Informazione

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Kumanovo e altri tentativi di riattizzare il fuoco...


1) GRANDE ALBANIA: “L’unione con il Kosovo è inevitabile, che all’UE piaccia o no”, parola di Edi Rama
2) ‘GREATER ALBANIA’ statement awakens old ghosts in Balkans 
3) NEWS:
Macedonia. Raid dell'Uck al confine: "Vogliamo la grande Albania" / Vucic: Bruxelles deve dire apertamente la vera ragione per la quale non stati aperti i primi capitoli nelle trattative sull’adesione della Serbia all’Unione europea / I Serbi che vivono in Kosovo hanno paura dopo attacchi terroristici degli albanesi in Macedonia / Прети ли Куманово да запали Балкан и Србију?
4) ANGST VOR TERROR IN MAZEDONIEN. UÇK bekennt sich zu Angriffen in Kumanovo am Wochenende
5) FALLISCE IL GOLPE USA IN MACEDONIA (di Thierry Meyssan)
6) THE GEARS OF WAR GRIND FOR GREATER ALBANIA (by A. Korybko, SputnikNews)


Leggi anche / isto procitaj:

Diritto e ... rovescio internazionale nel caso jugoslavo
di Andrea Martocchia, segretario Coord. Naz. per la Jugoslavia ONLUS
Flashback / Diritto, adieu / La notizia più recente / Il Kosovo e la missione EULEX / Altri aspetti dello stato di illegalità in Kosovo / Il caso Jelisić / La magistratura come prosecuzione della guerra con altri mezzi
Articolo pubblicato nell'ultimo numero (1/2015) di MarxVentuno rivistahttp://www.marx21.it/component/content/article/32-la-rivista-marxventuno/25447-marxventuno-n1-2015.html

AGGIORNAMENTI DAL KOSMET MARTORIATO (JUGOINFO 19 aprile 2015)
Kosovo: storia di un fallimento /  Kosovo: continuano le aggressioni / Che succede a Kosovska Mitrovica? / Jedanaest godina od pogroma nad Srbima na KiM / Se Priština non formerà il Tribunale per i crimini dell’UCK, lo farà l’ONU / Il premier albanese Edi Rama: "Kosovo e l’Albania si uniranno in modo classico" / Belgrado: se Thaci viene in Serbia verrà arrestato... 

SERBIA, SFIORATA LA CRISI DIPLOMATICA CON TIRANA (Sarah Camilla Rege, 1 maggio 2015)

LAZANSKI SVE PREDVIDEO: Amerikanci prave rat u Makedoniji zbog Turskog toka! (VIDEO – 10. Maj 2015.)
VIDEO: Lazanski - Makedonija najslabija karika Turskog toka (3 mag 2015)

CHE SUCCEDE IN MACEDONIA? (di Giulietto Chiesa, 11.05.2015)
Gli incidenti di Kumanovo (cinque morti tra le guardie di frontiera macedoni) e quelli, precedenti, dell’attacco alla stazione di polizia di Goshince, dodici giorni fa, indicano una seria svolta nella inquieta situazione politica macedone...

BOSNIA E MACEDONIA NEL MIRINO DI JIHADISTI E UCK (di Luca Susic, 12 maggio 2015)

L'Occidente infuriato contro Gruevski perché ha sventato i piani dei terroristi pan-albanesi!

L’OCCIDENTE AVVERTE IL PRIMO MINISTRO GRUEVSKI (di Giovanni Vale, 13 maggio 2015)
Usa e Ue chiedono di fare chiarezza dopo le accuse emerse dalle intercettazioni. Il premier sostituisce due ministri
http://ilpiccolo.gelocal.it/trieste/cronaca/2015/05/13/news/macedonia-l-occidente-avverte-gruevski-1.11411864

VEDI ANCHE:
* i video della polizia macedone
https://www.youtube.com/user/MVRMacedonia1231
* regime albano-kosovaro schiera forze speciali al confine
http://web-tribune.com/aktuelno/uvod-u-najavljeni-opsti-rat-pristina-zapocela-gomilanje-specijalnih-snaga-prema-jugu-srbije-i-makedoniji#
* a Presevo dopo gli scontri di Kumanovo sono confluiti 700 albano-macedoni
http://srbin.info/2015/05/10/u-presevo-stiglo-oko-700-albanaca-iz-makedonije/


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da www.eastjournal.net

ALBANIA: “L’unione con il Kosovo è inevitabile, che all’UE piaccia o no”, parola di Edi Rama

Posted 8 aprile 2015  
di Matteo Zola

L’unione tra il Kosovo e l’Albania “è inevitabile e indiscutibile“. E si farà “dentro l’Unione Europea, oppure senza il consenso di Bruxelles come reazione alla cecità e alla pigrizia europea”. Queste le parole del primo ministro albanese, Edi Rama, rilasciate durante un’intervista congiunta con il ministro degli Esteri kosovaro, Hashim Thaci, all’emittente televisiva di Pristina “Klan Kosova”. Parole che pesano nel contesto balcanico. A stretto giro è giunta la secca replica del primo ministro serbo, Aleksandar Vučić: “questo non avverrà mai. Le dichiarazioni di Rama servono solo a destabilizzare la regione”. La notizia finisce qui, ma è inevitabile che faccia discutere.

Negli ultimi anni Belgrado ha cercato di portare avanti una politica di normalizzazione nelle relazioni con l’Albania e sulla questione del Kosovo. Il primo ministro Vučić e il presidente Nikolić, pur provenendo da un partito radicalmente nazionalista, sono i fautori di questa politica di distensione. Forse per opportunismo, forse perché spinti dall’Unione Europea, forse perché in cerca di una nuova verginità politica, i due leader hanno tuttavia fatto quanto nessuno prima: l’”Accordo sui principi che disciplinano la normalizzazione delle relazioni” tra la Repubblica di Serbia e la Repubblica del Kosovo siglato nell’aprile del 2013 è stata un’intesa storica. Belgrado, che per anni si è rifiutata di accettare il fatto compiuto dell’indipendenza del Kosovo, voltava così pagina.

Malgrado l’accordo, le tensioni sono rimaste. Il primo ministro serbo Vučić, pur avendo firmato l’accordo, continua a usare le vecchie retoriche nazionaliste, utili per mantenere il consenso. Le dichiarazioni di Edi Rama sembrano avere lo stesso scopo: distrarre l’opinione pubblica albanese dai problemi reali. Rama si è fin qui distinto per una buona dose di “situazionismo”, rivolgendosi alle istituzioni europee con toni e argomenti ben diversi da quelli che poi esibisce in casa. Ma anche a volerlo credere sinceramente intenzionato a perseguire l’unità nazionale, il premier albanese dimostra di non avere capito che cosa rappresenta concretamente l’indipendenza del Kosovo, un paese che ospita la più grande base militare americana in Europa, una testa di ponte per la Nato in una regione che – oggi più che mai – subisce l’attrazione di Mosca. E proprio in virtù di questo ruolo speciale, ai leader kosovari sono stati perdonati crimini, ruberie, traffici commessi durante e dopo la guerra. L’annessione è impossibile almeno finché il Kosovo resterà nell’orbita del neocolonialismo americano. L’intervento di Rama, se non è dettato da opportunismo, tradisce una certa ingenuità politica.

A Belgrado, per una volta, si fa gli offesi stando dalla parte di quelli che vogliono la “stabilità”. Ma non mancano i mal di pancia per una dichiarazione che, se fosse venuta da parte serba, avrebbe fatto gridare allo scandalo mezza Europa e che provenendo invece da parte albanese è stata trattata alla stregua di una “gaffe”. Belgrado però si limita all’indignazione sussiegosa consapevole che, visto il passato recente del paese, non può permettersi di fare la vittima.

Non c’è dunque da attendersi ulteriori reazioni, né l’episodio deve essere assurto a suffragio delle abituali retoriche che descrivono i Balcani come una inesauribile polveriera. Quel che è certo è che ci sono leader, nei Balcani, che non sono all’altezza della fase storica in cui si trovano. Di leader così ne è piena l’Europa, e dichiarazioni improvvide ne sentiremo ancora. Il Kosovo, dal canto suo, ha ben altri problemi da affrontare che le opposte manie di grandezza.



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‘Greater Albania’ statement awakens old ghosts in Balkans 

10/04/2015

Belgrade was upset. Left out of Europe, an isolated Albania had threatened to unify with Kosovo, and awaken conflicts in the Balkans, Prime Minister Edi Rama had said.

Rama’s statement was a message to Brussels on the necessity of intensifying Kosovo’s EU accession which, according to Tirana and Pristina, is progressing too slowly.

On the other hand, some Belgrade analysts believe that Rama’s statement was aimed “the public at home,” while Kosovo Foreign Minister Hashim Thaci said that Rama’s statement had been misinterpreted.

Rama made it clear that the primary objective was unification through European integration. However, the mere mention of the word “unification” is a very sensitive subject in the Western Balkans.

The topic of borders – the secession or unification of territories – was closed in the region after the wars in the former Yugoslavia in the 1990s. The stance of the international community is that no redrawing of borders is possible in the Balkans.

Countries in the region are also aiming to improve their relations through European integration, and show the EU that they have overcome old hostilities and are ready to cooperate and one day live and function together within the EU. The development of good neighborly relations is one of the criteria they must meet in order to join the EU.

Serbia refuses to recognize Kosovo’s independence, but is participating in an EU-mediated dialog with Pristina on the normalization of relations.

'Two alternatives'

In a joint interview with Kosovo Deputy Prime Minister and Foreign Minister Hashim Thaçi given to Pristina television Klan Kosova, Rama, as conveyed on 7 April, said that the unification of Kosovo and Albania had two alternatives, and that it was all up to the EU.

The first is unification within the European Union. But if the EU continues to close its doors to Kosovo, then “the two countries will be forced to unite in a classical way”, said Rama.

The Albanian premier stated that “the two countries advocate unification through membership in the European Union”.

Thaçi commented that Rama’s words were not a threat to the European Union, but rather a reality that could easily come true in the future, and which could be a result of Kosovo’s isolation from the EU.

Rama reiterated that it was a disgrace for the EU that the visa liberalization process had not been completed for Kosovo citizens, who were the only ones without that benefit in the region, while Thaci said that Kosovo had already fulfilled all obligations for visa liberalization.

During a visit to Zagreb the following day, 8 April, Thaçi commented that the Albanian prime minister’s statement had been misinterpreted, and that at no point had there been talk of the possibility of national unification, or of the changing of borders.

“We are not talking about changing borders at all, but rather about reducing their visibility, according to the European model, so that people can move freely. We will all belong to that European space one day,” said Thaçi.

