Informazione


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Returning Western foreign fighters: The case of Afghanistan, Bosnia and Somalia (by Jeanine de Roy van Zuijdewijn and Edwin Bakker – ICCT Background Note June 2014)

ABSTRACT: Authorities are increasingly worried about the large number of Western foreign fighters present in Syria. The fear is that these fighters will return radicalised, battle hardened and with extensive radical networks that might encourage them to commit a terrorist attack in the home country. The recent attack on the Jewish Museum in Brussels – allegedly by a returned foreign fighter from Syria – seems to be a case in point. However, the conflict in Syria is not the first to attract foreign fighters. In this Background Note, Jeanine de Roy van Zuijdewijn and Edwin Bakker investigate three historical cases of foreign fighting: Afghanistan (1980s), Bosnia (1990s) and Somalia (2000s). In this paper they aim to give insight into what happened to these foreign fighters after their fight abroad had ended. The authors distinguish eight possible pathways for foreign fighters that can help to contribute to a more nuanced understanding of this complex phenomenon. 

https://www.academia.edu/12629917/Returning_Western_foreign_fighters_The_case_of_Afghanistan_Bosnia_and_Somalia

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REPORTAGE: JIHAD IN BOSNIA

di Valentina Cominetti, 10 luglio 2015

Attraversare la Bosnia a vent’anni dalla fine del conflitto conclusosi nel 1995 con gli accordi di Dayton significa incontrare spaccature vecchie, mai rincollate, e nelle quali -mano a mano- si sono insinuate crepe nuove, di cui l’Europa si accorge solo oggi. Preoccupa la situazione dei Balcani e preoccupa soprattutto per il fenomeno più terrificante e attuale del nostro tempo, la diffusione internazionale del terrorismo jihadista.
Eh sì perché la Bosnia, con 350 combattenti all’estero, è il primo esportatore di foreign fighters al mondo, seguita da Kosovo, Belgio e Albania. La zona è un fertile bacino di reclutamento per lo Stato Islamico, ma questa fecondità è frutto di un processo lungo che potremmo definire addirittura un’islamizzazione programmata.
“Non trova un paradosso ritrovarsi oggi a punire o a tenere sotto controllo proprio quelle persone che ieri abbiamo usato per combattere?”. Gojko Vasic, direttore della polizia della Repubblica Srpska (nella foto a sinistra), ci accoglie nel suo ufficio all’interno della sede dell’unità antiterrorismo di Banja Luka. La sua prima premura è quella di fornirci una lista degli ex-mujhaidin ancora residenti in Bosnia e ci spiega che in quell’elenco stanno le radici della diffusione del jihadismo nel Paese (secondo stime al ribasso di Sarajevo, sarebbero almeno 3 mila i fondamentalisti).
La Bosnia, in effetti, prima della guerra era estranea a ogni forma di estremismo islamico. Se oggi il Paese è disseminato di comunità wahabite (ultraconservatrici) è perché negli anni ’90 molti mujahidin (combattenti islamici impegnati nel jihad) sono accorsi da paesi come l’Afghanistan, l’Arabia Saudita e la Cecenia per soccorrere i loro fratelli musulmani, hanno ricevuto in cambio onorificenze e cittadinanza bosniaca e  sono rimasti.
“Comunità fondamentaliste wahabite e salafite sono disseminate in tutto il Paese: Buzim, Zenica, Velika Kladusa, Osve, Bocinya, Gornja Maoca, Potocansky, Kaleaija, Bosanska Bosna, e sono solo le più note. Noi possiamo tenere sotto controllo solo quelle che si trovano sul territorio di nostra competenza, ma avremmo bisogno di una collaborazione più stretta con la polizia della federazione croato-musulmana per agire efficacemente. Invece capita spesso che membri del Governo bosniaco intralciano le nostre indagini, o addirittura pagano gli avvocati per difendere potenziali terroristi, affermando che approfittiamo di incidenti per portare avanti una nuova forma di pulizia etnica”. Il direttore della polizia serba si riferisce alle polemiche sorte in seguito all’operazione Ruben, lanciata dalle forze di sicurezza di Banja Luka dopo all’attentato di Zvornik del 28 aprile, in cui hanno perso la vita l’attentatore e un poliziotto.
Le perquisizioni avvenute in 32 località del territorio sotto il controllo serbo hanno portato alla luce armi, munizioni e materiale di propaganda riconducibili a cellule del terrorismo islamico. Sono seguite polemiche della comunità bosniaca (Musulmani di Bosnia) e di Bakir Izetbegovic , membro della Presidenza della Bosnia Erzegovina, che sta pagando gli avvocati a coloro che sono stati accusati di terrorismo.
“Eppure la cooperazione sarebbe indispensabile perché la polizia musulmana può più facilmente interloquire con i leader wahabiti e può riconoscere più facilmente segni della presenza di cellule terroristiche. Quello che poi ci preoccupa è che la comunità internazionale sta sottovalutando il problema”.
La pensano così anche Predrag Ćeranić, professore dell’università di Banja Luka e capo dei servizi d’intelligence bosniaci durante la guerra, e Dževad Galijašević, noto analista musulmano bosniaco: lo scambio di informazioni tra le agenzie di sicurezza spesso non avviene o, se avviene, risulta inefficace, perché ci sono ancora troppe frizioni tra la polizia serba e quella bosniaca.
È quindi necessario il coinvolgimento della comunità internazionale. “Non ci si può limitare al rafforzamento delle collaborazioni bilaterali tra i singoli Paesi. Chiunque abbia un minimo di competenza è perfettamente consapevole che se cadrà Damasco, il jihad arriverà nei Balcani per poi diffondersi in tutta Europa”, afferma  Ćeranić, quasi scocciato, come se fosse costretto a ripetere sempre le stesse cose a un interlocutore che si finge sordo.
Abbiamo ascoltato la versione serba, ma, consapevoli che non è esaustiva, andiamo alla ricerca di voci diverse e intraprendiamo la tortuosa strada che da Banja Luka porta a Sarajevo. Sono estesi i territori incontaminati e fitti i boschi sulle montagne: si capisce come sia difficile controllare queste zone, nonostante i continui sorvoli degli elicotteri delle forze dell’ordine. Intanto, allontanandosi dalla Repubblica Srpska, il paesaggio cambia: l’orizzonte è segnato dalle croci delle chiese cattoliche e ortodosse, ma sempre più frequentemente anche dallo svettare dei minareti che aumentano avvicinandosi alla capitale.
I musulmani devono pregare cinque volte al giorno e poter ascoltare bene la voce del muezzin. Per questo ogni villaggio, anche piccolo ha la sua moschea. Le croci, a mano a mano, diventano sempre meno.
“È vero abbiamo delle grandi difficoltà a ottenere le autorizzazioni necessarie per costruire le nostre chiese”, l’Arcivescovo Luigi Pezzuto (foto a sinistra), Nunzio Apostolico in Bosnia Erzegovina e Montenegro, ci apre subito le porte della Rappresentanza della Santa Sede a Sarajevo.
“Una parte della questione è dovuta a ragioni burocratiche, ma non credo che questo sia il problema da risolvere. Dobbiamo lavorare sulle menti delle persone. Dobbiamo con loro approfondire il diritto alla libertà religiosa. Io ci sto lavorando molto.
La Chiesa in quanto edificio non serve se prima non viene riconosciuto il diritto”, ci spiega con il tatto diplomatico che si addice al suo ruolo. Meno cauto è invece il Cardinal Vinko Puljic, Arcivescovo di Sarajevo che da anni denuncia l’islamizzazione forzata della Bosnia: “Non riusciamo a costruire le nostre chiese, mentre negli ultimi anni sono nati più di 70 centri di culto musulmano solo a Sarajevo e in tutto il Paese più di 100 moschee”. La colpa, a detta del Cardinale non è solo della leadership politica bosniaca, ma anche e soprattutto dell’Europa e dell’intero Occidente che assistono inermi a un processo che invece li riguarda da vicino.
“Se finalmente si sente parlare della diffusione dell’integralismo e dell’estremismo islamico in Bosnia, è solo perché la visita del Santo Padre ha fatto sì che questo Paese, quasi sempre ignorato dai media, sia tornato a esistere per la comunità internazionale. Sono vent’anni che mi impegno personalmente per denunciare l’islamizzazione sistematica in Bosnia, che comincia con la guerra civile e non si è mai arrestata.
L’Arabia Saudita ha fortemente nutrito le comunità wahabite e finanziato la costruzione di luoghi di riunione e di culto. Tutto è in mano agli islamici che cercano di costringere i cattolici a lasciare il Paese: il datore di lavoro musulmano difficilmente assume un cattolico, e così ancora oggi tanti giovani sono costretti a emigrare. Non basta che ci siamo dimezzati, dal ’91 a oggi” (oggi i cattolici in Bosnia sono circa 430mila, prima del conflitto erano più di 800mila – ndr).
Per quanto riguarda il diffondersi del terrorismo jihadista, Puljic ritiene che sia “tardi per intervenire perché qui l’estremismo è un fenomeno ormai troppo radicato e quindi difficile da estirpare più qui che altrove”.
E in effetti per vedere le donne col niqab e gli uomini barbuti di cui tanto si parla negli ultimi mesi, non occorre arrivare in villaggi sperduti abitati da comunità chiusissime. Basta passeggiare a Vrelo Bosne, località turistica a pochi chilometri da Sarajevo per trovarsi catapultati in una realtà quasi totalmente islamizzata. Donne copertissime accanto a uomini con la barba lunga passeggiano sulle rive delle sorgenti del fiume Bosna o si godono un giro su una carrozza condotta da un cavallo bianco. Molti sono turisti, ma tanti altri vivono qui. E a quanto pare altrettanti verranno a viverci, dato che i cartelli di vendita delle proprietà, spesso, sono scritti solo in arabo.
I sauditi quindi comprano anche ville e non solo terreni agricoli serbi in villaggi sperduti. Per chiarirci le idee, decidiamo di andare a trovare Esad Hecimovic, esperto di terrorismo ed editor della televisione OBN (uno dei principali canali televisivi bosniaci).
Ha appena terminato di registrare il servizio sulla visita di John Allen, inviato speciale del presidente americano per la coalizione che combatte lo Stato Islamico. Il giornalista spiega che a suo parere il processo di islamizzazione e il terrorismo non sono la stessa cosa, e che se i sauditi comprano terreni non è detto che debbano per forza costruirci dei campi di addestramento al combattimento. Anzi in Bosnia di questi training camp di cui tanto si parla non ne sono mai stati trovati (lo confermano fonti istituzionali e di intelligence).
“Lo Stato funziona e la polizia fa il suo dovere. La visita di Allen e l’incontro con le autorità di oggi ne sono la dimostrazione: si rafforza la cooperazione per impedire il dilagare dell’ideologia jihadista. Ma finora qui non sono state scoperte reti terroristiche vere e proprie, solo episodi e individui isolati. Quelli che vanno a combattere all’estero, sì sono tanti, ma lo fanno per ragioni diverse, di cui quelle economiche sono solo le più ovvie. A
lcuni hanno la sindrome postraumatica da stress a causa della guerra, altri finiscono nelle moschee sbagliate, altri ancora vivono molto soli o molto isolati e per questo cercano risposte nel web finendo nelle reti dei reclutatori. Per capire meglio questo però parlate con lui, che ha tre cugini che sono andati in Siria”. Ci indica un ragazzo che lo ha accompagnato all’incontro con noi e che fino a questo momento è rimasto ad ascoltare in silenzio. Preferisce tenere riservata la sua identità, parla italiano e timidamente ci racconta di essere musulmano, di Visoko, una cittadina non molto distante da Sarajevo.
Anche i suoi cugini vivevano lì: “Non li vedevo spesso, ma come in ogni buona famiglia ci si frequenta nelle occasioni importanti. E quando abbiamo saputo che questi tre parenti erano partiti per la Siria non abbiamo potuto non chiederci cosa li avesse spinti, dato che nessuno di noi è un estremista. Nel Corano non c’è nessun appello alla guerra perché l’Islam è una religione di pace. Ma certo che la guerra, quella degli anni ’90 è rimasta indelebile nelle nostre menti.
Me la ricordo io che avevo 7 anni quand’è finita. E anche se ho superato qualunque pregiudizio, non riesco a fare a meno che il sangue non mi si geli nelle vene, se mi si presenta qualcuno che fa di cognome Milosevic. Figuriamoci mio cugino grande che con la guerra ci è cresciuto, che l’ha fatta e che non sapeva fare altro.
Quando è finita si è depresso, si sentiva perso e dopo poco ha deciso di andare a combattere in Cecenia. Lui credeva che per liberarsi di grossi problemi bisogna combattere, e si è sempre unito alle cause che riteneva giuste, tra cui quella siriana purtroppo. Poi non stava bene, quando era a Visoko sembrava un disadattato, lamentava sempre di sentirsi inadeguato.
Gli altri due invece sono giovani, uno un mio coetaneo, l’altro ha 24 anni. Entrambi senza lavoro, ma come tanti altri. L’unico segnale di stranezza che hanno mostrato è che hanno cominciato a frequentare la moschea e a pregare; i genitori che non praticano la religione, sono convinti che lo facessero per soldi. Ma possibile che solo per soldi abbiano deciso di andare a combattere? Bastano 2mila euro per convincere una persona a rischiare la propria vita? Io a questo non credo, ma ancora non ho trovato un’altra risposta”.
Si capisce che in un Paese come questo non faccia scalpore la diffusione da parte dell’Isis del “Messaggio al popolo dei Balcani” in cui albanesi kosovari e bosniaci radicalizzati incitano cruentemente i loro fratelli a vendicare “le umiliazioni subite dai musulmani” in questi Stati.
Così mentre i media internazionali impazzano, nessuno qui in Bosnia sembra sconvolgersi e, a noi, nel Centro Studi di Sicurezza di Sarajevo, il professor Denis Hadzovic, direttore dell’istituto, dice: “È da parecchio tempo che abbiamo a che fare con questi messaggi che incitano la gente a entrare a far parte dell’esercito dello Stato Islamico. Per cui  non credo che questo filmato, nello specifico, avrà un grande effetto sul reclutamento di jihadisti nei Balcani”.
Come a dire che “quel che doveva essere fatto è già stato fatto”, l’islamizzazione della Bosnia è stata quasi portata a compimento: Europa e Occidente, sordi agli appelli che ricevono da anni, si allarmano solo adesso perché solo oggi la minaccia li riguarda direttamente e palesemente. Mancanza di lungimiranza? O interessi finanziari, come denunciano vari esponenti della Chiesa cattolica? In ogni caso, le toppe che si possono applicare ora saranno comunque poche e inadeguate per gli strappi che lacerano questo Paese.





