Informazione
Un Nobel poco pacifista
Ad Al Gore, ex vice presidente degli Stati Uniti d'America nell'era
Clinton, è stato assegnato il Nobel per la Pace 2007 per le sue
attività... ambientaliste. Che c'entra? Poco, in effetti:
l'ambientalismo è di nuovo usato come surrogato, anzi come negazione
della pace - come per i Gruenen tedeschi, anch'essi in prima fila
nelle politiche neo-imperialiste della Grande Germania. Di Al Gore,
fervente sostenitore dei bombardamenti contro i treni, i ponti e le
piazze dei mercati della Serbia, si dice persino che abbia origini
albanesi-kosovare. In ogni caso, è questo l'ennesimo "Nobel per la
Pace" di cui a Stoccolma si dovrebbero solo vergognare. (a cura di
Italo Slavo)
1) Un Nobel poco pacifista (Christian Elia) / Ma Al Gore non è stato
la mente della guerra nel Kosovo? (Giuseppe De Bellis)
2) The Nobel Peace Prize 2007: A great misjudgement (Jan Oberg - TFF)
=== 1 ===
http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idart=9003
Un Nobel poco pacifista
Al Gore vince il Premio Nobel per la Pace 2007. Nonostante un passato
di guerra
Christian Elia
Il Nobel per la Pace 2007 è stato assegnato oggi ad Al Gore, l'ex
vice presidente degli Stati Uniti d'America nell'era
dell'amministrazione Clinton. Gore condividerà il prestigioso
riconoscimento con il il Comitato intergovernativo per i mutamenti
climatici dell'Onu (Ipcc).
Da politico cinico ad ambientalista. E' infatti nella sua nuova veste
di paladino dell'ambiente che Gore viene premiato, e non per la sua
passata carriera politica, che si concluse con la sconfitta
elettorale contro George W. Bush nel 2000.
Figlio del senatore democratico Albert Gore Sr., si è laureato ad
Harvard nel 1969, prima di partire per il Vietnam, dove lavorò come
giornalista, caratterizzandosi per una serie di reportage contro la
guerra. Posizioni pacifiste che, quando iniziò la carriera politica
nel1976, venendo eletto al Congresso, Al Gore mise ben presto da
parte, sacrificandole sull'altare della realpolitik. Nel 1992
infatti, Bill Clinton lo scelse come vice presidente e la coppia
vinse le elezioni, confermandosi quattro anni dopo per un secondo
mandato.
L'amministrazione Clinton si qualificò per un interventismo militare
all'estero che, dopo il fallimento del Vietnam, sembrava essere stato
consegnato agli archivi della storia dalla politica di Washington.
Le inique sanzioni. Dopo il primo attacco all'Iraq, nel 1991, e prima
dell'invasione del paese mediorientale nel 2003, il regime di Saddam
Hussein rimase un obiettivo fisso del governo Usa, nel quale Gore
aveva un posto di rilievo. Continui bombardamenti, nel silenzio
assordante dei media, continuarono a flagellare l'Iraq, la cui
popolazione era già ridotta allo stremo dalle sanzioni dell'Onu.
La linea della nuova amministrazione, nel 1993, rimase fedele a
quella precedente, restando in Somalia fino al 1993, per
quell'operazione Restor Hope, considerata ancora oggi una delle
pagine più nere delle missioni all'estero degli Stati Uniti.
Ma non di solo Iraq si è nutrita l'amministrazione Clinton,
intervenendo nel 1999 in Kosovo, per fermare il regime di Slobodan
Milosevic, accusato di pulizia etnica ai danni della minoranza
albanese. Sia il Kosovo che la Serbia vennero severamente bombardati,
con alte perdite tra i civili.
L'anno prima invece, due attentati colpirono le ambasciate Usa in
Kenya e Tanzania, e la coppia Clinton – Gore reagì brutalmente,
inviando i caccia Usa a bombardare presunte basi di terroristi in
Sudan e Afghanistan.
Un premio discusso. Un biglietto da visita molto poco pacifista. Ma
Gore oggi riceve il premio dedicato all'inventore svedese che con la
dinamite si era reso conto dell'elevato potere distruttivo che può
avere il progresso scientifico. Chissà quindi se oggi Alfred Nobel
sarebbe contento dell'onorificenza ad Al Gore, che però, come detto,
viene premiato come ambientalista.
