Informazione
REPLICA AL COMUNICATO DEL PRESIDENTE A.N.P.I. SU SREBRENICA
* DOCU-FILM: Srebrenica - Una città tradita (Izdani grad / A town betrayed – Norway 2009-2010 / 59min)
VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=RUuhSGnLvv8 ili: http://www.youtube.com/watch?v=3_TxfVLSXmI
Discussion: https://www.cnj.it/documentazione/srebrenica.htm#links
* la nostra pagina dedicata alla campagna di disinformazione strategica su Srebrenica
https://www.cnj.it/documentazione/srebrenica.htm
Fu così che Srebrenica, sotto gli occhi del mondo, peraltro assai distratto, diventò progressivamente un grande campo di concentramento, in cui furono praticati abusi e torture, fra le più barbariche.
Nel luglio 1995, i Serbi decisero di entrare a Srebrenica in forze, chiesero la consegna di tutti gli uomini validi e la benzina necessaria per evacuarli e portarli in altri campi. Ebbero gli uomini ed ebbero trentamila litri di benzina, proprio dai Caschi Blu, che preferirono non fare domande.
Le scene della evacuazione e della destinazione a specifici campi, nonché quelle di ciò che avvenne all’interno della città, anche sulle donne, delle quali molte furono violentate o subirono feroci torture, furono fotografate perfino dai satelliti, ma nessuno intervenne.
Gli uomini furono letteralmente massacrati, prima con le forme più barbariche (molti furono uccisi a randellate o a colpi di ascia) e poi, per accelerare i tempi, fucilati. Ottomila vittime all’incirca, ma di circa milleduecento non sono stati ancora trovati i corpi. Un certo numero di resti è stato tumulato tre giorni fa, in occasione della giornata di ricordo. Insomma un orrendo massacro, risoltosi in una vera e propria “pulizia etnica”.
Difficili furono perfino le ricerche dei responsabili; la Corte di Giustizia dell’Aja riuscì a processare e condannare 14 persone, ma si stentò molto ad ottenerne la consegna. Due responsabili di primo piano attendono ancora oggi il verdetto.
Si è discusso tardivamente, se si sia trattato di un massacro o di un vero e proprio “genocidio”. Non si tratta di una questione etimologica; i massacri, purtroppo, possono avvenire e sono avvenuti nel corso della seconda guerra mondiale, per tanti motivi, sempre abietti e disumani; ma il genocidio è qualcosa di più, è la volontà di eliminare un popolo, una razza, se possibile, di fare insomma quella che è stata definito una “pulizia etnica”. Il Tribunale penale dell’Aia e la relativa Corte d’Appello hanno affermato trattarsi di un genocidio, ma l’ONU non è ancora riuscita a riconoscerlo. Anche in questo periodo è stata presentata una nuova mozione a riguardo, ma è stato subito posto il veto, per esempio, dalla Russia.
Questa vicenda terribile si presta a considerazioni molto amare: dove eravamo, tutti, l’11 luglio del 1995? Quanti hanno saputo e non si sono neppure troppo commossi (in fondo, si è pensato, erano mussulmani); le grandi potenze hanno obbedito a interessi nei quali non c’è posto per i diritti umani; l’ONU, come spesso accade, non è servita a nulla (anzi le sue truppe hanno perfino consegnato la benzina ai massacratori e non hanno alzato un dito per difendere “l’area protetta”).
Come questo possa avvenire in un mondo che pretende di essere “civile” è veramente incredibile e inquietante. Certo, numericamente, sono accaduti fatti ancora più gravi in Africa (basterebbe ricordare il milione di Tutsi uccisi in Ruanda); ma, a prescindere dal fatto che l’Africa è più lontana e spesso i fatti arrivano alla nostra conoscenza tardivamente e male, anche lì non ci furono interventi validi dell’ONU, né alcuno si oppose concretamente al massacro. Dunque, non è questione di numeri, ma della concreta possibilità che tremende vicende di questo tipo si verifichino ovunque, anche a due passi da casa nostra, nella predominanza di interessi poco edificanti e tra il rassegnato e disinformato silenzio dei popoli.
