Informazione


Mozgovoj e gli altri

1) INIZIATIVE IMMINENTI a Falconara (AN), Napoli, Firenze, Bergamo, Padova
2) Libri e cronache di altre iniziative recenti 
3) COMMEMORATIONS and funeral of Alexej Mozgovoj and the falles comrades
4) Documentazione e dibattito sulla "Prizrak" di Mozgovoj (LINKS) 


Sulla vigliacca strage di Mihajlovka e l'assassinio di Mozgovoj su vedano anche la presa di posizione di CNJ-onlus e la documentazione raccolta sul nostro sito:


=== 1: INIZIATIVE IMMINENTI ===

Falconara Marittima (AN), mercoledì 17 giugno 2015
alle ore 21 presso il Centro Cultura Pergoli, Piazza Mazzini 2

Convegno: "La guerra in Europa". Anteprima del Video "Voci"

- Sanzioni economiche e dramma umanitario nel Donbass. 

- Anteprima di "Voci", un progetto video a cura di Sara Reginella.

Relatori:
ELISEO BERTOLASI, Reporter e Antropologo, Associazione Lombardia Russia
ELIZAVETA GLINKA (Doctor Lisa), Medico, Direttore della Fondazione “Giusto Aiuto” (in video conferenza da Mosca)
SARA REGINELLA, Pisocologa e Psicoterapeuta, autrice degli istant video "I'm Italian" e "Voci"
MAURO STORTI, Responsabile Sviluppo Export De.Liu Consulting
NICOLETTA MAGGITTI, Psicologa e Psicoterapeuta
GIULIA ZANETTE, Interprete e VLADIMIR BADMAEV, Giornalista e Politologo
IRINA MARCHENKO ed EKATERINA KORNILKOVA, Associazione Russkoe Pole (in video conferenza da Napoli)


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Napoli, Giovedì 18 Giugno 2015
ore 16.00, Sala “Giorgio Nugnes” del Consiglio Comunale – Via Giuseppe Verdi 35

Conferenza: "Le guerre che non ci sono"

INTERVENTI:
Gianmarco Pisa - Rete Corpi Civili di Pace, "Corpi Civili di Pace in Azione", Napoli, 2014
Irina Marchenko - vicepresidente Associazione “Russkoe Pole”
Sara Reginella - Psicologa e Psicoterapeuta. Autrice dei Video "I'm Italian-Donbass" e "Voci"
Francesco Guadagni - Redazione Alba Informazione
Amarilys Gutierrez Graffe - Console Generale a Napoli della Repubblica Bolivariana del Venezuela
Ekaterina Kornilkova - presidente Associazione “Russkoe Pole”
Antonio Amoretti - presidente dell'ANPI di Napoli
Arnaldo Maurino, presidente della Commissione Scuola e Istruzione del Comune di Napoli
Proiezione video, presentazione libri, diretta con Rappresentante del Parlamento del Donbass 
(tramite Skype)

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Firenze, giovedì 18 giugno 2015 
alle 20:30 al CPA Firenze Sud – Via di Villamagna

Il Donbass tra competizione globale, antifascismo e scontro di classe 

alle ore 20.30 cena popolare 
alle ore 21.30 iniziativa e dibattito con MARCO SANTOPADRE della Rete dei Comunisti, di ritorno dal Donbass con la Carovana Antifascista 

Iniziativa in memoria di Alexey Mozgovoj, comandante della Brigata "Fantasma"


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Bergamo, sabato 20 giugno 2015
alle 13:30 c/o il Circolo Maite di Città Alta, in Vicolo Sant'Agata 6

PRANZO SOCIALE CON GLI INTERNAZIONALI E CON LA BANDA BASSOTTI DI RITORNO DALLA SECONDA CAROVANA ANTIFASCISTA

MENÙ
• Risotto con riduzione al vino Valcalepio Mojcano;
• stinco di maiale arrosto;
• patate al forno.
PER PRENOTARE IL PRANZO INFO@...

Saranno presenti al pranzo gli internazionali e la Banda Bassotti di ritorno dalla seconda Carovana Antifascista da Novorossjia.
Un occasione per chi ha voglia di approfondire la tematica e fare domande.

Per info e prenotazioni scrivere a info@...

Ci auguriamo adesioni di singoli, gruppi, associazioni e organizzazioni coerenti con quest’evento

Bergamo con L’Ucraina Antifascista


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Padova, sabato 20 giugno 2015 
alle ore 20 presso la Marzolo Occupata – via Marzolo 4, zona Portello

CENA BENEFIT per finanziare le spedizioni di generi di prima necessità (cibo, vestiti e medicine) alle popolazioni del Donbass che resistono all'aggressione imperialista

Ricco menù con 
antipasti: canapè con caviale rosa e insalata russa
primo con borsci’ con panna (brodo di carne, patate, soffritto di cipolle, carote, bieta rossa, pomodoro fresco, cavolo bianco)  
secondo di carne - bifstroganov, 
contorno con grano saraceno 
bevanda - compot, con frutti misti freschi di stagione 
e dolci a sorpresa 
Vi aspettiamo numerosi!

E' gradita l'adesione entro giovedì a comandantegiacca@...



=== 2 ===

--- LIBRI/ BUECHER/ LIVRES:

NUOVO LIBRO: Rete "Noi Saremo Tutto", UCRAINA. GOLPE GUERRA RESISTENZA (2015)
Editoriale: http://radiomachete.org/2015/05/14/ucraina-golpe-guerra-resistenza-il-libro-leditoriale-di-malacqua/

NEUES BUCH: Jörg Kronauer, Erich Später: "Ukraine über alles!" Ein Expansionsprojekt des Westens. Hamburg 2014

NOUVEAU LIVRE: URSS vingt ans après. Retour de l’Ukraine en guerre – Danielle Bleitrach et Marianne Dunlop. Éditions Delga, 243 pages, 19 euros
Dans leur récit de voyage, Marianne Dunlop et l'historienne et sociologue Danielle Bleitrach rapportent une série de témoignages sur l'Ukraine et la Crimée qui tranchent avec la version médiatique dominante sur les récents événements...
http://www.humanite.fr/mort-sur-le-dniestr-574710 

--- ALTRE INIZIATIVE RECENTI SU UCRAINA E DONBASS
In ordine cronologico inverso:

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In occasione del Presidio organizzato il 13/6 u.s. a New York dall'International Action Center – opportunamente di fronte agli studi della CNN! – il Comitato Ucraina Antifascista di Bologna ha inviato il seguente messaggio di saluto:

<< Dear IAC comrades, we – the Committee for an Antifascist Ukraine formed in Bologna, Italy – salute and support your demonstration. We appreciate your effort to link different war scenarios together in a joint struggle because the roots of the present international crisis are everywhere the same, i.e. the imperialistic strain towards global domination and exploitation. It is therefore also important to coordinate our antiwar initiatives at a global level, and the recent Antifascist Convoy and International Forum which were held in Donbass at the beginning of May thanks to the support of the Prizrak Brigade and its unforgettable Commander A. Mozgovoy  have been a good example and effective step of internationalist coordination. We believe that Europe is becoming an irradiation center of warmongering and aggression against sovereign States and workers' masses, with Yugoslavia, Ukraine and Libya being the clearest examples of the real consequences. Therefore we think that the struggle against US imperialism must be accompanied in our countries by the struggle against the European Union as a chief instrument for demolishing social security and building up a neocolonial military monster. In solidarity! No Pasaran! >>

Esso è menzionato nel report del Presidio che è possibile leggere a questo link: 
New York protest says: Stop U.S. proxy wars from Yemen to Donbass (By Greg Butterfield, June 15, 2015)

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Serata sul Donbass alla Panetteria Occupata, MILANO 5/6/2015 

Right Sector threatens anti-war protesters outside U.S. Embassy in KIEV (By Yuri Kot, June 3, 2015)

Bologna 2 giugno 2015
PRESIDIO in Piazza 8 Agosto ore 10: ROMPIAMO la spirale militare della UE-NATO
RIPUDIAMO la guerra e i guerrafondai – RIANNODIAMO reti di solidarietà – COSTRUIAMO INSIEME la campagna contro la guerra!

Serata di incontro presentazione CISNU - Centro Informazione e Solidarietà con la NovoRossIya e l’Ucraina resistente
tenutasi a Torino il 12 gennaio 2015
VIDEO: Parte 1 di 2 https://www.youtube.com/watch?t=88&v=QCpQ7U2_w3k
VIDEO: Parte 2 di 2 https://www.youtube.com/watch?v=0mRYzmpNrsE


=== 3: COMMEMORATIONS ===

LINKS:

Commander Arkadic: Requiem for Mozgovoj [sub ENG\ITA] (Voxkomm, 25 mag 2015)

'Powerful atmosphere of unity' at Mozgovoi's funeral (By Evgeniy Golishkin – Alchevsk, Lugansk People's Republic, 27.5.2015.)

27 Maggio, funerali del comandante Mozgovoj e i compagni uccisi durante l'attentato del 23 Maggio

Mass outpouring honors Mozgovoi in Alchevsk (By Victor Shapinov, Union Borotba – 28/5/2015)

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Акции памяти Мозгового прошли в Европе и Америке (29.5.2015.)

In support of Donbass, in memory of Alexey Mozgovoi (Athens-photos 27.5.2015)
https://solidarityantifascistukraine.wordpress.com/2015/05/27/φωτογραφίες-απ-τη-συγκέντρωση-στο-υπ-ε/

Banda Bassotti: Omaggio alla memoria del comandante Mozgovoj (26 mag 2015)

BOLOGNA mercoledì 27 Maggio alle ore 11 in Piazza Verdi
"Si può uccidere un uomo, non le sue idee". Saluto al Comandante Aleksey Borisovich Mozgovoy
Il Comandante comunista Aleksey Mozgovoj è stato assassinato nel tardo pomeriggio di sabato 23 maggio, tra Alchevsk e Lugansk dagli sgherri fascisti della Junta di Kiev. Il capo della Prizrak (Brigata Fantasma) è caduto in una imboscata nella quale sono stati uccisi la sua segretaria Anna, due militari ed alcuni civili. L'auto a bordo del quale viaggiavano Mozgovoj e la scorta è stata crivellata di colpi. Attaccate con armi automatiche anche altre tre automobili che facevano parte del convoglio. Comitato Ucraina Antifascista di Bologna, Campagna Noi Restiamo 
Evento Facebook: https://www.facebook.com/events/455614004603586/
АКЦИЯ ПАМЯТИ КОМБРИГА МОЗГОВОГО В ГОРОДЕ БОЛОНЬЯ, ИТАЛИЯ (Май 27, 2015)
http://www.newdonbass.su/akciya-pamyati-kombriga-mozgovogo-v-gor/

Il dolore si trasformerà in rabbia, Il fuoco tempra l'acciaio
ROMA, SABATO 30 MAGGIO ORE 11:00
MARCIA IN MEMORIA DEL COMANDANTE MOZGOVOJ E DEGLI ALTRI COMPAGNI CADUTI, DA PIAZZALE TIBURTINO AL CIMITERO DEL VERANO (ROMA)
evento FB: https://www.facebook.com/events/659268714174199/ 
COMUNICATO IN VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=C3Ot4vCow3c
VIDEO (Libera.Tv, 30 mag 2015): https://www.youtube.com/watch?v=uE4Sz9E1k3k
ROME 30/5: March in memory of Mozgovoj and the other fallen comrades
VIDEO AND PHOTOS: https://www.facebook.com/voxkomm/photos/a.888776937845644.1073741869.502062676517074/888777517845586/?type=1&theater 