'Provocations unacceptable'

On 8 April, the European Union reacted to Rama’s statement, making it clear that “provocations are unacceptable”, since the Western Balkan countries “are progressing each at their own pace” in European integration, which “includes regional cooperation, reconciliation and good neighborly relations”.

European Commission spokesperson Maja Kocijančič said that the Western Balkans had a clear European prospect, and that “all partners in the region have confirmed their determination to reach that goal”.

She said that the countries in the region had also confirmed their resolve to “meet the necessary requirements, with full respect for the principles and standards of the EU”, and that the countries are making progress on that path, each at their own pace.

“The aforementioned determination also includes regional cooperation, reconciliation and good neighborly relations; all provocative statements are unacceptable in that framework,” read the EU’s response to Rama.

Belgrade dissatisfied with reactions 

Serbia has strongly condemned Rama’s statement, and made it clear that it expects the international community to do the same. Belgrade has announced intensified diplomatic activities regarding the matter in international organizations and other countries.

The Serbian Ministry of Foreign Affairs has handed a letter of protest to the Albanian ambassador in Belgrade, which underlined that the positions of Albanian Prime Minister Edi Rama were unacceptable for Serbia, Ministry officials said.

Metohija Marko Djurić , Head of the Serbian government’s Office for Kosovo, said that Rama’s statement was “an attack on peace, a brutal threat to stability in the region, and a dangerous call for the redrawing of borders”, whereas Serbian Prime Minister Aleksandar Vučić said that “Kosovo and Albania will never be united” and asked the Albanian leaders “to stop further causing instability in the region”.

The EU, in the eyes of Serbian officials, was late with its reaction, which wasn’t strong enough.

Serbian Foreign Minister Ivica Dačić said on 8 April that he expected that the EU would “treat everyone the same”, and severely condemn the Albanian premier’s statement about the “unification” of Albania and Kosovo.

“The issue is not just that he (Rama) said that. The issue is that few are reacting to it. How much time should pass before someone makes a statement and condemns such an act? I expect that the EU will treat all of us equally and condemn such statements,” said Dačić.

The Serbian minister went on to say that Kocijančič had reacted to Rama’s statement, but had not “exactly mentioned it directly,” although she did say it was unacceptable.

Calling on the EU to react to “the politicization of the topic” and “irresponsible statements,” Dačić also said that Serbia wanted good relations with Albania, and that it took a lot of time to build them and just a little time to “tear the whole thing down”.



=== 3 ===

Un gruppo di albanesi armati, arrivati dal Kosovo, ha brevemente preso possesso di un piccolo commissariato di polizia alla frontiera Nord della Macedonia nella notte tra lunedì e martedì, reclamando la creazione di uno stato albanese sul territorio della piccola repubblica dell'ex Jugoslavia. L'hanno affermato le autorità macedoni. "Verso le 2.30 un gruppo di una quarantina di persone armate venute dal Kosovo ha attaccato il posto di Gosince, che si trova a 500 metri dalla frontiera" ha dichiarato Ivo Kotevski, portavoce della polizia macedone. Gli assalitori avevano le insegne dell'Uck, l'Esercito di liberazione del Kosovo, il gruppo indipendentista che si batté per il Kosovo contro la Serbia nel conflitto del 1998-99. I quattro poliziotti macedoni che erano nel posto di polizia sono stati insultati, picchiati e ammanettati. (fonte: Askanews)


da http://voiceofserbia.org/it/

Vucic: Bruxelles deve dire apertamente la vera ragione 

07. 05. 2015. – Il premier serbo Aleksandar Vucic ha detto che la ragione per la quale non stati aperti i primi capitoli nelle trattative sull’adesione della Serbia all’Unione europea non è l’accordo sulla normalizzazione dei rapporti tra Belgrado e Pristina. Belgrado ha implementato tutti i punti di quell’accordo. La Comunità dei comuni serbi in Kosovo non è stata ancora formata. L’apertura dei primi capitoli dipende dalla quesione del nostro dialogo con Pristina, ha detto Vucic. Devono dire apertamente che il problema non è l’accordo di Bruxelles, ma bensì il fatto che noi non siamo disposti a dare agli albanesi kosovari il lago artificiale Gazivode. Che dicano apertamente che per questa ragione non saranno avviate le trattative con Bruxelles. Noi abbiamo offerto la divisione 50% per 50% di Gazivode. Le autorità di Pristina non hanno accettato la nostra offerta, ha dichiarato Vucic.



Serbi che vivono in Kosovo hanno paura dopo attacchi terroristici degli albanesi in Macedonia

13. 05. 2015. - I serbi che vivono in Kosovo hanno paura dopo gli attacchi terroristici degli albanesi in Macedonia e gli annunci dei loro esponenti che sarà creata la grande Alabnia, è stato rilevato alla riunione del direttore dell’ufficio del Governo serbo per il Kosovo Marko Djuric, i deputati serbi, i rappresentanti del partito dei serbi kosovari Lista serba e i ministri serbi dell’esecutivo kosovaro. Gli albanesi bloccano l’implementazione dell’accordo sulla normalizzazione dei rapporti tra Belgrado e Pristina e non vogliono realizzare quello che è stato accordato a Bruxelles, è stato rilevato alla riunione.



Прети ли Куманово да запали Балкан и Србију? (Emisija UPITNIK na RTS, УТОРАК, 12. МАЈ 2015)

Dall'interessante programma della televisione serba sintetizziamo alcuni spunti:
* il rappresentante del partito dei Serbi di Macedonia ricorda che già a causa della guerra civile macedone del 2001 – causata da un tentativo di "fare in Macedonia come era stato fatto in Serbia nel 1999" cioè di strappare la parte con presenza albanofona – un certo numero di Serbi della zona di Kumanovo era dovuto scappare e non è mai più ritornato;
* l'esperto di questioni militari del Parlamento serbo fa notare che la UE non ha reagito in alcun modo, diversamente ad es. dalla risonanza accordata all'attentato di Parigi a Charlie Hebdo... C'è una chiara disponibilità USA verso il progetto della Grande Albania, mentre la UE non ha alcuna politica su questo;
* dei 30 terroristi che si sono arresi a Kumanovo, ben 18 sono originari del Kosovo;
* è menzionata esplicitamente la Germania e viene detto che la FYROM non ha ottenuto alcuna collaborazione dalla NATO quando pochi mesi fa ha chiesto informazioni sui pericoli terroristici;
* i pan-albanesi cercano di sfruttare la destabilizzazione della FYROM che è in corso da tempo, anche confluendo alla manifestazione delle opposizioni a Skopje che è in programma 
per domenica 17 maggio;
* al minuto 33 si fa vedere una mappa della Grande Albania e si menzionano le dichiarazioni di un "intellettuale" albanese che dice che i fatti di Kumanovo sono l'inizio della lotta di unificazione della Grande Albania;
* mentre era in corso la trasmissione è arrivata la notizia che il premier della FYROM ha fatto un rimpasto di governo cambiando tra gli altri il Ministro dell'Interno.

VIDEO: http://www.rts.rs/page/tv/ci/story/17/%D0%A0%D0%A2%D0%A1+1/1916850/%D0%A3%D0%BF%D0%B8%D1%82%D0%BD%D0%B8%D0%BA.html 
(segnalato da Valentina R. e Samantha M., sintesi a cura di Andrea M.)


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Aus: Ausgabe vom 12.05.2015, Seite 2 / Ausland

Angst vor Terror in Mazedonien

UÇK bekennt sich zu Angriffen in Kumanovo am Wochenende

Von Roland Zschächner


Ein Strafgericht in Skopje hat gegen 30 Männer, die an den Gefechten am Wochenende in der Stadt Kumanovo beteiligt gewesen sein sollen, Untersuchungshaft verhängt. Ihnen werden laut einer Meldung der Nachrichtenagentur MIA am Montag »Terrorismus« sowie der Angriff auf die verfassungsmäßige Sicherheit und Ordnung Mazedoniens vorgeworfen. Unter den Festgenommenen sind unter anderem 18 Kosovoalbaner, neun mazedonische sowie ein albanischer Staatsbürger, der in Deutschland gemeldet ist. Unterdessen kehrten die evakuierten Bewohner in ihre Häuser zurück.

Am Samstag morgen griffen rund 50 schwerbewaffnete Männer eine Polizeistation in der 40 Kilometer nordöstlich von Skopje gelegenen Stadt an. Bei den mehr als 28 Stunden andauernden Gefechten starben acht Beamte einer Spezialeinheit. 14 Aufständische wurden laut offiziellen Angaben »neutralisiert«. Die Hintergründe der Attacke blieben bislang unklar.

Ministerpräsident Nikola Gruevski erklärte am Sonntag, ohne nähere Angaben zu machen, bei den Angreifern habe es sich um Mitglieder der »gefährlichsten Terrorgruppe des Balkans« gehandelt. Laut Gazeta Express bekannte sich die sogenannte Kosovo-Befreiungsarmee UÇK zu der Attacke. 2001 hatten die Separatisten mit Anschlägen das Land destabilisiert. Auf westlichen Druck hin wurde eine Waffenstillstand geschlossen. Der politische Arm der UÇK, die Demokratische Union für Integration, ist mittlerweile Teil der Regierung.

Die mazedonische Polizei stellte am Sonntag abend zwei Videos ins Internet, in denen die Verhafteten präsentiert werden. Die Männer tragen Uniformen mit den Symbolen der vom Westen 1999 im Krieg gegen Jugoslawien hofierten UÇK. Nun wächst die Angst vor neuen ethnischen Spannungen.

Die Angreifer sollen von fünf ehemaligen Mitgliedern der Untergrundarmee geführt worden sein – darunter Mirsad Ndrecaj, der als »Kommandeur NATO« bekannt ist. Ndrecaj diente laut regionalen Medien nach 1999 als Bodyguard für den ehemaligen kosovarischen Ministerpräsidenten Ramush Haradinaj. Auch die anderen Verdächtigen hätten enge Verbindungen zu hochrangigen Politikern der abtrünnigen serbischen Region.

Am Sonntag abend tagte in Skopje der nationale Sicherheitsrat. Anschließend forderte der mazedonische Präsident, Gjorge Ivanov, laut der Zeitung Republika mehr Unterstützung der NATO und der Europäischen Union für sein Land.



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http://www.voltairenet.org/article187582.html

LA GUERRA DEL GAS SI ESTENDE ALL’EUROPA

Fallisce il golpe USA in Macedonia


di  Thierry Meyssan

La Macedonia ha appena messo in condizione di non nuocere un gruppo armato di cui sorvegliava i mandanti da almeno otto mesi. Ha così evitato un nuovo tentativo di colpo di stato, pianificato da Washington per il 17 maggio. Si trattava di allargare alla Macedonia il caos già installato in Ucraina al fine di impedire il passaggio di un gasdotto russo verso l’Unione europea.