Uscito di scena dalla grande politica, Gore ha riscoperto l'antico
amore per il giornalismo, girando An inconvenient Truth, un
lungometraggio che illustra i pericoli e le ripercussioni che il
riscaldamento globale causa alla Terra. Presentato al Festival di
Cannes, ha vinto quest'anno il Premio Oscar come migliore
documentario e miglior canzone. Quest'anno, seguito e sostenuto da un
nutrito codazzo di star di Hollywood, ha organizzato il concerto Live
Earth, per sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema del 'global
warming'
Non è stato però questo il primo lavoro dedicato ai temi
ambientalisti. Gore infatti, nel 1992, scrisse il libro Earth in the
Balance ("Terra in equilibrio"), sulla conservazione ambientale. Il
tema gli è caro dunque, anche se sarebbe interessante interrogare
l'ex vice presidente degli Stati Uniti d'America sugli effetti dei
proiettili all'uranio impoverito, largamente utilizzati durante gli
attacchi avallati dallo stesso Gore, sull'ambiente e sulle persone.
Ma questa è un'altra storia.
http://www.loccidentale.it/node/7645
Ma Al Gore non è stato la mente della guerra nel Kosovo?
di Giuseppe De Bellis
Ecco: tra dieci anni possono sperare anche Dick Cheney e Donald
Rumfeld. Hanno letto i giornali e guardato le tv, hanno visto l’ex
vicepresidente Al Gore idolatrato come un messia del pacifismo
ecologista. Hanno pensato che c’è un futuro da santoni anche per
loro, che l’accademia del Nobel evidentemente passa sopra certe cose,
che non si ferma dietro alle squallide dicerie e ai biechi
retroscena. La sinistra globale che vede in Gore l’uomo del
cambiamento, s’è dimenticata che il Nobel per la pace è adesso nelle
mani di un signore che è stato la mente dell’intervento militare in
Kosovo. Umanitario, ovvio. Le campagne in mimetica e mitraglietta
sono sempre a fin di bene quando le fanno gli uomini giusti e sono
vigliacchi giochi da oppressori quando le fanno i cattivi
dell’attuale amministrazione americana.
Al Gore è quello che ha meno colpe in questo. La più grande è quella
di non parlare chiaramente del suo passato da falco. Non è passato
poi molto tempo da quando tutti i giornali americani raccontarono i
retroscena della campagna Nato nei Balcani: Bill Clinton era
abbastanza scettico, lo convinsero il segretario di Stato Madeleine
Albright e il suo vice Albert Gore. Nel 2000, in un documentato
racconto di “Time”, l’ex vicepresidente fu definito un crociato.
“Quando c’è da pretendere una posizione in una crisi internazionale,
il suo primo pensiero è quello di mandare in campo i marines, oppure
l’Air Force”, disse un funzionario anonimo al settimanale. D’altronde
Gore viene dall’ala dura dei democratici: da Senatore del Tennessee
ruppe con la frangia liberal del Congresso, quando votò a favore
della prima guerra del Golfo, nel 1991. L’anno dopo, durante la
campagna elettorale, fu scelto da Clinton proprio per la sua
esperienza in politica internazionale. Durante una tappa nel cammino
verso le elezioni, Gore diventò fondamentale per capire che tipo di
politica estera avrebbe avuto un’eventuale amministrazione Clinton.
L’aspirante presidente e il suo vice a St. Louis, a luglio, erano
insieme quando Bill parlò chiaramente di debolezza del presidente
Bush Senior nei confronti di Slobodan Milosevic agli albori delle
prime guerre dei Balcani. Invocarono pugno di ferro, parlarono di
bombe e di intervento deciso contro un dittatore. Clinton fino a quel
momento non aveva mai parlato di esteri, secondo la gran parte degli
analisti, dietro quel manifesto internazionale c’era proprio Al Gore.
Stavano preparando il terreno per i bombardamenti di sette anni dopo.
Quelli che nessuno si ricorda più, ma che Dick Cheney e Donald
Rumsfeld non dimenticano. Tra dieci anni, magari anche loro avranno
individuato un filone politicamente corretto, che li trasformi da
spauracchio a icone del neo-noglobalismo. Quelli dell’Accademia del
Nobel apprezzeranno e non potranno fare certo due pesi e due misure.
13 Ottobre 2007
=== 2 ===
-------- Original-Nachricht --------
Betreff: The Nobel Peace Prize 2007: A great misjudgement
Datum: Fri, 12 Oct 2007 22:21:36 +0900
Von: T F F PeaceTips <TFF @...>
Nagoya, Japan, October 12, 2007
The 2007 Nobel Peace Prize - particularly the
part to Al Gore - is a populist choice that
cannot but devalue the Prize itself.
Alfred Nobel wrote in his will that the Peace
Prize should be awarded to "the person who shall
have done the most or the best work for
fraternity between the nations, for the abolition
or reduction of standing armies and for the
holding and promotion of peace congresses."
Without diminishing the importance of global
warming and the work done by this year's
recipients - the Intergovernmental Panel on
Climate Changes (IPCC) and Al Gore Jr. - it is
highly disputable whether it qualifies as a PEACE
prize in the spirit of Alfred Nobel - even if
interpreted in the contemporary world situation
and not that of 1895 when Nobel formulated his
vision.