Milano, 30 maggio 2015 ore 16, Piazza dei Mercanti
Per il Donbass, per Mozgovoj
La Casa Rossa e i compagni milanesi della Carovana Antifascista nel Donbass chiamano gli antifascisti alla Loggia dei Mercanti, Sabato 30 Maggio dalle ore 16, per ricordare Mozgovoj e i compagni caduti con lui, perché senza memoria non c'è futuro. Riconfermiamo il nostro impegno per la causa: informare e combattere affinché la verità emerga dalla coltre di disinformazione di cui è vittima il nostro paese.
evento FB: https://www.facebook.com/events/1457845237846953/ -- https://www.facebook.com/events/363815050489674/

Event in Massa-Carrara (Italy)
Comitato "Con l'Ucraina Antifascista" di Massa-Carrara: Commemorazione caduti della Brigata Prizrak (31.5.2015)
(Contiene splendide immagini della parata del 9 maggio ad Alchevsk e brani della poesia di Mozgovoj "Morire di maggio")

SPAIN: Recuerdo internacional por el Comandante Mozgovoj (Caravana Antifascista Bassotti, 28 mag 2015)
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=JWXjfCR8yHg

Statement of the Presidium of the Central Committee of UCP (United Communist Party), Moscow

STATEMENT of the Central Council of CYU (The Communist Youth Union), City of Moscow, May 25, 2015

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New York memorial for Commander Mozgovoi and the Ghost Brigade martyrs, at the statue of the Liberator, Simon Bolivar, in Central Park, May 27, 2015
Report: http://redstaroverdonbass.blogspot.com/2015/05/new-york-memorial-for-commander-alexei.html
Photos: https://www.facebook.com/redguard/media_set?set=a.10205430417394368.1073741923.1668038703&type=3
Ruptly TV coverage: https://youtu.be/avfafij4GEg
Opening remarks: http://redstaroverdonbass.blogspot.com/2015/05/new-york-memorial-for-commander-alexei.html

Statement on the death of Commander Alexei Mozgovoi (May 27, 2015)

To the family, friends and loved ones of Commander Alexei Mozgovoi;
To our sisters and brothers of the Ghost Brigade and the Armed Forces of Novorossiya;
To the people of Alchevsk, the Lugansk People's Republic, and Novorossiya:

Today, we join with millions of anti-fascists and anti-imperialists worldwide who mourn the death of our comrade-in-struggle, Commander Alexei Mozgovoi, and four other Ghost Brigade members assassinated on May 23, 2015: Anna Aseeva-Samelyuk, Alexei Kalascin, Andrej Rjajskih and Alexander Yuriev.
We raise our voices with you to demand that their killers be found and punished. And we demand the punishment of the fascist junta in Kiev and its backers from Washington to Berlin, whose hands are covered in the blood of innocent children, women and men of the Donbass.
Commander Mozgovoi displayed many of the outstanding qualities of historic revolutionary figures like Che Guevara and Thomas Sankara – a deep understanding of the peoples' aspirations, inexhaustible integrity, modesty, uncompromising principles, and the ability to rally people to his cause. And like them, he will continue to inspire people fighting for liberation around the world for many years to come.
Mozgovoi was a fierce proponent of broad anti-fascist unity. But he insisted that this unity must be based on principles, not opportunism or rotten compromise for the sake of expediency.
He was not afraid to criticize diplomatic arrangements that he believed gave damaging concessions to the Kiev junta and NATO imperialism. He spoke out against the encroachment of oligarchs who want to remake Donbass in their own image, not as true people's republics. He called upon the workers and soldiers of Ukraine to turn the guns around and join Donbass in a united revolt against oligarchy and war. He challenged injustice wherever and whenever he saw it.
He was an internationalist who understood that solidarity of peoples is essential to victory.
The principles, courage and selflessness of Commander Mozgovoi and the Ghost Brigade should prod the conscience of every honest anti-fascist and anti-imperialist to ask – how can we do more to remove the boot heel of U.S. and EU imperialism from the neck of the Novorossiyan people?
“You can kill a revolutionary, but you can't kill the revolution,” said the Black Panther martyr Fred Hampton. We welcome the determination of the Ghost Brigade's leaders and fighters to carry on fighting for the revolutionary ideas of Commander Mozgovoi. And we pledge to stand and fight beside you.
¡No pasarán!

International Action Center - IACenter.org
Solidarity with Ukraine Antifascists Committee - No2Nato.org



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UKRAINE: THE MAN WHO LED THE GHOST BRIGADE (by Eddie Dempsey, The Morning Star – Wed 27 May, 2015)
http://www.morningstaronline.co.uk/a-3ba6-Ukraine-The-man-who-led-the-Ghost-Brigade

MOZGOVOY, RICORDO DI UN EROE (di Selena Di Francescantonio, Maggio 30, 2015)
Uomo di carisma e d’intelletto, il comandante della brigata “Fantasma” è caduto in Ucraina a seguito di un vile agguato. Omaggio al combattente comunista che voleva la libertà per il proprio popolo...
http://www.lacittafutura.it/mondo/europa/mozgovoy-ricordo-di-un-eroe.html

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ORIG.: A tribute to Ghost Brigade Commander Alexei Mozgovoi (By Greg Butterfield, May 25, 2015)


www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - antifascismo - 26-05-15 - n. 545

Tributo al Comandante della Brigata Fantasma, Alexei Mozgovoi

Greg Butterfield | redstaroverdonbass.blogspot.it
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

25/05/2015

Quando ho saputo che uno dei leader delle milizie del Donbass, Alexei Mozgovoi, era stato assassinato, ho pensato subito alle ultime parole famose di Joe Hill: "Non piangere, organizza". Forse è stato perché avevo parlato con Mozgovoi e la sua addetta stampa Anna Aseeva-Samelyuk per organizzare un'intervista che gli avrebbe permesso di parlare direttamente ai lavoratori degli Stati Uniti sulla lotta per la vita o la morte contro l'imperialismo della Nato e il fascismo del 21° secolo in Ucraina e nelle Repubbliche Popolari del Donbass.

In effetti, l'ultimo messaggio che ho ricevuto da Anna è stato inviato poche ore prima che lei e il comandante Mozgovoi fossero uccisi.

Ma venendo al punto, come Joe Hill, Mozgovoi era un cantante, un poeta e un guerriero. E come quel famoso compositore Wobblie [dell'Industrial Workers of the World, ndr] assassinato dai boss americani, ha offerto un esempio di forza, determinazione e umiltà nella vita e di fronte alla morte, che continuerà a ispirare le persone che lavorano in tutto il mondo a lungo nel futuro.

Alexei Borisovich Mozgovoi, comandante della Brigata Fantasma, è morto nel pomeriggio del 23 maggio 2015, quando la sua auto è stata attaccata da mine e mitragliatrici sulla autostrada tra Alchevsk e Lugansk, nella Repubblica Popolare di Lugansk. Aveva 40 anni.

Quattro membri della Brigata Fantasma che lo accompagnavano sono stati uccisi: l'addetta stampa, Aseeva-Samelyuk, attivista, giornalista e madre di tre figli, che diceva di essere una figura politica chiave della Brigata Fantasma; le guardie del corpo, Alexei Kalascin e Andrej Rjajskih; l'autista, Alexander Yuriev.

Sono stati uccisi anche due civili che percorrevano la stessa strada, una donna incinta e suo marito.

Un gruppo fascista ucraino chiamato "Le ombre" ne ha rivendicato la responsabilità, ma non è stato confermato. E' in corso un'inchiesta delle autorità di Lugansk, con la collaborazione della Brigata.

Origini della Brigata Fantasma

Anche se non era un nome familiare in Occidente, nel corso della sua fin troppo breve guida della Brigata Fantasma, Mozgovoi ha evidenziato molte delle qualità di rivoluzionari come Che Guevara e Thomas Sankara, con una integrità apparentemente inesauribile, con principi senza compromessi e la capacità di ispirare e mobilitare la gente alla sua causa.

Nato e cresciuto a Lugansk, addestrato come cantante e soldato, Mozgovoi è emerso come uno dei leader del movimento della milizia antifascista poco dopo che la giunta a Kiev aveva lanciato la sua sanguinosa guerra nel Donbass, nel 2014.

Si divertiva a raccontare di come la Brigata Fantasma si fosse guadagnata il proprio nome. Dopo i ripetuti annunci da parte dei militari ucraini di aver spazzato via la resistenza armata a Lugansk, i suoi combattenti sono sempre riemersi come fantasmi per colpire di nuovo.

Mozgovoi non si definiva un comunista o marxista, ma appariva in lui una profonda coscienza di classe e l'apertura per imparare e crescere politicamente. Ha accolto con favore l'Unità dei Volontari Comunisti nella Brigata Fantasma e ha lavorato a stretto contatto con i suoi comandanti, Pyotr Biryukov e Alexey Markov, che sono divenuti vice-comandanti della Brigata.

A prova della fiducia presente tra di loro Mozgovoi nominò Biryukov responsabile delle operazioni militari durante la vittoriosa campagna di liberazione di Debaltsevo, Donetsk, dalle forze di occupazione ucraine nel febbraio 2015.

Dopo che il leader della milizia di Donetsk, Igor Strelkov venne costretto a lasciare dalle forze conservatrici del Donbass e della Federazione Russa, Mozgovoi ha sostenuto la bandiera antifascista divenendo punto di riferimento per molti dei combattenti più impegnati a servire il popolo e che vedono la lotta per la liberazione della Novorossiya storica da Kiev in ogni modo, compresi i volontari internazionali.

Durante un'intervista con il corrispondente di Russian Planet, Mozgovoi scherzò sul fatto che dopo la liberazione di Kiev potrebbe essere necessario per la Brigata Fantasma continuare a marciare ad ovest per liberare Varsavia e dei "piccoli borghi" come Berlino, Parigi e Londra. E in effetti, non era difficile immaginarlo condurre un giorno una rianimata e rivoluzionaria Armata Rossa per la liberazione di tutta Europa.

Mozgovoi era schietto, non solo nella sua opposizione all'oligarchia e alla reazione fascista in Ucraina. Non aveva paura di criticare gli accordi di cessate il fuoco di Minsk, che vedeva come una concessione inutile e dannosa a favore della giunta di Kiev e dell'imperialismo statunitense. Ha parlato contro quella che vedeva come l'invasione delle forze oligarchiche che vogliono semplicemente rifare il Donbass a immagine dei capitalisti corrotti d'Ucraina, come esisteva prima del colpo di stato sostenuto dagli Stati Uniti e non come Repubbliche Popolari realmente liberate.

Coscienza di classe e internazionalista

In video, teleconferenze e interviste, Mozgovoi porgeva la mano agli operai e ai soldati dell'Ucraina su basi di classe, affermando che non ci potevano essere vincitori in una sanguinosa guerra civile, quando invece la gente comune deve unirsi per combattere l'oligarchia e i neonazisti.

Dalla base della Fantasma ad Alchevsk, Lugansk, ha guidato la Brigata in sostegno della popolazione locale. Hanno stabilito mense sociali in cui la milizia e i civili mangiano fianco a fianco, evitando la fame e la malnutrizione causate dalla guerra e dal blocco. La sua squadra ha aperto la strada all'approvvigionamento efficiente e alla distribuzione degli aiuti umanitari internazionali ad ospedali, scuole e pensionati.