RETE VOLTAIRE | DAMASCO (SIRIA)  | 13 MAGGIO 2015

Il caso di Kumanovo

La polizia macedone ha lanciato il 9 maggio 2015, all’alba, un’operazione volta ad arrestare un gruppo armato che si era infiltrato nel paese e che sospettava stesse preparando diversi attentati.
La polizia aveva evacuato la popolazione civile prima di dare l’assalto.

Dopo che i sospetti hanno aperto il fuoco, è seguita una dura battaglia che ha lasciato 14 morti dal lato dei terroristi e 8 dal lato delle forze dell’ordine. Ben 30 individui sono stati fatti prigionieri. Si calcolano parecchi feriti.

Non un’azione terroristica, ma un tentativo di colpo di stato

La polizia macedone era manifestamente ben informata prima di lanciare la sua operazione. Secondo il ministro degli Interni, Ivo Kotevski, il gruppo stava preparando un’operazione molto importante per il 17 maggio (vale a dire in occasione della manifestazione indetta dall’opposizione albanofona a Skopje).
L’identificazione dei sospetti ha permesso di stabilire che erano quasi tutti ex membri dell’ UÇK (l’Esercito di Liberazione del Kosovo). [1]
Tra questi troviamo: 
• Sami Ukshini detto “Comandante Sokoli”, la cui famiglia ha svolto un ruolo storico in seno all’ UÇK. 
• Rijai Bey, ex guardia del corpo di Ramush Haradinaj (lui stesso trafficante di droga, capo militare del dell’UÇK e poi Primo Ministro del Kosovo. Fu processato due volte dal Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia per crimini di guerra, ma assolto perché 9 testimoni cruciali furono uccisi durante il suo processo). 
• Dem Shehu, attuale guardia del corpo del leader e fondatore del partito BDI albanese, Ali Ahmeti. 
• Mirsad Ndrecaj detto il “Comandante della NATO”, nipote di Malic Ndrecaj comandante della 132ma Brigata dell’ UÇK.
I principali responsabili di questa operazione, tra cui Fadil Fejzullahu (morto durante l’assalto) sono vicini all’ambasciatore degli Stati Uniti a Skopje, Paul Wohlers.
Quest’ultimo è figlio di un diplomatico statunitense, Lester Wohlers, che ha giocato un ruolo importante nella propaganda atlantista e ha diretto il dipartimento cinema della US Information Agency. Il fratello di Paul, Laurence Wohlers, è attualmente ambasciatore presso la Repubblica Centrafricana. Lo stesso Paul Wohlers, ex pilota della US Navy, è uno specialista di controspionaggio. È stato vice direttore del Centro per le operazioni del Dipartimento di Stato (ossia il servizio di sorveglianza e protezione dei diplomatici).

[FOTO: Fadil Fejzullahu, un leader del gruppo armato è morto durante l’assalto, qui con il suo capo, l’ambasciatore degli Stati Uniti a Skopje Paul Wohlers.]


Perché non v’è alcun dubbio circa i mandanti, il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, è intervenuto persino prima della fine dell’assalto. Non per dichiarare la propria condanna del terrorismo e il suo sostegno al governo costituzionale di Macedonia, ma per trasformare il gruppo terroristico in un’opposizione etnica legittima: «È con grande preoccupazione che seguo gli eventi in corso a Kumanovo. Rivolgo le mie condoglianze alle famiglie delle persone uccise o ferite. È importante che tutti i dirigenti politici e responsabili di comunità lavorino insieme per riportare la calma e procedano a un’indagine trasparente per determinare quel che è accaduto. Faccio vivamente appello a tutti affinché diano prova di moderazione e evitino un’ulteriore escalation, nell’interesse del paese e dell’intera regione.»
Bisogna essere ciechi per non capire.
Nel mese di gennaio 2015, la Macedonia sventava un tentativo di colpo di Stato in favore del capo dell’opposizione, il socialdemocratico Zoran Zaev. Quattro persone venivano arrestate e Zaev si vedeva confiscare il suo passaporto, intanto che la stampa atlantista cominciava a denunciare una "deriva autoritaria del regime" (sic).
Zoran Zaev è pubblicamente sostenuto dalle ambasciate degli Stati Uniti, del Regno Unito, della Germania e dei Paesi Bassi. Ma non c’è finora nessuna altra traccia nel tentativo di golpe che della responsabilità degli Stati Uniti.
Il 17 maggio, il partito socialdemocratico (SDSM) [2] di Zoran Zaev doveva organizzare una manifestazione. Doveva distribuire 2.000 maschere in modo da impedire alla polizia di identificare i terroristi in mezzo al corteo. Durante l’evento, il gruppo armato camuffato con queste maschere doveva attaccare varie istituzioni e lanciare una pseudo "rivoluzione" di piazza paragonabile a quella della Maidan di Kiev.
Questo colpo di Stato era coordinato da Mile Zechevich, un ex dipendente di una delle fondazioni di George Soros.
Per comprendere l’urgenza di Washington di rovesciare il governo di Macedonia, dobbiamo tornare alla guerra dei gasdotti. Per la politica internazionale è una grande scacchiera dove ogni movimento di un pezzo provoca conseguenze sugli altri.

[FOTO: Il gasdotto Turkish Stream dovrebbe passare attraverso la Turchia, la Grecia, la Macedonia e la Serbia per rifornire l’UE del gas russo. Su iniziativa del presidente ungherese Viktor Orbán, i ministri degli Esteri dei paesi coinvolti si sono incontrati il 7 aprile a Budapest per coordinarsi di fronte agli Stati Uniti e all’Unione europea.]

La guerra del gas

Dal 2007, gli Stati Uniti tentano di tagliare le comunicazioni tra la Russia e l’Unione europea. Sono riusciti a sabotare il progetto South Stream, costringendo la Bulgaria ad annullare la sua partecipazione, ma il 1° Dicembre 2014, in mezzo alla sorpresa generale, il presidente russo Vladimir Putin ha lanciato un nuovo progetto riuscendo a convincere il suo omologo turco Recep Tayyip Erdoğan a fare un accordo con lui, benché la Turchia sia un membro della NATO [3]. Si era convenuto che Mosca avrebbe consegnato del gas ad Ankara, che a sua volta ne consegnerebbe all’Unione europea, aggirando l’embargo anti-russo di Bruxelles. Il 18 aprile 2015, il nuovo primo ministro greco, Alexis Tsipras, dava il suo gradimento affinché il gasdotto attraversasse il suo paese. [4] Il primo ministro macedone, Nikola Gruevski, aveva – a sua volta - discretamente negoziato nel mese di marzo. [5] Infine, la Serbia, che faceva parte del progetto South Stream, aveva indicato al ministro dell’Energia russo Aleksandar Novak, quando lo ha ricevuto a Belgrado ad aprile, che anche il suo paese era pronto a passare alla progetto Turkish Stream [6] .
Per fermare il progetto russo, Washington ha moltiplicato le iniziative: 
 In Turchia, sostiene il CHP contro il presidente Erdoğan sperando di fargli perdere le elezioni; 
 in Grecia, l’8 maggio ha inviato Amos Hochstein, direttore dell’Ufficio delle risorse energetiche, per richiamare il governo Tsipras affinché rinunci al suo accordo con Gazprom; 
 ha previsto – a ogni buon conto – di bloccare il tracciato del gasdotto piazzando uno dei suoi fantocci al potere in Macedonia; 
 in Serbia, ha rilanciato il progetto di secessione del pezzo di territorio che permette la giunzione con l’Ungheria, la Vojvodina. [7]
Ultima osservazione e non di minor conto: il Turkish Stream alimenterà l’Ungheria e l’Austria mettendo fine al progetto alternativo mediato dagli Stati Uniti con il presidente Hassan Rouhani (contro il parere delle Guardie Rivoluzionarie) basato sull’approvvigionamento di gas iraniano [8].

Traduzione 
Matzu Yagi


[1] « L’UÇK, une armée kosovare sous encadrement allemand », par Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 15 avril 1999.

[2] Il partito SDSM è membro dell’Internazionale socialista.


(srpskohrvatski / italiano)

Riabilitato il leader dei cetnici in Serbia

0) LINKS
1) Uno solo è stato il movimento antifascista. Lettera di un veterano
2) Riabilitato Draza Mihailovic (Tanjug)
3) Cetnici e partigiani, Belgrado non vede più le differenze (C. Perigli)
4) SUBNOR: ПРСТ У ОКО И СЕМЕ РАЗДОРА / UN VERDETTO VERGOGNOSO


=== 0: LINKS ===

IZDAJNIK I RATNI ZLOČINAC DRAŽA MIHAILOVIĆ PRED SUDOM
Stenografske beleške i dokumenta sa suđenja Dragoljubu-Draži Mihailoviću

original na čirilici: Beograd, Savez Udruzenja Novinara FNRJ-e 1946

prijepis originala na latinski: Zagreb, Zaklada "August Cesarec" 2011
ISBN 978-953-95475-3-8

na raspolaganju kod CNJ-onlus / copie disponibili presso CNJ-onlus
// Il traditore e criminale di guerra Draza Mihajlovic dinanzi alla Corte.
Trascrizioni stenografiche e documenti del processo a Dragoljub-Draža Mihailović //
15 euro + spese di spedizione. Per ordini: jugocoord @ tiscali.it


prevod na engleski:

THE TRIAL OF DRAGOLJUB-DRAŽA MIHAJLOVIĆA 

Stenographic records

Belgrade: Union of the journalists' associations of the Federative People's Republic of Yugoslavia,  1946
(download: https://www.cnj.it/documentazione/varie_storia/Trial-indictment.pdf PDF, 9MB)

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Dr Branko Latas: DOKUMENTI O SARADNJI ČETNIKA SA OSOVINOM 
http://www.znaci.net/00001/114.htm

VIDEO: Izdajnici i ratni zlocinci (6/8)
http://www.youtube.com/watch?v=RfHEpIAwCDE

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PROTIV REHABILITACIJE RATNOG ZLOČINCA DRAŽE MIHAILOVIĆA 

SFR Jugoslavija - SFR Yugoslavia, 27 mar 2012

ISTORIJU NE PIŠU POBEDNICI NITI KOMUNISTI VEĆ SAMI UČESNICI I NJIHOVI DOKUMENTI

ČETNIČKI DOKUMENTI O SARADNJI SA SILOM OSOVINE 
http://www.znaci.net/00001/114_1.pdf
DOKUMENTI JUGOSLOVENSKE IZBEGLIČKE VLADE 
http://www.znaci.net/00001/114_2.pdf
DOKUMENTI VELIKE BRITANIJE 
http://www.znaci.net/00001/114_3.pdf
AMERIČKI DOKUMENTI 
http://www.znaci.net/00001/114_4.pdf
DOKUMENTI NEMAČKOG RAJHA 
http://www.znaci.net/00001/114_5.pdf 
DOKUMENTI NDH O SARADNJI ČETNIKA I USTAŠA 
http://www.znaci.net/00001/114_7.pdf
Dokumenti Kraljevine Italije
http://www.znaci.net/00001/114_6.pdf

Nacionalista ne samo da ne osudjuje zlocine koje je pocinila njegova strana, nego ima izvanrednu sposobnost da za njih cak ni ne cuje............
Svakog nacionalistu proganja ubedjenje da se proslost moze izmeniti. On provodi deo svog vremena u svetu maste gde se stvari desavaju onako kako je trebalo da se dese -- u kojoj je, na primer, spanska armada bila uspesna a ruska revolucija ugusena 1918. -- i prenece delice ovog sveta u istorijske udzbenike kad god je to moguce. Veliki deo propagandistickog pisanja u nase vreme svodi se na ciste izmisljotine. Materijalne cinjenice se zataskavaju, datumi menjaju, citati izvlace iz konteksta i krivotvore tako da im se menja znacenje. Izostavljaju se primeri koji, kako se smatra, nisu smeli da se dogode i na kraju se negiraju.

