cui l’Occidente aveva riempito le tasche degli agenti della DOS avrebbero fruttato elevati dividendi.
30) Borislav Komad, "At Albright's Signal," Vecernje Novosti (Belgrade), May 18, 2000.
31) George Jahn, "U.S. Funding Yugoslavian Reformers," Associated Press, September 29, 2000.
Jane Perlez, "U.S. Anti-Milosevic Plan Faces Major Test at Polls," New York Times, September 23, 2000.
"U.S., EU Generous to Foes of Milosevic," Associated Press, October 1, 2000.
32) Steven Erlanger, "Milosevic, Trailing in Polls, Rails Against NATO," New York Times, September 20, 2000.
33) "U.S. House Votes to Fund Yugoslavia's Opposition Movement," CNN, September 25, 2000.
34) Roger Cohen, "Who Really Brought Down Milosevic?" New York Times Magazine, November 26, 2000.
35) Geoff Meade, "Cook Backs EU Over Oust Milosevic Message," London Press Association, September 18, 2000.
36) Roger Cohen, "Who Really Brought Down Milosevic?" New York Times Magazine, November 26, 2000.
37) "DOS Claims Kostunica Leading Milosevic with 54.66 to 35.01 Percent of Vote," BETA (Belgrade), September 26, 2000.
"DOS Announces Kostunica Clear Winner with 98.72 Percent Data Processed," BETA (Belgrade), September 27, 2000.
"Federal Electoral Commission - DOS Election Staff Misinformed Public," Tanjug (Belgrade), October 3, 2000.
"Who Lies Kostunica?" statement by the Socialist Party of Serbia, October 11, 2000.
38) Federal Republic of Yugoslavia web site,
www.gov.yu "Total Election Results," and "The Federal Elections Commission Statement." Both statements were removed following the coup.
"Final Results of FRY Presidential Election," Tanjug (Belgrade), September 28, 2000.
39) "Yugoslav Constitutional Court Holds Public Debate on DOS Appeal," Tanjug (Belgrade), October 4, 2000.
"DOS Requests Annulment of 142,000 Kosovo Votes," BETA (Belgrade), September 29, 2000.
40) "Contrary to EU Claims, Yugoslav Elections a Success: Greece," Agence France-Presse, September 26, 2000.
"210 Observers from 53 States Commend FRY Elections," Tanjug (Belgrade), September 27, 2000.
"Foreign Observers Say Elections Democratic and Regular," Tanjug (Belgrade), September 25, 2000.
"Yugoslav Elections - a Lesson in Outside Interference," Socialist Labour Party statement.
Broadcast, Mayak Radio (Moscow), October 2, 2000.
"'A Fair and Free Election,' International Observers Say," statement by international observers.
41) Misha Savic, "Milosevic Will Take Part in Runoff," Associated Press, October 5, 2000.
42) Richard Boudreaux, "A Mayor's Conspiracy Helped Topple Milosevic," Los Angeles Times, October 10, 2000.
"Cacak Mayor Says He Led Assault on Yugoslav Parliament," Agence France-Presse, October 8, 2000.
Jonathan Steele, Tim Judah, John Sweeney, Gillian Sandford, Rory Carroll, Peter Beaumont, "An Outrage Too Far," The Observer (London), October 8, 2000.
Gillian Sandford, "Army Units Claim Credit for Uprising," The Guardian (London), October 9, 2000.
43) "Information for the Public," statement by the Socialist Party of Serbia, October 7, 2000.
"Group of Demonstrators Demolished the House of the District Head," BETA (Belgrade), October 6, 2000.
44) "Protesters Storm Yugoslav Parliament," Associated Press, October 5, 2000.
"Good Evening, Liberated Serbia," The Times (London), October 6, 2000.
"Milosevic's Party HQ Ransacked by Protesters," Agence France-Presse, October 5, 2000.
45) Jelena Radulovic, "Yugoslavia's Kostunica Sets Economic Goals for New Government," Bloomberg, October 7, 2000.
"Brains Behind Kostunica Have a Plan," Sydney Morning Herald, October 2, 2000.
Stefan Racin, "Yugoslavia's Opposition Outlines Economic Plans," UPI, September 27, 2000.
46) "Yugoslav President Milosevic Addresses the Nation," Tanjug (Belgrade), October 3, 2000.
47) Beti Bilandzic, "Serbia Eyes New Privatization Law by April," Reuters, January 28, 2001.