Nell'ultimo video ripreso prima della sua morte, Mozgovoi, ha parlato degli sforzi della Fantasma per aiutare a rilanciare l'economia locale e sviluppare l'autosufficienza nella produzione alimentare riaprendo una grande fattoria di pollame.

Come una persona di integrità rivoluzionaria e di grande popolarità, di fronte a tali difficili condizioni di guerra, Mozgovoi era un bersaglio e aveva nemici da ogni parte. Era sopravvissuto a diversi attentati, l'ultimo nel mese di marzo, vicino al luogo dove è stato poi ucciso.

Nei suoi ultimi giorni, ha accolto con favore la seconda Carovana Antifascista nel Donbass e ospitato il Forum Internazionale di Solidarietà del 8 maggio, "Antifascismo, Internazionalismo, Solidarietà", con delegati provenienti da più di una dozzina di paesi, dopo che le forze anticomuniste a Lugansk avevano cercato di bloccarlo.

A dispetto dei suoi avversari politici, Mozgovoi ha tenuto una vivace parata internazionalista ad Alchevsk il 9 maggio, in occasione del 70° anniversario della sconfitta del fascismo tedesco da parte dell'Unione Sovietica.

In una dichiarazione video dopo la morte di Mozgovoi, il vice-comandante comunista Alexey Markov ha dichiarato: "Si può uccidere una persona, ma non si può uccidere un'idea – quell'idea per cui si è levato un anno fa Alexei Mozgovoi, quell'idea per cui si sono radunate migliaia di persone che l'hanno raggiunto. Con la morte di una persona le idee non muoiono, le porteremo attraverso la guerra, attraverso la miseria, la morte. Con questa idea, noi vivremo e costruiremo una vita migliore".

Il vice-comandante Pyotr Biryukov ha aggiunto: "La brigata "Prizrak" e l'Unità comunista al suo interno non cesseranno di esistere, così come la lotta contro il fascismo. E' la conferma di ciò che sono i nostri combattenti volontari e le persone che ci aiutano, che si fidano di noi e si aspettano che le difendiamo. E' stato ucciso uno dei combattenti della brigata, il comandante. Ma la sua opera vive con noi. Noi la portiamo avanti".

"La nostra bandiera resiste, sono sicuro che presto la bandiera della brigata si vedrà a Lysichansk, a Kharkov, a Kiev e sarà la memoria migliore per il nostro comandante", ha detto Markov.

Mozgovoi vive, nelle migliaia di persone che hanno onorato lui e i suoi compagni caduti in un memoriale pubblico, il 24 maggio ad Alchevsk: come un vero erede delle migliori qualità dell'Unione Sovietica e della Grande Guerra Patriottica contro il fascismo, portando quelle qualità nel futuro.

Lo spirito di resistenza e l'internazionalismo di Mozgovoi informeranno anche una giornata internazionale di solidarietà con il Donbass lanciata in concomitanza con i funerali del comandante il 27 maggio e, senza dubbio, daranno linfa alle molte battaglie ancora da venire.


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Documentazione e dibattito sulla "Prizrak" di Mozgovoy

--- LA BRIGATA PRIZRAK: 

(30 aprile 2015: Mozgovoj descrive il progetto della prima azienda agricola di Stato della Novorossija)
Первое народное Предприятие Новороссии (Алексей Мозговой - Голос народа, 12 giu 2015)
30 апреля состоялось собрание рабочего коллектива ПАО "Птицехозяйство "Червонный Прапор". До недавнего времени предприятие входило в состав ООО «Аграрный Холдинг Авангард», ведущего экспортёра куриного яйца и яичных продуктов из Украины. На собрании Алексей Мозговой предложил рабочим сделать из птицефабрики коллективное хозяйство - первое народное предприятие Новороссии. Предложил самим избрать руководство, и стать хозяевами своей судьбы. К сожалению, Алексей Борисович не успел при жизни довести начатое дело до конца...
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=iJzFCE22zyw

Alexei Mozgovoi: ‘The oligarchs are still our main enemy’ (Interview by Katerina Ruskevich, LIVA, May 9, 2015)
http://redstaroverdonbass.blogspot.com/2015/05/alexei-mozgovoi-oligarchs-are-still-our.html
ORIG.: «ОЛИГАРХИ ОСТАЮТСЯ ГЛАВНЫМ ВРАГОМ»
CASTELLANO: Alexey Mozgovoy: “Los oligarcas siguen siendo nuestro principal enemigo”

I fantasmi del Donbass - La Prizrak di Mozgovoj (Maria Elena Scandaliato, 23 mag 2015)
Estratto dal documentario di Maria Elena Scandaliato, Bruno Federico e Veronika Yukhnina sul battaglione Prizrak ("Fantasma") di stanza nella Repubblica popolare di Lugansk.
Dedicato al comandante Mozgovoj. Che la terra gli sia lieve.

Pyotr Biryukov: We won’t let anyone make a circus out of Mozgovoi’s death (Alexander Krot, June 1, 2015)
http://redstaroverdonbass.blogspot.com/2015/06/pyotr-biryukov-we-wont-let-anyone-make.html

Donbass militia leader describes ‘our attempt to build a more just society'
Workers World spoke with Alexey Markov (military callsign “Good”), political commissar of the Volunteer Communist Detachment (RCD) of the Ghost Brigade in the Lugansk People’s Republic. The RCD’s military commander is Pyotr Biryukov (callsign “Arkadich”). The Ghost Brigade is an anti-fascist militia defending people in the Donbass region from the war unleashed by the U.S.-backed junta in Ukraine, which has claimed thousands of lives in the past year. This interview was conducted before the assassination of Ghost Brigade leader Alexei Mozgovoi on May 23...
CASTELLANO: Alexey Markov: nuestro intento por construir una sociedad más justa

(Messaggio in inglese ed ucraino ai cittadini d'Ucraina dalla Brigata Prizrak: "Trasformiamo la guerra civile in guerra anti-oligarchica!")
От народа к ВСУ Appeal to Armed Force of Ukraine from Donbass People (Алексей Мозговой - Голос народа, 10 giu 2015)
VIDEO: www.youtube.com/watch?v=MMu-O4TMLag

(Intervista al commissario politico Alexey Markov sul futuro del comunismo con sottotitoli in inglese, spagnolo e italiano)
Alexey Markov: Red Sunrise [sub ENG\SPA\ITA] (Voxkomm, 11 giu 2015)
Interview with commissar from Unit 404, Alexey Markov, about the future of Communism...
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=NduMz55XOGI

Bozambo: The Italian Fighter\Итальянский боец [sub ENG\РУС] (Voxkomm, 13 giu 2015)
Interview with Edy Ongaro "Bozambo", an Italian communist fighter in Unit 404, Brigade Prizrak [Ghost].
(Sulla pagina facebook del "Comitato per il Donbass Antinazista" è stata pubblicata un'intervista ad un compagno italiano che si è unito all'unità comunista (la 404) della Brigata Prizrak. Il suo nome di battaglia e Bozambo. Lui è uno dei tanti internazionalisti che si sono uniti alla Resistenza nelle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk per combattere contro il fascismo. L'intervista può essere vista anche al seguente link di youtube)
VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=1CmuwG1Egt8 

--- ANALISI SULLA STRAGE DI STAMPO MAFIOSO IN CUI SONO MORTI MOZGOVOY E ALTRE 6 PERSONE:

Une source dans l’état-major général des Forces armées de l’Ukraine : l’élimination de Mozgovoy fait partie d’un plan militaire et politique de destruction du Donbass (Roman Nesterenko)
https://histoireetsociete.wordpress.com/2015/05/25/une-source-dans-letat-major-general-des-forces-armees-de-lukraine-lelimination-de-mozgovoy-fait-partie-dun-plan-militaire-et-politique-de-destruction-du-donbass/
ORIG.: Источник в Генштабе ВСУ: ликвидация Мозгового входит в план военно-политических мероприятий по разгрому Донбасса
Наш источник в Киеве, антифашист, близкий к Генштабу, адекватность информации которого подтверждалась не раз (например, наш материал от 7 июля 2014 года — «Генштаб Украины: мы накануне катастрофы» и последовавший за ним 14 июля материал «Подробности поражения южной группы войск АТО» ), сообщает что «ликвидация» Алексея Мозгового входила в план военно-политических мероприятий, осуществляемых СБУ, которые должны обеспечить успех операции под условным названием «Молот».
По материалам jpgazeta.ru – 2015-05-24: Источник в Генштабе ВСУ: ликвидация Мозгового входит в план военно-политических мероприятий по разгрому Донбасса
http://kprf.ru/international/ussr/143065.html
TRAD.: L’eliminazione di Mozgovoj rientra nell’operazione per distruggere il Donbass (di Roman Nesterenko, KPRF, 25 maggio 2015)
... l’assassinio di Mozgovoj e vari altri diversivi dovrebbero scatenare la guerra civile nella “presunta RPL”... Gli ufficiali dello Stato Maggiore nella loro decisioni hanno studiato l’operazione “Lampo” con cui la Croazia occupò il territorio della Krajina Serba nel 1995...
https://aurorasito.wordpress.com/2015/05/26/leliminazione-di-mozgovoj-rientra-nelloperazione-per-distruggere-il-donbas/

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UN PESSIMO ARTICOLO, AL LIVELLO DELLA POLEMICA ANTISERBA DEGLI ANNI NOVANTA: 
Mozgovoy, il fantasma di Lugansk (di Simone Pieranni, su Il Manifesto del 30.05.2015)
http://ilmanifesto.info/mozgovoy-il-fantasma-di-lugansk/
LA STAMPA DI “SINISTRA” CONTRO MOZGOVOY: UNA PRIMA RISPOSTA (di Noi Saremo Tutto, 8 giugno 2015)
http://www.noisaremotutto.org/2015/06/08/la-stampa-di-sinistra-contro-mozgovoy-una-prima-risposta/

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Mozgovoy era l'obiettivo ideale 



Dmitrij Steshin – Komsomolskaja Pravda 24 maggio 2015 - Fort Russ

Incontrai Aleksej Mozgovoj nel marzo 2014, nei boschi vicino Lugansk, per la prima intervista ai "partigiani di Lugansk" della stampa russa. Illuminò la maschera di Bolotov. Per tutto il giorno girammo nella regione (di Lugansk) con lui, visitando i cosacchi e incontrando diverse persone. Poi ci fu un litigio con Bolotov e il rientro nel campo di Stanitsa Luganskaja. Ecco dove nacque la brigata "Prizrak". A novembre non riconobbi Mozgovoj, era una persona completamente diversa, in 10 mesi era invecchiato di vent'anni. Non credo in nessuna "trappola dei sabotatori di Surkov" e "resa dei conti con Plotnitskij". La situazione rispecchia lo scenario Nemtsov, con le urla degli infallibili sostenitori della Nuova Russia che gettano tonnellate di maledizioni su Putin, Plotnitskij, Zakharchenko. Pertanto l'oggetto per assassinio è stato scelto alla perfezione. E' strano che non si ricordano più di Akhmetov. Mozgovoj non era un grande comandante, stratega o tattico, la cui morte dovrebbe decapitare l'esercito. No, Mozgovoy era una personalità, la cui morte semina discordia, alla vigilia delle ostilità. L'obiettivo era "ideale". Ho già sentito analisti da poltrona non credere a "DRG Ukronazi" (gruppo eversivo d'intelligence ucraino) nei pressi di Lugansk. Gli analisti domestici non sanno che anche adesso, presso Lugansk, presso Donetsk, si può facilmente finire in mano agli ucronazi semplicemente prendendo la strada sbagliata. E analogamente si può fare dall'altro lato. Lesha se n'è andato, ma sarà ricordato per molto tempo, non ne dubito. Riposa in pace, vero guerriero, uomo schietto e onesto.