The concept and definition of peace should indeed
be broad. But neither of the recipients have made
contributions that can match thousands of other
individuals and NGOs who devote their lives to
fighting militarism, nuclearism, wars, reducing
violence, work for peacebuilding, tolerance,
reconciliation and co-existence - the core issues
of the Nobel Peace Prize.
It is also regrettable that the Prize rewards
government-related work, rather than civil
society - Non-Governmentals, making the implicit
point that governments rather than the people
make peace.
In particular, Al Gore - as vice-president under
Bill Clinton between 1993 and 2001 was never
heard or seen as a peace-maker. Clinton-Gore had
a crash program for building up US military
facilities and made military allies all around
Russia - and missed history's greatest
opportunity for a new world order.
In contravention of international law and without
a UN Security Council mandate, they bombed Serbia
and Kosovo, based on an extremely deficient
understanding of Yugoslavia and propaganda about
genocide that has caused the miserable situation
called Kosovo today (likely to blow up this year
or the next), and they bombed in Afghanistan and
Sudan.
The Prize would have been linked to the
environment if it has been awarded to someone who
struggles against military or other violent
influence on the global environment: military
pollution, thousands of bases and exercises
destroying nature, deliberate environmental
warfare, militarization of space and the oceans,
and - of course - nuclear weapons that, if used,
would create more heat than global warming.
The Norwegian Nobel Committee's consists of
members who have little background, if any, in
the theory and practise of peace. That however
can not be an excuse for making a mockery of
peace and the Prize itself.
The prestige of the Nobel Peace Prize has been
further reduced today - adding to the disgrace
that it never rewarded Gandhi but people like
Kissinger, Shimon Peres, and Arafat.
Kindly
Jan Oberg
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TFF
Transnational Foundation for Peace and Future Research
Transnationella Stiftelsen för Freds- och Framtidsforskning
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S - 224 57 Lund
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L’importante, ormai, è rendere indiscutibile l’assioma secondo cui il comunismo è «una delle più grandi tragedie del Novecento». Sicuro di avere riscritto la storia una volta per tutte, Veltroni può arrivare ad affermare in modo “totalitario”, nella relazione al Congresso dei DS, che gli argomenti da lui sostenuti nell’articolo su La Stampa sono «argomenti sui quali tra di noi non vi sono, non vi possono essere, non vi potrebbero essere differenze». Un vero capo, deciso e potente, che esclude qualsiasi differenziazione sulle proprie parole, proprio come avveniva ai leader dei partiti comunisti di un tempo. Del resto, sa che ormai la sinistra interna ed esterna ai DS è talmente anestetizzata e divisa da non avere nemmeno la forza di reagire. Della sua relazione al congresso parleranno tutti bene, dai Verdi (che non trovano niente da dire quando Veltroni mette le istanze ecologiste per la qualità non in contraddizione ma a «integrazione della cultura quantitativa dominante nella modernità») ai Comunisti Italiani, contenti di non aver subito attacchi diretti da parte del leader. Anche la sinistra democratica, laica e cattolica, ormai accetta il primato clintoniano di Veltroni. Tutto è relativo, anche la battaglia “politically correct” contro la pena di morte: se la pena di morte va contro i diritti umani, perché quando Veltroni dice che «nessun governante, nessuno Stato, in nessuna parte del mondo, può abusare dei diritti umani e rimanere impunito» non gli si ricorda che Bill Clinton è uno dei difensori più strenui della pena di morte?
E a segnalare con precisione la vuotezza del partito veltroniano, a parte gli avversari di sempre della sinistra, restano in pochi, come Il Sole-24 Ore, allarmato da un partito «sempre più gracile»: «Al venir meno del rigido ancoraggio ideologico non ha sopperito una forte elaborazione politica».
Ma queste sono minuzie, sottigliezze, inutili chiose. Il punto importante è che la missione di Walter Veltroni, noto alla CIA con il nome in codice di “agente Icare”, si è conclusa con un trionfo. Gradino dopo gradino ha raggiunto la vetta del più grande partito comunista d’occidente, ha contribuito al suo scioglimento e, non pago, ha scalato anche le due formazioni politiche nate da quello scioglimento, prima il PDS e poi il partito dei DS, riuscendo a conquistarne la guida.
Ben fatto, agente Veltroni! Ora manca solo l’ultimo atto: riveli ufficialmente la sua identità di agente segreto e di infiltrato. Questa è la richiesta definitiva che le viene dall’opinione pubblica democratica, per cancellare ogni residuo dubbio sulla sua affidabilità, sulla sua coerenza, sulla sua limpida onestà intellettuale.