Gregory Elich ha pubblicato decine di articoli sui Balcani e l’Asia negli USA, in Canada ed Europa, in pubblicazioni come Covert Action Quarterly, Politika, Junge Welt, Dagbladet Arbejderen, Science&Society, Swans, e altre. Le sue ricerche sugli interventi della CIA in Jugoslavia sono state il soggetto di articoli dei giornali della Germania, Norvegia e Italia, incluso Il Manifesto. È stato coinvolto nelle attività per la pace fin dalla guerra del Vietnam, ed è stato coordinatore del Committee for Peace in Yugoslavia.
È stato membro della delegazione USA in visita in Jugoslavia dopo la guerra della NATO, e membro della delegazione di Margarita Papandreou, la prima occidentale a volare con la compagnia aerea nazionale irachena a Baghdad in sfida alle sanzioni.
(Adattamento del testo a cura del CNJ, sulla base di una traduzione pervenutaci da A. Lattanzio)
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Ovaj tekst na srpskohrvatskom:
Il Presidente Milosevic si rivolge alla Nazione
Belgrado, 2 ottobre 2000 - (Tanjug) - Il Presidente della R.F.J. Slobodan Milosevic lunedì 2 ottobre 2000 si è rivolto alla nazione attraverso la radiotelevisione serba:
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Cari concittadini,
nell'attesa del secondo turno delle elezioni colgo l'occasione per esporvi la mia opinione sulla situazione politica ed elettorale nel nostro Paese, e in special modo in Serbia.
Come voi sapete, da dieci anni sono in corso manovre per porre tutta la penisola balcanica sotto il controllo di alcune potenze occidentali. Buona parte di questo lavoro è stato compiuto mediante l’insediamento di governi fantoccio in alcuni paesi, trasformati in paesi a sovranità limitata, cioè privati a tutti gli effetti di sovranità.
A causa della resistenza opposta dal nostro Paese a una tale sorte, siamo stati sottoposti a tutte le forme di pressione alle quali un popolo può essere sottoposto nel mondo contemporaneo. Queste pressioni sono andate via via crescendo in quantità ed intensità.
Tutta l'esperienza accumulata dalle grandi potenze nel corso della seconda metà del XX secolo nell'arte di rovesciare governi, provocare disordini, fomentare guerre civili, screditare o liquidare coloro che lottano per la libertà nazionale, ridurre le nazioni e gli stati sull'orlo della miseria - tutto ciò è stato applicato contro il nostro Paese e il nostro popolo.
Tutto quello che è stato organizzato attorno a queste elezioni fa parte quindi della persecuzione organizzata contro il nostro Paese e il nostro popolo, perchè il nostro Paese e il nostro popolo costituiscono una barriera contro lo stabilirsi di un dominio totale nella penisola balcanica.
Da molto tempo è presente in mezzo a noi un raggruppamento che, con il pretesto di orientare i partiti politici di opposizione, rappresenta gli interessi di quei governi che sono stati protagonisti delle pressioni contro la Jugoslavia e specialmente contro la Serbia. Questa lobby si è presentata a queste elezionisotto il nome di Opposizione Democratica Serba (D.O.S.). Il suo vero capo non è il suo candidato alla presidenza. Da molti anni il suo capo è il presidente del Partito Democratico, collaboratore dell'allenza militare che ha scatenato la guerra contro il nostro Paese. Egli non ha neanche potuto nascondere la sua collaborazione con quelsta alleanza. Nei fatti, tutto il nostro popolo è al corrente del suo appello alla NATO perchè continuasse a bombardare la Serbia per tutto il tempo necessario a spezzarne la resistenza. Il cartello che si è così organizzatoper le elezioni rappresenta gli eserciti e i governi che hanno appena condotto la guerra contro la Jugoslavia. Rappresentando quegli interessi, ha lanciato alla opinione pubblica il messaggio che, con loro al potere, la Jugoslavia sarebbe uscita da ogni pericolo di guerra e di violenza, sarebbe riavviata la prosperitàeconomica, il tenore di vita sarebbe migliorato visibilmente e rapidamente, la Jugoslavia sarebbe reintegrata nelle istituzioni internazionali, e via dicendo.
Cari concittadini, è mio dovere mettervi pubblicamente in guardia e per tempo sulla falsità di queste promesse e sul fatto che la situazione è ben diversa. E’ proprio la nostra politica che garantisce la pace, mentre la loro provoca conflitti incessanti e violenza e vi dirò perchè.
Con l’instaurazione di un governo appoggiato o direttamente insediato dalla comunità dei paesi riuniti nella NATO, la Jugoslavia diventerebbe inevitabilmente un Paese il cui territorio verrebbe rapidamente smembrato.
