Informazione


"WE ARE THE WAR..."

I Ministri degli Esteri della NATO credono di essere intonati.
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=VqaeriPlYDQ

Russia unimpressed with NATO’s ‘We are the War’ performance (Al Gurnov, RT, May 20, 2015)
... When NATO foreign ministers, after a banquet in Turkey, let their hair down and sang“We Are the World,” people around the world heard instead the words, “We are the WAR” ...





CNJ-onlus aderisce alla campagna GUERRA ALLA GUERRA.
Si tratta del tentativo, promosso dalla Rete dei Comunisti, di riavviare la mobilitazione contro la guerra, costituendo un coordinamento tra le iniziative antimilitariste "sopravvissute" nel contesto nazionale, data la delicatezza e pericolosità dello scenario globale attuale: strumentalizzazione del problema dei "barconi" e minacce di nuova guerra alla Libia, continue stragi saudite/wahabite in Yemen, Siria e altrove, propaganda antirussa alle stelle e, ovviamente, progetti di Grande Albania e ri-destabilizzazione nei Balcani... Andare oltre l' "antiamericanismo" e riconoscere i pericoli derivanti anche dal complesso di interessi europei e dal rinato imperial-revanscismo tedesco in particolare.

Trovate di seguito i materiali relativi ad alcune delle iniziative già in programma: 
* Assemblea Cittadina a BOLOGNA 27/5
* Manifestazioni a ROMA, BOLOGNA e PISA per il 2 GIUGNO festa della Repubblica


=== BOLOGNA MERCOLEDÌ 27 MAGGIO 2015 
alle ore 20.30 presso la Sala Consiliare - Giardino Lorusso, Via dello Scalo 21, Bologna:

ASSEMBLEA CITTADINA: GUERRA ALLA GUERRA

La pace in Europa non è più un dato scontato
L’imperialismo dell’Unione Europea è una minaccia per i propri popoli.
Fermiamo la guerra e opponiamoci ad ogni interventismo militare
 
Coordina Carlos Venturi (Rete dei Comunisti Bologna) 
Partecipano: 
Marco Santopadre (RdC) 
con un report dalla Carovana di solidarietà antifascista in Donbass
Partecipano:
Campagna Noi Restiamo
Ross@
Comitato Ucraina antifascista (Bo)
PCL
Comitato Naz. per la Jugoslavia (onlus)

Vedi volantino allegato
Si raccomanda la massima partecipazione e diffusione dell’appuntamento


=== BOLOGNA MARTEDI 2 GIUGNO 2015
alle ore 10:00 in Piazza 8 Agosto, Bologna

2 GIUGNO - DICHIARIAMO GUERRA ALLA GUERRA

L’articolo 11 della Costituzione proclama il ripudio della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali. Nella realtà, il coinvolgimento dell’Italia negli scenari della “guerra globale” è crescente e multiforme: dalla partecipazione dirette alle missioni militari, alla concessione delle basi militari in territorio italiano alle guerre USA e NATO nel Mediterraneo e nel Medio-Oriente, non trascurando l’aumento folle delle spese militari per l’ammodernamento dell’arsenale bellico. Insomma, tutta la politica estera del nostro paese è intrisa della scelta bellica, con una chiara responsabilità in devastazione e massacri sempre meno occultabile. L’Italia permane il solido alleato di Stati apertamente impegnati in politiche di aggressione contro altri Stati sovrani e popolazioni civili inermi. Ciò avviene per Israele contro la Palestina e l’Arabia Saudita contro lo Yemen, o con il sostegno agli “amici della Siria” coalizione complice degli jihadisti (contro cui combatte l’eroica resistenza curda), ma anche in Europa con il sostegno ai golpisti internamente alleati ai nazisti al potere in Ucraina e in guerra per impedire la autodeterminazione delle repubbliche indipendenti ed antifasciste.

MOBILITARSI AFFINCHE’ L’ITALIA ESCA DALLA SPIRALE DI GUERRA 
La guerra era e resta sempre solo strumento di distruzione e morte; le devastazioni di intere regioni, i crimini perpetrati contro moltitudini di esseri umani la cui unica colpa è quella di essere nati nelle “parti sbagliate” del globo hanno visto il proliferare di meccanismi di sostegno ideologico agli interventi militari e di mistificazione della loro reali motivazioni, sotto la coltre della guerra umanitaria e di liberazione dai regimi tirannici, operazioni alimentate in modo pressoché unanime da tutto il mondo dell’informazione occidentale. Nel nostro paese inoltre l’assunzione piena della legittimità della “guerra umanitaria o per l’estensione della democrazia” nell’orizzonte politico della maggiore forza politica di derivazione progressista, il Partito Democratico, ha indebolito notevolmente la diffusione di analisi critiche di stimolo alla mobilitazione di massa contro la guerra, che per decenni ha rappresentato una prerogativa
dei movimenti.

RIANNODARE LE RETI DELLA SOLIDARIETA’
Il 2 giugno data della festa della Repubblica, è l’occasione per promuovere una giornata di mobilitazione nazionale contro la guerra, articolata nelle realtà territoriali, concepita come contraltare alle parate militari, rimettendo al centro dell’attenzione il carattere pacifista e antifascista della nostra Costituzione.

COSTRUIAMO LA GIORNATA NAZIONALE CONTRO LA GUERRA
L’ITALIA RIPUDIA LA GUERRA E I GUERRAFONDAI

PER QUESTO LANCIAMO L’APPUNTAMENTO PER IL 2 GIUGNO ORE 10.00
PIAZZA 8 AGOSTO A BOLOGNA

Prime adesioni: Rete dei Comunisti Bologna, Noi Restiamo, Ross@ Bologna, Partito Comunista dei Lavoratori Bologna, Partito comunista d'Italia Bologna, Comitato Palestina Bologna, Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia Onlus, Comitato Ucraina Antifascista Bologna …
Per adesioni: retedeicomunistibologna@...


=== ROMA MARTEDI 2 GIUGNO 2015

DA ROMA UN APPELLO PER UNA GIORNATA NAZIONALE CONTRO LA GUERRA IL 2 GIUGNO

L’articolo 11 della Costituzione proclama il ripudio della guerra come
strumento di risoluzione delle controversie internazionali. Nella realtà, il
coinvolgimento dell’Italia negli scenari della “guerra globale” è crescente
e multiforme: dalla partecipazione dirette nelle missioni militari, alla
concessione delle basi militari in territorio italiano alle guerre USA e
NATO nel Mediterraneo e nel Medio-Oriente, non trascurando l’aumento folle
delle spese militari per l’ammodernamento dell’arsenale bellico.

Insomma, tutta la politica estera del nostro paese è intrisa della scelta
bellica, con una chiara responsabilità in devastazione e massacri sempre
meno occultabile. L’Italia permane il solido alleato di potenze straniere
apertamente impegnate in politiche di aggressione contro stati sovrani e
popolazioni civili inermi. Ciò avviene per Israele contro la Palestina e
l'’Arabia Saudita contro lo Yemen, o con il sostegno agli “amici della Siria”
coalizione complice degli jiadisti (Contro cui combatte l’eroica resistenza
curda), ma anche in Europa con il sostegno ai golpisti internamente alleati
ai nazisti al potere in Ucraina e in guerra contro le autoproclamate
repubbliche indipendenti ed antifasciste.
ALLORA E’ ORA DI MOBILITARSI AFFINCHE’ L’ITALIA ESCA DALLA SPIRALE DI GUERRA
IN CUI E’ IMMERSA

Lo scenario della competizione economica, industriale, commerciale,
finanziaria deborda sempre più frequentemente in guerra militare, ponendo in
fibrillazione gli istituti politici e militari sopravvissuti alla guerra
fredda, ONU E NATO in primis, il primo, incapace di fungere da camera di
compensazione delle forze in campo; la seconda, diventata una alleanza di
guerra proiettata ad invadere territori di paesi sovrani.

La costituzione dell’Unione Europea , in quello che comunemente si definiva
come il campo occidentale, in veste di competitore globale e portatore di
interessi materiali non sempre armonizzabili con quelli della superpotenza
USA è l’aspetto peculiare con cui il movimento contro la guerra è chiamato a
confrontarsi.
La distruzione e la conseguente tribalizzazione delle entità statali in
Iraq, Libia, Siria rispondono ad un preciso disegno di dominio
geo-strategico perseguito dagli USA in proprio o in ambito NATO, che lascia
sul campo i suoi frutti avvelenati principalmente ai suoi “alleati europei”,
vedi situazione in Libia, dove il nostro paese è storicamente coinvolto.

La guerra era e resta sempre solo strumento di distruzione e morte ; le
devastazioni di intere regioni, i crimini perpetrati contro moltitudini di
esseri umani la cui unica colpa e quella di essere nati nelle “parti
sbagliate” del globo hanno visto il proliferare di meccanismi di sostegno

ideologico agli interventi militari e di mistificazione della loro reali
motivazioni, sotto la coltre della guerra umanitaria e di liberazione dai
regimi tirannici, operazioni alimentate in modo pressoché unanime da tutto
il mondo dell’informazione occidentale. Nel nostro paese inoltre
l’assunzione piena della legittimità della “guerra umanitaria o per
l’estensione della democrazia” nell’orizzonte politico della maggiore forza
politica di derivazione progressista, il partito democratico, ha indebolito
notevolmente la diffusione di analisi critiche di stimolo alla mobilitazione
di massa contro la guerra, che per decenni ha rappresentato una prerogativa
dei movimenti.
Allora riannodare le reti della solidarietà e della denuncia che, pur in
condizioni di difficoltà, sono attive può essere il punto di rilancio del
movimento contro la guerra: dalla denuncia dell'’ignavia della politica di
fronte alla tragedia quotidiana degli annegamenti dinanzi alle nostre coste
di derelitti in fuga dalla guerra ( di cui il nostro paese è direttamente
responsabile); alla contestazione di tutta la politica estera italiana e dei
processi di militarizzazione dei nostri territori ( da ultimo il MUOS in
Sicilia).
Comitati di solidarietà internazionali con le vittime delle guerre e
comitati territoriali impegnati in battaglie contro la presenza delle basi
militari, delle armi di distruzione di massa e delle politiche di incremento
delle spese belliche possono costituire la base materiale per la
ricostruzione del protagonismo di massa contro la guerra.

Il 2 giugno data della festa della Repubblica, può essere l’occasione per
promuovere una giornata di mobilitazione nazionale contro la guerra,
articolata nelle realtà territoriali, concepita come contraltare alla
parata militare sui Fori Imperiali, rimettendo al centro dell’attenzione il
carattere pacifista e antifascista della nostra Costituzione.
Una giornata che si svolga in ogni luogo d’Italia con le iniziative ritenute
idonee, presidi, volantinaggi marce, ecc., in prossimità di luoghi simbolo
della militarizzazione e delle vittime delle politiche belliciste, caserme,
CIE, CPT.

