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70.mo Liberazione / 4: Moscow hosts Victory Day Parade

0) LINKS
1) Il presidente Putin alla testa del corteo di 250mila discendenti dei Partigiani sovietici / Discorso di Putin
2) May 9th: Russian Victory, NATO Defeat (Christopher Black)
3) Девети мај: где је ко? (Ненад Узелац)
4) La cancellazione della Storia (Manlio Dinucci)


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Parada pobednika u Moskvi (09/05/2015)

Moscow hosts Victory Day Parade on 70th anniversary of the Great Patriotic War (RT, 09/05/2015)
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=FcFMuLr7TRs

VITTORIA SUL NAZISMO, L'EUROPA INSULTA I RUSSI (di Fulvio Scaglione, 09/05/2015)
I leader europei disertano la parata per i 70 anni della vittoria su Hitler. Uno sgarbo ai russi, non a Putin. E un grosso errore politico...
http://www.famigliacristiana.it/articolo/vittoria-sul-nazismo-l-europa-insulta-i-russi.aspx

La lettera di Berlusconi al Corriere: «L’Occidente e l’errore di voler isolare la Russia di Putin» (di Silvio Berlusconi, 09/05/2015)
La scelta di molti leader Ue di non essere a Mosca per l’anniversario della vittoria contro il nazifascismo è sbagliata. Poltrone vuote sulla Piazza Rossa sono una sconfitta...
http://www.corriere.it/esteri/15_maggio_09/berlusconi-l-occidente-l-errore-voler-isolare-russia-putin-23f5b560-f617-11e4-a548-cd8c68774c64.shtml

ИДУ ЧЕТЕ ПАРТИЗАНА… (Празник слободе – SUBNOR, 10. мај 2015.)

Il ruolo della Chiesa Ortodossa Russa nella Grande Guerra Patriottica e nella vittoria sul nazifascismo (Enrico Vigna, 9 maggio 2015)

La “traslatio” dell’antifascismo (di Diego Angelo Bertozzi)
L’assenza di rappresentanti di Paesi occidentali alla parata di Mosca per la celebrazione della vittoria sulla Germania nazista ha un chiaro significato, coerente con l’appoggio al golpe ucraino e con ormai vent’anni di aggressioni militari unilaterali (con annessi embarghi genocidi): Unione Europea e Stati Uniti hanno definitivamente abbandonato l’antinazismo/antifascismo come riferimento della loro azione politica...
http://www.marx21.it/italia/antifascismo/25583-la-qtraslatioq-dellantifascismo.html

I comunisti di tutto il mondo celebrano i 70 anni della Vittoria sul nazi-fascismo
Dichiarazione sottoscritta da decine di Partiti Comunisti e Operai
http://www.marx21.it/comunisti-oggi/nel-mondo/25584-i-comunisti-di-tutto-il-mondo-celebrano-i-70-anni-della-vittoria-sul-nazi-fascismo.html

Dichiarazione dei comunisti tedeschi e delle potenze che hanno sconfitto la barbarie nazi-fascista (da www.solidnet.org, 15 Maggio 2015)

Комнен Бећировић: Упорност Запада у злу против Русије (Париз, 12маја 2015.)

Why I Wept at the Russian Parade (by F. William Engdahl, 13/5/2015)
http://journal-neo.org/2015/05/13/why-i-wept-at-the-russian-parade/
TRAD.: Perché piangevo per la parata russa (F. William Engdahl, New Eastern Outlook 13/05/2015)

9 mai 1945 (Par Jacques Sapir, 4 mai 2015)
http://russeurope.hypotheses.org/3778
TRAD.: 9 maggio 1945 (di Jacques Sapir, Russeurope 4 maggio 2015)
https://aurorasito.wordpress.com/2015/05/08/9-maggio-1945/

Неочекивани препород Русије (Ф. Вилијем Енгдал, 9/3/2015)
ORIG.: Russia’s Remarkable Renaissance (by F. William Engdahl, 9/3/2015)
http://journal-neo.org/2015/03/09/russia-s-remarkable-renaissance-2/

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Source: Le Marxiste-Léniniste, n.23 (12 mai 2015), Supplément: 70e anniversaire de la victoire sur le fascisme en Europe



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LE CELEBRAZIONI DEL 70.MO ANNIVERSARIO DELLA VITTORIA SUL NAZISMO 
Si ricorda chi combattè per la patria 

MOSCA, PUTIN GUIDA IL "REGGIMENTO IMMORTALE" CON UN RITRATTO DEL PADRE TRA LE MANI 

9 maggio 2015 – Con un ritratto del padre in mano, Vladimir Putin si è messo alla testa del "Reggimento Immortale", come è stato battezzato il corteo della memoria, organizzato a Mosca per le celebrazioni del 70esimo anniversario della vittoria sovietica sulle forze nazifasciste. Dietro il presidente russo, secondo i dati fornita dalla polizia, 250mila persone. All'iniziativa "Reggimento Immortale" sono stati invitati in particolare i giovani russi, con foto e ritratti dei nonni che combatterono durante la Seconda guerra mondiale e oggi non sono più in vita. 

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INTERVENTO DEL PRESIDENTE PUTIN NEL 70mo DEL GIORNO DELLA VITTORIA

Egregi cittadini della Russia! Cari veterani! Egregi ospiti! Mi congratulo con Voi per il 70° anniversario della Vittoria nella Grande Guerra Patriottica!
Nel ricordare oggi questa sacra ricorrenza, ci rendiamo conto un'altra volta di tutta la grandiosità della Vittoria sul nazifascismo. Siamo orgogliosi del fatto che propiro i nostri nonni e padri siano riusciti a vincere, a disfarre e ad annientare questa forza oscura.
L'avventura di Hitler fu una terribile lezione per tutta la comunità internazionale. Allora, negli anni '30 del secolo scorso, l'Europa illuminata non subito riuscì a vedere il micidiale pericolo insito nell'ideologia nazista.
L'Unione Sovietica andò incontro ai colpi più duri del nemico. Qui fu concentrata l'élite delle truppe naziste. Qui ebbero luogo le battaglie più grandi, dal punto di vista del numero delle truppe e dei mezzi, che furono decisive per l'esito della Seconda guerra mondiale.
È quindi logico che sia stata proprio l'Armata Rossa, dopo il travolgente assalto di Berlino, a mettere il punto finale nella guerra contro la Germania hitleriana.
Cari amici!
La Grande Vittoria rimarrà per sempre la vetta eroica della storia del nostro paese. Tuttavia ricordiamo anche i nostri alleati della coalizione antihitleriana.
Siamo riconoscenti ai popoli di Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti d'America per il loro contributo alla Vittoria. Ringraziamo di antifascisti dei vari paesi che con abnegazione lottarono nelle file della Resistenza e in clandestinità.
Ricordiamo lo storico incontro degli alleati sull'Elba. La fiducia e l'unità che costituirono un nostro patrimonio comune e diedero esempio di riunificazione dei popoli in nome della pace e della stabilità.
Proprio questi valori furono posti alla base dell'assetto postbellico del mondo. Venne creata l'Organizzazione delle Nazioni Unite, un sistema di moderno diritto internazionale. Queste istituzioni hanno dimostrato con fatti la loro efficienza nella soluzione delle controversie e dei conflitti.
L’Alleanza Atlantica trasferirà in via temporanea nel prossimo mese di giugno il proprio quartier generale meridionale da Napoli in Romania, nel quadro dell’esercitazione militare Trident Joust
Tuttavia, negli ultimi decenni, sempre più spesso i principi fondamentali della cooperazione internazionale vengono ignorati. Principi nati dalle sofferenze dell'umanità dopo le prove globali imposte dalla guerra.
Siamo stati testimoni di tentativi di creare un mondo unipolare, vediamo come sta crescendo la mentalità della forza basata sui blocchi. Tutto ciò erode la stabilità dello sviluppo mondiale.
Il nostro compito comune deve essere quello di creare un sistema di equa sicurezza per tutti gli Stati. Un sistema che sia adeguato alle sfide contemporanee, basato su principi globali e regionali e esente dalla logica dei blocchi. Soltanto in questo caso potremo garantire la pace e la tranquillità del pianeta.
Cari amici!
Insieme ai militari della Russia in Piazza Rossa sfileranno anche dei militari di altri dieci Stati. Si tratta di rappresentanti di Azerbaigian, Armenia, Kirghizia, Kazakistan, Tagikistan. I loro nonni e bisnonni combatterono fianco a fianco sul fronte e nelle retrovie.
Oggi sfileranno insieme i loro nipoti e pronipoti. Il Giorno della Vittoria è una nostra festa comune, perché la Grande Guerra Patriottica fu una battaglia per il futuro di tutta l'umanità.
Chiniamo la testa davanti a tutti coloro che combatterono fino all'ultimo sangue per ogni via, ogni casa, ogni palmo della Patria. Coloro che caddero nelle durissime battaglie di Mosca e Stalingrado, di Kursk e del Dnepr, che furono uccisi dalla fame e dal freddo a Leningrado che non si arrese al nemico, che furono torturati a morte nei campi di concentramento, in prigionia, nei territori occupati.
Chiniamo la testa davanti alla gloriosa memoria dei figli e delle figlie, dei  padri e delle madri, dei nonni, mariti, mogli, fratelli, sorelle, compagni d'armi, parenti e amici. Di tutti coloro che non tornarono dalla guerra, che non sono più con noi.
Onoriamoli con un minuto di silenzio.
Nostri carissimi veterani!
Siete voi i principali protagonisti del grande giorno della Vittoria. Il vostro eroismo ha reso possibile una vita pacifica e dignitosa di molte generazioni …
Oggi i vostri figli, nipoti e pronipoti servono con fedeltà la Patria, garantendo il successo dello sviluppo, la potenza e la prosperità della nostra Patria, della nostra Russia!
Gloria al popolo vincitore!
Congratulazioni a tutti!
Buona festa della Vittoria!
Urrà!


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TRAD.: 9 Maggio: Vittoria russa, sconfitta della NATO (di Christopher Black, New Eastern Outlook 07/05/2015)

http://www.beoforum.rs/en/comments-belgrade-forum-for-the-world-of-equals/415-may-9th-russian-victory-nato-defeat.html


May 9th: Russian Victory, NATO Defeat

07.05.2015 
Author: Christopher Black

On February 2nd, 1943, the 6th German Army, under the command of Field Marshall Von Paulus, and elements of the 4th Panzer Army, surrendered to the Red Army at Stalingrad. This stunning victory is considered the turning point in the war in Europe, heralding the defeat of fascist Germany.

That defeat came on May 2ndth 1945, when the German forces in Berlin, the capital of the Third Reich, surrendered to the forces of the Red Army that had captured the city. On May 9th the official act of surrender of the German government and military forces took place in Berlin when the Germans surrendered to the Soviet commander, Marshal Zhukov, a surrender witnessed by representatives of the American, British and French forces. This was the end of the war in Europe.

Surrenders of elements of the German armies in the Italy and Austria on May 2nd and German forces in northern Europe, on May 7th, at first claimed by the western allies to be the official surrender of Germany, were not recognised as such by the Soviet government, since they were in violation of the agreement of the European Advisory Committee of the three Big Powers, that was finalised in March, 1944. That agreement required that the surrender would be one event, would be of the German government itself, not just of army elements in impossible positions, and was to take place at the seat of government from which German aggression had been launched, Berlin.

The western allies had no choice but to agree, and to regard the May 9th ceremony as the official act of surrender of the German government. But it was clear even then that the western allies had tried to arrange a separate peace with the Germans while the Soviets were still fighting and it was made very clear that the Americans and British wanted to steal the show from the Russians. Now 70 years later, the propaganda machine in the west once again claims that the earlier date was the end of the war in Europe.

It is well to remember the significance of this attempt by the Americans and British to conclude a separate peace with the Nazis, while Soviet forces were still engaged in the fierce Battle of Berlin and what a betrayal it was of the promised solidarity between the nations fighting against fascist aggression to which the Soviet forces at Stalingrad had dealt the fatal blow.

During one of his fireside chats on American radio on July 28, 1943, American President Roosevelt said,

“The world has never seen greater devotion, determination and self-sacrifice than have been displayed by the Russian people…under the leadership of Marshal Joseph Stalin. With a nation, that in saving itself, is thereby helping to save all the world from the Nazi menace, this country of ours should always be glad to be a good neighbour and a sincere friend to the world of the future.” 

Fine words, and true, but where is the good neighbour now?

Instead of international solidarity between the victors and recognition of the sacrifice of the Russian people that Roosevelt praised, the NATO countries now refuse to attend the Moscow Victory Parade commemorating the defeat of Nazi Germany. But why do they insult the one nation that suffered the most, sacrificed the most, fought the hardest and won the greatest victories against the fascists? Is it really about Ukraine? The answer is simply that they see the defeat of fascist Germany not as a victory over fascism but as a failure of the western attempt to crush Russia.