(fine)
tratto da: "Il compagno Veltroni, il più abile agente della Cia"
<< Dopo il dossier Mitrokhin, dagli archivi dello spionaggio internazionale arriva il dossier Kuriakhin, con una rivelazione sensazionale: Walter Veltroni fin da ragazzo è stato reclutato dalla CIA per infiltrarsi nel PCI e conquistarne la leadership. Secondo Kuriakhin solo così si spiegano le abissali differenze tra quanto afferma oggi e quanto sosteneva in passato. Il dossier analizza metodicamente i suoi scritti e i discorsi, dai primi passi nella FGCI a oggi. E scopre che mentre il Veltroni del 2000 dice di non essere mai stato comunista, di aver dissentito dalla linea del PCI e di aver sempre odiato l’URSS e amato gli USA, in precedenza affermava l’esatto contrario.
Tra il gioco della satira politica e il rigore del saggio documentato, il dossier Kuriakhin ci porta a una domanda cruciale: chi è il compagno Veltroni? Il suo è un fantastico caso di spionaggio oppure un esempio insuperabile di trasformismo?
Ovviamente, Ilya Kuriakhin non esiste, e il reclutamento di Walter Veltroni nella CIA è solo un espediente satirico. Ilya Kuriakhin, infatti, è il nome di un personaggio televisivo, un agente segreto che appariva nella celebre serie di telefilm The Man From U.N.C.L.E. (trasmessa dalla RAI anche in Italia), prodotta tra il 1964 e il 1967. Per Il compagno Veltroni sotto lo pseudonimo di Ilya Kuriakhin si nasconde in realtà un giornalista che ha militato a lungo nel PCI e che conosce bene, dall’interno, le vicende di quel partito. >>
MILLELIRE STAMPA ALTERNATIVA
Direzione editoriale Marcello Baraghini
Graphic designer Daisy Jacuzzi
Stampato per conto della Nuovi Equilibri srl
presso la tipografia Union Printing spa (Viterbo) nel mese di marzo 2000
Milano, 15-20 ottobre 2007:
Settimana di iniziative culturali contro il razzismo nei confronti dei rom.
Tutte le serate si svolgono presso
Le Pecore Pub
Via Fiori chiari 21 e iniziano alle ore 21.
Organizzata dalle Associazioni NAGA, Opera Nomadi, Aven Amenza, Sdl, Festa dei Popoli di Opera, Comitato Rom e Sinti insieme, Associazione Liberi e dalla Chiesa Evangelica Ministero Sabaoth.
Una settimana di musica, teatro, eventi per conoscere il popolo Rom.
Foto, documentari, favole, cucina, cultura e tradizioni.
Ospiti: Moni Ovadia, Dario Fo, Rapsodia Trio, Muzikanti e tanti altri
***********PROGRAMMA COMPLETO**********
Lunedì 15 Ottobre 2007
ore 21:00
AMOR ROM
Introduzione alla settimana rom; intervento di MONI OVADIA
Martedì 16 Ottobre 2007
ore 21:00
RHAPSODIJA TRIO, travolgente musica dall’est europa e dalle culture yiddish, tzigana, dall’ oriente all’oltremare… Ingresso libero.
Mercoledì 17 Ottobre 2007
ore 20:30
proiezione del film OPERA GAGIA, cui seguirà un confronto aperto al pubblico
Il film di Antonio Bocola (2007, prodotto dalla Provincia di Milano/Settore cultura), introdurrà una discussione aperta ai cittadini, che potranno confrontarsi con alcuni rappresentanti delle comunità rom. Interverranno, oltre al regista, Tommaso Vitale, ricercatore dell'Università Bicocca, e rappresentanti delle Associazioni. Ingresso libero.
Giovedì 18 Ottobre 2007
ore 17:00
Tocca ai bambini: insieme "gagi" e rom per condividere un tempo molto speciale!
Un pomeriggio diverso, per conoscersi e divertirsi insieme. Verranno lette alcune fiabe della tradizione rom davanti a un pubblico di giovani e giovanissimi.
Giovedì 18 Ottobre 2007
ore 21:00
I Muzikanti, un gruppo di giovani musicisti che propone musica popolare balcanica. Ingresso libero.
Venerdì 19 Ottobre 2007
ore 21:00
ROM CABARET, con Dijana Pavlovic, Marta Pistocchi, Jovica Jovic. Per divertirsi con intelligenza! Ingresso libero.
Sabato 20 Ottobre 2007
ore 21:00
Ultima serata con tanta musica, riflessioni, immagini, ma soprattutto un grande ospite: DARIO FO. Ingresso libero.