Costruiamo la giornata nazionale contro la guerra!
L’Italia ripudia la guerra e i guerrafondai!!!

RETE NOWAR
COLLETTIVO MILITANT
RETE DEI COMUNISTI
COMITATO CON LA PALESTINA NEL CUORE
COMITATO PER IL DONBASS ANTINAZISTA
PCDI
ROSS@


=== PISA MARTEDI 2 GIUGNO 2015

MOBILITAZIONE CONTRO LA GUERRA

ORE 18 PRESIDIO IN CORSO ITALIA 
(zona Logge di Banchi, di fronte farmacia Petri) 

Condividiamo e sosterremo contenuti e obiettivi dell’appello nazionale per una giornata di mobilitazione contro la guerra il 2 giugno e quelli della campagna per l’uscita dell’Italia dalla NATO: http://contropiano.org/documenti/item/30706-appello-per-un-mobilitazione-contro-la-guerra-il-2-giugno
In continuità con le lotte del recente passato, lo faremo tornando a denunciare il ruolo centrale che giocano le basi militari, la ricerca universitaria e le industrie di vecchio e nuovo insediamento a Pisa. Parliamo della base militare statunitense di Camp Darby, dell’Hub all’aeroporto militare dall’Oro, del ComFoSe (Comando Forze Speciali), quest’ultimo insediato recentemente all’interno della caserma dei parà Gamerra. Intorno a queste basi cresce un’economia di guerra fatta d’industrie specializzate (IDS droni per truppe speciali), d’investimenti infrastrutturali (darsena pisana, scolmatore, porto di Livorno) di finanziamenti milionari a una ricerca al servizio delle tecnologie duali (Scuola Superiore S.Anna).

Questo succede - a Pisa come in tutta Italia - nonostante l’articolo 11 della nostra Costituzione proclami il ripudio della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali. 
Il coinvolgimento dell’Italia negli scenari della “guerra globale” è crescente e multiforme: dalla partecipazione diretta nelle missioni militari, alla concessione delle basi militari in territorio italiano, alle guerre pianificate dall’Unione Europea, dagli USA e dalla NATO nel Mediterraneo, in Medio-Oriente e nell’Est europeo. In questo senso, sosteniamo la campagna per l'uscita dell'Italia dalla NATO per un’Italia neutrale “No guerra No NATO”.
In una situazione di crisi economica sempre più devastante per le classi popolari, queste scelte di guerra costano alle casse dello Stato italiano oltre 80 milioni di euro al giorno, che mancano alla sanità, alla scuola, ai servizi sociali, al lavoro, alla sicurezza del territorio. 

OCCORRE QUINDI TORNARE A MOBILITARSI AFFINCHE’ I NOSTRI TERRITORI ESCANO DALLA SPIRALE DI GUERRA IN CUI SONO IMMERSI

I crimini perpetrati contro centinaia di milioni di esseri umani la cui unica colpa è di essere nati nelle “parti sbagliate” del globo sono usati per sostenere ideologicamente nuovi interventi militari, mistificando le loro reali motivazioni. Sotto la coltre di “interventi umanitari” per difendere la popolazione dall'Isis, un terrorismo finanziato dall'imperialismo Usa e dai suoi alleati Arabia Saudita, Qatar, Israele, si prepara la prossima operazione militare in Libia. La tragedia quotidiana degli annegamenti dinanzi alle nostre coste di derelitti in fuga dalle guerre si trasforma così in una nuova occasione di aggressione, finalizzata a difendere gli affari delle multinazionali del petrolio come Total, ENI, BP, EXXON, non certo chi fugge e muore in mare.

Per tutto questo Il 2 giugno data della festa della Repubblica nata dalla Resistenza antifascista, sarà una giornata di mobilitazione nazionale contro la guerra, anche a Pisa.

PRIME ADESIONI: COMITATO NO HUB, CIRCOLO AGORA’, ROSS@ PISA, RETE DEI COMUNISTI, SEZIONE E.BERLINGUER, GIOVANI COMUNISTI-PRC, CIRCOLO CHE GUEVARA PONSACCO (PI)

Per adesioni: agorapi@...




(deutsch / srpskohrvatski)

Živadin Jovanović an Angela Merkel

1) Offener Brief an die deutsche Bundeskanzlerin Frau Dr. Angela Merkel / Отворено писмо канцеларки Ангели Меркел
2) Може ли Србија да испоручи све а не добије ништа? Шта су САД добиле санкцијама против Русије
3) Албанија и Бугарска желе делове македонске територије, може се умешати и Турска


=== 1 ===


Ihre Exellenz
Frau Angela Merkel
Kanzlerin der Bundesrepublik Deutschland
Berlin
Deutschland

Belgrad, den 26. Mai 2015

Sehr geehrte Frau Bundeskanzlerin,
aus unseren Medien haben wir erfahren, dass Sie demnächst einen offiziellen Besuch der Republik Serbiens abstatten werden. Es ist ein großer Wunsch von uns allen, dass Ihr Besuch und Ihre Gespräche mit den führenden politischen Vertretern Serbiens zur Vetiefung der gegenseitigen Beziehungen unserer Länder und Völker beitragen werden.
Unser Belgrader Forum für die Welt der Gleichberechtigten, ein unabhängiger, nicht parteigebundener und nicht profitorientierter Verein, möchte zum Ausdruck bringen, dass Ihr Besuch im Zeitraum des Gedenkens an 70 Jahre nach dem Sieg ueber den Nazifaschismus und an 16 Jahre nach der NATO-Aggression gegen Serbien und Montenegro zustandekommt.
Ungeachtet weiterer Folgen wollen wir Ihre Aufmerksamkeit darauf lenken, dass in beiden Kriegen auch eine sehr große Anzahl an Kindern ums Leben gekommen ist.
Wir sind zutiefst davon überzeugt, dass Sie den 1941. von Faschisten erschossenen 300 Schülern und Professoren des Gymnasiums der Stadt Kragujevac und den beim NATO–Angriffums Leben gekommenen Kindern durch eine Blumengabe in der Gedenkstätte ŠUMARICE Kragujevac und am Denkmal im Park TAŠMAJDAN in Belgradeine große Ehre erweisen würden.
Die serbische Öffentlichkeit würde sicher solche symbolische Gesten als wichtige und staatsmännisch verantwortliche Schritte zur Versöhung und Verständigung positiv aufnehmen.
Dies verdienen nicht nur die immensen Opfer Serbiens, sondern auch die großen und bedeutenden Persönlichkeiten der serbischen, deutschen und europäischen Kultur wie Vuk Stefanović Karadžić, Gebrüder Grimm und Johann Wolfgang Goethe. Ihr Werk stellt ein leuchtendes und inspirierendes Vorbild für den Aufbau fruchtbarer Beziehungen und gegenseitiger Achtung des serbischen und deutschen Volkes.

Mit respektvoller Hochachtung 
Vorsitezender des Belgrader Forums
Živadin Jovanović

--- ORIG.:


Бр. 72/15

Веома поштована госпођо Савезна Канцеларко,

Из медија масовног комуницирања сазнали смо да ускоро долазите у званичну посету Републици Србији. Желимо да Ваша посета и разговориса највишим представницима Србиједоприносуразвојуи побољшању односа између наше две земље и њихових народа.

Београдски форум за свет равноправних, независно, нестраначко и непрофитно удружење, жели да примети да се Ваша посета остварује у време обележавања 70-е годишњице победе над наци-фашизмом и 16-е годишњице агресије НАТО на Србију и Цену Гору (март-јуни 1999). Не губећи из вида друге последице, желимо да скренемо Вашу пажњу на чињеницу да је у оба рата страдао велики број деце. Зато смо дубоко уверени да би било прикладно уколико бисте, поводом 70-е годишњице победе над фашизмом током Ваше посете нашли време да положите цвеће у Спомен парку „Шумарице“, Крагујевац, у коме су наци-фашисти 1941. године стрељали око 300ђака Крагујевачке гимназијеи њихових професора. Једнако би било прикладно уколико бисте поводом 16-е годишњице напада НАТО положили цвеће и код Споменика палој деци, у парку „Ташмајдан“, у Београду.

Најдубље смо уверени да би ови симболички гестови били поздрављени у српској јавности као важан и државнички одговоран корак у правцу помирења и разумевања. То заслужују огромне жртве народа Србије, али ништа мање ивеликани српске, немачке и европске културе, као што су Вук Стефановић Караџић, браћа Грим, Јохан Волфганг Гетечија су дела светао пример и инспирација за изградњу односа узајамног поштовања између српског и немачког народа.

Примите, госпођо Савезна Канцеларко, изразе нашег најдубљег поштовања.


Њена Екселенција
Др Ангела Меркел
Савезни канцелар Савезне Републике Немачке
Берлин
Немачка

Председник Београдског форума
Живадин Јовановић



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Живадин Јовановић

У јавности се провлачи теза да Србија, ако жели у ЕУ што је проглашено за национални и државни приоритет, мора и да уведе санкције Русији јер је то део заједничке, или јединствене, спољне политике ЕУ. Притом се, намерно или због незнања, изоставља да је заједничка спољна и безбедносна политика ЕУ и даље, добрим делом, циљ а не усаглашена и применљива стратегија. Питање је да ли унутар ЕУ и може доћи до консенсуса у погледу сваког конкретног спољно-политичког питања. Као што је познато, консенсус не постоји ни о питању признавања Косова и Метохије. Друго, Србија још није чланица ЕУ да би била у обавези да примењује чак и оно што чланице ЕУ, од случаја до случаја, усагласе. Треће, пријатељски, савезнички односи Србије и Русије уобличени током историје, заједнички корени у култури, језику и духовности представљају део идентитета српског народа и Србије. Очекивати од Србије да уведе санкције Русији било би равно захтеву да се Србија одрекне дела свог идентитета, што свакако није стандард ЕУ. Бар не декларисани. 
Иронично је да било ко у име ЕУ захтева од Србије, нечланице, да уведе санкције према Русији када у самој ЕУ расту отпори па чак и случајеви кршења тих истих санкција од њених чланица. Иронија је тим већа што сви знају да тзв. пут Србије ка ЕУ, превасходно ако не искључиво, зависи од одрицања од Косова и Метохије. Отуда иза захтева за увођење санкција према Русији треба видети жељу и стратегију САД да трајно одвоје Србију од Русије, да је лише руске подршке суверенитету и територијалном интегритету, бесцаринског извоза на руско тржиште, више милијарди евра вредних инвестиција, енергетске безбедбности (са, или без Јужног, Турског тока), да је потпуно оголе и загосподаре њеном тероторијом и ресурсима. Верујемо да до тога, ипак, неће нити може доћи, да ни моћна гошћа са севера, нити још моћнији домаћин нашег Премијера с оне стране Атлантика, неће наступити ауторитаристички. 
Србија жели добре односе са свима, али пре свега мора да опстане и да се развија као слободна и независна, на сопственим коренима и сопственом историјом. Србија зна да се то не постиже непрекидним одрицањем од својих животних интереса, нити прихватањем улоге монете за поткусуривање рачуна унутар ЕУ, између ЕУ и САД, или у односима Запад - Исток. СФРЈ је својевремено била монета за успостављање (привидног) јединства ЕУ (ЕЕЗ) уочи Мастрихта 1992. тако што је разбијена. Слична је била и судбина СРЈ. Србија нема права да прихвата улогу такве монете.