We must also remember that NATO includes the occupied German state whose forces attacked the Soviet Union on June 22nd 1941, a state that still has no sovereignty and is still occupied by American forces two decades after Russian forces left, and whose leaders, now revealed as permitting American intelligence to spy on German companies for economic advantage, are evidently in the pocket of the American government.

It includes Britain, whose war time leader, Winston Churchill, echoing public calls by American General Patton, proposed an attack on the Soviet forces in Europe to take place in July 1945, using combined American-British-Canadian forces as well as the remaining German armies. The plan even included the use of nuclear weapons. It was called Operation Unthinkable, but it was clearly very thinkable and was a plan to pick up where the Nazis had failed, to subjugate Russia, and was only shelved when analysis proved that Soviet forces were too strong to overcome.

It is clear that the fire bombings of Dresden and Tokyo and the nuclear attacks on Japan, in which hundreds of thousands of civilians were incinerated by the Americans and British, were meant as demonstrations to the Soviet Union of their power, as an attempt to intimidate and subdue their supposed ally before the war with Germany was even concluded. The threat of a continued world war against Russia was made with the attacks on those defenceless cities. But with Operation Unthinkable put on hold and the formation of the Warsaw Pact as a defense against the NATO threat, the war against Russia was continued using other means and came to be called the Cold War, a political euphemism, since Soviet forces fought against the NATO allies directly in Korea and Vietnam and by proxies in many countries seeking liberation from western colonialism in Asia, Africa and Afghanistan.

We must also remember that in 1939, when Hitler attacked Poland, both Britain and France reneged on their promise to Poland to defend it in the event of an attack by Germany because they wanted German forces to be able to move right up to the borders of the Soviet Union to make it easier for Germany to launch its invasion of Russia just two years later. The so-called phoney war after the fall of Poland until the May, 1940 German attack on France, gave crucial time to Germany to advance its plans to attack Russia.

The entire focus of the NATO alliance, formed immediately after the defeat of Germany, has been on war with Russia and, since the fall of the Soviet Union and the weakening of Russian power, the NATO alliance has steadily advanced its attack position with a series of wars from Yugoslavia to Georgia and Ukraine, from Chechnya to Iraq, Syria, Libya and Afghanistan, all designed to eliminate Russian allies and to put NATO forces right up against Russian territory on its southern and western flanks.

In a document known as the Atlantic Charter, drafted on a battleship off the coast of Newfoundland in the middle of 1941, the Americans and British promised that the goals of the world war were not to increase their territories, but to guarantee the self-government of peoples, free trade, global cooperation to secure better economic and social conditions for all, freedom from fear and want, freedom of the seas and abandonment of the use of force as an instrument of policy, and disarmament. The Soviet Union adhered to these principles in the January 1, 1942 Declaration of the United Nations.

But aside from the relentless forcing of “free trade” treaties down workers throats across the world, which really means the freedom to exploit workers everywhere for the profit of a few corporations, the western signatories have violated every one of the clauses in the Atlantic Charter document.

The world was assured that there would be peace but they have given us nothing but 70 years of war. They promised us freedom from want but have relentlessly tried to destroy any government that protects the rights of workers, and poverty has increased dramatically in every western country since the fall of the Soviet Union.

Nations that were promised liberation at the end of the world war, had to fight these same powers to attain that justice. Some like China and Vietnam, Cuba, and North Korea, succeeded after long and bitter fighting, while the struggles of many others were crushed or subverted.

In Ukraine now we are witnessing a national army and formations of outright fascist militias, the new SS, firing on, and shelling fellow citizens who protest the lack of legality of the government and the American agenda of using it as a base to attack Russia. The interests of the War Party in the west prevail over the basic demands of their peoples for social and economic justice, and freedom from fear and war.

The whole world owes the peoples of the Soviet Union, of the Russian Federation, a debt that can never be repaid for their defeat of fascism in Europe. They suffered the heaviest losses, the most destruction, the heaviest burden of fighting the Nazi war machine.

The refusal of NATO leaders to attend the Moscow ceremonies on May 9th is an insult to history, to the sacrifices of scores of millions of Russians, and is tantamount to a repudiation of the principles of the Atlantic Charter and the Charter of the United Nations. But it is more than that. It is proof, if ever it was needed, that the main objective of the world war in Europe was the crushing of Russia for the benefit of the three powers, the USA, Britain and Germany. While scrapping among themselves to see who would be top dog on the world street, they were united in their desire to subdue Russia to their will. This objective was long held in check by Soviet power. The fall of the Soviet Union and its replacement by a government initially composed of compradors for the west gave the Americans and their allies the impression that they had succeeded in bringing Russia under their complete domination. But the rise of new leaders in Russia, reinvigorating Russian sovereignty and reviving Russian power and prestige in the world has angered these wolves of war who now circle, and harass, waiting for the opportunity to strike.

Christopher Black is an international criminal lawyer based in Toronto, he is a member of the Law Society of Upper Canada and he is known for a number of high-profile cases involving human rights and war crimes, especially for the online magazine “New Eastern Outlook”.
First appeared: http://journal-neo.org/2015/05/07/may-9th-russian-victory-nato-defeat/



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Девети мај: где је ко?


Девети мај, Дан победе над нацифашизмом као највећим злом у историји новије цивилизације и каснији «дублер» Дан Европе посвећен стварању Европске уније, трeбало би свим европским народима и државама да буде опомена и подсећање у какве страхоте води незасита жеља за империјалном владавином. Међутим, седамдесет година касније у Европи и свету као да се ништа није променило. Данас НАТО, на челу са САД, као да наставља политику Сила осовине препознатљиву као Drang Nach Osten, својим империјалним ширењем на Исток, доводећи Европу и свет у нове поделе и сукобе. А где је у тим поделама и сукобима Србија?

Други светски рат српском народу донео је немерљива страдања. Процентуално, после руског и пољског народа, српски је највише страдао. Милион и седам стотина хиљада жртава је саздано у ослобађање и у темеље нове Југославије. Јасеновац са 700.000 жртава је симбол геноцидне стратегије НДХ. Крашке јаме на Велебиту, систем логора смрти Госпић, Паг, Јадовно, као претходница и припрема Јасеновца, прогутали су стотине хиљада Срба, Јевреја, Рома и других антифашиста. У једином логору у свету за децу, Јастребарском, на вечни починак је отишло преко 700, углавном, козарачке деце, у Јасеновцу преко 20 000, а у целој усташкој Независној држави Хрватској преко 70 000 српске деце. Док је српски народ на просторима НДХ, као Хитлеровог фашистичког сателита, убијан на начине над којима су се чак и фашистичко-нацистички окупатори згрожавали, у Србији су ти исти окупатори свој наум спроводили на аријевски "једноставнији" начин - стрељањем. Сто убијених Срба за једног убијеног и педесет за једног рањеног немачког окупаторског војника! Неуспевајући да изађе на крај са герилским начином ратовања српскога народа, нацистички окупатор није презао ни од масовног стрељања деце. Ради застрашивања, ради кажњавања! Заједно са стотинама ученика у ред за стрељање стао је и Милоје Павловић, директор крагујевачке гимназије, и својим речима "пуцајте, ја и даље држим час", оставио је српским поколењима завет да како се брани слобода и достојанство. 
У Крагујевцу и Краљеву тог октобра 1941. стрељано је укупно око пет хиљада Срба – цивила, деце, жена, нејачи. Хладнокрвност немачких окупатора и џелата имала је и својих "слабости". Ликвидацији десетина хиљада Срба, Рома, Јевреја и других антифашиста у логорима Старо Сајмиште, Бањица, Јајинци, Црвени Крст и другим, претходила су страховита мучења. 
Седамдесет година после, и даље од крви тамно-црвени стубићи за стрељање логора Јајинци сведоче о начину убијања мученика чији је једини грех био то што нису припадали раси окупатора, што их је окупатор сматрао припадницима ниже расе!. Ипак, огромне српске жртве, непоколебљива четворогодишња борба народно-ослободилачке војске, извојевали су слободу сопственог народа, сопствене земље, али су истовремено дали огроман допринос слободи целе Европе, стварању темеља савремене Европе. Народно-ослободилачка борба омогућила је да се већ током 1941. године створи прва слободна територија у Европи – позната Ужичка Република. Везујући бројне немачке дивизије на Балкану српски народ је омогућио додатно време СССР-у да се припреми за одбрану и да у даљем току рата изнесе победу над наци-фашизмом. 
Данас видимо да је на делу свеобухватан ревизионистички процес који прожима политику, уметност, културу, медије, готово све аспекте живота и за циљ има да оправда виновнике и сврста их у исти ред са победницима. Ревизија резултата Другог светског рата и поделе које данас видимо у Европи и свету имају исти почетак. Тај почетак је – насилно разбијање СФР Југославије као феномена организације друштва и државе, без преседана. Као примера отпора свакој врсти доминације, хегемонизма и империјализма. Као клице друштвеног система будућности у коме су човек и његове потребе у првом плану, а не профит и експлоатација. Као могући облик решења српског националног питања на Балкану, уз све мањкавости и недостатке.

Реваншизмом према српском народу који је испољен разбијањем СФР Југославије Немачка је започела крваву балканску трагедију. Тзв. «југословенска криза» само је привидно неутрална синтагма иза које се скрива дугорочно, планирано ангажовање Немачке, а онда и Ватикана, Аустрије и САД, на разбијању СФРЈ коју су те силе виделе као препреку за спровођење својих империјалних планова на Медитерану, Југо-Истоку и Истоку континента. Авет је пуштена из боце, домино ефекат није се могао спречити и за дуго ће још деловати. Као, уосталом и немачки реваншизам који је више него очигледан и на односу Немачке према Косову и Метохији. На цени коју Немачка тражи за бесконачни пут Србије ка Европи.


Свет је данас у знаку нове велике конфронтације. Пре свега, повод су сукоби у Украјини, иако не само они. Суштински узрок је стратегија америчко-НАТО-вског ширења на Исток. Ако су Немачка, Ватикан и Аустрија запалиле рат у Хрватској и Словенији, Американци су га у Босни гасили бензином, како би што већом ватром на Балкану показали Европи и Русији да су немоћне, зависне, да је нови светски поредак синоним за америчку глобалну доминацију коју сви морају беспоговорно поштовати и подржавати. Пошто је као препрека на путу потпуне планетарне доминације НАТО-у стајало, још увек, какво такво, међународно право и поредак успостављен након Другог светског рата, Американци су одлучили да га сруше на Косову и Метохији. Русију су неутралисали, Европу увукли, мало милом, мало силом. 
Све што се дешавало деведесетих година на Балкану била је само етапа на дуго осмишљаваном походу на Исток. Почела је ера новог - Drang Nach Osten-у. Србија је и страдањем деведесетих, одбраном од оружане агресије 1999., хтела не хтела, поново омогућила време Русији да схвати да покоравање Балкана није циљ за себе, већ само етапа у стратешком походу на Русију, Сибир, Каспијски Басен, Централну Азију. Хтела не хтела, Србија је поново, у истом веку, примила на себе први удар глобалног рата у припреми чији је прави циљ Русија. Србија је тиме дала свој не мали прилог да се Русија усправи и супростави САД/НАТО освајачкој стратегији ослонцем на растуће неофашистичке и неонацистичке снаге. И на њихове методе. Бомбе, ракете и осиромашени ураниујум којима су САД и НАТО, у савезништву са терористичком ОВК, разарали Србију (СРЈ), терорисали и протеривали стотине хиљада Срба – све то и много другог, било је само показна вежба намењена Русији.

Немачка има моралну обавезу да, надокнади ратну штету Србији изазвану током Другог светског рата, као и ону изазвану током агресије НАТО 1999. Када је реч о обавези накнаде ратне штете из Другог светског рата, не ради се искључиво о правној, већ много више о моралној и цивилизацијској обавези Немачке. Ко је икада надокнадио штету Београду, Крагујевцу, Краљеву... За убијене жене, децу, ђаке... За – сто за једнога. За разорену Националну библиотеку, за неповратно уништену културну и националну баштину. За...

Бивши немачки канцелар Шредер од кога је Меркелова преузела дужност, јавно је признао да је НАТО нападом на Србију (СРЈ) 1999. прекршио међународне законе. Из седишта НАТО-а, такође, дато је слично признање. Није ли европски и цивилизацијски стандард да је онај ко крши законе у обавези да надокнади штету коју је тиме изазвао. Пратећи изјаве садашњег немачког председника Јоакима Гаука о подршци захтеву Грчке за накнаду ратне штете, било би логично очекивати да изађе пред немачку и европску јавност са сличном подршком о обавези немачке да надокнади ратну штету Србији изазвану током Другог светског рата и током агресије НАТО 1999.

Где је Србија данас?