Queste non sono soltanto le intenzioni della NATO. Queste sono le promesse pre-elettorali della Opposizione Democratica Serba. Noi l'abbiamo ascoltato dalla bocca dei suoi stessi rappresentanti:
- il Sangiaccato otterrebbe l'autonomia che un membro della coalizione, leader di un'organizzazione separatista musulmana, Suleiman Ugljanin, reclama da dieci anni- e che significherebbe, nei fatti, la separazione definitiva del Sangiaccato dalla Serbia.
- Le loro promesse comprendono anche l'ottenimento da parte della Vojvodina di un'autonomia che non soltanto la separerebbe dalla Serbia e dalla Jugoslavia, ma la trasformerebbe nei fatti in parte integrante della vicina Ungheria.
- Nello stesso modo, altre regioni sarebbero separate dalla Serbia, e anche alcune zone di frontiera. La loro annessione da parte degli Stati confinanti costituisce da lungo tempo un imperativo per questi paesi, che continuano ad incitare le loro minoranze presenti in Jugoslavia a contribuire all'integrazione di queste parti del nostro Paese negli Stati vicini.
- Nel quadro di questa politica di smembramento della Jugoslavia, il Kosovo sarebbe la prima vittima. Il suo status attuale sarebbe dichiarato legale e definitivo. Questa sarebbe la prima parte del suo territorio cui la Serbia dovrebbe dire addio, senza poter neanche sperare che questa parte della sua terra le possa mai essere restituita.
- Il resto del territorio che continuerà a chiamarsi Serbia verrebbe occupato da forze militari internazionali, USA o comunque straniere, che tratteranno il nostro territorio come loro zona di esercitazioni militari e loro proprietà, da controllare secondo gli interessi della potenza che disloca il proprio esercito di occupazione. Abbiamo visto casi di controllo simili, e le loro conseguenze, negli scorsi decenni, e specialmente negli ultimi dieci anni in molti paesi nel mondo e ultimamente purtroppo anche in Europa, per esempio nel Kosovo, nella Repubblica Serba di Bosnia, in Macedonia, per restare intorno a noi. Il popolo della Serbia subirebbe la stessa sorte dei Kurdi, con la prospettiva di essere sterminato ben piùrapidamente dei Kurdi, essendo meno numeroso e muovendosi su un territorio assai più ristretto del loro.
- Quanto al Montenegro, il suo destino sarebbe lasciato nelle mani della mafia le cui regole del gioco i cittadini dovrebbero conoscere: ogni infrazione alla disciplina e soprattutto ogni opposizione agli interessi mafiosi è punita con la morte, senza alcun diritto di appello.
Vi ho descritto il destino della Jugoslavia in caso di accettazione dell’opzione NATO per il nostro paese, con l'intento di mettervi in guardia che oltre e più della perdita territoriale e all’umiliazione del popolo, noi ci troveremo tutti a vivere in un clima di continue violenze. I nuovi proprietari degli antichi territori dello Stato di Jugoslavia e gli occupanti del restante territorio serbo terrorizzerebbero, come è nella natura delle cose, le popolazioni dei territori che andrebbero ad occupare.
Nello stesso tempo, il popolo serbo stesso si batterebbe continuamente per ristabilire uno Stato serbo nel quale potersi riunire.
Queste potenze non vogliono la pace e la prosperità nei Balcani. Esse vogliono che questa sia una zona di conflitti permanenti e di guerre che servano da alibi a far perdurare la loro presenza.
Un governo fantoccio è una garanzia certa di violenze, forse anche di molti anni di guerra. Di tutto salvo che di pace. Solo il nostro governo indipendente può garantire la pace.
Non solo questo. Tutti i paesi che si sono trovati in condizioni di sovranità limitata e con governi sotto l'influenza di potenze straniere si sono rapidamente impoveriti in misura tale da distruggere ogni speranza di relazioni sociali più giuste e umane. La divisione radicale tra una maggioranza povera e unaminoranza ricca: questo è il quadro che l’Europa orientale ci presenta da diversi anni ormai, come tutti possono constatare. La stessa cosa accadrebbe anche a noi. Anche noi, una volta sottoposti al comando e al controllo di quelli che dominerebbero il paese, avremo in breve un'immensa maggioranza di gente nella più estrema povertà, con una prospettiva di uscirne molto, molto incerta e lontana. La minoranza ricca sarebbe composta da un’elite di profittatori del mercato nero, cui sarà concesso di arricchirsi solo a patto di sottostare ciecamente al potere di chi deciderebbe del destino del nostro Paese.
La proprietà sociale e pubblica sarebbe rapidamente privatizzata, ma i nuovi padroni, come l’esperienza dei paesi vicini dimostra, sarebbero di regola stranieri. Tra le rare eccezioni figureranno