(english / deutsch / francais / italiano)

Spezzare le reni alla Grecia... e poi anche agli altri
Raccolta di link a documenti attuali importanti su imperialismo tedesco e decadenza europea


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La Troika, la Grecia e la Germania (8 apr 2015)
Spezzoni dal programma satirico tedesco "die Anstalt", 31.3.2015

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“L'Europa destabilizzata dal potere di ricatto dei creditori”
Intervista a Vladimiro Giacché di Marta Fana – da MicroMega Online, 2 luglio 2015
Le ultime vicende sulla crisi greca hanno mostrato come un governo democratico, fedele al suo mandato elettorale, possa mettere in discussione la governance europea, rigida su regole punitive che nulla hanno a che fare con la virtuosità dei paesi dell’eurozona. Il fallimento più grande è proprio l’architettura della UE e dei suoi Trattati... 

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Il piano B di Grecia e Germania dopo il referendum (di di Demostenes Floros, 2/7/2015)
La contesa tra Atene e l’ex Troika è più politica che economica e non riguarda solo il debito pubblico. Merkel prepara da tempo un progetto alternativo all’Eurozona attuale, Tsipras dovrebbe fare lo stesso...
[Aggiornamento del 6 luglio 2015: in Grecia, il referendum sul piano di aiuto proposto dai creditori internazionali è stato vinto dal “No” con il 61% dei voti. Il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis si è dimesso per facilitare un accordo tra Atene e gli altri governi dell’Eurogruppo. Prossime date chiave: martedì 7 luglio riunione straordinaria dei capi di Stato e di governo dell’Eurozona; lunedì 20 luglio scadenza di un prestito di 3.5 miliardi di dollari della Banca Centrale Europea alla Grecia, che attualmente non ha soldi per ripagare Francoforte.]