2018:29:45&log=lautrehistoire
Ukraine : Iouchtchenko érige un monument au chef nazi Choukhevitch
Jean-Marie Chauvier
Le président ukrainien Viktor Iouchtchenko a publié ce 12 octobre un
Décret (Ukaz) sur la célébration des 65 ans de l’Armée d’Insurrection
Ukrainienne (UPA) issue de l’Organisation des Nationalistes
Ukrainiens. Il oblige toutes les administrations locales et
régionales à accorder leur soutien social et médical aux “anciens
combattants du mouvement de libération nationale”. Il invite à
prendre ou accélérer les mesures pour ériger à Lviv (Lvov) un
monument à l’ancien chef nazi puis commandant de l’UPA Roman
Choukhevitch* et pour aménager à Kiev un parc en l’honneur de l’UPA.
LE PRESIDENT IOUCHTCHENKO OFFICIALISE LA REHABILITATION DE L’UPA
GLOIRE AU “MOUVEMENT DE LIBERATION NATIONALE” des années 40
(qui avaient combattu contre l’URSS et les “ennemis” juifs, polonais,
russes, et ukrainiens de l’OUN-UPA )
C’est un tournant officiel décisif dans la voie de la reconnaissance
de l’UPA, qui reste à être entérinée par le Parlement (Rada) ce qui
est loin d’être acquis, vu l’opposition du Parti des Régions, des
communistes, des socialistes, des organisations d’anciens combattants
et des mouvements juifs. Mais le président Iouchtchenko bénéficie,
dans ces initiatives très controversées, de la bienveillance des
Etats-Unis et de l’Union Européenne, l’OUN et l’UPA faisant figure,
malgré leurs liens avec les nazis, de précurseurs de la lutte
anticommuniste (et indépendantiste actuelle contre la Russie.)
La Marche pour cette reconnaissance est prévue ce dimanche 14
octobre, à l’initiative du mouvement “Svoboda” (néonazi, ex Parti
social-national) rallié par d’autres organisations nationalistes.
Le PC et des groupes de gauche annoncent une contre-manifestation
“antifasciste”.
De nombreuses régions, surtout à l’Est et au Sud du pays, s’opposent
à la “réhabilitation des nazis”. Par contre, l’UPA bénéficie du
soutien des régions de l’Extrême-Ouest (Galicie, Volhynie, et dans
une moindre mesure Transcarpatie) où étaient implantées, dans les
années trente, l’Organisation des Nationalistes Ukrainiens (OUN,
fasciste) ainsi que l’UPA qui en est issue.
C’est dans ces régions également que les troupes allemandes avaient
été accueillies en “libératrices” en juin 1941 et que débutèrent les
grands massacres de Juifs, de communistes, de prisonniers de guerre,
de Tziganes, de malades mentaux, perpétrés par les Einzastgruppen SS
avec le concours des auxiliaires nationalistes ukrainiens.
D’importantes forces policières sont mobilisées pour protéger les
célébrations à Kiev. Des organes de presse favorables à la politique
du président accusent les communistes de vouloir “semer le désordre”.
* Egalement ancien commandant du bataillon ukrainien de la Wehrmacht
“Nachtigall” participant à ll‘invasion de l’URSS et aux pogromes de
l’été 1941, de la police auxiliaire nazie chargée de lutter contre
les Partisans... Des titres qui ne sont plus rappelés.
From: gilberto.vlaic @ elettra.trieste . itDate: October 14, 2007 4:23:45 PM GMT+02:00Subject: Relazione viaggio a KragujevacCare amiche, cari amici, vi invio la relazione del viaggio per la consegna degli affidi a distanza a Kragujevac effettuato due settimane fa.La situazione generale e' peggiorata notevolmente a seguito del licenziamento di circa 4500 operai in cassa integrazione.Il prossimo viaggio si svolgera' tra il 13 e il 16 dicembre.Come vedrete dalla relazione i progetti in corso e quelli futuri, OLTRE gli affidi a distanza, sono abbastanza onerosi. Al momento della tredicesima siate quindi generosi...Un cordiale salutoGilberto VlaicNon bombe ma solo caramelle - ONLUS
FOTO: La consegna dei fondi, La sala computers, La biblioteca, Angolo proiezione (proiettore e schermo non sono visibili, ma CI SONO!), Il ping-pong
Il compagno Veltroni, il più abile agente della Cia
Strana notizia, quella data oggi su "Repubblica": una famiglia
albanese-kosovara sfugge al "genocidio dei kosovari organizzato dal
regime serbo di Milosevic" (queste le parole, testuali, del
quotidiano antiserbo ed antijugoslavo); ciononostante dopo due anni
scappa e clandestinamente si stabilisce in Austria; e la figlia
giovanissima si rifiuta di essere nuovamente deportata nella
"Kosova", alla vigilia della proclamazione di quella "indipendenza"
che dovrebbe essere il coronamento della ottenuta "liberazione dal
giogo serbo".
In tutta questa storia, chiaramente, c'è qualcosa che non quadra.
"Repubblica" mente vigliaccamente sulla vera natura del conflitto e
dell'attuale staterello-banana in Kosovo.