Потребно је да се Србија окрене себи, потребама и интересима које сама дефинише, да сачува и покрене своје ресурсе, за сопствено добро. Распродаја преосталих економских и природних ресурса била би фатална, тешко поправљива, грешка. Потврда да не схвата савремене процесе и да долази крај ере либералног капитализма. Одрицање од (преостале) слободе и суверенитета. Тотална неодговорност према долазећим генерацијама.
Србија је у много чему специфична. Њена савезништва и историјска искуства су јединствена. Историја њених односа и са ЕУ, НАТО и њиховим кључним чланицама, различита је од историје суседа. Зато је неутралност Србије природна, логична и једино одржива стратешка опција. Ту опцију треба развијати, јачати и уздићи на ниво уставног принципа. Теза да Србија не може седети на две столице, да се мора определити, у суштини, је хладноратовска и треба је одлучно одбацити. Она само привиднно једнако нуди једну или другу „столицу“, уствари, представља прикривен захтев да се Србија, без остатка, преда Западу (САД, НАТО, ЕУ).
Глобални услови и процеси данас су битно различити него почетком 90-тих. На једној страни, Империја и њени савезници чине све да сачувају доминацију стечене позиције и привилегије. Раст војних издатака, глобализација интервенционизма, енормни раст броја војних база САД/НАТО у Европи, прерастање НАТО-а из одбрамбеног у офанзивни. Растућа агресивност војног фактора само је видљив израз дубоких поремећаја система. На на другој страни, успостављају се нови феномени и распореди. Постепено се успоставља мултиполарни систем односа. Кина незадрживо израста у најмоћнију светску економску силу. Функционишу Шангајски савез, ОДКБ, ЕАУ, БРИКС, Г-20. Конституишу се нове глобалне финансијско-кредитне институције изван система Бретон-Вудса, нагрижена је монополска улога долара као светске монете. 
У тим условима, аналитичари и политичари све више размишљају о питањима као што су – за који од наведена два основна глобална процеса време ради, коме се и зашто жури, које су опције најпримереније за мале и средње земље? И многа друга. 
Србија никоме ништа не дугује, поготову не дугује ЕУ и НАТО-у. Велики број њихових чланица, поготову оне кључне, итекако дугују Србији – морално и материјално. Није јасно зашто се српске владе почев од 2000. до данас, држе снисходљиво пред њиховим комесарима, амбасадорима, министрима, зашто се толико примају на њихове празно звучеће комплименте? Када ће, на пример, да поставе питање накнаде ратне штете и затраже извињење за злочине из прошлости, укључујући и за агресију 1999.? Неће прихватити, неће се извинити? У реду, то зависи од њих. Нека одбију. Наљутиће се? Не желимо никога да љутимо. Зашто би се љутили они који су јавно признали да су грубо кршили међународне законе - НАТО, обожавани Герхард Шредер, Тони Блер и многи други! 
Што се Русије тиче, она се од њих не разликује само по томе што никада није ратовала против Србије, иако је то, разуме се, веома важно и тачно. Сарађивала је отворено, безусловно, пружала хуманитарну, економску и војну помоћ увек када је могла. Од почетка 2000. Србија је једини партнер изван ЗНД који на тржиште Русије извози без царине. Прошле године обележавали смо смо 100 година од почетка Првог светског рата. Подсетили смо се, поред осталог, и на то колико су велике заслуге Русија за спас српске војске и народа после албанске голготе. Ове године прослављамо 70 година од победе над наци-фашизмом. Подсећамо се огромних жртава српског народа и његовог незаменљивог доприноса победи над највећим злом у новијој историји цивилизације. Али, и чињенице да су, у завршници рата, Београд и делови Србије (Југославије) ослобођени заједничком борбом Народно-ослободилачке војске и Црвене армије. 
Тачно је, разуме се, и то да је Србија у оба светска рата имала и друге савезнике, оне са Запада. И њих поштује и цени. Тако ће остати. Крајем рата они су бомбардовали Србију и Црну Гору – Београд, Ниш, Прокупље, Приштину, Никшић, Подгорицу, да поменемо само неке градове - наносећи Србији огромне људске губитке и разарања. То се не може ни оправдати, ни заборавити. 
Током тзв. југословенске кризе, односно, разбијања СФРЈ, наши западни савезници су помагали сецесију бивших југословенских република, достављали им оружје (кршећи емгарго УН), обезбеђивали логистику, обавештајне податке, војне стручњаке, пропаганду, саветнике. Истовремено, Србију су „помагали“ – екскомуникацијом, изолацијом, санкцијама без преседана, сатанизацијом. Русија Јељцина и Козирјева учинила је велику грешку 1992. Гласајући за санкције СБ УН. С друге стране, Русија је све време трајања санкција слала велику хуманитарну помоћ Србији, а руска јавност, Руска Државна дума, интелектуална елита и други чиниоци руског друштва, су на све начине подржавали Србију (СРЈ), изражавали солидарност са српским народом. 
Центри моћи из најутицајнијих земаље чланица ЕУ и НАТО, су финансирали, обучавали и наоружавали терористичку ОВК годинама пре агресије 1999. Док су водеће земље Запада (САД, ВБ, Немачка) припремале оружану агресију, у савезништву са терористичком ОВК, подржавале сепаратисте, криминалаце са потерница и терористе на Косову и Метохији, Русија је подржавала изналажење мирног политичког решења, упозоравала на опасности од ширења тероризма, кршења принципа УН и ОЕБС-а. Током и после агресије НАТО, Руска влада је јачала пружање хуманитарне помоћи Србији и Црној Гори, покретала међународне акције. Зхваљујући Сергеју Шојгуу, тадашњег министра за ванредне ситуације, формирана је посебна међународна хуманитарна група – Русије, Грчке, Швајцарске – за финансирање, прикупљање и транспорт помоћи. 
У новије време Запад је, благо речено, покровитељ једностраног отцепљења Косова и Метохије. Оружаном агресијом и окупацијом извршио је припреме, да би потом иницирао једнострано отцепљење и признавање. Русија је осудила агресију НАТО као ударац на међународни правни поредак, кршење основних принципа УН, ОЕБС. Председник Владимир Путин континуирано упозорава да је отцепљење Косова и Метохије од Србије опасан преседан, а не „уникални случај“, како су говорили лидери Запада. Русија не признаје отцепљење Косова и Метохије, нити намерава то да учини, како јер ових дана у Београду потврдио и руски министар спољних послова Сергеј Лавров. „Уникална“ је изјава америчког председника Обаме да је одлука о отцепљењу Косова (и Метохије, прим.аут.) исправна јер је донета на референдуму(!). Да ли због незнања, или пристрастности и двоструких стандарда, мање је битно, али је свакако „уникална“!
Серијска разбијања СФРЈ, СРЈ и Србије, могу само за неупућене или злонамерне бити последица погрешно вођене политике српских политичара, неразумевања времена и нових односа после пада Берлинског зида. Реч је о дугорочној стратегији продирања на Исток и глобалне доминације САД. Дробљење, изнуривање и дезоријентација српског народа као политичког фактора на Балкану је последица те стратегије. 
Стратегија ширења на Исток и глобалне доминације је безизгледна, безизлазна и осуђена на пропаст. Она се већ враћа као бумеранг, најпре и најдиректније погађајући ЕУ, а потом и целу западну хемисферу.
Ако је Запад, на челу са САД, оружаном агресијом 1999. против СРЈ, узео залет за „стратешки скок“ на Исток (Русија, Централна Азија, Каспиј), онда је потпаљивањем пожара у Кијеву 15 година касније демонстрирао велики дефицит способности за оријентацију у новом времену и простору. 
Америчка стратегија изолације и кажњавања Русије доживела је неуспех. 
САД су најпре наметнуле своју одлуку о санкцијама савезничкој ЕУ, а онда их у јавности представиле као санкције тзв. међународне заједнице (читај НАТО/ЕУ) против Русије. Наводно, због руске агресије на Украјину. Суштински, циљ санкција је спречавање даље сарадње и повезивања ЕУ и Русије, изазивање економских проблема на обе стране, подстицање социјалних и политичких проблема у Русији, њена дестабилизација, а посебно - слабљење положаја Путина. Сукоби у Украјини су изазвани да би дали покриће и повод за санкције, дисциплиновање и увлчачење Европе у конфронтацију са Русијом. Узрок је – немирење САД са све осетнијим слабљењем утицаја и губљењем привилегија у глобалним односима.
А шта су САД и Запад добили? 
Прво, постало је јасно (што се од самог почетка могло и морало знати) да се тако велика тероторија као што је Русија, не може држати под санкцијама и изолацијом. Јер Русија има огромно унутрашње тржиште, ресурсе и стратешке партнере (земље БРИКС-а, на пример), којима не пада на памет да је кажњавају, односно, да се самокажњавају. Друго, Русија се брзо преоријентисала на развој сопствене индустрије и производње хране смањујући на тај начин зависност од увоза са Запада (ЕУ) и уједно, отклањајући дугорочну неуравнотеженост у економији која се ослањала, углавном, на производњу и извоз енергената и сировина. Треће, покушаји кажњавања и изолације Русије, лишили су западни бизнис приступа како руском тржишту за које немају рационалну алтернативу (близина), тако изворима стратешких сировина. Четврто, дошло је до убрзања и ширења сарадње Русије и Кине, као стратешких партнера - у развоју, енергетици, инфраструктури (нафтовод, гасовод, железнице), наоружању, финансијама (банкарству). Пето, даље је подгрејано питање да ли ЕУ и даље треба слепо да следи америчку политику и империјалне циљеве што, како пример санкција против Русије показује, наноси огромну, ненадокнадиву штету и заостајање Европе у развоју. И шесто, санкције су даље ојачале патриотску хомогенизацију руског друштва, унутрашњи и међународни престиж Путина. Нису ли то на свој начин потврдиле и манифестације у Москви и широм Русије, поводом прославе 70. годишњице победе над наци-фашизмом. 
Шта је од свега тога био циљ америчких санкција!? Које од горућих међународних проблема, од Украјине преко Сирије, Либије, Блиског и Средњег Истока, до међународног тероризма, организованог међународног криминала и пиратства –Запад може решити без сарадње са Русијом? Бумеранг санкција је очигледан. 
Потребно је да се Србија окрене себи, потребама и интересима које сама дефинише, да сачува и покрене своје ресурсе, за сопствено добро. Распродаја преосталих економских и природних ресурса била би фатална, тешко поправљива, грешка. Потврда да не схвата савремене процесе, да крај ере либералног капитализма није далеко. Одрицање од (преостале) слободе и суверенитета. Тотална неодговорност према долазећим генерацијама.
Србија је у много чему специфична. Њена савезништва и историјска искуства су јединствена. Историја њених односа и са ЕУ, НАТО и њиховим кључним чланицама, различита је од историје суседа. Зато је неутралност Србије природна, логична и једино одржива стратешка опција. Ту опцију треба развијати, јачати и уздићи на ниво уставног принципа. Теза да Србија не може седети на две столице, да се мора определити, у суштини, је хладноратовска и треба је одлучно одбацити. Она само привиднно једнако нуди једну или другу „столицу“, уствари, то је маскирани захтев да се Србија, без остатка, преда Западу (САД, НАТО, ЕУ).