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Revisionismo di Stato in Serbia (JUGOINFO Nov 2012.)

Protiv rehabilitacije četnika i ustaša (JUGOINFO Feb 2013.)

Falsifikovanje istorije na RTS (JUGOINFO Nov 2013.)

Najzad prekinuto snimanje serije "Ravna gora" (JUGOINFO Jan 2014.)

ОТВОРЕНО ПИСМО СУБНОР СРБИЈЕ ДОМАЋОЈ И СВЕТСКОЈ ЈАВНОСТИ
(Рехабилитација Драже Михаиловића – SUBNOR, 19. март 2012.)

КОМЕ  ТРЕБА ТАЈ ЗЛИ  ПОКУШАЈ (Шумадија, Поморавље, 7. март 2015.)

ОРКЕСТРИРАНИ  НАПАД  НА  ИСТИНУ (Нови стари фалсификати, 12. март 2015.)

ЗЛИ ДУСИ  НА СРПСКОМ НЕБУ (Јавни протест, 6. април 2015.)

СВИ ЗАЈЕДНО ПРОТИВ ПОВАМПИРЕЊА ФАШИЗМА (Апел слободара, 8. април 2015.)

САМО  СУ  ПАРТИЗАНИ  ПОБЕДНИЦИ (Реаговање, 9. април 2015.)

ФАЛСИФИКАТОРИМА СЕ ПРИКЉУЧИО РТС (Срамота над срамотама, 29. април 2015.)

СВАКА РЕЧ ЈЕ ЛАЖ (Alla RTS, ogni parola è una bugia / Протест Војводине, 30. април 2015.)

Протест Барајева: http://www.subnor.org.rs/protest-barajeva
Протест Београд: http://www.subnor.org.rs/protest-beograd
(Proteste a Barajevo e Belgrado contro la riabilitazione di Draza)

ДОКЛЕ ТАЈ ОТРОВНИ ЈЕЗИК (Војводина, 12. мај 2015.)

КО КОМЕ ТРЕБА ДА ЗВИЖДИ (СУБНОР Србије одговара саветнику Антићу, 12. мај 2015.)

ПАРТИЗАН САМ, ТИМ СЕ ДИЧИМ (Београд, 13. мај 2015.)

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Altri link su RIABILITAZIONE DEI CETNIZI E RESTAURAZIONE DELL'ANCIEN REGIME


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ORIG.: САМО ЈЕДАН АНТИФАШИСТИЧКИ ПОКРЕТ (Писмо ветерана, 12. мај 2015.)

Lettera di un veterano

12 maggio 2015

UNO SOLO E’ STATO IL MOVIMENTO ANTIFASCISTA 

Nella rassegna stampa mattutina nel giorno della Vittoria, alla TV  Pink,  il Sig. Andjelković, tra l’ altro, ha detto: “possiamo essere fieri perchè la Serbia ha avuto due movimenti antifascisti”. Non citando nessun fatto storico a proposito. Ecco un altro tentativo di revisione della II Guerra Mondiale come ultimamente è sempre più frequente nell’ avvicinarsi della decisione sulla riabilitazione di Draža (Mihajlović).

Il succitato “analista politico” è completamente incompetente nel giudizio perchè non tiene conto dei fatti storici che sono stati definitivamente stabiliti 70 anni fa dai principali statisti e capi della coalizione antifascista, su chi è stato antifascista nel nostro paese e chi no. Draža non viene citato come antifascista nemmeno con una parola ed in nessuna enciclopedia nelle loro valutazioni su chi lo fosse e chi non lo fosse, nella II Guerra Mondiale. Le loro citazioni non possono essere accusate di essere di parte, di avere pregiudizi.

Voglio citare soltanto alcuni dei grandi (statisti e generali) che hanno formato la coalizione antifascista e che hanno potuto valutare meglio il contributo di Tito e del suo esercito alla vittoria sul mostro di  Hitler:

Winston Churchill nell’ agosto del 1944 ha detto: “La ragione per cui abbiamo smesso di aiutare Mihajlović e i suoi cetnizi è semplice. Lui non lottava contro Hitler. Ci siamo schierati decisamente dalla parte di Tito, per la sua grande forza e coraggio contro l’ esercito tedesco... I partigiani sono ora i padroni della situazione e rappresentano il pericolo mortale per i tedeschi...”.

Rooswelt, presidente degli USA: “La deliberazione di Tito di lottare contro il nazismo è il punto di svolta nella storia della II G.M.”.

Stalin scrive: “La eroica lotta del fraterno popolo jugoslavo e del suo glorioso EPL contro l’ occupatore tedesco induce la profonda simpatia dell’ Unione Sovietica e serve come esempio che ispira tutti i popoli schiavizzati d’ Europa” (Mosca, 7 marzo 1944, riportato su “Nova Jugoslavija” il 15 marzo dello stesso anno).

De Gaulle scrive: “Tito è stato un combattente vittorioso, malgrado circostanze tra le più difficili. Tito è un eroe leggendario”.

George Patton, generale americano: “Il maresciallo Tito e i suoi partigiani hanno avuto il coraggio politico e militare di prendere le armi nel mezzo dell’ Europa occupata e quando le cose non andavano bene, per infliggere un inaspettato duro colpo morale a Hitler. E non soltanto morale ma anche un serio colpo militare, il che ha comportato l’ impiego di un gran numero di divisioni tedesche per il fronte jugoslavo che sono state così sottratte al fronte europeo sia orientale che occidentale...”.

Adolf Hitler nella lettera a Mussolini scrive: “Anche se siamo riusciti a sbaragliare una parte delle organizzazioni di Tito e ad infliggere grosse perdite umane e materiali, ci sorprende e  preoccupa la misura in cui è avanzata l’ organizzazione dei ribelli. E’ il momento decisivo di sedare la rivolta, se non vogliamo esporci al rischio che al momento dello sbarco anglosassone nei Balcani prendiamo la coltellata alle spalle...”.

Putin, presidente della Federazione di Russia, il 16 ottobre 2014 disse: “L’ Unione Sovietica e la Jugoslavia insieme hanno condotto la lotta implacabile contro il nazismo... I partigiani tenevano impegnate 10 divisioni di Hitler. Essi non hanno concesso a queste divisioni di essere impiegate contro l’ Unione Sovietica e le sue città di Stalingrado e Kursk...” (su “Vojni veteran”, ottobre 2014)

Il premier serbo Vučić ha detto: “Siamo orgogliosi della lotta contro il fascismo e non nasconderemo né ci vergogneremo di fronte a nessuno per la vittoria riportata sul fascismo in Serbia. Di questo siamo stati sempre orgogliosi e sempre lo saremo”. Vučić anche quest’ anno, durante la celebrazione della Giornata della Vittoria a Belgrado, ha sottolineato che nella II Guerra Mondiale "il nostro paese ha sacrificato se stesso per una grande idea, l’ idea alla base dell’ Europa… Abbiamo dimostrato che abbiamo saputo scegliere sempre tra il bene e il male. I serbi sono antifascisti. Hanno lottato e lotteranno sempre contro il fascismo”. (“Politika”, 10 maggio 2015).

Per quanto riguarda la rivendicazione del succitato analista politico, che in Serbia sarebbero esistiti due movimenti antifascisti che hanno facilitato la nostra strada verso l’ Europa pur estendendo le vecchie divisioni nella nostra società, lascio ai lettori di valutare loro stessi.

 

Branko Gulan

pilota, capitano d’ aviazione, veterano della Guerra di Liberazione Popolare

[trad.: IP]


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Rehabilitovan Draža Mihailović (Tanjug, 14 Maj 2015)
Viši sud u Beogradu rehabilitovao je komandanta Kraljevske vojske u otadžbini generala Dragoljuba Dražu Mihailovića i vratio mu građanska prava koja su mu bila oduzeta u političko-ideološkom procesu komunističkog režima 1946. godine... 


[segue la traduzione della notizia]:

Riabilitato Draza Mihailovic 

La Corte Superiore di Belgrado ha riabilitato il comandante del Regio Esercito in Patria, generale Dragoljub Draza Mihailovic, e gli ha restituito i suoi diritti civili di cui era stato privato nel processo politico-ideologico del regime comunista nel 1946.

Il Giudice Aleksandar Trešnjev ha dichiarato che il tribunale ha accettato l’esposizione per la riabilitazione ed ha cancellato la condanna con cui Mihajlovic fu sentenziato a condanna di morte il 15 luglio 1946 e fucilato due giorni dopo.

  Ai sensi della Legge sulle riabilitazioni, non è possibile presentare ricorso, vale a dire che questo verdetto è definitivo.

Il Giudice Trešnjev ha detto che la sentenza del Tribunale Supremo della FNRJ nella sua parte in cui si riferiva a Mihajlovic, ora si considera nulla e nulle sono le sue conseguenze giuridiche, così come quelle relative ai beni personali.

"Dragoljub Mihailović ora si considera una persona priva di condanne ", ha detto il Giudice Trešnjev, ricevendo in seguito il forte applauso e saluti dal pubblico in aula.

L’emanazione del verdetto è stata seguita da tanti media e del pubblico, per questo motivo la Sala grande del Palazzo della Giustizia era strapiena.

Diritti di esclusiva per filmare la dichiarazione del proscioglimento sono stati assegnati all’agenzia informativa Tanjug e alla Radio-televisione della Serbia.