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Fonte: pagina FB de Il Corsaro, 4 luglio 2015
https://www.facebook.com/ilcorsaro.altrainformazione/videos/954919534551111/?pnref=story

"Non avevamo mai pubblicato un video di Massimo D'Alema e avremmo preferito non farlo, ma quello che dice qui è assolutamente da ascoltare, perché:
1. ha perfettamente ragione e spiega benissimo quel che è accaduto ed accade in Europa;
2. dimostra come questa situazione sia nota a lui, e probabilmente a molti altri Primi Ministri di ieri e di oggi, cioè a chi ci ha portato in un'Europa così concepita, chiedendo sacrifici a noi e regalando denaro alle banche;
3. in bocca al presidente della FEPS, la fondazione 'culturale' del Partito Socialista Europeo, dimostra il fallimento storico dei socialdemocratici europei, che pur sapendo perfettamente qual è la posta in gioco, sostengono, come Schulz ha detto, "un nuovo governo di tecnocrati per affossare Syriza e la Grecia".

http://video.repubblica.it/economia-e-finanza/d-alema-gli-aiuti-alla-grecia-sono-andati-alle-banche-tedesche-e-il-video-diventa-virale/206213/205319
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=5rsq4Vrmn40

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Fonte: pagina FB "Con l'Ucraina antifascista", 5/7/2015

“Qui in Novorossija siamo sul fronte della guerra contro l’imperialismo occidentale.
Qui combattiamo contro il fascismo, arrivato dall’ovest, sostenuto con i soldi dell’Occidente.
Noi qui lottiamo per i diritti di tutti i lavoratori, di tutti i paesi del mondo.
E adesso voglio esprimere la nostra solidarietà ai lavoratori greci, e voglio dire loro che noi sosteniamo la loro lotta contro la dittatura del Fondo Monetario Internazionale, e diciamo NO!”
Aleksej Markov, “Dobryj”, commissario politico della Brigata Prizrak.

Alexey Markov solidarity with Greek people against the IMF (Алексей Мозговой - Голос народа, 5 lug 2015)
Alexey Markov "Dobrij", the political commissar of Prizrak Brigade, one of the socialist armed group that fights for Donbass freedom. In this supporting speech he express solidarity with Greek people against the IMF aggression to the Country...

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Belgrade Forum for a World of Equals: Congratulations Greeks! (5 July 2015)
Beogradski Forum za Svet Ravnopravih: Честитка грчком народу (недеља, 05 јул 2015)

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Il tallone d'Achille dell'Unione Europea (Redazione Contropiano / Adriana Cerretelli, ilSole24ore, 5 Luglio 2015) 
E se alla fine si scoprisse che è la sostenibilità democratica e non quella finanziaria il vero tallone d'Achille dell'euro?...

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"La Germania ha una visione egoistica nel breve periodo e miope nel lungo". Intervista a Vladimiro Giacché (di Fabio Sebastiani – 06/07/2015)
... La mia impressione è che la Germania non ha nessuna intenzione di tornare indietro da questa strada. Spera di cogliere l’occasione di un sì al referendum per portare avanti la sua politica. Anche perché socialdemocrazia tedesca e sindacati sono assolutamente allineati a questa politica...

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The First Defeat (Germany and the Greek referendum – GFP 06.07.2015)
Germany's imposition of its austerity policy suffered a first serious defeat in yesterday's Greek referendum. (...) German politicians declared that it is "difficult to imagine" new negotiations with the government of Prime Minister Tsipras (the German Minister of the Economy, Sigmar Gabriel). Greece is heading toward a Grexit and a "humanitarian catastrophe" (Martin Schulz, President of the European Parliament)...
Die erste Niederlage (Griechenland-Referendum: "Nein" – GFP 06.07.2015)
Mit dem "Nein" beim gestrigen Referendum in Griechenland muss Deutschland erstmals eine schwere Niederlage beim Oktroy seiner Spardiktate hinnehmen. (...) weitere Gespräche mit der Regierung von Ministerpräsident Alexis Tsipras seien "kaum vorstellbar" (Bundeswirtschaftsminister Sigmar Gabriel); Griechenland stehe vielmehr vor dem Ausscheiden aus dem Euro und vor einer "humanitären Katastrophe" (EU-Parlamentspräsident Martin Schulz)...

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Grecia, l’ombra di «Prometeo» (di Manlio Dinucci, 7/7/2015)
... «Una Gre­cia amica di Mosca potrebbe para­liz­zare la capa­cità della Nato di rea­gire all’aggressione russa», ha avver­tito Zbi­gniew Brze­zin­ski (già con­si­gliere stra­te­gico della Casa Bianca), dando voce alla posi­zione dei conservatori. Quella dei pro­gres­si­sti è espressa da James Gal­braith... Gal­braith sostiene che, nono­stante il ruolo svolto dalla Cia nel golpe del 1967, che portò al potere in Gre­cia i colon­nelli in base al piano «Pro­me­teo» della Nato, «la sini­stra greca è cam­biata e que­sto governo è pro-americano e fer­ma­mente mem­bro della Nato». Pro­pone quindi che, «se l’Europa fal­li­sce, pos­sono muo­versi gli Stati uniti per aiu­tare la Gre­cia...» Ambe­due le posi­zioni sono peri­co­lose per la Gre­cia. Se a Washing­ton pre­vale quella dei con­ser­va­tori, si pro­spetta un nuovo piano «Pro­me­teo» della Nato, una «Piazza Syn­tagma» sulla fal­sa­riga di «Piazza Mai­dan» in Ucraina. Se pre­vale quella dei pro­gres­si­stiti, una ope­ra­zione di stampo neo­co­lo­niale che farebbe cadere la Gre­cia dalla padella nella brace...
http://ilmanifesto.info/grecia-lombra-di-prometeo/
oppure http://www.marx21.it/internazionale/europa/25833-grecia-lombra-di-lprometeor.html

FRANCAIS: Grèce, l’ombre de « Prométhée », par Manlio Dinucci
https://fr.groups.yahoo.com/neo/groups/alerte_otan/conversations/messages/4849

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L’intervento di Tsipras al Parlamento europeo (08.07.2015)
TESTO: http://www.rifondazione.it/primapagina/?p=18881
Discorso di Tsipras al Parlamento Europeo
Replica di Alexis Tsipras al Parlamento Europeo

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Behind Germany’s refusal to grant Greece debt relief – Op-Ed in The Guardian (Yanis Varoufakis, July 11, 2015)
... Why is the German finance Minister, Dr Wolfgang Schäuble, resisting a sensible, mild, mutually beneficial debt restructure? The following op-ed just published in today’s The Guardian offers my answer...
Germany won’t spare Greek pain – it has an interest in breaking us (Yanis Varoufakis, July 11, 2015)
... the German finance minister wants Greece to be pushed out of the single currency to put the fear of God into the French and have them accept his model of a disciplinarian eurozone.

Varoufakis: “Berlino vuole cacciarci dall’Euro per ridimensionare Parigi” (Marco Santopadre, 11 Luglio 2015)
... L’ex ministro delle Finanze, che non ha votato il Terzo Memorandum adducendo ‘motivi di famiglia’, ha pubblicato ieri un articolo sul quotidiano britannico The Guardian dal titolo: “La Germania non ricambierà il dolore greco, vuole romperci”...
Varoufakis e il "piano di ristrutturazione del debito" (Redazione Contropiano, 12 Luglio 2015)
... Perché, contro il buon senso, contro il verdetto del FMI e contro le pratiche quotidiane dei banchieri di fronte a debitori stressati, resistono a una ristrutturazione del debito? La risposta non può essere trovata in economia perché risiede in profondità nella labirintica situazione politica dell’Europa...

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Il Parlamento di Atene si suicida e approva il "piano" (Redazione Contropiano, 11 Luglio 2015)
... Questo parlamento più che dimezzato ha approvato un “piano” che solo i più distratti possono attribuire a Tsipras o Tsakalotos, dopo due giorni di “lavoro” da parte di tecnici francesi inviati di corsa ad Atene per stendere l'unico testo di “impegni” che i creditori avrebbero potuto approvare...