Политика уравнотежених односа са свим важним међународним чиниоцима није илузија, већ реални, прави пут који успешно следе многе земље света. Србија је слободна и мирољубива земља која може успешно да сарађује и са чланицама НАТО и ОДКБ, као и са нечланицама, поготову са неутралним и несврстаним земљама, без обзира да ли су у суседству, или удаљене. Београд треба да остане отворен за евроинтеграције, да усваја универзалне стандарде, али је погрешно да чланство у ЕУ третира као питање живота, или смрти. 
Невероватно је како су политичари и медији само отварање преговарачких поглавља претворили у готово митски догађај који само треба да се деси што пре и онда ће све бити у реду! Нико не поставља питање колику цену Србија плаћа само за отварање и само на питању Косова и Метохије! Колико ће трајати преговори након отварања поглавља. Нисмо злослути, али зашто не бисмо бар, онако, успут, имали на уму и искуство Турске! Србија је, некако, увек у политици Запада третирана као изузетак. Наравно, не у позитивном смислу. 
Отварање поглавља условљава се и распакивањем Устава Србије. И поред свих политичких и медијских манипулација, јасно је да је питање броја посланика Народне скупштине, иако маргинално, џокер у кампањи придобијања подршке јавности. Да ли је неморално, обмањивати грађане да је мотив уставних промена уштеда на смањивању броја посланика са садашњих 250 на 150! Разуме се, да у земљи са са толико сиромаштва, беде и незапослености, доста људи у то поверује. Али, каквое време, какви су то људи који злоупотребљавају јадни положај доброг дела грађана, да им потурају кукавичје јаје! Утисак горчине тим је већи што се немуштим језиком избегавају одговори на питање - шта ће се друго мењати у Уставу. Поготову, нема одређене реакције на раширено уверење да је основни разлог промена – захтев ЕУ да се из Устава изостави преамбула због помињања Покрјине Косова и Метохије. На то и слична питања задужени координатори промена са провидним лицемерјем подсећају да су део демократског система у коме све мора да тече по процедури и без прејудицирања. Осим разуме се, кад је реч о смањивању броја посланика са 250 на 150. То се зна, израчунато је да ће се по том основу, годишње уштедети до два милиона евра „наших грађана“. Чак је израчунато и колико ће се нових радних места на тој уштеди отворити! Свака част! Колико бриге за „наше грађане“! 
А тек, шта се крије иза захтева за регионализацијом Србије? Колико ће бити аутономних региона? У којим областима ће се ширити надлежности покрајине Војводине, не само по захтеву Бојана Пајтића и политичара сличне оријентације, већ, посебно, на иницијативу подгрејаног и ојачаног „цивилног сектора“ „проевропске оријентације“ (читај: про-ЕУ, про-Сорошевих, про-НДИ, про-УСАИД фондова). Ако то не буде довољно да Војводина де-факто постане федерална јединица у Србији као некаквом савезу аутономних региона, или покрајина, припомоћиће „саветници“ из иностранства чији је статус већ легализован. (Кад смо се навикли на Тонија Блера, перјаницу агресије НАТО 1999. и расистичке сатанизације Срба, у улози саветника Владе, сви други представници ЕУ и „међународне заједнице“ којима је упућен општи, јавни позив, да прискоче у помоћ, биће право освежење, такорећи, уживање за српску јавност). 
Ако Србија за отварање поглавља испоручи све (и Косово и Метохију, и Устав, и преостале фирме, и Војводину као федералну јединицу, и регионе као нове аутономне покрајине, и подршку унитарној БиХ на рачун надлежности РС), шта ће и када добити за узврат? 
При садашњим конфликтним политичким и социјално-економским токовима унутар Србије, при одомаћеној дубокој умешаности страних фактора у унутрашње послове, при растућим апетитима агресивних и деструктивних снага у региону, при, мање или више, отвореним ревизионистичким апетитима неких суседа, при много чему другом, бојим се распакивања садашњег Устава маколиико сам свестан његових недостатака од дана када је усвојен. Када једном распакује свој садашњи Устав, питање је колико ће Србија бити у стању да обезбеди да његове промене буду усклађене са основним националним и државним интересима. 
ЕУ јесте опција и нека остане. Опција за чланство, али и опција за добросусество. Јер, ЕУ се не може похвалити историјатом разумевања за интересе Србије у последње две и по деценије. Погледајмо како се ЕУ огледала и како се данас огледа у огледалу Косова и Метохије, да ли поштује резолуцију СБ УН 1244 за коју је листом гласала; колико поштује и колико се залаже за примену Дејтонског, Ердутског, Бриселског или било којег другог споразума, када је реч о интересима Србије и српског народа; Колико је Еулекс „статусно неутралан“ у пракси; шта је ЕУ предузела, или шта предузима за слободан и безбедан повратак 250.000 протераних Срба и других неалбанаца у своје домове на Косову и Метохији; у каквој су пропорцији њене донације према више десетина милијарди евра које су из Србије исисале њене банке и корпорације од 2001. до данас?... Наша економија јесте повезана са немачким и фирмама земаља ЕУ. Колико Србија зарађује из те сарадње и ЕУ инвестиција, када ће преко те сарадње зарадити, на пример 51милијарду САД долара колико су у процесу куповине српског тржишта, посебно финансијског, зарадиле фирме из ЕУ? Најчешће ради о повезаности фирми из ЕУ са својим филијалама у Србији. Профит не остаје у Србији. Ако и остане, биће под контролом иностраних, а не српских корпорација. 
Потребно је да Србија у односима са свим другим земљама и интеграцијама поштује начело реципропцитета, боље, да се придржава начела - да су други потребни Србији само онолико колико ти други кроз праксу покажу, да поштују интересе Србије? 
Озбиљна политика не треба никога да проглашава као опцију без алтернативе. Једностране концесије и беспоговорна лојалност – ето нам колонијалног положаја. Комплименти страних фактора, поготову, ММФ-а и ЕУ комесара, лако могу да поведу, заварају. У принципу, свако се понаша и говори руковођен својим, не интересима Србије. И Србија друге треба да цени по томе колико разумеју и праведним компромисима допрносе њеним интересима. Једини објективни судија успеха или неуспеха једне политике је квалитет живота грађана Србије. 
Било би препоручљиво да се има у виду и могућност да Србија, из неког, данас можда теже видљивог разлога, не буде примљена у чланство ЕУ. Бескрајна листа условљавања, уцењивања и директног понижавања Србије, поодавно упућује да такву могућност не треба отписивати. Постоји и додатни разлог. У писму угледног немачког политичара Вили Вимера упућеног канцелару Герхарду Шредеру 2. маја 2000. године, поред осталог, цитиран је став представника Вашингтона који гласи: „Србију треба трајно држати ван европског развоја“. Засад сви знамо да је тај став поштован протеклих 15 година. Колики му је рок трајања?Србија се суочава са опасношћу да непрекидно испоручује све што се од ње тражи и што ће се тражити, а да не добије ништа. Не упозорава ли на то и салдо такозваних преговора о Косову и Метохији. Још од Тадића, Коштунице и Јеремића - до Вучића, Николића и Дачића.


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АЛБАНИЈА И БУГАРСКА  ЖЕЛЕ ДЕЛОВЕ МАКЕДОНСКЕ ТЕРИТОРИЈЕ, МОЖЕ СЕ УМЕШАТИ И ТУРСКА

„У Македонији постоје многи економски и социјални проблеми, пре свега незапосленост, и у томе се крије незадовољство које покушавају да искористе не за решавање социјално-економских проблема већ за спречавање повратка Русије на Балкан“,- каже министар иностраних послова СР Југославије (1998-2000) Живадин Јовановић.

Он је још крајем деведесетих на свом искуству осетио како отелотворени западни геополитички интереси заједно са милионима становника једноставно разарају државе. И нема сумње да ће део ове некада велике државе - мала Македонија - бити кажњена због одбијања увођења санкција Русији и због учешћа у енергетским пројектима.

„Премијер Груевски је подржао изградњу Турског тока. Значи, једна мала држава је подржала пројекат који није у складу са интересима САД и представља претњу америчкој стратегији да на узди држи Европу, користећи енергетске ресурсе и друге методе. Управо стога је Груевски добио опозицију и догађање народа“,- објашњава Живадин Јовановић.

(Преузето са:  http://fakti.org/rossiya/medija-menju/prvi-kanal-ruske-drzavne-televizije-o-americkom-podrivanju-makedonije)



(english / russkij / italiano)

Aleksej Mozgovoj, eroe antimperialista


Tra il 6 ed il 10 Maggio u.s. il Comandante Mozgovoj aveva consentito che la Carovana Antifascista della Banda Bassotti fosse ospitata ad Alchevsk, sotto la tutela della Brigata Prizrak ("Fantasma"), e si era imposto affinché il Forum AIS – Antifascismo Internazionalismo Solidarietà – si svolgesse regolarmente. Una delegazione del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia ONLUS aveva partecipato ad entrambi gli eventi [ https://www.cnj.it/documentazione/ucraina/aisforum.htm ]. Di fronte alla scioccante notizia che un attentato di stampo mafioso due sere fa ha ucciso Mozgovoj ed altre sei persone, il Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia ONLUS si unisce al cordoglio dei miliziani, della popolazione di Alchevsk e degli internazionalisti del mondo intero. La figura di Mozgovoj resterà per sempre tra i simboli della lotta dei popoli contro l'imperialismo e il fascismo.