Traduzione di Alessandro Lattanzio - http://sitoaurora.livejournal.com/18691.html




(Altre reazioni alla riabilitazione del criminale di guerra cetnico Draza Mihajlovic)

Jos reakcija povodom rehabilitaciji cetnickog zlocinca

1) Linkovi
2) Udruzenje "Nasa Jugoslavija" objavilo je izjavu za javnost povodom rehabilitacije Draze Mihailovica
3) СУБНОР Шумадије: Ко је сад на реду?!
4) Књига споменик над којом се занеми. Миленко Ковачевић: Прилози истини. Четички злочини у Србији у време Другог светског рата


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LINKOVI:

--- aktuelno:

Riabilitato il leader dei cetnici in Serbia
0) LINKS
1) Uno solo è stato il movimento antifascista. Lettera di un veterano
2) Riabilitato Draza Mihailovic (Tanjug)
3) Cetnici e partigiani, Belgrado non vede più le differenze (C. Perigli)
4) SUBNOR: ПРСТ У ОКО И СЕМЕ РАЗДОРА / UN VERDETTO VERGOGNOSO

КО ДА ЗАБОРАВИ ЗВЕРСТВА ДРАЖИНИХ „ЈУНАКА“ (Крагујевац, 15. мај 2015.)
http://www.subnor.org.rs/kragujevac-1444

ШТЕТАН ПОТЕЗ ЗА СВЕ ГЕНЕРАЦИЈЕ (Протест Лесковца, 18. мај 2015.)
http://www.subnor.org.rs/protest-leskovca

ИСТОРИЈСКА ПОДВАЛА НА ДЕЛУ (Протест Неготина, 18. мај 2015.)
http://www.subnor.org.rs/protest-negotina

TEŠKA REČ: Rehabilitacija Draže Mihailovića - Dušan Čukić i Kosta Nikolić (18.05.2015)
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=YVlbql6THgE
ПОГРЕШНА ОДЛУКА У ПОГРЕШНО ВРЕМЕ (Тешка реч, 27. мај 2015.)
http://www.subnor.org.rs/teska-rec

ДОЖИВЕЛИ СМО НОВИ ЗЛОЧИН (Протест Вранића, 19. мај 2015.)
http://www.subnor.org.rs/protest-vranica

БЕЗ  КОМПРОМИСА  СА  НЕПРАВДОМ (Председништво, 20. мај 2015.)
http://www.subnor.org.rs/predsednistvo-32

ИСТИНА ЈЕ ЗНАНА И ЈЕДИНА (Протест пролетера, 22. мај 2015.)
http://www.subnor.org.rs/protest-proletera

ПАМТИМО „ЦРНЕ ТРОЈКЕ“ (Опомена потомка, 25. мај 2015.)
http://www.subnor.org.rs/opomena-potomka

ЗАР ИСТИНУ ДА ДОКАЗУЈЕМО (Протест Краљева, 26. мај 2015.)
http://www.subnor.org.rs/protest-kraljeva

ЗНАМО И ПАМТИМО СВЕ (Протест Зајечара, 26. мај 2015.)
http://www.subnor.org.rs/protest-zajecara

КО ТО ДА ИЗБРИШЕ ИЗ СЕЋАЊА (Порука из Тополе, 26. мај 2015.)
http://www.subnor.org.rs/poruka-iz-topole

НЕКА СВАКО ДИГНЕ ГЛАС (Општа брука, 28. мај 2015.)
http://www.subnor.org.rs/opsta-bruka

РЕХАБИЛИТАЦИЈА УЗ ПОМОЋ ИНВАЛИДНОГ ЗАКОНА (10. јун 2015.)
http://www.subnor.org.rs/prenosimo-18

--- dokumenti:

Dr Branko Latas: DOKUMENTI O SARADNJI ČETNIKA SA OSOVINOM 
http://www.znaci.net/00001/114.htm

VIDEO: Izdajnici i ratni zlocinci (6/8)
http://www.youtube.com/watch?v=RfHEpIAwCDE

VIDEO: PROTIV REHABILITACIJE RATNOG ZLOČINCA DRAŽE MIHAILOVIĆA 
https://www.youtube.com/watch?v=csdMfvpBYE0


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Rehabilitacija Draže Mihailovića

Izjava za javnost Udruženja „Naša Jugoslavija“


Odlukom Višeg suda u Beogradu rehabilitovan je dokazani ratni zločinac, četnik, Draža Mihailović, đeneral tzv. Jugoslovenske vojske u otadžbini, osvjedočeni saradnik njemačkog i talijanskog okupatora, naredbodavac mnogobrojnih pojedinačnih i masovnih ubistava na teritoriji nekadašnje Kraljevine Jugoslavije.

Sam proces u pripremi rehabilitacije, koji je trajao više godina, pokazao je na koji način danas razmišlja i kojim pravcem se kreće društvo u Srbiji. Draža Mihailović je pravosnažno optužen i nakon iznošenja neoborivih dokaza na suđenju 1946. godine za zločine koje je počinio na položaju koji je obnašao osuđen je na smrt. Od izdaje 1941., pa do kraja Drugog svjetskog rata u maju 1945. godine četnici su se borili na strani okupatora, međusobno sarađivali sa ustašama, zajednički bili produžena zločinačka ruka nacizma i fašizma protiv sopstvenog naroda. Brojni pokolji četničkih hordi (Jagodina, Ćuprija, Paraćin, Boleč, Vranić, Drugovac kod Smedereva, Čajniče, Foča, Pljevlja...) neumoljivo dokazuju krivicu. Trenutak rehabilitacije tog čovjeka i pokreta koji je vodio sramni je čin kapitulacije srpskog društva koje je, na žalost, po ko zna koji put pokazalo da na nacionalizam i šovinizam gleda sa (straho)poštovanjem.

Udruženje „Naša Jugoslavija“ najoštrije osuđuje kriminalnu odluku Višeg suda u Beogradu i smatra je veoma opasnom za buduće odnose među narodima koji žive na prostoru nekadašnje Jugoslavije. U procesima pomirenja, koji se ionako sporo provode, ovaj kukavički potez za uvijek će predstavljati kamen spoticanja. Taj svojevrsni revizionistički skandal, na koji Evropa gotovo uopšte ne reaguje, pokazuje njeno bolećivo prenemaganje pred istorijom, sopstvenom istorijom, koju je potpuno zanemarila hronično se skrivajući iza antikomunizma istovremeno ne videći ili ne želeći vidjeti da se skoro potpuno okrenula neonacizmu. Ili je to njena namjera?

Nacionalisti u Hrvatskoj su jedva dočekali ovu odluku. Sada će se ponovo početi voditi diskusija o neophodnosti rehabilitacije Ante Pavelića, ustaškog poglavnika i ratnog zločinca bez premca, čije su horde u masovnim zločinima i u koncentracionim logorima ubijale nedužno stanovništvo drugih nacionalnosti, ali i Hrvate; čovjeka koji je pobjegao kada je zagustilo, a čiji je bijeg bezpogovorno i blagonaklono pomagala katolička crkva. Niti su se ustaše borile za dobrobit hrvatskog naroda, niti su se četnici borili za dobrobit srpskog naroda.

Pored svega se nadamo da odgovarajuće institucije u okvirima Evropske unije, kojoj Srbija teži kao njena buduća članica, neće bez reakcije preći preko ovakve odluke beogradskog suda. Očekujemo da se izvrši pritisak i opovrgne, odnosno poništi rehabilitacija osvjedočenom i dokazanom ratnom zločincu. U suprotnom će ovo predstavljati presedan za buduće procese od kojih neće biti pošteđene ni druge članice zajednice, a to nije, niti može biti u skladu sa njenim proklamovanim antifašističkim idealima.

Pozivamo antifašiste i sve druge pojedince i organizacije koje se bore za istinu o događajima iz vremena Drugog svjetskog rata, da ne dozvole manipulacije i reviziju istorije. Dokumentovano i argumentovano je dokazano ko se borio sa narodom i za narod, a ko je od početka bio na strani okupacionih nacističkih i fašističkih sila. Bez obzira na cinizam i ignorisanje očiglednih činjenica od strane Višeg suda u Beogradu, Draži Mihailoviću je za sva njegova nedjela, ne bez razloga i povoda, pravosnažno i za uvijek presudio – NAROD.

Potpisnici su članovi:
Udruženja „Naša Jugoslavija“, Saveza Jugoslovena i Zajednice Jugoslovena u Njemačkoj


=== 3 ===

http://www.subnor.org.rs/opomena

КО ЈЕ САД НА РЕДУ?!

Опомена, 12. јун 2015.

Из СУБНОР-а у слободарском Крагујевцу, стратишту недужних од руку фашиста и њихових сарадника у Другом светском рату, стигла је разложна опомена.

Поводом наставка рехабилитације председника квислиншке српске владе у време 1941-1945 Милана Недића, СУБНОР-у се обратили припадници СУБНОР-а и чланови породица страдалих од „љотићеваца“ и „недићеваца“ (припадника СДС) изражавајући протест и огорчење.

Још се није смирила еуфорија око тзв. „рехабилитације“ Драже Михаиловића а већ се спрема рехабилитација (у току је још покушај) Милана Недића, осведоченог сарадника немачких фашиста. Влада коју је он формирао добила је задужење за прогон антифашиста, регистрацију и хапшење Јевреја и контролу над логором Бањица. Његова „српска државна стража“, квинслишка формација која је основана 3. марта 1942. године и била под командом Вермахта, ангажована је у борби против партизана и вршила масовна стрељања бањичких логораша (укључујући веће групе жена), логор за преваспитавање младих у Паланци био је само успутна станица за „непоправљиве“ антифашисте који су живот завршили у логору на Бањици или у логорима Немачке и Норвешке. Недићев рођак Димитрије Љотић и злогласна формација „Збор“ на фашистичкој идеологији добро је по злу позната у Крагујевцу, Краљеву, по целој Србији где су показали злочиначку делатност. Да је био, како наводе подносиоци захтева, невин не би га Немци – његови господари при бекству пребацили у Беч, касније Кицбил, одакле су га Британци предали југословенским властима. Заборавља се да је Државна комисија за утврђивање злочина окупатора и његових помагача у Саопштењу број 10 још 1945. године изнела све о злочинима Милана Недића и његове квислиншке владе и њега огласила за ратног злочинца и сарадника окупатора.

Шта би се десило кад би Норвешка рехабилитовала Квислинга, Француска Петена, Немачка Хитлера, Геринга, Гебелса, Ајхмана и многе друге злочинце, Словенија Рупника, Хрватска Павелића, Црна Гора Секулу Дрљевића? Куда би Европа и свет догурали тим путем?

Дижемо глас против нових покушаја срамне рехабилитације. И питамо има ли краја и куда то иде ова наша Србија – стоји у протесту СУБНОР-а Шумадије.


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http://www.subnor.org.rs/prenosimo-16


КЊИГА СПОМЕНИК НАД КОЈОМ СЕ ЗАНЕМИ


Из дневног листа „Политика“ преносимо упечатљив текст о књизи – доказу шта се на овим нашим просторима догађало током Другог светског рата.