Eppure, esiste dal 1948 una “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo”, emanata dall’ONU e accolta con entusiasmo da quanti pensarono che bastasse una dichiarazione così solenne e unitaria, poco dopo l’esperienza di un’altra tremenda guerra mondiale, ad esorcizzare ogni pericolo.
Ne hanno fatto strazio, di questi diritti umani, in tanti e in tanti Paesi, per cui Srebrenica è oggi divenuta un simbolo di una realtà che raccoglie, oltre alla barbarie degli autori del “genocidio” , anche il cinismo dei potenti, la loro obbedienza talora ad interessi poco commendevoli e non rispettosi della persona umana, l’inefficienza e l’incapacità dell’ONU ad essere un organismo capace di dirimere i conflitti internazionali e di prevenire o impedire la barbarie.
Ancora una volta, bisogna alzare la voce, ognuno col suo Governo e col suo Parlamento e tutti con l’ONU, perché la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo diventi davvero un documento imprescindibile capace di sottrarre l’umanità alla discrezionalità delle scelte e degli interessi dei poteri forti, al predominio, di tanti tipi di fondamentalismi, che avanza.
Srebrenica ci ricorda che siamo in pericolo, non solo in Africa, in Medio Oriente, nel Mediterraneo ma anche qui, nei nostri Paesi, nella nostra “Europa unita”, perché non riusciamo a sconfiggere, in realtà, mali terribili come il fondamentalismo, la xenofobia, il razzismo, le disuguaglianze.
Infine, bisogna svolgere una grande azione di informazione e conoscenza del valore immenso che è insito nei “diritti umani”. Bisogna che essi siano davvero sacri, nell’interesse di tutti; occorre che là dove essi vengono colpiti intervenga sempre la giustizia, non riconoscendo, né primazia di poteri, né confini invalicabili rappresentati dalla sovranità degli Stati. Vicende come quella di Srebrenica non devono essere più concepibili, in nessuna parte del mondo, quale che sia la religione, la razza, l’etnia delle vittime; e se, nonostante tutto, questi fatti riescono ad accadere, bisogna che la punizione arrivi presto e con durezza, con l’impegno di tutti gli Stati a consegnare i responsabili, appunto, alla giustizia e con una precisa assunzione di responsabilità da parte di tutti coloro cui compete.
Parole al vento? Spero di no. Ma ancora una volta non si tratta di pretendere da altri che facciano il loro dovere; il valore fondamentale dei diritti umani esige uno schieramento in loro difesa da parte di tutti, in prima linea. Se ciò avvenisse, la proclamazione dei Diritti Universali dell’Uomo, diventerebbe finalmente un imperativo categorico cui a nessuno sarebbe consentito di sottrarsi.
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/59160
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/59161 ]
VIDEO: https://www.facebook.com/Pinkoti/videos/10152992791508853/
FOTO: https://www.facebook.com/LaNuovaAlabarda/photos/a.243197115850862.1073741848.115049368665638/243197159184191/?type=1&theater
Primo maggio “jugoslavo”, polemiche dopo il corteo (di Ugo Salvini, Il Piccolo 3/5/2015)
Lo rilevano in una nota Franco Belci, segretario generale Cgil FVG e Adriano Sincovich, segretario generale Cgil Trieste: «Vorremmo che il centro destra dimostrasse altrettanto zelo in occasione delle manifestazioni filo naziste»...
http://www.triesteprima.it/politica/bandiere-jugoslave-in-corteo-cgil-ipocrita-la-reazione-del-centro-destra.html
Belci e Sincovich: «Sbagliato agitare una bandiera che ricorda fratture dolorose». Il centrodestra rilancia: «Sdegno e orrore»...