1) Vigliacca strage a Mihajlovka (Donbass/Novorossija), UCCISO IL COMANDANTE MOZGOVOJ
2) 27 MAGGIO: LE INIZIATIVE ad Alchevsk, Bologna, Milano, New York ...
3) BACKGROUND: Mozgovoj e la Brigata Prizrak, componente comunista nella Resistenza novorussa
4) Profilo di Aleksej Mozgovoj
A. Bogachev (kprf.ru), Colonel Cassad, A. Mozgovoj...
5) ANALISI
– Il Donbass tra competizione globale, resistenza antifascista e lotta di classe – di Marco Santopadre
– La sinistra russa che sostiene il Donbass – di Fabrizio Poggi

PER AGGIORNAMENTI NEI PROSSIMI GIORNI: https://www.cnj.it/documentazione/ucraina.htm#mozgovoj



=== 1 ===

Il 23 Maggio alle ore 17:30 è stato compiuto un attentato al Comandante Alexei Borisovich Mozgovoi della Brigata Prizrak. Dopo l'esplosione di una mina, la macchina con il comandante di brigata è stata colpita da due PK ed uno o due RPK [mitragliatrici].
Nella macchina - il comandante di brigata Mozgovoy, la sua segretaria Anna, l'autista "Song" e le sue guardie del corpo "Canvas" e "Broom" - sono morte sul colpo. Gli assassini hanno colpito anche altre tre macchine, uccidendo due civili, inclusa una donna incinta.
Le autorità della Repubblica Popolare di Lugansk stanno investigando per identificare i criminali. Un report ufficiale del comando della Brigata Prizrak sarà annunciato a breve.
Alexey Markov, commissario dell'Unità dei comunisti combattenti, Brigata Prizrak.
InformBrigata 404

Fonte: Comitato per il Donbass Antinazista, 24/5/2015 
https://www.facebook.com/1464626327135220/photos/a.1464626383801881.1073741825.1464626327135220/1604811363116715/?type=1&theater
ORIG.: http://trueredrat.livejournal.com/13885.html

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Plotnitsky, presidente della Rep. Popolare di Luhansk: "Avevo vedute diverse dalle sue rispetto alle questioni politiche, ma nel combattere per la RPL eravamo fianco a fianco. La morte di Mozgovoy giova solamente alla junta di Kiev; invece di muoversi verso la pace e nel contesto degli accordi di Minsk, cercano di minare la stabilità politica delle nostre repubbliche e di spingere verso un percorso di instabilità, portandoci ad una nuova escalation del conflitto militare. Ordino all'Ufficio Generale della Procura della RPL, al Ministro degli Interni della RPL ed alla milizia popolare della RPL di usare una attenzione speciale nella ricerca di quelli che hanno compiuto questo assassinio."

Fonte: Truth about situation in Ukraine, 24.5.2015
The attack on Alexey Mozgovoy was an attack on all of us, the head of the Lugansk People's Republic Igor Plotnitsky told the Lugansk Information Center today.
“The attack on Alexey Mozgovoy and his companions was an attack on all of us, on the people that protect the LPR’s right to exist. I grieve with all who knew Alexey Borisovich Mozgovoy, and who were his close associates. I had different views from his on political matters, but in fighting for the LPR, we stood shoulder to shoulder. Mozgovoy’s death is only beneficial for the Kiev junta; instead of moving towards peace in the framework of the Minsk accords, they seek to undermine political stability in our republics and push us on a shaky path, leading us to a new escalation of the military conflict. I order the LPR Prosecutor's General Office, the LPR Ministry of Internal Affairs, and the LPR people's militia to special care in searching for those who carried out this assassination,” – Igor Plotnitsky said.

Source: Нападение на Мозгового стало нападением на всех нас – глава ЛНР (23.5.2015)

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Unit 404: The murder of Mozgovoy [sub ENG\ITA] (Voxkomm, 24.5.2015)
(parlano il comandante Piotr Biriukov "Arkadic" ed il commissario Alexej Markov "Dobrij")
ORIG.: Убийство Мозгового. "Arkadich" and "Dobrii" statement on the murder of Mozgovoy

TRAD.:


Ghost Brigade communist commanders' statement on assassination of Alexei Mozgovoi

Statement of Political Commander Alexey Markov and Military Commander Pyotr Biryukov, Volunteer Communist Detachment, Ghost Brigade Unit 404:

Alexey Markov: With great sorrow we have to communicate to our friends of Western Europe, the U.S., Latin America and Africa, that today around 17:30 an assassination attempt happened against our brigade commander Mozgovoi. 

His car was hit by an explosive and there were several machine-gun shots. Unfortunately, all the people in the car are dead: our brigade commander Alexei Mozgovoi, his spokesperson Anna, the guards Holst and Metla, the driver Pesnya.

We are not going to build a castle of conjectures about who stands behind this barbaric crime. The police will think about it. The command of the brigade will do everything possible to help the Republic find the murderers, those ones who, I am sure, will be punished. From our site we will assist in all possible ways. 

Pyotr Biryukov: The Ghost Brigade, and communist unit as part of it, will not disappear as a force against fascism. Our volunteers are the proof of this fact, and the people who help us, who trust us and rely on us to defend them.

One of the combatants of the brigade has been killed; the commander. But his work lives with us. We will carry it on. 

AM: Our flag resists. I am sure that the brigade flag will be seen in Lysichansk, Kharkov and Kiev very soon, and will be the best memorial for our commander.

PB: This will be an authentic memorial for him. 

However, if the enemy on the opposite side is happy, they are happy for nothing. We are not scared. Fire tempers steel. As communists, we declare it simply and unequivocally.

AM: They will not scare us. We know very well where we are going and what we can lose along the way – and what we are fighting for. Anyone who thinks we will be scared or stop or get lost is going to be disappointed very soon. 

We feel pain and grief now, but soon our pain will turn into anger. And on the front line our “very hated friends” from the opposite side … 

PB: … will feel this anger on themselves. The anger of our combatants.

AM: A person can be murdered, but not his ideas. The idea Alexei Mozgovoi had been carrying on since last year, the one which brought thousands of people to join us. With the death of one person, the ideas will not die. We are going to carry them through the war, through the misery, through the death. With these ideas, we will live, and build a better life. 

Unfortunately, the best things civilization brings are paid for with the blood and lives of many brave people. 

PB: The best people. 

AM: But if we were not ready to pay this price, humanity would still be wearing furs and smash each others heads with stone hammers. 

PB: Or split the community into nationalities or measuring the noses …

AM: Or skulls …

PB: Or burn itself in the furnaces of Auschwitz.

AM: Our foreign friends can be sure that the communist brigade exited, exists and will exist as long as it serves Novorossiya, and we suggest to our enemies not to celebrate ahead of time. Not much time remains to you. 

PB: And I would add, not only “as long as it serves Novorossiya” but till it serves all the people. All the people want justice. All the people need the truth. 

We are not afraid to die for this.

AM: Sometimes it is necessary.

Both: '¡No pasarán!

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Comunicato ufficiale della Brigata Prizrak a seguito del vigliacco assassinio di Mozgovoj ed altre sei persone. 
Parlano il comandante Shevcenko, il comandante Piotr Biriukov "Arkadic", Markov, e un altro miliziano.
Appeal of "Ghost" brigade command | ENG, DE Subs (Vox Populi Evo, 24.5.2015)
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=NtqKwxSmxMQ
Обращение командования бригады "Призрак" (Алексей Мозговой - Голос народа, 23.5.2015)

Biryukov: The Ghost Brigade will continue to carry out its mission (24.5.2015)

Mozgovoy was an ideal target - Dmitry Steshin (May 24, 2015)

Meeting ad Alchevsk per commemorare Mozgovoj e gli altri caduti nella vigliacca strage di Mihajlovka
Митинг-реквием в Алчевске в память о комбриге Мозговом (24.5.2015)


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LE INIZIATIVE

Dagli organizzatori del Forum AIS giunge il seguente APPELLO ALLA MOBILITAZIONE in coincidenza con i funerali delle vittime della vigliacca strage di Mihajlovka, che si terranno ad Alchevsk. L'APPUNTAMENTO E' MERCOLEDI' 27 MAGGIO ALLE ORE 10 del Donbass, ORE 8 italiane, IN TUTTI I LUOGHI-SIMBOLO DELLA RESISTENZA COMUNISTA: organizzare volantinaggi, presidii, deposizioni di fiori e tutto quanto possa servire a sottolineare che POSSONO UCCIDERE CHIUNQUE MA UN'IDEA NON MUORE


Call for International Solidarity Actions on May 27 in Connection with the Death of Alexei Mozgovoi (25.5.2015)

Together we held an International Solidarity Forum: “Antifascism, Internationalism, Solidarity” on May 8, 2015, in the city of Alchevsk. Delegates expressed international communist solidarity against fascism in all its forms. There were many difficulties and organizational challenges, and we were suddenly faced with opposition from a group of anti-communist officials in the Lugansk People's Republic who do not want to see the Lugansk region enter the socialist path of development. There were threats, accusations and sabotage, but we stood united and held this important and necessary event in solidarity with the people of Lugansk
As a result of the international forum, we adopted a number of decisions, one of which was a declaration of the unity of all leftists who want to help defend the rights of the inhabitants of Novorossiya to self-determination and support the communists fighting in Donbass. And today, all who support the ideology of social justice, equality and fraternity in Novorossiya need international solidarity.
Alexei Mozgovoi, one of the most prominent militia commanders, who loudly and openly spoke of his commitment to the ideas of socialism, fraternity and internationalism, and without fear told the truth about the problems of Novorossiya, has been killed. This is a very great loss for us and the entire communist, antifascist movement of Donbass.
Alexei Mozgovoi, who hosted the Forum, despite all the difficulties and threats, is dead. But while it is easy to kill a revolutionary, it is impossible to kill an idea. The ideas that guided him came from the dreams and aspirations of the suffering people of Donbass. Those ideas filled the Forum, which the participants carried home with them, ideas that became the engine of revolution in the Donbass.
Today, as we struggle to understand what happened and how to proceed, we are sure that there will be a lot of discussion and debate. However, now more than ever, the communists of Donbass need international support.
We call on all progressive, communist, socialist, leftist, antifascist international forces in Europe and around the world to hold actions in solidarity with Donbass-Novorossiya in connection with the tragic death of Alexei Mozgovoi, whose funeral will be held on May 27 at 10:00 in Lugansk. Actions in solidarity with all who are fighting here for the ideals of socialism, equality and fraternity.
In connection with the death of Brigade Commander Alexei Mozgovoi, we ask our comrades to organize in their cities, where possible, informational pickets, laying of flowers at memorial sites connected with the history of the Soviet Union or the communist movement, or pickets at embassies of the United States or Ukraine with the demand to stop killing people in the Donbass, under the flags of the Ghost Brigade, Novorossiya and the red flags of the communists.
Please share and send us information about planned activities.