(a cura di IS)
Repubblica, 12/10/2007 - Pagina 19
La kosovara che commuove il mondo
Video choc di una quindicenne in tv: "Fatemi restare in Austria o mi
suicido"
Il dramma di Arigona: la sua famiglia fuggita dalla guerra è stata
rimpatriata
Lei si è data alla clandestinità "Meglio la morte che l espulsione"
Il paese si spacca
ANDREA TARQUINI
dal nostro corrispondente
BERLINO - «Non cacciatemi, non condannatemi all espulsione e alla
miseria. Se non potrò restare qui mi toglierò la vita. Vivo e studio
da voi, i miei amici sono austriaci, vi chiedo solo quello che vi
chiederebbe ogni mio coetaneo: una vita normale qui in Austria dove
sono cresciuta». Dal video spedito dalla clandestinità a tutte le tv,
il bel volto sorridente della 15enne Arigona Zogaj racconta il dramma
di una famiglia di profughi illegali spezzata dalla linea dura dell
Europa ricca sull asilo.
L Austria si spacca: il video in tv commuove il paese, i Verdi
portano la gente in piazza, il capo dello Stato Heinz Fischer si
schiera con Arigona e chiede un amnistia per i clandestini. Ma il
governo di Grande coalizione (socialdemocratici del cancelliere
Alfred Gusenbauer e democristiani) non cede: con gli extracomunitari
vuole fermezza ad ogni costo.
Il dramma di Arigona ha fatto a pezzi in poche settimane l ossessiva
voglia di tranquillità della prospera Austria Felix. La famiglia
Zogaj viveva in Austria da anni. Il padre vi era arrivato
illegalmente nel 2001, due anni dopo la fine della guerra con cui la
Nato pose fine al genocidio dei kosovari organizzato dal regime serbo
di Milosevic. La sua richiesta di asilo era stata respinta, ma senza
decreto di espulsione: di fatto egli era tollerato. E illegalmente il
signor Zogaj aveva fatto arrivare la moglie, la primogenita Arigona e
gli altri quattro figli.
Per anni gli Zogaj hanno vissuto nella placida Frankenburg, nell
alta Austria. Arigona è cresciuta, ha studiato, è diventata
adolescente e quasi adulta qui nel Mitteleuropa: jeans e moda casual,
cd, discoteca, primi flirt e libri di Harry Potter come i suoi
coetanei. A settembre è arrivato il decreto di espulsione. Papà e i
quattro fratelli sono stati rimpatriati a forza. Lei no: è fuggita,
si è data alla clandestinità aiutata dalla Chiesa cattolica. Il
parroco di Ungenach, un paesino dell Alta Austria, le ha dato il
rifugio che lo Stato le rifiutava. E dalla clandestinità, ha girato
il video che ha scosso il paese. Immagini girate in un modesto
interno con una videocamera amatoriale. Arigona, i grandi occhi
bruni, i capelli castani sciolti, fa il segno di "V" della vittoria
con le dita, sorride. Ma dice parole terribili. «Avete cacciato la
mia famiglia, avete distrutto delle vite. Vogliamo solo vivere
onestamente e lavorare qui, come gente normale. Qui sono cresciuta,
qui sono i miei amici, i miei affetti, la mia vita. Vi prego,
lasciatemi restare in Austria. Non vi illudete, se riusciranno a
prendermi non subirò il destino. Mi toglierò la vita, meglio la morte
dell espulsione».
Il video è stato recapitato alle tv pubbliche e private, e dal
piccolo schermo è entrato in ogni casa. La mamma di Arigona, che non
era stata ancora espulsa, alla notizia della minaccia di uccidersi
della figlia ha avuto un collasso ed è stata ricoverata in ospedale.
Lo choc del paese intero è stato grande, i Verdi, il più vivace
partito d opposizione, hanno portato la gente in piazza, davanti al
Parlamento e ai ministeri. «La politica delle espulsioni facili è
senza cuore, è disumana, antisociale, anticristiana», ha tuonato il
loro leader Alexander Van der Bellen. Ed è anche inefficiente: anche
gli extracomunitari cui l asilo viene rifiutato restano per anni in
attesa di decisioni finali sul loro conto. Nel frattempo lavorano, si
integrano, i loro figli crescono. «È assurdo chiedere agli stranieri,
specie ai musulmani, di integrarsi, e poi dopo anni buttare fuori
famiglie intere», denunciano i Verdi.
Ieri sera, il presidente della Repubblica in persona - il
socialdemocratico Heinz Fischer, il politico più popolare - ha rotto
il silenzio. Occorre pensare a un amnistia per i clandestini, ha
detto. Il governo è in grave imbarazzo: ufficialmente respinge ogni
richiesta di clemenza, ma l opinione pubblica preme.