Dal quotidiano "Il Piccolo" di Trieste la presa di posizione del Presidente nazionale Anvgd Renzo Codarin e del Presidente delle Comunità Istriane Manuele Braico in merito all'ostentazione di bandiere jugoslave nel corteo del 1.mo Maggio, proprio nel 70.mo della feroce occupazione (sic) della città giuliana da parte delle milizie jugoslave di Tito...
Perché il Partito comunista triestino non faceva parte del CLN giuliano?
Quali rapporti ebbe il CLN giuliano, nazionalista ed anticomunista, con i collaborazionisti triestini?
Cosa accadde al momento dell’insurrezione di Trieste?
E’ vero che gli Jugoslavi arrestarono anche gli antifascisti?
Quali dirigenti del CLN triestino entrarono nella struttura Gladio?
Taking Of Trieste (1945). British Pathé
DESTABILIZZAZIONE A TRIESTE SOTTO IL GMA. LE SQUADRE DI CAVANA A TRIESTE (maggio 2011)
Vincenzo Cerceo, che prosegue nella lettura e nell’analisi dei “diari” di Diego de Henriquez, ha scritto queste annotazioni relative al Diario 143...
http://www.nuovaalabarda.org/leggi-articolo-le_squadre_di_cavana_a_trieste..php
A TRIESTE E’ SCANDALO DIRE CHE LA CITTA’ E’ STATA LIBERATA DAI PARTIGIANI
01/05/15
Dopo 70 anni in Piazza dell'Unità a Trieste ritorna a sventolare la bandiera Jugoslava
05/05/15
Le allucinanti reazioni dopo il ricordo del 70esimo della liberazione di Trieste dal nazifascismo
E poi, la reazione.
Il tempo di metabolizzare è stato preceduto dal solito sventolare di una decina di tricolori. Già. Nel mentre del corteo del primo maggio, dove la bandiera Jugoslava e quella della Brigata Garibaldi sono presenti da diversi anni che io sappia, ed è anche fatto naturale visto che si parla di formazioni che hanno lottato anche per il riscatto dei lavoratori contro gli oppressori, in una piazza che costeggiava il percorso del tradizionale corteo del primo maggio, sventolavano le bandiere d'Italia, per tutelare il nazionalismo, male d'Europa, male dell'unità dei popoli, che ancora esiste e persiste.
12 GIUGNO, LIBERAZIONE DI TRIESTE?
Com'è noto, l'ineffabile Nostro Sindaco Cosolini, raccogliendo una proposta dei consiglieri dell'Altra Trieste (di cui è esponente la deliziosamente s/garbata Rosolen Alessia, che appellava serenamente con l'epiteto di "s'ciavi" il pubblico sloveno presente nell'aula del Consiglio comunale alcuni mesi fa), ha benpensato di dedicare qualcosa (una via, una targa...) alla giornata del 12 giugno 1945, dato che in quel giorno l'amministrazione civile jugoslava (composta da triestini, italiani e sloveni) lasciò il potere all'amministrazione militare (GMA) angloamericana.
Perché nei "40 giorni" vi furono dei morti... (come se prima non fosse morto nessuno...): e allora, forse è il caso di ricordare al Sindaco e alla cittadinanza quale fu la situazione in termini di ordine pubblico a Trieste tra il 12 giugno 1945 ed il 31 dicembre 1947 (dopo la firma del Trattato di pace e l'istituzione del -mai applicato- Territorio libero di Trieste gli animi si calmarono un po'... non del tutto, solo un po').
Sintesi degli atti di violenza (tratta dal Calendario del I volume di "Nazionalismo e neofascismo al confine orientale" a cura dell'istituto per la storia della resistenza di Trieste, pubblicato nel 1976). Non abbiamo riportato i morti ed i feriti causati dalla polizia civile, ma solo le violenze neofasciste e delle squadre organizzate dal Partito d'azione (i "mazziniani" che tanto piacciono a Stelio Spadaro ed Ivan Buttignon).