Tra i presenti, tra gli altri, erano anche il Principe Aleksandar Karađorđević, il Presidente della Srpska radikalna stranka Vojislav Šešelj, appartenenti del Ravnogorski pokret, dell’Obraz, delle Žene u crnom ed altri interessati, tra cui anche le persone nei costumi etnici e quelli con insegne dei chetnitzi.

Il Tribunale ha stabilito che la sentenza in oggetto, fu emanata dopo un processo illecito, per motivi politici e ideologici.

La prima domanda per la riabilitazione era presentata da nipote di Mihailović, ovvero da Vojislav Mihailović nel 2006, a cui in seguito si sono riunite alcune associazione e partiti politici.

Nel 2006, alla proposta per la riabilitazione, ha aderito il partito di Srpska liberalna stranka di Kosta Čavoški, l’associazione Udruženje pripadnika Jugoslovenske vojske u otadžbini, l’associazione Udruženje političkih zatvorenika i žrtava komunističkog režima, la professoressa del diritto internazionale Smilja Avramov e altri.

Con questo verdetto del Tribunale, si confermano le affermazioni degli esponenti – proponenti della riabilitazione, che Mihailović non ebbe i diritti di difesa durante il processo, che non s’incontrò mai con suo avvocato prima dell’inizio del processo, che non ebbe diritto al processo imparziale, mentre l’imputazione gli fu notificata soltanto sette giorni prima del processo. 

Egli non ebbe diritto di ricorso a quella condanna, e fu fucilato di nascosto, due giorni dopo.

Uno speciale Comitato sta stabilendo il posto esatto del luogo di fucilazione, poiché si presume che sue salme furono trasferite a un posto diverso.

Di Mihailović non esiste la tomba.

In mancanza di altre prove riguardo morte di Mihailović, in base alla Decisione del Primo tribunale ordinario di Belgrado del 2013, come data della morte è stato stabilito il 17 luglio 1946, poiché il tribunale ha stabilito che egli fu fucilato in quel giorno.

[trad.: DK]


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Cetnici e partigiani, Belgrado non vede più le differenze

L’Alta Corte di Belgrado ha accettato la richiesta di riabilitazione di Dragoljub Mihailovic, comandante dei cetnici durante la seconda guerra mondiale

Di Carlo Perigli

14 maggio 2015

Cetnici e partigiani in Serbia sono uguali, ora più che mai. Questa, in estrema sintesi, la conclusione che si può trarre dal percorso iniziato dai primi anni del 2000, e che ha trovato un ulteriore tassello nella sentenza resa oggi dall’Alta Corte di Belgrado, che ha fondamentalmente riabilitato Dragoljub ‘Draza’ Mihailovic, comandante dell’esercito jugoslavo in patria durante la seconda guerra mondiale. Il tribunale ha difatti annullato la sentenza di condanna resa nei confronti del leader dei cetnici il 15 luglio 1945, con la quale Mihailovic veniva condannato a morte per i numerosi crimini di guerra commessi, adducendo come motivazione le interferenze politiche ed ideologiche rese all’epoca dal regime comunista.

Una sentenza che sembra inserirsi alla perfezione in un un percorso più ampio, volto all’equiparazione di cetnici e partigiani, entrambi inquadrati nella comune lotta al nazifascismo. Un periodo di revisionismo iniziato dopo il “colpo di Stato dal volto democratico” del 5 ottobre 2000, che aveva sancito la fine del governo Milosevic e l’insediamento della nuova classe politica, decisamente più vicina ai nazionalisti monarchici e meno invisa agli occhi di Washington. Così, nel 2004 il Parlamento di Belgrado approvò una legge che equipara i diritti dei cetnici a quelli dei partigiani, assegnando anche i primi alcune garanzie previdenziali oltre al certificato di ex combattenti. L’anno successivo l’incontro del movimento cetnico a Ravna Gora per la prima volta veniva finanziata attingendo al budget statale, attraverso una decisione dell’allora governo serbo, il cui ministro degli esteri era Vuk Draskovic, fondatore del Movimento del Rinnovamento Serbo e promotore della sopracitata legge. Un filone a cui hanno partecipato anche gli Stati Uniti, che il 9 maggio del 2005, proprio nella giornata mondiale della celebrazione per la vittoria sulle forze nazifasciste, consegnavano, nei locali dell’ambasciata di Belgrado, la medaglia al merito e la Legion of Merit – la più alta onorificenza prevista da Washinton –  a Gordana Mhailovic, nipote di Dragoljub. 

Soddisfazione è stata espressa da Oliver Antic, consigliere del Presidente della Repubblica Tomislav Nikolic, mentre Aleksandar Karadjordjevic, erede della stirpe che governò in Serbia, ha parlato di una sentenza che sana “un’ingiustizia non solo contro un patriota, ma contro il nostro Paese e la nostra gente”.

Una vulgata che contrasta nettamente con le ricostruzioni avanzate dagli storici nel corso degli anni, nelle quali i cetnici, dopo un primo periodo di avvicinamento alle forze anglo-americane, collaborarono strettamente con gli occupanti nazi-fascisti, in quella che da più parti è stata definita una “lotta senza quartiere” contro il movimento partigiano guidato da Tito. Nessuna lotta anti-fascista, nè tantomeno di liberazione nazionale, le posizioni dei cetnici sono sempre rimaste sulla linea del collaborazionismo con le forze occupanti.

“Con un tratto di penna del giudice – ha dichiarato la Federazione delle Associazioni dei Veterani della Guerra di Liberazione Popolare (Subnor)– la verità è stata drasticamente svenduta e, al tempo stesso, sono stati cancellati il contributo storico innegabile fornito dalla Serbia nella disfatta del fascismo e nell’insuperabile vittoria della coalizione anti-hitleriana di cui sono state degne partecipi le unità dell’esercito popolare partigiano. […] La riabilitazione equivale a spargere il sale su una ferita ancora fresca: essa è un dito infilato nell’occhio degli attuali vicini ma anche dell’intero mondo antifascista che guarda con rispetto al nostro popolo e alla terra innegabilmente gloriosa di combattenti esclusivamente partigiani nella storia del genere umano. Forse che adesso, dopo settanta anni, può un qualche pezzo di carta, alla ricerca di una verità già provata, giustificare chi ha mendicato sotto bandiera straniera, al termine di una guerra di quattro anni, avendo di fronte l’Armata Rossa e l’Esercito popolare di liberazione? Dov’era questo Draza con la sua camarilla al termine del percorso della Liberazione? Perché ha declinato pubblicamente, sia di fronte al governo in esilio che a Pietro II a Londra, all’ordine di unirsi ai partigiani, su cui concordavano ferventemente gli inglesi, gli americani, i francesi e i russi? [..] Sarà con questa triste deriva serba di dolore e incomprensibile indulgenza che si otterrà l’adesione all’Unione Europea, verso cui tendiamo e sappiamo che nella Seconda guerra mondiale ha avuto schiere di collaborazionisti? [...] Senza motivo o necessità si gettano semi di discordia e si indica alla comunità internazionale progressista che l’area dei Balcani è terreno in cui, secondo la propria volontà e arbitrio, senza elementi, si possono tagliare fuori la storia e la verità. E le conseguenze sono incalcolabili. Il SUBNOR di Serbia, con oltre 100.000 soci e una partecipazione attiva nelle organizzazioni internazionali, è molto preoccupato per la situazione. Ma è fermamente convinto che la riabilitazione è immotivata, legalmente infondata e scorretta (come, per esempio, che il condannato non abbia avuto alcun diritto di ricorso), e quindi insostenibile. Nell’interesse del popolo della Serbia e per la reputazione acquisita nella eliminazione del fascismo in Europa, soprattutto in occasione del 70° anniversario della Vittoria”.



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Срамна пресуда
Објављено под Актуелно |  14. мај 2015.

ПРСТ У ОКО И СЕМЕ РАЗДОРА

Савез удружења бораца народноослободилачког рата 1941-1945. и 1999.године, СУБНОР Србије, са запрепашћењем је примио изрицање пресуде по којој је Виши суд у Београду ослободио кривице и рехабилитовао без призива Дражу Михаиловића, команданта четника током Другог светског рата.

Потезом судског пера драстично је прекројена истина и, у исто време, избрисани историјски непорецив допринос Србије у сламању фашизма и ненадмашна победа антихитлеровске коалиције чији су достојан саборац биле јединице народне партизанске војске.

Рехабилитација челника групације која је од 1941. године, избегавајући и, по правилу, сарађујући са окупаторском солдатеском, палила читава села, силовала, пљачкала, камом убијала чак и дечицу у колевци, као казнена експедиција прокрстарила у мучком походу многе крајеве негдашње заједничке државе, представља и нову одмазду над стотинама хиљада жртава и њихових потомака.

Рехабилитација је посипање соли на увек свежу рану, прст у око садашњим суседима, али и читавом антифашистичком свету који са поштовањем гледа на наш народ и непорециво славно место искључиво партизанских бораца у историји човечанства.

Зар сада, после седам деценија, може некакав папир да потре доказану истину, оправда бег под туђим заставама, пред Црвеном армијом и Народноослободилачком војском, на крају четворогодишњег рата?

Где је тај Дража са својом камарилом био на крају победоносног пута ослободилаца, зашто га се одрекла јавно и избегличка влада и Петар II из Лондона и наредио да се прикључи партизанима, због чега су се и Енглези, Американци и Французи и Руси са тим здушно сагласили?

Пада ли некоме у свету и помисао да рехабилитује колаборанте, да ли то чине Французи са маршалом Петеном, Норвежани са премијером Квислингом и многи други?

Хоће ли овим отужним српским путем туге и несхватљивог опроста кренути чланство Европске уније, чијим редовима стремимо и знамо да је у Другом светском рату имало издашних колабораната? Чак и тамо где, баш у ово садашње време, ничу нови следбеници нацистичких фирера.

Опасан, несхватљив преседан прави се у овој нама јединој отаџбини.

Сеје се без разлога и потребе семе раздора и указује слободарској међународној заједници да је Балкан подручје у којем се, по нечијој вољи и налогу, без доказа, могу прекрајати историја и истина. А последице су несагледиве.

СУБНОР Србије, са преко 100.000 агилних чланова и угледним учешћем у међународним ветеранским организацијама, веома је забринут због настале ситуације. Али и чврсто верује, да је рехабилитација без основа, правно неутемељена, чак и нетачна (као, на пример, да осуђени није имао право на жалбу) и због тога неодржива. У интересу народа Србије и стеченог угледа у сламању фашизма у Европи, посебно у години седме деценије победе.

       РЕПУБЛИЧКИ ОДБОР СУБНОР-а СРБИЈЕ

[SLIKE: Молба Драже Михаиловића за помиловање упућена 15. јула 1946.]


--- TRAD.:

Un verdetto vergognoso

14 maggio 2015.