Protetta dal parroco di Ungenach, Arigona continua la sua campagna:
l altro giorno il governatore dell Alta Austria, Joseph Puehringer,
democristiano, ha accettato di incontrarla. Senza rivelare dove fosse
il suo nascondiglio, senza farla arrestare. L ha ascoltata, ha
promesso di studiare il dramma della sua famiglia. Dramma che non è
un caso isolato: su 34mila clandestini o profughi tollerati in
Austria, almeno millecinquecento famiglie vivono a rischio di
espulsione immediata.
http://www.tesseramento.it/immigrazione/pagine52298/
newsattach1080_Repubblica%2012-10.pdf
ma anche con testi in italiano) di questa organizzazione creata dalla
lobby di Soros per condizionare la politica internazionale della
Unione Europea:
http://ecfr.eu/
<< The European Council on Foreign Relations was launched in October
2007 to promote a more integrated European foreign policy in support
of shared European interests and values. With its unique structure,
ECFR brings a genuinely pan-European perspective on Europe’s role in
the world:
ECFR was founded by a council whose members include serving and
former ministers and parliamentarians, business leaders,
distinguished academics, journalists and public intellectuals. Their
aim is to promote a new strategic culture at the heart of European
foreign policy.
With offices in seven countries, ECFR’s in-house policy team brings
together some of Europe’s most distinguished analysts and policy
entrepreneurs to provide advice and proposals on the EU’s big global
challenges.
ECFR’s pan-European advocacy and campaigns will work through the
internet and the media to make the necessary connections between
innovative thinking, policy-making and civic action.
ECFR is backed by the Soros Foundations Network, Sigrid Rausing,
FRIDE (La Fundación para las Relaciones Internacionales y el Diálogo
Exterior), the Communitas Foundation and Dr. Hannes Androsch. ECFR
works in partnerships with other organisations but does not make
grants to individuals or institutions. >>
http://ecfr.eu/content/entry/about/
Begin forwarded message:
> From: "Coord. Naz. per la Jugoslavia"
> Date: October 3, 2007 10:49:00 PM GMT+02:00
> Subject: [JUGOINFO] Conseil sorosien anti-européen des relations
> étrangères
>
>
> http://www.voltairenet.org/article151889.html
>
> 3 OCTOBRE 2007
>
> Création accélérée d’un Conseil européen des relations étrangères
>
> Un Conseil européen des relations étrangères (European Council on
> Foreign Relations - ECFR), équivalent du CFR états-unien, sera
> lancé en grande pompe le 9 novembre 2007, à l’occasion du 18e
> anniversaire de la chute du Mur de Berlin.
>
> Selon nos informations, les réunions préparatoires ont été
> organisées par George Soros à New York. L’ECFR a immédiatement
> engagé vingt employés et ouvert des bureaux dans sept capitales
> Berlin, Londres, Madrid, Paris, Rome, Sofia et Varsovie, mais pas
> Bruxelles. Il est principalement financé par la Fondation George
> Soros, par le Fundación para las Relaciones Internacionales y el
> Diálogo Exterior (liée à El Pais), et par la Communitas Foundation
> (c’est-à-dire la banque bulgare BRIB).
>
> Les adhésions se font par cooptation pour une durée de 5 ans. Les
> 50 premiers membres sont :
> Urban Ahlin - Martti Ahtisaari - Giuliano Amato - Hannes Androsch -
> Marek Belka - Svetoslav Bojilov - Emma Bonino - Robert Cooper -
> Marta Dassu - Gijs de Vries - Jean-Luc Dehaene - Gianfranco
> Dell’Alba - Andrew Duff - Sarmite Elerte - Brian Eno - Joschka
> Fischer - Timothy Garton Ash - Bronislaw Geremek - Diego Hidalgo -
> Mary Kaldor - Gerald Knaus - Caio Koch-Weser - Rem Koolhaas - Ivan
> Krastev - Mart Laar - Mark Leonard - Adam Lury - Alain Minc -
> Christine Ockrent - Leoluca Orlando - Cem Özdemir - Simon Panek -
> Teresa Patricio Gouveia - Chris Patten - Diana Pinto - Andrew
> Puddephatt - Sigrid Rausing - Albert Rohan - Pierre Schori - Narcís
> Serra - Elif Shafak - Aleksander Smolar - George Soros - Dominique
> Strauss-Kahn - Helle Thorning Schmidt - Michiel Van Hulten - Mabel
> Van Oranje - Antonio Vitorino - Stephen Wall - Andre Wilkens.
>
> Trois co-président sont été désignés : Martti Ahtisaari, Joschka
> Fischer, et Mabel van Oranje (représentant George Soros).