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Austerity or Democracy (GFP, 12/7/2015)
At Berlin's insistence, Greece will not receive debt relief and will be forced to submit - contrary to the Greek population's "No" last Sunday - to Germany's austerity dictate, or exit the Eurozone. This is what the Eurogroup decided at its summit yesterday evening. Debt relief, as French Prime Minister Manuel Valls had been still considering yesterday afternoon, is out of the question, announced German Chancellor Angela Merkel following the meeting in Brussels. Athens will also have to present detailed austerity proposals by Thursday. European Commission President Jean-Claude Juncker explicitly declared, "if the Greek government is not doing what we expect" a "Grexit" will be initiated. According to insiders, cash will be available at Greek banks only for another two days. By withholding ECB emergency funding, Greece can be driven into collapse, at any time. Just prior to the summit, leading economists signed an appeal to Chancellor Merkel, asking her to stop the "never-ending austerity" - to no avail. In the meantime, even Washington has intervened in the debate. A special EU summit, convened for Sunday, will take the final decision on Greece's future...
http://www.german-foreign-policy.com/en/fulltext/58861

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Sinistra ed Unione Europea: riforma o rottura? (Carlo Formenti - Loris Caruso, 12 Luglio 2015)
... Nell'attuale contesto europeo, la realizzazione di un programma di sinistra è quasi impossibile. Giusto, ma io toglierei il quasi: è impossibile e basta...

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Ridurre il debito? All'Austria si può... (Redazione Contropiano, 12 Luglio 2015)
... La Carinzia ha chiesto alla Baviera di... ristrutturare il debito. Proprio come Atene con l'Unione Europea. La cifra che si vorrebbe veder tagliata è certo più bassa (...): appena un miliardo e mezzo, euro più euro meno. (...) Un austriaco non è un greco, vale di più agli occhi di un tedesco (in fondo un anschluss glielo hanno già imposto una volta, nel 1938, ma quello era più terribile di Schaeuble, forse). Quindi, vabbè, non è proprio una procedura che ci piace, ma in fondo che c'è di male, tra noi che parliamo la stessa lingua? ...

--- FLASHBACKS:

Il ruolo della Germania nella distruzione della Jugoslavia (1995)
... Lo storico conservatore e biografo di Adenauer Hans-Peter Schwarz apre il suo ultimo lavoro sul ruolo della Germania in quanto "potenza centrale d'Europa" con la considerazione che tra le grandi svolte della storia tedesca è da annoverare il 1 Settembre 1994, giorno della partenza delle ultime unità russe dalla Germania...
https://www.cnj.it/CHICOMEPERCHE/sfrj_03.htm

Lo "spazio vitale tedesco" (1995)
... Puntualmente il giorno della grande cesura del 1° settembre 1994, il capo frazione della CDU/CSU Wolfgang Schäuble insieme al portavoce della politica estera della frazione parlamentare della CDU/CSU Lamers fecero scalpore con la pubblicazione del documento strategico "riflessioni sulla politica europea". In esso venivano formulati - esattamente nel senso del pensiero di Hans-Peter Schwarz sulla "potenza centrale dell'Europa" - gli obiettivi della nuova politica tedesca di grande potenza e veniva richiesta la formazione di un "nucleo europeo" ...
https://www.cnj.it/documentazione/spaziovitaletedesco.htm
 
La Yougoslavie en point de mire de l’OTAN. Le rôle des Allemands dans les Balkans (par Ralph Hartmann, 1 juin 2007)
... Au début de novembre 1991, le politicien démocrate-chrétien Wolfgang Schäuble, alors ministre de l’intérieur, a ouvert la ronde en déclarant que la CE devait «en cas de nécessité intervenir militairement» en Yougoslavie...
Le ministre allemand des Finances voudrait réformer la France de force (2015)
... Wolfgang Schäuble avait évoqué juste avant les réformes "très réussies" de l'Espagne. Réformes supervisées par la troïka (...). «La francophobie de Wolfgang #Schäuble est insupportable, inacceptable et contre-productive», a déclaré le patron du PS, Jean-Christophe Cambadélis sur Twitter vendredi. Jean-Luc Mélenchon, candidat du Front de gauche à la présidentielle de 2012, a de son côté estimé que M. Schäuble devait «présenter des excuses au peuple français». Ses propos «illustrent la nouvelle arrogance allemande à l’heure où elle domine l’Europe qu’elle met en coupe réglée» ...

Oskar Lafontaine: La supremazia tedesca in Europa (2015)
... Nello scorso aprile, in una riunione a Washington, Wolfgang Schäuble criticava la mancanza di volontà di riforma dell’Assemblea nazionale francese e diceva: «la Francia potrebbe ritenersi felice se qualcuno costringesse il Parlamento, ma questo è difficile, è così la democrazia». Il primo segretario del Partito socialista Jean-Christophe Cambadélis rimprovera al ministro delle finanze tedesco una «francofobia intollerabile inaccettabile e contro-producente». Il tono di indignazione del capo delle fila socialiste non è molto differente da quello di Mélenchon: «la Germania è di nuovo un pericolo. Il modello che impone agli stati europei è un regresso per la nostra civiltà» ...




(in english: SREBRENICA 1995-2015: Just the Facts ... (from Srebrenica-project.org)
https://www.cnj.it/documentazione/Srebrenica/SrebrenicaFactSheetENG.pdf
na srpskohrvatskom: СРЕБРЕНИЦА 1995-2015: СУВЕ ЧИЊЕНИЦЕ
https://www.cnj.it/documentazione/Srebrenica/SrebrenicaFactSheetSRB.pdf )


Stefan Karganovic, Aleksandar Pavic (Srebrenica Historical Project):

SREBRENICA 1995-­‐2015: Solamente i fatti, senza propaganda o abbellimenti
Che cosa è irrefutabilmente stabilito, e che cosa no


Introduzione
Srebrenica: fatti, supposizioni, fatti ignoti
1. Secondo le sentenze emesse dal Tribunale Penale Internazionale per l'ex-Jugoslavia (ICTY), quante persone furono uccise a Srebrenica nel 1995?
2. Quante persone sono state condannate dall'ICTY come diretti autori o complici nelle esecuzioni di prigionieri dentro e attorno a Srebrenica nel luglio del 1995?
3. Quali verdetti ha emesso l'ICTY contro altri condannati per crimini o "genocidio" a Srebrenica?
4. Dopo quasi 20 anni di procedimenti penali, è riuscito l’ICTY a stabilire chi ha dato gli ordini per l’esecuzione dei prigionieri di guerra?
5. Quanti corpi sono stati seppelliti fin qui nel Memoriale di Potočari vicino a Srebrenica, il cimitero riservato alle vittime musulmane del luglio 1995?
6. E’ stato definitivamente accertato che tutti i corpi seppelliti nel Centro memoriale di Potočari sono le vittime di Srebrenica?
7. Quante persone sono state uccise nei combattimenti intorno a Srebrenica nel luglio 1995?
8. Secondo le prove forensi raccolte sotto la supervisione dell’ICTY, quante persone sono state identificate come vittime indiscutibili delle esecuzioni che avrebbero avuto luogo nel luglio 1995?
9. Quanti serbi di Srebrenica e dintorni sono stati uccisi dalle forze musulmano-bosniache che operavano da Srebrenica fra la primavera 1992 e il luglio 1995?
10. E' stato condannato qualcuno dall'ICTY per questi crimini contro la popolazione serba?
11. Srebrenica è stata veramente demilitarizzata, in linea con il suo status di Area Protetta ONU?
12. Quale era l'entità comparata delle forze serbo-bosniache attorno a Srebrenica e delle forze musulmano-bosniache dentro la "zona smilitarizzata" dell'enclave di Srebrenica all'inizio di luglio 1995?
13. Qual'è l'argomentazione principale a sostegno della tesi, di ispirazione occidentale, secondo cui a Srebrenica avrebbe avuto luogo un "genocidio"?
14. Nel suo Rapporto del 2004, la Commissione governativa della Repubblica Serba ha veramente "ammesso il genocidio"?
Conclusioni



Altra documentazione consigliata:

* DOCU-FILM: Srebrenica - Izdani grad (A town betrayed – Norway 2009-2010 / 59min)
VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=RUuhSGnLvv8  ili:  http://www.youtube.com/watch?v=3_TxfVLSXmI

* la nostra pagina dedicata alla campagna di disinformazione strategica su Srebrenica



(deutsch / francais / english / italiano)

Srebrenica, la guerra delle risoluzioni

0) LINKS
1) Russia vetoes UNSC resolution on Srebrenica massacre / UN Srebrenica Resolution Shows Double Standards
2) La Russia blocca risoluzione su Srebrenica al Consiglio di Sicurezza dell'ONU / Russia rammaricata da insistenza di Londra
3) Lettre ouverte des étudiantes a l’attention du Président de la République et du premier ministre 
/ Students' Letter To the President and to the Prime Minister of the Republic of Serbia
/ Offener Brief der Studenten an den Präsidenten und an den Premierminister der Republik Serbien