Србија је данас на Црвеном тргу у Москви. Обележавајући Дан победе заједно са највећим савезником овог рата, Русијом, Србија изражава своју антифашистичку опредељеност и поново брани тековине Другог светског рата. У времену када се потомци нациста буде широм Европе, када кукасти крст у Кијеву и његови следбеници, финансијери и подржаваоци траже нови «крсташки рат» против Русије, Србија се у својим спољнополитичким лутањима није толико изгубила да не уме да препозна на коју се страну на овај велики Дан треба сврстати. 
Док Запад наставља политику санкција и изолације Русије, неуспешно покушавајући да је сломи, остаје горак укус у устима потписаног ИПАП споразума Србије са НАТО. Шта је то? Знак да Србија «балансира», или да прихвата НАТО стратегију новог похода на Исток? Каква је то уравнотежена спољна политика ако се прихватају војни стандарди и политика само једног војног савеза – НАТО-а? Шта је у «балансираној» и политици војне неутралности противтег праву које је Србија великодушно дала НАТО трупама да «шпартају» територијом Србије, да бесплатно користе њену цивилну и војну инфраструктуру, да уживају дипломатски статус, да не одговарају чак ни за злочине, а камо ли за нешто друго?!
Србија и Русија су савезнице и победнице у оба светска рата. Залагањем Русије спасена је српска војска након албанске голготе и припремљена за Солунски фронт. У Другом светском рату јединице славне Црвене армије, раме уз раме са прекаљеном народно-ослободилачком војском ослободиле су Београд, делове Србије и Југославије. Црвена армија је најаслужнија за ослобађање Европе од наци-фашизма. Руски народ положио је за то највеће људске жртве. Србија је и по доприносу победи над наци-фашизмом и по огромном броју људских жртава положених у темеље слободне Европе тик уз Русију и уз руски народ. Зато и данас, Србији је место да победу над наци-фашизмом посносно слави са најзаслужнијима – са Русијом и руским народом. Место је њеним највишим представницима на трибини на Црвеном тргу у Москви, а представницима Војске Србије у шалонима који марширајући Црвеним тгргом одају почаст жртвама и шаљу поруку- мир – да, неофашизам и неонацизам – НЕ! 
Русију не

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http://popoffquotidiano.it/2015/05/09/come-uccisero-il-brasile-deuropa-parte-2/

Come uccisero il Brasile d’Europa (parte 2)

9 maggio 2015

Mentre la Nazionale si prepara ai Mondiali, dal 1989 la Jugoslavia inizia ad essere scossa da liberismo e nazionalismo. Ad Italia ’90 andrà in scena l’ultimo atto del Brasile d’Europa

Di Carlo Perigli



Il calcio, almeno da parte di chi lo gioca, per il momento prova a rimanerne fuori. Se dal 1989 le sei Repubbliche accelerano il processo di allontanamento dalla Federazione, la Nazionale rimane coesa. Così, mentre sulla scena politica ed economica iniziano ad affacciarsi i partiti nazionalisti e l’economia liberista, la selezione che si appresta a viaggiare verso l’Italia rimane fedele alla sua identità jugoslava. I giovani sono cresciuti e ora affiancano senatori del calibro di Stojkovic, Savicevic e Katanec. La squadra è rodata, domina le qualificazioni senza perdere nemmeno una partita ed elimina la più blasonata Francia. Ma all’alba delle notti magiche una serie di episodi iniziano a scuotere il calcio jugoslavo, lastricandone la strada verso la distruzione.

Il primo, probabilmente anche il più famoso, racconta gli eventi che si svolsero al Maksimir di Zagabria il 13 maggio 1990, nella cornice dell’ormai noto, per quanto mai giocato, incontro tra Dinamo e Stella Rossa. A differenza del passato, questa volta gli scontri avvengono in una cornice politica totalmente inedita. L’8 aprile l’Hdz, il partito nazionalista guidato da Franjo Tudjman, ha vinto le prime elezioni multipartitiche in Croazia, della quale il 30 maggio diventerà poi Presidente. Sugli spalti compaiono le bandiere a scacchi, mentre i vessilli jugoslavi appaiono con un ampio buco al posto della stella rossa. L’ormai noto calcio volante, rifilato da Boban ad un poliziotto, divenne presto il simbolo del progressivo ma inevitabile allontanamento di Zagabria dal resto della Federazione. I nazionalisti si erano ormai affermati, e per nulla al mondo avrebbero rinunciato a sfruttare il calcio come infallibile strumento di propaganda.

Tuttavia, la prima vera scollatura tra la Nazionale jugoslava e il suo pubblico avviene circa venti giorni dopo. Il teatro è sempre il Maksimir, che stavolta ospital’amichevole tra Jugoslavia e Olanda, ultimo test prima della partenza per l’Italia. Lasciamo il racconto degli eventi alle parole di Dragan Stojkovic, capitano e leader di quella selezione:

«Facemmo la preparazione a Zagabria e giocammo un amichevole contro l’Olanda. I tifosi di casa iniziarono ad intonare cori contro di noi e a favore degli olandesi. Era molto strano da vedere e da sentire, e il ct dell’Olanda Leo Beenhakker in conferenza stampa dichiarò di non sapere che la sua nazionale avesse così tanti fan là. Più tardi qualcuno gli spiegò che [la situazione] era contro di noi. A quel punto capimmo che qualcosa sarebbe successo, ma in squadra non c’erano problemi. Avevamo Prosinecki dalla Croazia, Pancev dalla Macedonia, Susic dalla Bosnia, Katanec dalla Slovenia, io dalla Serbia e Savicevic dal Montenegro. Non abbiamo mai avuto questo genere di problemi e mai discutemmo o scherzammo su questo».

Nonostante le premesse però, in Italia la Jugoslavia conferma il suo talento, passa agevolmente il girone (sconfitta solo dalla Germania) e delizia il mondo contro la Spagna, grazie alle prodezze di un meraviglioso Dragan Stojkovic, autore di una straordinaria doppietta. Sugli spalti sventolano le bandiere con la stella rossa, il pubblico sostiene la sua Nazionale, ma un ulteriore episodio contribuirà nuovamente a destabilizzare l’ambiente sportivo. Poco prima della partita con l’Argentina, valida per i quarti di finale, Srecko Katanec, mediano e punto di riferimento della selezione, chiede al c.t. Ivica Osim di essere escluso dalla formazione titolare: «Per favore non mi  faccia giocare, ho ricevuto delle minacce nella mia città, sono preoccupato di giocare per la Nazionale». Osim capisce, la situazione sta diventando instabile e nemmeno la Nazionale ne è più immune.

Non è più una questione di bilanciamento tra le varie Repubbliche per le convocazioni, gli avversari di quella Nazionale ora si chiamano politica e criminalità, che incitano quelli che una volta erano i suoi tifosi. La Jugoslavia in campo resiste, perdendo solamente ai rigori nonostante l’inferiorità numerica per circa novanta minuti. L’errore decisivo, ironia della sorte, è proprio di capitan Stojkovic. I mondiali italiani confermano però la maturità del calcio jugoslavo, pronto a puntare i Campionati Europei del 1992. Nessuno poteva immaginare che quell’esplosione di talento avrebbe rappresentato il canto del cigno del promettente Brasile d’Europa.

(Segue...)




Come uccisero il Brasile d’Europa (parte 3)

16 maggio 2015

Dal 1990 al 1992 la Nazionale jugoslava viene coinvolta negli eventi storici e uccisa dal fax dell’Uefa, che la esilierà dal calcio fino al 1998

Di Carlo Perigli


(Segue da Parte 2http://popoffquotidiano.it/2015/05/09/come-uccisero-il-brasile-deuropa-parte-2/ )


Il 12 settembre 1990 la Jugoslavia inizia le qualificazioni agli Europei del 1992battendo l’Irlanda del Nord per 2-0. Quello degli slavi del sud è un cammino implacabile, che porterà la Nazionale a passare agevolmente il girone, vincendo 7 delle 8 partite, con 24 gol realizzati e solamente 4 subiti. Oltre a Davor Suker, la Jugoslavia inizierà ad amare anche Darko Pancev, implacabile attaccante che vincerà la classifica marcatori con 10 gol. Numeri impressionanti, stracciati da una storia fatta di nazionalismi, guerre e interventismo occidentale, che spazzeranno via ogni aspetto della società jugoslava, calcio compreso.

Per quanto riguarda il nostro racconto invece, la parola “fine” potrebbe riportare già una prima data il 16 maggio 1991, giorno in cui la Jugoslavia batte le Isole Far Oer per 7-0. Vittoria a parte, si tratta dell’ultima volta in cui la rappresentativa dei 6 Stati, 5 nazioni, 4 culture, 3 religioni e 2 alfabeti scende in campo. Dal giorno dopo i croati lasceranno lo spogliatoio, tra giugno e dicembre diventeranno stranieri. Per il calcio jugoslavo, inteso come la rappresentazione sportiva della patria di tutti gli slavi del sud, inizia un rapido declino. Un primo segnale si ha nella finale di Coppa di Jugoslavia, giocata l’8 maggio a Belgrado tra Stella Rossa e Hajduk di Spalato, a pochi giorni da uno dei violenti scontri a fuoco che imperversano a Borovo Selo, a pochi chilometri da Vukovar. Pensando alle due sfidanti, torna in mente la stessa partita giocata nel 1980, quando uno stadio intero piangeva la morte del Maresciallo Tito. No, questa volta l’atmosfera è decisamente diversa, e a spiegare come in 11 anni tutto fosse cambiato c’è il tristemente famoso “spero che i nostri ragazzi uccidano la tua famiglia a Borovo” sussurrato da Stimac a Mihajlovic, serbo – all’epoca jugoslavo – nato a Vukovar, parte di quel complesso rompicapo di etnie chiamato Jugoslavia, che solo uno squilibrato cercherebbe di risolvere tracciando linee nette.

Per assurdo, alla fine del mese il calcio jugoslavo conosce il momento più alto della sua storia. A Bari la Stella Rossa batte l’Olympique Marsiglia e alza per la prima volta la Coppa Campioni. In piccolo, quella squadra è una riproduzione della Nazionale jugoslava, dove il macedone Pancev segna a ripetizione, imbeccato dal montenegrino Savicevic, mentre il croato Prosinecki disegna geometrie impensabili aiutato dai serbi Mihajlovic e Jugovic. In difesa, il bosniaco Šabanadžović formava la cerniera di una squadra formidabile e multietnica. La notte del 29 maggio 1991 anche Bari divenne una piccola Jugoslavia. Tra musiche balcaniche e fiumi di rakija, va di scena una festa che non guarda differenze etniche di sorta, in un ballo che idealmente abbraccia ancora tutte e sei le Repubbliche.

Dall’altra parte dell’Adriatico invece, gli eventi ormai sono precipitati. Le squadre croate e slovene hanno lasciato la Prva Liga jugoslava, che nel 1992 smetterà di esistere per lasciare il passo al campionato della Repubblica Federale di Jugoslavia, alla quale partecipano le squadre serbe e montenegrine. La nazionale Jugoslavia esiste ancora, e a dispetto della politica vola in Danimarca per rappresentare tutte le nazionalità, croati esclusi. Ci sono sette giocatori serbi, sei montenegrini, due da Slovenia e Macedonia, uno dalla Bosnia. Vivono il ritiro tutti insieme, senza parlare di politica, nonostante la stampa non chieda altro, nonostante vengano ospitati in bungalow isolati e controllati da forze di polizia con unità cinofila al seguito, nonostante perfino i Primi Ministri delle selezioni avversarie non perdano occasione per delegittimare la loro presenza agli Europei. Finchè non arriva quel fax, con il quale il nostro racconto trova la sua conclusione definitiva, quando la politica riesce ad entrare a piedi pari sul calcio con la complicità di tutta la terna arbitrale. La Uefa esegue le disposizioni contenute nella Risoluzione 757 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, che decreta l’embargo per la Repubblica Federale di Jugoslavia prevedendo inoltre l’immediata sospensione degli scambi scientifici, tecnici e culturali, nonché l’esclusione da tutte le manifestazioni sportive. Innegabile, quello calcistico è decisamente il lato più trascurabile, ma allo stesso tempo è il dito nella piaga, lo schiaffo che umilia, il colpo di grazia che esilia la Jugoslavia fino ai Mondiali del 1998. Ecco come hanno ucciso il Brasile d’Europa.

Chiudiamo la terza ed ultima parte del racconto ricorrendo nuovamente alle parole di Dragan Stojkovic, che sintetizzano al meglio quanto il calcio fosse distante dalla politica, ma anche quanto quest’ultima si interessò anche ad un semplice pallone.