>
> Au menu des travaux immédiats : l’indépendance du Kosovo et
> l’intégration des Balkans —Turquie incluse— dans l’Union. À moyen
> terme, le Conseil devra pallier au rejet du projet de Traité
> constitutionnel par les peuples français et néerlandais en
> favorisant, d’une manière ou d’une autre, la fusion des fonctions
> de Haut Représentant et de Commissaire chargé des relations
> extérieures. Enfin, à long terme, le Conseil favorisera
> l’intégration complète des politiques étrangères des États membres
> dans l’Union « afin qu’elle ne parle que d’une seule voix ».
>
> La création de l’ECFR reprend le projet de l’ambassadeur George
> Kennan en 1947, mais va au-delà encore pour assurer la perennité du
> système américaniste. Au moment où les États-Unis montrent des
> signes de faiblesse, il s’agit de créer une Europe unie qui fasse
> le pendant des États-Unis et constitue avec eux un vaste ensemble
> transatlantique.
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(srpskohrvatski / italiano)
Torino 17-19 ottobre 2007
(english / italiano)
Nato–games in Adriatico
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(ANSA) - ZAGABRIA, 12 OTT - Con l'impiego di 40 navi da guerra, tra le quali anche la portaerei italiana 'Garibaldi', 30 caccia aerei e 8.000 soldati di 40 Paesi presenti dal primo ottobre fino a oggi nell'Adriatico croato in un'ingente esercitazione militare il Patto Atlantico ha dato alla Croazia un chiaro segnale del suo imminente ingresso nella famiglia della Nato. Parallelamente alla manovra Nobile Midas 07, conclusasi oggi a Spalato, la delegazione parlamentare della Nato ha consigliato ai Paesi membri di invitare all'adesione al prossimo summit di aprile, la Croazia, la Macedonia e l'Albania. La Croazia sta facendo notevoli sforzi per raggiungere gli standard richiesti dell'Alleanza, sia sul piano politico, come la democratizzazione della societa', sia su quello militare, quale il dimezzamento del personale, che ora conta 25.000 soldati, per liberare fondi da destinare alla modernizzazione delle armi. Pare pero' che, a differenza dei vertici politici, i cittadini croati non siano tanto entusiasti dell'imminente adesione. Secondo recenti sondaggi il 47% dei croati sarebbe contraria, mentre solo il 41% si dice a favore: il Patto Atlantico, secondo gli esperti, viene infatti collegato alla ''sanguinosa avventura americana in Iraq''. ''La Nato e' un'alleanza di Paesi sovrani, uno Stato rinuncia addirittura a piu' della propria sovranita' se membro dell'Onu, e per questo non c'e' alcun bisogno di indire il referendum'', ha spiegato all'ANSA la posizione del governo il ministro degli esteri Kolinda Grabar-Kitarovic. Di simile vedute e' anche il capo dell'opposizione di centrosinistra, Zoran Milanovic. ''L'opzione di non aderire non esiste'', ha spiegato Milanovic all'ANSA. ''Questa e' un' alleanza dei Paesi piu' democratici e piu' ricchi del mondo ha aggiunto - ed e' ovvio che anche noi vogliamo farne parte''. (ANSA). COR-GV
12/10/2007 14:55
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"Italian soldier wounded in NATO exercise in Croatia"
BBC Monitoring Europe - Political Supplied by BBC Worldwide Monitoring, October 2, 2007
Source: HINA news agency, Zagreb
Text of report in English by Croatian news agency HINA:
Zagreb, 2 October: An Italian Marine suffered gunshot injuries to the lower legs in an accident that occurred on Monday afternoon during mobile target practice as part of the NATO exercise "Noble Midas 07" on the Croatian Army training ground at Slunj, Hina learned at the "Noble Midas 07" press centre on Tuesday.
The Italian had been transferred in a Croatian Army helicopter to the Dubrava Clinical Hospital in Zagreb, where doctors said today that he was in a stable condition and that the injury would most likely have no permanent consequences.
An investigation was under way.
(C) 2007, BBC Monitoring * Reprinted for Fair Use Only
Source: http://tenc.net/a/oct10.htm#wound
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http://www.telenorba.it/home/news_det.php?nid=3296
LE SUE CONDIZIONI SONO BUONE.
IL MILITARE DI TRUPPA DEL REGGIMENTO SAN MARCO STAVA MANEGGIANDO LA PROPRIA ARMA, QUANDO UN COLPO E' PARTITO ACCIDENTALMENTE FERENDOLO ALLE GAMBE.
E' RICOVERATO ALL'OSPEDALE CIVILE DI ZAGABRIA.
02/10/07 |
Piše: Eduard Šoštarić, 09.05.2007. | br. 599
9,000 NATO Commandos In Adriatic Operation
NACIONAL REVEALS the details of a mass military exercise involving the NATO Response Force, to be held in cooperation with the Croatian Army from 1 to 12 October of this year in central and northern Dalmatia and Istria
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