1945: 2 morti (Pino Coverlizza e Mario Rosa), 6 feriti da arma da fuoco e 2 feriti da accoltellamenti, 2 pestaggi “normali”, 2 assalti a sedi politiche.
1946: 3 morti (Giuseppe Ravnikar, Carlo Hlaca e Giuseppe Loredan), 1 ferito da arma da fuoco e 16 feriti da accoltellamenti, un’ottantina di pestaggi “normali”, 3 aggressioni con lanci di pietre a scolaresche, 4 lanci di bombe (6 feriti civili e 9 militari), un attentato con il tritolo al ricreatorio di Roiano, decine di assalti e devastazioni contro sedi politiche (i soli Sindacati unici denunciarono 2 milioni di lire di danni nei due assalti subiti dopo gli incidenti di Pieris), redazioni di giornali, negozi e trattorie con insegne bilingui e gestiti da sloveni, e saccheggio ed incendio di quanto asportato dalle sedi e dai negozi.
1947: 4 morti (il comunista Corazza dopo l’assalto alla sede dell’UAIS, l’undicenne Emilia Passerini dopo l’assalto ad un circolo di cultura popolare, Alino Conestabo per una bomba lanciata contro un corteo antifascista, Carlo Castagna dopo l’assalto al Circolo Tomasi).
Feriti da armi da fuoco o da taglio 17 (tra i quali un ispettore scolastico dopo l’irruzione in una scuola slovena)
Aggressioni (tra i quali 3 bambini, 2 di essi picchiati da insegnante perché parlavano sloveno) 65
Attentati (compresi lanci di bombe) 29
Assalti a sedi politiche 11.
Sì, 12 giugno, una data da festeggiare.
16/06/15
Quella targa faziosa al Parco della Rimembranza di Trieste sul 12 giugno 1945
LA "LIBERAZIONE" DI TRIESTE CELEBRATA DAL SEDICENTE CENTROSINISTRA SU PROPOSTA DELLA DESTRA RETRIVA: L'ASSASSINIO DELL'UNDICENNE EMILIA PASSERINI VRABEC
Così iniziava una lettera inviata a questa testata quasi un anno fa. < Mia zia, Emilia Passerini, è morta la sera del sabato, 13 settembre 1947, all’età di 11 anni, per mano e su mandato fascista. Si trovava nel Circolo Culturale Sloveno di Vicolo Ospedale Militare ad osservare la gente ballare. All’improvviso, gli spari di una mitragliatrice che - fortunatamente - si è inceppata dopo la prima raffica, essendo stata montata frettolosamente con una sola vite, altrimenti i morti sarebbero stati molti di più. Infatti, mio padre, che all'epoca aveva 20 anni, racconta che gli spari hanno bucato le foglie degli alberi che circondavano la pista da ballo. Un crudele destino ha voluto che l’unica pallottola a colpire a segno ha trapassato la zona ascellare dell'amica Wanda Jerman andando a colpire in pieno la bambina che le stava accanto>.
Emilia Passerini (Vrabec il suo cognome originale, reso "in forma italiana" dal fascismo che non le permetterà neppure di raggiungere la maggiore età) viene definita da Galliano Fogar (nella testimonianza resa al dottor Mastelloni) «vittima di un attentato inconsulto, ricordo che esso fu ascritto a due giovanissimi (sic: sull’età dei responsabili torneremo più avanti, n.d.a.) triestini gravitanti nel Circolo Oberdan, autonomo rispetto ai Partiti e nazionalista estremista».
A proposito di questo atto particolarmente esecrabile, va detto che un paio di mesi prima, il 12/7/47, il giornale comunista Il Lavoratore aveva denunciato il rischio che si stesse preparando un attentato proprio nei confronti di quel Circolo di cultura popolare, perché alcuni giovani erano stati visti prendere appunti mentre esaminavano il muro di cinta e mentre si allontanavano uno fu sentito dire che bisognava agire dall’altra parte del muro .