«È stato il giorno più brutto della mia vita, e la cosa peggiore è che non potevo spiegare ai giocatori il perché. Questo è sport, non politica, e le due cose non dovrebbero mai andare di pari passo. Stavano accadendo cose terribili nel mio Paese, delle quali mi vergogno profondamente. Ma quando vidi quei giocatori, vidi le loro espressioni distrutte quando gli diedi la notizia, volevo sapere perché la Uefa era arrivata a tal punto. Se avevano deciso di escluderci dalla competizione, perché non dircelo prima? Ci stavamo allenando, eravamo già in hotel in Svezia, e ora dovevamo andare a casa. Dovevamo tornare alla realtà. E ancora, nessuno mi spiegava il perchè».






(italiano / deutsch)

Die neue deutsche Arroganz

1) Il BND, servizio segreto tedesco, spia politici tedeschi, alti funzionari del Ministero degli Esteri francese e dell'Eliseo e perfino della Commissione Europea
2) Die neue deutsche Arroganz:
* BND spionierte französische Regierung aus
* BND spioniert mit Hilfe der Deutschen Telekom die Telekom Austria aus


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L'americana NSA spiava l'Europa con l'aiuto dei servizi segreti tedeschi

24.04.2015

La statunitense National Security Agency (NSA) per oltre dieci anni spiava i politici e uomini d'affari in Europa sfruttando le opportunità tecniche dei servizi segreti tedeschi, riferisce “Spiegel”.

Come chiarito dalla rivista, i collaboratori della NSA si rivolgevano ai loro colleghi tedeschi per verificare tramite i propri canali i numeri dei cellulari e gli indirizzi IP delle persone interessate. In particolare erano finiti nel mirino dell'agenzia di intelligence americana i rappresentanti del gruppo aerospaziale europeo "Eads" e della società "Eurocopter", così come diversi funzionari e politici francesi. Tutte queste azioni venivano effettuate all'insaputa del Servizio d'informazione federale tedesco (BND, servizi segreti).
La BND si è accorta dell'illegalità di queste attività solo nel 2008. Si era scoperto che alcune richieste dell'intelligence degli Stati Uniti non erano coerenti con gli obiettivi e le disposizioni dei servizi segreti tedeschi nell'ambito degli accordi USA-Germania per la lotta comune contro il terrorismo globale. Ciononostante la BND ha avviato i controlli solo nel 2013. Si è scoperto che venivano spiate circa 2mila persone di interesse per gli Stati Uniti. Secondo "Spiegel", il cancelliere tedesco non era stato informato di questo fatto. Contemporaneamente nel febbraio 2014 Berlino aveva rifiutato un accordo di antispionaggio con Washington.

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I tedeschi aiutavano gli USA a spiare l'Europa

03.05.2015

L'agenzia di intelligence tedesca BND non solo collaborava con la NSA americana, svolgendo i loro compiti in Germania, ma effettuava anche attività di spionaggio in altri Paesi della UE.
"La stazione di intercettazioni della BND a Bad Aibling per anni è stata illegalmente sfruttata per le attività di spionaggio della NSA negli altri Paesi europei. Tra le vittime figurano alti funzionari del ministero degli Esteri francese, dell'Eliseo e della Commissione Europea", — scrive il giornale tedesco "Sueddeutsche Zeitung".

Il primo scandalo è scoppiato nell'agosto 2013, dopo le rivelazioni di Edward Snowden. In seguito era emerso che la NSA intercettava anche il cellulare del cancelliere tedesco Angela Merkel. Un paio di settimane fa lo scandalo ha raggiunto un nuovo livello, dopo che si è scoperto che in un modo o nell'altro la BND aiutava i suoi colleghi americani a raccogliere informazioni sui politici europei e ad impegnarsi in attività di spionaggio industriale. Adesso è chiaro perché il cancelliere tedesco non ha reagito duramente al fatto che il suo telefono era sotto controllo: di cosa indignarsi se proprio la tedesca BND era direttamente implicata nello scandalo? 
Una commissione speciale del Bundestag (Parlamento tedesco) è ora al lavoro per far luce sulle attività in Europa della NSA, impegnata nello spionaggio industriale e nella raccolta di informazioni sui politici tramite i servizi segreti tedeschi. I partiti di opposizione della Germania chiedono indagini e le dimissioni del direttore della BND. Contemporaneamente il governo ha promesso di riformare l'agenzia.
Tuttavia la cancelleria tedesca aveva ignorato inizialmente gli avvertimenti sulle attività di spionaggio della NSA, ha dichiarato in un'intervista alla tedesca SNA Radio André Hahn, presidente della commissione del Bundestag per il controllo sui servizi segreti. Ora l'ufficio della cancelleria riconosce che c'erano dei rapporti tra il 2005 e 2008. Se questo è vero, allora la cancelleria federale era obbligata ad insistere sul fatto che la BND fermasse tali attività e a rivolgersi agli americani affermando che tali forme di spionaggio sono inaccettabili.
La cooperazione tra NSA e BND iniziò con lo scopo di impedire il contrabbando di armi e contrastare le minacce terroristiche dopo l'11 settembre 2001, — afferma André Hahn. Ma se, in contrasto con le condizioni di questa collaborazione sono state spiate aziende e soggetti privati, tramite uomini che gli americani hanno mandato ad hoc, si tratta di un significativo scostamento rispetto agli accordi. Tuttavia finora l'elenco di questi selettori non è noto e la lista è stata segretata. André Hahn ritiene che debba essere trasmessa alla commissione del Bundestag e alla commissione d'inchiesta. Solo allora si potrà valutare il danno effettivo subito dalla Germania e dalle istituzioni europee.
Si ha l'impressione che i fatti non siano oggetto dell'inchiesta. Ottenere l'accesso ai documenti sul caso è piuttosto difficile e richiede molto tempo, afferma Hahn. Ovviamente la grande coalizione al potere in Germania teme che fornendo le informazioni necessarie si scoprirà qualcos'altro. In questo caso il cancelliere in persona potrebbe impegnarsi per chiarire la situazione, ordinando di dare la lista alla commissione. Solo allora si potrà valutare con precisione le imprese, le istituzioni e le personalità che sono finite nel mirino dell'intelligence. Vogliamo chiarire la questione, ma ci scontriamo con meccanismi insormontabili e la protezione reciproca del segreto negli ambienti governativi, — ha detto in un'intervista a "Radio SNA" André Hahn.

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Opposizione tedesca sul piede di guerra per scandalo spionaggio con americana NSA

03.05.2015

In precedenza i media avevano riferito che l'agenzia di intelligence americana NSA aveva sfruttato i mezzi tecnici dei servizi segreti tedeschi per spiare politici francesi, tra cui il ministero degli Esteri, l'Eliseo, e i rappresentanti della Commissione Europea.
L'opposizione tedesca minaccia di portare in trubunale il governo federale nel caso in cui non fornisca informazioni dettagliate a riguardo delle presunte attività di spionaggio della statunitense "National Security Agency" (NSA) in Germania.
I "Verdi" e "Die Linke" (sinistra radicale) chiedono i dettagli sulle richieste della NSA per capire cosa l'agenzia di intelligence americana voleva spiare e sapere con l'aiuto dei servizi segreti tedeschi (BND), scrive il giornale "Welt am Sonntag".
"Se non otterremo risposte, significa che difendete le spie che infrangono la legge",
— ha dichiarato la rappresentante della sinistra radicale nella commissione d'inchiesta del caso Martina Renner, aggiungendo che il governo
"deve decidere da quale parte stare."
Ha chiesto misure radicali anche la rappresentante dell'organizzazione giovanile del Partito Socialdemocratico tedesco Johanna Uekermann, che ha espresso la necessità di dimissioni del ministro dell'Interno in carica Thomas de Maiziere a seguito dello scandalo di spionaggio.

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Il Grande Fratello USA guarda l'Italia 

di Mario Sommossa, 5/5/2015

Nell'Agosto del 2013, le rivelazioni del funzionario della NSA americana, Edward Snowden, sorpresero il mondo e sconvolsero l'Europa. Si scoprì che l'agenzia di spionaggio non solo sorvegliava spostamenti e conversazioni telefoniche di nemici, o potenziali tali, ma anche degli alleati europei compresa la Cancelliera tedesca Angela Merkel.

Anche i giornali e i politici italiani ne parlarono, ma senza scaldarsi troppo.  Non si seppe con chiarezza se anche i vertici del nostro Stato e i rappresentanti dei nostri maggiori partiti erano stati intercettati e controllati. E' certo che, con il senno di poi, possano nascere dei dubbi su come si ottennero e furono divulgate le notizie sulla vita privata di Silvio Berlusconi, informazioni che contribuirono a gettare discredito su di lui e su tutto il governo, fino alla caduta dello stesso. 
In Germania si alzarono le proteste di rito per la sovranità violata ma, perfino da loro, tutto finì a "tarallucci e vino". Anche se si era scoperto che, sistematicamente, i nostri amici americani si comportavano in Europa come fossero a casa loro, il tempo tutto rimedia e le necessità del realismo politico restano sempre superiori al garbo e al rispetto reciproco. Un po' meno realiste ma senza poter nulla fare furono le aziende europee perché, non contenta di controllare i nostri politici, la NSA praticava anche spionaggio industriale a favore delle grandi corporation USA.
Tutto sembrava, comunque, appartenere al passato salvo che, oggi, si scopre un seguito ancora più inquietante. Il 30 Aprile scorso il giornale tedesco Sud Deutsche Zeitung ha pubblicato la notizia che non solo la NSA praticava lo spionaggio ai danni degli alleati ma, su suo incarico, lo faceva pure il BND, il servizio segreto tedesco, che spiava e spia politici tedeschi, alti funzionari del Ministero degli Esteri francese e dell'Eliseo e perfino della Commissione Europea. Se la scusante allora addotta dagli americani fu che lo spionaggio industriale serviva per raccogliere informazioni su possibili esportazioni illegali verso Paesi sotto embargo, sarà curioso sentire le motivazioni per cui sono state messe sotto "ascolto " anche la Commissione Europea e la politica estera francese.
Non dobbiamo tuttavia stupirci troppo. Ogni servizio segreto fa il proprio mestiere e, a voler essere concilianti, potremmo giustificare gli americani col fatto che non si puo' mai fidarsi ciecamente di nessuno, nemmeno degli amici.  
Ma anche se volessimo "comprendere" i servizi d'oltreoceano, ciò che merita una riflessione più attenta è che le spie tedesche hanno agito contro un altro membro dell'Unione Europea e contro l'Unione stessa proprio per conto degli Stati Uniti. Interrogato in merito dalle opposizioni, il governo tedesco ha negato di essere informato di queste pratiche e, tantomeno, di averle autorizzate. Ciò nonostante, la Cancelliera Merkel e la tenuta della sua maggioranza attuale sono messe in discussione perché delle due l'una: o veramente i vertici di Berlino non ne sapevano nulla e quindi si creerebbe un problema di gestione, oppure ne erano perfettamente al corrente e il caso diventerebbe ancora più grave. Ricordiamo che per spionaggio ai danni di concorrenti politici in una campagna elettorale il presidente Nixon fu costretto a dimettersi. Non ci sembra per niente che al di fuori di una competizione elettorale la cosa diventi meno grave, anzi. 
Se, comunque, accettassimo per buona l'ipotesi che il servizio segreto tedesco abbia fatto di testa sua, nasce allora una domanda ancora più preoccupante. Come fidarsi di un'istituzione che ha poteri profondamente invasivi nella vita privata e pubblica di alleati e uomini politici se essa, anziché essere a totale disposizione del proprio Paese, si mette al servizio di una potenza straniera, per quanto amica?
La preoccupazione si aggrava se pensiamo che quanto fatto dalla BND non si limiti alla Germania ma possa accadere, nello stesso modo, anche da noi. E' vero che, su molti soggetti, tutte le organizzazioni di spionaggio alleate lavorano insieme e da qui nascono frequentazioni e conoscenze che possono portare, magari involontariamente, a qualche leggerezza. Tuttavia non ci risulta, né si è mai sentito, che fossero i servizi americani a spiare i loro politici per conto di una qualunque organizzazione europea o tantomeno italiana. Siamo sicuri, dopo le rivelazioni del quotidiano tedesco, ripreso anche da Le Monde, che non stia avvenendo la stessa cosa a Roma, oggi?
Considerati i rapporti di forza del nostro paese con l'alleato americano e la nostra tradizionale sudditanza nei confronti di qualunque "suggerimento" in arrivo da Washington, il dubbio resta ed è destinato a crescere.