=== 0: LINKS ===

UNSC SHOULD CONDEMN WEST FOR YUGOSLAVIA'S BREAKUP – SERBIAN POLITICIAN (27.06.2015)
A UN Security Council resolution would contribute to healing the wounds in the Balkans still plagued by the memories of the bloody wars in the 1990s if it condemns Western powers for their part in Yugoslavia's breakdown along with war crimes, Serbian politician Vladimir Krsljanin said...
http://sputniknews.com/politics/20150627/1023916001.html

SREBRENICA : LA GUERRE DES RÉSOLUTIONS
Courrier des Balkans | De notre correspondant à Belgrade | mardi 30 juin 2015
A quelques jours des cérémonies du vingtième anniversaire du massacre de Srebrenica, le 11 juillet 1995, les polémiques ne cessent d’enfler. Alors que la Grande Bretagne va déposer devant le Conseil de sécurité une résolution mentionnant le « génocide », la Russie annonce une contre-résolution, évoquant « tous les crimes commis dans l’ancienne Yougoslavie »...

SREBRENICA ET L’ONU : IMPOSSIBLE COMPROMIS POUR UN MASSACRE DE MASSE ? 
B 92 | Traduit par Jacqueline Dérens | jeudi 2 juillet 2015
Vingt ans après, Srebrenica alimente toujours les polémiques géopolitiques à l’échelle du globe. Le Conseil de sécurité de l’ONU doit débattre, le 7 juillet, de deux résolutions concurrentes, respectivement présentées par la Grande-Bretagne et la Russie. A moins qu’un compromis ne soit trouvé in fine...

SREBRENICA MASSACRE: CAMERON PLEDGES £1.2MN TO MEMORIAL FUND (July 06, 2015)
... Cameron will say the extra funding will ensure “the events of that day are not forgotten.”...

RUSSIA TO SEEK COMPROMISE ON UNSC RESOLUTION ON SREBRENICA (07.07.2015)
International Criminal Tribunal for the former Yugoslavia (ICTY) and the International Court of Justice have classified the massacre in Srebrenica as genocide. Serbia and the Bosnian Serbs do not deny the crime, but do not refer to them as genocide...
http://sputniknews.com/politics/20150707/1024338620.html

RUSSIA REGRETS UK INSISTED ON SREBRENICA RESOLUTION VOTE IN UNSC (08.07.2015)
Moscow regrets that London insisted to vote in support of a UN Security Council resolution on the 1995 killings in the Bosnian town of Srebrenica, the Russian Foreign Ministry said Wednesday...
http://sputniknews.com/politics/20150708/1024380358.html

EX-PRESIDENT BILL CLINTON TO HEAD US DELEGATION TO SREBRENICA COMMEMORATION (9/7/2015)
http://sputniknews.com/europe/20150709/1024399405.html

14MAL »GENOZID«. HINTERGRUND: VUČIĆ REIST NACH SREBRENICA (Von Roland Zschächner, 10/7/2015)
EU-Parlament und US-Repräsentantenhaus verabschieden Resolutionen zu »Srebrenica«. Entwurf im UN-Sicherheitsrat scheitert am Veto Russlands
http://www.jungewelt.de/2015/07-10/043.php

VON SREBRENICA ZUR »SCHUTZVERANTWORTUNG« (Von Rüdiger Göbel, 10/7/2015)
Die Welt blickt an diesem Wochenende nach Srebrenica. In die Stadt im Osten der ehemaligen jugoslawischen Republik Bosnien-Herzegowina waren vor 20 Jahren serbische Truppen einmarschiert...


--- FLASHBACKS:

Mladic, Srebrenica und die “french connection” (Juergen Elsaesser, 28/5/2011)

Ratko Mladic: hero or criminal? (RT, 07.09.2011)


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http://rt.com/news/line/2015-07-08/#90649

Russia vetoes UNSC resolution on Srebrenica massacre

8/7/2015, 15:44 – Russia vetoed a UN Security council resolution condemning the Srebrenica massacre as genocide committed by the Serbian army, the Russian UN envoy said in a statement on Wednesday. Vitaly Churkin said it was "not constructive, confrontational and politically motivated.” China, Nigeria, Angola and Venezuela abstained from the vote, while the other 10 states voted in favor. The resolution, pushed by the UK, proposed condemning as genocide the Srebrenica massacre, in which thousands of Muslims were killed during the Bosnian War in July 1995. In June, Russian Foreign Minister Sergey Lavrov said the resolution is anti-Serbian in general and incorrectly interpreted the events even from a legal perspective. According to Lavrov, it “provokes further inter-ethnic tensions in the Balkans rather than promoting reconciliation of all the peoples living there.”

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http://sputniknews.com/politics/20150708/1024374977.html

Russia Vetoes UNSC Resolution on Srebrenica Massacre (08.07.2015)

Russia vetoed a UN Security Council draft resolution on Wednesday that condemns the 1995 killings in the Bosnian town of Srebrenica as genocide.

UNITED NATIONS (Sputnik) — Ten of the Security Council's 15 members voted in favor of the document, while four, including China, abstained.
The current UNSC draft resolution on Srebrenica is the sixth version of the British resolution on Srebrenica, with the first one submitted in June. The resolution refers to the events in Srebrenica as genocide, and states that a denial of the massacre as a genocide is hindering reconciliation.
Earlier in June, Russian Foreign Minister Sergei Lavrov said that the British draft resolution was written in the anti-Serb tone and incorrectly interpreted, from a legal point of view, what had happened in Srebrenica.
In July 1995, according to UN estimates, over 8,000 Muslim men and boys were killed in the Bosnian city of Srebrenica after the city had been taken by units of the Army of Republika Srpska.
International Criminal Tribunal for the former Yugoslavia (ICTY) and the International Court of Justice have classified the massacre in Srebrenica as genocide. Serbia and the Bosnian Serbs do not deny the crime, but do not refer to it as genocide.
"Today is a great day for Serbia, and Russia has shown and proved that it is a true friend," Serbian President Tomislav Nikolic said in a written statement.
The Serbian president also said that Serbians were to be punished not for allegedly committing genocide, but for not joining sanctions against Russia because of "respect for truth and justice" despite external pressure.
On Sunday, the presidents of both the Republika Srpska, Bosnia and Herzegovina, as well as Serbia asked Russia to veto the adoption of the resolution in the UN Security Council.
"The results of voting in the UN Security Council is a victory of Russian diplomacy. If the resolution was adopted, it could have had serious consequences for the Balkans. Not only Russia, but, perhaps, China understood that in the UN Security Council. The Republic of Srpska and Serbia very seriously followed the voting, as many believe that the resolution, if it was adopted, would be another step toward the creation of unitary Bosnia and Herzegovina. The proposal for the creation of an international commission to objectively investigate what happened in Srebrenica 20 years ago has become more relevant," Balkan expert Yelena Guskova told Sputnik.

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http://sputniknews.com/analysis/20150709/1024399030.html

UN Srebrenica Resolution Shows Double Standards Justifying Russian Stand

09.07.2015

Several US experts justified Russia's position over Srebrenica massacre, accusing the West of double standards in attitude to war crimes.