У дане кад је суд одлучивао о рехабилитацији Драгољуба Драже Михаиловића, можда баш тог 14.маја, Миленко Ковачевић (1927) узео је у једној земунској штампарији у руке први примерак своје нове, десете књиге, мирног наслова „Прилози истини“, који је праћен узнемирујућим поднасловом „Четички злочини у Србији у време Другог светског рата“.

Кад смо и сами почели да листамо ову књигу, за коју нам је било познато да је аутор већ неколико година пише, савлађујући различите, не баш мале тешкоће, прва помисао нам је била да је Ковачевић подигао споменик каквог до сада није било, споменик на коме је коначно уклесано око 8.000 имена невиних људи, деце, жена, стараца и појединаца у најбољој животној снази, којима су четнички злочинци прекратили живот током Другог светског рата на територији Србије, изузимајући Војводину, где их није било.

„Признајем, уморан сам и помало згађен на крају ове књиге“, написао је у завршници Миленко Ковачевић, у време рата млади партизан у Мачви а потом на разним дужностима у Државној безбедности до краја 1974. године, када је на свој захтев отишао у пензију, а онда на конкурсу био примљен за директора београдског издавачког предузећа „Рад“. Провео је у њему наредних осам  година, а књиге објављене под његовом директорском палицом дизале су велику прашину, између осталог и зато што су ломиле многе до тада успостављене табуе.

Чак и човек такве биографије, која подразумева да зна много више него обичан свет и који је из непосредне близине, као учесник, упознао страхоте ратовања, па и братоубилачког ратовања и злочине какви су, изгледа, могући једино у братоубиству, био је „помало згађен“ многим новим сазнањима до којих је дошао.

Пре рада на овој књизи био је добро упознат с многим четничким злочинима почињеним у Србији од јесени 1941. до 1945. године, а и касније, пошто су остаци Дражине војске и по окончању рата, сада као одметници у већим или мањим групама, наставили „борбу“ против нове власти. Када је почео да пише књигу, Ковачевић се сусрео с чињеницом изненађујућом и за њега, пошто су у доминирајућој, богатој литератури о рату, углавном били описани исти догађаји: први злочин четника, убиство Милана Благојевића, команданта Шумадијског партизанског одреда и шпанског борца у селу Глумач крајем октобра 1941, масакри у Вранићу и Друговцу, злочини у Санџаку, као и познати случај када су четници преко Јове Шкаве, војводе Косте Пећанца, у селу Словцу, у ноћи између 13. и 14. новембра, предали Немцима 365 заробљених партизана и грађана. После две недеље Немци су њих 261 стрељали 27.новембра 1941. године, а остали су скончали у логорима.

Пред таквом сликом, Ковачевић је закључио да је она омогућила да се „у народу створи погрешан утисак да других злочина није било или их је било, али су ретки и спорадични“, а поготово да „млађа генерација о томе мало или нимало зна“.

Крајем 2012. зато је прионуо на посао, трагајући за чињеницама расутим по разним архивама, документима и монографијама, у текстовима објављеним у локалним часописима и гласилима, у збиркама и књигама које су омеђене границама некадашњих срезова и општина.

О свом руву и круву, уз помоћ пријатеља и сарадника који су му скретали пажњу на те расуте изворе, јер обједињене документације на ову теме нема, а многа документа и данас су недоступна, Ковачевић је објавио обимну књигу од 530 страница, уз коју је стао СУБНОР Србије. На самом почетку, у уводу је написао: „Треба знати да нема општине у Србији у којој није било четничких злочина и то не само појединачних, већ и групних“.

После вишегодишње, помне провере сваког податка, уследило је штиво-споменик невиним жртвама, књига пред којом се занеми јер се у њој нижу имена од детета у колевци до људи у дубокој старости, који су постали жртве безумља. Ковачевић је, где год је то било могуће, навео име и презиме жртве, њену старост, пребивалиште и место извршења злочина, име вође четничке групе која је злочин починила, као и њених припадника, кад год је то било могуће.

У огромном броју случајева камом, клањем и под окриљем мрака.

Како су те злочине могли да чине припадници једне војске, „поготово под командом школованих и образованих официра“, како разумети то што су „многи од њих поступали као људи помраченог ума“, злочине „оправдавали патриотизмом и борбом за српски народ“, пита се Ковачевић и поентира: „зар је класна мржња тих официра била дотле развијена да не виде шта раде“.

За одговорима на та и многа друга питања које је овом књигом поставио Миленко Ковачевић, свакако ће трагати многи, укључујући и данас живе припаднике равногорског покрета, као и његове приврженике. Поготово би било драгоцено да преставници млађих нараштаја у оваквом истраживању крену даље и да дограде ову до сада јединствену слику, за коју треба нагласити још нешто: Миленко Ковачевић је доследно изостављао из ове евиденције злочина и смрти примере посејане у многим изворима, у којима би било наведено, на пример, да је уз именоване, страдало још „пет-шест“ или „десетак“ људи, или је на сличан начин наведен неки други, непроверени, именом недокументовани број жртава.

Слободан Кљакић






(francais / english / deutsch / italiano)


L'egemonia tedesca

1) Oskar Lafontaine: La supremazia tedesca in Europa
2) “Kernel Europa”. Un nucleo centrale franco-tedesco per una Ue a due velocità (di Sergio Cararo)


Auch lesenswert:

Wunschzettelökonomie (Von Reiner Zilkenat – junge Welt, 13.06.2015)
Vor 75 Jahren: Die »Reichsgruppe Industrie« entwirft einen europäischen Wirtschaftsraum
... Dabei war von zentraler Bedeutung, wie der europäische Kontinent wirtschaftlich neu organisiert werden sollte. ... In der im Januar 1935 gebildeten Institution waren in Wirtschaftsgruppen, unterteilt in Fachgruppen, die einzelnen Industriebranchen, Betriebe und Banken vertreten. Es handelte sich um eine Organisation, die im staatsmonopolistischen System der Kriegsvorbereitungs- und der Kriegswirtschaft vor allem die Interessen großer Konzerne und Banken artikulieren und ihre Umsetzung in politisches Handeln gewährleisten sollte...
http://www.jungewelt.de/2015/06-13/025.php

Billions for European Wars (German armament projects – GFP 10.6.2015.) 
The German Defense Minister announced new multi-billion Euro armament projects, aimed at Germany's and the EU's greater independence from the USA. Ursula von der Leyen announced yesterday that the Bundeswehr would purchase the Medium Extended Air Defense System "MEADS" to replace the "Patriot" air defense system. Whereas the "Patriot" system had to be imported entirely from the United States, a consortium with significant German participation will manufacture MEADS. It is estimated to cost about four billion Euros, with another four billion having been already invested. With MEADS, Germany would achieve more "autonomy in security policy," according to a CSU party military policy specialist. The German Navy will also receive four MKS 180 multi-role warships worth around four billion Euros, better suited for waging distant wars more effectively and over more extended periods. Other armament projects, such as a German-French battle tank, serve the consolidation of the EU's arms industries or - as with the "Euro-drone" - are aimed at achieving more independence from the US arms industry. The A 400M Airbus airlifter crash in early May is seen by observers in the context of these efforts to achieve autonomy...
http://www.german-foreign-policy.com/en/fulltext/58854

Milliarden für europäische Kriege (Von der Leyen kündigt neue Rüstungsprojekte an – GFP 10.6.2015.)
Die deutsche Verteidigungsministerin kündigt neue milliardenschwere Rüstungsprojekte an und zielt auf eine größere militärische Eigenständigkeit Deutschlands und der EU gegenüber den USA. Wie Ursula von der Leyen am gestrigen Dienstag mitteilte, wird die Bundeswehr als Ersatz für ihre "Patriot"-Luftabwehrbatterien das Flugabwehrsystem "Meads" kaufen. Es wird von einem Konsortium unter starker deutscher Beteiligung hergestellt, während die "Patriot"-Systeme komplett aus den Vereinigten Staaten importiert werden mussten. Die Kosten werden auf rund vier Milliarden Euro geschätzt; weitere vier Milliarden Euro sind bereits investiert worden. Deutschland erlange mit Meads größere "sicherheitspolitische Souveränität", erklärt ein CSU-Militärpolitiker. Zudem wird die deutsche Marine vier Mehrzweckkampfschiffe MKS 180 erhalten - Kosten: ebenfalls vier Milliarden Euro. Mit ihnen werden Kriege fernab des eigenen Landes schlagkräftiger und länger geführt werden können als bisher. Weitere Rüstungsprojekte wie ein deutsch-französisches Kampfpanzerprojekt dienen der Verschmelzung der EU-Waffenindustrie oder zielen wie die "Euro-Drohne" darauf ab, von US-Waffenschmieden unabhängiger zu werden. Mit derlei Unabhängigkeitsbestrebungen bringen Beobachter den Absturz eines Militärtransporters vom Typ Airbus A400M Anfang Mai in Verbindung...
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/59132

Sulla Europa a guida tedesca si vedano anche, sul nostro sito:

Il ruolo della Germania nella distruzione della Jugoslavia (1995)
Lo "spazio vitale tedesco" (1995)
Europa: unione e disgregazione (1997)


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ORIG.: Un article de Oskar Lafontaine: La suprématie allemande en Europe (23 MAI 15)



La supremazia tedesca in Europa

di Oskar Lafontaine


 Jean-Luc Mélanchon, il fondatore del Parti de Gauche, ha scritto un pamphlet intitolato «Le hareng de Bismarck» (L’aringa di Bismarck). Questo libro è diretto contro la supremazia tedesca in Europa e la ripresa, da parte del presidente francese François Hollande e Manuel Valls, il capo del governo, della politica della «Agenda 2010» di Gerhard Schröder. Poiché questa «politica riformatrice» di Schröder non era un prodotto social-democratico ma consisteva nella ripresa del programma del padronato tedesco da parte di un cancelliere social-democratico, la polemica lanciata da Mélanchon mira in sostanza a denunciare la messa in atto, in Francia, di questo programma del padronato tedesco.

La sua esposizione è convincente. Questo programma funziona solamente a spese degli altri e solamente se gli altri paesi europei non lo adottano più. Ciò è così semplice e logico che non si può non domandarsi perché la cancelliera tedesca, il suo ministro delle finanze, e i suoi partner di coalizione, non l’hanno ancora capito. Tutti i paesi europei non possono avere esportazioni eccedenti, cioè più di quanto consumano. O, ancora più semplicemente: tutti i paesi non possono avere in contemporanea il record di esportazioni.

 Per illustrare ciò che è successo in Francia, Mélenchon racconta una visita di François Hollande a Angela Merkel nel maggio 2014. Il presidente francese riceve come regalo a Straslund una piccola botte di aringhe di Bismarck. Del resto lo Spiegel aveva notato il gesto inopportuno. «François Hollande avrebbe potuto intendere questa botte come grettezza da parte di Angela Merkel. Il cancelliere prussiano, che concesse il suo nome nel 1871 a un pescivendolo per i suoi pesci di conserva, era un nemico terribile dei Francesi ». Spinto da una febbre tutta nazionalista lo Spiegel prosegue: «Come ai tempi di Bismarck, la Francia lotta contro la sua inferiorità di fronte al suo vicino dell’est… E come all’epoca, è un cancelliere soprannominato “di bronzo” che governa a Berlino».

 Per Mélenchon, Bismarck ha aggredito la Francia. Dopo la vittoria, fece incoronare l’Imperatore tedesco nella galleria dei vetri di Versailles. Fino a oggi, i francesi non hanno dimenticato questa umiliazione. Il fondatore del Parti de Gauche chiama questa aringa di Bismarck un “messaggio siciliano”. Quando la mafia inviava a qualcuno un pesce significava che una persona era stata “mandata dai pesci”, ovvero ucciso.