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Die neue deutsche Arroganz
 

04.05.2015
BERLIN/PARIS
 
(Eigener Bericht) - Der deutsche Auslandsgeheimdienst hat die im Auftrag der NSA abgefangene Kommunikation höchster französischer Regierungsstellen für seine eigene Spionagetätigkeit genutzt. Dies geht aus aktuellen Medienberichten hervor. Demnach hat der BND nicht nur Metadaten, sondern auch den Inhalt von E-Mails und Telefonaten aufgezeichnet und sich daraus zur Erstellung seiner Berichte bedient. Betroffen waren nicht nur die Verwaltung des französischen Staatspräsidenten, sondern auch österreichische Regierungsbehörden und die EU-Kommission. Insider urteilen, es sei dem BND eindeutig um "die politische Ausspähung unserer europäischen Nachbarn" gegangen; die durch das Bekanntwerden dieser Tatsache ausgelöste Affäre habe mit der Aufdeckung der deutschen Spionage in Frankreich, Österreich und bei der EU "ihren Scheitelpunkt noch nicht erreicht". Die Enthüllungen erfolgen zu einem Zeitpunkt, zu dem neue Verbalattacken aus der Bundesregierung in Frankreich Empörung hervorrufen. Mitte April hatte Bundesfinanzminister Wolfgang Schäuble behauptet, Frankreich könnte "froh sein", sollte jemand das französische Parlament zu Sparmaßnahmen "zwingen". Französische Spitzenpolitiker hatten sich daraufhin heftig über die "neue deutsche Arroganz" beschwert.

In Text und Ton

Der Bundesnachrichtendienst (BND) hat jahrelang mehrere europäische Verbündete Deutschlands sowie die EU bespitzelt und die Daten an den US-Militärgeheimdienst NSA weitergegeben. Dies bestätigen aktuelle Medienberichte. Grundlage dafür war demnach ein deutsch-US-amerikanisches Memorandum of Understanding aus dem Jahr 2002, das offiziell geschlossen wurde, um im "Anti-Terror-Krieg" nach dem 11. September 2001 gemeinsam Spionage zu treiben. Von 2002 bis 2013 habe der BND auf der Basis dieses Abkommens massenhaft Kommunikation abgefangen und darin auf Ersuchen der NSA nach rund 690.000 Telefonnummern und etwa 7,8 Millionen IP-Kombinationen gesucht, heißt es: "Deutsche und amerikanische Personen und Einrichtungen" seien von der Ausforschung ausgenommen gewesen [1]; auf verbündete Staaten sei hingegen keinerlei Rücksicht genommen. Die Spionage beschränkte sich nicht nur auf sogenannte Metadaten, sondern umfasste auch Telefonate und E-Mails, die in Ton- und Textdateien aufgezeichnet wurden.[2]

Die Nachbarn ausgespäht

Dabei richteten sich die Maßnahmen entgegen dem offiziellen Zweck - dem Vorgehen gegen tatsächliche oder angebliche Terroristen - auch gegen Politiker, Ministerialbeamte und Konzerne. Aktuellen Berichten zufolge ist das Memorandum of Understanding von 2002 offenbar eingehalten worden; deutsche Politiker seien gar nicht ausgeforscht worden, deutsche Unternehmen nur in sehr geringer Zahl. Allerdings seien deutsch-französische Konzerne wie Airbus (Ex-EADS) oder Eurocopter ausspioniert worden. Insbesondere hat sich die Spionage offenkundig gegen Staaten gerichtet, die als bedeutende Verbündete Deutschlands gelten können. Laut den Berichten fing der BND mit Hilfe seiner Abhöranlage im bayerischen Bad Aibling, die auf das gezielte Abgreifen der Kommunikation mit dem Nahen und Mittleren Osten einschließlich Afghanistans spezialisiert ist, Kommunikationsdaten hochrangiger Beamter des französischen Außenministeriums und des Élysée-Palastes, österreichischer Behörden sowie der EU-Kommission ab. Es sei eindeutig um "die politische Ausspähung unserer europäischen Nachbarn und von EU-Institutionen" gegangen, wird ein Insider zitiert.[3] Insbesondere habe der BND die abgefangenen Daten keineswegs nur an die NSA weitergeleitet, sondern sie auch selbst ausgewertet, heißt es nun; seine Mitarbeiter hätten "die Daten jahrelang ... begutachtet, ausgewertet, teilweise kopiert und in Berichten verwertet".[4]

Unter Freunden

Damit bestätigt sich, dass die Bundesrepublik sich gegenüber ihren europäischen Verbündeten erlaubt, was sie sich von der NSA im eigenen Land verbittet. "Ausspähen unter Freunden, das geht gar nicht", hatte Bundeskanzlerin Angela Merkel im Herbst 2013 zur US-Spionage in Deutschland erklärt.[5] Entsprechend heißt es nun, das Kanzleramt sei über die Ausforschung von Verbündeten in Europa nicht informiert gewesen. Allerdings liegen längst gegenteilige Berichte vor, die nicht nur die Amtszeit von Innenminister Thomas de Maizière (2005 bis 2009), sondern womöglich auch diejenige von Außenminister Frank-Walter Steinmeier (bis 2005) an der Spitze des Kanzleramts betreffen (german-foreign-policy.com berichtete [6]). Entsprechend werden in Berlin mittlerweile besorgte Warnungen laut. "Sollte sich herausstellen, dass Partner gezielt, allein aus Gründen wirtschaftlicher Interessen und des Informationsvorsprungs ausspioniert wurden, wird dies zu Belastungen im bilateralen, aber auch im innereuropäischen Verhältnis führen" [7], erklärt der stellvertretende Vorsitzende der SPD-Bundestagsfraktion Rolf Mützenich: "Vertrauen im deutsch-französischen Verhältnis" sei jedoch "existenziell für die europäische Integration". Dabei rechnen Insider mit weiteren Enthüllungen. Der CDU-Bundestagsabgeordnete Armin Schuster, Mitglied im Parlamentarischen Kontrollgremium, erklärt: "Ich fürchte, die Affäre hat ihren Scheitelpunkt noch nicht erreicht."[8]

Kein Gleichgewicht

Die Enthüllungen über das Ausspionieren französischer Regierungsstellen durch den BND erfolgen zu einem Zeitpunkt, zu dem das dominante Auftrumpfen der Bundesregierung in Frankreich für neue Verstimmungen sorgt. Bereits seit Jahren leistet sich das deutsche Polit-Establishment einen abschätzigen Umgang mit dem Verbündeten, der den gängigen politischen Sonntagsreden über eine angebliche deutsch-französische "Freundschaft" Hohn spricht. Bereits Anfang 2011 deklassierte ein Journalist aus dem Berliner Establishment den damaligen französischen Staatspräsidenten Nicolas Sarkozy, indem er ihm "die Rolle des Vizekanzlers" unter einer "EU-Kanzlerin" Merkel zuschrieb: Sarkozy dürfe "durchaus die Initiative" übernehmen, müsse sich allerdings damit abfinden, "im Konfliktfall von der Kanzlerin immer wieder gebremst" zu werden.[9] Ende 2012 hatte eine deutsche Außenpolitik-Expertin gefordert, nun auch offiziell das zwischen Berlin und Paris immer wieder vorgeschobene "Gleichgewichts-Paradigma aufzugeben".[10] Ende 2014 beschimpfte EU-Kommissar Günther Oettinger Frankreich als "Wiederholungstäter", weil es sich Spardiktaten aus Berlin und Brüssel verweigerte, und verlangte von der EU ultimativ "Härte" gegenüber Paris.[11] Die Beispiele ließen sich vermehren.

"Das Parlament zwingen"

Mitte April hat nun Bundesfinanzminister Wolfgang Schäuble (CDU) den früheren Verbalattacken gegen Frankreich eine neue hinzugefügt. Mit Blick auf die massiven französischen Widerstände gegen die deutschen Spardiktate hatte er erklärt: "Frankreich könnte froh sein, wenn jemand das Parlament zwingen würde, aber das ist schwierig, so ist die Demokratie".[12] Der Wunsch des deutschen Ministers, das Parlament eines souveränen Nachbarstaates zu "zwingen", ist in Paris auf Empörung gestoßen. "Die Frankreichfeindlichkeit von Wolfgang Schäuble" sei "unerträglich, inakzeptabel und kontraproduktiv", protestierte der Vorsitzende von Frankreichs Regierungspartei Parti socialiste (PS), Jean-Christophe Cambadélis. Jean-Luc Mélenchon, Präsidentschaftskandidat des oppositionellen Front de gauche im Jahr 2012, forderte von Schäuble eine "Entschuldigung bei der französischen Bevölkerung".[13] Die Äußerungen des deutschen Ministers zeigten "die neue deutsche Arroganz", die exakt "zu dem Zeitpunkt" zutage trete, zu dem Berlin "Europa dominiert". Dass Berlin sich über Jahre die Ausforschung höchster französischer Regierungsstellen genehmigt hat, passt dazu.
[1] Georg Mascolo: BND half NSA beim Ausspähen von Frankreich und EU-Kommission. www.sueddeutsche.de 29.04.2015.
[2] BND wertete Daten für eigene Zwecke aus. www.handelsblatt.com 02.05.2015.
[3] Georg Mascolo: BND half NSA beim Ausspähen von Frankreich und EU-Kommission. www.sueddeutsche.de 29.04.2015.
[4] BND wertete Daten für eigene Zwecke aus. www.handelsblatt.com 02.05.2015.
[5] Marlies Uken: Für Merkel geht Abhören unter Freunden gar nicht. www.zeit.de 24.10.2013.
[6] S. dazu "Russland, China, Terror".
[7] Mützenich warnt vor Schaden für Europa. www.ksta.de 30.04.2015.
[8] "Die Affäre hat ihren Scheitelpunkt noch nicht erreicht". www.badische-zeitung.de 02.05.2015.
[9] Andreas Rinke: Die EU-Kanzlerin. Angela Merkel überträgt ihren Regierungsstil auf die europäische Ebene. www.internationalepolitik.de 21.01.2011. S. dazu Die Kanzlerin Europas.
[10] Claire Demesmay: Zusammen ist man weniger allein. www.theeuropean.de 23.12.2012. S. dazu Nicht mehr auf Augenhöhe.
[11] Günther H. Oettinger: Déficit français: Bruxelles ne doit pas céder. Les Echos 21.11.2014. S. dazu Eine kontrollierte Entgleisung.
[12] Michaela Wiegel: "Unerträgliche Frankreichfeindlichkeit". www.faz.net 17.04.2015.
[13] Le ministre allemand des Finances voudrait réformer la France de force. www.ledauphine.com 17.04.2015.


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Die neue deutsche Arroganz (II)
 

18.05.2015

BERLIN/WASHINGTON/WIEN
 
(Eigener Bericht) - Der Bundesnachrichtendienst (BND) hat in Kooperation mit dem US-Militärgeheimdienst NSA massenhaft E-Mails aus Österreich sowie aus Luxemburg und der Tschechichen Republik abgefangen und gespeichert. Dies geht aus einer internen E-Mail eines für die Zusammenarbeit mit Geheimdienst und Polizei zuständigen Mitarbeiters der Deutschen Telekom AG hervor, die der österreichische Nationalratsabgeordnete Peter Pilz veröffentlicht hat. Demnach hat der BND von der Telekom schon Anfang Februar 2005 grünes Licht für den Zugriff auf eine Glasfaserleitung erhalten, über die die Internetkommunikation zwischen Luxemburg einerseits und Österreich sowie zahlreichen weiteren Staaten andererseits läuft. Damals lag die Zuständigkeit für den BND in letzter Instanz bei Kanzleramtschef Frank-Walter Steinmeier (SPD). Betroffen war laut Berichten auch Österreichs Inlandsgeheimdienst. Wer Kenntnis über dessen Kommunikation habe, wisse "fast alles über das politische Leben in dieser Republik", urteilt Pilz. Ernsthafte Proteste der betroffenen Regierungen bleiben in der deutsch dominierten EU bisher aus. Die Bundesregierung hingegen setzt die technologische Aufrüstung des BND fort, die die deutsche Spionage letztlich "auf Augenhöhe" mit der NSA bringen soll - auch im Internet.