WASHINTON (Sputnik) — Russia was justified by the evidence in its decision to veto a UN Security Council Resolution on Wednesday that sought to condemn Serbia for genocide over the Srebrenica massacre 20 years ago, US experts told Sputnik.
"After the bruising and pointless campaign to shame Turkey over an Armenian genocide this past year, here we are again in the political game of outrage and finger pointing," historian and political analyst Dr. Gilbert Doctorow, a board member of the Committee on East-West Accord, told Sputnik on Wednesday.
Up to 8,000 Bosniak Muslims, mainly men and boys, in and around the town of Srebrenica were killed by units of the Army of Republika Srpska under the command of general Ratko Mladic.
Doctorow acknowledged that Srebrenica was an atrocity carried out during a time of war. But he pointed out that it was not an act of genocide nor was it a part of any planned and orchestrated campaign of total extermination.
"Yes, Srebrenica was a war crime, and let things stand there," the Columbia professor said.
However, Doctorow added, “Calling it genocide cheapens the term by two orders of magnitude and serves only to raise tensions in the UN by those who want to discredit it to justify unilateralism.”
Michael Averko, a New York-based foreign policy analyst and regular contributor to Eurasia Review told Sputnik that Allied bombing campaigns against Germany and Japan killed vastly more civilians, including women and children, than the number of male prisoners killed at Srebrenica.
However, the US and British strategic bombing campaigns are never described as attempted genocides, he said.
“In these World War II examples, men, women and children were killed,” the analyst wrote. “The Srebrenica massacre in question involved Muslim males, with the Muslim nationalist [Alija] Izetbegovic regime recognizing ages 16-64 as worthy for armed service.”
Averko also pointed out that critics who focus on condemning the Serbs for Srebrenica are silent about the documented earlier killings of Serbs by Bosnian Muslims and Croats in the 1992-95 war.
“There was an earlier massacre of Serbs in the Srebrenica area, carried out by forces under the command of Nasir Oric,” he wrote.
Averko also accused the administration of President Barack Obama of double standards in its continued refusal to condemn Turkey for the World War I massacre of 1.5 million Christian Armenians as genocide.
“It is absurd for the US UN Ambassador Samantha Power to bash Russia for not recognizing Srebrenica as genocide,” he said. “The Armenian genocide more aptly fits the definition of genocide than Srebrenica. [Yet] the US government doesn't formally recognize what happened to the Armenians as genocide.”
According to US military historian R.J. Rummel in his September 2003 online article “Was World War II American Urban Bombing Democide?” US and British bombing campaigns killed 410,000 Germans and 337,000 Japanese, including the 165,000 who died in the atomic bombing of Hiroshima and Nagasaki.


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Fonte: www.glassrbije.org / italiano

Risoluzione britannica su Srebrenica non è stata approvata nel Consiglio di Sicurezza perché la Russia ha posto il veto

08. 07. 2015. – La risoluzione britannica su Srebrenica non è stata approvata nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite perché la Russia ha posto il veto. Dieci Paesi membri del Consiglio di Sicurezza hanno appoggiato la risoluzione britannica, quattro si sono astenuti e la Russia ha votato contro. Dopo la votazione il presidente della riunione ha constatato che la risoluzione britannica non è stata approvata. L’ambasciatore della Russia nelle Nazioni Unite Vitalij Curkin ha detto prima della votazione che non c’era bisogno che si votasse perché la Russia avrebbe posto sicuramente il veto. I popoli che vivono in Bosnia ed Erzegovina non hanno raggiunto il consenso sulla risoluzione su Srebrenica. La sua approvazione sarebbe controproducente e creerebbe nuovi divari politici nella regione. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dovrebbe occuparsi della situazione attuale e non del passato, ha dichiarato Curkin.

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La Russia blocca risoluzione su Srebrenica al Consiglio di Sicurezza dell'ONU

08.07.2015

La Russia ha fermato un progetto di risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite su Srebrenica, in cui gli eventi del 1995 venivano valutati come "genocidio". "Avevano votato a favore della mozione 10 membri, mentre 4, compresa la Cina, si erano astenuti.
Inizialmente la Gran Bretagna, che aveva presentato un progetto di risoluzione al Consiglio di Sicurezza, aveva chiesto la votazione nella giornata di ieri. All'inizio della settimana si erano svolte delle consultazioni sulla bozza tra i vice dei rappresentanti permanenti. La discussione del documento era proseguita nella mattinata di martedì. In seguito l'incontro era stato rinviato due volte ed infine era stato fissato mercoledì.
Il documento giudica l'eccidio di 8mila musulmani bosniaci a Srebrenica nel luglio del 1995 come "genocidio", e condanna i crimini di guerra e crimini contro l'umanità durante il conflitto jugoslavo.
Come in precedenza aveva dichiarato il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, il documento presentato dalla Gran Bretagna è assolutamente antiserbo e interpreta erroneamente i fatti anche da un punto di vista giuridico, rispetto a quello che aveva già valutato il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite in precedenza. Secondo il capo della diplomazia russa, la risoluzione naturalmente "provoca ulteriori tensioni interetniche nei Balcani, piuttosto che promuovere la riconciliazione di tutti i popoli che vi abitano."

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Russia rammaricata da insistenza di Londra per il voto all'ONU sull'eccidio di Srebrenica

09.07.2015

Mosca si rammarica per il fatto che Londra abbia insistito sul voto per la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite su Srebrenica, hanno dichiarato al ministero degli Esteri russo.
"Ci dispiace che i britannici abbiano insistito sul voto, nonostante i nostri ripetuti avvertimenti rivolti al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite relativamente alle conseguenze dell'adozione della bozza", — si afferma in un comunicato del ministero degli Esteri russo pubblicato sul suo sito web.
A Mosca avevano sottolineato che il documento "era inaccettabile per le sue motivazioni politiche, per lo squilibrio e per le conseguenze nefaste al processo di riconciliazione nazionale in Bosnia-Erzegovina e nei Balcani in generale."
Il ministero degli Esteri ha spiegato che la risoluzione "attribuiva la colpa degli eventi passati esclusivamente alla parte serba, senza tener conto del fatto che i serbi stessi sono state vittime di violenza."
Si fa notare che la Russia continuerà "perseguire gli sforzi più generosi per l'attuazione dell'Accordo di pace di Dayton, il cui 20° anniversario sarà celebrato alla fine di quest'anno."
"E' estremamente importante che tutte le parti rispettino rigorosamente i propri impegni derivanti dall'accordo di Dayton: una responsabilità particolare grava sulle autorità della Bosnia-Erzegovina. Siamo pronti a contribuire efficacemente ad un'ulteriore normalizzazione della situazione nei Balcani, ad un allineamento reale del sistema di sicurezza collettiva e al rafforzamento del clima di fiducia e collaborazione," — hanno evidenziato al ministero degli Esteri russo.
Mercoledì al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite la Russia ha bloccato la bozza di risoluzione su Srebrenica del Regno Unito, redatta in collaborazione con gli USA, in cui si equiparava l'eccidio di 8mila musulmani bosniaci a Srebrenica del luglio 1995 ad un "genocidio" e si condannavano i crimini di guerra e contro l'umanità del conflitto. A favore della risoluzione avevano votato 10 membri del Consiglio, mentre altri 4 — Cina, Angola, Nigeria e Venezuela — si erano astenuti.
Secondo l'ambasciatore della Russia all'ONU Vitaly Churkin, l'adozione della risoluzione su Srebrenica sarebbe aggravato la situazione nella regione, dal momento che nella maggior parte della Bosnia-Erzegovina non c'è consenso su questo tema.
Mosca cercherà di presentare una risoluzione di compromesso su Srebrenica al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite; al momento si sta lavorano sul documento, ha detto a RIA Novosti una fonte del ministero degli Esteri russo.
La Russia ha ribadito il suo tradizionale sostegno storico alla Serbia bloccando la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sul genocidio di Srebrenica, ritiene l'ex ambasciatore americano in Arabia Saudita ed ex assistente del segretario alla Difesa Charles Freeman.
"La Russia è un alleato storico della Serbia nel sistema internazionale, così come gli Stati Uniti sono i difensori di Israele," — ha detto a Sputnik Freeman.