Dito nell'occhio e seme di discordia

La Federazione delle Associazioni dei veterani della Guerra di Liberazione Nazionale del 1941-1945 e del 1999, SUBNOR di Serbia, con stupore ha saputo del verdetto con cui l'Alta Corte di Belgrado ha assolto e riabilitato senza appello Draza Mihailovic, comandante dei cetnici durante la Seconda Guerra Mondiale.

Con un tratto di penna del giudice, la verità è stata drasticamente svenduta e, al tempo stesso, sono stati cancellati il contributo storico innegabile fornito dalla Serbia nella disfatta del fascismo e nella insuperabile vittoria della coalizione anti-hitleriana, di cui sono state degne partecipanti le unità dell'esercito popolare partigiano.

La riabilitazione del leader del gruppo che, dal 1941, mentre eludeva e di norma cooperava con le forze di occupazione, andava bruciando interi villaggi, violentando, saccheggiando, uccidendo a coltellate anche piccoli bambini nella culla, nel corso di spedizioni punitive durante la dura campagna in corso in molte parti dell'ex Stato comune, rappresenta una rivincita su centinaia di migliaia di vittime e sui loro discendenti.

La riabilitazione equivale a spargere il sale su una ferita ancora fresca; essa è un dito infilato nell'occhio degli attuali vicini ma anche dell'intero mondo antifascista che guarda con rispetto al nostro popolo e alla terra innegabilmente gloriosa di combattenti esclusivamente partigiani nella storia del genere umano.

Forse che adesso, dopo settanta anni, può un qualche pezzo di carta, alla ricerca di una verità già provata, giustificare chi ha mendicato sotto bandiera straniera, al termine di una guerra di quattro anni, avendo di fronte l'Armata Rossa e l'Esercito popolare di liberazione?

Dov'era questo Draza con la sua camarilla al termine del percorso della Liberazione? Perché ha declinato pubblicamente, sia di fronte al governo in esilio che a Pietro II a Londra, all'ordine di unirsi ai partigiani, su cui concordavano ferventemente gli inglesi, gli americani, i francesi e i russi?

Ritiene qualcuno al mondo o ha pensato di riabilitare i collaborazionisti? Forse lo fanno i francesi con il maresciallo Pétain, i norvegesi con il primo ministro Quisling, o tanti altri?

Sarà con questa triste deriva serba di dolore e incomprensibile indulgenza che si otterrà l'adesione all'Unione Europea, verso cui tendiamo e sappiamo che nella Seconda guerra mondiale ha avuto schiere di collaborazionisti? Addirittura, proprio in questo momento, con l'apertura a nuovi seguaci del Führer nazista.

Un pericoloso, incomprensibile precedente si verifica in questa che è per noi l'unica patria.

Senza motivo o necessità si gettano semi di discordia e si indica alla comunità internazionale progressista che l'area dei Balcani è terreno in cui, secondo la propria volontà e arbitrio, senza elementi, si possono tagliare fuori la storia e la verità. E le conseguenze sono incalcolabili.

Il SUBNOR di Serbia, con oltre 100.000 soci e una partecipazione attiva nelle organizzazioni internazionali, è molto preoccupato per la situazione. Ma è fermamente convinto che la riabilitazione è immotivata, legalmente infondata e scorretta (come, per esempio, che il condannato non abbia avuto alcun diritto di ricorso), e quindi insostenibile. Nell'interesse del popolo della Serbia e per la reputazione acquisita nella eliminazione del fascismo in Europa, soprattutto in occasione del 70.mo della Vittoria.

COMITATO REPUBBLICANO DEL SUBNOR DI SERBIA

IMMAGINI: La richiesta di perdono di Draza Mihailovic del 15 luglio 1946.





UNA CANNONATA IN FRONTE

Nordcorea: «Ministro della Difesa giustiziato con una cannonata» (di Guido Santevecchi, corrispondente da Pechino – 13/5/2015)
Sarebbe stato condannato per essersi addormentato in presenza di Kim Jong-un...

Nordcorea, «azzerato» cerchio magico di Kim. La ferocia del dittatore e le bufale sul web (di Alessandro Fulloni, 13 maggio 2015)
Dai fedelissimi eliminati dando ai corpi in pasto ai cani a generali e funzionari di regime eliminati a cannonate, lanciafiamme e colpi di mortaio: talvolta è impossibile la verifica...

Ucciso da un plotone esecuzione con armi antiaereo! L’ultima bufala sulla Corea del Nord (Francesco Santoianni, 13 maggio 2015)

Ministro nord-coreano ucciso a cannonate: finalmente è arrivata la “prova” (Francesco Santoianni, 13 maggio 2015)

I servizi segreti sudcoreani smentiscono la morte del ministro nordcoreano Hyon Yong-chol (Internazionale, 13/5/2015)
I servizi segreti sudcoreani hanno smentito la notizia secondo la quale la Corea del Nord avrebbe fatto uccidere il ministro della difesa, Hyon Yong-chol...

El ministro norcoreano de Defensa aparece en la TV tras los informes de su ejecución (RT 14 may 2015)
El ministro de Defensa de Corea de Norte, Hyon Yong-chol, ha aparecido en un programa de la televisión norcoreana después de que el Servicio Nacional de Inteligencia surcoreano declarara que había sido fusilado con un cañón antiaéreo, informa Yonhap...

Gruppo Facebook: << Inventare notizie truculente sulla Corea del Nord >>



(castellano / deutsch / english /  italiano)

Carovana e Forum antifascista a Lugansk, Novorossija

1) Anche una delegazione del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia onlus alla Carovana e al Forum antifascista in Donbass, 6–10 maggio 2015
2) Milano 17/5: Siria e Donbass. Dalla trincea della guerra imperialista
3) LINKS: Prima / Durante / I primi report / Utili
4A) Forum "Antifascismo Internazionalismo Solidarietà" (AIS) ad Alchevsk, 8 maggio 2015:
– Statement: NO to fascism in Ukraine!
– International appeal to lift the blockade & end hostilities in Donbass
– Statement: Support for and solidarity with the residents of Donbass
– Links and Reports
4B) Com. Ucraina Antifascista BO e CNJ onlus: Joint intervention to the International Forum, Lugansk 8.5.2015
5) MATERIALI PER L'APPROFONDIMENTO:
– I reportage del progetto "Non un passo indietro. Con il Donbass antifascista" (Rete Noi Saremo Tutto, marzo-maggio 2015 – LINKS)
– LINKS sulla Brigata "Fantasma" di A. Mozgovoi e l'Unità 404


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Carovana e Forum antifascista in Donbass, 6–10 maggio 2015


(Comunicato congiunto di Comitato Ucraina Antifascista di BolognaCoordinamento Nazionale per la Jugoslavia onlus)

Una delegazione del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia onlus si è recata nella LNR (Repubblica Popolare di Lugansk) al seguito della seconda Carovana antifascista organizzata dal gruppo musicale Banda Bassotti.
La Carovana, composta da più di cento antifascisti/e di numerosi paesi, è stata presa in consegna, al confine russo-ucraino, dalla scorta della Brigata Prizrak ("Fantasma"), che ha condotto il gruppo fino ad Alchevsk, dove è stata offerta ospitalità in un dormitorio militare. 

Il giorno 7 maggio ad Alchevsk la Carovana ha consegnato gran parte dei materiali ed aiuti raccolti in Italia – vestiario, medicine, piccoli utensili, denaro, cibo – ai responsabili per le questioni umanitarie della Brigata. Il giorno stesso una parte della Carovana è stata condotta in visita presso un asilo e alla mensa delle persone disagiate, istituzioni destinatarie di gran parte degli aiuti umanitari.
In serata la Carovana si è recata a Stakanov, interessante città operaia dove sono forti ed evidenti le memorie del periodo sovietico. A fare gli onori di casa qui è stata l'unità militare dei Cosacchi, che ha messo a disposizione lo splendido teatro cittadino per una prima performance della Banda Bassotti; si è tuttavia preferito spostare l'esibizione all'aperto, nel parco pubblico cittadino, in un clima di festa popolare.

Il giorno 8 maggio, di nuovo ad Alchevsk, presso la Casa della Chimica, si è tenuto il Forum "Antifascismo, Internazionalismo e Solidarietà", organizzato congiuntamente dai Comunisti di Lugansk e dal Comitato per il Donbass Antinazista di Roma, sotto il patrocinio della Brigata Prizrak. Al Forum, che è durato dalle 11 alle 18 circa, sono intervenute non solo le numerose realtà partecipanti alla Carovana – incluso il nostro Coordinamento – ma anche svariate ulteriori delegazioni sopraggiunte successivamente, soprattutto dalla Russia, nonché lo stesso Alexey Mozgovoy (comandante della Brigata Prizrak), Alexey Markov (comandante dell'unità 404 interna alla stessa Brigata) ed altri esponenti delle autorità militari protagoniste della rivoluzione in atto nel Donbass.
Lo stesso giorno, la delegazione del Comitato Ucraina Antifascista di Bologna ha incontrato una referente del "Battaglione Umanitario" cui ha consegnato una parte della somma raccolta in Italia a scopi umanitari.

Il giorno 9 maggio, mentre la gran parte della Carovana partecipava alla sfilata per il Giorno della Vittoria organizzata a Alchevsk dalla "Prizrak" e la Banda Bassotti si esibiva con un concerto nella stessa città in un clima meraviglioso, la nostra delegazione era a Lugansk per incontrare altri destinatari degli aiuti raccolti. Abbiamo avuto così la possibilità di assistere alle grandi celebrazioni per il 70.mo della Vittoria organizzate dalle istituzioni della LNR, proseguire per tutto il giorno nel centro cittadino.

La nostra delegazione è rientrata a Rostov sul Don il giorno 10 maggio, dove in serata si è riunita al resto della Carovana, per scambiare le prime impressioni e calorosi saluti con il resto della Carovana in attesa di riprendere l'aereo per l'Italia. Anche a Rostov era palpabile il clima di festa e di orgoglio popolare per le celebrazioni del 70.mo della sconfitta del nazifascismo.

Su questa esperienza avremo tempo di comunicare ulteriori dettagli e pubblicare ancora foto e video nei prossimi giorni. Un primo bilancio sintetico è il seguente: gli obiettivi immediati della nostra missione sono stati tutti pienamente ottenuti; per dare continuità all'esperienza, che si è svolta in un contesto militare e politico instabile e in presenza di molteplici referenti, sarà necessario fare una riflessione più approfondita confrontandosi con le realtà omologhe alla nostra, partecipanti o meno alla Carovana. 

NO PASARAN!
IL DONBASS SARA' LA TOMBA DEL FASCISMO!