Ausgeleitet und dupliziert

Der Bundesnachrichtendienst (BND) hat in Kooperation mit dem US-Militärgeheimdienst NSA Einwohner und Regierungsstellen von mindestens vier engen EU-Verbündeten sowie vermutlich diverse in Wien ansässige internationale Organisationen wie die Internationale Atomenergie-Organisation (IAEO) ausspioniert. Dies geht aus einer internen E-Mail eines Mitarbeiters der Deutschen Telekom AG hervor, die der österreichische Nationalratsabgeordnete Peter Pilz (Grüne) Ende vergangener Woche veröffentlicht hat.[1] Der Telekom-Mitarbeiter teilt darin seinem BND-Kontaktmann mit, man habe soeben eine neue Glasfaserleitung von Frankfurt am Main nach Luxemburg freigeschaltet, über die nun "kein nationaler Verkehr mehr" geführt werde. Für den BND, der als Auslandsgeheimdienst deutsche Staatsbürger theoretisch nicht ausforschen darf, war dies ein Signal, künftig freie Hand beim Zugriff auf die Leitung zu haben, die unter anderem nach Wien führt. "Die Daten der Telekom Austria wurden am Internetknoten Frankfurt über das BND-Büro in der Deutschen Telekom AG ausgeleitet, dupliziert, nach Pullach in die BND-Zentrale weitergeleitet", schildert Peter Pilz die deutsche Maßnahme; dann seien sie "von der Technischen Aufklärung (TA) ... für den automatisierten Zugriff zugänglich gemacht" worden.[2]

Spionageziel: Internationale Organisationen

Pilz' Enthüllung offenbart bereits den zweiten Fall umfassender Internetspionage gegen Österreich. Schon im März war bekannt geworden, dass die NSA den Internetprovider UPC (früher: chello.at) auf einer Liste von insgesamt 35 Spionagezielen führte - unter anderem neben den französischen Providern Alcatel-Lucent und Wanadoo. Deren Daten würden abgeschöpft, indem sie "an einem Absaugknoten" vorbeigeführt würden, hieß es damals; dies geschehe "mit der Hilfe von privaten Telekomkonzernen" und deren Glasfaserkabeln. "Der Großteil" werde dabei in den Vereinigten Staaten abgesaugt; jedoch befänden sich "auch acht Vorrichtungen außerhalb von US-Territorium".[3] Die BND-NSA-Kooperation am Knotenpunkt DE-CIX in Frankfurt am Main sorgt schon seit geraumer Zeit immer wieder für Schlagzeilen.[4] Bereits im März mutmaßten Beobachter anlässlich der Ausforschung von UPC, einem Unternehmen, das ungefähr 464.000 Kunden in Österreich hat, das besondere Interesse an der Ausforschung österreichischer Kommunikation könne auf "die Vielzahl an internationalen Organisationen in Wien" zurückzuführen sein. Ausdrücklich genannt wurde die IAEO, in deren Netzwerk bereits zuvor die Spionage-Malware "Regin" gefunden worden war, die der NSA zugeschrieben wird.[5]

Fast alles über Österreich

Schwer wiegt zudem, dass der BND offenbar auch Österreichs Inlandsgeheimdienst abgeschöpft hat. Laut Recherchen des ARD-Magazins "Fakt" ist mit dem nicht näher bezeichneten österreichischen "Bundesamt", das Berichten zufolge ins Visier der BND-NSA-Internetspionage geraten ist, das "Bundesamt für Verfassungsschutz und Terrorismusbekämpfung" gemeint.[6] Dort "gibt es Daten über zehntausende Personen", erklärt der Nationalratsabgeordnete Pilz: Wer auf sie Zugriff habe, wisse "fast alles über das politische Leben in dieser Republik".

Start unter Rot-Grün

Technisch grünes Licht für das massenhafte Abschöpfen österreichischer Kommunikationsdaten erhielt der BND ausweislich der E-Mail aus der "Regionalstelle für staatliche Sonderaufgaben" (ReSA) der Deutschen Telekom in Frankfurt am Main [7] am 3. Februar 2005 - also noch zur Amtszeit von Bundeskanzler Gerhard Schröder und seinem Kanzleramtschef Frank-Walter Steinmeier. Für Aktivitäten des BND war damals ganz wie heute in letzter Instanz der Kanzleramtschef zuständig.

Erste Priorität

Dabei betrifft das Abschöpfen der Daten offenkundig nicht nur Österreich, sondern auch weitere EU-Verbündete. Ausweislich der ReSA-E-Mail durchliefen gleich vier Kommunikationsströme der "ersten Prioritätenliste" des BND die neue Glasfaserleitung der Deutschen Telekom: neben Luxemburg-Wien auch Luxemburg-Prag, Ankara-Luxemburg und Luxemburg-Moskau.[8] Damit gerieten zumindest auch Daten aus Luxemburg und der Tschechischen Republik systematisch in die Speicher des BND. Schon vor wenigen Tagen war bekannt geworden, dass der deutsche Auslandsgeheimdienst auch Daten aus Frankreich abschöpfte und dabei sogar die Kommunikation französischer Regierungsstellen ausspionierte.[9] Ob Vergleichbares auch in der luxemburgischen Heimat von EU-Kommissionspräsident Jean-Claude Juncker und in Prag geschah, ist bislang nicht bekannt. Wenig überraschend ist hingegen die Ausforschung von Kommunikation mit Personen oder Institutionen in Russland und in der Türkei.

Kein offizieller Protest

Ernsthafte Proteste kommen bislang lediglich aus der französischen und aus der österreichischen Opposition. Der österreichische Oppositionsabgeordnete Peter Pilz spricht von einem "glatten Rechtsbruch", fordert die Telekom Austria auf, rechtliche Schritte gegen die Deutsche Telekom in die Wege zu leiten, und spricht sich für die Einsetzung eines parlamentarischen Untersuchungsausschusses in Wien aus.[10] Bereits kürzlich hat der französische Oppositionelle Jean-Luc Mélenchon, Präsidentschaftskandidat des "Front de gauche" im Jahr 2012, eine "neue deutsche Arroganz" konstatiert, die nicht zufällig "zu dem Zeitpunkt" zutage trete, zu dem Berlin "Europa dominiert".[11] Die französische Regierung hingegen verzichtet bislang auf jeden offiziellen Protest; Österreichs Innenministerin hat lediglich eine Strafanzeige "gegen unbekannt" gestellt. Aus Luxemburg und der Tschechischen Republik sind bislang keinerlei Beschwerden gegen die europäische Hegemonialmacht zu hören.

Eine größere Rolle in der Welt

Unterdessen treibt Berlin den Ausbau der BND-Internetspionage voran. Im Rahmen einer "Strategischen Initiative Technik" hat die Bundesregierung dem Auslandsgeheimdienst in einem ersten Schritt fast eine Drittelmilliarde Euro zur Verfügung gestellt, um seine Fähigkeiten in puncto E-Mail- und Onlinespionage zu verbessern und nach Möglichkeit "auf Augenhöhe" mit der NSA zu gelangen.[12] "Will Deutschland eine größere Rolle in der Welt spielen", heißt es dazu in der führenden Zeitschrift der Berliner Außenpolitik-Eliten, der "Internationalen Politik", "führt an einem Ausbau der Kapazitäten kein Weg vorbei."[13] Über eine Milliarde Euro gibt die Bundesrepublik aus, um den BND aus Pullach nach Berlin zu holen, wo er engere Beziehungen zu Ministerien und Parlament aufbauen soll. Erst kürzlich hat die Bundesregierung eingeräumt, dass die ursprünglich auf 720 Millionen Euro veranschlagten Kosten für den Neubau der Berliner BND-Zentrale schon jetzt auf über eine Milliarde Euro gestiegen sind. Die Gesamtkosten für den Umzug werden mittlerweile auf 1,588 Milliarden Euro beziffert. Die Stärkung des nationalen Geheimdienstes, der noch die engsten EU-Verbündeten ausforscht, gehört untrennbar zur Konsolidierung der deutschen Dominanz über Europa und zur neuen deutschen Weltpolitik hinzu.[14]

[1] Die E-Mail ist hier einsehbar: netzpolitik.org/wp-upload/2005-02-03-BND-Telekom-AT.jpg .
[2] Fabian Schmid: BND spionierte für NSA Leitungen der Telekom Austria aus. derstandard.at 15.05.2015.
[3] Fabian Schmid, Markus Sulzbacher: NSA spionierte gezielt österreichische UPC-Kunden aus. derstandard.at 11.03.2015.
[4] S. dazu Beredtes Schweigen und Der Airbus für's Internet.
[5] Fabian Schmid, Markus Sulzbacher: NSA spionierte gezielt österreichische UPC-Kunden aus. derstandard.at 11.03.2015.
[6] BND hatte österreichischen Geheimdienst im Visier. www.mdr.at 05.05.2015.
[7] Für Zuarbeiten für Geheimdienste und Polizeien beschäftigt die Deutsche Telekom an ihren Standorten in Berlin, Frankfurt am Main, Hannover und Münster rund 40 Mitarbeiter. Andre Meister: Interne E-Mail: BND und Deutsche Telekom haben auch Österreich, Tschechien und Luxemburg abgehört (Update). netzpolitik.org 15.05.2015.
[8] Andre Meister: Interne E-Mail: BND und Deutsche Telekom haben auch Österreich, Tschechien und Luxemburg abgehört (Update). netzpolitik.org 15.05.2015.
[9] BND wertete Daten für eigene Zwecke aus. www.handelsblatt.com 02.05.2015. S. dazu Die neue deutsche Arroganz.
[10] Fabian Schmid: BND spionierte für NSA Leitungen der Telekom Austria aus. derstandard.at 15.05.2015.
[11] S. dazu Die neue deutsche Arroganz.
[12] S. dazu Eine deutsch-europäische NSA und Erfordernisse der Weltpolitik.
[13] Peter Neumann: Algorithmen und Agenten. Wo es gerade in Deutschland bei der Geheimdienstarbeit hapert. Internationale Politik November /Dezember 2014.
[14] S. dazu In und durch Europa führen und Die Bilanz eines Jahres.






(deutsch / english / srpskohrvatski / italiano)


Kumanovo e altri tentativi di riattizzare il fuoco...


1) GRANDE ALBANIA: “L’unione con il Kosovo è inevitabile, che all’UE piaccia o no”, parola di Edi Rama
2) ‘GREATER ALBANIA’ statement awakens old ghosts in Balkans 
3) NEWS:
Macedonia. Raid dell'Uck al confine: "Vogliamo la grande Albania" / Vucic: Bruxelles deve dire apertamente la vera ragione per la quale non stati aperti i primi capitoli nelle trattative sull’adesione della Serbia all’Unione europea / I Serbi che vivono in Kosovo hanno paura dopo attacchi terroristici degli albanesi in Macedonia / Прети ли Куманово да запали Балкан и Србију?
4) ANGST VOR TERROR IN MAZEDONIEN. UÇK bekennt sich zu Angriffen in Kumanovo am Wochenende
5) FALLISCE IL GOLPE USA IN MACEDONIA (di Thierry Meyssan)
6) THE GEARS OF WAR GRIND FOR GREATER ALBANIA (by A. Korybko, SputnikNews)


Leggi anche / isto procitaj:

Diritto e ... rovescio internazionale nel caso jugoslavo
di Andrea Martocchia, segretario Coord. Naz. per la Jugoslavia ONLUS
Flashback / Diritto, adieu / La notizia più recente / Il Kosovo e la missione EULEX / Altri aspetti dello stato di illegalità in Kosovo / Il caso Jelisić / La magistratura come prosecuzione della guerra con altri mezzi
Articolo pubblicato nell'ultimo numero (1/2015) di MarxVentuno rivistahttp://www.marx21.it/component/content/article/32-la-rivista-marxventuno/25447-marxventuno-n1-2015.html

AGGIORNAMENTI DAL KOSMET MARTORIATO (JUGOINFO 19 aprile 2015)
Kosovo: storia di un fallimento /  Kosovo: continuano le aggressioni / Che succede a Kosovska Mitrovica? / Jedanaest godina od pogroma nad Srbima na KiM / Se Priština non formerà il Tribunale per i crimini dell’UCK, lo farà l’ONU / Il premier albanese Edi Rama: "Kosovo e l’Albania si uniranno in modo classico" / Belgrado: se Thaci viene in Serbia verrà arrestato... 

SERBIA, SFIORATA LA CRISI DIPLOMATICA CON TIRANA (Sarah Camilla Rege, 1 maggio 2015)

LAZANSKI SVE PREDVIDEO: Amerikanci prave rat u Makedoniji zbog Turskog toka! (VIDEO – 10. Maj 2015.)
VIDEO: Lazanski - Makedonija najslabija karika Turskog toka (3 mag 2015)

CHE SUCCEDE IN MACEDONIA? (di Giulietto Chiesa, 11.05.2015)
Gli incidenti di Kumanovo (cinque morti tra le guardie di frontiera macedoni) e quelli, precedenti, dell’attacco alla stazione di polizia di Goshince, dodici giorni fa, indicano una seria svolta nella inquieta situazione politica macedone...

BOSNIA E MACEDONIA NEL MIRINO DI JIHADISTI E UCK (di Luca Susic, 12 maggio 2015)

L'Occidente infuriato contro Gruevski perché ha sventato i piani dei terroristi pan-albanesi!