Long live international solidarity!
We will not break! Together we will win!
Fascism will not pass!

With respect and gratitude,
Maksym Chalenko
Coordinator of the AIS Forum
in the Lugansk People's Republic

(Translated by Greg Butterfield)
ORIG.: Обращение Луганчан-участников форума «Антифашизм, интернационализм, солидарность»

Мы вместе 8 мая 2015 года в городе Алчевске провели форум, форум Антифашистской Интернациональной Солидарности. Солидарности коммунистов - интернационалистов против фашизма в любом его проявлении. Много было сложностей, проблем его организации, неожиданно мы столкнулись с противодействием группы чиновников-антикоммунистов внутри ЛНР не желающих видеть Луганщину идущей по социалистическому пути развития. Были угрозы, обвинения и противодействие, но вместе мы выстояли и провели важное и необходимое для народа Луганщины мероприятие солидарности.
Как итог интернационального форума мы приняли ряд решений, одним, из которым стала декларация о единство всех левых желающих на практике помогать отстаивать права жителей Новороссии на самоопределение и поддерживающих коммунистов борющихся на Донбассе. И сегодня нам, всем кто является сторонником идеологии социальной справедливости, равенства, братства в Новороссии нужна международная интернациональная солидарность.
Погиб Алексей Мозговой один из самых ярких командиров ополчения, который громко и открыто не боясь, говорил правду о проблемах в Новороссии, говорил о своей приверженности идеям социализма, братства, интернационализма. Это очень тяжелая утрата для нас и всего коммунистического, антифашистского движения Донбасса.
Алексей Мозговой, который принял форум, несмотря на все сложности и угрозы погиб. Но легко убить революционера, невозможно убить идею. Идеи которое были его целью исходили из чаяний и стремлений страдающего народа Донбасса. Идеи, которые пропитали форум, которые несли приехавшие на него участники, идеи которая стала двигателем революции свершившейся на Донбассе.
Сегодня нам всем не просто понять, что произошло и как действовать дальше, уверены, что будет еще много дискуссий и споров. Вместе с тем сегодня как никогда мы коммунисты Донбасса нуждаемся в международной интернациональной поддержке.
Призываем все прогрессивные коммунистические, социалистические, антифашистские, левые, интернациональные силы Европы и мира в связи с трагической гибелью Алексея Мозгового 27 мая в 10.00 по Луганскому времени провести акции солидарности с Донбассом-Новороссией. Солидарности со всеми кто борется здесь за идеалы социализма, равенства, братства.
В связи со смертью комбрига Алексея Мозгового просим по возможности организовать в своих городах информационные пикеты, возложения цветов к памятным местам, связанным с историей СССР, коммунистического движения или провести пикеты посольств США или Украины с требованием прекратить убийство людей на Донбассе, другие акции или мероприятия по мере возможности под флагами Бригады «Призрак», Новороссии» и Красных флагов коммунистов.
Да здравствует интернациональная солидарность!!! 
Нас не сломить!!! Вместе победим!!! 
Фашизм не пройдет!!!

С уважением и благодарностью,
Координатор АИС Форума
в Луганской Народной Республике 
Максим Чаленко

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BOLOGNA 
mercoledì 27 Maggio alle ore 11 in Piazza Verdi


"Si può uccidere un uomo, non le sue idee". Saluto al Comandante Aleksey Borisovich Mozgovoy

Il Comandante comunista Aleksey Mozgovoj è stato assassinato nel tardo pomeriggio di sabato 23 maggio, tra Alchevsk e Lugansk dagli sgherri fascisti della Junta di Kiev. Il capo della Prizrak (Brigata Fantasma) è caduto in una imboscata nella quale sono stati uccisi la sua segretaria Anna, due militari ed alcuni civili. L'auto a bordo del quale viaggiavano Mozgovoj e la scorta è stata crivellata di colpi. Attaccate con armi automatiche anche altre tre automobili che facevano parte del convoglio.
Il Comitato Ucraina Antifascista di Bologna e i Compagni di Noi Restiamo invitano gli antifascisti ad un presidio in memoria del Comandante Mozgovoy, combattente antifascista, mercoledì 27 Maggio alle ore 11 in Piazza Verdi - Bologna 

evento FB: https://www.facebook.com/events/455614004603586/

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MILANO 
mercoledì 27 Maggio alle ore 8 in Piazzale Loreto, davanti la Stele dei 15

Saluto al Comandante Mozgovoj, caduto per la Resistenza del Donbas

Il Comandante comunista Aleksey Mozgovoj è stato assassinato nel tardo pomeriggio di sabato 23 maggio, tra Alchevsk e Lugansk. Il capo della Prizrak (Brigata Fantasma) è caduto in una imboscata nella quale è stata uccisa la sua segretaria Anna, due militari ed alcuni civili. L'annuncio ufficiale della morte di Mozgovoj è stato diffuso dalla sua brigata e da numerosi organi di stampa locali e russi. L'auto a bordo del quale viaggiavano Mozgovoj e la scorta é stata crivellata di colpi. Attaccate con armi automatiche anche altre tre automobili che facevano parte del convoglio.
Il Comitato contro la guerra di Milano e i Compagni milanesi della Carovana Antifascista nel Donbass invitano gli antifascisti a portare il loro saluto mercoledì mattina alle 8 in Piazzale Loreto, davanti la Stele dei 15.


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NEW YORK
Wednesday, May 27, 6:00pm to 7:00pm
At the statue of the Liberator, Simon Bolivar
North side of 59th St. and Sixth Avenue, Manhattan (Southern end of Central Park)

Memorial for Commander Alexei Mozgovoi & Ghost Brigade Martyrs

We join with anti-fascists around the world to honor the memory of Commander Alexei Mozgovoi and the other members of his Ghost Brigade team assassinated in the Lugansk People's Republic on May 23. We stand in solidarity with the popular resistance in the Donbass people's republics. Commander Mozgovoi's funeral will be held May 27.
Meet at the statue of the Liberator, Simon Bolivar, on the north side of 59th Street at Sixth Avenue (southern edge of Central Park) at 6pm. Bring candles or tealights, flags and signs, and any words of solidarity you wish to express.

Called by the Solidarity with Ukraine Antifascists Committee of the International Action Center



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BACKGROUND

Sulla Brigata "Fantasma" di A. Mozgovoi e l'Unità 404

vedi anche:

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Fonte: pagina FB "Comitato per il Donbass Antinazista", 29/1/2015

(Una prima versione alla URL: 
pagina FB "Comitato per il Donbass Antinazista", 28/11/2014

ORIG.: Entrevista a Sergio, Héctor, Miguel y Oriol: “Estamos ante una oportunidad histórica de construir un estado socialista en Europa”
miércoles, 26 de noviembre de 2014
Respondiendo al llamamiento internacional para unirse a la resistencia contra el gobierno golpista de Poroshenko, son numerosos los voluntarios de toda Europa llegados al Donbass en defensa de la Nueva Rusia. Entre ellos también varios provenientes de Castilla y Catalunya, que tras su paso por el Batallón Vostok decidieron integrarse en la Brigada Prizrak, bajo las órdenes del carismático comandante Alexey Mozgovoy. Tras su breve paso por les brigades continentales, los jóvenes antifascistas acaban de integrarse en el Escuadrón rojo 404, una unidad de ideología comunista dentro de la Brigada Prizrak, en la que comparten tareas con otros jóvenes revolucionarios…
http://pravdainternacional.blogspot.it/2014/11/estamos-ante-una-oportunidad-historica.html?spref=fb )

 
"Abbiamo l'opportunità di costruire uno Stato socialista in Europa"
Intervista ai volontari antifascisti di Spagna, nel Donbass

Molti volontari provenienti da tutta Europa hanno risposto alla chiamata di aderire al movimento di resistenza contro il colpo di Stato di Poroshenko e sono arrivati nel Donbass per difendere la Novorossiya. Tra di loro c'è un gruppo di volontari di Castiglia e Catalogna, che hanno aderito alla Brigata Prizrak servendo sotto la figura carismatica di Aleksey Mozgovoy. Dopo un breve soggiorno con le Brigate Continentali, gli antifascisti spagnoli si sono uniti altri giovani rivoluzionari nell'Unità 404, una unità comunista all'interno della Brigata Prizrak .

Abbiamo incontrato Sergio, Héctor, Miguel Oriol per conoscere la loro vita con la 404 e sul loro ruolo nella resistenza popolare della Novorossiya.

-Prima di tutto, perché sei venuto alla Donbass per combattere contro il governo di Poroshenko?

Siamo tutti d'accordo che il massacro di Odessa è stato il punto di svolta per noi. Ma ci sono molte ragioni per cui abbiamo aderito alla lotta: per aiutare a costruire uno stato socialista in Europa, per contribuire a difendere il popolo di Donbass dall'esercito Kiev. Questa è una lotta contro il fascismo e siamo in debito con coloro che hanno aderito alle Brigate internazionali in Spagna nel 1936 per lottare contro il colpo di stato.

-Lasciando la tua vita, i tuoi amici e la tua famiglia per andare a combattere in una guerra in cui si può morire non può essere facile. È la Novorossiya vale tali rischi?

Siamo perfettamente consapevoli dei rischi che corriamo con la decisione di andare in guerra e sappiamo quello che abbiamo lasciato in Spagna, ma la causa vale il rischio. Siamo qui per lottare contro il fascismo. Per la prima volta in un tempo molto lungo, vi è una reale possibilità di contribuire alla costruzione di uno stato socialista in Europa. Come comunisti, non abbiamo potuto lasciare andare questa opportunità.

-Vi definite comunisti. Che cosa significa per voi per lottare per la Novorossiya? Quali sono i vostri obiettivi politici e militari?