(FOTO: 


=== 2 ===

INIZIATIVA segnalata

Milano, domenica 17 maggio 2015 
alle ore 20 presso la Casa Rossa, Via Monte Lungo 2 (MM1 Turro)

SIRIA E DONBASS dalla trincea della guerra imperialista

dalle 20,30 ne parliamo con Iyad Khuder giovane giornalista da Damasco via Skype e Leonardo Cribio di ritorno dalla Carovana del Donbass
dalle 20 apericena



=== 3: LINKS ===

--- PRIMA:

Auf die Einladung des Premierministers von Lugansk (20.10.2014) wird Bassotti in den Donbass zurückkehren um in Lugansk ein antifaschistisches Konzert zu geben
Faschistische Tendenzen sind in Europa unübersehbar, in der Ukraine treten sie offen zutage. Die Banda-Bassotti aus Rom tritt entschieden dagegen auf und organisiert wieder eine Antifaschistische-Karavane in den Donbass...
VIDEO: http://youtu.be/7cuM5_92b2s (CASTELLANO / ENGLISH)
 
Antifaschistische Karavane: Bassotti geht im Mai in den Donbass
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?&v=01Yq_OIAQdY (CASTELLANO / ENGLISH)
 
Banda-Bassotti bei der Rosa-Luxemburg-Konferenz 2015
https://www.youtube.com/watch?v=AXZyu6HjT_I
 
A maggio la Carovana Antifascista in Donbass: intervista alla Banda Bassotti (di Francesco Fustaneo, 21 Marzo 2015)

Adesione del PRC di Roma alla Carovana Antifascista della Banda Bassotti in Donbass (26 mar 2015)

8 maggio a Lugansk: i comunisti da tutto il mondo per sostenere il Donbass (11 aprile 2015)
di Maksim Chalenko, primo segretario del comitato cittadino di Lugansk del Partito Comunista di Ucraina
http://www.marx21.it/comunisti-oggi/nel-mondo/25433-8-maggio-a-lugansk-i-comunisti-da-tutto-il-mondo-per-sostenere-il-donbass.html
La traduzione del comunicato è stata ripresa nel sito ufficiale dei comunisti di Lugansk https://vk.com/comfront

Prc aderisce a carovana antifascista e a forum di Lugansk (di Paolo Ferrero e Fabio Amato, 29 apr 2015)

La Banda Bassotti lleva su música y lucha antifascista a Donbass (teleSUR tv, 8 mag 2015)
La caravana antifascista organizada por la banda italiana Banda Bassotti llegó a Donbass donde entregaron ayuda humanitaria. La agrupación realizará una actuación musical y un foro con diversos invitados internacionales para apoyar a esta región ucraniana. teleSUR.

--- DURANTE:

Регион Сегодня: Банда "Бассотти", заехала в Стаханов... (Новый Канал Новороссии, 8 mag 2015)
Заявление группы #БАНДА "БАССОТТИ".
Нас сейчас около 100 человек . 100 добровольцев , которые принадлежат организациям коммунистов , #интернационалистов и антифашистов со всё Европы и России. Они примут участие в торжественной церемонии в честь #Дня Победы в народной республики Донбасс. Вероятно организации, присутствующие в караване дадут жизнь форуму, организованному совместно с представителями коммунистов народной республики Луганск .
Мы привезем солидарность антифашисткой #Европы, которая не поддается преобладающей слепоте.
Сейчас, когда Америка и Обама сбросили маски и открыто поставляют на территорию #Украины военный персонал и технику , мы должны приложить максимум усилий , чтобы наш голос пронизал тишину...

Mozgovoi: Lugansk officials' threats force cancellation of Alchevsk Victory Day Parade

Dai compagni della carovana antifascista di solidarietà con il Donbass (PRC 11 mag 2015)
Pubblichiamo il diario dei nostri compagni del PRC e dei GC che stanno partecipando alla carovana antifascista con la Banda Bassotti nel Donbass

Алчевск. 9 Мая.

"Bella Ciao" per le strade di Alchevsk (9 maggio 2015)

"Интернационал" в Алчевске

Ukraine: Banda Bassotti rocks Lugansk on eve of Victory Day (RT, 9 mag 2015)
Italian anti-fascist punk band Banda Bassotti rocked Alchevsk in the Lugansk region, Friday, on the eve of World War II Victory Day celebrations...

9 мая в Алчевске (Алексей Мозговой - Голос народа, 9 mag 2015)
…Торжественный парад в Алчевске, посвященный 70-летию Победы состоялся. Восхищает массовое посещение праздника – это доказывает, что память не уничтожить и историю не переписать. Каждый человек показал, что он помнит подвиг народа и чтит память наших героев. Помни павших, но не забывай живых...

Video della sfilata ad Alchevsk, 9 maggio 2015

Donbass ★ Desfile Militar de 9 de mayo de 2015 en Lugansk

--- I PRIMI REPORT:

Donbass: la Carovana Antifascista è tornata (di Marco Santopadre, 12 Maggio 2015)

Carovana Antifascista in Donbass. La solidarietà è un’arma (di Marco Santopadre, 13 Maggio 2015)

Donbass: antifascisti da tutto il mondo con la Banda Bassotti per la Carovana antifascista (lunedì 11 maggio - di Évariste Galois)

Alexei Mozgovoi on the May holidays & international solidarity (May 12, 2015)

--- UTILI:

La pagina FB dei Comunisti di Lugansk (ex KPU) / Луганск Обком КПУ

Il blog di Alexei Mozgovoi e della "Prizrak"
ОМБр "Призрак" Алексея Мозгового – за НОВОРОССИЮ!

Il blog di Alexei Markov "Red Rat"

Red Star Over Donbass


=== 4A ===


Statement
Participants in the Donbass International Solidarity Forum 
Antifascism, Internationalism, Solidarity

NO to fascism in Ukraine!

We, the participants of the Donbass International Solidarity Forum Antifascism, Internationalism, Solidarity, state that as a result of the coup d' etat in Ukraine, the fascists came to power. The criminal regime finally did away with the remnants of the country's sovereignty, unleashed civil war in the Donbass, brought the national economy to collapse, and condemned residents to a daily struggle for existence and survival. The Ukrainian fascists adopted all the methods of their historical predecessors --  Nazi Germany, Italy and Spain  and moved to open political terror, physical violence against dissidents, and the banning of communist ideology.

We strongly condemn all acts of the Ukrainian authorities in fueling the war in Donbass, forcing its citizens to participate in hostilities, banning political ideologies, rehabilitating the Nazi collaborators of the Great Patriotic War and World War II, and perpetrating massacres of opposition groups and individuals opposed to manifestations of fascism. We consider it unacceptable for a Member State of the United Nations to practice such political repression and persecution.

We call on all antifascist forces of the world to add their voices to ours in exposing and combatting the crimes of fascism in Ukraine.

We invite all opponents of neo-Nazism, hate, racism, anti-Semitism and xenophobia to support the Ukrainian antifascist fighters in their struggle against the ruling political regime. Today, antifascists around the world must do whatever they can to fight the brown plague which raises its head in Ukraine.

We demand that the governments of the world do the same and strongly condemn the actions and character of the Ukrainian authorities. The crimes of fascists should not receive public praise from the international community. The European Union countries should stop supporting the Nazi regime and unite their efforts to restore the rule of law and democracy in Ukraine.


We demand that the President of Ukraine, the Cabinet of Ministers of Ukraine and the Verkhovna Rada of Ukraine immediately stop the killing of civilians in the Donbass region, stop political persecution of the opposition, and stop using the courts as a a punitive body for reprisals against dissidents.

Adopted on May 8, 2015
Alchevsk, Lugansk People's Republic

Translated by Greg Butterfield

---


Appeal
to Members of Legislative Assemblies,
Governments, and Heads of State of the World,
and to International Organizations,
on the need to facilitate lifting the blockade
and ending hostilities in the Donbass

We, the participants of the Donbass International Solidarity Forum “Antifascism, Internationalism,  Solidarity,” expressing our support for the residents of the Lugansk and Donetsk regions, appeal to the governments of the European Union, the United States, members of the European Parliament, and representatives of the countries of the United Nations to take all possible measures, including economic and political sanctions, against the State of Ukraine, in order to make the Government of Ukraine fulfill all the provisions of international agreements, including Minsk, aimed at ending the war and restoring peaceful life to the Donbass:

-  complete ceasefire in the Donbass;
-  withdrawal of heavy weapons;
-  admittance, delivery, storage and distribution of humanitarian aid;
-  restoration of social and economic relations, including payment of pensions and other benefits.

We believe that the members of legislative assemblies, governments and heads of state of the world should resolutely condemn all violations by the Ukrainian side of the provisions of international agreements on the establishment of peace: killings, torture and intimidation of civilians, looting, the economic blockade of the region, and obstacles to the free movement of people in the Lugansk and Donetsk regions.

We are confident that pressure from the international community will force the Ukrainian authorities to end the blockade of the region, which inflicted severe blows on the economy of Donbass, and give the region an opportunity to rebuild its economy, aid the lives of innocent people, and contribute to an early recovery from the consequences of the humanitarian catastrophe. Residents of Donbass should be able to receive the necessary medicines, foods, and construction materials to rebuild infrastructure.

We draw the attention of the international community to the fact that the vast majority of soldiers forcibly mobilized into the ranks of the Ukrainian army do not want to participate in a fratricidal war. However, Ukrainian legislation provides for the imprisonment of those who refuse to go and kill civilians in the Donetsk and Lugansk regions. We believe this practice is unacceptable and inadmissible.

We appeal to the international community to take all measures to ensure that peace and stability return to the Donbass. For the sake of stability and to overcome the consequences of humanitarian disasters in Eastern Europe, in order to prevent any attempts to violate civil rights and freedoms, all countries of the world should unite their efforts in a common pursuit -- to help the Donbass.

Adopted on May 8, 2015
Alchevsk, Lugansk People's Republic

Translated by Greg Butterfield

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Statement
Support for and solidarity with the residents of Donbass

We, the participants of the Donbass International Solidarity Forum "Antifascism, Internationalism, Solidarity, express our deepest concern for the fate of the inhabitants of the Donetsk and Lugansk regions, caught in the midst of a civil war. 

Since being unleashed by Ukraine in 2014, fighting with heavy weapons, including aircraft, has claimed the lives of tens of thousands of people. More than 1 million were displaced. The regular Ukrainian army and so-called "volunteer" battalions staged a real slaughter in the Donbass, cracking down on civilians who did not want to leave their homes. The region's economy suffered enormous damage. Restoration of the economy, overcoming the consequences of the humanitarian disaster, will require billions of dollars and years of work. 

We believe that participation of the governments of other countries in unleashing the military conflict in the Donbass today imposes responsibility on the entire world community for the future of the region. And we, as progressive forces, cannot stand apart.