L’OCCIDENTE AVVERTE IL PRIMO MINISTRO GRUEVSKI (di Giovanni Vale, 13 maggio 2015)
Usa e Ue chiedono di fare chiarezza dopo le accuse emerse dalle intercettazioni. Il premier sostituisce due ministri
http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2015/05/13/news/macedonia-l-occidente-avverte-gruevski-1.11411864

VEDI ANCHE:
* i video della polizia macedone
https://www.youtube.com/user/MVRMacedonia1231
* regime albano-kosovaro schiera forze speciali al confine
http://web-tribune.com/aktuelno/uvod-u-najavljeni-opsti-rat-pristina-zapocela-gomilanje-specijalnih-snaga-prema-jugu-srbije-i-makedoniji#
* a Presevo dopo gli scontri di Kumanovo sono confluiti 700 albano-macedoni
http://srbin.info/2015/05/10/u-presevo-stiglo-oko-700-albanaca-iz-makedonije/


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da www.eastjournal.net

ALBANIA: “L’unione con il Kosovo è inevitabile, che all’UE piaccia o no”, parola di Edi Rama

Posted 8 aprile 2015  
di Matteo Zola

L’unione tra il Kosovo e l’Albania “è inevitabile e indiscutibile“. E si farà “dentro l’Unione Europea, oppure senza il consenso di Bruxelles come reazione alla cecità e alla pigrizia europea”. Queste le parole del primo ministro albanese, Edi Rama, rilasciate durante un’intervista congiunta con il ministro degli Esteri kosovaro, Hashim Thaci, all’emittente televisiva di Pristina “Klan Kosova”. Parole che pesano nel contesto balcanico. A stretto giro è giunta la secca replica del primo ministro serbo, Aleksandar Vučić: “questo non avverrà mai. Le dichiarazioni di Rama servono solo a destabilizzare la regione”. La notizia finisce qui, ma è inevitabile che faccia discutere.

Negli ultimi anni Belgrado ha cercato di portare avanti una politica di normalizzazione nelle relazioni con l’Albania e sulla questione del Kosovo. Il primo ministro Vučić e il presidente Nikolić, pur provenendo da un partito radicalmente nazionalista, sono i fautori di questa politica di distensione. Forse per opportunismo, forse perché spinti dall’Unione Europea, forse perché in cerca di una nuova verginità politica, i due leader hanno tuttavia fatto quanto nessuno prima: l’”Accordo sui principi che disciplinano la normalizzazione delle relazioni” tra la Repubblica di Serbia e la Repubblica del Kosovo siglato nell’aprile del 2013 è stata un’intesa storica. Belgrado, che per anni si è rifiutata di accettare il fatto compiuto dell’indipendenza del Kosovo, voltava così pagina.

Malgrado l’accordo, le tensioni sono rimaste. Il primo ministro serbo Vučić, pur avendo firmato l’accordo, continua a usare le vecchie retoriche nazionaliste, utili per mantenere il consenso. Le dichiarazioni di Edi Rama sembrano avere lo stesso scopo: distrarre l’opinione pubblica albanese dai problemi reali. Rama si è fin qui distinto per una buona dose di “situazionismo”, rivolgendosi alle istituzioni europee con toni e argomenti ben diversi da quelli che poi esibisce in casa. Ma anche a volerlo credere sinceramente intenzionato a perseguire l’unità nazionale, il premier albanese dimostra di non avere capito che cosa rappresenta concretamente l’indipendenza del Kosovo, un paese che ospita la più grande base militare americana in Europa, una testa di ponte per la Nato in una regione che – oggi più che mai – subisce l’attrazione di Mosca. E proprio in virtù di questo ruolo speciale, ai leader kosovari sono stati perdonati crimini, ruberie, traffici commessi durante e dopo la guerra. L’annessione è impossibile almeno finché il Kosovo resterà nell’orbita del neocolonialismo americano. L’intervento di Rama, se non è dettato da opportunismo, tradisce una certa ingenuità politica.

A Belgrado, per una volta, si fa gli offesi stando dalla parte di quelli che vogliono la “stabilità”. Ma non mancano i mal di pancia per una dichiarazione che, se fosse venuta da parte serba, avrebbe fatto gridare allo scandalo mezza Europa e che provenendo invece da parte albanese è stata trattata alla stregua di una “gaffe”. Belgrado però si limita all’indignazione sussiegosa consapevole che, visto il passato recente del paese, non può permettersi di fare la vittima.

Non c’è dunque da attendersi ulteriori reazioni, né l’episodio deve essere assurto a suffragio delle abituali retoriche che descrivono i Balcani come una inesauribile polveriera. Quel che è certo è che ci sono leader, nei Balcani, che non sono all’altezza della fase storica in cui si trovano. Di leader così ne è piena l’Europa, e dichiarazioni improvvide ne sentiremo ancora. Il Kosovo, dal canto suo, ha ben altri problemi da affrontare che le opposte manie di grandezza.



=== 2 ===


‘Greater Albania’ statement awakens old ghosts in Balkans 

10/04/2015

Belgrade was upset. Left out of Europe, an isolated Albania had threatened to unify with Kosovo, and awaken conflicts in the Balkans, Prime Minister Edi Rama had said.

Rama’s statement was a message to Brussels on the necessity of intensifying Kosovo’s EU accession which, according to Tirana and Pristina, is progressing too slowly.

On the other hand, some Belgrade analysts believe that Rama’s statement was aimed “the public at home,” while Kosovo Foreign Minister Hashim Thaci said that Rama’s statement had been misinterpreted.

Rama made it clear that the primary objective was unification through European integration. However, the mere mention of the word “unification” is a very sensitive subject in the Western Balkans.

The topic of borders – the secession or unification of territories – was closed in the region after the wars in the former Yugoslavia in the 1990s. The stance of the international community is that no redrawing of borders is possible in the Balkans.

Countries in the region are also aiming to improve their relations through European integration, and show the EU that they have overcome old hostilities and are ready to cooperate and one day live and function together within the EU. The development of good neighborly relations is one of the criteria they must meet in order to join the EU.

Serbia refuses to recognize Kosovo’s independence, but is participating in an EU-mediated dialog with Pristina on the normalization of relations.

'Two alternatives'

In a joint interview with Kosovo Deputy Prime Minister and Foreign Minister Hashim Thaçi given to Pristina television Klan Kosova, Rama, as conveyed on 7 April, said that the unification of Kosovo and Albania had two alternatives, and that it was all up to the EU.

The first is unification within the European Union. But if the EU continues to close its doors to Kosovo, then “the two countries will be forced to unite in a classical way”, said Rama.

The Albanian premier stated that “the two countries advocate unification through membership in the European Union”.

Thaçi commented that Rama’s words were not a threat to the European Union, but rather a reality that could easily come true in the future, and which could be a result of Kosovo’s isolation from the EU.

Rama reiterated that it was a disgrace for the EU that the visa liberalization process had not been completed for Kosovo citizens, who were the only ones without that benefit in the region, while Thaci said that Kosovo had already fulfilled all obligations for visa liberalization.

During a visit to Zagreb the following day, 8 April, Thaçi commented that the Albanian prime minister’s statement had been misinterpreted, and that at no point had there been talk of the possibility of national unification, or of the changing of borders.

“We are not talking about changing borders at all, but rather about reducing their visibility, according to the European model, so that people can move freely. We will all belong to that European space one day,” said Thaçi.

'Provocations unacceptable'

On 8 April, the European Union reacted to Rama’s statement, making it clear that “provocations are unacceptable”, since the Western Balkan countries “are progressing each at their own pace” in European integration, which “includes regional cooperation, reconciliation and good neighborly relations”.

European Commission spokesperson Maja Kocijančič said that the Western Balkans had a clear European prospect, and that “all partners in the region have confirmed their determination to reach that goal”.

She said that the countries in the region had also confirmed their resolve to “meet the necessary requirements, with full respect for the principles and standards of the EU”, and that the countries are making progress on that path, each at their own pace.

“The aforementioned determination also includes regional cooperation, reconciliation and good neighborly relations; all provocative statements are unacceptable in that framework,” read the EU’s response to Rama.

Belgrade dissatisfied with reactions 

Serbia has strongly condemned Rama’s statement, and made it clear that it expects the international community to do the same. Belgrade has announced intensified diplomatic activities regarding the matter in international organizations and other countries.

The Serbian Ministry of Foreign Affairs has handed a letter of protest to the Albanian ambassador in Belgrade, which underlined that the positions of Albanian Prime Minister Edi Rama were unacceptable for Serbia, Ministry officials said.

Metohija Marko Djurić , Head of the Serbian government’s Office for Kosovo, said that Rama’s statement was “an attack on peace, a brutal threat to stability in the region, and a dangerous call for the redrawing of borders”, whereas Serbian Prime Minister Aleksandar Vučić said that “Kosovo and Albania will never be united” and asked the Albanian leaders “to stop further causing instability in the region”.

The EU, in the eyes of Serbian officials, was late with its reaction, which wasn’t strong enough.

Serbian Foreign Minister Ivica Dačić said on 8 April that he expected that the EU would “treat everyone the same”, and severely condemn the Albanian premier’s statement about the “unification” of Albania and Kosovo.

“The issue is not just that he (Rama) said that. The issue is that few are reacting to it. How much time should pass before someone makes a statement and condemns such an act? I expect that the EU will treat all of us equally and condemn such statements,” said Dačić.

The Serbian minister went on to say that Kocijančič had reacted to Rama’s statement, but had not “exactly mentioned it directly,” although she did say it was unacceptable.

Calling on the EU to react to “the politicization of the topic” and “irresponsible statements,” Dačić also said that Serbia wanted good relations with Albania, and that it took a lot of time to build them and just a little time to “tear the whole thing down”.



=== 3 ===

Un gruppo di albanesi armati, arrivati dal Kosovo, ha brevemente preso possesso di un piccolo commissariato di polizia alla frontiera Nord della Macedonia nella notte tra lunedì e martedì, reclamando la creazione di uno stato albanese sul territorio della piccola repubblica dell'ex Jugoslavia. L'hanno affermato le autorità macedoni. "Verso le 2.30 un gruppo di una quarantina di persone armate venute dal Kosovo ha attaccato il posto di Gosince, che si trova a 500 metri dalla frontiera" ha dichiarato Ivo Kotevski, portavoce della polizia macedone. Gli assalitori avevano le insegne dell'Uck, l'Esercito di liberazione del Kosovo, il gruppo indipendentista che si batté per il Kosovo contro la Serbia nel conflitto del 1998-99. I quattro poliziotti macedoni che erano nel posto di polizia sono stati insultati, picchiati e ammanettati. (fonte: Askanews)


da http://voiceofserbia.org/it/

Vucic: Bruxelles deve dire apertamente la vera ragione 

07. 05. 2015. – Il premier serbo Aleksandar Vucic ha detto che la ragione per la quale non stati aperti i primi capitoli nelle trattative sull’adesione della Serbia all’Unione europea non è l’accordo sulla normalizzazione dei rapporti tra Belgrado e Pristina. Belgrado ha implementato tutti i punti di quell’accordo. La Comunità dei comuni serbi in Kosovo non è stata ancora formata. L’apertura dei primi capitoli dipende dalla quesione del nostro dialogo con Pristina, ha detto Vucic. Devono dire apertamente che il problema non è l’accordo di Bruxelles, ma bensì il fatto che noi non siamo disposti a dare agli albanesi kosovari il lago artificiale Gazivode. Che dicano apertamente che per questa ragione non saranno avviate le trattative con Bruxelles. Noi abbiamo offerto la divisione 50% per 50% di Gazivode. Le autorità di Pristina non hanno accettato la nostra offerta, ha dichiarato Vucic.



Serbi che vivono in Kosovo hanno paura dopo attacchi terroristici degli albanesi in Macedonia

13. 05. 2015. - I serbi che vivono in Kosovo hanno paura dopo gli attacchi terroristici degli albanesi in Macedonia e gli annunci dei loro esponenti che sarà creata la grande Alabnia, è stato rilevato alla riunione del direttore dell’ufficio del Governo serbo per il Kosovo Marko Djuric, i deputati serbi, i rappresentanti del partito dei serbi kosovari Lista serba e i ministri serbi dell’esecutivo kosovaro. Gli albanesi bloccano l’implementazione dell’accordo sulla normalizzazione dei rapporti tra Belgrado e Pristina e non vogliono realizzare quello che è stato accordato a Bruxelles, è stato rilevato alla riunione.