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Tekst na srpskohrvatskom: Otvoreno pismo u vezi sa Srebrenice

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LETTRE EN FRANÇAIS

A l’attention du Président de la République de Serbie Tomislav Nikolic et du premier ministre Aleksandar Vucic

Persuadés que nous représentons l’attitude de la majorité du peuple serbe, nous faisons appel à vous par le biais de cette lettre pour ne pas prendre part à la diffamation de votre propre peuple  en décidant de voyager à Potocari le 11 Juillet. Votre présence à Potocari aurait de lourdes conséquences pour le peuple serbe. Cela pourrait constituer une reconnaissance implicite  du génocide alégué et une valeur nulle serait attribuée aux victimes serbes. De même, ce serait donner une justification à la résolution de la Grande-Bretagne au Conseil de sécurité des Nations Unies qui aurait pour effet d’imputer un génocide au peuple serbe et ce serait un coup direct contre  Républika Srpska, en servant la finalité de son abolition comme entité prétendument construite sur une base génocidaire.
Ne pas reconnaître les crimes commis serait inhumain mais quiconque engagé à l’équité et à la vérité ne peut être d’accord pour affirmer qu’il  s’agit d’ un génocide.  Ainsi, Efraim Zuroff, directeur du Centre Simon Wiesenthal à Jérusalem  dans une interview au quotidien de Belgrade ‘Politika’ (du 18 juin 2015) , lors de l’élaboration d’une comparaison avec le Rwanda et l’Holocauste, fait clairement savoir que Srebrenica ne peut être caractérisée comme un génocide.
Vous êtes sans doute au courant des controverses entourant ce crime qui rendent la théorie de génocide discutable sur plusieurs aspects. Ces questions comprennent le nombre de combattants exécutés ou tués dans les combats avec l’armée de la Républika Srpska  lors de l’évasion vers Tuzla ainsi que  le nombre d’individus „exécutés“ qui sont vivant à l’étranger ou sont devenus victimes avant même que ces événements aient lieu. De manière significative, Ibran Mustafić, un des fondateurs du parti SDA à Srebrenica et président en temps de guerre du COMITÉ EXÉCUTIF de la municipalité de Srebrenica a mis en avant l’affirmation selon laquelle son côté était responsable de l’exécution de 500 à 1000 personnes au sein de l’enclave pour les raisons de sa propre politique.
Enfin, le constat de 4970 exécutions dans le jugement d’appel du cas du général Tolimir (à l’Haye),  réfute le compte rendu officiel de plus de 8000 exécutions présumées. Une seule personne exécutée est excessive, mais il y a trop d’incohérence dans ce récit pour la théorie du génocide pour qu’elle soit si aveuglément acceptée.
Ce qui  fait souffrir le plus le peuple serbe c’ est le fait que ses vilifiers ? actifs aujourd’hui échouent ou refusent délibérément de constater plus de 3000 victimes serbes de Srebrenica  assassinés entre 1992 et 1995. Nous notons que plus de 70% de ces dernières sont des civils, dont la plupart ont été massacrés avec des armes blanches. Ces crimes ont été ouvertement admis par leur auteur et exécutant Naser Oric dans son discours à l’occasion du deuxième anniversaire de la fondation des forces armées musulmanes de Srebrenica, quand il a énuméré les villages serbes qu’ il a rasés.
Toutes les victimes devraient se voir accorder l’égalité de traitement  mais on observe une tendance  à considérer les victimes serbes de façon inégale et indigne de mention, de commémoration ou de résolutions.
Nous n’allons pas énumérer d’autres crimes ciblant les Serbes qui sont ignorés, comme à Sarajevo, Vozuca, Kupres, Sijekovac, et d’autres endroits.
Nous sommes conscients, et nous vous croyons conscients également, du fait que la résolution sur Srebrenica au Conseil de sécurité ne vise pas à la réconciliation dans la région mais au contraire mène à des obstacles à la mise en place d’une éventuelle réconciliation entre les deux peuples. Le génocide de Srebrenica a été inventé pour que les deux peuples ne puissent jamais se réconcilier.
La résolution du Conseil de sécurité est une attaque directe contre le peuple serbe, avec l’intention de le déclarer peuple génocidaire, ainsi que contre  la  Republika  Srpska  avec le but ultime de l’abolir comme création du prétendu génocide soustrayant la compétence et l’enfouissement dans un Etat unitaire qui ne ferait qu’ qu’oublier plus de 3000 victimes serbes liées par leur sang à la liberté et à la création de Republika Srpska.
Nous, étudiants serbes sousignés , nous ne voulons pas rester à côté pendant que les attaques perfides s’abattent sur les fondements étatiques de la Républika Srpska. Le peuple serbe ne veut pas que ses actions contribuent à ces attaques. Par conséquent nous vous écrivons en vous donnant  notre  plein support moral, matériel et physique pour suivre  et défendre la politique et l’idée de la raison d’Etat  serbe, pour défendre les intérêts de la Republika Srpska et du peuple serbe qui y vit. Vous vous trouvez dans un moment historique dans lequel vos actions peuvent empêcher  que les générations futures dans le monde entier apprennent que le peuple serbe est génocidaire  et que ses propres victimes de la guerre soient oubliées. Vous pouvez empêcher que la diabolisation du peuple serbe qui dure depuis des décennies soit légitimée.
Les représentants de la Serbie  sont déjà allés à Potocari pour s’ excuser pour le prétendu génocide. Est-ce que le peuple serbe a été recompensé par l’excuse pour ses propres victimes?
Est-ce que les représentants musulmans et les représentants d’ autres pays occidentaux ont commemoré le massacre des Serbes de Bratunac?
En tant que représentants de la République de Serbie, vous n’avez  aucune raison d’y retourner.
Etant donné tout ceci, nous vous invitons à ne pas aller à Potocari le 11 Juillet et à inviter la Fédération de Russie à mettre son veto à la résolution sur Srebenica au Conseil de sécurité des Nations Unies.

A Belgrade, le 23 juin 2015

AUX  ETUDIANTS  SERBES

Nous aimerions inviter tous les étudiants serbes, où qu’ils vivent, ainsi que tous les citoyens à nous contacter  si ils veulent soutenir cette lettre et la signer .Nous invitons également toutes les organisations, les partis politiques et les personnes qui veulent soutenir la vérité sur Srebrenica.


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LETTER IN ENGLISH

To the President of the Republic of Serbia, Tomislav Nikolić, and Prime Minister of the Republic of Serbia, Aleksandar Vučić
 
          Convinced that we represent the views of the majority of the Serbian people, we hereby appeal to you not to take part in the vilification of your own people by going to Potočari on 11 July. Your presence in Potočari would have far-reaching consequences for the Serbian people. It would constitute an implicit recognition of the alleged genocide; it would assign a reduced value to Serbian victims; it would lend justification to Great Britain’s resolution in the UN Security Council which attributes genocide to the Serbian people; finally, it would administer a direct blow to the Republic of Srpska, in furtherance the ultimate objective to abolish it as an entity allegedly based a genocidal foundation.
          It is not humane to deny crimes, but nobody committed to fairness and truth could possibly agree or assert that this crime was genocide. One such person is Efraim Zuroff, Director of the Simon Wiesenthal Center in Jerusalem. In an interview with the Belgrade daily “Politika” (18 June  2015) Zuroff made it clear, when drawing comparisons with Rwanda and the Holocaust, that in his view Srebrenica cannot be characterized as genocide.
You are undoubtedly aware of the controversies surrounding this crime which render the theory of genocide questionable in several respects. These issues include the number of executed or killed in combat with the Army of the Republic of Srpska during the breakout of the 28th Division column of the BH Army toward Tuzla, as well as how many of the “executed” are actually living abroad or became casualties before the events of July 1995 in Srebrenica took place. Significantly, Ibran Mustafić, a founder of the SDA party in Srebrenica and wartime chairman of the executive committe of Srebrenica municipality has put forward the claim that his side was responsible for the murder of 500 to 1000 of its own people from within the enclave, for reasons of its own policy. Finally, in the Appellate Judgment in the case of General Zdravko Tolimir, the official finding of 4970 executions refutes the official account of over 8000 alleged executions. One executed person is excessive, but there is too much inconsistency in this narrative for the genocide theory to be uncritically accepted.
What pains the Serbian people the most is the fact that its active vilifiers today fail or deliberately refuse to notice over 3000 Serbian Srebrenica victims who were murdered between 1992 and 1995. We note that over 70% of this figure refers to civilians, most of whom were massacred using cold weapons. These crimes were openly admited by their author and perpetrator Naser Orić in his address at the second anniversary of the founding of the Srebrenica Muslim armed forces, when he listed the Serbian villages that his forces razed. All victims should be accorded equal treatment, yet we observe a tendency nowadays to regard Serbian victims as unequal and unworthy of mention, commemoration or resolutions. We shall not remind you of other ignored crimes targeting Serbs, as in Sarajevo, Vozuća, Kupres, Sijekovac, and other locations.
We are quite aware, and we assume that you are as well, that the aim of the proposed Security Council resolution is not reconciliation in the region but the imposition of additional obstacles in the path of reconciliation between the two peoples. Genocide in Srebrenica was fabricated precisely so that Serbs and Muslims would never reconcile. The Security Council resolution is a direct blow at the Serbian people in order to attribute to it a genocidal character. The same applies to the Republic of Srpska, with the ultimate objective of abolishing it as an allegedly „genocidal entity,“ followed by incorporation into a unitary state of Bosnia-Herzegovina. Such a development would additionally devalue the over 3000 Serbian victims of Srebrenica who laid down their lives in the cause of Republic of Srpska’s freedom and statehood. We, Serbian students who are signatories to this petition, will not stand aside while the very foundations of Republika Srpska’s statehood are under assault. The Serbian people will not act in a way that lends credence to those attacks. We therefore offer you our unequivocal moral, material, and physical support if you act in accordance with the exigencies of raison d’État and resolve to defend the Serbian state-forming ideal incarnated in the Republic of Srpska and the kindred people who inhabit it.
You find yourself at a historical juncture when by the conduct to which you commit yourself you can see to it that future generations all over the world should not receive instruction about the Serbs as a genocidal nation and that numerous Serbian war victims should not be relegated to oblivion. You can prevent the legitimization of your nation’s vilification which has been going on for decades. Representatives of Serbia have already on previous occasions travelled to Potočari to offer regrets for the alleged genocide. Has anybody reciprocated to the Serbian people by going to Bratunac to express condolences for their suffering? There is no sound reason for you, as representatives of the Republic of Serbia, to travel there again. We therefore reiterate our call to you not to go to Potočari on 11 July and to forward an official request to the government of the Russian Federation to place a veto on the Srebrenica resolution in the Security Council of the United Nations.