 Secondo Mélenchon, sono la democrazia europea e i valori fondamentali della Rivoluzione francese, Libertà, Uguaglianza, Fraternità che sono stati mandati ai pesci dalla supremazia tedesca.

 La Merkel non ha certamente voluto inviare un messaggio siciliano. Non è né così malvagia né così sorniona. Ma il fatto che ha offerto lo stesso regalo al presidente francese che a George W. Bush e Vladimir Putin mostra in realtà a che punto la politica e la cultura francese le sono ancora estranee.

 Quando Mitterand, Thatcher e Andreotti si opponevano alla riunificazione della Germania era alla supremazia della grande Germania che si opponevano, una supremazia che, secondo loro, avrebbe messo in pericolo il processo di unità in Europa.

 George Bush, il presidente americano, non aveva niente da ridire. Al contrario, esigeva dalla Germania una “partnership nella leadership”. Elogiava, così, una dominazione tedesca in Europa, in accordo con la strategia mondiale americana.

 Finché i tedeschi giocheranno a vassalli della potenza mondiale degli Stati Uniti – basta pensare al comportamento della Merkel nello scandalo della NSA – la messa in guardia di Mélenchon: “l’imperialismo tedesco è di ritorno” non minaccerà la sola potenza mondiale restante.

 Il pamphlet di Mélenchon non può essere bollato come una critica esagerata al governo tedesco da parte di un uomo di sinistra. Nel necrologio in omaggio al suo collega Ulrich Beck, il sociologo inglese Anthony Giddens scriveva: «Thomas Mann aveva concluso, come si sa a seguito alle due guerre mondiali, che era necessario che l’integrazione europea sfociasse in una Germania europea, in ogni caso non in una Europa tedesca. Ma la crisi dell’euro ha precisamente prodotto questa Europa tedesca. Angela Merkel è de facto la presidente della UE. Non si può, per così dire, far passare nulla contro di lei, la Repubblica federale definisce le regole per il resto dell’Unione. Ma poiché l’egemonia della Germania non ha una legittimità immediata, la Merkel tenta di dissimularla. È diventata, come propone Beck, una “Merkiavel” che nasconde abilmente la sua influenza di dominatrice, cosa che sfocia infine nell’inganno. Essa finge di guidare il salvataggio dell’Europa ma è autorizzata solamente la politica passata attraverso il prisma del pensiero economico tedesco.

 «Siamo assai lontani dalla stabilizzazione dell’euro, perché la Germania non permette la condizione necessaria a ciò, ovvero una integrazione fiscale e economica più grande dell’Eurozona. Al contrario si impone ai paesi del Sud una politica di austerità senza neppure preservare una parvenza di approvazione democratica. Il risultato è che il centro politico sprofonda in questi paesi ancora più rapidamente che negli altri.

 «E’ per questo che Beck si augurava un nuovo contratto sociale per l’Europa. Ciò significa in ultima istanza una rivolta contro la dominazione tedesca. La politica economica dovrebbe puntare più fortemente sugli investimenti, la protezione sociali dovrebbe essere estesa in Europa. I paesi più ricchi dovrebbero impegnarsi per quelli che soffrono la crisi»

 Se si confrontano le analisi di questi due celebri sociologi con la frase della Merkel: «Se l’euro muore è l’Europa che muore», allora si vede bene tutta la grandezza dello scacco della sua politica europea. In effetti noi siamo molto lontani dalla stabilizzazione dell’euro. Mélenchon non dimentica di notare quanto nel frattempo i tedeschi si mostrano arroganti in Europa. Quando si diceva al momento dell’introduzione dell’euro: “L’euro parla tedesco”, si intendeva ancora riassicurare i cittadini tedeschi che si preoccupavano della stabilità monetaria. Già, all’epoca, gli altri paesi europei non amavano questa musica. Ma quando Volker Kauder, presidente del gruppo della CDU/CSU al parlamento tedesco, disse al congresso della CDU a Leipzig, dieci anni più tardi “ora ecco che in Europa si parla tedesco”, si poteva allora di nuovo provare la vecchia follia della “grandeur” tedesca. Nello scorso aprile, in una riunione a Washington, Wolfgang Schäuble criticava la mancanza di volontà di riforma dell’Assemblea nazionale francese e diceva: «la Francia potrebbe ritenersi felice se qualcuno costringesse il Parlamento, ma questo è difficile, è così la democrazia». Il primo segretario del Partito socialista Jean-Christophe Cambadélis rimprovera al ministro delle finanze tedesco una «francofobia intollerabile inaccettabile e contro-producente». Il tono di indignazione del capo delle fila socialiste non è molto differente da quello di Mélenchon: «la Germania è di nuovo un pericolo. Il modello che impone agli stati europei è un regresso per la nostra civiltà»-

 Non si dimentica di sottolineare che il modello economico tedesco dei neo-liberisti è lontano dall’essere coronato dal successo che i suoi propagandisti vorrebbero farci credere. Se la si considera su più anni, la crescita francese è superiore alla crescita tedesca. Ciò vale anche per i guadagni di produttività. Le lamentele della Merkel riguardo alle vacanze lunghe, alle pensioni precoci degli europei del sud si scontrano con un rifiuto categorico privo di ogni spirito di comprensione. Mélenchon ricorda con un tono sarcastico che questi fannulloni dei Greci, degli Spagnoli e dei Portoghesi hanno meno vacanze che i lavoratori della Germania e che gli Spagnoli e i Portoghesi vanno in pensione più tardi.

 La Germania ha, ci dice il nostro combattivo deputato europeo, il numero più basso di nascite e la parte di popolazione anziana più alta in Europa. È questo il modello che la Francia dovrebbe seguire?

 Nell’inquinamento dell’aria e nella produzione di rifiuti la Germania di nuovo è in testa e impedisce, su ordine dell’industria dell’automobile, dei livelli d’emissione di gas di produzione più bassi e, su ordine dell’industria chimica, delle direttive ecologiche al livello europeo.

 Va da sé che Jean-Luc Mélenchon miri particolarmente alla politica sociale tedesca. Desiderava evitare a ogni costo in Francia riduzioni di salari e pensioni che seguono il modello tedesco. La precarizzazione del lavoro con i salari bassi, i contratti di lavoro a durata determinata, i contratti a cottimo, del lavoro interinale e dei mini lavori non può servire da modello a Parigi. In Francia, il mercato del lavoro non è ancora, e di molto, così frantumato come in Germania. Da molto c’è un salario minimo più alto che quello del vicino dell’Est.

 Si può riconoscere l’avanzata della sottomissione al paradigma neoliberista in Germania nella risposta data a un sondaggio fatto da Handelsblatt dove la maggioranza dei managers tedeschi esigeva un salario minimo superiore a quello che reclamavano la DGB e i socialdemocratici.

 Mélenchon, per rinforzare la sua critica, fa riferimento a Arnaud Montebourg, ministro socialista dimissionario. Nel 2011, questi dichiarava: “Madame Merkel  sta per uccidere l’euro… e sulla nostra rovina che la Germania vuole fare fortuna… è venuto il momento di assumere il confronto politico di fronte alla Germania”. Il presidente socialista dell’assemblea nazionale, Claude Bartolone, si esprimeva in maniera simile. Sebbene dicessero di avere a cuore di lavorare in comune con la Francia, Merkel e Schäuble non si mostrano fino a ora molto impressionati da tutto questo. I social-democratici tedeschi stessi non hanno fatto nulla per mettere fine alle politiche di austerità in Europa. Li tenta troppo la possibilità di mettere i ginocchio Syriza e di strozzare sul nascere l’arrivo di una concorrenza a sinistra – e il pensiero va a Podemos in Spagna.

 Il discorso della mania di grandezza con la Francia è pericoloso. Se la politica tedesca, portata sulle spalle dei vicini per mezzo del dumping sociale e salariale, porta Marine Le Pen al potere, allora il progresso dell’unificazione europea sarà stoppato per lungo tempo.

 Anche Die Linke, unico partito a portare una voce di un’altra politica europea al parlamento tedesco, deve continuare il dibattito. Se la Merkel e  Schäuble, insieme a Sigmar Gabriel, mettono in ginocchio Syriza non sarà solamente un pesante regresso per la democrazia europea e lo stato sociale europeo, ma anche per tutta la sinistra politica in Europa.

 Di fronte al blocco neo-liberista, Tsipras e Varoufakis cercano una soluzione. Hanno invitato a Atene il precedente economista in capo della Deutische Bank, Thomas Mayer. Nel 2012, aveva fatto la proposta di una moneta parallela a l’euro, un euro greco o Geuro. C’era l’idea che la Grecia non poteva uscire economicamente con un euro forte e né può indebitarsi di nuovo perché non ha il diritto di stampare euro. Il blocco neo-liberista europeo al quale Mélenchon aggiunge anche i partiti social-democratici e socialisti al potere fa tutto per affondare la sinistra in Grecia. Ma i grandi piani dei politici dell’austerità non ingannano: l’attuale sistema monetario non funziona. La loro politica ha fatto sprofondare sempre più giù l’Europa nella crisi. Anche se, come me, non si crede che la proposta dell’ex capo economico della Deutsche Bank, Thomas Meyer, sia sufficiente, nessuno in definitiva può evitare il dibattito su un nuovo ordine monetario europeo. La competitività tanto vantata delle varie economie nazionali non può essere sempre prodotta con l’abbassamento dei salari e delle pensioni e sulla distruzione delle contrattazioni collettive e delle protezione del diritto del lavoro. Io mi domando perché il governo greco ha ancora bisogno di crediti che non sono stati introdotti che per salvare le banche. La più grande flessibilità che si impone nel sistema monetario europeo e che lascerà nuovamente la possibilità di svalutare ha bisogno, come quadro e come partner cooperante, della Banca Centrale europea. Ovvero: la BCE può senza problemi dirigere il corso delle monete nazionali, per esempio il corso del Geuro. Si regolerebbe la svalutazione divenuta necessaria e si eviterebbe anche la caduta tanto spaventosa di una moneta debole. Beninteso come ha mostrato l’esempio di Cipro, delle misure di controllo dei capitali sono inevitabili. Nella questione monetaria Mélenchon rinvia alla discussione cominciata qualche tempo fa dalla Germania su un euro del sud, senza prendere una chiara posizione. Die Linke non dovrebbe sottrarsi a una tale discussione rinviando come ora alle esportazioni tedesche. Il nazionalismo delle esportazioni sulle spalle dei vicini non può trovare il consenso di un partito di sinistra. Le questioni monetarie sono conosciute per essere difficili e anche nel caso dell’unione monetaria come per la riunificazione  e per l’introduzione dell’Euro i responsabili non si sono coperti di gloria. Indipendentemente dai diversi modelli messi in discussione una cosa dovrà essere chiara: l’euro non dovrà parlare tedesco ma europeo.


traduzione di Stefano Acerbo


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“Kernel Europa”. Un nucleo centrale franco-tedesco per una Ue a due velocità

di Sergio Cararo – 3 Giugno 2015

Si riaffaccia il progetto della “Kernel Europa,” una Unione Europea a più velocità ed a cerchi concentrici subordinati ad un nucleo centrale. Un vecchio progetto tedesco del 1994 torna così a imporsi nel dibattito e nelle prospettive europee assumendo in pieno l'impianto ideologico ordo-liberista, variante germanica del liberalismo, che ha conformato fin nei dettagli la costruzione dell'Unione Europea. L'ipotesi emerge da un documento segreto franco-tedesco, riportato dal settimanale Die Zeit [ http://www.zeit.de/politik/deutschland/2015-06/eu-merkel-hollande-reform-gipfel ], nel quale la cancelliera tedesca Merkel e il presidente francese Hollande intendono procedere ad un cambio di passo significativo nei poteri decisionali dell'Unione Europea. Colpisce il fatto che il documento sia strutturalmente “euro-centrico” nel senso che mette il mantenimento della moneta unica come fattore strategico della tenuta dell'apparato costruito dalle classi dominanti europee sull'Ue. In particolare emerge la tentazione di procedere anche ad una gestione sia delle spinte centrifughe che centripete dell'Eurozona. Da un lato i paesi più deboli possono essere marginalizzati, dall'altra quelli più forti – il nucleo duro franco-tedesco – invece si centralizzano ancora di più.