We consider it our duty to express our full support to the residents of the Donetsk and Lugansk regions affected by fascism, who refuse to bow their heads before it. We are ready to devote our joint efforts to defend peace and justice in the Donbass. The residents of Donbass should have the right to determine their own future.

We believe that free Donbass will choose the leftist path of development. Socialism and labor solidarity -- that is the road to a new, fair life for everyone who has lived through the horrors of war.

We are united with the Donbass in our desire for peace, social justice and democracy.


We call on the entire international community to turn its eyes toward the Donbass and support Lugansk and Donetsk in their quest for freedom, development and peace, as well as in their struggle against the fascist regime in Ukraine.

Adopted on May 8, 2015
Alechevsk, Lugansk People's Republic

Translated by Greg Butterfield

--- LINKS

Intervento Rifondazione Comunista al Forum di Lugansk (8 mag 2015)

Immagine conclusiva dal Forum Internazionale (Alchevsk, 8 maggio 2015)
Форум "АИС" 8 мая 2015 года, Алчевск - Forum "AIS" May 8? 2015, Alchevsk (8 mag 2015)
Инициированный коммунистами Луганщины Международный форум солидарности с жителями Донбасса «Антифашизм. Интернационализм. Солидарность» состоялся 8 мая в Алчевске...

Comitato per il Donbass Antinazista, 13 maggio 2015
Il Donbass International Forum di Alchevsk è stato un momento importante di condivisione dove abbiamo avuto modo di conoscere le diverse realtà che come noi hanno deciso di supportare l'insurrezione del Donbass, ognuna con la propria storia e le proprie lezioni apprese dall'esempio novorusso. Durante lo svolgimento del forum abbiamo anche ricevuto la visita del Comandante Aleksey Borisovich Mozgovoy della Brigata Prizrak e del Commissario Alexey Markov dell'Unità 404 che ci hanno portato un importante saluto e contributo.
Il Commissario, da sempre refrattario a semplificazioni e comode illusioni, ha sottolineato la necessità di continuare questa lotta novorussa sul campo e nel cuore del nemico, l'Unione Europea, tenendo a mente che la situazione è lontana dall'essere monolitica: non ci sono solo nemici o solo amici, nella Russia e nell'occidente.
E' necessaria una ricomposizione delle forze, che possa servire in Donbass come altrove per la costituzione di una nuova concezione della società. Questo, d'altra parte, è stato il nostro obiettivo fin dall'inizio.

--- REPORT 1


Луганск Обком КПУ – May 9, 2015

МЕЖДУНАРОДНЫЙ ФОРУМ СОЛИДАРНОСТИ С ЖИТЕЛЯМИ ДОНБАССА СОБРАЛ В АЛЧЕВСКЕ ПРЕДСТАВИТЕЛЕЙ 13 СТРАН МИРА

Инициированный Луганскими коммунистами Международный форум солидарности с жителями Донбасса «Антифашизм. Интернационализм. Солидарность» состоялся 8 мая в Алчевске.
На форум прибыли 177 делегатов, представляющих 31 организацию из 13 стран мира (Беларуси, Великобритании, Германии, Греции, Испании, Италии, Польши, Российской Федерации, Страны Басков, Турции, Украины, Франции, Швеции). Более 20 организаций мира направили участникам Форума письма поддержки.
Участники Форума решительно осудили проявления фашизма в Украине, выражающиеся в политическом терроре, физических расправах и преследованиях инакомыслящих, запрете коммунистической идеологии.
Участники Форума поддержали жителей Донбасса в их стремлении к миру и борьбе с фашизмом.
Форум призвал правительства стран ЕС, США, депутатов Европейского парламента, представителей стран мира в ООН принять все возможные меры, включая экономические и политические санкции против государства Украина, с целью выполнения правительством Украины всех положений международных договоренностей, в том числе и Минских, направленных на прекращение войны и возрождение мирной жизни на Донбассе.
Участники форума приняли решение о создании Международного комитета солидарности с Донбассом «Антифашизм. Интернационализм. Солидарность», главной целью которого будет объединение политических партий, общественных организаций и движений, независимых активистов, готовых поддержать Донбасс на пути сохранения мира, противостояния фашизму и построения социально-справедливого общества.


Donbass International Solidarity Forum draws representatives from 13 countries
(Translated by Greg Butterfield)

Initiated by the Communists of Lugansk, an International Solidarity Forum with residents of Donbass, “Antifascism, Internationalism, Solidarity,” took place on May 8 in Alchevsk.
The Forum was attended by 177 delegates representing 31 organizations from 13 countries (Belarus, Great Britain, Germany, Greece, Spain, Italy, Poland, the Russian Federation, the Basque country, Turkey, Ukraine, France and Sweden). More than 20 organizations from around the world sent letters of support to the Forum.
The Forum strongly condemned manifestations of fascism in Ukraine, including political terror, massacres, persecution of dissidents, and the prohibition of Communist ideology.
Forum participants supported the residents of Donbass in their quest for peace and their struggle against fascism.
The Forum called on the EU governments, the United States, the deputies of the European Parliament, and representatives of the countries at the UN to take all possible measures, including economic and political sanctions, against the State of Ukraine and the Ukrainian Government to implement all the provisions of international agreements, including Minsk, aimed at ending the war and restoring peaceful life in the Donbass.
The Forum adopted a decision to establish an International Committee of Solidarity with the Donbass: "Antifascism, Internationalism, Solidarity,” whose main goal is united action by political parties, public organizations and movements, and independent activists to support the Donbass, preserve peace, oppose fascism and build a just society.

PHOTOS: https://www.facebook.com/LuganskObkomKPU/posts/1605203723029952 / http://redstaroverdonbass.blogspot.it/2015/05/donbass-international-solidarity-forum.html

--- REPORT 2


Луганск Обком КПУ – May 8, 2015

В Алчевске продолжает свою работу Международный форум солидарности с жителями Донбасса «Антифашизм. Интернационализм. Солидарность».
Международный форум, инициированный коммунистами, призван обсудить пути решения самых наболевших проблем региона.
Организаторы уверены, что участники Форума – представители политических партий, общественных организаций и независимые активисты смогут повлиять на правительства своих стран с целью оказания давления международной общественности на Киев. Только так можно остановить гражданскую войну на Донбассе, и дать людям шанс на послевоенное возрождение их региона.
‪#‎AISForum‬  ‪#‎Luhansk‬


International Solidarity Forum underway in Lugansk
(Translated by Greg Butterfield)

May 8, 2015: In Alchevsk, the International Solidarity Forum with the residents of Donbass, 'Antifascism, Internationalism, Solidarity' is underway. 
The international forum, initiated by the Communist Party - Lugansk Regional Committee, aims to discuss ways to solve the most urgent problems of the region. 
The organizers are confident that the Forum participants -- representatives of political parties, public organizations and independent activists, can influence their governments and the international community to put pressure on Kiev. 
The only way is to stop the civil war in the Donbass, and give people the chance for a post-war revival of the region.

PHOTOS: https://www.facebook.com/LuganskObkomKPU/posts/1605101276373530 / http://redstaroverdonbass.blogspot.it/2015/05/international-solidarity-forum-underway.html

--- REPORT 3


Sulle note dell’Internazionale. Alcune iniziali considerazioni sul Forum Internazionale tenutosi ad Alcevsk (8 maggio)

maggio 9th, 2015

Il Forum Internazionale che si è tenuto ad Alcevsk, città della Repubblica Popolare di Lugansk, è stato un importante momento di confronto tra le differenti realtà che compongono la resistenza ucraina e novorossa con le realtà internazionali che ne sostengono la lotta.
Uno scambio politico che ha voluto andare oltre la fotografia dei rapporti di forza sul campo e al di là della necessità contingente ed ineludibile della lotta al risorgente fascismo, per cercare di delineare l’apertura di una prospettiva internazionalista e di classe.
In questo senso collocare la lotta del Donbass all’interno della più generale lotta anti-imperialista, che non si esaurisce dentro i confini della Novorossija, e ribadire la necessità della trasformazione politico-sociale sono stati alcuni dei punti fermi della lunga carrellata degli interventi.
La profondità strategica di chi in Donbass ed in Ucraina lotta in maniera indipendente non solo contro un’aggressione militare tout-court ed una feroce dittatura, ma contro un sistema oligarchico per l’affermazione di una società differente, non può che essere l’ampliamento e l’intensificazione delle relazioni con uno spettro di forze che – in un quadrante diverso – combattono lo stesso nemico e gli stessi “falsi amici”.

Ma quest’approdo a livello di condivisione di coscienza politica tra gli intervenuti al forum è una premessa per un’ assunzione di responsabilità comune che detta un’ agenda non poco impegnativa per il futuro, tra l’altro tutta da costruire e che, per così dire, “inchioda” ai nostri occhi – almeno in Italia – chi ha preso parola al forum ad un livello di iniziativa politica più elevato di quello fino ad ora conosciuto rispetto a questo “fronte”.

Questa impostazione internazionalista e di classe naturalmente è vista come fumo negli occhi da chi considera il conflitto solo all’interno del paradigma etno-linguistico, la Novorossjia come niente di più che un stato cuscinetto strategicamente importante a livello geo-politico e la sua popolazione una pedina sacrificabile sull’altare dell’accordo delle differenti oligarchie sia ucraine che russe.
Queste forze sono le vere “quinte colonne” della contro-rivoluzione preventiva, tesa a svuotare le giovani repubbliche popolari del loro contenuto progressista e ad impedire ulteriori sviluppi dei tratti più interessanti di queste esperienze, che di fatto vengono “rimosse” o addirittura “negate” anche in Italia da chi, seppure a parole si dica schierato con la Novorossjia, ne diviene affossatore.

Differenti interventi delle milizie, tra cui quello di Mozgovoi che ha “aperto” il forum, si sono alternati a quello delle organizzazioni politiche locali e a quelle provenienti da Germania, Grecia, penisola iberica, Turchia e ovviamente dall’Italia.
Le delegazioni erano composte sia da organizzazioni politiche vere e proprie, sia da comitati di appoggio locali specifici, mentre numerosi saluti sono giunti da coloro che non hanno potuto partecipare.
La traduzione costante dal russo all’inglese e viceversa ha permesso di seguire agevolmente la lunga sezione dei lavori, con la sala che ha visto un buon livello di partecipazione e di attenzione ed un ricambio fisiologico dei partecipanti.
Da segnalare anche la presenza dell’emittente televisiva sud-americana Telesur e dei media russi, oltre ad alcuni centri di informazione locali legati alle milizie, che permetteranno di dare a questo appuntamento la visibilità che merita.

In questo report non vogliamo fare una ve

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