Il nostro compito militare principale è quello di formare il futuro Stato della Novorossiya, liberandolo dalla feccia fascista. Sono loro che hanno causato questa guerra. E il nostro compito politico principale è quello di aiutare a costruire uno Stato socialista per far parte delle unità rivoluzionarie delle forze armate insieme ad altri comunisti che combattono qui. La bandiera rossa sventolerà ancora in alto in Europa.

-Come con il Kurdistan o la Palestina, la resistenza Donbass si basa sul sostegno popolare ed è politicamente diversificata, così si distingue che uno dei capi della milizia Lugansk è Vitaly Victorovich, un comunista noto. Qual è la reale presenza e l'influenza dei comunisti nella resistenza popolare?

I comunisti hanno una presenza di primo piano nella resistenza. Ci sono due unità formate esclusivamente da comunisti: uno nel Battaglione Vostok e un altro qui, nella Brigata Prizrak. Ci sono comunisti anche in altre unità . C'è grande nostalgia sovietica tra i volontari che combattono nella Milizia. Tutto si è deteriorato qui dopo il crollo dell'Unione Sovietica, tutti qui possono vederlo. Non possiamo dire esattamente quanti comunisti sono nella Resistenza, ma è l'ideologia predominante nella Milizia.

L'ideologia comunista è presente sulla scena politica anche. Igor Plotnitsky, il leader della LPR, ha un ideologia comunista. I comunisti sono influenti sia nella Lugansk e le milizie Donetsk. Molti dei comandanti stanno combattendo per una Novorossiya libera da fascisti e oligarchi.

-Dopo un breve soggiorno in altre unità e battaglioni, vi siete uniti all'Unità 404 della Brigata Prizrak. Perché vi siete trasferiti qui? Ci parli della sua nuova vita in questa unità.

La nostra vita in questa unità è simile a quella in altre unità: la stessa disciplina, stessi orari e stesse rotazioni al fronte. Ciò che cambia veramente è la gerarchia. Qui tutto è più egualitario, non ci sono comandanti. C'è un commissario politico che si occupa della disciplina ed il morale dei soldati. Ed abbiamo due leader: uno responsabile della formazione militare, un altro che comanda sul campo di battaglia.

Abbiamo preso la decisione di cambiare l'unità per motivi politici, anche se ci sono sempre stati i comandanti comunisti nelle nostre unità. Le differenze politiche ci hanno impedito di sentirci confortevoli quanto avremmo voluto. Ci sentiamo completamente a nostro agio con i nostri nuovi compagni qui nell'Unità 404.

-Anche se i nazionalisti sono una minoranza nella Milizia, una parte della sinistra spagnola [ndr: anche di quella italiana] hanno usato la loro presenza come una scusa per giustificare i crimini di Kiev e della NATO contro la popolazione civile. Alcuni addirittura vi chiamano "nazisti", non solo voi ma l'intera Resistenza. Cosa avete da dire a proposito di questo?

Qualsiasi tipo di sinistra che giustifica fascisti che uccidono i civili dovrebbero ripensare a cosa sia realmente la loro ideologia. Alcuni hanno chiamato noi "nazisti", che è divertente per noi, con la nostra pelle mezza scura (ride). Quelli di voi che sono stati qui sono gli unici che possono giudicare, tutti gli altri invece state solo speculando a 3.000 chilometri di distanza. E voglio chiarire [Sergio] che io sono più rosso che il sangue che scorre nelle mie vene. E questo non cambierà, non importa ciò che gli altri possono dire.

-Quale pensi sia la caratteristica principale della Resistenza novorussa: lotta di classe, la lotta contro il fascismo o di liberazione nazionale?

La Novorossiya è una lotta contro il fascismo, contro il dominio degli oligarchi ed è un movimento di liberazione nazionale. Stiamo combattendo contro i fascisti di Kiev e gli oligarchi che hanno saccheggiato l'Ucraina post-sovietica. E si tratta di un movimento di liberazione nazionale, in quanto essi difendono la loro cultura, la loro lingua e la loro gente.

-Parliamo della guerra che avete avuto modo di vedere qui. Come è la vita in prima linea? Cosa passa per la mente quando si è in combattimento?

La vita qui è dura. Fa freddo, hai fame e sei stremato, ma niente di tutto ciò che conta quando ti rendi conto che stai facendo la cosa giusta. Un milione di cose ti passano attraverso la mente, l'adrenalina entra in gioco, ma a volte si ha paura di morire. A volte ti chiedi cosa stai facendo qui.

-Che tipo di compiti militari hai svolto finora e quale è il vostro compito in prima linea?

Non possiamo rispondere a questa domanda per motivi di sicurezza, ma quello che possiamo dire è che la nostra unità svolge compiti di infiltrazione, sabotaggio e altre operazioni speciali.

-Siete volontari che lottano per la Novorossiya. Siete a conoscenza di mercenari occidentali che combattono per Kiev?

Sì, siamo volontari che combattono per la propria soddisfazione, non per soldi. Ma siamo consapevoli di mercenari che combattono per Kiev, sostenuti e finanziati dalla NATO e l'Unione Europea, i colpevoli di quello che sta accadendo in Ucraina.

-Quale sarà l'esito di questa guerra?

Vinceremo! La volontà del popolo è inarrestabile.


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http://www.marx21.it/internazionale/area-ex-urss/25655-aleksej-mozgovoj.html

Aleksej Mozgovoj

di Aleksej Bogachev 
da kprf.ru
25 Maggio 2015

Traduzione dal russo di Mauro Gemma

Il leggendario comandante dei combattenti antifascisti del Donbass, Aleksej Mozgovoj, è stato vigliaccamente ucciso in un attentato.

Per ricordare la figura di Mozgovoj, il sito del Partito Comunista della Federazione Russa ha ospitato un articolo, in cui vengono illustrate le ragioni che motivavano il suo coraggioso impegno.

“Mentre ci opponiamo con le armi al genocidio del popolo russo sul territorio dell'ex Ucraina, come nessun altro avvertiamo la mancanza di norme legali che riguardino la più grande  nazione  divisa al mondo” – si legge in un documento firmato dai comandanti popolari. “E nonostante la differenza dei termini “maledetto moskal” (“moskal” è termine usato in modo dispregiativo per indicare i cittadini russi e russofoni in Ucraina, ndt) e “popolazione di lingua russa”, la tendenza appare una sola: la spersonalizzazione e la disintegrazione del popolo russo... Il tempo ha dimostrato che solo in presenza di un progetto nazionale e del consolidamento del popolo russo è possibile rispondere alle minacce che dobbiamo affrontare oggi” (http://www.regnum.ru/news/polit/1926116.html).

Il nemico ha assassinato uno dei più popolari difensori dell'idea di civiltà russa. Ma Mozgovoj non ha difeso solo l'idea russa, ma anche, in una certa misura, l'idea sovietica! E' stato uno dei pochi che, con decisione e apertamente, si è opposto al potere degli oligarchi e si è espresso per la lotta di classe. Così, in una teleconferenza con Kiev aveva chiaramente dichiarato: “Noi stiamo combattendo... ma non contro il popolo ucraino. Noi combattiamo soprattutto per la giustizia, per l'onestà, affinché non esista l'oligarchia nella nostra società e non eserciti il potere, perché affari e potere rappresentano una miscela pericolosa”.

Sostenendo ciò, Mozgovoj era diventato nemico personale dei vampiri di ogni genere che si trovano su entrambi i lati della frontiera russa. Infatti stava mettendo in pratica un punto essenziale del Programma del Partito Comunista della Federazione Russa e delle forze popolari-patriottiche della Russia, quello relativo alla necessità di collegare la lotta di liberazione nazionale con la lotta sociale e di classe. Sono convinto che sia stato ucciso soprattutto per questa ragione. Ora il sacro dovere di ciascuno di noi è quello di raccogliere la bandiera del comandante di brigata Mozgovoj e combattere per la causa, sul cui altare ha sacrificato la propria vita. (...)

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While Revolutionaries Can Be Murdered, You Cannot Kill Ideas (by Boris Rozhin / Colonel Cassad, 23.5.2015)
"It is war that is the greatest injustice. We are not fighting the ones responsible. Those who finance, who stir it up, who through the media set one people against another—it is them whom we must fight." Aleksey Borisovich Mozgovoy
http://slavyangrad.org/2015/05/24/while-revolutionaries-can-be-murdered-you-cannot-kill-ideas/

Alexey Mozgovoy Was the Face of the Left Revolution in Donbass (Colonel Cassad, May 24, 2015)
ORIG.: Революционеров можно убить, идеи - никогда

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“It is a gift to die in May…”
A poetry by Aleksey Borisovich Mozgovoy, 22.05.2013

Мозговой и Дремов обратились к руководству России с просьбой поддержать «Русский Проект» (22 мая 2015)
Легендарные командиры армии Луганской Народной Республики Алексей Мозговой и Павел Дремов убеждены в том, что конфликт на Украине возник, в частности, еще и потому, что в России на государственном уровне отсутствует национальная идея и на законодательном уровне никак не закреплены права разделенного русского народа...

Oleg Tsarev: I helped reconcile Bolotov and Mozgovoy (video) (May 24, 2015)
Олег Царев - Болотов и Мозговой договорились о сотрудничестве (6.5.2014)

Mozgovoy will build a socialist Novorossiya [sub ENG\SPA\TR\ITA] (Voxkomm, 12 nov 2014)
Speech of Alexey Mozgovoi (commander of the brigade “Ghost’) at the celebration of October revolution on November 7 in Alchevsk, Lugansk People's Republic

Fonte: pagina FB "Comitato per il Donbass Antinazista"
Il "Manifesto" del comandante Mozgovoy tradotto in inglese ed italiano. Nel video le sue aspirazioni, i sogni, il suo modello di società. L'invito all'unione col popolo che vive sotto l'Ucraina inferocita dal nazionalismo, promosso e scatenato dai media di regime. Un appello che chiunque abbia intenzione di capirci qualcosa in questo conflitto ai margini dell'Europa non può farsi sfuggire...
Mozgovoy's Manifesto [sub ENG\TR\ITA] (Voxkomm, 3 feb 2015)
Socialist manifesto of one of the most important commanders of rebel's militia.
VIDEO: http://www.youtube.com/watch?v=RTyLXc9llwI
OR: www.youtube.com/watch?v=gH7jMS0VaCA



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Il Donbass tra competizione globale, resistenza antifascista e lotta di classe

di Marco Santopadre*
18/05 2015

Chi si ostina ad avere delle vicende internazionali una visione manichea o mitologica rischia alla lunga di rimanere assai deluso, e di prendere lucciole per lanterne. La mancanza di un punto di riferimento chiaro a livello internazionale per le forze progressiste e antimperialiste e i rapporti di forza sfavorevoli ad ogni ipotesi di cambiamento radicale dal punto di vista socio-economico rendono assai difficile l’affermarsi di ipotesi politiche organizzate e stabili in controtendenza rispetto allo status quo. 