Secondo il documento, citato dal settimanale tedesco, in futuro gli Stati dell’Eurozona dovrebbero lavorare in modo molto più coeso. Nelle intenzioni della Merkel l'Unione europea infatti deve arrivare ad avere "vertici dell'Eurozona più regolari". Non solo. Dovrebbe anche essere migliorata la capacità di azione del gruppo dei ministri delle Finanze.

Il documento, elaborato insieme al presidente francese Francois Hollande, viene presentato come il contributo di Merkel al vertice europeo del 26/27 giugno prossimo, in cui si dovrà discutere della riorganizzazione dell’Unione europea alla luce delle crescenti tensioni e contraddizioni che vengono emergendo. Da un lato il referendum britannico sulla permanenza o meno nell'Unione, dall'altra le proteste contro le politiche di austerity che vedono la Grecia al centro della tensione ma anche i risultati delle elezioni amministrative in Spagna e di quelle presidenziali in Polonia dove sono cresciuti i consensi alle posizioni – diverse tra loro – di critica ai diktat e ai vincoli dell'Unione Europea.

In molti vedono in questo documento l'attuazione del famoso piano Schauble-Lamers del 1994, quello che individuava la necessità di una “Kernel Europa”cioè di un nucleo duro centrale al quale tutti gli altri dovevano adeguarsi. Inutile dire che al centro del nucleo centrale si sono Germania e Francia. Il documento venne presentato il 1° settembre del 1994, durante il semestre di presidenza tedesca dell’Ue, quando l'allora presidente del gruppo parlamentare della CDU/CSU Wolfgang Schäuble presentòal Bundestag, a nome del suo partito, il documento redatto insieme a Karl Lamers dal titolo “Riflessioni sulla politica europea”. Erano passati poco più di un anno dalla dissoluzione dell'Urss e due anni dalla riunificazione tedesca, e si delineava la prospettiva dell’allargamento ad est dell’Unione Europea. Il documento Schauble-Lamers riteneva che lo sviluppo del processo di unificazione in Europa era entrato “in una fase critica”, tale che, “se entro due-quattro anni non si trova una soluzione alle cause di tale inquietante evoluzione, anziché indirizzarsi verso la maggiore convergenza prevista dal Trattato di Maastricht, l’Unione rischia di imboccare inesorabilmente la via di una formazione più debole, limitata essenzialmente ad alcuni aspetti economici e composta da diversi sottogruppi. Tale zona di libero scambio ‘migliorata’ non potrebbe consentire alla società europea di superare i problemi vitali e le sfide esterne che si trova ad affrontare”. I provvedimenti istituzionali e politici che Schäuble e Lamers suggerivano per prevenire questa deriva riguardavano innanzitutto lo sviluppo istituzionale dell’Unione, la cui capacità di azione e base democratica dovevano essere rafforzate adottando una struttura ispirata al modello dello Stato federale e al principio di sussidiarietà; e parallelamente, “nonostante le notevoli difficoltà giuridiche e pratiche”, si sarebbe dovuta istituzionalizzare l’idea di un’Europa a più velocità – “altrimenti l’Unione si limiterà ad una cooperazione intergovernativa favorevole ad una ‘Europa alla carta’ ” – e si sarebbe dovuto rafforzare “il nucleo duro già costituito dai paesi impegnati sul fronte dell’integrazione e pronti a cooperare”. Questo nucleo, composto dalla Francia, dalla Germania e dai paesi del Benelux, si confermava  anche in ambito monetario – cosa importantissima secondo i due autori del testo, dato che proprio l’Unione Economica e Monetaria doveva essere, a sua volta, il nucleo duro dell’Unione politica – ed era l’unico strumento che avrebbe permesso di conciliare gli obiettivi contraddittori dell’approfondimento e dell’allargamento dell’Unione Europea. Sono passati venti anni da quel progetto egemonico tedesco e adesso le condizioni per attuarlo si stanno delineando compiutamente, trascinando così il settore più concentrato, monopolista e multinazionale del capitalismo europeo.





Ilaria Alpi - L'ultimo viaggio

1) La scottante verità di Ilaria Alpi (di Manlio Dinucci su Il Manifesto del 09.06.2015)
2) Ilaria Alpi e la CIA: cose di Cosa Nostra e Cosa Loro (di Luigi Grimaldi)
3) “Un traffico d’armi per conto della CIA”: l’ultima verità su Ilaria e Miran (di Daniele Mastrogiacomo su La Repubblica del 10.04.2015)


IL DOCUMENTO: Ilaria Alpi - L'ultimo viaggio (Speciale di RAI3 del 11/04/2015)
Sono passati ventuno anni dalla morte di Ilaria Alpi, giornalista Rai e del suo operatore Miran Hrovatin, uccisi in un agguato a Mogadiscio il 20 marzo del 1994. Da allora molti misteri, molti depistaggi, hanno tenuta nascosta la verità sui mandanti, sugli esecutori materiali, sul movente di quel sangue. "Ilaria Alpi – L'ultimo viaggio" prova ad accendere qualche nuova luce sull'inchiesta che Ilaria stava facendo in Somalia sul traffico internazionale di armi, ora che nuovi documenti sono stati de-secretati e nuove testimonianze acquisite. Cosa aveva scoperto Ilaria Alpi durante il suo ultimo viaggio? Che cosa le è stato impedito di raccontarci con quell'ultimo agguato a Mogadiscio? Una docu-fiction di Claudio Canepari prodotta da Rai Fiction in collaborazione con Magnolia.
VIDEO: http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-77f45782-2361-40cd-a00a-1ede256a8794.html


Sui traffici di armi organizzati dai paesi NATO per sostenere le parti secessioniste e squartare la Jugoslavia si veda anche alla nostra pagina dedicata:


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L'arte della guerra. La rubrica settimanale di Manlio Dinucci

La scottante verità di Ilaria Alpi

di Manlio Dinucci su Il Manifesto del 09.06.2015

La docu­fic­tion «Ila­ria Alpi – L’ultimo viag­gio» (visi­bile sul sito di Rai Tre [ http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-77f45782-2361-40cd-a00a-1ede256a8794.html ]) getta luce, soprat­tutto gra­zie a prove sco­perte dal gior­na­li­sta Luigi Gri­maldi, sull’omicidio della gior­na­li­sta e del suo ope­ra­tore Miran Hro­va­tin il 20 marzo 1994 a Moga­di­scio. Furono assas­si­nati, in un agguato orga­niz­zato dalla Cia con l’aiuto di Gla­dio e ser­vizi segreti ita­liani, per­ché ave­vano sco­perto un traf­fico di armi gestito dalla Cia attra­verso la flotta della società Schi­fco, donata dalla Coo­pe­ra­zione ita­liana alla Soma­lia uffi­cial­mente per la pesca.

In realtà, agli inizi degli anni Novanta, le navi della Shi­fco erano usate, insieme a navi della Let­to­nia, per tra­spor­tare armi Usa e rifiuti tos­sici anche radioat­tivi in Soma­lia e per rifor­nire di armi la Croa­zia in guerra con­tro la Jugoslavia.

Anche se nella docu­fic­tion non se ne parla, risulta che una nave della Shi­fco, la 21 Oktoo­bar II (poi sotto ban­diera pana­mense col nome di Urgull), si tro­vava il 10 aprile 1991 nel porto di Livorno dove era in corso una ope­ra­zione segreta di tra­sbordo di armi sta­tu­ni­tensi rien­trate a Camp Darby dopo la guerra all’Iraq, e dove si con­sumò la tra­ge­dia della Moby Prince in cui mori­rono 140 persone.

Sul caso Alpi, dopo otto pro­cessi (con la con­danna di un somalo rite­nuto inno­cente dagli stessi geni­tori di Ila­ria) e quat­tro com­mis­sioni par­la­men­tari, sta venendo alla luce la verità, ossia ciò che Ila­ria aveva sco­perto e appun­tato sui tac­cuini, fatti spa­rire dai ser­vizi segreti. Una verità di scot­tante, dram­ma­tica attualità.

L’operazione «Restore Hope», lan­ciata nel dicem­bre 1992 in Soma­lia (paese di grande impor­tanza geo­stra­te­gica) dal pre­si­dente Bush, con l’assenso del neo-presidente Clin­ton, è stata la prima mis­sione di «inge­renza umanitaria».

Con la stessa moti­va­zione, ossia che occorre inter­ve­nire mili­tar­mente quando è in peri­colo la soprav­vi­venza di un popolo, sono state lan­ciate le suc­ces­sive guerre Usa/Nato con­tro la Jugo­sla­via, l’Afghanistan, l’Iraq, la Libia, la Siria e altre ope­ra­zioni come quelle in corso nello Yemen e in Ucraina.

Pre­pa­rate e accom­pa­gnate, sotto la veste «uma­ni­ta­ria», da atti­vità segrete. Una inchie­sta del New York Times (24 marzo 2013 [ http://www.nytimes.com/2013/03/25/world/middleeast/arms-airlift-to-syrian-rebels-expands-with-cia-aid.html?_r=1 ]) ha con­fer­mato l’esistenza di una rete inter­na­zio­nale della Cia, che con aerei qata­riani, gior­dani e sau­diti for­ni­sce ai «ribelli» in Siria, attra­verso la Tur­chia, armi pro­ve­nienti anche dalla Croa­zia, che resti­tui­sce così alla Cia il «favore» rice­vuto negli anni Novanta.

Quando il 29 mag­gio scorso il quo­ti­diano turco Cum­hu­riyet ha pub­bli­cato un video che mostra il tran­sito di tali armi attra­verso la Tur­chia, il pre­si­dente Erdo­gan ha dichia­rato che il diret­tore del gior­nale pagherà «un prezzo pesante».

Ven­tun anni fa Ila­ria Alpi pagò con la vita il ten­ta­tivo di dimo­strare che la realtà della guerra non è solo quella che viene fatta appa­rire ai nostri occhi.

Da allora la guerra è dive­nuta sem­pre più «coperta». Lo con­ferma un ser­vi­zio del New York Times (7 giu­gno [ http://www.nytimes.com/2015/06/07/world/asia/the-secret-history-of-seal-team-6.html ]) sulla «Team 6», unità super­se­greta del Comando Usa per le ope­ra­zioni spe­ciali, inca­ri­cata delle «ucci­sioni silen­ziose». I suoi spe­cia­li­sti «hanno tra­mato azioni mor­tali da basi segrete sui calan­chi della Soma­lia, in Afgha­ni­stan si sono impe­gnati in com­bat­ti­menti così rav­vi­ci­nati da ritor­nare imbe­vuti di san­gue non loro», ucci­dendo anche con «pri­mi­tivi tomahawk».