Furono arrestati per l’omicidio della piccola Passerini alcuni membri delle Squadre del Viale: Letterio Cardile (21 anni), che al momento dell’arresto aveva addosso la tessera di una organizzazione monarchica neofascista, la Lega dei Lazzaroni del Re (e sembra che fosse in contatto con le Squadre d’Azione Mussolini tramite il veneziano capitano Foschini); Aldo Giorgini (24 anni), Mario Zotteri e Pino Giubilo (figlio di un ispettore capo della PC), che, come scrisse la stampa, “risultano appartenere a famiglie borghesi di agiate condizioni".
Le "squadre" erano finanziate dal governo italiano, Ufficio Zone di Confine, e causarono morti, feriti, devastazioni.
Anche questa è memoria, signor Sindaco.
MEDAGLIE ED EROI
Come detto in altro articolo su questa pagina ("12 giugno, liberazione di Trieste?"), il 15/9/47, un corteo ANTIFASCISTA “viene fatto segno al lancio di due bombe che provocano la morte di un ignaro spettatore, lo studente diciannovenne Alino Conestabo e il ferimento di parecchi dimostranti (la stampa fornisce versioni contrastanti, suscitando nella città vivaci reazioni; viene recisamente smentita la versione del Corriere di Trieste, e cioè che il Conestabo sia deceduto per lo scoppio fortuito di una bomba che egli intendeva lanciare contro i manifestanti)”. Ciò è quanto risulta dalla ricostruzione, fatta attraverso gli organi di stampa dell'epoca nel libro "Nazionalismo e neofascismo nella lotta politica al confine orientale 1945-1975”, a cura dell’Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione nel Friuli-Venezia Giulia, Trieste 1977.
Pertanto ci sembra quantomeno equivoca l'attribuzione, da parte delle nostre massime istituzioni democratiche (il presidente in carica Carlo Azeglio Ciampi), della medaglia al valor civile alla memoria al suddetto Conestabo (9/1/06) con la seguente motivazione:
<Animato da profonda passione e spirito patriottico, partecipava ad una manifestazione per il ricongiungimento di Trieste al Territorio nazionale, perdendo la vita in violenti scontri di piazza. Mirabile esempio di elette virtù civiche ed amor patrio, spinti sino all'estremo sacrificio. 15 settembre 1947 – Trieste>.
Considerato che la manifestazione NON era per il "ricongiungimento di Trieste al Territorio nazionale" ma era un corteo antifascista, delle due l'una: o Conestabo guardava innocentemente il corteo ed è morto per disgrazia perché la bomba ha centrato lui e non gli antifascisti, oppure Conestabo (che pare non essere stato un antifascista) è morto lanciando la bomba che aveva portato con sé per gettarla contro il corteo antifascista.
Meritava una medaglia?
ABSTRACT: Authorities are increasingly worried about the large number of Western foreign fighters present in Syria. The fear is that these fighters will return radicalised, battle hardened and with extensive radical networks that might encourage them to commit a terrorist attack in the home country. The recent attack on the Jewish Museum in Brussels – allegedly by a returned foreign fighter from Syria – seems to be a case in point. However, the conflict in Syria is not the first to attract foreign fighters. In this Background Note, Jeanine de Roy van Zuijdewijn and Edwin Bakker investigate three historical cases of foreign fighting: Afghanistan (1980s), Bosnia (1990s) and Somalia (2000s). In this paper they aim to give insight into what happened to these foreign fighters after their fight abroad had ended. The authors distinguish eight possible pathways for foreign fighters that can help to contribute to a more nuanced understanding of this complex phenomenon.
https://www.academia.edu/12629917/Returning_Western_foreign_fighters_The_case_of_Afghanistan_Bosnia_and_Somalia
di Valentina Cominetti, 10 luglio 2015
Per quanto riguarda il diffondersi del terrorismo jihadista, Puljic ritiene che sia “tardi per intervenire perché qui l’estremismo è un fenomeno ormai troppo radicato e quindi difficile da estirpare più qui che altrove”.