Прети ли Куманово да запали Балкан и Србију? (Emisija UPITNIK na RTS, УТОРАК, 12. МАЈ 2015)

Dall'interessante programma della televisione serba sintetizziamo alcuni spunti:
* il rappresentante del partito dei Serbi di Macedonia ricorda che già a causa della guerra civile macedone del 2001 – causata da un tentativo di "fare in Macedonia come era stato fatto in Serbia nel 1999" cioè di strappare la parte con presenza albanofona – un certo numero di Serbi della zona di Kumanovo era dovuto scappare e non è mai più ritornato;
* l'esperto di questioni militari del Parlamento serbo fa notare che la UE non ha reagito in alcun modo, diversamente ad es. dalla risonanza accordata all'attentato di Parigi a Charlie Hebdo... C'è una chiara disponibilità USA verso il progetto della Grande Albania, mentre la UE non ha alcuna politica su questo;
* dei 30 terroristi che si sono arresi a Kumanovo, ben 18 sono originari del Kosovo;
* è menzionata esplicitamente la Germania e viene detto che la FYROM non ha ottenuto alcuna collaborazione dalla NATO quando pochi mesi fa ha chiesto informazioni sui pericoli terroristici;
* i pan-albanesi cercano di sfruttare la destabilizzazione della FYROM che è in corso da tempo, anche confluendo alla manifestazione delle opposizioni a Skopje che è in programma 
per domenica 17 maggio;
* al minuto 33 si fa vedere una mappa della Grande Albania e si menzionano le dichiarazioni di un "intellettuale" albanese che dice che i fatti di Kumanovo sono l'inizio della lotta di unificazione della Grande Albania;
* mentre era in corso la trasmissione è arrivata la notizia che il premier della FYROM ha fatto un rimpasto di governo cambiando tra gli altri il Ministro dell'Interno.

VIDEO: http://www.rts.rs/page/tv/ci/story/17/%D0%A0%D0%A2%D0%A1+1/1916850/%D0%A3%D0%BF%D0%B8%D1%82%D0%BD%D0%B8%D0%BA.html 
(segnalato da Valentina R. e Samantha M., sintesi a cura di Andrea M.)


=== 4 ===


Aus: Ausgabe vom 12.05.2015, Seite 2 / Ausland

Angst vor Terror in Mazedonien

UÇK bekennt sich zu Angriffen in Kumanovo am Wochenende

Von Roland Zschächner


Ein Strafgericht in Skopje hat gegen 30 Männer, die an den Gefechten am Wochenende in der Stadt Kumanovo beteiligt gewesen sein sollen, Untersuchungshaft verhängt. Ihnen werden laut einer Meldung der Nachrichtenagentur MIA am Montag »Terrorismus« sowie der Angriff auf die verfassungsmäßige Sicherheit und Ordnung Mazedoniens vorgeworfen. Unter den Festgenommenen sind unter anderem 18 Kosovoalbaner, neun mazedonische sowie ein albanischer Staatsbürger, der in Deutschland gemeldet ist. Unterdessen kehrten die evakuierten Bewohner in ihre Häuser zurück.

Am Samstag morgen griffen rund 50 schwerbewaffnete Männer eine Polizeistation in der 40 Kilometer nordöstlich von Skopje gelegenen Stadt an. Bei den mehr als 28 Stunden andauernden Gefechten starben acht Beamte einer Spezialeinheit. 14 Aufständische wurden laut offiziellen Angaben »neutralisiert«. Die Hintergründe der Attacke blieben bislang unklar.

Ministerpräsident Nikola Gruevski erklärte am Sonntag, ohne nähere Angaben zu machen, bei den Angreifern habe es sich um Mitglieder der »gefährlichsten Terrorgruppe des Balkans« gehandelt. Laut Gazeta Express bekannte sich die sogenannte Kosovo-Befreiungsarmee UÇK zu der Attacke. 2001 hatten die Separatisten mit Anschlägen das Land destabilisiert. Auf westlichen Druck hin wurde eine Waffenstillstand geschlossen. Der politische Arm der UÇK, die Demokratische Union für Integration, ist mittlerweile Teil der Regierung.

Die mazedonische Polizei stellte am Sonntag abend zwei Videos ins Internet, in denen die Verhafteten präsentiert werden. Die Männer tragen Uniformen mit den Symbolen der vom Westen 1999 im Krieg gegen Jugoslawien hofierten UÇK. Nun wächst die Angst vor neuen ethnischen Spannungen.

Die Angreifer sollen von fünf ehemaligen Mitgliedern der Untergrundarmee geführt worden sein – darunter Mirsad Ndrecaj, der als »Kommandeur NATO« bekannt ist. Ndrecaj diente laut regionalen Medien nach 1999 als Bodyguard für den ehemaligen kosovarischen Ministerpräsidenten Ramush Haradinaj. Auch die anderen Verdächtigen hätten enge Verbindungen zu hochrangigen Politikern der abtrünnigen serbischen Region.

Am Sonntag abend tagte in Skopje der nationale Sicherheitsrat. Anschließend forderte der mazedonische Präsident, Gjorge Ivanov, laut der Zeitung Republika mehr Unterstützung der NATO und der Europäischen Union für sein Land.



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http://www.voltairenet.org/article187582.html

LA GUERRA DEL GAS SI ESTENDE ALL’EUROPA

Fallisce il golpe USA in Macedonia


di  Thierry Meyssan

La Macedonia ha appena messo in condizione di non nuocere un gruppo armato di cui sorvegliava i mandanti da almeno otto mesi. Ha così evitato un nuovo tentativo di colpo di stato, pianificato da Washington per il 17 maggio. Si trattava di allargare alla Macedonia il caos già installato in Ucraina al fine di impedire il passaggio di un gasdotto russo verso l’Unione europea.

RETE VOLTAIRE | DAMASCO (SIRIA)  | 13 MAGGIO 2015

Il caso di Kumanovo

La polizia macedone ha lanciato il 9 maggio 2015, all’alba, un’operazione volta ad arrestare un gruppo armato che si era infiltrato nel paese e che sospettava stesse preparando diversi attentati.
La polizia aveva evacuato la popolazione civile prima di dare l’assalto.

Dopo che i sospetti hanno aperto il fuoco, è seguita una dura battaglia che ha lasciato 14 morti dal lato dei terroristi e 8 dal lato delle forze dell’ordine. Ben 30 individui sono stati fatti prigionieri. Si calcolano parecchi feriti.

Non un’azione terroristica, ma un tentativo di colpo di stato

La polizia macedone era manifestamente ben informata prima di lanciare la sua operazione. Secondo il ministro degli Interni, Ivo Kotevski, il gruppo stava preparando un’operazione molto importante per il 17 maggio (vale a dire in occasione della manifestazione indetta dall’opposizione albanofona a Skopje).
L’identificazione dei sospetti ha permesso di stabilire che erano quasi tutti ex membri dell’ UÇK (l’Esercito di Liberazione del Kosovo). [1]
Tra questi troviamo: 
• Sami Ukshini detto “Comandante Sokoli”, la cui famiglia ha svolto un ruolo storico in seno all’ UÇK. 
• Rijai Bey, ex guardia del corpo di Ramush Haradinaj (lui stesso trafficante di droga, capo militare del dell’UÇK e poi Primo Ministro del Kosovo. Fu processato due volte dal Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia per crimini di guerra, ma assolto perché 9 testimoni cruciali furono uccisi durante il suo processo). 
• Dem Shehu, attuale guardia del corpo del leader e fondatore del partito BDI albanese, Ali Ahmeti. 
• Mirsad Ndrecaj detto il “Comandante della NATO”, nipote di Malic Ndrecaj comandante della 132ma Brigata dell’ UÇK.
I principali responsabili di questa operazione, tra cui Fadil Fejzullahu (morto durante l’assalto) sono vicini all’ambasciatore degli Stati Uniti a Skopje, Paul Wohlers.
Quest’ultimo è figlio di un diplomatico statunitense, Lester Wohlers, che ha giocato un ruolo importante nella propaganda atlantista e ha diretto il dipartimento cinema della US Information Agency. Il fratello di Paul, Laurence Wohlers, è attualmente ambasciatore presso la Repubblica Centrafricana. Lo stesso Paul Wohlers, ex pilota della US Navy, è uno specialista di controspionaggio. È stato vice direttore del Centro per le operazioni del Dipartimento di Stato (ossia il servizio di sorveglianza e protezione dei diplomatici).

[FOTO: Fadil Fejzullahu, un leader del gruppo armato è morto durante l’assalto, qui con il suo capo, l’ambasciatore degli Stati Uniti a Skopje Paul Wohlers.]


Perché non v’è alcun dubbio circa i mandanti, il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, è intervenuto persino prima della fine dell’assalto. Non per dichiarare la propria condanna del terrorismo e il suo sostegno al governo costituzionale di Macedonia, ma per trasformare il gruppo terroristico in un’opposizione etnica legittima: «È con grande preoccupazione che seguo gli eventi in corso a Kumanovo. Rivolgo le mie condoglianze alle famiglie delle persone uccise o ferite. È importante che tutti i dirigenti politici e responsabili di comunità lavorino insieme per riportare la calma e procedano a un’indagine trasparente per determinare quel che è accaduto. Faccio vivamente appello a tutti affinché diano prova di moderazione e evitino un’ulteriore escalation, nell’interesse del paese e dell’intera regione.»
Bisogna essere ciechi per non capire.
Nel mese di gennaio 2015, la Macedonia sventava un tentativo di colpo di Stato in favore del capo dell’opposizione, il socialdemocratico Zoran Zaev. Quattro persone venivano arrestate e Zaev si vedeva confiscare il suo passaporto, intanto che la stampa atlantista cominciava a denunciare una "deriva autoritaria del regime" (sic).
Zoran Zaev è pubblicamente sostenuto dalle ambasciate degli Stati Uniti, del Regno Unito, della Germania e dei Paesi Bassi. Ma non c’è finora nessuna altra traccia nel tentativo di golpe che della responsabilità degli Stati Uniti.
Il 17 maggio, il partito socialdemocratico (SDSM) [2] di Zoran Zaev doveva organizzare una manifestazione. Doveva distribuire 2.000 maschere in modo da impedire alla polizia di identificare i terroristi in mezzo al corteo. Durante l’evento, il gruppo armato camuffato con queste maschere doveva attaccare varie istituzioni e lanciare una pseudo "rivoluzione" di piazza paragonabile a quella della Maidan di Kiev.
Questo colpo di Stato era coordinato da Mile Zechevich, un ex dipendente di una delle fondazioni di George Soros.
Per comprendere l’urgenza di Washington di rovesciare il governo di Macedonia, dobbiamo tornare alla guerra dei gasdotti. Per la politica internazionale è una grande scacchiera dove ogni movimento di un pezzo provoca conseguenze sugli altri.

[FOTO: Il gasdotto Turkish Stream dovrebbe passare attraverso la Turchia, la Grecia, la Macedonia e la Serbia per rifornire l’UE del gas russo. Su iniziativa del presidente ungherese Viktor Orbán, i ministri degli Esteri dei paesi coinvolti si sono incontrati il 7 aprile a Budapest per coordinarsi di fronte agli Stati Uniti e all’Unione europea.]

La guerra del gas

Dal 2007, gli Stati Uniti tentano di tagliare le comunicazioni tra la Russia e l’Unione europea. Sono riusciti a sabotare il progetto South Stream, costringendo la Bulgaria ad annullare la sua partecipazione, ma il 1° Dicembre 2014, in mezzo alla sorpresa generale, il presidente russo Vladimir Putin ha lanciato un nuovo progetto riuscendo a convincere il suo omologo turco Recep Tayyip Erdoğan a fare un accordo con lui, benché la Turchia sia un membro della NATO [3]. Si era convenuto che Mosca avrebbe consegnato del gas ad Ankara, che a sua volta ne consegnerebbe all’Unione europea, aggirando l’embargo anti-russo di Bruxelles. Il 18 aprile 2015, il nuovo primo ministro greco, Alexis Tsipras, dava il suo gradimento affinché il gasdotto attraversasse il suo paese. [4] Il primo ministro macedone, Nikola Gruevski, aveva – a sua volta - discretamente negoziato nel mese di marzo. [5] Infine, la Serbia, che faceva parte del progetto South Stream, aveva indicato al ministro dell’Energia russo Aleksandar Novak, quando lo ha ricevuto a Belgrado ad aprile, che anche il suo paese era pronto a passare alla progetto Turkish Stream [6] .
Per fermare il progetto russo, Washington ha moltiplicato le iniziative: 
 In Turchia, sostiene il CHP contro il presidente Erdoğan sperando di fargli perdere le elezioni; 
 in Grecia, l’8 maggio ha inviato Amos Hochstein, direttore dell’Ufficio delle risorse energetiche, per richiamare il governo Tsipras affinché rinunci al suo accordo con Gazprom; 
 ha previsto – a ogni buon conto – di bloccare il tracciato del gasdotto piazzando uno dei suoi fantocci al potere in Macedonia; 
 in Serbia, ha rilanciato il progetto di secessione del pezzo di territorio che permette la giunzione con l’Ungheria, la Vojvodina. [7]
Ultima osservazione e non di minor conto: il Turkish Stream alimenterà l’Ungheria e l’Austria mettendo fine al progetto alternativo mediato dagli Stati Uniti con il presidente Hassan Rouhani (contro il parere delle Guardie Rivoluzionarie) basato sull’approvvigionamento di gas iraniano [8].

Traduzione 
Matzu Yagi


[1] « L’UÇK, une armée kosovare sous encadrement allemand », par Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 15 avril 1999.

[2] Il partito SDSM è membro dell’Internazionale socialista.