Eppure nelle regioni orientali dell’Ucraina da più di un anno sopravvivono e in qualche modo di rafforzano delle statualità sperimentali sorte in reazione al colpo di stato filoccidentale realizzato a Kiev nel febbraio del 2014 da forze nazionaliste o apertamente fasciste. Il golpe scaturito da Maidan, oltre ad imporre l’ingresso del paese nell’orbita della Nato e dell’Unione Europea e a consegnare tutto il potere nelle mani di pochi voraci oligarchi, ha innanzitutto affermato la propria identità negando quella delle popolazioni russofone che rappresentano la maggioranza nelle regioni del sud est ucraino e che non hanno accettato il nuovo regime fondato su uno sciovinismo che nega la loro identità culturale e storica e che rivaluta l’oscura e criminale pagina del collaborazionismo con gli invasori nazisti nel corso della seconda guerra mondiale. 
La scelta da parte del regime di adottare fin da subito la carta della repressione militare, sostenuta dagli Stati Uniti e dalla Nato oltre che dagli appetiti degli oligarchi interessati a mettere le mani sulle ricchezze minerarie del Donbass, ha fatto il resto. La strage di Odessa – con decine di sindacalisti, attivisti di sinistra o semplici manifestanti o lavoratori assassinati all’interno della Casa dei Sindacati da parte delle bande fasciste supportate dal nuovo regime e dagli sponsor internazionali – ha rappresentato per molti versi il fattore scatenante di una ribellione che a Lugansk e Donetsk ha assunto forme stabili, organizzate, armate e anche politiche e che invece in altre località è stata presto schiacciata. Le popolazioni dell’est si sono convinte – non a torto – del fatto che non c’era spazio per loro, per la loro identità, per le loro aspirazioni all’interno della “nuova” Ucraina banderista ed hanno così dato vita a delle entità autonome – le Repubbliche Popolari – che hanno dato non poco filo da torcere al regime di Yatseniuk e Poroshenko.
Riprendendo l’avvertenza con cui abbiamo aperto quest’intervento, sarebbe sbagliato dare di queste esperienze una visione mitologica che pure può appagare alcune necessità identitarie all’interno di una sinistra poco avvezza all’analisi concreta della situazione concreta e spesso alla tifoseria. Le Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk vanno difese e supportate per l’elemento di resistenza politica e popolare (oltre che militare) che oggettivamente rappresentano all’interno di un paese divenuto vittima dall’intervento di potenze straniere e di un imperialismo – nella doppia veste statunitense ed europea – che pur di perseguire i propri scopi egemonici non si è fatto scrupolo di demolire un paese come l’Ucraina, sostenendo le forze più scioviniste e soffiando sul fuoco delle divisioni culturali ed etniche fino a scatenare una guerra civile che ha prodotto decine di migliaia di vittime e distruzioni immani. Uno scenario che, all’interno di un mondo squassato dalla competizione globale tra poli imperialisti in concorrenza, vedremo riprodursi sempre più spesso. Appare quindi evidente che analizzare lo scenario ucraino decontestualizzandolo da quello di un globo divenuto campo di battaglia tra potenze concorrenti rischia di consegnarci una visione limitata, parziale e quindi inadatta.
E’ in questo quadro che le tendenze e le forze effettivamente in campo vanno considerate per quello che sono, e non per quello che vorremmo che fossero. E’ ad esempio palese che la Federazione Russa rappresenti nello scacchiere della competizione globale uno dei soggetti aggrediti dalla crescente voracità degli imperialismi statunitense ed europeo e che Mosca non possa in alcun modo accettare senza reagire l’assorbimento violento dell’Ucraina all’interno dello spazio economico e militare occidentale. E’ altresì evidente che senza l’aiuto russo – non solo del governo, ma anche di forze politiche e organizzazioni non necessariamente espressione del Cremlino – la resistenza novorussa avrebbe avuto vita assai più difficile. Se la Russia non può essere considerata una potenza imperialista è altrettanto evidente che all'opposto non può e non dev’essere considerata neanche una sorta di Unione Sovietica rediviva e sotto mentite spoglie – al di là dell’intelligente utilizzo putiniano della storia sovietica e dell’epopea della Grande Guerra Patriottica – e che Mosca supporterà le Repubbliche Popolari del Donbass nella misura in cui queste non metteranno a rischio equilibri interni ed internazionali che vedono la Russia sulla difensiva e in una condizione di svantaggio. Non è un segreto che alla realizzazione degli accordi di Minsk hanno contribuito soprattutto le spinte di Putin e dell’Unione Europea – interessati alla ricucitura di un conflitto che rischia in qualsiasi momento di prendere una brutta piega e di diventare irreversibile – mentre contro il cessate il fuoco e una risoluzione anche politica del contenzioso hanno operato, per motivi diametralmente opposti, sia le forze estremiste ucraine e l’amministrazione Usa da una parte sia, sull’altro fronte, alcune consistenti forze alla base delle esperienze delle Repubbliche Popolari. 
Il quadro oggi è più ingarbugliato che mai e lanciarsi in schematiche previsioni rischia di costituire un esercizio inutile quanto dannoso. Il cessate il fuoco regge, più o meno, da mesi, ma lo spettro di una ennesima offensiva delle forze armate ucraine e dei battaglioni neonazisti è dietro l’angolo, a maggior ragione dopo un periodo di relativa calma che il regime di Kiev ha utilizzato per riorganizzare le proprie forze sfruttando l’addestramento delle proprie truppe da parte dei consiglieri di Washington e di Londra. 
Mosca non può cessare di difendere la ribellione dell’est ucraino, se lo facesse subirebbe una sconfitta sul campo nei confronti delle pretese europee e statunitensi che potrebbe avere un effetto a catena in tutto lo spazio ex sovietico, già contraddistinto da una penetrazione economica e militare da parte della Nato che di fatto stinge il territorio russo in una morsa. Inoltre, se Putin e la sua cerchia dovessero mostrarsi arrendevoli sullo scenario ucraino, la classe dirigente di Mosca subirebbe l’ostilità e la rabbia di ampi settori della propria popolazione che già chiedono una risposta più contundente nei confronti dell’aggressione di Washington e Bruxelles. 
Ma ciò non vuol dire che la Federazione Russa sosterrà le rivendicazioni delle forze indipendentiste del Donbass a qualsiasi costo. Escluso già all’inizio della ribellione uno scenario come quello messo in atto in Crimea, Mosca sembra spingere per una federalizzazione dell’Ucraina che permetterebbe il mantenimento dell’influenza russa nell’est senza rompere formalmente l’integrità territoriale del paese. Il che cozza non solo con lo sciovinismo della nuova classe dirigente di Kiev e con le spinte guerrafondaie dei suoi sponsor – Stati Uniti, Repubbliche Baltiche, Polonia… - ma anche con le rivendicazioni e le aspirazioni di una parte delle forze protagoniste della resistenza a Lugansk e a Donetsk e che mai e poi mai accetteranno un ritorno della sovranità ucraina sul Donbass, seppure ‘temperata’ da una certa autonomia. Le spinte e le controspinte rispetto a questo tema sono più che evidenti e costituiscono l’elemento alla base della dura trattativa in corso – spesso lontano dai riflettori dei media internazionali – tra i rappresentanti locali e i governi dell’Ue e della Russia, con contraddizioni non certo secondarie anche all’interno dei rispettivi campi.
Contraddizioni rilevanti che esistono e rischiano di allargarsi anche in altri ambiti, come ad esempio quello della dialettica tra ‘civile’, ‘politico’ e ‘militare’. Se è vero che fin dall’inizio la ribellione del Donbass si è dotata di strumenti di governo formali e di meccanismi – per quanto imperfetti – di sanzione popolare degli organismi chiamati a governare, è anche vero che lo scenario bellico continua a concedere alle milizie e alle forme militari di organizzazione una rilevanza che spesso sovrasta l’ambito civile e che in alcuni casi entra in aperta contraddizione con l’infrastruttura politica. Di recente i governi delle due repubbliche hanno imposto a tutte le milizie formatesi spontaneamente nella prima fase della ribellione di sciogliersi e di integrarsi nelle forze armate ufficiali, ma alcune formazioni resistono a questa decisione, gelose non solo della propria autonomia militare ma anche della propria identità e progettualità politica specifica. 
E’ il caso ad esempio della Brigata Prizrak e dell’Unità 404, animate da centinaia di combattenti esplicitamente comunisti e antifascisti, e che nella zona visitata recentemente dalla Carovana Antifascista  coordinano numerose attività di sostegno alla popolazione – come la ‘Mensa Popolare di Alchevsk - e di gestione di attività economiche miranti a fornire loro autonomia economica e alimentare. 
E’ evidente che non si possono rappresentare le Repubbliche Popolari del Donbass come entità monolitiche, e che al loro interno agiscono forze e dinamiche a volte non coincidenti o addirittura in contrapposizione, come è ovvio che avvenga sulla spinta di un ‘normale’ conflitto politico e dell’esplicitarsi della lotta di classe che in un quadro di scontro bellico assumono spesso una manifestazione di tipo militare e quindi ancora più irriducibile.
La missione della Carovana Antifascista in Donbass a inizio maggio ha fornito alle realtà che vi hanno partecipato l’occasione per toccare con mano una situazione contraddistinta da diverse faglie. Da una parte vi sono i governi locali - che rappresentano forze e identità politiche composite, che vanno dai comunisti fino alle formazioni nazionaliste e tradizionaliste – con le loro esigenze di controllo e di normalizzazione, dall’altra formazioni politico-militari che resistono all’istituzionalizzazione e che tentano di sfruttare l’indeterminatezza della situazione per imporre una visione sociale ed economica più avanzata. Ovviamente i conflitti non mancano, a partire da quelli sulle competenze e con sullo sfondo il difficile rapporto con il governo russo e gli interessi della classe dirigente di Mosca.
Il Forum Internazionale che si è tenuto ad Alchevsk l’8 maggio scorso ha rappresentato una cartina di tornasole rispetto alle contraddizioni politiche e di classe in campo nelle Repubbliche Popolari. Alle varie delegazioni internazionali – provenienti da molti paesi europei ma anche dalla Russia – si sono aggiunte numerose realtà della sinistra comunista e antimperialista ucraine e del Donbass, e gli interventi dei vari rappresentanti hanno permesso ai partecipanti di avere una visione complessiva più vasta. Al piano della resistenza popolare e militare all�

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