Given in Belgrade, 23 June 2015

To all Serbian students:
 
We call upon all Serbian students who agree with the views expressed in this letter,  wherever they happen to live, to sign it and lend us their  support, as well as to all citizens in general to do the same. We address this appeal as well to all organizations, parties and individuals who wish to manifest their support for truth about Srebrenica.


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BRIEF AUF DEUTSCH

An den Präsidenten der Republik Serbien, Herrn Tomislav Nikolić, und an den Premierminister der Republik Serbien, Herrn Aleksandar Vučić,

In der Überzeugung, die Mehrheit der Serben zu vertreten, fordern wir Sie mit diesem Brief auf, sich nicht an der aktuellen Dämonisierung des eigenen Volkes zu beteiligen, in dem Sie die Veranstaltung in Potočari am 11. Juli besuchen. Ihr Besuch hätte weitreichende Folgen für alle Serben: Die stillschweigende Anerkennung des angeblichen Genozids an der muslimischen Bevölkerung; dem gegenüber die Geringschätzung der serbischen Opfer von Srebenica; die Rechtfertigung der britischen Resolution im Sicherheitsrat und die Brandmarkung der serbischen Menschen als genozidal; die Unterstützung eines direkten Angriffs auf die Republika Srpska mit dem Fernziel, sie als „auf dem Genozid gegründet“ abzuschaffen.
Es ist verwerflich, ein begangenes Verbrechen zu leugnen, aber niemand, der ehrlich die Wahrheit sucht, kann akzeptieren und behaupten, dass die Ereignisse von Srebenica als Genozid einzustufen sind. So hat beispielsweise Efraim Zuroff, Direktor des Zentrums „Simon Wiesenthal“ in Jerusalem, in einem Interview für „Politika“ am 18.06.2015 unterstrichen, dass Srebenica im Vergleich zu Ruanda und zum Holocaust nicht als Genozid charakterisiert werden kann.
Die Kontroversen über das Verbrechen von Srebenica, durch die die Einordnung als Genozid in Frage gestellt wird, sind Ihnen bekannt. Angefangen mit der Frage, ob und wie viele Menschen getötet, erschossen oder umgekommen sind im Kampf mit der Armee der Republika Srpska während des Durchbruchs nach Tuzla über die Feststellung, dass eine große Zahl der „Erschossenen“ heute noch lebt oder bereits vor den Ereignissen gestorben war und der Tatsache, dass Ibran Mustafić, Gründer der SDA in Srebenica (Stranka Demokratske Akcije/ Partei der demokratischen Aktion) und der Kriegspräsident der Exekutive des Gemeindeparlaments von Srebrenica, behauptet hat, dass sie selber 500-1000 eigene Menschen umgebracht haben, bis zu dem letzten Urteil im Gerichtsprozess von Haag gegen Zdravko Tolimir (ehemaliger General der Armee der Republika Srpska), in dem durch die Behauptung von 4700 Getöteten in Srebrenica die offizielle Version von über 8000 bestritten ist. Jeder umgebrachte Mensch ist einer zu viel, aber es gibt zu viele Unstimmigkeiten, um die Einstufung der  Ereignisse von Srebenica als Genozid einfach zu akzeptieren.
Uns als Serben tut es am meisten weh, dass diejenigen, die an der Dämonisierung der Serben teilnehmen, die über 3000 serbischen Opfer, die in der Zeit zwischen 1992 und 1995 in Srebenica getötet wurden, nicht sehen oder nicht sehen wollen. Wir erinnern daran, dass von diesen 70% zivile Opfer waren, die hauptsächlich mit „kalten Waffen“ umgebracht wurden. Diese Verbrechen hat der damalige Befehlshaber und Tatbeteiligte  Naser Orić zur Feier des zweiten Jahrestages der Gründung der muslimischen Armee in Srebrenica zugegeben, als er die serbischen Dörfer, die er zerstört hat, aufzählte.
Alle Opfer sind und sollen gleich sein, aber heute sehen wir die Tendenz, serbische Opfer unbedeutend  erscheinen zu lassen, der Erwähnung, eines Mahnmals oder einer Resolution nicht wert. Auch über andere Verbrechen gegen die Serben wird geschwiegen, wie die von Sarajevo, Vozuća, Kupres, Sijekovac und an anderen Orten.
Wir sind überzeugt, und wir glauben dass Sie uns darin folgen, dass die Resolution des Sicherheitsrates nicht auf Versöhnung in der Region abzielt, sondern ein Hindernis für die mögliche Versöhnung beider Völker darstellen wird. Der „Genozid von Srebenica“ wurde konstruiert, um die Versöhnung dauerhaft unmöglich zu machen.
Die Resolution im Sicherheitsrat ist ein Angriff auf die Serben mit der Absicht, sie für genozidal zu erklären, wie auch ein Angriff auf die Republika Srpska, mit dem endgültigen Ziel,  sie als „Hervorbringung des Genozids“ entmachten zu können und schließlich ihre Auflösung in einem unitären Staat (Bosnien und Herzegowina) zu legitimieren. Womit die über 3000 serbischen Opfer von Srebenica, deren Leiden mit der Entstehung und Eigenständigkeit der Republika Srpska eng verbunden ist, ein weiteres mal entwertet wären.
Wir, die hier unterzeichneten serbischen Studenten, wollen bei der perfiden Attacke auf die Grundlagen der Staatlichkeit der Republika Srpska nicht als Außenstehende schweigen. Die Serben möchten zu diesen Angriffen nicht beitragen. Daher wenden wir uns an Sie mit der vollen moralischen, materiellen und physischen Unterstützung, damit Sie den ideellen Grundlagen und Interessen der Republika Srpska und der dort lebenden Menschen folgen und sie verteidigen.
In diesem historischen Moment haben Sie die Möglichkeit zu verhindern, dass künftige Generationen auf der ganzen Welt über die serbischen Menschen lernen, sie seien genozidal veranlagt und dass die zahllosen serbischen Opfer dieses Krieges vergessen werden. Sie können die Legitmierung der jahrzehntelang betriebenen Dämonisierung der Serben verhindern. Die Vertretung Serbiens hat sich in Potočari bereits für den angeblichen Genozid entschuldigt. Gab es entsprechende Entschuldigungen für die serbischen Opfer? Haben muslimische Vertreter und Vertreter der „westlichen Länder“ die serbischen Opfer in Bratunac anerkannt?
Sie haben keinen Grund, als Vertreter der Republik Serbien wieder dorthin zu gehen. Aus all den oben genannten Gründen fordern wir Sie auf, am 11. Juli nicht nach Potočari zu gehen und stattdessen bei der Russischen Föderation darauf zu dringen, ihr Veto gegen die Resolution einzulegen!

Belgrad,  23.06.2015

Den serbischen Studenten

Wir laden alle Studenten, unabhängig von ihrem Wohnort, die diesen Brief unterschreiben möchten, ein, sich bei uns zu melden und uns zu unterstützen, auch alle Bürgerinnen und Bürger bitten wir um Unterstützung, genauso wie alle Organisationen, Parteien und Menschen, die die Wahrheit über Srebrenica unterstützen wollen.