Usando «sta­zioni di spio­nag­gio in tutto il mondo», camuf­fan­dosi da «impie­gati civili di com­pa­gnie o fun­zio­nari di amba­sciate», seguono coloro che «gli Stati uniti vogliono ucci­dere o catturare».

Il «Team 6» è dive­nuta «una mac­china glo­bale di cac­cia all’uomo». I kil­ler di Ila­ria Alpi sono oggi ancora più potenti. Ma la verità è dura da uccidere.



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Inizio messaggio inoltrato:

Da: Luigi Grimaldi <grimaldipress @ gmail.com>
Oggetto: Contributo di Luigi Grimaldi. Richiesta Ospitalità per pubblicazione on line
Data: 14 giugno 2015 13:45:54 CEST

ILARIA ALPI E LA CIA: COSE DI COSA NOSTRA E COSA LORO

di Luigi Grimaldi


In relazione all'importante articolo di Manlio Dinucci pubblicato sul Manifesto del 9 giugno (La scottante verità di Ilaria Alpi http://ilmanifesto.info/la-scottante-verita-di-ilaria-alpi/ ), molto ripreso e dibattuto in rete, in cui sono citato come consulente della docu-fiction di Rai 3 "Ilaria Alpi L'Ultimo Viaggio", vorrei esprimere la mia opinione.

Un esercizio molto di moda nel nostro paese, a cominciare dal "lavoro" di Carlo Taormina, in relazione al caso Alpi Hrovatin, è quello della destrutturazione del lavoro di ricerca e analisi di chi cerca la verità, senza pretendere di possederla. In inglese "debunkers", specialità tipica di coloro che accusano di dietrologia e complottismo chi mette in discussione le affermazioni di noti bugiardi. Ognuno è libero di avere le proprie opinioni e di criticare, ma anziché baloccarsi a discettare su ciò che non è il "caso" in questione (esercizio troppo facile in assenza di argomentazioni fattuali) ci si dovrebbe esercitare su ciò che è stato e che è il caso Alpi Hrovatin. Ci si  esponga insomma se si vuole intervernire. Per me la questione di fondo è e rimane il ruolo della Cia nella vicenda Alpi. Più di qualcuno, certamente in buona fede, ma in modo miope, continua a sostenere che un coinvolgimento della Cia nel delitto di Mogadiscio sarebbe un comodo schermo per le responsabilità italiane. Non è così. Ritengo sia un distinguo inconsistente . E' chiaro che nulla di quanto è accaduto in Somalia, traffici di armi e rifiuti, ma non solo, sarebbe stato possibile senza un attivo coinvolgimento dei servizi italiani e della politica. Ma dov'è il confine tra intelligence italiana e USA? Non c'è! Perché la Somalia era "Cosa Nostra", fin dai tempi delle colonie dell'impero.... Notizia ben chiara anche alla CIA che al momento di attivare la propria cellula a Mogadiscio (nell'agosto del 1993) affianca al capo stazione un particolare agente: non uno che parli il somalo o l'arabo, ma Gianpaolo Spinelli: perché di origini italiane, perché parla italiano e perché da anni è l'agente di collegamento tra la CIA e il Sismi a Roma (lo ritroveremo nel caso Abu Omar a Milano e nello scandalo sullo spionaggio Pirelli-Telecom-Sismi al fianco di Mancini e Tavaroli). Dov'è quindi la contraddizione??? Dov'è il problema? Se la Somalia era "Cosa Nostra", nel senso dell'Italia, i nostri servizi (o una fazione all'interno di questi) sono da sempre "cosa loro", nel senso dell'intelligence USA. E allora tutto si spiega: mi riferisco in particolare agli ostacoli giudiziari all'accertamento della verità, come il caso Gelle o i molti depistaggi a cui in questi anni abbiamo assistito e che hanno dimostrato una intensità, una continuità e un livello mai visti se non per casi come Ustica, la strage di Bologna, il Moby Prince. Sin dal primo giorno dopo il delitto (chi conosce "le carte" lo sa) si è depistato per accreditare la tesi della rapina e escludere il delitto su commissione, che invece prevede dei moventi: e chi compie questo gioco di prestigio? Unosom, la cellulla dei Servizi di informazione di Unosom. E chi è Unosom? Unosom è "cosa loro", la finta uniforme degli USA per le cosiddette operazioni di ingerenza umanitaria a suon di carri armati e di missili.Un coinvolgimento mosso da “necessità nazionali” o maturate in ambito Nato? Ci sono indizi sufficienti e documentabili oltre ogni incertezza per affermare che il duplice delitto di Mogadiscio sia stato, per dirlacon le parole di Luciana Alpi, la mamma di Ilaria, concordato.Concordato in più sedi e a più livelli, all'interno di uno scacchiere internazionale ben definito e circostanziato che appare abbastanza evidente analizzando il contesto storico in cui matura. La contemporaneità della guerra nella ex Yugoslavia in primo luogo, il lavorio per predisporre l'ingresso di paesi dell'ex blocco comunista nella Nato (come Polonia e Lettonia), i rapporti, che definire contraddittori è davvero poca cosa, tra blocco occidentale e paesi musulmani (leggi Afganistan e Yemen), sono elementi che costantemente emergono se si analizza con lucidità la vicenda nel suo complesso, guardando l'orizzonte senza limitarsi a far la guardia al recinto dell'orto. La verità sul caso Alpi fa ancora paura dopo 21 anni e quanto si è messo in campo per impedire che venisse alla luce, ivi comprese le inutili conclusioni della commissione presieduta con disinvoltura da Carlo Taormina e sostenute dalla maggioranza di centro destra (anche se a dire il vero la “sinistra” non ha brillato), la dice lunga sul livello delle responsabilità che ancora devono essere coperte. Le prove ci sono. Il quadro è chiaro. Il disegno leggibile: basterebbe che ognuno facesse la sua parte fino in fondo.


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“UN TRAFFICO D’ARMI PER CONTO DELLA CIA”: L’ULTIMA VERITÀ SU ILARIA E MIRAN

Un’imboscata per eliminare due cronisti che facevano domande scomode. Le rivelazioni sulla morte della Alpi e di Hrovatin in una docu-fiction su Rai 3.

di DANIELE MASTROGIACOMO

NESSUNA rapina o tentativo di sequestro. Ilaria Alpi e Miran Hrovatin sono caduti in un’imboscata. Un agguato studiato nei dettagli per mettere a tacere due giornalisti diventati troppo pericolosi. Grazie ad una soffiata della parte dei Servizi italiani rimasta legata al signore della guerra Mohammed Farah Aidid, il Tg3 della Rai avrebbe raccolto sufficienti indizi per smascherare un traffico d’armi clandestino portato avanti da due noti broker internazionali: il siriano Monzer al-Kassar e il polacco Jerzy Dembrowski. Il tutto in un territorio controllato dall’altro signore della guerra somalo, Mohammed Ali Mahdi, su cui avevano puntato gli Usa. Un traffico svolto per conto della Cia e gestito dalla flotta della società Schifco, donata dalla Cooperazione italiana alla Somalia per incrementare l’industria peschiera nell’Oceano Indiano del Corno d’Africa. Non è facile rievocare l’assassinio di Ilaria e Miran. Soprattutto dopo 21 anni da quella tragica esecuzione, avvenuta il 20 marzo del 1994 a Mogadiscio. E’ stata esplorata in otto processi, indagata da quattro Commissioni parlamentari e conclusa, almeno da un punto di vista giudiziario, con una condanna a 26 anni nei confronti di un cittadino somalo, Hashi Omar Assan, che molti credono innocente.
Con una docu-fiction elaborata in oltre un anno di indagini che andrà in onda sabato prossimo su Rai 3 alle 21,30, gli sceneggiatori Claudio Canepari e Massimo Fiocchi, per una produzione Magnolia, sono riusciti a ripercorrere gli ultimi mesi di lavoro e di vita di Ilaria Alpi. Con il titolo “Ilaria Alpi  -  L’ultimo viaggio “, realizzato anche da Mariano Cirino e Gabriele Gravagna e raccontato dall’inviata Lisa Iotti, il video si snoda in un racconto chiaro, dal ritmo battente, con immagini del tutto inedite sui 200 giorni trascorsi in Somalia dalla giornalista del Tg3. Grazie alle riprese conservate dall’operatore Rai Alberto Calvi che ha sempre seguito con Ilaria l’operazione Restore Hope, rinunciando all’ultima, fatale missione, si scopre il lavoro costante della collega.
Solo la lettura degli atti desecretati, assieme alle testimonianze dello stesso Calvi, di Franco Oliva, l’ex funzionario della Farnesina spedito in Somalia per mettere ordine nell’attività della Cooperazione e vittima a sua volta di un attentato a cui è scampato per miracolo, il lavoro di Ilaria e Miran prende corpo e forma. Le rivelazioni di un ex appartenente alla “Gladio”, rete clandestina anticomunista, riempiono infine quei vuoti che né la magistratura né la Commissione di indagine erano riuscite a colmare, aprendo la strada all’agguato per rapina o sequestro.
Con uno scoop finale, grazie al contributo del giornalista Luigi Grimaldi. Quello che fa intuire il movente di un duplice omicidio. Ilaria Alpi e Miran Hrovatin si erano avvicinati troppo ad un traffico che doveva restare segreto: riguardava anche la spedizione in Somalia di una partita di 5000 fucili d’assalto e 5000 pistole da parte degli Usa. Ufficialmente. Ma in realtà, attraverso una triangolazione che aggirava l’embargo decretato dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu nel 2002, una partita destinata alla neonata federazione croata-bosniaca durante la guerra nell’ex Jugoslavia.
Due differenti carichi, trasferiti da navi della Lettonia a navi della Shifco sempre al largo della Somalia, sono segnalati in due rapporti delle Nazioni Unite del 2002 e del 2003. Il primo avviene il 14 giugno del 1992; il secondo nel marzo del 1994: è identico a quello registrato a bordo della “21 Oktoobar”, l’ammiraglia della flotta Schifco, la cui rotta è tracciata dai Lloyds fino al porto iraniano di Bandar Abbas. Di qui, avrebbe preso il largo verso la Croazia a bordo di un’altra nave. Ilaria a Miran moriranno pochi giorni dopo.
La “Farax Oomar”, l’altra nave della Schifco, con a bordo 2 italiani e ormeggiata a Bosaso su cui indagava la giornalista Rai, era ostaggio del clan di Ali Mahdi. Serviva come garanzia del pagamento della tangente per il traffico d’armi Usa-Italia destinato a Zagabria. Ilaria Alpi ignorava tutto questo. Ma aveva dei sospetti. Cercò di chiarirli nella sua ultima intervista al sultano di Bosaso: gli chiese se la “Farax Oomar” ormeggiata in porto era sotto sequestro. Una domanda fatale.
Nella docu-fiction basta osservare la reazione del capo tribù. Ilaria e Miran verranno attirati in una trappola con una telefonata di cui si ignora l’autore. Lasciano il loro albergo e si avventurano nella parte sud di Mogadiscio per raggiungere l’hotel Amana. Fanno qualcosa che non avrebbero mai fatto se non davanti a qualcosa di eccezionale. Dopo un agguato verranno freddati entrambi con un colpo alla nuca. Una vera esecuzione. Per mettere fine a quella curiosità e al riparo un segreto imbarazzante.

10 aprile 2015